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Filosofia Heidegger - Sull'Essenza Della Verita' - Segnavia - Adelphi

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· .

1

"'DELL' ESSENZA DELLA VERIT A

II discorso riguarda }'essenzar della verita, La questio-

ne dell' essenza della verita non si cura di stabilire se la

verita e una verita dell' esperienza pratica della vita 0 diun calcolo economico, se e la verita di una riflessione tee-

nica 0dell'intelligenza politica, in particolare non si pro-pone di stabilire se e una verita della ricerca scientificao di una forma artistica, 0se invece e la verita di una me-ditazione pensanteo di una fede che si esprime nel cul-to. La questione dell'essenza prescinde da tutto questo e

-guarda a una sola cosa: che cosa in generale caratterizzaogni c verita s in quanto verita,

Ma, occupandoci della questione dell'essenza, non va..ghiamo forse nel vuoto di un'universalita che toglie ilrespiro a ogni pensiero? La stravaganza di questo do-IWlndare non porta alIa luce del giomo I'infondatezza di

ogni filosofia? Un pensiero ben radicato e rivolto al realedeve mirare innanzitutto e senza preamboli a penetrarela verira reale, capace di offrirci oggi una misura e un so-st~gnO contro la confusione delle opinioni e dei calcoli.

_ D i fronte a questa reale necessita, che senso ha la que ..

.4. s - edizione 1954: essenza (Wesen): 1. quidditas - ilche coste -; 0 ( , ' . 1 6 , , ; 2. cia che rende possibile - condizione della possibilita:· fondamento del rendere possibile.

~

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134 Segnavia

stione dell' essenza della verita che (« astrattamente ») pre-

scinde da tutto cio che e reale? La questione dell' essenza

non e forse la piu inessenziale e la pill gratuita che in ge-nerale possa· esser posta? .

N essuno puo sottrarsi all' evidente sicurezza di questeperplessita. Nessuno puo facilmente ignorarne la strin ..

gente serieta. Ma chi e il portavoce di queste perplessita?

II « sana » buonsenso degli uomini. Esso insiste sulla ri-

chiesta dell'utile che e a portata di mana e inveisce con-tro il sapere che riguarda l 'essenza dell'ente, quel sapereessenziale che da lunge tempo si chiama « filosofia ».

II senso comune degli uomini ha una sua propria ne-cessita, afferma ilsuo diritto con l'unica arma che gli ap-partiene: l 'appello all ' « ovvieta » delle sue pretese edellesue perplessi ta . Dal canto suo la filosofia non puo maiconfutare i l senso comune, perche quest'ultimo e sordoal suo Iinguaggio. Anzi la filosofia non puo nemmeno vo..lere confutarlo, perche ilsenso comune e cieco a tuttocio che la filosofia propone come essenziale. J

A questo si aggiunga che noi stessi ci arrestiamo all'ov-vieta del senso comune, quando crediamo di essere al si-

curo in quelle molteplici « verita » che appartengono al-l'esperienza della vita, all'azione, alIa r icerca, aile crea-

zioni artistiche e alIa fede. Noi stessi partecipiamo alla

ribellione dell' « ovvio» contro ogni pretesa di proble-maticita,

Se dunque dobbiamo proprio porre la questione della

verita, si esige allora una risposta alia domanda che sichiede ache punto siamonoi oggi. Si vuol sapere che nee di noi oggi. Si reclama il fine c4e deve essere proposto

all'uomo nell'ambito della sua storia e per la sua storia.Si vuole la « verita » reale. Dunque proprio la verital

Ma per reclamare la « verita » reale si dovra pur sa-

peTe gia che cosa significa, in generale, verita. Oppure 10si sa soltanto « avendone la sensazione s e « in modo ge-nerico »? Ma questa « sapere» approssimativo e l' indif . .ferenza nei suoi confronti non sono cosa piu misera chela mera ignoranza dell' essenza della verita?

1. II concetto corrente di verittl

Che cosa si intende abitualmente per « verita »? Que-sta parola c verita »,a COSI nobile e al tempo stesso cosllogora e quasi insignificante, designa cio che fa b S I cheun vero sia un vero. Ma che cos'e un vero? Noi diciamo

ad esempio: « E una vera gioia collaborare al buon esito

di questo compito », e con cio intendiamo dire che si

tratta di una gioia pura e reale. II vero e il reale. In que-sto sensa parliamo dell'oro vero per distinguerlo da quel-10 falso. L'oro falso non e realmente come invece appare.

Esso e solo un'« apparenza » e quindi e irreale. L'irrealevale come il contrario del Teale. Eppure anche l 'oro appa-

rente e qualcosa di reale. In base a questa considerazionediciamo piu chiaramente: l'oro reale e l'oro autentico.Tuttavia sono « reali » entrambi: l'oro autentico nonmeno di quello inautentico che e in circolazione. La ve-rita dell' oro autentico non puo dunque essere garantitadalla sua, semplice realta. II problema si ripropone dinuovo: che cosa significa qui autentico e vero? Oro au-

tentico e quel qualcosa di reale la cui realta e in concor-

danza (Obereinstimmung) con cio che noi in precedenzae da sempre intendiamo « propriamente » per oro. Al con-trario, la dove supponiama di avere a che fare con oro fal-so diciamo: c qui qualcosa non quadra (stimmt nicht) ».

Invece, di qualcosa che e cosi « come conviene che sia»

diciamo che quadra (es st immt). La cosa quadratTuttavia non chiamiamo vera solo una gioia reale,

l'oro autentico e tutti gIi enti di questo genere, rna chia-

miamo vere 0false anche e prima di tutto Ie nostre as-

serzioni (Aussagen) sull'ente che pub essere esso stesso au-

tentico 0 inautentico nel suo genere, e che nella suarealta puo essere cosl 0 altrimenti, Un'asserzione e vera

quando cio che intende e dice concorda con la cosa sullaquale asserisce. Anche qui diciamo che essa quadra. Ora

a. 1&edizione 1943 e 3a edizione 1954: verita (Wahr-heit), -ita(..heit): la schiarita (die Heiterey; cia che schiarisce (das Heiterndes,cia che dirada (das Lichtende).

b. 1- edizione 1943 e 3a edizione 1954: fare (mach en) - pro-durre(her-stellen) - l asciar usc ire a lia luce nella radura (hervorgehenlassen in die Lichtung).

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136 Segnavia

perc' non e la cosa che quadra, rna la proposizione (Satz).

II vero, si tratti di una cosa vera 0di una proposizio-ne vera, e cio che quadra, cio che si accorda. Esser-vero everita qui significano accordo, e questo in una doppiamaniera: da un lato, I'accordo di una cosa con cia che siintende gia per essa, daIl'altro la concordanza tra cia chee inteso nell'asserzione e la cosa.

Questo doppio caratteredell'accordo e messo in luce

dalla definizione tradizionale dell' essenza della verita:veri tas est a da eq ua tio r ei e t in te lle ctu s. Essa puo signifi-

care: la verita e l 'adeguazione della cosa alIa conoscenza.Ma pub anche voler dire: la verita e l 'adeguazione dellaconoscenza alIa cosa..II pill delle volte si e soliti presen-

tare la suddetta definizione essenziale solo nella formulaueritas est adaequatio intellectus ad rem. La verita, tnt..

tavia, anche cosi concepita, e possibile solo suI fonda ..

mento della verita della cosa, della adaequatio rei ad in -tellectum, Entrambi iconcetti dell' essenza della ueri tassottintendono sempre un conformarsi a... (ein Sichrichtennach...) e pertanto pensano la veri ta come conjormita(Richtigkeit ).

