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Foreste - Arpa Umbria · gnose del decennio disaggregate per anno, evidenzia come i prelievi annui...

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l PRESSIONI

8.1. INTRODUZIONE

A partire dagli anni settanta si apre il di-battito inerente l’importanza di un approc-cio globale alla gestione del patrimonioforestale: alla conferenza di Stoccolma(1972), in riferimento all’ambiente natura-le in genere, tra i principi stabiliti si trovache:- le risorse umane devono essere pro-

tette, preservate, opportunamenterazionalizzate per il beneficio dellegenerazioni future;

- la conservazione della natura deveavere un ruolo importante all’internodei processi legislativi degli stati.

Nel 1980 viene promossa una “Strategiamondiale per la conservazione” (WCS) icui obiettivi dichiarati erano:- mantenimento dei sistemi vitali e dei

processi ecologici essenziali;- conservazione della diversità geneti-

ca;- utilizzo “sostenibile” delle specie e

degli ecosistemi.Tuttavia una vera e propria definizione di“sostenibilità” verrà proposta soltanto nel1987 nel Rapporto della CommissioneMondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo(WCED). In tale documento, meglio notocome “Rapporto Brundtland”, si sostieneche quello sostenibile è lo sviluppo chedeve rispondere alle necessità del presen-te senza compromettere le necessità del-le generazioni future di soddisfare le pro-prie. Nel 1991 si arriva a considerare lo“sviluppo sostenibile” come quel proces-so di crescita che consente un migliora-mento della qualità della vita, senza ec-cedere le capacità di carico degliecosistemi di supporto dai quali essa di-pende.Nel 1992 a partire dalla Conferenza diRio de Janeiro, nel corso del “Summitdella Terra” (UNCED), si è cercato di dareconcretezza al concetto di GestioneForestale Sostenibile (GFS) attraverso ilcontrollo degli impatti ambientali e socia-li delle scelte economiche degli operatoripubblici e privati. Sono state inoltre sot-toscritte da un elevatissimo numero di

l 8 l Foreste

Paesi, tra cui l’Italia, cinque convenzioniglobali che riguardano le relazioni trauomo e ambiente:- dichiarazione di Rio sull’Ambiente e

lo Sviluppo;- agenda 21;- dichiarazione dei principi sulle fore-

ste;- convenzione quadro sui cambiamenti

climatici;- convenzione sulla diversità biologica.Nel 1993 a Helsinki (Helsinki Process), aseguito della sottoscrizione delle conven-zioni globali dell’UNCED e delle Conferen-ze Ministeriali sulla protezione delle Fo-reste in Europa (1990), si è giunti all’ap-provazione di linee guida generali per laGestione Forestale Sostenibile in Euro-pa e linee guida generali per la conser-vazione della biodiversità delle foresteeuropee.Secondo l’Helsinki Process la gestionesostenibile del patrimonio forestale do-vrebbe prendere in considerazione i se-guenti criteri:1) mantenimento e appropriato miglio-

ramento delle risorse forestali e lorocontributo al ciclo globale del carbo-nio;

2) mantenimento della salute e della vi-talità degli ecosistemi forestali;

3) mantenimento e sviluppo delle funzio-ni produttive della gestione forestale(prodotti legnosi e non legnosi);

4) mantenimento, conservazione e ap-propriato miglioramento della diver-sità biologica negli ecosistemi fore-stali;

5) mantenimento e appropriato miglio-ramento delle funzioni protettive nel-la gestione forestale;

6) mantenimento delle altre funzioni edelle condizioni socio-economiche.

Nel 1998 a Lisbona, nell’ambito della ter-za Conferenza interministeriale sulla Pro-tezione delle Foreste in Europa i ministriresponsabili del settore forestale hannoadottato formalmente, con la Risoluzio-ne L2, i Criteri e gli Indicatori pan-euro-pei di GFS.In ambito nazionale particolare attenzio-

ne è stata rivolta alla definizione di C&Idi GFS (ANPA, 2000), come strumento diorientamento e valutazione degli impatti.Nella tabella 1 è riportato l’elenco dei C&Iche è stato ritenuto opportuno adottareconsiderando le specifiche condizionidelle risorse forestali regionali.La Regione dell’Umbria ha approvato unPiano Forestale Regionale, valido per ildecennio 1998-2007, in cui sono indivi-duati 5 obiettivi guida, da integrare conquanto già indicato dai sopracitati accordiinternazionali, che riguardano (AA.VV.,1998):- tutela e miglioramento del patrimonio

forestale;- migliore integrazione dei prodotti

forestali con la domanda di prodottilegnosi;

- valorizzazione dei prodotti non legno-si;

- offerta di servizi turistico-ricreativistrutturati;

- adeguamento degli strumenti istituzio-nali, normativi, formativi e informati-vi.

8.1. PRESSIONI

Di seguito sono separatamente descrittele pressioni dirette esercitate nell’ambien-te dalla componente antropica sulla com-ponente vegetazione. Gli indicatoriquantitativi di pressione possono esserein sintesi aggregati nei seguenti tipi:1) prelievi;2) immissioni;3) di servizio.

8.1.1. Prelievi

8.1.1.1. Bilancio tra incremento eutilizzazioni legnose negli ultimi diecianni

Le utilizzazioni legnose, realizzate inUmbria nel decennio 1993-2002, am-montano a oltre 3,7 milioni di metri cubiche, con riferimento alla superficieforestale rilevata dall’ ISTAT, corrisponde

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Tabella 1 – Lista degli indicatori di GFS

1 Indicatori descrittivi (D) o quantitativi (Q).2 Indicatori definiti nella Conferenza di Lisbona (I), a livello nazionale (N) o regionale dal presente rapporto (R).3 Con riferimento al modello DPSIR indicatori delle pressioni (P), di stato (S), degli impatti (I) o delle risposte (R).

a un prelievo medio su base annua neldecennio di 1,4 m3/ha.Il grafico 1, che riporta le utilizzazioni le-gnose del decennio disaggregate peranno, evidenzia come i prelievi annui si-ano in media contenuti entro i 350.000m3, con un’unica oscillazione registratanel 1998 che ha superato i 563.000 m3.In particolare si osserva come nell’arcotemporale considerato il quantitativo dilegname tagliato presenti un andamento

pressoché costante, se si escludono iprelievi registrati nel 1998.Le utilizzazioni legnose si possono sud-dividere, in funzione della provenienza,in prelievi in foresta e fuori foresta. Mar-ginale, nel decennio 1993-2002, è il con-tributo dei prelievi fuori foresta che rap-presenta solo il 8,4% delle utilizzazionilegnose realizzate sul territorio regiona-le che per il 91,6% interessano forma-zioni boscate.

I prelievi medi annui di legname nel de-cennio 1993-2002 sono stati sempre in-feriori all’incremento medio annuo rilevatoper le formazioni a bosco dall’IFR del1993. Il grafico 2 illustra come a fronte diun prelievo medio annuo di 1,4 m3/ha leformazioni forestali in Umbria registrinoritmi di crescita che, in funzione della for-ma di governo, sono compresi tra 2,7 m3

e 3,6 m3 per ettaro. È nelle fustaie e neicedui in conversione che, l’applicazione

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Grafico 1 – Utilizzazioni legnose nel decennio 1993-2002

Fonte: ISTAT per i dati dal 1993 al 1997; Regione Umbria per i dati dal 1998 al 2002

di forme di governo a ciclo produttivo lun-go, favorisce i maggiori accumuli dibiomassa.

