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Gennaio 2011

Date post: 25-Mar-2016
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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli" con sede a Foligno (PG)
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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno III, n. 1 - Foligno, gennaio 2011 della sinistra moderata (co- sì si può definire quella rappresentata dal Pd) si so- no spesso sovrapposte a quelle della CGIL. Per questo motivo alcuni lettori del nostro giornale hanno avuto di che dissen- tire sulla posizione assunta nell’articolo di fondo dello scorso numero di dicembre ”Io sto con la FIOM”. Io definirei quella, una pro- vocazione forte nei con- fronti soprattutto della CGIL, che non è capace di reagire a questa situazione e sta lì a guardare aspet- tando che la barca affondi senza avere il coraggio di salvarla. Basta guardare la nomina della Camusso come nuovo segretario generale che, se pur brava, qualche dubbio lo pone, soprattutto se al- l’indomani dell’investitura a capo del più grande sin- dacato italiano che conta circa sei milioni di iscritti, i titoli dei giornali riporta- vano elogi da parte di fun- zionari del governo, come il ministro Sacconi «sono fi- ducioso che riprenderanno le relazioni unitarie tra le organizzazioni sindacali come premessa per miglio- ri rapporti anche con le isti- tuzioni», o come la Carfa- gna «Susanna Camusso as- sume questo delicato incari- co alla Cgil in un momento economico difficile per il Paese e, dunque, nel mo- mento giusto per avere una donna, con il pragmatismo che le è proprio, al timone. Sono sicura che, grazie alle qualità che ha già saputo dimostrare, il nuovo segre- tario saprà lavorare per co- struire un clima sociale più sereno e riannodare i fili del dialogo e della collabo- razione». Non c’era nemmeno un tito- lo che esprimeva l’approva- zione del movimento ope- raio (la FIOM era profonda- mente contraria all’elezione della Camusso). Sintomo forse che eleggere una donna oggi in un ruolo così difficile come quello di ricomporre un sindacato di Sinistra forte e coeso non può essere il solo segno di discontinuità con il passa- to recente. Questo non basta! Due anni di lotte, manife- stazioni, occupazioni, di- battiti, assemblee e docu- menti per resistere e con- trastare la demolizione della scuola e dell’univer- sità pubblica, contro il ri- torno alla vergognosa riforma Gentile che, con l’ordine del Duce e la bene- dizione del Papa romano, negli anni 30 espulse dalle scuole pubbliche ed esclu- se dal diritto all’istruzione le masse popolari. L’offesa alle Istituzioni tra- scinate nella vergogna di uno squallido mercato di deputati, senatori e veline ministro. Una grande manifestazio- ne in difesa del diritto e della dignità dello studio, del lavoro, della solida- rietà, dell’ambiente. Modesti scontri, sicura- mente brutti, violenti, in- sulsi e inutili, gonfiati da media compiacenti in una guerriglia urbana (io c’ero a Roma e, fatta eccezione della limitata area di piaz- za del Popolo, i veri assalti erano ai negozi natalizi o almeno alle vetrine di beni oramai irraggiungibili). “Anno zero”: un ipocrita democristiano “dentro” fin dalla culla che invita i “bra- vi ragazzi” a condannare i facinorosi perditempo e così grande da generare, lui e non gli avversari poli- tici, quelle reazioni estre- me di violenza sterile e inutile. Il problema è politico: la devastazione dello stato sociale, la compromissione del futuro delle prossime generazioni e già ora il pre- sente di tutte le generazio- ni: dai giovani disoccupati ai pensionati alla fame. La storia si ripete perché la strategia del potere è sem- pre la stessa anche se cam- biano le maschere che co- prono, vigliaccamente, i volti dei potenti: demoniz- zare il dissenso provocan- do le deviazioni estremisti- che e all’occorrenza (in ve- rità la storia ci ha insegna- to: sempre) infiltrare i pro- vocatori. Rifiutare, prote- stare, contestare, manife- stare può diventare perico- loso (così si vuole che sia) perché crea il terreno nel quale germoglia l’estremi- smo; questa la strategia del ricatto di tutti, dai de- mocristiani “dentro”, ai li- beristi, ai fascisti oggi sfrontatamente al governo. Chi protesta è complice! Occorre rifiutare il gioco, non cadere nella trappola, respingere il ricatto e quin- di, ancora affermare: né con i black bloc né con la Gelmimi; ancora, con at- tenzione ma senza paura, tornare in piazza, sui tetti, per le strade. Ma occorre anche rifiutare le logiche del sacrificio e del martirio. La contestazione, la rivolta, la stessa rivoluzione, per quanto aspre e dure siano, debbono sempre mantenere un fondo di gioia e di alle- gria, perché una società mi- gliore deve essere una so- cietà felice, e deve cercare di esserlo già adesso “anche qui in questo mondo”. E dunque lottare e manifesta- re e intanto vivere: bere con rispetto, fumare con rispet- to, scopare (che è la cosa più bella del mondo) con ri- spetto non solo dell’altro ma a cominciare da se stes- si e, soprattutto, ridere in faccia alle mummie dei ben- pensanti. L’allegria e l’ironia sono una delle più grandi armi di lotta al potere: oc- corre “denudare il re”. 60 anni fa, alla fine della guerra, il futuro “re di maggio” si presentò a ispe- zionare alcune compagnie della divisione Cremona dell’Esercito di Liberazio- ne, formate in prevalenza da spellani e folignati vo- lontari. Al momento della consegna delle decorazio- ni, dalle compagnie schie- rate si levò un corale per- nacchio; re e generali fece- ro dietro front e se ne an- darono con le loro cianfru- saglie di ferro dorato. Anche su quel pernacchio è nata la Repubblica Ita- liana. Né con i black bloc, né con la Gelmini Un pernacchio al Re Con quale FIOM? F rustrati, delusi e stan- chi, tanto da prendere quella tessera su cui avevano investito soldi e speranze e riconsegnarla al sindacato. Questa la forte presa di posizione di 76 operai della Tdt di Livorno (Terminal Darsenal Tosca- na) che, in seguito alla mancanza di risultati e al- l'immobilismo della CGIL nella trattativa con l'azien- da, hanno deciso di dare una violenta scossa al sin- dacato dimostrando con i fatti il loro disappunto Che i sindacati stiano per- dendo iscritti, forza e in- fluenza nella maggior par- te delle economie indu- strializzate è un fenomeno sotto gli occhi di tutti, ma che il più grande sindacato di lotta del nostro paese si sia fatto mettere sotto scacco da CISL e UIL è mol- to grave e non ammissibile. Per anni i gruppi dirigenti si sono occupati esclusiva- mente della gestione del potere nell’intento di favo- rire la personale carriera politica (vedi tutti i leader sindacali che dismessi i panni del sindacalista han- no trovato continuità nelle diverse compagini politi- che), perdendo di vista la piazza, le fabbriche, i mo- vimenti studenteschi, cioè coloro che dovevano in realtà rappresentare. Oggi all’interno della CGIL qualcosa si sta muovendo, la FIOM sta finalmente cercando di ritrovare quel- l’identità prendendo deci- sioni anche in disaccordo con la segreteria confede- rale ( “La Fiom è un'orga- nizzazione sindacale mol- to radicale nella sua impo- stazione e tenta di costitui- re un elemento di freno al- la Cgil, l'organizzazione a cui appartiene" dichiara- zione di Roberto Santarel- li direttore generale Con- findustria). Purtroppo però si tratta so- lo di una categoria ed il fe- nomeno investe solo alcu- ne parti d’Italia, perché ci sono molte regioni tra le quali anche la nostra, nelle quali nemmeno il settore dei metalmeccanici è capa- ce di smarcarsi dalla politi- ca sindacale di questi ulti- mi anni nei quali le vicende fuoricorso; un giornalista inqualificabile che invita invece i ragazzi a rivolgere la loro rabbia contro i pen- sionati che pesano sulla nostra economia e preclu- dono il loro futuro; un fa- scista della prima ora che accusa i ragazzi di vigliac- cheria, lui che alla loro età aveva lanciato bombe a mano contro i poliziotti; un “arruffapopolo” tea- trante e trascinatore senza ideologia, idee e progetto, forse il più pericoloso dei quattro. Bravi invece i ragazzi che, benché pressati insistente- mente dal Santoro di turno, hanno intelligentemente ri- fiutato di rispondere alla pretesa di schieramento. La storia si ripete e a ri- chiamarla è proprio la me- moria storica del democri- stiano “doc”, oggi i black bloc ieri le brigate rosse, bisogna schierarsi: contro o complici. Né l’uno né l’altro, né con i black bloc né con la Gelmi- ni, né con lo stato borghe- se né con le brigate rosse, restare fuori dal gioco, sot- trarsi al ricatto. Se qualcuno sfascia vetri- ne, brucia auto e fa violen- za ai tutori dell’ordine, co- sì come un tempo rapinava e sparava, è un problema di ordine pubblico e di giu- stizia, ma prima ancora è un problema di chi ha creato un disagio sociale Oppio Oppio Il giornale è “on line” al sito www.piazzadelgrano.org SANDRO RIDOLFI PUBBLICAZIONE GRATUITA
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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno III, n. 1 - Foligno, gennaio 2011

della sinistra moderata (co-sì si può definire quellarappresentata dal Pd) si so-no spesso sovrapposte aquelle della CGIL.Per questo motivo alcunilettori del nostro giornalehanno avuto di che dissen-tire sulla posizione assuntanell’articolo di fondo delloscorso numero di dicembre”Io sto con la FIOM”.Io definirei quella, una pro-vocazione forte nei con-fronti soprattutto dellaCGIL, che non è capace direagire a questa situazionee sta lì a guardare aspet-tando che la barca affondisenza avere il coraggio disalvarla.Basta guardare la nominadella Camusso come nuovosegretario generale che, sepur brava, qualche dubbiolo pone, soprattutto se al-l’indomani dell’investituraa capo del più grande sin-dacato italiano che contacirca sei milioni di iscritti,i titoli dei giornali riporta-vano elogi da parte di fun-zionari del governo, comeil ministro Sacconi «sono fi-ducioso che riprenderannole relazioni unitarie tra leorganizzazioni sindacalicome premessa per miglio-ri rapporti anche con le isti-tuzioni», o come la Carfa-gna «Susanna Camusso as-sume questo delicato incari-co alla Cgil in un momentoeconomico difficile per ilPaese e, dunque, nel mo-mento giusto per avere unadonna, con il pragmatismoche le è proprio, al timone.Sono sicura che, grazie allequalità che ha già saputodimostrare, il nuovo segre-tario saprà lavorare per co-struire un clima sociale piùsereno e riannodare i filidel dialogo e della collabo-razione».Non c’era nemmeno un tito-lo che esprimeva l’approva-zione del movimento ope-raio (la FIOM era profonda-mente contraria all’elezionedella Camusso).Sintomo forse che eleggereuna donna oggi in un ruolocosì difficile come quello diricomporre un sindacato diSinistra forte e coeso nonpuò essere il solo segno didiscontinuità con il passa-to recente.Questo non basta!

Due anni di lotte, manife-stazioni, occupazioni, di-battiti, assemblee e docu-menti per resistere e con-trastare la demolizionedella scuola e dell’univer-sità pubblica, contro il ri-torno alla vergognosariforma Gentile che, conl’ordine del Duce e la bene-dizione del Papa romano,negli anni 30 espulse dallescuole pubbliche ed esclu-se dal diritto all’istruzionele masse popolari.L’offesa alle Istituzioni tra-scinate nella vergogna diuno squallido mercato dideputati, senatori e velineministro.Una grande manifestazio-ne in difesa del diritto edella dignità dello studio,del lavoro, della solida-rietà, dell’ambiente.Modesti scontri, sicura-mente brutti, violenti, in-sulsi e inutili, gonfiati damedia compiacenti in unaguerriglia urbana (io c’eroa Roma e, fatta eccezionedella limitata area di piaz-za del Popolo, i veri assaltierano ai negozi natalizi oalmeno alle vetrine di benioramai irraggiungibili).“Anno zero”: un ipocritademocristiano “dentro” findalla culla che invita i “bra-vi ragazzi” a condannare ifacinorosi perditempo e

così grande da generare,lui e non gli avversari poli-tici, quelle reazioni estre-me di violenza sterile einutile.Il problema è politico: ladevastazione dello statosociale, la compromissionedel futuro delle prossimegenerazioni e già ora il pre-sente di tutte le generazio-ni: dai giovani disoccupatiai pensionati alla fame.La storia si ripete perché lastrategia del potere è sem-pre la stessa anche se cam-biano le maschere che co-prono, vigliaccamente, ivolti dei potenti: demoniz-zare il dissenso provocan-do le deviazioni estremisti-che e all’occorrenza (in ve-rità la storia ci ha insegna-to: sempre) infiltrare i pro-vocatori. Rifiutare, prote-stare, contestare, manife-stare può diventare perico-loso (così si vuole che sia)perché crea il terreno nelquale germoglia l’estremi-smo; questa la strategiadel ricatto di tutti, dai de-mocristiani “dentro”, ai li-beristi, ai fascisti oggisfrontatamente al governo.Chi protesta è complice!Occorre rifiutare il gioco,non cadere nella trappola,respingere il ricatto e quin-di, ancora affermare: nécon i black bloc né con laGelmimi; ancora, con at-tenzione ma senza paura,tornare in piazza, sui tetti,per le strade.

Ma occorre anche rifiutarele logiche del sacrificio edel martirio.La contestazione, la rivolta,la stessa rivoluzione, perquanto aspre e dure siano,debbono sempre mantenereun fondo di gioia e di alle-gria, perché una società mi-gliore deve essere una so-cietà felice, e deve cercaredi esserlo già adesso “anchequi in questo mondo”. Edunque lottare e manifesta-re e intanto vivere: bere conrispetto, fumare con rispet-to, scopare (che è la cosapiù bella del mondo) con ri-spetto non solo dell’altroma a cominciare da se stes-si e, soprattutto, ridere infaccia alle mummie dei ben-pensanti. L’allegria e l’ironiasono una delle più grandiarmi di lotta al potere: oc-corre “denudare il re”.60 anni fa, alla fine dellaguerra, il futuro “re dimaggio” si presentò a ispe-zionare alcune compagniedella divisione Cremonadell’Esercito di Liberazio-ne, formate in prevalenzada spellani e folignati vo-lontari. Al momento dellaconsegna delle decorazio-ni, dalle compagnie schie-rate si levò un corale per-nacchio; re e generali fece-ro dietro front e se ne an-darono con le loro cianfru-saglie di ferro dorato.Anche su quel pernacchioè nata la Repubblica Ita-liana.

Né con i black bloc, né conla GelminiUn pernacchio al Re

Con quale FIOM?

Frustrati, delusi e stan-chi, tanto da prenderequella tessera su cui

avevano investito soldi esperanze e riconsegnarla alsindacato. Questa la fortepresa di posizione di 76operai della Tdt di Livorno(Terminal Darsenal Tosca-na) che, in seguito allamancanza di risultati e al-l'immobilismo della CGILnella trattativa con l'azien-da, hanno deciso di dareuna violenta scossa al sin-dacato dimostrando con ifatti il loro disappunto Che i sindacati stiano per-dendo iscritti, forza e in-fluenza nella maggior par-te delle economie indu-strializzate è un fenomenosotto gli occhi di tutti, mache il più grande sindacatodi lotta del nostro paese sisia fatto mettere sottoscacco da CISL e UIL è mol-to grave e non ammissibile.Per anni i gruppi dirigentisi sono occupati esclusiva-mente della gestione delpotere nell’intento di favo-rire la personale carrierapolitica (vedi tutti i leadersindacali che dismessi ipanni del sindacalista han-no trovato continuità nellediverse compagini politi-che), perdendo di vista lapiazza, le fabbriche, i mo-vimenti studenteschi, cioècoloro che dovevano inrealtà rappresentare.Oggi all’interno della CGILqualcosa si sta muovendo,la FIOM sta finalmentecercando di ritrovare quel-l’identità prendendo deci-sioni anche in disaccordocon la segreteria confede-rale (“La Fiom è un'orga-nizzazione sindacale mol-to radicale nella sua impo-stazione e tenta di costitui-re un elemento di freno al-la Cgil, l'organizzazione acui appartiene" dichiara-zione di Roberto Santarel-li direttore generale Con-findustria).Purtroppo però si tratta so-lo di una categoria ed il fe-nomeno investe solo alcu-ne parti d’Italia, perché cisono molte regioni tra lequali anche la nostra, nellequali nemmeno il settoredei metalmeccanici è capa-ce di smarcarsi dalla politi-ca sindacale di questi ulti-mi anni nei quali le vicende

fuoricorso; un giornalistainqualificabile che invitainvece i ragazzi a rivolgerela loro rabbia contro i pen-sionati che pesano sullanostra economia e preclu-dono il loro futuro; un fa-scista della prima ora cheaccusa i ragazzi di vigliac-cheria, lui che alla loro etàaveva lanciato bombe amano contro i poliziotti;un “arruffapopolo” tea-trante e trascinatore senzaideologia, idee e progetto,forse il più pericoloso deiquattro.Bravi invece i ragazzi che,benché pressati insistente-mente dal Santoro di turno,hanno intelligentemente ri-fiutato di rispondere allapretesa di schieramento.La storia si ripete e a ri-chiamarla è proprio la me-moria storica del democri-stiano “doc”, oggi i blackbloc ieri le brigate rosse,bisogna schierarsi: controo complici. Né l’uno né l’altro, né con iblack bloc né con la Gelmi-ni, né con lo stato borghe-se né con le brigate rosse,restare fuori dal gioco, sot-trarsi al ricatto.Se qualcuno sfascia vetri-ne, brucia auto e fa violen-za ai tutori dell’ordine, co-sì come un tempo rapinavae sparava, è un problemadi ordine pubblico e di giu-stizia, ma prima ancora èun problema di chi hacreato un disagio sociale

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SANDRO RIDOLFI

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Leggi e diritti21

E’ sul diritto fondamentaleall’istruzione che si innesta ildiritto dei genitori al rispettodelle loro convinzioni religio-se e filosofiche. A causa delpotere dello Stato moderno,è soprattutto con l’insegna-mento pubblico che deve rea-lizzarsi quest’obiettivo.Il rispetto per le convinzionidei genitori deve essere pos-sibile nel quadro di un’educa-zione capace di garantire unambiente scolastico aperto eche favorisca l’inclusionepiuttosto che l’esclusione, aprescindere dall’origine so-ciale degli allievi, dalle lorocredenze religiose o dalla ori-gine etnica. La scuola non do-vrebbe essere il teatro di atti-vità missionarie o di predica-zione; dovrebbe essere unluogo di incontro di diversereligioni e convinzioni filoso-fiche, dove gli allievi possonoacquisire conoscenze sui lo-ro pensieri e sulle loro rispet-tive tradizioni. Lo Stato, assolvendo le fun-zioni da lui assunte in mate-ria di educazione e di inse-gnamento, vigila affinché leinformazioni o le conoscen-ze che compaiono nei pro-grammi siano diffuse in mo-do oggettivo, critico e plura-listico. Vieta di perseguire unobiettivo di indottrinamento,

ROBERTO FRANCESCHI

FOLIGNO

Centrale dei Rischi e CRIFIl lavoro notturno va tassatosempre al 10%

Via il crocefisso dalle scuole pubbliche

Tratto da un articolo di EnzoDe Fusco pubblicato su Il Sole24 Ore del 18 agosto 2010

La quota di retribuzione rife-rita al lavoro svolto di nottedeve essere sempre tassatacon l'imposta sostitutiva del10 per cento. E ciò indipen-dentemente dalla frequenzacon cui il lavoratore viene im-piegato nei turni di notte. I la-voratori potranno beneficia-re del regime fiscale agevola-to anche con effetto retroat-tivo, recuperando le maggio-ri imposte versate nel 2008 enel 2009, una cifra che puòarrivare anche oltre mille eu-ro l'anno.L'agenzia delle Entrate (incondivisione con il ministerodel Lavoro) ha ufficializzatola risoluzione 83/E che ri-sponde a un quesito di Con-findustria: nella risposta vie-ne chiarito il corretto regimefiscale da applicare alle retri-buzioni maturate dai lavora-tori durante il turno di nottee le modalità di recupero delbeneficio per gli anni passa-ti. Il regime fiscale prevedeche sulle somme agevolatevenga applicata un'impostasostitutiva del 10% in luogodell'ordinaria tassazione adaliquote progressive. L'indivi-duazione delle somme age-volate ha creato però alcunidubbi interpretativi.Nella precedente circolare59/E/2008, infatti, era statosostenuto che le somme ero-

gate per il lavoro notturno"ordinario" (ossia, quota basepiù eventuale maggiorazio-ne) si poteva beneficiare delregime fiscale agevolato inragione delle ore di servizioeffettivamente prestate. Nonera chiaro però come unasomma "ordinaria" potessesoddisfare il presuppostodella norma, ovvero che lesomme devono essere desti-nate ad incrementare l'atti-vità produttiva, all'innovazio-ne e all'efficienza organizza-tiva o ad altri elementi dicompetitività e redditività le-gati all'andamento economi-co dell'impresa.La risoluzione 83/E confer-ma questa volontà giungen-do implicitamente alla con-clusione che il lavoro nottur-no soddisfa oggettivamenteil requisito di legge senza chele imprese debbano precosti-

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che possa essere consideratonon rispettoso delle convin-zioni religiose e filosofichedei genitori. Questo è il limi-te da non superare.Il rispetto per le convinzionireligiose dei genitori e le cre-denze dei bambini implica ildiritto di credere in una reli-gione o di non credere in nes-suna religione. La libertà dicredere e la libertà non di cre-dere (la libertà negativa) sonoentrambe protette dall’artico-lo 9 della Convenzione.Il dovere di neutralità e di im-parzialità dello Stato è in-compatibile con qualsiasi po-tere discrezionale da partesua sulla legittimità delleconvinzioni religiose o dellemodalità di espressione diqueste ultime. Nel contestodell’insegnamento, la neutra-lità dovrebbe garantire il plu-ralismo.Per la Corte, queste conside-razioni conducono all’obbli-go per lo Stato di astenersidall’imporre, anche indiretta-mente, credenze nei luoghi incui le persone sono dipen-denti da lui o anche nei luo-ghi in cui sono particolar-mente vulnerabili. La scola-rizzazione dei bambini rap-presenta un settore partico-larmente sensibile poiché, inquesto caso, il potere vinco-

lante dello Stato è imposto adegli animi cui manca ancora(secondo il livello di maturitàdel bambino) la capacità cri-tica che permette di prende-re distanza rispetto al mes-saggio derivante da una scel-ta preferenziale espressa dal-lo Stato in materia religiosa.

La Corte considera che la pre-senza del crocifisso nelle au-le scolastiche va al di là del-l’uso di simboli in specificicontesti storici. Essa ha peral-tro ritenuto che il caratteretradizionale, nel senso socia-le e storico, di un testo utiliz-zato dai parlamentari perprestare giuramento non pri-vava il giuramento della suanatura religiosa.

La Corte riconosce che, percome viene esposto, è impos-sibile non notare il crocifissonelle aule scolastiche. Nelcontesto dell’educazionepubblica, esso viene necessa-riamente percepito comeparte integrante dell’ambien-te scolastico e può essere

quindi considerato come “unsegno esterno forte”.La presenza del crocifissopuò facilmente essere inter-pretata da allievi di qualsia-si età come un segno religio-so ed essi si sentiranno edu-cati in un ambiente scolasti-co contrassegnato da unadata religione. Ciò che puòessere incoraggiante per al-cuni allievi religiosi, può es-

(con il contributo dello staffeconomico della redazione)

Centrale dei Rischi e Crif(Centrale rischi finanziari)sono istituzioni che hanno ilcompito di archiviare i datidei fidi accordati ed utilizza-ti nel sistema creditizio ita-liano. Queste banche dativengono consultate dallebanche e dalle società finan-ziarie per verificare l’affida-bilità e la solvibilità di unsoggetto che richiede loro unfinanziamento. Apparente-mente simili, presentano in-vece caratteristiche diverse.Vediamole a confronto.La Centrale di Rischi (CR), ge-stita dalla Banca d’Italia eistituita nel 1962, è discipli-nata dalla delibera del Comi-tato Interministeriale per ilCredito e il Risparmio (CICR)del 29 marzo 1994 ai sensidegli artt. 53, 67 e 107 delTesto Unico Bancario. Dalla CR vengono raccolteinformazioni sulle situazio-ni debitoria dei soggetti affi-dati verso il sistema crediti-zio, in particolare le esposi-zioni che per singola bancasono di importo pari o supe-riore ad 30.000,00 (impor-to maggiore a quello consi-derato credito al consumo) ele “sofferenze” per qualsiasiammontare (per sofferenzesi intendono affidamentierogati a soggetti che dimo-strano uno stato di insolven-za non transitorio e dunqueconsiderati con scarsa possi-bilità di recupero).Ciascuna banca segnalanteinvia mensilmente alla Ban-ca d’Italia i dati relativi ai

soggetti affidati,la Banca d’Italia asua volta deter-mina la posizioneglobale di ogni af-fidato (accordato,utilizzato e scon-finamenti perogni categoria dirischio, numerodi enti segnalan-ti,…) e restituiscetale informazionealle Istituzionisegnalanti con ca-denza mensile (ilcosiddetto “flus-so di ritorno”).Alle banche che voglionoavere informazioni su sog-getti non ancora segnalatidalla banca stessa, la CReroga il servizio di “primainformazione”, tramite ilquale, in tempi molto brevi,le banche ricevono la posi-zione verso il sistema di unsoggetto richiedente affida-menti e delle posizioni adesso collegate.I soggetti affidati possono aloro volta ottenere il detta-glio delle segnalazioni a pro-prio nome rivolgendosi allefiliali Banca d’Italia. Per lecorrezioni di eventuali erro-ri nelle segnalazioni, è neces-sario rivolgersi direttamenteall’intermediario. La Crif èuna centrale dei rischi priva-ta, gestore di Eurisc, sistemadi informazioni creditizie(SIC), dove vengono raccolti idati relativi alla posizionedebitoria di un soggetto eforniti dalle sole banche e so-cietà finanziarie aderenti. Adifferenza della CR, le segna-lazioni in Crif possono esse-re di qualsiasi importo e leinformazioni ivi contenutepresentano un maggior livel-

lo di dettaglio, ma, essendoCrif una centrale di naturaprivata, possono essere in-complete. Tuttavia attual-mente l’adesione a Crif daparte di banche e finanziarieè molto elevata.Il consumatore deve tenerconto del fatto che ogni pro-prio comportamento finan-ziario, con tutta probabilità,può implicare una segnala-zione in Crif con vari tempidi conservazione per ognievento fino ad un massimodi 36 mesi: nuove richieste,richieste respinte, rate paga-te in ritardo, rate in mora,… E’ necessario considerareche anche un piccolo ritar-do di pagamento può basta-re per essere classificati co-me “cattivi pagatori” e faredunque attenzione per evi-tare spiacevoli rifiuti alleproprie richieste di finan-ziamento. Richiedere can-cellazioni e/o rettifiche nonè sempre semplice.Per richiedere il dettaglio del-la propria posizione, il sog-getto interessato può rivol-gersi direttamente a Crif.

tuirsi particolari prove a sup-porto. È, dunque, irrilevantequante volte il lavoratoresvolga il lavoro durante lanotte essendo sempre agevo-lata la specifica quota di retri-buzione. Si ricorda che il pe-riodo notturno cui fare riferi-mento è fissato dai contratticollettivi applicati in azienda.La risoluzione precisa che so-no agevolati anche gli straor-dinari forfetizzati: si trattaperò solo di quelli corrispostiai lavoratori indipendente-mente dalla effettività di pre-stazioni lavorative eccedentil'orario normale. Sono quindiesclusi gli emolumenti corri-sposti a titolo di straordina-rio nel rispetto delle regolepreviste dal decreto legislati-vo 66/2003 e dei contratticollettivi.Se qualcosa nel calcolo deldatore di lavoro non è anda-to bene, sono due le modalitàdi recupero del beneficio daparte dei lavoratori: presen-tando una dichiarazione deiredditi modello Unico o 730(integrativa se riguarda glianni 2008 e 2009) senza l'ap-plicazione di alcuna sanzio-ne; oppure, presentando un'i-stanza di rimborso (articolo38 del Dpr 602/1973).In ogni caso, è necessario au-tonomamente mettere manoalle buste paga e verificare seil beneficio è stato corretta-mente applicato poiché non èpossibile rivolgersi al propriodatore di lavoro.

sere emotivamente pertur-bante per allievi di altre reli-gioni o per coloro che nonprofessano nessuna religio-ne. Questo rischio è partico-larmente presente tra gli al-lievi che appartengono a mi-noranze religiose. La libertànegativa non è limitata allamancanza di servizi religio-si o di insegnamenti religio-si. Essa si estende alle prati-che e ai simboli che esprimo-no, in particolare o in gene-rale, una credenza, una reli-gione o l'ateismo. Questo di-ritto negativo merita unaparticolare protezione se èlo Stato che esprime una cre-denza e se la persona è mes-sa in una situazione di cuinon può liberarsi o soltantocon degli sforzi e un sacrifi-cio sproporzionati.L’esposizione di uno o piùsimboli religiosi non può es-sere giustificata né con la ri-chiesta di altri genitori chedesiderano un’educazionereligiosa conforme alle loroconvinzioni, né, come il Go-verno sostiene, con la neces-sità di un compromesso ne-cessario con i partiti politicidi ispirazione cristiana. Il ri-spetto delle convinzioni deigenitori in materia di educa-zione deve tenere conto delrispetto delle convinzioni de-

gli altri genitori. Lo Stato è te-nuto alla neutralità confes-sionale nel contesto dell’edu-cazione pubblica dove la pre-senza ai corsi è richiesta sen-za tener conto della religionee deve cercare di inculcareagli allievi un pensiero criti-co. La Corte non vede comel’esposizione, nelle aule del-le scuole pubbliche, di unsimbolo che è ragionevole as-sociare al cattolicesimo (la re-ligione maggioritaria in Italia)potrebbe servire al plurali-smo educativo che è essen-ziale per la preservazione diuna "società democratica" co-sì come concepita dalla Con-venzione.La Corte ritiene che l’esposi-zione obbligatoria di un sim-bolo di una data confessionenell’esercizio della funzionepubblica relativamente a si-tuazioni specifiche sottopo-ste al controllo governativo,in particolare nelle aule sco-lastiche, violi il diritto dei ge-nitori di educare i loro figlisecondo le loro convinzioni eil diritto dei bambini scolariz-zati di credere o di non cre-dere. La Corte ritiene chequesta misura comporti laviolazione di questi dirittipoiché le restrizioni sono in-compatibili con il dovere chespetta allo Stato di rispettarela neutralità nell’eserciziodella funzione pubblica, inparticolare nel campo dell’i-struzione.Pertanto, vi è stata violazionedell’articolo 2 del Protocollon° 1 congiuntamente all’arti-colo 9 della Convenzione.

Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 3 novembre 2009

Verificare le buste paga. E’ possibile recuperarele maggiori imposte per gli anni 2008 e 2009

Politica ed Etica 31FOLIGNO

1966, un bellissimo affre-sco del Perugino raffiguran-te l'Ultima Cena.Quella che per me è statauna casuale scoperta è nul-l’altro che l’ennesima di-mostrazione che il nostropaese, come unanimemen-te riconosciuto nel mondointero, è uno scrigno unico,stracolmo di bellezze natu-rali e opere d’arte che lorendono meta privilegiatadel turismo di ogni genere.