Tuttavia l'una non e la pura e semplice inversione del..l'altra. Infatti intellectus e re s sono pensati diversamen-te in ognuno dei due casi . Per rendercene conto dobbia-mo ricondurre la formula corrente dell'abituale concetto

di verita alIa sua origine piu prossima (quella medioeva ..Ie). La ueritas come adaequatio rei ad intellectum nonvuol dire gia quella che in seguito sara I'idea trascenden ..tale di Kant, possibile solo suI fondamento della sogget..

tivita dell' essere umano, e cioe che e gli oggetti si con . .

formano alIa nostra conoscenza », rna si riferisce alla fedeteologica cristiana che Ie cose, in cio che sono e se sono,

siano solo in quanto, essendo create ' (ens creatum), corri-

spondono all'idea anticipatamente pensata nell'intellettodivino, cioe nella mente di Dio, e percio, corrispondendoalle idee (essendo conform i), in questa senso sono e ve..re ». Un ens creatum e anche Yintellectus humanus, che,in quanto facolta accordata dc i Dio all'uomo, deve ade-guarsi alIa sua idea. Ma l'intelletto e conforme allidea

solo in quanta realizza nelle sue proposizioni l 'adegua-zione del pensiero alIa cosa, la quale, a sua volta, deve es"sere conforme all'idea. Se tutti gli enti SODO enti « creatu..

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D e ll ' e s se n za d e ll a u er it a 137

ra li ., la p os sib ifita della verita della conoscenza uman=--

ha il suo fondamento nel ~atto che la ~osa ~.la proposl"zione sono in ugual mamera conformi all Idea, .e, per

l'unita del piano divino della creazione, sonG predisposte

['una per l'altra. La V~'T~tascome a d~ eq ua tio r ~i (crean-dae) ad inte~lectum (dlvlnum) ~arantlsce la ueri tas com~adaequatio intellectus (human'~ ad r em ( cr ea ta m). V ~r l"ta s significa nella sua essenza e In generale la conuenten-

tia, il concordare (tJbereinkommen) degli enti tr~ loroin quanto enti creati con i~ Creatore~ un~ sorta dl «ac-cordo > (St immen) determinato dall'ordine della crea-

zione."Ma quest'ordine, una volta sciolto dall'idea della crea-

zione, puo anche essere generalmente e indeterminata-

mente presentato come ordine. universale. Al po~to d;l-l'ordine della creazione teologicamente pensato SI fa In..

nanzi la possibikita di una pianif icazione di tutti gli og-

getti ad opera della ragione univ~rsa~e (!"eltvcrnu?'!f t), laquale si d a da se la sua legge e quindi esige anch~ Ilmme:diata intelligibilita del suo procedere (ovvero C10 che SI

ritiene « logico »). Che l'essenza della verita. della pro:

posizione risieda nella conformita dell'asserzione, 10 51

da per certo. Anche la dove, con uno sforzo di una sin . .

golare inutilita, si tenta di spiegare come debba essererealizzata questa conform ita, essa viene gia presuppostacome essenza della verita. Cio significa che la verita della

cosa consiste sempre nell'accordo della cosa data ~ol con-cetto « razionale » della sua essenza. Nasce cosl I'impres-sione che questa determinazione dell' essenza della verita

resti indipendente dal l' interpretazione dell 'essenza del-l'essere di ogni ente, la quale, a sua volta, include una cor..

rispondente interpretazione dell' essenza dell'uomo come

portatore e realizzatore _dell'intellectus. In questo m~o

la formula dell' essenza della verita ( ve ri ta s e st odaequatiointellectus et rei) acquista immediatamente per chiun-

a. 1- edizione 1943: non vi e un duplice concordare, ma un unico,pero s trut turato in modo plurimo: poiche vi e accordo can ilCrea-tore, di conseguenza anche tra lora (in quanto ilcr~~to po~siedeuna certa impronta divina): la c corrispondenza • e qUI mtesa In u~sensa pili essenziale di quanto non 10 sianella grossolana analogiaentis che la Scolastica, senza un'adeguata riflessione, ha desunto da

Aristotele .

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138 Segnavia

que un'evidente validita genet-ale. Sotto il dominio del-

I'ovvieta di questo concetto di verita , ovvieta quasi mai

considerata nei suoi fondamenti essenziali, si accet ta con

altrettanta ovvieta che la verita abbia un suo contrario,vale a dire che ci sia la non-verita. La non-verita dellaproposizione (come non-conformita) e ilnon-concordaredell'asserzione con la cosa, La non-verita della cosa (comenon-autenticita) e il non-accordarsi dell'ente con la sua

essenza. In entrambi icasi la non-verita puo essere con-cepita come un discordare. Quest'ultimo cade fuori dal-l'essenza della veri ta , Per questo la non-verita, in quan-to e il contrario della veri ta, puo essere messa da partela dove si tratta di cogliere la pura essenza della verita,

A questa punto e ancora necessaria un'indagine parti-colare che scopra l'essenza della verita? La pura essenza

della verita non e resa sufficientemente esplicita gia da

questo concetto che, oltre a non essere disturbato da al-

cuna teoria, e protetto dall' ovvieta della sua evidenza che

10 rende valido per tutti? Se per di pill assumiamo la ri-

conduzione della verita della proposizione alIa verita del-la cosa, per come innanzitutto si presenta, oss ia come una

spiegazione teologica, e se conserviamo la definizione filo-sofica della sua essenza nella sua piu rigorosa purezza,

evi tando ogni mescolanza con la teologia e limitando ilconcetto di verita alIa verita della proposizione, allora ci. . , .mcontriamo contemporaneamente con un antica, anche

se non la pill antica, tradizione di pensiero, secondo laquale la verita e la concordanza ( o J . L o L w O ' t , t ; ) di un'asserzio-

n e (A 6y o~ )con una cosa ( T C Q a Y l J , a ) . A questo punto che cosa

rimane di problematico in un'asserzione, se sappiamo che

cosa significa concordanza di un'asserzione con la cosa?

Ma 10 sappiamo veramente?

2. L'intrinseca possibilita della concordanza

Parliamo di concordanza (Obereinstimmen) in diverseaccezioni. Diciamo, ad esempio, davanti a due monete da

cinque marchi poste suI tavolo: tra Ioro c' e concordanza.

Entrambe concordano nell'identita delloro aspetto. Han-

no questo elemento in comune e percio, da questo pun-

Dell' essenza della uerita 139

to di vista, sono uguali. Parliamo inoltre di concordanza

quando ad es.empio, di una ~elle d~e monete da cinquemarchi che Cl stanno davanti, asserramo: questa moneta

e rotonda. Qui e I'asserzione che concorda con la cosa.