Tabella 2 – Prelievi per tipo di assortimentonel decennio 1993-2002

Fonte: ISTAT per i dati dal 1993 al 1997;Regione Umbria per i dati dal 1998 al 2002

In dettaglio nei grafici 3 e 4 è possibileosservare i prelievi in foresta e fuori fore-sta del decennio 1993-2002, disaggregatisu base annua in funzione del tipo di as-sortimento legnoso. L’assortimento legnaper combustibili ha sostanzialmente qua-le unica provenienza il bosco mentre il le-gname da opera, seppur con quantitativicontenuti, proviene con quantità simili daprelievi in foresta e fuori foresta, con valo-ri compresi tra 160.000 m3 e 180.500 m3.Da segnalare che il legname da opera rac-colto in foresta è costituito in prevalenzada legno di conifere, in particolare pini,mentre i prelievi fuori foresta si concentra-no negli impianti specializzati di pioppo.

8.1.1.3. Quantità della raccolta difunghi, tartufi, castagne e dei prelievivenatori

I prodotti non legnosi del bosco, in base

alla definizione fornita dall’ISTAT, sonorappresentati da prodotti di varia naturache, in particolari contesti rurali della col-lina e della montagna, possono costitui-re significative fonti di reddito.Il tartufo, in particolare, riveste una note-vole importanza nelle zone montanevocate alla sua produzione, dove ha rap-presentato un significativo fattore di atti-vazione di funzioni gestionali da parte deiproprietari, singoli e associati.Nel 2001 la superficie dedicata alla rac-colta del tartufo era complessivamente dicirca 2.510 ha, di cui 2.230 ha interessa-vano superfici naturali vocate nelle qualila produzione del tartufo è riservata e

Grafico 3 – Prelievi in foresta per assortimento nel decennio 1993-2002

Fonte: ISTAT per i dati dal 1993 al 1997; Regione Umbria per i dati dal 1998 al 2002

controllata, e 280 ha erano rappresentatida impianti artificiali di specie micorizzate.La raccolta del tartufo è regolamentata econsentita solo a coloro in possesso diregolare licenza: in Umbria nell’anno2001 erano state regolarmente rinnova-te circa 6.200 licenze.La tabella 3 riporta i dati sulle quantitàraccolte di alcuni dei principali prodottinon legnosi nel decennio 1993-2002.Notevole importanza in Umbria inoltre ri-veste il prelievo di selvaggina operatoattraverso l’attività venatoria, si ricordainfatti che, con riferimento all’anno 1999,predendo come riferimento la superficieregionale, la caccia è consentita in oltre

Grafico 2 – Incremento medio annuo per formadi governo

Fonte: IFR, 1993.

8.1.1.2. Impieghi energetici dellebiomasse legnose compresi gli scartie sottoprodotti legnosi

La legna per combustibili, che in base aidati ISTAT comprende la legna da arderee legna per carbone, rappresenta il 91%dei prelievi realizzati in foresta e fuori fo-resta (tab. 2).

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il 75% del territorio e un decimo della stes-sa è rappresentata da aziende venatorie,in base a dati rilevati nel 2001.Il numero dei cacciatori tesserati, nell’ar-co temporale compreso dal 1983 al 2001,ha segnato il suo valore minimo nell’an-no 1997, mentre negli ultimi anni si pre-senta in progressivo aumento fino al 2001quando è pari a 40.989 (graf. 5).

8.1.1.4 Altri prelievi

L’individuazione di alcuni indicatori è stataeffettuata avendo presente la domandainformativa e prescindendo dall’eventualedisponibilità di dati su scala regionale.Non deve, quindi, stupire se attualmentenon è possibile utilizzare alcuni indicato-ri in quanto, per motivi diversi, non sonostate individuate fonti che dispongano didati utili. La nota è riferita a:1) i prelievi di legname negli impianti di

arboricoltura da legno;2) il carico di pascolo in foresta.Si precisa che i dati relativi ai prelievi negliimpianti di arboricoltura da legno nonsono disponibili in quanto le principalicampagne per l’arboricoltura, finanziatedalla Commissione europea, risalgonoall’anno 1992 e a oggi gli impianti realiz-zati non sono ancora produttivi.

8.1.2. Immissioni

8.1.2.1. Quantità totale e cambiamentinegli ultimi 5 anni delle deposizionidi inquinanti nell’aria

I dati disponibili non si presentano in for-ma omogenea a causa della mancanzadi un piano organico di rilevazione e dialcune carenze strutturali quali la realiz-zazione di reti di monitoraggio non soloper i principali centri abitati della regionema, talora, anche per i grossi complessiindustriali.In Umbria informazioni sull’impatto del-

Grafico 4 – Prelievi fuori foresta per assortimento nel decennio 1993-2002

Fonte: ISTAT per i dati dal 1993 al 1997; Regione Umbria per i dati dal 1998 al 2002

Tabella 3 – Prodotti forestali non legnosi nel decennio 1993-2002

Fonte: ISTAT I dati dal 1993 al 1997; Regione dell’Umbria i dati dal 1998 al 2002.

Grafico 5 – Numero di cacciatori tesserati nel periodo 1983-2001

Fonte: Regione Umbria - Servizio Programmazione Forestale, Faunistico-Venatoria ed Economia Montana

l’ozono sulla vegetazione risalgono allacampagna di biomonitoraggio con Nico-tiana tabacum cv. BEL W-3 condotta neitre mesi estivi del 1990 nella Conca Ter-nana. I risultati hanno dimostrato il rag-giungimento di concentrazioni di ozono

tali da danneggiare le foglie delle piantedi tabacco e hanno evidenziato che taledanno era più marcato nella stazione inambiente rurale collinare a 300 m slm(Mercorelli, 1994).Per quanto attiene al monitoraggio degli

