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I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

Date post: 06-Apr-2016
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L'ultimo numero dell'anno, salutiamo il 2014 con focus d'attualità enologica, interviste e tanti consigli su come brindare, per le Feste e non solo! Auguri.
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Page 1: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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ALTO ADIGE

FRIULI VENEZIA GIULIA

PIEMONTE

PUGLIA

TOSCANA

VENETO

ST. MICHAEL EPPAN CANTINA PRODUTTORI SAN MICHELE APPIANOPAG. 32 - 33

TRAVAGLINI GIANCARLO PAG. 43

CANTINA RAUSCEDOPAG. 36

CANTINA SAN DONACI

PAG. 39LA LAMA

AZIENDA AGRICOLA

FABIO MOTTA PAG. 50

MAREMMA VIGNA MIA

PAG. 52

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5

TENUTE CERFEDA DELL’ELBAPAG. 41

LA FARRAPAG. 59

FATTORIA MONTE FASOLO

PAG. 56

AZIENDA AGRICOLA NARDIN WALTERPAG. 58

VALDELLÖVOPAG. 57

AZIENDA AGRICOLA PODERE IL POGGIO PAG. 47

CANTINA COOPERATIVA DI PITIGLIANO

PAG. 48-49

AZIENDA AGRICOLA SUVERAIA

PAG. 53AZIENDA AGRICOLA PETRIOLO PAG. 46

AZIENDA AGRICOLA GIORGIO MELETTI CAVALLARI PAG. 51

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7COMUNE DI NAPOLI

VITIGNOITALIAECCELLENZE AL CASTELLO

XI SALONE DEI VINI E DEI TERRITORI VITIVINICOLI ITALIANI

24 - 25 - 26 MAGGIO 2015CASTEL DELL’OVO - NAPOLIwww.vitignoitalia.it

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EditoreCluster Editori

Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005

Direzione e RedazioneStrada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia)

Tel. 057745561 Fax 0577270774 - [email protected]

Direttore ResponsabileGiovanni Pellicci

Direttore EditorialeFabrizio Barbagli

Segretaria di RedazioneClaudia Cataldo

Traduzioni a cura diMariavera Speciale

Hanno collaborato a questo numeroStefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Laura Morelli, Pamela Bralia

Art DirectorLinda Frosini

StampaPetruzzi – Via Venturelli, 7

Città di Castello (PG)

Concessionaria PubblicitàCluster Editori

Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia)Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774

[email protected]

Direttore commercialeLaura Dami - [email protected]

AccountStefania Abbattista - [email protected]

Elisa Berti - [email protected] Dorghini – [email protected] Ginanneschi - [email protected] Martinelli - [email protected] Spolidoro - [email protected]

Irene Pazzagli - [email protected] Orsini - [email protected]

Anno X • Numero 81 • Novembre/Dicembre 2014www.igrandivini.com

In copertina, Fattorie dei Dolfi

“Errata corrige” Pag. 97 num. 80L’indirizzo corretto del bottaio Klaus Pauscha è:

Klaus Pauscha & Partner GmbHLagerstrasse 2 - A-9400 Wolfsberg/AUSTRIA

Tel.: +43 43 52 / 30456 - Fax: +43 43 52/ 30456-20e-mail: [email protected] - www.pauscha-partner.at

Associato a: Aderente al Sistema Confindustriale

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Giovanni PellicciDirettore Responsabile

È ora di farlo. Nel 2015 non ci saranno ulteriori scuse. Nell’anno dell’Ex-po, l’Italia deve imboc-

care – una volta per tutte – la strada del rinnovo generazionale nei settori chiave che possono contribu-ire al rilancio economico del nostro Paese. Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta oggi ad un dram-matico 42%, una cifra astronomica che contribuisce a rendere asfittico il rendimento economico tricolore e che toglie prospettive (e speranze) a coloro che devono scrivere il futuro dell’Italia.Dal settore agroalimentare può ar-rivare un sostegno molto signifi-cativo. E’ un po’ che se ne sente parlare in giro ma ora, grazie anche ai dettagliati dati della ricerca sui giovani (agricoltori e non) realizza-ta da Nomisma, abbiamo elementi a sufficienza per approfondire due fattori chiave. Con pro e contro.Innanzitutto la difficoltà di ricam-bio generazionale settoriale tra gli under 35 e coloro che anno più di 65 anni. Il rapporto in Italia è al 14%. In Germania al 134%! A favore c’è però la capacità di interpretare in modo concreto il concetto di innovazione in agri-coltura da parte dei più giovani, sviluppando e portando avanti buo-ne pratiche che possono dare lungi-miranza alle loro attività e all’intero comparto. Tra queste il biologico, tanto per fare un esempio.C’è di più, però. Tra il 2008 e il 2013 gli occupati con meno di 24 anni sono diminuiti del 15% e sono pari a poco più di 31 mila unità, mentre gli occupati totali sono calati del 6%. Le ultime stime fotografano

un settore che conta circa 82 mila giovani (sotto i 35 anni) agricoltori al lavoro in Italia (pari al 5,1% del totale) mentre sono oltre 600 mila quelli che hanno superato i 65 anni (oltre il 37%). Anche qui siamo molto indietro rispetto alle medie dei principali paesi europei, ovvero Spagna (5,3% di giovani), Germania (7,1%) e Francia (8,7%) , e della Ue nella sua complessità (7,5%).Eppure di risorse umane, dotate di capacità e di volontà, ne abbiamo eccome. Come descriviamo nelle prossime pagine ne L’Inchiesta fir-mata da Claudia Cataldo il settore vitivinicolo italiano offre chan-ces a chi ha intraprendenza, dispo-nibilità a muoversi e, ovviamente, interpreta nel migliore dei modi le necessità del mercato del lavo-ro di oggi: flessibilità ma anche il giusto curriculum, con le lingue nel bagaglio unite ad una capacità di essere smart sotto tutti i punti di vista. Niccolo Petrilli (30 anni), Gianluca Usai (26), Thilo Besançon (34) e Rigerska Kaçorri (26) sono quattro esempi de “la meglio gioventù” applicata al settore del vino e in questo numero potrete leggere le loro storie come elemento di stimo-lo a mettere in pratica ciò che in questo Paese si professa da tempo, ovvero la volontà di fare largo ai giovani. Oltre a loro potrete leggere anche il parere e le idee sul 2015 che atten-de il vino italiano espresse da parte di un altro, già affermato, giovane: Alessandro Lunelli classe ‘78 di Cantine Ferrari, una delle cantine top del made In Italy.Sicuramente atti concreti se ne

vedono già e dimostrano che una nuova strada è stata imboccata. Ad esempio il nuovo “Piano Agricol-tura 2.0” lanciato da Mipaaf di Maurizio Martina per eliminare la burocrazia inutile e ridurre a zero l’utilizzo di carta con una serie di interventi che interesseranno 1,5 milioni di aziende. Queste scel-te confermano – almeno qui Mat-teo Renzi sta riuscendo ad essere davvero di parola – la centralità dell’agroalimentare nell’agenda del Governo e la nuova Legge di Stabi-lità dovrebbe certificare questa rin-novata attenzione. Andiamo avanti, la strada è giusta.Altro tema chiave dell’anno che sta per arrivare – per stessa ammissio-ne dei principali attori del settore – sarà la sostenibilità in vigna e in bottiglia. Siamo decisamente d’accordo con questo convinto trend che si sta diffondendo sempre di più nelle azioni degli addetti ai lavoro. Ma, aggiungiamo noi, facciamolo in modo sistemico (si, proprio quella parola che va sempre di moda in te-oria, poco in pratica) e non per mero spot, individuando i migliori sog-getti preposti a farlo ed evitando la solita confusione all’italiana che rischia di mettere in concorrenza tra di loro una pluralità di progetti ed iniziative senza una regia che sap-pia coordinare e dare un indirizzo preciso. La nostra terra ci chiede di essere sostenibili: quali altri fe-nomeni meteorologici vogliamo at-tendere per mettere in atto buone pratiche? Nei prossimi mesi facciamolo se-riamente, non abbiamo altre possi-bilità.Buon 2015!•

ED

ITO

RIA

LE

E’ ora di scommettere sui giovani

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5 L’EDITORIALE

8 ULTIME DAL MONDO DEL VINO

12 FACCIA @ FACCIA CON…ALESSANDRO LUNELLI

14 THE WINE TROTTER•THAILANDIA

16 LA POLITICA NEL VINO

18 L’INCHIESTA• UNDER 40. GLOBE TROTTER

22 CHEF • MATTEO BARONETTO

24 AROUND FOOD• IL PANETTONE CHE FA LA DIFFERENZA

26 HEAVENT: THE DREAMS COMES TRUE

28 COVER STORY• FATTORIE DEI DOLFI

30 VIGNETO CALABRIA

32 APPIUS, IL NUOVO VINO FIRMATO HANS TERZER

34 C’È VITAE NEL COLLIO

35 LA DELIZIA, VITICOLTORI FRIULANI DAL 1931

36 DALLA CANTINA RAUSCEDO, IL BRINDISI PER LE FESTE

37 EMILIA ROMAGNA: LE UVE RIPAGANO

L’INTENSO LAVORO IN VIGNA

38 PUGLIA: “AVREMO VINI PIÙ FRESCHI E MENO ALCOLICI”

39 CANTINA SAN DONACI, LA CULTURA DELL’ALBERELLO

40 SALICE SALENTINO DOP:

LA TUTELA DELL’ECCELLENZA DEL TERRITORIO

41 TENUTE CERFEDA DELL’ELBA: TERROIR PUGLIESE

42 GATTINARA E GHEMME, NON CHIAMATELO NEBBIOLO MINORE

43 TRAVAGLINI E IL SUO SOGNO

44 UNA TOSCANA SOSTENIBILE

46 FATTORIA PETRIOLO: A MEMORABLE EXPERIENCE

47 PODERE IL POGGIO, “I MIEI VINI DI MAREMMA”

48 CANTINA DI PITIGLIANO: LA SINERGIA FA LA DIFFERENZA

50 FABIO MOTTA: UN PICCOLO VIGNERON A BOLGHERI

51 GIORGIO MELETTI CAVALLARI: L’IMPRONTA DI BOLGHERI

52 MAREMMA VIGNA MIA, IL VINO DI TUTTI

53 SUVERAIA, AUTENTICA MAREMMA

54 VENETO, VENDEMMIA 2014: DANNI SCONGIURATI

56 IL SAN GAETANO DI FATTORIA MONTE FASOLO

57 BADE VALDELLÖVO, IL RIFERMENTATO IN BOTTIGLIA

58 NARDIN WALTER, I VINI DELLA TRADIZIONE VENETA

59 IL RIVE BRUT DE LA FARRA

60 TRENTINO: NON PROPRIO UN’OTTIMA ANNATA, PERÒ…

62 ELEGANTI E FRESCHI: COSÌ I VINI SICILIANI 2014

64 UMBRIA, ELEGANZA E PIACEVOLEZZA PER I VINI 2014

66 NOVATEC: UN BICCHIERE DI VINO, MA CHE SIA BUONO…

68 FOOD AND BEVERAGENDA

71 MERANO• AL WESTEND PER I MERCATINI DI NATALE

72 CALICI IN CINA

73 PELLICOLE DI GUSTO

73 IL VINO NEL BRIC

74 NEWS BIO & GREEN

75 A TUTTA BIRRA

78 BOLLICINE NEWS

79 DISTILLATI & CO

80 APPUNTI DI VIAGGIO• VALCALEPIO E DINTORNI

81 EXTRAVERGINE NEWS

82 VIGNA & CANTINA • ADDIO AL SENTORE DI TAPPO?

84 IL SUGHERO “TECNOLOGICO” DI DIAM BOUCHAGE

87 KLAUS PAUSCHA: ARTIGIANATO DEL BOTTAIO TRADIZIONALE

88 SCOTTON, CREATIVITÀ MADE IN ITALY DAL 1974

89 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE

SOMMARIOCOVER STORY • FATTORIE DEI DOLFI

IL SUGHERO “TECNOLOGICO” DI DIAM BOUCHAGE

TRENTINO: NON PROPRIO UN’OTTIMA ANNATA, PERÒ…

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Cover Story

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La Regione Toscana ha celebra-to uno dei nomi più importanti dell’universo enologico mondia-le, Giacomo Tachis. Il “padre” dei “Supertuscans” ha infatti ricevuto la Medaglia d’Oro Pe-gaso dal Presidente della Regio-ne Toscana, Enrico Rossi. Tachis, piemontese di nascita, è uno dei padri fondatori dell’enologia to-scana e uno degli artifici del “ri-nascimento” enologico d’Italia.

Grazie al suo lavoro la Toscana ha ottenuto vini di straordinaria qualità come Tignanello, Solaia e Sassicaia. Nel 1961, dopo aver concluso gli studi alla Scuola Enologica di Alba e le prime esperienze professionali, Tachis è arrivato alla cantina Antinori, dove è rimasto poi per 32 anni divenendone sto-rico direttore e, certamente, un ambasciatore del bere italiano

nel mondo. Dopo aver lasciato l’azienda toscana, ha lavorato come consulente in diverse can-tine come, appunto, la Tenuta San Guido (Sassicaia), Umani Ronchi e Castello di Rampolla appena per citarne alcune. Poi, in Sicilia ha intrapreso le opera-zioni di riqualificazione del vino all’Istituto regionale della vite e del vino, a partire dal Nero d’A-vola. Il sardo Carignano è un altro caso di successo del “Prin-cipe degli Enologi”. Il grande maestro piemontese, che ha compiuto 81 anni lo scorso 4 novembre, ha avuto la giusta visione di quello che dovrebbe essere il vino italiano negli anni futuri e il suo influsso è ancora evidente nei giorni attuali.

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Dopo le previsioni è tempo di bilanci per la vendemmia 2014 in Italia. Rispetto alle prime valutazioni di Assoenologi sulla produzione (5 settembre), diverse sono le differenze, sia per quantità che per qualità, visto che in molte zone si riscontrano produzioni decisamente più contenute rispetto a quelle ipotiz-zate a fine agosto. “Complessivamente - secondo il centro stu-di di Assoenologi - la quantità si attesta intorno ai 40 milioni di ettolitri di vino, vale a dire -4% rispetto alle prime previsioni e -17% rispetto al 2013. Qualche ripensamento anche sulla qualità che rimane complessivamente assai eterogenea, con punte di maggior interesse per quei vini che hanno potuto beneficiare del positivo andamento dei mesi di settembre e di ottobre”. Oltre confine, la Francia dovrebbe produrre 47 milioni di ettolitri (+11% rispetto alla campagna 2013, dati del servizio di statistica del Ministero dell’agricoltura francese). La Spagna, dopo l’exploit dello scorso anno, si attesterebbe, secondo l’Osservatorio spagnolo del mercato del vino, sui 45 milioni di ettolitri (-13,5% rispetto al 2013). In Germania si ipotizza una produzione compresa tra i 9 ed i 9,5 milioni di ettolitri, quasi il 10% in più rispetto al 2013. In pratica si stima che nel 2014 l’Unione Europea produrrà complessivamente tra i 164 e 166 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo in linea con la media dell’ultimo quinquennio. Andando verso l’emisfe-ro Sud, l’Argentina ha prodotto intorno ai 14 milioni di ettolitri, contro i 15 milioni del 2013, l’Australia 12,5 milioni (lo stesso quantitativo del 2013), il Cile 11 milioni di ettolitri, circa 2 mi-lioni in meno rispetto allo scorso anno. Il Sud Africa e la Nuova Zelanda sono stabili, con produzioni rispettivamente di 11 e 2,5 milioni di ettolitri di vino.

BILANCI IN VIGNA

Dati in ulteriore calo rispetto alle previsioni di settembre: -17% sul 2013. La Francia è sui 47 milioniL’enologo padre dei grandi “Supertuscans”

ha ricevuto la Medaglia d’Oro Pegaso dalla Regione

IN ITALIA VENDEMMIA DA 40 MILIONI DI ETTOLITRI

Sono quasi 337 i milioni di euro spesi dall’Ita-lia per la Ocm vino nella campagna 2013/14, pari al 99,8% delle risorse Pns del settore vitivinicolo. Il bilancio, comunicato nei det-tagli dal Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, conferma il trend della precedente programmazione (2009/2013), mettendo in

evidenza come siano le misure della ristrut-turazione e riconversione dei vigneti e della promozione dei vini sui mercati dei paesi terzi a fare da traino, raggiungendo, cumulativa-mente, la quota di 243 milioni di euro circa (161 milioni per la ristrutturazione ed 82 mi-lioni di euro per la promozione). Anche la mi-sura degli investimenti, avviata solamente nel 2011, ha fatto registrare un buon risultato, con un importo pari a circa 52 milioni di euro, a dimostrazione dell’impatto positivo che sta riscuotendo la misura a livello d’impresa. La misura della vendemmia verde, pre-vista per prevenire eventuali crisi di mercato in alcune aree ripristinando l’equilibrio fra domanda e offerta di vino, ha fatto registrare un utilizzo limitato pari a circa 864 mila euro, in linea con la ridotta produzione di questa campagna vendemmiale. Come pure la distillazione dei sotto-

Della campagna 2013-2014 sono stati utilizzati il 99,8% delle risorse Pns

FONDI

OCM VINO: SPESI 337 MILIONI DI EURO

PREMIO

LA TOSCANA PREMIA GIACOMO TACHIS

DOVE VANNO I SOLDI OCM

Promozione sui mercati dei paesi terzi 81.999.193,43 €

Ristrutturazione e riconversione dei vigneti 161.284.890,62 €

Vendemmia verde 863.458,31 €

Assicurazione del raccolto 30.307.055,63 €

Investimenti 51.449.034,82 €

Distillazione dei sottoprodotti 11.030.995,90 €

Tot. 336.934.628,71 €

prodotti a cui sono stati destinati poco più di 11 milioni di euro. L’assicurazione del raccolto ha destinato ai viticoltori poco oltre 30 milioni di euro di contributo, destinati a coprire i costi dei pre-mi assicurativi versati a copertura delle perdite legate alle avverse condizioni climatiche e a fitopatie o infestazioni parassitarie.

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Elegante collezione realizzata con tecnologie uniche e innovative.Design raffinato ad alta resa sensoriale: il vino si evolve nel calicecon piacevoli profili aromatici attenuando le componenti alcoliche.

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E’ la sostenibilità la nuova parola chiave del vino. Nelle ultime set-timane il tema è stato al centro di importanti momenti di appro-fondimento e dibattito svoltisi a Roma e Merano. Dai dibattiti sono emersi i dati del Primo Rapporto sulla Sostenibilità del Vino promosso dal Forum per la Sostenibilità del Vino, fulcro di una proposta costitutiva della comunità tecnico-scientifica per lo sviluppo sostenibile del com-parto. Promosso da Unione Ita-liana Vini e Gambero Rosso, su iniziativa di Attilio Scienza (noto docente universitario), Michele Manelli (produttore a Montepul-ciano con Salcheto, cantina off grid) e Marco Sabellico (firma del Gambero Rosso), il Forum si è costituito quale gruppo di lavo-ro di 37 membri della comunità tecnico-scientifica della filiera con specifiche competenze sul tema. Sono oltre 500 le aziende vitivinicole italiane che hanno aderito ad uno dei 15 programmi improntati allo sviluppo sosteni-

bile della filiera, un percorso che ha visto coinvolte 31 università e centri di ricerca, 10 associazioni ed istituzioni governative nell’in-tento di qualificare processi e prodotti sostenibili italiani sui mercati anche internazionali. So tratta di una rete di imprese del peso di almeno 3,1 miliardi di euro di fatturato. “Lo scopo prioritario ed urgente del Forum è quello di arrivare a definire un quadro di parametri ufficiali, condivisi e riconosciuti a livello

governativo che permettano la valutazione e, quindi, la ricono-scibilità garantita dei prodotti e delle imprese sostenibili – ha dichiarato Domenico Zonin, pre-sidente dell’Unione Italiana Vini – Un passaggio fondamentale per giungere, successivamente, a definire procedure di certificazio-ne ufficiale della “sostenibilità” e, di conseguenza, un marchio identificativo che distingua agli occhi del consumatore i prodotti ottenuti con processi produttivi sostenibili e, quindi, valorizzi l’impegno delle aziende in tale ambito”. Nuovi incontri di ap-profondimento sono in program-ma nelle prossime settimane in vista dell’appuntamento di Expo 2015.

10 PUNTI DEL RAPPORTO SULLA SOSTENIBILITÀ1. Allineamento dei programmi nazionali sulle istanze e i para-

metri del Rapporto 2. Elaborazione di un glossario specifico dell’approccio metodo-

logico alla sostenibilità3. Definizione dei requisiti minimi nazionali sia metodologici sia

tecnologici4. Raccolta e condivisione delle pratiche di sostenibilità5. Semplificazione gestionale delle imprese6. Forte attenzione agli indicatori di sostenibilità sociale 7. Stimolo di studi volti a correlare sempre meglio il rapporto

costi-benefici8. Approfondimento del tema dei “livelli di soglia” critici che

permettono alle singole imprese di raggiungere performance significative

9. Calcolo dei gas serra (GHGAP) partendo dal protocollo Oiv10. Sintesi tra qualità e sostenibilità, economicità e rispetto

dell’ambiente, prodotto e territorio

A Piacenza saranno in 265. Sono i produttori artigiani aderenti alla Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipen-denti) che parteciperanno alla quarta edizione del Mer-cato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti negli spazi della Fiera di Piacenza. Appuntamento sabato 29 (dalle 12.30 alle 19.30) e domenica 30 novembre (dalle 11 alle 19) per conoscere e degustare le espressioni più diverse del vigneto Italia. I visitatori potranno degustare centinaia di vini in arrivo da 19 regioni italiane e dalla Francia - la maggioranza da vitigni autoctoni - e li potranno acquista-re direttamente da chi li produce. Oltre ai vini in assaggio o in degustazione, un nutrito gruppo di artigiani della gastronomia proporrà salumi, formaggi, dolci e preliba-tezze provenienti da vari territori. All’interno del Mercato sarà allestito anche un vero e proprio ristorante gestito da l’Antica Corte Pallavicina dei Fratelli Luciano e Massi-mo Spigaroli, che per tutta la durata dell’evento sfornerà piatti speciali, a partire dalle saporite porzioni del loro Culatello di Zibello.

