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GeeSid I:La 1 06/10/12 20:28 Pagia IV · Il presente progetto ha ricevuto un finanziamento...

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Il presente progetto ha ricevuto un finanziamento dall’Unione Europea (Linea budgetaria 04 03 03 02 Azioni di informazione e formazione per organizzazioni sindacali, bando VP/2011/002. Codice progetto: VS/2011/0188). La responsabilità dei contenuti è unicamente dell’autore e la Commissione non è responsabile in alcun modo per qualsiasi uso che possa essere fatto delle informazioni contenute nel presente documento. GreenSind_Imp:Layout 1 06/10/12 20:28 Pagina IV
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Il presente progetto ha ricevuto un finanziamento dall’Unione Europea (Linea budgetaria 04 03 03 02 Azioni di

informazione e formazione per organizzazioni sindacali, bando VP/2011/002. Codice progetto: VS/2011/0188). La

responsabilità dei contenuti è unicamente dell’autore e la Commissione non è responsabile in alcun modo per qualsiasi

uso che possa essere fatto delle informazioni contenute nel presente documento.

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GUIDA EUROPEADEL SINDACALISTAPER LO SVILUPPO

SOSTENIBILE

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IT Il presente progetto ha ricevuto un finanziamento dall’Unione Europea (Linea budgetaria 04 03 0302 Azioni di informazione e formazione per organizzazioni sindacali, bando VP/2011/002. Codice

progetto: VS/2011/0188).

La responsabilità dei contenuti è unicamente dell’autore e la Commissione non è responsabile in alcun modoper qualsiasi uso che possa essere fatto delle informazioni contenute nel presente documento.

EN This project has received funding form the European Union (Budget heading 04 03 03 02Information and training measures for workers' organizations, call VP/2011/002. Identification

number of the project: VS/2011/0188).

Sole responsibility lies with the author and the Commission is not responsible for any use that may be made ofthe information contained herein.

FR Ce projet a reçu un soutien financier de l’Union Européenne (Ligne budgétaire 04 03 03 02Actions de formation et d'information en faveur des organisations de travailleurs, Appel à

propositions VP/2011/002. Numéro du projet : VS/2011/0188).

Les contenus de ce Guide sont de la responsabilité des auteurs et la Commission Européenne n’est pasresponsable de l’utilisation des informations contenus dans cette publication.

INDICE

Prefazione di Sergio Sorani 3

Presentazione di Judith Kirton-Darling 5

"Rinverdire" la nostra missione di Renato Santini 6

Introduzione. Rendere più verde l’economia 7

Capitolo 1. La cultura e i nuovi valori dello sviluppo sostenibile 10

Capitolo 2. Il quadro di riferimento europeo 14

Capitolo 3. Contrattazione verde per l’economia low carbon: una via bottom-up 18

Capitolo 4. Il sindacalista dello sviluppo sostenibile nei posti di lavoro 22

Capitolo 5. Il sindacalista dello sviluppo sostenibile, le istituzioni locali e la società 30

Capitolo 6. Lavori e competenze professionali in una Giusta transizione 35

Capitolo 7. Il sindacalista verde e l’azione internazionale 41

CONCLUSIONI E IPOTESI DI LAVORO 45

Schede Capitolo 1 47

Schede Capitolo 3 49

Schede Capitolo 4 50

Schede Capitolo 5 52

Schede Capitolo 6 58

Schede Capitolo 7 59

Presentazione dei partner del progetto 60

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Questa guida è stata prodotta da Ecologia e Lavoro, partner nel progetto che la CISLToscana ha portato avanti insieme ai sindacalisti belgi, bulgari, francesi, tedeschi, grecie britannici.

La guida ha lo scopo di fornire uno strumento ai lavoratori e sindacalisti in tutta Europaper costruire l’attività e l’azione sindacale per una ripresa sostenibile.

La guida tratta le politiche europee in materia di cambiamento energetico e climatico epropone anche molti esempi pratici di azioni delle organizzazioni sindacali che possonoessere sviluppate a livello locale e al posto di lavoro.

Non è sempre facile convincere gli altri che la risposta alle crisi economica, ambientalee sociale è univoca. Queste idee nons ono sempre immediatamente accettate – abbiamoancora bisogno dell’impegno dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei governi. Dobbiamotrovare nuove strade per affrontare le nuove sfide, e questa guida ha lo scopo di provve-dere a questo.

Ringraziamenti particolari sono dovuti ai contributi esterni al sindacato: Roberto Ca-racciolo, Dirigente ISPRA (Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale), il prof. MarcoFrey della Scuola Superiore S. Anna dell’Università di Pisa e Marco Gisotti, direttoresceintifico di Green Factor. Un ringraziamento finale alle persone che hanno curato lastesura della Guida: Elisabetta Biliotti, Giuseppe D’Ercole, Gabriella Fenili.

Sergio SoraniEcologia e Lavoro

Prefazione

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I sindacati sono attori del cambiamento socialeed ambientale: Lavoriamo per questo!L’Europa è in crisi su diversi fronti e ognunorappresenta una sfida fondamentale per le orga-nizzazioni sindacali e i loro membri. 25 milionidi persone sono senza lavoro in Europa e i lavo-ratori stanno pagando per la crisi bancaria conpesanti tagli di posti di lavoro, di salario e di ser-vizi pubblici. La metà dei giovani in paesi comela Spagna e la Grecia sono disoccupati e allostesso tempo l’insicurezza economica sta facendoaumentare il gap tra ricchi e poveri, creandoun’Europa più diseguale e divisa. Inoltre l’incer-tezza economica gioca un ruolo rispetto al disin-teresse delle persone per i cambiamenti climaticie ambientali, in un momento in cui sappiamoche stiamo spingendo il pianeta verso i suoi limitiper quanto riguarda il consumo di energia e dirisorse naturali.

Ancora, nella sfida ai cambiamenti climatici risiedela reale possibilità per un recupero di un’economiasostenibile che guidi la crescita, gli investimenti ela creazione di nuovi lavori e professionalità. Intutto questo le organizzazioni sindacali giocano unruolo chiave, come hanno dimostrato i cambia-menti democratici ormai evidenti in Francia, Gre-cia, Germania e altrove.Ci sono alternative alla recessione e all’austerità.Questa guida, sviluppata con la cooperazione delleorganizzazioni sindacali di sette paesi (gestita dallaCISL Toscana in Italia), ha l’obiettivo di dare ai la-voratori e ai rappresentanti sindacali strumenti percostruire l’impegno e l’azione dei sindacati per unosviluppo sostenibile.

In quanto sindacalisti riconosciamo di avereil dovere di essere parte della soluzione.

Per la Confederazione Europea dei Sindacati (CES),l’Europa oggi è di fronte a una crisi su tre fronti.

• Sociale: l’Europa sta raggiungendo il livello mas-simo di disoccupazione di sempre. Posti di lavoro,salari, e condizioni lavorative sono minacciati.C’è stato un drammatico aumento del lavoro pre-cario e insicuro in Europa, con la disoccupazionegiovanile che sta distruggendo le speranze di unagenerazione. Inoltre per mancanza di leadershipda parte dei governi abbiamo un deficit di com-petenze chiave nell’industria e nelle professioni.Abbiamo bisogno di strategie per la creazione di

posti di lavoro promuovendone ancora il valore ela qualità.

• Ambiente: le condizioni meteorologiche estremeche abbiamo sperimentato di recente stanno di-ventando sempre più frequenti. Sondaggi di opi-nione mostrano che la maggior parte dei cittadininell'Unione europea considera il riscaldamento glo-bale come uno dei problemi più gravi del mondo,con tutte le implicazioni riguardo alla perdita dibiodiversità e al verificarsi di eventi meteorologiciestremi. I cambiamenti climatici rappresentanouna minaccia per la pace a livello mondiale; le ri-sorse e l’energia diventano sempre più costose eoggetto di conflitto.

• Finanza: il nostro sistema finanziario è in frenata.Il nostro sistema bancario non sta lavorando perl’economia reale. Non è in grado di fornire i neces-sari investimenti, nella misura adeguata, per af-frontare le sfide di lungo periodo poste dai cam-biamenti climatici e dall’esaurimento delle risorse.Le Nazioni Unite hanno stimato il costo per af-frontare queste sfide del clima, nella misura di al-meno il 2% del PIL mondiale. Mentre siamo ingrado di trovare facilmente risorse finanziarie persussidi ai combustibili fossili o alle spese militari,stiamo lottando per trovare i soldi necessari perinvestire nelle nostre comunità e nell’ecosistemadel pianeta da cui dipendiamo.

Come sindacati siamo impegnati per lo svilupposostenibile. In passato abbiamo lavorato per la sa-lute e la sicurezza dei lavoratori e per la normativaambientale: dobbiamo continuare questa tradi-zione di impegno per difendere il nostro benesserein futuro. Questo significa cambiare il nostro mododi produrre e consumare beni e servizi, per con-servare le risorse, lavorare meglio ed evitare di di-struggere gli ecosistemi vitali forniti dai nostri marie dalle nostre foreste. Questo significa trovare ur-gentemente delle alternative ai combustibili fossili- petrolio, gas, carbone.

Abbiamo bisogno di investimenti in nuove tecno-logie del futuro e in posti di lavoro e competenzecollegate - energia solare ed eolica, veicoli elettricie treni, la cattura e lo stoccaggio delle emissioni dicarbonio, il risparmio energetico a casa e al lavoro.Parlare di efficienza energetica e dell’utilizzo dellerisorse alla scala richiesta dai cambiamenti clima-

Presentazione

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tici del pianeta significa insistere verso nuovi mo-delli come per esempio “l'economia circolare” nellaprogettazione di prodotti che possano essere rici-clati al termine della loro vita. Ciò significa ridurreil consumo di materiali ed energia, riciclare moltodi più e riutilizzare i rifiuti come materia primaper la nuova produzione.Per la CES, questo significa un cambiamento fon-damentale e necessario per le nostre società, in cuii sindacati hanno un ruolo fondamentale da svol-gere. La nostra sfida è quella di sfruttare al mas-simo il potenziale per la creazione di occupazionee la coesione sociale per i lavoratori e le loro fami-glie, ma anche per evitare le eventuali conseguenzenegative ovunque esse possono verificarsi.Pertanto, abbiamo sempre chiesto una “transizionegiusta” verso un modello di efficienza energetica edell’uso delle risorse di cui abbiamo bisogno.

Ci sono 5 pilastri per questa“transizione giusta”:1. Partecipazione e dialogo a tutti i livelli.2. Investimenti nella creazione e la trasformazionedi posti di lavoro attraverso politiche low carbon einvestimenti in infrastrutture.3. Programmi di formazione di competenze efficacie gestiti in modo trasparente, tra cui il diritto indi-viduale alla formazione per tutti i lavoratori indi-pendentemente dal tipo di contratto.4. Il rispetto per i sindacati e i diritti umani. Nessunlavoro può essere un lavoro verde se non è un la-voro dignitoso.5. Una rete di ammortizzatori sociali per i lavoratorinegativamente colpiti dalla transizione, con politi-che attive del lavoro e sistemi di sicurezza sociale

finanziati. Per la CES tutti i lavoratori indipenden-temente dal settore, professione, genere o età hannoun ruolo da giocare in questa transizione e nel ren-dere più “verdi” i loro posti di lavoro. La CES è im-pegnata in un approccio inclusivo.

Questa Guida europea sullo sviluppo sostenibileper i rappresentanti sindacali dovrebbe essere uti-lizzata come strumento per aiutare i sindacalisti atutti i livelli nel capire meglio l'importanza di unosviluppo sostenibile – in cui la finanza lavora per ilbene comune, la crescita è rispettosa dell'ambiente,e la “transizione giusta” può essere promossa comela via da seguire. La guida contiene informazionisugli strumenti già disponibili, molti esempi di“buone pratiche” dell'Unione, diritti e politiche chevogliamo promuovere, gli obiettivi che vogliamoraggiungere. Spero che la guida si riveli utile aisindacalisti per trovare il modo di affrontare lo svi-luppo sostenibile nelle proprie fabbriche, nei luoghidi lavoro, nei propri sindacati e dimostrare il valoredella voce delle persone che lavorano in questo set-tore vitale. Attraverso iniziative condotte dai solisindacati o con la contrattazione collettiva, mi au-guro che questa guida sia di ispirazione ai rappre-sentanti sindacali, che possa essere un punto dipartenza per i sindacati nel lavorare insieme perpromuovere soluzioni per le persone, il pianeta, enon solo il profitto.

Buona fortuna per i vostri sforzi nell’inverdire i vo-stri luoghi di lavoro ovunque si trovino.

Judith Kirton-Darling (CES)

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Il lavoro per la redazione della Guida europea del sindacalista per lo sviluppo soste-nibile è stata coordinata dalla CISL Toscana (insieme a IAL Toscana ed Ecologia e la-voro), sostenuto dalla CES e sei sindacati partner.

• Arbeit und Leben DGB/VHS NW e.V, Germany,• Trades Union Congress, UK, • Confederation of Labour PODKREPA, Bulgaria, • EKA Athens Labour Unions Organization, Greece, • Confédération Démocratique Du Travail, France, • Fédération Générale du Travail de Belgique, Belgium. La guida ha lo scopo di fornire uno strumento ai lavoratori e sindacalisti in tutta Eu-ropa per costruire l’attività e l’azione sindacale per una ripresa sostenibile Una Guida elaborata da sindacalisti già impegnati da diversi anni sulla nuova frontieradello sviluppo sostenibile per suscitare l’interesse di tutte le organizzazioni sindacalinell’affrontare la sfida di rendere più verde l’economia.

Lo sviluppo di un’economia sostenibile è vitale per salvaguardare l’esistenza nostrae delle generazioni future sulla terra con una dimensione più equa ed inclusiva.

La partecipazione a questa grande trasformazione per essere effettiva ed inclusivadeve partire da tutti i posti di lavoro. È questa l’ambizione di questa Guida verde: raggiungere tutti i posti di lavoro.

L’espressione “verde” che ricorrerà in questa Guida significa volere un pianeta piùverde vuole indicare un mondo più sicuro e confortevole per tutte le specie che loabitano.

Un ringraziamento particolare a Gabriella Pusztai, di IAL Toscana, per l’assidua atti-vità di coordinamento tra i partner che ha assicurato e un ringraziamento finale allaSegreteria della Cisl Nazionale, che, nella persona di Fulvio Giacomassi, ha assicuratoe continua ad assicurarci pieno sostegno e fiducia

Buono studio, ma soprattutto buon lavoro.

Renato Santini (CISL Toscana)

“Rinverdire” la nostra missione

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«La crisi economica e occupazionale che stiamo vi-vendo mina il tessuto sociale. Per la Confederazioneeuropea dei sindacati (CES) c’è una chiara e urgentealternativa alla austerità: un nuovo patto sostenibileper l’Europa basato su investimenti e governance so-stenibile a lungo termine. Qui è il futuro del lavoro:trasformare l’economia non solo rispetto al clima oall’energia ma affrontando contestualmente il temadell’uso delle risorse. La nostra responsabilità di sin-dacati va resa concreta anche formando i nostri de-legati perché possano essere protagonisti nella con-trattazione anche su questi argomenti, nella consa-pevolezza che i sindacati sono stakeholders impor-tanti e presenti sul tema dei cambiamenti climatici edell’ambiente. Il movimento sindacale, il dialogo so-ciale, sono il primo pilastro della “just transition”»(1).Una delle raccomandazioni del rapporto Towardsa greener labour market – The employment dimen-sion of tackling climate change (Verso un mercatodel lavoro più verde – La dimensione occupazionaleall’interno della lotta ai cambiamenti climatici,2010riguarda la necessità cogliere le opportunitàoccupazionali nella trasformazione “verde” del-l’economia. (2) Una definizione ristretta di “economia verde” o “la-voro verde” rischia di non cogliere pienamente leripercussioni sull’economia e soprattutto sull’oc-cupazione date dalla “just transition”, che influen-zerà quantità, distribuzione e qualità del lavoro, inmodo “comparabile alle sfide della globalizzazione,dell’evoluzione tecnologica e dell’invecchiamentodella popolazione” (Strategia Europa 2020).

Perciò emerge la necessità per il sindacato europeoe per i sindacati nazionali che vi aderiscono di fo-calizzare l’attenzione su strategie occupazionali ap-propriate che tengano testa ai cambiamenti clima-tici e favoriscano politiche ambientali employment-friendly: valorizzare l’attività sindacale nella costru-zione di un’economia che contrasti i cambiamenticlimatici significa sviluppare la dimensione socialedel cambiamento, portare la strategia europea acontatto diretto con i lavoratori e i cittadini checontribuiscono in prima persona alla sua efficaciae, in gran parte, la determinano.

Le criticità ambientaliGli effetti ambientali dello sviluppo industriale , ,si sono manifestati dapprima in ambiti locali, per iloro riflessi sulla salute dell’uomo (ad esempio in-

quinamento dell’aria che causa patologie respira-torie), fino ad assumere caratteri globali.Le prime fenomenologie ambientali, con effetti nonimmediatamente collegabili a patologie sanitarie,sono state le cosiddette piogge acide. La causa diquesto fenomeno – che produceva importanti im-patti sui suoli, sulla vegetazione e sulle acque in-terne, con riflessi sugli ecosistemi collegati e rica-dute anche di carattere economico – è da attribuireessenzialmente alle emissioni di sostanze acide oprecursori di acidi, quali gli ossidi di zolfo e diazoto (SOx e NOx), a seguito di processi chimici eprincipalmente della combustione di idrocarburiad alto contenuto di zolfo (gli NOx derivano dal-l’ossidazione dell’azoto contenuto nell’aria), adesempio per la produzione di energia termoelettricae per i trasporti.Con il tempo le tipologie di fenomeni ambientalinon desiderati si sono notevolmente accresciute. Di seguito si riporta come esempio una lista di cri-ticità, utilizzata dall’Agenzia europea per l’ambienteper la redazione del rapporto periodico sullo statodell’ambiente in Europa.

Questioni ambientali

• Gas a effetto serra e cambiamento climatico• Distruzione dell’ozono• Biodiversità• Inquinamento atmosferico transfrontaliero• Sostanze pericolose• Stress idrico• Degrado del suolo• Rifiuti• Rischi tecnologici e naturali• Organismi geneticamente modificati• Salute umana• Aree urbane• Aree costiere e marine • Aree rurali• Aree montane

Le prime quattro criticità elencate hanno un ca-rattere più marcatamente globale e quindi non pos-sono essere affrontate a livello di singolo Stato, ma richiedono un accordo praticamente tra tutte le

IntroduzioneRendere più verde l’economia

7

1) Dall’intervento di Judith Kirton-Darling, Firenze, 19/01/20122) http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=it&catId=89&new-sId=970&furtherNews=yeshttp://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=6438&langId=en

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nazioni della Terra e ciò rende più difficile fron-teggiarle, come purtroppo si sta verificando neifatti per la Convenzione globale sui cambiamenticlimatici.Ulteriori difficoltà nel fronteggiare queste criticitàrisiedono nella loro stretta interconnessione, cherichiede un approccio integrato, al fine di evitareche una certa problematica che interessa un deter-minato contesto territoriale e una specifica matriceambientale (3) si trasferisca a un altro contesto o aun’altra matrice. Un esempio di approccio non ef-ficace all’abbattimento degli ossidi di azoto e dizolfo nelle emissioni atmosferiche è stato l’impiegodi desolforatori e denitrificatori alla bocca di ca-mino. In tal modo si è sì ottenuta una riduzionedelle emissioni in atmosfera, ma sono state pro-dotte notevoli quantità di materiali solidi che an-davano gestiti come rifiuti.

I cambiamenti climatici, ad esempio, sono i pre-cursori di un numero rilevante di effetti ambientali.In generale essi comportano stravolgimenti neglihabitat (desertificazione, innalzamento dei livellidel mare, riduzione dei fronti glaciali) con conse-guenze in primo luogo sulla biodiversità.Si possono manifestare quindi situazioni di perditadi specie, ma anche la comparsa di specie aliene inambiti territoriali nuovi (si pensi alla zanzara tigre),con conseguenze anche sul piano sanitario.

Rompere la catena

La chiave per la soluzione di questa catena di que-stioni si trova nella qualità e quantità del cambia-mento dell’economia e, quindi, nella trasforma-zione del mondo del lavoro e del sistema di tutelache come sindacati vi portiamo. Dobbiamo esserein grado di negoziare con competenza aggiungendoi temi della lotta ai cambiamenti climatici e dellealtre criticità ambientali nel nostro bagaglio di co-noscenze, essere in grado di cogliere le nuove op-portunità e di utilizzarle per nuovi strumenti dicrescita dei diritti. Negoziare e lavorare per unasocietà low carbon significa rinnovare e rinvigorirela nostra missione di sindacalisti per una societàpiù equa e più responsabile verso giovani, donne euomini di oggi e di domani.

Siamo consapevoli della difficoltà di produrre eproporre una guida di livello europeo che rispecchiuna diversità di tradizioni sindacali dei diversi paesieuropei così come i sistemi regolatori differenti diquesti paesi . Ma comunque crediamo che è necessario avereuna’impronta conoscitiva comune per poter fornirea coloro che si approcciano a questo tema, così ur-

gente da affrontare, sia l’immagine a grandi lineedel contesto ampio in cui ci si muove, sia l’oppor-tunità di cogliere le azioni dirette al proprio quoti-diano che si possono davvero realizzare.Il breve quadro di documenti e normative che segueevidenzia quindi l’impegno degli organismi inter-nazionali, dell’Unione Europea, degli Stati membrie del sindacato europeo nella lotta ai cambiamenticlimatici e costituisce un riferimento non esaustivoper approfondimenti.Per una continuità di aggiornamento a livello eu-ropeo possono essere utili i materiali della direzionegenerale Azione per il Clima (4), che ha una new-sletter, la rivista trimestrale L’ambiente per gli eu-ropei. La rivista è disponibile gratuitamente inmolte lingue. (5)

I riferimenti di base• A partire dalla convenzione dell’ONU sotto-scritta nella Conferenza mondiale di Rio de Ja-neiro del 1992, tutti i Paesi del mondo sono im-pegnati nella lotta ai cambiamenti climatici e alriscaldamento globale per le conseguenze del co-siddetto effetto serra. (6)

• Tutta la comunità internazionale ha recente-mente riconfermato, nella COP 17 di Durban(2011), la necessità di contenere il riscaldamentoglobale almeno sotto la soglia di aumento di 2°Cnel secolo, se non fosse possibile limitarla a +1,5°,ipotesi da preferire, secondo gli scienziati, perevitare il manifestarsi di eventi irreversibili nel-l’ambito del controllo delle manifestazioniestreme dovute ai cambiamenti climatici. (7)

• L’Unione Europea ha definito obiettivi vinco-lanti per gli Stati membri al 2020 e una primaroad map al 2050 per la propria economia lowcarbon. (8)

• Gli obiettivi dell’ Europa 20-20-20 sono:

8

3) Con il termine matrice ambientale si intende riferirsi a una dellediverse componenti e sottocomponenti in cui è articolato l’am-biente. Quando si affronta un’attività di valutazione di impatto odi reporting ambientale, di norma si adotta uno schema, secondoil quale i fattori che intervengono nelle fenomenologie ambientalisono essenzialmente: le cause di alterazione (pressioni e determi-nanti), lo stato di qualità dei bersagli di tali alterazioni e infine leriposte, ovvero le contromisure che vengono messe in atto per evi-tare o almeno ridurre gli effetti (impatti) di tali alterazioni. In taleschema le matrici sono i bersagli delle pressioni, ovvero le risorseidriche (acque interne superficiali e sotterranee), il mare, l’atmo-sfera, il suolo, la vegetazione e la fauna, ecc.4) http://ec.europa.eu/environment5) http://ec.europa.eu/environment/news/efe/index.htm6) http://europa.eu/legislation_summaries/development/sectoral_de-velopment_policies/l28102_it.htm7) http://unfccc.int/meetings/durban_nov_2011/meeting/6245.php8) http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/11/272&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en

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- La riduzione di 20 per cento delle emisssionidei gas a effetto serra ristetto ai livelli del 1990

- Almeno il 20 per cento del consumo energeticodeve provenire da energie rinnovabili

- La riduzione di 20 per cento dell’uso dell’energiagrazie al miglioramento dell’efficienza energe-tica

• La Strategia Europa 2020 è la strategia europeaper il prossimo decennio, In un mondo in conti-nuo cambiamento, l’UE punta verso un economia“intelligente, sostenibile e inclussiva” . La strategiadovrà aiutare l’Europa a superare la crisi, sia a li-vello interno che a livello internazionale, favo-rendo la competitività, la produttività, il poten-ziale di crescita, la coesione sociale e la conver-genza economica. Introdurrà riforme di medio-lungo termine che aiuteranno la crescita e l’oc-cupazione e assicurerà la sostenibilità delle fi-nanze pubbliche. Tutte le politiche comuni, inparticolare la politica agricola comune e la poli-tica di coesione, dovranno allinearsi con la nuovastrategia.

• La CES, la Confederazione dei Sindacati Eu-ropei, ha recepito gli obiettivi della Strategia Eu-ropa 2020 e vuole partecipare con i sindacati egli oltre 60 milioni di lavoratori associati alla rea-lizzazione di tutti i suoi obiettivi. (9)

• La CES e i sindacati nazionali associati hannoassunto anche gli obiettivi dell’economia low car-bon (UE Climate Pakcage, 20-20-20) come occa-sione per la crescita dell’occupazione, dell’inno-vazione e dello sviluppo più equamente distri-buito sul territorio europeo. (10)

Questa Guida europea del sindacalista per lo svi-luppo sostenibile incoraggia la partecipazione di-retta delle OO.SS. e dei lavoratori nella realizza-zione di queste iniziative strategiche. La Guidavuole favorire la comprensione delle problematicheambientali e la conoscenza delle metodologie edelle tecniche di intervento per il raggiungimentodegli obiettivi indicati dall’Unione Europea.

Chi è il sindacalista dello sviluppo sostenibile

«Il messaggio che accompagna il delegato sindacaleverde nel panorama della “just transition” è chenella tua azienda, nel tuo territorio, tu puoi farcambiare le cose. Si tratta di ampliare l’orizzontedei sindacalisti verso temi che rappresentano nonsolo la necessità ma anche l’opportunità per un si-stema economico più stabile e competitivo» (11).

Diverse sono le tradizioni che regolano l’attivitàsindacale nei diversi Paesi europei, anche se i prin-cipi dell’autonomia, della democrazia e della re-

sponsabilità generale verso la propria comunitàispirano la storia e la costituzione di ciascuno diessi.Per alcuni sindacati l’azione principale si sviluppasoprattutto nei posti di lavoro, mentre per altri èprevalente l’azione svolta sul territorio e nei con-fronti delle istituzioni sia locali che nazionali.Questa Guida vuole essere utile a tutti i sindacalistieuropei che avvertono la necessità di intervenire omigliorare la loro azione sui temi ambientali e,quindi, di accrescere le proprie competenze in que-sto ambito.La Guida non si sostituisce alla scelta organizzativadei singoli sindacati nazionali, se favorire la quali-ficazione di sindacalisti verdi, cioè più specifica-mente preparati e specializzati sui temi ambientali,oppure favorire una cultura e un orientamento am-bientale di carattere più generale e più diffuso sulpiano della capacità di azione. Ogni sindacato spe-cificherà, sulla base della sua storia, delle sue tra-dizioni oppure anche sul piano dell’innovazione eanche della sperimentazione, le forme organizza-tive e di ruolo che riterrà più opportune e necessa-rie.

Il sindacalista verde è l’elemento di partenza perchési possa proporre un percorso bottom-up rispettoalle politiche ambientali dell’Unione Europea che,come abbiamo visto in premessa, interagisconoprofondamente con i cambiamenti nel mondo dellavoro e dell’economia. È il sindacalista verde chesente l’esigenza di indagare come i provvedimentidi lotta ai cambiamenti climatici insistono sull’eco-nomia e dare valore al fatto che i lavoratori possanoessere agenti essenziali di questo cambiamento.

9

9) http://www.etuc.org/r/610) http://www.ituc-csi.org/IMG/pdf/2CO_10_Sustainable_develop-ment_and_Climate_Change_03-10-2.pdf; http://www.etuc.org/a/915911) Dall’intervento di Sebastian Storme, Firenze, 19/1/2012.

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Lo sviluppo del concetto di sostenibilitàSpesso al termine ambiente vengono attribuiti si-gnificati diversi in funzione del contesto trattato.In particolare è prevalsa nel passato una concezionesanitaria dell’ambiente che non riconosce a que-st’ultimo un’importanza autonoma, bensì subordi-nata agli effetti sanitari che determina. Questo tipo di concezione, ancora presente inbuona parte della normativa finora prodotta, risultaattualmente superata. L’ambiente ha ormai rag-giunto una posizione di completa autonomia ri-spetto ad altre problematiche legate allo sviluppoe alla vita dell’uomo. Per questo motivo è semprepiù considerato come un insieme di risorse che de-vono essere salvaguardate innanzitutto come talie, in subordine, per l’uso che se ne può fare.