Ora la relazione non e tra cosa e cosa, rna tra un'asser-zione e una cosa. Ma in quale punto la cosa e l'asserzio-

ne possono concordare se itermini della relazione sono

evidentemente diversi nel loro aspetto? La moneta e di

metallo. l'asserzione non ha proprio nulla di materiale.La moneta e rotonda, l'asserzione non ha un carattere

spaziale. Con la moneta si puo co~pra~e qualcosa, ~en-

tre l'asserzione sulla moneta non e mal un mezzo di pa-

gamento. Ma, nonostante tutte le disuguaglianze, la sud-detta asserzione, in quanta vera, concorda con la mone-

ta. E questo accordo, secondo il ~oncetto co-r:ente di ve-rita dovrebbe essere un'adeguazlone (AngZetchung). Ma

co~e e possibile che qualcosa di completamente diffe-

rente come l'asserzione possa adeguarsi alIa moneta? Do:vrebbe diventare moneta e cosl cessare completamente diessere se stesso, cosa questa che all'asserzione non riusciramai. Se cio si verificasse, nella stesso istante l'asserzione

non potrebbe nemmeno piu concordare in quanto asser-zione con 1a cosa. N ell'adeguazione l'asserzione deve re-

stare anzi addirittura divenire, cio che e . In che cosa, .consiste la sua essenza completamente diversa da ognl co-sa? Come puo l'asserzione, proprio conservando la sua es-

senza, adeguarsi. ad altro, alla c~sa? .. . .Qui, adeguazione non puo significare un identificarsi

Teale (dinghaft) tra eose di diverso genere. L'.essenza ~el-

l'adeguazione si determina piuttosto .a partrre dal tiPO

di relazione che intercorre tra I'asserzione e la cosa. FIn-che questa e relazione » rimane indeterminata e infon-data nella sua essenza, ogni disputa sulla possibilita e.sul-

I'impossibilita,suI

generee suI grado

de~l'ad~gu~zloneva a vuoto. L'asserzione sul1a moneta «S1» riferisce a

questa cosa rappresentandola e dicendo, dal punto di vi-

sta via via determinante, che ne e di cia che viene rap-

presentato, L'asserzione rappresentativa , in cio che dicedella cosa rappresentata, dice cosi come qu~st'ultima e . II

« cost-come » riguarda il rap-presentare e 1 1 suo rap-pre-

sentato. Rap-presentare (Vor-stellen) qui significa, pre-

scindendo da tutti ipregiudizi « psicologici » e « COSClen.

 

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140 Segnavia Dell' essen za della oerita 141

zialistici », il far stare di fronte a noi la cosa come oggetto.Cia che sta di fronte, in quanta cosi posto, deve at traver-

sare un « di £ronte » aperto= e nello stesso tempo deve re. .

stare fermo in se in quanto cosa, mostrandosi come un che

di stabile. Questa apparire della cosa, nell'attraversare il

« di fronte », si attua entro un aperto, 1acui apertura non

e creata dal rappresentare, rna viene da esso via via occu-

pata e assunta solo come un campo di riferimento (Bezug).La relazione (Beziehung) dell'asserire rappresentativo con

la cosa e I'attuazione di quel rapporto (Verhaltnis) che ori-

ginariamente si mette ognora in moto come un compor-tarsi (Verhalten).b Ma ogni comportarsi e caratterizzato

dal fatto che, stando nell'aperto, si attiene ognora a un

che di manifesto in quanta tale. Cio che solo cosl e in

senso stretto e manifesto, viene ben presto esperito nel

pensiero occidentale come «cio che e presente s (das

Anwesende), e da tempo viene denominato « l'ente ».

Ogni comportarsi e costantemente aperto (offenstiin-

dig)c rispetto all' ente. Ogni riferimento costantemente

aperto e un comportarsi. A seconda del tipo di ente e del

modo di comportarsi la costante apertura dell'uomo ediversa. Ogni opera e ogni realizzazione, ogni azione e

ogni calcolo sta e si mantiene nell'apertura di un ambito

al cui interno l'ente puo porsi" ed essere detto proprio

per cia che e e per come e . Cia accade solo se rente stesso

si pro-pone nell'asserire rappresentativo, cosl che questo

si sottopone alIa consegna di enunciare I'ente cost-come

esso e . Seguendo questa consegna, l'asserire si conforma

all'ente. IIdire che vi corrisponde e conforme ( e vero).

Cib che cosl e detto e il conforme (il vero).

L'asserzione deve mutuare la sua conformita dall'aper-

rura costante" del comportarsi, perche, solo at traversoquesta apertura, cio che e manifesto puo in generale di..

ventare misura di conformita per l'adeguazione che rap-..presenta ..Anche 10 stesso comportarsi costantemente aper..

to deve lasciarsi indicare questa misura. Questo significache deve assumere come gia data la misura di conformita

per ogni rappresentare. Cio appartiene all'apertura co-stante del comportarsi. Ma se la conformita ( la veri ta) del-

l'asserzione e possibile solo attraverso la costante aperturadel comportarsi, allora cio che rende possibile la confor-mita deve valere, con un diri tto piu originario, come res-

senza della verita,In questo modo cade la tradizionale attribuzione e-

sclusiva della verita all'asserzione come suo unico luogoessenziale. La verita non ha la sua dimora originaria nel-la proposizione. Nello stesso tempo, pero, si sol leva il pro-blema del fondamento della possibilita intrinseca del

comportarsi che sta costantemente aperto e che prospettauna misura di conformita: e infatti solo questa possibi-Iita che da alIa conformita della proposizione }'apparen-za di realizzare in generale I'essenza della verita.

..

3. 11 [ondamento che rende possibiie una conformitti

4. 5- edizione 1954: I'apertura di un di fronte, di un in-centro

(En t..gegen).

b. 3- edizione 1954: comportarsi (Verhalten)-trattenersi (sich auf...halten) nella radura (in-sistendo nella radura) della presenza di cia

ehe e presentee

e. S- edizione 1954: in quanto in..istente (instiindig) nell'apertura.

d. 8· edizione 1954: mostrarsi, presentarsi, venire fuori . .essere pre.. .sente,

Da dove l'asserire rappresentativo riceve la consegnadi conformarsi all'oggetto e di accordarsi con esso secon-do la norma della conformita? Perche questa accordopartecipa alia determinazione dell'essenza della verita?Come puo accadere una cosa del genere, e cioe che si

prospetti una direttiva e si indirizzi a un accordo conessa? Cia e possibile solo se questa prospettare si e gia

liberamente offerto in una apertura per cia che in essa siimpone come manifesto, vincolando ogni rappresentare.Questo libero offri rsi a una diret tiva vincolante e possi-

bile solo se si e libeti per cio che in un'apertura e mani-festo. Questo essere liberi indica }'essenza della Iiberta

che finora e rimasta incompresa. La costante apertura del

comportarsi , che rende intrinsecamente possibi le la con-

Q. S- edizione 1954: e questa nella radura (Lichtung).

 

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142 Segnavia Dell' essenza della uerita 143

formita, si fonda sulla Iiberta, L'essenza della uerita, com-

presa come conjormita dell'asserzione, e la libert«.

Ma questa tesi sull'essenza della conformita non sosti-tuisce un'ovvieta con un'altra? Per poter compiere un'a..

zione, e quindi anche l'azione dell'asserire rappresenta-

tivo, e persino quella dell'assentire 0 del dissentire neiconfronti di unac verita », e necessario che chi agisce

sia veramente libero, cioe non impedito. Ma quella tesi

non vuol dire che per fare un'asserzione, per comunicar-la 0 per farla propria, sia necessaria un'azione senza co-strizione, rna dice: la Iiberta- e I'essenza stessa della ve -rita. Qui per « essenza » si intende il fondamento dellapossibilita intrinseca di cia che innanzitutto e in gene-rale viene ammesso come conosciuto. Nel concetto di Ii-

berta, tuttavia, non pensiamo la verita e tanto meno lasua essenza. Per questo la tesi che I'essenza della verita(la conformita dell'asserzione) e la Iiberta non puo che

•apparlre strana.