Nominati Domenico Zonin nuovo Amministratore delegato e Massimo Tuzzi nuovo Direttore Generale del Gruppo che punta ai 200 milioni di fatturatoSabato 29 e domenica 30 novembre

in assaggio i vini artigiani alla Fiera di Piacenza

APPUNTAMENTOSOSTENIBILITÀ

VERSO LA CERTIFICAZIONE DEL VINO SOSTENIBILE

Sono uscite tutte. Tra ottobre e novembre, come tradizio-ne, si è concentrato l’arrivo in edicola o in libreria delle più autorevoli guide del vino. Oggi in Italia se ne contano almeno 8 tra le più importanti e autorevoli. Ma anche critica-

te, in alcuni casi. Una cosa le accomuna: vanno d’accordo quando si tratta di scegliere il miglior vino italiano in assolu-to sul mercato. Come eviden-ziato da Wine News, infatti, è il Sassicaia 2011 di Tenuta di San Guido di Bolgheri il vino

top secondo tutte le guide. Il vino del Marchese Mario Inci-sa della Rocchetta si è infatti aggiudicato i “tre Bicchieri” del Gambero Rosso, le “Cin-que Bottiglie” de L’Espresso, la “Tre Stelle” di Veronelli, i “Cinque Grappoli” di Biben-da, è il “Grande Vino” secon-do Slow Food e via dicendo fino a contemplare le altre edizioni in circolazione. Solo un vino, quindi, per tutte le al-tre etichette la soggettività dei singoli degustatori è ancora, molto, protagonista.

Le 8 più autorevoli edizioni dedicate ai migliori vini d’accordo solo sul top wine di Bolgheri

VINI AL TOP

SASSICAIA 2011, L’UNICO VINO CHE UNISCE TUTTE LE GUIDE

A PIACENZA IL RADUNO DEI 265 VIGNAIOLI INDIPENDENTI

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

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15w w w . k o n i g p r i n t . c o m

P R O D U C I A M O E T I C H E T T E

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Se il vino italiano all’estero riesce a dare continuità alle sue perfor-mance un grande merito va attri-buito alle bollicine. Tra le realtà

protagoniste di questo feno-meno c’è sicuramente Canti-ne Ferrari, brand storico del made in Italy e punto di ri-ferimento nell’immaginario collettivo al momento di un brindisi importante. Per que-sto abbiamo scelto il giovane Alessando Lunelli per inter-pretare l’anno che verrà per il vino italiano. Ingegnere classe 1978, dopo un’esperienza in Estremo Oriente - dove ha af-finato le sue competenze nel marketing e nella pubblicità – Alessandro oggi affianca i cugini Matteo, Marcello e Ca-milla nella gestione di Ferrari e delle altre società del gruppo Lunelli (acqua minerale Sur-giva, la grappa Segnana, i vini fermi delle Tenute Lunelli e il 50% del Prosecco Superiore di Valdobbiadene Bisol).”@ Sostenibilità. Identità. Grande distribuzione. Fare squadra. Scelga la parola chiave (e concreta) per il vino italiano nel 2015 (o ne aggiunga un’altra lei a suo piacimento). “Sostenibilità, per migliorare la qualità dei nostri vini aven-do a cura l’ambiente. Il nostro

mondo ha risorse contingentate e dobbia-mo usarle con cura e con una lungimirante ottica di lungo periodo. Proprio per questo motivo stiamo convertendo a biologico tutti

i nostri vigneti e abbiamo creato in Ferra-ri uno stringente Protocollo per una Viti-coltura Sostenibile e Salubre di Montagna che coniuga l’innalzamento della qualità

dell’uva con la tutela dell’ambiente e la salute del viticoltore”.@ Quale dovrà essere la linea qualitativa e comunicativa da perseguire per sostenere i con-sumi esteri e rilanciare quelli interni? Il nuovo concetto di storytelling può essere una strada?“Il consumo di vino in Italia con-tinua a calare, mentre all’estero vediamo una crescita costante. Il consumatore è sempre più in-formato, educato ed attento nella scelta, ed è quindi molto importan-te produrre vini di qualità e rac-contare quello che sta dietro alla bottiglia. E’ fondamentale emozio-nare le persone facendo conoscere le belle storie di uomini e famiglie che da generazioni si dedicano con passione al vino”. @ Il traino determinante delle bollicine alla voce export (ma recentemente anche interna-mente) saprà “tenere botta”? Cosa occorre fare per avvici-nare, anche alla voce “valo-re”, i cugini francesi?“Il mercato mondiale delle bollici-ne è in costante aumento e l’Italia sta trainando questo trend. Non vedo problemi di crescita, infatti le bollicine sono molto apprezzate e i

Il 2015 sarà “Exponenziale”

Alessandro Lunelli Cantine Ferrari

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vittoria h

mercati esteri hanno ancora una bassa penetrazione con un evidente potenziale di sviluppo futuro.Per quanto riguarda il Trentodoc non temiamo confronti con nessuno a livello qualitativo, anche perché la viticoltura di montagna del Trentino rende i no-stri vini unici, di grande longevità ed eleganza. Sul lato della comunicazione dobbiamo invece lavorare ancora per affermare maggiormente il marchio col-lettivo Trentodoc e l’identità del nostro territorio”.@ Il 2015 sarà l’anno dell’Expo di Milano. Finora si è parlato poco del contenuto e di ciò che l’Italia saprà mostrare al mondo delle sue eccel-lenze. E’ preoccupato o ottimista? “Assolutamente ottimista, l’Expo sarà un’occasione unica per promuovere agli occhi di tutto il mondo l’Italia intera e i suoi prodotti, a partire da quelli della fi-liera agroalimentare che sono da sempre un punto di forza del nostro paese”@ Mi indichi un azione concreta fatta finora dal Governo guidato dal Premier Matteo Renzi e, in parti-colare, dal Ministero delle Politiche Agricole, guidato da Maurizio Mar-tina che ha gradito particolarmente ed una che invece si aspetta di ve-dere fatta. “Devo rendere grazie al Premier Ren-zi e soprattutto al Ministro Martina per aver creduto nell’importanza strategica del comparto vitivinicolo e aver quindi spinto per realizzare un Padiglione Vino

a Expo. Vorrei inoltre ricordare il posi-tivo decreto “CampoLibero”, con cui il Ministero vuole introdurre varie misu-re a favore del comparto agricolo. Una azione da fare immediatamente sarebbe invece un dietro front sul tema dei diritti di reimpianto. La recente decisione di bloccare a livello regionale i diritti cree-rà carenze di impianti in alcune regioni del nord e mancati utilizzi in altre del sud. Uno spreco inutile a mio avviso”.@ Vino social. Cosa sceglie tra Fa-cebook e Twitter per dialogare con il consumatore e perché?“In un mondo multimediale e sempre più connesso bisogna comunicare su tutte le piattaforme. Dovendo sceglie-re prediligo però Twitter, perché credo che gli utenti tendano a diffondere mag-giormente notizie qualificate rispetto a quanto non fanno in Facebook”.@ Un mercato estero su quale scommettere per il futuro?“Per quanto riguarda Ferrari vorrei cita-re due mercati esemplificativi del nostro futuro: da un lato gli USA, che, pur es-sendo un mercato consolidato nel mon-do del vino globale, presentano per noi ancora grosse opportunità e sono quindi il target di breve periodo; dall’altro la Cina, dove dobbiamo seminare oggi per raccogliere i frutti domani. A livello di mercato globale del vino, Cina, India, Russia, Brasile e i molti paesi emergenti rappresentano sicuramente il futuro”.@ Il 2015 del vino in un aggettivo?“Exponenziale”.•

Confronto con Alessando Lunelli di Cantine Ferrari. “E’ la sostenibilità la parola chiave per il vino italiano nell’anno che verrà”

UN AUTUNNO RICCO DI PREMI

Le Cantine Ferrari hanno ricevuto a Roma il Premio AIdAF – Alberto Falck ”Impresa familiare dell’anno 2014” per avere saputo innovare il modello di business e affrontare con successo le sfide del ricambio generazionale e della professionalizzazione della governance familiare e aziendale. Poco prima la griffe trentina aveva ricevuto il premio VedoGreen per l’eccellenza verde nell’innovazione, attribuito da una giuria internazionale per l’impegno sul fronte ambientale e in particolare per avere realizzato un sistema di viticoltura di montagna sostenibile e salubre. Obiettivo di questo percorso è coniugare un continuo innalzamento della qualità dell’uva con la salute dell’operatore e la salvaguardia dell’am-biente.

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Il sud-est asiatico è un’area dove le aziende vinicole stanno investendo sempre di più, viste le dimensioni e

le nuove tendenze che portano al consumo del vino anche da parte di popolazioni dove, fino a poco tempo fa, non c’era questa cultura. In particolare, la Thailandia sembra essere una meta interessante soprattutto per l’Italia. Alessandro Vallecchi, da anni attivo su questo mercato come consulente per le aziende vinicole, ne approfondisce alcuni aspetti.Come funziona il mercato del vino in Thailandia?“Il suo problema principale è l’alta tassazione, circa il 400%, che alza considerevolmente i costi del vino, poi è indispensa-bile trovare un importatore, cosa

non semplice. Detto questo, è tra i mercati principali asiatici e soprattutto per i vini italiani, soprattutto di fascia media. Questo per la presenza di molti occidentali che ci vivono, per l’alto tasso di turisti e per una buona fetta di thailandesi ricchi che acquistano e consumano regolarmente il vino”.Principalmente, quali sono le occasioni di consumo?“Essenzialmente nei numerosi re-sort, nei ristoranti, molti dei quali italiani, negli hotel e in qualche catena della grande distribuzione. I centri del consumo sono distri-buiti su Bangkok e nelle maggiori località turistiche”.Che livello di maturità c’è nella conoscenza del vino?“Più che in altri paesi asiatici, ma il vino è ancora consumato per

moda. C’è ancora da fare molto lavoro sulla formazione e la dif-fusione della cultura del vino”.Quali sono le tipologie di vino che hanno maggiore successo?“I consumi maggiori sono per il Prosecco, il Pinot grigio, i Moscati e il Chianti. Poi nella fascia alta si trovano il Brunello, il Barolo e l’Amarone. In generale, essendo il gusto ancora giovane vanno i vini morbidi, con un buon residuo zuccherino e poi conta anche il prestigio della denominazione o del brand”.La Thailandia è un mercato che viene toccato per gli investimenti OCM e quanto queste misure possono aiutare a sviluppare mercati emergenti come questo?“Sì, negli ultimi anni è tra i Paesi

destinatari inseriti dalle aziende, cosa che porta a una spinta a investire maggiormente, perché c’è un abbattimento dei costi”.Cosa consiglierebbe alle aziende che vogliono approc-ciare questo mercato?“Per prima cosa è indispensa-bile trovare un importatore. E’ inoltre importante la presenza sul mercato del produttore o di chi lo rappresenta, anche per formare la forza vendita e i clienti. Insomma, è da prevedere un investimento nel lungo periodo”.•

T he Wine Trotterdi Marina Ciancaglini

Un’alta tassazione non le impedisce di essere uno dei mercati principali del sud-est asiatico, complici il turismo e le diffuse usanze occidentali

Thailandia e vino, difficoltà e prospettive

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L’Enologia Naturale

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Hai chiusocol cattivoodore.Lo sgradevole difetto di tappo/mu�a oggi può essere de�nitivamente dimenticato. Il Laboratorio Polo possiede una metodologia di analisi certi�cata di assoluta avanguardia che consente l'individuazione della vasta gamma di metaboliti che, se presenti nel sughero, causano l'odore di tappo. Grazie ad una strumentazione d'eccellenza, unica a livello mondiale nel settore enologico, il Laboratorio Polo è in grado di eseguire analisi sulle partite di tappi, e�ettuando un valido controllo quantitativo delle principali molecole particolarmente critiche per il sughero. Inoltre, il Laboratorio Polo, ha messo a punto metodi innovativi di identi�cazione di molecole cedute al vino da parte di colle, trattamenti di super�cie e lubri�canti utilizzati nella lavorazione dei tappi tecnici. Pololab fornisce, in questo modo, la garanzia della qualità del vino conservato in bottiglia. Per l'elevata tecnologia d'analisi e per l'impegno costantemente teso all’ultima frontiera della ricerca, il Laboratorio Polo ha ricevuto riconoscimenti dall’Unione Europea, dal Ministero della Ricerca e dalla Regione Veneto. Pololab è l’avanguardia della naturalità.

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Le tensioni con i sinda-cati. Le nuove guide del vino e dei risto-ranti. La nuova legge

finanziaria. Sono questi i prin-cipali temi che caratterizzano ogni autunno della nostra Italia. In questo spazio ci concentria-mo sopratutto sull’ultimo dei tre perché, nella nuova legge di stabilità il capitolo dedicato all’agroalimentare ha una sua (inedita?) rilevanza. Il Ministro delle Politiche Agricole Mauri-zio Martina (Pd, ma non spu-doratamente ‘renziano’ come or-mai va di moda) ha annunciato azioni per lo sviluppo, l’occupa-zione e la semplificazione, non-ché fondi per favorire il ricam-bio generazionale (30 milioni previsti), il rafforzamento delle filiere (altri 30 milioni) e altri stanziamenti per i (tanti, tantis-simi) danni causati dal maltem-po in ogni angolo d’Italia. “Anche nella legge di stabilità il settore agroalimentare tro-va uno spazio importante – ha

dichiarato il Ministro Mauri-zio Martina – con azioni per lo sviluppo, l’occupazione e la semplificazione. Sono molto soddisfatto per il lavoro concre-to fatto a favore delle nostre im-prese, con un sostegno che si va ad aggiungere agli interventi di Campolibero della legge Com-petitività e agli strumenti che il Governo ha messo in atto in questi mesi”. Per Martina però l’effetto luna di miele di un primo scorcio di mandato molto spedito sem-bra perdere un po’ di efficacia. Infatti il Ministro non ha fatto completamente i conti con l’op-posizione. Quale, chiederete voi? Quella di centro-destra? Macché! Con il ridefinito Pat-to del Nazareno l’unione tra Renzi e Berlusconi è più forte

che mai. Come scrive Il Cor-riere della Sera è stato infatti Francesco Boccia, pugliese Presidente della Commissione Bilancio alla Camera dei De-putati, a criticare fortemente vari dispositivi della legge di bilancio, palesando dubbi sul-la disponibilità di risorse per

rendere concreto il pacchetto di riforme studiato dal bergamasco Martina. Boccia è compagno di partito dell’attuale Ministro nonché marito della ex respon-sabile del dicastero di via XX Settembre, ovvero Nunzia De Girolamo che lasciò il suo in-carico tutt’altro che serenamen-te tra tante polemiche e pre-sunti scandali. Un puro caso, ci mancherebbe. Fatto sta che le pesanti critiche che Boccia ha esternato in varie interviste con-fermano quanto siano agitate le acque interne al Partito Demo-cratico nell’era Renzi e che lo spettro di nuove elezioni nella primavera 2015 sia più vivo che mai (alcuni analisti sono pronti a scommetterci).Intanto il nuovo corso dell’at-

tuale partito di maggioranza italiano si vede anche a tavola. Ma non certo in quelle della Festa dell’Unità! Se ai tempi di Berlinguer la base del Pci si costruiva e si formava durante i raduni estivi a base di lasa-gne e Lambrusco, ora la nuova era contempla formule ben più remunerative e trendy. Sono le cene di crowdfunding (raccolta fondi detto all’ame-ricana) promosse dal tesorie-re renziano del Pd Francesco Bonifazi per fare cassa e tes-sere rapporti di lobby molto utili. A novembre a Milano e a Roma ne sono state appa-recchiate due molto generose, non solo per il menù, ma so-prattutto per l’incasso: si parla di oltre 1 milione di euro, elargito da imprenditori e ric-chi sponsor che ci tengono, eccome, a far capire da che parte stanno nella nuova rot-ta italiana. Sulla tavola anche i pregiati vini veneti di Alle-grini, le bollicine di Cantine Ferrari nonché le etichet-te di Santa Margherita e Bertani, quattro marchi top del vino italiano nel mondo che ovviamente hanno il loro ritorno – d’immagine ed eco-nomico – ad annaffiare tavole così strategiche. •

Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a [email protected]

Su Twitter @giopellix

La domanda è se la “luna di miele”del Ministro Martina durerà. Intanto i vini di Allegrini, Cantine Ferrarie altri brand accompagnano le nuove e ricche tavole del Pd di Renzi

di Giovanni Pellicci L’agroalimentare

mai così protagonista nella Legge di Stabilità

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“Mi occupo di enologia, sono sommelier e ancora prima un grande appassionato di vino. Sono nel mondo del vino da or-mai quasi 10 anni: vengo da una famiglia che ha sempre prodotto vino e ho scelto di proseguire sulla strada intrapresa dai miei

benché consapevole dei limiti e delle dif-ficoltà del mio Paese. Così, dopo anni di formazione spesi fuori dall’Albania, sono entrato in azienda (Kantina Arberi - www.kantina-arberi.com) e ho messo a frutto quello che avevo imparato. Il mio lavoro mi piace molto, così come questo settore e la sua filosofia. Si incontrano persone da tutto il mondo, accomunate da un’unica passione, quella per il vino: nascono mo-menti di condivisione e anche amicizie. L’Albania sta crescendo molto nella produ-zione vitivinicola e ci sono numerose sfide

da raccogliere e opportunità su cui inve-stire: ovviamente siamo un passo indietro rispetto al resto dell’Europa ma stiamo la-vorando bene, ad esempio nella selezione clonale e puntando sui vitigni autoctoni. Purtroppo veniamo fuori da un regime dit-tatoriale in cui il vino non aveva alcuna im-portanza: stiamo colmando il gap, puntan-do sulle nostre tipicità e su vitigni con una loro spiccata personalità. Per il futuro vedo comunque vini con un grado alcolico più basso, pertanto meno impegnativi, che pos-sano stimolare un consumo maggiore. Se

È la nuova generazione che lavora nel settore vitivinicolo. Sempre in giro per il mondo, appassionata, lucida. Felice di fare questo lavoro, seppur

non senza qualche difficoltà

Sono giovani, lavorano nel mondo del vino in senso tradizionale o ve-stendo panni nuovi, hanno la vali-gia sempre pronta, sono preparati,

lucidi, apprezzano i pregi di questo mondo ma hanno anche ben in mente quali sono le note dolenti e gli aspetti su cui ci sarebbe da lavorare. Sono la nuova wine generation, fatta di sogni, fantasia, tenacia e…passione per il vino.

Under 40. Globe trotter?L’INCHIESTA

LA MEGLIO GIOVENTÙdi Claudia Cataldo

NOME: Rigers Kaçorri

ETÀ: 26

NAZIONALITÀ: albanese

VINO DEL CUORE: Chateau Margaux

UNA FIERA IMMANCABILE: Vinexpo Asia

PERSONAGGI STIMATI: Roberto Rabacchino

e Luigi Costandini

“In Italia l’indice di ricambio generazionale è pari al 14% (nel 1990 era il 17,5%), vale a dire 14 giovani ogni 100 anziani; tale rapporto in Spagna è del 18%, del 73% in Francia e addirittura del 134% in Germania” - dati Ricerca Nomisma 2014

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dovessi fare un appello lo farei senz’altro alle autorità pubbliche: ad esempio chie-derei al legislatore europeo di stare più vicino al comparto, che ha già molte diffi-coltà endogene. Progetti? Al momento sto lavorando al primo spumante albanese, prodotto da una varietà autoctona SheShi i Bardhë, con Metodo Classico. E sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti”.

“Lavoro nella piccola azienda di famiglia (Casanuova - www.casanuova.info): 3,5 ettari di vigneto e 7 di oliveto, nel Chian-ti Fiorentino. Un piede nel settore ce l’ho sempre avuto, ma la scelta definitiva di fare questo lavoro è arrivata circa 4 anni fa: lavoravo nella cooperazione interna-zionale in Uganda ed ero costretto a bere vino malamente conservato e di dubbia origine. Per consolarmi guardavo video di degustazioni in internet, in partico-lare quelle di Gary Vaynerchuck. È un settore affascinante: non si smette mai di imparare, è eterogeneo, vasto sia nel pubblico che nell’offerta; ma allo stesso tempo l’imprevisto è sempre in agguato e la burocrazia ci stritola: basti pensare al mercato europeo e alle opportunità che potrebbero derivare da una vendita online più libera. In Italia il problema è la collaborazione: c’è grande qualità e varietà, ma finché ognuno rema dalla sua parte le debolezze persistono. E poi c’è poca propensione a far lavorare i giovani: avevo chiesto ad una famosa azienda di

fare un tirocinio nel settore commerciale per cui la Regione avrebbe coperto tutti i costi, ma la risposta è stata “no”! Per il futuro mi auguro che si acceleri l’evolu-zione del gusto nei nuovi consumatori in tutto il mondo, affinché la scoperta della grande diversità dei vini abbia la meglio contro l’omologazione dei sapori. E un consiglio: rilassiamoci, rispettiamoci e lavoriamo tutti insieme. Insomma, enjoy wine!”.

“Lavoravo come copywriter e mi è capi-tato di studiare una linea di etichette per il mercato indiano: poi è venuta la tesi di laurea sul mercato del vino italiano post-1986, l’esperienza all’Enoteca Ita-liana e gli attuali ruoli di brand ambas-sador per un consorzio di aziende multi regionale e quello di export manager per una cantina veneta. Credo che sia stato il vino a scegliere me, lo sento ogni vol-ta che giro tra le dita un cavatappi. Sono sempre in viaggio: le persone che incon-tro sono meravigliose e il mondo del vino

NOME: Thilo Besançon ETÀ: 34NAZIONALITÀ: tedescaVINO DEL CUORE: Chianti Rufina di Frascole

(“mi ha aperto gli occhi sulle molteplici forme del Sangiovese”)UNA FIERA IMMANCABILE: Vinitaly (nello

specifico il VIVIT)PERSONAGGI STIMATI: tutti i viticoltori pionieri

NOME: Niccolò Petrilli

ETÀ: 30

NAZIONALITÀ: italiano (sardo-toscano)

VINO DEL CUORE: impossibile da dire, come un

quadro impressionista la mia scelta cambia

con l’umore, il giorno e l’ora, la compagnia,

la stagione

UNA FIERA IMMANCABILE: forse il Prowein, ma

le fiere internazionali stanno perdendo il

loro appeal

PERSONAGGI STIMATI: Franco Biondi Santi.