Un rapporto di PriceWa-terhouse Coopers su arte,turismo culturale e indottoeconomico commissionatoda Confcultura e dallaCommissione Turismo eCultura di Federturismo hastabilito che il Pil dell’Eco-nomia turistica in Italia nel2008 si è aggirato intornoai 163 miliardi di euro, pa-ri al 10,6% del Pil naziona-le, circostanza questa cheda sola legittimerebbe una

grande attenzione e unamaggiore profusione di ri-sorse alla cura del nostropatrimonio naturale, arti-stico e culturale.E’ per queste ragioni che de-stano sconcerto notizie co-me quella del crollo dellaDomus dei Gladiatori nell'a-rea degli scavi di Pompei,che non è azzardato collo-care tra i siti archeologicipiù famosi del pianeta, cheva aggiungersi al crollo, al-

Estratto dal libro di Eric LaurentAi più potrebbe sembrareche i princìpi ispiratori del-l'amministrazione statuni-tense, in politica estera, sia-no dettati da una serie di in-teressi geoeconomici, geo-strategici e geopolitici ten-denti a preservare e perse-verare l'incontrastato domi-nio degli States nel mondo.I più, però, non sono a co-noscenza che, oltre alle esi-genze delle holding, dellefondazioni e dei centri dipotere strutturati all'acqui-sizione delle risorse neces-sarie al mantenimento del-lo stile di vita degli statuni-tensi (energia, minerali, gascombustibili e... governi),ciò che ha spinto in buonaparte l'amministrazioneBush a portare guerre, de-vastazioni e lutti nel mon-do sono i dettami biblici in-siti nel più bigotto mondodel puritanesimo prote-stante, messianico-avventi-sta, che nel Nord Americacontagia intorno a 18 mi-lioni di persone.A questo si debbono ag-giungere le pressioni di lob-bies occulte di ispirazionegiudeo-plutocratiche.Si tratta di sette radicali diestrema destra, nazionali-sta, economicista, conserva-trici e reazionarie, anti-isla-miche e filo-ebraiche, chevedono nello scontro finale,nell'Armageddon, tra il be-ne ed il male l'ultima batta-glia prima dell'avvento del

Crolla Pompei, scade la morale,ma i nostri politici restano inamovibili

LUIGI NAPOLITANO

nuovo messia.«Tu sei come Mosè» ebbe adire la madre Barbara al fi-glio George W. Bush, ungiorno del 1999 dopo averassistito alla messa, come apresagire un nuovo cammi-no all'insegna del messiani-smo al futuro presidente eagli Stati Uniti.Nel cuore dell'esecutivo di

Bush ha regnato un climaparticolare: la moglie del se-gretario generale alla presi-denza, Andrew Card, eraministro del culto metodi-sta; il padre di CondoleezzaRice, capo del Consiglio disicurezza nazionale, erapredicatore in Alabama; Mi-chael Gerson, direttore delgruppo che scrive i discorsipresidenziali, si era laurea-to allo Wheaton College del-l'Illinois, soprannominatol'Harvard evangelica e ade-risce alle profezie dell'estre-ma destra cristiana, che cre-de a un imminente Arma-geddon e al ritorno dell'An-ticristo, cui seguirà l'avven-to del Nuovo Messia.Ogni giorno, il personaledella Casa Bianca partecipa-

va a gruppi di studio sullaBibbia. La presidenza sem-brava una vasta sala da pre-ghiera dove, tra una letturacollettiva della Bibbia e l'al-tra, gli uomini in carica ge-stivano gli affari dell'Ameri-ca e del mondo.Una analisi che suscita moltapreoccupazione, poiché daessa traspare la quintessenza

d'un esecutivo politico-affari-stico che tra preghiere digruppo ed interessi multina-zionali, bibbia e petrolio, mi-naccia continuamente la sta-bilità e la pace nel mondo.Nel corso di una congressonazionale dei telepredicato-ri religiosi svoltosi a Nash-ville, nel Tennessee, Bush èstato presentato come «ilnostro amico e fratello diDio» ed ha esordito dicen-do: «Saluto la fede. Saluto lafede che aiuta a risolvere iproblemi più profondi delpaese». Il discorso di Bushad ogni pausa è stato pun-teggiato dagli astanti con«amen».Il fatto che il presidente de-gli Stati Uniti sia passatodall'amore per le bottiglie di

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Jack Daniel's alla predilizio-ne per la lettura e l'interpre-tazione della Bibbia ha cau-sato parecchi mali alle po-polazioni del mondo.Quando George Bush, dagovernatore del Texas, di-venne il quarantatreesimopresidente degli USA, lo di-venne grazie ai giudici con-servatori della Corte supre-ma, alcuni dei quali eranostrettamente collegati alleorganizzazioni cristiane ul-traconservatrici che si era-no pronunciate tutte in so-stegno della sua elezione.L’alleanza tra la destra algoverno e i gruppi fonda-mentalisti cristiani pose al-lora le condizioni affinchéfanatici (tele)predicatoried intellettuali vicini ai re-pubblicani potessero co-minciare la scalata al pote-re, riuscendo in tal modoad imporre il più intransi-gente imperialismo politi-co-economico e finanziariolegato a nuove guerre diaggressione.Per gli integralisti cristianila guerra costituiva uno de-gli obiettivi centrali.Se il pensiero della guerrarappresenta il nocciolo del-la politica estera dell'ammi-nistrazione USA, in politicainterna i repubblicani han-no imposto la più spietataprassi neoliberista, indiriz-zata al totale smantella-mento del sistema socialedi protezione delle catego-rie più deboli e delle mino-ranze.

Negli Stati Uniti è presenteun forte spirito religioso chesi spiega facendo riferimen-to alla storia e alla costitu-zione materiale del Paese.Di fatto si osserva che na-scono continuamente mol-tissime confessioni religiose.I valori religiosi sono unaparte importantissima del-la vita degli statunitensi.Il Cristianesimo è presentein tutte le sue grandi deriva-zioni: in maggioranza pro-testanti (52,9%), seguiti daicattolici (25,9%), mormoni(1,4%), Testimoni di Geova(0,7%) e ortodossi (0,3%).Le confessioni protestantidi maggiori tradizioni sonoquelle della tradizione calvi-nista-riformata (presbiteria-na, congregazionalista, non-ché i battisti) e gli episcopa-li, questi ultimi ramo ameri-cano dell'Anglicanesimo,cui tradizionalmente fannoriferimento le classi alte (èla confessione della fami-glia Bush), ma sempre piùattirano i giovani per le loroposizioni liberal in campoetico-sociale.Le confessioni più diffusesono nell'ordine la battista(17,2%), la metodista (7,2%),fede abbracciata dal presi-dente George W. Bush dopoil matrimonio, la luterana(4,9%), la presbiteriana(2,8%) e la episcopale (1,8%),oltre ad una miriade diChiese evangeliche, pente-costali, non-denominazio-nali e minori. La singolachiesa più diffusa è quellacattolica, rafforzata dall'im-migrazione ispanica degliultimi 30 anni.Oltre a una radicata comu-nità ebraica (1,4%), forte ne-gli Stati costali e in partico-lare nello Stato di New

York, vi sono anche presen-ze islamiche (0,6%), buddi-ste (0,5%), induiste (0,4%),sikh, caodaiste, shintoiste, ebahai, grazie all'enorme va-rietà di gruppi etnici pre-senti ogni religione è rap-presentata.Negli ultimi decenni si è svi-luppato l'evangelicalismo,strettamente collegato al fe-nomeno delle TV and WebChurches, guidate dei cosid-detti tele-predicatori, tra iquali vanno ricordati BillyGraham, Pat Robertson eJerry Falwell, animatori dellaDestra Cristiana, fondamen-tale per le vittorie elettorali diRonald Reagan nel 1980 e1984, nonché per quelle diGeorge W. Bush nel 2000 e2004, e va ricordato anche ilpiù recente e controverso te-lepredicatore Benny Hinn(peraltro molto conosciuto eseguito anche in Italia).Parallelamente sono nate ecresciute le cosiddette me-ga-churches, grandissimechiese evangeliche non-de-nominazionali.Spesso la religione è dietro amolte questioni e controver-sie politiche riguardanti ilrazzismo (il movimento perla desegregazione dei neriera guidato dal pastore bat-tista Martin Luther King), ilpacifismo (la stessa guerrain Iraq ha diviso il panoramareligioso tra favorevoli econtrari), la pena di morte(sostenuta dalle chiese pro-testanti di stampo evangeli-cal e fermamente contestatadai cattolici), la bioetica, l'o-mosessualità, l'insegnamen-to della teoria dell'evoluzio-ne delle specie e il Neodarwi-nismo. Fenomeno minorita-rio ma nondimeno presenteè il Neopaganesimo.

In God we trust (noi confidiamo in Dio)Ovvero: Dio è dalla nostra parte

GENNAIO 2011

Mi sono trovato recente-mente, per ragioni familiari,a passeggiare per il centrodi Firenze senza avere unameta precisa. Vi mancavoda oltre venti anni e il tem-po aveva senz’altro attenua-to, nei miei ricordi, lo splen-dore che offre anche ad unocchio poco esperto come ilmio questa meravigliosacittà. Ciò che, tuttavia, hacolpito in maniera partico-lare la mia attenzione è sta-ta l’indicazione del “Cena-colo di Fuligno”, museo dicui non conoscevo l’esisten-za e che sicuramente, in al-tri tempi, mi sarebbe sfug-gito. Un’ovvia curiosità miha spinto in via Faenza 42ed ho così scoperto che ilCenacolo, museo ad ingres-so gratuito e, di certo perme non il più famoso di Fi-renze, era il refettorio mo-numentale del conventodelle terziarie francescanedella Beata Angelina da Fo-ligno, oggi utilizzato periniziative sociali, che con-serva, oltre tante opere dan-neggiate dall’alluvione del

trettanto grave, verificatosinel mese di marzo nella Do-mus Aurea, edificio volutoda Nerone dopo l'incendioche nel 64 dopo Cristo di-strusse gran parte di Roma.Esse denotano, infatti,un’incuria che viene da lon-tano e che sarebbe ingiustoascrivere al solo ministrodei beni culturali in caricache, minimizzando gli even-ti, non rende di certo ragio-ne delle sue attività nell’e-sercizio delle funzioni cui èpreposto. Tuttavia l’attualeministro, che ha bocciatosenza remore e senza aver-li visti film di cineasti italia-ni da lui bollati come paras-siti di stato perchè non distretta osservanza governa-tiva, si è reso protagonistadi iniziative, non proprioortodosse, quali il premiospeciale assegnato al Festi-val di Venezia per la produ-zione del film “Goodby ma-ma”, il cui unico pregio pa-re sia nei servigi resi al capodel governo dalla regista ele consulenze assegnate,con atteggiamenti criticabi-li quanto meno sul pianoetico, all’ex marito della suaattuale compagna ed al dilei figlio. Di minor rilevanzaper la non irreversibilità, al-meno per ora, ma altrettan-to problematico si è rivela-to l’insuccesso conseguitodalla gara, andata deserta,che doveva raccogliere leproposte degli sponsor peril restauro del Colosseo,simbolo di Roma, con una

formula di finanziamentointegrale da parte dei priva-ti che il ministro aveva defi-nito come un modello daapplicare anche ad altri mo-numenti del nostro Paese. Pur volendo riconoscere ainostri politici una strenuaappartenenza ai seguacidella cultura sofistica nellaparte che nega l’esistenzadi una verità assolutamen-te valida e che ritiene unicometro di valutazione l’indi-viduo, per cui per ciascunoè vera solamente la propriapercezione soggettiva, sen-za arrivare a pretendere daloro ciò che ogni Stato chie-de ai suoi cittadini, ossiaonestà e rettitudine di com-portamento, sembrerebbequanto meno opportunoche finalmente si attui ilprincipio valido per qual-siasi attività secondo il qua-le anche le cariche istituzio-nali diano non solo onori,ma anche responsabilità,concetto in base al quale sidetermina un obbligo di ri-spondere delle scelte com-piute nell’esercizio delleproprie funzioni. Nono-stante il concetto di mora-le, inteso come l’insiemedelle consuetudini socialilegate ad una certa tradi-zione culturale, negli ultimianni, grazie ai nostri gover-nanti sia scaduta notevol-mente, cosa mai dovrà suc-cedere perchè un politico,riconoscendo le proprie re-sponsabilità faccia un pas-so indietro?

Religioni negli USA

Cenacolo di Fuligno, attribuito a Pietro Vannucci il Perugino, Firenze

II potere occulto di George W. Bush. Religione, affari,legami segreti dell'uomo che è stato alla guida del mondo

dalla Città e dal Mondo41 FOLIGNO

Peron da rifugio ai criminali nazisti (seconda parte)

Sta nascendo un orientamento economicamente sostenibile di segno contrario alle esternalizzazioniSe ne parla a Foligno con Tommaso Fiore

Pubblico è meglio

GIOIETTA VOLPI

OSVALDO GUALTIERI

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Internalizzare significa porta-re, o meglio, riportare, all’in-terno di un’impresa, una fun-zione o una produzione per laquale si era, in precedenza,scelto di appoggiarsi a terzi. Ivantaggi dell’internalizzazio-ne del processo di ideazione,realizzazione e vendita di unprodotto o di un servizio ri-guardano l’efficienza, con ri-duzioni significative dei costi,unita a un sensibile incremen-to della qualità sul medio e sullungo periodo. Il lungo dibattito tra i fautoridel pubblico o del privato nel-l’ultimo periodo si sta facendosempre più acceso, basti pen-sare alle questioni riguardan-ti la privatizzazione dell’ac-qua, dell’Università e dellascuola. Un altro settore pesan-temente coinvolto nella que-stione riguarda la Sanità e ingenerale i diversi servizi pub-blici che vengono affidati inmaniera significativa adaziende e cooperative private.In collaborazione con il Comi-tato Regionale Umbro, Sini-stra Ecologia e Libertà di Foli-gno ha organizzato il dibatti-to “Pubblico è meglio. Tutelail lavoro e costa meno”. Alcentro della discussione leproposte per un settore vitalee delicato come quello dei ser-vizi pubblici e le soluzioni peril lavoro precario che ha ac-

compagnato negli ultimi de-cenni l'affidamento a privatidella loro gestione.Nella Regione Puglia, con unalegge dell'anno passato, si èavviata un'esperienza di segnocontrario: l'internalizzazionidi alcuni servizi sanitari.Questa iniziativa riguarda nel-la sanità pugliese circa 8000lavoratori e lavoratrici del 118che potrebbero essere assor-biti negli organici delle Asluscendo da una insopportabi-le condizione di precarietàche rende i lavoratori menospecializzati e più ricattabili.Un esperimento importante,in controtendenza rispetto al-le politiche di esternalizzazio-ne che tutte le amministrazio-ni hanno portato avanti finoad oggi, che non a caso vieneferocemente contrastato dalgoverno nazionale, e che è alcentro di una grande discus-sione in tutto il paese. Il 17 Dicembre presso la Sala

Video dell’Auditorium SanDomenico si è discusso deivantaggi che tale inversione dirotta potrebbe portare alleeconomie del settore pubbli-co, ma anche alla qualità deiservizi e alla risoluzione delproblema della precarietà dellavoro nella nostra città e nel-la nostra regione.Al dibattito è stato presentel’Assessore regionale alla Sa-nità della Puglia dott. Tomma-so Fiore, che ha spiegatoquanto sia importante “usciredalla convinzione che tuttociò che è pubblico è male e in-vece al contrario che tutto ciòche appartiene al mondo delmercato privato è vantaggio-so. In Puglia come in tutta Ita-lia, a seguito di alcune leggidel ‘96 che comprimono laspesa per personale sanitariopubblico, le Asl hanno trasfe-rito il personale sotto la voce'spesa per servizi' ed esterna-

(La prima parte dell’articolosulla vita di Peron è stata pub-blicata nel numero di dicembree sul sito internet)

A Febbraio del 1946, grazie auna vittoria elettorale lunga daspiegare, Peròn sale al governoin Argentina presentandosi co-me rappresentante dei settori“descamisados” (senza giacca).In quel periodo questo paeseera ricchissimo grazie alleenormi esportazione di carnee grano verso una Europa affa-mata dalla guerra. C’è una fa-mosa frase di Peròn del 1949dove dichiara “che ne facciamocon l’oro che impedisce il pas-saggio nei corridoi della BancaCentrale?”. Sembrava unoscherzo. Non lo era. Quandonel 1955 è scapato, di quell’o-ro non era rimasto neanche ilricordo. Tra le prime cose cheha portato avanti è stata lacreazione di una centrale sin-dacale unica, la CGT, e la sinda-calizzazione obbligatoria, dan-do così il via alla creazione diuna mafia sindacale corrottache ancora oggi rappresentauno dei poteri più forti in Ar-gentina. Il loro potere ha origi-ne nell’enorme fortuna che en-tra nelle loro casse, provenien-te dal contributo obbligatorioda parte di tutti i lavoratori edatori del lavoro del 12 % deiloro stipendi. Una fortuna im-

mensa! Con questi soldi do-vrebbero finanziare program-mi sociali a beneficio dei lavo-ratori. Invece, in gran parte seli ruba la cricca sindacale pero-nista. Sin dall’ inizio del suo go-verno, oltre la corruzione a tut-ti i livelli, inizia anche la repres-sione su tutti i settori opposi-tori, soprattutto di comunisti esindacalisti di sinistra e anar-chici, che fino a quel momentoerano stati i fondatori di tutti isindacati in Argentina. Traquesti sindacalisti c’era Ange-lo Molessini, suocero di miofratello, un italiano che avevafondato il sindacato nazionaledei lavoratori edili, che, a forzadi continue persecuzione del-le squadracce del regime, de-tenzioni e torture, è stato bru-talmente rimosso. Molessinisuccessivamente, già anzianoma ancora militante, è statofatto scomparire nel 1977 du-rante l’ultima dittatura milita-re, insieme a 30.000 persone,tra cui 386 italiani e oltre 8.000figli di italiani. Però questa èun’altra storia. Terrificante!Comunque, il peronismo all’i-nizio ha fatto alcune riforme afavore dei lavoratori, assieme auna politica industriale cheavrebbe dovuto trasformarel’Argentina da un paese coneconomia prevalentementeagricola in un paese industria-lizzato. Come curiosità va det-to che, precedentemente,Peròn voleva che l’Argentinadiventasse anche una potenzanucleare. Aveva contattato uno“scienziato” tedesco fuggito

dalla Germania nazista e gliaveva costruito un misteriosolaboratorio su un’isola nel del-ta del fiume Paranà per pro-durre la bomba atomica.Di questo laboratorio, dei risul-tati, dello scienziato e come èandato a finire, per fortunanon è rimasto neanche il ricor-do. Il Brasile s’è salvato…Sin dall’ inizio del suo governo

Peron ha creato un vero e pro-prio programma per ricevere edare protezione in Argentina amigliaia di profughi nazisti, fa-scisti e ustascia, con l’appoggiodella CIA, settori della chiesa edella famigerata Organizzazio-ne Odessa. Si dice che, tra la fi-ne della seconda guerra e1951, sono arrivati in Argenti-

na oltre 30.000 di questi, por-tandosi con loro enormi fortu-ne, frutto del bottino di guerra,che hanno diviso con Peròn.Tra questi tenebrosi personag-gi c’era Joseph Mengele, ErikPriebke, Adolf Eichmannn,Martin Borman e Ivo Heindri-ch, mano destra dell’ustasciaAnte Pavlic. Quasi tutti sonoandati a vivere a Bariloche e

nella “sierra de Còrdoba”, for-mando vere e proprie comu-nità autonome protette.Eva Duarte di Peròn, con le sueambizioni, il suo carisma evirtù teatrale, ha giocato unruolo fondamentale nella pro-paganda per portare avanti lepolitiche demagogiche nazio-nal/populista, sostegno ideolo-

gico del peronismo. Ha creato la famosa “Funda-ciòn Evita” che, oltre che dalloStato, riceveva il contributo ob-bligatorio di 2 giorni annui distipendi di tutti i lavoratori ar-gentini. Con questi soldi, unaparte se li rubava e con l’altraandava in giro distribuendopersonalmente degli umili pal-loncini di gomma e miseri gio-catoli per i bimbi e un panetto-ne per famiglia a fine anno agente che, fino a quel momen-to, nessuno gli aveva dato nien-te. Lei gli dava, con i soldi dellostesso popolo, dei miserevoliregalini riempiti di demagogiae con questo è passata alla sto-ria come la “defensora de lospobres”.. Aneddoto: durante ilperonismo nelle scuole si uti-lizzava, come unico libro di let-tura in tutte e 6 le classi dellaelementare, un mattone chia-mato “La razòn de mi vida”,scritto da un meno che medio-cre scrittore spagnolo falangi-sta e che facevano credere cheera stato scritto da Evita. Il con-tenuto era una pappona dema-gogica fascistoide e di autoesaltazione di Evita a livelli in-credibili!. Peròn vinse nuova-mente le elezioni del 1951,questa volta grazie anche allaproibizione dei partiti di sini-stra e la repressione di tuttiquelli che non aderivano al pe-ronismo, compreso la chiusu-ra di giornali, proibizione apartecipare a qualsiasi riunio-ne non peronista, l’uso larga-mente collaudato mondial-mente delle squadracce di regi-

me, ecc. Ossia, Peròn avevasemplicemente impiantato unregime dittatoriale di taglio fa-scista. Il 26 luglio di 1952 muo-re Evita, la “difensora dei de-scamisados”, lasciando unguardaroba con più di 2.000vestiti di grandi firma e unaenorme fortuna in gioielli…Con questa disgrazia, Perònperde un pezzo importantedel suo potere propagandisti-co. Da lì in poi, accompagnatodalla fine dell’epoca d’oro emannaia, il fallimento di tuttele politiche economiche e indu-striali, rottura con la chiesa e lacrescente delusione popolare,il regime da lui creato inizia ilsuo inarrestabile declino. Stra-namente, in questo contesto, anovembre del 1953, gli vieneconferito l’Ordine “Cavaliere diGran Croce Ordine al Meritodella Repubblica Italiana”. Ilmotivo?: non lo so. Probabil-mente grazie a Licio Gelli e allaP2 alla quale Peròn appartene-va, hanno fatto in Italia un bellavoro di lobby. Il 19 settembre del 1955, uncolpo di stato lo destituiscequando il suo regime era già incrisi e il paese in forte declinoeconomico. Lui va via tranquil-lamente su una motovedettaparaguayana che era statamandato per prenderlo dalsuo amico Alfredo Stroessner,sanguinario dittatore nazistadel Paraguay.. Peròn, che nel1947 aveva dichiarato comepatrimonio personale solo unamodesta casetta nel Municipiodi Martinez e una macchinaPackard, nel frattempo era di-ventato uno degli uomini piùricchi del mondo. Alla facciadei “descamisados”!

GENNAIO 2011

lizzato moltissimi settori: pu-lizie, mense, manutenzioni, avolte persino i medici. Tuttociò ha fatto sì che fossero leAsl a pagare il profitto prodot-to dalle varie cooperative osoggetti privati, senza perquesto che i lavoratori netraessero alcun beneficio. Per questa ragione, conti allamano, abbiamo deciso di apri-re delle agenzie in house perl'autoproduzione di servizi sa-nitari. In queste agenzie al100% pubbliche abbiamo co-minciato a trasferire il perso-nale mano a mano che scade-vano gli appalti alle coopera-tive, naturalmente applicandoil contratto nazionale della sa-nità e stabilizzando tutti iprecari. Lo scontro con il go-verno, e in particolare con ilsuo uomo forte Giulio Tre-monti, è stato feroce e conti-nua tuttora. Il pericolo cheun'esperienza come questapossa diventare 'contagiosa',possa insomma espandersi inaltre regioni, è percepito comeun terremoto per le politicheneoliberiste da lui portateavanti. Penso che la sinistradovrebbe da domani alzare latesta, non lasciare sola la Pu-glia in questa battaglia, coin-volgere sindacati e lavoratorinell'espansione del metododelle internalizzazioni." sono inoltre intervenuti GigiBori, coordinatore regionaleSel che ha illustrato il docu-mento sulla sanità di Sel Um-bria; Wanda Scarpelli, Segre-taria Regionale Funzione Pub-blica - Cgil (FP-CGIL) che haparlato delle specifiche pro-blematiche della sanità in Umbria; Paolo Giovenali, Segre-tario Regionale CGIL MEDICIche ha dichiarato che non èmai riuscito a capire quali sia-no i vantaggi economici deri-vanti per le Asl dall'esternaliz-zazione dei servizi e che quin-

di condivide il percorso che èstato fatto in Puglia; PaoloFranchi, lavoratore di una coo-perativa che ha mostrato labusta paga di un operatore atempo pieno che nel mese didicembre, compresa la tredi-cesima, le ferie non godute egli straordinari ha ricevuto ilsalario netto di 1200 euro. Eli-sabetta Piccolotti, Assessoredel Comune di Foligno emembro della segreteria re-gionale, ha coordinato gli in-terventi sottolineando come"questa iniziativa che parla diproposte concrete per supera-re la precarietà del lavoro nei

servizi pubblici locali è un mo-mento importante, tanto piùora che il teatrino degli accor-di politicisti in parlamento do-po il voto di fiducia a SilvioBerlusconi ci consegna l'im-magine di partiti che non di-scutono più nel merito deiproblemi delle persone, masoltanto di come conservare ilproprio potere. Noi a tutto ciòvogliamo essere una coraggio-sa alternativa, un'inversionedi rotta, pensiamo che espe-rienze positive come questepugliesi vadano esportate intutta Italia".

Simon Wiesenthal dedicò la vita alla ricerca dei criminali na-zisti,molti dei quali, con l’Operazione Odessa, l’aiuto del Va-ticano e della CIA, trovarono rifugio nell’Argentina di Peron

Confidiamo nel 2011Casualità o progettualità?

All’inizio di un nuovo anno si affaccia alla mente Lepoardi eil suo venditore di almanacchi. Veramente c’è chi crede allafortuna nell’avviarsi a percorrere la sequela dozzinale chedefinisce un calendario? Personalmente, non ho voglia di abbandonarmi al caso e purmettendo in campo quel quid imponderabile da cui non sipuò prescindere preferisco affidare la mia sorte ad un pro-getto di cui sentirmi protagonista. E’ per questo che nel 2011ancora neonato auspico per tutti un futuro di consapevolez-za e di responsabile determinazione. E’ ora di voltare pagi-na verso un domani in cui i valori ritrovano il loro giusto pe-so, in cui i diritti umani ritornano ad essere sicuri e inviola-bili, in cui il merito prende il sopravvento sulla furbizia. So-no certo che in una società meritocratica non ci sarebbe spa-zio per le ingiustizie e le violenze perché la funzionalità deiruoli, da quelli strategici a quelli del quotidiano, traccerebbel’armonia che garantisce pace,concordia e progresso.Il Natale appena trascorso dovrebbe invitare tutti alla rifles-sione, perché il modello di vita e di impegno proposto dal Cri-sto Bambino non può suscitare indifferenza. E allora perchénon lasciarsi trascinare dalla carica rivoluzionaria che da Luipromana, perché non ritrovare il gusto delle utopie per cuilottare e sognare, perché non sentirsi rinnovati dall’entusia-smo e dalla passione da spendere al servizio della comunità?I beni più preziosi sono quelli che custodiamo nel profon-do del nostro io, beni incorruttibili che nessuna crisi eco-nomica e sociale potrà distruggere e allora perché non col-tivarli per raggiungere la felicità che appaga la nostra an-sia esistenziale!

Salvatore Macrì

dalla Città 5 1FOLIGNO

lazzina liberty.Oggi, finalmente, si è datoinizio agli interventi pro-grammati e convenzionati.Coop Centro Italia, infatti,ha appaltato le opere di de-molizione che interverrannosu tutta l’area dell’Ex Zuc-cherificio, che andranno adabbattere gran parte degliedifici. Seguiranno la realiz-zazione delle opere di urba-nizzazione e, infine, verràpresentato e discusso con lacittà il progetto definitivodell’intervento.Dopo quasi trenta anni dal-la chiusura dell’impianto in-dustriale qualcosa si muove.

Comunemente chiamataarea dell’Ex Zuccherificio, inrealtà classificato come“Ambito di Trasformazione”denominato “Il Campus”. Ésì, perché quando l’ammini-strazione comunale approvòil piano regolatore per il re-cupero dell’area, a fronte diun centro storico derelitto,con palazzi antichi fatiscen-ti, si immaginò anche unospazio da destinare alla for-mazione, con la realizzazio-ne di un complesso immobi-liare che assomigliasse aicampus universitari anglo-sassoni, con edifici a desti-nazione commerciale e resi-denziale.Successivamente, con deli-bera comunale n.35 del2005, è stato approvato ilPiano attuativo cui è subor-dinata ogni iniziativa edifi-catoria. Il piano attuativo èlo strumento urbanistico didettaglio atto, di norma, a di-sciplinare parti del territoriocomunale nelle quali si deb-ba procedere alla realizza-zione di interventi dispostidal piano regolatore e per lequali quest’ultimo non assu-ma contenuti attuativi. Come è noto, la maggior par-te dell’area in discorso è diproprietà Coop Centro Italia,che ha stabilito, in accordocon il Comune, gli adempi-

Iniziano i lavori all’exZuccherificio

Al via i lavori del “Campus” Impianti fotovoltaici nellescuole di Foligno

xxSono passati circa 30 annidalla cessione dell’attivitàproduttiva dell’ex zuccheri-ficio edificato agli inizi del1900 dalla società Italo-Bel-ga degli Zuccheri ma la zonaversa ancora in un grandestato di degrado ed il cui de-stino risulta ancora scono-sciuto. Di certo si sa che laproprietà attuale cioè COOPcentro Italia che ha acquista-to ufficialmente l’area dallasocietà “Foligno 2000” nel2004, sembra intenzionata arealizzare ciò che è statoprevisto dal piano regolato-re approvato nel ’97, cioè13000 mq di superficie com-merciale, 8400 mq per atti-vità direzionali, 4200 mq perattività di formazione e16300 mq di superficie abi-tative. Ad onor del vero lacooperativa al momento del-l’ufficializzazione d’acqui-sto si dimostrò favorevole aridurre le volumetrie ecces-

sive previste dal PRG, ma al-lo stato attuale non essendostato presentato ancora al-cun progetto architettoniconon possiamo che parlare di“aria fritta”.In questi anni si è parlatomolto del futuro dell’ex zuc-cherificio, dell’impatto cheavrebbe avuto con la città,con l’economia del centrostorico già fortemente pro-vato dall’esodo di massa ver-so la periferia, della viabilitàlocale e dei problemi legatialla vicinanza del fiume To-pino per il quale era statoipotizzato addirittura la de-molizione dei ponti limitro-fi alla zona tra i quali quellodi porta Firenze che non ga-rantirebbero standard di si-curezza (ipotesi poi fortuna-tamente tramontata per ilgrave rischio idrico cheavrebbe subito il fiume coninterventi così invasivi cheavrebbero inesorabilmentemodificato il letto su cuiscorre).La Coop sembra intenziona-ta a voler procedere con le

opere di urbanizzazione perla cui realizzazione occorro-no circa 18 mesi, visto cheoramai sembra che siano ini-ziati i lavori per la demoli-zione autorizzata nei mesiscorsi. Quello che mi do-mando è come si possa pro-cedere alle opere di urbaniz-zazione se non si ha un pro-getto realizzativo sul qualecreare le basi? Forse il pro-getto architettonico alloraesiste, ma non lo si vuolepresentare per evitare il con-fronto con la cittadinanzatanto acclamato dai nostripolitici ed amministratori? Da una parte c’è l’ammini-strazione pubblica che ac-cusa la proprietà di nonaver ancora presentato unprogetto, dall’altra parte c’èla Coop che imputa alla lun-gaggine burocratica ed alladialettica politica il ritardonell’esecuzione dei lavori,di sicuro ci sono i cittadinidi Foligno ma soprattuttoquelli delle zone limitrofecome Prato Smeraldo chevivono la situazione con

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menti necessari primadi poter addivenire al-la presentazione e se-guente realizzazionedi qualsiasi interventoedificatorio.La proprietà, infatti, siè impegnata a realiz-zare tutte le opere diurbanizzazione previ-ste nel piano attuati-vo, come fogne, stra-de, parcheggi etc.; taliinterventi, poi, do-vranno essere iniziatiprima che sia rilascia-to il permesso a co-struire degli edifici.Ciò trova una sua logi-ca nel fatto che sareb-be inutile realizzaregli immobili se poinon sussistono le con-dizioni per consentir-ne l’allacciamento alleinfrastrutture a rete.La proprietà di dette operedi urbanizzazione realizza-te dal soggetto attuatore re-sta pertanto attribuita auto-maticamente in forma gra-tuita al Comune, essendoqueste realizzate diretta-mente su aree già destinatea divenire di proprietà diquest’ultimo.Vi sono, infine, alcune ope-re di urbanizzazione c.d. se-condaria, poste anch’esse acarico della proprietà, checonsistono nel recuperodella ciminiera, nella conti-nuità del parco fluviale giàrealizzato, nella eventualeristrutturazione della pa-

LORENZO BATTISTI CRISTIANO DELLA VEDOVA

ANDREA TOFI

Una grande iniezione di fidu-cia mi da la mitica Wikipedia:“Sono da considerarsi ener-gie rinnovabili quelle formedi energia generate da fontiche, per loro caratteristica in-trinseca, si rigenerano o nonsono "esauribili" nella scaladei tempi "umani" e il cui uti-lizzo non pregiudica le risor-se naturali per le generazionifuture”. Sono dunque gene-ralmente considerate "fontidi energia rinnovabile" il so-le, il vento, il mare, il caloredella Terra, ovvero quellefonti il cui utilizzo attualenon ne pregiudica la disponi-bilità nel futuro, mentre sono"non rinnovabili", sia per ave-re lunghi periodi di forma-zione di molto superiori aquelli di consumo attuale, siaper essere presenti in riservenon inesauribili, fonti energe-tiche quali petrolio, carbone,gas naturale. Che bellezza!Anche questa è rivoluzione!Lo sfruttamento dell’energiasolare per la produzione dienergia elettrica si realizzacon la creazione di impiantic.d. fotovoltaici, che sfrutta-no, appunto, l’effetto fotovol-taico. Mi piace definirla “ver-de” questa energia prodottada una fonte rinnovabile co-me il sole. Un’energia verdeche migliora e allunga la vitadel nostro pianeta … e ovvia-mente anche la nostra e dei

Al via la demolizione dei fabbricati perprocedere alle opere di urbanizzazione, maancora non è stato presentato il progettoarchitettonico

maggior disagio, in quantonell’attesa della bonificadell’ex zuccherificio, negliultimi anni non sono statifatti intereventi per miglio-rare la vivibilità e la fruibi-lità del quartiere che è cre-sciuto anche considerevol-mente. I cittadini della zonalamentano infatti l’assenzadi una farmacia, di un uffi-cio postale, di un supermer-cato in grado di soddisfarele esigenze del territorio, dicollegamenti con il servizionavetta utile sicuramenteper gli anziani e per coloroche non sono automuniti.Su di un punto sono d’accor-do con la Coop, cioè quelloin cui si afferma la necessitàdi ridare forza e slancio al

Nel progetto anche la continuità delparco fluviale Tutela ambiente e risparmio energetico

centro storico creando mo-menti di svago e di aggrega-zione promovendo la cultu-ra e la formazione, ma dubi-to fortemente che l’ipotesirealizzativa ricalchi a pienoqueste buone intenzioni, te-mo purtroppo che invecedietro a questi ritardi e rinviivi sia la consapevolezza del-le difficoltà anche da partedell’amministrazione comu-nale, rea di aver approvatoun PRG che prevedesse ec-cessive cubature come am-messo dalla stessa attualeproprietà, di far accettareall’opinione pubblica un’o-pera così imponente a ridos-so delle mura cittadine coninfrastrutture e reti viarie daricalcolare in base alle nuo-

ve esigenze.Nella speranza che perlome-no i lavori di demolizionenon vengano fermati, ciuniamo all’accorato appellodi coloro che vivono nelle vi-cinanze dell’ex zuccherificioe che chiedono la bonifica ela valorizzazione del sito in-dustriale dismesso; chiedia-mo inoltre alla Coop ed al-l’amministrazione comuna-le di presentare finalmenteprogetti architettonici con-creti per poter così avviareun processo di discussionee partecipazione attiva cherenda i cittadini consapevo-li del futuro della propriacittà, basta con discussionisterili ed inutili tatticismi èora di venire allo scoperto!

nostri figli. Dopo l’inaugura-zione nel Febbraio scorso didue impianti fotovoltaici, col-locati nella zona della Pacia-na, in Via Vasari e a Largo Ne-ri, a servizio della zona indu-striale, l’area lavori pubblicidel Comune di Foligno hapresentato nei giorni scorsi lasituazione degli impianti fo-tovoltaici nelle scuole. Al mo-mento è già in funzione, dal2007, un impianto fotovoltai-co nella nuova scuola mater-na di Borroni, mentre è in

corso di realizzazione l’im-pianto nella scuola elementa-re di Via Mameli, che verràmesso in esercizio dai primimesi del 2011. Il Comune diFoligno, sollecitato dai suoiattenti cittadini, sta percor-rendo la strada del beneficioambientale e del risparmioenergetico. Sono in corso diprogettazione, inoltre, gli in-terventi per altri due impian-ti nel complesso scolastico diSterpete e nella scuola dell’in-fanzia “Garibaldi” in Via deiMille. Inoltre, sulla base diuno studio di fattibilità perl’installazione di impianti fo-

tovoltaici nelle scuole, èemersa la possibilità di ese-guirli, attraverso affidamen-to in concessione a privatiper la progettazione esecuti-va, la realizzazione e gestio-ne degli impianti, nei se-guenti edifici scolastici: scuo-la media “Gentile da Foligno”,scuola media di Sant’Eraclio,scuola media di Belfiore,scuola elementare di ViaMonte Cervino, scuola ele-mentare di Via Fiume Treb-bia. Certo, siamo ancora benlontani dal raggiungere l’au-tosufficienza energetica de-gli edifici pubblici. Da unostudio effettuato in collabo-razione con il Laboratorio diScienze Sperimentali di Foli-gno e Università degli Studidi Perugia è stato rilevatoche, qualora si riuscisse nel-l’intento, notevole sarà neglianni il risparmio energeticoper ogni edificio scolastico,mente l’impianto fotovoltai-co nella sola scuola di Sterpe-te consentirà, in 20 anni, unrisparmio di 300 tonnellatedi anidride carbonica.Sempre con un atteggiamen-to per così dire “romantico” esognatore, apprezzo sensibil-mente che proprio nel luogoin cui i nostri bambini si for-mano e creano il loro futuro,si sia iniziata una piccola ri-voluzione volta a migliorareanche la loro vita futura, mol-to scura e problematica pertanti aspetti, ma se non altro“verde” e confortante, in talesettore.