Porre }'essenza della verita nella liberta non significa

affidare la verita all'arbitrio dell'uomor Abbandonare la

verita all'arbitrio di questa « canna oscillante » non e for-se il modo pin radicale per seppellirla? Cio che gia nelcorso della discussione fin qui condotta .si e sempre piuimposto al buonsenso, viene ora in luce ancora pili chia ...

ramente: la verita qui e relegata nella soggettivita del sog-getto umano. Anche se a questo soggetto e possibile rag-giungere un'oggettivita, quest'ultima, in quanto legata

alla soggettivita, rimane pur sempre umana e a disposi-zione dell'uomo.

Certo, all'uomo vengono imputate falsita e simulazio-

ne, menzogna e inganno, frode e ipocrisia, in breve: tut-te Ie specie di non-verita. Ma la non-verita e anche il con. .trario della verita, quindi e tenuta convenientemente

lontano dall'ambito della questione dell'essenza della ve-rita come non-essenza (Unwesen) di quest'ultima, Questaorigine umana della non-verita conferma anzi , per con-trapposizione, che l'essenza della verita « in s e » dominae si impone « al di sopra » dell'uomo e «sull'» uomo,

La verita vale per la metafisica come cio che, essendo im-

perituro ed eterno, non puo mai essere costruito sulla

fugacita e sulia fragilita dell' essere umano. Ma come puoallora I'essenza della verita trovare ancora Ia sua consi-

stenza e il suo fondamento nella Iiberta dell'uomo?L'opposizione alIa tesi che l'essenza della verita e la

liberta poggia su pregiudizi di cui ipili ostinati dicono:la Iiberta e una propr ieta dell'uomo; I'essenza della li-berta non ha bisogno e non tollera ulteriori interroga-

zioni; che cosa sia l'uomo, ognuno 10 sa.

4. L'essenza della liberta

L'indicazione che rinvia alia connessione essenziale tra

la verita come conformita e la Iiberta seuote questi pre-

giudizi, posto che, s'intende, noi siamo disposti a un cam-biamento del modo di pensare. La meditazione sulla con-nessione essenziale tra verita e Iiberta ci porta a perse~

guire ilproblema dell' essenza dell 'uomo da un punto divista che ci garantisce l'esperienza di un fondamento na-scosto ed essenziale dell'uomo (dell'esserci), e che ci con-

sente di trasferirci anzitutto nelI'ambito originariamen~eessenziale della verita, Ma di qui si puo vedere ancheche la liberta e il fondamento dell'mtrinseca possibilitadella conformita, per il fatto che essa riceve la propria es~

senza dall' essenza pin originaria della verita che, sola,. everamente essenziale, La Iiberta e stata anzitutto definita

come Iiberta per cio che e manifesto in un'apertura. Ma

come va pensata questa essenza della verita? Cib che emanifesto, e a cui un asserire rappresentativo, in quantaconforme, si adegua, e l'ente che di volta in volta e aper-.

to in un comportarsi costantemente aperto. La liber~a

nei confronti di cio che e manifesto in un'apertura Iasciache l'ente sia sempre quell' ente che e . La Iiberta ora si

scopre come il lasciar-essere" I'ente.

a. sa edizione 1954: Iiberta e radura del velare/mettere al riparo

(Bergen) che si vela (evento).

a . 1- edizione 1943: lasciar-essere: 1. non Del senso negative, rnanel senso -di consentire/concedere (gcwahrcn) - di salvaguardia(Wahrnis); 2. non nel senso dell'agire diretto al livello ontico,ma nel senso di stimare, .conslderare l'essere (Sein) in quanta esse-

re (Seyn).

  ,~., ~ .

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I

144 Segnavia Dell' essenza della uerita 145

Abitualmente parliamo di lasciar essere 0lasciar stare

quando, ad esempio, ci asteniamo da un' impresa proget-

tata. « Noi lasciamo essere 0 noi lasciamo stare qualco-

sa» significa: non ce ne occupiamo piu, non ci diamo

pin da fare per essa. Lasciar essere qualcosa ha qui il si ..

gnificato negativo di desistere da qualcosa, di r inunciare

a qualcosa, dell'essere indifferenti 0 addirittura del tra ..lasciare.

Con l'espressione qui necessaria « lasciar-essere I'ente »non si pensa invece al tralasciare 0all 'indifferenza, rna

al suo contrario. Lasciar-essere e il lasciarsi coinvolgere

dall'ente.s Questo, a sua volta, non e inteso soltanto co-

me mera attivazione, protezione, cura e pianif icazione

dell' ente che di volta in volta si incontra 0 si cerca. La-

sciar-essere - nel senso di lasciar-essere l~ente come quel-

l'ente che e - significa lasciarci coinvolgere da cio che eaperto nella sua apertura, entro cui ogni ente sta, portan-dola per cosi dire con s e e Questo «aperto » e stato concepi-

to dal pensiero occidentale, al suo inizio, come " t ' f t a A , T ] 1 } E a . ,

10 svelato. Se traduciamo ali}1tEt4, invece che con « veri-

t a », con « svelatezza », allora questa traduzione non e so..

lamente « pili letterale », rna contiene anche I'indicazio-ne che induce a pensare e a ripensare il concetto abituale

di verita, come conformita dell'asserzione, in quell'oriz-zonte non aneora capito della svelatezza e dello svelamen ..

to dell'ente. II lasciarsi coinvolgere nella svelatezza del-

l'ente non significa perdersi in essa, rna da luogo a un re ...

cedere davanti all'ente, in modo che questo si manifesti

per cio che e e per come e , e che I'adeguazione rappre-sentativa possa desumere da esso la propria misura. In-

teso come lasciar-essere esso si es-pone all' ente come tale,

e pone all'aperto ogni comportarsi. II lasciar-essere, ossiala Iiberta, e es-ponente, e-sistente. Vista alIa luce dell' es -

senza della verita, l' essenza della Iiberta si rivela comeI'es-porsi nella svelatezza dell' ente.

La Iiberta, dunque, non e solo cio che il senso cornu-ne lascia volentieri intendere con questo nome, e cioe

l'arbitrio a volte emergente che nella scelta si butta ora

da un 1ato, ora da un altro. La liberta non e I'indipen-denza del poter fare 0non fare qualcosa. La Iiberta none neppure la semplice disponibilita per un che di richie ..sto e necessario (e quindi per un qualche ente), La li-

berra e prima di tutto cio (prima della liberta « nega-

tiva » e di quella « positiva ») il lasciarsi coinvolgere nel-

10 svelamento dell'ente in quanto tale. La svelatezza, a

sua volta, e custodita nel lasciar-si coinvolgere e-sistente,

grazie a cui l'apertura dell'aperto, ossia il « ci » dell'esser ..ci, e cia che e .