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effetti dell’inquinamento atmosferico su-gli ecosistemi naturali, dal 1996 nell’am-bito del progetto CONECOFOR (box 1) èattiva una stazione di monitoraggio ozo-no con campionatori passivi nell’area per-manente di monitoraggio di Pietralunga(Perugia) in località Casa dei Franchi (co-ordinate lat.: 432757, long. 122757). I ri-sultati della campagna svolta nel perio-do 1996-1999 hanno accertato la presen-za di elevate concentrazioni di ozono siacome massime settimanali che comemedia (Buffoni e Tita, 2000). Nei mesitardo-primaverile ed estivi degli anni1996-1999 sono stati rilevati, a livello na-zionale, valori di concentrazione mediacompresi tra 31,5 ppb (1996) a 47,2 ppb(1999), e valori massimi su base setti-manale compresi tra 44,0 ppb (1996) e56,9 ppb (1999). I valori relativi alle con-centrazioni massime settimanali e mediedi ozono indicano la tendenza in base allaquale, nei periodi di osservazione, i valo-ri più elevati sono stati registrati presso isiti di monitoraggio dell’Italia centrale emeridionale, nell’ambito di quest’ultimocampione l’Umbria registra in genere, infunzione dell’annualità di rilievo, valorimedio-bassi (graff. 6-7).I valori di AOT40 (O3 Accumulated OverThreshold 40 ppb) sono stati stimati – perun periodo di 3 mesi – mediamente attor-no a 11 ppm h-1, con punte di 20 ppm*h-1,nel periodo 1996-2000 (Cozzi et al., 2002).Considerando che il Livello I di rischio pergli ecosistemi forestali è di 10 ppm h-1

stimato su una base semestrale di accu-mulo, è evidente che esiste un potenzia-le rischio anche per le foreste umbre.Nel 1997 la Regione dell’Umbria ha atti-vato, con le azioni promosse dal Regola-mento 3528/96 e dalle sue successivemodifiche contenute nel Regolamento 307/97, nell’ambito dello Schema Europeo sullaProtezione delle Foreste contro l’Inquina-

Grafico 6 – Concentrazioni massime settimanali di ozono (in PPB ) rilevate nel periodo 1996–1999 in areepermanenti

Fonte: Buffoni e Tita, 2000

Grafico 7 – Concentrazioni medie di ozono (in PPB ) rilevate nel periodo 1996-1999 in aree permanenti

Fonte: Buffoni e Tita, 2000

mento Atmosferico, il Progetto Regionale1997-2001 “Individuazione di formeappropriate di Trattamento Selvicolturaleper il Mantenimento e il recupero di Fore-ste degradate” denominato TRASFORM(Ferretti et al., 2002) (box 2).Il suddetto progetto, nell’ambito della se-zione “Bioindicatori”, concentra l’attenzio-ne sulla evidenziazione di possibili sinto-mi attribuibili a ozono e sullo sviluppo diun metodo per la loro quantificazionesecondo un sistema permanente dibioindicatori spontanei.

8.1.3. Fruizione turistico-ricreativa

L’indicatore relativo alla fruizione ai finituristico/ricreativi dei boschi e delle areeboscate sottoposte a particolare tutela, èstato individuato avendo presente la do-manda informativa e prescindendo dal-l’eventuale disponibilità di dati su scalaregionale, attualmente infatti non sonostate individuate fonti che dispongano didati utili.

8.2. STATO

Lo stato della risorsa foresta viene ana-lizzato con indicatori di presenza, distri-buzione e struttura.

8.2.1. Uso del suolo e superficieforestale

8.2.1.1. Superficie forestale classificatasecondo le tipologie, la proprietà,le classi cronologiche e l’origine

Il 31,6% della superficie territoriale regio-nale, pari a 264.332 ettari, è coperto daboschi. L’andamento di crescita gradua-le e continua della superficie boscata, apartire dal 1960, è stato in parallelo se-guito anche dall’aumento dei boschi go-vernati a ceduo, a scapito, nella secon-da metà del XX secolo, delle fustaie. Inparticolare il grafico 8 evidenzia come apartire dal 1900 si registri la trasforma-zione di quasi la totalità delle fustaie inboschi cedui. Questo fenomeno è legatoprincipalmente alla costruzione della reteferroviaria nazioanle, a cui l’Umbria hacontribuito con il 22% dell’intera produ-zione di traversine di roverella e rovere.I processi di naturale ricolonizzazione deiterreni agrari abbandonati, unitamenteagli interventi di imboschimento erimboschimento, hanno contribuito, nonsolo negli anni passati, a giustificare ladinamica di evoluzione della superficieforestale. Le difficoltà nel monitorare ifenomeni di ricolonizzazione possonocontribuire a fornire una spiegazione al-l’apparente contrasto tra i dati delle fontiufficiali dell’ISTAT e le altre fonti, in parti-colare quella dell’Inventario Forestale Re-gionale (IFR) (tav. 1).

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l STATO

I dati inventariali dell’IFR sono da riferirsiall’anno 1993, poiché i rilievi di campa-gna sono iniziati nell’autunno 1992 e sonostati completati nel corso dell’anno se-guente. Nell’ambito del territorio ammi-nistrativo della Regione Umbria, che com-plessivamente ammonta a 845.604 etta-ri (ISTAT), le formazioni forestali si esten-dono su una superficie di 301.400 ettari(tab. 4).Da un’analisi incrociata dei dati disponi-bili emerge come la superficie forestalead alta densità di copertura, ossia costi-tuita da vegetazione prevalentementearborea, varia in un intervallo compresotra 264.433 a 301.400 ettari.In contrasto con la dinamica espansivadelle superfici boscate, il bosco confer-ma il suo ruolo “marginale” nell’ambitodell’azienda agricola, dove infatti la su-perficie forestale attivamente gestita è inprogressiva diminuzione. Secondo il Cen-

simento Generale dell’Agricoltura la su-perficie forestale per la quale si è indivi-duato un conduttore (pubblico o privato),registrava nel periodo 1970-1990 unacontrazione del 1,3% che si confermaanche al decennio 1990-2000 in cui di-minuisce del 4,6%. I fattori principali che

determinano la progressiva sottrazionedi bosco alla selvicoltura si possono ri-condurre a: i prezzi dei prodotti legnosidel bosco che, per l’aumento dei costidella manodopera forestale, non consen-tono di sostenere i costi di produzione; lanatura orografica del territorio montano

Tabella 4 – Superficie forestale e indice di boscositá

Fonte: ISTAT, IFR , IFN - Il dato è al netto di “arbusteti” e “formazioni rupestri e di ripa”

BOX 1

Il programma CONECOFORIl Programma Nazionale Integrato per il CONtrol-lo degli ECOsistemi FORestali (CONECOFOR) ha loscopo di studiare gli effetti dell’inquinamento at-mosferico e dei cambiamenti climatici sulle con-dizioni degli ecosistemi forestali italiani, secondoun approccio di tipo ecologico.

Il Servizio CONECOFOR è oggi il centro di coordi-namento nazionale e il punto di riferimento a li-vello internazionale nell’ambito del corrispondenteProgramma paneuropeo, svolto dall’Unione Eu-ropea e dalla Commissione Economica per l’Eu-ropa delle Nazioni Unite in attuazione della Con-

venzione di Ginevra sull’inquinamento atmosfe-rico trans-frontaliero (ratificata dall’Italia nel 1982),delle Risoluzioni delle Conferenze dei Ministrisulla protezione delle foreste in Europa e del Re-golamento UE n. 1091/94.