“In primo luogo, persino l’in-telligenza più rudimentalenon avrebbe alcuna diffi-coltà a comprendere che es-sere informato sarà semprepreferibile a ignorare, so-prattutto in materie tantodelicate come lo sono questedel bene e del male, nel qua-le chiunque si mette a ri-schio, senza saperlo di unacondanna eterna a un infer-no che allora era ancora dainventare” (Josè Saramago -Caino; Ed. Feltrinelli). La conoscenza come stru-mento per non sbagliare o,comunque, per sbagliareconsapevolmente compren-dendo le conseguenze chedall’errore commesso deri-veranno. E’ questo il primo appuntoche Saramago fa a Dio aproposito del “nefando cri-mine di aver mangiato delfrutto dell’albero della co-noscenza del bene e del ma-le”: non aver reso edottiAdamo ed Eva che un sem-plice atto, quale quello dimangiare una mela, avrebbemacchiato per sempre la lo-ro discendenza di un pecca-to indelebile.E sono l’incomprensione e ifraintendimenti fra Dio e gliuomini che, secondo Sara-mago, caratterizzano la sto-ria di questi ultimi. Nelle pagine di “Caino” tro-viamo un’immagine di un Diomolto diversa da quella che ilcatechismo, le liturgie e an-che la cultura, domestica enon, ci hanno trasmesso.Ma questa immagine è poi

Cultura/e61 FOLIGNO

Il peccato originale di DioLa letteraturaproletaria

Un patrimonio di umanità e di cultura

NATALINO SAPEGNO

LEV TROTZKY

IOLANDA TARZIA

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così diversa da quella cheritroviamo nella lettura deLa Bibbia? Nel Libro della Genesi 3,14- Castigo e Promessa – inve-ro non incontriamo certa-mente il più comprensivodei Padri. Certo, stiamo parlando diuna mera lettura del libro,non già di una lettura gui-data o dell’interpretazionedelle Sacre Scritture. E nonè certo questa la sede per

voler e/o poter disquisiresu, o men che meno inter-pretare, La Bibbia.Invero, chi scrive intendeprendere spunto da quelloche afferma Saramago inmerito all’ignoranza comeuno dei fattori che portanogli uomini a commettere er-rori – sin dal primo e piùgrave errore mai commesso– per esprimere qualchepersonale considerazionesulla non conoscenza e,conseguentemente, sull’in-comprensione e i frainten-dimenti nei rapporti inter-personali. Il non sapere, perché non si

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conosce, non si può cono-scere, si è ingannati, sifraintende, se nella culturapopolare spesso è conside-rato come un bene – “Oc-chio non vede, cuore nonduole” -, di fatto impediscela comprensione di ciò cheè e potrà essere e, conse-guentemente, di trovare edutilizzare gli strumenti pernon sbagliare e/o per preve-nire o correggere gli errori.Solo con la conoscenza si

può comprendere; anche senon sempre la conoscenzacomporta la comprensionené, tantomeno, la compren-sione evita i fraintendimen-ti e gli errori. Sovente nell’interagire congli altri non abbiamo unareale conoscenza dell’esse-re cui ci relazioniamo che ciconsenta di comprendere leragioni di certe affermazio-ni o di certi comportamentied atteggiamenti. Tendiamoa considerarli e valutarli se-condo quelli che sono i no-stri parametri di riferimen-to e di ragionamento, le no-stre esperienze, le nostre

convinzioni, le nostre esi-genze e i nostri desideri,non conoscendo quelli chesono i percorsi mentali edemotivi che, invece, portanol’altro a fare quelle afferma-zioni o tenere quei compor-tamenti ed atteggiamenti.Eppure, sono tante le voltein cui erriamo nel valutare erecepire ciò che l’altro vole-va fare o dire. Di qui i frain-tendimenti e le incompren-sioni che possono rovinarei rapporti umani ed allonta-nare gli uni dagli altri.Ciò non vuol dire che la co-noscenza dell’altro ci evite-rebbe di commettere i me-desimi errori o di compren-dere ciò che ci viene daglialtri. Non è dato a noi sape-re, infatti, se avendo Adamoed Eva conosciute le conse-guenze del loro gesto, nonavrebbero agito nello stessoidentico modo.Tuttavia, la conoscenza diciò che non siamo, unita-mente al desiderio di sape-re e capire le ragioni chesottostanno a certe affer-mazioni, comportamenti oatteggiamenti, forse potreb-bero evitare tanti frainten-dimenti.Un proposito buono per ilnuovo anno che ognuno dinoi dovrebbe fare è quellodi impegnarsi a stare piùattento a ciò che gli altri di-cono e fanno, ascoltare edosservare, non solo con ipropri occhi e i propri orec-chi, ma cercando di capirecome gli altri vedono e sen-tono, e di chiedere, quandonon si comprende, le ragio-ni che sottostanno a queicomportamenti e atteggia-menti che a noi appaionoerrati. Magari, così, riusci-remo ad evitare che i frain-tendimenti rovinino rap-porti preziosi.

Ogni vita, anche la più umile,ha i suoi momenti salienti,che sembrano condensarnetutto il significato.Nella mia vita mi pare di poterindicare due momenti siffatti,legati fra di loro da una singo-lare corrispondenza e affinitàdi circostanze, di atteggia-menti, di esiti: gli anni del pri-mo dopoguerra, fra il ’18 e il’24, che sono anche quelli del-la prima formazione giovani-le, e gli altri a cavallo della se-conda guerra mondiale, fra il’38 e il ’50, che corrispondonoalla piena maturità della vita edelle opere: la appassionatapartecipazione al movimentoculturale torinese della «Rivo-luzione liberale» e del «Baret-

ti», e poi l’incontro di me nonpiù giovane con i giovani anti-fascisti della Facoltà di Lette-re romana, che sarebbero sta-ti al centro della resistenza edella lotta politica successivaalla liberazione.Due momenti a cui si leganole più forti amicizie, da Gobet-ti a Levi, da Fubini ad Alberti,da Antonicelli a Debenedetti,e più tardi da Alicata a Salina-ri […], e anche le punte più in-tense, forse le più fruttuose,del mio lavoro. Due momentidi fervida, animosa speranza,cui doveva presto seguire unafase di frustrazione, di scon-fitta, di pigra disperazione.Quel che conta è, in entrambi,il concorrere della passionepolitica e della passione cul-turale, anzi il loro coinciderein una sola lotta, nell’estremadifesa, sul terreno politico ein funzione di un rinnova-mento totale della condizioneumana, di una tradizione cul-turale sentita in tutta la suavitalità, benché minacciatadalla ricorrente barbarie.La mia generazione s’è trova-ta fin dal principio impegna-ta in questa difficile, ma oscu-ra, battaglia. Non ci siamomai sentiti importanti, nonc’è mai passato per la testa diconsiderarci maestri, tutt’alpiù artigiani abbastanzaesperti nel loro mestiere; nonabbiamo mai creduto di lavo-rare fur ewig, ma solo di for-

Nel 1925 il Partito Comunista Russo (Bol-scevico), non ancora Partito Comunista del-l’Unione Sovietica (PCUS), sotto la guida diLev Trotsky dettò le linee per la creazionedella nuova letteratura per le masse, lan-ciando anche nel campo dell’arte e dellescienze una vera “rivoluzione culturale”.Nel campo letterario la risoluzione del PCR(b) anticipò di quaranta anni l’analoga “ri-voluzione culturale” che il Presidente Maolancerà in Cina con la storica parola d’ordi-ne: “che cento fiori sboccino, che centoscuole di pensiero competano”

nire prodotti di utilità imme-diata e limitata nel tempo; su-bito abbiamo avvertito che l’e-dificio della cultura, in cuieravamo stati educati e allaquale eravamo indissolubil-mente legati, era minacciato,era già incrinato e toccato daisegni di una crisi che andavapaurosamente crescendo.A noi è toccato in sorte ilcompito di difendere, comemeglio potevamo, questa cul-tura, che è poi la sola che esi-sta, è tutta la tradizione cultu-rale, che può sempre esseretrasformata e arricchita, manon mai impunemente getta-ta via. Abbiamo lottato comesapevamo, probabilmentemale e con scarso frutto; eperciò non abbiamo un’ere-dità da tramandare.Che cosa potremmo dire aipiù giovani amici, che sonopoi quelli che ci stanno piùa cuore?Quel patrimonio di umanità edi cultura, che era stato ungran fuoco, già ai nostri tem-pi stava diventando una fiac-cola dalla luce incerta e espo-sta alla furia dei venti; oggi èdiventato un lumicino che adogni momento sembra sulpunto di spengersi. Noi chenon abbiamo messaggi da la-sciare ai nipoti, solo questopotremmo forse dire: fate inmodo che questo lumicinonon si spenga del tutto.

Roma, aprile 1980

Nato ad Aosta il 10 novembre1901, visse i primi anni a To-rino, dove conobbe Carlo Le-vi e poi Pietro Gobetti ai qualilo legò per tutta la vita un'a-micizia indissolubile.Fu a Ferrara, dove ap-profondì la sua formazioneletteraria a partire dagli au-tori della letteratura italianadei primi secoli. Nel '30 ebbela libera docenza che esercitòpresso le Università di Bolo-gna e di Padova. E’ di queglianni la sua maggiore operasul Trecento della storia del-la letteratura italiana, che loimpose all'attenzione delmondo accademico. Nel '36fu chiamato all'Università diPalermo e poi alla Sapienzadi Roma.Gli anni fra il '38 e il '50 se-gnano l'incontro con i giova-ni antifascisti della facoltà diLettere romana, tra cuiAmendola, Ingrao, Tromba-dori, Salinari, Muscetta; con iquali condividerà l’antifasci-smo e la lotta politica succes-siva alla liberazione iscriven-dosi al P.C.I. dal quale usciràin occasione dei fatti di Un-gheria del ’56, mai scostando-si tuttavia dell’ideologiamarxista alla quale ha im-prontato tutta la sua vita e lasua opera in difesa della cul-tura e della scuola pubblica.Medaglia d'oro per i beneme-riti della cultura, è decedutoa Roma l’11 aprile 1990.

Ai giovani: “fate in modo che non si spenga il lumicino della cultura”

L’elevamento del benesseremateriale delle masse, chesi è avuto negli ultimi tem-pi grazie al rivolgimentospirituale prodotto dalla ri-voluzione, al rafforzamentodell’attività di massa, al gi-gantesco ampliamento del-l’orizzonte, determina unacrescita enorme dei bisogniculturali. Siamo entratiquindi nella fase della rivo-luzione culturale, premessadel movimento ulterioreverso la società comunista.Parte di questa crescita cul-turale di massa è la crescitadella nuova letteratura pro-letaria e contadina.Nella società di classe nonc’è e non ci può essereun’arte neutrale, anche se lanatura di classe dell’arte ingenerale e della letteraturain particolare si esprime informe infinitamente più va-rie che non, ad esempio,nella politica.Il proletariato, mentre con-serva, rafforza e amplia sem-pre più la propria direzione,deve occupare una posizionecorrispondente anche in tut-ta una serie di nuovi settoridel fronte ideologico.Il processo di penetrazionedel materialismo dialettico insfere del tutto nuove (nellabiologia, nella psicologia enelle scienze naturali in ge-nere) è già cominciato. Laconquista delle posizioni nelcampo della letteratura pri-ma o poi deve diventare, nel-lo stesso modo, un fatto.Bisogna ricordare, tuttavia,che questo compito è infini-tamente più complesso ditutti gli altri compiti risoltidal proletariato, poiché giànell’ambito della società ca-pitalista la classe operaiapuò prepararsi alla rivoluzio-ne vittoriosa, costruirsi qua-dri militanti e dirigenti e for-marsi la splendida armaideologica della lotta politica.Ma esso non poteva elabora-re né problemi scientifici nétecnici, così come, in quantoclasse culturalmente oppres-sa, non poteva formare unapropria letteratura, una pro-

pria forma artistica, un pro-prio stile. Se il proletariato hagià in mano criteri infallibilidi valutazione del contenutopolitico-sociale di qualsiasiopera letteraria, esso non haancora risposte altrettantoprecise a tutti i problemi del-la forma artistica.Nei riguardi degli scrittoriproletari il partito deve occu-pare questa posizione: puraiutandone in ogni modo lacrescita e facendo tutto ilpossibile per sostenere loroe le loro organizzazioni, ilpartito deve prevenire inogni modo il manifestarsidella boria comunista tra leloro file, in quanto è il feno-meno più rovinoso.Proprio perché vede in essi ifuturi dirigenti ideali dellaletteratura sovietica, il parti-to deve in ogni modo lottarecontro ogni atteggiamentoavventato e sprezzante versoil retaggio culturale del pas-sato, nonché verso gli specia-listi della parola poetica.Il partito deve anche lottarecontro i tentativi di creareuna letteratura “proletaria”puramente di serra; una va-sta visione dei fenomeni intutta la loro complessità,essere la letteratura non diun reparto, ma della grandeclasse che lotta e guida mi-lioni di cittadini; questi de-vono essere gli orizzontidel contenuto della lettera-tura proletaria.La critica marxista deve por-si questa parola d’ordine:studiare, e deve respingereogni produzione di scarto eogni arbitraria elucubrazionedel proprio ambiente.Il partito deve quindi pro-nunciarsi a favore della libe-ra competizione dei varigruppi e delle varie correntiin questo campo. Ogni altrasoluzione sarebbe una pseu-dosoluzione burocratica.Allo stesso modo è inammis-sibile il monopolio legalizza-to con un decreto o una riso-luzione di partito dell’attivitàeditoriale da parte di ungruppo o di una organizza-zione letteraria.Il partito deve sradicare inogni modo i tentativi di inter-vento amministrativo arbi-trario e incomprensibile nel-l’attività letteraria.Il partito deve sottolineare lanecessità di creare una lette-ratura destinata a un lettoreveramente di massa, operaioe contadino; bisogna porrefine con maggiore coraggio edecisione ai pregiudizi lette-rari signoreschi e, servendo-si di tutti i risultati tecnicidella vecchia arte, elaborareuna oforma adeguata, com-prensibile alle vaste masse.

Renato Guttuso, ritratto diNatalino Sapegno - 1978

Immagina non ci sia il Paradisoprova, è facile

Nessun inferno sotto i piediSopra di noi solo il CieloImmagina che la gente

viva al presente...

Immagina non ci siano paesinon è difficile

Niente per cui uccidere e moriree nessuna religione

Immagina che tuttivivano la loro vita in pace...

Puoi dire che sono un sognatorema non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giornoe che il mondo diventi uno

Immagina un mondo senza possessimi chiedo se ci riesci

senza necessità di avidità o fameLa fratellanza tra gli uomini

Immagina tutta le gentecondividere il mondo intero...

Puoi dire che sono un sognatorema non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giornoe che il mondo diventi uno

John Lennon e Yoko Ono“Unfinished Music n° 1 – Two Virgins”

Cultura/e 7 1FOLIGNO

ImagineJohn Lennon - 1971

I l pane deg l i uomin i

“Tanti e tanti chicchi digrano in un sacco, mascuotili pure e spargili,chicchi restano. Nessunaquantità di russi, di france-si, di inglesi è in grado dicostruire un popolo, chicchinel sacco anche loro, sem-pre frumento umano anco-ra non macinato, converti-to in farina, ben cotto inpane. La condizione di chic-co di grano nel pane corri-sponde alla condizione del-l’identità individuale inquella combinazione unifi-cante, completamente nuo-va e non meccanica che sichiama popolo. E possonoesserci appunto epoche incui non si sforna pane bencotto, e poi granai ricolmidi frumento umano non c’èperò macinatura, il mu-gnaio è stanco, decrepito, ele larghe ali palmate deimulini impotenti aspettanoche si dia loro lavoro.Il forno della storia, maistato così spazioso e largo,il forno caldo, il forno tuto-re della casa, si è messo insciopero. Il frumento uma-no ovunque rumoreggia esi agita, ma pane non di-venta, sebbene a ciò lo for-zino, quanti si ritengonosuoi padroni, rozzi proprie-tari, possessori di granai edepositi.[…] C’è bisogno d’unosguardo sobrio: l’Europa dioggi è un enorme granaiodi grano umano di autenti-co frumento d’uomini, e alpresente un sacco di questograno è più monumentaledel gotico.” (O. Mandel’-stam, Il programma del pa-ne, cur. Lia Tosi, pp. 20 ss,Città aperta, Troina, 2004)

A molti uomini ancora oggi,sulla faccia dell’Europa edel mondo intero, mancatanto il pane, il sostenta-mento, quanto l’essere pa-ne, cioè l’essere l’uno perl’altro elemento essenzialepiuttosto che pericolosa in-cognita. La metafora reli-giosa del “Pane delle Vita” èqui evidente, e si potrebbedire che, per l’Autore, il pa-ne rappresenti la salvezzadalla fame concreta, e la vi-ta la libertà di scrivere e tra-durre poemi. A testimo-

nianza della quantità di pa-ne consumato, portatore diun calore materno, rimaneuna data quantità di uomi-ni, mentre a testimonianzadegli uomini passati rimaneun numero inversamenteproporzionale di poesie. Lapoesia, in grado di scom-porre il cibo nelle sue mol-te parti simboliche, è l’uni-ca a dare un finale, un sen-so sacro al pane degli uomi-ni. Ma il pane per essere vi-vo, per essere investito diuna sacralità che altrimen-ti gli sarebbe estranea, deveperdere i propri confini fisi-ci e i propri limiti culturali;deve cioè saper ritrovare iframmenti più sottili di sestesso pur essendo questiultimi dispersi in un amal-

gama omogeneo, apparen-temente anonimo, di popo-li e idee. Tutti noi abbiamo,e ci aspettiamo di avere, unlimite, fosse solo un termi-ne ultimo. Viviamo nel ter-rore di un’ultima parola, diun ultimo respiro, troppospesso crediamo che il mar-gine estremo della staturadei nostri pensieri arriviesattamente là dove un pic-colo segno, fatto su un mu-ro della casa a segnalarel’altezza massima raggiun-ta da ragazzi, ci sbarra

idealmente la strada versol’alto. Non siamo in gradodi lievitare, di andare oltrela nostra ragionevole pri-gione, al cui interno peròregna la follia. Gli uominisono composti di uno stra-no impasto: la farina, ovun-que raccolta, mantienesempre la stessa consisten-za eppure mai lo stesso sa-pore, ha dappertutto lostesso peso e la stessa di-gnità, eppure si cuoce intempi diversi a seconda,parrebbe, della latitudine incui è stata raccolta la mes-se. E tutti abbiamo bisognodi pane, tutti siamo pane,pane che viene dalla faticae dal dolore, non dal nulla;per questo, come qualcunoha già detto, ci è lecito chie-

dere soltanto “il nostro pa-ne quotidiano”: pane “so-ciale”, non personale, eneanche pietanza di cui ipotenti che fanno le guerre,che seminano morte e po-vertà, non sono mai sazi.Mandel’stam consideral’europeismo, l’internazio-nalità di cui proprio l’euro-peismo avrebbe dovuto es-sere il precursore, come l’u-nica condizione moralmen-te, culturalmente ed econo-micamente possibile persfornare un buon pane, pa-ne capace di sfamare unbuon popolo. Non solo c’èbisogno che un chiccosmetta di essere tale perchéfaccia frutto, ma i suoi frut-ti necessitano di una ulte-riore lavorazione soffertache li porti a far parte del-l’impasto del mondo o, maMandel’stam forse non sa-rebbe stato d’accordo, diuna singola Nazione, diuna singola comunità, diun “tutto” grande o minu-to che sia. Si può essere, omeglio si è già, parte di untutto pur senza capirsi,senza nemmeno vedersi,ma solo percependosi at-traverso l’invisibilità deisentimenti, attraverso, po-tremmo dire, l’internazio-nalità del pane delle idee. Epoco importa se le parolenon basteranno per espri-mersi, se il pane prima opoi finirà o se finirannoanche gli uomini: superarealmeno di un chicco di gra-no i nostri limiti, crearenuovi tempi, non vuol direfar irrompere dal nullaun’infinità di chicchi, o dipani, senza identità, ancheperché il forno della storiaè uno solo, bensì vuol diresaper setacciare e trovarein un numero finito e irri-petibile di frumento un’in-finità di risorse.

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MARIA SARA MIRTI

ANNA MARIA PICCIRILLI

REQUIEM PER UN UOMO QUALUNQUEQuattro rintocchi più profondi della nottein cui non ci saranno più stelle da sognarela luna un triste specchio scheggiatoviso di donna deformato dal dolorenemmeno astronomi e poeti la riconosceranno.La gente come nebbia di carne si alza verso la chiesaal ritmo funebre di una campana di mortela mia anima entra in punta di piedinella bolla d’incenso e cemento c’è un silenzio che non vuole lasciarsi ascoltarespesso tossisce bisbiglia ha la voce di una bambinastanca di non capire quello che le accade intornonella navata centrale davanti all’altareil feretro in noce di un uomo qualunquedi un padre di un figlio di un fratello di un maritoil rituale vuoto viene celebrato dal sacerdotecome un pacco da consegnare a un Diouna gravosa bega burocratica da portare a terminenella routine di un curato senza fedenon faccio altro che sudarecolpa del corpo che ho portato con mee quando incrocio lo sguardo del Cristo sulla crocesento una febbre salire e una goccia di sudorescivolarmi come una biglia gelida lungo la schienaquel corpo di marmo esanime mi spavental’espressione del suo viso ha una serenità inquietantecome un sogno magnifico morto nel sonnouna felicità sublime al di fuori della Storiaogni persona che incrocia il mio sguardosembra portare a fatica una bara sul dorso delle palpebretalmente pesante da far sudare gli occhi fino a farli quasiscompariretutti hanno l’apparenza d’essere parenti stretti del defuntopersino io i conoscenti mi salutano come fossi un nuovo or-fanovedove che consolano vedove, orfani che consolano orfanima la tristezza raggiungendo le prime panche diventaatroce sofferenzavoglio fuggire non so consolare una vedova né dire qualcosa di sensato al suo unico figliocompagno d’adolescenzaun patetico condoglianze esce dalla mia boccae una stretta di mano dall’ avambracciocome sei cambiato dice luimi lascia senza parole accenno un sorrisoricomincio a sudare a perdere biglie gelide dalla nucapoi il commiato ossequioso alla vedovale porte si aprono e la barasfila come in un carnevale goticoverso il carro funebrela luce entra con la prepotenza di un miracoloillumina a giorno l’oscurità dei visitutto sembra cambiarele facce cambiano espressione l’odore della vita nell’ariasembrano aver già dimenticato che un uomo degno del suopeccatosia improvvisamente morto a soli cinquant’annitutti tornano alle loro vite all’entusiasmodel pranzo della domenica del nuovo anno scoccatola giostra della quotidianità ricomincia a giraree ognuno si rimette in sella al suo cavallo perdentel’ora della coscienza della mortalità è terminatal’ennesima condanna a dover constatare un’altra perditae io con loro riflettendo sul come sei cambiatoriprendo a scorrere a cambiare impercettibilmentecome un’onda nel suo viaggio sino alla riva

Carlo Trampetti

Si è trasformata in una sor-ta di conferenza la presen-tazione ufficiale del saggiodi Clarisse Schiller per leedizioni Mieli “Donna, allaricerca dell’origine” che siè svolta negli spazi della li-breria Carnevali di viaMazzini. Un saggio, comeha tenuto sottolineare l’au-trice, scritto da una donna,sulla donna e per la donna.Un libro che in 250 paginela Schiller si racconta inprima persona, delle sueesperienze personali e pro-fessionali e i rapporti rela-zionali a livello parentale eprofessionale. “Un libro –ha sottolineato - scrittocon il cuore che vuole par-lare alla donna cercando distimolarla nelle sue poten-

zialità e nella sua interio-rità , un saggio che potreb-be essere utile anche aquei maschi che voglionocapire meglio questo mera-viglioso mondo femminilespesso così incomprensibi-

le, mi soffermo sulla psico-logia femminile della don-na e non della patologia -ha spiegato nel suo inter-vento al folto pubblico in-tervenuto –un libro tuttorivolto al positivo che vaalla ricerca della donna au-tentica, al di là delle me-morie socioculturali”. Ilsaggio nasce dal tentativodi dare risposte a quesitiquali, se sia mai possibile

che le giustificazioni stori-che del sesso debole sianosufficienti per spiegarel’assenza della donna daogni ambito del potere do-ve si decidono le sorti del-l’umanità, o se sia mai pos-sibile che la donna debbalottare più del maschio perraggiungere obiettivi so-cialmente e professional-mente gratificanti. Come adire arrivare nella stanzadei bottoni. “Da cosa e da chi dipende –si è chiesta la Schiller – sedalla storia, dalle religioni,dall’educazione o potrebbedipendere dalla stessa don-na? Il potenziale è dentroognuna di noi, sta a noi poidecidere se utilizzarlo“. Otto i capitoli divisi in dueparti che affrontano temiquali la donna e le sue rela-zioni, amore e via dicendoper concludersi con la don-na come ordine di natura edivenire per essere. E comeè scritto nella sua home pa-ge “meglio vivere da co-scienti che subire da igno-rante”. Il libro è già alla se-conda edizione.

Scritto da una donna, sulla donnae per la donna

Clarisse Schiller e Anna Maria Piccirilli

Lavoro81 FOLIGNO

Forte interesse della iraniana“Mmd” per il “gruppo Merloni”

www.piazzadelgrano.org GENNAIO 2011

Mi chiamo Rondelli Enrico,ho 54 anni e vivo a Fossatodi Vico.Per guadagnare onestamen-te di che vivere facevo il sal-datore con contratto a tempoindeterminato dal 2001 inun'azienda metalmeccanica,la Cml Luman, con sede inFossato di Vico che per esigen-ze lavorative mi aveva delo-calizzato, insieme ad altri la-voratori, presso il cementificioColacem di Padule di Gubbioper sopperire a manutenzio-ni straordinarie e ordinarie.Nel marzo 2009 la Cml Lu-man di Lupini Valterino e so-ci aprì procedimento concor-datario causa andamento dicrisi e situazione debitoria sianei nostri confronti (operai)che di fornitori.Io insieme agli altri miei colle-ghi che prestavamo operapresso il sopraindicato cemen-tificio fummo immediatamen-te riassorbiti da una nuova ra-gione sociale la Bp metalmec-canica di Berrettoni (genero diLupini Valterino,) passandoovviamente con mediazionesindacale CGIL e CISL.Fummo riassorbiti chi concontratto a tempo determina-to ad 1 anno (io e altri 12 perla precisione) e chi proseguen-do con contratto a tempo in-determinato.Dal marzo 2009 giungemmoal 31 marzo 2010 facendo al-ternativamente cassa integra-zione; chi rimaneva al lavorospesso veniva chiamato a pre-stare lavoro straordinario e anon rispettare le 11 ore di ri-poso tra turno e turno, gene-rando frizioni e conflittualitàtra noi e tra noi e le aziendeinteressate, la Colacem e laBp metalmeccanica.

I sindacati non furono in gra-do di fare chiarezza su ciò eneppure di fare emergere ta-le incongruenza sugli organidi comunicazione che secon-do la mia opinione era la co-sa MINIMA.Dal 1 aprile la Colacem a cau-sa dell'andamento delle ven-dite ha chiesto 4 operai in me-no alla Bp metalmeccanica.Io feci presente che vi eraanche la possibilità di rima-nere tutti al lavoro senzaesclusione di alcuno (con-tratto di solidarietà) ovverola spartizione del lavoro ri-masto, orario complessivodiviso tra gli operai, ma nonse ne fece nulla.Dopo un mese cioè a maggiodi quest'anno, dopo un mesedi cassa integrazione, furonorichiamati 9 dei 13 dipenden-ti con contratto annuale(quindi in scadenza nel mar-zo 2011), con paga oraria di-minuita di 1 euro l'ora e gli al-tri 4, rimasti fuori dal cicloproduttivo, fummo messi inmobilità.Ma in tutto ciò, secondo me,l'anomalia sta nel fatto checoloro che continuano a la-vorare vengano chiamatidall'azienda:1) a fare del lavoro straordi-nario e al non rispetto del pe-riodo di riposo, tra un turno el'altro di 11 ore di riposo,2) a lavorare il sabato pursapendo di avere dipenden-ti in cassa integrazione e di-pendenti iscritti nelle liste dimobilità.Questo comportamento deisoggetti interessati lo ritengonon etico e non legale secon-do le norme attualmente vi-genti e nell'immobilismo tota-le anche dei sindacati

Una storia operaiaI padroni violano le regole delcontratto di lavoroIl sindacato è immobile epassivo

A seguito dell’incontro avve-nuto il 15 Dicembre presso ilMinistero per lo sviluppoeconomico la società irania-na “Mmd” interessata all’ac-quisizione del ramo d’azien-da cui fanno riferimento glistabilimenti della Tecnogasdi Gualtieri, ha confermatoper voce del suo rappresen-tate legale Zareipour Younesche la Holding ha presenta-to una proposta formaled’acquisto per l’intero grup-po fabrianese.Queste una sintesi delle di-chiarazioni rilasciate allastampa da Gianluca Ficco,delegato Uilm per il settoreelettrodomestici, che ha ag-giunto inoltre che se purnon vincolante si tratta co-munque di una notizia posi-tiva in quanto è un interessa-mento pubblico e serio.In attesa che i commissariconvochino le parti socialiper fare il punto della situa-zione sulla drammatica ver-tenza dell’Antonio Merloni,le manifestazioni di interes-se per l’acquisto del grupposalgono a due, in quantoquella iraniana si somma al-la proposta della holding ci-nese “Machi”.Gianluca Tofi, portavoce delComitato dei Lavoratori del-l’Antonio Merloni dello sta-bilimento di Gaifana, nutreforti perplessità sulla vicen-da: «siamo alla solita notiziadata per tranquillizarci edallo stesso tempo illuderci

che finalmente siamo alla fi-ne del tunnel, ma puntual-mente smentita a distanza dipochi giorni, tutto ciò in unasituazione di straordinariadrammaticità che stiamo vi-vendo oramai da 26 mesicioè da quel terribile 14 Otto-bre 2008, in cui è stata di-chiarata l’ammissione al-l’amministrazione straordi-naria (unico sistema possibi-le per evitare il fallimento).