Questo è il presupposto del nuovo approccio allepolitiche di tutela dell’ambiente denominato svi-luppo sostenibile: uno sviluppo economico e socialecapace di salvaguardare i beni e le risorse dell’am-biente.Una prima oggettivazione del processo di matura-zione istituzionale e politico-culturale in tale dire-zione è costituita senza dubbio dal National Envi-ronmental Policy Act (NEPA), approvato dal Con-gresso degli Stati Uniti alla fine del 1969, in cuil’ambiente assume valenza autonoma, distinta enon più dipendente, ad esempio, dalle problemati-che sanitarie (che, come altre problematiche, hannostrette relazioni con esso). L’atto definisce la poli-tica ambientale nazionale promuovendo il miglio-ramento dell’ambiente, con il President’s Councilon Environnemental Quality. A seguito del NEPA, si è registrata la creazione,dapprima negli USA e poi negli altri Paesi, nonsolo di norme e di indirizzi programmatici, ma an-che di istituzioni “specializzate”, quali ministeri eagenzie ad hoc, punti di riferimento, di orienta-mento, di promozione e di attuazione-gestione dellepolitiche ambientali.La consapevolezza della complessità, della varia-bilità nel tempo e nello spazio, dell’incertezza e,soprattutto, del carattere spesso globale delle pro-blematiche ambientali ha spinto la comunità in-ternazionale, attraverso le sue organizzazioni, aelaborare e a proporre principi-guida generali ca-paci di ispirare e orientare le politiche dei singoliStati. In tal modo questi ultimi sono messi nellecondizioni di contribuire in modo organico e noncontraddittorio al comune fine della tutela dell’in-sieme degli ecosistemi, (12) attraverso l’utilizzo di

strumenti normativi diversificati sia di tipo vinco-lante (in misura limitata) sia di mero indirizzo e diraccomandazione (soft law). Successivamente, con la prima Conferenza mon-diale sull’ambiente (tenutasi a Stoccolma nel 1972),è stato avviato l’UNEP, il Programma Ambientaledelle Nazioni Unite, soprattutto con compiti di pro-mozione e di stimolo nei confronti dei governi edelle agenzie internazionali.Nel 1983 le Nazioni Unite hanno dato vita allaCommissione mondiale per lo Sviluppo e l’Am-biente, da cui nel 1987 è derivato l’ormai classicoOur Common Future, più noto come RapportoBruntland (dal nome di Gro Harlem Brundtland,la prima ministra norvegese che presiedeva allorala Commissione). La definizione classica dello sviluppo sostenibileè: “lo sviluppo che soddisfi le esigenze del presentesenza compromettere la capacità delle future ge-nerazioni di soddisfare quelle dell’avvenire” (Rap-porto Brundtland, 1987)Di fronte ad un sempre più evidente inquinamentoglobale dell’atmosfera e dell’ambiente, ad una pia-neta vivendo al di là delle sue possibilità, il rapportopromuove con grande rilievo la nozione di svilupposostenibile, un tipo di “sviluppo che soddisfi le esi-genze del presente senza compromettere la capacitàdelle future generazioni di soddisfare quelle del-l’avvenire” e, quindi, in grado di garantire nel tempol’equilibrio nei rapporti tra uomo, risorse e am-biente.La Commissione è del parere che la diffusa povertànon sia più inevitabile: lo sviluppo sostenibile im-pone di soddisfare i bisogni fondamentali di tutti edi estendere a tutti la possibilità di attuare le pro-prie aspirazioni a una vita migliore. Un mondo incui la povertà sia endemica sarà sempre esposto acatastrofi ecologiche e d’altro genere. Il soddisfaci-mento di bisogni essenziali esige non solo unanuova era di crescita economica per nazioni in cuila maggioranza degli abitanti sono poveri, ma an-che la garanzia che tali poveri abbiano la loro giustaparte delle risorse necessarie a sostenere tale cre-scita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiu-vata sia da sistemi politici che assicurino l’effettivapartecipazione dei cittadini nel processo decisio-nale, sia da una maggior democrazia a livello dellescelte internazionali.

Capitolo 1.La cultura e i nuovi valori dello sviluppo sostenibile

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12) Per ecosistema si intende l’insieme delle componenti biotiche(animali e vegetali) e abiotiche (suolo, acqua, ecc..) poste in unarelazione di causalità ben definita che ne consente la sostenibilità.

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In ultima analisi, però, lo sviluppo sostenibile, lungidall’essere una definita condizione di armonia, èpiuttosto un processo di cambiamento tale per cuilo sfruttamento di risorse, la direzione degli inve-stimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologicoe i cambiamenti istituzionali siano resi coerenticon i bisogni futuri oltre che con quelli attuali.

Conferenza di Rio –Gli strumenti e i principifissati a RioUn indirizzo più articolato nella definizione dellevie per uno sviluppo sostenibile è contenuto in undocumento elaborato nell’ambito della Conferenzamondiale su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro(1992): l’Agenda 21, ovvero l’agenda delle cose dafare nel ventunesimo secolo per conseguire gliobiettivi di uno sviluppo sostenibile. Essa individua in primo luogo una dimensione so-ciale ed economica delle questioni ambientali. Per quanto riguarda i Paesi industrialmente avan-zati, vengono tratteggiate le linee di una profondamodificazione, in senso sostenibile, dei modelli divita prevalenti. Per i Paesi arretrati, viene definito un programmadi crescita economica non distruttiva dell’ambiente,basato sulla lotta alle profonde disparità sociali,sul controllo demografico, sulla vivibilità dellegrandi aree urbane, ecc. Una parte, più marcatamente tecnica, è costituitadal programma ambientale per la conservazione egestione delle risorse al fine dello sviluppo, checomprende temi quali la protezione dell’atmosfera,la gestione integrata del territorio, la lotta alla de-forestazione, alla desertificazione e alla siccità,l’agricoltura sostenibile, la diversità biologica, laprotezione delle acque e la gestione ottimale, daun punto di vista ecologico, delle sostanze tossichee dei rifiuti di ogni genere. Per ogni tema, l’Agenda definisce gli obiettivi, leattività che gli Stati dovranno intraprendere perrealizzarli, i mezzi tecnici e finanziari necessari,gli strumenti normativi e istituzionali da appron-

tare.La terza parte individua gli specifici ruoli di unaserie di gruppi sociali, con i quali i governi do-vranno rafforzare la collaborazione, ai fini dellosviluppo sostenibile, tra cui le donne, i bambini e igiovani, i lavoratori e i sindacati, gli agricoltori, ilmondo della ricerca scientifica e quello delle attivitàproduttive. Emerge qui l’esigenza di favorire ap-procci negoziali, di coinvolgimento partecipativodei vari soggetti nelle politiche ambientali, verso ilsuperamento delle ottiche di mero Command andControl (13) che le hanno sinora caratterizzate. L’analisi di dettaglio degli strumenti di esecuzionedel programma costituisce la quarta e ultima se-zione. Si va dagli strumenti finanziari – quali quellidi aiuto ai Paesi in via di sviluppo da parte di quellipiù avanzati, con l’incremento della quota di PILda destinare a tali scopi – a quelli scientifici e tec-nologici, dal potenziamento delle iniziative forma-tive e informative di massa alla predisposizione eall’ottimale utilizzazione di specifici strumenti isti-tuzionali e normativi.Nel corso della suddetta Conferenza sono state va-rate due convenzioni internazionali firmate dallamaggior parte dei governi riuniti a Rio: la Conven-zione quadro delle Nazioni Unite sui CambiamentiClimatici e la Convenzione sulla Biodiversità. La prima ha lo scopo di stabilizzare la presenzanell’atmosfera di gas a effetto serra a livelli tali danon sconvolgere il sistema climatico globale.La seconda richiede che tutti i Paesi adottino stra-tegie e strumenti per conservare la varietà di specieviventi e garantiscano che i benefici risultanti dal-l’uso della diversità biologica vengano divisi equa-mente.Dalla Conferenza, che pure ha mostrato notevolilimiti sul piano politico-diplomatico, sono emersiquindi importanti contributi alla definizione deiproblemi, all’individuazione delle soluzioni e alladiffusione dei temi portanti di una nuova culturaambientale. In particolare la collocazione delle problematichein un orizzonte temporale intergenerazionale hafavorito l’affermazione del cosiddetto “approccioprecauzionale”, secondo cui, “in presenza di mi-nacce di danni gravi, l’incertezza scientifica nondeve servire a giustificare ritardi nell’adozione diprovvedimenti efficaci per la prevenzione del de-grado ambientale”.Un approfondimento del concetto di sostenibilitàdal punto di vista ecologico è stato condotto dal

Il concetto di sviluppo sostenibile comportal’accettazione della nozione di limiti, non intermini assoluti e definitivi ma in quanto im-posti dall’attuale stato della tecnologia e del-l’organizzazione sociale, dalla disponibilitàdelle risorse economiche e dalla capacità dellabiosfera di assorbire gli effetti delle attivitàumane. La tecnologia e l’organizzazione so-ciale possono però essere gestite e migliorateper inaugurare una nuova era di sviluppo delbenessere e “benvivere” personale e collettivo

13) Il Command and Control è una forma di gestione delle attivitàdi tutela dell’ambiente basata sull’imposizione di definite norme eprescrizioni (command) e nella successiva verifica della loro os-servanza (control).

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Wuppertal Institut. (14) Nei riquadri 1 e 2 sono ri-portati, rispettivamente, criteri e principi per la so-stenibilità, come esito di tale studio. Nella scheda,l’Isola di Pasqua viene illustrato un caso di svilupponon sostenibile a supporto di queste teorie.

Gli strumenti di attuazione dello svilupposostenibile in EuropaCon il Trattato sull’Unione è stato compiuto un im-portante passo in avanti verso lo spostamento deitemi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile alcentro del processo politico, laddove, nell’art. 2, sistabilisce che uno degli obiettivi fondamentali dellaComunità è la promozione di “uno sviluppo armo-nioso ed equilibrato delle attività economiche [...]una crescita sostenibile, non inflazionistica e che ri-spetti l’ambiente”, e laddove, nell’art. 130 R, para-grafo 2, si individua un obiettivo importante nel-

l’interiorizzazione dei principi di tutela dell’am-biente da parte delle altre politiche comunitarie.Inoltre, nell’art. 174, afferma: “le politiche comu-nitarie dell’ambiente…devono essere basate sulprincipio di precauzione e sui principi di azionipreventive”.In coerenza con tali assunti fondamentali, i principidello sviluppo sostenibile e le linee principali perl’attuazione di politiche a esso ispirate sono trava-sati nella risoluzione del Consiglio del 1° febbraiodel 1993, in cui viene adottato il V Programmad’azione ambientale. Il programma prevede che gliinterventi di tutela siano rivolti a tutti i settori eco-nomici, propugna il progressivo superamento deglistili di governo dell’ambiente di tipo Command andControl verso forme consensuali e partecipative, eadotta, nella predisposizione degli strumenti ri-spondenti a tali finalità, un approccio preventivointegrale, basato sul già citato principio precau-zionale e sull’analisi del ciclo di vita dei prodotti.Con il successivo Programma (VI) d’azione am-bientale, varato nel 2002 e di durata decennale,questo approccio viene rafforzato. In particolarevengono individuate le aree prioritarie di intervento(Cambiamenti climatici, Natura e biodiversità, Am-biente e salute e qualità della vita, Risorse naturalie rifiuti), si fissano principi e scopi globali (sussi-diarietà, chi inquina paga, ecc.) e sono promossenumerose iniziative in linea con i dettati del-l’Agenda 21 (trasferimento di tecnologie pulite aiPaesi candidati, collaborazione e partenariato conle parti sociali, modelli di consumo e produzionesostenibili, ecc.).A differenza dell’ONU (o altri organismi interna-zionali che in genere non hanno i poteri necessariper garantire il rispetto e l’applicazione delle pro-prie deliberazioni), l’UE è un vero e proprio orga-nismo sovranazionale che dispone di strumenti ingrado di vincolare gli Stati membri all’attuazionedelle proprie politiche. In campo ambientale, nelcorso degli anni, l’intervento normativo dell’UE haassunto dimensioni assai rilevanti e una sua orga-nicità. Esso si è dispiegato soprattutto attraversol’emanazione di direttive, che fissano gli obiettividegli interventi, lasciando ai singoli Stati autono-mia nel definire le modalità di attuazione medianteun atto di recepimento, ma anche di decisioni, vin-colanti solo per gli Stati destinatari, e di regola-menti, dotati di validità diretta per tutti gli Stati

Riquadro 1. Criteri ecologici per l’utilizzo dellospazio ambientale

a. L’utilizzo di una risorsa rinnovabile nonpuò essere più rapido del suo ritmo di rinno-vamento.b. L’emissione di materiali non può esseremaggiore della capacità di assorbimento del-l’ambiente.c. L’utilizzo di risorse non rinnovabili deve es-sere ridotto al minimo; esse devono essere uti-lizzate nella misura in cui viene creato un so-stituto fisico di equivalente livello funzionalesotto forma di risorse rinnovabili.d. Il tempo degli interventi umani deve esserein rapporto equilibrato col tempo dei processinaturali, sia dei processi di decomposizionedei rifiuti che dei ritmi di rigenerazione dellematerie prime rinnovabili o degli ecosistemi.

Riquadro 2. Principi per l’utilizzo delle risorse

1. Principi di rigenerazione:• una risorsa rinnovabile può venire utilizzatasolo nella misura in cui nello stesso periodo sirigenera.• nell’ambiente non può venire rilasciata unaquantità di sostanze maggiore di quella che vipossa essere assorbita.

2. Principio di utilizzo:• l’utilizzo di energia e di materiali deve essereridotto a un livello a basso rischio.

14) Il Wuppertal Institut conduce ricerche per committenti pubblicie privati. Occupa alcune decine di economisti, tecnologi, climato-logi, chimici, fisici, biologi, sociologi e storici della cultura. I di-partimenti sono cinque: Politica del clima, Flussi di materiali ecambiamenti di struttura, Energia, Trasporti, Nuovi modelli di be-nessere. Presidente dell’Istituto è il prof. Ernst von Weizacker.

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membri. Attualmente, tali interventi trattano tuttii principali campi di interesse della politica am-bientale, quali ad esempio l’inquinamento dei varicomparti, la gestione dei rifiuti, la difesa del suolo,del mare e delle coste, la protezione della flora edella fauna, la riqualificazione dell’ambiente ur-bano, la gestione del territorio (attraverso la valu-tazione di impatto ambientale), la prevenzione deirischi industriali, la qualità ambientale dei prodotti(Ecolabel) e dei processi produttivi (Ecoaudit).In generale si assiste alla definizione di misure, dinatura legislativa e regolatoria, di programmazionee di incentivazione-disincentivazione, finalizzate auna maggiore responsabilizzazione dei produttorie dei consumatori.Rispetto ai primi si opera con strumenti di tipo vo-lontario, del tipo EMAS ed Ecolabel (vedi capitolo3), e di tipo impositivo, con il principio di chi in-quina paga o l’obbligo alla chiara descrizione dellecaratteristiche dei prodotti, ad esempio con il Re-golamento di Registrazione, Evaluazione, Autoriz-zazione e restrizione dei materiali chimiche (RE-ACH). Nel Regolamento REACH sulle sostanze chi-miche trova piena attuazione il principio di respon-sabilità primaria del produttore sui prodotti im-messi nel mercato. Mentre precedentemente era loStato che doveva controllare gli eventuali effettidannosi delle sostanze chimiche immesse nel mer-cato, d’ora in poi i produttori devono depositaredocumentazione e prescrizioni sull’uso delle so-stanze prodotte. Il principio precedentemente va-leva solo per la chimica farmaceutica.Un’ampia applicazione della responsabilità “allar-gata” del produttore è stata definita nell’ultima di-rettiva sui rifiuti. Da qui l’obbligo del recupero degliimballaggi e dei rifiuti degli apparecchi elettrici edelettronici da parte dei rispettivi produttori.Uno degli obiettivi primari che si vogliono conse-guire, che poi è il fondamento dello sviluppo soste-nibile, è favorire produzioni e consumi a bassissimoconsumo di risorse. In tal senso nel tempo si assisteal rapido passaggio dall’approccio dalla culla allatomba, che esprime la volontà di controllare gli ef-fetti ambientali dei prodotti dalla loro nascita finoal disuso, a quello dalla culla alla culla, che enfatizzal’esigenza di favorire nei processi produttivi il mas-simo recupero, con lo sviluppo del principio dellacircolarità nell’uso delle risorse riproponendo il ci-clo di vita naturale delle risorse del mondo vegetalee animale.

Una definizione originale dal mondodel lavoroDalle elaborazioni legislative dell’Unione Europeasui principi e i contenuti dello sviluppo sostenibile

sono scaturiti diversi progetti, iniziative e defini-zioni da parte di tutti i diversi soggetti e protagoni-sti della vita economica, sociale e culturale europea.Poche sono state quelle condivise da più soggetti.Vogliamo evidenziare di seguito e richiamare unadelle poche definizioni che sono state invece co-struite e condivise nell’ambito delle relazioni indu-striali del sistema delle imprese e delle organizza-zioni sindacali dei lavoratori: il concetto dinamicodel Contratto nazionale dei lavoratori della chimicain Italia (maggio 2006). «Sviluppo sostenibile estrategia ambientale. Le Parti riconoscono che losviluppo sostenibile, inteso come l’integrazioneequilibrata e dinamica dei principi della crescitaeconomica, della protezione ambientale e del-l’equità sociale, è il punto di riferimento per la co-struzione di una coerente strategia ambientale». Questa definizione di sviluppo sostenibile basatosull’equilibrio dinamico dei fattori economici, so-ciali ed ambientali rappresenta una delle definizionipiù efficaci, convincenti e veritiere riguardo a que-sto concetto, in quanto assegna a all’intelligenza,alla sensibilità e alla responsabilità di tutti i prota-gonisti dell’economia, del lavoro e dell’ambiente ilcompito di ricercare sempre l’equilibrio fra i trefattori portanti senza mai trascurarne alcuno. Inoltre questa definizione riconosce come in alcuniambiti (ad esempio il ricco mondo industriale oc-cidentale) deve essere maggiore la responsabilitàverso l’ambiente, mentre in altri ambiti (ad esempioi paesi più poveri) deve essere riconosciuta legittimala maggiore preoccupazione per il sociale, comeriguardo al problema della povertà. Ma il temadella tutela dell’ambiente deve essere comunquepresente, anche se con un peso e un costo differen-ziato tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri.L’equilibrio giusto appartiene alla responsabilitàdelle diverse nazioni e territori e nel tempo può edeve cambiare e quindi essere dinamico.

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La strategia dello sviluppo dell’Europa al 2020(1) pone tre obiettivi:

1. una crescita intelligente, sviluppando un’econo-mia basata sulla conoscenza e l’innovazione;

2. una crescita sostenibile, rendendo la produzionepiù efficiente e competitiva, a bassa emissionedi carbonio;

3. una crescita inclusiva, promuovendo un altotasso di occupazione per favorire coesione so-ciale e territoriale.

Questi obiettivi saranno valutati sulla base di cin-que traguardi principali rappresentativi a livello diUE:• il 75% delle donne e degli uomini compresi tra20 e 64 anni deve avere un lavoro;

• il 3% del PIL dell’Unione deve essere investito inRicerca e Sviluppo (R&S);

• devono essere raggiunti i traguardi “20/20/20” inmateria di clima ed energia;

• il tasso di abbandono scolastico deve essere infe-riore al 10% e almeno il 40% dei giovani deveavere una laurea o un diploma;

• 20 milioni di persone in meno devono essere a ri-schio povertà.

Per ognuno di questi traguardi il sindacato rap-presenta un portatore di interessi collettivi (stake-holder) ineludibile, direttamente coinvolto nelmondo del lavoro (occupazione e lavoro dignitoso,formazione, innovazione e sviluppo), nelle azioniper il miglioramento della qualità della vita e tuteladelle fasce di popolazione a rischio povertà edemarginazione.

La Direttiva 20-20-20

Il Piano europeo su clima ed energia (EuropeanUnion climate and Energy Package) (2) consiste inuna serie di misure adottate dal Parlamento euro-peo nel dicembre 2008, con le quali si affrontano iproblemi dell’approvvigionamento energetico, deicambiamenti climatici e dello sviluppo industrialesostenibile.Con la Direttiva 2009/28 si sono resi vincolanti gliobiettivi del pacchetto Clima-Energia circa la riduzionedel 20% delle emissioni di CO2, l’aumento del 20%della produzione di energia da fonti rinnovabili, e lacrescita dell’efficienza e del risparmio energetico. (3)

La finalità è quella di disegnare un quadro comuneeuropeo per la produzione di energia da fonti rin-novabili, fissando obiettivi nazionali obbligatorima differenziati tra Paese e Paese, in rapporto allediverse condizioni di partenza e alle possibilità disviluppo dei mix energetici preesistenti. Per quantoriguarda il settore dei trasporti, è invece unicol’obiettivo vincolante: raggiungere la quota del 10%di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.Gli Stati membri sono tenuti ad adottare un pianodi azione nazionale (entro il 30 giugno 2010) alfine di raggiungere gli obiettivi assegnati, pren-dendo in considerazione anche gli effetti di tutte lealtre misure adottate a favore dell’efficienza ener-getica sul consumo finale di energia: più alta infattisarà la riduzione dei consumi energetici totali,meno energia da fonti rinnovabili sarà necessarioprodurre per centrare il target assegnato. I pianinazionali devono inoltre prevedere la riforma deiregimi di pianificazione e fissazione delle tariffe, afavore dell’energia da fonti rinnovabili.Gli Stati membri possono prevedere scambi diquote di energia da fonti rinnovabili attraverso “tra-sferimenti statistici”, possono collaborare con pro-getti comuni e possono stabilire accordi di coope-razione con Paesi terzi per la produzione di energiasostenibile, a condizione che l’elettricità sia pro-dotta con impianti di nuova costruzione, sia con-sumata nell’UE e non abbia beneficiato di alcunaltro incentivo. Entro il 31 dicembre 2011, e suc-cessivamente ogni due anni, gli Stati membri sonotenuti a presentare una relazione sui progressi ot-tenuti: la Commissione verificherà e controllerà iPiani e le relazioni presentati e, se necessario, pro-porrà misure correttive. Gli Stati membri devonoinoltre assicurarsi che le informazioni sulle misuredi sostegno all’efficienza energetica e alla produ-zione di energia da fonti rinnovabili siano messe adisposizione di tutti i soggetti interessati (consu-matori, imprese edili, installatori, architetti e for-nitori di sistemi energetici) e sono tenuti ad elabo-rare programmi di informazione, sensibilizzazione,orientamento e formazione per i cittadini in meritoai benefici relativi allo sviluppo e all’impiego dienergia da fonti rinnovabili.

Capitolo 2.Il quadro di riferimento europeo

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1) http://ec.europa.eu/europe2020/index_en.htm2)http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEMO/08/33&format=HTML&aged=1&language=EN&guiLanguage=fr3)http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:140:0016:0062:it:PDF

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Definizioni (art. 2 Direttiva 2009/28/CE)

“Energia da fonti rinnovabili: energia prove-niente da fonti rinnovabili non fossili, vale adire energia eolica, solare, aerotermica, geoter-mica, idrotermica e oceanica, idraulica, bio-massa, gas di discarica, gas residuati dai pro-cessi di depurazione e biogas”.

“Consumo finale lordo di energia: i prodottienergetici forniti a scopi energetici all’indu-stria, alle famiglie, ai trasporti, ai servizi, com-presi i servizi pubblici, all’agricoltura, alla sil-vicoltura e alla pesca”.(…)“Regime di sostegno: strumento, regime omeccanismo applicato da uno Stato membro,o da un gruppo di Stati membri, inteso a pro-muovere l’uso delle energie da fonti rinnovabiliriducendone i consumi, aumentando i prezzi acui possono essere vendute o aumentando, permezzo di obblighi in materia di energie rinno-vabili o altri mezzi, il volume acquistato didette energie. Ciò comprende, ma non in viaesclusiva, le sovvenzioni agli investimenti, leesenzioni o gli sgravi fiscali, le restituzioni diimposta, i regimi di sostegno all’obbligo in ma-teria di energie rinnovabili, compresi quelli cheusano certificati verdi, e i regimi di sostegnodiretto dei prezzi, ivi comprese le tariffe di riac-quisto e le sovvenzioni”.

La Road Map al 2050

La comunicazione della Commissione dell’8 marzo2011, “Una tabella di marcia verso un’economiacompetitiva a basse emissioni di carbonio nel2050”, riafferma l’irreversibilità della strategiadell’UE verso un’economia a basse emissioni dicarbonio. (4)In questa comunicazione, la Commissione presentale principali tappe finalizzate alla riduzione dell’80-95% (rispetto al 1990) delle emissioni interne digas serra nell’UE entro il 2050, attraverso l’effi-cienza energetica, l’innovazione e l’aumento degliinvestimenti. Il documento indica le possibili areedi intervento per i settori più importanti, e in par-ticolare:

• il settore elettrico, allo scopo di renderlo più di-versificato, senza pregiudicarne competitività esicurezza, con la possibilità di una “decarboniz-zazione” prossima al 100%; questo obiettivo puòessere raggiunto avvalendosi delle tecnologie esi-stenti e di ulteriori ingenti investimenti, in parti-

colare in “reti intelligenti” e nel fotovoltaico.• La mobilità sostenibile: già nel 2030 le emissionigenerate dal trasporto su strada, ferroviario e pervie navigabili interne potrebbero essere riportateal livello del 1990 mediante l’utilizzo ottimaledelle reti di trasporto, lo sviluppo delle tecnologiedei motori ibridi, l’efficienza energetica dei vei-coli, l’elettrificazione e i biocarburanti sostenibilidi seconda e terza generazione.

• L’ambiente edificato, migliorando l’efficienzaenergetica nell’edilizia, al fine di ottenere un ab-battimento delle emissioni di gas serra del 90%nel 2050; a tale scopo, il consumo energetico deinuovi edifici dovrà, dal 2012, essere prossimoallo zero, mentre saranno necessari adeguati in-vestimenti per il più complesso processo di ri-strutturazione del parco immobiliare esistente.

• L’industria, compresa quella ad alta intensitàenergetica; di fatto le emissioni del settore po-trebbero essere ridotte per un valore compresotra l’83 e l’87% entro il 2050, tramite innovazioninell’impiego delle risorse, nel riciclaggio o dellacattura del carbonio su larga scala.

• L’agricoltura: l’uso sostenibile delle terre e la ri-duzione delle emissioni possono essere ottenutiin particolare tramite la gestione dei suoli e deiconcimi, l’uso efficiente dei fertilizzanti, la diver-sificazione e la commercializzazione delle pro-duzioni locali, nonché l’ottimizzazione dei bene-fici dell’agricoltura estensiva.

• Gli investimenti: investire in un futuro a bassaintensità di carbonio significa incrementare inmodo significativo gli investimenti pubblici e pri-vati di capitale, per un totale di 270 miliardi dieuro in 40 anni, pari ad un +1,5% annuo del PILUE in più rispetto al 19% attuale. Ciò però con-sentirebbe di: - ridurre la fattura energetica e la dipendenza

4) http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52011DC0112:IT:NOT

g greenhouse gases emissions in the Ue

0%

20%

40%

60%

80%

100%

1990 2000 2010 2020 2030 2040 20500%

20%

40%

60%

80%

100%

Politica attuale

Settore dell'elettricità

Settore residenziale e terziario

Altri settori (emissioni non CO2)

Industria

Trasporti

Agricoltura (emissioni non CO2)

LA ROAD MAP DELLA UE

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dell’Europa dalle importazioni di combustibilifossili;

- creare nuovi posti di lavoro, a più alta profes-sionalità, sia nel breve che nel lungo periodo,sviluppando i settori che creano occupazione eprovvedendo alla formazione dei lavoratori, inparticolare nei settori delle energie rinnovabili,dell’edilizia e delle nuove tecnologie; migliorarela qualità dell’aria, monitorando e riducendoprogressivamente gli inquinanti atmosferici,con un conseguente miglioramento della salutepubblica, una riduzione della mortalità e dellaspesa sanitaria e una riduzione dei danni agliecosistemi.

Nelle conclusioni, il documento affronta la dimen-sione internazionale: le conoscenze scientifiche di-mostrano come un abbattimento delle emissionidi gas serra globali pari al 50% entro il 2050 puòevitare l’aumento della temperatura di 2°C.Pertanto l’UE (le cui emissioni rappresentano circail 10% dei gas serra globali) si impegna a intensifi-care le sue relazioni di cooperazione bilaterale emultilaterale a favore della lotta contro i cambia-menti climatici. La sua azione deve contribuire inparticolare all’innovazione, alla sicurezza energe-tica e alla competitività nei settori chiave di crescitae sviluppo.

Le interconnessioni tra gli obiettivi dell’innova-zione, del pacchetto “clima-energia”, la crescita ele qualifiche professionali danno ai sindacati euro-pei un ruolo chiave nella costruzione della nuovaEuropa, economicamente più competitiva, più so-stenibile e più equa nella crescita.

Una nuova Direttiva sull’efficienza energetica La direttiva (5) sull’efficienza energetica, approvatadal Parlamento Europeo l’11 Settembre 2012, infase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, , siiscrive nella strategia Europa 2020 ed è finalizzataa contribuire direttamente al perseguimento di unodei suoi obiettivi prioritari, ovvero il miglioramentodel 20% dell’efficienza energetica entro il 2020,obiettivo che, a causa della scarsa incisività dellemisure precedenti, non è attualmente in via di rag-giungimento. La Direttiva contiene disposizioni relative alla fis-sazione di obiettivi nazionali in materia di effi-cienza energetica per il 2020 e stabilisce che laCommissione debba valutare nel 2014 se l’Unionesia o meno in grado di conseguire l’obiettivo di unrisparmio del 20% di energia primaria nei tempistabiliti.Se necessario, si presenterà una proposta legislativache fissi obiettivi obbligatori a livello nazionale.La CES ha avuto un ruolo chiave nell’inserirele disposizioni sul dialogo sociale e sulla for-mazione continua degli lavoratori nel testo delladirettiva adottata a settembre dalle istituzionieuropee. La direttiva tratta le tematiche seguenti:

• Settori di uso finale dell’energia: la direttivastabilisce un quadro comune di misure tese a de-finire requisiti per il settore pubblico, sia perquanto riguarda la ristrutturazione di immobilipubblici, sia per quanto riguarda l’applicazionedi norme di efficienza energetica all’acquisto diimmobili, prodotti e servizi. Gli Stati membri do-

5) http://www.ipex.eu/IPEXL-WEB/dossier/document/COM20110370FIN.do

Lavori dal settore energetico a besse emissioniLavori dall’e�cientamento energetico e dai nuovi carburanti

Lavori dalla riduzione di gas, petrolio e altri fossili

Mig

liaia

di la

vori

600

500

400

300

200

100

0

-100

-200

-3002010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 2024 2026 2028 2030

Dalle tecnologie pulite arriveranno

400.000 posti lavoro contro i 250.00

che potenzialmente andranno persi

dalla transizione dalle fonti fossili.

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vranno stabilire regimi nazionali obbligatori diefficienza energetica, audit energetici obbligatorie periodici per le grandi imprese, e requisiti stan-dard per le società del settore energetico in ma-teria di misurazione e fatturazione.