“E le splendide Marisa Cuomo e Donatella

Cinelli Colombini. Ma anche la blogger

Madeline Puckette, autrice di Winefolly.com”

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?L’INCHIESTALA MEGLIO GIOVENTÙ

di Claudia Cataldo

parla ovunque un solo linguaggio, certo la progettazione della vita privata passa in secondo piano. Amo il rapporto verticale che va dalla terra e dalle mani dell’uomo e raggiunge l’olimpo del marketing più vo-latile, quel senso di tradizione che cattura e coinvolge ancora prima che il vino sia nel bicchiere. È un settore che richiede comunque una grandissima competenza e che è in continuo divenire. Le variabili sono innumerevoli: ad esempio il cambio

climatico andrà ad impattare sempre di più sulla produzione, modificando di fatto le aree storiche e aprendo la strada a nuo-vi competitors. La Cina in particolare sta scalando le classifiche di produzione, con picchi qualitativi già degni di nota, e nei prossimi 5 anni potrebbe spostare il bi-lanciere clamorosamente ad est, con una rivoluzione dei consumi ad oggi impreve-dibile. Dalla sua l’Italia ha una ricchezza unica (e la competizione con i francesi

non ci fa che bene) ma manca di siner-gia, soprattutto quando cerca di aggredire i mercati esteri: non si muove l’Italia del vino, ma il produttore lungimirante che non ha comunque lo stesso potenziale di promozione del brand complessivo. Non lasciamo che facili logiche di mercato in-ghiottano il motore qualitativo dell’Italia enogastronomica: investire sulla qualità pagherà sempre. E avviciniamo di nuovo il vino al grande pubblico”.

NOME: Gianluca Usai

ETÀ: 26

NAZIONALITÀ: italiana

VINO DEL CUORE: il Turriga, soprattutto di

vecchie annate

UNA FIERA IMMANCABILE: il Prowein

PERSONAGGI STIMATI: Angelo Gaja

“Avevo un sogno e sto lavorando affinché si realizzi: occuparmi di export management per piccole aziende vitivi-nicole italiane (www.winemood.net), che è quello che sto facendo girando per gli States. Lavoro nel settore da un paio di anni e mi sento molto fortunato: non ho ancora riscontrato difetti evidenti o scoraggianti, piuttosto trovo molto af-fascinante andare per il mondo promuovendo la tua terra e diventando così una sorta di amba-sciatore. Abbiamo una

grande qualità in Italia, confermata anno dopo anno da produzioni d’ec-cellenza, ma ci vorrebbe una cabina di regia na-zionale o almeno regio-nale per la promozione, interna e fuori confine. Non riusciamo a comu-nicare come dovremo la nostra varietà di vini e i nostri territori, soprat-tutto all’estero: questo deficit rende difficile an-che la vendita, come ad esempio ho avuto modo di riscontrare nel merca-to americano, caratteriz-zato da grande concor-renza e da una spiccata

concentrazione del bu-siness in mano a pochi – pochissimi - players. Eppure sta aumentando su scala globale l’inte-resse per le varietà au-toctone e per le piccole realtà di stampo fami-liare: l’Italia dovreb-be sguazzare in questo trend, invece non coglie a pieno le opportuni-tà offerte. In generale consiglio ai produttori di riflettere e agire in un’ot-tica più internazionale e di affidarsi a professio-nisti per la promozione e la vendita all’estero dei propri prodotti”.•

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*

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di Marina Ciancaglini

Chef

L’ex sous-chef più famoso d’Italia non ha tardato a far parlare di sé per il suo nuovo progetto a Del Cambio

Matteo Baronetto, la rinascita dopo Cracco

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DEL CAMBIOPiazza Carignano, 2 - Torinodelcambio.it

Nato alle porte di Torino, classe 1977 ma già con un’esperienza ventennale. E’ Matteo Baro-netto, neostellato dalla guida

rossa che, dopo essere stato per anni il motore di Cracco, molto più che un sem-plice sous-chef, ritorna nel capoluogo pie-montese per una nuova avventura: essere l’executive chef di Del Cambio, ristoran-te storico e totalmente rinnovato dopo un importante investimento. E i riconosci-menti non si sono fatti attendere.Più di 10 anni di vita lavorativa con uno chef come Carlo Cracco. Che cosa significa iniziare una nuova av-ventura da solo?“Significa avere la possibilità di parteci-pare a un progetto appassionante, innova-tivo, stimolante e di ampio respiro come quello di Del Cambio, che restituisce a Torino e all’Italia un pezzo di storia, cul-turale ed enogastronomica. Carlo mi ha dato e insegnato tantissimo, in cucina, nella gestione delle persone e del risto-rante, è stato per me un esempio di uomo, di chef e di manager. L’esperienza matu-rata in questi anni a Milano mi dà la forza di affrontare la nuova sfida con un baga-glio di esperienza non comune, con una nuova autonomia e un orizzonte creativo indipendente”.Per lei Torino è un ritorno alle ori-gini. Una nuova sfida nel luogo da dove si proviene e da dove si manca da tanti anni dà più ansie “da presta-zione” o ci si sente accolti?“Sono piemontese doc, di Giaveno. Il Cambio per me è sempre stato il tempio della cucina piemontese, un punto di rife-rimento, fa parte della mia memoria stori-ca. A volte non mi rendo ancora conto che sono in un luogo dove, da ragazzini, tutti sognavano di essere e, pur non essendo un tipo da ansia da prestazioni, qualche ti-more lo avverto. Poi non amo mettermi in mostra, preferisco lavorare sodo per rag-giungere risultati eccellenti per me e per i miei soci. A Torino mi sono sentito accol-to, capito e rispettato. Qualche diffidenza all’esordio è inevitabile, ma sono ancora agli inizi e il mio obiettivo è far amare il Cambio, il Bar Cavour e la Farmacia, l’angolo di dolci e pasticceria prodotti dal nostro laboratorio che tra poco inaugure-remo, rendendoli destinazioni imperdibi-li, non solo per i torinesi”.A pochi mesi dal suo arrivo a Del

Cambio è già stata assegnata la pri-ma stella Michelin ed eletto novità dell’anno per la guida dell’Espresso. Come ha accolto questi titoli?“Con emozione, ho capito che sto cammi-nando sulla strada giusta. Al tempo stes-so, è anche una grande responsabilità e uno stimolo a fare ancora meglio”.Al giorno d’oggi, per essere cono-sciuti contano di più le guide o ave-re un buon posizionamento su Trip Advisor?“La reputazione che ti crea una guida va al di là della semplice conoscenza, crea consenso tra un pubblico diverso, più attento rispetto a quello primario di Trip Advisor. Definirei Trip Advisor uno stru-mento di geolocalizzazione, di prossimità, le guide veri e propri consulenti. I due strumenti sono però sempre più integrati e utilizzati in contemporanea”.La carriera dello chef sembra diven-tata molto ambita tra i giovani. Ne viene sottovalutata la fatica?“Non a tutti i ragazzi che desiderano in-traprendere questo percorso è chiaro il sa-crificio che li attende. Il fatto che oggi gli chef siano delle star, che il lato mediatico

della professione abbia la prevalenza, può abbagliare, facendo passare in secondo piano la fatica, la gavetta e le infinite ore di lavoro che li attendono”.Cucina e tv, come vede il binomio e valuterebbe una sua presenza in un programma di cucina?“E’ un binomio ambivalente, fino a un certo punto è stato positivo. Ora, però, il trionfo di trasmissioni di cucina di ogni genere sta esasperando il tema, banaliz-zandone troppo spesso i contenuti e immo-lando la cultura gastronomica sull’altare dello show-cooking. Per carattere e per l’impegno che voglio garantire al progetto Del Cambio non prendo in considerazione l’idea di una mia presenza in programmi di cucina”.Il prossimo passo potrebbe essere un ristorante tutto suo?“Sento già mio il Cambio e mio sento il mestiere che faccio e quello che ancora dovrò imparare”.•

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Con il Natale alle porte, il panettone di-venta un simbolo delle tavole italiane durante

le festività. E, come per tutti i prodotti di largo consumo, gli scaffali dei supermercati si riempiono di marchi e prezzi differenti; come a essere dif-ferente è la qualità e, se si cerca il prodotto artigianale, sale al vertice della piramide qualita-tiva. Alfonso Pepe, pasticcere campano, è considerato uno dei maestri di questa lavorazione e a lui chiediamo delucidazioni su questa tipicità del made in Italy. Quali sono gli ingredienti principali di un panettone artigianale?“Gli ingredienti fondamentali sono la farina e il lievito. La

farina è la cosa più difficile da selezionare, perché risente dell’annata e cambia ogni anno. Io uso un grano tenero “doppio zero”, che seleziono annual-mente. Per quanto riguarda il lievito, solo lievito madre, fatto da me; è lo stesso da vent’anni, praticamente ho cresciuto un ragazzo!”.Quali sono i segreti per avere un prodotto di grande qualità?“Oltre alla qualità delle materia prime è molto importante la cottura, deve essere bassa e costante. Per ogni panet-tone in forno mi servo di un termometro per controllare la temperatura interna”.Esiste una ricetta standard originale o esistono delle tradizioni regionali o per-sonali del pasticcere?“La ricetta dell’impasto è quella originale milanese, ci sono poi

delle influenze regionali. Io lo personalizzo con quelle che sono le tipicità della Campa-nia, come, per esempio, il mio panettone con il Pomodorino di Corbara”. Panettone solo a Natale?“No, direi panettone tutto l’anno, il segreto è seguire l’andamento stagionale della frutta. Li produco durante tutto l’anno e d’estate il mio panet-tone alle albicocche è molto richiesto”.Con la crisi è un prodotto che ha subito una flessione a favore dei prodotti indus-triali più economici? “Ho iniziato a fare i panettoni diversi anni fa, quando di media quelli industriali costavano 2.000 lire e i miei 10.000 e, da allora, ho visto costantemente una crescita, forse perché c’è sempre più attenzione a quello che si mangia”.

Farine selezionate, lievito madre, ingredienti territoriali e di qualità. Anche il panettone ha le sue regole, soprattutto se parliamo di prodotti artigianali

Ricetta milanese ma il sud sta diventando sempre più pro-tagonista anche per i panettoni artigianali. Il nuovo libro della giornalista napoletana Donatella Bernabò Silorata, presenta nel libro “I panettoni del Sole. Luoghi, volti, storie e sapori del panettone artigianale in Campa-nia” (Edizioni Malvarosa) undici pasticceri campani, tra cui anche Alfonso Pepe che producono lievitati di grande qual-ità e ne racconta storia e produzioni. Il libro è un viaggio nei luoghi, nei sapori e nelle tradizioni della Campania, che dà voce a piccoli artigiani del gusto e grandi nomi della pas-ticceria. Non mancano informazioni sul disciplinare, ricetta tradizionale e consigli per la realizzazione del panettone a casa propria.

Il panettone che fa la differenza

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INSTALLAZIONEnon è richiesta alcuna predisposizione, è sufficiente una presa elettrica.

INSTALLATION no site adjustment required.

QUALITÀ CONTROLLATAle analisi di laboratorio effettuate garantiscono il mantenimento del vino per un mese circa dall’apertura della bottiglia.

CONTROLLED QUALITYpreservation of the wine for about one month after opening the bottle.

TEMPERATURA CONTROLLATAil sistema di climatizzazione (impostabile da 4° a 25°) assicura la perfetta temperatura di servizio del vino.

CONTROLLED TEMPERATUREthe climate controlled system (from 4° to 25°) ensures the ideal service temperature of the wine.

IGIENE CONTROLLATAsistema automatico di pulizia del circuito di erogazione brevettato.

CONTROLLED HYGIENEautomatic self-cleaning systems of serving parts, patented.

ESCLUSIVAsistema con bombola azoto a bordo brevettato.

ESCLUSIVITYon board gas cylinder system patented.

CERTIFICATO DI CONFORMITÀ PER IL CONTATTO CON ALIMENTIcostruita al 100% con componenti testati ed idonei al contatto con alimenti secondo le norme della serie UNI EN 1186:2003(parti dalla 1 alla 15)

CERTIFICATE OF FOOD CONTACT COMPLIANCE100% manufacture with components tested and suitable for food contact, according to the standards UNI EN 1186:2003 (parts from 1 to 15)

diWine “WINE TASTING SYSTEMS” by Novatec S.r.l.Novatec S.r.l. - Via delle Acque, 6 - 50035 Palazzuolo sul Senio (FI) - ItalyTel. +39.055.8046179 - +39.055.8046419 - Fax [email protected] www.diwineitaly.it

Caratteristiche

Features

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Si è parlato di mercato italiano. Si è parlato di mercato americano. E si è cercato di analizzarne punti d’in-contro e sostanziali differenze. A

Verona, presso i Frantoi Redoro, giovedì 20 Novembre, hanno preso parte all’incontro organizzato da Heavent in collaborazione con la rivista I Grandi Vini e U.Vi.Ve., una cinquantina di produttori. La conferenza, dal titolo “The dream co-

mes true”, ha visto la partecipazione di Arturo Stocchetti (Presidente U.VI.VE), Benedetto Cico (Heavent), dell’ Avvocato Alberto Poggi, di Alvaro de Anna (Bacco Arianna Editore) e, in collegamento video-telefonico dalla California, di Duilio Valenti (Chef Valenti&Co) e Bruno Serato (Chef e Founder della Caterina Foundation).L’export del vino italiano in America, con tutte le difficoltà burocratiche ed organizza-tive che comporta, è stato il punto focale della conferenza e, strettamente correlato ad esso, i gusti e le scelte del territorio cali-forniano, in grado di dettare le tendenze di un intero continente. Ed è proprio a Beverly Hills, nella lussuosa Rodeo Drive che, tra il 22 ed il 28 Giugno, si terrà un evento organizzato da Heavent,

che vedrà protagonisti i grandi vini veneti. “Venice and its wines” sarà un modo per far conoscere in modo diretto i migliori vini della regione, portandoli all’attenzione di appassionati e ristoratori, ma sarà anche e soprattutto un modo per fare squadra, pre-sentandosi uniti nell’unico obiettivo di pro-muovere la regione e l’Italia intera attraver-so i suoi prodotti. •

The dream comes trueIl vino italiano

in America: il progetto di Heavent

FOTO DI PAMELA BRALIA

Heavent propone ai produttori di vino del Bel

Paese strategie personalizzate, incontri B2B,

eventi di degustazione, presenza sui social

media, contatti con stampa specializzata e

opinion leader locali, i quali sapranno divulga-

re al mercato californiano la qualità dei pro-

dotti offerti dalle aziende italiane.

Page 29: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

31

HA VINTO 5 NOTTI A SAN ANSELMO CALIFORNIA - AL SAN ANSELMO INN + AUTO A NOLEGGIO COMPRESA.

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Direttore commerciale:Alessandro Framba mob. 348 [email protected]

SI RINGRAZIANO PER LA COLLABORAZIONE:

Page 30: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

32

Nel Comune di Lari, ne l l ’ i ncan tevo le campagna delle col-line della provincia

di Pisa, poco conosciuta rispet-to al panorama viticolo toscano - eppure già famosa dall’inizio del secolo scorso per la produ-zione di vini di grande qualità, detti all’inizio del Novecento “vini fini” - sorge Fattorie dei Dolfi. Un progetto che parte da lon-tano, quello di Giovanni Dol-fi, fatto da un concetto di vino senza tempo, che esula dalle

mode. Qual è la genesi di questa storia un po’ singolare?“Tutto è nato dall’incontro, circa 20 anni fa, con Giacomo Tachis, l’enologo che ha con-tribuito a scrivere un pezzo di storia del vino italiano. Io facevo l’allenatore di cavalli da corsa, la mia famiglia ave-va dei vigneti intorno a casa, circa 8 ettari, ma Tachis, che conosceva molto bene la zona di Lari e le sue potenzialità, mi consigliò di recuperare quelle vecchie vigne di famiglia. La

sfida era assolutamen-te controcorrente per quegli anni: creare un vino che non asse-condasse le richieste del mercato, fatto dal vitigno, sì, ma con l’e-vidente impronta del terreno dove nasce. Iniziò così un’atten-ta selezione massale dei vigneti originali che erano il Prugnolo Gentile, il Carmene-re, il Cabernet Franc, l’Alicante, più altri vitigni autoctoni quasi scomparsi. Fu piantato anche un Merlot che anche questo derivava

da una selezione massale di un vitigno che esisteva da 50-70 anni nella Lucchesia. Seguono anni di studio, dove mi immer-go avidamente nei testi antichi di enologia e viticultura che Tachis mi aveva lasciato, così creandomi una conoscenza ben radicata nelle procedure che venivano fatte nel passato, che al tempo io definirei ge-niali per ottenere grandi vini e grande qualità. E’ chiaro che con un maestro come Tachis, che ti segue passo per passo nell’evolversi del vigneto e nei

suggerimenti necessari per la raccolta e la conservazione e la vinificazione, per me è stata un’esperienza unica e irripeti-bile. Cercavo la perfezione, il vino a cui dare un nome e un cognome, inteso come, per il nome il vitigno e il cognome il terreno o terroir dove sono state piantate le viti. Questo è accaduto dopo quasi 15 anni di prove e di micro vinificazioni. A quel punto abbiamo deciso di imbottigliare la prima an-nata, un vino unico e con una forte identità territoriale. Era il 2008.”Qual è l’identità di oggi di Fattorie dei Dolfi? “Sono 3 vini cru, circa 1.500 bottiglie per ciascuna etichet-ta, in circa 8 ettari di vigneto, provenienti dalle nostre rigi-de selezioni di vendemmia, chicco per chicco: Imeneus, ll’Amor de’ Santi e ‘l Bru-no de’ Venti. Il lavoro in vi-gna è in prevalenza manuale e per quanto riguarda i prodotti utilizziamo solo quelli ammessi nel disciplinare biologico. Ho scelto di fare più vendemmie, in base alla diversità di matu-razione delle micro parcelle. In cantina deve essere fatto il meno possibile, solo lieviti in-

Vini che assecondano la natura

Cover Story

Passione, studio e zero compromessi. Quella di Fattorie dei Dolfi è una storia in cui il tempo non conosce la fretta e che sa guardare i cicli naturali

DI MARINA CIANCAGLINI

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33

Fattorie dei Dolfi originates from Lari, the charming countryside in the prov-ince of Pisa, which is not a well-known area in the Tuscan oenological scene. However it used to be renowned for pro-ducing fine wines at the beginning of the last century. Here Giovanni Dolfi’s project goes a long way back in the history searching for time-transcending wines which go beyond fashion and popular trends.What is the origin of such a unique project? “Everything started 20 years ago, when I met Giacomo Tachis, the iconic oenologist who had his name inscribed in the Italian his-tory of winemaking. I worked as a horse trainer, while my family owned about 8 hectares of vineyards around our house. Dr. Tachis, who knew very well the terroir of Lari and its potential, suggested me to revitalize that ancient family vineyard.It was undoubtedly a nonconformist challenge then to decide to make wines that were not aimed to please the mar-ket but truly respects and reflects its ter-ritory to create real peculiar imprints. So we started a careful selection of the vines which had been in the ancient vineyard for long long years, such as Prugnolo Gentile, Carmenere, Caber-net Franc, Alicante and other autoch-thonous grape varieties almost disap-peared. Furthermore we added Merlot from a 50-70 year-old vine from Lucca.After years immersing myself in the ancient books on oenology and viti-culture that Tachis had suggested me reading, I’ve built up the knowledge of a rather radical method which follows the most traditional way of wine-mak-

ing. During this period of time I’ve also defined my unique way to achieve the stringent quality standards and make great wines. It’s a unique experience to have a teacher like Dr. Tachis, who practically held my hand and gave wise advice at every crucial step such as the harvest, the storage of the grapes, and the winemaking. I seek perfec-tion in wine-making to create wines with a name and a surname, which means they show the true potential of the grapes used (the name) and reflect honestly the terroir they come from (the surname). After 15 years of ex-periments of micro-vinification, we de-cided to bottle the wines. That was the

year of 2008”. What’s the identity of Fattorie dei Dolfi today? “Our three wines are Imeneus, ll’Amor de’ Santi and ‘l Bruno de’ Venti. Each of the label has about 1,500 bottles com-ing from the careful hand- selection of the harvest, grape by grape: The work in the vineyard is mostly manual and we use only those chemicals approved by organic farming. I also decided to do many rounds of harvests fitting to the perfect ripening timing of every mi-cro plot. In the cellar we try to intervene as little as possible, to use only autoch-thonous yeasts, to avoid clarification or filtration at all costs, and last but not least to use only old barrels that are free from perfume or other aroma. It must be a true and untouched wine”.May we say it’s a bio-dynamic ag-

riculture? “These are modern trendy concepts while, I’ve always worked ac-cording to old farmer wisdom of cen-turies. Vines must be left to grow and develop their own natural defenses on their proper soils. With such extremely unique philosophy, one must be pre-pared to lose productions. For example this year we have only managed to harvest 30% of the production in order to keep the quality standards. Further-more I follow the lunar calendar to organize the different processes in the vineyard and to decide the moment of bottling. Nature rules and we have to obey only if we want to reach out for per-fection. I have had a great teacher, the perfect land, and what I have learned with passion and studies. My wines are the fruit of no compromises”. •

Wines that go along with naturePassion, study and no compromises. Fattorie dei Dolfi tells a story about slow rhythms and natural cycles

FATTORIE DEI DOLFI DI DOLFI GIOVANNI

Via di Sottobosco 3-5 56030 Perignano di Lari (Pisa)

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digeni, niente chiarificazioni né filtrazioni e botti vecchie in quanto non ci devono es-sere odori o profumi derivanti dal legno. Deve essere un vino vero, incontaminato”.Possiamo parlare di un’a-gricoltura biodinamica?“Questi sono concetti di moda adesso, io seguo solo il buon-senso dei contadini di una vol-

ta. La vigna va lasciata fare, deve sviluppare le sue difese naturali e va assecondata col-tivandola nei terreni giusti; chiaramente è una filosofia di lavoro estremamente esclu-siva, bisogna essere disposti a perdere una parte delle uve quando si vendemmia, come quest’anno che ne ho selezio-nato appena il 30%. La natura

ci comanda e va assecondata per raggiungere la perfezione, ad esempio seguo le fasi lunari per i vari processi di lavorazio-ne della vigna e al momento dell’imbottigliamento. Ho avu-to un grande maestro e, insie-me a ciò che mi ha regalato la terra, la passione e lo studio, i miei vini nascono e vengono prodotti senza compromessi”.•

