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I Grandi Vini Maggio/Giugno

Date post: 03-Aug-2016
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Il numero de I Grandi Vini dedicato alla primavera, tra turismo del vino, interviste e nuove proposte da degustare. Buona lettura!
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Page 1: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Page 3: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Page 4: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Page 6: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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EditoreCluster Editori

Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005

Direzione e RedazioneStrada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia)

Tel. 057745561 Fax 0577270774 - [email protected]

Direttore ResponsabileGiovanni Pellicci

Direttore EditorialeFabrizio Barbagli

Traduzioni a cura diMariavera Speciale

Hanno collaborato a questo numeroStefania Abbattista, Barbara Amoroso, Irene Barbieri, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Nicola Biasi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Antonio Iacona, Chiara Martinelli, Enea Silvio Tafuro

Art DirectorLinda Frosini

StampaPetruzzi – Via Venturelli, 7

Città di Castello (PG)

Concessionaria PubblicitàCluster Editori

Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia)

Tel. 0577 45561 – Fax 0577 [email protected]

AccountStefania Abbattista - [email protected]

Elisa Berti - [email protected] Biagioli - [email protected]

Laura Dami - [email protected] D’Apruzzo - [email protected] Droghini – [email protected] Martinelli - [email protected]

Irene Pazzagli - [email protected] Spolidoro - [email protected]

Anno XII • Numero 90 • Maggio Giugno 2016www.igrandivini.com

In copertina Francesco Liantonio di Torrevento

Associato a: Aderente al Sistema Confindustriale

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La Francia ha speso oltre 80 milioni di euro per co-struire la sua città del vino a Bordeaux. Un investimen-

to faraonico per una costruzione di estrema avanguardia architettonica. L’obiettivo è chiaro: puntare fortissimo sull’enoturismo che, già oggi, rappre-senta la terza motivazione di viag-gio di coloro che scelgono il territorio transalpino quale meta. Lo conferma il fatto che all’inaugurazione non è man-cato il presidente francese Hollande, tanto per ribadire che si tratta di un chiaro obiettivo nazionale. Tra un anno verificheremo il numero degli in-gressi registrati per capire se davvero può esserci un ritorno in linea con l’in-vestimento, frutto di un mix di risorse pubbliche e private.Provando a fare un paragone, in Italia nell’ultimo fine settimana di maggio, che come ormai da tradizione coinci-de con l’evento di Cantine Aperte in tutta Italia, secondo i dati del Movi-mento Turismo del Vino, 1 milione di enoturisti hanno girato per aziende vitivinicole.“Cantine Aperte ha dimostrato oggi più che mai il valore aggiunto dei propri territori vinicoli e dei suoi pae-saggi”. Questo il commento del presi-dente Carlo Pietrasanta che, giusta-mente, può gongolare di fronte a questi numeri che, ancora una volta, sottoli-neano l’incredibile valore del nostro territorio che ha naturalmente – nel senso che non necessita di strutture e impianti da costruire – un’incredibile vocazione enoturistica. Le colline del Chianti, i paesaggi delle Langhe, la Franciacorta, i ripidi filari del Car-tizze... Potremmo continuare ancora a lungo ad elencare i tanti affascinanti luoghi del vino del nostro Belpaese, in grado di stimolare le escursio-ni dei wine lovers anche solo per la loro intatta bellezza naturale. Per

questo, alla vigilia di un’altra estate in cui la politica sembra soprattutto concentrata sull’ennesima e perenne campagna elettorale – questa volta per le amministrative nelle principali città italiane e poi per il referendum costituzionale del prossimo ottobre -, a noi de I Grandi Vini piace doman-darci cosa potrebbe fare l’Italia aven-do da investire 80 milioni di euro per l’enoturismo. Non ci sarebbe nulla da costruire da capo a piedi come hanno deciso di fare i francesi, ma sarebbe sufficiente mettere sempre più a siste-ma un’offerta turistica nazionale coordinata e basata sul trio composto da cultura, territorio ed enogastrono-mia. Da noi, si sa, è tutt’altro che faci-le avviare questo percorso coordinato, vista la frammentazione delle compe-tenze che vede coinvolti più enti, a partire dalle varie Regioni. Sarebbe auspicabile un chiaro input dall’alto, concreto, capace di unire le capacità e varietà territoriali invece di contare su agenzie carrozzone come Enit (Agenzia Nazionale del turismo), che nei decenni hanno prodotto poco altro se non spese, eppure resistono quasi per inerzia allo sforzo di cancellazio-ne che diversi Governi recenti hanno tentato. Se davvero stiamo ancora go-dendo dell’effetto Expo perché non approfittarne concretamente?Non a caso l’inchiesta sviluppata nelle prossime pagine da Claudia Cataldo si sofferma proprio sul fenomeno dell’e-noturismo italiano, che deve letteral-mente “rimboccarsi le maniche”. Per capire quale direzione prendere, tra criticità ed opportunità, abbiamo interpellato la docente universita-ria Roberta Milano e quindi Hilarie Larson del North Winds Wine Con-sulting che ci elenca anche i suoi 5 punti fondamentali per migliorare il turismo del vino. A questi temi si incrocia un’altra fon-

damentale sfida: quella della digi-talizzazione del settore vinicolo italiano. Progressi ci sono ma sono ancora piuttosto lenti. La presenza sui social media delle aziende vitivinicole italiane è, infatti, più quantitativa che qualitativa; sui siti web sono aumen-tati del 35% i riferimenti al territorio, inclusi eventi, enoteche e percorsi di degustazione; per fortuna quasi tutte le aziende (24 su 26 del campione) pre-sentano contenuti fruibili in almeno due lingue (italiano, inglese o tedesco quelle più utilizzate) ma solo un’azien-da offre contenuti in cinese (che visto quanto successo a Vinitaly sembra la nuova Mecca online). Le piattaforme e-commerce dirette sono ancora per pochi: solo due aziende su 26 ne uso. E’ questa l’estrema sintesi dei dati raccolti dall’edizione 2016 della ri-cerca “Il gusto digitale del vino ita-liano”, che si è focalizzata sull’analisi dei principali canali web e social delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato (secondo i dati Mediobanca). “Uno tra gli aspetti più interessanti dello studio è il costante aumento del-le indicazioni, da parte delle aziende vinicole, su enoteche e percorsi di degustazione consigliati, vale a dire momenti e luoghi capaci di massimiz-zare l’incontro tra brand e consuma-tori – commenta Massimo Moriconi, General Manager & Partner di Flei-shmanHillard Italia -. Lo scenario di e-commerce è invece caratterizzato da pochissimi brand che se ne occupano direttamente e da molti intermediari”.Insomma, tanto per non dimenticarce-lo, la strada da fare è ancora tanta. Ma lo storytelling c’è, eccome se c’è. Dobbiamo solo imparare a chiamarlo “narrazione”, farlo nostro e valorizzan-doci al meglio, specialmente se voglia-mo davvero provare a superare i cugini francesi. Riflettiamoci. Intan-to buona estate del vino!•

Sognando un’estate enoturistica italiana

Giovanni PellicciDirettore Responsabile

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ITO

RIA

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5 L’EDITORIALE

8 ULTIME DAL MONDO DEL VINO

13 PRODUTTORI IN PRIMO PIANO

15 FACCIA @ FACCIA CON…WERNER MORANDELL

16 LA POLITICA NEL VINO

18 THE WINE TROTTER: INGHILTERRA

20 L’INCHIESTA: ENOTURISMO

23 WIP: FRANCESCO MOSER

25 BEST PRACTICES: VINO ITALIANO & MERCATO CINESE

26 CHEF: ITALO BASSI

28 SICILIANS CHEF AND FRIENDS

30 TAORMINA E ZAFFERANA, CONQUISTATE DAL GUSTO

32 COVER STORY: TORREVENTO,

PASSATO E FUTURO DELLA PUGLIA

36 #ILIKEYOURSTANDVINITALY2016

39 IGT COSTA TOSCANA, UN SUCCESSO DA NON SOTTOVALUTARE

41 DIEGALE, TOSCANA INSOLITA

42 DAUTORE, OGNI ANNO UNA VERA OPERA D’ARTE

44 TENUTA MONTETI, L’ELEGANZA INTERNAZIONALE

DELLA MAREMMA

45 TIBERI: MONTECUCCO DOC E NON SOLO

46 SUVERAIA: UN NUOVO PROGETTO IN CANTINA

47 WIN-WINE IN VENICE

49 CANTINA GONZAGA: È TEMPO DI MANTÈ

50 PROSECCO CANNIBALE?

51 MARCHIORI: I FATTORI PRIMI DEL SUPERIORE

52 CALABRIA: IL GRECO DI BIANCO, PUNTA DEL’ICEBERG

53 CILIEGIOLO, IL PRESUNTO PADRE DEL SANGIOVESE

54 I TEMPI DURI DEL FRIULI

55 IL ROERO SI FA LARGO

56 PUGLIA IN ROSÈ, NESSUNO COME TE

57 WINEINSICILY.COM: VINO, CULTURA, TERRITORIO

58 TRENTINO ALTO ADIGE: UNA TERRA FERTILE DI IDEE

59 LAMBRUSCO, LA RIVINCITA

61 FIERE IN CALENDARIO

62 FOOD & BEVERAGENDA

64 NEWS BIO & GREEN

67 BOLLICINE NEWS

68 PELLICOLE DI GUSTO

69 DISTILLATI & CO.

70 APPUNTI DI VIAGGIO: NEW YORK

72 VIGNA & CANTINA: SPECIALE GESTIONE CANTINA

74 VIGNA & CANTINA: SPECIALE MACCHINE PER L’ENOLOGIA

76 REGISTRIONLINE.IT: LA DEMATERIALIZZAZIONE

DEI REGISTRI

77 AEB PREMIA LA MIGLIORE INNOVAZIONE ENOLOGICA

78 BERTOLASO, QUANDO IL VALORE È ANCHE DONNA

79 ENO TECNO CHIMICA: QUALITÀ CONTROLLATA E GARANTITA

81 CAIM GROUP: DA OLTRE 30 ANNI UN SUPPORTO SPECIALIZZATO

82 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE

SOMMARIOCOVER STORY

TORREVENTO, PASSATO E FUTURO DELLA PUGLIA

32TIBERI:

MONTECUCCO DOCG E NON SOLO

45Cover Story

CANTINA GONZAGA: È TEMPO DI MANTÈ

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Page 9: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Page 10: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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C’è tempo fino al prossimo 30 giu-gno (esattamente fino alle ore 15) per presentare i progetti di promo-zione nei Paesi Terzi che saranno fi-nanziati dal nuovo bando dell’Ocm Vino per la campagna 2016/2017. Si tratta di 100 milioni di euro di risorse (di cui 30 gestiti a livello na-zionale e 70 da parte delle Regioni) che rappresentano il fondamentale supporto nell’azione a sostegno delle esportazioni. Dopo il primo passaggio di fine giugno, le Regio-ni avranno tempo fino al 15 luglio

per inviare al MIPAAF l’elenco dei progetti multiregionali. Al 22 luglio è invece fissata la scadenza di quelli regionali con il Mini-stero stesso che dovrà poi inviare entro il 26 luglio ad Agea la lista completa dei progetti regionali, multiregionali e nazionali approva-ti. Entro il 21 settembre, poi, i be-neficiari dei co-finanziamenti (fino ad un massimo del 50% del costo

del progetto) dovranno presentare uno schema di contratto ad Agea, che poi dovrà stipulare i contratti definitivi con i beneficiari entro il 12 ottobre 2016.

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Sempre più novità in arrivo da Montalcino. Dopo la nascita della Fondazione Brunello che destinerà risorse ricavate dalla vendite di vino a favore di inve-stimenti sul territorio, il Consorzio del Vino Brunello ha lanciato il progetto di mappatura così da mettere a disposizione dell’enoturista ventiquattromila ettari da scoprire e visitare. “Si tratta di un progetto unico del suo genere in Italia – spiega una nota stampa diffusa dal Consorzio - che renderà fruibile ai visita-tori la localizzazione dei vigneti e di tutte le colture presenti rendendo onore ad un elemento caratteriz-zante Montalcino ed unico il Brunello: la biodiversità e l’equilibrio tra i vari ambiti territoriali. L’idea di fon-do è quella di partire dalla valorizzazione di questo concetto: Montalcino non è una vigna sterminata ma un unicum creato nei decenni che ha reso possibile l’affermazione mondiale del Brunello”. La mappatura andrà a comporre la banca dati di base per la crea-zione ed implementazione di importanti applicazioni web e mobile device dedicati al settore turistico ricet-tivo, da mettere a disposizione dei produttori e degli operatori montalcinesi. Il sistema si avvarrà delle più alte tecnologie di geolocalizzazione ad uso privato attualmente a disposizione e sarà il primo nel suo genere a rendere in maniera interattiva la mappatura di un territorio ad altissima vocazione vitivinicola. Il progetto è già stato affidato e il risultato finale sarà presentato durante Benvenuto Brunello 2017, all’in-terno delle celebrazione dei 50 anni del Consorzio.

TECNOLOGIA

Il Consorzio ha avviato il percorso che porterà allo sviluppo di applicazioni dedicate agli enoturisti

La prima scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 30 giugno

AL VIA LA MAPPATURA DEL TERRITORIO DI MONTALCINO

Antonio Rallo ha raccolto il te-stimone da Domenico Zonin ed è stato eletto nuovo presiden-te di Unione Italiana Vini per i prossimi tre anni. “Ringrazio i consiglieri per la fiducia che hanno manifestato nei miei con-fronti – ha commentato il neo eletto Antonio Rallo -. Accetto questo ruolo con piacere e gran-

de responsabilità, raccogliendo l’eredità del presidente e del Consiglio Nazionale uscente, che hanno saputo creare all’interno di UIV un clima di collaborazio-ne fattiva stimolando un’intensa attività in tutti i settori di inte-resse del comparto con risultati concreti sotto gli occhi di tutti. Puntiamo a valorizzare i punti di forza emersi in questi anni, inter-pretando in senso autentico lo “spirito di continuità” che vuole lo sviluppo ulteriore dell’azio-ne politica e l’implementazione dell’organizzazione interna. Per un’associazione che sia sempre più inclusiva verso tutte le impre-se del ciclo economico della filie-ra vitivinicola (piccole e grandi

imprese, viticoltori, cooperative, industria e commercio, consorzi e/o altre forme associative) e, pertanto, diventi maggiormente rappresentativa dell’intera filiera stessa. Un’associazione “di tut-ti gli imprenditori e per tutti gli imprenditori” che sappia farsi interprete dei principi dell’etica d’impresa, dei valori territoriali e dello spirito di filiera”. Oltre ad Antonio Rallo, il consiglio ha eletto anche un vice presidente vicario della Confederazione, Er-nesto Abbona, presidente della Federazione Nazionale degli In-dustriali Vinicoli, e un vice presi-dente, Quirico Decordi, presiden-te della Federazione Nazionale del Commercio Vinicolo.

NOMINE 1

Il produttore siciliano raccoglie il testimone da Domenico Zonin alla guida della Confindustria del vino

ANTONIO RALLO ALLA GUIDA DI UNIONE ITALIANA VINI

SCADENZE

PROMOZIONE ALL’ESTERO, 100 MILIONI CON IL NUOVO BANDO OCM

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Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ha scelto il suo nuovo Consiglio di Amministra-zione. Conclusa la presidenza di Fabrizio Bindocci (che resterà alla guida di Avito, il consorzio dei consorzi toscani, fino a fine anno) sono stati scelti i 15 nomi su 24 candidati, eletti in rappre-

sentanza degli imbottigliatori (11), vinificatori (2) e viticoltori (2). I consiglieri sono: Patrizio Cencioni, Riccardo Talenti, Tom-maso Cortonesi, Emilia Nardi, Elisa Fanti, Elia Palazzesi, Ferruc-cio Ricci, Fabian Schwarz, Adria-no Rubegni, Angelo Zannoni, Gianni Bernazzi, Simone Pallesi, Maria Allegrini, Andrea Machetti e Stefano Cinelli Colombini. In attesa di conoscere il nome del nuovo presidente e dei suoi tre vice, che resteranno in carica per il prossimo triennio, la maggiore

novità è l’ingresso in Consiglio di Marilisa Allegrini, lady Amarone, proprietaria nel territorio di Mon-talcino dell’azienda San Polo. La primavera, inoltre, ha segnato altri rinnovi nei consorzi della Toscana. Donatella Cinelli Co-lombini è stata infatti conferma-ta alla presidenza della Doc Orcia (con Giulitta Zamperini e Roberto Terzuoli vicepresidenti) mentre Marco Giannoni prosegue il suo mandato alla guida del Consor-zio Vini Cortona (con Chiara Vin-ciarelli alla vicepresidenza).

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Conclusa la presidenza di Fabrizio Bindocci: tra le new entry spicca il nome di Marilisa Allegrini

Grafical nasce nel 1984 a Marano di Valpolicella ad opera dei fratelli Lonardi: dotati di lungimi-ranza, seppero accogliere le sfide del mercato e presto l’attività, iniziata con la stampa a foglio delle etichette carta-colla, passò alla stampa delle etichette in bobina di ultima generazione. I numeri la caratterizzano: 70 collaboratori, 600 clienti solo nel territorio circostante, 20.000 mq di superficie operativa, 40.000 dépliant stampati in un’ora, 2 milioni le etichette stampate al giorno. Grafical, soprattutto per la sua posizione sul territorio, è diventata negli anni un punto di riferimento per i produttori di vino in Valpolicella e sempre più la realizzazione delle etichette per il settore vinico-lo si è confermata essere il core business dell’a-zienda, che negli ultimi anni ha investito molto

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La Francia fa sul serio ed investe 81 milioni di euro a favore dell’enoturismo che per i cugini transalpini rappresenta la terza motivazione turistica di viag-gio. E’ stata infatti inaugurata a Bordeaux la Citè du Vin, il nuovo spazio espositivo e centro confe-renze dedicato “alle civiltà e alle culture del vino”. Realizzata sulle rive della Garonna, il fiume che at-traversa Bordeaux, la Citè è un edificio dalla forma innovativa, con curve che ricordano quelle di un ca-lice o di un decanter. All’interno trovano spazio sale degustazioni, percorsi multimediali, auditorium, ristoranti e altro ancora pensato appositamente per raccontare al pubblico dei wine lovers l’affascinante story telling del vino.

FRANCIA E ITALIA UNITE NEL NOME DEL VINO

É stato rinnovato infatti l’accordo tra l'UGCB e Vinitaly per il quadriennio 2017-2020, dopo i po-sitivi risultati ottenuti dal precedente agreement, nato per incontrare le esigenze dei protagonisti del mondo del vino, buyer e stampa internazionale in particolare.L’accordo prevede l’armonizzazione dei rispettivi calendari, evitando qualsiasi sovrapposizione di date tra la "Semaine des Primeurs" di Bordeaux e il Vinitaly di Verona, due manifestazioni di prim'ordi-ne per il settore vinicolo mondiale.

Semaine des Primeurs a Bordeaux 3 – 6 aprile 20179 – 12 aprile 20181 – 4 aprile 201930 marzo – 2 aprile 2020

Vinitaly a Verona9 – 12 aprile 201715 – 18 aprile 2018 7 – 10 aprile 20195 – 8 aprile 2020

COSA FANNO GLI ALTRI

A Bordeaux è stata inaugurata la nuovissima Citè du Vin

LA FRANCIA INVESTE 81 MILIONI NELL’ENOTURISMONOMINE 2

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Page 13: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Page 14: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Continua il percorso della digitalizzazione del settore vinicolo italiano con progressi su info design dei siti, ter-ritorialità e contenuti video mentre rimangono aree di miglioramento su e-commerce, ottimizzazione dei con-tenuti (SEO), storytelling e gestione qualitativa dei canali social. Sono questi i risultati raccolti nella terza edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, società di consulenza strategica in comunicazione attiva con 85 uffici in oltre 30 Paesi, che ha analizzato nel mese di aprile 2016 la presenza e le attività online delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’ulti-ma indagine Mediobanca. Tra le novità principali emerse dalla ricerca interessante come il 33% delle aziende ab-bia migliorato negli ultimi 12 mesi la fruibilità dei propri siti grazie a info design rinnovati e pensati sempre più per clienti internazionali. Oggi 24 aziende su 26 offro-no informazioni e percorsi di navigazione almeno in due lingue. Altro aspetto: ben il 53% (18% nel 2015) lega la comunicazione del prodotto al territorio di apparte-nenza introducendo anche riferimenti a enoteche locali e percorsi esperienziali. Infine, in uno scenario social più quantitativo che qualitativo, diventano più frequenti (+10%) gli aggiornamenti dei canali YouTube mentre l’e-commerce proprietario è ancora utilizzato da pochi (2 su 26, come nel 2015). Per l’edizione 2016 si conferma sul gradino più alto della classifica Compagnia De’ Fresco-baldi, seguita da Mezzacorona che raggiunge la seconda posizione, Masi Agricola che si conferma al terzo posto mentre P. Antinori s’insedia al quarto. Chiude la top5 Casa Vinicola Zonin.

Risultati incoraggianti dall’analisi della presenza sul web delle principali 26 aziende del Belpaese. Ma possiamo e dobbiamo fare di più

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Siamo nelle colline vitate del Chianti Rufina, abituate a vedere più vino rosso che

distillati. Ma questa del Brandy non è che l’ultima sfida di Stefa-nia Capanni che nel 1994 lascia una carriera amministrativa per intraprendere quella di viticol-trice assieme al marito Giovanni Salvestrini. Nasce così l’azienda Il Prato, da 13 ettari di terreni in-colti convertiti a vigneti e oliveti che puntano ad una produzione toscana autentica e biologica. Chianti Rufina d’annata e Riserva

dal profilo intenso e corposo per accompagnare piatti di carne ma anche un primo importante, oltre ad un Vin Santo invecchiato in ca-ratelli per cinque anni dal colore ambrato e sentori di frutta secca. L’alto standard qualitativo viene applicato a tutta la filiera, con gli olii che si guadagnano importanti menzioni sulla carta stampata e ai concorsi: dal primo premio al concorso Montiferru alla clas-sificazione nella Selezione dei Migliori Olii Toscani indetta dalla Camera di Commercio. A breve

sarà inoltre immesso per la pri-ma volta in commercio il Brandy dell’azienda, ottenuto da una di-stillazione artigianale con calda-iette a vapore e colonna discon-tinua a basso grado realizzata dalla Nannoni di Paganico (GR). Colore dorato, naso complesso dove alla vaniglia si affiancano pera e albicocca ma anche man-dorla tostata e miele e un gusto caldo e avvolgente, morbido ed equilibrato.