• Settore dell’approvvigionamento energetico:gli Stati membri saranno chiamati ad adottarepiani nazionali per il riscaldamento e il raffred-damento al fine di valorizzare le potenzialità digenerazione energetica ad alto rendimento, non-ché il teleriscaldamento e teleraffreddamento. Gliimpianti devono essere ubicati in prossimità deipunti in cui esiste domanda di calore e che tutti inuovi impianti di produzione di energia, cosìcome gli impianti esistenti in caso di ammoder-namento sostanziale, siano equipaggiati di unitàdi cogenerazione ad alto rendimento, salvo casispecifici di esenzione. La proposta di direttivaimpone inoltre agli Stati membri di stabilire uninventario dei dati di efficienza energetica per gliimpianti che effettuano la combustione di car-burante o la raffinazione di petrolio e di gas efissa requisiti sull’accesso prioritario/garantitoalla rete, sul dispacciamento prioritario di energiaelettrica da cogenerazione ad alto rendimento esulla connessione dei nuovi impianti industrialiche producono calore di scarto alle reti di teleri-scaldamento o teleraffreddamento.

• Altre misure: si propone di stabilire requisiti diefficienza per le autorità nazionali di regolamen-tazione, azioni di formazione e sensibilizzazione,requisiti sulla disponibilità di regimi di certifica-zione, azioni per promuovere lo sviluppo dei ser-vizi energetici e un obbligo per gli Stati membridi rimuovere gli ostacoli all’efficienza energetica.

Definizioni: art. 2 Proposta direttiva COM (2011)370 definitivo

“Audit energetico, una procedura sistematicavolta a fornire un’adeguata conoscenza delprofilo di consumo energetico di un edificio ogruppo di edifici, di un’attività o impianto in-dustriale o commerciale o di servizi pubblici oprivati, a individuare e quantificare le oppor-tunità di risparmio energetico sotto il profilocosti-benefici e a riferire in merito ai risultati”.

Le scelte sulla biodiversitàLa direttiva 92/43/CEE sulla conservazione degliabitati naturali, delle specie, della flora e della faunaselvatiche, chiamata anche Direttiva Habitat, miraa garantire il mantenimento della biodiversità me-diante la conservazione degli habitat naturali e

della fauna e della flora selvatiche che hanno unvalore di patrimonio negli Stati membri.Per fare questo, si basa sulla creazione in via con-trattuale (in particolare con gli agricoltori) di unarete coerente di siti ecologici protetti, la rete Natura2000. Il suo scopo è di promuovere la conservazionedella biodiversità, tenendo conto delle esigenze eco-nomiche, sociali, culturali e regionali.Nel 1992 questa rete di zone protette ha completatola direttiva 79-409 (CE) relativa alla conservazionedegli uccelli selvatici, datata 1979, che si applicasull’area di distribuzione degli uccelli selvatici diinteresse comunitario.

Questa direttiva riguarda:• gli habitat sia di specie in serio pericolo di estin-zione, vulnerabili alle modifiche del loro habitat,sia di quelle considerate rare avendo una popo-lazione piccola o una ripartizione locale limitata,sia, infine, di quelle che richiedono una partico-lare attenzione a causa della specificità del lorohabitat:

• gli habitat terrestri o marini per le specie mi-gratorie non elencate nell’allegato 1, che hannoun arrivo regolare; lo stesso strumento va appli-cato alla protezione delle specie migratorie.

Un’attenzione particolare va alle zone umide. Gliobiettivi sono la tutela degli habitat per garantirela sopravvivenza e la riproduzione degli uccelli sel-vatici rari o in pericolo e la protezione delle aree diriproduzione, di muta, di svernamento e le zone diriposo sui percorsi di migrazione per tutte le speciemigratorie.Ogni Stato designa le zone di protezione speciale(ZPS) ed i siti di interesse comunitario (SIC) pergli uccelli, sulla base di criteri stabiliti dalla diret-tiva. La direttiva 2000/60/CE del 23 ottobre 2000, chia-mata Direttiva quadro sulle acque (WFD), istituisceun quadro per l’azione comunitaria in materia diacque. Gli obiettivi sono:• il raggiungimento di un buono stato delle ac-que entro il 2015;

• la riduzione progressiva di scarichi, emissionie perdite di sostanze pericolose;

• la soppressione dei rigetti delle sostanze peri-colose prioritarie entro il 2021.

La direttiva WFD per la gestione delle acque e perle attività collegate (gli scarichi industriali ne sonosolo una parte) obbliga all’adozione di pianid’azione, attraverso linee guida finalizzate alla rea-lizzazione di ambienti acquatici di buona qualità.In applicazione di tali orientamenti, diversi pianinazionali di attuazione sono in via di realizzazione.

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Gli ambiti e gli spazi sindacaliper l’azione ambientale

Le relazioni sindacali in Europa costituiscono unpatrimonio ricco e diffuso che contribuisce a dise-gnare e qualificare il modello sociale partecipativoe democratico riconosciuto quale “modello socialeeuropeo”.Nell’importante sfida che l’UE lancia al mondo in-tero per la leadership nella lotta ai cambiamenticlimatici, le relazioni sindacali, il dialogo socialediretto tra parti sociali, sindacati e imprese, e ildialogo sociale tripartito tra istituzioni, sindacati eimprese possono costituire un propulsore decisivoper il successo dell’Europa nella lotta ai cambia-menti climatici. Questo complesso di relazioni co-stituisce una risorsa preziosa non solo per vincerela sfida ai cambiamenti climatici ma anche perrealizzare gli importanti obiettivi della StrategiaEuropa 2020 attraverso una via “bottom-up” conla partecipazione diretta dei lavoratori in un dialogoserrato con le imprese e le istituzioni (1).A fronte del Pacchetto Clima ed Energia 20-20-20(vedi capitolo 2) della Commissione europea, leprevisioni comunitarie parlano di un milione dinuovi posti di lavoro creati nel prossimo decennionel solo settore delle energie rinnovabili. In gene-rale, come osserva l’Organizzazione Internazionaledel Lavoro (ILO), il passaggio verso un’economiapiù sostenibile influenzerà il mercato del lavoro inalmeno tre modi:• saranno creati nuovi lavori, • altri verranno eliminati senza sostituzione, • alcuni saranno sostituiti o trasformati man manoche i metodi di produzione, i profili professionalie le competenze richieste si orienteranno versole richieste del mercato dei beni e servizi verdi.

Per poter misurare l’impatto occupazionale del-l’economia verde bisogna definire i “green jobs”(vedi capitolo 6). Il termine è ancora ambiguo puòtuttavia identificare come i lavori, le professionalità,i mestieri che contribuiscono direttamente alla pro-mozione e alla tutela della qualità dell’ambiente.Comunque, per rendere possibile la transizioneverso l’economia sostenibile, tutti i lavori dovrannocambiare nell’operatività quotidiana, nei processiproduttivi, nell’uso di materiali, nelle tecniche dilavorazione, nell’organizzazione del lavoro. Quindigli effetti della green economy si ripercuotono primadi tutto a livello locale, dove imprese e lavoratori sitroveranno a dover dare risposte a un rinnovatoquadro normativo, rispettandone i relativi vincoli,

partendo dalle specificità locali di ogni comunitàeconomica e sociale, negoziando la propria parti-colare “forma” di green economy legata all’aziendae al territorio in cui è insediata.

Il dialogo sociale nei posti di lavoro e nei settori

Quali sono i collegamenti tra sostenibilità dei pro-cessi produttivi, relazioni industriali e occupa-zione? Uno dei percorsi possibili per questa analisivaluta gli intrecci tra competitività di impresa esostenibilità delle produzioni facendo leva sul con-cetto di qualità. Le pressioni competitive, chehanno portato le politiche delle imprese a orien-tare la produzione non più verso la quantità maverso le richieste del mercato e dei consumatori,si sintetizzano nell’obiettivo della “qualità inte-grale”, che implica qualità non solo della produ-zione e del lavoro ma anche dell’ambiente internoed esterno all’impresa.Le relazioni sindacali nei posti di lavoro sono deci-sive per la piena valorizzazione della dignità dellepersone nello svolgere un lavoro dignitoso e sicurorispetto ai rischi per la salute e per la propria sicu-rezza e benessere psicofisico e intellettuale.Alle direttive fondamentali sulla tutela della salutee della sicurezza nei posti di lavoro, fondate sulladiretta partecipazione dei lavoratori e sull’organiz-zazione della rappresentanza di figure specialisti-che sulla salute e sicurezza nei posti di lavoro, bi-sognerà affiancare il diritto dei lavoratori a operarenel pieno rispetto delle leggi ambientali e l’impegnodei datori di lavoro in direzione del miglioramentoambientale continuo.

Le direttive e i regolamenti europei riferibili allosviluppo sostenibile hanno già delineato per le im-prese strumenti e indirizzi di comportamento fi-nalizzati al miglioramento ambientale continuo,come le direttive riferite alla certificazione ambien-tale EMAS e i regolamenti sulla responsabilità so-ciale delle imprese. Ma anche altre direttive e re-golamenti aprono gli spazi per una partecipazionedei lavoratori e dei sindacati sui temi ambientali.Tra questi riferimenti normativi, ne evidenziamoalcuni: EMAS (2), Ecolabel (3), il regolamento della

Capitolo 3.Contrattazione verde per l’economia low carbon: una via bottom-up

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1 ) http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CE-LEX:52011DC0112:IT:NOT2 ) http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:342:0001:0045:IT:PDFhttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:342:0001:0045:EN:PDF3) http://www.ecolabel.it/

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Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), SA 8000(4), ISO (5), e in maniera indiretta le direttive ETS(6).

Regolamento EMAS III

La certificazione EMAS rappresenta il riconosci-mento ufficiale a livello europeo del raggiungi-mento di un’eccellenza dell’azienda per la gestioneambientale e per il piano di comunicazione al pub-blico, messi in atto volontariamente. Comporta undialogo aperto con le parti interessate, comunicaall’esterno le informazioni ambientali convalidatein maniera indipendente, migliora il coinvolgi-mento del personale interno, fornisce maggiori ga-ranzie di rispetto della normativa ambientale e, at-traverso il miglioramento continuo delle presta-zioni, tende a minimizzare gli impatti ambientaliderivanti dalle attività dell’azienda. Qualsiasi tipodi azienda può richiedere la certificazione EMAS,sia nel settore manifatturiero che in quello dei ser-vizi, nel settore privato come nella Pubblica Am-ministrazione. Definisce la partecipazione attivadei lavoratori come un prerequisito per l’acquisi-zione della certificazione. Bisognerebbe rivolgersiagli enti certificatori per verificare l’effettiva appli-cazione della norma riferita alla partecipazione at-tiva dei lavoratori.

Il marchio comunitario di qualità ecologica(Ecolabel) (7)

L’Ecolabel europeo è un sistema volontario istituitonel 1992 per incoraggiare le imprese a commercia-lizzare i prodotti e i servizi che sono più ecologici.I prodotti e i servizi che hanno il marchio Ecolabelriportano il logo del fiore, permettendo ai consu-matori – tra cui i committenti pubblici e privati –di identificarli facilmente. Oggi il marchio EcolabelUE copre una vasta gamma di prodotti e servizi,con altri gruppi continuamente aggiunti. I gruppidi prodotti comprendono prodotti per la pulizia,elettrodomestici, articoli in cellulosa o tessili e pro-dotti per la casa e il giardino, lubrificanti e servizicome quelli turistici.Il marchio Ecolabel è stato di recente esteso ai ser-vizi turistici. La decisione della Commissione del 9luglio 2009 stabilisce i criteri ecologici per l’asse-gnazione del marchio comunitario di qualità eco-logica al servizio di ricettività turistica (notificatacon il numero C (2009) 5619). Tali criteri hannol’obiettivo di limitare i principali impatti ambientaliconnessi alle tre fasi del ciclo di vita del servizio diricettività turistica (acquisto, erogazione del servi-zio e rifiuti). In Grecia, il sindacato partecipa nel-l’organismo di governo della certificazione nazio-nale.

RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa)

È l’integrazione dell’etica nella visione strategicad’impresa, un’integrazione volontaria delle preoc-cupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelleloro operazioni commerciali e nei loro rapporti in-terni ed esterni. Non esplicita in maniera formaleil coinvolgimento dei lavoratori, ma definisce i di-pendenti come soggetti privilegiati dell’azione e deiprogrammi di Responsabilità Sociale delle Imprese.Bisognerebbe introdurre quantomeno un diritto diproposta dei lavoratori. In Italia nel Contratto col-lettivo di lavoro del settore cemento è stato inseritotale diritto di informazione e consultazione (8).

SA 8000

È uno standard di certificazione volontario per leimprese che vogliono garantire ai consumatori (maanche alla comunità) che i propri prodotti sianorealizzati rispettando i diritti dei lavoratori in coe-renza con alcuni criteri: nessun impiego minorilené di lavoro obbligato, mantenimento di condizionidi salute e di sicurezza sul lavoro, libertà d’asso-ciazione, assenza di pratiche discriminatorie o co-ercitive, definizione di un orario di lavoro e di unaretribuzione equi. L’azienda che intenda certificarsideve garantire che anche la catena dei fornitori/su-bappaltatori e subfornitori rispetti tali requisiti so-ciali. Lo standard SA 8000 è stato sviluppato dalSAI (Social Accountability International), organiz-zazione non profit con sede negli USA istituita nel’97 per l’analisi e lo sviluppo di uno standard di re-sponsabilità sociale.

ISO 14.001

Tale sigla identifica uno standard che fissa i requi-siti di un sistema di gestione ambientale. È unostandard certificabile, ovvero è possibile ottenere,da un organismo di certificazione accreditato cheoperi entro determinate regole, attestazioni di con-formità ai requisiti in essa contenuti. Certificarsinon è obbligatorio, ma è frutto della scelta volon-taria dell’azienda/organizzazione che decide di at-tuare e migliorare un proprio sistema di gestioneambientale.

ISO 26.000

Aiuta le organizzazioni a contribuire allo svilupposostenibile, le incoraggia ad andare al di là del merorispetto delle leggi, promuove una comprensione

4) http://www.sa-intl.org/index.cfm?fuseaction=Page.viewPage&pa-geId=937&parentID=479&nodeID=1e http://www.sa-intl.org/

5) http://www.iso.org/iso/home.html6) ec.europa.eu/clima/policies/ets/index_en.htm7) Vedi scheda 1, Capitolo 38) Vedi scheda 2, Capitolo 3

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comune nel campo della responsabilità sociale eintegra altri strumenti e iniziative per la responsa-bilità sociale; fornisce linee guida applicabili a tuttele organizzazioni e non solamente a quelle produt-tive, realizzate mediante un approccio partecipa-tivo.

ETS

La seconda generazione del regolamento ETS(Emission Trading System) stabilisce il benchmarkdi settore che determina l’eventualità di sanzionieconomiche dell’impresa che si trova al di sotto diesso. Indirettamente il lavoratore di un’aziendasotto il benchmark di settore rischia il proprio postodi lavoro o una penalizzazione di crescita salariale,in quanto l’impresa deve devolvere parte delle ri-sorse per finanziarie gli acquisti dei diritti di emis-sione.

+20% di efficienza energetica

È l’obiettivo europeo al 2020 che, se diventasse vin-colante, porrebbe ogni posto di lavoro direttamenteo indirettamente nelle condizioni di perseguirel’obiettivo di riduzione del consumo energetico.La direttiva provvede alla promozione del dialogosociale, e della formazione continua dei lavoratori.Gli stati membri decideranno come attuare questeprevisioni, ma intanto i sindacati possono usarequesta opportunità al meglio possibile.

Il dialogo sociale tripartito: strumentied esperienze

Le Agende 21(9) sono state in alcuni casi occa-sione di dialogo tra amministrazioni, sindacati eimprese. Agenda 21 è un programma di azione (lo-cale, nazionale, internazionale) per lo sviluppo so-stenibile verso il XXI secolo, nato dalla ConferenzaONU su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro nel1992. I temi di questo programma sono le emer-genze climatico-ambientali e socio-economiche eprevedono il coinvolgimento più ampio possibiledi tutti i portatori di interesse (stakeholders) cheoperano o vivono su un determinato territorio. Neldocumento si raccomanda che ogni autorità localedebba aprire un dialogo con i propri cittadini, con

le associazioni locali e con le imprese private eadottare un’Agenda 21 Locale. Attraverso la con-sultazione e la costruzione di consenso, le autoritàlocali possono imparare dalla comunità e dalle im-prese e possono acquisire le informazioni necessa-rie per la formulazione delle migliori strategie. Ilprocesso di consultazione può aumentare la con-sapevolezza ambientale delle famiglie. I pro-grammi, le politiche e le leggi assunte dall’ammi-nistrazione locale potrebbero essere valutate e mo-dificate sulla base dei nuovi piani locali così adot-tati. Queste strategie possono essere utilizzate an-che per supportare le proposte di finanziamentolocale, regionale ed internazionale. La terza sezione del documento di Agenda 21 miraa rafforzare il ruolo dei “mayors” (gruppi principali)e, all’art. 29, dei lavoratori e dei loro sindacati. Siriconosce infatti che attuare lo sviluppo sostenibilecomporterà cambiamenti importanti per i lavora-tori che, come i sindacati, sono attori fondamentaliper dare concretezza alle azioni di sostenibilità inun rapporto tripartito lavoratori-sindacati, governi,datori di lavoro.

Il Patto dei sindaci (10) è stato lanciato dalla Com-missione europea nel 2008 per sostenere gli entilocali nell’attuazione delle politiche nel campo del-l’energia sostenibile. I governi locali, infatti, svol-gono un ruolo decisivo se si considera che l’80%dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 èassociato alle attività urbane. Rappresenta un’oc-casione in cui l’azione di un’amministrazione pub-blica può essere la base per un’azione tripartitica(istituzioni, imprese e sindacati-lavoratori) per con-cretizzare a livello municipale gli obiettivi vinco-lanti del pacchetto clima-energia del 2020. Infatti ifirmatari del Patto si impegnano al momento del-l’adesione a preparare un inventario delle emis-sioni e a presentare, entro l’anno successivo, unpiano per l’energia sostenibile con le azioni princi-pali che intendono avviare.

Buone prassi

� ITALIA

Istituzione del CESPATra le esperienze di dialogo tripartito segnaliamol’istituzione del CESPA (Consiglio Economico e So-ciale per le Politiche Ambientali), istituito in Italianel 2005 dal Ministero dell’Ambiente con la parte-

Questi riferimenti, anche se non obbligatori,mettono i lavoratori nelle condizioni di poterchiedere ai propri datori di lavoro un posto dilavoro più verde e anche di avere un salarioverde sulla base dei risultati che possono de-terminare per le imprese una riduzione dei co-sti per lo svolgimento delle loro attività.

9) http://www.un.org/esa/dsd/agenda21/10) http://www.eumayors.eu/index_en.html

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cipazione di tutte le associazioni del sistema delleimprese e dei maggiori sindacati nazionali, cheesercita una funzione consultiva rispetto alla legi-slazione ambientale.

� REGNO UNITO

Campagna per l’economia verdeIl TUC partecipa nel Consiglio dell’economia verdedel governo (GEC), un organismo tripartito checomprende anche i rappresentanti delle imprese edel governo. Il governo ha definito il Consigliocome «il meccanismo principale per lo sviluppo dinuove politiche di crescita verde». Gli attori non-governativi hanno dato la priorità a diverse que-stioni chiave: il sostegno del governo per le indu-strie del Regno Unito ad alta intensità energetica,come l’acciaio e la ceramica, in relazione alle speseenergetiche altissime e alla necessità di investirein nuove tecnologie; la necessità di un investimentoin competenze e formazione per un’economia effi-ciente in tema di energia e risorse; l’utilizzo degliappalti pubblici per costruire catene di approvvi-gionamento britanniche nella nuova economiaverde (ad es. le energie rinnovabili e veicoli elettrici)(11).

� GRECIACooperazione di 12 organizzazioni ambientaliL’iniziativa riunisce molti attori attivi su una largagamma di questioni ambientali nella città di Atene,con la partecipazione dei sindacati come la Confe-derazione generale greca del lavoro e le Organiz-zazioni sindacali regionali di Atene (EKA) e di Pireo(EKP). È partita nel 2009 e si basa su un protocollod’intesa firmato da 12 organizzazioni sociali, poli-tiche e scientifiche.Riconoscendo come priorità la promozione dimaggiori aree verdi e libere nell’area metropoli-tana di Atene, il protocollo d’intesa aveva comeobiettivo di:• salvare ogni spazio aperto e libero e mantenerlitali

• proteggere e assicurare l’accesso libero allespiagge

• contribuire alla consapevolezza e alla mobiliz-zazione del pubblico sui temi ambientali.

I partecipanti dell’iniziativa sono: la prefettura diAtene, la Confederazione generale greca del lavoro(GSEE), l’Organizzazione degli impiegati pubblici,(ADEDY), l’Organizzazione per la consulenza tec-nica della Grecia (Technical Chamber of Greece -TEE), l’Unione locale dei Comuni dell’Attica(TEDKNA), l’Associazione dei bar di Atene (DSA),l’Associazione dei bar di Pireo (DSP), l’Universitàdi Atene (UOA), l’Università Politecnico nazionaledi Atene (NTUA), l’Università agraria di Atene(AUA), le Organizzazioni sindacali dei lavoratoridi Atene (EKA) e di Pireo (EKP).

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11)http://www.tuc.org.uk/industrial/index.cfm?mins=433&mi-nors=83&majorsubjectID=8

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Gli strumenti

Per impostare e avviare un’azione sindacale suitemi ambientali nei luoghi di lavoro, si possonoutilizzare alcuni strumenti di analisi. Tra questi,segnaliamo:

Audit ambientale: consiste nell’analisi criticadegli effetti ambientali generati dalle attivitàsvolte nell’azienda per verificare la rispondenzaalle normative esistenti e/o alle procedure previstedal Sistema di Gestione Ambientale e per indivi-duare i margini di miglioramento.

Audit energetico: analisi approfondita per capirein che modo l’energia viene utilizzata, quali sonole cause degli eventuali sprechi. La situazioneenergetica viene valutata criticamente ed in con-fronto con parametri medi di utilizzo per indivi-duare come ridurre i consumi.

LCA: l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Asses-sment) è una metodologia di analisi che valutal’insieme di interazioni che un prodotto ha conl’ambiente durante il suo ciclo di vita. La LCA èriconosciuta a livello internazionale attraversoalcune norme ISO. La rilevanza di questa tecnicasta principalmente nel suo approccio innovativoche consiste nel valutare tutte le fasi di un pro-cesso produttivo come correlate e dipendenti.

Ma lo strumento più completo, e che prevede espli-citamente anche la partecipazione attiva dei lavo-ratori, è senza dubbio la procedura prevista dal si-stema di certificazione ambientale europea (EMAS– Schema di gestione e verifica ambientale), chepuò essere assunto come modello ideale di riferi-mento per l’azione sindacale nei luoghi di lavoro.

Le fasi sono le seguenti:

1. Analisi ambientale iniziale. Per analisi inizialesi intende un esauriente esame preliminare deiproblemi ambientali, dei loro effetti e dell’effi-cienza ambientale relativa alle attività svolte inun dato sito produttivo. Si tratta in primo luogodi studiare le caratteristiche generali dell’areacircostante il sito (sul piano amministrativo,urbanistico, paesaggistico, culturale, morfolo-gico, idrogeologico, ecc.); il secondo passo èl’analisi dettagliata delle attività svolte, specifi-cando il lay-out e le fasi dei processi al fine diidentificare l’impatto ambientale del sito. Ciòcomporta l’utilizzo di indicatori che misurinole emissioni inquinanti in acqua ed atmosfera,la produzione di rifiuti, il consumo di materieprime, energia, acqua, terreno e risorse naturali,lo scarico di calore, rumore, odori, polveri e vi-brazioni, e l’impatto visivo.

2. Individuazione dei maggiori problemi am-bientali. Una volta individuati gli aspetti am-bientali legati alle attività svolte, occorre iden-tificare gli impatti più significativi sulla basedi alcuni criteri, quali ad esempio la molte-plicità dei punti di origine, la quantità e qua-lità degli inquinanti emessi, il tempo neces-sario alla componente ambientale che subiscel’impatto per ripristinare le condizioni otti-mali, i vincoli legislativi, gli effetti sull’imma-gine dell’azienda.

3. Indicazione degli obiettivi da perseguire. Ladefinizione degli obiettivi specifici da realizzarecomporta la predisposizione di un programmaambientale e di un sistema di gestione ambien-tale dettagliato. Nell’ambito del programma,gli obiettivi devono tenere conto dell’analisi ini-ziale, delle opzioni tecnologiche, delle possibi-lità finanziarie e operative e del punto di vistadi tutte le parti interessate (e in particolare deilavoratori e dei loro rappresentanti). Gli obiet-tivi dovrebbero essere espressi in modo quan-titativo tramite indicatori predefiniti, specifi-care la scadenza entro la quale devono essereraggiunti, ed essere periodicamente riesaminatie aggiornati.

Capitolo 4.Il sindacalista dello sviluppo sostenibile nei posti di lavoro

L’azione del delegato verde si può esercitaresulla base di un quadro normativo di legge o dicontratto, ma può esercitarsi anche come pro-posta autonoma del sindacato aziendale neiconfronti della propria azienda o come azionepiù generale del sindacato sui diversi settoridelle attività lavorative.

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ESEMPIO

OBIETTIVI INDICATORI

Riduzione • Rifiuti generati per unitàdei rifiuti di prodotto finito

• % di rifiuti riciclati

Riduzione • Quantità di materie primedello spreco o di energia utilizzatadi risorse

Eliminazione • Quantità di emissioni di CO2

o riduzione • Riduzioni di quantità didel rilascio risorse inquinanti quali CFC,di inquinanti CO, SO2, HC, PBnell’ambiente

Riprogettazione • Quantità di materie di prodotti per prime o di energiaminimizzare il per unitàdi prodottoloro impatto • % di materiale riciclatoambientale nell’imballaggio

Miglioramento • Numero incidentidelle prassi ambientalioperative • Investimenti in di sicurezza protezionee gestione ambientale ambientale

Promuovere la • Ore di formazioneconsapevolezza ambientale per dipendenteambientaledei lavoratori

4. Definizione delle azioni. Definiti gli obiettivi,occorre indicare il piano delle azioni che de-vono essere intraprese per il loro raggiungi-mento; queste possono riguardare singoli pro-cessi, progetti, prodotti, servizi, modalità ope-rative o installazioni di un sito produttivo. Irappresentanti sindacali e tutto il personaledell’impresa dovrebbero essere informati ecoinvolti nell’attuazione delle misure previste,in modo da garantire una migliore efficaciadell’intervento.

5. Definizione dei responsabili delle azioni. Perla riuscita del programma ambientale azien-dale, è indispensabile introdurre un sistema digestione ambientale, inteso come l’insieme co-stituto dalla struttura organizzativa, le respon-sabilità specifiche, le procedure tecniche e ge-stionali e le risorse (umane, tecniche e finan-ziarie) messe in campo. Non è dunque suffi-

ciente designare un responsabile unico perl’ambiente, su cui scaricare ogni responsabilità,perché tutte le funzioni devono essere coinvoltein relazione alle varie attività programmate, at-tribuendo loro le risorse e i poteri necessari perfar fronte a tali responsabilità.

ESEMPIO

Responsabilità ambientali tipiche perun’organizzazione

• Aggiornamento sugli sviluppi dellalegislazione ambientale

• Gestione delle risorse umane, fisiche efinanziarie

• Identificazione e gestione dei problemiambientali

• Istituzione, pianificazione e manutenzionedei sistemi di controllo

• Definizione delle procedure in caso diemergenza

• Valutazione costi e benefici della gestioneambientale

6. Informazione e formazione. L’attività di for-mazione e informazione deve essere condottain modo programmato, documentato, sistema-tico e continuativo.La comunicazione interna è molto importanteper mettere al corrente il personale delle pro-blematiche ambientali, ma anche per permet-tere di formulare suggerimenti in questo am-bito. La comunicazione esterna dovrebbe tra-smettere informazioni adeguate alle autoritàpubbliche, alla stampa, alle associazioni am-bientaliste e agli abitanti della comunità locale.La formazione deve essere prevista per tutti ilivelli aziendali, da quelli dirigenziali a quelliimpiegatizi e operativi. In particolare, il perso-nale dovrebbe essere formato in ogni caso sul-l’importanza del rispetto del programma am-bientale, sulle prescrizioni regolamentari, sulfunzionamento dei processi e sulle procedureoperative, sui possibili effetti delle varie attivitàsull’ambiente, sul corretto comportamento incaso di incidente.La motivazione al miglioramento ambientalecontinuo potrebbe essere accresciuta da rico-noscimenti, economici o simbolici, a coloro cheraggiungono gli obiettivi o che formulano sug-gerimenti utili.

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7. Verifiche intermedie e finali. La valutazionedegli impatti ambientali deve essere effettuataperiodicamente, per misurare le eventuali va-riazioni e il grado di raggiungimento degliobiettivi prefissati. In particolare, si dovreb-bero tenere sotto controllo i dati quantitativirelativi alle emissioni inquinanti in atmosfera,acqua e suolo, alla produzione di rifiuti, aiconsumi energetici, di acqua e di materieprime, ecc.Ciò può essere realizzato attraverso la suddivi-sione del processo produttivo in fasi, la predi-sposizione di procedure con cui definire i livellidi accettabilità e i valori dei parametri operativi,la messa a disposizione e la manutenzione diapparecchiature di misurazione idonee, e la co-stante registrazione dei dati raccolti.

Nel procedimento possono essere inseriti pro-grammi e obiettivi di miglioramento ambientalecontinuo riferiti alla catena /filiera dei fornitori ealle attività dirette e indirette dell’impresa.