I rapporti fra noi lavoratori ei rappresentanti sindacali so-no sempre più difficili inquanto con le loro dichiara-zioni, fatte e poi smentite,cercano di disorientare l’am-biente mettendo in difficoltàanche coloro che sono ani-

mati da uno spirito positivoche anima la lotta per la con-servazione del proprio postodi lavoro ed il futuro per leloro famiglie.Percorrendo gli eventi an-dando a ritroso infatti le con-traddizioni sono evidenti: il 9dicembre a Fabriano laFiom-CGIL ha convocatoun’assemblea per gli iscrittidegli stabilimenti di Fabrianoe Nocera Umbra per fare il

punto della situazione, ed al-lora era emerso che non vierano manifestazioni d’inte-resse e che non si doveva daradito alle notizie apprese da-gli organi di stampa e daimedia perchè infondate enon veritiere.

La Chrysler scippa la FiatIl futuro dell’economia italiana ora è nellemani di un incapace pagato dallo “zio Sam”Racconta Vauro, in una sua re-cente vignetta, di una casalin-ga che ascoltando le ultimenotizie avverte il marito cheun certo sito internet ha sco-perto che il presidente delconsiglio di un certo paese èun incallito puttaniere; rispon-de con calma il marito di av-vertirlo quando avessero sco-perto l’acqua calda, così si po-teva buttare la pasta.Scoperto l’ “arcano”: non è sta-ta la Fiat a comprare la Chry-sler, ma quest’ultima a com-prare quel che resta dell’impe-ro degli Agnelli.Se mai qualcuno ha potutocredere il contrario allora èdavvero il tempo di buttare lapasta. Ma c’è di più, non è sta-ta l’industria Chrysler a finan-ziare (a promettere di finan-ziare) l’acquisto della Fiat, malo stesso governo americanoche, prima ha usato l’uomodel maglioncino per finanzia-re il salvataggio della Chryslercon grandi aiuti di stato occul-tati e, ora, gli sta fornendo i

mezzi per entrare nel merca-to italiano, cioè nell’anello de-bole del sistema industrialeeuropeo, così da poter espor-tare i propri prodotti “natura-lizzati” CEE.Altro arcano scoperto: è chiaroallora perché da tempo la Fiatnon progetta più nuovi model-li, non diciamo competitivi colmercato europeo e asiatico, maalmeno similari per varietà digamma, e insiste con i vecchi esuperati rottami della Panda esimili. La Fiat era in attesa diprodurre nei suoi stabilimentii modelli americani.Produrre? Assemblare!Ora, se per i comunisti la pa-tria è il mondo intero, non c’èproblema se i padroni dellefabbriche sono yankees omontagnoli piemontesi; ilproblema per chi vive di lavo-ro è che il padrone sappia fa-re il suo mestiere, nel casoquello di industriale, e questocertamente i piemontesi nonerano più in grado di farlo datempo oramai ri-convertiti al-

la finanza e alle casse delloStato per le richieste di sussi-di per il salvataggio dei loroobsoleti stabilimenti indu-striali. Il coniglio esce dal cap-pello: quel che resta dell’in-dustria automobilistica italia-na si svende agli yankees per-ché ne facciano una piat-taforma di penetrazione nelmercato europeo. Il puntodunque non è la nazionalitàdel padrone, ma la sua qua-lità e il suo progetto indu-striale; nel caso pessimi am-bedue. Gli USA sono da anniin bancarotta economica eproduttiva, tutte le loro risor-se le hanno destinate al so-stentamento e al potenzia-mento del loro impero milita-re mondiale. La loro industriaautomobilistica ha livelli tec-nologici che, se paragonati aquelli dell’Europa evoluta(non l’Italia, ovviamente) odell’estremo oriente, sembra-no richiamare i remoti para-goni con la Skoda cecoslovac-ca o con la Trabant della Ger-

mania dell’Est.Cosa possono allora portare inuovi padroni la nostro siste-ma industriale? Nulla! Però incambio possono chiederemolto: lavoro a basso costo,senza tutele sindacali e senzaconflittualità sociale; un pez-zo di America in Europa.Il governo italiano se la spas-sa in festini con nani e balleri-ne, l’opposizione annaspa ebalbetta tutta concentrata sul-lo stesso tema di raffinato di-battito politico, la Confindu-stria annega in una crisi da in-capacità imprenditoriale sen-za precedenti, pur nella certa-

mente non brillante esperien-za storica del contoterzismoitaliano.Cosa dire? Speriamo nellaRussia dello zar Putin, nelleindustrie di stato cinesi o nel-l’aggressività iraniana, tutti etre molto interessati a quelche resta del sistema produt-tivo italiano; almeno loro han-no soldi, nuove tecnologie e ri-spettano le regole del paese diinvestimento.Newco a Torino come a Pomi-gliano, new-contratti senza re-gole e tutele, bere o affogare,altrimenti si va tutti (i soldi ov-viamente, non i lavoratori) in

Polonia, in Romania o in Ser-bia. Ma in fondo perché butta-re gli stabilimenti italiani rega-lati o comunque finanziatidallo Stato, i suoi aiuti e incen-tivi? Tanto vale provarci, pur-ché i sindacati escano dallefabbriche, il governo non si in-trometta e, per il resto del si-stema industriale nazionale,si salvi chi può.Lo abbiamo già scritto nel nu-mero precedente: noi stiamocon la FIOM, speriamo che locapisca anche il sindacatoconfederale e qual che restadella sinistra politica italiana.

s.r.

Ad una settimana di distan-za nuova assemblea che sov-vertiva le dichiarazioni del 9dicembre, confermando levoci circolate sui giornali diuna possibile manifestazioned’interesse per l’acquisizionedegli stabillimenti del gruppoiraniano “Mmd”, ma con l’in-cognita dell’offerta vincolan-te, prima confermata e poismentita dai vari rappresen-tanti sindacali.In questo clima d’incertezzaci resta difficile trovare leforze per continuare a lotta-re, soprattutto perchè vengo-no meno le risposte anchepolitiche alla vertenza, i rap-presentanti della regioneUmbria non danno risposteai nostri continui solleciti perla convocazione di un consi-glio regionale con la crisi del-la Merloni all’ordine del gior-no.Ci viene negata la possibilitadi partecipare ai tavoli regio-nali come comitato dei lavo-ratori perchè non conformialla linea espressa dai sinda-cati. Non vengono ascoltate le no-stre proposte e le nostre ne-cessità, come possiamo ap-prendere con estrema positi-vità queste notizie? Non sia-mo pessimisti, ma siamo si-curamente logori per una si-tuazione che sicuramentenon è gestita in modo traspa-rente soprattutto da coloroche ci dovrebbero protegge-re e tutelare!»

Dopo la proposta di acquisto della Tecnogas, i legali della so-cietà asiatica confermano la manifestazione d’interesse pergli stabilimenti di Fabriano e Nocera UmbraI lavoratori tra smentite e conferme da parte delle rappre-sentanze sindacali sperano che la notizia non sia l’ennesimafarsa per animare le speranze

dronale di controllo sui la-voratori.E così la contrattazione siriduce a una farsa di como-do,e si prevedono tempidurissimi per il rinnovodelle Rsu/Rls. Già il divietodi sciopero al sabato e intutte le giornate di lavorostraordinario comandatedall’azienda è scrittonell’”accordo”, e questonon è la punta dell’icebergma solo l’inizio della perdi-ta dei diritti e dello Statutodei Lavoratori.Introduzione dei 18 turnicon il sabato lavorativo ob-bligatorio e giorno di riposoinfrasettimanale a scorri-

Lavoro 91FOLIGNO

Assunzione in una nuovasocietà in joint venture conChrysler nella quale i lavo-ratori non transiterannoper cessione di ramo d’a-zienda ma attraverso il li-cenziamento da Fiat Auto euna assunzione ex-novo. Glioperai delle Carrozzerieverranno assorbiti -si dicetestualmente- “in via prefe-renziale” …cosa significhiquesta dizione non lo spie-gano affatto, ma si sa peresperienza cosa si prospet-ta: l’intensificazione dellosfruttamento sarà tale percui per almeno il 30% degliattuali occupati non ci sarà

posto: a tanto infatti in Fiatammontano i cosiddetti“inidonei”, coloro che si so-no usurati e ammalati di la-voro in azienda.Sostituzione del contrattocollettivo nazionale con ilnuovo contratto aziendale,il che significa:- vengono riscritte ad arbi-trio e profitto padronale levoci della paga base, valoritabellari, maggiorazioni, fe-rie, permessi etc.- i primi ad essere sotto tirosaranno i diritti del lavoro edella sicurezza con i sinda-cati in funzione non già didifesa, ma di strumento pa-

BREMBATEDopo sei mesi di lotta si èchiusa la vertenza che ri-guarda la Indesit e i suoi510 lavoratori occupati neidue stabilimenti di Brem-bate e Refrontolo destinatia essere chiusi in seguitoall’accorpamento delle pro-duzioni nei siti di Caserta edi Fabriano, ma nessun la-voratore resterà senza la-voro e stipendio. “Si tratta di un accordomolto sofferto – dice MircoRota, segretario della FiomCgil Lombardia – che con-sente, in particolare per lostabilimento bergamascodi Brembate che dà lavoroa 430 persone, di avviareun percorso di reindustria-lizzazione e ricollocazionedi tutti i lavoratori”. L’ac-cordo, spiega Rota, “ha unaspetto di assoluta novità:l’azienda, infatti, si assumel’onere di non licenziare le

lavoratrici e i lavoratorinemmeno quando gli am-mortizzatori sociali saran-no finiti”.Inoltre, la Indesit si impe-gna a fare una proposta dilavoro concreta a tutti i di-pendenti in vista di una lo-ro ricollocazione.“Questa intesa – concludeil segretario della Fiom CgilLombardia - rappresenta,nonostante ci troviamo difronte alla chiusura diun’azienda, un elemento diassoluta novità per quantoriguarda la provincia diBergamo perché avvia nelconcreto un percorso di ri-collocazione e reindustria-lizzazione. Tutto questo èstato possibile anche gra-zie all’importante impegnoe alla lotta dei lavoratoriche da sei mesi sono inpresidio permanente fuoridalla fabbrica”.

FIOM Lombardia

Negli anni 2008 e 2009 ilpersonale della PubblicaAmministrazione si è ri-dotto di 72 mila dipenden-ti scendendo a 3,5 milionidi unità. dopo le migliaiadi contratti non rinnovatiai precari, dopo la rinunciada parte del Governo allastabilizzazione, con lavo-ratori e lavoratrici che peranni avevano operato neisettori pubblici e sono sta-ti dall'oggi al domani but-tati fuori senza alcuna lo-gica, ora arrivano tagli an-cora più considerevoli. Nelcorso di una delle sue in-numerevoli conferenzestampa, il Ministro Brunet-ta ha fornito ulteriori nu-meri: "Per effetto delle mi-sure in materia di bloccodel turnover, contratti dilavoro flessibile e colloca-mento a riposo, complessi-

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I risultati della riformaBrunetta

Siemensaccordo con i sindacati:“impossibile licenziare idipendenti”

Indesitraggiunto l’accordo

GENNAIO 2011

Unione Industriale 2 di-cembre. Non esiste trattati-va. Marchionne ha deciso:non c’è niente su cui tratta-re, l’accordo è già scritto. Oquesto o niente.Unione Industriale 3 di-cembre. Non si fa l’accordo.Marchionne ha deciso: nonbastano le firme dei solitinoti, Fim-Uilm-Fismic, vuo-le anche quella della Fiom.O si sottomettono tutti o lacolpa è dei sindacati conflit-tuali se la Fiat porta via leproduzioni dall’Italia.Questo è il diktat impostoai lavoratori e lavoratricidella Fiat Mirafiori:

mento. Gli straordinari au-mentano di tre volte (da 40a 120 ore). Riduzione di 10minuti (da 40 a 30) dellepause sulle linee di montag-gio e spostamento dellamensa a fine turno. Accan-tonate - per ora - le propo-ste di turni addirittura di10-11 ore.Non sono pagati i primi tregiorni di malattia con istitu-zione di commissioni dimonitoraggio delle assenzeper introdurre ulteriori pe-nalizzazioni.E tutto questo per cosa?Quale sarebbe lo sviluppodi Mirafiori?Non ci sarà produzione av-vicendata di nuovi modelli alargo mercato, ma i veicolidi gamma alta dell’Alfa Ro-meo e il nuovo SUV - l’autopiù inquinante del mondo -che Fiat intende produrrecon Chrysler, non per il

vamente tra il 2008 e il2013 si può prevedere unariduzione dell'occupazio-ne nel pubblico impiego dioltre 300 mila unità (-8,4%)”.E’ necessaria una campa-gna di informazione dopoanni di menzogne costrui-te ad arte per dividere i la-voratori del pubblico daquelli del privato, gli ester-nalizzati dai colleghi deiservizi a gestione diretta.La questione lavoro è sem-pre più connessa con leriforme istituzionali, non acaso il Governo vuole can-cellare gli articoli della Co-stituzione che parlano di direzione a fini sociali del-l’economia e di una equaretribuzione, principi gui-da prima disattesi e ora darimuovere in toto

Cobas Pubblico Impiego

BERLINO

La Siemens ha firmato og-gi un accordo con i sinda-cati che di fatto garantisceil posto fisso a tutti i di-pendenti del gruppo inGermania. La notizia, anti-cipata dalla stampa, è sta-ta confermata da un porta-voce della Siemens e met-te al riparo da licenzia-menti - almeno per i pros-simi tre anni - circa 128mi-la lavoratori. Si tratta diun accordo storico neirapporti sindacali del Pae-se, che premia - secondoalcuni osservatori - i sacri-fici fatti negli ultimi annidai dipendenti del colossotedesco. L’impegno sottoscritto og-gi tra i vertici del gruppo,i comitati dei lavoratori eil potente sindacato deimetalmeccanici IG Metall,infatti, sostituisce un pat-

to biennale firmato nel2008 e in scadenza a finesettembre, che prevedevamiliardi di euro di rispar-mi per evitare migliaia dilicenziamenti sulla sciadella crisi finanziaria. Ilpunto centrale dell’accor-do prevede che la Siemenspotrà decidere eventualiesuberi solo con il consen-so dei comitati dei lavora-tori, una clausola che - difatto - mette al riparo l’or-ganico da futuri tagli. La Siemens ha un organicodi circa 400mila dipenden-ti in 190 paesi, di cui128mila in Germania. Sa-ranno questi i posti cheverranno garantiti almenoper i prossimi tre anni.L’accordo, infatti, scadenel 2013, ma il portavoceha lasciato intendere chel’intenzione del gruppo èdi prolungarlo a tempo in-definito.

Marchionne ha deciso il futurodei lavoratori e la vita umana

mercato interno ma per l’e-stero.Cioè Mirafiori dovrebbe es-sere destinata proprio aquelle produzioni che inAmerica Obama ha di-smesso come superate eperdenti.La lotta contro il degra-do barbaro del lavoro,della vita stessa dei lavo-ratori e delle lavoratriciva combattuta fino infondo.Ma è anche su tutte le cate-gorie che incombe a tempistretti lo svuotamento delContratto Collettivo Nazio-nale di Lavoro e la sostitu-zione dei diritti universalicon contratti individuali.E’ urgente prenderne co-scienza: la resistenza de-ve e può essere genera-lizzata a tutte le catego-rie lavorative.

Cobas Fiat Mirafiori

Contratto blindato per 130 mila«Via solo con il sì dei delegati»

Tutti i lavoratori sarannoricollocati e l’aziendanon potrà licenziarli

Taglio di 300 mila posti di lavoroServizi pubblici allo sbando, me-no scuola, meno salute e menoservizi

stro Sole. L’indice Ap, che so-stanzialmente misura l'in-fluenza del campo magneticosolare su quello terrestre, haraggiunto nel 2010 i valoripiù bassi dal 1840, cioè daquando lo si misura. Ma ingenerale tutti gli indici che sioccupano di studiare l'inten-sità del campo magnetico so-lare indicano una sua ineso-rabile e progressiva diminu-zione da almeno 15 anni. An-che le macchie solari stenta-no a ripartire come ci si at-tenderebbe se fossimo all'ini-zio di un ciclo di media o for-te intensità. Tutto quindi la-scia presagire che stiamo an-dando incontro ad un ciclodebole, forse molto debole.L’umanità farebbe quindi be-ne ad approfittare di questoperiodo di tregua, per ridur-re le emissioni di gas climal-teranti. Quando le fornacidella nostra stella si riaccen-deranno, l’effetto combinatodella sua potenza e della no-stra ignavia condurrebbe ilnostro clima su un binariosenza ritorno. Senza contare il fatto che lagreen economy si sta dimo-strando uno dei pochi setto-ri industriali in grado di inne-stare un minimo di ripresanell’attuale nero contesto delciclo economico mondiale.

Servizi e collettività10 1 FOLIGNO

L’Autorità per le garanzienelle comunicazioni (AG-COM) con delibera243/10/CSP del 15 novem-bre 2010 ha definito i crite-ri per la vigilanza sul rispet-to del pluralismo politico eistituzionale nei telegiorna-li diffusi dalle reti televisivenazionali.L’Autorità prende spuntodalla sentenza della CorteCostituzionale n. 155/2002secondo la quale il dirittoall’informazione garantitodall’art. 21 della Costituzio-ne si qualifica e caratterizzasia per il pluralismo dellefonti cui attingere cono-scenze e notizie - così daporre il cittadino in condi-zione di compiere le pro-prie valutazioni avendo pre-senti punti di vista e orien-tamenti culturali e politicidifferenti - sia per l’obietti-vità ed imparzialità dei datiforniti, sia infine per lacompletezza, correttezza econtinuità dell’attività diinformazione erogata.In tale contesto - proseguel’Autorità - i telegiornali, ca-ratterizzati proprio dallacorrelazione ai temi dell’at-tualità e della cronaca, qualiprogrammi informativi, so-no suscettibili di autonomaconsiderazione sotto il pro-filo del rispetto delle normein materia di pluralismo. Eallora, quale criterio di valu-tazione occorre applicare?Non certo quello della ripar-tizione matematicamenteparitaria degli spazi attri-buiti, così come avviene in-vece per la cd. comunicazio-ne politica radiotelevisiva,bensì il criterio della paritàdi trattamento “al fine di as-

sicurare in tali programmil’equa rappresentazione ditutte le opinioni politicheed il corretto svolgimentodel confronto politico sucui si fonda il sistema de-mocratico”.Pertanto, l’attività di verifi-ca sul rispetto del plurali-smo nei telegiornali chel’Autorità compie attraver-so il monitoraggio delle tra-smissioni radiotelevisive ir-radiate in ambito nazionalesi avvale di tre parametri.Il “tempo di notizia” che in-dica il tempo dedicato dalgiornalista all’illustrazionedi un argomento/evento inrelazione ad un soggettopolitico/istituzionale; il“tempo di parola” che indi-ca il tempo in cui il sogget-to politico/istituzionaleparla direttamente in voce;il “tempo di antenna” cheindica il tempo complessi-vamente dedicato al sogget-to politico/istituzionale edè dato dalla somma deltempo di notizia e del tem-po di parola.L’Autorità, però, valuta op-portuno attribuire peso pre-valente al parametro costi-tuito dal “tempo di parola”,

Recentemente ha suscitatoscalpore, sui giornali dicronaca rosa, la notizia diuna show girl vittima distalking. Dopo la denuncia,il Giudice assegnato al pro-cesso ha assolto il giovanepersecutore perché ritenu-to incapace di intendere evolere. Resta il fatto che, aldi là di ogni singolo epso-dio, lo stalking è semprepiù spesso sulla bocca deimezzi di informazione. Macos’è? To stalk in inglesesignifica “caccia in appo-stamento”, “pedinamentofurtivo”, “avvicinarsi di

soppiatto”. La norma sugliatti persecutori è stata in-serita nel nostro ordina-mento con l’art. 7 del d.l.23.2.2009 n. 11, convertitoin legge 23.4.2009, n.38 atutela della libertà moraledella persona ed ha ad og-getto condotte reiterate diminaccia e molestia che de-terminano nella vittima, al-ternativamente, un perdu-rante e grave stato di ansiao paura, un fondato timoreper la propria incolumità oper quella della personacomunque affettivamentelegata e la costrizione adalterare le proprie abitudi-ni di vita. Lo stalking si puòmanifestare in diversi mo-di: dal pedinare al manda-re messaggi o lettere, dal

Corte hanno confermato lacustodia cautelare per attipersecutori (stalking, ap-punto) pronunciata in pri-mo grado nei confronti diun uomo che molestava lasua ex compagna. Lo stes-so, infatti, aveva iniziato adinviare alla donna, a segui-to della rottura, foto e vi-deo compromettenti. Dopola denuncia, il persecutorefinisce agli arresti domici-liari, confermati, poi, dallaSuprema Corte, che nel ca-so di specie ha ravvisatol’esistenza di gravi indizidi colpevolezza nei con-fronti dell’uomo che, tra-mite l’utilizzo di facebook,aveva posto in essere com-portamenti ritenuti perse-

Il 10 dicembre scorso si èconclusa a Cancun (Messico)la sedicesima conferenza del-le Nazioni Unite sul cambia-mento climatico globale. Si è trattato di un meetingpartito fra grandi speranze egrandissimi timori. La confe-renza precedente, quella diCopenhagen, aveva lasciato aCancun il testimone scomo-do della previsione, dopotante parole, di impegni vin-colanti per tutti i paesi delmondo nel senso della ridu-zione delle emissioni di gasserra entro il 2020. Fin dall’i-nizio dei lavori, invece, l’irri-gidimento antiserrista diRussia, Giappone e India, letitubanze americane e cinesi,i ricatti dei paesi andini sem-bravano dover affondareogni possibile intesa. Così non è stato, per fortuna.Grazie alla tenace opera dimediazione del Presidentedella conferenza, la messica-na Patricia Espinosa, le partihanno alla fine sottoscritto(occorre l’unanimità!!) una se-rie di documenti di grandeimportanza, tutti visionabilial sito della Conferenzahttp://unfccc.int/2860.phpIn sostanza, i governi firma-tari del Protocollo di Kyotohanno riconosciuto il divariotra i loro deboli attuali impe-gni e quelli necessari permantenere la temperaturaglobale sotto i due gradi cen-tigradi, stabilendo che biso-gnerà tagliare le emissioni digas serra, rispetto al 1990,nella misura compresa tra il25 e il 40% entro il 2020, conl’obiettivo di raggiungere il ri-sultato di un accordo vinco-lante in occasione della Con-ferenza delle Parti (Cop17) di

Durban, Sudafrica. Altre importanti intese sonostate sottoscritte per la tute-la delle foreste tropicali. I Go-verni hanno stabilito inoltreche verrà istituito un Fondoper il Clima al fine di erogarefinanziamenti per 10 miliar-di di dollari l'anno, che arrive-ranno a 100 miliardi l'annonel 2020, ai paesi in via di svi-luppo per il trasferimento ditecnologie pulite e per ferma-re la deforestazione. Purtroppo, si tratta di accor-di la cui attuazione concretanon è più rinviabile. Gli ultimidati forniti dall’agenzia go-vernativa americana per il cli-ma (la celebre NOAA) ci dico-no che il periodo gennaio-ot-tobre 2010(temperatura glo-bale combinata), è il più cal-do di sempre, insieme al1998 (+0,63 °C sopra la mediadel 20° secolo pari a 14,1 °C).Anche a livello di superficieterrestre questo periodo è ilsecondo più caldo di sempre,dopo il 2007. A livello dioceani la temperatura di gen-naio-ottobre 2010 è stata, in-sieme a quella del 2003, la se-conda più calda mai registra-ta, dietro lo stesso periododell’anno 1998.E tutto questo proprio nelculmine di un periodo di ec-cezionale inattività del no-

LUISITO SDEISALVATORE ZAITI

ELISA BEDORI

Lo “stalking” alla luce delle primepronunce della Cassazione

AGCOM: nuovi criteri sulpluralismo nei telegiornali

Si configura il webstalking: secondo i Giudici di legittimità anche Facebookrientra tra i mezzi attraverso i quali è possibile molestare qualcuno.

Il calcolo del “tempo notizia”, del “tempo parola” edel “tempo antenna”

Dalla XVI conferenza ONU di Cancun segnalipositivi verso un nuovo protocollo condiviso

La terra continua a scaldarsimentre il Sole è in pausa

cutori. Tutto questo, se-condo quanto precisatonelle motivazioni della sen-tenza in commento dai giu-dici di legittimità, avevaprovocato nella donna unostato d’animo di profondodisagio e paura, meritevo-le, quindi, di tutela. Ovvia-mente l’invio tramite face-book dei filmati e delle fo-to era stato preceduto da

telefonare all’appostarsisotto casa della vittima dinotte, ma un nuovo atto distalking è stato individuatodalla giurisprudenza. Conla sentenza n. 32404 del30.08.2010, infatti, la Cas-sazione penale, sez. VI, hasancito che l’invio di mes-saggi e video hot tramiteinternet può essere punibi-le. Questa volta il mirinodella magistratura si è in-centrato su facebook, rite-nendo che possono esserepassibili di denuncia perstalking anche le molestieche provengono da dietroun pc, tramite l’utilizzo delfamosissimo socialnetwork.Nella sentenza in commen-to i giudici della Suprema

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perché ritenuto l’indicatorepiù sintomatico del gradodi pluralismo.Le ragioni di tale scelta nonsono note. Certo è che, adun primo esame, il parame-tro del “tempo di antenna”può rivelarsi più rappresen-tativo tenuto conto del fat-to che la somma del “tempodi parola” del soggetto po-litico interessato con il“tempo di notizia” che ilgiornalista dedica alla illu-strazione delle opinioni diquel medesimo soggettonon può essere ininfluenteai fini della conoscibilitàdelle posizioni politicheespresse e della libera for-mazione delle opinioni daparte dei cittadini.Di contro, l’AGCOM, misu-

rando con il tempo di paro-la la visibilità diretta di cia-scun soggetto, ossia lo spa-zio che i singoli personaggiimpegnano in video senzala mediazione del giornali-sta, ha forse voluto contra-stare il più noto e generaleprocesso di “personalizza-zione” della politica.A questo punto non restache attendere gli esiti delmonitoraggio.

GENNAIO 2011

continui episodi di mole-stie, concretatisi in telefo-nate, invii di sms e di mes-saggi di posta elettronica.Tutto questo anche sul po-sto di lavoro della vittima,che per vergogna e gravestato di ansia, era costrettaa dimettersi.Elisa Bedori

Salute 11 1FOLIGNO

L’autunno apre le porte al-l’inverno e le giornate inizia-no ad accorciarsi, le tempe-rature si abbassano, si tra-scorrono più ore in ambien-ti chiusi, eccessivamente ri-scaldati, affollati, con i piùsvariati tassi di umidità, poi,uscendo, si è esposti a gran-di escursioni termiche,all’inquinamento, al ven-to etc., tutti fattori chepossono minare l’inte-grità del nostro appara-to respiratorio e dell’or-ganismo in generale, in-fatti si è maggiormenteesposti ad agenti chimi-ci, fisici e biologici e ilnostro organismo, a vol-te più vulnerabile, ine-sorabilmente manife-sterà i primi disturbi distagione, come la classi-ca congestione nasale, ilraffreddore, la rinorrea,il mal di gola, la raucedi-ne, la tosse . Sebbene tali sintomisiano nella maggioran-za dei casi autolimi-tanti, cioè recedanospontaneamente dopoqualche giorno, in alcunicasi possono persistere eaddirittura aggravarsi ri-chiedendo il tempestivoconsulto medico.Per cercare di prevenire que-ste sintomatologie fastidio-se basta attenersi ad alcunesemplici norme come vestir-si a strati, non fumare, arieg-giare frequentemente gliambienti chiusi e mantener-vi una temperatura tra i 18°e i 20°C, bere molti liquidiricchi in vitamina c, se accal-dati o sudati non esporsi alfreddo e, molto importante,non sottovalutare i primi se-gnali dei disturbi cercandodi riposare e di utilizzare ri-medi naturali, per aiutare

l’organismo non solo a tolle-rarli, ma anche a difendersievitando che peggiorino, ri-cordando sempre di riserva-re i fitoterapici solo per di-sturbi lievi e passeggeri.Le diverse piante utili in talidisturbi si trovano già for-mulate in svariate associa-zioni e già pronte in diverseforme di somministrazioneper agevolarne l’impiego.Per fare alcuni esempi, per il

mal di gola estremamenteutili sono la Salvia, che comela Piantaggine, ha un’azioneantinfiammatoria indiretta,protettiva e reidratante dellemucose orofaringee, la Mirra,un’oleogommoresina antin-fiammatoria indiretta, astrin-gente e riepitelizzante, poi laPropoli una sostanza cerore-sinosa prodotta dalle api conattività antinfiammatoria,antiossidante, antibatterica,antivirale, antimicotica, leni-tiva, cicatrizzante, protettivae coadiuvante le naturali di-fese dell’organismo. Nellecongestioni nasali si usanodelle instillazioni di gocceoleose a base di Elicrisoemollienti, lubrificanti e pro-tettive, utilizzabili anche sul-

la zona perinasale arrossataper lo sfregamento con ilfazzoletto, oppure gli spraynasali a base di Mirra, Altea eAloe, che proteggono il nasodalle irritazioni, regolariz-zandone le secrezioni masenza seccarne la mucosa.Per una tosse passeggera sipossono utilizzare Grinde-lia, antinfiammatoria indi-retta, espettorante e spa-smolitica utile nelle tossi

secche e produttive, an-cora l’Elicriso espetto-rante, spasmolitico eantinfiammatorio e laPiantaggine balsamica eprotettiva .Alcune piante come ilSambuco, (associate an-che all’Acerola e allaSpirea) si sono rivelateutili ai primi sintomi dimalessere stagionalecoadiuvando i fisiologi-ci meccanismi dell’or-ganismo.Infine è importante sot-tolineare che esistonoaddirittura piante chestimolano la rispostaimmunitaria (solo l’a-specifica) come l’Echi-nacea, l’Astragalo el’Uncaria.

Tuttavia va sempre ricorda-to che i fitoterapici hannocontroindicazioni, interazio-ni ed effetti collaterali anchegravi per i quali è sempre be-ne consultare il medico o ilfarmacista.Per concludere l’organismoè un sistema complesso checomprende anche psiche, si-stema nervoso, sistema en-docrino e sistema immunita-rio che si influenzano vicen-devolmente. Così il sistemaImmunitario essendo co-stantemente sottoposto astimoli interni ed esterni vasostenuto con il benesseregenerale dell’individuo checomprende anche lo stile divita, la dieta, l’esercizio fisi-co e la gestione dello stress.

Le malattie cardiovascolarirappresentano la principalecausa di morte; mentre lamortalità per patologia car-diache e cardiovascolari è indiminuzione nel sesso ma-schile, nelle donne si osser-va un costante aumento diincidenza dovuto alla cresci-ta della popolazione femmi-nile in menopausa. Negli uomini elevati valori dicolesterolo totale e C-LDLrappresentano il principalefattore di rischio, nelle don-ne il diabete mellito e gli au-mentati valori pressori han-no un’importanza maggiorenel determinare eventi car-diovascolari. I fattori di rischio classici so-no oggi affiancati da “nuovi”indicatori correlati con losviluppo di eventi cardiova-

scolari: la sedentarietà checolpisce non solo gli adulti,ma anche in aumento trabambini e adolescenti; la“sindrome metabolica”au-menta circa 2 volte il rischiodi sviluppare eventi cardio-vascolari e circa 5 volte quel-lo di nuova insorgenza didiabete mellito L'omocisteina amminoacidopresente negli alimenti pro-teici (latticini, carne, legumi,uova) se presente in eccessonel circolo sanguigno o lapresenza di lipoproteina(a) -Lp(a) - lipoproteina ricca dicolesterolo che presenta si-milarità strutturali con leLDL causano danni addirit-tura superiori rispetto al co-lesterolo; l’adiposità addo-minale nelle donne facilita losviluppo di diabete e iper-tensione arteriosa. Per praticare un’attivitàsportiva nel migliore dei mo-di e senza rischi, è necessa-rio conoscere per linee gene-

L’attività fisica nellaprevenzione cardiovascolare

Arriva l’inverno! Le Dislipidemie... queste sconosciute!