IL PRATOVia Masseto 12150068 Rufina (FI)Tel. e Fax +39 0558397885Cell. +39 393 9937071info@aziendagricolailprato.comwww.aziendagricolailprato.comFacebook: Azienda agricola "Il PRATO"

di Irene Graziotto

Produttori in primo piano

Dai vigneti aziendali in Rufina un Brandy da distillazione discontinua e tre anni di invecchiamento in rovere

NUOVE SFIDE

IL PRATO: NASCE UN NUOVO BRANDY IN TOSCANA

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Piccoli ma di valore: è questa la filosofia che ha adottato Tenu-ta La Pineta, acquistata dalla

famiglia Scortecci nel 1985 e trasfor-mata nel 2009 in azienda vinicola a tutti gli effetti. Ai vigneti più antichi, che risalgono agli anni Sessanta, sono state affiancate nuove vigne in grado di garantire una produzione soddisfacente anche dal punto di vi-sta quantitativo. Se infatti le vecchie vigne, grazie al lungo adattamento, sono custodi della qualità enologica dei Colli Aretini in fatto di intensità aromatica, alle piante più giovani è affidato il compito di apportare vi-goria. Il Guido, un Chianti Superiore Docg, è ottenuto da Sangiovese, Ca-naiolo e Cabernet Sauvignon, pos-siede un intenso corredo aromatico, dove la frutta rossa si mescola alle note balsamiche e floreali, e rivela un sorso di corpo, in equilibrio fra alcolicità e freschezza. Il Canaiolo 2013, l’ultimo arrivato in azienda, nasce invece da Canaiolo in purezza, un’uva autoctona che nel Settecen-

to godeva di popolarità pari, se non superiore, a quella del Sangiovese e che è oggi tornata ad attirare l’at-tenzione per la sua godibilità. A far da testimone della grande tradizione toscana dei passiti è, invece, il Bron-zante: colore ambrato, al naso frutta secca e miele, sorso dolce sostenuto da una vena minerale che lo rende compagno ambito per il dessert. Ol-tre al vino, Tenuta La Pineta produce

anche miele ed olio dalle cultivar tradizionali di Frantoio, Leccino e Moraiolo.

TENUTA LA PINETAVia Setteponti 6552029 Castiglion Fibocchi (AR)Tel. +39 0575 [email protected]: Tenuta la Pineta

Produttori in primo piano

6 ettari, 20 mila bottiglie, un Chianti Superiore

Docg, il Bronzante passito e il nuovo

Canaiolo in purezza

CHIANTI

TENUTA LA PINETA: PRODUZIONE DI NICCHIA, E NON SI FA PER DIRE

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Werner Morandell vive nei pres-si del lago di Caldaro, uno degli angoli più accoglienti e generosi dell’Alto Adige.

Il vignaiolo ha un chiodo fisso in testa: la-sciare un’impronta più sostenibile possibile nell’ambiente. E’ infatti tra i pionieri dei Piwi Wines, i vini ottenuti dai vitigni resi-stenti frutto di incroci tra la vite europea e quella americana. Piwi, va detto, non è un nome frutto del marketing ma è l’acronimo del termine tedesco pilzwiderstandsfähig, che significa resistente alle malattie fungine. Abbiamo incontrato Morandell a Vinitaly, dove abbiamo sorseggiato con lui i vini che produce con la sua azienda biologica Liese-lehof (3 ettari vitati), dove trova posto anche il Museo dei vitigni con ben 340 tipologie diverse. @ Quando è partita la sua idea di lavo-rare con i vitigni resistenti?“Erano gli anni ‘90 e, dopo vari insuccessi registrati con la coltivazione biologica nel-la nostra area di produzione in Alto Adige, abbiamo deciso di avvicinarsi ai nuovi vi-gneti. Dall’estero ci arrivavano notizie inco-raggianti, specie sulla mancata necessità di effettuare trattamenti e così abbiamo deciso di partire nella direzione di una nuova con-

sapevolezza nel fare vino. Abbiamo così in-nestato i primi vigneti di Bronner (il primo incrocio di uva nato nel 1975 in Germania, nda) nel 2002 e siamo partiti. All’inizio era-vamo davvero in pochi a crederci”.@ Quali sono le principali caratteristi-che di questi vitigni?“La peculiarietà principale sta nella loro re-sistenza, o semi resistenza, alle malattie fun-gine, come l’oidio e la peronospora. Inoltre si tratta di uve che danno ottimi risultati anche in caso di altitudini importanti, ovvero in-torno ai 1000-1100 metri di altitudine come può succedere da noi, quando siamo abituati a lavorare in presenza di temperature rigide o neve”.@ Come cambia il lavoro in vigna per

questo tipo di uve?“Con le uve tradizionali si fanno circa 12 trattamenti in vigna. In certe annate partico-lari si può arrivare perfino a 18. Pensiamo a che impatto ciò determina sull’ambiente? Per questo ho pensato che potesse essere possi-bile un nuovo approccio. Infatti, nel caso dei Piwi è sufficiente un solo trattamento anti oi-dio e un trattamento anti peronospora”.Quindi?“Le viti Piwi sono più ecologiche ed innova-tive; non necessitano di pesticidi; richiedo-no meno lavoro a causa del minore numero di trattamenti; causano un minore compat-tamento del suolo; sono più credibili sul mercato biologico; la coltivazione è senza additivi e quindi più attraente nonché più economica”.@ Visti i cambiamenti climatici in atto, le viti Piwi potranno diffondersi anche in altre zone d’Italia?“E’ vero il clima sta cambiando ma io non credo che ciò succederà così velocemente come oggi l’analisi delle medie stagionali sembra prefigurare. Io credo che a cambiare, in questo momento, sia soprattutto il consu-matore finale, il quale chiede prodotti sem-pre più sani, realizzati senza ricorrere alla chimica. E’ questo il vero cambiamento di cultura e mentalità che, con il nostro proget-to, possiamo assecondare sempre di più”.@ I prezzi dei vini ottenuti da uve Piwi sono più alti rispetto ai vini tradizionali?“A fronte di un minor numero di trattamenti e di un minore lavoro in vigna, i prezzi finali restano accessibili. Con il valore aggiunto di consumare vini buoni e sani”. •

Nei pressi del Lago di Caldaro, in Alto

Adige, Werner Morandell è il pioniere

di un approccio sostenibile alla

viticoltura

Piwi Wines, la resistenza in vigna

WERNER MORANDELL

Piwi InternationalNel 2000 è stata fondata in Svizzera la Piwi International, un’associazione che costituisce il punto di confronto e ricerca a livello internazionale. Oggi sono più di 350 i membri provenienti da 17 paesi tra Europa e Nord America, i quali condi-vidono metodi di coltivazione in collaborazione con la ricerca scientifica.

Per ulteriori informazioni: www.piwi-international.de/it/

Produttori in primo piano

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Riuscirà il tanto atte-so Testo Unico del Vino ad arrivare (fi-nalmente) in fondo?

Dopo l’approvazione da parte della Commissione Agricoltu-ra, presieduta dall’onorevole del Partito Democratico Luca Sani, lo scorso 6 aprile e la relativa presentazione a Vi-nitaly degli 89 articoli che lo compongono, nei giorni della stampa di queste pagine il Te-sto stava definendo i necessari passaggi all’interno delle altre Commissioni coinvolte. Tra le elezioni amministrative di giugno con le principali cit-tà italiane alle urne e la cam-pagna elettorale già partita in vista del referendum di ottobre per la riforma costituzionali, si tratta di capire quale strada deciderà di intraprendere la politica. Quella più veloce. e sicuramente più auspicabile

da parte degli addetti ai lavori, prevede appunto di completa-re i passaggi nelle altre Com-missioni interessate e quindi arrivare al Senato, sempre nella competente Commissio-ne, per ottenere il via libera definitivo. Per farlo serve però avere il parere positivo di tutti i gruppi parlamentari. E, visti i continui mal di pancia del-la politica, non si può certo dare nulla per scontato. L’altra strada, invece, sarebbe quel-la più lunga, che andrebbe a contemplare un complesso e pericoloso passaggio in aula il quale, darebbe origine ad un dibattimento tutt’altro che fa-cile, con il rischio di allungare ulteriormente i tempi di ap-provazione di una riforma at-tesa da anni da un settore che vale 14 miliardi di euro. Non a caso le principali associazio-ni di categoria interessate – a

partire innanzitutto da Coldi-retti – sono già intervenute per sottolineare la bontà della riforma che va nella direzione di una minore burocrazia e di una maggiore semplificazione per gli addetti ai lavori. “La burocrazia rappresenta da sempre uno dei costi occul-ti più onerosi per le aziende – commenta Luca Sani, pre-sidente della Commissione parlamentare all’Agricoltura -. Proprio per questo motivo, la legge dà ampio spazio sia alla semplificazione delle pro-cedure che alla riduzione dei passaggi e delle competen-ze. In particolare andiamo a semplificare gli adempimenti attraverso l’istituzione di una innovativa rete informatica di gestione, attraverso l’istituzio-ne dello Schedario vitivinico-lo nazionale presso il Mipaaf, mirato a contenere tutte le in-

formazioni sul potenziale pro-duttivo viticolo. Spero quindi che la Legge possa essere ap-provata definitivamente entro l’anno: sarebbe un bel segnale da consegnare ai produttori pochi mesi dopo la vendem-mia”. Ce lo auguriamo anche noi, visto da quanto tempo questo tema tiene banco senza che si arrivi ad un via libero definiti-vo. Adesso che manca davvero poco è auspicabile che la poli-tica opti per la via più veloce – che sembrerebbe realmente possibile anche con il bene-stare dell’ultimo partito meno accondiscendente in questa fase ovvero Forza Italia – così da consegnare alla filiera uno strumento senz’altro utile per continuare sulla strada della crescita dell’export, ovvero l’obiettivo che resta al centro dell’azione del Governo. •

Presentata a Vinitaly, la riforma che conta 89 articoli attende il via libera definitivo. Sperando di evitare la discussione in aula che allungherebbe i tempi. Sani: “Pronto entro fine anno”

di Giovanni Pellicci

Testo Unico del Vino

alla volata finale

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L’Inghilterra è uno dei mercati storici per il vino italiano. E’ normale, quindi, che in una fase storica dove, con la Brexit,

il Paese potrebbe decidere di lasciare l’Unione Europea (si vota il 23 giugno), le paure sulle ripercussioni politiche ed economiche sono molte. Per quanto sia impossibile prevedere il futuro, la dotto-ressa Maria Ines Aronadio, dirigente del comparto Agroalimentare e Vini

dell’Ice, traccia delle ipotesi su eventuali ripercussioni.Può dare qualche numero sul vino italiano in Inghilterra?“Il valore del vino italiano esportato nel 2015 di i 5,39 miliardi di euro, con un incremento del 5,4% rispetto al 2014. Quello dello spumante italiano ammonta a 956 milioni di euro, con un aumento del 17,1% rispetto al 2014”.E’ possibile ipotizzare le conse-

guenze per le importazioni in Inghilterra – e quindi anche di beni come il vino – se l’Inghilterra dovesse uscire dall’Ue? “Riteniamo che un’uscita dall’U-nione Europea non dovrebbe avere ripercussioni nel settore delle bevande alcoliche. Ricordiamo che tre dei cinque maggiori

esportatori sono europei, tolta la Nuova Zelanda e l’Australia. Potrebbe preoccupare invece in caso di uscita una situazione di crisi del Paese. Infatti per i primi anni le previsioni indicano una diminuzione del Pil, che potrebbe riflettersi in un rallentamento generale della domanda interna”.Quali dinamiche si potrebbero inne-scare?“Qualora la leave campaign dovesse vince-re, ciò non si tradurrebbe in un’immediata nuova relazione commerciale con la Ue. La Gran Bretagna si troverebbe invece nella posizione di dover negoziare un accordo commerciale con la Ue. In concomitanza dovrebbe anche rinegoziare 50 accordi commerciali con altri Paesi, al momento disciplinati dalla Ue. La negoziazione di nuovi rapporti commerciali con la Ue sarebbe probabilmente un processo lungo e incerto, fattori che peserebbero dunque sull’outlook economico del paese.Va rilevato anche che, dal punto di vista procedurale, anche l’uscita dall’Unione Europea non sarebbe immediata. Infatti, un Paese può uscire dalla Ue solo dopo 2 anni dalla notifica al Consiglio Europeo, nel caso specifico, dopo giugno 2018”. •

T he Wine Trotterdi Marina Ciancaglini

I rischi per l’eventuale uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea non sono né certi né immediati, anche se una diminuzione del Pil potrebbe far rallentare la domanda

Pericolo vino italiano?per il

Brexit

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C M Y CM MY CY CMY K

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La parola del momento sembra essere diffe-renziazione, anche e forse soprattutto

per le aziende vitivinicole. Cantine e annessi agricoli, vi-gneti e sale degustazione che sempre più si trasformano in Wine Tourism Destination, a voler usare un gergo meno eno e più tourist. Che diffe-renziano i loro business e che buttano un occhio anche ad altre economie, altre logiche, altri pubblici. E non stiamo parlando solo di winelovers: quando si parla di turismo enogastronomico non dob-biamo dimenticare quella fetta di incoming, altrettanto importante, legata al business congressuale, a quello degli eventi e dei matrimoni. Guardiamo qualche numero

per avere un’idea del giro d’af-fari e della portata di queste attività. È di oltre 2,5 mi-liardi di euro la spesa dei turisti del vino in Italia, per un dato stimato di 14.760.800 visite enoturistiche all’anno e un fatturato di 279.682.000 euro per le cantine, come si legge nel XII Rapporto sul Turismo del Vino partendo da una rilevazione di dati su un campione di cantine poi proiettati a livello nazionale. Altri dati altrettanto interes-santi: il 47,54% delle cantine

intervistate produce anche al-tri prodotti agricoli, mentre il 45,31% eroga anche servizi di accoglienza (ristorazione, per-nottamento, etc.) e il 31,25% produce anche energia.Guardando altri numeri, non esclusivi del settore, si trova anche – fonte l’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi – che sono circa 25 milioni le persone che in un anno hanno partecipato ad eventi o congressi nel nostro Paese (ovvero la metà circa di noi che ci viviamo), per un to-

tale di 308.912 eventi rilevati in Italia di cui il 57,5% si è svolto al nord, il 26,1% al cen-tro e il 16,4% al sud. Passia-mo al comparto del wedding: ci sono regioni che la fanno da padrona, ma ogni territorio ha il suo bel potenziale. Parlando ad esempio della Toscana, nel 2014 si sono registrati 1.963 eventi di questo tipo, per un totale di 103,5 milioni di euro stimati. Delle presenze straniere, arrivate nel nostro Paese per convolare a nozze, il 32,5% era di provenienza

Enoturismo: rimbocchiamoci le maniche

?L’INCHIESTAENOTURISMO

di Claudia Cataldo

Siamo in quel periodo dell’anno in cui l’enoturismo sboccia. Si parla di trend di crescita e numeri sempre più importanti. Ma come cogliere davvero le potenzialità di questo fenomeno, anche nel nostro Paese?

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inglese, seguiti dagli statunitensi con il 20,2%, dagli australiani, i tedeschi e gli olandesi con per-centuali meno impattanti. Nel corso del Destination Wedding Planner Congress che si è tenuto a Firenze lo scorso aprile, l’As-sessore al Turismo del Comune di Firenze, Giovanni Bettarini, ha commentato: “Il turismo con-gressuale e in particolare il turi-smo legato al wedding sono una risposta vincente contro il cosid-detto turismo mordi e fuggi che consuma la città per poche ore. Il giro d’affari a Firenze per il turismo matrimoniale è pari a 51 milioni di euro l’anno e mette in moto un indotto imponente, dai catering ai servizi agli alberghi”. Torniamo a noi: anche depurando questi numeri da altre attività che vanno a comporre il risultato fi-nale, anche riconoscendo a hotel, ristoranti, location, ville, il ruolo di protagonisti assoluti in questo girone, è indubbio che anche per le cantine si possano aprire sce-nari interessanti, sia che si guardi al semplice turista in cerca di una degustazione e una storia affasci-

nante sia che si pensi all’agenzia che preferisce un posto ameno an-ziché un hotel di catena in centro città o alla coppia straniera che sceglie le verdi colline e i vigne-ti come scenario al coronamento del loro sogno d’amore. E questo vale, con le dovute distinzioni, per tutti: grandi aziende, piccole cantine. Quanto si può e si deve fare ancora in questa direzione? Tanto, tantissimo. Ci sono ancora forti limitazioni alla crescita del turismo del vino che andrebbero risolte: ad esempio la mancanza di finanziamenti pubblici ad hoc e di progetti pubblico – privati di ampio respiro, la disomogeneità del servizio e la scarsa formazio-ne del personale che ancora si ri-scontra in molte cantine, il poco coinvolgimento di Comuni ed enti territoriali, le ancora numerose barriere architettoniche che non permettono la fruibilità degli spa-zi ai disabili. Eppure le stime par-lano di un enoturismo sul suolo italiano in crescita, sia in termini di presenze che di fatturato: non credete che si arrivato il momento di darci una mossa?

Il turismo enogastronomico è quello che registra ricadute più importanti sul territorio in cui insiste, a differenza di altre tipologie di turismo. Questo significa che l’enoturista è disposto a investire in qualità, a spendere di più e muove un fatturato più importante fra acquisti agroalimentari, esperienze e degustazioni, pranzi, cene e pernottamenti. Vorrei approfondire due tematiche correlate. Da una parte, lato offerta, il tema della differenziazione che si lega a doppio filo a quello della sostenibilità economica delle nostre cantine: quindi penso all’enoturismo e a tutte quelle attività direttamente o indirettamente connesse alla produzione enologica, che sempre più assumono un significato in termini di comunicazione e vendite. Dall’altra è importante prendere atto di come, nel turismo ma non solo, stiano cambiando comportamenti e richieste della domanda. Stiamo assistendo, negli ultimi anni, ad un trend che possiamo definire local: ovvero, chi viene da lontano vuole capire il territorio, farne esperienza, guardare da vicino usi e costumi di un Paese, viverlo in compagnia dei locals, appunto. Questo vale ancora di più quando si parla di un prodotto territoriale come il vino, così intimamente connesso a territorio e tradizione. Di cosa c’è bisogno? Per prima cosa, dobbiamo imparare a costruire, anche attraverso un’adeguata strategia digitale e di social media marketing, una narrazione delle nostre eccellenze, a raccontare ciò che sta dietro alla

ROBERTA MILANO Docente universitaria e consulente

“La tendenza è quella del local, anche e soprattutto per le zone vitivinicole”

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qualità dei nostri prodotti ma che spesso non sveliamo: i turisti, stranieri e non, sono desiderosi di cultura nell’accezione più ampia. È possibile descrivere le nostre peculiarità, i vini, i terreni, far capire cosa ci rende unici e distinti, usando un linguaggio fruibile, anche senza tecnicismi, adatto ai diversi pubblici che vogliamo intercettare. Costruire storie significa riuscire a dare un valore aggiunto: che a sua volta è spendibile in termini di promozione e - conseguentemente - di fatturato. Oltre a questo, è necessario riuscire a connettersi con gli operatori pubblici e privati che ruotano intorno, soprattutto con chi fa promozione turistica. Da soli è impossibile competere, oggi più che mai. Mi vengono in mente alcuni esempi. L’Ente del turismo Alba Bra Langhe Roero punta moltissimo su prodotti agroalimentari come tartufo e vino. Proprio in Piemonte è nato, quindi, il progetto Piemonteonwine.eu, un portale turistico che raccoglie le cantine della regione e propone non

solo visite ma anche giochi sensoriali, degustazioni emozionali o passeggiate nel vigneto. Tutta

l’offerta enoturistica è quindi racchiusa in un unico contenitore, con la possibilità di prenotare gratuitamente anche online. In cinque anni sono arrivati a circa 17 mila visite in cantina, un risultato tangibile più che positivo. Altro esempio è quello dell’APT

Basilicata che, per promuovere l’Aglianico del Vulture, ha puntato sulla formazione e sulla

comunicazione digitale. Con la Pro Loco di Barile (Potenza) è stato organizzato un confronto tra operatori del settore, istituzioni e studenti dell’area per spiegare percorsi strategici e iniziative da mettere in campo per promuovere insieme vino e territorio, con un titolo che è diventato anche un hashtag: #Vultuirsmo.Passando da esempi particolari ai principi o obiettivi più generali, vorrei segnalare un articolo che arriva al cuore del tema e di cui ho scritto anche sul mio blog. Bill Emmott (noto giornalista e saggista, già direttore della rivista britannica The Economist) ha pubblicato su La Stampa le sue considerazioni su globalizzazione e identità, su tecnologia e storia, e di come queste possano coniugarsi perfettamente. Cito fedelmente: “le Langhe, in verità con la rinascita di Torino nel corso degli ultimi 20 anni, ci hanno offerto uno sguardo sul futuro e non sul passato. Per noi sono diventate il simbolo di un’Europa che riesce a fare quello che ha sempre fatto meglio durante i periodi più belli della sua storia: concentrarsi sulla conoscenza, l’ingegno e la creatività, esplorare il mondo in cerca di nuovi mercati e di nuove terre, porre l’accento sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Anche il Giappone faceva così. Prendeva le idee all’estero e le migliorava, ha rivoluzionato la sua società e il modo di vivere, ma pur sempre conservando la specificità giapponese. Nessuno potrebbe dire che le Langhe hanno perso anche un solo grammo della loro identità piemontese e italiana, anche se sono radicalmente mutate”. Questa, secondo me, deve essere d’ispirazione anche per altri territori.

IT TAKES A VILLAGE TO CREATE & DELIVER “EXPERIENTIAL’ TRAVEL”(ovvero è necessario creare sinergie sul territorio, per un’esperienza a 360 gradi)

THE “EXPERIENCE” BEGINS AT HOME (costruisci la tua immagine tramite la rete: presentati, fai conoscere la tua azienda e le sue peculiarità)

HIRE THE FACE OF YOUR BUSINESS (il tuo team è la tua faccia: assumi persone capaci di rappresentare la tua azienda e i suoi valori, in possesso del “gene dell’ospitalità”)

PUT THE “WINE” INTO “WINE COUNTRY” (tutti in azienda devono sapere parlare di vino: la formazione è importante, tutti dovrebbero conoscere basi di viticoltura, enologia e servizio)

EMPOWER FOR AMAZING SERVICE(crea emozione e divertimento. Per ogni visitatore che esce dalla tua cantina deve essere stata un’esperienza indimenticabile).