Le foreste sono soggette a numerosi stress am-bientali che ne condizionano lo stato vegetativoe l’evoluzione. L’effettuazione di interventi colturalideve quindi anche considerare le condizioni deiboschi, cercando di migliorarne lo stato comples-sivo e/o arginare fenomeni di deperimento. Unaserie di indagini svolte nella prima metà degli anninovanta aveva evidenziato condizioni vegetativediversificate, che comunque richiedevano un con-trollo costante. Allo stesso tempo, si sonoconcretizzate due diverse esigenze: la necessitàdi esplorare possibili tecniche alternative nel trat-tamento dei boschi cedui di quercia (un’impor-tante frazione del patrimonio forestale umbro) ela necessità di raccogliere informazioni sui po-tenziali fattori ambientali di stress (come l’inqui-

BOX 2Progetto regionale TRASFORM

namento atmosferico) in grado di avere un im-patto sulle condizioni degli ecosistemi forestali.L’insieme di queste esigenze (mantenimento diun sistema di monitoraggio delle condizioni deiboschi, studio di metodi alternativi di trattamento,indagini su possibili fattori di stress) è stato orga-nizzato nel progetto “Individuazione di formeappropriate di trattamento selvicolturale per ilmantenimento e il recupero di foreste degradate”(TRA SFORM).In questo capitolo se ne delineanogli scopi, i tratti essenziali e le cooperazioni e vieneillustrato il contenuto del rapporto finale.La sezione di progetto “Bioindicatori” è dedicataa identificare, descrivere e quantificare sintomiattribuibili a ozono (O3) presso il sito sperimenta-le TRASFORM.Il sito è soggetto a concentrazionimedie settimanali di O3 di 30- 50 ppb durante il

periodo estivo e valori stimati di AOT40 che me-diamente eccedono 10 ppm h-1 su una base di 4mesi.Durante il 1999 è stata condotta un’indagine peridentificare e descrivere i sintomi fogliari. Parec-chie specie hanno mostrato sintomi, tra cuiAilanthus altissima, Clematis vit alba, Cornussanguinea, Euonymus eurapaeus, Fraxinusornus, Lonicera sp. L’orniello è risultata la più fre-quente tra le specie sintomatiche e, per questomotivo, oggetto di una campagna di rilevamentoad hoc condotta negli anni 2000, 2001 e 2002.Nelcomplesso, sono stati osservati 479 polloni nel2000, 465 nel 2001 e 219 nel 2002.I risultati mo-strano una considerevole variabilità spaziale etemporale e le sorgenti di variazione sembranocambiare di anno in anno.

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l STATO

Tavola 1 - Distribuzione della superficie forestale regionale restituita secondo i punti di sondaggio IFR

che rende il legno una risorsa scarsamen-te accessibile; la frammentazione dellaproprietà forestale che ostacola la possi-bilità di ottenere economie di gestione.Il 72% dei boschi ricade in proprietà pri-vate e in esse un rilievo particolare rive-ste il bosco governato a ceduo (graf. 9).Nonostante i fenomeni in atto di progres-sivo abbandono delle attività silvane e larealizzazione di tagli di conversione,l’Umbria si conferma a livello nazionale,con una percentuale dei boschi gover-nati a ceduo pari all’85%, una delle re-gioni, unitamente a Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, nelle quali più signifi-cativa è la diffusione del ceduo (tav. 2).Una rappresentatività contenuta manten-gono le fustaie e e i boschi cedui in con-versione che rispettivamente hanno va-lori percentuali di estensione del 12% edel 3% (graf. 10).Le aree boschive sono essenzialmentedominate da quattro specie: cerro(Quercus cerris ), roverella (Quercuspubescens), leccio (Quercus ilex) ecarpino nero (Ostrya carpinifolia) (tav. 3).Oltre 153.000 ettari della superficieforestale regionale sono occupati da bo-

Grafico 9 – Superficie forestale per categoriadi proprietà e forma di governo

Fonte: Inventario Forestale Regionale

Grafico 10 – Superficie forestale per formadi governo

Fonte: Inventario Forestale Regionale

Grafico 8 – Evoluzione della superficie forestale regionale

Fonte: Catasto Pontificio per il 1847; Inchiesta agraria per il 1877; Catasto agrario per il 1910 e il 1929;ISTAT dal 1950 al 1995; Regione Umbria per l’anno 2000

boschi a prev. di faggioboschi a prev. di castagnoboschi misti mesofiliboschi a prev. di cerroboschi misti meso-xerofiliboschi a prev. di leccioboschi misti di sclerofille medit.formazioni igrofileboschi di conifere mont aneboschi di conifere medit.impianti specializzati

Fonte: Inventario Forestale Regionale 1993

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l STATO

Tavola 2 – Superficie forestale per forma di governo Tavola 3 – Superficie forestale per tipi fisionomici

Fonte: Carta ForestaleRegionale

schi misti meso-xerofili, costituiti dacarpino nero, orniello, roverella con ace-ri e altre querce (tab. 5).Mettendo in relazione la forma di governocon le specie, emerge che nei cedui preval-gono i soprassuoli con cerro e roverella, ri-spettivamente con il 36% e il 28%.Per quanto concerne i cedui in conver-sione la specie prevalente è rappresen-tata ancora dal cerro e secondariamentedalla roverella. I boschi governati a fu-staia, infine, sono caratterizzati dalla pre-senza abbastanza uniforme di quattrospecie: roverella, pino nero, pino d’Alep-po e cerro.Nell’ambito dei boschi cedui prevalgononettamente i cedui intensamente matri-cinati e un terzo dei cedui sono invec-chiati. Tra i soprassuoli in conversione piùdella metà lo sono a causa del sempliceinvecchiamento, mentre frequentemen-te le fustaie sono costituite da boschi construtture irregolari e da soprassuoli deri-vanti dalla diffusione e/o persistenza dipiante forestali su ex coltivi ed ex pasco-li.

8.2.1.2. Imboschimenti

Il valore di superficie boscata non inclu-de gli impianti realizzati dagli interventidi accompagnamento della riforma dellaPolitica Agricola Comunitaria, in partico-lare dal Regolamento 2080/92. Gli inter-venti finanziati con il regolamento 2080/

Tabella 5 – Superficie forestale per tipi fisionomici

Fonte: Inventario Forestale Regionale

Tabella 6 – Superficie imboschita con il regolamento 2080/92

Fonte: ARUSIA

Fonte: Carta ForestaleRegionale

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l IMPATTI

Tabella 7 – Valori di assorbimento di anidride carbonica atmosferica

1 Vedi tabella 5.2 Superficie forestale indagata per tipologia con rilievi dendro-auxometrici.

Fonte: elaborazione AUR di dati IFR

92, finalizzati a incentivare in aree adagricoltura intensiva l ’attività diimboschimento, in Umbria hanno coinvol-to, nel periodo compreso tra il 1994 e il1999, una superficie di oltre 7.456 ettari.Le tipologie di impianto realizzate (tab.6) hanno, in netta prevalenza, previstol’uso di latifoglie nobili, quali noce e cilie-gio, che complessivamente raggiungonoquasi il 95% della superficie imboschita.

8.2.2. La biomassa legnosa

8.2.2.1. Variazioni nel volume totale evolume medio della biomassa legnosa

Il volume totale della biomassa legnosa,in base ai dati dell’IFR, ammonta a circa23 milioni di metri cubi, per oltre il 77%rappresentato da boschi governati aceduo.Il volume medio della biomassa legnosadisponibile nei boschi della regione è dicirca 77 m3/ha, ma tale valore, in funzio-ne della forma di governo, varia da 70m3/ha nei boschi cedui, a 130 m 3/ha neicedui in conversione e 113 m3/ha nellefustaie (graf. 11). Sono le fustaie e i ceduiin conversione che pur presentando va-lori di volume totale contenuti, in quantodirettamente influenzati dall’estensione,dimostrano di essere le formazioni con imaggiori accumuli di biomassa legnosa.Il grafico 12 illustra la notevole variabilitàdei volumi medi tra i diversi tipi fisionomicie nuovamente evidenzi come i tipi

fisionomici con i maggiori valori di volu-me totale, e quindi di estensione sul ter-ritorio, presentino anche i minori volumiin biomassa legnosa accumulata.