LEONARDO MERCURI

GIANCARLO MARTINI

SIBILLA MEARELLI

GENNAIO 2011

La dislipidemia è una condi-zione clinica caratterizzata daun incremento dei grassi cir-colanti nel sangue. Numerosistudi hanno dimostrato comela dislipidemia rappresentiun fattore di rischio in cui, chine è affetto, è predisposto adandare incontro alla malattiacoronarica (vale a dire all’in-farto miocardico). Tra gli altrifattori di rischio ricordiamol’ipertensione arteriosa, il dia-bete mellito, il fumo di siga-retta e la sedentarietà. La di-slipidemia però, è un fattoredi rischio modificabile, vale adire, è un fattore di rischiocontrollabile da un lato con ladieta e, dove questa non siasufficiente, con i cosiddettifarmaci ipocolesterolemiz-zanti o ipolipemizzanti; infat-ti combattere i fattori di ri-schio è l’approccio miglioreper ridurre il rischio di cia-scun individuo di avere unamalattia coronarica. I lipidi ograssi sono una classe di so-stanze fondamentali per ilnostro organismo, così comelo sono le proteine e gli zuc-cheri. Essi infatti rappresenta-no una fonte di energia diret-ta (dopo gli zuccheri e le pro-teine) e una forma di accumu-lo della energia stessa; parte-cipano alla formazione dellemembrane cellulari (cioè del-le pareti che circondano cia-scuna cellula) e sono associa-ti ad alcune vitamine indi-spensabili per la sopravviven-za (vedi la vitamina A, D e K).I lipidi a cui si fa solitamenteriferimento in medicina sonoil colesterolo e i trigliceridi.Essendo il sangue una misce-la fatta prevalentemente diacqua, il colesterolo e i trigli-ceridi, insolubili in acqua,vengono trasportati in circo-lo attraverso delle proteineplasmatiche specifiche, deno-minate proprio in virtù di

questa loro funzione “lipo-proteine”. Le lipoproteine piùfrequentemente citate nelgergo medico sono le HDL (hi-gh density lipoproteins, cioèlipoproteine ad alta densità) ele LDL (low density lipopro-teins, ovvero lipoproteine abassa densità), che rappre-sentano rispettivamente il co-lesterolo buono e il colestero-lo cattivo. Le HDL trasportanoi grassi dalle arterie al fegatomentre al contrario le LDL fa-voriscono l’accumulo deigrassi in periferia. I grassi nonrappresentano un pericolo di-retto per la salute dell’uomo,fino a quando la loro concen-

trazione non supera un valo-re raccomandato. Infatti,quando l’apporto di grassicon la dieta è superiore allenecessità dell’organismo onel caso in cui vi sia una pre-disposizione genetica, quelloche può verificarsi è un accu-mulo di queste sostanze in al-cuni organi come il fegato enei vasi sanguigni. L’accumu-lo dei grassi nella parete del-le arterie (i vasi sanguigni chenotoriamente trasportano inutrimenti e l’ossigeno agliorgani) può creare dei restrin-gimenti e predispone all’in-farto e in generale alla malat-tia coronarica. Partendo da tale principio, sicapisce come quelle lipopro-teine che liberano le arteriedai grassi (le HDL) trasportan-dole al fegato rappresentanoil cosiddetto colesterolo buo-no mentre quelle che le fanno

accumulare nella parete dellearterie (le LDL) rappresentinoil colesterolo cattivo. Si sotto-linea quindi il concetto che ladislipidemia, così come si èvisto per l’ipertensione arte-riosa e per il diabete mellito,è una condizione clinica chepuò rimanere per anni deltutto asintomatica, per poimanifestarsi improvvisamen-te ed in modo drammatico,ad esempio, con un infarto.Da qui la necessità della pre-venzione, vale a dire di uncontrollo periodico dei livellidei grassi nel sangue, allo sco-po di ridurre al minimo quel-li che definiremmo gli effetticollaterali della dislipidemia.Da una serie di studi clinici, èemerso che esiste un rischioaumentato di malattia coro-narica quando il colesterolototale è superiore a 200mg/dl, quando il colesterolocattivo LDL è superiore a 160mg/dl e quando il colesterolobuono HDL è inferiore a 40mg/dl. Nel caso in cui un indi-viduo abbia la pressione altao il diabete o sia un fumatoreattivo, va considerato a ri-schio già un livello di coleste-rolo LDL superiore a 130mg/dl. Infine nel caso in cuiun soggetto sia già andato in-contro a un infarto cardiaco,il livello di colesterolo LDLnon dovrebbe mai superare i100 mg/dl. I trigliceridi sono l’altra classefondamentale nell’ambito deilipidi. Anch’essi non vannosottovalutati; il loro livello delsangue dipende più stretta-mente dalla alimentazione ef-fettuata dal paziente nelle oreprecedenti ad un prelievo disangue (capita spesso infatti diriscontrare elevati livelli di tri-gliceridi dopo pasti abbondan-ti effettuati nelle 12 ore prece-denti la rilevazione laboratori-stica). Il valore normale per itrigliceridi è inferiore a 150mg/dl, mentre si consideraipertrigliceridemia il rilievo divalori superiori a 200 mg/dl.

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rali il normale comporta-mento del nostro organismodurante i diversi tipi di atti-vità fisica; il medico deve sa-pere fornire indicazioni perla pratica corretta di attivitàmotorio-sportiva tenendoconto della età e dello statodi salute.Per escludere malattie car-diache potenzialmente peri-colose, devono essere effet-tuati accertamenti, quali:Elettrocardiogramma (ECG ariposo ed ECG da sforzo);Ecocardiografia; nel nostropaese, prima di iniziare unosport è obbligatoria la visitamedica.Un programma di attivitàamatoriale per adulti e an-ziani in buona salute devonocomprendere: attivita’ di ti-po aerobico (30-60 minutiprogressivi, continui), il po-tenziamento muscolare (15-20 minuti) e la mobilità arti-colare (10-15 minuti) il tuttopraticato almeno in due-tre

Le armi naturali per prevenire e contrastarele insidie della stagione fredda

sedute settimanali.Se il soggetto non intendepraticare una attività sporti-va organizzata è sufficienteche effettui ogni giorno ora- 1 ora di movimento amedia intensità (es. cammi-nare a passo sostenuto) La pratica di attività moto-rio-sportiva da parte di adul-ti e anziani sani secondo ilmodello illustrato è in gradodi aumentare la resistenzaalla fatica, di rallentare l’in-vecchiamento e di prevenireo ritardare le malattie dellavecchiaiaDa tener presente che gli ef-fetti dell’allenamento si os-

servano dopo 2-3 settimanedall’inizio, si riducono dopo2 settimane di sospensione eaddirittura cessano dopo 2mesi di inattività.Anche una corretta alimen-tazione determina un nettomiglioramento di molti pa-rametri associati ad aumen-tato rischio cardiovascolarecome l’assetto lipidico, l’in-sulino-resistenza, i livelli dipressione arteriosa, l’ecces-so di tessuto adiposo.E’ importante guardare alconsumo di alimenti a bassoindice glicemico ed alla com-posizione lipidica, in parti-colare alla presenza di sin-

goli e specifici acidigrassi:una dieta ricca ingrassi saturi o insaturi au-menta la colesterolemia to-tale e LDL, quindi il rischiocardiovascolare e in partico-lare coronarico; effetto op-posto hanno invece gli acidigrassi insaturi presenti sianegli oli tipici della nostracultura – come l’olio extra-vergine di oliva – sia negli olidi semi come il mais, la soia,il vinacciolo e il girasole.Il consumo di una quantitàgiornaliera di alcool compre-sa tra 30-40 grammi perl’uomo (equivalente a 2-3drink) e 20-30 grammi per ladonna (1-2 drink) consentedi ridurre di circa un terzo leprobabilità di patologia car-diovascolare.I benefici sicuri (EBM) dellaattività sportiva sono: nettariduzione o declino dellaforma fisica; riduzione dellamortalità e morbilità genera-le e specifica (infarto cardia-co, Ictus,…ect) e stabilizza-zione-miglioramento diabe-te, ipertensione, vasculopa-tie periferiche, osteoporosi,umore (ansia-depressione),nonché riduzione peso cor-poreo.

Pensieri e Parole121 FOLIGNO

ANNE SEXTON : UN LUNGO URLO.RICORDO DI UNA POETESSA“DANNATA”, DONNA SENZA VIE DI MEZZO,

CHE ATTRAVERSO LA SCRITTURA CERCÒ DI SOPRAVVIVERE A SE STESSA

LAMOLEOTTOCENTESCAELAMOLEPOSTMODERNA

Anne Sexton (Boston 1928-1974) fu una poetessa scan-dalosa e folle, che con la suaassoluta disinibizione su-scitò scompiglio nell'Ameri-ca del suo tempo, quell’Ame-rica puritana e bigotta chel’aveva cresciuta, che lei rifiu-tava e che l’ha portata allamorte.Non si può leggere Anne Sex-ton, soprattutto se si è don-na, senza sentirsi partecipi diquei percorsi in fondo all’ani-ma che la portarono poi a di-ventare icona dell'emancipa-zione del linguaggio poeticofemminile (ciò che accadde innarrativa con Virginia Woolf).Sia nella vita che nella scrit-tura, la Sexton impersona ladonna-strega; rifiuta prepo-tentemente le facciate, le fal-sità, i borghesi perbenismi eporta se stessa, i suoi gesti ele sue parole all'estremo.Irrequieta, disordinata, pe-rennemente innamorata,ninfomane, inadeguata aqualsiasi standard di figlia,casalinga, moglie e madre.Sempre troppo presa da sé,dal suo aspetto, dal filo difollia che avvolge la sua vita,dalla psicanalisi con cui ten-ta di curare il disturbo bipo-lare di cui soffre.Anne Sexton avverte sin dagiovanissima "il male di vive-

re". Si sposa, diventa madredi due figlie, si dedica allefaccende domestiche: matutta questa normalità le stasempre più stretta e inaspri-sce i suoi disturbi mentali. A28 anni ha un attacco di pa-nico e tenta il suicidio. Iniziacosì ad andare in analisi e leviene suggerito di liberarsi ecapirsi tramite la poesia.Da quel momento nasce laPoetessa Anne Sexton, cheracconta il dramma della pro-pria esistenza attraverso lepiccole cose, attraversoschizzi di realtà e verità quo-tidiane. In questo senso è unadelle voci più intense dellapoesia confessionale, generenato negli Stati Uniti intornoagli anni’50/’60, a cui appar-tengono anche Sylvia Plath,(sua grandissima amica e al-tro tragico destino, che conlei sperimenta la poesia comeespressione di fatti psichici)Robert Lowell, Allen Gin-sberg, John Berryman. Questipoeti fanno dei loro disagi ilmateriale per la propria arte;la scrittura è lo strumento diconoscenza e trasformazio-ne di avvenimenti traumatici,elemento di connessione traesperienza psichica edespressione poetica.Anne riversa nella parolascritta il suo tormento, scar-dina l'American dream in cuinon si ritrova, fa scalpore,vince un Pulitzer.Le sue poesie sono colme ditemi scabrosi come aborto,masturbazione, mestruazio-ni, droga, alcol, libertà ses-suale, psicofarmaci, pulsionidi morte, blasfemia e tuttoquello che meno deve esseredetto in poesia. Ma la sua nonè soltanto poesia: la sua è unaferoce battaglia politica e so-ciale, un lungo urlo, lanciatocon singolare arte, per darevoce a tutte le donne vittime

PIAZZA DEL GRANO O DELLE ERBE...A NOI PIACE COSÌ...

IL DIRITTO A UNA SCUOLA PUBBLICAFINANZIAMENTI STATALI A SCUOLE PRIVATE MENTRE QUELLA PUBBLICA PRECIPITA

Articolo 33 della Costituzio-ne: “L’arte e la scienza sono li-bere e libero ne è l’insegna-mento. La Repubblica detta lenorme generali sull’istruzioneed istituisce scuole statali pertutti gli ordini e gradi. Enti eprivati hanno il diritto di isti-tuire scuole ed istituti di edu-cazione, SENZA ONERI PER LOSTATO.(…). La scuola pubblica soffre, ca-de a pezzi, non solo in sensometaforico, vedendo il degra-do a cui sono condannatemoltissime scuole pubbliche.Ma le scuole “paritarie”, ovve-ro quelle private, godono diuna salute migliore. Il DM 261/98 e il DM 279/99(Ministro Luigi Berlinguer) edil testo unico “concessione dicontributi alle scuole secon-darie legalmente riconosciutee pareggiate” apre la strada aifinanziamenti pubblici allescuole private, la legge62/2000 fa in modo che lescuole non statali siano pari-ficate a quelle pubbliche, in-troduce i “ buoni scuola”, ov-vero dei contributi alle fami-glie per le scuole dell’obbligo,riconoscendo loro di svolgereun servizio pubblico, e in se-guito il DM 27/2005 ( Mini-stro Letizia Moratti) innalza lesoglie massime dei contribu-ti e dei finanziamenti ai pro-getti formativi. Tutto questoè palesemente in contrastocon l’articolo 33 della Costitu-zione, in particolare con l’in-ciso “senza oneri per lo Sta-to”. Anche se svolgono unafunzione pubblica il livello

dei con contributi statali è ec-cessivo, in quanto questescuole dovrebbero essere fi-nanziate esclusivamente dal-le rette pagate dagli studentie da donazioni private. Il nu-mero delle scuole private cat-toliche è notevolmente supe-riore rispetto a quelle laicheed è innegabile che sia vera-mente esigua la presenza diextracomunitari e portatori dihandicap; chi ha le possibilitàeconomiche è giusto che ab-bia la possibilità di rivolgersialle scuole paritarie, ma èinaccettabile che ci siano fi-nanziamenti pubblici a fron-te di scuole pubbliche in de-clino. Scuola pubblica che è ditutti e per tutti, come sanciscel’articolo 34 della Costituzio-ne “La scuola è aperta a tutti.(….) I capaci e i meritevoli, an-che se privi di mezzi, hannodiritto a raggiungere i gradipiù alti degli studi. La Repub-blica rende effettivo questodiritto con borse di studio, as-segni alle famiglie ed altreprovvidenze, che devono es-

sere attribuite per concorso”.La nostra Costituzione, conarticoli come questi, raggiun-ge i livelli più alti di democra-zia ed è opportuno che nonrimanga lettera morta, ma lesue finalità devono essere co-stantemente perseguite.Le strutture sicure, aule de-centi, laboratori forniti ed of-ferta formativa di ampio re-spiro dovrebbero essere ildenominatore comune dellascuola pubblica italiana enon solo di quella privatache invece è per pochi. Se co-sì non fosse i genitori sareb-bero obbligati a mandare ipropri nelle strutture priva-te, e chi non ha le possibilitàè condannato a un’istruzionedi serie b, violando il princi-pio di uguaglianza sancitodall’articolo 3 della Costitu-zione. E questo un’Italia de-mocratica come la nostranon se lo può permettere.Nessuno deve essere lasciatoindietro, quindi lunga vita aun’eccellente scuola pubbli-ca, di tutti.

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ARIANNA BOASSO

SILVIA PALLARACCI

SARA

GENNAIO 2011

Ho letto un gradevole artico-lo sulla Gazzetta di Folignodi Martina Betori su Piazzadel Grano. Per chi scrive suun giornale intitolato a"Piazza del Grano" è statouna sensazione piacevole enello stesso tempo imbaraz-zante. Ad oltre un anno dal-la pubblicazione del nostrogiornale , nessuno di noi hamai pensato a scrivere qual-cosa sulla piazza, o meglio,scrivere un elogio dellapiazza. Forse è stato megliocosì, per non peccare di au-torenferenzialità.Una piazza è un luogo cometanti altri, ma non tutte lepiazze sono uguali e ognu-na ha una piccola storia daraccontare. L'accesso è co-stituito da tre vicoli (duestretti stretti, praticamentepedonali ) ed una strada ap-pena più grande che arrivada piazzetta della morte.Qualcuno di voi la ricorderàancora con le macerie acca-tastate su un lato, frutto deibombardamenti della guer-ra. Ma anche in quelle con-dizioni la piazza incurantedelle ferite ha continuato afunzionare. Mercato orto-frutticolo al dettaglio e al-l'ingrosso, con depositi neifondi sparsi su di essa e nel-le viuzze limitrofe.Utilizza-

ta per piccole partite di pal-lone fra ragazzini, disordi-nato parcheggio di auto,storico raduno dei figuran-ti della Quintana prima del-la sfilata, e solo ora nobilita-ta dalla biblioteca DanteAlighieri. Una Piazza mino-re, senza una chiesa che visi affacci o come Piazza del-la Repubblica con addirittu-ra il Duomo ed il Comune.Una Piazza di gente che cilavora, che quando passanon viene distratta da bel-lezze artistiche o altro, con-tinua a pensare alla cose co-muni della vita e forse tro-vando uno spazio improvvi-samente più ampio , anche

di abusi, soprusi, paure, disa-gi mentali mai raccontati, de-sideri mai compresi.Non è un caso che il suo pub-blico più affezionato sia sta-to e sia tuttora composto dadonne, che si immedesimanoin lei, nei suoi canti cosìespliciti, fin troppo“fisici”per un uomo: la donna è fi-nalmente peli, viscere, feto,fluido umorale. È realtà allostato puro.Le opere di Anne Sexton sonodavvero troppo per un uomo,che si trova con le spalle almuro e che non è pronto avedere una donna nuda, sen-za quei veli di conformità cuiè abituato ad aggrapparsi co-me un bambino.Il disturbo bipolare accompa-gna Anne per tutta la vita: il 4Ottobre 1974, appena divor-ziata da un marito che non larese mai felice, si uccise in ga-rage, con i fumi di scariconell’abitacolo della sua auto-mobile. Aveva 46 anni.Non ci è dato sapere cosa sinasconda dietro ad un gestoestremo. L'unica ragione cer-ta di un suicidio è il dolore.E allo stesso modo in cui leifu donna senza mezze misu-re, può essere solo amata oodiata.Per quanto mi riguarda, laamo profondamente.

Una come lei“Sono uscita, una strega

possedutache caccia l’aria nera,più intrepida di notte

che sogna il male, ho porta-to scompiglio

nelle case quiete,luce per luce:

creatura solitaria, con dodicidita, fuori di sè.

Una donna così non è unadonna, non del tutto.

Io appartengo a questaspecie.”

Torino sta vivendo un inte-ressante scontro generazio-nale, che riguarda nello spe-cifico due grandi architettu-re, ma che coinvolge com-plessi aspetti sociali e cultu-rali. Sul piano dello scontroci sono la mole antonelliana,imponente opera in mu-ratura di metà ottocen-to, e indiscusso simbo-lo della città, e dall'altroil nuovo grattacielo diIntesa-Sanpaolo firmatoda Renzo Piano. Il dibat-tito che coinvolge questidue edifici è iniziato nel2004, con il concorso diidee ad invito per la pro-gettazione di un centrodirezionale a torre, dacostruire nell'area dinuova edificazione chia-mata Spina centrale, corri-spondente all'asse di interra-mento della ferrovia Torino-Milano. Il progetto vincitoreè stato quello di Renzo Pia-no, unico italiano fra la soli-ta rosa di archistar interna-zionali, e ha fatto subitoscoppiare le polemiche l'al-tezza annunciata per il grat-tacielo, ben 170 metri, con-tro i 167 della Mole antonel-liana, attualmente l'edificiopiù alto della città, e segnopredominante dello skylinecittadino. Paragonato alle al-tezze dei grattacieli nel mon-

do; il più alto è attualmentequello di Dubai con i suoi828 metri, non appare cosìfuori misura, ma la questio-ne è sempre il contesto in cuinasce, e soprattutto il climaculturale. Torino è una cittàmolto controversa, erededello sfarzo dei salotti sa-baudi, ma anche del dinami-smo della città industriale,connubio di una cultura tra-

dizionalista e di un forteidentità sociale proiettataverso lo sviluppo.In questo caso la questionedella differenza di altezza frale due moli ha scatenato ac-cesi dibattiti e proteste, fracui la fondazione di un comi-tato ad hoc: “Non grattiamo ilcielo di Torino”. Il risultato èstato il ridimensionamentodel progetto di Piano, che dai170 metri annunciati, sarà di166, come se tutto si possaridurre alla questione del pri-mato di altezze, piuttostoche porre l'attenzione su

la mente si apre a sensazio-ni migliori.Poi ovviamente ci sono leemozioni personali, di chicome il sottoscritto da sem-pre ci passa più e più volteal giorno ed e' come staredentro la propria casa.Concludo con un ringrazia-mento all' editore che altempo decise di chiamare ilnostro bellissimo giornalecon il nome di Piazza delGrano; una piazza "tosta"senza tanti fronzoli, concre-ta... a noi piace così.

f.o.

aspetti ben più importanti,come la sostenibilità ambien-tale dell'intervento e la suavera utilità.Architetti e ingegneri si inter-rogano da più di un secolosulla città in verticale, temaaffascinante per gli addettidel mestiere, in particolareper gli aspetti tecnologici af-fiancati alla progettazione diun grattacielo, una sfida

strutturale contro ilvento e contro la forzadi gravità, che ha intro-dotto importanti in-novazioni e contribui-to a sviluppare la ricer-ca sui materiali e sullecostruzioni.Tornando a Torino,non si può mistificareil nuovo grattacielo,senza aver preso co-scienza del degradodelle periferie, delladecadenza di alcuni

quartieri che non hanno un'i-sola di verde, o un piano ur-banistico che permetta alme-no di scorgere quelle Alpitanto osannate dello skylinecittadino, che la nuova torreoscurerebbe. Le scelte archi-tettoniche e urbanistichevanno sempre correttamen-te ponderate nel contesto diriferimento, perché a voltepuò risultare più gravemen-te fuori scala un cubo di ce-mento isolato nella campa-gna umbra, che un grattacie-lo di vetro in una grandecittà industriale.

Scuola a cura di Maura Donati

Sono tanti. Sono pieni di en-ergia e di rabbia. Protestanoormai da settimane, in tuttaItalia, eppure rimangono ig-norati ed inascoltati, questaè la situazione a dir poco in-credibile e al tempo stessotragica degli studenti e deiprecari dell’Università ital-iana, giovani donne e gio-vani uomini che vedonosvanire il loro futuro, in-ghiottito dai tagli del min-istro Tremonti e dal ddlGelmini, che vanno a peg-giorare una situazione giàproblematica.“L’Università pubblica hagravi problemi, che sono daanni trattati in modo ineffi-ciente, c’è bisogno di una ri-forma seria, che combatta lagerontocrazia e guardi allemigliori esperienze d’Eu-ropa”, ci spiega Rosario Rus-so, studente all’ultimo annodi specialistica, un ragazzoche come tantissimi altricontinua a lottare per sal-vare la nostra Università e

quanto la situazione sia dis-perata; per le spese di unanno sono stati assegnatiad ogni facoltà solo 18 milaeuro, si era addirittura pen-sato di tenere chiuse le Fa-coltà due pomeriggi a setti-mana per diminuire le bol-lette di energia e riscalda-mento. Un bilancio tragicodunque, che penalizzerà to-talmente la ricerca, le attiv-ità culturali e sportive, glistessi stipendi dei docenti.Oltre ai tagli c’è il problemadel turn-over: nei prossimi

anni si potrà assumere undocente ogni cinque pen-sionamenti, e ciò ridurràdrasticamente il numero deidocenti, dei corsi, dunquedell’offerta formativa.Ma non finisce qui, la man-canza cronica di fondiriguarda anche il diritto al-lo studio, il Fondo integrati-vo per le borse di studio èstato ridotto per il 2010dell’80%, e sono stati pre-visti nuovi tagli nella prossi-ma finanziaria: il Commis-sario straordinario del-

che ci ha fornito tante no-tizie utili riguardo alla situ-azione di quella di Perugia.La riforma procederà ora inSenato per l'approvazionedefinitiva senza ascoltare levoci dei cittadini cheprotestano ed urlano a granvoce, ignorando ancora unavolta i giovani, gli studenti,i precari della ricerca, iricercatori che continuano aprotestare: il ddl Gelmininon risolve in alcun modonessuno dei gravi problemiche affliggono l'Universitàitaliana. Anzi, insieme aiprecedenti provvedimentigovernativi rafforza i grup-pi di potere baronali egerontocratici, aumenta eistituzionalizza il precaria-to, peggiora ulteriormente imeccanismi di reclutamen-to e di avanzamento di car-riera, introduce un sistemadi governo degli Atenei edel Sistema universitarioche riduce ulteriormentel’autonomia e lademocrazia nell’Università;inoltre vanifica il diritto al-lo studio, espelle dall’Uni-versità intere generazioni di

studiosi precari che hannodedicato, spesso senza al-cun riconoscimento, tantianni alla ricerca e all’inseg-namento.La casta politica che staportando avanti questo in-fausto progetto di fatto nonne capisce niente di scuolaed Università, è attenta so-lo a preservare gli interessidelle lobbies, dei potentatibaronali, della Confindus-tria, è insensibile alle verecriticità che esistono nelPaese e che stanno divenen-do sempre più problem-atiche e che stanno paraliz-zando un’intera gener-azione.Come nel resto d’Italia, an-che l’Università di Perugiasta cercando di non affon-dare sotto i pesanti colpi discure gentilmente inflittidal Governo: il Fondo di Fi-nanziamento ordinarioerogato dal Ministerosubirà una diminuzione diun miliardo e mezzo di eu-ro nel periodo 2009-2013,ed il bilancio “virtuale” ap-provato a ottobre per l’Ate-neo perugino ci fa capire

131FOLIGNO

l’Adisu Maurizio Oliviero hafornito cifre molto precisesulla situazione regionale,nel 2010-2011 dei 4345 stu-denti idonei solo 1164 po-tranno usufruire della bor-sa di studio, si arriveràforse a 2700 grazie agli aiu-ti dalla Regione. E’ lampanteche tutto ciò porta nella di-rezione di un’Università e diun diritto allo studio sem-pre più privatizzati, dunquesempre meno in linea con iprincipi ribaditi dalla nostraCostituzione.

GENNAIO 2011

Sperimentazione meritocratica nella scuola pubblicaIn venti scuole delle province di Napoli e Torino

si parte con la valutazione diretta dei docenti ed è subito polemicaTorino

L'Ufficio scolastico pro-vinciale (Usp) di Torino,con una circolare del 15dicembre allarga la speri-mentazione meritocraticaa tutta la provincia di To-rino ma i Cobas non stan-no a guardare e hannoinfatti pubblicato un co-municato stampa che evi-denzia chiaramente laposizione dei docenti del-le scuole della città.

“E' indecente (difficileusare altri aggettivi) –hanno scritto - che l'Uspdi Torino, citando, peral-tro, la circolare del 3 di-cembre 2010, la quale af-ferma che ‘Facendo se-guito all’incontro del 30novembre (circ. reg. num.420 del 24 novembre2010 Prot. 13006/U) e nelricordare che il Ministerodell’Istruzione, dell’Uni-versità e della Ricerca haavviato, per le scuole del-la città di Torino, un pro-getto sperimentale perpremiare gli insegnantiche si distinguono per ungenerale apprezzamentoprofessionale all’internodella scuola, si fornisco-no con la presente alcuneindicazioni operative’,dopo aver capito che tut-te le scuole della cittàavrebbero votato in mas-sa contro la vergognosasperimentazione merito-cratica, invia oggi unanuova circolare con laquale allarga a tutta laprovincia la possibilità di

partecipare a tale truffa”.A questo allargamento iCobas hanno rispostoche “è inutile e superfluospiegare i motivi che han-no portato il neo dirigen-te dell'Usp a non conside-rare ciò che il ministero elo stesso Usr del Piemon-te scrivevano pochi gior-ni fa, cioè che tali speri-mentazioni si sarebberosvolte solo nelle scuoledelle città di Torino e Na-poli – e hanno aggiunto -quando si trovano in dif-ficoltà non ‘c'è legge e/ocircolare che tenga’: s’hada fare e basta!!! Questaloro la chiamano demo-crazia.... Ad oggi più di50 scuole torinesi hannorifiutato la sperimenta-zione e nessuna ha aderi-to. Come Cobas Scuolafaremo di tutto per de-nunciare questa ulterioretruffa e forzatura da par-te del Ministero e deisuoi seguaci”.I Cobas si dichiarano “si-

curi” che anche le scuoledella provincia di Torino“rispediranno al mittentela sperimentazione a me-no che il mittente nontrovi un altro metodo ille-gale per trovare finalmen-te le 15 scuole!!!”Infine, invitano tutti i col-legi docenti a “non aderi-re alla sperimentazione, arispedire al mittente que-sto ennesimo vergognosotentativo di dividere gliinsegnanti tra bravi e fan-nulloni. Battiamoci perriavere i nostri soldi, ilnostro contratto e tutti inostri diritti. Dobbiamoesigere che i ‘risparmi’derivanti da tagli agli or-ganici e agli stipendi (conil blocco dei contratti e diuna parte degli scatti dianzianità) non siano uti-lizzati per dividere la ca-tegoria, ma vengano resti-tuiti a tutte le scuole e atutti/e i/le lavoratori/tri-ci, docenti e Ata, precari estabili”.

Napoli

Le Rappresentanze sindaca-li unitarie (Rsu) Cobas dellaprovincia di Napoli hannorivolto un appello a tutte leRsu, indipendentemente dal-la loro appartenenza sinda-cale, a tutti i lavoratori e lelavoratrici e a tutti coloroche hanno a cuore la scuolapubblica, per avviare unconfronto finalizzato a bloc-care la sperimentazione delprogetto sul merito degli in-segnanti invitando tutti i col-legi a rifiutarla evitandouna odiosa divisione tra i la-voratori.

“La nuova riforma dellascuola pubblica – hanno sot-tolineato - prevede: tagli diposti di lavoro con espulsio-ne di docenti e ata precari;precarizzazione del perso-nale a tempo indeterminatocon docenti sovrannumera-ri e aumenti dei carichi di la-voro per il personale docen-te e ata; taglio dei fondi per

il funzionamento ordinariocon carenze croniche di ma-teriali e peggioramento del-la qualità dei servizi agli stu-denti; blocco dei contratti edegli scatti di anzianità conperdita di decine di migliaiadi euro per docenti e ata”.“Ma niente paura – hannoscritto ironicamente le RsuCobas della provincia di Na-poli - una percentuale diquesti tagli detti eufemisti-camente ‘risparmi di siste-ma’ verrà impiegata per pre-miare i meritevoli. In chemodo? Attraverso i progettisperimentali che interesse-ranno ben 20 scuole nelleprovince di Napoli e Torino”.Progetto valutazione diret-ta dei docenti spiegato daiCobas.- Chi partecipa? Il progettocoinvolgerà 20 scuole delleprovince di Torino e Napoliche saranno sorteggiate tratutte quelle che volontaria-mente decideranno di aderi-re alla sperimentazione (nb:il Collegio Docenti si espri-

merà solo dopo il sorteggio).Nelle scuole prescelte, i do-centi saranno liberi di sotto-porsi o meno alla valutazio-ne. Tutto questo avverrà en-tro dicembre 2010. Chi valu-ta? In ognuna di queste scuo-le sarà istituito un nucleo divalutazione formato dal Diri-gente + 2 colleghi eletti ascrutinio segreto + il Presi-dente del Consiglio d'Istitutoin veste di osservatore.- Cosa viene valutato? il cur-riculum vitae + un non me-glio precisato documento diautovalutazione + i risultatidi questionari di gradimentosvolti tra alunni e genitori +delle generiche qualità desi-derabili di un docente sullabase anche dell'art. 27 delCcln, cioè ”competenze di-sciplinari, psicopedagogi-che, metodologico - didatti-che, organizzativo – relazio-nali e di ricerca, documenta-zione e valutazione tra lorocorrelate ed interagenti” (in-somma elementi, questi ulti-mi, tutt'altro che oggettivi).- Cosa si vince? Il docente“più bravo” avrà una mensi-lità in più.“Questo progetto insieme aquelli rivolti a premiare lescuole che saranno speri-mentati a Pisa e Siracusa –hanno infine concluso i rap-presentanti Cobas di Napoli- tendono a ripartire pochispiccioli a un numero moltoridotto di lavoratori / tricinon solo a spese di tutti glialtri /e cui si chiedono sacri-fici ma anche della qualitàdella scuola pubblica chesempre più viene depaupe-rata di risorse e mezzi”

GIOIETTA VOLPI

…E la rabbia aumentaLe proteste degli universitari continuano nell’indifferenza del GovernoLa crisi dell’Ateneo di Perugia

Perugia, gli studenti si mobilitano

Corrispondenze, Sport e Cucina141 FOLIGNO

Tournedos Rossini per 6personeTempo di preparazione 40minutiIngredienti: kg 1 filetto dimanzo (possiamo utilizzareanche il filetto di maiale), gr500 crostoni di pane comu-ne, gr 100 lardo di colonna-ta, gr 100 burro, gr 50 fari-na, gr 30 tartufo nero, unmazzetto di alloro, sale, pe-pe, un bicchiere di vino pas-sito, gr 300 paté di fegatoProcedimento: tagliare il fi-letto in medaglioni, salarli,

peparli, avvolgerli in fettedi lardo e foglie di alloro,cuocerli in padella con gr50 di burro, sfumare con ilvino. A cottura ultimata, ri-tirarli dal recipiente e met-terli in disparte al caldo.Saltare in padella i crosto-ni di pane con il rimanenteburro. Su ogni crostone di-sporre un medaglione e sudi esso una rondella dipaté, bagnare con il fondodi cottura e infine aggiun-gere qualche lamella di tar-tufo.

Tortino di carote per 6 per-soneTempo di preparazione 60

LA RICETTA DEL MESE: TOURNEDOS ROSSINI E POLLO ALLUVA

minutiIngredienti. gr 500 carote,due patate medie, gr 100burro, gr 50 parmigiano (fa-coltativo), sale, pepe, un bic-chiere di crema di latte, gr50 pane grattato.Procedimento: lessare lepatate e le carote, passarleal passaverdure, ad esse in-corporare il burro, la cremadi latte, il sale, il pepe, ilparmigiano, lavorare ener-gicamente il composto. Im-burrare alcuni stampini daforno e cospargerli di panegrattato, incorporare quin-di il puée ottenuto, infor-nare a 180° per circa 20 mi-nuti.