Northwinds Wine Consulting offre servizi di wine education dedicati sia alle aziende che al consumatore finale. Ad esempio: consulenze nella fase di start up di una cantina, training di varia natura, una formazione mirata per le vendite o l’accoglienza turistica, seminari, approfondimenti sull’apprezzamento e sui gusti dei consumatori e così via. Operiamo prevalentemente nella Temecula Valley AVA (American Viticultural Area), nel sud della California, poco più di un centinaio di chilometri da Los Angeles, una zona dove il turismo del vino va forte così come anche l’organizzazione di eventi, meeting, matrimoni. Chi sono i wine tourists? Ne ho parlato proprio nel corso della scorsa edizione di IWINETC (l’International Wine Tourism Conference, Exhibition and Workshop che si è tenuta a Barcellona e arriverà il prossimo anno in Sicilia, il 28 e 29 marzo 2017, ndr). Il 30% degli enoturisti, oggi, sono i così detti Boomers: sono nati fra gli anni ’40 e ’60, hanno tempo e risorse economiche per viaggiare. Il 20% invece sono coloro che appartengono alla Generazione X: sono nati fra gli anni’60 e gli ’80, non hanno molto tempo perché molto assorti dal lavoro e dalla famiglia pertanto prediligono che le informazioni e le esperienze siano coincise e raccolte in momenti rapidi, si concedono soggiorni più brevi. Ma la fetta più importante e più interessante a cui rivolgersi sono i Millennials, coloro che hanno 20 – 35 anni, un pubblico curioso che segue

logiche completamente diverse dai precedenti. Ad esempio i dati ci raccontano che sono soprattutto le donne, in questa fascia, ad acquistare. C’è inoltre da tenere presente che questi wine tourists hanno un lato social molto forte, sia per i connotati di socialità che conferiscono al prodotto vino sia per l’uso massiccio dei social media. Non finisce qui: consumatori e turisti del vino non si distinguono solo su base anagrafica, ma anche secondo la loro conoscenza del prodotto: ci sono ad esempio i wine lovers, molto esigenti sia in fatto di vino che di servizi, i wine interested, a cui piacciono molto le esperienze in vigna, desiderosi di apprendere, curiosi e spesso in gruppi di amici. Simili a quest’ultimi, i wine curious: in entrambi i casi la scoperta del fattore vino deve essere associata ad un’esperienza divertente, non troppo seriosa. Ogni tipo di turista del vino deve essere trattato a sé, sia pre (fasi di promozione e vendita) che durante (diversi servizi, terminologia, mood). Vorrei dare un consiglio: è necessario identificare bene la vostra zona e il vostro business, creare un brand. L’autenticità e la tipicità sono oggi fattori chiave per il turismo legato all’enogastronomia. Si ricerca un’esperienza reale, vera: così quando il turista torna a casa ha la netta sensazione di essersi portato via qualcosa di prezioso, di aver imparato qualcosa di nuovo ed aver trovato una connessione genuina con il posto visitato e la sua cultura.

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HILARIE LARSON North Winds Wine Consulting

“Puntare sui millennials, ovvero l’interlocutore principale dell’enoturismo”

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I 5 punti chiave di Hilarie Larson (per migliorare l’enoturismo)

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Lo raggiungiamo mentre è impegnato col Giro d’Italia: la corsa rosa non può rinun-ciare a lui, né lui alle 21 tappe che hanno solcato anche le strade attorno a casa

sua, i bellissimi saliscendi del Trentino. Di Francesco Moser colpiscono la freschezza e l’umiltà, di chi è diventato grande (con 273 vittorie su strada è oggi il ciclista italiano che ha vinto di più) mantenendo testa e cuore a terra. Anche fuor di metafora.La chiamavano “lo sceriffo” per come gestiva le corse e il gruppo. Come si definisce in rela-zione alla sua azienda vinicola?“Semplicemente un agricoltore. Sono nato con la ter-ra, nei campi, lavoravo fin da piccolo in Val di Cembra, tagliavo il fieno. Allora i contadini facevano di tutto, si arava con buoi e cavalli, con l’azienda di famiglia allevavamo anche il bestiame, avevamo granturco e

patate. Sono senza dubbio un vignaiolo-agricoltore”.Ciclismo e viticoltura: due mondi diversi che segnano la vita. Analogie?“In entrambi c’è competizione, cerchi sempre di fare meglio degli altri puntando sulla qualità. In tutti e due c’è fatica: in campagna dovevo portare le cose a spalla, non occorreva andare in palestra ad allenarsi”.Si sente più ciclista o più vignaiolo?“Diciamo che sono conosciuto più come ciclista, dove mi risultava più facile primeggiare. I traguardi ottenuti su due ruote è difficile li possa raggiungere con il vino”.La sua etichetta di punta è il 51,151 (il record dell’ora ottenuto a Città del Messico nel 1984, ndr). La sua più grande vittoria in campo eno-logico è questa, o deve ancora arrivare?“Deve arrivare, nel senso che io spero sempre di fare

meglio. Per esempio adesso abbiamo spumantizzato anche un Trento Doc rosè da uve Pinot Nero e mi ha già dato una grande soddisfazione”.Da atleta ha dovuto rinunciare al vino? “No, ho sempre bevuto, portavamo il nostro vino durante le gare: sapevamo quello che bevevamo. A cena, il pasto principale quando si gareggia, del vino non mi sono mai privato”.Vale anche per gli atleti del Giro di oggi?“Direi di si, anche adesso ci sono corridori che bevono e sono appassionati di vino. La differenza la fa la giusta quantità”. Se Moser fosse un vitigno, quale sarebbe?“Il Moscato Giallo: particolare, molto aromatico, mi piace anche mangiarne l’uva quando è matura, buona e ricca di zuccheri. L’abbiamo sempre avuto nel nostro Maso e mi ha accompagnato fin da piccolo”.•

L’allenamento migliore?I campi e le vigne della Val di Cembra

WINE IMPORTANT PERSON

Francesco Moser, con le ruote per terra

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UNA LEZIONE DI DESIGNDALL'ACCADEMIA LUIGI BORMIOLI

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In attesa del 9/9, ovvero del Wine

Day, qualche consiglio per

accedere a questo mercato così

lontano e carico di potenzialità

Scorrendo metaforicamente le immagini della passata edizione di Vinitaly, quella di Jack Ma è probabilmente una

delle foto clou. I motivi sono molti, ma il primo è senza dubbio – e banalmen-te – che la Cina è grande, grandissima, e che basta poco per capire quanto po-tenziale ci sia qua per il vino italiano. Jack Ma è il fondatore di Alibaba: stiamo parlando di un colosso delle vendite online (l’80% dell’e-commerce in Cina passa da questo portale), che oggi come mai si dimostra interessa-to al prodotto vino e in particolare a quello nostrano. “Credo che riusciremo ad accorciare le distanze tra lo spazio di mercato del vino francese, che è al

55% e quello italiano, al 5% del mar-ket share di vino importato in Cina. Io stesso voglio essere l’ambasciatore dei prodotti italiani in Cina e Alibaba deve essere la porta di ingresso. Per spiegarvi il potenziale dell’e-commerce in Cina, posso portarvi un esempio su tutti: la vendita in 18 secondi di ben 100 Maserati nel mondo. Dovete im-parare a vendere meglio altrimenti ar-riveranno altri concorrenti a cogliere le potenzialità di questo settore, magari in modo disonesto”, ha commentato.Ma cosa significa vendere vino in Cina? Lo abbiamo chiesto a Nadia Zenato, responsabile della rete com-merciale dell’azienda di proprietà.Jack Ma ha parlato delle poten-zialità che il vino italiano potreb-be cogliere nelle vendite online per penetrare il mercato cinese. Cosa ne pensa? Può veramente l’e-commerce aiutare i nostri pro-duttori ad entrare in un mercato così lontano da noi (logisticamen-te e culturalmente)?“La partecipazione di Jack Ma a Vini-taly è stata un evento molto significa-tivo, per porre l’attenzione su un tema attuale e importante come quello delle vendite online, soprattutto in un pae-se strategico come la Cina. Le vendite

online sono un argomento com-plesso in quasi tutti in mercati. In Cina, in par-ticolare, dove ci sono milioni di consumatori e le distanze sono enormi, può esse-re un importante strumento di suc-cesso, soprattutto per ampliare il mercato rispet-to alle principali Shanghai, Pechi-no e Shenzhen e raggiungere anche le cosiddette città di seconda e terza fascia (come Chongqing, Dalian o Changsha). Un unico negozio virtuale del vino made in Italy con Alibaba che indirizza il flusso delle sue utenze verso lo shop con banner, pubblicità e chat interat-tive può essere un business model di successo”.Quali sono le best practices per approcciarsi al mercato cinese?“È fondamentale coltivare con cura le relazioni personali, selezionare atten-tamente uno o più partner cinesi, porsi obiettivi a medio/lungo termine e ave-re un meccanismo di controllo costante sia online che offline”.Quali sono gli errori da evitare?“Nel mercato cinese l’errore più comu-ne è avere troppa fretta di capitaliz-zare l’investimento. Per contro è bene calibrare le aspettative e modulare una crescita costante. L’altro errore comu-ne, a mio avviso, sta nel sottovalutare

la distanza culturale e quindi non sfor-zarsi di fare un vero e proprio processo di mediazione”. Ci può raccontare una case histo-ry di successo?“Siamo nel mercato cinese da 3 anni con un brand ambassador che vive tra Shangai e Hanoi in Vietnam e abbia-mo puntato subito ad un approccio poliedrico, che si è rivelato strategi-camente corretto. Dal sostegno alle mostre d’arte a Shanghai alle cene con artisti a Pechino, dalle promozioni offline nel Guandong a quelle online con Vinehoo.com. Unitamente a scelte più classiche come la partecipazione a roadshow, fiere, masterclass e wine maker dinner. Ricordo con piacere uno Zenato Canapè sulla baia di Da-lian nell’estate 2014 che destò grande interesse presso i consumatori locali perché era la prima volta che un brand vinicolo italiano organizzava un evento in questa ricca città del Nord Est”.•

UNA LEZIONE DI DESIGNDALL'ACCADEMIA LUIGI BORMIOLI

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Best Practicesdi Claudia Cataldo

KNOW-HOW SHARING

Vino italiano & mercato cinese

Mercato cinese: bene l’e-commerce, ma servono azioni di mediazione culturale

Pronti per il 9/9, ovvero per il Wine Day?

Così è stato annunciato: il 9 settembre 2016 Alibaba lancerà il Wine Day. L’ispirazione sembra arrivare diret-tamente dall’iniziativa del “singles day” – l’11/11, uno shopping event famosissimo in Cina, alla stregua del Black Friday in Usa. Perché proprio questa data? Perché il numero nove in cinese si pronuncia “Jiu”, che significa anche alcool. Ma la stessa parola sta anche per longevità e salute, nella cultura tradizionale.

Foto

Enne

vi

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di Marina Ciancaglinifoto di Aromicreativi

Chef

Nuova vita al ConfusionÉ

arrivato nel tempio della cucina italiana, l’Enoteca Pinchior-ri, nel 1989 che era

un ragazzo e per anni è stato a

fianco di Annie Feolde, succes-so dopo successo. Adesso Italo Bassi ha deciso di voltare pagi-na e di affiancare a tempo pie-no la moglie Tatyana Rozenfeld

nella gestione del Confusion, aperto nel 2013 nel centro di Verona. Lascia, quindi, la clas-sicità per un format che in Ita-lia è ancora nuovo, che coniuga

piatti di alto livello e grandi drink, in un ambiente informale.Dopo più di 25 anni lascia Firenze per dedicarsi al suo progetto di vita. Quando è

Italo Bassi, da Firenze a Verona senza guardarsi indietro

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nata questa scelta?“E’ stata un’evoluzione natura-le, ho voluto mettere in pratica le mie idee maturate nel tempo. Dopo tanti anni avevo bisogno di esprimermi in modo total-mente libero e di avviare un progetto con mia moglie, che si occupa della sala, dei vini e del design del locale. Adesso con-tinuo a fare il cuoco ma sono anche un imprenditore".Com’è stata l’accoglienza di Verona?“Molto buona. Forse qui man-cava ancora un locale che mi-schiasse la tradizione a qualco-

sa di più innovativo”.Com’è cambiata la sua vita?“E’ cambiata molto, innanzi-tutto perché adesso vivo con la mia famiglia e ho cambiato città. Quello che rimane è l’im-postazione sempre rigorosa, con rigidi orari di lavoro”.Anche la proposta in cu-cina è molto diversa, ce la racconti.“Una cucina basata su alcuni piatti tradizionali con delle in-cursioni in culture diverse. Al Confusion si trovano piatti clas-sici come il risotto insieme a ricette più innovative, frutto di

anni di viaggi ed esperienze nel mondo. Quindi, anche ingre-dienti che arrivano da lontano. Al giorno d’oggi, con la velocità mezzi di trasporto, si possono avere prodotti freschi che ven-gono dall’altra parte del mondo. La filosofia del “km zero” non va abbracciata aprioristicamen-te, quello che conta è la qualità della materia prima. Per quanto riguarda la tecnica, faccio una cucina espressa, prediligo cot-ture veloci, non invasive e sen-za grassi animali”.C’è un ingrediente che più di tutti la rappresenta?

“L’olio extra vergine di oliva. Con questo ingrediente e una buona materia prima si possono fare i migliori piatti al mondo”. Altri progetti?“Un nuovo progetto è in esse-re. Sto aprendo un Confusion a Porto Cervo, in un posto meraviglioso. Mi dovrò divide-re in due ma è un’esperienza entusiasmante. Poi il sogno mio e di mia moglie è di cre-are due linee del locale: una haute couture, dove si punta alla perfezione, e una prêt-à-porter, improntata alla sempli-cità”. •

Page 30: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Ecco a voi gli Chef con la Coppola!

DI ANTONIO IACONA

SC&F: Sicilians Chef & Friends…

Page 31: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Di una cosa siamo certi, anzi di due: ovunque andranno a lavorare, fosse anche in Australia,

avranno sempre la loro Sicilia nel cuore e nei piatti; e poi, l’altra cer-tezza è che la parola “eccellenza” potrà sempre essere accostata alle loro creazioni culinarie. Scriviamo di quattro giovani chef che tra i tanti ingredienti che uti-lizzano in cucina, non dimentica-no mai il buongusto ed il valore vero, concreto dell’amicizia. Sono gli SC&F ovvero gli Chef con la Coppola: Simone Strano, Executi-ve Chef di Palazzo Montemartini a Roma; Giuseppe Raciti, Executive Chef di Zash Country Boutique Hotel a Riposto, nel Catanese; Giovanni Grasso, Executive Chef di La Plage Resort a Taormina; e Giuseppe Torrisi, Sous Chef di Chalet d’Adrien, 1 Stella Miche-lin, a Verbier, in Svizzera. La loro missione, che fino ad oggi si sta compiendo egregiamente, è quella di portare la Sicilia nel mondo, utilizzando come biglietto da visita le sue antiche tradizioni gastronomiche, ovviamente lette con gli occhi e con la passione di quattro giovani cuochi del terzo millennio. Una delle prove di tan-ta abilità gli SC&F l’hanno data nelle scorse settimane, con una cena dedicata alla stampa di set-tore, organizzata nell’elegante villa “Rocca delle Tre Contrade”, alle pendici dell’Etna, di proprietà di Jon Moslet, norvegese innamorato-si di questa terra, e Marco Sciré. L’appuntamento col gusto sicilia-no è stato coordinato da Federica Eccel. Ad aprire le danze, dopo il Ben-

venuto degli Chef, con un Murgo Brut Rosé da uve Nerello Masca-lese, è stata una Trasparenza di Gambero Rosso di Mazara del Val-lo, con crema di mandorle, limone verdello, polpa di ricci e pompel-mo. Ad accompagnare il piatto, un Valcerasa Etna Bianco Doc 2013, firmato Alice Bonaccorsi. A se-guire, un Arancino di alici come se fosse una beccafico con cipolla rossa caramellata, accompagnato da una bottiglia di Alice Bonac-corsi Rossorelativo 2011. Anche i Cappelletti di pasta fresca farciti con Ragusano Dop, crema di aspa-ragi verdi e guanciale di maialino nero croccante hanno conquistato i giornalisti presenti, con un Val-cerasa Etna Bianco Doc Noir del 2010, servito a 18°C. Stesso vino, ma servito più fresco, per un Tran-cio di cernia bianca cotto a bassa temperatura con carciofi, fave e acciughe. Doppia conclusione, infine, per questa cena “vulcanica”, dappri-ma con un Arancino di ricotta di capra girgentana, su composta di arance di Ribera, con una Mal-vasia delle Lipari Doc Passito di Lantieri; e, successivamente, con un Magnum Pr’estivo! È stato letteralmente un incontro affascinante, ripetuto poche sere dopo nel più ampio contesto di Cibo Nostrum, la festa della cucina italiana d’eccellenza a Zafferana Etnea. Ma questi giovani Chef non sono affatto una sorpresa. Sono, in-vece, la conferma di quanto la pro-fessionalità, unita all’amore e alla passione per il mestiere del cuoco, possa trasformare la cucina in una vera ambasciatrice del proprio ter-ritorio. •

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Il gusto della cucina ita-liana è sbarcato in due località simbolo del tu-rismo siciliano: a Zaf-

ferana Etnea, cuore stesso del vulcano attivo più alto d’Europa ed oggi patrimo-nio Unesco, e Taormina, la “Perla dello Jonio”. Lo ha fatto in occasione della 5^ edizione di Cibo Nostrum, la grande festa gastronomica d’eccellenza, che si è svolta dal 22 al 24 maggio. Le cifre dell’evento sono già un pro-gramma: nella sola giornata di Taormina, infatti, lunedì 23 maggio, sono state regi-strate 15 mila presenze di

visitatori, oltre a 120 chef intervenuti ai cooking show, 32 mila porzioni preparate e consumate nelle degusta-zioni, 8 laboratori gastro-nomici dedicati al pesce azzurro. Anche quest’anno puntuale è arrivato il patro-cinio del Ministero delle Politiche agricole, quale riconoscimento di alto valo-re nazionale dell’iniziativa. La festa della cucina italiana è organizzata da: Associa-zione Provinciale Cuo-chi Etnei, Federazione Italiana Cuochi, Unione Regionale Cuochi Sici-liani, Chic Chef, Le Soste

di Ulisse, Con.pa.it. (Con-federazione Pasticceri Ita-liani), Blu Lab Academy, F.i.s. (Fondazione italiana sommeliers), Associazione Italiana Celiachia, Asso-ciazione Albergatori Ta-ormina, Associazione Im-prenditori per Taormina. Presentata dai giornalisti gastrosofi Alex Revelli So-rini e Susanna Cutini, è stata un susseguirsi di emo-zioni e di degustazioni, con un calendario ricco di even-ti nell’evento, coordinato dall’ideatore di Cibo No-strum e presidente dell’As-sociazione Provinciale Cuo-

Si è conclusa con un grande successo la 5^

edizione di Cibo Nostrum,

festa della cucina italiana

d’eccellenza, che per la prima

volta ha unito il vulcano Etna alla “Perla dello Jonio”

DI ANTONIO IACONA

TAORMINA e ZAFFERANA conquistate dal gusto

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chi Etnei, Seby Sorbello, e dal rappresentante di Chic Chef in Sicilia, Pietro D’A-gostino. Con loro, interve-nuto a tutti gli appuntamenti, il presidente nazionale della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo, assieme ai dirigenti F.i.c. Tra le degustazioni realizza-te, la cena negli eleganti sa-loni dell’Esperia Palace Ho-tel a Zafferana firmata SC&F, Sicilians Chef & Friends, ovvero gli chef con la coppo-la: Simone Strano, Giusep-pe Raciti, Giovanni Grasso, Giuseppe Torrisi. Una cena degna dei colori, degli aromi e dei gusti di questa grande festa. L’indomani, invece, al via i cooking show lungo il corso principale di Taor-mina. Una conquista, lette-ralmente, per i turisti e per l’intera città. Dalle ore 11,00 alle ore 13,00 otto chef sono stati impegnati in interes-santi laboratori gastrono-mici, dedicati quest’anno al pesce azzurro, mentre dal palco del Ministero arrivava il saluto del sottosegretario alle Politiche agricole, l’on.

Giuseppe Castiglione. Poi, per l’intera giornata, cibo e vino di eccellenza hanno in-vaso pacificamente la città. Il “Taormina Cooking Fest – Omaggio ad Aurelio Buciuni” di Cibo Nostrum ha avuto uno sfondo sociale:

il ricavato, infatti, andrà devoluto in beneficenza alla Fondazione LIMPE-DISMOV ONLUS, per la ricerca sulla Malattia di Parkinson in Italia. Ed ancora, nel calendario, a colpire per le prelibatezze

sono stati la cena di “alle-namento” della Nazionale Italiana Cuochi sempre a Zafferana, con il team ma-nager Daniele Caldarulo, che ha fatto preparare alla sua squadra i piatti in vista delle Olimpiadi di Erfurt, in Germania, a fine ottobre; e poi, nei giardini del Naxos Beach di Atahotels, “La Fe-sta degli Chef”, riservata ai cuochi ed ai collaboratori di Taormina Cooking Fest. L’evento si è infine conclu-so martedì 24, con un cor-so di aggiornamento a km. zero con il Maestro Fabio Tacchella, con un ulteriore workshop organizzato con il supporto del Ministero che ha coinvolto gli iscritti F.i.c. e i giornalisti, ed infine con il pranzo sul tema: “I Sentieri dell’Etna”, che ha rappre-sentato il caloroso “arrive-derci” a tutti i partecipanti alla prossima edizione 2017 di Cibo Nostrum. •

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Cover Story

Se è vero che dietro ai grandi vini c’è spesso una grande bellezza, Torrevento ne è l’e-

sempio più lampante. Porta-bandiera dell’enologia pugliese in Italia e nel mondo, la canti-na si trova in uno dei panorami più affascinanti del Bel Paese, nella parte a nord dell’altopia-no delle Murge, un territorio aspro e selvaggio dove dossi di origine carsica si alternano a tratti pianeggianti e pietrosi (non a caso Murge deriva da Murex, ovvero pietra aguzza). Siamo nel comune di Corato e non molto distanti da Castel del Monte, da cui il nome del-la Docg: un edificio maestoso, voluto nel XIII secolo dall’im-peratore Federico II, perfetto incontro di sapere matematico e astronomico su cui ancora oggi posa un velo di mistero. Qua nel 1948 nacque Torrevento, per mano dei fratelli Francesco e Domenico Liantonio: furono loro, infatti, ad acquistare la tenuta, con 57 ettari di vigneto, una cantina e un antico mona-stero del seicento, dove trasfe-rirono l’attività di produzione che era già stata avviata negli anni ’20 da loro padre. La fo-

tografia ai giorni nostri è quella di un’azienda con 250 ettari di proprietà, a cui se ne aggiun-gono altri 200 in conduzione in diverse zone della Puglia, con una suggestiva e moderna cantina ospitata fra le spesse mura a secco del monastero, una sala di affinamento negli antichi sotterranei, a 8 metri di profondità, un ristorante, un al-

bergo e un agriturismo destinati all’ospitalità. “Torrevento è oggi una moderna interprete delle antiche tradizioni della nostra regione - racconta il Presidente Francesco Liantonio – che porta avanti l’obiettivo primario di recuperare e valorizzare i vi-tigni autoctoni più antichi. Ad esempio nel 1994 siamo stati i primi a credere nelle potenzia-

lità del vitigno Nero di Troia: abbiamo investito notevoli ri-sorse per l’impianto di nuovi vi-gneti e abbiamo imbottigliato il primo Nero di Troia in purezza, il Vigna Pedale Castel Del Monte Riserva. Il tempo ci ha dato ragione: basti pensare, ad esempio, che questo vino si è aggiudicato per ben nove anni consecutivi i 3 bicchieri del Gambero Rosso”. Il Vigna Pe-dale non è però l’unico rappre-sentante di questo nobile quan-to antico vitigno: ci sono ad esempio, all’interno della vasta gamma firmata Torrevento, an-che il Bolonero e il Torre del Falco, un Igt in purezza. E poi non dimentichiamo gli altri due Castel del Monte Docg: l’Otta-gono, Castel del Monte Nero di Troia Rosso Riserva, e il rosato Veritas, da uve Bombino Nero affinate in acciaio per quattro mesi, con sentori di piccoli frut-ti rossi, fresco e ammaliante al palato (unica Docg rosè in Ita-lia). Proprio i rosati, sempre più apprezzati dal pubblico anche e soprattutto con l’arrivo delle bella stagione, sono un ulteriore fiore all’occhiello della Torre-vento e la pioggia di riconosci-menti internazionali non è che