Aree di intervento del sindacato

Il riferimento concettuale di fondo: il Migliora-mento Ambientale Continuo (MAC)Il Miglioramento Ambientale Continuo (MAC) e/ola riduzione degli impatti ambientali di qualsiasiattività sul sito o area urbana circostante devonoessere il riferimento per l’elaborazione delle propo-ste e delle richieste da avanzare in campo ambien-tale. Quali i vantaggi per l’impresa e i lavoratori?I vantaggi sono diversi, ne elenchiamo alcuni. In-nanzitutto l’accettazione da parte del contesto ter-ritoriale e sociale, che si trasforma in sicurezzaeconomica. Maggiore è l’accettazione sociale chel’attività economica realizza sul sito, sull’area e nelterritorio, e maggiore sono le prospettive di conti-nuità e di crescita di quell’attività. Inoltre qualsiasiluogo di lavoro è un centro di socializzazione, didiffusione di cultura. Un posto di lavoro che si poneun programma di MAC è un posto di lavoro più re-sponsabile, più rispettoso del contesto in cui operae più proiettato al futuro.Un altro vantaggio più direttamente economico è riferito ai be-nefici dell’eco-efficienza. In un mondo globalizzato in cui diventapiù forte la concorrenza per l’accaparramento delle risorse na-turali, avere una strategia di eco-efficienza significa essere menoesposti agli andamenti dei prezzi dei mercati dei materiali e go-dere di una maggiore disponibilità di redistribuzione dellerisorse all’interno dell’azienda e/o dell’economia del territoriocircostante.Una strategia integrata: dalla progettazione alrecupero dei prodottiRicerca e innovazione tecnologica secondo le

linee dell’eco-efficienzaCon riferimento al principio della “responsabilitàallargata” dei produttori rispetto alla vita dei pro-dotti, il sindacalista verde, soprattutto nelle grandiaziende, può chiedere e sollecitare l’anticipo, finnella fase dell’ideazione e della progettazione delprodotto, delle modalità che dovranno presiedereal recupero dei materiali del prodotto stesso, che afine vita diventerà rifiuto.Si tratta di avviare una nuova innovazione indu-striale capace di assicurare la circolarità dell’usodei materiali, in sintonia con la circolarità dellavita delle risorse nel mondo naturale, e realizzareil percorso “dalla culla alla culla”. Richiedere nellegrandi imprese investimenti nella progettazione diprodotti più “sostenibili” significa acquisire van-taggi competitivi non solo ambientali, ma diretta-mente economici.

Utilizzo di nuovi materiali adatti al riutilizzoNelle imprese e nelle attività in cui non è possibileagire sulla Ricerca e sviluppo di nuovi prodotti enuovi processi organizzativi, comunque si può sol-lecitare l’utilizzo di materiali più idonei per la fasedi recupero e riciclo e promuovere un indirizzo le-gislativo di premialità per tali interventi.Richieste precise possono essere indirizzate ad al-cuni obiettivi specifici:

DirittiI nuovi diritti sindacali possono essere realizzatisoprattutto se l’insieme dei datori di lavoro dei di-versi settori matura la consapevolezza della con-vergenza di interessi di lavoratori e datori di lavoroverso il MAC.- Riconoscimento del ruolo del sindacato sui temidell’ambiente: commissione ambiente- Riconoscimento del delegato sindacale ambien-tale: agibilità del ruolo- Comitato ambiente paritetico, congiunto- Informazione e formazione sui temi ambientaliAssemblee- Bilanci ambientali- Valutazione e reporting di impatto ambientale

Mobilità sostenibileIl tema della mobilità è stato affrontato general-mente in termini parziali con un riferimento pre-valente alla logistica dell’organizzazione della so-cietà. Vogliamo recuperare e sviluppare anche iltema della mobilità riferita ai dipendenti lavora-tori.- Nomina del mobility manager- Ticket trasporto- Spogliatoio e rimessaggio biciclette

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- Servizi di car pooling e car sharing- Telelavoro

Rifiuti + eco-efficienzaL’eco-efficienza di tutte le risorse utilizzate nel cicloproduttivo e l’utilizzo di materiali più consoni allalogica del recupero e riutilizzo costituiscono unodei settori più affascinanti di innovazione, in rela-zione all’identificazione non solo di nuove tecno-logie, ma anche di nuove organizzazioni e approcciorganizzativi.- Riduzione di produzione di rifiuti- Raccolta differenziata dei rifiuti- Riduzione consumo materiali- Recupero materiali

Miglioramento impatto ambientale-territorialeIl MAC è una procedura che deve investire tutta lavita interna ed esterna di un’attività produttiva,economica o di servizi che sia:- Economia di prossimità- Acquisti verdi- Riduzione emissioni- Depurazione e recupero risorse idriche- Riduzione occupazione suolo- Sistema alimentazione alimentare e recuperoavanzi- Erogatori di acqua corrente- Messa in sicurezza degli impianti dai rischi idro-geologici e dai fenomeni estremi legati ai cambia-menti climatici- Verifica e comunicazione con il territorio sullaprevenzione degli incidenti industriali rilevanti

EnergiaÈ la più grande sfida che deve coinvolgere tutti iposti di lavoro. Non c’è posto di lavoro che nonutilizzi l’energia. Diventa necessario svilupparedelle buone pratiche ed avere disponibili dei ben-chmark di consumi riferiti alle diverse tipologie diattività.- Efficienza e risparmio energetico- Partecipazione investimenti verdi: ad esempiopannelli solari sui capannoni

SalarioI risultati relativi all’efficienza ambientale si pos-sono tradurre anche in diverse forme di premi sa-lariali per i lavoratori. In alcuni accordi aziendalila quantità del premio salariale è direttamente col-legata al risultato aziendale; in altri casi il premiosalariale “verde” è legato al mantenimento da partedell’azienda della certificazione ambientale. Un al-tro esempio è il Belgio, dove l’accordo Eco-cheque

(1) tra i partner sociali ha due obiettivi:- migliorare il potere d’acquisto dei dipendenti;- incoraggiare l’acquisto di prodotti e serviziverdi; l’elenco di questi prodotti e servizi è de-finito in consultazione con le parti sociali ed èrivisto annualmente.

L’esperienza dell’Eco-cheque del Belgio suggeriscela possibilità di avanzare richieste collettive circala possibilità per l’azienda, che gode di maggioripossibilità di accesso ai crediti bancari, di antici-pare ai lavoratori prestiti a bassi tassi di interesseper l’acquisto di prodotti green, secondo la predi-sposizione di liste di prodotti concordati. In Italiagli “ecoprestiti” potrebbero riguardare il tratta-mento di fine rapporto, che le imprese sotto i 50dipendenti hanno nella propria disponibilità.

Comptenze e formazione professionale verdiLo sviluppo di una strategia green per qualsiasi at-tività produttiva, economica o dei servizi presup-pone la crescita di competenze professionali spe-cifiche; conseguentemente il sindacalista verde do-vrà prestare attenzione alla crescita delle compe-tenze professionali corrispondenti:- realizzazione di corsi di formazione professionaleper la crescita delle competenze verdi- nuove assunzioni di professionalità specifichegreen (Energy manager, mobility manager, wastemanager, eco-manager, ecc.)

Buone prassi

� ITALIA

Avviso comune CGIL-CISL UILe Confindustria (2)Tra le esperienze significative delle relazioni indu-striali sui temi ambientali si segnala in Italia l’avvisocomune tra Confindustria e sindacati, in cui, in ri-ferimento all’obiettivo del +20% di efficienza ener-getica dell’Unione Europea, è stato definito nel di-cembre 2011 un programma di azioni congiunteda realizzare in tutte le imprese industriali.

Accordo di salario “verde” alle Cartiere diLuccaPremio salariale legato ai risultati relativi al rispar-mio energetico e idrico. Nelle cartiere più grandi eimportanti del distretto industriale di Lucca sono

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1) Vedi scheda 1, Capitolo 4.2) http://www.confindustriafirenze.it/sites/www.confindustriafi-renze.it/files/allegati/2012/02/03/avviso_comune_eff._energetica_conf._cgil_cisl_uil_21.12.2011.pdf

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stati sottoscritti diversi contratti aziendali in cui èstato istituito un premio salariale annuale che siaggiunge alla normale retribuzione del contrattonazionale di lavoro. Questa quota di salario puòoscillare da un valore annuo minimo di 300 euroad un valore annuo massimo di 900 euro a secondadel risultato di risparmio di acqua ed energia chesi realizza nella produzione.In alcuni casi il valore del salario è direttamenteproporzionale al valore economico del risparmiodi energia e di acqua. In altri, il premio è definitonon in maniera direttamente proporzionale masulla base di valori percentuali di risparmio di ac-qua ed energia ai quali corrispondono diversi valoridel premio economico salariale per i lavoratori.Il premio ha creato più attenzione da parte dei la-voratori nella gestione dell’energia e dell’acqua neiprocessi produttivi, ma anche maggiore collabora-zione tra tutti i reparti e tra i diversi ruoli profes-sionali e gerarchici all’interno della fabbrica.

� BULGARIAAccordo Bulgartransgaz EADLa compagnia bulgara Bulgartransgaz EAD ha fir-mato un accordo che punta alla riduzione signifi-cativa delle emissioni di gas serra mediante la mo-dernizzazione delle sue turbine a gas. L’accordo èstato firmato nel 2011 e scadrà nel 2020.La necessità di inserire tematiche ambientali nel-l’accordo è nata in seguito al recepimento della di-rettiva 2009/29/�� e per fornire una strategia di svi-luppo sostenibile. In conformità con i requisiti perla deroga dall’art. 10c di tale direttiva e con il Pro-gramma nazionale bulgaro degli investimenti –adottato per la compensazione della produzionedi elettricità del Paese e in vista della realizzazionedi progetti per diversificare la sicurezza delle for-niture di gas –, Bulgartransgaz EAD sta lavorandoad un progetto per la modernizzazione delle turbinea gas: gli apparecchi avranno un’alta efficienza econsumeranno meno gas naturale. Questo com-porterà una riduzione significativa delle emissionidi gas serra. I delegati di Podkrepa hanno discussoil progetto e lo sostengono pienamente.

� GERMANIAAccordo ArcelorMittal a EisenhüttenstadtArcelorMittal, fondata 61 anni fa, è la maggioresocietà di produzione di acciaio al mondo. Occupa2.800 lavoratori nell’impianto di Eisenhüttenstadt,8.000 nell’intera Germania. Sia il management cheil consiglio aziendale perseguono obiettivi di inno-vazione interna e progetti di cambiamento Due iprogetti chiave.Il primo si chiama “Insieme siamo forti” ed è un

progetto che richiede un impegno comune nel pren-dere misure contro la violenza di destra nell’im-presa e nella regione, assumendosi così la respon-sabilità sociale per un lavoro e una vita di qualità.Gli strumenti chiave sono manifesti, volantini in-formativi e festival culturali.

Questa campagna aziendale contro il razzismo èconsiderata un modello per ulteriori iniziative a li-vello nazionale. Uno degli strumenti speciali com-prende un corso pratico che dura tra le quattro e lesei settimane e che i tirocinanti durante la loro for-mazione devono completare in un’organizzazionesociale della regione. Questi corsi pratici contri-buiscono allo sviluppo e al rafforzamento della tol-leranza e della solidarietà verso gli altri. Il secondoprogetto è “Top gas recovery – Massimo riciclo digas”. Questo si concentra sulla tutela dell’ambiente,investendo nella ricostruzione degli altiforni per ilmassimo riciclo dei gas. Ciò ridurrà drasticamenteil consumo energetico e le emissioni di CO2.Questoprogetto è stato avviato per la prima volta pressolo stabilimento di Eisenhüttenstadt. ArcelorMittalha confermato l’investimento di 80-90 milioni dieuro per il progetto, mentre il governo tedesco e loStato federale di Brandeburgo hanno deciso di in-vestire da 30 a 40 milioni di euro (3).

� GRECIAAccordo nazionale GSEE-Industria (4) (SEV),PME (GSEVEE) e commercio (ESEE)Questo accordo nazionale, in vigore dal 1994 al2009 (5), è stato siglato dalla Confederazione ge-nerale greca del lavoro (GSEE), dalle associazionidei datori di lavoro e dalle organizzazioni di indu-stria (SEV), PME (GSEVEE) e commercio (ESEE).L’accordo, relativo a tutto il settore privato e pertutti i settori produttivi, aveva validità di un annoe veniva poi rinnovato.Il tema principale era l’ambiente. L’accordo pren-deva in considerazione i seguenti aspetti relativialla sostenibilità ambientale: l’utilizzo dell’energia,dell’acqua e delle materie prime, il trasportomerci, la mobilità delle persone, la gestione deirifiuti, le emissioni atmosferiche. Dato che si trattadi un contratto collettivo generale nazionale dellavoro, ogni tematica dell’ambiente può essere

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3) Per ulteriori informazioni: http://rubigm.ruhr-uni-bochum.de/Veroeffentlichungen/dialog_no_8_2012.pdf4) La “Confindustria” greca.5) L’eliminazione del Contratto collettivo generale nazionale delLavoro così come previsto nel programma di adeguamento firmatotra il governo greco e la Troika (FMI, BCE, Commissione europea)è contro ogni legislazione internazionale, europea o nazionale, einfluenzerà gravemente la cooperazione tra le parti sociali nelleproblematiche ambientali e non solo.

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considerata.Sia la preoccupazione generale dei lavoratori sullequestioni ambientali, sia la sensibilità dei sindacatia queste preoccupazioni hanno portato all’intro-duzione della tematica ambientale nel Contrattocollettivo generale nazionale del lavoro (NGCAL).Il NGCAL è stato rinnovato ogni anno, dopo unatrattativa collettiva, e firmato dalle parti sociali. Inquesto modo le disposizioni dell’articolo riguar-dante l’ambiente si sono arricchite ogni anno.Nel primo anno (1994) è stato istituito un comitatomisto (lavoratori e datori di lavoro) con il compitodi studiare il tema dell’ambiente in relazione alleattività produttive e alla situazione urbana, e difornire proposte. Oggi la gamma delle problemati-che è molto ampia, include tutte le questioni di in-teresse comune legate all’ambiente.

� INGHILTERRAI delegati dell’Unite nel birrificio MagorIl birrificio Magor Brewery, vicino a Bridgend nelGalles del sud, produce l’8% della birra britannica,incluso Stella Artois, Becks e Boddingtons. Il birri-ficio ha 400 impiegati su un sito di produzione di23 ettari. Un birrificio usa una quantità enorme dienergia e di acqua (35.000 litri di acqua al giorno),ed emette ogni giorno 50 tonnellate di biossido dicarbonio. Tutto ciò è stato cambiato con l’aiuto delsindacato Unite che ha preso l’iniziativa per aiutarel’azienda a ridurre la propria impronta di carbonioe risparmiare sui costi.Tre anni fa il sindacato ha dato vita al progetto JU-PITER (Join Us People in Tackling Energy Reduc-tion). Il progetto ha organizzato in tutti i diparti-menti del Magor un gruppo di Guardiani dell’ener-gia che hanno individuato i possibili punti di ri-sparmio energetico, suggerendo anche come rea-lizzare tali risparmi. Hanno fissato gli obiettivi emonitorato i miglioramenti nei processi produttivi.Ne è conseguita una mentalità di risparmio ener-getico tra i dipendenti.Dall’inizio del progetto l’impresa ha registrato unadiminuzione del 46% nell’uso dell’acqua e del 49%nell’uso di energia, e un risparmio del 23% nellebollette di riscaldamento. L’impresa ha risparmiatopiù di 2 milioni di sterline sulle fatture, tutto attra-verso un mix di vittorie rapide e un programmacontinuo di installazione di apparecchiature ad altaefficienza energetica.Il rappresentante dei delegati sindacali ha anchesottolineato che avere una gestione di supporto èstato fondamentale per il successo del progetto. Ladirezione di Magor è stata coinvolta fin dall’inizioe continuerà a sostenere pienamente il progetto.Tuttavia si tratta di un’iniziativa Unite ed è il sin-

dacato ad organizzare le riunioni, a presidiarle ead invitare la direzione a partecipare. Il progetto èora entrato in una nuova fase, e si sta diffondendola parola risparmio energetico al di là di Magor,nella comunità imprenditoriale locale. Sul sito in-dustriale è stato organizzato un corso di forma-zione per delegati sindacali verdi del TUC intitolatoI sindacati e l’ambiente. Attualmente la birreria stastudiando l’installazione di pannelli solari e turbineeoliche per alimentare il sito.

I rappresentanti del sindacato PCS all’Agenziadelle Entrate di LillyhallNell’Agenzia delle Entrate di Lillyhall un piano disostenibilità ambientale è stato concordato tra ladirigenza ed i rappresentanti sindacali del PCS neltentativo di rispettare gli Impegni verdi del governoche lo stesso governo ha fissato per il proprio pa-trimonio.Le discussioni tra il management e il sindacato fis-sano gli obiettivi di riduzione del 25% delle emis-sioni di gas serra e del 25% della quantità di rifiutigenerati, e la riduzione del consumo di acqua ri-spetto ai dati del 2009/2010. Il piano Lillyhall per il2011/2012 si concentra su ogni impegno, e stabili-sce una serie di azioni e obiettivi volti a conseguirele riduzioni richieste. Gli sviluppi relativi al pianosono rivisti mensilmente nelle riunioni dirigenziali.Nel tentativo di minimizzare l’impatto ambientaledei viaggi per recarsi al lavoro, i rappresentantisono stati contattati dal comitato di parcheggio perla promozione del car-sharing e hanno negoziatoun piano intitolato “Al lavoro in bicicletta”. Nel set-tembre 2011 il personale è stato invitato a seguirela Giornata Mondiale Senza Auto e coloro chehanno aderito hanno partecipato ad un’estrazionea premi. Grazie all’entusiasmo dei rappresentantied al sostegno della dirigenza, la giornata è statoun enorme successo con oltre 50 membri del per-sonale che in quel giorno hanno utilizzato una di-versa modalità di trasporto.L’accordo sull’uso di carta concordato da dirigentie rappresentanti sindacali sarebbe un buon puntodi partenza per la riduzione dei rifiuti. I lavoratorisono stati incoraggiati ad impostare le stampantiper la stampa fronte/retro; e bidoni per la cartausata sono ormai collocati accanto ad ogni stam-pante. La carta straccia è usata come foglio perappunti riducendo ulteriormente la quantità dicarta utilizzata sul sito. I notes fatti di carta stracciasono stati lanciati all’occasione della giornatadell’“amnistia per il notebook” durante la Settimanadel Clima.Il prossimo grande evento sarà la Settimana del-l’Ufficio Verde. In questa occasione, il gruppo di

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Lillyhall ha invitato la società idrica locale, UnitedUtilities, per un intervento informativo su come ri-durre il consumo di acqua.

I rappresentanti sindacali del CommunityUnion al Tubificio 20“ di Hartlepooldell’Acciaieria TataLa Community Union è il più grande sindacato nelgruppo Tata Steel Europe (precedentemente Corus)e mira ad avere rappresentanti ambientali attivi sututti i siti Tata nel Regno Unito per lavorare conl’azienda alla riduzione della propria impronta dicarbonio. Ciò è già stato realizzato, con risultatievidenti, al Tubificio 20“ di Hartlepool. I rappre-sentanti sindacali di questo sito sono formati perpoter rispondere a domande sulle procedure am-bientali dei colleghi nel laminatoio e sono anchein grado di far conoscere il contributo del gruppoambientale dell’azienda su come e perché i miglio-ramenti possono essere fatti sul sito.I rappresentanti partecipano alle riunioni trime-strali con il Dipartimento ambientale dell’azienda,dove si informano su tutti i temi discussi nella riu-nione della commissione ambientale dei dirigentidi settore. Informazioni su eventuali modifiche, ag-giornamenti giuridici, violazioni possono poi esseretrasferite ai lavoratori tramite i rappresentanti sin-dacali, e questa è anche un’opportunità per il datoredi lavoro per ottenere opinioni e idee su qualsiasisoluzione da lui stesso avanzata. Una proposta tra-smessa da un rappresentante durante una riunioneha portato in tutti i bagni una zona di riciclaggio eun centro di riciclo sul posto per i rifiuti come lat-tine e plastica.I rappresentanti hanno partecipato ad un corso disensibilizzazione ambientale organizzato dal datoredi lavoro per informarli sulle normative e i requisitiambientali a cui il Tubificio 20“ deve attenersi:l’idea è che possano condividere questa conoscenzacon gli altri lavoratori. Sei rappresentanti hannocontinuato la formazione con un corso di tre giorniper diventare auditor ambientali interni. Il corsoha consentito a tutti i partecipanti ad acquisire unaqualifica riconosciuta come auditor interno, il chesignifica che ora sono in grado di completare unaudit ambientale interno competente per il Tubifi-cio 20”.«Così come facciamo dei progressi nel nostro ruolo,ci piacerebbe essere in grado di completare piùcontrolli ed essere in grado di offrire maggiore so-stegno al reparto ambientale, analogamente a comei rappresentanti della sicurezza si sono evoluti nelloro ruolo», ha detto uno dei rappresentanti cheora è un auditor ambientale qualificato. «Pensoche il prossimo grande passo potrebbe essere un’ul-

teriore formazione ambientale per tutti i membridel personale del sito. Questo aiuterebbe a svilup-pare la nostra funzione e permetterebbe agli altrilavoratori di avere una migliore comprensione diquello che rappresenta il nostro ruolo sul sito».Il reparto ambientale della società è ora in gradodi fare affidamento sui rappresentanti sindacaliambientali formati per completare un approfon-dito, pertinente programma di audit, che assicurache il sito sia costantemente in regola, e sono stateindividuate delle aree di miglioramento. In defini-tiva ciò significa che l’organizzazione è in grado diraggiungere degli elevati standard nel suo auditISO 14001 (certificazione per gli standard ambien-tali) e assicura che è pronta per la nuova e semprepiù rigorosa legislazione in materia ambientale.

� BELGIOSWIFTUn ambizioso progetto è stato sviluppato in strettacollaborazione con i delegati per migliorare la mo-bilità. Il progetto ha prodotto diversi risultati: ilrafforzamento del legame tra il comune, l’impresae i lavoratori, il risparmio salariale per i dipendenti,il risparmio a livello aziendale attraverso la ridu-zione della dipendenza dei combustibili fossili.

In particolare, l’uso della bicicletta è stato promossoattraverso un sistema di leasing che ha creato con-testualmente un posto di lavoro di fornitore di bi-ciclette. L’installazione di docce, del parcheggio co-perto per le biciclette e del guardaroba ha richiestoun investimento maggiore del datore di lavoro.Un altro progetto sviluppato insieme con i delegatiriguarda la biodiversità ed è servito per creare unprato fiorito che contribuisce alla qualità della vitasul lavoro. È stato inoltre realizzata una zona verdee un inventario della fauna e la flora locale.

� FRANCIAIGN, Istituto Geografico NazionaleL’IGN è un Istituto pubblico amministrativo spe-cializzato in informazione geografica, che occupa1700 lavoratori in 9 siti. Con il progetto di impresadel 2006, IGN si è impegnato sui temi della soste-nibilità, realizzando una “carta dei valori” che in-tegra il concetto di sostenibilità e di responsabilitàsociale.Uno dei settori in cui gli effetti del progetto sonostati più tangibili è stato quello della politica im-mobiliare, che ha portato alla distruzione di vecchiedifici e alla costruzione di nuovi a basso consumo.Nel quadro di questa riorganizzazione, si è postala questione dei parcheggi. Mediante gruppi di la-voro nei quali il sindacato CFDT è stato protagoni-

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sta, si è messo in opera un progetto di mobilità so-stenibile, ed è emersa la necessità di avviare speri-mentazioni per il telelavoro, con la firma di un re-golamento ad hoc con le due organizzazioni sin-dacali presenti. Sono anche state realizzate inizia-tive di formazione sullo sviluppo sostenibile, assairichieste.

SolvaySolvay è un gruppo chimico che occupa 20.000 la-voratori in 50 paesi, di cui 4.000 solo in Francia,dove il più grande stabilimento nazionale, quellodi Tavaux, impiega 1.450 dipendenti e altre centi-naia nell’indotto. I rischi indotti dalle attività chi-

miche dell’impianto sono rappresentati dalle emis-sioni gassose di cloro, dal pericolo di incendio e diesplosioni. A fronte di questi rischi per l’ambiente,la Solvay si è impegnata per lo sviluppo sostenibile,e il sindacato (CFDT) ed è entrata in un processodi sostenibilità che sviluppato dalla stessa azienda.Tutti i lavoratori del sito sono stati coinvolti nel“Forum di sensibilizzazione del personale”. Il mi-glioramento degli effetti ambientali ha spesso com-portato effetti negativi sull’occupazione, ma il sin-dacato cerca di lavorare in termini preventivi, nonrassegnandosi all’inevitabile mutamento tecnolo-gico ma anticipandolo, agendo sulle condizioni dilavoro, anche al fine di evitare licenziamenti.

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Sindacati nelle comunità localiQuale ruolo può giocare il sindacato in ambito lo-cale, oltre il posto di lavoro, sui temi dell’ambiente?Dobbiamo tenere conto di due elementi: il primostrettamente sindacale di tutela dei lavoratori edella qualità dell’occupazione, il secondo legatoalla rilevazione di criticità ambientali che il sinda-cato può fare attraverso i propri aderenti.

Il sindacalista verde infatti a livello locale può evi-denziare:• opportunità di bonifiche di siti inquinati,• recupero nell’uso del suolo di insediamenti pro-duttivi dismessi,

• criticità legate ai processi produttivi,• presenza o meno di strumenti di gestione am-bientale volontaria nei processi produttivi di pro-dotti e servizi (EMAS, ISO 14001, Ecolabel…),

• accettabilità sociale delle attività produttive esi-stenti o di nuovo insediamento.

Il sindacato è quindi un interlocutore importanteverso le istituzioni e le associazioni ambientaliste,come portatore degli interessi dei lavoratori che vi-vono in quella realtà. Spesso le attività produttive edil lavoro vengono visti in contrasto con la tutela dellerisorse ambientali, mentre invece la tutela del lavoroe la possibilità di coesistenza in un’area di più attivitàproduttive sono obiettivi che il sindacato perseguenella prospettiva dello sviluppo sostenibile.La capacità sindacale di operare per uno svilupposostenibile si evidenzia anche sul fronte del conflittoambientale, manifestazione degli interessi locali:l’accettabilità sociale è un elemento che condizionai processi (fenomeno “Nimby”: non nel mio cortile– Not In My Back Yard). Le ragioni del dissenso trai cittadini possono essere molte: il timore per i ri-schi della tecnologia, la carenza di garanzie sani-tarie, ambientali e paesaggistiche, il sovrapporsinella zona con altri rischi già presenti. Infatti è fre-quente l’innescarsi di conflitti ambientali rispettoa progetti di nuovi insediamenti produttivi/infra-strutturali, ma anche rispetto alla dismissione diimpianti o ad attività da tempo presenti nell’area.Un esempio è costituito dagli insediamenti indu-striali in zone montane, un tempo benvenuti perchéportatori di occupazione e sviluppo in zone de-presse, adesso presenza ingombrante in aree di-ventate a vocazione turistica.Anche la carenza di informazione e di partecipa-zione alle decisioni incide sull’accettabilità socialedelle scelte conseguenti a politiche pubbliche.

Quindi il sindacalista verde locale può essere partedel confronto con le associazioni dei datori di la-voro, con le associazioni ambientaliste locali e conle istituzioni per superare le opposizioni. È indi-spensabile un clima di fiducia reciproca tra l’im-presa/ente proponente il progetto, gli abitanti e gliattori locali, per rendere i cittadini partecipi delledecisioni (1). Il sindacato deve chiedere alle istitu-zioni di gestire le situazioni di conflitto ambientalesecondo meccanismi di trasparenza e partecipa-zione (come riportato nello schema seguente). Il sin-dacalista può avere un ruolo importante nel pro-muovere un’informazione completa, tempestiva eoggettiva sull’insieme dei problemi.La Direttiva 2001/42/CE obbliga a fare la Valuta-zione Ambientale Strategica (VAS) per i piani eprogrammi che abbiano significative ricadute sul-l’ambiente. Una parte essenziale della VAS è il pro-cesso di informazione/comunicazione che dovrebbecreare interazioni costanti con la comunità locale,interazioni atte a incidere sul progetto stesso.In questo schema, nei passaggi dall’analisi alla rea-lizzazione dell’opera, si ha una costante interazionecon la comunità locale (comunicazione-partecipa-zione) e con il sistema normativo (istituzioni pre-poste alla valutazione). Questi scambi ricadonoconcretamente sul progetto e modificano la realiz-zazione dell’opera, ricercando il compromesso mi-gliore possibile. Aumenta in tal modo l’accettabilitàsociale del progetto.

Schema 1

Spesso invece il processo di comunicazione e par-tecipazione diventa semplice informazione a sensounico, dal proponente alla comunità locale.Questo accade quando c’è:- un uso insufficiente e tendenzioso sia della co-municazione che delle valutazioni,

Capitolo 5.Il sindacalista dello sviluppo sostenibile, le istituzioni locali e la società

GESTIONE OTTIMALE DI UN PROGETTO A RILEVANTE IMPATTO AMBIENTALE IN UN PROCESSO PARTECIPATIVO

Comunità: comunicazione - partecipazione

Valutazioni impatto Monitoraggio

Mitigazioni

Compensazioni

OpereProgettoAnalisi situazione

1) www.nimbyforum.it

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- la mancanza di tre gruppi operativi coordinati,ma indipendenti (progettazione, valutazione, co-municazione),- un’inadeguata allocazione di risorse (sempre in-sufficiente per l’analisi e la comunicazione),- una gestione dei conflitti basata su propaganda eforza politica dei vari soggetti, anziché su infor-mazione ed analisi dei problemi.

Come si legge nello schema 2, le azioni di comuni-cazione non coinvolgono il momento strategicodell’analisi, si utilizzano in maniera debole nellacostruzione del progetto per diventare importantisolo nella fase di realizzazione come pubblicizza-zione. Ma a quel punto diventa difficile individuarecompensazioni o modificare il progetto: inizia unaconflittualità che può bloccare le opere. Anchel’area delle valutazioni incide poco sul progetto erimane adempimento formale. I tre livelli (comu-nità sociale, progetto di costruzione, istituzioni pre-poste alle valutazioni) non riescono a raccordarsi.È quanto accaduto per esempio in provincia diLucca (I) rispetto al progetto di chiusura del ciclodei rifiuti di cartiera, proposto da un’azienda giàradicata nel territorio. La conflittualità tra cittadiniresidenti costituiti in comitati/associazioni, aziendaproponente il progetto e istituzioni locali non hatrovato l’opportunità di composizione in un veroprocesso partecipativo. Il sindacato ha cercato difavorire la discussione partecipando agli incontri epromuovendone esso stesso, cercando di sostenereil processo decisionale che, infine, si è talmenteprotratto da spingere l’azienda a trasferire altrovel’investimento che avrebbe voluto fare nell’area.

Schema 2

Il ruolo del sindacalista locale è anche quello dipromuovere un’informazione completa sull’insiemedei problemi, tempestiva ed il più possibile obiet-tiva.