8.2.3. Il bilancio del carbonio

8.2.3.1. Lo stock totale di carboniofissato nelle formazioni forestalie le relative variazioni

L’individuazione di questo indicatore è sta-ta effettuata avendo presente la doman-da informativa e prescindendo dall’even-tuale disponibilità di dati su scala regiona-le; attualmente infatti non sono state indi-viduate fonti che dispongano di dati utili.Si segnala inoltre che le stessemetodologie ufficiali definite in sede inter-nazionale per la costruzione di bilanci na-zionali di carbonio sono, per ciò che riguar-da il settore forestale, ancora in fase diprecisazione. Alcune scelte metodologichepotranno, ad esempio, avere impatti digrande rilievo nel definire il contributo delsettore forestale italiano al contenimentodell’emissione di gas di serra: l’inclusioneo meno delle superfici forestali semina-turali e di quelle in conversione naturale abosco, la valutazione del carbonio tempo-raneamente fissato nei prodotti legnosi.Attualmente in ambito regionale, a parti-re dai dati forniti dall’Inventario forestaleregionale è possibile definire almeno unlimite inferiore alla capacità di assimila-zione del carbonio della risorsa forestale.Si tratta solo di un limite inferiore in quan-to, nella tabella 7, non vengono prese inconsiderazione la produzione di superfi-cie fogliare e di radici che possono rap-

presentare per molti ecosistemi dei rile-vanti contributi alla biomassa totale. I datiriportati nella tabella 7 sono stati ottenuticonsiderando la densità basale del legnodelle specie rappresentative di ogni tipofisionomico individuato e un valore me-dio del contenuto di carbonio dei tessutivegetali pari al 42% del peso secco. In-fatti, è stato considerato che per produr-re 1 g di sostanza secca sono necessarimediamente 0,42 g di carbonio, ovvero1,54 g di CO

2.

8.3. IMPATTI

L’impatto sulla risorsa bosco viene valu-tato attraverso gli effetti, danni e/o varia-zioni diretti sulla componente vegetale eindiretti su altre componenti quali, aria esuolo.

8.3.1. Salute e vitalità degliecosistemi forestali

8.3.1.1 Variazioni di fenomeni di gravidefogliazioni negli ultimi 5 anni, rilevatisecondo la classificazione UN-ECE e EU

Il monitoraggio delle condizioni degli al-beri è parte integrante delle attività disorveglianza dello stato delle foreste svi-luppatasi in Europa negli ultimi venti annisulla base delle convenzioni e dei pro-cessi internazionali, quali la Convenzio-ne sull’Inquinamento Transfrontaliero aGrande Distanza.In accordo ai programmi internazionali,le attività di monitoraggio delle forestesono in corso a livello nazionale, a cura

Grafico 11 – Volumi totali e medi in funzione dellaforma di governo

Fonte: Inventario Forestale Regionale.

Fonte: Inventario Forestale Regionale.

Grafico 12 – Volumi tot ali e medi in funzione dei tipifisionomici

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l IMPATTI

del Ministero per le Politiche Agricole conl’Indagine sul Deperimento Forestale”(INDEFO) prima e successivamente con il“Programma nazionale integrato per ilControllo degli Ecosistemi Forestali”(CONECOFOR).In questo contesto, su iniziativa dellaRegione Umbria, a partire dal 1992 sonostate effettuate indagini estensive sullecondizioni dei boschi nelle aree forestalidemaniali e nei parchi regionali.Garantire la tutela e la stabilità deipopolamenti forestali è uno degli obietti-vi principali della politica forestale dellaRegione Umbria. Per questo motivo allafine degli anni ottanta sono state avviatediverse indagini finalizzate sia a conosce-re in maggiore dettaglio le caratteristichequali-quantitative del patrimonio forestale,in particolare con la realizzazione dellacarta forestale regionale e dell’inventarioforestale regionale, che a monitorarne lecondizioni.Con l’approvazione del Piano ForestaleRegionale (PFR) per il decennio 1998-2007, l’Amministrazione regionale hasoddisfatto l’esigenza di dotarsi di unostrumento programmatico di settore convalenza strategica in grado di orientarenel medio-lungo periodo l’azione concretanel settore forestale. Il primo obiettivoguida individuato dal PFR è la “tutela emiglioramento del patrimonio forestale”nell’ambito del quale il monitoraggio del-lo stato di salute degli ecosistemi forestaliè una delle attività di primaria importan-za.In questo quadro le azioni istituite nell’am-bito dell’European Union Scheme on theProtection of Forests against AtmosphericPollution (regolamento CEE 3528/86 eseguenti) hanno costituito un supportofondamentale per la realizzazione di in-dagini aventi al contempo valore sia co-noscitivo che sperimentale, consenten-do di acquisire importanti informazionisulle condizioni dei boschi dell’Umbria.Tali attività hanno permesso di mettere apunto sistemi di monitoraggio e di ana-lizzare tecniche di intervento selvicoltu-rale che oltre a fornire importanti strumen-ti operativi e di indirizzo hanno costituitovalidi spunti per l’attivazione di altri filonidi indagine.In una prima fase sono state svolte 3 in-dagini (1992, 1994, 1995) nell’ambito del“Progetto Regionale 1992-1996. Analisidi metodologie integrate per l’osservazio-ne e la misurazione dei danni cagionatialle foreste in ambiente sub-mediterra-neo e appenninico”, i cui risultati sono statisintetizzati da Ferretti et al. (1999).

A partire dal 1998 la Regione dell’Umbriasta portando avanti un secondo progettoco-finanziato dall’Unione Europea “Pro-getto Regionale 1997-2001. Individua-zione di forme appropriate di Trattamen-to Selvicolturale per il recupero e il Man-tenimento di Foreste degradate”(TRASFORM) (Ferretti et al., 2002). Conl’avvio del progetto TRASFORM è stataavviata una nuova serie di indagini, por-tate avanti negli anni 1998, 1999, 2000 e2001 e mirate alle specie quercinedecidue, la definizione delle cui condizioniin rapporto ai fattori colturali costituisceun settore importante del progetto.Il monitoraggio, considerando i rileva-menti 1998-2001 congiuntamente a quelli1992-1995, ha coinvolto gli alberi cam-pione afferenti ad aree di saggio (ADS) incui cerro e/o roverella rappresentasseroalmeno il 75% degli alberi campione.Tutte le ADS contengono da un minimo di10 a un massimo di 30 alberi scelti inmaniera da evitare quegli individui la cuichioma non fosse visibile. Gli alberi era-

no stati a suo tempo selezionati in ADS

distribuite secondo una maglia campio-naria “base” di riferimento di 2x2 km “ste-sa” sulle seguenti aree forestali: Alto Te-vere, Coscerno Aspra, Nera Piediluco,Tevere, Trasimeno, che, complessiva-mente, coprono 83.864 ha di diverse areeforestali (tav. 4). Per i complessi di Mon-te Cucco e Subasio la maglia è stata in-tensificata a 1x1 km.Le elaborazioni sono centrate sulla stati-stica descrittiva dei valori di trasparenzadella chioma spiegabile (trasparenza percause note: TCN), non spiegabile (traspa-renza per cause non note: TCNN) e totale(trasparenza totale: TT), l’unico indicato-re valutato in maniera pienamente coe-rente tra il 1992 e il 2001.Per ciascun anno e specie sono statecalcolate le frequenze di alberi apparte-nenti alle categorie di trasparenza dellachioma solitamente usate nei rapportiinternazionali (sistema categoriale): clas-se 0: 0%-10%; classe I: >10%-25%; clas-se II: >25%-60%; classe III: >60%-99%;