TEMPODIPRIMIBILANCIPERILCALCIOA7 UISP VERITÀPERLAPALESTINA

FUMOPASSIVO- BAMBINI INDIFESI

Redazione: Via della Piazza delGrano 1106034 Foligno (PG) tel. 0742510520Mail:[email protected] tribunale di Perugian° 29/2009Editore: Sandro RidolfiDirettore Editoriale: Sandro RidolfiDirettore Responsabile: GiorgioAuriziDirettore Sito Internet: Andrea TofiStampa: Dimensione Grafica, viadelle Industrie 21, SpelloChiuso in redazione il 20/12/2010Tiratura: 3.000 copiePeriodico dell’Associazione “Luciana Fittaioli”

La maratona “per la verità,per Israele” promossa dal-l’On. Fiamma Nirenstein, cilascia molto perplessi cometante altre voci che si sonogià espresse, provenienti dadiversi angoli e culture del-la nostra società.Ma in verità, chi aderisce aquesta iniziativa pensa, cheIsraele sia la sola vittima,che la sicurezza di Israele,la soluzione del conflittomedio orientale e l’isola-mento degli opposti estre-mismi si ottengano con ini-ziative come questa?I promotori ritengono chelo stato di occupazione e lecondizioni disumane che vi-ve la gente a Gaza, nei terri-tori occupati e nei campiprofughi, che le espropria-zione dei terreni, la distru-zione di case, la costruzio-ne delle colonie tra la comu-nità palestinese, siano unainvenzione o siano azionilegittime o non alimentino iproblemi di Israele ?Ma non sentono, i promoto-ri, il peso morale del protrar-si del conflitto che ha rovi-nato la vita a milioni di per-sone, ucciso civili senzaesclusione alcuna di religio-ne, nazionalità e cultura, eche rischia di espandersi an-cora, provocando maggiorimorti, violenza, odio ed insi-curezza per tutti quanti?Perché non sentire, vedere e

riconoscere quegli israelianie quei palestinesi che hannogià detto basta al linguaggioed alla pratica dell’odio edella violenza, impegnando-si ogni giorno per far capirealla propria comunità cheoccorre trovare un accordo,per il bene di tutti, per lastessa sicurezza di Israele,come l’unica strada della ri-conciliazione e della pacegiusta e definitiva?Perché non allargare questocampo di pace tra le due co-munità, invece che dichiarar-si, unilateralmente, vittime?Proprio, ora, mentre è in cor-

so il tentativo di ripresa deinegoziati, con l’alto rischiodi ritornare indietro, ad unanuova epoca di violenza e diterrore a scala globale, sequesti fallissero, riteniamoche tutti quanti dovremmoimpegnarci, come non mai,per la rimozione degli osta-coli alla pace, sostenendo erichiedendo con decisione,alle istituzioni, ai governi edalle due comunità coinvoltenel conflitto di non perderequesta occasione.Dipartimento Internazionale

CGILRoma, 7 ottobre 2010

Pollo all'uva e cipolle per 6personeTempo di preparazione 60minutiIngredienti: kg 1 petto dipollo, gr 500 cipolle rosse,gr 250 uva nera, gr 100 fari-na, un bicchiere marsalasecco, un bicchiere aceto dimele, un cucchiaio di semidi papavero, gr 100 burro,sale, pepe, chiodi di garofa-no, un bicchiere olio di oli-va, brodo vegetale o di car-ni bianche.Procedimento: tagliare lacarne a dadini, salarla, in-farinarla e lasciarla rosola-re in una casseruola con gr50 di burro e due cucchiai

www.piazzadelgrano.org GENNAIO 2011

Con la disputa della nonagiornata di incontri, si con-suma più di un terzo dellaprima fase del campionatodi calcio a 7 UISP e, per mol-te delle squadre in lizza, ègià tempo di tirare le primesomme. Naturalmente nonsi può trattare di giudizi de-finitivi. La stagione regolaredeve ancora proporre quat-tordici gare e, inoltre, i play-offs spesso smentiscono leindicazioni fornite dal giro-ne all'italiana. Ma non c'èdubbio che è già possibileipotizzare qualche valuta-zione sulla base di quelloche le squadre hanno finoramesso in mostra. Come ve-dremo, il tutto all'insegna dimolte conferme ma anchedi qualche sorpresa. Com-plessivamente le squadrepiù accreditate alla vigilia,dopo un comprensibile av-vio ancora in fase di rodag-gio, stanno iniziando a farrispettare le gerarchie e i ve-ri valori in campo comincia-no a delinearsi. A comincia-re dalla vetta della classifi-ca dove, dopo un lungo in-seguimento durato cinquegiornate (con altrettante vit-torie) e coronato con unfranco successo (6-1) aidanni di Cecconi Impianti,si insedia l'Asso Computer,squadra considerata, a pie-no titolo, nel novero dellefavorite alla vittoria finale.Inoltre gli "informatici" de-vono anche recuperare unincontro e anche se il cam-mino è ancora lungo, saràdifficile scalzarli dalla cima,anche in considerazionedell'organico a disposizio-ne. Tira un po' il fiato M.B.System che dopo una caval-cata di sei vittorie consecu-tive, racimola la miseria diun punticino in tre gare e,mentre poteva essere ipo-tizzabile una battuta d'arre-sto con l'attuale Asso Com-puter, un po' più meravigliaha destato il tonfo, seppurdi misura, con il modestoSpartak Foligno. Sarà neces-sario ricompattarsi perl'M.B. System per ritrovarebrillantezza e convinzionenei propri mezzi, se si vuo-le puntare ad insistere suun campionato di vertice. Simantengono in quota Baca-ro Parrucchieri e Beautyglo-bal, quest'ultima promossada Cenerentola delle ultimestagioni a ruolo di verasquadra rivelazione di que-sto torneo. Beautyglobal èreduce da una bella vittoria

su Stella Rossa, sconfitta,questa, che sa un po' di boc-ciatura, almeno per il mo-mento, per una squadra cheera partita con ambizioni dialtro livello. Bacaro Parruc-chieri, invece, inanella il se-sto risultato utile di fila escavalca al terzo posto nel-la graduatoria proprio l'ex-capolista M.B. System, di-mostrando di saper vincerele partite anche soffrendo,dote che potrà risultare uti-le specie in proiezione play-off. Sicuro il cammino degliOld Stars che ritrova unacerta continuità di risultatie di gioco e insegue da vici-no - in quarta piazza - M.B.System. A corrente alterna-ta l'andamento di CecconiImpianti, al secondo stop intre partite inframmezzate,peraltro, dalla brillante vit-toria a spese di Beautyglo-bal. Buono anche il campio-nato fin qui disputato daMojito F.C. a segno nell'ulti-mo turno contro Forno No-cera Umbra, ormai ex-nobi-le decaduta del calcio a 7(ricordiamo la semifinalesfiorata nell'ultimo torneodopo un incredibile quartodi finale contro Silvy's Uni-ted). I "fornai", comunque,sono riusciti parzialmente arinverdire la loro classificacon due successi negli ulti-mi tre incontri ma continua-no a stazionare anonima-mente nel centro-classifica,ai margini della zona play-off. Consolida la propriaposizione Silvy's United chesommerge sotto undici retiil malcapitato Equilibri Este-tica e conferma di aver tro-vato una condizione accet-tabile e conseguentementegioco e risultati. Quando inerocelesti sono in condi-zione di poter schierare la"starting seven", diventanoa tratti irresistibili come te-stimonia l'ultima gara, già

PAOLO AZZARELLI

ANTONIETTA STADERINI di olio, aggiungere la metàdel marsala e lasciare eva-porare, aggiungere il brodosino a coprire la carne ecuocere per circa 30 minu-ti. Far dorare le cipolle ta-gliate ad anelli in una pa-della larga con gr 50 di bur-ro, unire l'aceto di mele, ilmarsala, 2 cucchiai di zuc-chero e far evaporare com-pletamente la parte liqui-da, salare, pepare e cospar-gere di semi di papavero.Lavare l'uva, tagliare gliacini a metà e privarli deisemi, unirli alla carne edaggiungere anche le cipol-le, lasciare cuocere per cir-ca 10 minuti.

CLASSIFICA

ASSO COMP.–MASSAGGIO 21BEAUTYGLOBAL 20BACARO PARRUCCHIERI 20M.B. SYSTEM 19OLD STARS 19CECCONI IMPIANTI 16MOJITO F.C. 16NUOVA STELLA ROSSA 15SILVY'S UNITED 13SAN MAGNO CAFFE' 12BORRONI 12FORNO NOCERA UMBRA 12QUINTANELLA SCAFALI 11ECOSUNTEK GUALDO T. 10PORCO ALEGRE 10BAR POLLY 9ARCI BAHIA 9GUS TEAM 8SPARTAK FOLIGNO 8PIZZERIA PIETRAROSSA 7EQUILIBRI ESTETICA 7PLANET CAFFE' 4A.D SERVICE 3

Seicentomila persone, di cui165mila bambini sotto i cin-que anni, muoiono ogni an-no nel mondo di fumo pas-sivo. Lo rileva uno studiopubblicato sulla rivi-sta “Lancet” che Ar-mando Perugia e An-nette Pruss-Ustun, en-trambi dell’organiz-zazione mondiale del-la sanità, hanno con-dotto usando dati del2004, i più recenti di-sponibili in tutti i 192paesi analizzati. I bambini sono le pri-me vittime del tabagi-smo passivo, perchéincapaci di sottrarsialla principale fontedi esposizione, cioè i geni-tori che fumano in casa. lepiccole vittime del fumopassivo muoiono di più neipaesi a basso reddito, men-

tre nei paesi ricchi le vitti-me sono soprattutto adulti.Il 40% dei bambini, il 33%dei maschi non fumatori, il35% delle non fumatrici so-no stati esposti a fumo pas-sivo nel 2004. Si stima checiò abbia causato 379 milamorti per ischemia, 165mi-

la per infezioni respiratorie,36.900 per asma, 21.400per cancro ai polmoni; intutto quindi, 603mila mortisono attribuibili al fumo

PARIDE TRAMPETTIpassivo ogni anno, cioè cir-ca 1% di tutti i morti globa-li. il 47% delle vittime è fem-mina e il 26% è maschio; il28% bambino. Il fumo passi-vo è inoltre responsabiledella perdita di 10.9milionidi anni di vita in buona sa-lute, 61% dei quali “tolti” ai

bambini.Nel mondo, con-cludono gli auto-ri dello studio,1.2 miliardi difumatori espon-gono al fumopassivo moltimiliardi di per-sone. le leggi direstrizione delfumo nei localipubblici, hannofatto tanto in al-cuni paesi, maancora troppo

fumo passivo “lavora “ incasa per lasciare la sua sciadi morte e a pagare, comesempre, sono soprattuttogli indifesi, i bambini.

in cassaforte dopo poco piùdi 20' giocati. Si tratta di uncomplesso che può solocrescere e che, con ogniprobabilità, ritroveremo afine stagione nelle posizio-ni di vertice. Ma la vera sen-sazione di questo torneo, fi-nora molto avvincente congare ben giocate e di assolu-ti valori tecnici, è forse tro-vare in quart'ultima posi-zione i campioni uscentidella Pizzeria Pietrarossa(ex D.L.F.) che incassano ilquarto K.O. consecutivo (ilquinto complessivo!) addi-rittura per forfeit(!). Diffici-le capire cosa possa esseresuccesso alla brillante squa-dra protagonista di unostraordinario finale di sta-gione lo scorso giugno, cul-minato con la conquista deltitolo regionale. Solo il cam-po può dirlo, a cominciaredalla giornata di lunedì 20Dicembre, ultima gara pri-ma del lungo stop per le fe-stività di fine anno. Tra gliincontri di cartello, Silvy'sUnited e, soprattutto,Beautyglobal-Asso Compu-ter, autentico big-match peril primato.

Spettacoli ed eventi a cura di Piter Foglietta

"Il dibattito svoltosi inquesti tre giorni deve al-largarsi a platee più ampie,aldilà della cerchia degli ad-detti ai lavori, e costituireuna reazione convinta allapolitica del governo, chepensa che in tempi magri sipossa tagliare la cultura, ig-norando che essa rappre-senta un fattore economicoin grado di generare unaimprenditoria innovativa,un polo attrattore di talentie investimenti". Lo ha dettola presidente della giuntaregionale dell'UmbriaCatiuscia Marini, conclu-dendo oggi presso il TeatroNuovo di Spoleto i lavoridella Conferenza Regionaledella Cultura. "L'Umbria - hacontinuato la presidente -può sperimentare un mod-ello innovativo e differenzi-ato di federalismo facendoperno proprio sulla cultura,e diventare un laboratorioper un diverso modello disviluppo, basato sulla nasci-ta di 'imprese creative' al-l'interno di una filiera lun-ga, che offra ai giovaninuove possibilità di occu-pazione. Per fare questo -ha sottolineato - occorremettere in campo azioni,progetti e strumenti, perché

detto nella sua relazione ilprofessor Pierluigi Saccodella Università "Iulm" diMilano -, quella di fruizionepassiva di spettacoli edeventi, riconducibile al purointrattenimento, chedunque, in quanto tale, sipuò impunemente tagliare,e quella di una cultura 'atti-va', collegata struttural-mente con le tecnologie del-l'informazione, con il wel-fare, con la salute, con la co-scienza civile dei cittadiniin quanto produttrice di 's-pazi di significato' dall'altovalore sociale, connessa conla creazione di capacità e losviluppo di una 'imprendi-torialità creativa', comeavviene in Gran Bretagna,dove il compito del pubbli-co è creare le condizioni,soprattutto per i giovani,per fare impresa basata sul-la creatività, mettendo a sis-tema le risorse. È questa lavisione che dobbiamoperseguire"."La cultura va intesa non so-lo come conservazione dibeni o come allestimento dieventi utili soltanto per lefinalità degli indotti com-merciali e turistici - ha det-to Mons. Paglia, presidentedella Conferenza Episco-

pale Umbra - ma come pro-duzione creativa, come co-operazione su un progettocondiviso, come mezzo percostruire le 'città creative',pluraliste e aperte all'inno-vazione imprenditoriale"."In passato - ha sottolineatol'assessore Fabrizio Bracco

la strategia produca risul-tati concreti". Se in Europaalla cultura viene assegnatoil ruolo di importante mo-tore dell'economia, su cuipuntare per superare lacrisi, "l'Italia - ha affermatoCatiuscia Marini - per il suopatrimonio e le suetradizioni, può svolgerequesto ruolo meglio di altri,e in Umbria dobbiamo per-correre la nostra traiettoria,costruendo azioni epolitiche pubbliche, che siuniscano al coraggio im-prenditoriale dei privati. Peropporsi al declino, anche adun 'comodo declino' - haproseguito la presidente -,bisogna innovare, ed è lastrada che abbiamo decisa-mente imboccato, non a ca-so proprio all'inizio dellalegislatura, con il seminariosul turismo di recentesvoltosi a Todi, e oggi qui inquesta conferenza re-gionale della cultura. La cul-tura deve diventare per tut-ti un elemento della vitaquotidiana, perché - ha con-cluso con una battuta - lacultura fa bene sia all'animache al prodotto lordo".Creatività e "riconoscibilità"culturale dell'Umbria, mes-sa a punto di strumenti or-

ganizzativi e di una rete permettere insieme tutte lerisorse, strutturazione diuna "filiera" della cultura,costruzione di una "strate-gia dei luoghi della cultura",crescita della professional-ità di chi è impegnato nelsettore e formazione con-tinua: questi - riassunti daldirettore dell'Assessoratoalla Cultura della RegioneUmbria Ernesta MariaRanieri - i temi emersi dalledue sessioni dedicate, nelsecondo giorno della con-ferenza, alla discussionesugli istituti e le attività cul-turali in Umbria, che hannofatto registrare - ha ricorda-to Ranieri - oltre 50 inter-venti.Un dibattito tutt'altro checoncluso -ha sottolineatol'assessore alla Cultura Fab-rizio Bracco -, che potràproseguire "on line" nel sitodella Regione, dove saràconsultabile l'intera regis-trazione dei lavori, e quindinei tavoli tematici, chesaranno convocati per ap-profondire i numerosi sug-gerimenti e proposte, natidai tre giorni di discus-sione."Ci sono oggi due con-cezioni della cultura - ha

Conclusa a Spoletola conferenza regionale sulla cultura

151FOLIGNO

- c'era, in questi dibattiti fraaddetti ai lavori, la tenden-za a 'piangersi addosso'.Oggi c'è una spinta in avan-ti, la volontà di sperimenta-re strade innovative facen-do diventare l'Umbria unautentico laboratorio dellapostmodernità".

GENNAIO 2011

Mostra di Gabriele Basilicoal Ciac - "Ritratti"

Si inaugura il 18 dicembre2010 una personale di Ga-briele Basilico. A ospitarel’importante esposizionesarà il complesso architet-tonico del Centro ItalianoArte Contemporanea suentrambi i piani, spaziovoluto dalla FondazioneCassa di Risparmio di Foli-gno e dall’amministrazio-ne comunale che si stasempre realizzando comeuna struttura viva, inse-diata nel centro storico diFoligno, e volta ad entrarein sinergia con il territo-rio, con le altre realtàdel settore presentinella regione e conimportanti figure dirilievo nazionale e in-ternazionale. La mostra di Basilicone è efficace testimo-nianza e muove dal-l’attenzione diffusa ecrescente di una co-munità sensibile findagli anni Sessanta al-la ricerca artistica conparticolare riferimen-to alle immagini delContemporaneo inUmbria. La mostra di GabrieleBasilico, sviluppata intre sezioni, articola tre“Ritratti” di città.“Milano ritratti di fab-briche 1978-80”, 40 foto-grafie in bianconero forma-to 60x90 cm., tratte dall’in-dagine fotografica sull’ar-chitettura industriale mila-nese, realizzata alla fine de-gli anni ’70. “Mosca Verticale 2007-2008”, 15 fotografie (di cui8 a colori e 7 in bianconero)formato 100x130 cm. e 20fotografie a colori formato

80x100 cm. Le immaginispettacolari, realizzate ri-prendendo la città dallasommità delle 7 Torri diStalin, grattacieli costruititra gli anni ’40 e ’50, descri-vono le recenti metamorfo-si del paesaggio urbano diMosca, consentendo unasorta di “immersione” nel-la città.“Istanbul 05.010”, 30 foto-grafie di formati diversi, inbianconero e a colori, chemostrano le complessetrasformazioni urbanedella metropoli turca, do-

cumentate da Gabriele Ba-silico durante due campa-gne realizzate rispettiva-mente nel 2005, su invitodella IX Biennale Interna-zionale di Istanbul, e nel2010, in occasione diIstanbul Capitale Europeadella Cultura.Gabriele Basilico, uno deimaestri della fotografiacontemporanea, è nato a

Milano nel 1944. Architettodi formazione, dalla fine de-gli anni ’70, si è dedicatocompletamente all’attivitàdi fotografo, concentrandoil suo sguardo sul paesag-gio urbano. Fino ad oggi Gabriele Basi-lico ha prodotto e parteci-pato a numerosissimi pro-getti in Italia e all’estero,che hanno generato mostree libri, tra i quali “Bord demer” (1990), “Porti di ma-re” (1990), “Beirut” (1991),“L’esperienza dei luoghi”(1994), “Sezioni del paesag-

gio Italiano” (1998),“Interrupted City”(1999), “Cityscapes”(1999), “ScatteredCity” (2005), “Inter-city” (2007) “SiliconValley” (2007), “Roma”(2007). Da sempre Basilico in-treccia la sua instanca-bile indagine sullamorfologia e le trasfor-mazioni della città e delpaesaggio contempora-neo con attività semina-riali, lezioni, conferen-ze, e riflessioni presen-tate anche attraversoscritti, video e docu-menti.Periodo di mostra: 18dicembre 2010 – 31gennaio 2011

Inaugurazione: sabato 18dicembre ore 17,30 Sede: Centro Italiano ArteContemporanea, Via delCampanile 13 Ingresso: libero Info e Segreteria: tel. 3474581221, fax 0742 357035Email: [email protected] web: www.centroitalia-noartecontemporanea.com

Ha inaugurato domenica12 dicembre 2010 il nuo-vo spazio/fabbrica [VIADELLE INDUSTRIE] a Foli-gno, la mostra/installa-zione 277 / 6081 di MaëlVeisse un progetto artisti-co frutto del programmadi residenza nellaproject/room 5 di VIAIN-DUSTRIAE, che ha portatoil giovane designer fran-cese a produrre dopo 2mesi e mezzo di studiouna installazione specifi-ca in questo spazio indu-striale. Veisse scopre al-l’interno di un sistemachiuso dai vincoli impostidalla geometria del cubola diversità del finito (277possibilità fisiche/6081possibilità geometriche),dei punti e delle spaziatu-re con un pensiero volto ascoprire l’apertura. Grazie alla collaborazionedi Barthelemy Massot ilpercorso è stato monitora-to da una parallela verifi-ca-script matematico chehanno consentito di con-nettere le scelte visuali eformali con le probabilitàmatematiche.Lo spazio/fabbrica iniziacosì una serie di progettidi residenza e di produ-zioni specifiche fatte persupportare l’operato digiovani artisti e designeral fine di implementareuno spazio dinamico eproduttivo per progetti diarte contemporanea.Il progetto di VIAINDU-STRIAE curato da Emanue-le De Donno, costituiscel’avviamento a una pro-gramma culturale in cui lospazio/fabbrica diventaluogo, studio e metafora

del fare creativo.Durante la residenza MaelVeisse ha costruito il suostudio e la sua casa, am-biente adatto a una conce-zione dell’abitare contem-poraneo. Gli oggetti sonopensati come auto-deter-minazione dell’habitat do-mestico; un design modu-lare aperto e economico.La serie prodotta è in ven-dita a un prezzo accessibi-le e democratico nella di-mensione di un’arte capa-

ce di riusare e rigenerare imateriali e gli spazi. Que-sta operazione costituisceil primo catalogo di produ-zione di VIAINDUSTRIAEdi multipli, manufatti ca-paci di costruire e organiz-zare il nostro ambiente divita.BIO/INFOMaël Veisse (F) esplora si-stemi di forme che apronole loro possibilità, moltitu-dini inscritte nel cuore deidispositivi finiti. La combi-natoria si rivela attraversoinstallazioni/auto-costru-zioni, architetture nello

Via delle Industriaeun nuovo spazio/fabbrica

spazio segnato dal ritmo edal reticolo di forme geo-metriche. Il giovane artista architet-to indaga con metodo si-stematico e radicale matri-ci spaziali, dispositivi ste-reometrici. Tutto lo studioviene spesso condensato,come in questo caso, inuna pubblicazione d’arti-sta che affianca e si rela-zione con l’intervento ar-tistico. Da questo studio ametà tra il rigore analitico

e una ritmica metafisica,nasce il libro d’artista277/6081 in 6 copie di300 pagine che restitui-scono la serialità e la va-riabilità del progettoSede: spazio/fabbrica [VIADELLE INDUSTRIE], via del-le industrie 9, zona indu-striale S.Eraclio di Foligno Durata mostra: 12 dicem-bre 2010 | 12 febbraio2011Orario: 10,00-12,00 /16,00-20,00 su appunta-mento tel. 074267314 /349 5240942Info: [email protected]

16 FOLIGNOwww.piazzadelgrano.org

GENNAIO 2011

Per un anno migliore

Giordano Bruno, al secoloFilippo Bruno, il nome pro-prio lo mutò secondo laregola entrando nell’ordi-ne dei frati domenicani, ènato a Nola nel 1548 esarà ucciso a Roma il 17febbraio 1600.E’ oggettivamente impos-sibile riassumere in un ar-ticolo di giornale non solola sua opera, che spaziòvastamente dalla filosofia,alla matematica, alla lette-ratura, ma la stessa dina-mica della sua vita.E’ certo che entrò nell’or-dine conventuale domeni-cano non per vocazionema, com’era allora neces-sità (e lo resterà per diver-si secoli), per poter studia-re e, ancora, non tanto (oper nulla) la teologia, mala filosofia e le scienzematematiche.Non bisogna peraltro pen-sare che i conventi fosseroall’epoca luogo di studio edi preghiera; nel periododella sua permanenza nel-l’ordine dei frati di SanDomenico Maggiore vi fu-rono 18 sentenze di con-danna per abusi sessuali epersino omicidi (lui stessocompose l’opera il “Cande-laio” riferendosi a un suoconfratello sodomita).Lasciato il convento si tra-sferì nel 1576 a Roma do-ve, stando alle cronachedi allora, vigeva una asso-luta anarchia sotto il go-verno di Papa GregorioXIII, con un elevatissimonumero di omicidi a tuttii livelli sociali; lo stessoBruno venne accusato diavere ucciso e gettato nelTevere un frate e perciòfu costretto a fuggire daRoma e a gettare l’abitomonacale riprendendo ilnome di Filippo.L’abito monacale lo ripren-derà più tardi a Veneziaquando si trovò nel pienodi una violenta epidemiadi peste, nella quale morìanche Tiziano, e ciò lo in-dusse a rientrare nel “si-stema” dell’ordine mona-cale che gli consentì di la-sciare Venezia e iniziareun lunghissimo pellegri-naggio per quasi tutte leuniversità europee, sia delcontinente che in Inghil-terra, dove insegnò, scris-se e pubblicò un numeronotevole di testi nelle di-verse discipline.Bruno era sostanzialmenteun ateo, o quanto meno unpanteista, e dunque nonera legato ad alcuna con-fessione religiosa, cosic-ché fu calvinista in Svizze-ra, protestante in Germa-nia, anglicano in Inghilter-ra e di nuovo cattolico inFrancia; qualsiasi “veste”

purché potesse continuarea studiare, insegnare, scri-vere e pubblicare.Nel 1591, dopo tanto viag-giare per l’Europa, Brunotornò in Italia a Padova epoi a Venezia dove venneaccusato di blasfemia e ar-restato dalla inquisizioneveneziana, che poi lo con-segnò a quella romana.A Roma Bruno fu detenutonelle carceri del Palazzodel Sant’Ufficio, dove fu ri-petutamente torturatomentre venivano raccoltele prove e messe a puntole accuse di eresia a suocarico.A causa delle torture Bru-no fu sul punto di abiura-re, avendo posto la “singo-lare” condizione che l’a-biura avrebbe avuto valoreda quel momento in avan-ti, con ciò confermando lavalidità delle sue tesi pre-cedenti.Alla fine comunque rifiutòl’abiura e l’8 febbraio 1600fu costretto ad ascoltareinginocchiato la sentenzadi condanna a morte perrogo; i resoconti del pro-cessano narrano che aquel punto Bruno di alzò eindirizzò ai suoi giudici lastorica frase: “Forse tre-mate più voi nel pronun-ciare questa sentenza cheio nell'ascoltarla”.Dopo aver rifiutato iconforti religiosi e il croce-fisso, il 17 febbraio, con lalingua in giova, cioè serra-ta da una morsa perchénon potesse parlare, vennecondotto in piazza Campode' Fiori, denudato, legatoa un palo e arso vivo. Lesue ceneri saranno gettatenel Tevere.La Chiesa romana mise alrogo con l’autore anchetutte le sue opere che, tut-tavia, continuarono a cir-colare ed essere pubblica-te nel resto dell’Europa alpunto che, al risveglio del-l’illuminismo, Bruno ven-ne considerato un precur-sore di Spinoza e di Carte-sio; la sua condanna e l’e-secuzione, purtroppoesclusero per lunghissimotempo l’Italia dello svilup-po culturale e scientificodel “secolo dei lumi” (l’il-luminismo).Recentemente la Chiesa ro-mana ha reso noto il suo“dispiacere” per l’uccisionedi Giordano Bruno, moltomeno per la (tentata) di-struzione delle sue opere,ma, come scrisse GiuseppeGaribaldi nel suo testamen-to: “E che solo in stato dipazzia o di ben crassaignoranza, io credo possaun individuo raccomandar-si ad un discendente diTorquemada”.

Giordano Bruno

Verrà un giorno che l'uomo si sveglieràdall'oblio e finalmente comprenderàchi è veramente e a chi ha ceduto

le redini della sua esistenza,a una mente fallace, menzognera,che lo rende e lo tiene schiavo...

l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto,sarà libero anche qui in questo mondo

Giordano Bruno

I

supplemento al numero 1 - Anno III - gennaio 2011 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org

Pressoché tutti i testi sullastoria delle religioni afferma-no che lo spirito religioso co-mincia a manifestarsi nelmomento del passaggiodall’uomo “habilis” a quello“sapiens” sotto la spinta didue sentimenti: lo stupore ela paura.Stupore davanti alla consa-pevolezza di fenomeni mi-steriosi: il sole che rinascetutte le mattine, il fuoco cheillumina e scalda; paura da-vanti magari a quegli stessifenomeni, ma visti dal latonegativo: il sole che muore altramonto e viene sopraffattodalla notte buia, il fuoco chebrucia e devasta.L’evoluzione, anche organi-ca, del corpo e della mentedell’uomo “sapiens” divenu-to “sapiens sapiens” (la no-stra specie attuale) nel tem-po ha svelato la naturalità dialcuni misteri e dissipato ta-lune paure dell’ignoto, manello stesso tempo ha fattospazio a uno stupore e a unapaura sempre più grandi: ilmistero della vita e il dram-ma della morte.L’atteggiamo dell’uomo difronte a questi fenomeni,tanto magici che paurosi, è

tuttavia sostanzialmente ri-masto lo stesso: gratitudineper le cose belle; paura e sog-gezione per quelle brutte.Il canto, la danza, la festa insegno di gratitudine per lecose belle; il pianto, la pre-ghiera, il sacrificio per lapaura di quelle brutte.Alla madre terra, a Cerere oVesta e ancora a Maria pre-cristiana il ringraziamentoper la fertilità, cioè per la bel-lezza della vita; ai vari demo-ni del cielo e degli inferi i sa-crifici di sangue, cioè l’offer-ta del bene massimo della vi-ta, sia essa animale o umana(Abramo che offre a Jehovahla vita del figlio legittimoIsacco, sino allo stesso Diodei cristiani che sacrifica a sestesso la vita del proprio fi-glio Cristo).Gestire questi sentimenti, so-prattutto quelli dettati dallapaura, è ben presto apparsoun elemento di potere per ilgoverno laico degli uomini.E’ in quel momento che lareligiosità si è (è stata) tra-sformata in religione, in unsistema, cioè, di regole e diriti dialetticamente creati ecreatori di loro interpreti,depositari e tutori.