Ambiti di intervento dell’azione sindacale

Ci sono vari questioni ambientali nella comunitàlocale e nella società, dall’inquinamento e la biodi-

versità al consumo responsabile, dove i sindacalistipotrebbero intervenire. Ne suggeriamo alcuni inseguito.

Nell’individuare gli ambiti di intervento dell’azionesindacale è bene far riferimento ad alcuni titoli delquadro normativo e legislativo, sia internazionaleche europeo. Richiamiamo quelli più importanti:

• la Direttiva Seveso che obbliga gli stati membriad assicurare che gli operatori nazionali abbianodelle politiche adeguate per prevenire incidentiimportanti. Attualmente è applicata a cca. 10 000imprese industriali che usano o immagazzinanosostanze pericolose, soprattutto nei settori chi-mico, petrolchimico, stoccaggio e metalmecca-nico.

• Convenzione di Aarhus (2) sull’accesso alle in-formazioni, la partecipazione dei cittadini ai pro-cessi decisionali e l’accesso alla giustizia in ma-teria ambientale.

• La strategia della Commissione Europea sullabiodiversità intende fermare la perdita della bio-diversità e dei servizi ecosistemici in tutta la UEentro 2020.

• Proposta dell’UE di una direttiva quadro sulsuolo che intende armonizzare e alzare il livellodi protezione del suolo in tutta la UE. L’attualeproposta richiederebbe agli stati membri di: con-trastare l’erosione del suolo, la perdita dei mate-riali organici dei suoli, la salinizzazione, i feno-meni franosi, acidificazione e così via.

• L’obbligo dei Piani di adattamento ai cambia-menti climatici in ordine alla messa in sicurezzadel territorio, delle coste, degli alvei fluviali e piùin generale per tutti i fenomeni connessi al disse-sto idro-geologico.

• La qualità delle acque, la Direttiva 60/2000, conl’obbligo di Piani di risanamento e miglioramentoqualitativo delle acque.

• La mobilità sostenibile con normative riferitesia alla tipologia dei motori che alle modalità ditrasporto.

• La qualità dell’aria, Piani locali di migliora-mento riferite a trasporti, energia, attività indu-striali e rifiuti.

La sicurezza del territorioPer la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini è ne-cessario conoscere la mappatura delle zone a ri-schio o soggette a manutenzione e di conseguenzaesigere che le persone coinvolte siano informatesui rischi reali e sui comportamenti da tenere in

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SCHEMA CRITICO

Comunità: comunicazione - propaganda

Valutazioni impatto

Mitigazioni?

Compensazioni?

Opere?Progetto RealizzazioneAnalisi situazione

2) http://europa.eu/legislation_summaries/environment/general_pro-visions/l28056_en.htm e http://europa.eu/legislation_summaries/en-vironment/general_provisions/l28056_it.htm

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caso di emergenza; il quadro è però importanteanche per la discussione rispetto alla pianificazionedel territorio (tracciati viari o infrastrutture) ne-cessaria alle attività produttive ed all’attività dei la-voratori. Va tenuto quindi conto di:

• rischio idrogeologico (3)• rischi di incidenti tecnologici/industriali rilevanti(direttiva Seveso 2) (4)• siti industriali inquinati e le attività a forte im-patto ambientale

Per un impegno sindacale sulla biodiversitàTra le sfide dello sviluppo sostenibile, quella dellaconservazione della biodiversità è poco conosciutao nascosta dalla gravità della questione climatica.Eppure l’insieme degli ecosistemi svolge un ruoloimportante nell’equilibrio della natura e nella ca-pacità di adattamento.Parliamo di biodiversità ordinaria, quella che mag-giormente gioca un ruolo essenziale nella depura-zione delle acque o dell’aria per esempio, ma anchenella vitalità delle piante alimentari (impollina-zione).La scommessa che riguarda la biodiversità è stret-tamente legata alla sfera socio-economica poichémolti dei servizi forniti dalla natura sono oggi gra-tuiti ma potrebbero diventare onerosi nel futuro epersino molto costosi.Molte direttive si occupano della tutela della bio-diversità, testi che dovranno essere arricchiti inprogetti europei e nazionali per conformarsi allaConvenzione di Nagoya (2010).Il sindacato non può aspettare di trovarsi davantia catastrofi sanitarie causate dall’inquinamento, nédavanti ad un evento irreversibile, per prendere inconsiderazione gli interessi dei lavoratori e dellepersone che rappresentano. E l’interesse delle im-prese va di pari passo con quello delle popolazioni(rapporto de Pavan Sukhdev sull’Economia degliecosistemi (5)). Occorre, perciò, tenere in debitoconto:• La forestazione• Le aree naturali protette• La salvaguardia delle coste

L’inquinamento urbanoLa pianificazione urbana include temi legati allatutela di risorse finite (suolo per esempio) ma ancheconnessi alla qualità di vita di cittadini e lavoratorie all’occupazione (per esempio nei servizi di tra-sporto pubblico o di gestione dei rifiuti) (6). I sin-dacati possono intervenire sulle seguenti aree:

• I piani della mobilità (la rete dei mobility ma-

nager) (7) I provvedimenti relativi alla mobilità, analiz-zando e distribuendo i flussi di traffico, incidonosugli spostamenti casa-lavoro aumentandone odiminuendone funzionalità e costi per i lavora-tori.

• La gestione dei rifiuti (8) La direttiva quadro 2008/98 del Parlamento eu-ropeo riformula il concetto di gerarchia dei ri-fiuti dando un ordine di priorità nella gestionee costruendo il potenziale sviluppo di attivitàproduttive legate alla differenziazione dei ma-teriali di scarto, al riciclo, alla valorizzazione.

• Il verde urbano (9).

Gli obiettivi del controllo del rumore, del livello diluminosità e della qualità dell’aria sono perseguitianche dal sindacato, in continuità con quanto giàfa su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, esten-dendo la sua funzione di tutela dai lavoratori aicittadini.

• Inquinamento acustico (10) • Inquinamento luminoso (11) • Qualità dell’aria (12)

Il consumo responsabileI consumi non sono solo una questione privata,che si esaurisce nella sfera del singolo cittadino. Inostri acquisti quotidiani sono legati a problemi eopportunità di natura sociale, politica e ambien-tale.Solo apparentemente i consumi si esauriscono conl’atto dell’acquisto. In realtà si tratta di un processoampio che comincia con la decisione di compraree prosegue col canale di acquisto prescelto, col tipodi prodotto, con la modalità di consumo, con i me-todi per trattare i rifiuti. A seconda di come affron-tiamo ognuno di questi passaggi, i nostri consumipossono avere un impatto ambientale diverso, pos-sono avere una ricaduta sociale più o meno posi-tiva. Basti pensare all’impatto sulle risorse, sul-l’energia, alle ripercussioni sociali legate ai prezzi,alle condizioni di lavoro, allo smaltimento dei ri-fiuti. Il sindacato ha una specificità in questo ambito

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3) Vedi scheda 4 capitolo 54) Vedi scheda 5 capitolo 55) http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/economics/6) Vedi scheda 6, Capitolo 5.7) Vedi scheda 7, Capitolo 5.8) Vedi scheda 8, Capitolo 5.9) Vedi scheda 9, Capitolo 5.110) Vedi scheda 10, Capitolo 5.11) Vedi scheda 11, Capitolo 5.12) Vedi scheda 12, Capitolo 5.

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soprattutto perché nell’immediato indirizza i propriassociati verso un consumo responsabile, e nellungo periodo promuove un’idea di società nellaquale la partecipazione dei lavoratori e dei cittadiniriveste un ruolo determinante nelle scelte. Il sinda-cato può far incontrare almeno tre ambiti di inte-resse: Economico, Sociale, Ambientale.

Economico La filiera corta rappresenta un’opportunità di va-lorizzare le produzioni alimentari del proprio ter-ritorio: c’è la possibilità di incrementare o mante-nere occupazione in loco, ci sono minori costi ditrasporto; questa visione, certamente corretta, nonpuò essere lasciata a livello strumentale, di curadei propri interessi aprendo la strada alla contrap-posizione tra le specificità locali, ma deve realizzareun’economia di relazione e, di conseguenza, unadiffusione di benessere e di sfruttamento delle ri-sorse ambientali compatibile con il valore dellabiodiversità.

SocialeL’individuo è un soggetto che acquista. Nella so-cietà si sviluppano relazioni che vanno oltre il mo-mento commerciale, si creano associazioni che pos-sono orientare il mercato attraverso le loro scelte.Ci sono quindi i presupposti perché si creino pro-cessi sociali di partecipazione e di condivisione chenon siano solo strumentali all’approvvigionamentodi beni, ma che diventino fonte di cambiamentonelle pratiche, nei comportamenti, nei pensieri dif-fusi. Il sindacato in questo ambito si relaziona conqueste associazioni.

AmbientaleSi riduce la necessità di trasporto con conseguentecalo delle emissioni inquinanti, c’è possibilità disviluppo delle coltivazioni biologiche e non forzate,dando importanza alle produzioni locali per co-struire il valore della biodiversità Tutto questo dàun contributo importante alla capacità di resilienza,cioè alla capacità dell’ambiente di ricostituire leproprie riserve. La protezione della biodiversità edelle specificità locali trova negli acquisti respon-sabili la migliore strategia per la salvaguardia dellerisorse del territorio nel lungo periodo.

Buone prassi

� ITALIAProtocollo d’intesa tra CGIL, CISL, UIL eRegione Toscana (2004) (13)Regione e sindacati hanno firmato un protocollosulla gestione del Piano Regionale di Azione Am-bientale. Con questo documento si stabilisce chele organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL re-gionali sono coinvolte nell’attuazione del Pianotriennale per i cambiamenti nei modi di produzionee di consumo, per far progredire sulla strada del-l’ecoefficienza l’economia e la società toscana. Duele azioni concordate:• la costituzione di un tavolo tecnico per gestirel’attuazione del PRAA, con priorità agli interventinelle zone di criticità ambientale individuate;• la realizzazione di percorsi formativi per accre-scere le competenze in tema di ambiente dei re-sponsabili sindacali locali e nei settori maggior-mente interessati.

� INGHILTERRACampagna dei sindacati per la catturadell’anidride carbonicaNel cuore industriale del Regno Unito, i sindacatisi impegnano per gli investimenti urgenti in nuovetecnologie in grado di catturare l’anidride carbonica(CO2), le emissioni di gas provenienti dell’industriapesante e dalle centrali elettriche. Per esempio nellaregione industriale della Valle dell’Aire, nello Yor-kshire, un gruppo di una dozzina di centrali elet-triche a carbone, fabbriche di cemento, impiantichimici e acciaierie emettono in totale circa 60 mi-lioni di tonnellate di CO2. I sindacati in queste im-prese lavorano unitariamente per convincere il go-verno economico ed ambientale ad un investimentocondiviso in nuove tecnologie per catturare e im-magazzinare l’anidride carbonica nei giacimentiesauriti di gas e petrolio del Mare del Nord.Opportunità simili esistono in altre regioni industrialicome il Teesside, la zona est del Mare d’Irlanda e lacosta est della Scozia. Il TUC ha fortemente appog-giato il piano del governo di investire un miliardo disterline in un progetto pilota. In un nuovo studio in-titolato A Roadmap for Clean Coal (14), il gruppo dilavoro Carbone Pulito del TUC (Clean Coal TaskGroup) sta sollecitando il governo a muoversi piùvelocemente e con decisione per portare investimentipubblico/privati ed esperti per avviare il primo pro-

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13) Vedi scheda 14, Capitolo 5.14) http://www.tuc.org.uk/search/start.cfm

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getto. La commissione bilaterale, sindacati-industria,sostiene che la cattura del carbonio può aiutarci nonsolo a raggiungere gli obiettivi relativi ai cambiamenticlimatici, ma anche a creare decine di migliaia dinuovi posti di lavoro e competenze nell’industria enei settori dell’energia.

Il sindacato di edilizia UCATT sostiene unapproccio nuovo e verde per gli alloggi socialiL’UCATT sta sostenendo la costruzione di un com-plesso residenziale ecologico non solo per aiutaread affrontare i cambiamenti climatici e la man-canza di carburante, ma perché i lavoratori coin-volti nel progetto Wakefield and District Housing(WDH) avranno l’opportunità di sviluppare le pro-prie competenze verdi sulle tecnologie ecocompa-tibili all’avanguardia.Il progetto 91-home Park Dale ad Airdale, Yorkshire,è il più grande progetto di complesso residenzialea “zero carbonio” del Regno Unito. È prevista lacostruzione di case, da sviluppatori Bramalls perconto del WDH, con i più alti standard dell’ediliziasostenibile e usando metodi di costruzione tradi-zionali; sono destinate a famiglie diverse per età eper numero di membri.Ad esempio, ogni casa è collegata ad una caldaiacentrale a biomassa che utilizza pellet di legno diproduzione locale per fornire riscaldamento e acquacalda; ogni abitazione ha un tetto esposto a sud do-tato di 35m2 di pannelli fotovoltaici per trasformarel’energia del sole in energia elettrica, e la temperaturadell’aria in ciascuna struttura è regolata da un sistemameccanico di recupero del calore di ventilazione.«Altri enti locali o fornitori di social housing possonofare quello che abbiamo fatto noi» ha detto il re-sponsabile ambientale del WDH, Denis Doody. Sirichiede solo una certa visione da parte del seniormanagement e un impegno a lavorare in parterna-riato con i sindacati e altre organizzazioni». Il se-gretario generale dell’UCATT, Steve Murphy, ritieneche il progetto metta in evidenza una grande transi-zione che si verifica nel settore delle costruzioni:«Ciò dimostra non solo che è necessario un massic-cio cambiamento nel modo in cui sono impiegate lepersone nell’edilizia, ma anche che ci sono oppor-tunità di riqualificazione professionale per coloroche hanno competenze tradizionali», ha dichiarato.Apprendisti come Luke Dickinson hanno avuto ac-cesso alla formazione pratica in tecnologie verdi diavanguardia al Park Dale, competenze che nonavrebbe mai acquisito in un cantiere tradizionale. Peresempio ora lui è in grado di installare e mantenere ilsistema di acque grigie per tirare lo sciacquone. Dic-kinson ed altri apprendisti stanno aiutando a trasferirele loro competenze ai lavoratori più anziani del WDH.

«Il progetto è fantastico. È buono per l’ambiente,buono per gli inquilini, e buono per i lavoratori edili,perché fornisce loro l’opportunità di sviluppare com-petenze verdi per il futuro. Noi certamente speriamodi vedere più iniziative di questo tipo in tutto il paese»,ha aggiunto Murphy.

� GERMANIAIl gruppo di lavoro Acquisti sostenibili dellematerie primeIl gruppo di lavoro Dialogo Sociale – Acquisti so-stenibili delle materie prime è composto dai rap-presentanti dell’IG BAU (Sindacati dell’edilizia,agricoltura e ambiente), dell’IG Chemie (sindacatodei lavoratori chimici), del DGB (Federazione Te-desca dei Sindacati), delle Regioni di Münster eDortmund, dell’Arbeitgeberverband VERO indu-strie di edilizia e materie prime (Associazione didatori di lavoro), dei direttori di diverse aziende,del BUND (Friends of the Earth Germany) e Nabu(Sindacato tedesco della Natura e della Conserva-zione della biodiversità).Il lavoro comune e le discussioni nel gruppo di la-voro sono destinati a perseguire l’obiettivo di tro-vare il modo di identificare gli interessi dei datoridi lavoro, dei lavoratori, delle associazioni ambien-taliste e, ove possibile, sviluppare strategie comuni.I settori in questione sono quelli dell’estrazione dighiaia e sabbia, di pietra e cave di calce.

� BELGIO“Semaine de la Mobilité” (Settimana dellamobilità)A partire dal 2002, i due sindacati più importantidella Vallonia, l’FGTB e la CSC, hanno sviluppato lecosiddette “Cellule sindacali della mobilità”. In pra-tica si tratta di un’iniziativa specifica volta a sostenereprogetti di mobilità nelle aziende ed a sviluppareazioni di sensibilizzazione per i delegati (sulle tema-tiche del dialogo sociale e della formazione).Questo progetto è gestito con il sostegno finanziariodel Governo vallone, stabilito in una convenzione.L’obiettivo generale delle “Cellule” è quello di poten-ziare la capacità d’intervento dei delegati in materiadi mobilità. Oltre al lavoro con i delegati, le “Cellulesindacali de mobilità” partecipano attivamente allosviluppo dei piani di mobilità in diversi settori delleattività economiche, così come a iniziative pubblichecome la “settimana della mobilità” organizzata ognianno a settembre dal Governo vallone tramite azionidi sensibilizzazione nelle aziende.Attualmente le unità sindacali di mobilità parteci-pano ad un progetto chiamato “Attivare tutte lebici” che intende promuovere l’uso della biciclettaper i viaggi tra casa e lavoro.

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Consultazione Consultazione tra rappresentanti dei sindacati, mondo imprenditoriale,amministrazioni locali, organismi regionali e organizzazionidel volontariato per il passaggio a un’economia verde, a basse emissionidi carbonio, dal luogo di lavoro al governo nazionale.

Lavori verdi e dignitosi Investimenti in tecnologie e infrastrutture per rispondere alle sfidedella sostenibilità per un futuro a bassa emissione di carbonioe per un uso efficiente delle risorse, creando posti di lavoro di qualità.

Professionalità verdi Direzione del governo nei programmi di educazione/formazionee di professionalità, dal livello del posto di lavoro al livello nazionale,per un’economia efficiente a basso tenore di carbonio.Promuovere il diritto di intervento dei lavoratori sui temi ambientali.Promuovere i diritti individuali dei lavoratori alla formazioneper garantire l’accesso alle professioni verdi per tutti i lavoratori.

Rispetto per il lavoro Un processo decisionale democratico e il rispetto dei diritti umanie i diritti umani e del lavoro sono essenziali al fine di garantire l’equa rappresentanza

degli interessi dei lavoratori e delle comunità a livello nazionale.Rinforzare il diritto del lavoratore all’informazione, alla consultazionee alla partecipazione alle questioni concernenti lo sviluppo sostenibile.

Protezione sociale Consolidare un efficiente sistema di protezione sociale nella transizionead un’economia low carbon.

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Una transizione “giusta”

Il passaggio a un’economia a bassa emissione dicarbonio non è soltanto necessario, ma sempre piùinevitabile. Un rapporto sulle politiche del TUC(“Un futuro verde e giusto: per una transizione giu-sta all’economia a basse emissioni di carbonio”,2009 (1)) sostiene che nel passato, periodi signifi-cativi di ristrutturazione economica si sono svoltiin modo caotico, lasciando i lavoratori, le loro fa-miglie e le comunità a sopportare il peso della tran-sizione verso nuovi modi di produrre ricchezza:tante persone e comunità stanno ancora pagandoil prezzo per il rapido declino della produzione in-dustriale negli ultimi 30 anni.Anche se c’è ancora tanto da fare per ridurre il ri-schio di un cambiamento climatico significativoin questo secolo, nuove normative ambientali con-tinueranno a cambiare l’economia nei prossimi de-cenni.

Ma l’ingiustizia del passato non deve diventare unacaratteristica della futura transizione ambientale.Non solo sarebbe moralmente sbagliato e social-mente dannoso, ma minerebbe la credibilità dellatransizione stessa e potrebbe rallentare o addirit-tura fermare questo cambiamento vitale ed ur-gente.Per questa ragione – tra le altre – abbiamo bisognodi una “transizione giusta” ad un’economia soste-nibile. La transizione giusta riconosce che il soste-gno alle politiche ambientali dipende anche da unadistribuzione equa dei costi e benefici nell’econo-mia. Questo significa che i sindacati hanno un po-sto al tavolo insieme al governo e ai datori di lavoronella negoziazione per la creazione di posti di la-voro, nuove competenze e protezione sociale.Per la CES i cinque pilastri della giusta transizionesono fondati sui principi dell’equità e dell’impar-zialità:

Capitolo 6.Lavori e competenze professionali in una Giusta transizione

La CES chiede inoltre all’UE di adottare una tabelladi marcia europea della transizione giusta che com-prenda la promozione del dialogo sociale e dei di-ritti dei lavoratori, gli obiettivi dell’UE in materiadi occupazione di qualità e competenze, e le nuoveiniziative sull’anticipazione del cambiamento, in-vestendo in competenze e iniziative di

formazione.Il passaggio all’economia low carbonrappresenta infatti anche l’occasione per la crescitadi un’occupazione più qualificata e più distribuitasul territorio. Le attività legate all’era del petrolio e del carbone

1 http://www.tuc.org.uk/social/tuc-14922-f0.cfm

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Che cosa è un posto di lavoro verde ?

La Confederazione Sindacale Internazionale (CSI) definisce l’economia verde, il posto di lavoro verde el’economia verde in questo modo:L’economia verde è un’economia dove l’investimento nella produzione sostenibile e nelle tecnologiepiù pulite è disciplinato dai principi fondamentali della giustizia sociale, della protezione sociale e dellavoro dignitoso.Un posto di lavoro verde è un posto di lavoro che riduce ad un livello sostenibile gli impatti ambientalidelle imprese e dei settori economici, garantendo a tutte le persone che lavorano nella produzione con-dizioni decenti di vita e di lavoro e il rispetto totale dei loro diritti.Il concetto di posto di lavoro verde non è limitato semplicemente ai lavori che si associano tradizional-mente all’ecologia, come la produzione di pannelli fotovoltaici o di turbine, la conservazione dell’acquae la gestione sostenibile delle foreste. Include anche il miglioramento dei posti di lavoro nei settori dellecostruzioni e dei trasporti pubblici, così come il miglioramento dell’efficienza energetica nelle fabbrichee nei servizi a sostegno di tutte le industrie.Fonte: rapporto della CSI “Vers une croissance de l’emploi vert et décent”, Millénium Institute, marzo 2012.

«Gli ecolavori devono necessariamente essere lavori dignitosi, vale a dire lavori che offrono un salarioadeguato, condizioni di lavoro sicure, sicurezza del posto di lavoro, prospettive ragionevoli di carrierae rispetto dei diritti del lavoro» (Rapporto UNEP sui Green Jobs).

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hanno comportato un forte sviluppo delle tecnolo-gie, ma con una bassa attenzione alle risorse natu-rali e ambientali. La nuova economia dovrà farepiù attenzione al territorio e alla disponibilità dellerisorse e progettare una parte crescente del propriosviluppo sull’identità culturale e la disponibilitàdelle risorse naturali del proprio territorio. Un ele-mento importante saranno le capacità di program-mazione, di integrazione delle discipline e dell’in-tersettorialità.Occorre però ricordare che la transizione versoun’economia sostenibile avviene in un quadro digenerale crisi economica che richiede al mondodella produzione e dei servizi una riorganizzazionestrutturale e tecnologica che consenta una sostan-ziale resilienza alla crisi stessa.Secondo l’UNEP (2) le imprese che resisterannomeglio alla crisi economica sono quelle che per

prime riusciranno a prevedere e prevenire i dannipresenti e futuri provocati dai cambiamenti clima-tici e adatteranno i loro modelli produttivi in ar-monia con le comunità locali e l’ambiente: creando,cioè, reti virtuose fra cittadini, governi e risorse delterritorio. Una sorta di rivoluzione verde che laCommissione europea (3) ha indicato come stradaper uscire dalla crisi: «Nei loro sforzi di risana-mento del bilancio gli Stati membri dovrebberodare priorità a una spesa propizia alla crescita so-stenibile, in settori quali la ricerca e l’innovazione,l’istruzione e l’energia».Più in generale il mondo della produzione e quellodei servizi stanno evolvendo verso un sistema diorganizzazione più efficiente, per il quale sono ri-chieste figure professionali del tutto nuove, laddovesi tratti di settori esplicitamente nuovi quale puòessere quello delle fonti rinnovabili, oppure dove è

necessaria una riqualificazione di figure già esi-stenti in settori consolidati, come può essere quellodell’automotive.Secondo la classificazione già realizzata dall’auto-revole Center of Excellence (4) della California, gliambiti tradizionalmente intesi come green economye dove si sviluppano i lavori verdi sono quelli delleenergie rinnovabili (produzione e stoccaggio dienergia), dell’installazione di impianti, dell’ediliziasostenibile e dell’efficienza energetica, della pro-duzione e coltivazione di biocombustibili, dellamobilità sostenibile, dell’acqua, della gestione deirifiuti e dei reflui, della tutela ambientale e dello

sviluppo sostenibile più in generale. È evidentecome ognuno di questi settori sia strettamente in-trecciato con gli altri. Si pensi all’efficienza ener-getica, che può interessare l’intera filiera agroali-mentare come quella manifatturiera, oppure la ge-stione dei rifiuti: è in questi settori che può nascerel’opportunità di sfruttamento delle biomasse a valle

I “green jobs”

2) http://www.unglobalcompact.org/docs/issues_doc/Environment/cli-mate/C4C_Report_Adapting_for_Green_Economy.pdf3) http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=DOC/11/1&format=HTML&aged=0&language=ENguiLanguage=en4) http://www.coeccc.net/Environmental_Scans/GreenEcon_Scan_SW_09.pdf

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o la necessità di organizzare la mobilità sostenibilein e per l’azienda.Business Europe sostiene che una chiara distin-zione tra settori ecologici e settori più tradizionalista diventando artificiosa e poco utile (5). In futuro,il rispetto dell’ambiente sarà parte integrante diogni lavoro. In questo senso appare di qualche in-teresse anche il recupero di vecchie professioni,più legate all’artigianato e all’agricoltura, che, graziead una diversa ricollocazione in seno alla greeneconomy, sono passate da uno status di maturitàad una nuova prospettiva. Si tratta di allevatori dibestiame, braccianti agricoli, pellettieri, valigiai,falegnami, impagliatori, muratori, carpentieri, lat-tonieri, carrozzieri, meccanici auto, saldatori, ar-maioli, riparatori di orologi e di protesi dentarie,tipografi, stampatori offset, rilegatori, elettricisti,elettromeccanici, addetti alla tessitura e alla ma-glieria, sarti, materassai, tappezzieri, imbianchini,stuccatori, ponteggiatori, parchettisti e posatori dipavimenti, autisti, uscieri e persino lettori di con-tatori (6). Professioni per le quali esiste una do-manda crescente, tale da renderle appetibili e piùqualificate anche per i giovani.Ma, per cogliere le opportunità di crescita ancheoccupazionale offerte dallo sviluppo di un’econo-mia sostenibile, occorre una forza lavoro dotatadelle giuste competenze. A questo proposito, unrecente studio CEDEFOP sulle competenze per la-vori ecologici (7) considera più importante miglio-rare le attuali competenze dei lavoratori piuttostoche definire nuovi programmi di studio e forma-zione per fornire ex novo competenze ecologiche.Molte infatti delle competenze necessarie per lavorisostenibili si possono già trovare nelle occupazioniesistenti. Per lo sviluppo di un’economia low car-bon, una combinazione equilibrata di competenzetrasversali (ad es. comunicazione e lavoro digruppo), competenze ecologiche generiche (es. ri-duzione dei rifiuti) e aggiornamento delle compe-tenze professionali esistenti è molto più importantedella disponibilità di green skills specifici. Casi distudio dimostrano che, se esiste una solida base dicompetenza professionale, con un impegno in ag-giornamento o integrazione formativa è possibileessere messi in grado di eseguire tutta una serie dicompiti richiesti da una nuova professione “verde”(8).Occorre poi ricordare che le figure chiave di que-sta trasformazione sono principalmente quelleapicali che, pur non avendo una formazione for-temente specializzata, siano in grado di orientarel’organizzazione in senso green, migliorando i pro-cessi e la loro efficienza e stimolando l’acquisi-zione di competenze specifiche, formando il per-

sonale esistente o assumendone di nuovo, per ot-tenere un’innovazione di prodotto o di processo.Molto importanti sono anche le professioni tecni-che, capaci di ridisegnare direttamente tali pro-cessi, di ricercare e di realizzare le necessarie in-novazioni tecnologiche. In questo ambito, l’UnioneEuropea, secondo lo studio CEDEFOP già citato,presenta carenze sistemiche, che limitano la suacapacità di sfruttare le nuove opportunità. In par-ticolare, si lamentano carenze in materia di com-petenze gestionali, tecniche e professionali, moltedelle quali sono legate a discipline come scienze,tecnologie, ingegneria e matematica, carenze chepreoccupano più della mancanza di nuove com-petenze ecologiche.Se, da un lato, tutto lascia supporre che le compe-tenze ecologiche diventeranno importanti per quasitutti i lavori, dall’altro il livello di aggiornamentoprofessionale necessario per passare da un settoretradizionale a un’occupazione in un settore ecolo-gicamente avanzato può essere inferiore a quantotemuto. Le competenze presenti nei settori tradi-zionali possono essere preziose anche per l’econo-mia sostenibile; ad esempio, i lavoratori con espe-rienza nel campo delle costruzioni navali e nel set-tore del gas e petrolio sono molto ricercati nell’in-dustria delle turbine eoliche per le loro competenzein materia di saldatura, trattamento di materiali,installazione, ecc. Certamente però alcuni settoririchiederanno investimenti in formazione maggioriche altri. Ad esempio, esistono nutrite preoccupa-zioni sulla capacità dell’industria edile di soddisfarei requisiti di efficienza energetica richiesti nella co-struzione di abitazioni a zero emissioni; anche sele nuove pratiche non sono particolarmente com-plesse, è tuttavia molto rilevante il numero di lavo-ratori che avranno bisogno di aggiornare le lorocompetenze.In generale, una parte consistente di “green worker”hanno avuto una formazione adeguata alle esigenzedi sostenibilità dell’impresa o dei servizi in cui ope-rano, oppure hanno subìto un addestramento neiprimi mesi direttamente sul posto di lavoro. È evi-dente, in entrambi i casi, che si tratta di lavoratoriper i quali le competenze green hanno elevato ilvalore aggiunto, non solo in termini professionali,ma anche come cittadini più partecipi ai processiecologici delle comunità e delle strutture da cui di-

5) http://www.nho.no/getfile.php/filer%20og%20vedlegg/BE%20posi-sjonsdokument%20om%20En%20mer%20milj%F8vennlig%20%F8ko-nomi%20-%20utfordringer%20for%20sysselsetting%20og%20ferdighe-ter,%2014.06.2010.pdf6) http://www.rischiocalcolato.it/2011/11/sos-lavoro-a-rischio-estinzione-molti-mestieri-manuali-agricoli-ed-artigianali.html7) http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/3057_en.pdf8) Vedi scheda 1, Capitolo 6.