DI CLAUDIA CATALDO

TORREVENTO passato e futuro

della Puglia

Page 35: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Torrevento è oggi una moderna

interprete delle antiche tradizioni

della regione, con l’obiettivo

primario di recuperare e valorizzare i

vitigni autoctoni più antichi, come

il Nero di Troia

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LIA

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If it is true that a great wine is the fruit of a great beauty, Torrevento is a good example of it. Symbol of the Apulian oenology in Italy and in the world, the winery rises in one of the most charming Italian land-scapes, in the northern part of the Murge tableland. It’s a rough and wild territory, where karstic bumps alternate with plains and stony ar-eas (in fact, the name Murge comes from Murex: sharp stone). We are in the municipality of Corato not too far from Castel del Monte, that give its name to the Docg. The castle is a majestic building, built in the XIII century by the emperor Frederick II and is a mysterious combination of mathematical and astronomi-cal knowledge. Here in 1948 the brothers Francesco and Domenico

Liantonio founded Torrevento. They bought an estate with a 57-hectare vineyard, and an ancient XVI cen-tury monastery, where they moved their father’s activity. Nowadays, the winery owns 250 hectares, besides other 200 in other areas of Apu-lia. Also, the monastery encloses in its ancient walls a suggestive and modern cellar, a refining room in the 8-metre deep basements, a hotel and an agritourism. “Torrevento is a modern interpreter of the ancient traditions of our region – says Presi-dent Francesco Liantonio – and has the prime aim of recovering and ex-ploiting our ancient autochthonous grape varieties. For instance, in 1994 we have been the first winery that believed in the potential of Nero di Troia: we invested important re-

sources to plant new vineyards and we bottled the first single-variety vinification of Nero di Troia, Vigna Pedale Castel Del Monte Riserva. Time demonstrated we were right: this wine was awarded with the three glasses by Gambero Rosso for nine consecutive years”. Vigna Pedale is not the only example of this noble and ancient grape variety: in the wide range of wines by Torrevento, there are Bolonero and Torre del Falco, an Igt in purity. And also, other two Castel del Monte Docg: Ottagono, Castel del Monte Nero di Troia Rosso Riserva, and the rosé Veritas, made of Bombino Nero re-fined in steel for four months, a wine with small red fruits perfumes and a fresh and inviting taste (the only Docg rosè in Italy). Rosé wines are

more and more appreciated by the tasters, most of all in the summer. They are another buttonhole of Tor-revento and the many international acknowledgments received – such as the gold medal for Maremosso Bom-bino Nero Puglia Igt at Le Mondial du Rosè in Cannes and the two gold medals won at Mundus Vini 2016 for the 2015 vintage Veritas and Primaronda - are further proofs of the quality of the work of this winery. Last but not least, Torrevento will host Enovitis in Campo, the contest that for the first time will arrive in Apulia next June 17th and 18th. “We are glad to house this contest among our vineyards. It means, first of all, to take a great opportunity, together with Unione Italiana Vini and VeronaFiere. And it’s another step forward to promote and exploit our beautiful and generous region”, says Liantonio. •

Torrevento: the past and future of ApuliaTorrevento is a modern interpret of the ancient traditions of its region. Its first aim it to recover and exploit the ancient autochthonous grape varieties, such as Nero di Troia

TORREVENTO SRL S.P. 234 km 10,600 - 70033 Corato (BA) Tel. +39 080 8980923 – 080 8980929 Fax +39 080 8980944 [email protected] - www.torrevento.it

l’ultima conferma della bontà del percorso intrapreso, come la medaglia d’oro per il Mare-mosso Bombino Nero Puglia Igt a Le Mondial du Rosè di Can-nes e le due medaglie d'oro al Mundus Vini 2016 per il Veritas e il Primaronda, entrambi an-nata 2015. Last but not least, quest’anno Torrevento ospiterà Enovitis in Campo, che per la prima volta approda in Pu-glia, il 17 e 18 giugno prossimi: “ospitare questa manifestazione fieristica fra i filari delle nostre vigne di La Piana significa in primo luogo cogliere, grazie a Unione Italiana Vini e Verona-Fiere, una grandissima opportu-nità per la nostra Puglia. Siamo più che lieti di contribuire al successo dell’edizione pugliese del 2016, un ennesimo passo avanti per la promozione e la valorizzazione della nostra bel-la e vocata regione”, conclude Liantonio. •

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ILiKE

YOUR STAND

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VINITALY 2016

Un contest simpatico che ha

coinvolto gli espositori di Vinitaly:

un bel sorriso ed ecco che le foto

realizzate da una delle fotografe

della redazione de I Grandi Vini sono state

pubblicate sulla pagina facebook della

rivista.

A colpi di Mi Piace è la giovane Maddalena

LaLuce che, con 478 voti, vince il concorso,

coinvolgendo amici e parenti che si sono

divertiti a condividere e commentare le foto.•

Così la giovane Maddalena:

"Vorrei ringraziare tutta la mia famiglia,

in particolar modo le mie tre sorelle e il mio

compagno e tutti gli amici che mi hanno

sostenuto. Siamo stati una vera e grande

squadra!!! Grazie!

Un Grazie vorrei riservarlo anche a voi della

rivista "I Grandi Vini" che ho apprezzato per

la disponibilità, la gentilezza e la serietà".

L'azienda MICHELE LALUCE si trova in Basilicata, nel cuore del Vulture.

Michele Laluce cura personalmente ogni singola vite dei sette ettari

di terreno, già di proprietà del padre e lo fa circondato da ben

5 donne: in primis la moglie Maria, che segue tutta la parte estetica del

vigneto e dell’azienda e la figlia Maddalena, enologo.

L’azienda Laluce è biologica e da un paio di anni ad impatto

sostenibile, ambientale ed energetico.

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Page 40: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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FOTO A CURA DI:ASSOCIAZIONE GRANDI CRU DELLA COSTA TOSCANA (Associazione organizzatrice dell’Anteprima Vini della Costa Toscana)MENEGOLLI LUIGI

Tel. 045 907104Fax 045 [email protected]

Page 41: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Non c’è dubbio, pensando alla Toscana saltano alla mente grandi vini il cui nome non ha certo bisogno di essere

presentato, tuttavia se l’entroterra è in grado di farsi conoscere e ammirare dal mondo intero, è bene rendersi conto che la Toscana, bagnata dal Mar Tirreno, ha molto altro da offrire. Sono infatti i Vini della Costa, nonostante la loro giova-ne storia, i protagonisti del momento, quelli che stanno riuscendo sempre di più, e di certo non a caso, a far parlare di se. Lo dimostra l’elevatissima partecipa-zione alla quindicesima edizione di Anteprima Vini della Costa, che si è tenuta a maggio a Lucca. L’evento nel quale si è potuto assaggiare in antepri-ma i campioni della vendemmia 2015,

oltre alle annate in commercio, ha visto un’importante crescita rispetto alle pre-cedenti edizioni supportata da numeri interessanti: oltre 2100 visitatori, 62 giornalisti e più di 400 operatori del settore, italiani ed esteri. Già Wine-Sercher, il più grande da-tabase e motore di ricerca dedicato al vino, aveva dimostrato come i vini ita-liani più cliccati del 2015, fossero, su-bito dopo quelli provenienti dalla zona del Barolo, proprio gli IGT Toscana, de-nominazione che comprende si i Super Tuscan, ma anche i tanti produttori più piccoli caratteristici di questa regione. “Quando qualcuno parla di inferiorità dei vini della costa, questo può essere riferito solo alle dimensioni aziendali, non certo alla qualità – spiega Marco Remaschi, assessore regionale all’agri-

Non importano le dimensioni delle aziende, basta la qualità…e sulla costa i toscani ne hanno da vendere!

Igt Costa Toscana, un successo da non sottovalutareDI IRENE BARBIERI

Page 42: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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coltura –. Noi come Regione non vo-gliamo che nessuno resti indietro, né i grandi marchi, né i piccoli produttori, che sono fondamentali per il presidio del territorio e contribuiscono grande-mente alla sua tenuta”. Un altro importante aspetto emerso a Lucca? In Toscana non si produce solo

un ottimo vino rosso. È stato ospitato infatti, per la prima volta, il banco Bol-licine di Costa, uno spazio interamente dedicato alle bollicine, proprio a dimo-strazione del fatto che la produzione della costa in questo ambito è sempre più ricca e promettente, di certo da non sottovalutare.•

I migliori assaggi IGT ToscanaIl Cavaliere (2004), Caiarossa (2013), Felciaio (2013), Senti Oh (IGT Costa Toscana 2015), Le Gonnare (DOC Bolgheri S 2013).

AZIENDA AGRICOLA DIEGALELoc. Podere Sant’Antimo

58045 Civitella Marittima (GR)Tel. +39 335 7402200

[email protected] www.diegale.it

Page 43: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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We are on the Tuscan coast, a land that in the last 40 years have been making a true oenological revolution, maybe the most important one not only in Italy but and in the whole world of wine, through its SuperTuscans. After the initial boom, the producers have become more conscious and have started to create the great Cru of the Tuscan coast (“Grandi Cru della Costa Toscana”), to exploit the peculiari-ties of this area, most of all the important influence of the sea. Diegale was created in 2008 after a two-year research: finally Alessandro and Paola found in Civitella Marittima, near Grosseto, the ideal place to make their wine. After a careful study of the soils, Alessandro and Paola decid-ed to bet on Pinot Nero and Chardonnay and on unusual wines: “Ciarlibo” rosé made of Grenache, “Chaver” made of Chardonnay and Vermentino and “Ros-soscuro”, a red wine made of Sangiovese, Syrah, Cabernet Franc and Grenache. Diegale and “CuordiCru” spring under the watchful eyes of the agronomist Mau-ro Nosi and of the oenologist Fabrizio Moltard. Diegale is an Igt Toscana 2014 made of Pinot Nero harvested manually and vinified in purity: a very elegant and pleasant wine, with strawberry, currant and raspberry perfumes and a chocolate ending with a light smoked inkling. The other buttonhole label, in its second year of organic growing, is “CuordiCru”, a Metodo Classico Millesimato 2013 made of Chardonnay and Pinot Noir. This pas dosé wine has a light perlage and a straw yellow color, and is the result of a par-tial dégorgement after 18 months on the yeast, that give it a sincere and lively taste with perfectly combined bread aromas and fruity perfumes. The remaining part of the wine waits 24-30 and 36 months its dégorgement, in order to evaluate its evolution and decide future productions. •

Diegale, unusual Tuscany The organic winery from Grosseto proposes an unusual Pinot Nero and a champenoise méthode millesimée sparkling wine

AZIENDA AGRICOLA DIEGALELoc. Podere Sant’Antimo

58045 Civitella Marittima (GR)Tel. +39 335 7402200

[email protected] www.diegale.it

Siamo lungo la costa toscana, che negli ultimi 40 anni è stata

protagonista di una del-le maggiori rivoluzioni enologiche italiane, per non dire mondiali: quella dei SuperTu-scans. Il boom iniziale ha poi lasciato spazio ad una più attenta pre-sa di coscienza da parte dei produttori che, con la creazione dei “Gran-di Cru della Costa Toscana”, hanno voluto ribadire sia le somiglianze, come l’importante influsso del mare, che le rispettive peculiarità. Diegale, nella fattispecie, nasce nel 2008 dopo due anni di ricerca da parte di Alessandro e Paola che trovano infine a Civitella Maritti-ma, nel grossetano, il luogo ideale.

Da un attento studio del terreno e delle potenzialità enologiche, Alessandro e Paola decidono di puntare su uve come il Pinot Nero e lo Chardonnay e su vini insoliti - il “Ciarlibo” rosato da Grenache, lo “Chaver” bianco da Chardonnay e Vermentino e il “Rossoscuro”, un rosso da Sangiovese, Syrah, Cabernet Franc e Grenache. Na-scono così, sotto lo sguardo attento dell’agronomo Mauro Nosi e dell’e-nologo Fabrizio Moltard, il Diegale e il “CuordiCru”. Il Diegale è un Igt Toscana 2014 vendemmiato a mano e ottenuto da Pinot Nero in purezza che permette di ottenere un vino di grande eleganza e bevi-bilità, con profumi di fragola, ribes

e lamponi e il sorso che termina sul cioccolato e la leggera affumicatu-ra. L’altro vino di punta dell’azien-da, al secondo anno di conversione biologica, è il “CuordiCru”, un Metodo Classico Millesimato 2013 ottenuto da Chardonnay e Pinot Noir. Perlage tenue e colore paglie-rino brillante per questo Dosaggio Zero sboccatura parziale del lotto dopo 18 mesi sui lieviti, sviluppan-do così un gusto sincero e brioso dove le note di panificazione si mescolano in maniera armonica ai sentori fruttati. La rimanente parte del lotto sarà sboccato a 24–30 e 36 mesi al fine di valutarne l’evo-luzione e stabilire così le future produzioni.•

Pinot Nero e un Metodo Classico millesimato per l’azienda grossetana in

conversione biologica

DIEGALE, Toscana insolita

Toscana

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Se siete appassionati di vino e non avete mai fatto un salto nella Ma-remma Toscana, fate mea culpa e rimediate quanto prima. Ci sono

luoghi che mantengono quel fascino in-contaminato e un po’ selvaggio: uno di questi è Le Sode di Sant’Angelo. Siamo in località Montebamboli, vicino a Massa Marittima. Dopo un qualche centinaio di metri di strada sterrata il paesaggio si apre su una radura circondata da vigneti: qua si sta portando a termine la costruzione della nuova cantina di vinificazione che

sarà inaugurata con la prossima vendem-mia, mentre la stanza degustazione e la barriccaia sono già pronte ad accogliere i visitatori. Le Sode di Sant’Angelo è in que-sto momento un cantiere di idee e progetti che strizzano l’occhio al territorio, all’ar-te, alla qualità dei prodotti, alla bellezza del paesaggio, all’enoturismo. Che la di-rezione possa essere quella giusta sembra confermarlo la medaglia di bronzo che è stata recentemente assegnata al Dautore 2014 nel corso del Decanter Worlds Wide Awards, un riconoscimento importantissi-

mo soprattutto per una giovane cantina. Il Dautore è il prodotto di punta de Le Sode Sant’Angelo, un vino che nasce da un’ac-curata selezione di uve Sangiovese, Mer-lot e Alicante, la cui composizione varia di anno in anno per esprimere al meglio i risultati ottenuti in vigna in base alla stagione. Grazie ad una profonda amicizia con il pittore Paolo Golinelli, artista e ap-passionato di vino, ogni anno questo vino avrà un’etichetta diversa: a mutare quindi non sarà solo il contenuto ma anche il con-tenitore. “Il quadro riportato in etichetta

DAUTORE, ogni anno una vera opera d’arte

La cantina di vinificazione è quasi pronta. E intanto il Dautore vince la sua prima medaglia al Decanter World Wine Awards

DI CLAUDIA CATALDO

Toscana

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If you are true wine-lovers and have never visited the Tuscan Maremma you should offer a mea culpa and remedy as soon as possible. You will find places with an unchanged and a bit wild charm, like Le Sode di Sant’Angelo. We are in Montabamboli, a resort near Massa Marittima. After a few-hundred-meters dirt road, the landscape opens in a clearing surrounded by vineyards: here they are completing to build a new vinification cellar, that will be in-augurated with the next harvest, while a tasting room and a cellar for the barrique are ready to wel-come the visitors already. In this moment, Le Sode di Sant’Angelo has many projects in progress that aim to exploit its territory, art, products and land-scape through the oenotourism. Its efforts have been awarded with the bronze medal to Dautore 2014 at Decanter Worlds Wide Awards, a very important

acknowledgment for such a young winery. Dautore is the buttonhole label of Le Sode Sant’Angelo: it is the fruit of a careful selection of Sangiovese, Merlot and Alicante, which are blended in different per-centage every year, to offer the best results of the vineyards. Thanks to a close friendship between the winery and the artist Paolo Golinelli, this wine will show a different label every year, that means, not only the content of these bottles but also their packaging will change according with the different harvests. “Every year, the painting on the label will be different and unique, as well as the blend we will choose, and these bottles will be unique and irreplaceable works of art”, says Luca Purgatorio, owner of Le Sode di Sant’Angelo. In addition to its very original packaging – a box that is also a frame – these bottles can boast the Orev certification that guarantees its Italian origin. It is a unique mark (this winery is the first one in Italy that employs it) that can also be personalized with different mes-sages, becoming an important instrument to moni-tor the whole production chain and an interesting marketing strategy. •

Dautore, every year a true work of artThe vinification cellar is almost ready. In the meanwhile, Dautore wins its first medal at Decanter World Wine Awards

sarà sempre diverso e unico, come il blend da noi scelto, e le bottiglie saranno esse stesse delle piccole – e irripetibili – opere d’arte”, racconta Luca Purgatorio, titolare dell’azienda. Oltre ad essere venduto con un packaging originalissimo – una scatola che è una vera e propria cornice – a caratterizzare queste bottiglie è anche il marchio di certifi-

cazione Orev, che attesta la provenienza tutta italiana del prodotto. Si tratta di un marcato-re unico nel suo genere (la cantina è la prima in Italia ad usarlo) che oltre a consentire la tracciabilità dei vini può anche essere per-sonalizzato con messaggi diversi, diventando così un importante strumento di garanzia e di marketing. •

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FOTO DI PAMELA BRALIA

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Planting vines in an untouched cor-ner of Tuscany and go back to his memories, to his childhood among the vineyards in Oltrepò Pavese: it was Paolo Baratta’s dream and it became true when he came with his wife Gemma in the south of Capal-bio, in front of a ruin and a pasture that nowadays, twenty year later, are Tenuta Monteti. The pasture has left room to a 28-hectare vineyard, and the ruin has become a country house and a modern cellar perfectly harmo-nized with the surrounding landscape. The management passed down to their daughter Eva and her husband Javier Pedrazzini. This beautiful place, with its roses, colored flowerbed and tidy vineyards looks like a garden. The winery proposes wines like Monteti and Caburnio, made with internation-al grape varieties that are harvested and vinified in small parcels: they express the perfumes of Maremma, of the Mediterranean maquis, but they reminds the strength of the sea and the mineral qualities of the soil too. This year another label enriches the fam-ily: TM Rosé has yellow fruit perfumes (pink grapefruit) and fresh and pleas-ant taste. Everything is conducted in the name of sustainability. In fact, this winery has joined the ministerial project Viva and it strongly believes on the importance of conducting a path of improvement and respect for the en-vironment, for the workers and for the consumers. •

Tenuta Monteti: the international elegance of MaremmaMonteti and Caburnio, but also TM Rosé. The key word is sustainabilityvarieties

Piantare vigne in un angolo incontaminato della Toscana e tornare così ai ricordi di un’in-

fanzia trascorsa fra i filari di vite dell’Oltrepò Pavese: il progetto di Paolo Baratta divenne real-tà quando giunse con la moglie Gemma a sud di Capalbio, da-vanti a quella casa diroccata e a quel pascolo che oggi, a distanza di vent’anni, sono Tenuta Monte-

ti. Solo che il pascolo, faticosa-mente lavorato, ha lasciato spa-zio a 28 ettari di vigna, la casa padronale è stata ricostruita, si è aggiunta una moderna cantina di produzione perfettamente inte-grata con l’ambiente circostante e la gestione si è arricchita della collaborazione della figlia Eva e di suo marito Javier Pedrazzini. La bellezza del luogo, le rose, le aiuole colorate, i vigneti così ordinati fanno pensare subito ad un giardino. I vini, il Monteti e il Caburnio, sono ottenuti da uve internazionali, raccolte e vinifi-cate per piccole parcelle: espri-mono i profumi della maremma, della macchia mediterranea, ma ricordano anche la vigoria del mare e la mineralità del suolo.

Da quest’anno sono affiancati anche dal TM Rosé: frutta gial-la, pompelmo rosa, grande fre-schezza e piacevolezza. Il tutto accompagnato da un trasversale approccio sostenibile: la canti-na, infatti, è entrata a far parte del progetto ministeriale Viva e crede fermamente nell’impor-tanza di perseguire un percorso di miglioramento nel rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e del consumatore. •

Monteti e Caburnio, ma anche TM Rosé.

Parola d’ordine: sostenibilità

TENUTA MONTETI l’eleganza internazionale” della Maremma

TENUTA MONTETIStrada della Sgrilla 6 - 58011 Capalbio (Grosseto)

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DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

Tosc

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Toscana

They planted their first vineyards in 1998 and five years later, the cellar was ready: so in Montenero d'Orcia, in the heart of the Montecucco Doc area, Mireno and Donella’s dream has become true. Nowa-days, a two-hectare vineyar produces 12,000 bottles of Montecucco Doc, Mon-tecucco Doc Riserva, Igt Toscana and Ciliegiolo. “Our wine – says Donella – is the fruit of our everyday hard work. In fact, our winery has a strictly family management. We want to see with our own eyes and touch with our own hands our productions”. That is how spring the Tiberis’ wines, thanks to their daughter Romina and her husband Riccardo’s help. These autochthonous wines are authentic and with a long story at their back, the story of a dream that this family has made true, in spite of the difficulties of life, and that continues every day in the sunny hills of Val d'Orcia.•

Tiberi: Montecucco Docg and much moreLow yields in the vineyards and rigid controls in the cellar: the family management of Tiberi that respects the terroir

TIBERI MIRENO Loc. Serripoli 12/b Montenero d'OrciaCastel del Piano (GR) Tel 0564 954085 [email protected]

Hanno impiantato le prime vigne nel 1998 e cinque anni dopo la cantina

era ultimata: così a Montenero d'Orcia, nel cuore della Doc Montecucco, il sogno di Mire-no e Donella ha preso forma.