Tavola 4 – Distribuzione territoriale delle aree di saggio (ADS)

Fonte: Regione Umbria - ServizioProgrammazione Forestale, Faunistico-Venatoria ed Economia Montana

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l IMPATTI

Grafico 15 – Frequenza di alberi per classi- cerro

Grafico 16 – Tendenza della frequenza di albericon TT>25% - cerro

Fonte: Ferretti et al., 2002

classe IV: 100% (pianta morta). Riferen-dosi al sistema categoriale, un dato im-portante in quanto incorporato negli indi-catori di GSF è l’andamento della propor-zione di piante, appartenenti alle specieroverella e cerro, con trasparenza >25%negli ultimi 5 anni. Considerando il perio-do 1998-2001, si assiste a un aumentodi questa proporzione in entrambe le spe-cie, ma nettamente più marcato nel cerro.In dettaglio per la roverella si osserva uncontinuo aumento della frequenza di al-beri con trasparenza spiegabile superioreal 10%. L’aumento diviene più evidentenel periodo 1999-2001, anni in cui si pre-sentano i valori massimi. L’andamentodella trasparenza non spiegabile mostrauna netta diminuzione delle frequenze dialberi con TCNN <10% tra il 1992 e il 1994.Successivamente si ha un aumento finoal 1998 seguito da una nuova, leggeradiminuzione. Un andamento analogo, madi segno inverso, ha la frequenza di al-beri con TCNN >25%. Nel complesso, lecondizioni della roverella possono esse-re descritte attraverso il sistema cate-goriale individuando due elementi: il peg-gioramento tra il 1992 e il 1994, il suc-cessivo miglioramento fino al 1998 e unnuovo peggioramento dal 1999 al 2001(graf. 13). Nel periodo 1998-2001, la fre-quenza di alberi con trasparenza >25%aumenta (seppur in maniera meno nettache per il cerro; tuttavia i valori di parten-za sono assi diversi), passando dal56,6% a 66,3% (graf. 14).Tale aumento è esclusivamente impu-tabile alla variazione tra il 2000 e il 2001.Per quanto concerne il cerro la percen-tuale di alberi con trasparenza spiegabiledella chioma superiore al 10% aumenta,specialmente nel periodo 1999-2001, purrimanendo su valori bassi. La frequenzadi valori superiori a 25% risulta superiorenel 2001. La frequenza di alberi nellevarie categorie di trasparenza non spie-gabile non mostra andamenti ben defini-ti: dopo un peggioramento nel periodo1992-1994, la frequenza di alberi con tra-sparenza superiore al 25% diminuiscesino al 1999 per poi aumentare nuova-mente nel 2000-2001.Complessivamente si assiste a una pro-gressiva diminuzione della frequenza dialberi nella classe di trasparenza più bas-sa e un aumento (seppure irregolare)nelle classi di trasparenza >10-25 e >25-60 (graf. 15). Nel periodo 1998-2001, lafrequenza di alberi con trasparenza tota-le >25% aumenta nettamente, passandoda 17,9 a 34,6% (graf. 16).I risultati conseguiti indicano quindi una

Grafico 13 – Frequenza di alberi per classi- roverella

Grafico 14 – Tendenza della frequenza di albericon TT>25% - roverella

dinamica delle condizioni delle speciequercine che varia in maniera diversa aseconda delle condizioni stazionali ecolturali. Negli ultimi anni il ruolo degliagenti causali riconoscibile, e in primoluogo degli insetti, appare assumere unacerta rilevanza. Se questo testimonia unabuona efficienza del sistema di monito-raggio nell’identificare e localizzare feno-meni emergenti, rappresenta anche unaconferma della necessità di mantenereun servizio di sorveglianza delle foreste.

8.3.1.2. Danni gravi causati da agentibiotici o abiotici

Gravi danni causati da insetti e malattieLa rete di monitoraggio realizzata in am-bito regionale a seguito di alcuni progetti,

Fonte: Ferretti et al., 2002

quali “Analisi di metodologie integrate perl’osservazione e la misurazione dei dannicagionati alle foreste in ambiente sub-me-diterraneo e appenninico” e TRASFORM(vedi par. 8.3.1.1), fornisce utili informa-zioni anche in merito alla dinamica deidanni alla vegetazione causati da agentibiotici. I risultati conseguiti indicano che,negli ultimi anni, il ruolo degli agenti cau-sali riconoscibile, e in primo luogo degliinsetti, appare assumere una certarilevanza.In dettaglio i grafici 13 e 15 indicano, inparticolare per la roverella ma anche peril cerro, un aumento della frequenza dialberi con trasparenza spiegabile supe-riore al 10%, fenomeno che assume lamaggiore evidenza negli ultimi anni 1999-2001.

Fonte grafici 13 e 15: Regione Umbria, Servizio Programmazione Forestale, Faunistico-Venatoriaed Economia Montana

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l IMPATTI

Area annuale di foreste percorsadal fuocoIn Umbria l’amministrazione regionale, apartire dagli anni novanta, ha curato lapredisposizione di due documenti di par-ticolare rilievo per la programmazionedelle attività Anticendi Boschivi (AIB): laCarta Forestale regionale (CFR) e l’Inven-tario Forestale regionale (IFR).Gli incendi in bosco dal 1999 sono dinuovo in aumento sul territorio regiona-le, sia come numero di eventi sia comesuperficie percorsa da incendio (tab. 8).Nel 2001 sono stati registrati in Umbria135 incendi boschivi, interessando com-plessivamente una superficie boscatapari a 520,6 ha. Il confronto con i datinazionali (i dati disponibili su scala na-zionale sono relativi al periodo gennaio-ottobre 2001 e, pertanto, il numero di in-

cendi considerato è inferiore a quellocomplessivo) e in particolare con quellidelle altre regioni del Centro-Sudevidenziano che l’Umbria è stata tra leregioni con minore densità di incendi econ minore percentuale di boschi incen-diati.I dati illustrati nel grafico 17 mostrano unandamento nel tempo che può esseredefinito “sinusoidale”, dovuto all’alternan-za di anni caratterizzati da un elevatonumero di incendi e di ettari di boscopercorsi dal fuoco con annate dove il fe-nomeno degli incendi risulta di minoreentità.Dall’esame dell’intero periodo inoltre siosserva una linea di tendenza in leggeradiminuzione sia della superficie boscataincendiata sia nel numero di eventi regi-strati in bosco (graff. 18-19). La variabili-