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pendono.Il sindacalista verde può allora svolgere un ruoloessenziale nell’organizzare e valorizzare tutte questenuove o rinnovate competenze, promuovendoazioni di formazione continua e di sensibilizzazioneai temi ambientali ed ecosistemici. Fornire ai lavo-ratori quegli strumenti di qualificazione e/o riqua-lificazione nella nuova economia significa renderlimaggiormente occupabili e competitivi sul mercatodel lavoro e nella riconversione green che coinvol-gerà tutte le strutture della produzione e dei servizi.Il sindacato a tutti i livelli, locale, regionale, nazio-nale ed europeo, dovrà impegnarsi fortemente perrealizzare programma di formazione professionalealle attività della green economy, sia per facilitarel’inserimento al lavoro dei giovani, sia per favorireil ricollocamento sui nuovi lavori dei lavoratori cheoggi sono occupati nelle attività che andranno a ri-dursi e in alcuni casi a scomparire.

Buone prassi

� ITALIACampagna di formazione professionalesull’efficienza energeticaConfindustria, l’Associazione Italiana delle Im-prese Industriali e le organizzazioni sindacaleCGIL, CISL e UIL hanno definito un programmacongiunto di formazione professionale sull’effi-cienza energetica nelle aziende industriali su tuttoil territorio nazionale. Il programma prevede laformazione di base di 8 ore per i lavoratori e laformazione specialistica di 40 ore per energy ma-nager, cioè quadri tecnici con la responsabilitàdella gestione energetica delle attività. Ai corsi èprevista la partecipazione dei quadri sindacali siaaziendali che dell’apparato locale.Nell’ambito dei corsi sono previste delle comuni-cazioni delle parti sociali sull’importanza di svi-luppare azioni congiunte e condivise sui tempidella eco-efficienza, per favorire anche l’eroga-zione di premi salariali ai lavoratori e risparmienergetici per le imprese.

� INGHILTERRAIl Gruppo New greenUna nuova iniziativa da parte dell’UNISON, la fe-derazione di funzione pubblica sostenuta dal TUC,mostra come i sindacati agiscono per i lavori verdie dignitosi a livello locale.Il New Green Team (9) è stato lanciato nel gennaio2012 e sostiene la necessità di definire una strategiadi competenze verdi per individuare e indirizzare

le necessarie qualifiche-chiave.Sindacalisti dell’UCU stringono l’AlleanzaLavori Più Verdi con il Collegio Tamisi SudL’Alleanza Lavori Più Verdi è stata creata dal sin-dacato UCU dell’università e del Collegio per pro-muovere una strategia nazionale al fine di fornirele competenze per un’economia a basse emissionidi carbonio. Il sindacato ritiene che gli investimentiverdi potrebbero fornire la spinta di cui l’economiaha un disperato bisogno. Il sindacato ha unito leforze con il Collegio Tamisi Sud per mostrare comeun Collegio e un sindacato possano promuovere losviluppo dei posti di lavoro verdi e delle compe-tenze, lavorando con le organizzazioni della comu-nità. Il sindacato spera non solo di influenzare lapolitica nazionale di settore, ma anche di sviluppareprogetti pilota nelle aree locali che potranno ispi-rare gli studenti a voler lavorare nel settore del ri-sparmio energetico e per dare loro l’opportunità diacquisire le competenze necessarie per l’economiaa basse emissioni di carbonio.Poiché la domanda per la formazione in materiadi low carbon non è così forte come dovrebbe essereper giustificare degli investimenti significativi nellosviluppo di curricula, l’organizzazione sindacaledel Collegio Tamisi Sud ha lavorato con l’universitàe con altre organizzazioni locali per promuoverela formazione su queste tematiche presso i datoridi lavoro locali al fine di creare una maggiore do-manda. Ha creato anche legami con le organizza-zioni delle comunità locali che lavorano sullo svi-luppo sostenibile nei due quartieri di Londra doveil Collegio Tamisi Sud Thames College ha un cam-pus, Merton e Wandsworth.L’Alleanza ha anche cercato di offrire delle oppor-tunità per gli studenti dei collegi, come quello dicostruzione, di sperimentare il lavoro con le orga-nizzazioni locali che potrebbero essere coinvoltenella realizzazione del Green Deal, l’iniziativa delgoverno volta a migliorare l’efficienza energeticadi immobili di famiglie e imprese. Finora gli stu-denti che si occupano di impianti di riscaldamentoe di ventilazione e di impianti elettrici hanno lavo-rato con i datori di lavoro locali per un’ispezionedell’energia domestica e per l’installazione di im-pianti fotovoltaici su una casa privata. Come risul-tato del progetto, un tutor della scuola di ediliziaha frequentato un corso di cinque giorni all’Orga-nizzazione di Parity Projects sulla consulenza dirisparmio energetico locale, per imparare ad offrireun breve aggiornamento sulle misure di efficienzaenergetica. L’Alleanza ha prodotto dei materiali di-dattici, tra cui un video da utilizzare ad una serie

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9) http://www.tuc.org.uk/workplace/tuc-20478-f0.pdf

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di corsi ed incontri sullo sviluppo sostenibile.Nel complesso il progetto ha offerto una dimostra-zione pratica del sindacalismo di comunità ed hamostrato come una federazione dell’UCU possacollegare l’azione ambientale alle future prospettivedi lavoro del personale e degli studenti (10).

� GRECIAAccademia del lavoro, Istituto del lavoro

1. Formazione sindacale in campo ambientaleLa Confederazione generale greca del lavoro(GSEE), avendo riconosciuto la necessità di istru-zione e formazione per i membri eletti dei sinda-cati, i nuovi membri sindacali e i sindacalisti gio-vani, ha fondato l’Accademia del Lavoro. In questaAccademia ci sono corsi di discipline connesse al-l’attività sindacale, e una di queste è l’ambiente.Coloro che seguono i corsi della durata di un annopotranno diventare delegati “verdi” sia a livelloaziendale sia a livello regionale/locale.

2. L’Istituto del LavoroL’Istituto del Lavoro, che è un Istituto sindacale,ha realizzato negli anni alcuni studi sull’ambientee l’occupazione in Grecia, sull’impatto socio-eco-nomico delle politiche dei cambiamenti climatici,sulle condizioni dello sviluppo sostenibile, ecc.L’Istituto offre inoltre formazione, per lavoratorie disoccupati, sulla tutela dell’ambiente, sulle fontirinnovabili di energia, per gli ispettori di energia,ecc. L’Istituto del Lavoro ha inoltre partecipato aprogrammi europei per la descrizione delle com-petenze ambientali al fine di essere certificatecome competenze professionali. Inoltre ha pro-dotto numerose pubblicazioni sui temi ambientalie della sostenibilità per favorire la comprensionee lo sviluppo dell’iniziativa sindacale in questi am-biti.

� GERMANIAProgetto di Cooperazione in materiadi efficienza delle risorseper i membri dei consigli aziendali e peri dipendenti (KooperationsprojektRessourceneffizienz für Betriebsräte undBeschäftigte, KoReBB)Il progetto KoReBB è stato realizzato nel periododal 2008 al 2011 dalla Federazione Tedesca deiSindacati (DGB), dal DGB Bildungswerk (l’istitutodi istruzione del DGB) e dal Ministero Federaleper l’Ambiente, la conservazione della natura e lasicurezza nucleare, con l’obiettivo di rafforzare epromuovere l’energia sostenibile e l’efficienza deimateriali nelle imprese, al fine di contribuire alla

tutela a lungo termine dell’occupazione e dei sitiindustriali.L’uso efficiente dei materiali e dell’energia nelleaziende può permettere di risparmiare, di garan-tire posti di lavoro, di contribuire alla tutela del-l’ambiente e di affrontare il problema dei cam-biamenti climatici.KoReBB offre misure di qualificazione e opzionidi formazione avanzata per i dipendenti, e ancheattività di progettazione a sostegno dei comitatiaziendali. In tal modo il progetto consente alleaziende di individuare nuove possibilità di bilan-ciamento degli interessi economici con le que-stioni ambientali e gli interessi dei lavoratori.

� FRANCIALa scuola Notre-Dame d’UsselLa Notre Dame d’Ussel è una scuola privata checopre il ciclo dalla materna al liceo. La scuola contain tutto 600 allievi, 35 professori e 15 tra impiegatie tecnici. Nel 2005, ha avviato un’Agenda 21 di sta-bilimento scolastico, cioè un piano d’azione fina-lizzato a rispondere alle problematiche sociali eambientali in coerenza con i processi educativi. Ilsindacato FEP Limousin (CFDT), nell’ambito del-l’osservatorio pedagogico della scuola, ha avuto unruolo trainante nel suggerire i progetti e nel sensi-bilizzare le persone coinvolte.Il Comitato di Pilotaggio dell’Agenda 21 ha iniziatodecidendo di mettere in comune l’ora di educa-zione civica, giuridica e sociale delle prime classidel liceo e di preparare progetti, coordinarli e or-ganizzare la festa di fine anno per presentare leazioni e invitare i partner (in particolare il CentroPermanente di Iniziativa per l’Ambiente).Le azioni realizzate sono state relative alla solida-rietà, finanziando un anno di scuola ad allievi ton-golesi e investendo nella locale “Boutique Solidale”del Soccorso Cattolico. Più recentemente, la “se-zione energia” della scuola ha costruito una palaeolica ed ha in progetto dei pannelli fotovoltaici;la sezione “arti plastiche” ha utilizzato i materialidi recupero e, nel futuro, si è previsto di avviareanche un orto biologico.

47° Congresso CFDT : un «ECO-CONGRESSO » (Tours, 7-11 Giugno 2010)Il sindacato CFDT si è impegnato in un processodi eco-sostenibilità anche nell’organizzazione deipropri Congressi, con un duplice obiettivo peda-gogico: spingere i partecipanti ad un atteggiamentodi eco-responsabilità e offrire strumenti e proce-

10) Il video può essere visto a:http://www.youtube.com/watch?v=VNRx6tNFG8U

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dure per facilitare questo impegno personale.Gli assi portanti di questo processo sono una ge-stione congressuale (iscrizione dei partecipanti,documenti di lavoro, emendamenti) completa-mente on-line; voto elettronico; ristorazione conprodotti locali e biologici; incentivi al trasportoferroviario o al car-sharing; uso di carta riciclatae severa selezione dei documenti da stampare;stand eco-compatibili con premiazione del mi-gliore; presso lo stand CFDT ci sarà uno spazio“Sviluppo sostenibile” con informazioni generalie richiami alle buone pratiche sindacali. Il Con-

gresso effettuerà inoltre un bilancio del consumodi CO2 basandosi sulla raccolta dei dati sui con-sumi di energia, di acqua e di carta, trasportodelle persone e dei materiali, volumi di scartiprodotti, ecc.; questo bilancio servirà come “me-tro di misura” dei miglioramenti possibili da unCongresso ad un altro. Infine, a conclusione delprocesso, si interverrà a compensazione delleemissioni di gas serra che non è stato possibileevitare attraverso il sostegno a progetti locali einternazionali di risposta a problemi ambientalie sociali.

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Capitolo 7.Il sindacalista verde e l’azione internazionale

Uno degli slogan più conosciuti dell’agire delle as-sociazioni che si battono sui temi ambientali è“Pensare globalmente, agire localmente”. È unoslogan efficace che rende conto della dimensioneglobale delle problematiche ambientali; l’esempioper eccellenza è senz’altro il riscaldamento delclima per l’effetto serra dovuto ai processi di com-bustione prodotti in qualsiasi parte del Pianeta, manello stesso tempo l’esortazione è ad agire nell’im-mediato nel proprio ambito di vita e di lavoro.Il sindacato non solo può assumere questo sloganfelice della cultura ambientale, ma può renderloancora più efficace con la sua forte organizzazionesu scala internazionale, valorizzando la propriamissione di solidarietà e fratellanza tra tutti i lavo-ratori con un’aggiunta preziosa: “Pensare globale,agire sia localmente che globalmente”.L’attività del sindacato sia in ambito CES che inambito internazionale è costantemente cresciutanegli anni. Un dato esemplificativo? Mentre allaConferenza di Rio de Janeiro sull’ambiente del 1992la delegazione dei sindacalisti, per numero dei pre-senti, era quasi l’ultimo dei Major Groups, alla Con-ferenza di Johannesburg del 2002 era il più nume-roso.

Il gruppo di lavoro della CES sullo svilupposostenibile

Il gruppo di lavoro della CES sullo sviluppo soste-nibile è composto da esperti dei sindacati di tuttaEuropa e ha lo scopo di fornire consulenza allaCES sugli effetti dei cambiamenti climatici sui la-voratori e le loro famiglie.Negli ultimi due anni, questo gruppo di lavoro hafornito consulenza specialistica su:

• La Roadmap 2050, che definisce le politiche del-l’UE per raggiungere i suoi obiettivi ambiziosi inmateria di cambiamenti climatici; la CES chiedeun investimento enorme in tutta l’UE in posti dilavoro e competenze verdi come risposta sindacaleall’austerità.• Il posto di lavoro verde (Doing green at work):come i sindacati possono fare la differenza nel ri-sparmio di energie e risorse al lavoro, attraversoprogetti comuni, con i loro membri ed i quadri sin-dacali.• Le negoziazioni internazionali dell’ONU per unnuovo trattato globale sui cambiamenti climatici:la CES chiede un trattato globalmente equo, legal-mente vincolante e ambizioso per affrontare i cam-biamenti climatici, in linea con l’evidenza scienti-

fica. Posti di lavoro verdi, lavoro dignitoso e parte-cipazione dei lavoratori sono tra le richieste prin-cipali della CES.

Il gruppo di lavoro della CSI sullo svilupposostenibile

Lavoratori e cambiamento climatico: la CSIAffrontare la questione dei cambiamenti climaticiè una priorità strategica per la Confederazione Sin-dacale Internazionale (ITUC). Ogni anno la CSI in-via una cospicua delegazione ai negoziazioni delleNazioni Uniti per conseguire un nuovo accordoglobale sui cambiamenti climatici. La Convenzionequadro ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC)è dove si svolgono i colloqui e dove le nazioni de-vono concordare un nuovo trattato per portareavanti il Protocollo di Kyoto (KP).Il KP è il primo accordo globale sul cambiamentoclimatico, ma si applica solo a 27 Paesi e scadrànel dicembre 2012.Alle conferenze delle Nazioni Unite, i decisori rap-presentano 182 nazioni del mondo. La CSI, con ol-tre 165 milioni di iscritti a livello mondiale, è rico-nosciuta come un osservatore delle Nazioni Unite.Il Gruppo di lavoro sul cambiamento climaticodella CSI, in cui i sindacati europei svolgono unruolo chiave, ha lo scopo di influenzare i governi ele Nazioni Unite ad accettare un trattato che possafermare la catastrofe climatica.La CSI lavora per assicurare che le nazioni svilup-pate intraprendano azioni urgenti per ridurre leloro emissioni di anidride carbonica con l’uso dellenuove tecnologie e con gli investimenti. Lavoranoinoltre perché le nazioni in via di sviluppo, spe-cialmente le più povere, ricevano un nuovo, im-portante sostegno finanziario che le aiuti ad adat-tarsi ai cambiamenti in arrivo, e per costruire delleeconomie più ecologiche nel loro percorso di svi-luppo.

Le rivendicazioni della CSI

La CSI ha pubblicato un rapporto in vistadella conferenza delle Nazioni Unite a Durbana dicembre 2012. “Lavoratori e cambiamentoclimatico” enumera le seguenti richieste:

1. Riduzione delle emissioni: i Paesi sviluppati de-vono impegnarsi a ridurre le loro emissioni tra il25% e il 40% entro il 2020, in linea con le evidenzescientifiche delle Nazioni Unite. I principali Paesiin via di sviluppo e i Paesi emergenti (come Cina e

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India) dovrebbero intraprendere azioni per assicu-rare che il loro sviluppo economico segua una tra-iettoria di business-as-usual, investendo in energierinnovabili, tecnologie e trasporti pubblici efficienti.

2. Firmare un nuovo e ambizioso Protocollo diKyoto, per evitare un vuoto negli impegni di ridu-zione delle emissioni quando il Protocollo di Kyotoscadrà, a dicembre 2012. Un Protocollo di Kyoto(sotto il nome di KP2) giuridicamente vincolantedovrebbe essere rinnovato a partire da tale data, edovrebbe contenere gli obiettivi più stringenti diriduzione di emissioni già “assunti” da parte deipartecipanti, o possibilmente traguardi ancora piùambiziosi.

3. Finanziare il clima. Le Nazioni Unite devonoistituire un nuovo e importante fondo: fino a 100miliardi di dollari annui entro il 2020 per aiutarein primo luogo i Paesi in via di sviluppo ad affron-tare i cambiamenti climatici.

4. La transizione giusta: l’ONU deve includere iprincipi di una giusta transizione e di un lavoro di-gnitoso nel nuovo trattato, per dare ai lavoratoriuna voce nel futuro. Essa deve inoltre dare mandatoall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO)per iniziare a monitorare i progressi e stabilire lenorme sui posti di lavoro verdi, sulle competenzeverdi e sul dialogo nazionale tra sindacati, governi,imprese e comunità in ogni Paese (1).

I CAE (Consigli Aziendali Europei) e le GlobalUnions

L’impresa transnazionale appare la vera protago-nista della globalizzazione. Essa, infatti, dispo-nendo di un centro di direzione decisionale unico,è il solo soggetto in grado di definire strategie dicarattere globale che “sorvolino” i contesti nazionalied i loro governi. Mentre non esiste “un governodel mondo”, esiste, invece, un governo dell’impresatransnazionale. Questa evidente realtà fa di questeimprese soggetti decisionali dotati di uno straordi-nario potere nel determinare impatti di natura nonsoltanto economica, ma anche sociale ed ambien-tale. Schematizzando il concetto si può sostenereche le imprese transnazionali sono tra i soggettimaggiormente in grado di determinare ed influen-zare il modello di sviluppo del Pianeta.Ecco perché è di importanza vitale individuare mo-dalità di interlocuzione con i centri decisionali dellemultinazionali, per tentare di intervenire sugli in-dirizzi e sulle scelte che disegnano le strategie disviluppo globale. La dimensione europea offre op-portunità maggiori, rispetto ad altri contesti inter-

nazionali, in virtù di un corposo quadro normativodi riferimento basato sull’acquis comunitario e sulmodello sociale europeo.In questo quadro vanno visti i Comitati AziendaliEuropei (CAE), come unica forma di rappresen-tanza del lavoro a livello transnazionale in gradodi interloquire con i centri di comando delle im-prese protagoniste della globalizzazione.L’esperienza dei CAE nasce in Europa nell’ambitodel dialogo sociale europeo proprio per estenderel’esperienza e la prassi del dialogo sociale dalle di-mensioni “macro” di livello istituzionale, interpro-fessionale e/o settoriale, a quella “micro” del livellodi singola impresa. A parte una serie di esperienzepilota, la nascita “ufficiale” dei CAE va identificatacon la Direttiva europea del 1994, recentemente ri-visitata, che ha definito caratteristiche e regole diquesto nuovo soggetto del Dialogo Sociale Europeoe che ha consentito la nascita, a oggi, di quasi 900Comitati Aziendali Europei.I CAE sono istanze di informazione e consulta-zione, ma, in molti casi, la prassi ha consentito diandare oltre la pura informazione e consultazionee di definire “accordi quadro”. Un tema ricorrentedi questi accordi e, più in generale, dell’interlocu-zione dei CAE con le direzioni delle imprese tran-snazionali è proprio la RSI e, quindi, lo svilupposostenibile. Se la dimensione europea offre le opportunità sopradescritte, non va tuttavia sottovalutato il fatto chespesso le imprese transnazionali si muovono oltrel’ambito europeo, a livello transcontinentale. È que-sto l’ambito di intervento delle Global Unions.A questo livello l’esperienza di maggiore interesserealizzata è quella degli IFA (International Frame-work Agreements), gli accordi quadro internazio-nali sottoscritti con le direzioni centrali delle mul-tinazionali dalle Global Unions, spesso in collabo-razione con le federazioni sindacali europee e coni CAE. Ad oggi si contano circa 200 IFA sottoscrittied il tema della RSI e dello sviluppo sostenibile èuno di quelli più ricorrenti in questi accordi proprioperché risponde a caratteristiche di strategia glo-bale delle imprese.

Il Global Compact

Il Global Compact è un’iniziativa internazionale dicorporate citizenship promossa dalle Nazioni Uniteche unisce imprese, agenzie internazionali (2), as-sociazioni dei lavoratori e della società civile.Questa iniziativa nasce propriamente con lo scopodi promuovere un’alleanza tra istituzioni e impresenella prospettiva di una responsabilità condivisa

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1 http://www.ituc-csi.org/IMG/pdf/ituc_contribution.pdf

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nei confronti della società e dello sviluppo. Nel1999 Kofi Annan propose, nel suo discorso ai leaderdell’economia riuniti in sessione plenaria a Davos,di stipulare con le Nazioni Unite «un Patto Globaledi valori e principi condivisi, così da dare unvolto umano al mercato globale».Si trattò di un’apertura particolarmente signifi-cativa nei confronti del mondo del business, chedi fatto creava una soluzione di continuità con latradizione delle Nazioni Unite, precedentementepoco aperte a queste forme di dialogo. Da allora,il Global Compact si è sviluppato rapidamente alivello globale e si presenta oggi come un networkin continua espansione fondato sui processi di“learning”, “dialogue” e “partnership projects”. Vipartecipano un crescente numero di imprese e or-ganizzazioni, provenienti da tutte le regioni delmondo, che volontariamente decidono di colla-borare per contribuire alla realizzazione di«un’economia globale più inclusiva e sostenibile»attraverso la condivisione, il supporto e l’applica-

zione dei dieci principi promossi dall’iniziativa.

A metà del 2011 gli stakeholder aderenti al GlobalCompact sono divenuti oltre 8.000, tra cui più di6.000 imprese appartenenti a 135 Paesi. L’Europaè nettamente al primo posto nella diffusione delGlobal Compact (con Francia e Spagna nelle primedue posizioni nella classifica per nazioni), seguitadall’America Latina (con Argentina, Messico e Bra-sile nella terza, quarta e quinta posizione).All’interno del Global Compact operano networknazionali con un ruolo attivo e propositivo.

2 Per quanto riguarda la partecipazione delle Nazioni Unite, sonocoinvolte sei agenzie oltre al Global Compact Office: OHCHR (AltoCommissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani), UNEP (Pro-gramma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), ILO (OrganizzazioneInternazionale del Lavoro), UNODC (Ufficio delle Nazioni Uniteper il Controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine), UNDP(Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e UNIDO (Orga-nizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale). Leprime cinque vigilano sull’attuazione dei dieci principi del GlobalCompact, mentre l’UNIDO fornisce supporto per le piccole e medieimprese.

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Per un progetto legislativo europeo sui dirittiambientali dei lavoratoriLa migliore conclusione per sindacalisti sui temidell’ambiente è la prosecuzione degli impegni diavanzamento dei diritti sindacali in ambito am-bientale nello scenario europeo.La proposta di lavoro scaturita dai partner del pro-getto “Guida del delegato verde” è una campagnaper ottenere una direttiva europea di doveri dei da-tori di lavoro verso il perseguimento del migliora-mento ambientale continuo e il diritto dei lavoratoridi avere informazione, formazione e agibilità sin-dacali sui temi del miglioramento ambientale con-tinuo.Come per la salute e la sicurezza si stabilisce undiritto diretto del lavoratore ad un percorso del da-tore di lavoro verso il miglioramento continuo dellecondizioni che incidono sulla sicurezza e la salutedei lavoratori, bisognerà definire un diritto del la-voratore “europeo” a prestare la sua opera in un’at-tività che, oltre a rispettare le normative ambientali,sia indirizzata verso un aggiornamento permanentein direzione del miglioramento ambientale conti-nuo. A partire dalla presentazione di un bilanciodi ecosostenibilità riferito all’anno base di avviodel miglioramento ambientale continuo.

Bisognerà affermare il principio che tutti i datoridi lavoro, la società, l’impresa, l’ente, l’istituto pub-blico o privato che sia, siano indirizzati al perse-guimento del miglioramento ambientale continuo,considerando sia le attività di propria pertinenzache quelle che sono a monte e a valle delle proprie.È questo il significato del contratto di lavoro delsettore chimico in Italia del 2006, in cui è statostabilito come principio, per tutte le aziende chi-miche che operano in Italia, la missione al perse-guimento del miglioramento ambientale continuocon la definizione di obblighi per i datori di lavoroe diritti dei lavoratori.Anche il contratto dei lavoratori del settore del ce-mento ha stabilito nel 2010 un loro diritto ad esseresoggetti attivi nel procedimento di ResponsabilitàSociale delle Imprese del settore.

Una proposta che può scaturire dalla Guida è larealizzazione di una direttiva che stabilisca chetutte le attività devono perseguire il miglioramentoambientale continuo e che i lavoratori pertanto ab-biano il diritto a chiedere e a mettere in opera pianid’azione per la realizzazione di obiettivi di miglio-ramento ambientale continuo; una direttiva che

definisca anche meccanismi di tutela per i lavora-tori che denunciano il mancato rispetto delle leggiambientali da parte del proprio datore di lavoro.

Un grande programma europeo di formazionesulle nuove competenze professionali e sui nuoviprincipi e valori culturali dello sviluppo sostenibile

È indubbio che con l’avanzare dell’economia lowcarbon nuove professioni e competenze appaionosul mercato del lavoro, ma il processo di maggioridimensioni e di maggiore interesse riguarda la tra-sformazione green di tutte le attività, perché soloin questo modo si ha un cambiamento generaliz-zato nei modi di produrre, di consumare e di orga-nizzare la vita sociale e civile dei cittadini del terzomillennio.

Come abbiamo cercato di dimostrare nei diversicapitoli della Guida, dobbiamo perseguire e co-struire insieme uno sviluppo diverso, sostenibileperché capace di salvaguardare il Pianeta e la ric-chezza e la varietà della vita che vi abita, e redistri-buire il benessere in maniera equa e generalizzata.Una delle risorse principali del benessere è il lavoroe il lavoro nella nuova società dovrà crescere inquantità e in qualità. Per questo dobbiamo ottenere,insieme alla Road Map al 2050 per l’economia lowcarbon, la Road Map per la crescita dell’occupa-zione di qualità di decennio in decennio con la de-finizione di piani nazionali, regionali e locali diformazione professionale sulle competenze e suiprincipi e i valori culturali dello sviluppo sosteni-bile.

Riscoprire il ruolo di “lavoratori-cittadini-consumatori”

Un’altra azione da approfondire e mettere in pro-gramma a livello locale, regionale, nazionale e an-che internazionale è la crescita di una maggioreconsapevolezza che le organizzazioni sindacalipossono sviluppare presso i propri aderenti sul-l’importanza del ruolo che essi hanno anche comeconsumatori.

Organizzare e orientare gli acquisti verso prodotticon forti caratteristiche di qualità sociale ed am-bientale possono rappresentare un’efficace azionea favore di un’economia sostenibile, capace di ri-spettare maggiormente i diritti sociali e la tutelaambientale. In questa direzione occorre favorire

CONCLUSIONI E IPOTESI DI LAVORO

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e sviluppare le azioni e i progetti riferiti alla co-siddetta “economia di prossimità” e/o “prodotti aKm 0”.

Sostegno all’iniziativa sindacale internazionale perla Tobin Tax

La rete internazionale dei sindacalisti per lo Svi-luppo sostenibile sostiene decisamente l’azione in-ternazionale tesa a limitare i danni di una globa-lizzazione fuori da qualsiasi regolamentazione, cheha favorito l’avidità più deleteria del capitalismomondiale e di quello finanziario in particolare. Siè prodotta una situazione in cui i mercati hannopreteso di generare ricchezza senza economia,senza produzione senza lavoro, ma con la semplicecompravendita di titoli finanziari, determinando efavorendo attacchi speculativi prima sulle materieprime, poi sui beni alimentari ed oggi direttamentesugli Stati sovrani.

Si impone quindi una regolamentazione mondialeper ripristinare il valore dell’economia reale e dellavoro nella produzione di beni e servizi.La Tobin Tax può e deve essere uno degli strumentiche, tassando le transazioni finanziarie a livello in-ternazionale, possono ridurre le iniziative specula-tive finanziarie e contribuire a finanziare diretta-mente i fondi di aiuti ai Paesi più sottosviluppati.

Rafforzare le regole del commercio internazionaleequo e rispettoso dei diritti

Non abbiamo approfondito nel corso dei nostriseminari l’aspetto dell’incidenza dei processi dellaglobalizzazione e del commercio internazionalenel perseguimento degli obiettivi dello svilupposostenibile. Ma, in attesa che si riesca a definireun accordo globale e vincolante per tutti gli Statidel mondo circa la lotta ai cambiamenti climatici,bisognerà analizzare alcune questioni sulla revi-sione della regolamentazione del commercio in-ternazionale. Qui vogliamo solo accennare allanecessità di accompagnare sempre di più i pro-dotti con un’etichettatura che testimoni il rispettodei diritti umani fondamentali dell’uomo, a partireda quelli sul lavoro, e il rispetto delle convenzioniinternazionali sull’ambiente. Il consumo e l’acqui-sto dei prodotti devono essere sempre più accom-pagnati da una carta di identità circa il rispettodei diritti sociali ed ambientali nella località dovequei prodotti sono stati realizzati.

Rendere sempre più informati, organizzati e pro-tagonisti i lavoratori e i cittadini, che come consu-

matori possono condizionare e determinare in al-cuni casi la qualità dei prodotti che arrivano sulmercato, è un’altra azione che bisognerà studiaree sviluppare su scala internazionale per accelerarela transizione ad una società più sostenibile sulpiano sociale ed ambientale.

Promozione della Carbon Tax

La Carbon Tax, come la Tobin Tax, può esser un al-tro strumento da studiare al fine di un impiegonella regolamentazione internazionale per la lottaai cambiamenti climatici.

