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Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Reti nella rete Verso la networked...

Date post: 01-May-2015
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Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Reti nella rete Verso la networked sociability Francesca Comunello
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Page 1: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Reti nella rete Verso la networked sociability Francesca Comunello.

Facoltà di Scienze della Comunicazione

Corso di Internet Studies

Reti nella rete

Verso la networked sociability

Francesca Comunello

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Una società in rete?

«Nell’arco di un decennio il network è diventato la logica culturale dominante» (Varnelis, 2008, p. 145). Abbiamo abbandonato le metafore tipiche della società dell’informazione (tradizionalmente, l’astrazione tipica della macchina di Turing), per sostituirle con la connettività di rete

«Oggi, la connessione di rete sostituisce l’astrazione. Ad esempio, l’informazione non è tanto il prodotto di unità di elaborazione isolate, quanto quello delle relazioni tra queste: link tra persone, macchine, macchine e persone» (Varnelis, 2008, p. 146)

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Una parola magica?

• L’utilizzo dello stesso termine per designare fenomeni difformi può essere fonte di confusione, soprattutto quando dall’equivalenza terminologica si deducano implicitamente presunte equivalenze concettuali.

• Ripercorrere l’evoluzione che ha condotto dalla rete da caccia alle accezioni attuali;

• Alcune articolazioni concettuali: rete come oggetto, rete come modello, concezione ontologica, concezione metodologica

• Voci critiche: P. Musso, retiologia «ideologia contemporanea della rete (che) nasce dalla fusione della tecno-utopia e della tecnologia dello spirito reticolare». Nella sua prospettiva, la retiologia segna «il raggiungimento della fase di divulgazione commerciale di un concetto e di degradazione della sua funzione simbolica che dà luogo all’inflazione di immagini e di discorsi incrociati sulla rete» (Musso, 2003, p. 207).

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Cosa vuol dire “rete”

• Il termine “rete” è oggi estremamente pervasivo. Discipline diverse lo utilizzano per spiegare una varietà di fenomeni, o per proporre modelli organizzativi innovativi. Alcuni esempi:

– reti neurali – relazioni sociali, – catene alimentari negli ecosistemi – diffusione dei virus – organizzazione aziendale– Tecnologie– …

• Anche il linguaggio comune ne fa un uso crescente, adottandone accezioni generiche ed enfatizzando in particolare la dimensione tecnologica “di rete”.

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Etimologia della rete

• Nelle principali lingue europee si può rilevare un percorso evolutivo comune: il passaggio – da un ambito di applicazione legato a oggetti

concreti del mondo fisico (rete da caccia e da pesca)

– ad un uso figurato, ma ancora connesso all’oggetto di partenza,

– sino all’utilizzo esteso che oggi conosciamo. • “Rete” deriva dal latino rete, retis – che

rimanda alle reti da caccia e da pesca, anche nell’uso figurato (la rete può essere quella dell’amore, in cui si è caduti)

• L’italiano registra il termine dai primi del Trecento, con le stesse accezioni del latino (anche per l’uso figurato)

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Evoluzione in italiano

• L’utilizzo in italiano rimane sostanzialmente stabile, salvo estensioni in ambito stradale e ferroviario, sino a metà del Novecento.

• Nell’Enciclopedia Italiana, ad esempio, la prima novità è introdotta nella Quinta Appendice (1979-1992), che descrive le “reti di comunicazione” e le “reti neurali”.

• Altre accezioni, attestate dal Novissimo Dizionario della lingua italiana Palazzi del 1960 (rete telefonica, telecomunicazioni), nell’Enciclopedia non erano riportate alla voce “rete”, ma, ad esempio, alla voce “telecomunicazioni”.

• Solo dagli anni Novanta del secolo scorso, poi, dizionari ed enciclopedie registrano una varietà di utilizzi metaforici, che hanno meno a che vedere con la componente materiale delle reti e più con l’organizzazione delle stesse. Sino ad allora, l’utilizzo dell’equivalente italiano di network, soprattutto in ambito tecnico e scientifico, era affidato al termine reticolo.

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In inglese

• In inglese, i termini net e network hanno una più chiara differenziazione funzionale.

• Net (dal teutonico nett, da cui deriva anche il tedesco Netz) è rete da caccia o da pesca, mentre network (net + work), attestato a partire dal ‘500, è “work in which threads, wires, or similar materials, are arranged in the fashion of a net”. Network è dunque qualcosa che assomiglia, che ha la forma o la struttura di una rete.

• Il verbo to weave viene applicato ai tessuti e, in senso traslato, anche alla ragnatela, che in inglese è generalmente resa con web (ma anche con net); in tedesco è prevalentemente indicata con Netz, mentre il sostantivo che deriva da weben, Gewebe, ha mantenuto un legame con l’accezione originaria di tessuto. L’accezione figurata di web rimanda a “something likened to a woven fabric, something of complicated structure” (Oxford English Dictionary, vol XX: 64). È dall’accezione figurata che si sviluppa l’utilizzo del termine web per designare la “ragnatela grande quanto il mondo”, il world wide web.

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• Coerente con questa ricostruzione è anche la crescita del numero di libri che contengono nel titolo la parola rete.

• OPAC nazionale: 3844 titoli pubblicati (1901-2009)• Nella prima metà del secolo, solo 336 contengono il termine

rete, • 233 testi nel ventennio 1950-1969• 648 nel ventennio 1970-1989• 955 nel decennio 1990-1999• 1654 nel decennio 2000-2009• La distribuzione dei titoli che contengono il termine reticolo,

invece, è sostanzialmente omogenea nel corso dell’intero secolo, con un picco nel decennio 1960-1969, periodo in cui si stavano affermando innovazioni scientifiche e tecnologiche correlate al concetto di network, ma in cui l’estensione dei significati associati al termine rete non si era ancora completamente affermata.

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Proposta di una griglia di lettura

• Rielaborando gli spunti metodologici che provengono dalla rilettura di Eco (La struttura assente), così come alcune delle principali questioni che paiono emergere nel dibattito sulle reti, potremmo ipotizzare la seguente articolazione:– rete come oggetto– rete come modello– rete come metafora– rete come metafora operativizzata– concezione ontologica – concezione metodologica

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Il passaggio da oggetto a modello

• L’idea di rete come oggetto, oltre che alle reti da pesca, si applica alle reti stradali, elettriche e ferroviarie, ma anche alle stesse reti di telecomunicazione, tra cui Internet, quando se ne enfatizza la dimensione infrastrutturale.

• Lettura in termini di modello; Rivoluzione Francese: virtù salvifiche alle reti stradali e ferroviarie (reti di comunicazione e dunque strumenti di fratellanza tra i popoli).

• Dato un oggetto del mondo fisico (le reti stradali), astraggo alcune e solo alcune caratteristiche: l’organizzazione (un insieme di canali interconnessi e tra loro incrociati), lo scopo (collegare luoghi lontani); coincidendo tali caratteristiche (ma non aspetti altrettanto importanti, ad esempio la materia di cui sono fatti i canali: terra battuta in un caso, fili elettrici, o l’etere, nell’altro), si pone un’equivalenza tra i due elementi.

• L’equivalenza, dunque, è posta essenzialmente sulla base dell’organizzazione e dello scopo delle reti stradali, mettendone in secondo piano la natura di oggetto del mondo fisico, e invece magnificandone le proprietà di “modello”

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Metafore e utilizzi generici

• Questo passaggio da oggetto a modello ci permette di riflettere sull’utilizzo metaforico del termine rete, contro cui si scagliano coloro che ritengono di farne un utilizzo più pertinente:

• è infatti solo con successive estensioni metaforiche che è stato possibile passare da un oggetto del mondo fisico (lo strumento da caccia) ad un modello di organizzazione, che è ciò cui oggi facciamo principalmente riferimento.