Due ettari di vigneto che oggi permetto-no la produzione di 12000 bottiglie, tra Montecucco Doc, Montecucco Doc Ri-serva, Igt Toscano e Ciliegiolo."Il nostro vino" dice Donella "è frutto del-la fatica di ogni gior-no: la nostra azienda ha, infatti, una con-duzione strettamente

familiare. Noi vogliamo vede-re con i nostri occhi e toccare con le nostre mani tutto ciò che produciamo".E' così che nascono i vini dei coniugi Tiberi, coadiuvati dal fondamentale aiuto della figlia Romina e del marito Riccardo.Vini autoctoni ed autentici, vini con una storia che parte da lontano, da molto prima di quel 2003; una storia legata ad un sogno che, nonostante le difficoltà che la famiglia ha incontrato nel cammino della vita, si realizza ogni giorno su quelle pendici assolate della Val d'Orcia.•

Bassa resa per ettaro e controllo

rigoroso in cantina: la conduzione

familiare e rispettosa

delle caratteristiche del terroir

dell'azienda Tiberi

TIBERI Montecucco Doc e non soloDI ELISA BERTI FOTO DI LINDA FROSINI

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The story of Suveraia starts after the War, when the Camerini family decided to buy an estate in the south of the Tuscan Maremma, one of the most charming and wild areas in the region, plunged in the perfumed Mediterranean maquis, among cork and junipers. For years, the profile of this winery has been turning more and more “pink”, with Lelia Camerini first and then with her daughter Ilaria, and has continued its interesting research on the autochthonous grape varieties, to pro-tect the biodiversity of this lands. “We are working on a great project – says Ilaria – a white wine aged in amphora. Probably it will be a Nocchianello Spiga di Grano, an autochthonous dated XIX century, on which we are conducting some experi-mentations together with the University of Arezzo. Analysis on DNA and researches on the territory have let to individuate this biotype and its traditional name: during the first micro-vinifications, Nocchianello has revealed interesting aromatic inklings and a good persistence, that’s why we de-cided to try a winemaking in terracotta, under the watchful eyes of the oenologist Leonardo Conti and of the agronomist Stefano Dini. “Here at Suveraia we like to prove ourselves with always new chal-lenges. One of these is a line of purses made of cork and textiles”. And we look forward to see them! •

Suveraia, a new project in the cellarIn the Tuscan Maremma, in the Monteregio Doc area, a winery keeps on experimenting on the autochthonous grape varieties

La storia dell’azienda agricola Suveraia inizia nel dopoguerra quando la famiglia Camerini

decise di acquisire una tenuta nell’alta maremma grossetana, una della zone più affascinanti e selvagge della Toscana, im-mersi nella profumata macchia mediterranea fatta di sughere e ginepri. Negli anni il profilo aziendale si è sempre più co-lorato di rosa, prima con Lelia Camerini e poi con la figlia Ila-ria, ed è proseguita incessante la ricerca sui vitigni autoctoni per la salvaguardia della biodiversi-

tà. “Abbiamo un bel progetto in cantiere – racconta Ilaria Came-rini – ovvero un bianco lavorato in anfora. Probabilmente si trat-terà del Nocchianello Spiga di Grano, un vitigno autoctono di fine ‘800 su cui per primi stia-mo facendo sperimentazione in-sieme all’Università di Arezzo”. Analisi di Dna e ricerche sul territorio hanno portato all’in-dividuazione del biotipo e del suo nome tradizionale: nel corso delle prime micro-vinificazioni il Nocchianello ha rivelato inte-ressanti note aro-matiche e buona persistenza, ecco perché si è subito pensato ad una lavorazione nella terracotta, anche grazie al suppor-to dell’enologo Leonardo Conti e dell’agronomo

Stefano Dini. “A noi di Suvera-ia piace misurarci sempre con nuove sfide: fra queste, ad esem-pio, anche la linea di pochette di tessuto in sughero”. A noi non resta che attendere, con grande curiosità.•

Sita nella maremma grossetana, nell’area del Monteregio Doc, l’azienda non ha mai abbandonato la sperimentazione sul vitigno autoctono

SUVERAIA: un nuovo progetto in cantina

AZIENDA AGRICOLA SUVERAIALoc. Campetroso 2658025 Monterotondo Marittimo (GR)Tel. 338 [email protected]

Tosc

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Dal 21 al 23 maggio 2016 si è te-nuto a Venezia la prima edizione di VIN - Wine in Venice, una tre giorni dedicata al vino, cu-

rata da Paolo Ianna, co-coordinatore del-la Guida VINIBUONI D’ITALIA edita da Touring Club Italiano, in collaborazione con FISAR, Federazione Italiana Somme-lier Albergatori Ristoratori.Nelle splendide sale del piano nobile del Casinò di Venezia, trentaquattro cantine d’eccellenza provenien-ti da tutta Italia han-no fatto degustare al pubblico, oltre 500 tra qualificati operatori di settore e preparati wine lovers, più di cento eti-chette.Nel corso della mani-festazione, molti gli eventi collaterali, a cominciare dall’incon-tro con Marco Simonit, il preparatore d’Uva friulano, cha assieme a Pierpaolo Sirch, ha messo a punto il Me-todo Simonit&Sirch di potatura ramificata, rispettoso della pianta, della sua struttura e del suo flusso linfatico. A farla da padrone nei tre giorni di VIN sono state le verticali di alcune delle eti-chette presenti all’evento. Nella giornata di sabato 21 maggio, Joska Biondelli, pro-prietario della prestigiosa azienda di fami-glia della Franciacorta, ha raccontato tre assaggi della Première Dame, Biondelli Brut Millesimato 2011.Domenica 22 maggio, Dal Bosco Giulietta “Le Guaite” ha presentato il suo Amaro-

ne della Valpolicella nelle annate 2005, 2004, 2003, 2002. A seguire, quattro mil-lesimi del Vino rosso più rappresentati-vo del toscano Podere La Regola, da uve Cabernet Franc con un piccolo saldo di Merlot e Petit Verdot. Infine, Champagne Encry Vue Blanche Estelle ha portato una Versione di Brut Nature del 2009, frutto di lavoro certosino nella coltivazione della vite e dall’annata generosa in sole, energia e luce.

Nell’ultima giornata, protagonisti sono sta-ti Cescon Italo Storia e Vini, Malibran e San Salvatore. L’azienda Cescon ha proposto un salto emozionale con il Manzoni Bianco 6.0.13, declinato in quattro an-nate. Maurizio Favrèl, giovane patron vignaiolo dell’azienda trevigiana Malibran, ha fatto de-gustare il suo Sottoriva col fondo per tradizio-

ne, mentre San Salvatore, da Paestum, ha conquistato il pubblico con l’Aglianico del Cilento, dai fitti descrittori fruttati di cilie-gia nera, prugna, mora di rovo e lampone e dalle delicate venature speziate. Aepe E20, società organizzatrice, e il curatore dell’evento Paolo Ianna danno appuntamento alla prossima edizione di VIN – Wine in Venice. Dopo i segnali po-sitivi dell’esordio, la manifestazione vuole crescere e diventare un appuntamento ir-rinunciabile nel calendario della città di Venezia per gli operatori e gli appassionati di vino.•

La prima edizione della manifestazione

ha convinto pubblico e aziende partecipanti in una location dal fascino

straordinario

Si è concluso

Vin-Wine in Venice, L’evento dedicato alle eccellenze

vinicole che si è tenuto dal 21 al 23 maggio 2016 al Casinò di Venezia

16 – 18 settembre 2016Forte Marghera

Mestre – Venezia

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Gonzaga, posta al con-fine tra la Lombardia e l’Emilia, appa-re enologicamente

come un prezioso crocevia di esperienze che si concretizzano nella produzione dei suoi vini; gli impianti viticoli dei soci in-sistono su un’area della Pianura Padana laddove si congiungono le Province di Mantova, Reggio Emilia e Modena; terreni tutti alluvionali nelle diverse tipolo-

gie, dal compatto al sabbioso, vocati senz’altro alla coltiva-zione di uve per la produzione vini frizzanti.La linea Mantè è una linea di vini di pregio dedicati intera-mente al canale professionale e alla ristorazione.Vini versatili e facili da bere,

ottimo accompagnamento a primi piatti e a piatti di car-ne, diventano intriganti anche come aperitivo.La linea Mantè e composta da 3 prodotti.Mantè Rosso, dal colore ros-so rubino intenso con per-sistente spuma di colore viola, risultato di un’ac-curata selezione delle uve, ottenute con sistemi

di lotta integrata, in particolare Lambrusco Salamino, Ruberti e Ancellotta.Mantè Rosè, dal caratteristico colore rosato intenso che è dato dal bassissimo tempo di contat-to pellicolare. La sua naturale

effervescenza libera stuzzi-canti sensazioni fruttate che conferiscono al vino una piacevole freschezza e faci-lità di beva.Infine l’Extra Dry dal per-lage fine e persistente con schiuma cremosa: un vino versatile che si sposa con piatti a base di carni bianche, pesce fino ad arrivare ai dolci a pasta dura, non troppo zuc-cherati.•

Gonzaga, on the boundary between Lombardia and Emilia, is a pre-cious melting pot of oenological experiences that materializes in its productions. The partners’ vineyards grow on a wide area of the Po Val-ley between the provinces of Mantua, Reggio Emilia and Modena. All these alluvial lands have different charac-teristics, from solid to sandy, and all are very suited for the production of sparkling wines.Mantè is a line of prestigious wines addressed to the professional sales channel and to restoration.These wines are versatile and easy to drink, ideal with first courses or dishes of meal, intriguing as aperitif. Mantè is made of three products. Mantè Rosso is an intense ruby red wine with a persistent purple foam; it’s the result of a careful selection of Lambrusco Salamino, Ruberti and Ancellotta grapes grown with inte-grated pest management methods. Mantè Rosè has a peculiar intense rosé color, due to amuch-reduced time of contact with the peal. Its natural ef-fervescence give pleasant fruity tastes that give to the wine a pleasant fresh-ness. Last but not least, Extra Dry, with a fine and persistent perlage and a creamy foam: a versatile wine, ideal with dishes based on white meat, fish, but also not too sweet cakes. •

It’s Mantè time!The award-winning line produced by the winery addressed to the Ho.re.ca. sales channel

La pluripremiata linea della

Cantina destinata al canale ho.re.ca.

E’ tempo di Mantè!

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“Prosecco: un futuro di un miliar-do di bottiglie o della ricerca della qualità?” Questo il titolo dell’incon-tro fra i Presidenti dei tre Consorzi

del Prosecco – Stefano Zanette, Innocente Nardi e Armando Serena – Matilde Poggi di FIVI e il produttore Gianluca Bisol, che qualche mese fa aveva pronosticato il rag-giungimento di un miliardo di bottiglie nel 2030. Previsione che Bisol rivede: “con i prezzi correnti oggi difficilmente si potrà arrivare a questi quantitativi, ma la richie-sta continuerà ad aumentare per un prodot-to così piacevole ed invitante”. Il mercato conferma: la domanda cresce e la forbice

fra domanda e offerta si allarga creando uno squilibro che va risolto. Sulle possibili soluzioni i Consorzi – che lavorano già in-sieme nel Sistema Prosecco per la lotta alla contraffazione con 140 tentativi silenziati nel 2015 – sono però discordanti. C’è chi come Zanette del Consorzio Prosecco Doc ha approvato altri 3 mila ettari di Glera – di cui metà sono, in realtà, di “condono” – e chi, come Matilde Poggi della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, propone di calibrare invece il prezzo del Prosecco, sottolineando inoltre i rischi di una “mo-nocoltura” e le problematiche fitosanitarie cui sono più soggetti i vigneti di pianura – ovvero delle nuove zone di allargamento – rispetto a quelli di collina, dove si trova-no invece le zone storiche del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg

e dell’Asolo Prosecco Docg. Quest’ulti-ma Docg, come emerso dall’Asolo Wine Tasting, appare sempre più strutturata e compatta, non solo a livello consortile ma anche per riconoscibilità organolettica. Il Consorzio dell’Asolo ha inoltre introdotto dal 2014 la tipologia Extra Brut e sta recu-perando la Recantina, un’uva rossa presen-te in zona da oltre quattro secoli. Assieme all’altro Consorzio Docg ha inoltre avviato l’iter di riconoscimento della tipologia Ri-fermentato in bottiglia, il cosiddetto Col-fondo, sempre più richiesto. Per il futuro la vera sfida per le tre denominazioni è quella di lavorare congiuntamente per garantirsi una quanto maggiore longevità del succes-so Prosecco e combattere l’italian sounding dei Prosecchi prodotti in Nuova Zelanda, Australia e Brasile.•

Prosecco cannibale?Il successo della bollicina ha messo in discussione le altre varietà del Vigneto veneto. Come gestire in maniera lungimirante il fenomeno?

DI IRENE GRAZIOTTO

Vene

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Veneto

“Solo la reale e concreta conoscenza delle origi-ni ci permetterà un’o-culata visione futura”.

È questo il pensiero che guida la famiglia Marchiori e il suo progetto di valorizzazione degli autoctoni avviato nel 2008. La Glera Tonda, protagonista della ribalta del Prosecco, affermatosi grazie a duttilità e piacevolezza, è sempre stata affiancata nella zona storica e più vocata del Co-negliano Valdobbiadene - dove si produce il Prosecco Superio-re Docg - dagli autoctoni Pere-ra, Bianchetta, Verdiso e Glera

Lunga. Proprio per valorizzare questa biodiversità, Marchiori sta effettuando vinificazioni in purezza per approfondire le ca-ratteristiche specifiche di ogni singola uva. E se la Perera, vi-nificata nel 2014, aveva lasciato emergere l’intensità della pera e la spiccata acidità, quest’an-no lo studio si è concentrato su Bianchetta e Glera Tonda: profi-lo floreale e leggermente spezia-to per la prima, sentori di frutta gialla e glicine per la seconda. L’appuntamento con la vinifica-zione in purezza di Verdiso e la Glera Lunga è invece previsto

per la prossima vendemmia. L’approccio stilistico di casa Marchiori è quello di armoniz-zare assieme alla Glera Tonda i sapori speciali di questi autoc-toni al fine di creare la più au-torevole interpretazione del Val-dobbiadene Prosecco Superiore Docg con un Brut, un Extra Dry e un Rifermentato in bottiglia chiamati appunto “5 Varietà”. Tre Superiori d’annata che nella versione Brut lasciano emergere una personalità sapida e schiet-ta, nell’Extra Dry un sorso più morbido e armonioso e un volto rustico nel Rifermentato. (i.g.)•

“Only the real and concrete knowl-edge of our origins let us to have a cautious sight of our future”. This is the philosophy that lead the Mar-chiori family and its project of ex-ploiting the autochthonous grape varieties, which started in 2008. In the historical area of Conegliano Valdobbiadene, homeland of Pro-secco Superiore Docg, Glera Tonda, the grape variety protagonist of the success of the pleasant and versatile Prosecco, has always been growing near the autochthonous Perera, Bi-anchetta, Verdiso and Glera Lunga. To exploit this biodiversity, Marchiori is experimenting vinification in pu-rity that reveal the peculiarities of every single grape variety. And if la Perera, vinified in 2014, has revealed the intensity of pear and an intense acidity, Bianchetta and Glera Tonda have revealed a flowery and lightly spicy perfume: yellow fruits the first one and wisteria the second one. Next year, Verdiso and Glera Lunga will be the protagonists of this study. The stylistic approach of Marchiori is to harmonize Glera Tonda and the pe-culiar tastes of these autochthonous grape varieties, to create the most interesting and purest interpretation of Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg: a Brut, an Extra Dry and a refermented in bottle called “5 Vari-età” (five grape varieties). Three vin-tage superior wines that in its Brut version reveal a sapid and sincere personality, while in its Extra Dry version proposes a soft and harmoni-ous taste, and a rustic character in the refermented one. •

The key factors of SuperioreThe five grape varieties that makes Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg by Marchiori

Ovvero le cinque varietà che compongono il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg di Marchiori

I Fattori Primi del SUPERIORE

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“Quando Orione e Sirio giungo-no a mezzo del cielo e l’aurora delle rosee dita vede Arturo, allora, o Perse, spicca e por-

ta a casa tutti i grappoli...”. Iniziano così i versi con cui Esio-do, tremila anni or sono, spiegava come produrre il vino da meditazione oggi tra le eccellenze ita-liane. Presentato in uno degli incontri organizza-ti dalla regione Calabria (“Il Greco di Bianco Doc: dai versi di Esiodo al mito”) nell’ambito dell’ultimo Vinitaly, da due professori universitari quali At-tilio Scienza e Rocco Zappia, il Greco di Bianco fa parte di un disegno più ampio.“Il brand Rosso Calabria - racconta Giacomo Giovinazzo, dirigente del Settore 2 Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produtti-ve della Regione Calabria – nasce per donare connotazione alla passione della nostra regione per il mondo vitivinicolo, abbracciando tutti i grandi vitigni della

zona (Gaglioppo, Magliocco, Greco bian-co, Cirò e Bivongi). Vogliamo raccontare ogni zona tramite la sua storia; basti pen-sare che il Cirò veniva servito a chi vin-ceva le Olimpiadi. Per narrare un intero

territorio bisogna unirsi, produttori, consorzi e isti-tuzioni”. Una ricchezza enogastronomica fatta di piccole aziende familiari, connubio di tradizione e innovazione. “Abbiamo un patrimonio ampelografico tra i più ricchi al mondo - prose-

gue Giovinazzo - in Calabria abbiamo 9 Doc e altrettante Igp”. Dieci milioni di bottiglie di vino (70% rosso e 30% bian-co) prodotte ogni anno (di cui il 15% de-stinato al mercato estero), centinaia di migliaia di euro investiti a sostegno del comparto per sostenere anche il turno-ver generazionale tra i filari, una storia millenaria, tutto racchiuso in Rosso Ca-labria, un trampolino di lancio verso il mercato estero per i vini di questa regio-ne così variegata. •

Il Greco di Bianco, punta dell’iceberg

del progetto Rosso Calabria

La storia del passito traina l’internalizzazione

della regione

DI BARBARA AMOROSO

Calabria

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ENOLOGIA_78x280mm_stampa.pdf 1 27/04/2016 10:28:09

Nella generale risco-perta degli autoc-toni cui stiamo assistendo su

e giù per la penisola, ecco un altro tassello posto direttamente nel cuore d’Italia. È uno dei vitigni più antichi dell’e-nologia umbra e centro-italiana, che sta attraversan-do un buon momento.Il Ciliegiolo proviene da un passato in sordina, troppo in sordina se pensiamo al fatto che è stato utilizzato per molto tempo come vino da taglio per il Sangio-vese, cui dona brillantezza e ricchezza di profumi. Il picco della sua coltivazione è stato toccato negli anni Ottanta, rag-giungendo un’estensione di 6.034 ha, poi progressivamente calata fino ai 1.830 del 2010 (dati del Registro Nazionale delle Varietà di Vite del Mipaaf). Oggi, la sua diffusione sembra in netta risalita e si estende attualmente per 5000 ha circa. La sua riscoperta deve molto all’opera dell’Associazione Produttori Cilie-giolo di Narni, costituita nel 2014 e presieduta da Leonardo Bussoletti, titolare dell’omonima azienda e primo coltivatore umbro a credere nelle poten-zialità del vitigno.I produttori associati adottano un disci-plinare più rigido rispetto a quello della Igt Narni. Il Ciliegiolo si contraddistin-gue infatti per una certa difficoltà nella

vinificazione, secondo alcuni principale causa della su-

balternità nei confronti del Sangiovese, rispetto al quale richiede mag-giori attenzioni, sia in vigna che in cantina. È per questo che, con il

rispetto di norme più ri-gide, il Ciliegiolo prodot-

to a Narni può vantare una maggior fedeltà al suo vitigno

originario.Non solo nuove coltivazioni, ma anche promozione. A Narni, splendida località in provincia di Terni, si è infatti appena tenuta la seconda edizione di Ciliegiolo d’Italia, una girandola di degustazioni, seminari e incontri che ruota attorno ai migliori esiti in purezza dell’autoctono del centro-Italia. Lo scorso anno i pro-duttori furono una trentina, e Bussoletti chiuse con un non troppo entusiasmante «staremo a vedere» questa prima edizio-ne. Quest’anno le aziende presenti nella ras-segna narnese sono aumentate arrivando a quota 40, e Bussoletti stesso sembra molto più convinto: «L’arrivederci – dice in sede di commento – è all’anno prossi-mo con la terza edizione». A quanto pare dunque, per il Ciliegiolo il futuro sembra essere ricco di promesse, considerando anche che all’estero il suo aroma di cilie-gia e frutti rossi sta riscuotendo sempre più successo.•

Ciliegiolo, il presunto padre del Sangiovese

I migliori prodotti in purezza di questo vitigno riuniti in Umbria, a casa dell’autoctono:

il Ciliegiolo di Narni

DI ALBERTO BRILLI

Um

bria

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Il Friuli che non può mancare nelle migliori carte dei bianchi e il Friuli che torna brutalmente alla ribalta con lo scandalo Sauvignon. Sono questi i

due poli di una regione che affronta oggi uno dei suoi momenti più difficili. Dopo la stagione d’oro di fine anni Novanta che, grazie a innovatori come Gravner, la rese presenza imprescindibile non solo nei ristoranti d’Italia e nelle enoteche di New York ma anche sul tavolo dell’italia-no medio, oggi la situazione è decisamen-te mutata. Non tanto da un punto di vista di alta ristorazione, dove i vini friulani restano ben presenti in carta, ma piut-tosto per l’apprezzamento del consuma-tore standard, che propende per vini più aromatici come il Gewurztraminer o opta per vini più “familiari” rispetto ad una Ribolla Gialla, scegliendo magari un in-ternazionale come il Pinot Grigio. Proprio la futura Doc interregionale “Pinot Gri-gio delle Venezie” fra Trentino, Veneto e Friuli ha scatenato non poche polemiche, vista la diversa statura produttiva delle tre regioni, con i massicci quantitativi della Serenissima che potrebbero giocare a sfavore del Friuli. A concentrarsi sulla qualità e le caratteristiche peculiari del Collio Pinot Grigio, nell’ottica di una salvaguardia di questo patrimonio, è stata anche Kerin O’Keefe in una degustazione a Vinitaly. Durante la lezione, la giornalista di Wine Enthusiast ha valorizzato il grande impatto organolettico dei nove campioni in assaggio, sottolineando come nel Friuli questo varietà “non ha nulla da invidiare agli altri grandi vini che nascono qui” e di quanto vada quindi promos-sa e preservata. Al momento la Doc interregionale, che è sta-ta già approvata, rischia però

di saltare la vendemmia 2016 a causa di alcuni rallentamenti burocratici. Nel frattempo, non si sedano nemmeno i po-stumi della Sauvignon Connection, il cui impatto – sia in Italia che all’estero – va analizzato, non solo dal punto di vi-sta del danno reale – frode nell’esercizio del commercio – ma anche di quello psi-cologico. Il “lievito magico” aggiunto ai vini per rafforzarne l’aroma varietale, pur non essendo dannoso, ha tuttavia susci-tato non poco rumore e confusione, con accuse che ad oggi non hanno conferma o smentita definitiva. Per questo è au-spicabile che a questo caso venga messo un punto conclusivo quanto prima, per il Friuli e per chi in Friuli lavora bene.•

I tempi duri del Friuli

Una stagione travagliata, fra Sauvignon Connection e la Doc interregionale Pinot Grigio che rischia di fare più male che bene

DI IRENE GRAZIOTTOFriu

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iuli

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“Un’organizzazione che promuove non solo il vino ma l’intero territorio”

è ciò che si legge sul sito ufficiale del Consorzio per la Tutela del Roero, associazione di produttori e viticoltori nata il 4 mar-zo 2014 per volontà di circa trecento inscritti, rappresentante di un patrimonio viticolo che conta oltre mil-le ettari vitati e circa 6 milioni di bottiglie di vino prodotte annualmente, di cui quasi il 50% spedito all’estero. Un’area che, nel corso degli ultimi decenni, ha imparato a valorizzare la vite come principale risorsa di sviluppo sociale ed economico, sia sotto il profilo turistico che produttivo. Come giudica questi primi due anni di attività? “Siamo nati ufficialmente nel 2014, ma in realtà il consorzio ha preso forma nel 2013. In tre anni i volumi di bottiglie di Roero Ar-neis Docg sono passati da 4,8 a 5,3 milio-ni, ottenendo un incremento sopra al 10%. Il Roero Docg, il nostro Nebbiolo, oggi è prodotto con un volume di circa 490 mila bottiglie, in aumento rispetto allo stesso pe-riodo dell’8% che, in ottica delle produzioni ridotte dei grandi vini del Piemonte, è un buon risultato. Dunque, non posso che mo-strare soddisfazione”.Quali sono gli aspetti su cui si è lavora-to maggiormente in questa prima fase?“Siamo un’organizzazione giovane e si è deciso di non investire in costi fissi legati a strutture dispendiose. Nonostante la crisi interna dei consumi, abbiamo ottenuto buo-ni valori di vendita anche del prodotto sfu-

so, tali da consentire la giusta remunerazione per tutta la filiera, produttori in primis. Inizialmente si è lavorato molto sul controllo degli impianti e sulla gestione

delle rese, ma anche la pro-mozione del brand Roero ha

visto impegnare le giuste risor-se. Abbiamo stretto un accordo

con Wine & Co., agenzia media ameri-cana, a cui è stata affidata la gestione della comunicazione e dei rapporti con opinion leader e influencer stranieri, soprattutto statunitensi”.Il mercato della Roero Docg: qual è la struttura e chi sono i clienti?“Oggi l’Italia assorbe circa il 50% dei vo-lumi della denominazione. Siamo presenti in Svizzera, mercato particolarmente at-tento all’Arneis, ma anche in Germania il nostro bianco riscuote grande successo. In Scandinavia invece puntiamo sul Nebbiolo, lo stesso vale per gli Stati Uniti. Nel 2017 il mercato target sarà la Svizzera, il Paese estero più vicino geograficamente e cultu-ralmente, dove miriamo a crescere soprat-tutto sotto il profilo della brand image”.Nel settore vitivinicolo cresce il biso-gno di coinvolgere e comunicare: qua-li sono i vostri progetti?“A marzo 2016 c’è stata la prima edizione dei “Roero Days”, una kermesse enogastro-nomica pensata per valorizzare e promuove-re le espressioni vinicole e gastronomiche del Roero. In questa occasione, Torino ha fatto da serbatoio mediatico, con l’ambien-tazione nella Reggia di Venaria; essendo un concept itinerante, la prossima edizione avrà come sfondo la città di Milano”.•

Il Roero si fa largoI tempi duri

del FriuliDal 2014 un escalation in termini di notorietà, con un mercato equamente distribuito tra Italia ed estero: la parola al presidente del Consorzio Francesco Monchiero

DI ENEA SILVIO TAFURO

Pie

mon

te

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Leonardo Palumbo ha sempre lavorato, da enologo e tecnico, per la sua Puglia.