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Una contrazione del 5-10% nella produzione controbilanciata dalla sanità delle uve, maturate a perfezione dal meteo favorevole in fase di vendemmia

Vigneto Calabria: quantità in calo, qualità in crescita

Calabria

DI IRENE GRAZIOTTO

La regione Calabria ri-entra perfettamente all’interno del quadro enologico meridionale

dove il calo generale della pro-duzione, dovuto al clima estivo piovoso e poco caldo, è stato controbilanciato da un meteo soleggiato prima della raccolta che ha consentito di raggiungere il giusto grado di maturazio-ne e ha eliminato il rischio di muffe. Se a luglio infatti le tante precipitazioni hanno comportato un ritardo nello sviluppo del gra-do zuccherino, il mese di agosto ha visto una ripresa confermata poi a settembre. La vendemmia ha subito quindi solamente una decina di giorni di ritardo, ad ec-cezione delle zone montane dove a metà ottobre le uve non erano ancora pronte. Il calo registrato tocca punte del 14-15% per la zona di produzione di Reggio Calabria, nella fattispecie del Cirò, e di Cosenza. Tuttavia la sanità delle uve consentirà di

raggiungere alti livelli qualitati-vi per il comparto vinicolo cala-brese che a oggi conta 80 azien-

de per un totale di 400 etichette e 9 Doc. Per scoprire la viticoltu-ra calabrese, che risale indietro nel tempo sino al 3° secolo a.C. con la popolazione dei Bruzi e che conta soprattutto sui vitigni tradizionali, sia bianchi – Gre-co Bianco, Guarnaccia Bianca,

Montonico Bianco, Pecorello – che rossi – Gaglioppo e Maglioc-co in primis, basta seguire le 5 Strade del Vino e dei Sapori.Strada dei Sapori Medio Tir-reno CosentinoTredici paesini con vista mare e montagna, terme e luoghi re-ligiosi. Un territorio ad alta vo-cazione vinicola ma dalle minute quantità. Per un assaggio prova-te il Verbicaro Doc, nelle sue varianti bianco e poi il rosso o rosato. Strade del vino e dei Sapori della SibaritideSiamo nella piana di Sibari fra l’ex vulcano del Monte Pollino e il parco naturale dell’altopiano della Sila. Qui i vini più rappre-sentativi sono il Terre di Co-senza Doc sottozone Esaro e Colline del Crati, anche nelle versioni passito.Strade del Bosco e del VinoUna vegetazione fitta dove hanno saputo farsi spazio le viti colti-vate ad alberello, come facevano

i Bruzi, e la qualità: il Savuto Doc rappresenta la declinazione continentale dei vini calabresi.Strade del Vino e dei sapori della LocrideÈ qui che nasce il Greco di Bianco Doc, il cui nome in-dica non tanto il colore del vino quanto il comune di produzione: Bianco. Si tratta di uno dei vini dolci italiani più rari e pregiati, ottenuto dall’omonimo vitigno, tutt’altro che generoso, che cre-sce nei gradoni affacciato sul mare.Strade del Vino dei Saperi e dei SaporiCastelli e vigneti dove si produ-cono il Cirò Doc, il rosso ca-labrese più conosciuto, discen-dente del Krimisa greco offerto agli atleti – tradizione riportata in auge nel 1968 con il Cirò quale vino ufficiale delle Olim-piadi a Città del Messico – e il Melissa Doc dai buoni risultati specialmente dopo 2-3 anni di affinamento.•

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GRECHETTO VCR 2▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: dà vini di ottima acidità, freschi, fruttati con particolari sentori di pera, da uvaggio.

SANGIOVESE VCR 235▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: per vini con buon contenuto in antociani, strutturati, speziato-fenoli-ci. Indicato il taglio con VCR 209 per vini da lungo invecchiamento.

SANGIOVESE VCR 5▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: per vini ricchi in antociani, fruttati, di ottima struttura, da medio-lun-go invecchiamento; tannini particolarmente morbidi e rotondi.

VERMENTINO VCR 1▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: per vini fruttati, delicati, di buona acidità ed elevata tipicità da consu-marsi giovani o con leggero invecchiamento.

VERMENTINO VCR 12▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: dà vini fruttati, freschi, di buona struttura. Si presta all'affinamento in barrique. Ottimo il taglio con VCR 1 e VCR 12.

BELLONE VCR 2▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: dà vini armonici, di notevole finezza, buona aromaticità e discreta acidità.

CESANESE VCR 462*▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: dà vini di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, dal carat-teristico profumo di frutti rossi con finale speziato.

SANGIOVESE VCR 23▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: per vini da lungo invecchiamento, speziati, ricchi in colore; ottimo il taglio con il VCR 5 e il VCR 103.

SANGIOVESE VCR 105▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: per vini con ottima struttura, dotati di tannini dolci, rotondi. Interessante il taglio con il VCR 106. Molto accentuate le componenti speziato-fenolico e fruttato.

SANGIOVESE VCR 218▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria

Grappolo

Acino

Produttività

Potenziale enologico: per vini con buon tenore in antociani, di discreta struttura, particolar-mente fruttati, adatti alla produzione di vini novelli. Indicato il taglio con il VCR 214 e/o il VCR 209.

Origine:Todi (PG)

Origine:Alto Chianti

Origine:Montalcino (SI)

Origine:Follonica (GR)

Origine: Monteu Roero (CN)

Origine:Cori (LT)

Origine:Pagliano (FR)

Origine:Vecchiazzano (FO)

Origine:Scansano (GR)

Origine:Alto Chianti

Vivai Cooperativi RauscedoRauscedo (PN)

Tel. 0427.948811www.vivairauscedo.com

I CLONI PREFERITI DAI

VITICOLTORI DELL’ITALIA CENTRALEFin dal 1965 i Vivai Cooperativi Rauscedo hanno intrapreso un’intensa attività di selezione clonale

nelle principali varietà coltivate in Italia e all’estero. Attualmente sono 354 i cloni omologati VCR

e per altri 400 sono in fase di completamento i processi di valutazione agronomica ed enologica.

I viticoltori della Toscana, dell’Umbria e della parte litoranea del Lazio tra i molti cloni

a disposizione hanno manifestato un modesto interesse verso quelli qui evidenziati!

VCR: IL NUMERO 1 AL MONDO DEL VIVAISMO VITICOLO!

* In via di omologazione

STUDIOFABBRO.COM

Page 34: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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San Michele Appia-no, realtà storica nel cuore della rinomata “Strada del Vino”, è

oggi un punto di riferimento per la produzione vitivinicola altoatesina: fondata nel giugno del 1907, a tenerne il timone dal 1977 è il direttore tecnico e winemaker Hans Terzer. È stato proprio lui a volere for-temente l’APPIUS, il nuovo vino dell’azienda, frutto di un sogno e di un progetto ambi-zioso: produrre un bianco con

solo uve di qualità eccellente provenienti da vecchi vigneti. Il 2010 era l’anno giusto: con-dizioni climatiche ottime, vec-chie viti che producono pochi grappoli, uve completamente mature. Da quattro anni ormai questo vino pregiato matura in cantina in attesa di venire alla luce: “Ci sono anni con maggiore aroma e frutta, ci sono annate caratterizzate da più acidità e mineralità oppu-re anche annate più comples-se. Tutto questo dipende da

tanti fattori esterni, e proprio questi dovranno essere perce-pibili e assaporabili nell’AP-PIUS”, commenta Terzer. Solo in questo modo ogni annata sarà interpretata nel migliore dei modi e la stilistica uni-ca pienamente valorizzata. “L’APPIUS potrebbe essere un giorno anche un cuvée di vini rossi”, dice promettente. Fermentato e affinato princi-palmente in piccole botti di legno, dopo dodici mesi di af-finamento nel legno viene tra-

vasato in serbatoi di acciaio dove matura per quasi tre anni sulle fecce fini; anche la bot-tiglia cambia al cambiare del contenuto, con un design in divenire. APPIUS 2010, Doc Alto Adige – Südtirol Bianco, è una cuvée di uve Chardon-nay, Pinot Bianco, Pinot Gri-gio e Sauvignon Blanc, con lo Chardonnay a fare la parte del leone. Un vino schietto, figlio dell’annata, del territorio e delle sapienti scelte del suo Kellermeister: a dimostrarlo

APPIUS, il nuovo vino firmato Hans Terzer

San Michele Appiano – nel cuore della Strada del Vino – lancia l’APPIUS 2010: un vino figlio del territorio, dell’annata e del Kellermeister

Alto Adige

Page 35: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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è la nitidezza dei sentori pri-mari, con un ampio cesto di frutta esotica da poco giunta alla piena maturazione e qual-che frutto più fresco a pasta bianca come la mela golden. Un vino di grande personalità, con un alto livello di definizio-ne e pulizia anche al palato,

dove appare fresco e calibrato senza mostrare eccessi o lan-ciarsi in avventurose fughe in avanti. Anche l’uso del legno d’elevazione è degno di men-zione: sono state usate, come d’obbligo, botti piccole di ro-vere francese che donano al vino sfumature terziarie molto

calde e speziate, dominate dal-la vaniglia, che non predomi-nano assolutamente sul frutto primario anzi lo arricchisco-no e lo nobilitano. Una scelta coraggiosa. E, in futuro, una wine collection unica, pensata per gli appassionati di vino di tutto il mondo. (c.c.)•

San Michele Appiano, a historical re-ality in the heart of the famous Wine Road is now a point of reference for the oenological production of Alto Adige. Founded in June 1907, since 1977 it is managed by Hans Terzer. It

was he who wanted APPIUS, the new label of the winery. This wine is the fruit of a dream and of an ambitious project: to produce a white wine made of excellent grapes harvested from old vines. 2010 was the right year: excel-lent weather conditions, old vines that produce few grapes, perfectly mature grapes. This precious wine has been ageing in the cellar for 4 years, wait-ing for its right time. “There are more aromatic and fruity years, and other ones characterized by a more intense acidity and mineral inklings, or more

complex years. All this depends on many external elements, and they should be perceptible and testable in APPIUS”, says Terzer. In this way, ev-ery year is interpreted at best and its unique peculiarities exploited. “AP-PIUS could be a cuvée of red wines too, one day”, he adds. Fermented and refined in small wood barrels, af-ter a six months ageing in wood it is poured in steel vats where it ages for other three years on fine marc; also the bottle changes according with its content, with a becoming design. AP-

PIUS 2010, Doc Alto Adige – Südtirol Bianco, is a cuvée of Chardonnay, Pi-not Bianco, Pinot Grigio and Sauvi-gnon Blanc, where Chardonnay has the lion’s share. It’s a sincere wine, fruit of the year, of the territory and of the wise choices of its Kellermeister: a proof of it is the distinctness of the primary inklings, with an ample bou-quet of exotic ripe fruits combined with some fresh ones, like apple. It’s a wine with a strong personality, a high level of definition and cleanness, that ap-pears fresh and well-balanced without redundancies or extreme adventurous jumps. The choice of wood deserve a mention too: small French oak barrels give to this wine not prevailing warm, spicy inklings of vanilla that enrich and ennoble the fruity primary ones. A courageous choice. And in the future a unique wine collection addressed to the wine lovers of the world. •

APPIUS, the new wine by Hans TerzerSan Michele Appiano – in the heart of the Wine Road – launches APPIUS 2010: a fruit of its territory, of the year and of the Kellermeister

ST. MICHAEL EPPAN CANTINA PRODUTTORI SAN MICHELE APPIANO

Via Circonvallazione, 17-19 39057 Appiano sulla Strada del Vino (BZ)

Tel.  0471/664466  Fax 0471/660764www.stmichael.it - [email protected]

Page 36: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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Si chiama Colli Vitae ed è un esempio concreto e virtuoso di fare sistema nel competitivo mondo del vino. Una buona

pratica che, ad oggi, coinvolge cinque produttori di Cormons, in provincia di Gorizia, in Friuli Venezia Giulia ma è destinato ad allargarsi come gli stessi fondatori auspicano. Comunicare il ter-ritorio, condividere le proprie origini e peculiarietà, favorendo la conoscenza di un vino che nasce da una terra di confine. Questi gli obiettivi condivisi.Ai tempi dello sfaldamento della ex Jugoslavia, qui era un attimo ritrovarsi con le vigne in Italia e uno stabilimento in Slovenia e per questo nacquero i valichi agricoli, validi dall’alba al tramonto. Sono stati anni duri, in cui i di-segni geopolitici dei nuovi confini nazionali imposti dalla linea Morgan non hanno affatto tenuto conto delle esigenze, dei diritti e perfino degli amori che avevano preso forma in questo lembo di terra, oggetto del contendere fin dall’Impero Austro-Ungarico. E, altrettanto storicamente, questa è una zona fertile alla produzione di vini di qualità. Basti ricordare - ascoltando le parole di Claudio Fabbro, agrono-mo ed enologo locale, profondo conoscitore di questa area – che risalgono al 1100-1200 le prime tracce del vitigno di riferimento, la Ribolla Gialla,

a cui, sul finire del 1200, si è aggiunta la Malvasia e quindi, più “recentemen-te” sul finire del 1600 (esattamente nel 1682, come si evince da un patto dota-le dell’epoca) il Tocai Friulano oggetto delle recenti dispute “diplomatiche” con l’Ungheria. Oggi quest’area, con oltre 6 mila ettari boschivi, conta 1.300 ettari vitati in cui, più che l’acqua, sono la terra, il vitigno

e il seme, tutti omogeneamente grandi, a fare la differenza. E, aggiungiamo noi, anche lo spirito e la determinazione di cinque produttori che, grandi amici nella vita, hanno deciso di condividere un percorso comune, ponen-dosi sullo stesso livello, senza invidie ma anzi, con il desiderio, di condivi-dere un percorso di crescita e valorizzazione di un vino unico. Dario Rac-caro, Roberto Picech, Edi Keber, Damian Podveric, Damian Princic sono coloro che hanno deciso di unirsi nel presentare i loro vini al pubblico e ai consumatori. Intercettando preziosi fondi della Ocm Vino, il quintetto del Collio ha ospitato nei loro vigneti e nelle loro cantine una intensa tre giorni di degustazioni, riservata alla stampa specializzata ma aperta anche al pub-blico nella suggestiva festa finale sulle colline di Cormons. Una sinergia da applaudire, sostenere ed estendere, nella formula e obiettivi, a tante altre realtà della nostra Italia del vino.•

C’è Vitae nel Collio

5

Nei dintorni di Cormons, in provincia di Gorizia, cinque amici produttori comunicano il loro territorio e i loro vini in modo sinergico dando vita ad

un modello da esportare

Friuli Venezia Giulia

DI GIOVANNI PELLICCI

Modi di fare un vino unico: il Collio

COLLIO 2013 DI DARIO RACCARO Vitigni: 50% Pinot Grigio, 30% Sauvignon, 20% Tocai Friulano.13,5% vol.Giallo paglierino alla vista. Sentori di pera e mela al naso. In bocca risulta di forte impatto, con acidità spiccata e prolungata che fanno intuire un importante percorso di maturazione ancora da compiere.

COLLIO BIANCO 2013 COLLE DUGA DI DAMIAN PRINCICVitigni: 25% Sauvignon, 25% Chardonnay, 25% Tocai Friulano, 25% Malvasia Istriana14% vol.Vino ancora molto giovane che si differenzia per impiego di uve e tecniche di vinificazione, che contemplano anche il passaggio in legno, seppur delicato. Colore giallo paglierino, al naso note di frutta gialla. Acidità evidente con un finale intenso e persistente.

COLLIO 2013 DI EDI KEBERVitigni: 70% Tocai Friulano, 15% Ribolla Gialla, 15% Mal-vasia Istriana13% vol.Colore giallo paglierino più intenso. Al naso le note minerali del Tocai Friulano sono nette mentre in bocca è soprattutto la Ribolla Gialla a donare la giusta acidità. Note floreali molto spiccate che il tempo saprà domare.

COLLIO BIANCO JELKA 2012 DI ROBERTO PICECHVitigni: 40% Ribolla Gialla, 40% To-cai Friulano, 20% Malvasia Istriana13,5% vol.Colore giallo paglierino intenso, con note di frutta a polpa bianca al na-sto. In bocca il passaggio in legno si percepisce, seppur in modo equili-brato, donando al vino la freschezza e l’acidità necessarie per renderlo de-cisamente pronto.

BIANCO KAPLJA 2009 IGT VENEZIA GIULIAVitigni: 40% Chardonnay, 30% Tocai Friulano, 30% Mal-vasia Istriana. 14,5% vol.I 90 giorni di maturazione sulle bucce tracciano una rotta completamente diversa dagli altri quattro vini. Il colore am-brato è donato da uve raccolte un supermaturazione, frutto della riscoperta di un metodo di vinificazione antico. Al naso si colgono note di frutto della passione e di un componente citrina che si allunga anche in bocca. Vino di una prolun-gata intensità, destinato ad un lungo e florido percorso di invecchiamento.

Page 37: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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Il vino nasce da uno stretto legame con il territorio, di cui diventa espressio-ne. Lo sa bene La Delizia, cooperativa friulana nata nel 1931 ad opera di 70

soci fondatori, che rappresenta la maggiore realtà vitivinicola della Regione Friuli Ve-nezia Giulia associando oltre 500 viticolto-ri e 2000 ettari di vigneti, all’interno delle rinomate aree Doc “Friuli Grave” e “Pro-secco”. Si raccolgono oggi i frutti delle mo-derne scelte gestionali e operative portate avanti negli anni: l’equilibrio fra tradizione e sperimentazione si concretizza in vini di grande qualità, con un occhio di riguardo alle bollicine. Così è nata la gamma di vini Naonis, una linea che racchiude spumanti che esprimono il carattere e l’anima del ter-ritorio friulano e che si è recentemente am-pliata con il nuovo Spumante Rosé. Ottenuto dalla vinificazione in bianco di uve Refosco dal Peduncolo Rosso e Pinot Nero, è un Ex-tra Dry dal color rosa brillante, dall’intenso e fine profumo agrumato e fruttato e dalla buona acidità. C’è poi il Prosecco, altro ca-vallo vincente della Delizia. La pioggia di riconoscimenti internazionali è l’ulteriore conferma che La Delizia lavora tanto e – so-prattutto – molto bene. (c.c)•

La Delizia, viticoltori friulani dal 1931

Wine is always the fruit of a close bond with its terri-tory. La Delizia knows it well: founded in 1931 in Friuli by 70 partners, the cooperative represents the most important reality in the region, with its 500 vine-growers and 2,000 hectares of vineyards in the famous Doc areas of “Fri-uli Grave” and “Prosecco”. Nowadays the cooperative reap the benefits of the good management choices made in these years: a perfect balance between tradition and experi-mentation give life to high quality wines and, in particu-

lar, sparkling wines. The line Naonis includes sparkling wines that reveal the character and the soul of Friuli. Recent-ly, the line has been enriched by a new Spumante Rosé: an Extra Dry made of Refosco dal Peduncolo Rosso and Pi-not Nero, with a bright pink colour, a fine and intense cit-rus and flowery perfume, and a pleasant acidity. In addi-tion, another buttonhole of the cooperative is Prosecco. The many prices and acknowledg-ment received by La Delizia are a further proof of its good and important work.