• Quello contro cui paiono realmente scagliarsi gli oppositori di una lettura metaforica, dunque, dovrebbe piuttosto essere un utilizzo generico del termine.

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Ontologia vs metodologia

• La domanda è se la struttura sia uno «uno strumento che fabbrico per determinare, da un punto di vista, modi di avvicinamento ad alcuni aspetti dell’oggetto», o se invece si tratti di «una realtà ontologica, che scopro come definitiva e immutabile» (Eco 1968-80: 284). Eco propende per la versione metodologica: «per un uso corretto dei modelli strutturali, non è necessario credere che la loro scelta sia determinata dall’oggetto, basta sapere che è eletta dal metodo; al contrario, «il fine naturale di ogni intrapresa strutturale ontologicamente conseguente, sarebbe la morte dell’idea di struttura» (Eco 1968-80: 324).

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Prima e dopo le tecnologie: il ruolo della tecnologia nella diffusione del concetto di network

• Spesso si pone equivalenza tra reti tecnologiche e reti tout court

• Castells: network society (struttura sociale preesistente, ma ICT ne favorisce il funzionamento su ampia scala)

• Tecnologie informatiche fornito ai diversi ambiti disciplinari potentissimi strumenti di analisi (possibilità di studiare network estremamente estesi)

• Tecnologie di rete hanno contribuito a rendere visibili i modelli di rete che ne sono alla base (e i rapporti con le reti sociali)

• Due macromodelli di rete: progettazione/non progettazione. Ovvero: rete come strumento di organizzazione vs rete come strumento della complessità (riconosco un’organizzazione nel mondo; sistemi emergenti)

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Enciclopedie, ipertesti e sistemi emergenti

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Enciclopedie e organizzazione del sapere

• L’aspirazione a «mettere per iscritto l’insieme delle idee verbali in un tutto, di creare cioè un grande libro» (Bolter 1991: 111), ovvero un’enciclopedia, ha caratterizzato nel corso dei millenni la produzione culturale occidentale.

• Bolter (1991): in ogni periodo storico forte nesso tra i principi in base ai quali si organizzano le enciclopedie e lo stato della cultura del tempo, la concezione del mondo e dei reciproci rapporti tra le discipline

• Dall’antichità fino almeno al 1500: enciclopedie presentano disegno organico e unitario che rispetta ordine della natura (Plinio il Vecchio: dagli astri all’uomo agli animali; Marziano Capella: sette arti liberali, ecc.)

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Encyclopédie e organizzazione non sequenziale

• “L’unità ontologica del sapere, le grandi cattedrali della metafisica classica, la pretesa infallibilità del metodo deduttivo non esercitano più, dopo Newton, l’antico fascino; ai nuovi dotti sembra più utile, più vero, più soddisfacente raccogliere esperienze, tracciare mappe provvisorie e circoscritte, risalire con prudenza alle origini” (Tega)

• “Il sistema generale delle scienze e delle arti è una specie di labirinto, di cammino tortuoso in cui lo spirito si incammina senza conoscere bene la strada da seguire”

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Encyclopédie

• Questa realtà labirintica, che pare strutturata in modo da confondere e far smarrire l’uomo, è conoscibile a condizione che la si osservi da un unico punto di vista, cosa che proprio l’ordine enciclopedico permette di fare.

• L’Enciclopedia deve rappresentare, prima ancora dei contenuti specifici, la struttura del sistema delle conoscenze, i legami che intercorrono tra i vari rami.

• Agli autori non sfugge, però, che molti oggetti possono far parte di più classi a seconda del punto da cui li si osserva, e che qualsiasi suddivisione proposta non può che essere arbitrario frutto dell’introduzione di un punto di vista che, nella prassi, non può che escludere tutti gli altri.

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Articolazione della conoscenza ed Encyclopédie

• La conoscenza umana è articolata in molteplici rami che si suddividono a loro volta, ma tale struttura ricca di sottoarticolazioni non è gerarchicamente strutturata: nessi e legami di diversa natura collegano porzioni del sapere anche apparentemente distanti tra loro

• Una visione aderente alla realtà dovrebbe contemplare nello stesso momento i vari rami del sapere e i loro possibili legami da ogni punto di vista possibile, secondo i molteplici criteri possibili. Ma ciò appare ampiamente al di fuori dalla portata delle facoltà umane. Quello che l’ordine enciclopedico può ed è chiamato a fare è fornire una mappa che mostri i principali paesi e le strade che li uniscono, rimandando, per una conoscenza più specifica, a carte particolari, più dettagliate.

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Ordine enciclopedico e supporto materiale

• L’ordine enciclopedico, dunque, fornisce un’organizzazione (per quanto arbitraria) all’insieme della conoscenza umana. Si tratta, però, di un criterio organizzativo troppo complesso per essere reso materialmente su supporto cartaceo, dove solo con difficoltà si possono riprodurre i molteplici rimandi che lo strutturano. Per questo, se l’organizzazione concettuale è molteplice e complessa, l’organizzazione materiale dell’Encyclopédie è costituita dall’indicizzazione alfabetica.

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Ipertesto: storia e definizioni (Ted Nelson)

“Un ipertesto è la combinazione di un testo in un linguaggio naturale con la capacità di un computer di seguire interattivamente, visualizzandole in modo dinamico, le diverse ramificazioni di un testo non lineare, che non può essere stampato convenientemente con un’impaginazione tradizionale” Prima definizione elaborata da Ted Nelson, l’uomo che nel 1967 ha coniato il termine «hypertext».

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Storia e definizioni - segue

• L’ipertesto è “scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce meglio davanti a uno schermo interattivo” (Nelson 1992: 0/2)

• Fruizione non sequenziale dei testi (anche cartacei: Eco, cooperazione interpretativa)

• Vannevar Bush: il Memex (1945), microfilm. As We MayThink

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Gli ipertesti di oggi

• Lo Xanadu era un progetto enciclopedico. • La maggior parte degli ipertesti attualmente diffusi discende

da un progetto meno universale, e presenta dimensioni più ristrette

• Le strutture di tipo ipertestuale di oggi sono rappresentate dai siti Internet, o da cd-rom di varia natura, oggetti di dimensioni estremamente minori rispetto a quelle dei sistemi prefigurati nella preistoria dell’ipertesto.

• Solo considerando la totalità delle pagine web come un unico ipertesto, un sistema composto da numerosissimi sottosistemi, infatti, si ha un oggetto di dimensioni paragonabili a quelle cui pensavano Bush e Nelson.

• Anche in questo caso, però, è evidente la differenza tra un sistema fortemente caratterizzato da una progettazione iniziale e un sistema senza centro come la Rete.

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Ipertesto (vs) Web (?)

• Progettazione vs impossibilità teorica e pratica della progettazione

• Web: nessun controllo “dall’alto” nemmeno su porzioni minime• Sistemi emergenti e collaborazione in rete • Rete progettata (ipertesto) è uno strumento di organizzazione

nelle mani di un soggetto, che dà ordine a una serie di elementi

• Web può essere visto come strumento della complessità del mondo?

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Gli ipertesti di oggi

Rispetto alle idee dei primi teorici dell’ipertesto, inoltre, vi è stato un deciso spostamento dalle finalità enciclopediche sopra richiamate (o comunque connesse alla trasmissione ed all’elaborazione della conoscenza) a finalità ludiche (alcuni videogiochi dotati di una significativa complessità, e di una struttura ricalcata sui modelli della narratività, possono essere ricondotti alla categoria degli ipertesti), a finalità commerciali, informative o di servizio. La maggior parte dei siti attualmente diffusi non persegue principalmente obiettivi connessi alla diffusione del sapere, ma fornisce una grande varietà di informazioni e di servizi commerciali e finanziari di varia natura.