L’esperienza lo ha portato an-che ad essere prima presiden-te regionale di Assoenologi e, oggi, consigliere nazionale. Immaginate un interprete più adatto per parlare di vino ro-sato?Palumbo, divertiamoci pensando a una cena in rosè: qual è il menù puglie-se ideale?“Senz’altro comincerei con un crudo di mare, seguito da una ‘tiella’ di patate riso e cozze, poi frittura di paranza e, dul-cis in fundo, ‘sporca muss’ (dolcetti tipici pugliesi, n.d.r.) e torta di ricotta”.In un’intervista sul rosa-to lei ha parlato di “vuo-to informativo e oscuran-tismo”, imperanti fino a qualche anno fa. E oggi?“Attorno al rosato gravitavano errate convinzioni e un tempo le produzioni non erano sem-pre eccellenti. Questo ha cau-

sato un calo dell’interesse dei consumatori e una contrazione dell’offerta dei produttori.Poi, anche grazie ad eventi promozionali, il trend di con-sumo è aumentato. Oggi il rosato si sta riscattando, ma

alcuni pregiudizi sono duri da scardinare e c’è un percorso in parte ancora da compiere”.Al ristorante ci sono abba-stanza “quote rosa” nelle carte dei vini?“Purtroppo la proposta è anco-ra esigua. Talvolta i ristoratori non osano proporre tipologie di vino che non siano consoli-date nei gusti dei consumatori. Spero che i vini rosati trovino quanto prima il riconoscimen-to che meritano”.Quali sono le strategie per dare la visibilità che anco-ra manca a questi vini?“Bisogna incoraggiarne ogni occasione di consumo, perché il consumatore sceglie ciò che conosce. Il Concorso dei Vini Rosati, per esempio, è uno strumento preziosissimo per catalizzare l’attenzione del pubblico. Ma sono importanti anche le tante sagre e celebra-zioni popolari che costellano la mia Puglia, specie d’esta-te. Il visitatore così conserva un’esperienza emozionale nel proprio bagaglio”.

Bombino e Negroamaro. Quale si esprime meglio in rosato?“Il Bombino Nero, nel terri-torio del Castel del Monte, ha una stupefacente e genuina vocazione al rosato. L’acidità sostenuta e la bassa concen-trazione zuccherina danno un sapore fruttato e un colore ine-guagliabile; non si esprime ef-ficacemente nella vinificazio-ne dei vini rossi come invece succede per il Negroamaro”.Qual è l’altra regione che può davvero competere col tacco d’Italia in fatto di rosati? “Il confronto è impari: la Pu-glia detiene una superiorità qualitativa grazie anche alle caratteristiche ampelografi-che. Se parliamo di confron-to, la confronterei l’Abruzzo, dove il rosato ha un’antichis-sima tradizione e il Montepul-ciano d’Abruzzo in purezza dà origine al Cerasuolo: eccezio-nale col suo colore intenso, la sua personalità e il sapore di ciliegia”. •

Puglia in rosè, nessuno come te

Qual è lo stato dell’arte dei

vini rosati? Lo abbiamo chiesto

a Leonardo Palumbo

DI STEFANIA ABBATTISTA

Pug

lia

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Non è un novità che Si-cilia en Primeur rap-presenti un momento di grande interesse – e

di confronto – per la Sicilia, la sua viticoltura e il suo sviluppo in termini economici e turistici. Al primo posto, ovviamente, c’è il vino: quest’anno, nel corso delle tredicesima edizione dell’even-to, tenutasi al Verdura Resort di Sciacca, si è degustata in antepri-ma l’annata 2015. L’andamento climatico dello scorso anno ha giovato molto alla produzione enologica dell’isola, grazie anche a una maggiore quantità di pre-cipitazioni. Ma non finisce qui: il vino è solo uno degli elementi “chiave”, accanto a lui ci sono tu-rismo, ambiente e comunicazio-ne, tutti fattori che devono saper

dialogare per valorizzare il meglio della regione e farlo conoscere al mondo. Così nel corso di Sicilia en Primeur è stato presentato an-che il nuovo portale www.winein-sicilily.com, un vero magazine online firmato Assovini Sicilia destinato a divenire il fil rouge che unisce aziende, territorio e fruitori finali e un racconto a 360° che sia al contempo uno strumen-to di informazione e di promozio-ne. Il mood, in generale, è appar-so più che positivo. Il vigneto Sicilia sembra essere in piena sa-lute: con una dimensione tre volte maggiore rispetto a quello della Nuova Zelanda, esso oggi produ-ce tra i 4 e i 5 milioni di ettolitri di vino, il 68% del quale da viti-gni autoctoni. Inoltre la regione si aggiudica il primato di produzio-ne dei vini bio, con 21 mila ettari e il 38% del totale nazionale. Il trend del turismo non è da meno: le aziende di Assovini, ad esem-pio, nel 2015 hanno registrato un incremento di turisti del 22% e il 70% del turismo dell’isola è spinto proprio dall’enogastrono-mia, a dimostrare l’alto fattore di appeal sempre più attribuibile al comparto agroalimentare. Sicilia

en Primeur 2016, organizzata al solito da Assovini Sicilia, ha visto la partecipazione di 100 giornali-

sti provenienti da oltre 20 Paesi, 52 aziende coinvolte e circa 800 vini in degustazione.•

Wineinsicily.com: vino, cultura, territorioLa Sicilia

del vino gode di ottima salute.

L’obiettivo adesso è potenziare l’enoturismo

DI CLAUDIA CATALDO

Sicilia

ADDIO A GIACOMO RALLO, PATRON DI DONNAFUGATA

Aveva 79 anni Giacomo Rallo, patron di Donnafugata. Stava lavorando nelle sue cantine, come faceva da oltre 35 anni, quando lo ha colto all’improvviso un malore. Nato a Marsala il 18 ottobre del 1937, dopo varie esperienze nel mondo del vino – sia nella produzione che nelle vendite – nel 1983 aveva avviato il progetto Donnafugata insieme alla moglie Gabriella Anca. Il testamento che lascia è un messaggio agli im-prenditori siciliani del vino: fare rete e puntare alla qualità, valorizzando il territorio.

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Il Trentino-Alto Adige è una di quelle re-gioni che in un ventennio ha saputo lette-ralmente cambiare volto, conquistando-si la palma d’oro per attrattiva turistica ed enogastronomica. Ma le tentazioni di sedersi sugli allori sono ben distanti, se diamo un’occhiata ai progetti in can-tiere in ambito enologico che fanno del-la regione una vera apripista. Partiamo dal lavoro in vigna dove, da un lato, si recuperano vecchie varietà e, dall’altro, si approfondiscono quelle di nuova ge-nerazione resistenti alle malattie. Il Ver-natsch (Schiava) - presente in Alto Adige sin dalla fine del Medio Evo ma oggi in recessione a favore di altre varietà - è infatti al centro di un lavoro sperimen-tale della cantina Ertse+Neue, che dalla prossima vendemmia inizierà le microvi-nificazioni sul nuovo vigneto impiantato con selezioni di vecchie piante. Ci si è infatti accorti che in alcuni vigneti storici della zona erano presenti viti con carat-teri ampelografici e organolettici diversi rispetto agli impianti recenti: produzione modesta, con grappoli più piccoli e valori zuccherini più elevati. I vini Kalterersee (Lago di Caldaro Doc) che se ne ricavano si distinguono per un colore più intenso, maggiore freschezza e presenza di tanni-ni morbidi, complessità del bouquet. Sul fronte dell’avanguardia si conta invece

la ricerca Piwi sui vitigni resistenti e le nuove varietà da ibridazione intraspecifi-ca resistenti alle malattie come perono-spora e oidio (vedi l’approfondimento nel Faccia@Faccia). A sottolineare l’importanza di questo settore è stato an-che il concorso Next in Wine indetto da Simonit & Sirch e rivolto alle giovani promesse dell’enologia. Nell’ultima edi-zione ad essere premiato è stato il pro-getto sostenibile sul Johanniter di Nicola Biasi. A fare del Trentino-Alto Adige un modello virtuoso è anche la capacità di comunicare quanto si fa in vigna con appuntamenti ben orchestrati e in grado di attirare l’attenzione non solo italiana ma anche della Mitteleuropa: dal Vino & Portici di Egna, in provincia di Bol-zano, alle Giornate del Pinot Nero sino a Summa. La manifestazione organizzata da Alois Lageder, nonostante la concomi-tanza del Vinitaly, è riuscita a catalizzare per la tre giorni di degustazioni biologi-che e biodinamiche tutti i grandi nomi della stampa italiana, 2.500 presenze, 60 produttori da Italia, Europa e extra Europa e un’offerta gastronomica che quest’anno ha visto scendere in campo un nome come quello di Davide Scabin.•

Una terra fertile di idee

In Trentino-Alto Adige, assodata la fama

qualitativa con le cantine sociali che viaggiano

sui 90+, il fermento che si riscontra tra vigna

ed eventi è in continua evoluzione

Trentino-Alto Adige

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È possibile per un vino esse-re campione di vendite ed

essere allo stesso tem-po snobbato del circu-ito degli appassiona-ti? Ebbene si, stiamo parlando del Lambru-sco. Fino a non troppo tempo fa infatti, queste uve autoctone emiliane venivano letteralmen-te svilite e sfruttate al massimo, in un ottica in cui la quantità e la produzione di massa contava molto di più della qualità. È a queste politiche sbagliate che si deve la nascita di una cultura denigratoria del Lambrusco,

che ha portato a pen-sare inevitabilmente che le sue uve fossero in grado di produrre solo un vino mediocre, che mai avrebbe potu-to esprimere qualità e stupire gli assaggiatori.Tuttavia oggi la storia è cambiata. Grazie all’i-niziativa di produttori e cantine, che hanno im-boccato strade corag-giose, volte a riscattare il nome del Lambrusco, si può dire finalmente

addio all’idea del vino “ordinario” e dal sapore eccessivamente dolce. Il binomio resta sempre lo stesso: qualità e territorialità. A dimostrarlo

Lambrusco, la rivincita

GDO in crescita e una reputazione

che finalmente sa farsi rispettare, questa la strada

intrapresa dal Lambrusco

emiliano

DI IRENE BARBIERI FOTO A CURA DELLA CANTINA PALTRINIERI (SOC. AGR. PALTRINIERI GIANFRANCO S.S.)

Emilia Romagna

Page 62: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - [email protected] AFLOVIT Sezione AVIT

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani.

Barbatelle di qualitàper un prodotto di qualità

Soc. Coop. Agr.

i valori della GDO, che testimoniamo per il 2015 una ampia crescita (+2,8%) delle ven-dite di vino in bottiglia classica da 75 centi-litri. Fra i vini più venduti c’è proprio lui, il Lambrusco, con oltre 12 milioni e 771 mila litri venduti, proprio come descrive la rivista specializzata GDOWeek. Per Virgilio Romano, Client Solutions Di-rector dell’Istituto di Ricerca IRI, questi dati appaiono ancor più positivi se si tiene in considerazione il fatto che le vendite non sono state stimolate né da particolari cre-scite promozionali né da un calo dei prez-zi, quest’ultimi anzi sarebbero aumentati dell’1,9% per i vini a denominazione di origine. È bene tener presente infatti che le Doc del Lambrusco sono diverse, ognuna con le sue particolarità e le sue espressioni uni-che. Questi dati vanno dunque a testimoniare una rinnovata maturità del consumatore e di certo non possono che far sperare in futuro roseo e frizzante. •

Emilia Romagna

VALTIDONE WINE FESTPer tutto il mese di settembre il meglio della tradizione enogastronomica della Val Tidone: degustazioni e assaggi, ma anche spettacoli, incontri e approfondimenti culturali nelle splendide cornici dei borghi più belli e caratteristici di questa vallata. ValTidone Wine Fest, sarà un percorso alla scoperta dei vini della vallata, dall’Orturgo, alla Malvasia, dai vini dolci e autoctoni ai frizzanti, il tutto in abbinamento a piatti tipici locali, con la guida esperta di qualificati sommelier.

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GiugnoSettembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

7

17

Giugno 2016

30

Settembre 201630 Settembre 1-2 Ottobre

EXPOGUSTO Arezzo expogusto.it

2

Dicembre 20162-4 DICEMBRE

LOVEAT Venezia www.loveat2016.it

7-13 Giugno

RADICI DEL SUD Triggiano (Bari)radicidelsud.com

17-18 Giugno 2016

ENOVITIS IN CAMPOCorato (Bari)

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Novembre 2016

8-10 Novembre

BRAUBEVIALE Norimberga www.braubeviale.de

13-15 Novembre

GOURMET EXPOFORUMTorino www.gourmetforum.it

9-13 Novembre

EIMA Bologna www.eima.it

11-14 Novembre

BONTÀ Cremona www.ilbonta.it

25-28 Novembre MONACO Monte-Carlo Gastronomie montecarlogastronomie.com

8

11

25

9

13

16 24

16-20 Ottobre

SIAL Parigi www.sialparis.com

24-25 Ottobre

AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it/autochtona

Otto

bre

2016

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Food&Beveragendadi Claudia Cataldo

Dal 16 al 18 settembre 2016 arriva BEVÉ - Beer in Venice, bien-nale della birra ad alto tasso di creatività: le migliori produzioni brassicole si presentano nella prestigiosa vetrina veneziana. Ad organizzarla è Aepe E20, società degli eventi di AEPE, Associazione Esercenti Pubblici Esercizi di Venezia, in collaborazione con Birra Nostra - Promozione Birre Artigianali d’Italia. Una tre giorni de-dicata alla produzione artigianale di qualità, in cui i mastri birrai presenteranno e faranno degustare le loro produzioni; in più non mancheranno incontri, laboratori di degustazione e molto altro. La sede della manifestazione sarà il Forte Marghera, sito di interesse storico e naturalistico di incredibile bellezza, snodo di itinerari sto-rico-naturalistici di tutto l’entroterra mestrino e di tutta la Laguna di Venezia. Dopo le esperienze di CASARIA – Cheese in Venice e VIN – Wine in Venice, che si è s volto dal 21 al 23 maggio 2016 presso Ca’ Vendramin Calergi, sede del Casinò di Venezia, con BEVÉ - Beer in Venice continua il percorso di avvicinamento alla seconda edizione di GUSTO – Biennale dei sapori e dei territori, la grande manifestazione dedicata alle più qualificate produzioni enogastronomiche dall’Italia e dall’estero, in programma a Venezia dal 27 al 30 ottobre 2017. www.bevevenezia.it

BEVÉ - Beer in Venice Venezia, 16 – 18 settembre 2016

l 10 agosto di ogni anno, la notte di San Lorenzo, nelle piazze e nelle cantine italiane gli enoappassionati sono protagonisti del brindisi più atteso dell’estate. Il Movimento Tu-rismo del Vino e Città del Vino, l’as-

sociazione dei comuni vit ivinicol i d’Italia, si

uniscono per dare vita ad un evento che si sviluppa con una miriade di appuntamenti, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Vino e offerta culturale, insie-me alla magia dei territori sotto le stelle, sono l’abbinamento vincente

della manifestazione, in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte.

www.movimentoturismovino.it

CALICI DI STELLETutta Italia, 6 – 14 agosto 2016

Torna alla Fiera di Vicenza Cosmofood, la manife-stazione dedicata a food, beverage e professional equipment nel settore ristorazione nel Veneto. Con la quarta edizione il salone apre ad una di-mensione internazionale, vocazione presente già nello stesso nome. “Abbiamo le conferme – spiega il direttore Mauro Grandi - di importanti partner esteri come la Camera di Commercio italiana di Marsiglia, che opera sull’intero territorio francese e di Simexpo, l’agenzia turca per l’internaziona-lizzazione. Dobbiamo pensare che il mercato agroalimentare è sempre più globale e l’import nel nostro paese lo scorso anno è cresciuto poco meno dell’export”. www.cosmofood.it

COSMOFOOD Vicenza, 12 – 15 novembre 2016

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo ENOVITIS IN CAMPO

Corato (Bari), 17 e 18 giugno 2016

FESTIVAL D’ESTATEFranciacorta, 25 – 26 giugno 2016

Due giorni di formazione ed informazione per gli ad-detti ai lavori di viticoltura ed olivicoltura quelli che si terranno i prossimi 17 e 18 Giugno a Torrevento (Co-rato- Bari) e che sono fortemente richiesti proprio dalle aziende che “…producono macchinari all’avanguardia in ambito agricolo…” come ha sottolineato Giorgio Go-ria, responsabile Networking system Uiv. “Le premesse sono molto buone - ha commentato Giordano Chiesa, brand manager Enovitis - l’attesa per l’evento è notevo-le. Non sarà quindi difficile bissare il successo di Enovitis in Campo 2015 in Sicilia, superando i 130 espositori e andando oltre le 6.000 presenze”. Ricco il programma della prossima edizione che sarà dedicata a viticoltura di precisione, energie rinnovabili ed olivicoltura. Confer-mata la presenza dei marchi più importanti della mec-canica made in Italy ma “molto ci si aspetta – hanno confessato gli organizzatori – dai produttori locali che hanno sviluppato appositi dispositivi per andare incontro alle esigenze delle produzioni autoctone e che possono pertanto candidarsi a svolgere un ruolo da protagonisti nella manifestazione”. Protagonisti saranno poi l’Inno-vation Challenge, il premio assegnato da un Comitato scientifico alle migliori innovazioni tecnologiche presen-tate in fiera, e il Concorso Vota il trattore, grazie al quale sarà eletta la macchina più votata tra quelle esposte e provate in fiera.www.enovitisincampo.it

DRINK WITHUmbria, giugno/settembre 2016

Per l’estate 2016, in Umbria c’è il primo itinerario dedicato alla scoperta delle cantine di eccellenza e dei loro vini, abbinati al cibo e alla musica jazz d’autore. Drink With, organizzato da Argilla Eventi e Comunicazione, con il patrocinio di “Strada del Sagrantino” e “Movimento Turismo Vino Umbria”, è un percorso di 4 eventi, da giugno a settembre, pensato per chi ama bere bene, da profano o intenditore. Visite guidate alle tenute più suggestive dell’Umbria, degustazione dei prodotti vinicoli di punta, aperi-cena per gustare i vini in abbinamento ai prodotti del territorio, preparati dalle sapienti mani degli chef locali. Tutto accompagnato dalla musica jazz.www.stradadelsagrantino.it

La giornata di sabato 25 sarà dedicata alla scoper-ta del territorio, dei suoi vini, dei suoi prodotti e dei suoi cibi. Le cantine organizzeranno micro eventi a tema, visite guidate e degustazioni. Domenica 26 giugno, appuntamento nello storico Palazzo Monti della Corte di Nigoline, fra le più suggestive dimore nobiliari franciacortine: i prati del suo parco secola-re e l’antico brolo accoglieranno una grande festa

en plein air all’insegna dello Street Food a base di prodotti franciacortini ed eccellenze italiane. Sarà allestito un Banco d’assaggio dove oltre 60 cantine avranno la loro postazione e metteranno in degu-stazione varie tipologie di Franciacorta: un’occasio-ne unica, per il pubblico, di conoscere da vicino i produttori e di degustarne i vini. www.franciacorta.net/it/festival

Giunto alla sua ottava edizione, Collisioni si è af-fermato negli anni come uno dei festival più im-portanti del Piemonte. Frequentato da decine di migliaia di spettatori, è uno degli eventi culturali più attesi in Italia, e uno dei festival di musica e letteratura più popolari, perché in grado di attrar-re un vasto numero di spettatori in Piemonte e nel Nord Italia. Il Festival si svolge nel cuore della bellissima zona delle Langhe, nel paese di Barolo,

conosciuto per l’eccellenza dei suoi vini e della sua cultura enogastronomica, grazie alle quali accoglie ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. Il Progetto Vino di Collisioni torna anche quest’anno con una formula potenziata, portan-do da 15 a 50 i critici internazionali, importatori, buyer, e produttori, anche stranieri, sotto la su-pervisione di Ian D’Agata.www.collisioni.it

COLLISIONIBarolo, 14 – 18 luglio 2016

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Nel mare magnum del vino naturale dove non solo burocrazia e politica ma anche fazioni tra produttori impediscono ancora una definizione chiara, proviamo ad affrontare l’argomento da

un punto di vista diverso. Quello dell’educazione al gusto che qualcosa di meno omologato talvolta richiede e del di-scernimento di ciò che è autentico, senza però cadere in banalizzazioni o in falsi miti. Gae Saccoccio, filosofo del vino e autore del blog La Natura delle Cose, traccia delle linee guida a riguardo. I vini naturali richiedono un tipo di ap-proccio alla bevuta e alla loro compren-sione diverso rispetto ai “convenzionali”?“Bisogna mettersi d’accordo sull’idea di natura e di naturale innanzitutto. Il vino è sempre un prodotto dell’uomo che non esiste in natura. Detto questo, strumenti per me fondamentali anche per l’approccio alla bevuta sono quelli che compongono in pratica un vero e proprio sistema chiuso di pensiero in azione: Etica, Poe-tica ed Estetica, che formano un cerchio chiuso, che riguar-da la nostra capacità di giudizio individuale su qualsiasi prodotto culturale, che sia un dipinto o una bottiglia di vino. E’ chiaro che il vino naturale, per il pensiero che spesso c’è dietro e per il suo rispecchiare la realtà - che sia un’annata o un particolare territorio – si presta ancora di più ad essere un fattore culturale. Il rischio dell’ingannevole e della trita retorica del contadino “buono, pulito e giusto” è sempre appostato dietro l’angolo, pronto ad adulterare anche le migliori intenzioni di chi si sforza onestamente di attuare i suoi romantici ideali”.Si parla, a volte anche superficialmente, di “difetti” attribuibili ai vini naturali. C’è una linea di confine tra il difetto e un diverso modo di comportarsi del vino sotto il profilo organolettico?“Viviamo in un’epoca di sterilizzazione estrema e di sapori indifferenziati, con i nostri sensi più primordiali, quali l’ol-fatto e il gusto, demotivati da decenni di industria alimen-tare. Difficile educarsi a una scoperta del gusto “originario” delle cose. A rendere tutto più complicato c’è il fatto che l’universo del vino naturale in Italia è sconnesso e confuso. Da semiologo del vino spesso propongo un tema che ho particolarmente a cuore; quando anche la “cinica” industria si appropria, a chiacchiere, dei “nobili” ideali e delle prati-che dei contadini/artigiani, il consumatore medio finale, che sta nel mezzo tra la produzione, la vendita e l’acquisto, ha

sempre più necessità di attrezzarsi con strumenti linguistici e culturali per cercare di non naufragare in un oceano di merce tutta inutilmente uguale, insapore e inodore e per provare a discernere, nella sua piccola ma cruciale coscienza di consumatore critico, l’artefatto dal genuino, il puzzolente dall’odoroso, il sano dal velenoso, il buono dal cattivo”.Tre nomi di produttori che hanno cambiato la storia di questa categoria di vini?“Joško Gravner, Edoardo e Francesco Paolo Valentini e Ma-dame Leroy”.