Nascono così le figure e iruoli culturali e sociali degli“intermediari” con le divini-tà: i “religiosi”.Resta l’aspetto politico, la re-lazione cioè tra il potere laicodel governo delle comunitàcon il nuovo potere religiosoche di quelle comunità, ovve-ro dei singoli componenti diquelle comunità, governa illato emotivo delle menti.La storia ha tramandato, conalterna fortuna ancora oggiassolutamente attuale, alme-no tre modelli principali direlazioni tra i due poteri lai-co e religioso.Un primo modello, certa-mente il più remoto, vede ilpotere laico controllare il po-tere religioso e farne stru-mento di consolidamentoper il proprio controllo sullecomunità.E’ questo, tra i tanti, il mo-dello adottato dai romaniche, dal secondo re di RomaNuma Pompilio creatore del-la istituzione religiosa del“pontefice massimo” nel700 circa avanti Cristo, sinoall’imperatore Costantinoartefice e supervisore delprimo Concilio ecumenicodi Nicea del 325 dopo Cri-

teri politici anche laddove diorigine elettiva.Nel terzo modello di relazionilaico/religiose i due poteri,giuridicamente e struttural-mente ben distinti e recipro-camente autonomi nei lorospecifici ambiti, convivono inun regime di costante scon-tro/confronto che vede il pri-mo potere, quello laico, cerca-re ripetutamente il necessariosupporto del potere religiosoper il rafforzamento del pro-prio controllo della comunitàamministrata e, viceversa oreciprocamente, quest’ultimotentare continuamente di in-terferire nelle prerogative enell’autonomia del primo perindirizzarne la condotta ver-so i propri precetti morali/re-ligiosi, pur senza realizzareuna totale confessionalità delpotere laico.E’ questo il modello adotta-to, tra i tanti, dallo Stato ita-liano con la sottoscrizionenel 1929 dei Patti lateranen-si tra la Chiesa cattolica ro-mana e lo stato fascista, poirimasti confermati dall’art.7 della Costituzione repub-blicana, in virtù del quale, adesempio, l’attuale presiden-te della Conferenza Episco-

Dalla religiosità alla religione pale Italiana (CEI), di nominadiretta del Papa romano, èanche un generale (a tutti glieffetti anche retributivi epensionistici) dell’esercitoitaliano quale comandantedell’ordine (arma?) dei cap-pellani militari.C’è però anche un quartomodello che circa un venten-nio fa sembrava sconfitto,ma che invece conferma ilsuo valore sempre più validoed esemplare, che vede inuno Stato laico e aconfessio-nale la possibilità della liberaespressione di qualsiasi pra-tica religiosa, alla sola condi-zione che resti rigorosamen-te confinata nel proprio am-bito puramente spirituale,esterna ed estranea rispettoa qualsiasi interferenza nellavita sociale laica.In questo caso, diversamen-te dal citato modello roma-no, lo Stato non assume al-cuna posizione, né stabiliscealcuna relazione organicacon le varie religioni e le lorochiese, restandone esternoed estraneo nello stesso mo-do reciprocamente impostoa queste ultime rispetto allequestioni non religiose.E’ questo il modello applica-to, con maggiore o minoreattenzione e successo, nelleesperienze dei dissolti siste-mi del socialismo reale, mapienamente riuscito e fun-zionante in quelli emergentidel comunismo dell’estremooriente e centro-sudamerica.

sto, hanno sottoposto la re-ligione al controllo del pote-re statuale laico, tecnica-mente aggiungendo allamassima carica laica (reale,consolare o imperiale) anchequella religiosa.In epoca molto più recente lostesso modello è stato adot-tato dall’Inghilterra, che nona caso è la più diretta e fede-le erede della cultura giuridi-ca romana occidentale, conlo scisma della chiesa angli-cana voluto nel 1.500 da En-rico VIII, proclamatosi aduno stesso tempo re d’Inghil-terra e capo della chiesa cri-stiana anglicana.Il secondo modello consistenell’esatto opposto, e cioènel potere religioso che si faanche potere laico o tempo-rale, a volte sovrapponendoa tutti gli effetti le due fun-zioni, altre volte sminuendoquella laica in dipendenzaassoluta da quella religiosa.E’ questo il modello adottato,sempre tra i tanti, dalla Chie-sa cattolica romana con il Pa-pa Re, dal buddhismo tibeta-no con il Dalai Lama, da talu-ni stati d’area musulmanacon ayatollah, capi supremireligiosi, sovraordinati ai po-

l’Oppio dei Popoli“La religione è l’oppio del popolo” (Karl Marx)

Questo inserto è dedicato al tema della religione, o più esattamente al passag-gio dalla religiosità alla religione, alle innumerevoli religioni intese come orga-nizzazioni strutturate del potere spirituale, cioè di quel potere che domina icorpi soggiogandone le menti. A queste “organizzazioni” si riferisce precisa-mente l’affermazione di Marx.Altra cosa è la religiosità quale tensione, quasi naturale, dell’uomo a trascen-dere dalla materialità contingente e quotidiana verso aspirazioni per cosìdire più elevate, emotive e sentimentali. Credere è legittimo e naturale come mangiare o pensare; istituzionaliz-zare, disciplinare, catechizzare le credenze, qualunque esse siano(profezie, divinità, extraterrestri) è innaturale, è contro natura,come violentare, sottomettere e sfruttare.Questo inserto, come tutti gli altri d'altronde, non ha alcunapretesa scientifica in termini di esaustività e completezzaespositiva dei diversi argomenti che verranno di seguito trat-tati. Come tutti gli inserti si propone un obiettivo molto piùmodesto ma, almeno a giudizio dell’estensore, assai piùimportante: quello di “provocare”, di stimolare inte-ressi e curiosità, ma anche dibattiti e confronti. Il ta-glio è inequivoco e rispecchia l’impostazioneculturale e morale dell’editore, può quindi esserelegittimamente considerato “di parte”, ma tutti gliargomenti, i dati, le notizie, le informazioni utiliz-zate hanno un preciso riscontro documentale. Benvengano repliche e contestazioni purché assistitedallo stesso rigore mentale e documentale (docu-mentato).Ancora una avvertenza e una considerazione.Potrà sembrare che un tema così vasto e impor-tante venga affrontato con eccessiva semplicità,non sostenuta da una adeguata competenza distudi e di titoli accademici.La religione, o più correttamente in questocaso la religiosità, è patrimonio comune euguale di tutti gli esseri umani, come la vitao la libertà; possono esserci sicuramentedegli studiosi dell’una o dell’altra materiapiù preparati e ferrati, ma nessuno studio,nessun titolo accademico sposta di un’un-ghia (uno “iota” direbbero gli studiosidella Bibbia) l’eguaglianza dei diritti dicredo, pensiero e negazione (se del caso).Infine, non se ne abbiamo a male gli stu-diosi delle scienze divine (teologi, teo-sofi, ayatollah, guru o quanti altri) maper chi scrive, comunista e quindi in-conciliabilmente ateo, appare assai dif-ficile riconoscere una pur minimadignità scientifica a discipline fondatesu “ciò che non esiste”.

L’eterno (e alterno) scontro tra il potere laico e il potere religioso

II III

L’idea di Dio è un prodotto della conformazione organica edel funzionamento elettro-chimico del nostro cervello

Dalla luce della ragione all’oscurità del fanatismoreligioso. La lunga parabola della civiltà araba

(tratto da un articolo di Sharon

Begley pubblicato su La Repub-

blica il 31 gennaio 2001)

Andrew Newberg, dell'Univer-

sità di Pennsylvania, ha sotto-

posto un giovane monaco tibe-

tano a un esperimento rigoro-

samente scientifico. Al monaco

è stato iniettato un liquido di

contrasto idoneo a evidenzia-

re, attraverso un apparecchio

diagnostico denominato Spect,

le variazioni delle attività dei

singoli lobi del cervello nel cor-

so di una seduta di meditazio-

ne religiosa. Al culmine della

concentrazione meditativa del

monaco la regione dell'encefa-

lo posteriore, che compone i

dati sensori che danno la sen-

sazione di dove finisce l’ “io” e

inizia invece il resto del mon-

do, sembra essere stata vittima

di un black out. Privata degli in-

put sensori perché l'uomo è

concentrato sulla sua interio-

rità, questa "zona di orienta-

mento" non può svolgere il suo

compito di marcare il confine

tra l' “io” e il mondo. "Il cervello

non aveva scelta", ha spiegato

Newberg, "percepiva l' “io” co-

me infinito, un tutt'uno con il

creato”. Newberg insieme a Eu-

gene d'Aquili, ha chiamato

questo campo della scienza

neurologica: neuroteologia. Le

conclusioni alle quali sono

giunti i due studiosi affermano

che le pulsioni spirituali sono

l'inevitabile conseguenza della

configurazione cerebrale: "Il

cervello umano è stato geneti-

camente configurato per inco-

raggiare la fede religiosa". An-

che la semplice preghiera ha

un effetto particolare a livello

cerebrale. Nelle immagini cere-

brali registrate dalla Spect rife-

rite a suore francescane in pre-

ghiera si è rilevato un rallenta-

mento di attività nell'area de-

putata all'orientamento, che

dava alle suore un senso tangi-

bile di unione con Dio. "L'assor-

bimento dell' “io” all'interno di

qualcosa di più vasto, non deri-

va da una costruzione emotiva

o da un pensiero pio", scrivono

Newberg e d'Aquili "scaturisce

invece da eventi neurologici".

La neuroteologia spiega come

il comportamento rituale su-

sciti stati cerebrali da cui deri-

va una vasta gamma di sensa-

zioni, dal sentirsi parte di una

comunità, all'avvertire un'unio-

ne spirituale profonda. Le ne-

nie infondono un senso di

quiete che i credenti interpre-

tano come serenità spirituale.

Al contrario, le danze dei misti-

ci Sufi provocano una iperecci-

tazione che può dare ai parte-

cipanti la sensazione di inca-

merare l'energia dell'universo.

Questi rituali riescono ad attin-

gere proprio a quei meccani-

smi cerebrali che fanno sì che i

fedeli interpretino le sensazio-

ni come prove dell'esistenza di

Dio. I rituali quindi tendono a

focalizzare l'attenzione sulla

mente, bloccando le percezioni

sensoriali, incluse quelle che la

zona deputata all'orientamen-

to utilizza per stabilire i confini

dell' “io”. Ecco perché persino i

non credenti talune volte pos-

sono anche commuoversi du-

rante riti religiosi ai quali non

credono. "Finché il nostro cer-

vello avrà questa struttura",

conclude Newberg, "Dio non

andrà via".

(tratto da John Allegro – “Ilfungo sacro e la croce”)

Più volte nell’Antico Testa-mento viene citata la “man-na”, in riferimento al cibo dicui si nutrì il popolo d’Israe-le durante il cammino neldeserto dopo la liberazionedalla schiavitù in Egitto. Il primo riferimento dellaBibbia alla manna è nel librodell'Esodo. Qui infatti èscritto che dopo sei setti-mane di vagabondaggio gliebrei iniziarono a lamentar-si con Mosè di essere stan-chi ed affamati. Allora il Si-gnore disse a Mosè: "Ecco,io sto per far piovere panedal cielo per voi: il popolouscirà a raccoglierne ognigiorno la razione di un gior-no, perché io lo metta allaprova, per vedere se cam-mina secondo la mia legge ono” (16:4). “Poi lo strato dirugiada svanì ed ecco chesulla superficie del desertovi era una cosa minuta egranulosa, minuta come è labrina sulla terra. A tale vistai figli d'Israele si chieserol'un l'altro: “Che cos'è que-sto?” perché non sapevanoche cosa fosse. E Mosè disseloro: “Questo è il pane che ilSignore vi ha dato per cibo”.(16:14,15) La descrizione della mannacoincide facilmente con la

descrizione dei funghi psilo-cibinici. I funghi magici sonopiccoli e rotondi e poichégermogliano così velocemen-te sembrerebbero compariredurante la notte, come se ve-nissero dal cielo. Inoltre,chiunque li raccolga imme-diatamente noterebbe che sicolorano d'azzurro e nonhanno radici, ragioni in piùper pensare che i funghi fos-sero d'origine celeste. Si notiche la manna non cade dalcielo, ma è descritta come unqualcosa che viene con il ge-lo e l'umidità, durante le sta-gioni delle piogge. Questesono le condizioni atmosferi-che precise affinché i funghiprosperino. E' inoltre interessante notareche Mosè dica agli ebrei chela manna viene direttamentedal cielo e se non la mange-ranno non camminerannonella legge del Dio. Questa èla prova che la manna è dota-ta di un potere spirituale in-solito. Tuttavia, la mannanon conferisce automatica-mente potere spirituale. In-vece, serve da prova. I funghimagici fornirebbero le espe-rienze visionarie che certa-mente assicurerebbero chetutti se ne sono cibati. Mosèinoltre ha detto che la mannaè letteralmente "pane del si-gnore", il che è notevolmentesimile al nome azteco per i

funghi psilocybe: "carne de-gli dei". Che cosa è stato detto daMosè a proposito della man-na che deve essere messada parte per le generazionifuture? In Ebrei 9:3-4 trovia-mo: Dietro il secondo velopoi c'era una Tenda, dettaSanto dei Santi, con l'altared'oro per i profumi e l'arcadell'alleanza tutta ricopertad'oro, nella quale si trova-vano un'urna d'oro conte-nente la manna. La mannadoveva essere mantenutanel più santo di tutti i luo-ghi: l'arca del patto! Gli ebrei, i cristiani e i mu-sulmani devono dunque leloro radici ai figli d'Israele,che per quaranta anni han-no mangiato la manna e sisono visti come il popoloscelto da Dio. Se la manna èeffettivamente un fungopsilocibinico, allora questosignifica che il Corano, laBibbia e la Torah sono statiispirati dalle esperienze in-dotte dai funghi magici. E ifondamenti stessi su cuiqueste religioni si basanoderivano dall'esperienza colfungo. Mosè ed i figli d'I-sraele avrebbero usato ifunghi come sacramentoper comunicare con una piùalta potenza, anche cono-sciuta come Allah, Dio eYahweh.

Da Aristotele e Komeini

Paolo, l’uomo che inventòil cristianesimoRicostruire la vicenda della

nascita e della strutturazione

della religione cristiana è una

operazione estremamente

difficile e dagli esiti assai in-

certi, anzitutto perché i mate-

riali documentali, tanto quelli

acquisiti all’ufficialità delle

innumerevoli chiese cristia-

ne, quanto quelli giudicati

apocrifi, sono tutti molto suc-

cessivi agli eventi narrati e,

soprattutto, fortemente e più

volte manipolati nel tempo.

La ragione di questa difficoltà

è proprio nella peculiarità di

una religione che, nata da un

sentimento di intolleranza et-

nica e di ribellione politica,

diviene invece patrimonio

universale plurietnico e so-

prattutto viene acquisita pro-

prio da coloro che all’origine

ne erano i nemici destinati.

Tale evoluzione ha comporta-

to la necessità di apportare ri-

petute modifiche sia ai conte-

nuti dei messaggi religiosi, che

alle stesse vicende storiche o

leggendarie presupposte.

Del Gesù di Nazaret, poi iden-

tificato con il Cristo, non v’è

alcuna documentazione sto-

rica; circostanza che non col-

pisce trattandosi della vita e

della morte del figlio di un fa-

legname, avvenuta peraltro in

circostanze e con modalità

assai diffuse in quel contesto

geo-politico caratterizzato da

diffusi focolai di rivolta, pre-

valentemente attuata con tec-

niche terroristiche e fanati-

smo religioso sacrificale.

Se è mai esistito un Gesù di

Nazaret, o forse meglio i tanti

Gesù realmente vissuti in

quell’epoca, erano sicura-

mente dei ribelli, o terroristi

secondo la legge degli invaso-

ri romani, che predicavano,

anzi incitavano sino al marti-

rio, la lotta armata di libera-

zione dagli invasori.

Di questo (o questi) Gesù ri-

belle e combattente sino alla

pena della crocifissione ap-

plicata agli insorti (terroristi,

secondo la lingua degli occu-

panti che, come sempre nella

storia, non riconoscono la di-

gnità di combattenti ai suddi-

ti ribelli), vi sono ancora testi-

monianze sino qua-

si alla definitiva

omologazione del

cristianesimo come

religione di Stato

da parte dell’impe-

ratore Costantino.

La figura del Gesù

propagandata dal-

l’attuale religione

cristiana, predicato-

re mite e pacifico,

vittima di un tragi-

co errore giudizia-

rio incolpevolmente

commesso dei do-

minatori romani in-

gannati dalla falsità

e dal tradimento

degli ebrei irriduci-

bili, è una creazione

attenta, consapevo-

le e lungamente ela-

borata proprio da

Paolo, Saul di Tarso,

l’apostolo “non

apostolo”, l’ebreo

cosmopolita con-

vertito alla cultura

della convivenza

con i “gentili”.

Con Paolo, Gesù, da icona di

rivolta, diviene messaggero

di convivenza, termine che

per le classi e per i sistemi

politici dominanti significa

sottomissione e obbedienza

delle classi e dei popoli do-

minati.

L’opera di revisione e rico-

struzione della figura univer-

salistica del Gesù ebreo, dive-

nuto il Cristo figlio di dio, si

realizza proprio con la collo-

cazione a Roma, nel cuore e

nel cervello dell’impero do-

minatore, della sede della

chiesa cristiana strutturata e

militarizzata.

Il modello di organizzazione

gerarchica militarizzata e so-

prattutto la tecnica dell’oc-

cultamento e dell’infiltrazio-

ne Paolo la trae proprio dalla

sua precedente esperienza di

ebreo ribelle, aderente a una

delle diverse formazioni in-

surrezionali terroristiche

operanti nella Palestina all’e-

poca della sua giovinezza

(anche se in verità, e anche

Dio nel cervelloLe nuove frontiere della neuroteologia

Dopo aver completato la

conquista militare e politica

del medio oriente, giungen-

do sino alle porte di Bisan-

zio, il mondo arabo-islamico

si lanciò alla conquista della

civiltà, della scienza e della

filosofia greche. Tutte le ope-

re scientifiche e filosofiche

greche vennero tradotte e

persino, come nel caso di

Platone, commentate e para-

frasate. Aristotele, in parti-

colare, venne riconosciuto

dalla cultura e dalla scienza

araba come la figura di riferi-

mento per eccellenza.

Il mondo arabo allora si sen-

tiva e si proclamava erede e

continuatore del mondo elle-

nistico. Iniziava allora la ci-

viltà del Medio evo arabo

che, in verità, era un vero e

proprio Rinascimento, men-

tre l’occidente era sprofon-

dato nel più oscuro Medio

evo cristiano, avendo perso,

salvo rarissime eccezioni, la

memoria della precedente

storia e cultura latina e in

particolare completamente

di quella greca.

I romani, infatti, conoscevano

il greco e quindi moltissime

opere greche all’epoca non

vennero tradotte in latino sic-

ché, persa la conoscenza del-

la lingua greca, gli occidentali

non erano stati più in grado

di leggere quei testi.

Fu grazie agli arabi, che ave-

vano imparato il greco, che

quelle opere vennero recupe-

rate e tradotte anche in lati-

no, per poter poi tornare alla

conoscenza dell’occidente

ancora latino.

Straordinaria fu in quel tem-

po e a quel fine l’opera di due

grandi studiosi e scienziati

arabi: il medico Avicenna, in

arabo Ibn Sina, e il filosofo e

matematico Avveroè, in ara-

bo Abu I-Walid Muhammad,

ritenuto il più grande studio-

so di Aristotele.

La fioritura della civiltà ara-

bo-islamica, che si era estesa

dal nord Africa al sud dell’Eu-

ropa, nelle isole mediterranee

e nel sud della Spagna, per

quanto grandiosa fu tuttavia

di breve durata, il giusto tem-

po per consentire all’occiden-

te imbarbarito di recuperare

la storia e la cultura greco-la-

tina e uscire dal suo Medio

evo per intraprendere il pro-

prio Rinascimento, nuova-

mente sotto la “stella” della

cultura ellenistica e di Aristo-

tele in particolare.

Nel frattempo l’Islam precipi-

tava sotto le devastanti pene-

trazioni dei nuovi barbari:

turchi, mongoli e berberi.

E’ in questo contesto di col-

lasso economico, sociale e

culturale che si fa avanti e si

impone in tutto il mondo

arabo, e convertito all’Islam,

il predominio della religione

che, come primo effetto, si

ritorce contro la stessa storia

del suo popolo, aggredendo

radicalmente il patrimonio

Una endemica ignoranza della

cultura occidentale per tutto

ciò che non è, per l’appunto,

occidentale, ha condotto a

uno scarso interesse e atten-

zione per il pensiero buddhi-

sta che, nei duemilacinque-

cento anni dalla predicazione

del Buddha, si è diffuso e ha

permeato l’intero continente

orientale, vasto almeno la

metà dell’intera popolazione

mondiale. Il buddhismo, erro-

neamente inteso come una re-

ligione alternativa a quelle

monoteiste mediorientali e

politeiste diffuse un poco in

tutto il mondo (il buddhismo

è una filosofia e Buddha non è

divino, né profeta di un dio), è

stato sostanzialmente scoper-

to dall’occidente dopo la fuga

del Dalai Lama dal Tibet inte-

grato nell’ “unico cielo” della

Cina Popolare.

Ambasciatore e propagatore

del buddhismo in occidente è

stato proprio l’ultimo Dalai

Lama Tenzin Gyatsu, grazie

anche alla sua conoscenza

della lingua inglese e all’ambi-

guo ruolo svolto, consapevol-

mente o meno, nel complesso

giochi della politica mondiale.

Il buddhismo propagandato

dal Dalai Lama è, tuttavia, solo

una versione assolutamente

minore del vastissimo univer-

so delle scuole di pensiero che

si rifanno all’insegnamento di

Siddhartha Gautama, il

Buddha storico nato nel 566

avanti Cristo.

Per dare un ordine di misura

si potrebbe dire che il buddhi-

smo tibetano, quello che fa ca-

po al Dalai Lama, sta all’intero

buddhismo come la Chiesa

valdese sta al cristianesimo

nella somma delle sue innu-

merevoli sette. Nessun rap-

porto organico, fatta eccezio-

ne per il riferimento al comu-

ne “maestro”, sussiste infatti

tra la guida del Dalai Lama e i

monaci birmani, tailandesi o

giapponesi. Il buddhismo ti-

betano è sostanzialmente dif-

fuso solamente in Tibet e ne-

gli stati limitrofi dove, alcune

centinaia di anni prima, mi-

grarono un grande numero di

tibetani sotto la spinta dell’in-

vasione mongola che fece del

Tibet una provincia dell’impe-

ro mongolo e istituì, per la pri-

ma volta nel 1578, la figura

del primo Dalai Lama, Sonam

Gyatso, feudatario del sovra-

no mongolo Altan Khan.

Fu proprio quest’ultimo che,

nello scegliere quale governa-

tore del Tibet il monaco

buddhista di più alto rango e

riconoscimento locale, coniò il

termine Dalai Lama, variamen-

te tradotto in “oceano di sag-

gezza”. Da allora il feudatario

dei monarchi mongoli con-

servò, anche durante le alterne

vicende dell’impero mongolo,

il ruolo di suprema autorità

politica e amministrativa e,

nello stesso tempo, quello di

suprema autorità spirituale; in

sostanza un ruolo e un potere

affatto simile a quello del “Pa-

pa Re” della chiesa cattolica

romana sino alla “breccia di

porta Pia”. Diversamente dalla

vicenda italiana, tuttavia,

quando l’esercito del Popolo

cinese aprì la “breccia” dell’al-

topiano tibetano, il Dalai Lama

non venne rinchiuso nel suo

palazzo del Potala, come av-

venne per Pio IX dentro le mu-

ra del Vaticano, ma, deposto

come autocrate, venne inseri-

to nel governo dello Stato au-

tonomo del Tibet, parte in-

scindibile della Repubblica Po-

polare cinese.

In tale ruolo il giovane Dalai

Lama, appena incoronato mo-

narca all’età di 15 anni, restò

per 9 anni, dal 1950 al 1959,

quando si mise (o fu messo) a

capo di una rivolta nazionali-

sta tibetana che provocò la

reazione cinese e lo costrinse a

emigrare in India con poche

centinaia di seguaci dei ranghi

più alti del vecchio regime.

Proseguendo con il paralleli-

smo con le analogie di “casa

nostra” va detto che, se quan-

do i bersaglieri italiani entraro-

no con le baionette in canna

nella città santa (eterna), Roma

era poco più di un grande pae-

sone tutto all’interno delle mu-

ra aureliane, il Tibet era so-

stanzialmente ancora in pieno

medio evo.

A parte una spaventosa po-

vertà, in qualche modo coeren-

te con l’asperità e la povertà

agricola e produttiva dell’im-

menso ma sterile altipiano ti-

betano, nel 1950 (per intender-

ci gli anni del boom economico

italiano) in Tibet vigeva la “ser-

vitù della gleba”, un regime di

sostanziale schiavitù che lega-

va a vita uomini e famiglie ai

terreni, e quindi ai proprietari

dei terreni, nei quali vivevano e

lavoravano.

Non c’era alcun sistema sani-

tario, l’istruzione era esclusi-

vamente riservata ai monaci

(o percorsi di istruzione simili

a quelli dei seminari cristiani)

e comunque dalla stessa era-

no escluse le donne. Vigeva in

sostanza un sistema piena-

mente feudale dove i feudata-

ri, i padroni delle terre, degli

armenti, degli esseri umani

dedicati alla coltivazione o

all’allevamento, erano i mona-

ci buddhisti, secondo un siste-

ma rigorosamente gerarchico

che conduceva al potere asso-

luto, temporale e spirituale,

del Dalai Lama.

Oggi il Tibet, lo Stato Autono-

mo del Tibet, è forse uno dei

territori più sviluppati del

mondo grazie a investimenti

enormi fatti dalla Repubblica

Popolare in quella come nelle

altre regioni a minoranza etni-

ca, collegato alla capitale Pe-

chino con treni pressurizzati

come aeroplani che viaggiano

a 5.000 metri di altitudine, au-

tostrade e aeroporti interna-

zionali collocati a oltre 4.000

metri di quota (come dire... in

cima al Monte Rosa).

Un solo dato sarà sufficiente

per dare l’idea dello sviluppo

di cui il Tibet ha goduto negli

oramai 60 anni dall’unifica-

zione con la Repubblica Popo-

lare cinese: l’aspettativa di vi-

ta della popolazione tibetana

è salita dai 30 anni del 1950

agli attuali 70 anni (e oltre).

Il Tibet, o meglio la questione

tibetana/cinese, è stato tutta-

via da subito un terreno di

aspro scontro, ancorché indi-

retto e sotterraneo, tra la vi-

sione politica del mondo delle

vecchie e nuove potenze colo-

nialiste occidentali, e la emer-

gente politica rivoluzionaria

della Cina comunista.

Attorno alla figura e al ruolo

“carismatico” del Dalai Lama

sono state giocate molte “par-

tite politiche”, che a volte lo

hanno visto docile strumento,

altre volte parte consapevole

e attiva. E’ un dato certo che il

Dalai Lama ha ripetutamente

accettato consistenti aiuti eco-

nomici dalla CIA americana

per sostenere e finanziare un

irredentismo etnico, poten-

zialmente capace di destabi-

lizzare la presenza cinese in

quella vastissima area a ridos-

so del sub continente indiano.

Al Dalai Lama, critiche inter-

ne allo stesso movimento

buddhista tibetano, hanno

più volte imputato il vizio,

per così dire “tipico” della

chiesa cattolica, della vendita

delle indulgenze necessarie a

finanziare il sostentamento

economico della sua vasta

organizzazione religiosa, ma

anche opportune per entrare

nelle stanze del potere occi-

dentale, pur sempre nella

speranza di riuscire e rinego-

ziare un rientro ufficiale nel

nuovo Tibet cinese. Se al Da-

lai Lama si può riconoscere

l’oggettiva debolezza di una

condotta sovente molto on-

divaga (in passato in occasio-

ne di negoziati con il gover-

no cinese che sembravano

riaprirgli le porte del Tibet il

Dalai Lama si era perfino di-

chiarato un buddhista marxi-

sta), assai più grave è la sfac-

ciata ipocrisia della grande

parte della politica occiden-

tale, prima tra le quali quella

italiana.

Encomiato di lodi per la sua

lotta pacifica, premiato con

Nobel, lauree honoris causa e

cittadinanze (Roma e Torino),

il Dalai Lama è stato altrettan-

te volte “scartato” quando la

sua vicinanza poteva mettere

in discussione gli interessi

economici e di setta dei così

detti poteri forti; e ciò tanto

dal governo Prodi che dal sin-

daco di Milano Moratti, sino

soprattutto al Papa cattolico,

assai più interessato a concor-

dare i termini di convivenza

della chiesa cattolica con il go-

verno popolare cinese che a

difendere la altrui libertà reli-

giosa (concorrente).

Il più eclatante esempio di ipo-

crisia lo ha comunque rappre-

sentato la “martire dei diritti

civili”, tale Emma Bonino, mi-

nistro dei governi di destra co-

me di sinistra, commissaria

europea dei governi di destra e

candidata governatrice del La-

zio per la sinistra, eroica com-

battente per i diritti del popolo

tibetano sotto la luce dei riflet-

tori delle Olimpiadi di Pechino

e poi, a fotoelettriche spente,

...in fin dei conti in Italia siamo

cattolici, ai monaci tibetani ci

pensino i buddhisti...

Queste falsità dell’occidente

l’oramai settantacinquenne

Tenzin Gyatso forse le ha ca-

pite quando, avendo probabil-

mente perso la speranza di

rientrare in Tibet da Dalai La-

ma, ha annunciato che forse

non rinascerà più e che que-

sto è il suo ultimo ciclo di vita

terrena. Speriamo.

Tenzin GyatsoXIV Dalai Lama, ultimo “Papa Re” del Tibet

acquisito della cultura elleni-

stica e demonizzandone la

filosofia, la scienza, l’arte e

la letteratura quali cause di

allontanamento e di negazio-

ne della divinità.

Il Medio oriente si impoveri-

sce e cade quindi sotto la do-

minazione degli Ottomani, et-

nia caucasica convertita all’I-

slam, che riesce a conquistare

Bisanzio ponendo fine a quel

che restava dell’Impero Ro-

mano d’Oriente.

La fede religiosa restò così

l’ultimo collante del vastissi-

mo mondo arabo e, grazie

soprattuto ai turchi, si diffu-

se anche oltre il Medio orien-

te sino a raggiungere il cuore

dell’Asia caucasica, sino in

Siberia, nella penisola india-

na e negli arcipelaghi dell’o-

ceania.

La crisi economica, sociale e

culturale del nord Africa e del

Medio oriente non è ancora

terminata e dunque ancora

forte è il ruolo retrivo della

religione, pronto a riaffiorare

in tale forma anche nelle altre

realtà islamizzate centro

asiatiche di recente ricadute

nel caos e nella povertà in se-

guito al collasso dell’Unione

Sovietica.

questo è un mistero non di

poco conto, della vita di

Saul/Paolo si sa bene poco e

la sua vicenda storica scom-

pare d’improvviso, così

com’era apparsa, senza la-

sciare tracce).

La costruzione dell’organi-

smo strutturato della chiesa

universale cristiana si compie

trecento anni dopo il presun-

to evento della predicazione

del Cristo, a opera

dell’imperatore Co-

stantino che, da uni-

versale, rende la reli-

gione, cioè la chiesa

cristiana, unica e che,

con il primo concilio di

Nicea da lui stesso or-

ganizzato e presiedu-

to, da il via alla perse-

cuzione delle eresie,

con tale termine indi-

candosi tutte le altre

correnti del cristianesi-

mo non omologate alla

lettura e nella chiesa

ufficiale.

Come la storia succes-

siva ci ha insegnato la

pretesa della afferma-

zione e della conserva-

zione della unicità e

unitarietà della chiesa

cristiana è stata fonte

di violenze indescrivi-

bili che forse non han-

no avuto paragone in

alcuna altra vicenda di

estremismo etnico o

politico: dai barbari in-

vasori dell’impero romano,

ai mongoli di Gengis Kahn,

sino all’ultima follia colletti-

va fascista e nazista.

Chissà se Paolo quando ha

creato la religione/chiesa cri-

stiana poteva immaginarne le

tremende conseguenze.

La manna, il cibo di Dioche porta alla visione di Dio

Statua di Avicenna in Tagikistan

II III

L’idea di Dio è un prodotto della conformazione organica edel funzionamento elettro-chimico del nostro cervello

Dalla luce della ragione all’oscurità del fanatismoreligioso. La lunga parabola della civiltà araba

(tratto da un articolo di Sharon

Begley pubblicato su La Repub-

blica il 31 gennaio 2001)

Andrew Newberg, dell'Univer-

sità di Pennsylvania, ha sotto-

posto un giovane monaco tibe-

tano a un esperimento rigoro-

samente scientifico. Al monaco

è stato iniettato un liquido di

contrasto idoneo a evidenzia-

re, attraverso un apparecchio

diagnostico denominato Spect,

le variazioni delle attività dei

singoli lobi del cervello nel cor-

so di una seduta di meditazio-

ne religiosa. Al culmine della

concentrazione meditativa del

monaco la regione dell'encefa-

lo posteriore, che compone i

dati sensori che danno la sen-

sazione di dove finisce l’ “io” e

inizia invece il resto del mon-

do, sembra essere stata vittima

di un black out. Privata degli in-

put sensori perché l'uomo è

concentrato sulla sua interio-

rità, questa "zona di orienta-

mento" non può svolgere il suo

compito di marcare il confine

tra l' “io” e il mondo. "Il cervello

non aveva scelta", ha spiegato

Newberg, "percepiva l' “io” co-

me infinito, un tutt'uno con il

creato”. Newberg insieme a Eu-

gene d'Aquili, ha chiamato

questo campo della scienza

neurologica: neuroteologia. Le

conclusioni alle quali sono

giunti i due studiosi affermano

che le pulsioni spirituali sono

l'inevitabile conseguenza della

configurazione cerebrale: "Il

cervello umano è stato geneti-

camente configurato per inco-

raggiare la fede religiosa". An-

che la semplice preghiera ha

un effetto particolare a livello

cerebrale. Nelle immagini cere-

brali registrate dalla Spect rife-

rite a suore francescane in pre-

ghiera si è rilevato un rallenta-

mento di attività nell'area de-

putata all'orientamento, che

dava alle suore un senso tangi-

bile di unione con Dio. "L'assor-

bimento dell' “io” all'interno di

qualcosa di più vasto, non deri-

va da una costruzione emotiva

o da un pensiero pio", scrivono

Newberg e d'Aquili "scaturisce

invece da eventi neurologici".

La neuroteologia spiega come

il comportamento rituale su-

sciti stati cerebrali da cui deri-

va una vasta gamma di sensa-

zioni, dal sentirsi parte di una

comunità, all'avvertire un'unio-

ne spirituale profonda. Le ne-

nie infondono un senso di

quiete che i credenti interpre-

tano come serenità spirituale.

Al contrario, le danze dei misti-

ci Sufi provocano una iperecci-

tazione che può dare ai parte-

cipanti la sensazione di inca-

merare l'energia dell'universo.

Questi rituali riescono ad attin-

gere proprio a quei meccani-

smi cerebrali che fanno sì che i

fedeli interpretino le sensazio-

ni come prove dell'esistenza di

Dio. I rituali quindi tendono a

focalizzare l'attenzione sulla

mente, bloccando le percezioni

sensoriali, incluse quelle che la

zona deputata all'orientamen-

to utilizza per stabilire i confini

dell' “io”. Ecco perché persino i

non credenti talune volte pos-

sono anche commuoversi du-

rante riti religiosi ai quali non

credono. "Finché il nostro cer-

vello avrà questa struttura",

conclude Newberg, "Dio non

andrà via".