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Ipertesto e ipermedia

• Gli ipertesti attuali, inoltre, hanno abbandonato il modello prettamente testuale (testo scritto) cui l’ipertesto si è ispirato ai suoi inizi, per spostarsi verso una marcata multimedialità (intesa come presenza di contenuti di tipo multimediale, come integrazione di linguaggi diversi all’interno di una stessa pagina, ed anche come modello percettivo generale della pagina ipertestuale).

• Per distinguere tra un ipertesto puramente testuale ed uno multimediale si adotta frequentemente la distinzione tra ipertesto ed ipermedia (fino a tempi non molto lontani la maggior parte degli ipertesti non era ipermedia. Es.: Michael Joyce)

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Sistemi emergenti

• Emergenza: movimento da regole di basso livello a sofisticazione di alto livello; adattività

• Ordine emerge dal disordine: formicai, città, sistemi adattivi artificiali

• Johnson: il Web è interconnesso e decentrato, ma non si può ancora considerare sistema emergente, perché è privo di collegamento e organizzazione (servirebbero link bidirezionali, necessari per feedback interattivo)

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Reti di macchine, reti di persone: scienze delle reti a confronto

OGGETTO Macchine Persone Macchine + persone

MODELLO TEORICO

“nuova” scienza delle reti

Social network analysis

Modello in definizione

CONCEZIONE

DI NETWORK

Oscillazione ontologia/metodologia e

oggetto/modello

Metafora operativizzata;

concezione

metodologica

Modello in definizione

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Architettura di rete

• In quanti modo possono essere collegati tra loro gli elementi di una rete, ovvero quale topologia la rete può assumere?

• Rete centralizzata o a stella– Rete in cui esiste un nodo

(hub o centro-stella) che collega ogni altro elemento della rete. Tra i rimanenti nodi non esistono collegamenti diretti. Tutti i nodi, tranne il centro-stella, sono collegati ad un solo altro nodo. Per scambiare informazioni tra due nodi è necessario passare attraverso il centro-stella

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Architettura di rete (2)

• Rete decentralizzata– Rete costituita dalla connessione di n reti a

stella. Tutti i nodi di ogni sotto-rete sono collegati unicamente al proprio centro-stella. La rete è caratterizzata dalla presenza di più hub. La connessione tra due hub costituisce un "ponte" tra due sotto-reti centralizzate. Una rete decentralizzata manifesta una maggiore tenuta in caso di attacchi casuali, in quanto l'eliminazione di connessioni all’interno di una sotto-rete, più probabile dato il numero maggiore di tali legami, creerebbe pochi danni; presenta, invece, maggiore vulnerabilità in caso di attacchi pianificati, in quanto l'eliminazione di pochi “ponti” disgregherebbe facilmente la rete

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• Rete distribuita o magliata– Rete caratterizzata dall'assenza di

hub, ovvero priva nodi di controllo centrale o locale, e di percorsi preferenziali. Ogni nodo è collegato ad almeno due altri nodi della rete. Due qualsiasi nodi dispongono di almeno due percorsi per scambiare informazioni. I pregi di una rete magliata si evidenziano in condizioni di criticità. A fronte della distruzione di alcuni nodi la rete può riconfigurare dinamicamente i propri percorsi e continuare a funzionare

Architettura di rete (3)

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Le radici comuni: la teoria dei grafi

Eulero: il prolema di Konigsberg

Erdos e Rényi: grafi casuali

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Cos'è un grafo

“è semplicemente un modo per specificare le relazioni che intercorrono tra un insieme di oggetti. Un grafo è costituito da un insieme di oggetti, chiamati nodi; alcune coppie di questi oggetti sono connessi tra loro da link, chiamati spigoli […] I grafi sono modelli matematici utilizzati in molti contesti, essenzialmente ogni qualvolta sia utile rappresentare le forme in cui gli elementi di una struttura reticolare sono connessi tra loro, sul piano logico o fisico” (Easley, Kleinberg, 2008, pp. 21; 23)

Grafi semplici (semplici collegamenti tra coppie di nodi, no direzione)

Grafi diretti (si può tener conto della direzione del legame)

Grafi segnati (le linee possono assumere valore positivo o negativo)

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• Un grafo si dice completo quando sono presenti tutti i legami: ogni nodo è adiacente a tutti gli altri.

• Un grafo si dice regolare quando ogni nodo ha lo stesso numero di link

• Un grafo si dice casuale quando le connessioni tra nodi sono distribuite senza alcuna regola tra le coppie di nodi; un nodo può avere più di una connessione o non averne nessuna

Grafi completi

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Caratterizzazione di un grafo

• Un grafo può essere descritto attraverso le relazioni tra nodi:– distanza tra nodi– aggregazione tra nodi– distribuzione delle connessioni per i singoli nodi

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• La distanza tra due nodi è data dal numero di connessioni che partendo da uno dei nodi consente di raggiungere l'altro con il minor numero di passaggi

• Il grado di separazione di un grafo è la media delle distanze tra i nodi

• La formula che descrive la separazione all’interno di una rete casuale come funzione del numero di nodi è la seguente: d = log N/log k, dove N è il numero di nodi, k il numero dei link per nodo; con k link, da ogni nodo si raggiungono k altri nodi, dopo due gradi k2 nodi e così via, quindi kd non deve superare N; da kd = N si ricava la formula suddetta.

Distanza tra nodi

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Grado di distribuzione

• Il grado di distribuzione di un nodo rappresenta il numero di connessioni del nodo. In una rete non tutti i nodi hanno lo stesso numero di legami. In un grafo casuale tutti i nodi hanno la stessa probabilità di avere lo stesso numero di connessioni

• Nelle reti reali è stato rilevato che molti nodi hanno pochi legami mentre quelli che ne hanno moltissimi sono una minoranza. Le osservazioni sperimentali hanno dimostrato che ogni volta che il numero di legami raddoppia, il numero di nodi diventa un quarto

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Reti piccolo mondo

• Una rete ha la caratteristica di "piccolo mondo" quando:– esistono percorsi relativamente brevi che connettono

coppie di nodi pur essendo la rete molto estesa, vale a dire ha un grado di separazione basso

– ha un alto coefficiente di aggregazione, ovvero esistono gruppi di nodi ognuno dei quali ha un gran numero di connessioni agli altri membri del gruppo

• In una rete piccolo mondo i nodi di un gruppo, strettamente interconnessi tra loro, hanno pochi legami con i nodi degli altri gruppi

• Facendo un parallelo con le reti sociali reali possiamo definire "forti" i legami del primo tipo e "deboli" i legami del secondo tipo (Granovetter). I legami deboli rappresentano "ponti" tra i diversi gruppi

• Esperimento di Milgram (modalità di ricerca diretta vs broadcast)

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Il modello dei sei gradi di separazione

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La “nuova” scienza delle reti

• Riferimento alla teoria dei grafi• Riflessione trae spunto dalle reti “piccolo mondo” (le

sei strette di mano di Milgram)• Reti a invarianza di scala: leggi di

autoorganizzazione per guardare dentro la “scatola nera” della complessità

• “Nuove” scienze?