Tabella 8 – Incendi in Umbria nel periodo 1991-2001

Fonte: Regione Umbria, Servizio Programmazione Forest ale, Faunistico-Venatoriaed Economia Montana

tà del fenomeno è da ricondurre in pre-valenza all’andamento meteo-climaticonel periodo estivo. In particolare, il nu-mero relativamente elevato di incendiavvenuti nel 2001 è da ricondurre allascarsità di precipitazioni e alle elevatetemperature registrate nei mesi di luglioe agosto.Le cause determinanti l’incendio classifi-cate secondo le seguenti categorie edeventuali gruppi di motivazioni:- cause naturali;- cause accidentali;- cause colpose (mozziconi di sigaret-

ta o fiammiferi; attività agricole eforestali; altre cause colpose);

- cause dolose (ricerca di un profitto;protesta, risentimenti e insensibilitàverso il bosco; motivazione incerta);

- cause dubbie.Gli incendi sono in prevalenza causatidall’uomo e sono di origine dolosa. Gliincendi innescati volontariamente risulta-no nel 2001 pari all’80% della superficieche è stata complessivamente percorsadal fuoco.

8.3.1.3 Variazioni nell’equilibrio deinutrienti nel suolo e dell’acidità, rilevatiin stazioni di monitoraggio permanente

L’individuazione di questo indicatore èstata effettuata avendo presente la do-manda informativa e prescindendo dal-l’eventuale disponibilità di dati su scalaregionale, attualmente infatti non sonostate individuate fonti che dispongano didati utili.Si segnala che nell’ambito del program-ma interregionale denominato “Agricoltu-ra e Qualità”, finanziato dal ComitatoInterministeriale per la ProgrammazioneEconomica (CIPE), il Comitato Permanen-te delle Politiche Agricole, Agroalimentarie Forestali e la Conferenza Permanenteper i Rapporti tra lo Stato e le Regioni han-no individuato la misura 5: “realizzazionedella carta pedologica nazionale a scala1:250.000”.Tale misura consentirà di individuare comee dove nel nostro Paese il suolo è funzio-nale al mantenimento, e ove possibile in-cremento, della qualità dell’ambiente e deiprodotti agricoli. Le istituzioni interessateal progetto, oltre ai servizi pedologici ope-ranti presso le Amministrazioni Regionalie i loro Enti di Sviluppo Agricolo eForestale, sono l’Osservatorio NazionalePedologico e per la Qualità del Suolo, pro-mosso dal Ministero delle Politiche Agri-cole e Forestali, e l’Istituto Sperimentaleper lo Studio e la Difesa del Suolo, con il

Grafico 17 – Incendi nel periodo 1991-2001

Fonte: Regione Umbria - Servizio Programmazione Forestale, Faunistico-Venatoria ed Economia Montana

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l RISPOSTE

suo Centro Nazionale di CartografiaPedologica.Per la produzione di una carta a scala1:250.000 si è provveduto alla creazionedi un database pedologico che forniscainformazioni sulla qualità, quantità e lo-calizzazione dei processi degradativi delsuolo, una prima stima delle aree a mag-gior rischio di inquinamento, nonché unalocalizzazione dei suoli maggiormenteidonei alle produzioni di qualità. Parame-tri, questi, che verranno tutti consideratinella fase di rilevamento in campo al finedi individuare quei caratteri e processifacilmente percepibili che indicano un ri-schio di degradazione del suolo o di in-quinamento delle acque. In particolare,non solo quelli più frequentemente rile-vati, quali ad esempio erosione, salinità,drenaggio e profondità della faldafreatica, ma anche compattazione, forma-zione di croste superficiali, presenza diinfestazioni recidive, diminuzione dellaproduttività.

Grafico 18 – Superficie incendi boschivi e andamento tendenziale

Fonte: Regione Umbria - Servizio Programmazione Forestale, Faunistico-Venatoria ed Economia Montana

Grafico 19 – Numero incendi boschivi e andamento tendenziale

Fonte: Regione Umbria - Servizio Programmazione Forestale, Faunistico-Venatoria ed Economia Montana

8.4. RISPOSTE

8.4.1. Quadro gestionale

8.4.1.1. Superficie boscata gestitasecondo piani di assestamento osecondo linee guida di gestione

L’articolo 130 della legge Serpieri (RDL

3267/23) stabilisce l’obbligatorietà delpiano di assestamento per i boschi pub-blici e per quelli gestiti da enti. In effetti lapercentuale di foresta gestita secondopiani di assestamento rilevata a livelloregionale nel 2002 non raggiunge il 2%della superficie forestale. I piani di asse-stamento attualmente in vigore sono statiredatti nell’ambito del Progetto IntegratoValnerina (PIV) che prevedeva, fra le va-rie azioni, la predisposizione di piani digestione forestale per i boschi di proprie-tà pubblica (Comuni e proprietà colletti-ve). Tale azione, che rientra nell’ambitodell’intervento “Valorizzazione delle ter-

re di proprietà pubblica”, è stata finaliz-zata alla regolamentazione dell’eserciziodei diritti di godimento del patrimonioforestale nel quadro di un equilibrato uti-lizzo e sostenibile gestione delle risorsesilvo-pastorali.Di particolare interesse per l’individua-zione di linee gestionali è l’attività dimo-strativa realizzata nell’ambito dello stru-mento finanziario della CommissioneEuropea LIFE-Ambiente con il progettodenominato SuMMaCop (Sustainableand Multi-purpose Management ofCOPpice) (cfr. box 3).

8.4.2. Contesto legale e normativo

8.4.2.1. Gestione delle politicheforestali

Il quadro normativo, di seguito riportato,a livello nazionale e regionale è in gradodi assicurare un inquadramento legale enormativo dei diversi elementi della poli-tica forestale:• RDL 3267/1923. Riordinamento e ri-

forma della legislazione in materia diboschi e di terreni montani (“leggeSerpieri”).

• Legge 97/1994. Nuove disposizioniper le zone montane.

• Legge 124/1994. Ratifica ed esecu-zione della Convenzione sulla biodi-versità.

• Legge 490/1999. Testo unico in ma-teria ambientale.

• DLGS 227/2001. Legge di orientamen-to per la razionalizzazione e l’ammo-dernamento del settore forestale.

• LR 40/1995. Provvedimenti per lo svi-luppo delle attività economiche dellamontagna e per la tutela e la valoriz-zazione del territorio rurale.

• DGR 652/1999. Piano forestale regio-nale per il decennio 1998/2007.

• LR 19/2000. Nuove disposizioni perle Comunità montane.

• LR 28/2001. Testo unico regionale perle foreste.

• DGR 1622/2002. Regolamento attua-tivo della LR 28/2001.