Nell' esser-ci e riposto il fondamento essenziale dell'uo-mo, quel fondamento che, a lungo infondato, consente

all'uomo di e-sistere, « E-sistenza» qui non significa exi-

stentia nel senso del sussistere e dell' « esistere » (inteso

come mero essere presente sottomano [Vorhandensein])

di un ente. « E-sistenza» non significa neppure, in sen-so « esistentivo », la preoccupazione morale dell'uomo

per il suo se stesso, basata su una disposizione psico-fisica.L'e-sistenza, radicata nella verita come liberta, e l'es-posi-

.

zione nella svelatezza dell'ente in quanto tale. Non anco- .

ra compresa, e neppure bisognosa di una fondazione es-

senziale, l'e-sistenza dell'uomo storieo incomincia in quel-

l' istante in cui il primo pensatore si mette a disposizione

della svelatezza dell' ente, domandando che cosa sia l'ente.In questa domanda si esperisce per la prima volta la sve-latezza. L'ente nella sua totalita si scopre come c p v O ' t . c ; , « na-

tura », che qui non significa ancora un ambito particola-

re dell 'ente, rna I'ente come tale nella sua totali ta, e pre-

cisamente nel senso di un venire alIa presenza che si

schiude. Solo dove I'ente stesso e elevato e custodito e-

spressamente nella sua svelatezza, e solo dove questa cu-

stodia e intesa a partire dalla domanda suIl'ente in quan-

to tale, nasce la storia . L'iniziale svelamento dell' ente nel-

la sua totalita, la domanda sull 'ente come tale e I 'iniziodella storia occidentale sono la stessa cosa e sono simul-

tanei in un «tempo» che, in s e non misurabile, apre

l'aperto, cioe I'apertura per ogni misura.Ma se }'esser-ci e-sistente, in quanto Iasciar-essere l'en-

te, libera l'uomo per la sua « Iiberta», in quanta essa sol-

tanto gli sottopone delle possibjlita (degli enti) da sceglie-

re e gli impone delle necessita (degli enti), allora a di-sporre della liberta non e l 'arbitrio umano. L'uomo non

4. Ia edizione 1945: lasciare a cia che e presente (das Anwesende)ilsuo essere presente (Anwesen) e non aggiungere altro , ne altrofrapporre.

1 1 1 1 1

 

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146 Segnavia Dell' essenza della uerita 147

« possiede » la l iberta come una sua proprieta, rna tutt'alpiu il contrario: la Iiberta, l'esser-ci e-sistente e svelante,

possiede l'uomo in un modo cosi originario che solamen-te essa consente (gewiihrt) a un'umanita ilriferimentoall'ente nella sua totalita, il quale soltanto fonda e carat-

terizza ogni storia. Solo l 'uomo e-sistente e storico.s La« natura » non ha storia.

La liberta cosi intesa, in quanto lasciar-essere l'ente,

attua e realizza l'essenza della verita nel sensa dello sve-lamento dell' ente. La « verita » non e un connotato dellaproposizione conforme che viene enunciata da un e sog-

getto» umano a proposito di un « oggetto» e che poi« vale» non si sa in quale ambito, rna e 1 0 svelamento

dell'ente, grazie a cui un'apertura dispiega la sua essenza

(west). Nell'aperto e esposto ogni umano comportarsi eil rispettivo atteggiamento. Per questo l 'uomo e nella mo-dalita dell' e-sistenza,

Poiche ogni umano comportarsi (Verhalten) e ognoraa suo modo costantemente aperto e si accorda con cia inrapporto a cui si comporta, il ritegno (Verhaltenheitsdellasciar-essere, cioe la Iiberta, deve avergli dato in dotel 'intrinseca consegna di adeguare il rappresentare al ri-

spettivo ente. A questo punto dire che l'uomo e-siste si-

gnifica dire che la storia delle possibilita essenziali diun'umanita storica e custodita per lui nello svelamento

dell' ente nella sua totalita, Dal modo in cui si dispiega

(west) l'essenza originaria della verita nascono Ie decisionisemplici e rare della storia.

Poiche tuttavia la verita e essenzialmente liberta, I'uo-mo storieo, nel Iasciar-essere I 'ente, pub anche non la..

sciarlo essere per quell'ente che e , e per come esso e .In questo caso l'ente viene occultato e contraffatto. Siimpone l'apparenza, e con essa viene alia Iuce la non-

essenza della verita. Ma poiche, come essenza della verita,la Iiberta e-sistente non e una proprieta dell'uomo, rnal'uomo e-siste, e diventa cosi capace di storia, solo se eposseduto da questa Iiberta, anche la non-essenza dellaverita non PU Q sorgere successivamente dalla sempliceincapacita 0 dalla negligenza dell'uoino. La non ...erita

deve piuttosto venire dall'essenza della verita. Ed e solo

perche nell'essenza la verita e Ia non-verita non sono in-differenti I'una all'altra, rna ineriscono reciprocamente,

che una proposizione vera puo presentarsi in netta op-posizione alIa correlativa proposizione non-vera. Pertan-

to, 1a domanda sull'essenza della verita raggiunge I 'am-bito originario di cio che vuol sapere domandando solo

quando, guardando gia all'essenza della verita nella sua

pienezza, include nello svelamento dell'essenza anche laconsiderazione della non-verita. La discussione relativaalIa non-essenza della verita non e un'aggiunta succes-

siva per colmare una lacuna, rna il passo decisivo perporre adeguatamente la domanda sull' essenza della veri-t3. Ma come possiamo cogliere la non-essenza nell'essen-

za della verita? Se I'essenza della verita non si esauriscenella conformita dell'asserzione. allora anche la non-

verita non potra essere identificata con la non-conformitadel giudizio.

5. L'essenza della uerita

a. 1·edizione 1943: insuflicien te; l'essenza della storia a part ire dal -la storia come evento.

L'essenza della verita si svela come liberta, e questa

come illasciar-essere e-sistente che svela I 'ente. Ogni com-portarsi che si tiene aperto si libra nel lasciar-essere l'en-

te, e di volta in volta si comporta in rapporto a questo 0

a quell'ente. La liberta, come lasciarsi coinvolgere nello

svelamento dell' ente nella sua total ita in quanto tale, hagia disposto ogni comportarsi in uno stato d'animo in re-lazione all' ente nella sua total ita. L'essere in uno statod'animo (1 0 stato d'animo) non si lascia pero mai coglie-re come « esperienza vissuta » e come « sentimento », peT-

che cosi perderebbe soltanto la sua essenza e verrebbe in-terpretato dal punto di vista di cio che (come la « vita »

o 1'« anima ~) puo conservare solo la parvenza di un diri t-to essenziale, finche porta in-se il travisamento e il frain-tendimento dell'essere in uno stato d'animo. Un essere in

uno stato d'animo, cioe un e..sistente essere-esposto all' en-te nella sua rotalita, PU Q essere « vissuto » e « sentito » so-lo in quanto 1'«uomo che 10 vive », senza avvertire l'essen-za dello stato d'animo, e gia coinvolto in un essere in uno

 

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148 Segnavia'

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.. : 6. La non-uerita come uelamentotato d'animo che svela I'ente nella sua totalita. Ognicomportarsi dell'uomo storico, in modo pill 0menD mar ..

cato e consapevole, e in uno stato d'animo, e mediantequesto stato d'animo e coinvolto nell'ente nella sua tata ..

lita. L'evidenza dell' ente nella sua totalita non coincidecon la somma degli enti di fatto conosciuti. Al contra ..

rio: 13.dove I'ente e poco noto all'uomo, 0 e conosciu-to appena e approssimativamente tramite la scienza, l'e·

videnza dell' ente nella sua totalita puo imporsi e do ..minare in. modo pili essenziale di quanto non possa ladove il noto e cio che puo essere conosciuto in ogni mo-mento sono aumentati a perdita d'oechio, e dove nientepuo piu resistere all'industriosita del conoscere, mentre ladominabilita tecnica delle cose si crede senza limiti. Pro-prio nell'appianamento e nellivellamento del conoscere ..

tutto e del conoscere-soltanto, l'evidenza dell' ente si ap-piattisce nel niente apparente di cio che non e neppurepiu indifferenza, rna cosa ormai soltanto dimenticata.