Non deve essere considerata la panacea per tuttele problematiche della “governance” internazionaledella lotta ai cambiamenti climatici, ma può aiutarea introdurre un deterrente circa le pratiche più le-sive per la salvaguardia climatica del Pianeta. Lamateria è molto complessa, ma potrebbe contri-buire a diffondere le buone produzioni e i prodottie servizi a minore contenuto di CO2 nei mercaticontinentali e nel commercio internazionale. Ser-virebbe senz’altro a rendere più comprensibile atutti i cittadini la problematica dei cambiamenticlimatici e la necessità di orientare produzione,consumi e stili di vita verso un’economia low car-bon; inoltre le risorse potrebbero essere utilizzateper alleggerire il costo del lavoro su scala interna-zionale e favorire sul piano planetario politiche avantaggio dell’impiego e a tutela dell’ambiente.Sono politiche di lungo periodo che possono con-tribuire a costruire delle soluzioni all’emergenzalavoro e all’emergenza ambiente che caratterizzala condizione umana su tutta il Pianeta in questoinizio del terzo millennio.

Un lungo e impegnativo cammino, ma che comin-cia sempre con un primo passo, anche piccolo. Èquesto che la rete internazionale dei sindacalistidello sviluppo sostenibile può propugnare: intro-durre una piccola tassa sulla CO2 su scala nazio-nale, continentale e internazionale può esser l’inizioper la realizzazione di un sistema fiscale che aiutia favorire l’economia virtuosa e reale rispetto aquella virtuale e speculativa, a tutelare l’ambientee a far crescere il lavoro.

Capaci di grandi alleanze

Le organizzazioni sindacali, sia a livello interna-zionale che negli ambiti nazionali, hanno svilup-pato iniziative, progetti, piattaforme con altre ONGimpegnate sui temi della tutela e salvaguardia am-bientale e sui temi della lotta alla povertà e alle di-

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suguaglianze sociali. A livello europeo ricordiamoil Manifesto della Spring Alliance tra CES, EEB (Eu-ropean Environmental Bureau), Social Platform eConcord che ha prodotto molte iniziative e occa-sioni di dibattito. Queste collaborazioni ed alleanzedevono essere rinnovate e rilanciate.Ma rimane fondamentale, prioritario e specificoper la missione delle organizzazioni sindacali lanecessità di sviluppare sempre di più la capacitàdi costruire progetti, piattaforme e alleanze con il

sistema delle imprese private e pubbliche più di-sponibili ed effettivamente interessate al successodei nuovi paradigmi per lo sviluppo sostenibile.Con queste ipotesi di lavoro si conclude l’elabora-zione di questa prima Guida per i sindacalisti dellosviluppo sostenibile, che vuole essere un aiuto euno stimolo per fare meglio questo lavoro meravi-glioso per un’umanità più libera, equa, progreditae solidale all’inizio del terzo millennio.

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� SCHEDA 1

L’isola di Pasqua: un caso di svilupponon sostenibileL’isola di Pasqua ha una superficie di soli 120 chi-lometri quadrati circa, si trova nell’Oceano Pacifico,a 3.700 chilometri dalla costa occidentale del SudAmerica e 2.315 chilometri dalla terra abitabile piùvicina, l’isola di Pitcairn. Per tale motivo può essereconsiderata, dal punto di vista ambientale, un si-stema isolato (cioè che non può interagire e quindiscambiare risorse con sistemi limitrofi) e ciò larende particolarmente interessante poiché consentedi valutare con grande attendibilità le conseguenzedi ogni intervento che modifica l’equilibrio am-bientale.

L’ammiraglio olandese Roggeveen fu il primo eu-ropeo a visitare l’isola, la domenica di Pasqua del1722. Trovò una società allo stato primitivo, concirca 3.000 persone che vivevano in squallide ca-panne di giunchi o in caverne, erano pressoché co-stantemente in guerra e si riducevano al cannibali-smo nel disperato tentativo di integrare le scarserisorse alimentari disponibili nell’isola.Ciò che, però, sorprese e incuriosì furono le testi-monianze, in mezzo a tutto quello squallore e quellabarbarie, di una civiltà un tempo fiorente ed avan-zata. Sparse per l’isola c’erano, infatti, più di 600enormi statue di pietra dell’altezza media di oltre6 metri. Gli antropologi che, all’inizio del XX secolo,cominciarono a esaminare la storia e la culturadell’isola di Pasqua convennero su un punto: il po-polo primitivo, trovato dagli europei, non potevaaver portato a termine un compito socialmenteavanzato e tecnologicamente complesso comequello di scolpire, trasportare ed erigere le statue.L’isola di Pasqua divenne perciò un mistero e lepiù diverse teorie vennero formulate per spiegarnela storia. Oggi il mistero è risolto: l’isola è un evi-dente esempio di quanto le società umane dipen-dano per il loro sviluppo dall’ambiente e di comecontinui danni irreversibili prodotti su di esso pos-sano causarne il crollo totale.La storia dell’isola di Pasqua comincia intorno alV secolo d.C., allorché fu colonizzata dai poline-siani. L’isola disponeva di scarse risorse: era di ori-gine vulcanica, la temperatura e l’umidità eranoelevate, non aveva corsi d’acqua dolce perenni e ildrenaggio del terreno era pessimo. A causa dellalontananza, aveva solo alcune specie di fauna eflora e il mare intorno ad essa era povero di pesce.I colonizzatori si dedicarono principalmente all’al-

levamento di polli e alla coltivazione di patate dolci,che non esigevano cure particolari e quindi lascia-vano molto tempo per altre attività. Mentre la po-polazione aumentava lentamente, vennero adottatele forme di organizzazione sociale consuete nel re-sto della Polinesia. Il nucleo sociale fondamentaleera la famiglia estesa, che possedeva e coltivavacongiuntamente la terra. Casate strettamente im-parentate formavano i clan, ognuno dei quali avevaun proprio centro per l’attività religiosa e cerimo-niale ed era guidato da un capo.I centri cerimoniali consistevano in grandi piatta-forme di pietra, simili a quelle rinvenute in altreparti della Polinesia, che erano usate per le sepol-ture, il culto degli antenati e per commemorareantichi capi di clan. Tali piattaforme testimoniano,tra l’altro, l’alto livello intellettuale raggiunto dagliabitanti perché un certo numero di esse presentaallineamenti astronomici complessi, di solito versouno dei solstizi o degli equinozi. In ogni sito gliisolani eressero le enormi statue di pietra che oggisopravvivono quale unica testimonianza della ci-viltà scomparsa.Poiché la produzione di raccolti richiedeva unosforzo minimo, gli abitanti avevano molto tempolibero che i capi dei clan destinavano principal-mente alla costruzione di tali statue. Furono questestatue ad assorbire immensi quantitativi di mano-dopera contadina; rappresentavano una testa e unbusto maschile stilizzati, scolpiti usando solo stru-menti di ossidiana, pesavano parecchie decine ditonnellate ed erano lunghe circa 6 metri. Venivanotrascinate con la sola forza umana attraverso l’isolausando tronchi d’albero come rulli (mancava qual-siasi animale da tiro) e quindi venivano innalzatesulle piattaforme.

La popolazione dell’isola era cresciuta fino a con-tare, al culmine del suo splendore nel 1550, 7.000persone; il numero dei clan era in costante au-mento, come pure la competizione tra loro nellacostruzione di piattaforme e statue, nel tentativodi assicurarsi posizione e prestigio. Mentre la po-polazione aumentava, gli alberi venivano abbattutiper fornire terreni all’agricoltura, combustibile perriscaldare e cucinare, materiale da costruzione percapanne, utensili e canoe per la pesca. Fra tuttel’esigenza più pressante era comunque quella ditrasportare il gran numero di statue pesantissimenei luoghi cerimoniali sparsi per l’isola. Di conse-guenza verso il 1600 l’isola era quasi completa-mente disboscata (originariamente aveva boschimolto estesi) e il degrado ambientale prodotto da

SCHEDE - CAPITOLO 1

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tale disboscamento fu la causa del crollo della so-cietà.Il disboscamento dell’isola ebbe drammatici effettisulla vita quotidiana. Non disponendo di legname,gli uomini tornarono a vivere nelle caverne o in ri-fugi di pietra, non poterono costruire più canoe ele imbarcazioni di canne non potevano affrontarelunghi viaggi. La pesca fu più difficile perché lereti erano fatte col gelso della carta da cui si rica-vavano anche tessuti per gli indumenti. Inoltre l’eli-minazione del manto arboreo si ripercosse negati-vamente sul terreno dell’isola che, presumibil-mente, aveva già sofferto per l’assenza di concimeanimale atto a reintegrare le sostanze nutritive as-sorbite dalle colture. La maggiore esposizione pro-vocò l’erosione del terreno e il dilavamento dei nu-trienti essenziali. Di conseguenza i raccolti dimi-nuirono. D’altra parte, l’isola era troppo lontanada qualsiasi terra e non poteva, perciò, importarerisorse per reintegrare il suo patrimonio ambien-tale.Sostentare 7.000 persone su tale base divenne im-possibile e la popolazione diminuì rapidamente.Gli isolani, senza canoe, erano intrappolati nellaloro remota patria, incapaci di sfuggire alle conse-guenze del disastro ambientale che si erano au-toinflitti.L’impatto sociale e culturale del disboscamento fualtrettanto rilevante. L’incapacità di erigere altrestatue deve aver avuto un effetto devastante sui si-stemi di credenze e sull’organizzazione sociale eaver messo in discussione le basi sulle quali erastata costruita tale complessa società. I conflittiper assicurarsi le risorse in diminuzione si fecerosempre più frequenti, fino a portare a uno stato diguerriglia pressoché costante. La schiavitù divennecomune e, man mano che la quantità di proteinedisponibili diminuiva, la popolazione si dava alcannibalismo.

Il destino dell’isola di Pasqua ha anche implicazionipiù vaste. Al pari di essa la Terra ha solo risorse li-mitate per sostenere la società umana e tutte le sueesigenze. Al pari degli abitanti di quell’isola, gli es-seri umani che popolano la Terra non hanno prati-camente via d’uscita. Negli ultimi 2 milioni di annigli esseri umani sono riusciti a ricavare più alimentied estrarre più risorse con le quali sostentare unnumero sempre maggiore di persone e società sem-pre più complesse e tecnologicamente avanzate.Ma hanno avuto più successo degli abitanti diquell’isola nel trovare un modo di vivere che nonriduca fatalmente al minimo le risorse a loro di-sposizione e non danneggi irrimediabilmente il si-stema su cui si fonda la loro vita?

� SCHEDA 2

Lo sviluppo della legislazioneambientale in ItaliaIn Italia, la politica ambientale intesa in senso spe-cifico ha una storia molto recente, anche se alcuniimportanti provvedimenti risalgono alla secondameta degli anni ‘60. La storia della legislazioneambientale italiana è suddivisa in tre fasi:

• una prima fase embrionale, collocabile appros-simativamente nel decennio tra il 1966 e il 1976,caratterizzata da un primo tentativo di risposta aproblemi ambientali che acquistano una certa vi-sibilità, ad esempio con la legge “antismog” n. 615del 1966, seguita nel ’70-’71 dai relativi regolamentiapplicativi e con l’istituzione, presso il Senato, diun “Comitato per i problemi dell’ecologia” (1971);• una seconda fase, che riguarda il decennio suc-cessivo, in cui si assiste a un consistente incrementodi produzione normativa, anche sotto la spintadelle numerose Direttive emanate dalla ComunitàEuropea: la “legge Merli”, n. 319 del 1976, mirataal controllo dell’inquinamento delle acque; il DPR915 del 1982 sui rifiuti solidi; la “legge Galasso”, n.431 del 1985, a tutela del paesaggio, ecc. (si notiche tale fase si colloca esattamente tra l’incidentedi Seveso e quello di Chernobyl);• una terza fase che si apre con l’istituzione delMinistero dell’Ambiente (Legge n. 349 del 1986),in cui si realizza un’estesa produzione normativache va dallo smaltimento dei rifiuti industriali e ci-vili all’istituzione di nuovi Parchi nazionali, dallaregolamentazione degli insediamenti produttivi arischio alla limitazione dell’inquinamento acustico,dalla disciplina delle sostanze pericolose alla valu-tazione della compatibilità ambientale di alcunetipologie di progetti.

Negli anni più recenti si registrano alcuni atti voltial recepimento dei principi dello sviluppo sosteni-bile e della centralità delle questioni ambientali,individuabili da un lato nell’innovazione istituzio-nale (con la legge n. 61 del 1994 di istituzione del-l’ANPA e delle Agenzie regionali), dall’altro nel-l’emanazione da parte del governo di alcuni im-portanti documenti di programmazione che simuovono nell’ottica di un riorientamento di partedel reddito nazionale verso la valorizzazione e latutela dell’ambiente: si tratta del Piano Nazionaleper lo Sviluppo Sostenibile in attuazione del-l’Agenda 21 e dei due successivi piani organici diintervento, Programma Triennale per la Tuteladell’Ambiente (PTTA 1989-91 e 1994-96).La Legge 61/94 – che tratteggia un riordino di tutta

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la materia ambientale sia sul piano amministrativosia su quello tecnico-scientifico –, insieme alla pre-cedente istituzione del Ministero dell’Ambiente, se-gna uno dei più importanti passi formali nella di-rezione di rendere autonome le funzioni di governodell’ambiente anche nel nostro Paese. In partico-lare, con l’istituzione delle “strutture esperte”, sirealizza la separazione delle competenze istituzio-nali in materia sanitaria da quelle ambientali e ilcompletamento, almeno sulla carta, dei più impor-tanti strumenti operativi, colmando il gap rispettoagli altri Paesi occidentali. Il che appare assai im-portante soprattutto alla luce delle osservazioni cri-tiche che vengono rivolte alle politiche ambientaliitaliane, per le quali si lamentano non tanto vizi oscarsa qualità della normativa, quanto difetti di at-tuazione.Sul piano legislativo, sulla spinta dell’azione co-munitaria, si assiste a una rapida evoluzione delquadro di riferimento. In particolare sono intro-dotte le norme relative alla Valutazione dell’ImpattoAmbientale dovuto alla realizzazione di opere,come endoprocedimento dell’iter di approvazione.Sono quindi resi operativi i Regolamenti relativialla certificazione ambientale di processi (EMAS)e prodotti (Ecolabel). Più tardi viene resa operativaanche la procedura che estende la valutazione am-bientale dai singoli progetti (VIA) ai piani e ai pro-grammi (la valutazione ambientale strategica, VAS)e quella per l’autorizzazione integrata ambientale(AIA).La rapida crescita del quadro normativo in campoambientale ha comportato anche non pochi pro-blemi sul piano della coerenza tra le diverse normedi settore. È stato perciò necessario dare avvio auna fase di riordino di una situazione che spessoera definita di inquinamento normativo, con con-seguenti disagi per gli operatori pubblici e privati.Si è quindi pervenuti, nel 2006, a una prima ver-sione di tale riassetto con l’emanazione del decretolegislativo n. 152/2006, detto anche Testo Unico oCodice Ambientale, cui poi hanno fatto seguito nonpoche revisioni e integrazioni.

SCHEDECAPITOLO 3

� SCHEDA 1

1. Il marchio comunitario di qualità ecologica(Ecolabel)L’Ecolabel europeo è un sistema volontario, isti-tuito nel 1992 per incoraggiare le imprese a com-mercializzare prodotti e servizi che sono più eco-logici.I criteri sono concordati a livello europeo a seguitodi un’ampia consultazione con gli esperti, e il mar-chio viene assegnato solo dopo aver verificato cheil prodotto soddisfi questi elevati standard ambien-tali e di performance.La natura volontaria del sistema significa che nonsi creano ostacoli al commercio. Al contrario moltiproduttori hanno proprio loro un vantaggio com-petitivo.Il marchio Ecolabel UE fa parte di un più ampiopiano d’azione sul consumo e produzione sosteni-bili e sulla politica industriale sostenibile adottatodalla Commissione il 16 luglio 2008.

2. I delegati “verdi” dei sindacati el’organismo competente del marchio EcolabelAi sensi dell’articolo 4 del regolamento (CE) N.66/2010 del Parlamento europeo e del Consigliodel 25 novembre 2009, relativo al marchio EcolabelUE, ciascuno Stato membro designa l’organismoo gli organismi, all’interno dei ministeri del governoo tra organismi esterni, che saranno incaricati del-l’esecuzione dei compiti previsti dal suddetto rego-lamento e assicura che essi siano operativi. La com-posizione degli organismi competenti è tale da ga-rantire la loro indipendenza e imparzialità, e i ri-spettivi regolamenti di procedura devono esseretali da garantire la trasparenza nella conduzionedelle loro attività, nonché il coinvolgimento di tuttele parti interessate.I sindacati sono/possono/devono essere rappresen-tati nell’organismo competente per l’Ecolabel. I de-legati “verdi” potrebbero avere un ruolo importanteda svolgere per rappresentare le OrganizzazioniSindacali del Corpo Ecolabel competente. Potreb-bero svolgere anche un ruolo più ampio di controllodelle questioni ambientali, in particolare quelle le-gate all’ambiente di lavoro che hanno un effettosui rispettivi dipendenti, e quelle legate alla forma-zione necessaria dei lavoratori circa l’attuazionedelle normative del marchio Ecolabel.Gli organismi competenti possono chiedere docu-menti giustificativi ed eseguire verifiche indipen-denti. Questa disposizione è importante perché dà

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la possibilità al “delegato verde” sindacalista del-l’organismo competente di verificare importantiquestioni relative al coinvolgimento dei lavoratorinell’implementazione dei criteri del marchio Eco-label e nella loro formazione.

3. Il marchio Ecolabel per i servizi turisticiLa decisione della Commissione del 9 luglio 2009stabilisce i criteri ecologici per l’assegnazione delmarchio comunitario di qualità ecologica al servi-zio di ricettività turistica (notificata con il numeroC (2009) 5619). I criteri hanno l’obiettivo di limitarei principali impatti ambientali connessi alle tre fasidel ciclo di vita del servizio di ricettività turistica(acquisto, erogazione del servizio e rifiuti). In par-ticolare, essi mirano a limitare il consumo di ener-gia e di acqua e la produzione dei rifiuti, favorirel’uso delle risorse rinnovabili e di sostanze che ri-sultino meno pericolose per l’ambiente, promuo-vere la comunicazione e l’educazione ambientale.

4. L’organismo competente in Grecia (ASAOS)A partire dall’istituzione del Corpo competente perl’Ecolabel (1992) in Grecia, chiamato ASAOS, i sin-dacati greci sono rappresentati al livello della Con-federazione generale del lavoro (GSEE). La parte-cipazione dà la possibilità ai sindacati di contri-buire ad una considerazione più ampia dell’appli-cazione dei criteri del marchio Ecolabel, di raffor-zare il ruolo dei dipendenti/lavoratori nei servizi diricettività turistica e nell’attuazione del marchioEcolabel.

SCHEDECAPITOLO 4

� SCHEDA 1

I cambiamenti climatici e l’ambiente: ildialogo sociale belga - gli Eco-chèquesIn Belgio nel corso degli ultimi dieci anni sonoemerse all’interno del dialogo sociale del Paese lequestioni relative ai cambiamenti climatici (adat-tamento e mitigazione). Questi aspetti sono affron-tati all’interno del Consiglio centrale dell’economia(CCE) (1) e del Consiglio nazionale del lavoro(CNT), (2) che sono due istanze formali di discus-sione bilaterale a livello federale. La loro missioneprincipale è fornire consulenza su questioni eco-nomiche e sociali.Questi due organi collaborano strettamente sullequestioni ambientali, e a questo proposito è statacreata una sottocommissione mista sui “lavoriverdi” per facilitare la redazione di pareri su questitemi. Ad esempio, il sottocomitato ha prodotto duerelazioni sui posti di lavoro verdi (Avis concernantla thématique des emplois verts, 2009, e Réussir latransition vers une économie à basse émission – Se-cond avis concernant la thématique des emploisverts, 2010).Dal 1968, il Consiglio nazionale del lavoro ha ancheil compito di concludere accordi collettivi di lavorodi portata interprofessionale.Nel luglio 2009, le parti sociali all’interno della CNThanno introdotto gli “Eco-chèque” (chiamati anchechèques verts, una sorta di buoni acquisto verdi). Sitratta di un’applicazione ai sensi dell’accordo del22 dicembre 2008, che copre il periodo 2009-2010.È stato specificato nel contratto collettivo di lavoron. 98 del 20 febbraio 2009, adottato dal Consiglionazionale del lavoro.L’iniziativa ha due obiettivi, che avranno come con-seguenza indiretta uno stimolo all’occupazione:

• migliorare il potere d’acquisto dei dipendenti;• incoraggiare l’acquisto di prodotti e servizi verdi.L’elenco di questi prodotti e servizi è definito inconsultazione con le parti sociali ed è rivisto an-nualmente.

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1) Costituito dalla legge del 20 settembre 1948, il CCE ha comeobiettivo trattare le tematiche relative all’economia nazionale belga.È costituito inmodo paritario, ed è composto di una cinquantinadi membri e altrettanti membri supplenti.2) Costituito dalla legge del 29 maggio 1952, il CNT ha come obiet-tivo trattare le problematiche sociali belghe. È costituito, in modoparitario, di massimo 26 membri (13 sono dei rappresentanti pa-tronali e 13 sindacali).

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Questo intervento è stato progettato e realizzato inun contesto di crisi economica per migliorare ilpotere d’acquisto dei dipendenti, senza compro-mettere la norma salariale. Ogni due anni è previstauna valutazione del sistema di Eco-chèque ad operadelle parti sociali. L’ultima valutazione ha permessodi stabilire un controllo del rispetto dei criteri eco-logici per questi prodotti e servizi.La sua attuazione viene fatta all’interno delle im-prese e rimane oggetto di accordi collettivi settorialinegoziati in commissioni e sottocommissioni pa-ritarie.I sindacati belgi hanno quindi sostenuto questa ini-ziativa per il suo aspetto incoraggiante verso i pro-dotti ecologici, ma restano prudenti riguardo al ri-schio di sostituzione di un aumento di salario lordocon questo tipo di iniziativa.

� SCHEDA 2

Check-list sui diritti sindacali verdiPer verificare l’appropriata applicazione dei dirittiverdi sul posto di lavoro il manuale del TUC “GoGreen at work” ha predisposto una lista di elementida verificare. Qui ne riportiamo una sintesi esem-plificativa:

• Numero di delegati sindacali di riferimento perl’ambiente e come il sindacato intende nominarli

• La quantità consentita di permessi retribuiti peril delegato ambientale per svolgere le sue man-sioni, e possibilità di accedere a una formazione

• Strumenti e spazi per i delegati• Reciproci ruoli, responsabilità e procedure• Obiettivi chiari e politiche di monitoraggio• La creazione di un comitato paritetico compostoda rappresentanti dei sindacati e del datore di la-voro

• Collegamenti per la salute e la sicurezza, la valu-tazione dei rischi, e le altre politiche

• Indagini e verifiche sui consumi/risparmi in ri-sorse ambientali ed energia

• Normali attività promozionali, inerenti l’ambiente• Diritto all’informazione su energia e questioniambientali

• Ricadute salariali rispetto al raggiungimento degliobiettivi

• Flessibilità oraria e organizzativa• Benefici per la comunità (per esempio trasportosostenibile, o prodotti a “Km 0” alla mensa azien-dale/scolastica)

� SCHEDA 3

20 domande per sapere quanto èverde il tuo posto di lavoroQueste invece sono le venti domande chiave percapire quanto sia sostenibile il proprio luogo di la-voro, sempre dal manuale del TUC “Go Green atwork”

1. L’azienda ha un bilancio ambientale?2. Quali aspetti ha indagato e su quali si è concen-

trato il bilancio ambientale?3. Il bilancio ambientale ha visto il coinvolgimento

dei sindacati e la partecipazione dei lavoratorinello sviluppo delle decisioni?

4. C’è un sistema certificato che prevede indica-zione di priorità, monitoraggi e attività di con-fronto con i lavoratori e/o i sindacati?

5. L’azienda è consapevole del proprio impatto?6. I luoghi di lavoro hanno una temperatura con-

fortevole?7. I luoghi di lavoro sono adeguatamente isolati?8. I termostati sono collocati nel posto adatto e

sono regolati in maniera corretta (19°C riscal-damento, 24°C raffreddamento)?

9. Ci sono strumenti automatici (sensori, timer)per la riduzione dei consumi?

10. Le lampadine sono a basso consumo?11. Gli strumenti hanno opzioni per il risparmio

ed il personale è addestrato ad usarle?12. Gli apparecchi sono spenti se non adoperati?

Se no, perché?13. Quando si acquistano nuovi strumenti, si pone

attenzione alla loro provenienza, e che sianoriciclabili?

14. Rispetto agli spostamenti dei lavoratori, c’è unpiano che preveda un basso impatto ambientalenegoziato con il sindacato? Per esempio il Tic-ket trasporto, o facilitazioni per i ciclisti, par-cheggio agevolato a chi fa carpooling ecc.

15. Ci sono procedure che minimizzano l’uso dellerisorse (acqua, prodotti usa e getta, materieprime, ecc.)?

16. Si ricicla e riusa tutto il possibile?17. Ci sono modalità di risparmio idrico?18. I prodotti alla mensa sono soddisfacenti o

troppo elaborati?19. C’è una scelta di prodotti a “Km 0”?20. Le scelte atte a mitigare l’impatto ambientale

dell’azienda sono adeguatamente diffuse tra ilavoratori?

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SCHEDECAPITOLO 5

� SCHEDA 1

Le relazioni di causalitàPer poter meglio inquadrare e quindi programmaregli interventi di tutela dell’ambiente, gli analisti sisono dati strumenti che consentono di ottimizzarela programmazione.Uno strumento di analisi che nasce in ambitoOCSE e viene sviluppato dall’Agenzia Europea perl’Ambiente è il modello DPSIR (Determinanti –Pressioni – Stato – Impatti – Risposte), che si basasu un sistema per l’analisi delle relazioni causalitra attività umane e ambiente.I determinanti (D) sono rappresentativi delle atti-vità antropiche (trasporti, energia, ecc.), che sonole cause prime (Driving Forces) delle pressioni (P)sull’ambiente, ma al tempo stesso forza di sviluppoe crescita economica; le pressioni (emissioni, rifiuti,ecc.) a loro volta alterano lo stato (S) di qualitàdell’ambiente, producendo impatti (I) diversi (sa-nitari, ecologici, economici, ecc.) e quindi richie-dono iniziative di risposta (R) da parte della co-munità.Per le politiche di sostenibilità è interessante lacorrelazione P/D, ovvero quanta pressione ambien-tale viene prodotta da uno specifico determinante,perché è del tutto evidente che non tutti i livelli dipressione sono compatibili in un certo contestoterritoriale e ambientale.

� SCHEDA 2

Il disaccoppiamentoUno dei principali obiettivi della strategia del-l’OCSE per la prima decade del XXI secolo è di-saccoppiare le pressioni ambientali dalla crescitaeconomica, ovvero adottare politiche in grado digarantire un tasso di crescita delle pressioni infe-

riore a quello dello sviluppo.La strategia del disaccoppiamento comporta unospecifico sforzo da parte dei governi dei Paesi mem-bri per indirizzare le modalità dei consumi e delleproduzioni verso forme che consentano un più ef-ficiente uso delle risorse e la minimizzazione deirifiuti.Per un ottimale conseguimento degli obiettivi didisaccoppiamento, la strategia stabilisce che talisforzi siano rivolti in egual misura verso i produt-tori e i consumatori.

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RISPOSTEDETERMINANTI

AgricolturaIndustriaTrasporti...

LeggiPianiPrescrizioni...

SaluteEcosistemiPaesaggio...

EmissioniRi�utiScarichi...

AriaAcquaSuolo...

PRESSIONI IMPATTO

STATO

DISACCOPPIAMENTO

Sviluppo

Consumo risorse

Fase accoppiata Fase disaccoppiata

DISACCOPPIAMENTO RELATIVO

Pressioni

PIL

Δ (PIL) Δ (P)

Δ t Δ t> > 0

DISACCOPPIAMENTO ASSOLUTO

Pressioni

PIL

Δ (P) Δ (PIL)

Δ t Δ t≤ ≤0

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� SCHEDA 3

L’impronta ecologicaL’impronta ecologica è l’unità di misura dell’usoumano dell’ecosistema della terra. A fine 2000 l’im-pronta ecologica degli italiani risultava pari a 4,5ettari per persona secondo i dati del World WildlifeFound. Il WWF ha calcolato quanta energia e ri-sorse naturali usa un italiano medio. Il risultatoeccede la disponibilità di territorio nazionale perben 3,1 ettari pro capite.Misurare quindi l’impronta ecologica di una societào di un’organizzazione è un altro modo di raggiun-gere gli obiettivi della sostenibilità. Sviluppato daWackernagel e Ress nel 1996, l’impronta ecologicaviene determinata dalla superficie di sistemi eco-logici produttivi necessaria per assicurare la vitadi una comunità economico-sociale in maniera so-stenibile con l’attuale tecnologia e con l’organizza-zione sociale propria della comunità osservata. Lasuperficie calcolata è pari a quella necessaria perfornire tutte le risorse naturali richieste per i benied i servizi prodotti e per assorbire tutti i rifiuti egli inquinanti.In 2007, l’impronta ecologica dell’unamità era 1,5la terra, e questo significa che l’umanita usa i serviziecologici 1,5 volte più velocemente che la terra rie-sce a riprodurli. Il deficit ecologico accumulatoglobalmente è pagato evidentemente con risorsenon rinnovabili, in particolare con risorse fossili econ l’avvelenamento di aria acqua e suolo.

� SCHEDA 4

Rischio idrogeologicoL’idrogeologia studia le acque sotterranee, anchein rapporto alle acque superficiali. I termini disse-sto idrogeologico e rischio idrogeologico indicanoi fenomeni e i danni reali o potenziali causati dalleacque superficiali o sotterranee. Le manifestazionitipiche sono frane, alluvioni, erosioni costiere, sub-sidenze e valanghe.Il rischio idrogeologico si evidenzia con una for-mula in rapporto a pericolosità, vulnerabilità e va-lore esposto:• la pericolosità è la probabilità che un fenomenosi verifichi in un periodo di tempo ed in luogo de-finiti;• la vulnerabilità indica l’attitudine di un deter-minata “componente ambientale” (la densità dellapopolazione, gli edifici ecc.) a sopportare gli effettidell’intensità di un evento;• il valore esposto indica l’elemento che deve sop-portare l’evento e può essere espresso o dal numero

di presenze umane o dal valore delle risorse naturalied economiche presenti, esposte ad un determinatopericolo.http://www.protezionecivile.gov.it/

� SCHEDA 5

Incidenti rilevanti: la direttiva SevesoL’incidente di SevesoIl 10 luglio 1976 si verificò un’esplosione al reattorechimico dell’ICMESA, fabbrica vicino a Seveso inItalia. Si cominciò a discutere su una normativache regolamentasse sicurezza e protezione dell’am-biente in caso di particolari impianti di per sé pe-ricolosi.