La Delizia, winemakers in Friuli since 1931Modern choices, cutting-edge technologies and an export oriented management for a winery that has received many international acknowledgments

Scelte moderne, tecnologie all’avanguardia e una gestione export oriented: i riconoscimenti internazionali non hanno tardato ad arrivareFr

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VITICOLTORI FRIULANI LA DELIZIA S.C.A.Via Udine, 24 33072 Casarsa della Delizia Pordenone - ItaliaTel. +39 0434 869564 Fax +39 0434 868823 www.ladelizia.com [email protected]

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La Cantina Rauscedo è da più di 60 anni un simbolo della viticoltura friulana, e da circa un anno è diventata ancora

più grande. Nel 2013 infatti c’è stata l’importante acquisizione della can-tina di Codroipo: sono cresciuti i soci (da 400 a 500) e anche gli ettari vitati (circa 1300).Oggi le sedi produttive sono a tutti gli effetti due e questo fa della Cantina Rauscedo un polo tra i più solidi dell’e-nologia friulana. Si ampliano le poten-zialità ma gli elementi fondanti restano gli stessi: grandissima attenzione alle uve, a cui va il rispetto massimo insie-me a un rigoroso controllo tra i filari. Ne deriva - in vinificazione - la corretta esaltazione degli aromi di frutto e fiori tipici dei vini friulani: il consumatore può immediatamente percepirli e rico-

noscerli come sinonimo di qualità. Ad esempio versando nel calice il Mal-vasia Dry, spumante da uve Malvasia (scelta senz’altro originale, visto che non tutti scelgono di spumantizzarle): un metodo charmat che esalta il sentore floreale del vitigno e in bocca si carat-terizza per una peculiare sapidità.Molto versatile, in prossimità del Na-tale diventa intrigante un aperitivo ma anche un ottimo brindisi che accompa-gna i dolci (specialmente di pasticce-ria). (s.a.)•

Dalla Cantina Rauscedo, il brindisi per le Feste

Cantina Rauscedo has been a symbol of the vitivulture of Fri-uli for more than 60 years and, in the last year, it has become even more important. In fact, in 2003 it has acquired the win-ery of Codroipo: the number of partners has increased from 400 to 500, as well as the hect-ares of vineyards that nowa-days are around 1300.Now the production seats are two and it make Cantina Rauscedo one of the most solid oenological poles of Friuli. Greater potentials but always the same corporate philoso-phy: great care for the grapes,

utmost respect and rigorous controls. The result is a vini-fication that exalts the typical aromas of the fruits and flowers of the wines from Friuli: tasters will immediately identify them as a guarantee of quality. For instance, taste a Malvasia Dry: a sparkling wine made of Mal-vasia (undoubtedly an original choice), a charmat method that exalts the flowery inkling of the grape variety and is character-ized by a peculiar sapid taste.A very versatile wine that can be tasted as aperitif but also for a toast with the typical Christ-mas desserts.•

From Cantina Rauscedo, a toast for the FeastsMalvasia Dry: a versatile choice and a fine perla-ge to drink a glass of Quality from Friuli

Malvasia Dry: una scelta versatile e un perlage fine, per bere friulano di qualità

CANTINA RAUSCEDOVia del Sile, 16- 33095 Rauscedo (PN)Tel. + 39 0427 94020 Fax: + 39 0427 [email protected]

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L’estate pazza ha colpito anche in Emilia Romagna con piog-ge che hanno comportato una continua bagnatura delle uve e

conseguente aumento del lavoro in vigna. Trattamenti antiparassitari contro pero-nospora, oidio e botrite, defoliazione per aumentare l’esposizione solare, dira-damento e asportazione dei grappoli mar-cescenti sono solo alcune delle operazio-ni che hanno impegnato i viticoltori. Ad eccezione delle zone dove le forti gran-dinate hanno purtroppo reso vano qual-siasi sforzo, il lavoro fatto nel resto della regione ha consentito di salvare il livello qualitativo della produzione: uno stato sa-nitario dei grappoli che Assoenologi giu-dica nel complesso buono, persino ottimo nel caso del Pignoletto. La Coldiretti sti-ma un calo del 8-10% con una maggiore incidenza in Romagna rispetto all’Emilia e nelle zone di pianura a confronto delle aree collinari, ma la contrazione si rive-la inferiore di solo un punto rispetto alla

media degli ultimi cinque anni. Ad essere inferiore è pure la gradazione alcooli-ca, anche se meno di quanto ci si poteva aspettare: i rilevamenti effettuati parlano di un picco massimo dell’1% nelle zone più elevate. In ogni caso, la Giunta regio-nale ha approvato, su proposta dell’asses-sore all’agricoltura Rabboni, una delibe-ra che accoglie le richieste dei Consorzi di tutela per la riduzione di 0,5 gradi del titolo alcolico naturale delle uve Doc. È stata inoltre concessa la possibilità di ar-ricchire fino a 1,5 gradi alcolici i prodotti di questa vendemmia, che per i bianchi è iniziata nella prima decade di settembre e si è conclusa per i rossi nella terza decade di ottobre.•

Emilia Romagna: le uve ripagano l’intenso lavoro in vignaUn calo dell’8-10% rispetto al 2013, raccolte forzatamente scalate per le diverse varietà, gradazione alcolica inferiore (ma meno di quanto si temeva)

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Page 40: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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Puglia, novembre 2014. Con la vendemmia in archivio, ora le brac-cia dei viticoltori sono

tutte riservate alla cantina. L’annata verrà ricordata come una delle più complicate degli ultimi decenni; responsabile è un andamento climatico a cui non siamo abituati, e che ha compromesso in modo signifi-cativo - se non la qualità - di sicuro la quantità delle uve raccolte. Gianni Cantele è l’e-nologo dell’omonima azienda di famiglia ed è l’attuale Pre-sidente Coldiretti Puglia. Testi-mone d’eccezione in vigna, sia per la sua carica istituzionale che per quella più strettamente tecnica di enologo.Che vendemmia è stata per la Puglia?“Prima di generalizzare, ricor-diamo che la Puglia è lunga 400 km ed ha al suo interno situazioni diverse. In generale è stata un’annata complessa e anomala, non solo per il vino ma un po’ per tutte le filiere, a causa delle temperature altale-nanti”.In che modo il fattore cli-matico ha inciso sulla pian-ta?“Le temperature sotto media e

l’elevata piovosità hanno por-tato maggiore pressione fito-patologica, con funghi e muffe: chi non è intervenuto tempe-stivamente con l’attività agro-nomica ha avuto più problemi. Fioritura e allegagione sono state scarse e la peronospora ha creato un ulteriore danno in termini quantitativi. Il calo di produzione con queste condi-zioni è fisiologico, in Puglia si è assestato mediamente attorno al 20%, con punte del 40-50% nell’area del Primitivo”. Ci sono vitigni che hanno “retto meglio” di altri?“Quelli che maturano tra metà agosto e prima metà di settem-bre hanno avuto più difficoltà, parlo soprattutto di Primitivo, in parte di Negramaro e anche degli internazionali. Meglio è andata per i tardivi nell’alta Puglia, dove si è vendemmia-to fino a metà ottobre, quando il meteo si è stabilizzato. Ad esempio, Nero di Troia e Aglia-nico hanno recuperato in ter-mini di maturazione”.Dobbiamo aspettarci un aumento dei prezzi dovuto all’annata scarsa?“Per alcune varietà, come il Primitivo, la forte richiesta e quantità scarsa ha fatto lie-

vitare i prezzi delle uve. La quotazione del vino sfuso pre-valentemente aumenterà, ma credo che per i vini in bottiglia gli equilibri rimarranno tali; il mercato estero non è disposto a pagare di più e se vogliamo re-stare competitivi non potremo permetterci incrementi. In Ita-lia poi, col mercato in sofferen-za, chiedere aumenti sarà mol-to difficile. Dovranno essere le singole aziende a stringere la

cinghia” .In generale, pur con le dovute particolarità, i vini 2014 come saranno?“Avranno minor tenore alcolico e una struttura inferiore rispet-to alla media, guadagneranno in profumi e freschezza: questo nell’insieme può non essere un fatto negativo, considerando che la tendenza globale vuole un prodotto più equilibrato e beverino”. •

Gianni Cantele traccia un bilancio della vendemmia 2014: innegabili le difficoltà. Ma un risvolto positivo comunque non manca

“Puglia, avremo vini più freschi e meno alcolici”

DI STEFANIA ABBATTISTA

Gianni Cantele

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Ottantun’ anni e non sentirli. Il segre-to della Cantina San Donaci, solida realtà cooperativa della Puglia del Sud, sta forse nel fatto che, come il

vino, migliora col tempo.Oggi la Cantina sembra non avere intenzione di fermarsi e continua ad ottenere premi e ri-conoscimenti. Ultima in ordine di tempo è la medaglia d’argento al Concorso Mondiale di Bruxelles 2014, conquistata dal Salice Salen-tino Riserva 2010, Anticaia.Sono circa 150 mila le bottiglie per questo fio-re all’occhiello, ottenuto quasi solo da viti ad alberello, storiche e bellissime garanti della qualità in vigna. L’alberello infatti ha una bassa resa e richiede molta lavorazione in più perchè esclude la meccanizzazione. La sua irregolarità lo rende davvero un patrimonio pugliese in via d’estinzione e richiede dedizione e manodope-

ra. A San Donaci si fa di tutto per salvaguar-darlo finchè è possibile, anche incentivando chi si impegna a mantenere produttivi questi vigneti. Nell’Anticaia Riserva si ritrova la for-za, la qualità e la passione della viticoltura sa-lentina, insieme alla tradizione faticosamente mantenuta. Altra etichetta degna di nota è un’ IGT realiz-zata ad arte, il Fulgeo: da uve Negroamaro in purezza, affinato in barrique nuove di primo passaggio, è il top della selezione. (s.a.)•

Cantina San Donaci, la cultura dell’alberello

A winery 81 years “young”: The secret of Cantina San Donaci, a solid cooperative in the south of Apulia, is that it improves in time, as well as wine. Nowadays the winery is growing and growing, always getting new prices and acknowledgments. The last one is the silver medal at Concours Mondial de Bruxelles 2014 for Salice Sal-entino Riserva 2010, Anticaia. About 150, 000 bottles for a buttonhole label almost exclusively made of vines trained with the ancient small tree method, a guarantee of quality. In fact, the small tree has a low yield and demands a further care because excludes the possibility of a mechani-cal harvest. Its irregular shape makes it a patrimony of Apulia that requires care and devotion. At San Donaci, they do their best to protect it, incentivizing those who make an effort to exploit these vine-yards. In Anticaia Riserva is enclosed the strength, the passion and the quality of the winemaking tradition of Salento. Another interesting label is Fulgeo: an Igt made of Negroamaro in purity, refined in first pas-sage barriques, the top range wine. •

Cantina San Donaci, the culture of the small treeAn ancient training system and two award-winning wines: Anti-caia e Fulgeo

Da questa antica forma di allevamento arrivano due tra i vini più premiati e prestigiosi: Anticaia e Fulgeo

Puglia

CANTINA SAN DONACIVia Mesagne, 6272025 San Donaci (BR)Tel. +39 0831 681085 - Fax +39 0831 [email protected]

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Costanza e dedizione le caratteristiche che me-glio contraddistinguono l’operato del Consorzio

da 11 anni, da quel 2003 in cui fu fondato per iniziativa di alcuni viticoltori del posto.Ma la storia del Salice Salentino affonda le sue radici in un passato lontano quasi 40 anni, quando fu stilato il Disciplinare tecnico di produzione, peraltro uno dei pri-mi in Italia.Il Consorzio rappresenta attual-mente circa 2.000 ettari coltivati a vigneto dislocati fra i comuni di Salice Salentino, Guagnano, Veglie e Campi Salentino per la provincia di Lecce e Cellino San Marco, San Pancrazio Salentino e San Donaci per la provincia di Brindisi per una produzione di circa 195.000 q.li di uve con

una produzione di 140.000 hl di vino, rappresentando da solo cir-ca il 24% della produzione Doc pugliese.Al Consorzio aderiscono oltre 1500 soci dei quali 33 sono vi-nificatori, 40 imbottigliatori, che imbottigliano Salice Salentino per un quantitativo di circa 40.000 ettolitri e 900 sono viticoltori.Nel 2013 il Consorzio del Sali-ce Salentino Dop ha ottenuto da parte del MIPAF il riconoscimen-to Erga Omnes: ciò indica che il Consorzio non agirà più nell’in-teresse dei soli soci, ma di tutti coloro che producono vini a De-nominazione d’Origine Protetta Salice Salentino .Grazie all’ Erga Omnes tra l’atti-vità principali svolte dal Consor-zio ci sono quella di vigilanza, tu-tela e salvaguardia della Dop da

abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni ed uso improprio del marchio. Parallelamente ha il compito di divulgare e di infor-mare il consumatore sulle carat-teristiche e i pregi del prodotto con marchio Salice Salentino Dop.Nel 2014 il Consorzio ha fatto un’ulteriore passo avanti: duran-te l’ultima assemblea svoltasi a giugno 2014 ha modificato il suo statuto, allargando il suo interes-se con la Tutela e Valorizzazione dell’Igp Salento, al fine di preser-vare tutto il territorio Salentino.Il tacco d’Italia, bagnato da due mari e scaldato da un sole che, così forte, è riuscito a fondersi con il vento marino e a dargli per-sino il nome: il Salento è anche la civiltà della vite e del vino, per-chè il vino, nel Salento , è antico

quanto l’uomo e fa parte della sua terra: la coltivazione della vite risale, infatti, all’epoca dei Greci e passando per Romani è giunta ai nostri tempi con produzioni di vini unici che rappresentano gli odori ed i sapori di questa terra.Oggi il Salento ha tutte le carat-teristiche per essere considerato tra le più importanti zone dell’e-nologia italiana e sono proprio le antiche tradizioni e gli alberelli leccesi i maggiori elementi di for-za per questa terra, affiancate da un terroir d’eccezione e da condi-zioni climatiche ottimali.•

Salice Salentino Dop: la tutela dell’eccellenza del territorioUnire le forze

e le competenze per valorizzare

al meglio il settore vitivinicolo

Salentino e promuovere la

qualità dei prodotti

del territorio: questa la mission

del Consorzio presieduto

da Angelo Maci

CONSORZIO SALICE SALENTINO DOPVia P. Leone 36 c/o Casina Ripa73015 Salice Salentino (LE)Cell. 335 7206464 - Fax 0832 732592www.consorziotutelasalicesalentino.itsalicesalentinodoc@libero.it

Pug

lia

Page 43: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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La storia dei grandi vini è fatta di pazienza, di generazioni che si sus-seguono e di tanta passione, perchè non si fa buon vino se non si ama la

propria terra. E non si ama la propria terra se non la si rispetta.Con questi principi si coltivano da oltre dieci anni i 20 ettari circa di vigneto, attualmente in fase di ampliamento, della Tenuta Cerfeda Dell’Elba, un gioiello nel cuore della Puglia di proprietà di un Pugliese all’Estero, il Sig. Giovanni Cerfeda, ma oggi accudito dal ni-pote Alessandro.Primitivo di Manduria Dop, Primitivo di Manduria Docg Dolce Naturale, Primitivo di Manduria riserva, Salento Fiano Igp e Rosato Primitivo: sono le tipologie di vino prodot-te attualmente dalla cantina, vinificate con

l’ausilio di sole sostanze di origine vegetale e che, per questo, hanno ottenuto anche la certificazione BIO VEGAN. L’azienda ha anche ottenuto una certificazione molto am-bita e difficile da ottenere in Svizzera -BIO SUISSE- da International Certification BIO SUISSE. Un’attenzione alla qualità che si ri-trova nei colori brillanti, così come nelle note floreali e agrumate di vini capaci di offrire a chi li beve sapore e piacere.La coltivazione dei vigneti, negli spazi del-la tenuta, segue i principi di un’agricoltura olistica, che rispetta ogni forma di vita che popola la terra di queste vigne. E’ anche per questo che i vini di Cerfeda Dell’Elba sono unici nel loro genere. La naturale vocazione alla viticoltura del terreno pugliese e l’acce-cante sole del Sud fanno tutto il resto.•

Tenute Cerfeda Dell’Elba: espressione autentica del terroir pugliese

The story of the great wines is made of patience, generation that comes in succession and pas-sion. It is impossible to make a good wine if one does not love his own land. And love for the land means respect first of all. According to these simple principles, they have been growing vines for more than 20 years at Tenuta Cerfeda Dell’Elba, a jewel in the heart of Apulia. The owner is Giovanni Cerfeda, Apulian who lives abroad, and his nephew Alessandro now manages it.Primitivo di Manduria Dop -Primitivo di Man-duria Docg Dolce Naturale- Primitivo di Man-duria RISERVA ,Salento Fiano Igp and Rosato Primitivo are the labels proposed by the winery. Vinification is helped by vegetal elements only and for this reason, the winery have gained the organic and vegan certification (BIO VEGAN), an acknowledgment that in Switzerland is very difficult to gain (BIOSUISSE). This peculiar care in the production is expressed by the bright colours of the wine and by the flow-ery and citrus perfumes that give pleasure to the tasters. Vinegrowing follows the principles of the ho-listic cultivation that respects the surrounding environment and every life form in it. Also for this reason, the wines of Cerfeda Dell’Elba are so unique. The natural predisposition of this land for winemaking and the shining sun of the South make the rest. •

Tenute Cerfeda Dell’Elba: authentic expression of the terroir of ApuliaPrimitivo di Manduria, Salento Fia-no and Rosato Primitivo: organic and vegan high quality wines

Primitivo di Manduria , Salento Fiano e Rosato Primitivo: vini Bio e Biovegan di alta qualità

Puglia

TENUTE CERFEDA DELL’ELBAVia per Torricella 74028 Sava (TA)Cell. 342 8202231www.tenutecerfedadellelba.ittenutecerfedadellelba@gmail.com

CONSORZIO SALICE SALENTINO DOPVia P. Leone 36 c/o Casina Ripa73015 Salice Salentino (LE)Cell. 335 7206464 - Fax 0832 732592www.consorziotutelasalicesalentino.itsalicesalentinodoc@libero.it

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Sarebbe un’ingiusta approssimazione chia-marlo Piemonte mi-nore, ma sicuramente

parliamo di una fetta di regio-ne, quella del Piemonte del nord, meno popolare e bla-sonata al di fuori dai confini regionali. Ghemme (nel nova-rese) e Gattinara (nel vercel-lese) sono due Docg figlie del medesimo vitigno, il Nebbiolo incontrastato protagonista di Barolo e Barbaresco. Solo che da queste parti, a nord dove il clima è più rigido e difficile, lo chiamano “Spanna”. La differenza più facile e im-mediata sta nel fatto che que-ste due Denominazioni pre-vedono all’interno anche un

10-20% di altri vitigni locali, come l’uva Vespolina. In ge-nerale, pur avendo bisogno di un invecchiamento prolungato perché la prevalenza è sempre Nebbiolo, questi due piccoli gioielli dell’alto (o altro) Pie-monte risultano più bevibili, meno impegnativi dei fratelli maggiori e adatti a un consumo più semplice. Ghemme e Gattinara sono in-castonati in un territorio in cui la vicinanza a laghi e fiumi consente anche un itinerario di tipo naturalistico, oltre che enogastronomico. Ad eviden-ziare questa vocazione polie-drica, la Presidente del Con-sorzio Nebbioli Alto Piemonte, Lorella Zoppis Antoniolo:

“l’alto Piemonte offre moltepli-ci possibilità in grado di sod-disfare molte tipologie di turi-sti ed enoturisti. I nostri vini affondano le radici in una sto-ricità antica e, pur con la base comune di Nebbiolo, si diffe-renziano moltissimo nei vari microterritori, a seconda anche dei diversi suoli che danno ori-gine ai vini”. Qui il terroir ha peculiarità che variano a seconda delle zone e dell’altitudine (basti pensare che nella sola pro-vincia di Vercelli si va dalla pianura delle risaie fino alle pendici del Monte Rosa); que-sta caratterizzazione si tradu-ce quasi sempre con l’invito ad abbandonare comparazioni

col “famoso” Nebbiolo di Lan-ga. “I nostri suoli vulcanici e il nostro clima si riflettono direttamente nella struttura dei vini - continua la Zoppis Antoniolo - e si ritrovano nella complessità, nei profumi, nel-la freschezza e nella minera-lità. I nostri Nebbioli e quelli di Langa non possono essere comparati, sono semplicemen-te due tipi di offerte enologi-che diverse”. In una domanda enoturistica che chiede con sempre maggiore curiosità produzioni anche limitate pur-ché peculiari, dove “piccolo e caratteristico è bello”, l’alto Piemonte, coi suoi Ghemme e Gattinara, avrà sempre più modo di fare la sua parte. •

Il viaggio all’interno di due produzioni piccole e caratteristiche dà modo di scoprire il valore della differenziazione

Gattinara e Ghemme, non chiamatelo Nebbiolo minore

Piemonte

DI STEFANIA ABBATTISTA

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La bottiglia “panciuta”, per un vino ele-gante. Così la pensò già nella fine de-gli anni ’50 Giancarlo Travaglini: non un semplice contenitore, ma un segno

distintivo di riconoscibilità e uno strumento di “scaraffatura” per la sedimentazione naturale che un grande Gattinara può avere, come fosse un decanter. Una bottiglia Travaglini è oggi la perfetta sintesi della storia aziendale e delle scelte perpetrate in anni di coerente gestione familiare. Una cinquantina di ettari coltivati a Nebbiolo (“spanna”), su un terreno roccioso, fatto di porfidi, graniti e minerali di ferro ai piedi delle Alpi, dove le escursioni termiche si fanno ancora più nette nei mesi di agosto e settembre. Ne nascono vini austeri ed elegan-ti, longevi ma caratterizzati anche da una certa schiettezza: Gattinara che cambiano con gli anni e si esprimono in giovinezza come – otti-

mamente – nella loro maturità. Tre sono i Gat-tinara Docg Travaglini: il base, la riserva e il Tre Vigne, sui quali da anni piovono riconosci-menti internazionali (Wine Spectator, Bibenda, Gambero Rosso, Slow Wine). E poi c’è il So-gno, un progetto iniziato dallo stesso Giancarlo, con uve lasciate ad appassire sui graticci prima della vinificazione. Un sogno, appunto, portato ai giorni nostri dalla figlia Cinzia e il marito Massimo, da tempo al comando di questa perla enologica del Piemonte del nord. (c.c)•

Travaglini e il suo Sogno

Un terreno roccioso, un clima quasi alpino, vini eleganti, austeri e longevi. I Gattinara di Travaglini necessitano di poche presentazioni

Pie

mon

te

TRAVAGLINI GIANCARLO Via delle Vigne, 36 - 13045 Gattinara - VC Tel. 0163 833588 - Fax. 0163 826482 www.travaglinigattinara.it [email protected]

A rounded bottle for an elegant wine. That was Giancarlo Travaglini’s idea al-ready in the 50s: not a simple bottle but a distinguishing mark and a sort of de-canter useful to favor natural sedimenta-tion. A Travaglini bottle is now the perfect synthesis of the story of a winery and of many years of wise family management. About 50 hectares of Nebbiolo vineyards that grow on a rocky soil, made of por-phyry, granite and iron minerals, at the foot of the Alps, where thermal excursions are even sharper in August and Septem-ber. The fruit of all this is severe and el-egant wines with a typical frankness: wines that changes in time and express their best both in their youth and in their maturity. Gattinara Docg Travaglini are three: a basic version, a vintage one and Tre Vigne. All these labels have been many times awarded with national and interna-tional acknowledgments (Wine Spectator, Bibenda, Gambero Rosso, Slow Wine). And then, there is Sogno, a project started by Giancarlo himself, with grapes ripen on racks before vinification: a dream which now is carried out by his daughter Cinzia and her husband Massimo, who manage this oenological pearl of Piedmont. •

Travaglini and his “dream”A rocky soil, an almost alpi-ne climate, elegant severe and long-lasting wines. Gattinara di Travaglini doesn’t need any presentation

FOTO DI PAMELA BRALIA

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La riscoperta e valorizzazione dei

vitigni rari, tra preservazione della

biodiversità e stimolo socioeconomico

Una Toscana sostenibileDI MARINA CIANCAGLINI

In Italia esiste un importante patrimo-nio di vitigni rari, quasi sconosciuti, che si trovano solo in alcune zone e sono a rischio di estinzione. Delle

vere e proprie reliquie del passato, che meritano di essere riscoperte e valorizza-te. Un importate lavoro in questo senso lo sta svolgendo l’Università di Pisa, con un progetto coordinato dal prof. Giancarlo Scalabrelli, ordinario di viticoltura, sul recupero del patrimonio viticolo della Lu-nigiana. Ma, in generale, tutta la Toscana è dimora di numerosi vitigni rari. L’argo-mento è stato trattato per la prima volta durante un seminario aperto al pubblico, nella prima edizione di Thyipico, due giorni di banchi d’assaggio e approfondi-

mento dedicati alle eccellenze e tipicità del gusto che si è svolto a Roma l’1 e il 2 novembre scorsi, organizzato dall’Eno-club Siena, associazione da anni attiva nella diffusione della cultura del vino. Durante il seminario è stata illustrata la preziosa importanza di questi recuperi, che consentono non solo di conservare la biodiversità clonale, ma anche di va-lorizzare l’enogastronomia e la cultura di determinate zone, con conseguenze posi-tive dal punto di vista socio-economico. E così, alcune aziende vinicole stanno studiando e riconsiderando le viti vecchie ritrovate nei vigneti, ergendosi a veri e propri custodi di questo patrimonio. Un esempio su tutti è quello di Federico

L’enologo Federico Staderini

Da sinistra: Silvio Franceschelli, Sindaco del Comune di Montalcino, Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Gianni Salvadori, Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana’

Page 47: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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Staderini, uno degli enologi più apprezza-ti in Italia che, dividendosi tra le aziende per le quali presta consulenza, trova anche il tempo di dedicarsi al suo Podere San-ta Felicità, pochi ettari nel Casentino, in provincia di Arezzo. Qui, oltre a coltivare il Pinot Nero, ha recuperato l’Abrostine, un’antica varietà d’uva di origine etrusca nata dall’addomesticazione della vite sil-vestre, di cui già scrive Plinio il Vecchio. A volte i vitigni possono essere anche un lascito della storia, come il caso del Tem-pranillo coltivato da Pietro Beconcini a San Miniato, in provincia di Pisa; le origini di questa varietà risalirebbero proprio dal-la Spagna, attraverso i numerosi passaggi etnici lungo la via Francigena. Ma anche altri vitigni, come il Mammolo, il Moscato violetto, il Centesimino, la Ruagda sono in corso di studio e soprattutto di vinificazio-ne per non far perdere alla Toscana questa importante opportunità di salvaguardia na-turale e culturale.•

A MONTALCINO UN PROGETTO PER LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE

Negli ultimi mesi il dibattito sul territorio è stato molto acceso, in particolare con gli accesi confronti sul Piano di Indirizzo Territoriale della Toscana. Le polemiche non si sono ancora placate ma a Mon-talcino è stato dato un segnale sul tema dell’impatto ambientale. Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ha, infatti, organizzato un seminario, insieme all’ente di certificazione DNV GL, per illustrare il progetto V.I.V.A. (Valutazione dell’Impatto della Vitivinicoltura sull’Ambiente), svilup-pato insieme al Ministero dell’Ambiente e un pool di università e centri di ricerca, mettendo a punto degli indicatori di misu-razione della performance di sostenibilità specifici per il settore, a cui le aziende pos-sono far riferimento per valutare il proprio impatto ambientale e socioeconomico e pianificare di conseguenza azioni riduttive e correttive. Le aziende che rispetteranno questi parametri potranno fregiarsi dell’e-tichetta VIVA sulla bottiglia, informando i consumatori che quello è un vino soste-nibile.