Già dal 1923, a seguito della leggeSerpieri, la quasi totalità del patrimonioforestale nazionale è sottoposta a vincoloidrogeologico; ogni variazione nelle formed’uso dei terreni forestali deve essere quin-di preventivamente autorizzata dall’ammi-nistrazione forestale. La politica di vincolodelle risorse è stata successivamente raf-forzata dalla normativa in materia di tute-la delle risorse naturali che ha esteso ilvincolo paesaggistico a tutte le risorse

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 8 l Foreste l RISPOSTE

forestali (legge 490/1999). A partire daglianni ‘90 la Regione Umbria ha compiutouna serie di passi al fine di adeguare i pro-pri strumenti normativi agli indirizzi comu-nitari, fino a giungere alla predisposizionedel testo unico forestale e del suo regola-mento attuativo che recepiscono i vincolipaesaggistici della legge 490/1999 e i cri-teri di una selvicoltura più prossima allanatura e aderente alle accresciute e mu-tate esigenze ambientali.

8.4.2.2. Capacità di mantenimento dellasalute e vitalità degli ecosistemi

Gli strumenti legalmente vincolanti attual-mente in essere in Italia per la protezionedegli ecosistemi forestali dai danni indottidall’inquinamento atmosferico (aci-dificazione, eutrofizzazione e ossidazionefotochimica) sono la conseguenza direttadell’adesione del nostro paese alla Con-venzione di Ginevra firmata il 13 novem-bre 1979 (ratificata dal Parlamento italianocon la legge 27/4/1982, n. 289). I principaliprotocolli internazionali di riferimento sono:• Protocollo per il finanziamento a lungo

termine del Programma di cooperazio-ne per il monitoraggio e per la valuta-zione della trasmissione a lunga distan-za di inquinanti atmosferici in Europa(EMEP). Firmato a Ginevra il 28.9.1984,ratificato dal Parlamento italiano conla legge 27 ottobre 1988, n. 488.

• Protocollo per il controllo delle emis-sioni di zolfo, firmato a Helsinki l’8 lu-glio 1985 e ratificato dal Parlamentocon la legge 27 ottobre 1988, n. 487.

• Protocollo sulle emissioni degli ossi-

di di azoto, firmato a Sofia il 31 otto-bre 1988 e ratificato dal Parlamentocon la legge 7 gennaio 1992, n. 39.

• Protocollo sul controllo delle emissio-ni di composti organici volatili nonmetanici, firmato a Ginevra il 19 no-vembre 1991 e ratificato dal Parlamen-to con la legge 12 aprile 1995, n. 146.

• Protocollo per un’ulteriore riduzionedelle emissioni antropogeniche dizolfo o dei flussi transfrontalieri rela-tivi, firmato a Oslo il 14 giugno 1994e ratificato dal Parlamento con la leg-ge 18 giugno 1998, n. 207.

• Protocollo sui metalli pesanti, firmatoad Arhus il 24 giugno 1998.

• Protocollo sulle sostanze organichepersistenti, firmato ad Arhus il 24 giu-gno 1998.

• Protocollo per abbattere acidifica-zione, eutrofizzazione e ozono tropo-sferico, firmato a Gothenburg l’1 di-cembre 1999.

In ambito nazionale la normativa relativaalla protezione di ecosistemi naturali siriassume in:- DM 16 maggio 1996: “Attivazione di

un sistema di sorveglianza di inqui-namento da ozono”.

- Direttiva 1999/30/CE che stabiliscenuovi limiti alle concentrazioni di in-quinanti dell’aria (valore limite per laprotezione degli ecosistemi 20 µg/m3per il biossido di zolfo e 30 µg/m3 pergli ossidi di azoto).

8.4.2.3. Prodotti non legnosi

Le prime norme in materia sono state

BOX 3

Il progetto SUMMACOPIl progetto “Gestione sostenibile e multifunzionaledei boschi cedui in Umbria” promuove un nuovoapproccio alla gestione dei boschi governati aceduo per dimostrare l’applicabilità delle linee gui-da operative pan-europee sulla gestione forestalesostenibile, con particolare attenzione alrecepimento delle nuove funzionalità richieste dallasocietà.Il progetto dimostrativo intende offrire un contri-buto all’adeguamento dei criteri di gestione deiboschi governati a ceduo, considerando le attua-li conoscenze sul funzionamento degli ecosistemiforestali, i nuovi benefici richiesti dalla società,

emanate in applicazione degli indirizzidettati dalla legge 984/77, settore fore-stazione, in particolare le LLRR 12/2000e 47/87 (in fase di modifica) concernentirispettivamente la raccolta dei funghi ela tartuficoltura.

8.4.2.4 Ecosistemi forestalirappresentativi, rari e vulnerabili

Una delle ultime e importanti iniziative alivello comunitario è la DIR 43/1992 de-nominata Habitat, il cui obiettivo è quellodi contribuire a salvaguardare la biodi-versità nel territorio comunitario median-te la conservazione degli habitat natura-li, della flora e della fauna selvatiche.Gli Stati membri devono provvedereall’individuazione dei Siti di ImportanzaComunitaria (SIC), cioè aree in cui si in-tende conservare o ripristinare a livellosoddisfacente particolari habitat naturalio specie di flora o fauna selvatiche.I siti definitivamente inseriti da ogni Statomembro nell’elenco dell’Unione Europeadiventano Zone Speciali di Conservazio-ne (ZSC), categoria nella quale sono au-tomaticamente trasformate le Zone diProtezione Speciale (ZPS), definite secon-do la DIR 409/1979 sulla protezionedell’avifauna migratoria.L’insieme delle zone speciali di conser-vazione della UE costituiranno una reteecologica denominata “Natura 2000”.In attuazione della direttiva Habitat l’Ita-lia ha avviato il progetto Bioitaly, peridentificare le zone del territorio nazio-nale da inserire nella rete ecologicaNatura 2000.

riconducili a concetti di sostenibilità,multifunzionalità e flessibilità e le esigenze difattibilità tecnica ed economica degli interventi.Allo stempo, si desidera soddisfare la richiesta dibuona parte dei visitatori degli ambienti naturali, iquali, richiedono la realizzazione di interventi abasso impatto visivo.Nello specifico, SUMMACOP intende promuovereun nuovo approccio alla gestione dei boschi ceduiche, a prescindere dagli schematismi e dallesemplificaizoni che caratterizzano l’attualità, con-senta di incrementare l’efficienza funzionale deiboschi esistenti in termini di migliore protezione

del suolo, allungamento dei tempi di corrivazionedelle acque, miglioramento delle caratteristichepaesaggistiche, incremento della diversità biolo-gica, valorizzazione economica dei prodotti legnosi.Le azioni dimostrative previste dal progetto in-tendono offrire esempi tecnico-operativi atti aorientare l’atteggiamento dei soggetti, pubbblicie privati, coinvolti nello sviluppo locale, verso l’in-tegrazione degli attuali sistemi di gestone conaspetti ecologico-ambientali per la valorizzazionedel territorio.

Page 16: Foreste - Arpa Umbria · gnose del decennio disaggregate per anno, evidenzia come i prelievi annui si-ano in media contenuti entro i 350.000 m3, con un’unica oscillazione registrata

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