II lasciar-essere l'ente, che dispone in uno stato d'ani-mo, penetra e precede ogni comportarsi che in esso staaperto e si libra. IIcomportarsi dell'uomo t: pervaso

nel suo stato d'animo dall'evidenza dell'ente nella sua to-tali ta . Ma questa « totalita », nell' orizzonte dei calcoli edelle preoccupazioni quotidiane, appare come l'incalco-

labile e l'inafIerrabile. Essa non si lascia mai comprende ..

re dalI' ente che di volta in volta e manifesto, appartengaesso alIa natura 0 alia storia. Nonostante determini co ..

stantemente la disposizione di tutto, questa totalita rima-ne sempre l'indeterminato e I'indeterminabile, e coinci-

de allora per 10 piu, di nuovo, con cio che v't: di pili cor . .

rente e di meno pensato. Essa no~ e un niente, rna un ve -lamento dell' ente nella sua totalita. II lasciar-essere, pro-

prio mentre nel singolo comportarsi lascia essere l'ente

in rapporto a cui si comporta, e cosl 10 svela, proprio al-lora vela rente nella sua totalita, II lasciar-essere e in s econtemporaneamente un velare. Nell' e-sistente Iibertadell' esserci avviene il velamento dell' ente nella sua tota-Iita, e la velatezza.s

a. 1- edizione 1943: tra iparagrafi 5 e 6 ilsaIto nella svol ta (che ~essenzialmen te [west] nell'evento).

La velatezza impedisce 10 svelamento all'aA1]i}€{'tl. e nonla lascia essere ancora come a"tEQ1)CTt.<; (privazione), rna eu ..

stodisce cio che ad essa e piu proprio come proprieta.Pensata dal punto di vista della verita come sveIatezza, la

velatezza e allora la non-svelatezza e quindi la non-verita

autentica e piu appropriata all'essenza della verita. La

velatezza dell'ente nella sua totalita non si pone mai soloa posteriori come conseguenza della conoscenza sempre

parziale dell' ente. La velatezza dell'ente nella sua tota-

lita, l'autentica non-verita, e pili antica di ogni evidenzadi questo 0 quell'ente, Essa e piu antica anche dello stes-

so lasciar-essere, che, mentre svela, gia tiene velato e in

rapporto al velamento si comporta. Che cosa custodisce il

lasciar-essere in questa suo riferimento al velamenta?

N iente di meno che il velamento di cio che e velato nellasua totalita, dell' ente in quanto tale, vale a dire: ilmi-

stero. Non si tratta di un particolare mistero relativo a

questa 0 a quella cosa, rna dell'unico fatto che in gene-

rale ilmistero (il velamento del velato) pervade e domi-

na come tale l 'esser-ci dell'uomo.Nel lasciar-essere che svela e contemporaneamente vela

l'ente nella sua totalita, accade che il velamento appaia

come cio che e in primo luogo velato. L'esser-ci, in quan-

to e-siste, custodisce la prima e pili ampia non-svelatezza,la non..verita autentica. L'autentica non-essenza della ve-rita e ilmistero. Non-essenza qui non significa aneora una·

sorta di decadimento all'essenza nel senso dell'universale(xoLv6v, 'Y EV O';), della sua possibilitas (di cio che rende pos..

sibile) e del suo fondamento. Non-essenza qui significa

l'essere essenziale che si dispiega in tal sensa prima del-l'essenza '< das vor-wesende Wesen). «N on essenza» si-

gnifica invece innanzitutto e per 10 pili la deformazionedi quell' essenza gia decaduta. In tutti questi significatila non-essenza resta comunque, ognora a suo modo, es-senziale all' essenza e non, diventa mai inessenziale nel

senso di indifferente. Ma parlare cosi della non-essenza edella non-verita urta oItre misura il modo abituale di

pensare e da l 'impressione di un accostamento forzato di« paradossi » immaginari. Siccome e difficile eliminare

questa impressione, occorre rinunciare a questo modo di

 

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150 Segnavia

parlare, che t: paradossale solo per la doxa (opinione) co..mune. Per chi sa, invece, il «non-:. dell'iniziale non-

essenza della verita come non-verita rinvia nell'ambitonon ancora esper ito della verita dell'essere (e non solo

dell' ente),

La liberta, intesa come lasciar-essere I 'ente, t: in se un

rapporto risoluto (entschlossen), cioe un rapporto che

non si chiude. Su questo rapporto si fonda ogni compor-

tamento, ricevendo da esso la consegna per I'ente e il suosvelamento . Ma questo rapporto col velamenta vela se

stesso, lasciando la precedenza all 'oblio del mistero e

scomparendo in esso. E vero che l'uorno nel suo compor-

tarsi si rapporta costantemente all'ente, rna t: altrettanto

vero che per 1 0 pili si contenta sempre di questo 0 quel-

l'ente e della sua rispettiva evidenza. L'uomo si att ienea cio che e praticabile e controllabile, anche l a dove e in

gioco la realta prima e ultima. Anche quando si appre-

sta ad estendere, modificare, fare propria e assicurare

I'evidenza dell'ente nei diversi ambiti del suo fare e del

suo lasciare, anche allora assume le indicazioni utili a

questo scopo dall'ambito dei f in i e dei b isogni praticabili.

Ma 10 stabilirsi nella realta corrente e in s e il non-la-sciare che il velamento del velato si imponga e domini.

Certo, anche nell'ambito del praticabile ci sono enigmi,cose non chiarite, indecisioni e dubbi, rna questi proble-

mi, sicuri di se, sono soltanto passaggi e fasi intermedie

nei percorsi del praticabile, e, come tali, non sono essen-

ziali. La dove la velatezza dell ' ente nella sua total ita vieneammessa solo come un limite che talvolta si annuncia,il velamento, come evento fondamentale, e gia affondato

nell' oblio.Eppure il mistero obliato dell' esserci non e elirninato

dalI'oblio, al contrario l'oblio conferisce aII'apparente

scomparsa di cio che e stato obliato una propria presen-za. Non concedendosi nell' oblio e per l'oblio, iI mistero

lascia stare l'uomo storieo nell'ambito del praticabile e

dei suoi ar tefa tti. Cosi lasc ia ta stare, un'umanita r iempie

il proprio « mondo » in base ai bisogni e agli in tenti via

via piu attuali e 10 satura dei suoi progetti e dei suoi

piani. Da questi, l'uomo, dimentico dell'ente nella suatotalita, desume poi la propria misura. Insistendo su di

essi, si procura sempre nuove misure, senza ancora riflet-

.~

. ~.

Del l' e s sen za della verita 151

tere suI fondamento da cui le desume e sull'essenza chele fornisce ..Nonostante ilprogresso verso nuove misure enuovi scopi, I'uomo si inganna sull'autenticita dell'es ..

senza delle sue misure. Sbaglia misura, quanta pin esclu-sivamente assume se s tesso in quanto soggetto come misu-

ra di tutti gli enti. Lo smisurato oblio dell'umanita insi ..ste nell'assicurare se stessa con quel praticabile che di

volta in volta Ie e accessibile.- Questo insistere ha ilsuo

sostegno, che gli e inconoscibile, nel rapporto che l' essercie non solo in quanto e-siste, rna in quanto nello stesso

tempo in-siste, ossia caparbiamente persiste in cio che

I'ente, quasi da se e in s e aperto, gli offre.