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Ci piacciono le sto-rie di giovani entu-siasti, soprattutto quando questi si ap-

procciano al mondo dell’agri-coltura con passione e umiltà. Soprattutto quando abbraccia-no la tradizione e la elaborano con nuove idee e progetti, in un territorio ricco di storia enologica come è questo lem-bo di Toscana. Inizia quattro anni fa l’avventura di Matteo ed Emiliano, entrambi under 30: entrano in una piccola azienda storica del Chianti, affiancano i vecchi proprietari danno nuova linfa a progetti preesistenti o ne portano di

nuovi. Così si costruisce una nuova cantina interrata ispira-ta alle moderne tecnologie, si cominicia ad imbottigliare il vino, a progettare le etichette mettendo nero su bianco – è il caso di dirlo – quello che gli inglesi chiamerebbero il nuovo concept. Ma strizzando sempre l’occhio alla tradizio-ne: ovvero coltivando i big

dell’enolgia regionale, come Sangiovese, Trebbiano, Cana-iolo e Malvasia, su un terreno argilloso – calcareo di buono scheletro. Da questo incon-tro di generazioni sono nati i cinque vini di Fattoria Petrio-lo, fra Chianti e Igt di respiro internazionale. Punta d’eccel-lenza è il Chianti Riserva, un rosso rubino con sfumature

granata, dal profumo intenso, con note fruttate di ciliegia matura, more, ribes. Il resto, è futuro. (c.c.)•

We like the stories of young enthusiastic entrepreneurs, most of all when their approach to the world of agriculture is passionate and humble, and when they embrace tradition combining it with new ideas and project in a terri-tory rich of oenological history, such as the Tuscan one. Matteo and Emiliano’s adventure started four years ago. Both under 30, they joined a little historical winery of Chianti and worked side by side with the owners giving new energy to their enterprise. So they promote the building of a new underground cellar, equipped with the utmost modern tech-

nologies, they start to bottle their wine and to create new labels according to the new concept. Anyway, they always keep an eye on tradition, chosing the typical grape varieties of this territory: Sangiovese, Trebbiano, Canaiolo and Malvasia that grow on a clayey, cal-careous soil with a good skeleton. The fruits of this encounter are five lables, all Chianti and Igt with an interna-tional character. The buttonhole is Chi-anti Riserva, a ruby red wine with gar-net reflexes, with an intense perfume, fruity ripe cherry and currant inklings. The rest is future. •

Fattoria Petriolo: a memorable experienceModernity and tradition, history and young enthusiasm: it’s the new deal of Fattoria di Petriolo, that starts with a new cellar and with new labels

Modernità e tradizione,

storia e giovani entusiasmi: così

è iniziato il nuovo corso di Fattoria di

Petriolo, con una nuova cantina e nuove etichette

AZIENDA AGRICOLA PETRIOLO SSSocietà Agricola di Burini Emiliano e Sorelli MatteoVia Fiorentina Incisa, 40 50064 Figline e Incisa Valdarno (FI) [email protected]

Fattoria Petriolo: a memorable experience

Toscana

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“Siamo io, la mia fami-glia, le uve”. Così Sil-via Spinelli descrive la sua azienda, che da

anni guida con orgoglio se-guendo quella passione sco-perta quasi per caso ai tempi

dell’Università.Una piccola azienda nata sui 14 ettari di terreno appar-tenenti alla famiglia, di cui 4 destinati alla viticoltura e adiacenti ad una casa coloni-ca che, inizialmente, doveva essere soltanto una casa per le vacanze.Oggi quella casa vacanze è una casa vinicola dove si producono due vini frutto di vitigni autoctoni: il rinomato Montecucco Sangiovese ed il più (tanto) particolare Pugni-tello.Vinificazioni in purezza, sem-plici e minimaliste, pochi ad-ditivi e tecniche non troppo complesse, al fine di preserva-re le qualità organolettiche di uve che portano con sé tutto il

profumo del terroir maremma-no: queste le caratteristiche di Sass’alSole e di Più Tanto, i due gioielli di Podere Il Pog-gio, cui a breve si aggiungerà una terza etichetta, di cui la titolare non vuol svelare gran-chè.Tempo di cambiamenti che portano con sé il sapore della scommessa: l’azienda, dopo

aver spostato la produzione in una nuova cantina, costruita ex novo per adeguarsi alle esi-genze produttive crescenti, ha deciso di impiantare ulteriori due ettari e mezzo di terreno per ampliare la preesistente produzione, destinando anche una piccola parte alla colti-vazione di un vitigno a bacca bianca. (e.b.)•

“We are my family, our grapes, and me”. That’s how Silvia Spinelli describes her winery. She has been managing it for years with pride, following a passion she discovered for chance when she was at the University. Podere il Poggio is a little winery, created from 14 hectares of land, 4 of which are vineyards, and a farm that was aimed to be only a vacation house. Nowadays that house is the seat of a winery that produces two labels fruit of au-tochthonous grape varieties: the famous Montecucco Sangiovese and the peculiar Pugnitello.Vinification in purity, few additives and not too complex processing are the strength point of the production, in order to preserve the organoleptic qualities of the grapes and the perfume of the terroir of Maremma. These peculiarities make the two labels of Podere il Poggio two real jewels. Beside Sass’alSole and Più Tanto, a third label will enrich the range of wine proposed by Podere Il Poggio, but the owner doesn’t want to tell much more about it. It’s a time of changing and it sounds like a new challenge. After moving the produc-tion in a new cellar, which has been created to satisfy the new quantitative exigen-cies, the winery has decided to plant other two hectares of vineyards to develop the production and addressing a portion of the new vineyard to the growing of a white berry grape variety. •

My wines from MaremmaAutochthonous grape varieties, vinification in purity and the will to dare, even in packaging: that’s Podere Il Poggio

Vitigni autoctoni, vinificazione

in purezza e la volontà di osare fin

nel packaging: questo è

Podere Il Poggio

“I miei vini sono vini di Maremma”To

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I SPINELLI SILV

IA Podere il Poggio, 12 - 58045 C

ivitella Marittim

a, Grosseto

Tel. 328 6372145 - Fax 0573 83032 - [email protected]

- ww

w.sassalsole.com

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Quattrocento soci conferitori, 70mila quintali di uve la-vorate per una pro-

duzione di circa 3 milioni di bottiglie. Da oltre 50 anni, produce e commercializza una gamma interessante di vini destinati in parte al canale horeca, in parte alla gdo, con una piccola percentuale di bottiglie, oggi in netta cresci-ta, destinata all’export.Vini che raccontano della pro-pria terra d’origine, vini che parlano di Pitigliano e del ter-ritorio così suggestivo fatto di grotte, colombari, cunicoli e di cantine sotterranee scavate nel tufo, dove si conservavano

vini pregiati e, da sempre di ottima qualità. Un mondo parallelo che si snoda sotto un borgo che si erge su un masso tufaceo, uno spazio nascosto in cui trovano la loro ideale collocazione le antiche cantine, caratteristi-che sia per la disposizione dei locali, che per la forma archi-tettonica.E’ in questi ambienti sugge-stivi che vengono prodotti da sempre i vini di Pitigliano, che portano dentro una mine-ralità ed un profumo dati dai

terreni di origine vulcanica: la Doc Bianco di Pitigliano (una tra le prime denominazioni d’Italia) e la Doc Rosso di Sovana, dall’impeccabile rap-porto qualità/prezzo, pluripre-miati ed apprezzati per le loro caratteristiche organolettiche e per l’etica di produzione, dal momento che, da anni, la cooperativa guida i soci nella direzione di un’agricoltura so-stenibile, nel rispetto dell’am-biente e con progetti sempre più mirati alla qualità.Accanto alle tipologie più

conosciute, la cantina vanta una produzione di nicchia, certificata biologica e la linea kasher, prodotta cioè sotto la stretta sorveglianza del rabbi-no ed in ossequio alla lunga tradizione ebraica del pae-se, non a caso denominato la “Piccola Gerusalemme”.•

Cantina di Pitigliano: la sinergia fa la differenza

Dal 1954 un solo marchio di qualità: Cantina di Pitigliano, sinonimo di collaborazione e sostenibilità

Alto Adige

CANTINA COOPERATIVA DI PITIGLIANOVia Nicola Ciacci, 974 - 58017 Pitigliano (GR)Tel. 0564 616133 Fax 0564 [email protected]

Tosc

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400 partners, 70,000 quintals of grapes for a production of 3 mil-lion bottles. For more than 50 years, Cantina di Pitigliano has been pro-ducing and marketing an interesting range of wines marketed through the distribution channels horeca, gdo, and (a little percentage that is grow-ing) addressed to the export.

These wines talks about their land of origins, about Pitigliano and its suggestive caves, tunnels and under-ground cellars dig in tuff where ages precious high quality wines. A parallel world that twist and turn under a tuffaceous village, a hid-den space where the ancient cellars find their ideal position both for the

disposition of the caves and for their architecture. In these suggestive spaces the wines of Pitigliano has always been pro-duced and has revealed their peculiar mineral inklings and the perfumes of their volcanic soil: Bianco di Pitigli-ano Doc (one of the first denomina-tions in Italy) and Rosso di Sovana Doc, well appreciated for its price/quality ratio, many time awarded due to their organoleptic qualities. Also, the cooperative distinguishes it-

self for a particular ethical attention in the production: in fact, it drives the partners towards a sustainable agriculture with projects that aims at quality and respect the environment. Beside the most famous typolo-gies, the cooperative can boast also a niche organic production and a kasher line, produced in observance of the Jewish tradition and super-vised by the rabbi. In fact, it is not a chance if Pitigliano is called also “the little Jerusalem”. •

CANTINA DI PITIGLIANO: synergy makes the difference Since 1954 only a brand is synonymous of quality, cooperation and sustainability: Cantina di Pitigliano

Tra le tipologie di vino prodotte dalla cantina: Doc Bianco di Pitigliano e Bianco di Pitigliano Superiore Ildebrando, Viognier e Vermentino in purezza per i bi-anchi; Doc Sovana, Sovana Supe-riore e Ciliegiolo in purezza per i rossi. Non ultime le produzioni di grappa, spumante ed soprattutto olio, in specifico Igp Toscano, Biologico ed Extravergine.

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Inizia così nel 2009 l’avventura di Fabio Motta, arrivato a Bolgheri la prima volta nel 2000 mentre studia-va agraria a Milano. Quell’estate gli

cambia la vita: la vendemmia nell’azienda di Michele Satta dove conosce anche la futura moglie, Benedetta. E così Fabio si trasferisce a Bolgheri, raffina la conoscenza del territorio e finalmente nel 2009 trova il vigneto giusto: una zona pedecollinare vi-cino alla Bolgherese, la via dove si trovano anche i grandi capostipiti della denomina-zione. Sette ettari, personalmente seguiti da Fabio e vendemmiati a mano, 30.000 botti-glie, due etichette e il Bolgheri Superiore che uscirà nel 2016. Il Bolgheri Rosso Doc “Pievi” è un blend di Merlot, Sangiovese e Cabernet vinificati separatamente in tini di legno con lieviti naturali e bâtonnage ma-

nuali. L’affinamento di “Pievi” in barrique di secondo e terzo passaggio regala legge-re note di tabacco che vanno a corredare un vino rosso rubino intenso, un profilo di frutta nera e violetta, che in bocca esprime note balsamiche, tannino maturo e grande equilibrio. Il Bolgheri Bianco Doc nasce invece da Vermentino e Viognier che subi-scono una pressatura soffice, fermentazione sotto i 13°C per quasi un mese e sosta sulle fecce fini sino all’imbottigliamento. L’unica filtrazione avviene prima dell’imbottiglia-mento senza chiarifiche per non alterare la qualità naturale di questo vino giallo pa-glierino con sfumature verdognole, sentori floreali di ginestra e acacia che evolvono in mandorla, finale leggermente amaricante, elegante e asciutto, sapido e di buona aci-dità. (i.g.)•

Fabio Motta: un piccolo vigneron a Bolgheri

That’s how started Fabio Motta’s adventure. He arrived in Bolgheri for the first time in 2000, while he was studying agriculture in Milan. That summer changed his life: during the har-vest at Michele Satta’s winery, he met Benedetta, his future wife. So Fabio moved to Bolgheri, improved his knowledge of the territory and fi-nally in 2009 he found the right vineyard on the route of the most famous denomination: seven hectares managed personally by Fabio and harvested manually for a production of 30,000 bottles, two labels and a Bolgheri Superiore that will be ready in 2016. Bolgheri Rosso Doc “Pievi” is a blend of Merlot, Sangiovese and Cabernet vinified separately in oak barrels, with natural yeast and manual bâ-tonnage. The refining of “Pievi” in second and third passage barrique give to the wine light to-bacco inklings that enrich its intense ruby red colour, its black fruit and violet perfumes, its balsamic taste with mature tannins and excel-lent balance. Bolgheri Bianco Doc is made of Vermentino and Viognier grapes: after a soft pressing, it ferments under 13°C for a month and is refined on fine marc until bottling. The only filtering is before bottling, without clarifi-cations, in order to preserve the natural qualities of this straw yellow wine with greenish reflexes, flowery perfumes of broom and acacia develop-ing in a light bitterish almond, with an elegant, dry and sapid taste and a good acidity. •

Fabio Motta: a little vigneron in Bol-gheriA vineyard in search of a vine gro-wer and a vine grower in search of a vineyard…

Un vigneto in cerca di un vignaiolo e un vignaiolo in cerca di un vigneto…

Tosc

ana

AZIENDA AGRICOLA FABIO MOTTA Vigna al Cavaliere 61 - 57022 Castagneto Carducci (LI)Tel. +39 346 1403750 - Fax +39 (0)565 773349 - www.mottafabio.it - [email protected]

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Un padre che ha cre-ato il Grattamacco e la volontà del figlio di farsi le spalle da

solo. Così dopo il diploma di pe-rito agrario Giorgio affina la sua conoscenza in alcune delle zone a più alta vocazione enologica mondiale – dalla California alla Franciacorta. L’obiettivo, realiz-zato nel 2002, è quello di creare un’azienda dove poter cimentarsi con il suo stile produttivo, la sua

firma: non a caso il fil rouge che unisce tutte le bottiglie è un’im-pronta. Dagli otto ettari vitati a Merlot, Cabernert Franc, Caber-net Sauvignon e Syrah, nascono quattro diverse espressioni di questa terra generosa che evoca-no anche nel nome: “Borgeri” è infatti il toponimo locale riscon-trato in una mappa del 1453 di Leonardo Da Vinci. Ecco allora il “Borgeri” rosso Doc, il “Bor-geri” Rosato, il “Borgeri” Bian-

co da uve Vermentino e Viognier e, infine, “Impronte” il Bolgheri Rosso Superiore. L’annata 2013 del Bolgheri Bianco è stata ap-pena premiata tra i cento migliori vini d’Italia da Paolo Massobrio e Marco Gatti per il ventaglio aro-matico intenso e complesso che si apre con frutta fresca a polpa bianca, espandendosi poi su note agrumate, di frutta gialla e distin-ti sentori floreali freschi come biancospino e gelso, mentre in

bocca regala una sapida e fresca armonia con un pizzico di mine-ralità e una buona persistenza. “Impronte” 2011 ha invece con-quistato le Super tre stelle della guida Veronelli grazie al suo ros-so rubino carico, dal profumo in-tenso di piccoli frutti rossi, sen-tori di menta e liquirizia e buona mineralità che in bocca si rivela complesso, corposo, dai tannini morbidi e aromatici corredati da un’equilibrata acidità. (i.g.)•

Giorgio Meletti Cavallari: l’impronta di Bolgheri

It’s the story of a father who creates Grat-tamacco and a son who wants to learn the ropes by himself. After taking a di-ploma in agriculture, Giorgio refines his knowledge in some important oenologi-cal areas, from California to Franciacor-ta. His target is to create a winery where he could test his personal way in wine-making. He realizes his dream in 2002, and his wines take his undistinguishing

mark. From his 8 hectares of vineyards where grow Merlot, Cabernert Franc, Cabernet Sauvignon and Syrah, blossom four different fruits of this generous land that from their very name evoke a close bond with their territory. In fact, “Borg-eri” is the local toponym he has found in a map dated back 1453 and pictured by Leonardo Da Vinci. “Borgeri” rosso Doc, “Borgeri” Rosato, “Borgeri” Bianco

(made of Vermentino and Viognier) and “Impronte” Bolgheri Rosso Superiore are his four labels. Bolgheri Bianco 2013 has been recently mentioned among the best 100 Italian wines by Paolo Masso-brio and Marco Gatti, due to its intense and complex bouquet that spreads from fresh white fruits to citrus, yellow fruits and fresh flowers like hawthorn and mulberry; its taste is sapid and fresh,

harmonious and mineral, and with a good persistence. “Impronte” 2011 has conquered, instead, the three Super stars of Veronelli’s guidebook, due to its bright ruby red colour, its intense perfume of small red fruits, its mint and licorice inklings and its good mineral charac-ter; its taste is complex, full-bodied, with soft and aromatic tannins, and a well-balanced acidity. •

Giorgio Meletti Cavallari: the mark of BolgheriWinemaker for family tradi-tion, he manages his winery since 2002 and produces wi-nes that leave a mark, even in oenological guidebook

Figlio d’arte, guida la propria

azienda dal 2002 con vini che

lasciano un segno: anche nelle guide

enologiche

Tosc

ana

AZIENDA AGRICOLA GIORGIO MELETTI CAVALLARI & CSS

Vicolo del Casone Ugolino 1257022 Castagneto Carducci (LI)

Tel. +39 0565 775620Fax +39 05657 75620

[email protected]

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Siamo soliti pensare al vino come a un mondo fatto di terra traman-data, nobili casati,

tecnici che propongono il loro modo, spesso assoluto e non negoziabile.Maremma Vigna mia è invece quanto di più distante ci sia

dalle strade già battute: è il progetto di due fratelli toscani, uno specializzato in marketing e l’altro agronomo, che a un certo punto hanno condiviso l’idea di una start-up sul vino, hanno ottenuto un finanzia-mento e sono partiti.Questa realtà di Manciano, nel

grossetano, è in parte start up e in parte azienda. Conta al mo-mento su 4 vitigni: Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay, più il Morellino che verrà imbottigliato a mar-zo. Le bottiglie sono 25.000, poche ma nell’immediato suf-ficienti, come spiega Filippo Rossi, titolare col piglio bril-lante e lucido di una generazio-ne giovane che non aspetta una “grazia ricevuta” ma si rim-bocca le maniche. “Potremmo produrre circa 40.000 bottiglie ma ci limitiamo alla metà. L’al-tra metà è vino in attesa che qualcuno lo voglia vivere e fare suo. Come? Ad esempio facen-do un regalo, comprando un’e-sperienza, adottando una vite, partecipando con noi alla ven-

demmia, addirittura in futuro scegliendo il blend con cui comporre il proprio personale sogno enologico”. Maremma Vigna mia è l’idea di un vino moderno e innovativo, lonta-nissima dai canoni rigidi e ge-rarchici a cui tutti sono abitua-ti quando si parla di enologia, vicinissima alla possibilità di un vino “partecipato” e smart.Con pochi click, si può inizia-re a… diventare un vignaiolo: www.maremmavignamia.com (s.a.)•

Maremma Vigna mia, il vino di tutti

When we talk about wine, we use to think about age-old lands handed on from father to son, noble fami-lies, technicians who propose their ways without accepting any discus-sion about it. At Maremma Vigna mia you will not find anything simi-lar: the winery is the project of two brothers, one is an expert in market-ing, the other one is an agronomist; at a certain point they shared the

idea to create a wine enterprise, so they got a financing and started they adventure. Their winery,half a start-up and half a winery, rises in Manciaro, near Grosseto. Nowadays it counts on four grape varieties: Sangiovese, Merlot, Cabernet Sau-vignon and Chardonnay, and also on Morellino that will be bottle in March. 25,000 bottles are not many but at the moment they are enough,

according to Filippo Rossi’s opinion. He is the brilliant manager of this winery, a young man who knows that it is necessary to work hard if one wants to get some results. “We could produce about 40,000 bottles but we prefer to restrict our pro-duction to the half. The other half is waiting for someone who wish to make it his/hers. How? Making a present, buying an experience,

adopting a vine, making the harvest with us, choosing the blend of a per-sonal oenological dream”. Marem-ma Vigna mia is the idea of modern and innovative wine, far away from rigid and hierarchical canons of the usual oenology, very close from a smart and personal wine. With some simple clicks you can start your adventure as wine-maker: www.maremmavignamia.com•

Maremma Vigna mia, everybody’s wine

At Manciano, a handcrafted wine that has already

made a name for itself. Its keyword: personalization

Da Manciano, un “laboratorio

artigianale del vino” che ha già fatto molto parlare di

sè. Parola chiave: personalizzazione

Toscana

MAREMMA VIGNA MIALoc. Cavallin Del Bufalo58014 Manciano (GR)Tel. 347 [email protected]

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Ilaria Camerini è una a cui piace lavorare con concretezza. Schietta e onesta, non insegue il

marketing a tutti i costi, pun-ta alla sostanza e non cerca scuse. Enologa, è cresciuta nel vino ed è dal 2005 la terza generazione di Suveraia.L’azienda oggi coltiva 7 etta-ri, per circa 20.000 bottiglie e il resto destinato allo sfuso: Sangiovese, Cabernet Sauvi-gnon, Merlot. Più un piccolo sogno: preservare il “Noc-chianello spiga di grano”, vi-tigno antichissimo della zona, con l’aiuto dell’Università di Arezzo, con cui quest’anno verranno analizzati due filari sperimentali. Da lì potrebbe arrivare un vino dolce passito.Il presente di Suveraia, intan-to, è fatto di quattro vini stra-ordinari.Il primo è il Bacucco di Su-veraia, Monteregio di Massa Marittima Doc: 85% Sangio-vese e 15% Cabernet Sauvi-gnon. Denso, polposo, con un bel frutto maturo e avvolgente e la vaniglia che arrotonda senza mai eccedere. Ha po-tenza, classe ed equilibrio ed è ottimo anche “solo” da me-ditazione.

