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Fino all'U febbraio 200 opere di Duchamp, Magrill e, Dali ... · Palazzo Albergati Fino all'U...

Date post: 13-Jun-2020
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Palazzo Albergati Fino all'U febbraio 200 opere di Duchamp, Magrill e, Dali, Man Ray, Arp, Tanguy, Mirò e altri ancora, provenienti dall'Israel Museum, raccontano surrealismo e dadaismo L'arte, il `900 , la rivoluzione Galleria Sopra, da sinistra, un collage di carta su masonite di Joseph Cornell; un dipinto ad olio di Yves Tanguy del 1932, un particolare della stanza di Mae West di Dalì reinterpretata da Oscar Tusquets; uno scorcio della mostra con opere di Duchamp di Luciana Cavina M an Ray, nel 1934, fo- tografò Marcel Du- champ in abiti fem- minili: in quell'in- quieto bianco e nero spicca Rrose Sélavy, l'alter ego femmi- nile del padre del dadaismo. Anche il superamento dei ge- neri, qualcosa che oggi nell'arte diamo per scontato, è una delle rivoluzioni condotte dagli arti- sti che dal periodo rabbioso tra le due guerre in poi, sconvolse- ro parametri, visioni, tecniche e il senso stesso della rappresen- tazione. Surrealismo. Dadai- smo. Duchamp, Man Ray, Dalì, Magritte, Arp, Tanguy, ma an- che Max Ernst, Mirò, Hannah Hoch, Joseph Cornell e altri an- cora. Il loro percorso è raccontato nella mostra prodotta da Arthe- misia «T rivoluzionari del `900», visibile a Palazzo Albergati fino al l'11 febbraio. Ci sono i nomi di richiamo, certo, anche capola- vori tra i più noti: la «Gioconda con i baffi» cioè il dissacran- te L.H.O.O.Q. di Duchamp; l'enorme masso / castello che sfida la forza di gravità nel Cha- teau de Pyrenees di Magritte; Un Surrealist Essay di Dall con il libro posato su un cipresso che si proietta altrove. Ma il percorso espositivo , suddiviso per tematiche , è ben strutturato per illustrare con chiarezza le diverse evoluzioni di pensiero degli artisti. Una sorta di com- pendio di tecniche, argomenti, esiti e ovviamente autori, per una panoramica pressoché completa . «La prima in Italia», fanno sapere gli organizzatori. La curatela è affidata a Adina Kamien-Kazhdan , « senior cu- La curatrice L'aspetto più pericoloso era la dimensione del sogno perché cercava oltre la realtà rator of Modem art» dall'Israel Museum di Gerusalemme da cui provengono tutti i 18o lavori esposti. Per la maggior parte sono selezionati all'interno del- la mastodontica collezione di oltre 70o pezzi che il poeta mi- lanese Arturo Schwarz ha do- nato all'istituzione di Gerusa- lemme. L'allestimento è curato dal- l'architetto catalano Oscar Tu- squets Blanca che confida: «L'allestimento non è protago- nista, ma lo sono le opere». Ogni sala, un tema e le pareti di un colore che sia cornice ideale e coerente. Il verde, per esem- pio, è stato scelto per la sezione dedicata al bioformismo. «Al- l'inizio il verde mi aveva un po' disorientata invece è perfetto ammette la curatrice per- ché il biomorfismo è commi- stione tra uomo e natura, corpo e paesaggio». E qui, per esem- pio, che le sculture lisce e sferi- che di Jean Hans Arp dialogano con i dipinti di Yves Tanguy in cui forme, terra e mare si con- fondono creando paesaggi in- I rivoluzionari del Novecento. Pagina 11
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Palazzo Albergati Fino all'U febbraio 200 opere di Duchamp, Magrill e, Dali, Man Ray, Arp,Tanguy, Mirò e altri ancora, provenienti dall'Israel Museum, raccontano surrealismo e dadaismo

L'arte, il `900, la rivoluzione

GalleriaSopra, dasinistra, uncollage di cartasu masonite diJoseph Cornell;un dipinto adolio di YvesTanguy del1932, unparticolare dellastanza di MaeWest di Dalìreinterpretata daOscar Tusquets;uno scorcio dellamostra conopere diDuchamp

di Luciana Cavina

M an Ray, nel 1934, fo-tografò Marcel Du-champ in abiti fem-minili: in quell'in-

quieto bianco e nero spiccaRrose Sélavy, l'alter ego femmi-nile del padre del dadaismo.Anche il superamento dei ge-neri, qualcosa che oggi nell'artediamo per scontato, è una dellerivoluzioni condotte dagli arti-sti che dal periodo rabbioso trale due guerre in poi, sconvolse-ro parametri, visioni, tecniche eil senso stesso della rappresen-tazione. Surrealismo. Dadai-smo. Duchamp, Man Ray, Dalì,Magritte, Arp, Tanguy, ma an-che Max Ernst, Mirò, HannahHoch, Joseph Cornell e altri an-cora.