(tratto da John Allegro – “Ilfungo sacro e la croce”)

Più volte nell’Antico Testa-mento viene citata la “man-na”, in riferimento al cibo dicui si nutrì il popolo d’Israe-le durante il cammino neldeserto dopo la liberazionedalla schiavitù in Egitto. Il primo riferimento dellaBibbia alla manna è nel librodell'Esodo. Qui infatti èscritto che dopo sei setti-mane di vagabondaggio gliebrei iniziarono a lamentar-si con Mosè di essere stan-chi ed affamati. Allora il Si-gnore disse a Mosè: "Ecco,io sto per far piovere panedal cielo per voi: il popolouscirà a raccoglierne ognigiorno la razione di un gior-no, perché io lo metta allaprova, per vedere se cam-mina secondo la mia legge ono” (16:4). “Poi lo strato dirugiada svanì ed ecco chesulla superficie del desertovi era una cosa minuta egranulosa, minuta come è labrina sulla terra. A tale vistai figli d'Israele si chieserol'un l'altro: “Che cos'è que-sto?” perché non sapevanoche cosa fosse. E Mosè disseloro: “Questo è il pane che ilSignore vi ha dato per cibo”.(16:14,15) La descrizione della mannacoincide facilmente con la

descrizione dei funghi psilo-cibinici. I funghi magici sonopiccoli e rotondi e poichégermogliano così velocemen-te sembrerebbero compariredurante la notte, come se ve-nissero dal cielo. Inoltre,chiunque li raccolga imme-diatamente noterebbe che sicolorano d'azzurro e nonhanno radici, ragioni in piùper pensare che i funghi fos-sero d'origine celeste. Si notiche la manna non cade dalcielo, ma è descritta come unqualcosa che viene con il ge-lo e l'umidità, durante le sta-gioni delle piogge. Questesono le condizioni atmosferi-che precise affinché i funghiprosperino. E' inoltre interessante notareche Mosè dica agli ebrei chela manna viene direttamentedal cielo e se non la mange-ranno non camminerannonella legge del Dio. Questa èla prova che la manna è dota-ta di un potere spirituale in-solito. Tuttavia, la mannanon conferisce automatica-mente potere spirituale. In-vece, serve da prova. I funghimagici fornirebbero le espe-rienze visionarie che certa-mente assicurerebbero chetutti se ne sono cibati. Mosèinoltre ha detto che la mannaè letteralmente "pane del si-gnore", il che è notevolmentesimile al nome azteco per i

funghi psilocybe: "carne de-gli dei". Che cosa è stato detto daMosè a proposito della man-na che deve essere messada parte per le generazionifuture? In Ebrei 9:3-4 trovia-mo: Dietro il secondo velopoi c'era una Tenda, dettaSanto dei Santi, con l'altared'oro per i profumi e l'arcadell'alleanza tutta ricopertad'oro, nella quale si trova-vano un'urna d'oro conte-nente la manna. La mannadoveva essere mantenutanel più santo di tutti i luo-ghi: l'arca del patto! Gli ebrei, i cristiani e i mu-sulmani devono dunque leloro radici ai figli d'Israele,che per quaranta anni han-no mangiato la manna e sisono visti come il popoloscelto da Dio. Se la manna èeffettivamente un fungopsilocibinico, allora questosignifica che il Corano, laBibbia e la Torah sono statiispirati dalle esperienze in-dotte dai funghi magici. E ifondamenti stessi su cuiqueste religioni si basanoderivano dall'esperienza colfungo. Mosè ed i figli d'I-sraele avrebbero usato ifunghi come sacramentoper comunicare con una piùalta potenza, anche cono-sciuta come Allah, Dio eYahweh.

Da Aristotele e Komeini

Paolo, l’uomo che inventòil cristianesimoRicostruire la vicenda della

nascita e della strutturazione

della religione cristiana è una

operazione estremamente

difficile e dagli esiti assai in-

certi, anzitutto perché i mate-

riali documentali, tanto quelli

acquisiti all’ufficialità delle

innumerevoli chiese cristia-

ne, quanto quelli giudicati

apocrifi, sono tutti molto suc-

cessivi agli eventi narrati e,

soprattutto, fortemente e più

volte manipolati nel tempo.

La ragione di questa difficoltà

è proprio nella peculiarità di

una religione che, nata da un

sentimento di intolleranza et-

nica e di ribellione politica,

diviene invece patrimonio

universale plurietnico e so-

prattutto viene acquisita pro-

prio da coloro che all’origine

ne erano i nemici destinati.

Tale evoluzione ha comporta-

to la necessità di apportare ri-

petute modifiche sia ai conte-

nuti dei messaggi religiosi, che

alle stesse vicende storiche o

leggendarie presupposte.

Del Gesù di Nazaret, poi iden-

tificato con il Cristo, non v’è

alcuna documentazione sto-

rica; circostanza che non col-

pisce trattandosi della vita e

della morte del figlio di un fa-

legname, avvenuta peraltro in

circostanze e con modalità

assai diffuse in quel contesto

geo-politico caratterizzato da

diffusi focolai di rivolta, pre-

valentemente attuata con tec-

niche terroristiche e fanati-

smo religioso sacrificale.

Se è mai esistito un Gesù di

Nazaret, o forse meglio i tanti

Gesù realmente vissuti in

quell’epoca, erano sicura-

mente dei ribelli, o terroristi

secondo la legge degli invaso-

ri romani, che predicavano,

anzi incitavano sino al marti-

rio, la lotta armata di libera-

zione dagli invasori.

Di questo (o questi) Gesù ri-

belle e combattente sino alla

pena della crocifissione ap-

plicata agli insorti (terroristi,

secondo la lingua degli occu-

panti che, come sempre nella

storia, non riconoscono la di-

gnità di combattenti ai suddi-

ti ribelli), vi sono ancora testi-

monianze sino qua-

si alla definitiva

omologazione del

cristianesimo come

religione di Stato

da parte dell’impe-

ratore Costantino.

La figura del Gesù

propagandata dal-

l’attuale religione

cristiana, predicato-

re mite e pacifico,

vittima di un tragi-

co errore giudizia-

rio incolpevolmente

commesso dei do-

minatori romani in-

gannati dalla falsità

e dal tradimento

degli ebrei irriduci-

bili, è una creazione

attenta, consapevo-

le e lungamente ela-

borata proprio da

Paolo, Saul di Tarso,

l’apostolo “non

apostolo”, l’ebreo

cosmopolita con-

vertito alla cultura

della convivenza

con i “gentili”.

Con Paolo, Gesù, da icona di

rivolta, diviene messaggero

di convivenza, termine che

per le classi e per i sistemi

politici dominanti significa

sottomissione e obbedienza

delle classi e dei popoli do-

minati.

L’opera di revisione e rico-

struzione della figura univer-

salistica del Gesù ebreo, dive-

nuto il Cristo figlio di dio, si

realizza proprio con la collo-

cazione a Roma, nel cuore e

nel cervello dell’impero do-

minatore, della sede della

chiesa cristiana strutturata e

militarizzata.

Il modello di organizzazione

gerarchica militarizzata e so-

prattutto la tecnica dell’oc-

cultamento e dell’infiltrazio-

ne Paolo la trae proprio dalla

sua precedente esperienza di

ebreo ribelle, aderente a una

delle diverse formazioni in-

surrezionali terroristiche

operanti nella Palestina all’e-

poca della sua giovinezza

(anche se in verità, e anche

Dio nel cervelloLe nuove frontiere della neuroteologia

Dopo aver completato la

conquista militare e politica

del medio oriente, giungen-

do sino alle porte di Bisan-

zio, il mondo arabo-islamico

si lanciò alla conquista della

civiltà, della scienza e della

filosofia greche. Tutte le ope-

re scientifiche e filosofiche

greche vennero tradotte e

persino, come nel caso di

Platone, commentate e para-

frasate. Aristotele, in parti-

colare, venne riconosciuto

dalla cultura e dalla scienza

araba come la figura di riferi-

mento per eccellenza.

Il mondo arabo allora si sen-

tiva e si proclamava erede e

continuatore del mondo elle-

nistico. Iniziava allora la ci-

viltà del Medio evo arabo

che, in verità, era un vero e

proprio Rinascimento, men-

tre l’occidente era sprofon-

dato nel più oscuro Medio

evo cristiano, avendo perso,

salvo rarissime eccezioni, la

memoria della precedente

storia e cultura latina e in

particolare completamente

di quella greca.

I romani, infatti, conoscevano

il greco e quindi moltissime

opere greche all’epoca non

vennero tradotte in latino sic-

ché, persa la conoscenza del-

la lingua greca, gli occidentali

non erano stati più in grado

di leggere quei testi.

Fu grazie agli arabi, che ave-

vano imparato il greco, che

quelle opere vennero recupe-

rate e tradotte anche in lati-

no, per poter poi tornare alla

conoscenza dell’occidente

ancora latino.

Straordinaria fu in quel tem-

po e a quel fine l’opera di due

grandi studiosi e scienziati

arabi: il medico Avicenna, in

arabo Ibn Sina, e il filosofo e

matematico Avveroè, in ara-

bo Abu I-Walid Muhammad,

ritenuto il più grande studio-

so di Aristotele.

La fioritura della civiltà ara-

bo-islamica, che si era estesa

dal nord Africa al sud dell’Eu-

ropa, nelle isole mediterranee

e nel sud della Spagna, per

quanto grandiosa fu tuttavia

di breve durata, il giusto tem-

po per consentire all’occiden-

te imbarbarito di recuperare

la storia e la cultura greco-la-

tina e uscire dal suo Medio

evo per intraprendere il pro-

prio Rinascimento, nuova-

mente sotto la “stella” della

cultura ellenistica e di Aristo-

tele in particolare.

Nel frattempo l’Islam precipi-

tava sotto le devastanti pene-

trazioni dei nuovi barbari:

turchi, mongoli e berberi.

E’ in questo contesto di col-

lasso economico, sociale e

culturale che si fa avanti e si

impone in tutto il mondo

arabo, e convertito all’Islam,

il predominio della religione

che, come primo effetto, si

ritorce contro la stessa storia

del suo popolo, aggredendo

radicalmente il patrimonio

Una endemica ignoranza della

cultura occidentale per tutto

ciò che non è, per l’appunto,

occidentale, ha condotto a

uno scarso interesse e atten-

zione per il pensiero buddhi-

sta che, nei duemilacinque-

cento anni dalla predicazione

del Buddha, si è diffuso e ha

permeato l’intero continente

orientale, vasto almeno la

metà dell’intera popolazione

mondiale. Il buddhismo, erro-

neamente inteso come una re-

ligione alternativa a quelle

monoteiste mediorientali e

politeiste diffuse un poco in

tutto il mondo (il buddhismo

è una filosofia e Buddha non è

divino, né profeta di un dio), è

stato sostanzialmente scoper-

to dall’occidente dopo la fuga

del Dalai Lama dal Tibet inte-

grato nell’ “unico cielo” della

Cina Popolare.

Ambasciatore e propagatore

del buddhismo in occidente è

stato proprio l’ultimo Dalai

Lama Tenzin Gyatsu, grazie

anche alla sua conoscenza

della lingua inglese e all’ambi-

guo ruolo svolto, consapevol-

mente o meno, nel complesso

giochi della politica mondiale.

Il buddhismo propagandato

dal Dalai Lama è, tuttavia, solo

una versione assolutamente

minore del vastissimo univer-

so delle scuole di pensiero che

si rifanno all’insegnamento di

Siddhartha Gautama, il

Buddha storico nato nel 566

avanti Cristo.

Per dare un ordine di misura

si potrebbe dire che il buddhi-

smo tibetano, quello che fa ca-

po al Dalai Lama, sta all’intero

buddhismo come la Chiesa

valdese sta al cristianesimo

nella somma delle sue innu-

merevoli sette. Nessun rap-

porto organico, fatta eccezio-

ne per il riferimento al comu-

ne “maestro”, sussiste infatti

tra la guida del Dalai Lama e i

monaci birmani, tailandesi o

giapponesi. Il buddhismo ti-

betano è sostanzialmente dif-

fuso solamente in Tibet e ne-

gli stati limitrofi dove, alcune

centinaia di anni prima, mi-

grarono un grande numero di

tibetani sotto la spinta dell’in-

vasione mongola che fece del

Tibet una provincia dell’impe-

ro mongolo e istituì, per la pri-

ma volta nel 1578, la figura

del primo Dalai Lama, Sonam

Gyatso, feudatario del sovra-

no mongolo Altan Khan.

Fu proprio quest’ultimo che,

nello scegliere quale governa-

tore del Tibet il monaco

buddhista di più alto rango e

riconoscimento locale, coniò il

termine Dalai Lama, variamen-

te tradotto in “oceano di sag-

gezza”. Da allora il feudatario

dei monarchi mongoli con-

servò, anche durante le alterne

vicende dell’impero mongolo,

il ruolo di suprema autorità

politica e amministrativa e,

nello stesso tempo, quello di

suprema autorità spirituale; in

sostanza un ruolo e un potere

affatto simile a quello del “Pa-

pa Re” della chiesa cattolica

romana sino alla “breccia di

porta Pia”. Diversamente dalla

vicenda italiana, tuttavia,

quando l’esercito del Popolo

cinese aprì la “breccia” dell’al-

topiano tibetano, il Dalai Lama

non venne rinchiuso nel suo

palazzo del Potala, come av-

venne per Pio IX dentro le mu-

ra del Vaticano, ma, deposto

come autocrate, venne inseri-

to nel governo dello Stato au-

tonomo del Tibet, parte in-

scindibile della Repubblica Po-

polare cinese.

In tale ruolo il giovane Dalai

Lama, appena incoronato mo-

narca all’età di 15 anni, restò

per 9 anni, dal 1950 al 1959,

quando si mise (o fu messo) a

capo di una rivolta nazionali-

sta tibetana che provocò la

reazione cinese e lo costrinse a

emigrare in India con poche

centinaia di seguaci dei ranghi

più alti del vecchio regime.

Proseguendo con il paralleli-

smo con le analogie di “casa

nostra” va detto che, se quan-

do i bersaglieri italiani entraro-

no con le baionette in canna

nella città santa (eterna), Roma

era poco più di un grande pae-

sone tutto all’interno delle mu-

ra aureliane, il Tibet era so-

stanzialmente ancora in pieno

medio evo.

A parte una spaventosa po-

vertà, in qualche modo coeren-

te con l’asperità e la povertà

agricola e produttiva dell’im-

menso ma sterile altipiano ti-

betano, nel 1950 (per intender-

ci gli anni del boom economico

italiano) in Tibet vigeva la “ser-

vitù della gleba”, un regime di

sostanziale schiavitù che lega-

va a vita uomini e famiglie ai

terreni, e quindi ai proprietari

dei terreni, nei quali vivevano e

lavoravano.

Non c’era alcun sistema sani-

tario, l’istruzione era esclusi-

vamente riservata ai monaci

(o percorsi di istruzione simili

a quelli dei seminari cristiani)

e comunque dalla stessa era-

no escluse le donne. Vigeva in

sostanza un sistema piena-

mente feudale dove i feudata-

ri, i padroni delle terre, degli

armenti, degli esseri umani

dedicati alla coltivazione o

all’allevamento, erano i mona-

ci buddhisti, secondo un siste-

ma rigorosamente gerarchico

che conduceva al potere asso-

luto, temporale e spirituale,

del Dalai Lama.

Oggi il Tibet, lo Stato Autono-

mo del Tibet, è forse uno dei

territori più sviluppati del

mondo grazie a investimenti

enormi fatti dalla Repubblica

Popolare in quella come nelle

altre regioni a minoranza etni-

ca, collegato alla capitale Pe-

chino con treni pressurizzati

come aeroplani che viaggiano

a 5.000 metri di altitudine, au-

tostrade e aeroporti interna-

zionali collocati a oltre 4.000

metri di quota (come dire... in

cima al Monte Rosa).

Un solo dato sarà sufficiente

per dare l’idea dello sviluppo

di cui il Tibet ha goduto negli

oramai 60 anni dall’unifica-

zione con la Repubblica Popo-

lare cinese: l’aspettativa di vi-

ta della popolazione tibetana

è salita dai 30 anni del 1950

agli attuali 70 anni (e oltre).

Il Tibet, o meglio la questione

tibetana/cinese, è stato tutta-

via da subito un terreno di

aspro scontro, ancorché indi-

retto e sotterraneo, tra la vi-

sione politica del mondo delle

vecchie e nuove potenze colo-

nialiste occidentali, e la emer-

gente politica rivoluzionaria

della Cina comunista.

Attorno alla figura e al ruolo

“carismatico” del Dalai Lama

sono state giocate molte “par-

tite politiche”, che a volte lo

hanno visto docile strumento,

altre volte parte consapevole

e attiva. E’ un dato certo che il

Dalai Lama ha ripetutamente

accettato consistenti aiuti eco-

nomici dalla CIA americana

per sostenere e finanziare un

irredentismo etnico, poten-

zialmente capace di destabi-

lizzare la presenza cinese in

quella vastissima area a ridos-

so del sub continente indiano.

Al Dalai Lama, critiche inter-

ne allo stesso movimento

buddhista tibetano, hanno

più volte imputato il vizio,

per così dire “tipico” della

chiesa cattolica, della vendita

delle indulgenze necessarie a

finanziare il sostentamento

economico della sua vasta

organizzazione religiosa, ma

anche opportune per entrare

nelle stanze del potere occi-

dentale, pur sempre nella

speranza di riuscire e rinego-

ziare un rientro ufficiale nel

nuovo Tibet cinese. Se al Da-

lai Lama si può riconoscere

l’oggettiva debolezza di una

condotta sovente molto on-

divaga (in passato in occasio-

ne di negoziati con il gover-

no cinese che sembravano

riaprirgli le porte del Tibet il

Dalai Lama si era perfino di-

chiarato un buddhista marxi-

sta), assai più grave è la sfac-

ciata ipocrisia della grande

parte della politica occiden-

tale, prima tra le quali quella

italiana.

Encomiato di lodi per la sua

lotta pacifica, premiato con

Nobel, lauree honoris causa e

cittadinanze (Roma e Torino),

il Dalai Lama è stato altrettan-

te volte “scartato” quando la

sua vicinanza poteva mettere

in discussione gli interessi

economici e di setta dei così

detti poteri forti; e ciò tanto

dal governo Prodi che dal sin-

daco di Milano Moratti, sino

soprattutto al Papa cattolico,

assai più interessato a concor-

dare i termini di convivenza

della chiesa cattolica con il go-

verno popolare cinese che a

difendere la altrui libertà reli-

giosa (concorrente).

Il più eclatante esempio di ipo-

crisia lo ha comunque rappre-

sentato la “martire dei diritti

civili”, tale Emma Bonino, mi-

nistro dei governi di destra co-

me di sinistra, commissaria

europea dei governi di destra e

candidata governatrice del La-

zio per la sinistra, eroica com-

battente per i diritti del popolo

tibetano sotto la luce dei riflet-

tori delle Olimpiadi di Pechino

e poi, a fotoelettriche spente,

...in fin dei conti in Italia siamo

cattolici, ai monaci tibetani ci

pensino i buddhisti...

Queste falsità dell’occidente

l’oramai settantacinquenne

Tenzin Gyatso forse le ha ca-

pite quando, avendo probabil-

mente perso la speranza di

rientrare in Tibet da Dalai La-

ma, ha annunciato che forse

non rinascerà più e che que-

sto è il suo ultimo ciclo di vita

terrena. Speriamo.

Tenzin GyatsoXIV Dalai Lama, ultimo “Papa Re” del Tibet

acquisito della cultura elleni-

stica e demonizzandone la

filosofia, la scienza, l’arte e

la letteratura quali cause di

allontanamento e di negazio-

ne della divinità.

Il Medio oriente si impoveri-

sce e cade quindi sotto la do-

minazione degli Ottomani, et-

nia caucasica convertita all’I-

slam, che riesce a conquistare

Bisanzio ponendo fine a quel

che restava dell’Impero Ro-

mano d’Oriente.

La fede religiosa restò così

l’ultimo collante del vastissi-

mo mondo arabo e, grazie

soprattuto ai turchi, si diffu-

se anche oltre il Medio orien-

te sino a raggiungere il cuore

dell’Asia caucasica, sino in

Siberia, nella penisola india-

na e negli arcipelaghi dell’o-

ceania.

La crisi economica, sociale e

culturale del nord Africa e del

Medio oriente non è ancora

terminata e dunque ancora

forte è il ruolo retrivo della

religione, pronto a riaffiorare

in tale forma anche nelle altre

realtà islamizzate centro

asiatiche di recente ricadute

nel caos e nella povertà in se-

guito al collasso dell’Unione

Sovietica.

questo è un mistero non di

poco conto, della vita di

Saul/Paolo si sa bene poco e

la sua vicenda storica scom-

pare d’improvviso, così

com’era apparsa, senza la-

sciare tracce).

La costruzione dell’organi-

smo strutturato della chiesa

universale cristiana si compie

trecento anni dopo il presun-

to evento della predicazione

del Cristo, a opera

dell’imperatore Co-

stantino che, da uni-

versale, rende la reli-

gione, cioè la chiesa

cristiana, unica e che,

con il primo concilio di

Nicea da lui stesso or-

ganizzato e presiedu-

to, da il via alla perse-

cuzione delle eresie,

con tale termine indi-

candosi tutte le altre

correnti del cristianesi-

mo non omologate alla

lettura e nella chiesa

ufficiale.

Come la storia succes-

siva ci ha insegnato la

pretesa della afferma-

zione e della conserva-

zione della unicità e

unitarietà della chiesa

cristiana è stata fonte

di violenze indescrivi-

bili che forse non han-

no avuto paragone in

alcuna altra vicenda di

estremismo etnico o

politico: dai barbari in-

vasori dell’impero romano,

ai mongoli di Gengis Kahn,

sino all’ultima follia colletti-

va fascista e nazista.

Chissà se Paolo quando ha

creato la religione/chiesa cri-

stiana poteva immaginarne le

tremende conseguenze.

La manna, il cibo di Dioche porta alla visione di Dio

Statua di Avicenna in Tagikistan

L'esistenza profana dell'erro-re è compromessa dacché èstata confutata la sua celesteoratio pro aris et focis.L'uomo il quale nella realtàfantastica del cielo, dove cer-cava un superuomo, non hatrovato che l'immagine rifles-sa di se stesso, non sarà piùdisposto a trovare soltantol'immagine apparente di sé,soltanto il non-uomo, là dovecerca e deve cercare la sua ve-ra realtà. Il fondamento dellacritica irreligiosa è: l'uomo fala religione, e non la religionel'uomo. Infatti, la religione èla coscienza di sé e il senti-mento di sé dell'uomo chenon ha ancora conquistato oha già di nuovo perduto sestesso. Ma l'uomo non è unessere astratto, posto fuoridel mondo. L'uomo è il mon-do dell'uomo, Stato, società.Questo Stato, questa societàproducono la religione, unacoscienza capovolta del mon-do, poiché essi sono un mon-do capovolto. La religione è lateoria generale di questomondo, il suo compendio en-ciclopedico, la sua logica informa popolare, il suo pointd'honneur spiritualistico, ilsuo entusiasmo, la sua san-zione morale, il suo solennecompimento, il suo universa-le fondamento di consolazio-ne e di giustificazione. Essa èla realizzazione fantasticadell'essenza umana, poichél'essenza umana non possie-

de una realtà vera. La lottacontro la religione è dunquemediatamente la lotta controquel mondo, del quale la reli-gione è l'aroma spirituale. Lamiseria religiosa è insieme laespressione della miseria rea-le e la protesta controla miseria reale.La religione è il sospirodella creatura oppres-sa, il sentimento di unmondo senza cuore,così come è lo spirito diuna condizione senzaspirito. Essa è l'oppiodel popolo. Eliminare lareligione in quanto illu-soria felicità del popolovuol dire esigerne la fe-licità reale. L'esigenzadi abbandonare le illu-sioni sulla sua condi-zione è l'esigenza di ab-bandonare una condi-zione che ha bisogno diillusioni. La critica dellareligione, dunque, è, ingerme, la critica dellavalle di lacrime, di cuila religione è l'aureola.La critica ha strappatodalla catena i fiori im-maginari, non perché l'uomoporti la catena spoglia e scon-fortante, ma affinché egli get-ti via la catena e colga i fiorivivi. La critica della religionedisinganna l'uomo affinchéegli pensi, operi, configuri lasua realtà come un uomo di-sincantato e giunto alla ragio-ne, affinché egli si muova in-torno a se stesso e perciò, in-torno al suo sole reale. La re-ligione è soltanto il sole illu-

sorio che si muove intorno al-l'uomo, fino a che questi nonsi muove intorno a se stesso.È dunque compito della sto-ria, una volta scomparso l'aldi là della verità, quello di ri-stabilire la verità dell'al di

qua. È innanzi tutto compitodella filosofia, la quale sta alservizio della storia, una voltasmascherata la figura sacradell'autoestraneazione uma-na, quello di smascherarel'autoestraneazione nelle suefigure profane. La critica delcielo si trasforma così nellacritica della terra, la criticadella religione nella critica deldiritto, la critica della teologianella critica della politica.

IV

Una grande proposta per la PACE nel Mondo

La religione è l’oppio dei po-poli, una sorta di “liquore”spirituale in cui gli schiavi delcapitale fanno annegare la lo-ro immagine umana, la lororichiesta di una vita più o me-no dignitosa.

Ma uno schiavo cheè divenuto consciodella propria schia-vitù ed ha alzato latesta nella lotta perla propria emanci-pazione, non è piùuno schiavo. Il lavo-ratore moderno, conun’elevata coscienzadi classe, cresciutodall’industria su lar-ga scala e illuminatodalla vita di città,con sdegno metteda parte i pregiudizireligiosi, lascia il pa-radiso al clero e aiborghesi bigotti, ecerca di ottenere persé una vita migliore,su questa terra. Ilproletariato moder-no difende le ragionidel socialismo, checombatte la nebbia

della religione con la scien-za, e libera i lavoratori dalleloro credenze in una vitadopo la morte, unendolinella lotta presente per unavita migliore sulla terra.La religione deve essere di-chiarata affare privato. LoStato non deve occuparsi del-la religione, e le associazionireligiose non devono avere al-cun legame con le autorità digoverno. Quello che richiede

il proletariato socialista è lacompleta separazione dellaChiesa dallo Stato.Ma per quanto ci riguarda, labattaglia ideologica non è unaffare privato, è questione ditutto il Partito, dell’interoproletariato.Il nostro programma è inte-ramente basato su una con-cezione del mondo scientifi-ca, e, in particolare, materia-lista. Dunque, una spiega-zione del nostro program-ma include necessariamenteun’analisi delle reali radicistoriche ed economiche del-la nebbia che la religione dif-fonde. Ma in nessuna circo-stanza dobbiamo caderenell’errore di porre la que-stione religiosa in formeastratte ed idealiste, comedibattito intellettuale slega-to dalla lotta di classe, comefatto di dibattito tra i radica-li e la borghesia. L’unità delle classi oppressein questa lotta rivoluzionariaper la creazione del paradisoin terra è molto più importan-te per noi dell’unità del pen-siero del proletariato riguar-do al paradiso nei cieli. Il pro-letariato rivoluzionario otter-rà che la religione diventi unaffare privato, per ciò checoncerne lo Stato. E in questosistema politico, privato daresidui medievali, il proleta-riato intraprenderà una lottadi ampio respiro per l’elimi-nazione dell’oppressione eco-nomica, la prima fonte dellemenzogne con cui la religioneconfonde l’uomo.

L’impotenza della classesfruttata nella lotta condottacontro gli sfruttatori inevita-bilmente rafforza la credenza

in una vita migliore dopo lamorte, così come l’impotenzadell’uomo primitivo nella bat-taglia con la natura rafforzala credenza nell’esistenza didei, demoni, miracoli, e cosìvia. Coloro che lavorano du-ramente e vivono nel bisognosono persuasi dalla religionea essere pazientemente sot-tomessi su questa terra, e atrarre conforto dalla speran-za nella ricompensa divina.

ABOLIAMO LE RELIGIONI

Non si è mai troppo giovani otroppo vecchi per la cono-scenza della felicità. A qual-siasi età è bello occuparsi delbenessere dell'anima.Chi sostiene che non è ancoragiunto il momento di dedicar-si alla conoscenza di essa, oche ormai è troppo tardi, ècome se andasse dicendo chenon è ancora il momento diessere felice, o che ormai èpassata l'età. Da giovani comeda vecchi è giusto che noi cidedichiamo a conoscere la fe-licità. Per sentirci sempre gio-vani quando saremo avanticon gli anni in virtù del gratoricordo della felicità avuta inpassato, e da giovani, irrobu-stiti in essa, per prepararci anon temere l'avvenire.Cerchiamo di conoscere allo-ra le cose che fanno la felicità,perché quando essa c'è tuttoabbiamo, altrimenti tutto fac-ciamo per averla. Pratica emedita le cose che ti ho sem-pre raccomandato: sono fon-damentali per una vita felice.Prima di tutto considera l'es-senza del divino materia eter-na e felice, come rettamentesuggerisce la nozione di divi-nità che ci è innata. Non attri-buire alla divinità niente chesia diverso dal sempre viven-

te o contrario a tutto ciò che èfelice, vedi sempre in essa lostato eterno congiunto allafelicità. Gli dei esistono, è evi-dente a tutti, ma non sono co-me crede la gente comune, laquale è portata a tradire sem-pre la nozione innata che neha. Perciò non è irreligioso chirifiuta la religione popolare,ma colui che i giudizi del po-polo attribuisce alla divinità.Tali giudizi, che non ascolta-no le nozioni ancestrali, inna-te, sono opinioni false.A seconda di come si pensache gli dei siano, possono ve-nire da loro le più grandi sof-ferenze come i beni piùsplendidi. Ma noi sappiamoche essi sono perfettamentefelici, riconoscono i loro simi-li, e chi non è tale lo conside-rano estraneo.Poi abituati a pensare che lamorte non costituisce nullaper noi, dal momento che ilgodere e il soffrire sono en-trambi nel sentire, e la mortealtro non è che la sua assen-za. L'esatta coscienza che lamorte non significa nulla pernoi rende godibile la mortali-tà della vita, togliendo l'in-gannevole desiderio dell'im-mortalità. Non esiste nulla diterribile nella vita per chi dav-

vero sappia che nulla c'è datemere nel non vivere più.Perciò è sciocco chi sostienedi aver paura della morte,non tanto perché il suo arrivolo farà soffrire, ma in quantol'affligge la sua continua atte-sa. Ciò che una volta presentenon ci turba, stoltamente at-teso ci fa impazzire.La morte, il più atroce dun-que di tutti i mali, non esiste

per noi. Quando noi viviamola morte non c'è, quando c'èlei non ci siamo noi. Non ènulla né per i vivi né per imorti. Per i vivi non c'è, i mor-ti non sono più. Invece la gen-te ora fugge la morte come ilpeggior male, ora la invocacome requie ai mali che vive. Per questo noi riteniamo ilpiacere principio e fine dellavita felice, perché lo abbiamo

riconosciuto bene primo e anoi congenito. Ad esso ci ispi-riamo per ogni atto di scelta odi rifiuto, e scegliamo ognibene in base al sentimentodel piacere e del dolore.E' bene primario e naturaleper noi, per questo non sce-gliamo ogni piacere. Talvoltaconviene tralasciarne alcunida cui può venirci più maleche bene, e giudicare alcunesofferenze preferibili ai pia-ceri stessi se un piacere piùgrande possiamo provare do-po averle sopportate a lungo.Ogni piacere dunque è beneper sua intima natura, ma noinon li scegliamo tutti. Allostesso modo ogni dolore èmale, ma non tutti sono sem-pre da fuggire. Bisogna giudi-care gli uni e gli altri in basealla considerazione degli utilie dei danni.Certe volte sperimentiamoche il bene si rivela per noi unmale, invece il male un bene.Consideriamo inoltre unagran cosa l'indipendenza daibisogni non perché sempre cisi debba accontentare del po-co, ma per godere anche diquesto poco se ci capita dinon avere molto, convinti co-me siamo che l'abbondanzasi gode con più dolcezza semeno da essa dipendiamo.In fondo ciò che veramenteserve non è difficile a trovar-si, l'inutile è difficile.Quando dunque diciamo cheil bene è il piacere, non inten-diamo il semplice piacere dei

goderecci, come credono co-loro che ignorano il nostropensiero, o lo avversano, o lointerpretano male, ma quan-to aiuta il corpo a non soffriree l'animo a essere sereno. Di tutto questo, principio ebene supremo è la saggezza,perciò questa è anche più ap-prezzabile della stessa filo-sofia, è madre di tutte le altrevirtù. Essa ci aiuta a com-prendere che non si dà vitafelice senza che sia saggia,bella e giusta, né vita saggia,bella e giusta priva di felicità,perché le virtù sono conna-turate alla felicità e da questainseparabili.La fortuna per il saggio non èuna divinità come per la mas-sa - la divinità non fa nulla acaso - e neppure qualcosa pri-va di consistenza. Non credeche essa dia agli uomini alcunbene o male determinanteper la vita felice, ma sa chepuò offrire l'avvio a grandibeni o mali. Però è meglio es-sere senza fortuna ma saggiche fortunati e stolti, e nellapratica è preferibile che unbel progetto non vada in por-to piuttosto che abbia succes-so un progetto dissennato.Medita giorno e notte tuttequeste cose e altre congene-ri, con te stesso e con chi ti èsimile, e mai sarai preda del-l'ansia. Vivrai invece comeun dio fra gli uomini. Nonsembra più nemmeno mor-tale l'uomo che vive fra beniimmortali.

Lettera sulla FelicitàAbbiamo già pubblicato questo capolavoro di Epicuro nell’inserto del mese di luglio. La bellezza e l’eternità del suo mes-saggio ci spinge a riproporlo, a quanti non avessero avuto l’occasione di leggerlo o l’attenzione di apprezzarlo, come au-gurio finale di questo, indubbiamente difficile, ma intenso inserto sulla inutilità delle religioni

La critica della religione è il presuppostodi ogni critica

La religione è una forma di oppressionespirituale che grava sulle masse

KARL MARX VLADIMIR ILIC LENIN


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