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Reti a invarianza di scala

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Reti di macchine: Internet e il Web

World Wide Web (WWW): rete costituita da documenti (pagine web) e hyperlink (URL)

Internet: rete di router e di dispositivi di telecomunicazione che realizzano i collegamenti fisici (cavi, fibre ottiche, ponti radio, collegamenti satellitari)

Un'altra definizione per Internet come network è: rete di domini e di indirizzi che li collega (in questa seconda definizione ad un dominio fanno capo centinaia di router e server)

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Descrivere il Web

• Data la complessità del Web e la mancanza di regole organizzative predefinite, per costruire un modello matematico del Web sono stati seguiti, in prima approssimazione, i principi dei grafi casuali

• Numerosi studi sperimentali sulla distribuzione dei nodi e dei relativi legami hanno evidenziato che il WWW possiede un’elevata dimensione di auto-organizzazione: tende verso il modello di rete piccolo mondo e “a invarianza di scala”

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• “una totale assenza nel Web di democrazia, equità, valori egualitari” (Barabasi 2002)

• “Così come nella società umana pochi individui, i connettori, conoscono un numero insolitamente ampio di persone, l’architettura del World Wide Web è dominata da pochissimi nodi altamente connessi, o hub. (…) Nella rete del Web, tutti i nodi poco conosciuti, scarsamente visibili e dotati di un esiguo numero di link sono tenuti insieme da questi rari siti altamente connessi” (Barabási 2002: 63).

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Misure sperimentali del Web

• Nel 1999, attraverso uno studio su 325.729 nodi del Web, è stato ottenuto un valore medio per la distanza tra nodi pari a 11,2.

• Due anni dopo, considerando 200.000.000 di documenti, è stato rilevato un valore medio per la distanza tra nodi di 16.

• Nel 1999 è stato considerato un campione di 259.794 siti ed, eliminando i nodi con un solo link, è stato ottenuto un coefficiente di aggregazione C = 0,1078 (maggiore di 3 ordini di grandezza rispetto al valore C = 0,00023 ottenuto per un grafo casuale con la stessa dimensione)

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Misure sperimentali di Internet

• Un’analisi effettuata nel 1999 per Internet considerato sia come rete di router che come rete di domini, ha dato i seguenti risultati:

– grado di separazione (domini): compreso tra 3,70 e 3,77– grado di separazione (router): circa 9

– coefficiente di aggregazione (domini): compreso tra 0,18 e 0,3 (molto più alto del valore C = 0,001 di un grafo casuale con parametri simili)

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La mappa di Internet

• Nel 1999 tre informatici, i fratelli Faloutsos, tracciarono il percorso seguito dai pacchetti di informazioni inviati via Internet, ovvero i router attraversati

• I Faloutsos scoprirono che il grado di separazione medio era di 4 router e non superava mai il valore 10

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www.opte,org

net, ca, us com, org mil, gov, edujp, cn, tw, au de, uk, it, pl, fr br, kr, nl unknown

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Mappa di Internet, 2003

Connections between routers

Fonte: http://visualgadgets.blogspot.com/2008/06/graphs-and-networks.html

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• Condurre ricerche nelle reti: ricerca broadcast vs ricerca diretta

• Vulnerabilità e contagio: robustezza topologica rispetto ai guasti casuali; fragilità di fronte ad attacchi diretti (è sufficiente attaccare pochi hub)

• Quale modello di network? – Oscillazione ontologia/metodologia – Oscillazione oggetto/modello

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Reti di persone

• La riflessione sul Sé• Social Network Analysis (o analisi strutturale): le

relazioni tra le parti sono più significative della descrizione dei singoli elementi

• L’idea che i fenomeni sociali possano essere interpretati come reti di relazioni, che la società stessa possa essere assimilata ad una rete e che l’azione degli attori sociali possa essere spiegata come esito di vincoli e opportunità emergenti dalle relazioni tra i soggetti gode di crescente consenso nell’ambito delle scienze sociali (Chiesi 1999: 12).

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Social Network Analysis

• un insieme di tecniche di analisi strutturale, che si basano sui seguenti postulati relativi alla realtà sociale:

• il comportamento dell’attore è interpretabile principalmente in termini di vincoli strutturali all’azione, piuttosto che in termini di libertà di scelta tra corsi di azione alternativi;

• la spiegazione dei fenomeni sociali deve essere ricercata nelle relazioni tra gli elementi piuttosto che nelle caratteristiche degli elementi;

• le tecniche di analisi si concentrano sulla natura relazionale della struttura sociale e sostituiscono (o integrano) le tecniche statistiche classiche che si basano su elementi considerati indipendenti tra loro;

• la forma delle relazioni sociali può a sua volta essere spiegata in parte come l’esito delle scelte degli attori, individuali o collettivi, che rappresentano i nodi del reticolo (Chiesi 1999: 25).

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• la Social Network Analysis può applicarsi ad aree molto distinte della vita sociale: i nodi del reticolo possono essere costituiti da individui come da loro aggregati (sino ad esempio allo studio dei rapporti tra grandi aziende o tra intere nazioni).

• applicata ai settori più disparati, dalla ricerca del lavoro (almeno a partire da Granovetter 1973) alla diffusione dell’innovazione (Katz e altri 1957), dalla correlazione tra malessere psicofisico e densità delle relazioni sociali ai rapporti tra i consiglieri di amministrazione delle grandi aziende (interlocking directorates).

• Fondare la riflessione sociale sui network permette di delineare un modello che tracci in modo coerente il passaggio da un sistema di relazioni sostanzialmente fondato sulla prossimità geografica e sulle appartenenze (forti, univocamente delimitate e definite) a un modello di società strutturato intorno a network.

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Quale modello di network?

• “Metafora operativizzata”: si sottolinea la distanza da formulazioni metaforiche (o generiche?)– tecniche di ricerca che possono applicarsi a livello micro

come a livello macro, a individui o a soggetti collettivi), con l’unica condizione che si individuino elementi che possano fungere da nodi e una qualche tipologia di connessione tra questi.

– strumenti esplicativi che, uniti alle tecniche sopra citate, permettono di superare una visione eccessivamente generica del network per trasformarlo in efficace strumento euristico

• Concezione metodologica

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3. Verso la networked sociability

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Studiare i network sociali?

“For most of the past fifty years, the collection of network data has been confined to the field of social network analysis, in which data have to be collected through survey instruments that not only are onerous to administer, but also suffer from the inaccurate or subjective responses of subjects. People, it turns out, are not good at remembering who their friends are, and the definition of a “firend” is often quite ambiguous in the first place” (M. Newman, A-L. Barabasi, D. Watts, The Structure and Dynamics of Networks, Princeton Studies in Complexity, Princeton University Press, 2006, p. 5)

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Quali social network studiamo?

- Sociological “personal” networks. Sociologists have been working hard to measure people’s personal networks and much of the theory of social networks stems from analysis done on these networks. Different scholars have taken different approaches to measuring personal networks, but, most stereotypically, this takes the form of a clipboard and pencil as a young grad student queries an individual to recall who they talked to yesterday and indicate who they would lend money to or call when they are having an emotional breakdown. Most sociological theory stems from analyses of these personal networks. Social capital, weak ties, homophily, … all of those theories you’ve heard about are based on personal networks.