Il secondo è il Rosso di Cam-petroso, Sangiovese con 10% di Colorino. Meno impegnati-vo e più immediato, trasmette allo stesso tempo freschezza e maturità. Morbido, caratteriz-zato da prugna fragrante e una coda tannica ben bilanciata, segno di sviluppo enologico senza distorsione.Completano la gamma attua-le il Suveraia Vermentino e il Femmina rosato.Per ora Suveraia è una realtà strettamente legata al terri-torio toscano, ma in futuro l’obiettivo è raddoppiare la produzione e toccare l’estero, ingrandendosi un passo alla volta e mantenendo l’artigia-nalità. Anche perchè - fa pre-sente Ilaria - “se lavori bene in vigna, in cantina non serve molto, basta fare un lavoro pu-lito”. (s.a.)•

Suveraia, autentica MaremmaLa Doc Monteregio di Massa Marittima è molto piccola: qui ne abbiamo una delle più grandi interpretazioni

Ilaria Camerini likes being concrete in her work. She is sincere and honest, she doesn’t looks for marketing at any cost, she bets on the essence of wine and doesn’t accept justifications. She has grown up among wine, she is an oenolo-gist and since 2005 she represents the third generation of Suveraia.Nowadays this winery owns 7 hectares of vineyards and produces about 20,000 bottle per year. The rest of the production is marketed as loose wine. Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot and a little dream: to preserve the ancient grape variety “Nocchianello spiga di grano”. Together with the University of Arezzo, two experimental rows will be studied, possibly to make a sweet wine, a passito.The present of Suveraia is made of four extraordinary wines. The first one is Ba-cucco di Suveraia, Monteregio di Massa Marittima Doc: 85% Sangiovese and 15% Cabernet Sauvignon. Dense, pulpy, with an enveloping ripe fruit inkling and a vanilla aroma that makes it round. Powerful, well-balanced, it’s excellent also as meditation wine. The second one is Rosso di Campetroso, Sangiovese with 10% Colorino. An immediate and less difficult wine, fresh and mature at the same. Soft, characterized by a fragrant plum inkling and a tannic well-bal-anced ending, a sign of good oenologi-cal development without distorsion. Su-veraia Vermentino and Femmina rosato

complete the current range of products.At the moment Suveraia is a reality deeply rooted in the Tuscan territory, but in the future its aim is to increase the production and to reach the foreign mar-kets, growing but preserving its crafts-man production. Because, as Ilaria says, “if your work in the vineyard is good, you don’t need much more to make a good wine”. •

Suveraia, authentic MaremmaA great interpretation of the little Doc Monteregio di Massa Marittima

AZIENDA AGRICOLA SUVERAIALoc. Campetroso, 2658025 Monterotondo Marittimo (GR)Tel. 338 1291996 - 335 6211060 347 [email protected] www.suveraia.it

Toscana

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Vendemmia 2014: danni scongiurati

Veneto

DI IRENE GRAZIOTTO

Un anno di alti e bas-si quello registra-to in Veneto, con grandi speranze poi

disilluse e infine una vendem-mia che ha saputo districarsi dal fango – letteralmente. Se infatti l’incontro di giugno tenuto da Veneto Agricoltura prospettava un raccolto ec-cezionale, le ingenti piogge estive – pari a quanto si regi-stra normalmente in sei mesi – hanno creato non pochi problemi in vigneto: dai veri e propri allagamenti alle più diffuse muffe, marciume aci-do e botrite specialmente su Pinot, Merlot e Glera. È stato

solo grazie all’alta professio-nalità dei viticoltori – dai trattamenti tempestivi alla de-

fogliazione accurata per con-sentire un buon arieggiamento del grappolo – che si è riusciti

a salvare il raccolto. Per quel-lo che riguarda la tempistica si può parlare anche quest’anno di “vendemmia tradizionale” mentre per ciò che concerne le condizioni meteo le preci-pitazioni hanno continuato a cadere anche durante la rac-colta delle varietà precoci e dei bianchi, rendendo talora difficile l’utilizzo delle mac-chine e costringendo alcuni produttori ad un raccolto ma-nuale. In termini di quantità si registra una contrazione di circa il 15%, con picchi del 20% per lo Chardonnay e il Pinot Grigio e rese nella media per Amarone e Recioto.

FOTO DI PAM

ELA BRALIA

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Intanto in regione si continua a sorvegliare anche la “Dro-sophila Suzuki”, il mosceri-no asiatico comparso in Italia nel 2009 che colpisce i picco-li frutti a bacca rossa. Rispet-to al 2013 la popolazione di Drosophila non è aumentata – attesta Nicola Mori, docente di entomologia all’Università di Padova – né si è registra-to un incremento del danno diretto. Il danno è stato piut-tosto di tipo indiretto: infatti, mentre lo scorso anno le feri-te causate dall’insetto si sono asciugate subito, quest’anno

il clima umido ha favorito l’insorgere di alcune muffe. Nessun allarmismo dunque e a rasserenare il cielo arriva il parere di Assoenologi che parla di livelli qualitativi so-stanzialmente buoni, con “un

profilo aromatico e un quadro acido interessanti soprattut-to per le varietà precoci e il Glera”. •

È grazie al buon (e tanto) lavoro

fatto in vigna che si è riusciti

a contenere le perdite,

potenzialmente ingenti, dovute alle numerose precipitazioni

Sbarca online Vinetia, la guida ai vini del Veneto

Curata da AIS Veneto, la guida si propone come un agile strumento gratuitamente consultabile (vinetia.aisveneto.it) da chi voglia scoprire le perle enologiche della regione. Divisa in macro aree, la guida ha individuato, attraverso una molteplice selezione, i vini e le relative aziende che impersonano maggiormente le caratteristiche di ogni area. Ecco che allora nella scheda aziendale si trova un’accurata scheda di assaggio, con indicato l’anno di assaggio e il giusto abbina-mento. Il progetto punta a ingrandirsi prossimamente anche in ambito internazionale, coinvolgendo anche il settore gastronomico.

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Il legame fra San Gaetano e la località dove ora sor-ge Fattoria Monte Fasolo si perde nelle nebbie dei

tempi: oggi a testimonianza re-sta una grotta – che la leggenda vuole costruita pietra dopo pie-tra proprio dal santo per ritirar-visi in preghiera – internamente istoriata dalle conchiglie di San-tiago e contenente un’antica sta-tua lignea. È proprio in omaggio a questo filo culturale e devozio-nale in grado di unire passato e presente – ancor oggi per la ricorrenza del santo si celebra

una messa nella chiesetta vicina alla grotta – che Fattoria Mon-te Fasolo ha chiamato il nuovo rosso San Gaetano. Si tratta di un blend da 60% di uve Mer-lot, 30% Cabernet Sauvignon e 10% Carmenere, vendemmiate a mano e vinificate separata-mente. Durante la fermenta-zione, che avviene in acciaio a temperatura controllata di 28°C per due settimane, il 40% degli acini viene lasciato intero per preservarne all’interno i pro-fumi, esaltandone così la natu-ralità, secondo uno stile tipico

del’azienda che ha precorso pra-tiche enologiche oggi in voga fra molti. L’affinamento avviene per 18 mesi in botti da 15 ettolitri, poi in acciaio per 3 mesi e infine in bottiglia per altri 3 mesi. Ne nasce un vino prezioso di colo-re rosso rubino, con una trama

olfattiva di frutti rossi e vani-glia, e una bocca morbida che chiude con un finale minerale. Ideale per accompagnare primi e secondi di carne e selvaggina, a tavola o durante una gita cam-pestre in questi luoghi ricchi di fascino e suggestione. (i.g.)•

Il San Gaetano di Fattoria Monte Fasolo

The close bond between San Gaetano and the resort where nowadays rises Fattoria Monte Fasolo is age-old: it is witnessed by a cave – a legend says that it was built by the saint to retire in preyed – internally covered by the shells of Santiago and con-taining an ancient wood statue. And as an homage to this devo-tional and cultural heritage that combines past and present – the saint’s anniversary is still cel-ebrated in a little church near

the cave –Fattoria Monte Fasolo has called San Gaetano its new red wine. It is a blend of 60% Merlot, 30% Cabernet Sau-vignon and 10% Carmenere. All these grapes are harvested manually and vinified separate-ly. During the processing – in steel at controlled temperature of 28°C for two weeks – 40% of the grapes are left intact, to preserve the perfumes and exalt the natural taste of the wine, according to a typical style of

this winery that has anticipated a trend of the last years. Refin-ing takes 18 months in barrels, other 3 months in steel and then other 3 months in bottle. The re-sult is a precious ruby red wine, with a complex bouquet with red fruit perfumes and vanilla aro-mas, and a soft mineral taste. It’s ideal with first and second courses of meat and game, both at a table or in a excursion in the countryside, in these sugges-tive and charming places. •

San Gaetano by Fattoria Monte FasoloThe new Doc Colli Euganei Rosso pays homage to the patron saint

Il nuovo Doc Colli Euganei Rosso, entrato in commercio un mese fa, omaggia il santo patrono locale

Veneto

FATTORIA MONTE FASOLOVia Monte Fasolo 2 - 35030 Cinto Euganeo (PD) Tel. +39 0429 634030

Fax +39 0429 634800 - www.montefasolo.com - [email protected]

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The naturally fermented BADE is the fruit of the heart of Benedetto Ricci’s vineyard, a plot where a small group of 60 years old vines produce high quality grapes, thanks to careful grow-ing techniques, humus and green manures, that exploit a generous soil

and a unique microclimate. For Bene-detto winemaking means combining his family tradition with a dream, ancient tastes with cutting edge tech-nologies. BADE is the synthesys of all this. That’s why he gave to this wine his own nickname: BADE represents

the tradition of the “prosecco with sediment”, made with a refermentatio in bottle and with modern procedures that preserve coloures, perfumes and tastes of the grapes: 90% Glera and 10% Bianchetta and Verdiso. The re-sult is a straw yellow wine with a fine and creamy perlage, with fragrant per-fumes of bread crust, flowery and aro-matic notes, and an intense taste that mirrors the bouquet harmonically. Sa-pidity and freshness ends in a pleasant

bitterish taste. Beside BADE, Valdellö-vo produces also AnnoZero Spumante Prosecco Superiore Docg Extra Dry, a wine that recalls the foundation date of winery – founded in 2000 and man-aged by Benedetto and his wife Clotilde - ZeroNove a Prosecco Superiore Docg brut sparkling wine made of Glera in purity, and its new dry version, “N1VO”, a wine with a peculiar per-fume of ripe apple and white flowers, and a delicate creamy perlage.•

Il BADE fermenti naturali na-sce nel cuore del vigneto di Benedetto Ricci dove un pu-gno di viti di oltre sessant’an-

ni ha raggiunto un equilibrio tale da produrre uve di altissima qua-lità. Merito anche delle tecniche colturali attente, con humus, so-vesci e trattamenti limitati, che vanno a valorizzare ulteriormente un territorio già generoso grazie al suolo e al microclima unico. Per Benedetto fare vino significa unire la tradizione familiare col sogno di una vita, sapori antichi e tecniche innovative. Il BADE è la sintesi di tutto ciò e per que-sto gli è stato dato il soprannome con cui si fa chiamare Benedetto: BADE rappresenta infatti la vec-chia tradizione del “prosecco col fondo” prodotto con la seconda rifermentazione in bottiglia e re-alizzato con procedure moderne che riescono a preservare colori profumi e sapori delle uve usate: 90% Glera e 10% di Bianchetta e Verdiso. Ecco allora un giallo paglierino ravvivato dal perlage fine e cremoso, profumi fragranti di crosta di pane intessuti di note floreali ed aromatiche, una bocca

intensa che rispecchia armonica-mente il naso dove la sapidità e la freschezza si stemperano in un finale piacevolmente amarognolo. Otre al BADE, Valdellövo produ-ce anche l’AnnoZero spumante Prosecco Superiore Docg Extra Dry che ricorda appunto la data di fondazione dell’azienda – nata nel 2000 e gestita da Benedetto e dalla moglie Clotilde – lo ZeroNo-ve spumante Prosecco Superiore Docg brut da Glera in purezza e la nuova versione dry dello stesso: il “N1VO”, contraddistinto dai pro-fumi di mela matura e fiori bianchi e una delicata cremosità. (i.g.)•

Bade Valdellövo, the refermented in bottle wineA Conegliano Valdobbiadene Prosecco Frizzante Docg that surprises the connoisseurs and judges of the guidebook Slow Wine 2015

Un Conegliano Valdobbiadene

Prosecco Frizzante Docg che sorprende appassionati e

giudici della guida Slow Wine 2015

Bade Valdellövo, il rifermentato in bottiglia

Veneto

VALDELLÖVO s.s. di Ricci B. & C.Sede legale e vigneti: Via Cucco 29 - frazione Collalto Ufficio e cantina: Via A. Gramsci 4/C31058 Susegana (TV)Tel. +39 0438 981232Fax +39 0438 [email protected]

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A Roncadelle di Or-melle (Treviso) il cognome Nardin è da sempre asso-

ciato alla produzione di vino ed è grazie alla lunga espe-rienza acquisita nell’azien-da del nonno che nel 1998 Walter decide di dare vita

a qualcosa di suo. Aiutato dalla moglie e dai due figli, Walter punta non solo sui vini più conosciuti, come il Prosecco, ma dà voce anche ai vitigni autoctoni noti ma-gari solo al consumatore lo-cale e all’intenditore ma sco-nosciuti al grande pubblico.

La linea “Zerbaia” significa proprio questo: vitigni loca-li, minor resa in vigna, uve selezionate, tini in legno per la fermentazione – tecnica dispendiosa a livello di man-tenimento ma che dà grandi risultati – e lunghi affina-menti. Ecco allora il Raboso del Piave Doc, un rosso di corpo il cui nome richiama la potenza dei tannini, che fa due anni di invecchiamento in botte e altri dodici mesi in bottiglia e piace per i profu-mi di frutti rossi, la sua strut-tura e il sapore deciso. Altro vino rappresentativo della Marca Trevigiana è il Man-zoni Bianco Igt, sempre più apprezzato e ricercato grazie al bouquet floreale misto a sentori aromatici e di frutta a polpa gialla che si traduce in un sorso equilibrato e che richiama al bicchiere. Ma anche il Tai in purezza le cui uve provenienti da vigneti di 40-50 anni vengono lascia-te surmaturare in pianta e raccolte a mano. Nasce così quel giallo paglierino dalle sfumature dorate, con pro-fumi intensi fra cui spicca la mandorla, buona persistenza e equilibrata sapidità. (i.g.)•

Nardin Walter, i vini della tradizione veneta

In Roncadelle di Ormelle (Treviso), the name Nardin has been al-ways connected with winemaking. Thanks to a long experience ma-tured in his grandfather’s winery, in 1998 Walter decided to give life to his own enterprise. With his wife and their children, Walter produces well-known wines like Prosecco, but also autochthonous grape va-rieties that are still unknown to the general public. The line “Zerbaia” proposes local wines, made of se-lected grapes, fruit of low yield and long ageing in wood. Among these labels, there is Raboso del Piave Doc, a full-bodied red wine whose name recalls the power of the tan-nins. It ages two years in barrel and is refined other 12 months in bottle. It reveals red fruit perfumes, a good structure and a sharp taste. Another representative label of the Marca Trevigiana is Manzoni Bi-anco Igt, well-appreciated due to its flowery bouquet combined in a perfect symphony with of yellow fruits aromas. Also, the winery proposes a Tai in purity, made of the grapes of 40-50 years old vine-yards that are let over-ripen on the vines and then harvested manu-ally. The result is a straw yellow wine with gold reflexes, intense per-fumes among which stands out an almond inkling, a good persistence and a well-balanced sapid taste.

Nardin Walter, wines from the tradition of VenetoTaste “Zerbaia”, a wine created to expliot the lo-cal grape varieties

Assaggiateli nella versione “Zerbaia” creata ad hoc per valorizzare i vitigni locali

Veneto

AZIENDA AGRICOLA NARDIN WALTERVia Fontane 531024 Roncadelle di Ormelle (TV)Tel +39 0422 851622Fax +39 0422 [email protected]

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Garantire il vino dal grappolo al bicchie-re, preservando sem-plicemente quello

– ed è tanto – che qui la natu-ra mette di suo. Siamo a Farra di Soligo, una delle zone più vocate per la produzione del

Conegliano - Val-dobbiadene Pro-secco Docg dove il microclima, il terreno e il lavoro esclusi-vamente manua-le, visti i forti pendii collinari, assicurano una naturale qualità, certificata dalla menzione “Su-periore”. La

Farra – un nome che vuole esse-re un portabandiera del territo-rio – nasce nel 1997 per volontà di Adamaria, Innocente e Guido Nardi che decidono di integrare la familiare attività nei vigne-ti con la fase di vinificazione e imbottigliamento. Il carattere territoriale emerge specialmente nelle due tipologie “Superiore” Extra Dry dai profumi fruttati e

nel più esigente Brut dal sapo-re sapido e asciutto il cui basso residuo zuccherino lascia spazio alla personalità delle uve. Dal 2010 La Farra produce anche la denominazione “Rive”, coniata dal Consorzio di Tutela per va-lorizzare i cru. Il Brut “Rive” Docg La Farra può essere defini-to come una versione “moderna” del Prosecco Superiore: è infatti

fortemente connotato a livello identitario, in quanto proviene dai vigneti familiari della “Riva dei Nardi”, ha un profilo senso-riale più evoluto e una marcata freschezza e sapidità derivante dal suolo calcareo. La presa di spuma di 6 mesi contribuisce infine a creare un perlage sotti-lissimo che ne esalta i profumi e l’eleganza. (i.g.)•

A guaranteed wine, from the grape to the bottle, created preserving what nature creates only. We are in Farra di Soligo, one of the most suited area for the production of Conegliano - Valdobbiadene Pro-secco Docg. Here the microclimate, the soil and manual work – a necessary choice, due to the steep slopes – guarantee a natural quality certified by the mention “Superiore”. La Farra – a name that aim to represent its terriotry – was founded in 1997 by Ad-amaria, Innocente and Guido Nardi, three brothers who decided

to exploit the family vineyards and to start producing and bottling wine. The peculiar character of their wine is expressed in the two but-tonhole labels: “Superiore” Extra Dry, with its fruity perfumes, and the sapid and dry Brut, with a low sugar content that preserve the aromas of the grapes. Since 2010, La Farra produces also “Rive”, a denomi-nation coined by the Consorzio di Tutela to exploit the cru. Brut “Rive” Docg La Farra can be defined a modern version of Prosecco Superiore: in fact, it reveals the peculiar character of the family vineyards in “Riva dei Nardi”, more sophisticated perfumes and a sapid taste due to the calcareous soil. A six months foaming contributes to create a very fine perlage that exalts its bouquet and its elegance. •

The Rive Brut by La FarraThree brothers and a project: enclose in a wine their profound bond with their territory

Tre fratelli e un progetto:

racchiudere in un vino il

fortissimo legame col territorio

Il Rive Brut de La FarraVe

neto

LA FARRAVia San Francesco 44

31010 Farra di Soligo (TV)Tel. +39 0438 801242Fax +39 0438 801504

[email protected]

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Piogge superiori alla media e quantità di uva raccolta ridotta. Ma non tutto è perso, soprattutto sotto l’aspetto qualitativo

Non proprio un’ottima annata, però…

Trentino

DI MARINA CIANCAGLINI

Annata difficile e im-pegnativa la 2014, lo sentiamo dire già da prima della

vendemmia ma, ora che è con-clusa, si può fare davvero un bilancio. Per il Trentino, che

non è stata tra le regioni più colpite dai disastri meteorolo-gici, facciamo il punto con il Consorzio Vini del Tren-tino. La vendemmia appe-na passata ha coinciso con la conclusione di un’annata

decisamente anomala sotto il profilo climatico, il cui anda-mento pare essersi normaliz-zato con il mese di ottobre. A parte il periodo primaverile e di inizio estate, caratterizzato da precipitazioni al di sotto

della media storica e da tem-perature tendenzialmente più elevate, è stato il successivo periodo tra luglio e settem-bre a presentare problemi che hanno avuto ripercussio-ni sulla maturazione e sanità

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Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - [email protected] AFLOVIT Sezione AVIT

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani.