Il loro percorso è raccontatonella mostra prodotta da Arthe-misia «T rivoluzionari del `900»,visibile a Palazzo Albergati finoal l'11 febbraio. Ci sono i nomi dirichiamo, certo, anche capola-vori tra i più noti: la «Giocondacon i baffi» cioè il dissacran-

te L.H.O.O.Q. di Duchamp;l'enorme masso/castello chesfida la forza di gravità nel Cha-teau de Pyrenees di Magritte;Un Surrealist Essay di Dall conil libro posato su un cipressoche si proietta altrove. Ma ilpercorso espositivo , suddivisoper tematiche , è ben strutturatoper illustrare con chiarezza lediverse evoluzioni di pensierodegli artisti. Una sorta di com-pendio di tecniche, argomenti,esiti e ovviamente autori, peruna panoramica pressochécompleta . «La prima in Italia»,fanno sapere gli organizzatori.

La curatela è affidata a AdinaKamien-Kazhdan , «senior cu-

La curatriceL'aspetto più pericolosoera la dimensione delsogno perché cercavaoltre la realtà

rator of Modem art» dall'IsraelMuseum di Gerusalemme dacui provengono tutti i 18o lavoriesposti. Per la maggior partesono selezionati all'interno del-la mastodontica collezione dioltre 70o pezzi che il poeta mi-lanese Arturo Schwarz ha do-nato all'istituzione di Gerusa-lemme.

L'allestimento è curato dal-l'architetto catalano Oscar Tu-squets Blanca che confida:«L'allestimento non è protago-nista, ma lo sono le opere».Ogni sala, un tema e le pareti diun colore che sia cornice idealee coerente. Il verde, per esem-pio, è stato scelto per la sezionededicata al bioformismo. «Al-l'inizio il verde mi aveva un po'disorientata invece è perfetto

ammette la curatrice per-ché il biomorfismo è commi-stione tra uomo e natura, corpoe paesaggio». E qui, per esem-pio, che le sculture lisce e sferi-che di Jean Hans Arp dialoganocon i dipinti di Yves Tanguy incui forme, terra e mare si con-fondono creando paesaggi in-

I rivoluzionari del Novecento. Pagina 11

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espressiva anche ciò che potevasembrare un problema». Ne èun esempio il suo SurrealistEssay (anno 1934) in esposizio-ne. Lo spiega Kamien-Kazhdan:«Il colore scuro del cipresso siera screpolato ma lui volle la-sciarlo così, perché indicava ilpassare del tempo».

È sempre la curatrice a de-scrivere le diverse sezioni:«"giustapposizioni meraviglio-

stabili in mondi fantastici.Di Tousquets è invece la

«stanza di Mae West», una sor-ta di riproduzione della sala delmuseo di Figueres di Dalì (sem-pre pensata dall'architetto) do-ve il ritratto realizzato dal pitto-re diventa un salotto arredato.La bocca un divano, gli occhi iquadri (in realtà scatti di profiliparigini ingranditi all'inverosi-mile) e il naso un camino. To-squetes ha lavorato a lungo conDalì, e ci dice che il suo inter-vento a Palazzo Albergati è una«reinterpretazione. Qui i visita-tori si possono accomodare se-duti, scattare selfie. A Dalì sa-rebbe piaciuto. Lui era così,aperto ad ogni novità e sapevatrasformare in opportunità

Locandina

• La mostra«Duchamp,Magritte, Dalì. Irivoluzionaridel '900» èaperta aPalazzoAlbergati di viaSaragozza, 28fino all'11febbraio 2018

• Proodotta daArthemisia conl' IsraelMuseum diGerusalemmeè curato daAdina Kamien-Kazhdan

• Aperturatutti i giornidalle 10 alle 20Bigliettointerno 14 euroe riduzioni finoa 6 euro(audioguidainclusa)arthemisia.itpalazzoalbergati.com

se" contiene la-vori in cui ognimateriale, o og-getto comune eindustriale puòdiventare operad'arte». Così laruota di Du-champ o il «pal-letable» di ManRay, un po' tavo-lino un po' tavo-lozza. Scorronoi collage o i«grattage» dellatela, le sculture

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che sovrappon-gono oggetti di

provenienze «opposte», readymade tra i più sorprendenti,che si vedranno un po' in tuttele sezioni.

«Abbiamo poi concentratotemi come il "desiderio" vaavanti la curatrice dove ladonna diventa musa ma ancheimmagine di violenza o come"l'automatismo", una modalitàdi creazione che intendeva tra-durre le idee freudiane sull'in-conscio»: azione come associa-zione libera.

Ecco, ancora, i paesaggi dasogno, ci cui il «Castello» diMagritte è un emblema. Unacuriosità: Il celebre dipinto fucommissionato dall'avvocatodel pittore belga perché, fa sa-pere Kamien-Kazhdan, «nonsopportava la vista dal suo uffi-cio». Da qualche parte è pre-sente anche una Natura Mortadi Giorgio Morandi, messa lì inomaggio a Bologna e al periodometafisico del maestro.

Ma è proprio il sogno, l'ele-mento più «pericoloso», delsurrealismo, «perché dava cor-po alla realtà, oltre la realtà»,così come i dadaisti «cambiava-no significato alle cose e al rea-le, agli elementi della quotidia-nità». Sul soffitto del corridoioche accompagna all'uscita, infi-ne, Tosquets ha appeso sacchidi carbone. Il chiaro riferimen-to è all'installazione di Du-champ nel 1938 alla Galerie desBeaux Arts di Parigi.

luciana.cavina@a res.it© RIPRODUZIONE RISERVATA

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