- Behavioral social networks. Behavioral social networks are the networks derived from encounters between individuals. In their efforts to measure personal networks, sociologists have often tried to get people to manually document encounters with others through diary studies. With new technologies in place, folks have gone on to generate behavioral social networks through the traces people leave behind

- Publicly articulated social networks. Articulated social networks are the social networks that you intentionally list. In some senses, this is what sociologists are eliciting, but people also articulate their social networks for other purposes. Address books and buddy lists are articulated social networks. So too are invitation lists. Most recently, this practice took a twist with the rise of social network sites that invite you to PUBLICLY articulate your social network

(d. boyd, 2009)

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Reti di persone e reti di macchine

• La società può essere compresa soltanto attraverso lo studio dei messaggi e dei mezzi di comunicazione relativi ad essi; e (…) nello sviluppo futuro di questi messaggi e mezzi di comunicazione, i messaggi fra l’uomo e le macchine, fra le macchine e l’uomo, e fra macchine e macchine sono destinati ad avere una parte sempre più importante (Wiener 1950: 23-24).

• Il linguaggio non è un attributo esclusivo dell’uomo, bensì un carattere che egli può condividere fino a un certo grado con le macchine da lui costruite (…) Generalmente noi crediamo che la comunicazione e il linguaggio siano diretti da persona a persona. È possibile tuttavia che una persona parli a una macchina, una macchina a una persona e una macchina a una macchina (…). C’è un linguaggio emesso dall’uomo e diretto alle macchine e c’è un linguaggio emesso dalle macchine e diretto all’uomo (Wiener 1950: 101 - 102)

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Cosa cambia con l’inclusione delle tecnologie? Cosa cambia con l’inclusione delle relazioni sociali?

• È opinione comune che l’attuale centralità del concetto di rete sia da ricondurre esclusivamente alla pervasività delle tecnologie di rete, quasi fossero queste ultime a diffondere e rendere possibili modelli di interazione e/o di organizzazione di tipo reticolare (vedi anche critiche di Musso alla retiologia).

• le reti sociali sono un fenomeno precedente allo sviluppo delle reti informatiche, così come è possibile tracciare un lungo percorso di antecedenti delle reti tecnologiche .

• A proposito dei modelli organizzativi, Castells sostiene che modelli di tipo reticolare fossero presenti anche in passato e che fossero potenzialmente più efficienti di quelli gerarchici, ma che solo le nuove tecnologie, garantendo feedback immediati, permettano di mantenere l’efficienza di un’organizzazione reticolare applicata su larga scala (Castells 2004: 5).

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• le tecnologie di rete (con o senza fili) «permettono alle persone di agire insieme con modalità inedite e in situazioni in cui l’azione collettiva non era mai stata possibile» (Rheingold 2002: 14); le reti rappresenterebbero, dunque, la «forma di organizzazione sociale maggiormente innovativa sviluppatasi di recente, dopo le tribù, le gerarchie e i mercati» (Rheingold 2002: 264).

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Alla ricerca di un modello teorico

• Nelle tradizioni teoriche che negli ultimi anni si sono occupate in modo più esplicito e strutturato di dinamiche di rete – la social network analysis e la “nuova” scienza delle reti – si può rilevare la tendenza a marginalizzare l’uno o l’altro degli aspetti.

• Nella SNA cioè, si rileva la tendenza a ritenere la componente tecnologica prettamente accessoria rispetto alle dinamiche di rete messe in atto dalle persone

• Nella NSR si può cogliere un atteggiamento che tende a ritenere accessorie le dinamiche e le variabili proprie della realtà sociale, per soffermarsi esclusivamente sui fenomeni di rete (sulle leggi) che ricorrono in sistemi molto differenti tra loro (un atteggiamento, cioè, del tutto indifferente alla natura dei nodi, ma anche poco consapevole della lunga tradizione sociologica che si è interrogata su dinamiche di rete).

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Alla ricerca di un modello teorico

• Se per gli oggetti analizzati nel capitolo terzo era relativamente agevole individuare un principale modello teorico di riferimento, per le reti di “macchine + persone” un simile modello teorico è, almeno in parte, ancora da definire.

• NSR e SNA hanno mostrato, per ora, scarse capacità di dialogo• NSR: non problematizza particolare natura dei reticoli sociali.

– Pur trascurando gran parte della tradizione sociologica, la nuova scienza delle reti avrebbe l’ambizione di rappresentare un punto di riferimento anche per la riflessione sulle reti di persone

• SNA: solo parziale attenzione a NSR, diffidenza per concetti ritetnuti “superati”

– la natura mediata delle relazioni passi del tutto in secondo piano; network sociali technology supported, dunque, vengono generalmente studiati come qualsiasi altra forma di reticolo sociale, senza integrare nella riflessione un’attenzione per la natura delle tecnologie

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Alla ricerca di un modello teorico

• Per poter essere assunta come strumento di analisi privilegiato per le reti di macchine + persone, la Social Network Analysis dovrebbe integrare in modo più deciso una riflessione sulle caratteristiche e sugli strumenti messi a disposizione dalle tecnologie, non limitandosi a considerarle un mero strumento – uno dei tanti a disposizione per costituire ed alimentare reticoli sociali

• Ad esempio, Wellman ha compiuto un percorso che lo ha condotto a riflettere in modo ampio e sistematico sulle tecnologie di rete e sulle forme di interazione on line, allontanandosi parzialmente dalla SNA “pura” (ma traendone gli strumenti necessari per sue analisi)

• Il nostro modello teorico risulterà dall’integrazione di Social Network Analysis e scienza delle reti con il quadro concettuale proposto soprattutto da Wellman e Castells.

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La networked sociability per Castells (“socialità basata sui network”)Nella network society si produce una trasformazione della dimensione sociale

[…]: si verifica una tendenza alla costruzione del gruppo dei pari attraverso una socialità basata sui network (network sociability). La cultura dell’individualismo non conduce all’isolamento, ma cambia gli schemi della costruzione di socialità nei termini di contatti sempre più selettivi e auto-diretti. La nuova tendenza è dunque rappresentata dall’emergere della socialità basata sui network […] L’esito sociale di questi network è duplice. Da una parte, dal punto di vista di ciascun individuo, il proprio mondo sociale è formato intorno ai propri network, ed evolve con la composizione del network stesso. Dall’altra parte, dal punto di vista del network, la sua configurazione opera come punto di riferimento per ciascuno dei partecipanti. Quando un network è condiviso da un certo numero di membri, esso diventa un gruppo di pari. In altre parole, la socialità basata sui network conduce sia a un network centrato sull’individuo, specifico rispetto a quell’individuo, sia alla formazione di gruppi dei pari, quando il network diventa il contesto di comportamento per i suoi partecipanti (Castells 2006, p. 161)

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Relazioni sociali e identità

La riflessione sulle relazioni sociali è inscindibile da quella sull'identità

“Il termine identità contiene almeno tre elementi: la nozione di permanenza di un soggetto nel tempo, che permette di sfuggire alle variazioni dell’ambiente situate al di sotto di una certa soglia; la nozione di unità e unicità, che stabilisce i limiti di un soggetto e che permette di distinguerlo da ogni altro; infine l’identità è anche una relazione tra soggetti che permette loro di riconoscersi” (Melucci, 2000)

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Introducing identity

• Un paradosso: identità deriva da idem; ma il termine implica sia similarità che differenza:– Da un lato è qualcosa di unico per ciascuno di noi, cui tendiamo

ad attribuire una certa coerenza (si pensi al dibattito sul “furto di identità”); struggle to “be myself”

– Dall’altro essa implica anche una relazione con un più ampio gruppo sociale (identità culturale, etnica, di genere, ecc.): in parte riguarda dunque ciò che condividiamo con altri; “multiple identifications with others”

• “On one level, I am the product of my unique personal biography. Yet who I am (or who I think I am) varies according to who I am with, the wocial situations in which I find myself, and the motivations I may have at the time(D. Buckingham, Introducing identity, in Youth, Identity and digital media, MIT Press, 2008)