Al di là dell’aspetto agronomico ed enologico il vino rimane anche un prodotto culturale, specie laddove l’industria fa spazio all’artigianalità

di Marina Ciancaglini

NewsBio & Green

Dissertazioni filosofiche sul vino naturale

credits Lido Vannucchi

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Dissertazioni filosofiche sul vino naturale

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Cinquanta cantine saranno protago-niste a Prosa “Prosecco & Rosa”, l’e-vento in programma sabato 9 luglio a Ca’ del Poggio Ristorante & Resort, a San Pietro di Feletto nel cuore delle colline del Prosecco. La terza edizione

della rassegna, curata da Paolo Ianna, Renato Grando e, da quest’anno, an-che da Alessandro Scorsone, oltre che a degustazioni ed assaggi gastrono-mici in tema Slow Food, sarà anche l’occasione per un doppio workshop dedicato al mercato statunitense e canadese in programma alla vigilia dell’evento. Venerdì 8 luglio, infat-ti, saranno protagonisti operatori e buyer del mondo del vino e del set-tore turistico per analizzare i trend sui mercati di Usa e Canada e stimolare nuove occasioni di business.

Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg continua l’attività di promo-zione internazionale con strategiche tappe organizzate in Cina, Canada, Germania, Regno Unito. Dopo Hong Kong, infatti, Prosecco Superiore Docg sarà dal 13 al 15 giugno in Canada, a Vancouver e Montreal, per poi essere di scena ad Amburgo e a Berlino, in Germania, il 20 e 21 giugno ed, infine, al The Definitive Italian Wine Tasting di Londra, il 28 giugno. “Questi eventi – spiega il Consorzio in una nota stampa - sono stati se-

lezionati per consolidare l ’ immagine della deno-m i n a z i o n e e renderla distintiva nel panorama dei vini spumanti, nei mercati inter-nazionali più interessanti. L’appun-tamento cinese e quello canadese sono stati organizzati in collabora-zione con il Consorzio del Valpolicel-la per promuovere congiuntamente due eccellenze venete. Ad Amburgo, Berlino e Londra il Consorzio di Tute-la del Prosecco Superiore Docg sarà al fianco del Consorzio del Chianti

Classico”. Molto atteso, in partecio-lare, l’evento londinese che si terrà negli spazi del Royal Horticultural Halls (The Lindley Halls), dove agli importatori inglesi specializzati in vino italiano saranno presentati i prodotti di diversi Consorzi. Il cuore dell’iniziativa saranno i due Master Class condotti da Walter Speller, corrispondente dall’Italia per www.jancisrobinson.com.

Sabato 25 e domenica 26 giugno si rinnova l’appuntamento con il Festival Franciacorta d’E-state. Una grande festa che avrà come protago-nisti vini e prodotti, vignaioli e chef per una due giorni rivolta al popolo, sempre più numeroso, di enoturisti italiani e stranieri.La giornata di sabato 25 sarà dedicata alla sco-perta del territorio, dei suoi vini, dei suoi prodotti e dei suoi cibi. Le cantine organizzeranno mi-cro eventi a tema, visite guidate edegustazioni. Aperte al pubblico saranno anche le aziende di prodotti tipici e le distillerie, che sveleranno ai visitatori i segreti delle loro lavorazioni. Il sabato sera sarà all’insegna di un grande evento diffuso su tutto il territorio, che coinvolgerà ristoranti, trattorie e agriturismo associati alla Strada del Franciacorta, ciascuno dei quali proporrà il suo personalissimo menu dedicato alla cultura eno-gastronomica locale. Domenica 26, appunta-mento nello storico Palazzo Monti della Corte di Nigoline, fra le più suggestive dimore nobiliari franciacortine: i prati del suo parco accoglie-ranno una grande festa en plein air all’insegna dello street food a base di prodotti franciacortini ed eccellenze italiane. Sarà allestito un Banco d’assaggio dove oltre 60 cantine avranno la loro postazione e metteranno in degustazione varie tipologie di Franciacorta. E poi all’ora del tra-monto a notte fonda la giornata si concluderà in una grande festa fra musica, dj set, degustazioni di Franciacorta in abbinamento a un aperitivo dedicato ai classici sapori dei prodotti del terri-torio e al barbeque.

Per scoprire tutti gli eventi: www.festivalfranciacorta.it

DA FARE 1di Giovanni Pellicci

Bollicine News

Sabato 25 e domenica 26 giugno torna il Festival estivo con appuntamenti e degustazioni

SUMMER IN FRANCIACORTA

WORLD TOUR

Appuntamenti in agenda tra Cina, Canada, Germania e UK

per rafforzare l’export

IL PROSECCO SUPERIORE VA IN GIRO PER IL MONDO

DA FARE 2

Sabato 9 luglio cinquanta aziende

protagonista a San Pietro di Feletto

CON PROSECCO E ROSE’ E’ DAVVERO ESTATE

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( di Lorenzo Bianciardi - [email protected] )

Mancava il whisky al “tavolo” delle degustazioni nelle nostre pellicole di gusto, ma ci ha pensato il regista britannico Ken Loach a raccontare

un punto di vista nuovo sul tema dei sapori, facendo un salto geografico nella vicina Scozia.La parte degli angeli (The Angels’ Share, 2012) è un film in cui si riconosce da subito la mano del maestro di Terra e libertà, sempre attento nelle sue opere ai temi d’impegno sociale. Siamo a Glasgow e davanti ai nostri occhi un manipolo di sbandati alle prese con la giustizia: un gruppo di “delinquentelli” ai lavori sociali, perché accusati di reati minori. Riusciranno i nostri “eroi” a redimersi, sembra chiedersi Ken Loach? E i lavori forzati restituiranno alla società delle persone migliori e più consapevoli?Voi non ci crederete, ma qualcuno ce la farà davvero; il fatto curioso, però, è che questa svolta passerà attraverso…l’alcol! Ebbene sì, ed ecco spiegato anche il senso del titolo: perché la “parte degli angeli” è il 2% del whisky che ogni anno svanisce, perduto per sempre, evaporato nell’aria. Un po’ come i “21 grammi” di cui si libera il corpo umano, raccontati nella pellicola di Alejandro González Iñárritu.Fuor di metafora, il senso ultimo dell’opera è che tutto è possibile. È proprio vero che le storie di vita quotidiana non smetteranno mai di stupirci: Robbie, quel ragazzo scapestrato che cattura subito la nostra simpatia, sembra più forte di ogni pregiudizio e con il suo “fiuto” eccezionale ci svelerà l’universo intrigante dei distillati.Così la visita alla distilleria orchestrata da Rhino (il responsabile educativo del gruppo

di “recupero”) diventerà la prima pagina di un manuale di degustazione aperta davanti ai nostri occhi. Potremo così scoprire a cosa servono i tini d’infusione, come avviene il processo di fermentazione, cos’è la torba e l’orzo maltato; quali sono le varie tecniche per trasformare l’amido in zucchero; e poi le varie fasi distillazione, per finire con le procedure d’invecchiamento nelle grossi botti di rovere.In parallelo sembra scorrere la parabola sociale, la redenzione del protagonista, che attraverso il whisky vedrà il mondo con occhi “nuovi”: «non farò più del male a nessuno», giura a

metà della storia, con il figlio appena nato in braccio.La parte degli angeli è una “chicca” d’impegno sociale che non manca anche di riflettere sulle radici della sensorialità. In un passaggio del film, ad esempio, si spiega

come l’olfatto sia il più primitivo dei nostri sensi, risalente a quando strisciavamo ancora a terra come i rettili.Ecco perché il senso che passa dalle narici è quello che si “impregna” meglio dei ricordi. Indimenticabile la scena in cui i ragazzi associano una sensazione al profumo del whisky: a chi viene in mente, da bambino, il fiato del padre; a chi il pub in fondo alla strada di casa. A Robbie (naso finissimo in grado di percepire aromi di brezza marina e cocco da una semplice “annusata”) fa invece riscoprire i sapori del dolce di Natale della nonna.Ci avete mai pensato? A voi cosa evoca alla mente il profumo di quel whisky che avete abbandonato in dispensa? Affondate il naso dentro quella bottiglia elegante e provate a far volare fantasia e ricordi… Il cinema, d’altra parte, serve anche a questo!

PELLICOLE DI GUSTO

La parte degli angeli: i “21 grammi” del whisky

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di Giovanni Pellicci

Distillati & Co

Oltre 122 prodotti partecipanti e una pioggia di me-daglie per l’edizione numero 33 del Premio Alambicco d’Oro promosso da Anag, l’associazione Assaggiatori grappa e acquaviti, con il patrocinio di Istituto Nazionale Grappa, l’Associazione Donne della Grappa e la Camera di commercio di Asti. Il premio rivolto a grappe e distillati made in Italy ha infatti registrato l’assegnazione di 20 medaglie d’oro (Gold), di cui 2 Best Gold, e 29 d’argen-to (Silver), tra le 9 categorie previste. A presentarli sono state 32 distillerie e 14 aziende vitivinicole che fanno distillare esternamente le proprie vinacce, espressione di 12 regioni italiane e delle specificità territoriali che si ritrovano in aromi e profumi ‘spiritosi’. “Il Premio Alambicco d’Oro - spiega la presidente fe-derale di Anag, Paola Soldi - rappresenta sempre di più un’iniziativa importante per valorizzare la produzione di grappa e acquaviti in arrivo da tutta Italia e l’incremento nella partecipazione di distillerie e aziende vitivinicole con le loro ‘grappe di fattoria’ conferma la crescente attenzione verso il nostro concorso. Quest’anno è au-

mentata la qualità dei prodotti in gara”.I vincitori saranno premiati ad Asti, nel corso della 50’ Douja d’Or, dove i prodotti selezionati potranno essere assaggiati e conosciuti da vicino per tutta la durata della manifestazione. I PREMIATILa selezione dell’edizione 2016 del Premio Alambicco d’oro ha visto in gara 64 grappe invecchiate e invecchia-

te aromatiche, 51 grappe giovani, 3 ac-quaviti d’uva e 3 acquaviti aromatizzate presentate da distillerie e aziende vitivi-nicole in arrivo da tutta Italia. A vincere i due riconoscimenti Best Gold sono state due grappe invecchiate, mentre le 18 medaglie Gold sono andate a 6 grappe invecchiate, 4 grappe invec-chiate aromatiche, 4 grappe giovani, 3 grappe giovani aromatiche e 1 acqua-vite d’uva invecchiata. Le 29 medaglie Silver, invece, sono andate a 7 grappe invecchiate, 7 grappe invecchiate aro-matiche, 10 grappe giovani, 3 grappe giovani aromatiche, 1 acquavite d’uva invecchiata e 1 acquavite d’uva aroma-tica. Da evidenziare anche le 6 medaglie

conquistate da aziende vitivinicole che distillano le co-siddette ‘grappe di fattoria’, in crescita sia in termini di partecipazione che di riconoscimenti rispetto all’edizione 2015 del Premio Alambicco d’Oro, aperto per la prima volta a queste realtà produttive del mondo ‘spiritoso’.

Per i risultati completi è possibile consultare il sito di Anag: www.anag.it

Ben 122 i prodotti che hanno partecipato alla 33esima edizione del concorso promosso da Anag. Piemonte e Trentino ai vertici

L’ALAMBICCO D’ORO PREMIA L’ECCELLENZA “SPIRITOSA” D’ITALIA

E’ ricco il calendario degli eventi birra per l’estate 2016. Le am-bientazioni si fanno storiche e vestono i panni dei cavalieri rossocrociati raccontando la storia di Molfetta al tempo dei templari. E’ quello che accadrà a“Fermento Antico”, dal 16 al 18 giugno con un festival medievale dedicato alle cotte artigianali. Una tre giorni di full immertion tra crociate, mostre, laboratori, degustazioni guidate e fiumi di birra in abbinamento

ai piatti tipici della cucina me-dievale. In questo scenario sarà protagonista il nettare di Odino, la birra, con svariati stand di origine inglese, tedesco e belga. Passando alla contemporaneità dei fatti, spunta a Verona, il 24-25-26 giungo il Master Birra Italia , un tour di eventi sempre sulle specialità birrarie artigia-nali, tecnologie, attrezzature e materie prime. La manifestazione

porta nella città di Verona i mi-gliori birrifici nazionali operanti nel settore “craft” accompa-gnati stavolta da degustazioni fusion. Sushi e sashimi in per-fetto oriental – style saranno i must food insieme a piatti a base di riso, cucina vegana e tradizionale, creati dai migliori Banqueting.

Anche le birre spiccano per l’aggiunta di ingredienti cool. Le fa-migerate Bacche di Goji, elisir di giovinezza e benessere, spun-tano nella Big Up prodotta dal Birrificio Picobrew. In fermenta-zione tra luppoli inglesi e americani ecco arrivare i famigerati frutti rossi con un allure antiossidante. Limone per la Radler di birra Moretti, utile a placare la sete nelle giornate più calde, con succo di limoni 100% siciliani; gusto rotondo e rinfrescante, è una combinazione equilibrata fra il piacere della buona birra e il potere dissetante del limone. Uscendo dallo stivale, nei paesi anglosassoni per la precisione, è molto diffusa la Ginger beer, birra allo zenzero a bassissima grada-zione alcolica, particolarmente apprez-zata per la spiccata capacità dissetante apportata dalla nota amarognola dello zenzero e molto amata dai salutisti per i suoi benefici detox. Si dice che una cotta di birra aromatizzata con radice fresca di zenzero aiuti la digestione e doni ottime performance cerebrali.

di Chiara MartinelliA tutta Birra

Medioevo e Fusion accompagnano le artigianali nelle feste di inizio estate

Bacche di Goji, limone e Ginger: evviva le birre salutiste!EVENTI

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Page 72: I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Paradossalmente è più facile bere bene a New York che in Italia e in Francia. La città che

non dorme mai offre infatti al visitatore non astemio uno dei maggiori ventagli di scelta, sia in fatto temporale che geografi-co. In quattro giorni ho collezio-nato alcuni dei migliori assaggi dei miei ultimi trent’anni.

The Spotted Pig Situato downtown, ad un angolo del West Village in piena zona Beat Genera-tion, The Spotted Pig è un ristorantino da value for money. Una Stella Miche-lin guidata da April Blo-omfield che non richiede svenamenti della carta di cre-dito e offre una scelta culinaria

semplice ma genu-ina e una cantina dove prevalgono i francesi ma si cela-no anche vere e pro-prie perle. Come il Roero Arneis 2004 dei Fratelli Brovia – ultima bottiglia ri-masta – che accom-pagniamo all’ottima insalata di pesce crudo e agli gnudi realizzati in manie-ra autentica. Perso-nalità dorata, frutta matura, zafferano e bella acidità in boc-ca che l’avrebbe fat-to durare ancora, a riprova che i bianchi italiani tengono nel tempo!

RacinesFermata di Chambers Street, un menù da 10 portate e un parco bottiglie da grotta di Aladino. Su consiglio di Thomas, il som-melier, iniziamo con un Chinon di Olga Raffault, giallo paglieri-no, note citrine e polpa bianca, freschezza importante. Giovane, diresti. Invece scopriamo che ha più di 20 anni, annata 1993. Avanti col prossimo. Anche qui bella acidità, un Sancerre 2014 dal passo calcareo: il Cailottes di François Cotat. E, infine, un 1959 Chateau d’Yquem, al-bicocca secca, canditi, spezie dolci, equilibrio magistrale tra morbidezze e durezze che lo rendono una vera icona. Aldo Shom Wine BarTea time, anzi wine time a due passi dalla 7th Avenue. Ma anche una cena o un pranzo ve-loce in compagnia di un buon

bicchiere. Sono le sei e deci-diamo di optare per un aperiti-vo, un Albariño , La Val, Rías Baixas 2014, vino fruttato di bella presenza gusto olfattiva e un Pinot Noir, Bodega Chacra, Barda, Patagonia 2014, elegan-za, finezza e una punta di spe-ziatura calda. The Rum House Siamo nel cuore di Manhattan, fra i giganti di vetro e acciaio, là dove osano finanziari e aqui-le, o meglio, Birdman. Proprio all’interno di questo storico lo-cale, rinomato per le sue serate piano e jazz oltre che per i suoi cocktail, sono state girate alcu-ne scene del film di Iñárritu in-terpretato da Michael Keaton. Ricordate la scena del bar dove lui incontro la critica teatrale Dickinson? Beh, eccoci qui. Cosa prendiamo? Mais…ça va sans dire: un Manhattan!•

La Grande Mela è la città ideale per assaggi di livello. E per scoprire che, dopotutto, non ci sono solo hamburger e hot dog

Appunti di viaggiodi Irene Graziotto

New York da bere

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La gestione delle ope-razioni di cantina è un punto cardine per ogni azienda vinicola.

Software sempre più evoluti aiutano gli enologi e i tecnici di cantina a lavorare meglio, più velocemente e con migliori risultati, assolvendo sia all’a-spetto tecnico che a quello della tracciabilità di filiera. E se la funzione tecnica permette all’enologo di risalire in qualsi-asi momento a tutte le operazio-ni effettuate su un determinato vino, dalla data di vendemmia

all’ora in cui l’uva è stata pi-giata, dal lievito utilizzato fino al tappo scelto per chiuderlo, l’aspetto della tracciabilità con-sente una gestione ottimale di tutte le operazioni e dei proto-colli igienico-sanitari che ormai un numero via via maggiore di acquirenti richiede. Importa-

tori, monopoli, e grande distri-buzione sono infatti sempre più attenti alla sicurezza del con-sumatore finale e tale tipo di tracciabilità è da considerarsi ad oggi praticamente obbligato-ria. La dematerializzazione dei registri rientra in quest’ottica di semplificazione e facilità di

consultazione: alleggerimento del carico burocratico, riduzio-ne del cartaceo a favore di una informatizzazione dei dati che renda più veloce – oltre che possibile da remoto – il control-lo della situazione contingente e dello storico delle operazioni, sia da parte della cantina stessa che degli organi preposti alla vigilanza. La tanto attesa – e al contempo temuta – entrata in vi-gore dei registri telematici, pre-vista in un primo momento per il 30 giugno, è però stata recen-temente prorogata di sei mesi,

Gestione cantina fra vino e burocrazia

di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi

Cosa cambia con i nuovi registri telematici? E come si evolvono le realtà di consulenza alle cantine?

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a seguito delle segnalazioni di numerosi organi, da Coldiretti a Fivi, che ne hanno sottolineato le limitazioni: dalla mancanza di una rete internet adeguata su tutto il territorio nazionale alla necessità di testare il sistema nel periodo più caldo per le im-prese, quello della vendemmia. Come prepararsi al meglio visto che al nuovo sistema dovranno adeguarsi tutte le aziende – no-nostante Fivi abbia chiesto una deroga per quelle sotto i 300 hl? “Sperimentando! – suggerisce Erinformatica, società che si occupa di software informatici per la contabilità. “Da Aprile 2016 il SIAN ha messo a dispo-sizione di tutti una piattaforma su cui effettuare le prove che viene utilizzata solo da pochis-sime realtà. Il consiglio è quello di iniziare l’iter di registrazione al SIAN per la richiesta dei co-dici necessari alla trasmissione telematica e poi cominciare ad effettuare le prove di trasmis-sione, affiancandosi in caso

di bisogno a consulenti”. Una figura, quella del consulente, che sempre più acquista peso nella fisionomia della cantina, non solo per l’impronta che dà ai vini di un determinato brand quando non a vere e proprie de-nominazioni – Michel Rolland nel Bordeaux per fare l’esempio più celebre – ma anche per la capacità di strutturare al meglio le risorse e, quindi, ridurre i costi, oltre a risolvere eventuali problematiche. Proprio per que-sto oggi gli studi di consulenza offrono un servizio sempre più vario e comprensivo, dalla con-venzione con i laboratori di ana-lisi – qualora non ne abbiano uno interno – alla valutazione dei mercati esteri, dalla norma-tiva nazionale a quella inerente l’export fino ai corsi di forma-zione e aggiornamento. “Qualità globale” – conferma Anselmo Peternoster dello studio Eno Tecno Chimica che da oltre trent’anni affianca numerose re-altà sul territorio nazionale. “È

questo quello che viene richie-sto oggi dall’azienda vinicola che sceglie di appoggiarsi ad un consulente enologo. Si è passa-ti infatti dall’enologo aziendale che viveva quotidianamente la cantina ed era in simbiosi col proprietario al superconsulente che in cantina viene una volta all’anno inviando periodica-mente dei subalterni provvisti di moduli precompilati. Oggi però, visti i costi notevoli del superconsulente, si sta tornan-do all’enologo territoriale che possibilmente vive in zona o comunque conosce a fondo l’a-zienda, le tradizioni, i terreni, il clima e che, entrando in canti-na, si accorge subito che qual-cosa non va”. Il pacchetto com-pleto che viene proposto alla aziende permette non solo di ri-durre i costi, ma anche di avere un riferente unico dotato di una visione globale e di un contatto diretto con tutta la filiera: dal-la cantina al laboratorio analisi sino ai fornitori e alla sezione

commerciale. Questo permette di evitare inutili passaparola e di ridurre i tempi, fattore indi-spensabile soprattutto quando si effettuino campionature del vino. Affidabilità, velocità di re-fertazione del risultato ed eco-nomicità dell’analisi sono infatti diventati punti cruciali per i la-boratori di analisi. “Il mercato del vino è estremamente dina-mico e la qualità deve essere garantita in tutte le fasi della filiera produttiva - testimonia il Centro di Analisi C.a.i.m., attivo da oltre un trentennio in Toscana - Vi sono infatti sem-pre più garanzie di tutela per il consumatore, e il laboratorio di analisi gioca il ruolo principa-le”. E se per le gradi aziende il laboratorio esterno serve di sup-porto solo per specifiche analisi o certificazioni cui il laboratorio interno non riesce a far fronte, per le piccole e medie aziende esso diventa un punto di riferi-mento imprescindibile per tutto l’iter di produzione.•

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Le lavorazioni pre-fermentative sono fondamentali per innalzare la qualità dei vini. E naturalmente la fase di pressatura è una delle più importanti. Nel giro di pochi decenni le tecniche di pressatura si sono evolute tantissimo. “Le tradizionali linee di sgrondo-pressatura hanno gradualmente lasciato spazio a nuovi sistemi di spremitura, rappresentati dalle presse a membrana” testimonia Siprem International, marchio storico del settore. “Oggi il cliente, oltre al rapporto qualità-prezzo, tende a dare sempre più importanza al risparmio energetico e al basso impatto ambientale. L’avvenire privilegerà sempre più macchine complete e versatili, in grado di assecondare le più disparate aspettative dell’utilizzatore.”