La normativa SevesoUn incidente industriale è rilevante se, a causa disviluppi incontrollati nell’attività, si ha un’emis-sione, un incendio o un’esplosione di grande entità.Le attività industriali che prevedono la presenzae/o l’utilizzo di sostanze pericolose sono soggettealla normativa sui pericoli di incidente rilevante,introdotta con la direttiva comunitaria CEE/82/501(Seveso I).Le sostanze pericolose sono classificate come moltotossiche, tossiche, comburenti, esplosive, infiam-mabili, pericolose per l’ambiente acquatico. La nor-mativa è stata aggiornata negli anni. La DirettivaSeveso II (96/82/CE) si concentra sul controllodelle modalità adottate per la gestione della sicu-rezza: formazione e addestramento del personale,controllo operativo, progettazione degli impianti,modifiche e manutenzioni.Nel 2003 la Direttiva Seveso III (Direttiva 2003/105/CE) apporta altre modifiche ed integrazioni.Le attività a rischio di incidente rilevante sono in-dividuate tenendo conto della pericolosità delle so-stanze e dei preparati presenti in azienda, rendendoobbligatoria la valutazione dei rischi connessi.http://europa.eu/legislation_summaries/environ-ment/civil_protection/l21215_it.htm

� SCHEDA 6

La pianificazione urbanaLa strategia dell’Unione Europea per la protezionedel suolo (2006) indica le principali minacce cheincombono sui nostri terreni.http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=- / /EP/ /TEXT+TA+P6-TA-2006-0367+0+DOC+XML+V0//ENL’approccio utilizzato nella programmazione dinuove opere è quello di considerare il suolo comeun supporto “fisico”, mentre esso è una risorsa fi-

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nita e non rinnovabile. Quindi è di fondamentaleimportanza che, nei processi di pianificazione edecisione, le amministrazioni pubbliche ai vari li-velli inizino a perseguire obiettivi prioritari quali:• una riduzione del consumo di suolo, limitandonel’impermeabilizzazione;• la salvaguardia del suolo ad elevata capacità pro-duttiva e protettiva o ad elevato valore naturalisticoo storico;• la razionalizzazione delle attività produttive, fa-vorendo la ristrutturazione in presenza di edifici ocapannoni industriali dismessi o non più utilizzatie la loro concentrazione in aree definite: questo li-mita indirettamente anche la necessità di espanderela rete di infrastrutture a supporto.I Comuni sono incentivati a favorire il consumodel suolo e la successiva cementificazione di areeperché possono utilizzare fino al 50% degli oneridi urbanizzazione per le spese correnti. Esempi dicomuni a crescita zero (Osnago, Solza, PregnanaMilanese, Ozzero, Ronco Briantino, Cassinetta)confermano che è già possibile, soprattutto da unpunto di vista economico, effettuare il passaggioda una cultura di espansione a una cultura di ri-qualificazione. Questo non significa bloccare l’edi-lizia ma dare priorità alle operazioni di recupero emanutenzione delle volumetrie esistenti, e agli in-terventi di demolizione e ricostruzione.http://europa.eu/legislation_summaries/environ-ment/soil_protection/index_it.htm

� SCHEDA 7

Piano mobilità urbanaIl traffico è diventato la variabile su cui valutare lasostenibilità dei sistemi urbani. La soluzione di unproblema complesso, come quello di rendere so-stenibile la mobilità urbana, richiede una forte in-novazione, a cominciare dai metodi e dai contenutidelle politiche urbane attraverso lo strumento dipianificazione: il Piano urbano della mobilità so-stenibile, che ha nella sostenibilità economica, so-ciale e ambientale la sua finalità. È un sistema diazioni che confluiscono su questi tre obiettivi, cherappresentano le diverse facce di un unico pro-blema. La struttura organizzativa del piano pre-senta tre livelli gerarchici: linee strategiche, azionie misure operative:• linee strategiche, finalità: si valutano gli impattieconomici, sociali e ambientali, cioè quegli effettidai quali dipende il grado di sostenibilità del pianoe del sistema della mobilità;• azioni, obiettivi: si valutano i risultati del piano,cioè quegli effetti diretti che il piano produce sul

sistema della mobilità, modificandolo e adeguan-dolo in termini di sostenibilità;• misure operative, strumenti: si valutano gli outputdel piano, cioè i prodotti che realizza.Gli indicatori di impatto, di risultato e di outputsono rispettivamente associati ai tre livelli gerar-chici delle linee strategiche, delle azioni e delle mi-sure operative.http://www.eea.europa.eu/publications/eea_re-port_2008_1http://ec.europa.eu/environment/urban/pdf/tran-sport/2007_sutp_prepdoc.pdfhttp://www.euromobility.org/

Il mobility manager si rapporta a tutti i referentiche si occupano della mobilità sostenibile; è nomi-nato dall’Ente territoriale più attivo (Comune, Pro-vincia, Regione) nel coordinamento e nella promo-zione del Mobility management. Opera presso leAmministrazioni locali e le aziende con più di 300dipendenti.Il mobility manager aziendale redige il Piano Spo-stamenti Casa Lavoro (PSCL), un documento dianalisi della mobilità aziendale e di indirizzo sullepossibili iniziative da sviluppare per disincentivarel’utilizzo del mezzo privato negli spostamenti abi-tuali. Per i dipendenti di un’impresa, il PSCL portaminori costi del trasporto, riduzione dei tempi dispostamento, diminuzione del rischio di incidenti,minore stress psicofisico da traffico, aumento dellefacilitazioni e dei servizi per coloro che già utiliz-zano modi alternativi e possibilità di socializza-zione tra colleghi. I vantaggi per l’azienda consi-stono invece nella possibilità di creare occasioni dimaggiore socializzazione tra dipendenti e di offrireun servizio utile ai propri dipendenti, riduzione de-gli spazi dedicati a parcheggio per i dipendenti,rafforzamento dell’immagine.Il mobility manager propone nuovi servizi di mobi-lità per lo spostamento casa-lavoro (car sharing,bike sharing, car pooling, taxi collettivo, navetteaziendali) in sinergia con il trasporto pubblico lo-cale e l’utilizzo di nuove tecnologie per la riduzionedegli spostamenti (telelavoro, internet); inoltre ge-stisce al meglio le infrastrutture disponibili inazienda (aree di sosta, accessibilità al sito)http://www.euromobility.org/

� SCHEDA 8

La gestione dei rifiutiLa Direttiva quadro 2008/98 del Parlamento euro-peo riformula il concetto di gerarchia dei rifiutiapplicando un ordine di priorità nella gestione:

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• prevenzione,• preparazione per il riutilizzo,• riciclaggio,• recupero di altro tipo (per es. energia),• smaltimento.I Piani di gestione dei rifiuti comprendono l’analisidella situazione esistente nell’ambito geografico in-teressato, le misure da adottare per migliorare ilriutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento deirifiuti corretti dal punto vista ambientale, la valu-tazione del modo in cui i piani contribuiranno al-l’attuazione degli obiettivi e delle disposizioni delladirettiva. Tale piani concorrono al raggiungimentodegli obiettivi di riduzione degli scarti biodegrada-bili da collocare a discarica.Gli Stati membri, nell’applicare la gerarchia dei ri-fiuti, devono tener conto dei principi generali inmateria di protezione dell’ambiente, quali quelli diprecauzione e sostenibilità, della fattibilità tecnicae praticabilità economica, della protezione delle ri-sorse nonché degli impatti complessivi sociali, eco-nomici, sanitari e ambientali. I programmi di pre-venzione devono avere l’obiettivo di dissociare cre-scita economica e impatto ambientale dei rifiuti,con indicatori per il monitoraggio sia in quantitàche in qualità delle misure adottate che possonoincidere in fase di produzione di rifiuti, di proget-tazione e produzione, di consumo/utilizzo.In fase di produzione dei rifiuti si può fare ricorsoa misure di pianificazione o a strumenti economiciper l’uso efficiente delle risorse, alla promozionedi ricerca e sviluppo per prodotti e tecnologie piùpulite, all’elaborazione di indicatori associati allaproduzione dei rifiuti.Successivamente invece va posta attenzione allaprogettazione ecologica (ciclo di vita), alla diffu-sione di informazioni sulle tecniche di prevenzione,all’organizzazione di attività di formazione/infor-mazione per le autorità competenti, per le impresee la cittadinanza.Nella fase del consumo e dell’utilizzo è possibileincentivare l’acquisto di beni meno inquinanti, pro-muovere sensibilizzazione e informazione al pub-blico nonché marchi di qualità ecologica, svilup-pare accordi con l’industria o con i rivenditori pergarantire la disponibilità di informazioni sulla pre-venzione dei rifiuti e su prodotti a minor impattoambientale, integrare dei criteri ambientali neibandi di gara e nei contratti, promuovere riutilizzoe/o riparazione dei prodotti o loro componenti cre-ando centri e reti accreditati di riparazione/riuti-lizzo.Si sottolinea la responsabilità estesa del produttore(art. 8). Gli Stati membri possono adottare misureper una responsabilità estesa del produttore: per

esempio l’obbligo di ritiro degli articoli restituiti edei relativi rifiuti, la gestione a fine vita dei prodottie conseguente responsabilità finanziaria, le infor-mazioni al pubblico sulla riutilizzabilità e ricicla-bilità.http://europa.eu/legislation_summaries/environ-ment/waste_management/index_it.htmhttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUri-Serv.do?uri =OJ:L:2008:312:0003:01:it:HTML IThttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUri-Serv.do?uri= OJ:L:2008:312:0003:01:en:HTMLEN

� SCHEDA 9

Il verde urbanoLa qualità degli spazi pubblici della città influenzala qualità della vita dei suoi cittadini. Lo spaziopubblico dovrebbe essere concepito in funzione de-gli abitanti, ma spesso prevalgono le esigenze delleattività e della mobilità. Per questo è auspicabileche il maggior numero possibile di Comuni svilup-pino il Piano del Verde Urbano insieme al PianoUrbanistico Comunale (PUC). Il ruolo del verde dalpunto di vista bioclimatico è importante, visto chel’evapotraspirazione prodotta dalle piante può con-tribuire ad una sensibile mitigazione della tempe-ratura estiva nelle aree urbane. Inoltre, con riferi-mento ai modelli culturali della sostenibilità dellearee urbane e al ruolo del verde dentro le città, po-trebbe essere reintrodotta la pratica degli orti ur-bani, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 21.In tutti gli Stati più industrializzati l’inquinamentoacustico degli ambienti di vita è diventato uno deifattori principali di degrado dell’ambientale e dellaqualità della vita. Le cause principali sono la diffu-sione dei mezzi di trasporto individuali e collettivicome il mancato coordinamento nello sviluppo delterritorio, ove si mescolano aree industriali, areeresidenziali e infrastrutture viarie.La Direttiva europea 2002/49/CE evidenzia l’ur-genza di quantificare l’entità della popolazioneesposta al rumore, la gravità e la correlazione delfenomeno fisico dell’emissione sonora alle riper-cussioni di disturbo o degrado della qualità dellavita indotti sulla popolazione. L’obiettivo principaledi una politica di controllo del rumore è di mante-nere l’esposizione ad esso quanto più bassa possi-bile, per la tutela della salute dei cittadini. I principigenerali su cui questo asserto si basa si ritrovanonell’Agenda 21:

• il principio di precauzione: in tutti i casi, il rumoredeve essere ridotto al più basso livello possibile in

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� SCHEDA 11

Inquinamento luminosoOgni forma d’irradiazione di luce artificiale che sidisperda al di fuori delle aree a cui essa è funzio-nalmente dedicata e sia orientata al di sopra dellalinea d’orizzonte è classificata come inquinamentoluminoso. Le principali cause dell’inquinamentoluminoso derivano da eccessi d’illuminazione e uti-lizzi poco funzionali degli impianti.http://www.savethenight.eu/Light%20Pollu-tion%20in%20Europe.html

� SCHEDA 12

La qualità dell’ariaL’inquinamento atmosferico è un’alterazione dellacomposizione naturale dell’aria dovuta ad agentichimici, fisici e biologici. Questi inquinanti possonoessere classificati in macroinquinanti, quando leconcentrazioni in atmosfera sono di mg/m3 (milli-grammi per metro cubo), e microinquinanti, so-stanze le cui concentrazioni in atmosfera sonodell’ordine dei ng/m3 (nanogrammi per metrocubo).

una particolare situazione;• il principio “chi inquina paga”: l’intero costo re-lativo all’inquinamento acustico deve essere soste-nuto da che è responsabile della sorgente di ru-more;• il principio di prevenzione: devono essere intra-prese delle azioni, quando possibile, intervenendosulla sorgente di rumore. La pianificazione del ter-ritorio deve integrarsi con la valutazione dell’im-

patto ambientale considerando il rumore tra lealtre componenti inquinanti.Possiamo applicare al tema dell’inquinamento acu-stico lo schema DPSIR già illustrato nella scheda 1del capitolo 5, come si legge nella fig.1.2 seguente,tratta dalla Rassegna di indicatori e indici per il ru-more di APAT.http://europa.eu/legislation_summaries/environment/noise_pollu-tion/index_it.htm

RISPOSTECAUSEPRIMARIE

Sviluppo infrastrutturestradali e ferroviarieTra�co veicolare,ferroviario, aereoAttività produttive...

Classi�cazione acusticaPiani di monitoraggioSanzioni per rumori molesti

% della popolazionecon patologie connesseall’inquinamentoacusticoDiminuzione del valore degli immobili

% della popolazioneesposta a livelli sonori >65 dB(A)Superamenti dei livelli di rumore previsti dalla normativa

Emissioni sonore

PRESSIONI

IMPATTI

STATO

Figura n.1.2: Schema del modello DPSIR applicato agli indicatori di rumore

� SCHEDA 10

Inquinamento acustico

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Rispetto alla loro origine gli inquinanti si possonoclassificare in primari, se sono tossici nella formain cui sono immessi in atmosfera, e secondari, sederivano dalla reazione di quelli primari sotto l’in-fluenza di catalizzatori chimici o fisici, e si ritro-vano tra i costituenti dello smog fotochimico (peres. l’ozono O3).

http://europa.eu/legislation_summaries/environ-ment/air_pollution/index_it.htmhttp://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/08/570&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en

� SCHEDA 13

VIA (Valutazione IntegrataAmbientale) e VAS (ValutazioneAmbientale Strategica)La procedura di impatto ambientale VIA, basatasulle direttive CEE 85/337 e 97/11, si applica a in-terventi o realizzazione di opere sul territorio; hal’obiettivo di:• proteggere la salute umana,• migliorare la qualità della vita mediante migliori• condizioni ambientali,• conservare la biodiversità,• conservare la capacità riproduttiva degli ecosi-stemi,• tutelare l’ambiente.La VIA si realizza attraverso una procedura ammi-nistrativa che valuta la compatibilità ambientale diun’opera proposta sulla base di un’analisi di tutti glieffetti che l’opera stessa esercita sull’ambiente e sullecomponenti socio-economiche interessate nelle variefasi della sua realizzazione: dalla progettazione allacostruzione, fino alla dismissione. Questo approccioper progetti ha dei limiti perché interviene soloquando decisioni potenzialmente dannose per l’am-biente rischiano di essere già state prese a livellostrategico, di piano o di programma. Si è quindi in-serita la VAS come un’evoluzione della VIA.La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) va-luta gli effetti ambientali dei piani o dei programmiprima della loro approvazione (ex ante), duranteed al termine del loro periodo di validità (in-itinere,ex post), introducendo l’esame degli aspetti am-bientali già nella fase strategica. Altri obiettivi dellaVAS riguardano anche il miglioramento dell’infor-mazione dei cittadini e la promozione della parte-cipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione.La Direttiva europea sulla VAS (2001/42/CE) è col-legata direttamente alle Direttive VIA e Habitat, ol-

tre che a diverse altre che fissano requisiti per l’isti-tuzione e la valutazione di piani/programmi.In linea generale il processo di VAS precede unaprocedura di VIA. Le due tipologie di valutazioneagiscono in due fasi diverse, con finalità comple-mentari. La VAS è una procedura che agisce pervalutare gli effetti ambientali prodotti da piani oprogrammi (i determinanti, le pressioni e le risposteambientali soprattutto). La VIA interviene per va-lutare gli impatti ambientali (cioè le variazioni distato delle componenti ambientali) causati da pro-getti od opere. Sotto un profilo giuridico, il princi-pio guida della VAS è quello di precauzione, checonsiste nell’integrazione dell’interesse ambientalecon gli altri interessi (tipicamente socio-economici)che determinano piani e politiche. Il principioguida della VIA è invece quello della prevenzionedel danno ambientale.

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CE-LEX:31997L0011:IT:NOThttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CE-LEX:31997L0011:EN:NOThttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CE-LEX:32001L0042:IT:HTMLhttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CE-LEX:32001L0042:EN:HTML

� SCHEDA 14

Protocollo Regione Toscana CGIL-CISL-UIL regionali, delibera di Giunta n.237 del 15/03/2004Il protocollo rafforza il rapporto fra sviluppo indu-striale-territorio-ambiente, nell’interesse dellabuona occupazione e della tutela della salute e del-l’ambiente in Toscana, in attuazione del Piano Re-gionale di Azione Ambientale 2004-2006.Si definiscono le seguenti due azioni:1) La costituzione di un tavolo tecnico bilateraleche proponga una gestione dinamica del PRAA• analizzando specificatamente le zone di criticitàambientale connesse agli impatti di processi pro-duttivi e siti da bonificare;• individuando prodotti e servizi legati al migliora-mento ambientale, anche con la proposta di pro-getti ed azioni utili a favorire sviluppo e buona oc-cupazione.2) Per accrescere competenze e capacità di rela-zione di chi si occupa di tematiche ambientali, siconviene su un percorso di formazione sperimen-tale, rivolto a:• responsabili sindacali di tematiche ambientaliselezionati nei territori e nelle categorie merceolo-giche più interessate;• responsabili sindacali, delegati aziendali.

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SCHEDECAPITOLO 6

Tabella 1. Esempi di aggiornamento delle competenzeper le nuove occupazioni negli Stati membri

Fonte: Cedefop: Skills for green jobs: European synthesis report

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� SCHEDA 2

La dinamica dell’occupazione verde inItaliaUna stima realizzata in Italia(1) dall’Unione delleCamere di Commercio prevede che il 22% delle fi-gure professionali richieste da questi settori ab-biano la necessità di specializzare le proprie com-petenze per il settore proprio ove andranno ad ope-rare, un 49% di ampliarle rimanendo sufficiente-mente trasversali a più settori, e un 30% sarà sem-plicemente sensibilizzato al tema della sostenibilità.Lo stesso studio, infatti, ritiene che la trasforma-zione in corso sia così ampia e profonda che ormaiquasi il 39,5% delle professioni ne sia interessato.Una transizione che, comunque, almeno in Italiasta già avvenendo dal basso, dalle piccole (10-49addetti) e micro (1-9 addetti) imprese. È da questeche arriva oggi la principale richiesta di lavoratoricon competenze “green”; la grande impresa, dalcanto suo, esprime invece una domanda più bassadi professioni potenzialmente votate alla sosteni-bilità e, per di più, in calo relativo negli ultimi anni,mentre quella espressa dalle micro e piccole im-prese continua a crescere (2).Questo orientamento, particolare e sempre più evi-dente, è riconducibile alla necessità che questomondo esprime in termini di competenze trasver-sali anche per quanto riguarda l’ambiente, maugualmente allo sviluppo di nicchie di mercato peri prodotti verdi, da parte dell’industria manifattu-riera e da quella edile, per le quali è cresciuta ladomanda di figure specialistiche più legate ai temiambientali.La rilevazione, che mette in evidenza l’espansionedelle nuove figure professionali green nel tessutodelle piccole e medie imprese italiane, si rivelamolto interessante in quanto queste rappresentanooltre il 90% del tessuto industriale nazionale. Saràutile accompagnare e consolidare questa dinamicadel mercato del lavoro con importanti iniziativesul territorio con il consolidamento di queste nuovecompetenze professionali.

1 http: / /www.unioncamere.gov. i t /download/1257.html ehttp://www.symbola.net/assets/files/Ricerca%20GreenEco-nomy%20completa_1279545697.pdf2 http://www.unioncamere.gov.it/download/1257.html

SCHEDECAPITOLO 7

� SCHEDA 1

Il Global CompactIl Global Compact Network Italia, in linea con ledirettive dell’Ufficio del Global Compact di NewYork, agisce come piattaforma nazionale per la rea-lizzazione di attività di promozione e diffusionedel Patto sul territorio italiano e svolge al tempostesso la funzione di terminale e sensore. La suamission è quella di far sì che il Global Compactnon sia solo meglio conosciuto e riceva sempre piùadesioni, ma che sia preso sul serio come stru-mento cogente per la riforma del modo di esseredell’impresa e dei suoi stessi stakeholder.Nella prospettiva più esterna il network italiano haorganizzato molteplici iniziative, tra le quali unmeeting alla Farnesina preparatorio della Confe-renza di Rio a cui hanno partecipato tutti i networkeuropei del Global Compact. L’evento, incentratointorno al tema delle partnership pubblico-privato,ha visto la presentazione di un significativo numerodi best practice, che sono state sintetizzate in undocumento per Rio+20.Pochi giorni prima della Conferenza delle NazioniUnite, infatti, si è svolto il Global Compact Corpo-rate Sustainability Forum (CSF). In quell’occasioneoltre 2.000 delegati si sono confrontati anche perfornire un contributo fattivo ai lavori della Confe-renza.

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È la struttura regionale in Toscana della CISL Na-zionale. La CISL Nazionale è la ConfederazioneItaliana del Sindacati del Lavoratori organizzatain 20 Federazioni Nazionali e in 20 Sezioni Re-gionali, ed organizza oltre 4,5 Milioni di lavoratorie pensionati. La CISL Toscana conta circa 240.000iscritti, a sua volta organizzati sul territorio con10 Sezioni Provinciali: Firenze, Prato, Pistoia,Pisa, Livorno, Massa Carrara, Siena, Grosseto,Arezzo e Lucca. La CISL della Toscana ha fondatonel 2005 una ONG ambientalista “Ecologia e la-voro”.http://www.cisltoscana.it/

Ecologia e Lavoro ha la missione di:• formare i sindacalisti della CISL sui temi del-l’ambiente e dello sviluppo sostenibile;• promuovere studi e ricerche sui temi dell’ambientee del rapporto tra ambiente, economia e lavoro;• sviluppare iniziative e campagne sui temi e gliobiettivi dello sviluppo sostenibile.http : / /www.cis l toscana. i t /ecologia -&-lavoro/ecologia-&-lavoroLa Confederazione Europea dei Sindacati (CES)

esiste per parlare con una sola voce a livello euro-peo a nome degli interessi comuni dei lavoratori.Fondata nel 1973, rappresenta oggi 85 organizza-zioni sindacali in 36 paesi europei, più 10 federa-zioni di settore. Il suo obiettivo principale è quellodi promuovere il modello sociale europeo e di la-vorare per lo sviluppo di un'Europa unita di pace estabilità in cui i lavoratori e le loro famiglie possanogodere pienamente dei diritti umani e civili e distandard di vita elevato.La CES ritiene che la consultazione dei lavoratori,la contrattazione collettiva, il dialogo sociale ebuone condizioni di lavoro siano fondamentaliper promuovere l’innovazione, la produttività, lacompetitività e la crescita in Europa.

IAL Toscana Innovazione Apprendimento Lavorosrl Impresa Sociale è l’agenzia formativa regionaledella CISL Toscana. L’Ente opera nell’intero sistemaformativo in una prospettiva di lifelong learning:dall’orientamento alla formazione al lavoro dei gio-vani in cerca di occupazione, dalla formazione con-tinua dei lavoratori ai piani di consulenza alleaziende, fino alla partecipazione a piani di sviluppolocale finalizzati all’aumento della competitività edell’occupazione.http://www.ialtoscana.it

Il TUC è stato rappresentato nel Progetto da rap-presentanti di PCS (Unione dei Servizi pubblici ecommerciali) e di TUC stesso. Il Trade Union Congress è la voce della Gran Bre-tagna al lavoro. Rappresenta 54 organizzazioniaffiliate e riunisce i sindacati britannici per ela-borare politiche comuni per il mondo del lavoro.Il cambiamento climatico è una priorità strategicaper il TUC. Il TUC coordina i lavori sull’energia,sul cambiamento climatico e sulla politica indu-striale, attraverso un organo consultivo di esperti,il Comitato consultativo sindacale dello svilupposostenibile (TUSDAC).Nel corso dell’ultimo decennio, il TUC si è impe-gnato nella sfida del cambiamento climatico enella politica energetica attraverso la nozione di“una giusta transizione verso un futuro a basseemissioni di carbonio.Le recenti conquiste “verdi” del TUC compren-dono la definizione di una rete nazionale di postidi lavoro verdi (http://www.tuc.org.uk/greenworkplacesnetwork/Green_Workplaces_News.cfm?theme=greenworkplacesnetwork), la creazione di pro-grammi sindacali di educazione ambientale e dicompetenze verdi, e lo sviluppo di una serie dipolitiche che collegano politica industriale e gliobiettivi del cambiamento climatico. http://www.tuc.org.uk

Presentazione dei partner del progetto

CISL TOSCANA

ECOLOGIA E LAVORO

IAL TOSCANA

TUC

CES/ETUC

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La squadra tedesca è composta da esperti dellaConfederazione sindacale tedesca (DGB), il sindacatoIG BAU e l’istituto di istruzione Arbeit und Leben,tutti dalla regione del Nord Reno-Westfalia.Organizzazione ombrello, la Confederazione sin-dacale tedesca (DGB) rappresenta il movimentosindacale tedesco nei rapporti con le autorità go-vernative a livello federale, statale e nazionale,con i partiti politici, con le organizzazioni dei da-tori di lavoro e di altri gruppi all’interno della so-cietà.Il partner in questo progetto è stato il comitatoesecutivo del DGB dello stato federale Nord Reno-Westfalia, che rappresenta 1,5 milioni di membri.La IG BAU (Industriegewerkschaft Bauen Agrar -Umwelt) Westfalia rappresenta 40.000 dipendentidei settori edile, edilizia dei materiali, giardinaggioe paesaggio, agricoltura e silvicoltura e di addettidi sicurezza che lavorano in impianti industrialied edifici.Arbeit und Leben NW (Nord Reno-Westfalia) èun’istituto di educazione degli adulti sostenuto siadal DGB che dall’Associazione tedesca di educa-

zione degli adulti (Volkshochschule VHS). L’Arbeitund Leben ha costruito una rete di vasta portata eorganizza programmi di seminari e progetti concirca 25.000 partecipanti e 1.000 tutor ogni anno.http://www.dgb.de, http://www.aulnrw.de,http://www.igbau.de/

Confédération française démocratique du tra-vail è il più grande sindacato in Francia, organiz-zata in 18 federazioni settoriali nazionali e 22 se-zioni regionali. Creato in 1964, la CFDT ha attual-mente 800,000 iscritti tra lavoratori e pensionati.

La CFDT ha partecipato alla conferenza di Rio in1992, ed era uno degli attori chiave nel negoziarela “Grenelle de l’environnement” (2007) in Francia.Ha inoltre partecipato alla discussione sulla Stra-tegia nazionale francese per la biodiversità in 2011e ha partecipato attivamente alla conferenza

RIO+20. Il 47o congresso confederale in 2010 èstato un congresso disegnato ecologicamente. LaCFDT promuove studi e ricerche sui temi dello svi-luppo sostenibile e sta attualmente lavorando suiniziative e campagne degli obiettivi dello svilupposostenibile, della responsabilità sociale delle im-prese e del lavoro dignitoso.http://www.cfdt.fr

ErgaroŸpalliliko kentro Athinas – Athens LaborUnions Organization è un’organizzazione regio-nale di sindacati fondata nel 1910 e attiva nella

macroarea di Atene, con circa 450.000 membri. Lamissione di EKA è quello di aiutare i suoi membrinel miglioramento delle condizioni di vita e di la-voro e di promuovere iniziative della transizionegiusta in settori produttivi che stanno cambiandoa causa dei nuovi requisiti ambientali.http://www.eka.org.gr/

La Fédération Générale des Travailleurs de Bel-gique è nata dopo la seconda guerra mondiale(1945) sulle ceneri della Confédération Généraledu Travail de Belgique (CGTB).Insieme alla CSC (Confédération des Syndicats Chré-tiens) si tratta dei più grandi sindacati del Belgio. LaFGTB ha oggi 1.503.000 membri. La FGTB è orga-

nizzato in sette centri settoriali - in base al settore diattività, in tre centri interregionali (Vallonia, Fiandree Bruxelles) e 17 centri regionali seguendo la struttura

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CFDT

EKA

FGTB

PODKREPA

GERMANIA

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federale dello Stato belga. Lo sviluppo sostenibile el’ambiente sono tra le priorità della FGTB, sia nellesue rivendicazioni che nel dialogo sociale, e nella laformazione dei delegati e dei lavoratori.http://www.fgtb.beLa Confederazione di Lavoro PODKREPA è l’organorappresentativo a livello nazionale dei sindacati bul-gari. Creato il 8 febbraio 1989 come sindacato al-ternativo clandestino nel regime totalitario ancoraesistente da un gruppo di dissidenti, PODKREPAera il secondo sindacato indipendente dell’Europadell’est seguendo il modello del polacco Solidarnosc.Attualmente PODKREPA ha circa 153.000 membri,23 federazioni sindacali e 36 strutture regionali intutto il paese. E’ membro della CSI dal 1991, dellaCes dal 1995, il suo presidente Dr. Trenchev è at-tualmente il vice presidente della CES. L’ultimocongresso si è tenuto in febbraio 2011 con l’elezionedel presidente, vice-presidente e 7 segretari confe-derali con un mandato di 4 anni.http://dostoentrud.podkrepa.org/portal/page/home.faces

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