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• Buckingham passa in rassegna 5 differenti visioni dell’identità (principalmente – ma non esclusivamente – riferite ai giovani):– The psychology of adolescence. Stage-based theories,

origini: Piaget; becoming rather than being; development– Youth culture and the sociology of youth. Socialization; the

nature of youth varies according to the social context; subcultures; social and cultural dimensions of ypung people’s identities – ruolo dei media digitali

– Social identity: the individual and the group. Social and individual level; R. Jenkins: “ identity should be seen as a social process”; Goffman

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– Reclaiming identities: Identity politics. A claim form identity not in spite of differences, but because of it; “identity as a fluid, ongiong process, something that is permanently under construction”

– The modern subject: identity in social theory. 2 prospettive: • Giddens: tarda modernità; l’individuo è chiamato a compiere scelte; il

sé diventa un progetto autoriflessivo; narrazioni autobiografiche (explain themselves to themselves, and hence sustain a coherent identity)

• Foucault: modalità di esercizio del potere, ora diffuso attraverso le relazioni sociali (ciò che Giddens definisce come autoriflessività è visto da Foucault come auto-monitoraggio, auto-sorveglianza)

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• In entrambi gli approcci (Giddens e Foucault) emerge che il cambiamento tecnologico è parte di trasformazioni più ampie;

• l’individualizzazione resa possibile dalla tecnologia digitale può essere vista come un’istanza di cambiamenti più generali nel modo in cui l’identità è definita nelle società contemporanee

• “L'identità è qualcosa che facciamo piuttosto che qualcosa che siamo” (Buckingham 2008: 8)

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Il dissequestro dell’esperienza

• “ciò che la crescente disponibilità di materiali mediati ha fatto è consentire al sé, inteso come progetto simbolico organizzato in modo riflessivo, di affrancarsi progressivamente dai suoi legami con i contesti pratici della vita quotidiana. Per quanto siano ancora situati in tali contesti e organizzino buona parte della loro esistenza in funzione delle richieste che da questi provengono, gli individui possono ora sperimentare eventi remoti, interagire con altri lontani, spostarsi temporaneamente in microcosmi mediati e, a seconda dei propri interessi e priorità, lasciarsene coinvolgere in misura più o meno profonda.” (Thompson, 1995, p. 322)

• “Il sé non è considerato né il prodotto di un sistema simbolico esterno, né un’entità fissa che l’individuo può afferrare in modo immediato e diretto; il sé è piuttosto un progetto simbolico che l’individuo costruisce attivamente sulla base dei materiali simbolici a sua disposizione, materiali che l’individuo ordina in un racconto coerente a proposito di chi egli sia – un racconto sulla sua identità” (Thompson, 1995, p. 293).

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Il Sé Rimediato (Bolter e Grusin)

Noi impieghiamo i media come veicoli per definire l’identità personale e culturale.

Nel momento in cui questi media sono simultaneamente diventati sia corrispettivi tecnologici che espressioni sociali della nostra identità, noi diventiamo, allo stesso tempo, sia soggetto che oggetto dei media contemporanei. Rappresentiamo contemporaneamente ciò su cui la telecamera esercita il proprio sguardo e la telecamera stessa (Bolter e Grusin)

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Il sé e la doppia logica della rimediazione

• Quando siamo di fronte a media che operano principalmente seguendo la logica dell’immediatezza trasparente (la realtà virtuale, la grafica tridimensionale), vediamo noi stessi come un punto di vista immerso in uno spazio visuale apparentemente senza soluzioni di continuità.

• In un ambiente virtuale, siamo liberi di alterare il nostro sé alterando il nostro punto di vista e di entrare in empatia con gli altri assumendo il loro punto di vista; una tecnica questa che venne inventata dal cinema e che si è ora estesa ed amplificata nei media digitali.

• Allo stesso tempo, la logica dell’ipermediazione, propria delle applicazioni multimediali e degli ambienti di rete, esprime una definizione del sé la cui qualità principale non è tanto quella di ‘essere immersi’ quanto piuttosto quella di ‘essere interrelati o connessi’. Il sé ipermediato è un network di affiliazioni che sono in costante mutamento.

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Il “secondo sé”: prime riflessioni sull'identità online

• La riflessione sull'identità online ha preso le mosse da contesti tecnologici (“web 1.0”) e teorici (“prima età” degli internet studies) molto differenti da quelli attuali

• Turkle: Second Self (1984), La vita sullo schermo (1995)• Ponendo una netta separazione tra pratiche identitarie online

e offline, alcuni autori hanno enfatizzato la dimensione di libera sperimentazione (priva da vincoli sociali, ma anche dai condizionamenti derivanti dalla storia individuale) correlata all’esperienza online

• “Al soggetto è così riconosciuta la possibilità di auto costruirsi in modo del tutto autonomo, ossia affrancato da qualsivoglia forma di potere biopolitico attivo nei contesti quotidiani. Gli ambienti di rete sono definiti veri e propri ‘identity playground’, parchi-gioco dell’identità” (Tosoni, 2004, p. 68)

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Orientalismo digitale e postmodernismo radicale

Mentre da una parte si ipotizzano gli effetti della cancellazione di indizi simbolici legati al corpo, dall’altra si dipinge un ambiente di fantasiosa seduzione (…) praticata attraverso la proiezione simulacrale dei corpi in rete. Allo stesso tempo, la rete è descritta come luogo di pericolo (…) I luoghi di cui si racconta sono luoghi di meraviglia e di stupore continuamente rinnovati…” (S.Tosoni 2004)

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Oltre il “secondo sé”

Anche riferendosi criticamente ad alcuni suoi precedenti lavori, oggi Turkle afferma «la nostra nuova intimità con le macchine ci costringe a parlare di un vero e proprio nuovo stato del sé» (Turkle, 2006, p. 121).

L'utilizzo delle tecnologie digitali non porta alla costituzione di un sé separato, ma abilita nuove forme di costruzione identitaria

Turkle 2006: tethered self (letteralmente, «sé legato, attaccato»); tecnologie mobili alwayas on, differenti assunzioni di ruolo

Non portiamo mai a termine il «percorso di studi» rappresentato dal lavoro sull’identità: «ciascuno, semplicemente, ci lavora utilizzando il materiale che ha a portata di mano in un particolare momento della sua vita» (Turkle 2006) Il mondo sociale online, in questo quadro, offre materiale aggiuntivo per un processo che attinge da numerose fonti

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Comunità virtuali

• Le comunità virtuali sono aggregazioni sociali che emergono dalla Rete quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da formare reticoli di relazioni sociali nel cyberspazio (Rheingold)

• Lo sviluppo di comunità virtuali conferma della definitiva «separazione», nella società contemporanea,

– tra locality – le appartenenze strutturalmente dipendenti dal luogo in cui si vive – e

– sociability – le forme in cui si strutturano le relazioni sociali.

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Random sociability nella CMC

• Si sostiene anche che

• la diffusione delle pratiche di rete comporta la rottura della comunicazione convenzionale e l’isolamento sociale, poiché ai contesti reali di interazione faccia a faccia si sostituisce la pratica di random sociability (strutturazione casuale della capacità di relazione sociale) da parte di individui «senza volto».

• Ne consegue:

– Sviluppo di forme di relazione sociale basate sulle identità falsificate e i giochi di ruolo;

– Sviluppo di contesti di Identity playground in cui si dà libero sfogo alle proprie fantasie personali, in forma assolutamente lontana e scollegata rispetto alla vita quotidiana nel mondo reale.

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Oltre la random sociability

Non appena le tecnologie di rete assumono la posizione e l’influenza sociale di un mainstream medium, si contrae radicalmente la possibilità (teorica) e la necessità (pratica) di «drammatizzare» le esperienze che si conducono negli ambienti virtuali.