Esistendo, I' esserci e insistente. Anche nel l' esistenza

insistente il mistero domina e si impone, rna come essen-za obliata, e quindi divenuta « inessenziale », della verita.

7. La non-uerita come erranza

Insistente e I'uomo rivolto alIa realta pili prossima e

praticabile dell' ente. Ma egli insiste solo in quanto giae-s is te , assumendo l'ente come una tale misura direttrice.

Ma nel suo prendere misure I'umanita e distolta dal mi-

stero. Quell 'insistente rivolgersi alla realta praticabile e

questo e-sistente distogliersi dal mistero si implicano re-

ciprocamente. Anzi sono la stessa cosa . . Quel volgersi-a,

volgendosi-da, segue tuttavia a una singolare svoita nel

volgersi di qui e di 13.dell'esserci, L'irrequietezza dell'uo-mo, che 10 spinge ad allontanarsi dal mistero per volgersi

alIa realta praticabile, e che 1 0 fa passare via via da un

oggetto a ll'a ltro della realta corrente, senza accorgers i de l

mistero, e }' errore (Irren). ,L'uomo erra. Non e che l 'uomo cada neIl'erranza (Irre),

rna si muove gia sempre nell'e rranza, perche e-sistendo in-

siste, e quindi sta gia nell'erranza. L'erranza, per la qua-Ie l'uomo va, non e qualcosa che,per cosl dire, passi vi-

cino all'uomo e in cui egli a volte cada, come in una

buca; al contrario, l'erranza fa parte della costituzione

intrinseca dell' esser-ci in cui l 'uomo storieo e coinvolto.

L' erranza e l'ambito di quella svoita nella quale agevol-

mente l'e-sistenza in-sistente si perde e si sbaglia sempre

 

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152 Segnavia Dell' essenza della uerita 153

di nuovo. II velamento dell' ente velato nella sua totalita

domina e si impone gia nello svelamento del rispettivoente; in quanto oblio del velamento, tale svelamento di . .

venta erranza.L'erranza e l'opposizione essenziale (Gegenwesen) al-

I' essenza iniziale della verita. L' e rranza si apre comequell'ambito aperto a ogni opposizione alia verita essen-ziale. L'erranza e la dimora aperta e il fondamento del-

I'errore (Irrtum). L'errore non e un errore particolare,bensi il regno (il dominio) della storia delle intricate tra-

me di tutti imodi dell'errare.Ogni comportarsi ha ognora il suo modo proprio di

errare conformemente alIa sua apertura costante e al suoriferimento all' ente nella sua totalita. L' errore va dalle

piu comuni azioni sbagliate, dal le sviste e dai calcoli ine-satti sino al perdersi e ai lo stravagare negli atteggiamen-

ti e nelle decisioni essenziali. Tuttavia, cia che si conosceabitualmente come errore, anche stando aIle dottrine

della fi losofia, ossia la non-conformita del giudizio e lafalsita della conoscenza, in realta e solo un modo di er-rare, e per giunta il piu superficiale. L'erranza, in cui

un'umanita storica deve rispettivamente muoversi, affin-che il suo cammino sia errante, e essenzialmente connessaalI'apertura dell'esserci. L'erranza domina l 'uomo e 10

fuorvia. Ma come fuorviamento, l'erranza contribuisce

nello stesso tempo a creare la possihilita, che l'uomo puotrarre fuori dal la sua e-sistenza, di non lasciarsi fuorviare, .

facendo esperienza dell'erranza stessa e non misconoscen-

do il mistero dell' esser-ci.Poiche l' e-sistenza in-sistente dell'uomo si muove nel-

I'erranza, e poiche l'erranza come fuorviamento e sem-pre in qualche modo angustiosa e, in forza di questa an-gustia, e padrona del mistero, e precisamente nel sensoche esso e dimenticato, per questo I'uomo, nell'e-sistenzadel suo esserci, e sottomesso al dominare del mistero etanto p iu all 'angustia dell'erranza. Egli e nella situazionedi necessita della costrizione (Not der Notigung) da par-

te dell'uno e dell'altra. L'essenza della verita nella suapienezza, che include la sua non-essenza (Unwesen) piupropria, tiene l'esserci, con questa costante svolta del vol-gersi di qui e di hi, nella situazione di necessita. L'essercie la svolta nella necessita (Wendung in die Not). Dal-

l'esser-ci dell'uomo, e da esso so1tanto, scaturisce 10 svela-mento della necessita (Notwendigkeit) e quindi la pos-sibile trasposizione nell'inevitabile,

Lo svelamento dell'ente come tale e in se ad un tempoil velamento dell ' ente nella sua totalita. Nella contem-poraneita dello svelamento e del velamento domina I'er-ranza. II velamento del velato e l'erranza appartengono

all' essenza iniziale della verita. La Iiberta, concepita a

partire dall'in-sistente e-sistenza dell' esserci, e I'essenzadella verita (nel senso della conformita del rap-presen-

tare) solo per ilfatto che la Iiberta stessa nasce dalI' es-senza iniziale della verita, dal dominare del mistero nel-l'erranza. IIasciar-essere l'ente si realizza nel compor-tarsi che si tiene aperto, Ma ilIasciar ..essere I'ente c·o-

me tale nella sua totalita accade in modo adeguato al ..

l'essenza solo quando a volte viene assunto nella sua es-senza iniziale. Allora la ri-solutezza (Ent-schlossenheit)

per il mistero e sulla via dell'erranza come tale . .Allora

la questione dell'essenza della verita e posta in maniera

pill originaria. In questo modo si scopre il fondamento

della implicanza tra l'essenza della verita e la verita del-

l'essenza. La prospettiva che dall' erranza si protende sulmistero e il domandare nel senso di quella che e l'unicadomanda: che cos' e l'ente come tale nella sua totalita?

Questa domandare pensa il problema dell' essere dell' en-te, problema essenzialmente sconcertante e quindi nonaneora controllato nella sua plurivocita. II pensiero del-I'essere, da cui inizialmente scaturisce questo domandare,

viene inteso a partire da Platone come « filosofia » e solopili tardi assume il titolo di « metafisica ».

L

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t

IiI

..

8. La questione della uerita e la filosofia

Nel pensiero dell'essere, la liberazione dell'uomo perI'e-sistenza, che fonda la storia, viene a prendere la pa-

rola, parola che non e 1' « espressione » di un'opinione,

rna la compagine ben custodita della verita dell'entenella sua totalita, Quanti siano quelli che hanno orec-chio per questa parola, non ha importanza. Chi siano co-loro che sanno ascoltare, e decisivo per 1a posizione del-

 

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154 Segnavia Dell' essenza della uerita 155

l 'uomo nella storia. Ma nello stesso momento storieo incui si compie I'inizio della filosofia incomincia ancheI'esplicita dominazione del senso comune (la sofistica).

II senso comune si richiama all'ovvieta dell'ente mani-

festo e considera ogni domandare del pensiero come un

attentato al sana buonsenso comune e alIa sua infelice

suscettibilita.