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La fase della diraspatura, seguita o meno dalla pigiatura, degli acini è una fase delicatissima dove si deve assolutamente evitare la rottura delle bacche stesse. L’evoluzione delle macchine preposte a tali fasi pur importate ha però mantenuto fino a pochissimi anni fa lo stesso concetto di lavoro: tamburo e battitore. È solo recentemente che sono nate diraspatrici basate su nuovi concetti, come la Delta Oscillys della Bucher Vaslin che funziona senza battitore, senza albero e senza gabbia rotante basandosi invece sull’oscillazione di grande ampiezza di una o due gabbie che permette di staccare gli acini dal raspo per inerzia. Oltre all’integrità dell’acino viene così preservata anche quella del raspo evitando contaminazione non volute.

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Un parco macchine, quello presente in cantina, fondamen-tale per trasfondere

la qualità dell’uva nel prodotto finale che verrà servito a ta-vola. Proprio a causa del loro ruolo cruciale, i macchinari per la trasformazione dell’uva sono stati oggetto, negli ultimi anni, di un intenso lavoro di sperimentazione e perfeziona-mento che ha portato a risultati talora di vera avanguardia. Ba-sti pensare al selettore ottico

Delta Vistalys che riesce a se-parare gli acini maturi rispetto a quelli non idonei in base ad uno spettro cromatico imposta-bile dall’utente. E se non sono molte le cantine che possono servirsi di un tale supporto – se la volete vedere all’opera e siete in zona Bordeaux chiede-te a Château Smith Haut La-fitte, oppure provate da Opus One in California – tuttavia il mercato odierno offre degli strumenti di ottimo rapporto qualità-prezzo. •

di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi

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Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Civi-dale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Boucha-rd Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007 è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della famiglia Allegrini. Dopo l’esperienza presso Allegrini, Biasi ha intrapreso la libera professione come consulente. L’ultima sfida, iniziata nel 2012, è il progetto “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vi-gneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green. Proprio grazie a questo progetto ha vinto il concorso Next in Wine 2015, il premio per i nuovi talenti della Vigna Italia assegnato da Simonit&Sirch Pre-paratori d’Uva. Da inizio anno è coordinatore del Wine Research Team che, sotto la direzione di Cotarella e Scienza, coinvolge oltre 30 cantine italiane sul fronte della sostenibilità scientifica in ambito sia viticolo che enologico.

NICOLA BIASI

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ogra

fia]

Un mondo ampio e, anche qui, in rapidissima evoluzione. Negli ultimi anni siamo arrivati ad avere pompe delicatissime, i cui organi in movimento non vanno a contatto con il liquido, riuscendo così a preservare al massimo la qualità del vino. In questa categoria rientrano le pompe peristaltiche di derivazione ospedaliera che permettono il travaso del fluido senza traumi o intasamenti e, nel caso del mosto, escludono lo schiacciamento dei vinaccioli. L’utilizzo di pompe peristaltiche evita inoltre ossidazioni ed emulsioni indesiderate, permette che il trasferimento avvenga in ambiente privo di contaminazioni batteriche, consente un’alta precisione di dosaggio, semplicità di funzionamento e facilità di pulizia. La possibilità di invertire il senso di marcia le rende inoltre un ottimo strumento di supporto anche per le cantine che non possono sfruttare il principio di caduta per gravità. Anche se non più recentissima, una delle innovazioni più attuali resta il brevetto Francesca®. Si tratta di una pompa a pistoni rotanti che unisce un’elettronica di altissimi livelli ad un concetto completamente nuovo nel modo di travasare i vini.

I mercati e i consumatori chiedono oggi vini sempre più “puliti” ed esenti da difetti. Diventa quindi fondamentale anche la perfetta brillantezza e l’assenza di particelle in sospensione soprattutto se parliamo di vini bianchi e rossi giovani. Oltre al risultato finale, le case produttrici si sono concentrate molto anche sulla praticità, la facilità di lavaggio e la gestione sanitaria dei. Fra i prodotti più interessanti sul mercato, il filtro Jumbo della Sartorius, grazie alle sue innovative cartucce, permette di filtrare la vasca chiarificata senza necessità di travasi preventivi. Ridurre ad una sola filtrazione la gestione dei vini in cantina consente non solo un oggettivo risparmio ma anche una migliore gestione delle operazioni e l’eliminazione di uno o più travasi a favore della qualità finale del prodotto.

La stabilizzazione tartarica ha lo scopo di prevenire la formazione di cristalli di tartrati nella bottiglia. Negli ultimi anni, si sta progressivamente sostituendo la stabilizzazione a freddo con metodi alternativi. La refrigerazione dei vini è, infatti, una tecnica molto valida ma che ha due punti deboli. In primis, il costo, in termini di energia elettrica e di impianti, e, da secondo, le tempistiche che se da manuale si aggirano sulle due settimane a -4° C variano in realtà in base all’indice di instabilità del singolo vino. Per questo si sono sviluppati nuovi metodi basati sia sull’addizione di coadiuvanti come la carbossimetilcellulosa che evitano la formazione dei cristalli, sia su metodi fisici come l’elettrodialisi. Questa tecnica permette, attraverso membrane selettive, di asportare gli ioni che potrebbero legarsi all’acido tartarico e precipitare in seguito. Fra i vantaggi che possiedono queste due ultime tecniche vi sono velocità, qualità del prodotto finale e lavorazione del vino a temperatura di cantina.

POMPE

IN POMPA MAGNA

FILTRAZIONE

CHIARE FRESCHE E DOLCI ACQUE

REFRIGERAZIONE E STABILIZZAZIONE

SENZA RICADUTE

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ASIVINAR

Registrionline.it la soluzione per la “Dematerializzazione dei Registri”

Si chiama Registrionli-ne.it ed è stata proget-tata da Erinformatica, azienda con una quin-

dicennale esperienza nel set-tore. L’applicazione permette di adempiere all’obbligo di trasmissione telematica dei Registri - così come sancito dal DM 20 Marzo 2015 n. 293 - che sarà obbligatoria a parti-re da Gennaio 2017.Una piattaforma elaborata da esperti che, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia, hanno studiato un sistema di facile utilizzo da parte sia delle singole cantine che di consulenti ed associazioni di categoria.Registrionline.it utilizza sofi-sticate tecnologie che, già da tempo, vengono sfruttate da Erinformatica per la gestione

dei registri degli zuccheri, della farina e del latte: il si-stema è appositamente studia-to per dialogare con qualsiasi gestionale o foglio di lavoro ed è possibile sia l’utilizzo online che offline.La piattaforma è integrata da un sistema di regole atte alla verifica dei dati inseriti in base alla normativa vigente, il che rende l’invio dei dati “error-free”, sia dal punto di vista tecnico che sintattico.Registrionline.it è integrabile con l’applicazione Vasi Vina-ri che permette di controllare in tempo reale le giacenze di cantina, garantendo la com-pleta tracciabilità della filie-ra.Sul sito Registrionline.it è di-sponibile una versione gratui-ta dell’applicazione.•

Un Ripasso e un Primitivo di Manduria,

regioni diverse ma stessi principi:

territorialità, expertise,

intraprendenza

ERINFORMATICA DI CONIAMO SRL Sede Operativa:Via Roma 512050 Rocchetta Belbo (CN)Tel 0141 88 00 [email protected]

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TT RR IIDematerializzazione Registri Vinicoli

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la migliore innovazione enologica

AEB, a company leader in the technologies and biotechnologies market for the oenology sector, is pleased to launch the inaugural “Laura Menozzi Award”.Laura Menozzi Grant arises from the desire to re-member a person who dedicated her life to AEB, contributing to the growth of the company, that is nowadays a recognized excellence all over the world.The project should concern a technology or biotech-nology innovation for the oenology sector. The an-nouncement has the aim to enhance and underline the activity of experts in the wine field, in particular young candidates, but it’s also an opportunity to make important steps forward in the sector.The participation is free and is open to companies, freelance professionals, research institutes, universi-ties and schools belonging to oenology-agricultural area of any country. Individuals as well as groups can submit their project or research to the contest by presenting only one work.A panel of experts formed by leading figures of the oenology and food technology sectors will chose the best project and the winner will receive a reward of 10,000 euros, as well as a capillary diffusion on the press on a global level.The contest has been launched on May 16th during the annual company convention and in conjunction with the presentation of the new corporate website. The rules and all the information to attend the com-petition are available on www.aeb-group.com.

AEB AWARDS THE BEST OENOLOGICAL INNOVATIONAEB, azienda italiana leader nel mercato

delle tecnologie e delle biotecnologie per l’industria enologica, è lieta di dare il via alla prima edizione del Premio Laura Me-

nozzi. Il nome del bando nasce dal desiderio di ricorda-re una persona che ha dedicato la sua vita ad AEB, contribuendo a farla crescere fino a diventare un’ec-cellenza riconosciuta in tutto il mondo. Tutti i progetti dovranno riguardare un’innovazione tecnologica o biotecnologica destinata all’utilizzo in ambito enologico.Il fine è quello di valorizzare l’operato dei profes-sionisti, con particolare attenzione ai giovani, ma è anche un’opportunità per fare importanti passi in avanti nella ricerca di settore.La partecipazione al concorso è gratuita ed è aperta ad aziende, liberi professionisti, istituti di ricerca, università e scuole superiori appartenenti all’ambito agrario-enologico e provenienti da qualsiasi Paese. È possibile candidarsi individualmente o in gruppo, ma in entrambi i casi è prevista la presentazione di una sola sperimentazione.Una giuria di esperti, composta da nomi di spicco nel campo dell’enologia e della tecnologia alimen-tare, selezionerà il miglior progetto e il vincitore riceverà un premio di 10.000 euro, così come una diffusione capillare sugli organi di stampa a livello mondiale.Il concorso è stato lanciato il 16 maggio 2016 in oc-casione dell’apertura della Convention aziendale e in concomitanza con il lancio del nuovo sito web. Per maggiori informazioni e per consultare il regolamen-to visitate il sito www.aeb-group.com.

Premia

PREMIOLAURAMENOZZI

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Imbottigliare? Una cosa da uomini! Ep-pure Luigino Bertolaso, titolare dell’o-monima azienda fondata nel 1880 a Zimella (VR), ha deciso di affidare alle

figlie Cristina e Antonietta il futuro del mar-chio. Una decisione non facile per un settore, come quello vinicolo, in cui il ruolo di don-na imprenditrice è più difficile che altrove e dove la credibilità veste ancora in pantaloni e cravatta più che in tailleur e tacchi. Una sfida dunque non solo per Luigino ma anche per Cristina e Antonietta e per la Bertolaso stessa che sta realizzando alcuni dei maggiori impianti al mondo, come quello di Changyu in Cina: un sistema di 13 mila metri quadra-ti con una capacità di imbottigliamento di

100mila bottiglie all’ora o, per meglio con-cretizzare, 27 bottiglie al secondo. L’azienda, che è presente nei cinque continenti e che possiede delle sedi distaccate in Spagna, Sud America e Cina, riveste una posizione di apri fila nel settore dell’imbottigliamento. Ber-tolaso copre infatti non solo il mercato delle linee di imbottigliamento per vino, sia fermo che frizzante che spumante – vero core bu-siness, di cui può dirsi leader a livello mon-diale – ma anche quello dei distillati, della birra – dove sta lavorando a dei progetti per le tipologie artigianali – e dei succhi di frutta. Un settore, quello dell’imbottigliamento, che cresce di tre punti percentuali annui e che, rivestendo ruoli di nicchia per lavorazione e costi, la Bertolaso deve saper conquistarsi in ogni più piccola fetta di mercato. Come? Con esperienza, competenza, flessibilità. Pro-prio su quest’ultimo punto la Bertolaso riesce a vincere sul mercato tedesco che propone ampi ventagli di scelta ma di tipo standard. L’azienda di Zimella punta invece al taglio sartoriale, con soluzioni studiate ad hoc per l’esigenza di ogni cliente e una presenza co-stante sia in fase di progettazione che di post

vendita grazie ad un servizio di assistenza anche da remoto. L’assistenza tecnica è fra gli aspetti più apprezzati da parte dei clienti che sempre più, quando acquistano un siste-ma di imbottigliamento, optano anche per il supporto tecnico. “Umiltà e al contempo forza di volontà” – afferma Cristina, che fa parte anche dell’AIDDA, l’Associazione Impren-ditrici e Donne Dirigenti d’Azienda – “sono due fattori che si riferiscono non solo all’espe-rienza manageriale di una donna ma che sono anche due caratteristiche indispensabili per un’azienda di successo che ponga il cliente al centro.” •

BERTOLASO, quando il valore è anche donna

GRUPPO BERTOLASO SPAVia Stazione 760 - 37040 Zimella (VR)Tel. +39 0442 450111 - Fax +39 0442 [email protected]@bertolaso.comwww.bertolaso.com

L’azienda leader nel settore dell’imbottigliamento punta sulle donne per il proprio futuro

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Eno Tecno Chimica nasce 35 anni fa dal-la passione e dall’in-traprendenza dell’e-

nologo Anselmo Peternoster, proveniente da una storica fa-miglia di viticoltori lucani. La sua conoscenza ed esperienza nell’enologia, maturata in que-sti anni, l’ha portato a rivestire importanti posizioni all’inter-no dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani e ad ac-crescere il tipo di supporto offerto alle cantine. Oggi Eno Tecno Chimica si pone al fian-co di piccole, medie e grandi aziende con servizi persona-lizzati e completi che vanno dalla consulenza enologica alla gestione della qualità azienda-le, dallo sviluppo di piani di autocontrollo HACCP, all’as-sistenza legislativa relativa al servizio telematico dei registri di cantina, denuncie annua-li vitivinicole, MUD, fino alle analisi di laboratorio. Punto di forza di Eno Tecno Chimica è infatti il laboratorio enologico. La struttura, modernamente at-trezzata, è autorizzata dal MI-PAAF al rilascio dei certificati validi per l’esportazione e al ri-lascio delle certificazioni vini a DO dal 1993. È accreditata da Accredia dal 2002. Il laborato-

rio è stato selezionato da Valo-ritalia e da Agroqualità per la fornitura dei Rapporti di Prova validi ai fini delle certificazio-ni dei vini a DO. L’azienda è partner professionale di impor-tanti realtà vitivinicole in tutta Italia, offrendo un servizio a 360 gradi impostato sulle reali necessità della clientela. Tale attività è resa possibile grazie al team di Eno Tecno Chimica, costituito dall’enologo Anselmo Paternoster, dalle sue due figlie Lara e Marica e dal Dott. Nico-la D’Alleva nonché dalla colla-borazione di professionalità esterne in grado di garantire ai

suoi clienti un servizio celere, personalizzato ed affidabile. Il rapporto diretto garantisce inol-tre una maggiore efficacia anche a livello di tempi-stica: Eno Tecno Chimica, infatti, è in grado di re-fertare i risultati analitici in sole 24/48 ore attra-verso e-mail o cartelle condi-vise in “cloud” offrendo anche un servizio di ritiro dei cam-

pioni direttamente in cantina. EnoTecnoChimica organizza infine corsi di formazione per il settore enologico - il più segui-to è il “Corso Cantinieri” - viti-vinicolo, legislativo, marketing e comunicazione.•

ENO TECNO CHIMICA Laboratorio Enologico Autorizzato MIPAAF Enol. Anselmo Paternoster Via Adriatica Foro, 7 66023 Francavilla al Mare (CH) Tel. +39 085 816903 Fax +39 085 9960213 [email protected]

Eno Tecno Chimica, qualità controllata e garantitaConsulenza enologica, analisi di laboratorio, assistenza legislativa. L’enologia a 360° di Anselmo Paternoster

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Le più avanzate at-trezzature per ga-rantire la massima precisione: il Cen-

tro Analisi CAIM, ricono-sciuto ACCREDIA secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, è nato oltre 30 anni fa ed oggi è punto di riferimento nei settori Eno-logico, Agroalimentare e Ambientale. Una struttura in grado di garantire una consulenza a 360°, in cui l’esperienza di consulenti specializ-zati viene messa ogni giorno al servizio del-

le aziende per fornire un supporto in ogni fase della produzione.Un servizio completo che segue attentamente le di-verse esigenze dei clienti analizzandone a fondo caratteristiche e situazio-ni per valutare con preci-sione le migliori chiavi di successo.“Oggi le analisi sul vino

non bastano più”, per questo, CAIM offre la propria consulenza con visite programmate in vigna, in cantina e servizi ‘in house’ per

seguire al meglio l’iter di produzione.CAIM crede profondamente nella formazio-ne degli addetti ai lavori: per questo mo-tivo presso la propria Agenzia Formativa vengono periodicamente organizzati corsi di formazione, convegni tecnico-scientifici, incontri e seminari finalizzati a mantenere informate le aziende del settore.Tutte le novità possono essere comodamente consultate sul sito www.caimgroup.it

Da oltre 30 anni un supporto specializzato alle aziende vitivinicole e agro-alimentari

CENTRO ANALISI C.A.I.M. Srl Via del Turismo, 196 58022 Follonica (GR)Tel. 0566 54162

Professionalità e soluzioni personalizzate per tutte le cantine

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VIGNETO

DA COLOMBARDO, AVANGUARDIA IN VIGNA: ECCO LA CIMATRICE SPEEDY ROTOR

Contenuti aggiornati in tempo reale, gamma prodotti al completo e documentazione tecnica a portata di clic

Il sito di AEB cambia volto e lo fa con uno stile tutto nuovo.La compagnia italiana leader nelle biotecno-logie e nelle attrezzature per vino, bevande e per il settore alimentare, ha presentato il nuo-vo portale in occasione dell’ultima convention aziendale.Facilità d’utilizzo, completezza dei contenuti e internazionalità caratterizzano il canale online, disponibile in 5 lingue.Ogni visitatore, proveniente da qualsiasi parte del mondo, potrà consultare l’ampia gamma di AEB scegliendo tra la divisione Enologia e quella Food & Beverage, che include prodotti, detergenti, macchinari e filtrazione destinati all’industria alimentare, della birra, dei succhi, del sidro e dei distillati. In alternativa è disponibile la ricerca rapida, che consente di trovare immediatamente il prodotto desiderato.Sul sito è inoltre possibile partecipare al Premio Laura Menozzi, un bando internazionale nato dal desiderio di ricordare una persona cara ad AEB. Il concorso premierà la migliore innovazione enologica ed è rivolto a tutti i professionisti, alle aziende, agli istituti e alle università del settore provenienti da qualsiasi Paese. Il vin-citore, selezionato da una giuria di enologici e tecnologi alimentari, riceverà un premio di 10.000 euro.Per maggiori informazioni consultare il sito www.aeb-group.com.

AEB SI RINNOVA: ECCO IL NUOVO SITO

Massima protezione per ogni tipo di bottiglia

La linea di scatole per bottiglie “Avana” di Scotton Spa, è realizzata con cartone kraft adatto a chi ama il richiamo al senso della naturalità, della semplicità e dell’ecologia.I prodotti, grazie alla robustezza della fibra, garantisco-no la massima tenuta e sono adatti al confezionamen-to delle principali tipologie di bottiglia, comprese quelle per l’olio.La gamma è composta di scatole a valigetta, velocis-sime nel montaggio e comode per il trasporto; scatole per bottiglie stese, ideali per realizzare confezioni re-galo eleganti personalizzabili secondo il proprio gusto; articoli per la movimentazione e la spedizione, prodotti con cartone accoppiato micro triplo, studiati per assicu-rare la massima protezione delle bottiglie.Un ventaglio di articoli in grado di soddisfare tutti i tipi di confezionamento, nel pieno rispetto della qualità Scotton Spa.

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WEB

Cimatrice Speedy Rotor su telaio ECO

È la prima macchina di questo genere in Europa ad avere raggiunto la certificazione ENAMA

La caratteristica che distingue questa macchina dalle altre è il tipo di taglio, denominato “a lama libera”: un taglio che risulta parti-colarmente netto e pulito che avviene per inerzia grazie alla forte velocità di rotazione delle lame. Senza l’aiuto di una controlama si ottiene ugualmente una recisione netta, evitando lo sfilamen-to dei tralci dovuto ad uno speciale coltello in acciaio inox, con profilo sagomato che evidenzia una leggera aspirazione sui tralci leggeri (femminelle) e previene l'intasamento del filo di taglio.La struttura del modulo porta utensili è costruita interamente in lega leggera e acciaio inox: questa peculiarità rende la macchina estremamente leggera.Il modello base è dotato di quattro coltelli sulla struttura verticale e un coltello per il top per il taglio orizzontale del filare, completo di piastra ancoraggio, distributore a 5 comandi con regolatore di portata incorporato e cavalletto con ruote per macchina a riposo.La Ditta Colombardo costruisce, ormai da 25 anni, attrezzatu-re agricole per la lavorazione del vigneto. In gamma ci sono: cimatrici-potatrici a barra falciante, coltelli liberi e contro coltelli rotanti adattabili a tutti i tipi di allevamento, piantapali, legatrici, spollonatrici ed interceppi per il diserbo meccanico, defogliatrici con doppia ventola aspirante, brentone-muletti per la raccolta, vanghe idrauliche per la rimozione delle viti essiccate o per la manutenzione del vigneto.

COLOMBARDOReg. Leiso, 30/31

14050 S. Marzano Oliveto (AT)Tel. 0141 856108 Fax 0141 856103

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17-18 gIugno 2016az. vItIvInICola torrevento

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Con Il PatroCInIo dI

REGIONE PUGLIA

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17-18 gIugno 2016az. vItIvInICola torrevento

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wineNETWORKLe aziende che operano nel mondo del vino sentono un crescente bisogno di comunicare con i loro potenziali clienti ma non tutte hanno il tempo e le competenze per farlo.Spesso non si avvalgono di una figura dedicata esclusivamente alla comunicazione.

Per questo, di fatto,non raggiungono il proprio target.

Con i nostri servizi editoriali possiamo costruire il tuo network di comunicazione

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WinenetworkNewsVino.itNOTIZIE FRESCHE DAL MONDO DEL VINO

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Un’ampia e moderna rete di servizi con un unico comune denominatore: il vino

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