“In contrasto con le affermazioni che considerano Internet sia come una fonte di una comunità rinnovata sia come una causa di alienazione dal mondo reale, l’interazione sociale offerta da questo mezzo non pare avere un effetto diretto sulla costruzione di modelli della vita quotidiana, genericamente parlando, se non per il fatto che aggiunge l’interazione on line ai rapporti sociali esistenti”(Castells)

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Le comunità

“Le comunità, almeno nella tradizione della ricerca sociologica, erano basate sulla condivisione di valori e di organizzazione sociale. I network sono costruiti attraverso scelte e strategie degli attori sociali, siano essi individui, famiglie o gruppi. Di conseguenza, la principale trasformazione delle società complesse si è verificata attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come forme prime di socialità”. (Castells)

“La parola ‘comunità’ ha un suono dolcissimo; evoca tutto ciò di cui sentiamo il bisogno e che ci manca per sentirci fiduciosi, tranquilli e sicuri di noi. In breve, la ‘comunità’ incarna il tipo di mondo che purtroppo non possiamo avere, ma nel quale desidereremmo tanto vivere e speriamo di poter un giorno riconquistare […] Paradiso perduto o paradiso anelato: in un modo o nell’altro, di certo non si tratta del mondo che abitiamo né di quello che conosciamo per esperienza diretta” (Bauman, 2001, p. 5).

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Comunità vs. networked individualism

Le comunità divengono : “network di legami interpersonali che assicurano le condizioni di

socialità, sostegno, accesso all’informazione oltre a senso di appartenenza e identità sociale” (Wellman)

Questa forma di connettività estesa e flessibile, caratterizzata da barriere sufficientemente permeabili e dalla possibilità di passare quasi senza soluzione di continuità da un network a un altro, contraddistingue la società contemporanea e segnala la prevalenza dell’appropriazione personale delle dinamiche di relazione sociale.

“Piuttosto che essere organizzati in gruppi chiusi e discreti – a casa, nella comunità, al lavoro, all’interno delle organizzazioni – le persone sono in perenne movimento come singole individualità tra diversi network separati da confini sfumati (fuzzily-bounded networks)” (Wellman)

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Uscire dai little boxes

“I membri delle società organizzate in little boxes interagiscono (di volta in volta) solo con i membri dei pochi gruppi cui appartengono: normalmente, le nostre case, il vicinato, i gruppi di lavoro, le organizzazioni. Ci stiamo allontanando da modelli di società organizzati intorno ai gruppi, spostandoci verso modelli nei quali i confini tra i gruppi sono più permeabili, le interazioni avvengono con interlocutori differenziati, i legami si collocano all’interconnes-sione di network multipli e le gerarchie (quando esistono) sono meno pronunciate e talvolta ricorsive” (Wellman, 1999)

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Networked individualism

Le nuove forme di costruzione delle relazioni sociali tecnologicamente mediate richiede il ricorso a nuove metafore come:

Networked individualism/Privatization of sociability (Castells), Personalized communities embodied in me-centered networks

(Wellman) “Ogni persona è simile ad un «quadro comandi» che gestisce

legami e network. Le persone rimangono connesse ma in quanto individualità autonome, non sulla base del fatto che hanno i piedi ben piantati nella ‘casa base’ del contesto familiare e di lavoro. Ogni persona attiva in modo selettivo i propri network per ottenere informazione, collaborazione, direttive, supporto, senso di socialità e di appartenenza” (Wellman)

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Sta diventando chiaro che Internet non sta distruggendo la comunità, ma fa i conti con le tipologie di comunità networked che sono già diventate prevalenti nel mondo occidentale, e contribuisce ad estenderle.

Molte relazioni interpersonali sono basate sui ruoli specializzati interpretati dalle persone. Queste relazioni specializzate abbondano nelle situazioni lavorative o di comunità, dove le persone si trovano a operare intorno a network sociali multipli. Talvolta, le persone preferiscono relazioni specializzate. Ad esempio, in ambito accademico, spesso gli studiosi preferiscono l’autonomia della comunicazione via mail alle relazioni in presenza, più impegnative e meno specializzate. Si ha così un bilanciamento tra il desiderio di regolarsi sui propri ritmi autonomi e quello9 di ottenere i vantaggi intellettuali, materiali e sociali dell’appartenenza a comunità scientifiche.(Wellman, 2002)

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Lo sviluppo dell’individualismo interconnesso

Door-to-Door

Place-to-Place

Person-to-Person

Role-to-Role

Agent-to-AgentNetwork-to-Network

• Connettività legata alle singole comunità

• Presenza di un solo Network

• Superamento della singola comunità e del singolo luogo fisico

• Nascita dello “Spazio di Flussi” (Castells)

• Prima forma di vuoto contestuale

• Rafforzamento delle relazioni fisicamente disperse (anche nella famiglia)

• La persona diventa il portale

• Forma radicale di vuoto contestuale

• Contatti con i singoli ruoli dell’individuo

• Legami comunitari basati sulla specializzazione

• Necessità di mantenere un forte portafoglio di contatti

• Creazione di strumenti per risolvere la complessità della specializzazione

• Introduzione della Digital Persona

• Spostamento dell’intelligenza sulle reti locali e personali

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“Se la comunicazione di tipo place to place supporta la dispersione e la frammentazione delle organizzazioni e della comunità, la comunicazione person to person supporta la dispersione e la frammentazione di ruoli rilevabili nei gruppi di lavoro e nei nuclei familiari. Il passaggio a un mondo personalizzato e wireless fornisce le basi per il networked individualism, che vede ogni persona spostarsi tra legami e network […] Gli individui si muovono rapidamente attraverso i loro network sociali. Ogni persona agisce separatamente nei suoi network per ottenere informazione, collaborazione, ordini, supporto, sociabilità e senso di appartenenza” (Wellman, 2002

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• C’è il mondo fisico, in cui i pedoni devono evitare di scontrarsi (…). Intorno alla folla c’è il mondo artificiale, ma concreto, della città, un ambiente totalizzante, un contenitore di propaganda commerciale descritto più di trent’anni fa in La società dello spettacolo. Meno appariscenti, dei neon e dei video delle metropoli del XXI secolo sono i canali di comunicazione privata delle tribù degli “sms-dipendenti”, una terza sfera in cui raffiche di frasi concise mettono in contatto le persone nello spazio fisico e in tempo reale (Rheingold 2002)

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Per un superamento della contrapposizione online/offline

Tecnologie e vita quotidiana

Non possiamo realmente separare la nostra presenza online e offline, poiché online e offline non sono entità discrete. (Gajjala, 2009)

Rybas e Gajjala: la «mitologia popolare di un sé disincarnato (disembodied)» (2007, p. 7)

la generica dicotomia online/offline è svuotata di validità euristica, poiché ciascuna specifica piattaforma offre un set determinato di affordances ai suoi utenti, con riferimento ai vincoli espressivi (il supporto di comunicazioni vocali, scritte, ecc.; comunicazione uno a uno/pochi a pochi/molti a molti e relative combinazioni); alle specifiche modalità di attualizzazione del legame sociale; alle norme e alle consuetudini di comportamento intersoggettivamente definite (e solo provvisoriamente stabilizzate) in relazione a ciascun singolo ambiente (e all’intersezione tra i diversi ambienti comunicativi e il peculiare contesto sociale in cui ogni specifica relazione si inserisce)

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La Network Society (Castells)