Tuttavia, itermini in cui il comune buonsenso, pie-

namente legittimo nel suo ambito, valuta la fi losofia , non

ne colgono l'essenza, la quale puo essere determinata solo

partendo dal riferimento alla verita originaria deIl'ente

come tale nella sua totalita, Ma siccome l'essenza della

veri ta , nella sua pienezza, include Ia non-essenza e si im . .

pone e domina innanzitutto come velamento, la filosofia,

in quanto domandando cerea questa verita, e in se di-scorde. II suo pensiero e l'abbandono alIa mitezza, che

non si rifiuta alIa velatezza dell' ente nella sua totalita. II

suo pensiero e ancor pill la ri-solutezza del rigore che

non sfonda la velatezza, rna costringe la sua essenza in-tatta nelIo spazio aperto del capire e quindi nella suapropria verita,

N el mite rigore e nella r igorosa mitezza del suo lasciar-essere I'ente come tale "nella sua totalita, la filosofia di-

venta un domandare che non pub attenersi unicamente

all'ente, rna che non ammette nemmeno alcuna imposi-

zione dall' esterno. Questa interiore condizione di neces-sita del pensiero e stata avvertita da Kant; egli dice in-

fatti della filosofia: «Qui noi vediamo che la filosofia eposta di fatto in una situazione critica che essa deve man-

tenere sempre, anche se non puo ne agganciarla ne ap-

poggiarla a qualcosa, ne in cielo ne in terra. Qui essa de-

ve dimostrare la sua genuinita come custode autonoma

delle proprie leggi e non come araldo di quelle che un

senso infuso 0 non so quale altra natura tutelare le sug-

geriscono ... » (Grundlegung der Mtaphysik der Sitten[Fondazione della metafisica dei costumi], in Werke,:I;

vol. IV, p. 425).

Con questa interpretazione dell'essenza della filosofia,

Kant, la 'cui opera introduce I'ul tima svolta della meta-

fisica occidentale, guardaIn un ambito che, in con for-rnita alIa propria posizione metafisica fondata sulla sog-gett ivi ta , egli poteva concepire solo a partire da questa

soggettivita e doveva intendere come custodia delle pro-prie leggi. Questa visione essenziale della determinazione

della filosofia e pero abbastanza ampia da rigettare ogni

asservimento del suo pensiero, la cui forma pin malde-stra si nasconde nella scappatoia che da tutt 'al pin aliafilosofia il valore di una « espressione » della c civilta »

(Spengler) e di ornamento di un'umanita che produce.Se la fi losofia realizzi la sua essenza, decisa fin dagli

inizi, quale «custode (Selbsthalterin) delle proprie leg-

gi », 0se invece sia essa stessa eustodita e destinata a cu-stodire dalla verita di cia di cui Ie sue leggi sono ognora

leggi, e una questione che si decide in base allinizialita

con cui l'essenza originaria della verita diventa essen-

ziale per il domandare del pensiero,

IJ tentativo qui presentato porta la questione dell'es-senza della verita oltre i limiti del l'abituale definizione

del concetto comune della sua essenza e aiuta a ripensarese la questione del l'essenza della verita non debba essere

al tempo stesso e anzitutto la questione della verita del-l'essenza. Ma nel concetto di « essenza» la filosofia pen-

sa I'essere. Riconducendo la possibilita intrinseca della

conformita di un giudizio' all'e-sistente liberta dellasciar-essere, r iconosciuta come suo « fondamento », e accen-

nando all'inizio essenziale di questa fondamento nel ve-

lamento e nell'erranza, abbiamo voluto indicare che l'es-

senza della verita non e la vuota « generalita » di unauniversalita « astratta », rna quell 'U nico che si nasconde

nella storia, a sua volta unica, dello svelamento del « sen-

so » di cio che noi chiamiamo essere, e che da lunge tem-

po siamo abituati a pensare solo come I' ente nella sua

totalita,

9. Nota

• I. Kant, Gesammelte Schrijten, Berlin, 1902 sgg. (edizione iniziatadall'Accademia Prussiana delle Scienze).

La questione dell' essenza della veri ta scaturisce dalla

questione della verita dell' essenza. La prima que~tio~~intende l' essenza anzitutto nel senso della quiddita

 

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5/17/2018 Filosofia Heidegger - Sull'Essenza Della Verita' - Segnavia - Adelphi - slidepdf.com

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156 Segnavia

(Washeit, quidditas) 0 della cosalita (Sachheit, realitas),

quindi la verita come carattere del la conoscenza. La que-stione della verita dell'essenza pensa l'essenza (Wesen) insenso verbale e, restando ancora all'interno della rappre-sentazione tipica della metafisica, pensa con questa pa-rola l'essere {Seyn) come differenza che domina tra es-sere (Sein) ed ente. Verita significa quel velarsi diradante(lichtendes Bergen) che e il tratto fondamentale dell'es-

sere (Seyn). La questione dell'essenza della verita trovala sua risposta nella affermazione che l' essenza della ve-

rita e la oerita dell'essenza. Dopo ichiarimenti dati, sivede facilmente che questa affermazione non vuole essereun semplice capovolgimento di parole e suscitare l'appa-renza del paradosso. IIsoggetto del la proposizione, nelcaso sia ancora lecito fare uso di questa fatale categoriagrammaticale, e la verita dell' essenza. II velarsi diradan-te e , anzi, lascia essere ( li ip t w e sen ) la concordanza tra la

conoscenza e I'ente. La proposizione non e dialettica. Enon e affatto una proposizione nel senso di un'asserzione(A ussage). La risposta alla questione dell' essenza dellaverita e il dire (die Sage) di una svolta (Kehre) entro la

storia dell'essere (Seyn). Poiche alI'essere (Seyn) appartie-ne un velarsi diradante, esso appare iniziaImente alIa lu-ce di un sottrarsi che vela. II nome di questa radura(Lichtung) e a . A , ' l l a E t . a . .

Gia nel proget to originario la conferenza Dell' essenza

della uerita avrebbe dovuto essere completata da una se-

conda Della uerita dell' essenza. Questa fall i per imotiviora esposti nel Brief iiber den eHumanismus s [Letterasull'« umanismo »].

La questione decisiva (Sein und Zeit, 1927) del sensodell'essere, vale a dire (ibid., p. 151) dell'ambito del pro-getto, cioe dell'apertura, cioe della verita dell' essere enon soltanto dell' ente, intenzionalmente non e stata

svolta. IIpensiero si tiene apparentemente nell' orbitadella metafisica, e tuttavia, nei suoi passi decisivi che dal-la veri ta come conformita conducono alIa liberta e-sisten-te, e da questa alIa verita come velamento ed erranza,esso mette in atto un cambiamento del domandare chefa parte dell' oltrepassamento della metafisica. IIpensie ..ro tentato in questa conferenza si compie in quell 'espe-rienza essenziale in cui si constata che solo a partire dal-

Dell'essenza della uerita 157

l'esser-ci, in cui I'uomo puo entrare, si prepara per I'uo-rna storico una vicinanza alIa verita dell'essere. Qui, co-me gia in Seiri und Zeit, non soltanto e abbandonataogni specie di antropologia e ogni forma di soggettivitadelI'uomo in quanta soggetto, e non soltanto e cercatala ver'ita dell'essere come fondamento di una mutata po-sizione storica di fondo, rna nel 'corso del la conferenza cisi accinge a pensare muovendo da questo diverso fonda-

mento (daII' esser-ci). La progressione del domandare e inse ilcammino di un pensiero che, invece di fornire rap ..presentazioni e concetti, si esperisee e si mette alIa provacome cambiamento del ri ferimento all'essere,


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