• (è) “una struttura sociale composta di network informazionale alimentati da tecnologie dell’informazione caratteristiche del paradigma informazionalista. (…) I network sociali sono vecchi quanto l’umanità. Ma con l’informazionalismo hanno acquisito una nuova vita, perché le recenti tecnologie aumentano la flessibilità inerente ai network e allo stesso tempo risolvono i problemi di coordinamento e guida che hanno ostacolato i network nel corso della storia” (Castells 2001)

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La networked sociability per Castells (“socialità basata sui network”)Nella network society si produce una trasformazione della dimensione sociale

[…]: si verifica una tendenza alla costruzione del gruppo dei pari attraverso una socialità basata sui network (network sociability). La cultura dell’individualismo non conduce all’isolamento, ma cambia gli schemi della costruzione di socialità nei termini di contatti sempre più selettivi e auto-diretti. La nuova tendenza è dunque rappresentata dall’emergere della socialità basata sui network […] L’esito sociale di questi network è duplice. Da una parte, dal punto di vista di ciascun individuo, il proprio mondo sociale è formato intorno ai propri network, ed evolve con la composizione del network stesso. Dall’altra parte, dal punto di vista del network, la sua configurazione opera come punto di riferimento per ciascuno dei partecipanti. Quando un network è condiviso da un certo numero di membri, esso diventa un gruppo di pari. In altre parole, la socialità basata sui network conduce sia a un network centrato sull’individuo, specifico rispetto a quell’individuo, sia alla formazione di gruppi dei pari, quando il network diventa il contesto di comportamento per i suoi partecipanti (Castells 2006, p. 161)

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La virtualizzazione del legame sociale

Come in tutti i sistemi sociali costituiti da eventi comunicativi orientati in base al senso, la relazione connettiva impostata introduce una differenza tra l’orizzonte delle possibilità comunicative e la selezione contingente che momentaneamente ne attualizza solo una. Ogni attualizzazione, a sua volta, opera una corrispondente virtualizzazione delle possibilità non ancora attualizzate, che rimangono a disposizione per ri-attivare (e rinnovare) il legame sociale (Marinelli, 2009)

Al soggetto è attribuito l’onere «della decisione di attivare legame – o di non sottrarsi all’apertura di connessioni che pone i presupposti per la strutturazione del legame» (Marinelli, 2009).

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Un modello su tre livelli

• Attualizzazione/virtualizzazione• due concezioni differenti del network:

– da un lato esso può essere ritenuto una struttura inerte (una somma di nodi e di link),

– dall’altro esso è anche il campo di attività di colui che ne attualizza successivamente alcune porzioni

• L’insieme delle connessioni ipoteticamente possibili viene ridotto attraverso una duplice selezione:

– la prima rimanda alla determinazione di cosa individuare come elemento (nodo) non ulteriormente scomponibile;

– la seconda invece, rispetto ad un insieme di relazioni equiprobabili (ciascun nodo con ciascun altro), delimita in modo selettivo solo alcune delle connessioni possibili.

• È nello scarto tra l’insieme equiprobabile delle relazioni potenzialmente attivabili tra i nodi di un reticolo, ed il sistema di selezione introdotto dalla struttura, che risiede parte rilevante della significatività di ciascuna struttura reticolare

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Struttura/processo

• la struttura, «focalizza la creazione di relazioni tra elementi superando le differenze temporali» (Luhmann 1984: 450)

• il processo è invece legato alla dimensione temporale, alla «differenza prima/dopo» (Luhmann 1984: 454)

• Nel modello la struttura si caratterizza come insieme virtuale delle connessioni possibili: esse passano allo stato attuale attraverso i successivi eventi che hanno luogo all’interno del network, per poi tornare allo stato virtuale

• una nuova concezione del network: se al livello della struttura (livello 2 nella tabella), il network può risultare costituito da macchine, da persone, da blocchi di testo (lessìe), al livello del processo (livello 3), il network risulta sostanzialmente costituito da eventi, per loro stessa natura effimeri. E’ la successione selettiva di eventi che costituisce la particolare tipologia di processo descritta a proposito dei network.

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1. universo di possibilità

2. virtuale 3. attuale

a. Cosa Insieme (ipotetico) di tutte le connessioni possibili tra tutti i nodi

(equiprobabilità

)

Reticolo di connessioni effettivamente stabilite (selezione rispetto all’equiprobabilità); rete dei link attivabili

Successive attualizzazioni, effettuate selettivamente ad ogni disgiunzione, a partire dalla struttura virtuale

b. Metafora/

Analogia

Rizoma (struttura) (processo)

c. Esempio:

ipertesto

Tutte le lessìe si connettono con tutte le altre

Ipertesto come si presenta al fruitore prima dell’atto di fruizione (spettro di possibilità date)

Percorso di fruizione, dato dalle successive scelte/

attualizzazioni del fruitore

(o dalla loro sommatoria)

d. Esempio: social network

Tutti connessi con tutti (ipotetico reticolo completo)

Reticolo sociale: insieme delle connessioni - legami effettivamente instaurati tra un insieme di nodi (“canali relazionali aperti”, dati dalla struttura sociale, dalla storia individuale di ciascuno, ecc.)

Network di eventi comunicativi (successive attualizzazioni dei legami, attraverso atti comunicativi), spesso effimeri

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Elementi di distinzione relazioni online/offline

Pur mantenendo salda la convinzione di una continuità tra esperienza online e offline, si possono individuare elementi che distinguono le modalità di gestione delle relazioni sociali online (per la specifica quota di relazionalità che affidiamo alla mediazione delle tecnologie)

1. maggiore rapidità e flessibilità garantita dalle tecnologie ai processi di gestione dei network relazionali:

“la tecnologia consente anche rapidi cambiamenti del network, poiché si possono aggiungere (adding) o cancellare (deleting) individui dal network, in relazione all’evoluzione dei progetti e degli stati d’animo di ciascun individuo che ne fa parte. In questo modo i network si espandono, si sovrappongono e vengono modificati per effetto di una struttura di comunicazione decentralizzata che gestisce entrate/uscite multiple” (Castells, 2006, pp. 264-265).

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2. Funzione autoriflessiva

Alcune delle piattaforme tecnologiche (mail, SNS) contribuiscono a rendere visibili, di tenere traccia delle successive attualizzazioni messe in campo dai soggetti

“Le pratiche comunicative che si sperimentano nei social network sites abilitano solo una funzione auto-riflessiva più difficile da mettere in atto nel contesto delle relazioni face to face: quando siamo ‘connessi’, nello stesso momento in cui gestiamo le potenzialità dei nostri network, possiamo infatti godere di un punto di vista privilegiato da cui osservare noi stessi e il listato (la memoria) delle nostre interazioni sociali” (Marinelli 2009)

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3. Moltiplicazione delle virtualizzazioni

“ (…) non c’è alcuna differenza tra eventi comunicativi mediati da tecnologie e eventi comunicativi in presenza ad eccezione del fatto che la pervasività degli ambienti tecnologici fluidifica e espande a dismisura l’orizzonte delle possibilità e, dunque, alimenta e rafforza i processi di virtualizzazione. L’unica discontinuità, sul piano evolutivo, rispetto alle precedente forme sociali e a contesti pre-tecnologici, riposa su questo accresciuto ‘potere di accesso’ alle possibilità future e sul fatto che il soggetto possa – e debba – appropriarsene in modo diretto, personale” (Marinelli, 2008, pp. 145-146).

Nella società contemporanea «si fa esperienza dei processi di virtualizzazione sotto la chiave di una riserva pressoché infinita di possibilità di scelta che – apparentemente – sono a portata di mano dei singoli individui: dipendono solo dalle loro attualizzazioni» (ibidem).


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