Barbatelle di qualitàper un prodotto di qualità

Soc. Coop. Agr.

delle uve. Infatti, solo in que-sto trimestre si sono registra-ti ben 95 giorni di pioggia, accompagnati in alcune zone anche dalla grandine, con un incremento, rispetto alla media stagionale, del 51%. La produ-zione di quest’anno è stata in-feriore del 31% per le uve a bacca rossa, e del 25% per le

uve a bacca bianca. Il genera-le calo produttivo è stato anche frutto di un’attenta cernita fat-ta in vigna al momento della vendemmia, che ha permesso, a scapito delle quantità, di avere un’uva assolutamente nella me-dia da un punto di vista quali-tativo, anche se con una minore gradazione alcolica. •

Quando lo spumante è DocSe lo Champagne è la bollicina più conosciuta al mondo, l’Ita-lia merita un posto d’onore per la produzione di ottimi metodi classici che nulla hanno da invidiare al cugino francese, anche in termini di longevità. E proprio il Trento Doc, fiore all’occhiel-lo della viticoltura trentina è stato tra i protagonisti delle de-gustazioni organizzate durante il Merano Wine Festival 2014 (7-10 novembre), visto nella sua potenzialità di invecchiamen-to. 1996-2005, quasi 10 annate di produzione, interpretati dalle più importanti aziende spumantistiche della provincia di Trento, che hanno anche fatto la storia del vino italiano, come Ferrari, Maso Martis, Letrari e Rotari. Sempre il Trento Doc, sarà protagonista fino al 14 dicembre dell’iniziativa Bollicine sulla città, a Trento, con degustazioni in cantina e laboratori enogastronomici.Info: www.trentodoc.com

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Eleganti e freschi: così i vini siciliani 2014

Sicilia

DI CLAUDIA CATALDO

A concludere le operazioni è stata la raccolta delle uve rosse, a quota mille metri, sull’Etna: e così anche la vendemmia siciliana si è conclusa, lasciando spazio ai bilanci e alle riflessioni. Il quadro per la regione della Trinacria appare

chiaro e ottimista: si è prodotto di meno, oltre il 25%, ma con alta qualità e vere punte d’eccellenza (il calo produttivo ha interessato soprattutto la Sicilia Occidentale, con anche dei -30%). L’andamento climatico è stato determinante: dopo le piogge primaverili e d’inizio estate, le temperature si sono progressivamente avvicinate alle medie

stagionali, ma senza picchi di caldo. Antonio Rallo, presidente Doc Sicilia, parla di “una buona vendemmia anche se meno produttiva”, aggiungendo che “chi ha ben gestito il vigneto ha portato in cantina uve sane e mature. Continua: “per i vini della Doc Sicilia si profila un’opportunità importante: dobbiamo saper sfruttare questo vantag-gio, comunicarlo in Italia e soprattutto all’estero”. Infatti sono poche le aree italiane, anzi europee, in cui si sono conseguiti simili risultati in questa tutt’altro che fortunata nnata. Una vendemmia lunga quasi 100 giorni – tanti ne sono passati dalla raccolta delle uve per le basi

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Quasi 100 giorni di vendemmia, rese calate del 25% rispetto al 2013 ma alta qualità. La Sicilia

sembra avere il vento in poppa

spumante fino alle uve di Nerello Mascalese dei primi di novembre – che ha visto arrivare in cantina uve sane, mature, con concentra-zioni zuccherine non elevate per le varietà autoctone, Nero d’Avola, Frappato, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio. La vendem-mia 2014 in Sicilia, per i bianchi ma anche per i rossi, sarà ricordata per vini più freschi, eleganti e complessi, con meno alcool e una maggiore acidità. “Ho la sensazione – dice Alberto Tasca d’Almerita - che la Sicilia abbia il vento in poppa baciata dalla genero-sità di madre natura. Il bilancio nelle nostre aree è eccezionale, rispetto alla scorsa anna-ta abbiamo registrato un calo generale che ha portato le rese ai livelli di normalità, ma

in definitiva sono entusiasta della qualità di questa vendemmia”. L’area sud orientale della Sicilia è la zona in cui si registrano le punte d’eccellenza della campagna viticola dell’isola come conferma Francesco Fer-reri, presidente Assovini: “Da un punto di vista della qualità, quella appena conclusa è la migliore annata degli ultimi anni. La tota-le assenza di stress termici per le piante ha dato vita ad uve di grande eleganza ed equi-librio di tutte le sue componenti; sul versan-te quantitativo registriamo invece le stesse rese della vendemmia dello scorso anno”. Insomma, se il vento è buono, non resta che prendere in mano il timone e sfruttare al me-glio il vantaggio competitivo conseguito. •

L’alberello di Pantelleria patrimonio Unesco?Ancora niente di ufficiale, ma l’alberello di Pantelleria potrebbe essere iscritto nella lista del patrimonio mondiale immateriale Unesco. Un primo parere positivo è arrivato ad ottobre e mentre scriviamo si attende il vaglio del Comitato intergovernativo, a fine novembre. Secondo il primo giudizio espresso, la pratica agricola di Pantelleria rappresenterebbe un esempio unico nel suo genere di coltivazione della vite, tramandatasi di generazione in genera-zione nella comunità pantesca. “Questo fa onore al nostro Paese - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina - mai prima d’ora l’Unesco si era espresso positivamente verso una pratica agricola, giudicandola degna di essere iscritta nella prestigiosa Lista”.

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L’enologo Chioccia: “Nonostante l’andamento meteo, chi ha lavorato

con professionalità sarà premiato”

Eleganza e piacevolezza per i vini 2014

Umbria

Maurilio Chioccia, enologo e con-sulente di molte cantine dell’Um-

bria regione traccia un bilancio sulla difficile vendemmia 2014 e dice la sua in vista dell’Expo 2015.In generale, com’è stato l’andamento vendemmiale in Umbria e ci sono zone che hanno avuto più pro-blemi di altre a causa del meteo?“I viticoltori hanno reagito con grande professionalità, quindi laddove si sono verificati problemi, sono stati effet-tuati passaggi a mano per eliminare i grap-poli che presentavano degli acini rovinati, per poi effettuare la raccolta da destinare alla vinificazione. In alcune zone non si è raccolto, ma sono stati casi molto spo-radici, ubicati prevalentemente in zone in prossimità di fondovalle, dove appunto i ristagni di acqua e umidità hanno fatto si

che i viticoltori non potessero, con le giuste tempistiche, ef-fettuare i trat-tamenti sanitari necessari”.Da un punto di vista orga-nolettico che cosa dobbia-mo aspettar-ci?“Tutti i vini hanno avu-

to in comune un tenore in acidità totale leggermente superiore alla norma che comunque, in fase di compimento della fermentazione malolattica, già si stanno abbassando notevolmente. I tannini - at-tenendosi a buone pratiche enologiche, quindi eliminazione dei vinaccioli, tem-perature di fermentazione più basse, ed anche macerazioni a volte più brevi - han-no fatto si che si ottenessero dei prodotti

DI MARINA CIANCAGLINI

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I 40 anni del Museo del Vino di TorgianoAperto al pubblico nel 1974, ideato e creato da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, il Museo del Vino, a Palazzo Graziani Baglioni, racconta attraverso reperti archeologici, collezioni di ceramiche, vetri, inci-

sioni, testi antiquari e raccolte etnografiche, la millenaria storia della vite e del vino. Definito dal NY Times come il “migliore in Italia”, il mu-seo ha festeggiato il traguardo dei 40 anni, lo scorso 25 ottobre con il convegno “Il vino e la vite come paradigma della diversità culturale tra Oriente e Occidente”, al quale è intervenuto an-che Attilio Scienza.

eleganti e piacevoli. Addirittura ci sono sorprendenti e abbondanti picchi di ec-cellenza”.Quali sono i vitigni sui quali puntare nei prossimi anni?“Ho tenuto a battesimo riscoperte e riva-lorizzazioni di vitigni qualche volta pro-prio dimenticati, tipo Ciliegiolo e il Gre-chetto di Todi. Sono molto convinto anche di vitigni come il Pecorino , il Trebbiano Spoletino, il Pinot Nero e il Sangiovese”.L’Expo può essere un’opportunità per le aziende vinicole umbre e per i Consorzi?

“Decisamente è una grande vetrina dove anche le produzioni vinicole potranno ri-cevere grandi vantaggi per farsi conoscere e apprezzare da un pubblico mondiale. Si mette in mostra ogni componente della nostra Italia, cibo, vino, olio, arte, cul-tura, paesaggi . Tutte le regioni si stanno adoperando per potervi partecipare anche se pare che i costi siano molto sostenuti e quindi spero che non costituiranno un momento di selezione. Facciamo, quindi, appello alle istituzioni che sia fatto il pos-sibile perché tutti possano accedere con facilità”.•

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É stato presentato presso la sede di Novatec a Palazzuo-lo sul Senio (FI) il

Dispenser 2014, performante prodotto di casa diWine (mar-chio di Novatec S.r.l. che iden-tifica il mercato dei dispenser per vino al bicchiere), che pro-mette di far parlare a lungo di sé.Grande soddisfazione durante la conferenza stampa di pre-sentazione, avvenuta l’8 no-vembre 2014, alla presenza del Sindaco di Palazzuolo sul Senio, Cristian Menghetti, del Presidente di Confindu-stria Firenze Simone Bettini, dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Gianni

Salvadori e del Direttore di Ruffino Angelo Biggiogge-ro.Design esclusivo, personaliz-zabile nel colore, elegante ed innovativo, sta già ottenendo una buona risposta dai mer-cati esteri, in particolar modo da Olanda, Germania, Polonia e paesi dell’Est, USA e, ov-viamente in Italia. Il marchio

diWine, conosciuto per la tec-nologia plug & play nel set-tore dispenser per vino, è oggi apprezzato nel mondo.Angelo Biggioggero, Diret-tore della casa vinicola Ruf-fino, intervenuto come relato-re alla conferenza stampa, ha mostrato tutto il suo apprezza-mento: “Una macchina bella e ben fatta, molto curata nei

dettagli, che usa le stesse tec-niche che usiamo noi da Ruf-fino, quando si mette il vino in bottiglia. Ecco che diWine completa la filiera con questo prodotto che ci permette di dire “dalla vigna al bicchie-re”, mentre prima potevamo soltanto dire “dalla vigna alla bottiglia”.Il sistema di preservazione del vino è rappresentato da una bombola di azoto alimentare interna al Dispenser, con la quale si riescono a gestire cir-ca 70 bottiglie.La macchina è altresì predi-sposta per l’eventuale colle-gamento ad un sistema cen-tralizzato per l’azoto e ad un collegamento in serie tra più

Vino al bicchiere

Un bicchiere di vino,ma che sia buono...

Made in Palazzuolo, Made in Florence, Made in Italy: così nasce il nuovo

distributore di vino al bicchiere

FOTO DI PAMELA BRALIA

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macchine installate.L’utilizzo di materiali total-mente certificati ed idonei al contatto con alimenti, la cli-matizzazione delle bottiglie in modo da servire il vino sempre alla temperatura ideale, le pro-cedure brevettate di “lavag-gio” della bottiglia al momento dell’inserimento nel Dispenser che permettono di garantire il mantenimento del vino all’in-

terno della macchina per cir-ca 30 giorni, rappresentano il grande passo in avanti della tecnologia dei Dispenser da vino.Grande soddisfazione da parte dell’Azienda produttrice, ri-scontrabile nelle parole di An-drea Ridolfi “Ci ritroviamo oggi a festeggiare un traguardo raggiunto ed un punto di par-tenza. Un traguardo, perché

grazie a questo Dispenser, ab-biamo raggiunto un livello tec-nologico elevato e, soprattutto, siamo riusciti nell’intento di garantire la qualità del vino per circa un mese dal momen-to dell’apertura della bottiglia, ed un punto di partenza perché adesso inizia una nuova avven-tura, quella di conquistare il mercato”.Da Roberto Ridolfi, fonda-

tore del gruppo: “la passione e la voglia di realizzare qualcosa di innovativo anche nel mer-cato del vino, così come fatto in questi anni per il mercato dei contenitori alimentari, ci ha permesso di arrivare a que-sto bellissimo risultato e per questo voglio ringraziare tutti i miei collaboratori che hanno lavorato perché questo obietti-vo diventasse realtà”.•

NOVATEC, azienda del gruppo Elettromeccani-ca Misileo da 40 anni nel settore delle costru-zioni meccaniche e delle macchine automatiche, è nata nel1990 ed è diventata in breve tempo azienda leader nella realizzazione di sistemi completi per la produzione di contenitori per alimenti in carta/cartone ecocompatibile e bio-degradabile (vassoi da pasticceria, piatti party e da pizza, piatti take away, contenitori da forno, contenitori per frutta/verdura, ecc.). Dalle com-petenze di Novatec e del Gruppo Elettromecca-nica Misileo è nato il brand “diWine” che con i suoi prodotti è un valido supporto all’espansio-ne del mercato del vino di qualità.

NOVATEC SRL - Via delle Acque, 6 - Palazzuolo sul Senio, 6 (FI), 50035 - Italia - Tel. 055 8046179 - Fax. 0558046860 - [email protected] - www.diwineitaly.it

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Food&Beveragendadi Claudia Cataldo

CANTINE APERTE A NATALETutta Italia, 6 e 7 dicembre 2014

WINE2WINEVerona, 3/4 dicembre 2014

SAPEURForlì, 23 – 25 gennaio 2015

L’ultimo evento dell’anno, come da tradizione, del Movimento Turismo del vino, organizzato su scala nazionale. La magica atmosfera delle feste entra anche in cantina: un’occasione suggestiva per brindare con un po’ di anticipo all’arrivo delle festività e cercare qualche gradito regalo da mettere sotto l’albero. I vignaioli propongono degustazioni, ricette della tradizione, musica e confezioni regalo create ad hoc.www.movimentoturismovino.it

Ancora una volta, torna a Forlì la fiera enogastronomica del prodotto tipico di qualità e delle attrezzature professionali per il settore Food e Horeca. Novità assoluta di quest’anno è il primo padiglione “Forlì Wine Festival”, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, interamente dedicato ai vini dell’Emilia Romagna. La nuova edizione della kermesse si afferma come un importante palcoscenico dove rappresentare la qualità delle pro-duzioni artigianali e il mondo dell’enogastronomia made in Italy, con lo scopo di far scoprire prodotti in fase di estinzione mediante l’accostamento di nuovi sapori e antiche tradizioni dimenticate.www.sapeur.it

Il nuovo forum sul business del vino, firmato Vinitaly, si presenta come il primo e l’unico evento in Italia di questo genere: si parlerà di marketing, comunicazione, vendite, export e molto altro. Un’importante occasione di incontro tra i vari player coinvolti nella produzione e distribuzione di vino: una due giorni di formazione e aggiornamento, per dotarsi di nuovi strumenti con cui supportare l’attività imprenditoriale, in un settore in continuo cambiamento come è quello enologico. Molti i workshop da segnalare, come quello del 4 dicembre sul mercato USA (ore 11:30) o quello del 3 dicembre in cui si analizzeranno gli strumenti finanziari per crescere sul mercato (ore 11:30).www.wine2wine.net

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

AGRITURISMO IN FIERAMilano, 24 e 25 gennaio 2015

MILLÉSIME BIO Montpellier, 26 - 28 gennaio 2015

GALÀ ITALIANew York, 19 febbraio 2015

Oltre 300 strutture agrituristiche con laboratori, spettacoli e prodotti tipici rurali. La manifestazione rappresenta una vetrina aggiornata e completa di servizi specializzati, una risposta concreta a tutti i bisogni di chi ama il turismo ver-de, dal lusso al low-cost. Una vera e propria full immersion nella vita di campagna con l’opportunità di trascorrere giornate nella natura, di assaggiare e acquistare i prodotti tipici regionali, scoprire segreti e bellezze del nostro terri-torio, assistere e partecipare ai laboratori teatrali, artistici, d’intrattenimento, sfiliate, seminari e spettacoli musicali che si alterneranno sul GreenCarpet.www.agriturismoinfiera.it

Importante salone dedicato ai vini da agricoltura biologica: ospita produttori provenienti da tutto il mondo, oltre 560, da Germania, Sud Africa, Argentina, Austria, Bulgaria, Cile, Egitto, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Svizzera, USA. Nato nel 1993, è un appuntamento per soli profes-sionisti: di rilievo è anche il contest, all’ottava edizione, i cui vini vincitori restano in degustazione per tutti i giorni di fiera in un’apposita area self service.www.millesime-bio.com

Il grande successo ottenuto dal vino italiano sul mer-cato statunitense ed i produttori che ne sono stati gli artefici saranno i protagonisti del trentesimo anniver-sario del Gala Italia che si terrà il 19 febbraio prossimo negli eleganti saloni del Pierre Hotel di Manhattan. Una speciale celebrazione del vino italiano, 12 ore fra degu-stazione, special moments, vip e famosi produttori, dal Wine&Food Tasting del mattino fino alla cena di gala, con asta dei vini. Grandi protagonista sarà l’annata 1985.

ENOLIEXPOFermo, 30 gennaio - 1 febbraio 2015Un appuntamento magico, all’insegna di un grande vitigno autoctono, ovvero la Vernaccia Nera, in un borgo suggestivo incastonato sui Monti Azzurri. La formula è la stessa delle passate edizioni: gli Appassimenti, ovvero i luoghi dove l’uva viene riposta ad appassire, apriranno le porte per raccontare le storie e il know how di questi produttori. Le degustazioni saranno protagoniste sia nelle cantine che in piazza, con stand dei produttori e mercatini per le vie del paese. Si potranno assaporare i due volti della Vernaccia Nera: la Vernaccia di Serrapetrona Docg (spumantizzata) e il Serrapetrona Doc (versione ferma).www.appassimentiaperti.it

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FERMENTINI A PIANO INCLINATO FER

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FERMENTINO TERMO CONDIZIONATO CON RIMONTAGGIO ED ESTRAZIONE DELLE VINACCE AUTOMATICO

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HOTEL WESTENDVia Speckbacher 9 - 39012 Merano (BZ)Tel. +39 0473 447 654 Fax +39 0473 222 [email protected] - www.westend.it

Il Westend è una bella villa d’epoca a po-chi passi dal pittoresco centro cittadino. Le camere sono ampie e graziose, dotate di ogni tipo di comfort. La sala da pranzo, in stile liberty, è l’ambiente ideale per iniziale la giornata con un’abbondante colazione o per deliziarsi con le specialità dell’hotel, la cui cucina locale non rinuncia a qualche apertura internazionale, sempre sceglien-do prodotti genuini e del territorio. La scel-ta ideale per chi cerca benessere, buona cucina, relax e stile, a poca distanza dal-le principali attrazioni, come le Terme e il Kurhaus. Il tutto a prezzi assolutamente concorrenziali, sia nella formula solo per-nottamento che in quella mezza pensione.

Dove dormire: HOTEL WESTEND***

Da fine novembre al 6 gennaio a Merano si accende la magica at-mosfera dei mercatini di Natale. Chiuse le porte del Wine Festival

si aprono quelle delle festività, con le ban-carelle ad animare il Lungopassirio e l’a-ria profumata di Vin Brulé e caldarroste. Il Mercatino di Natale di Merano è una festa

per tutti: le casette di legno, le luci colorate, gli alberi addobbati e gli artigiani che lavorano i loro prodotti ap-partengono alla magica tra-dizione natalizia altoatesina. Così è possibile passare un

piacevole soggiorno fra le belle montagne del Burgraviato, facendo shopping e rilassando-si a fine giornata alle terme. Senza dimen-ticare che con l’arrivo dell’inverno si apre anche la stagione sciistica: Merano 2000 è il comprensorio di piste, per un totale di 40 chilometri, ideale per appassionati di sport invernali e per le famiglie.•

Al Westend per i Mercatini di Natale

Merano non è solo Wine Festival, ma anche gastronomia di qualità, montagna, natura e… mercatini di Natale

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Gli Stati Uniti rimangono il primo mercato estero per l’Italia ma negli ultimi anni sono cresciute notevolmente Cina e Russia. La

sviluppo più significativo è rappresentato proprio dalla Cina, che dal 2003 al 2013 è cresciuta del 3.800%, la Russia del 242%. Questo e altri dati – presentati al forum “Il futuro del vino e il vino del futuro” da Wine Monitor – confermano anche la cre-scita delle esportazioni di vino italiano in Cina nell’ultimo anno: nonostante il calo internazionale del 10% quelle italiane sono aumentate quasi dell’1%. Questo momento positivo potrebbe dare una spinta, anche psicologica, alle nostre aziende e incen-tivarle a cogliere le occasioni che si pre-senteranno in occasione di Expo 2015. La prima tappa del China Road Show – tour promozionale organizzato da Expo spa e dai padiglioni cinesi che saranno presenti a Milano dal prossimo maggio – si è già svol-ta a Beijīng con eventi, presentazioni e il posizionamento di una enorme sfera promo-zionale nel viale pedonale di Wangfujing, una delle zone commerciali più frequentate della capitale. Il tour continuerà toccando sette delle maggiori metropoli del paese: Guangzhou, Shanghai, Changsha, Fuzhou, Chongqing, Zhengzhou e Jinan. Una noti-zia positiva è il crescente interesse per la qualità del cibo nel paese, meno lo sono le

regole poco chiare o fuori dagli standard internazionali. Il governo cinese ha infatti adottato nuovi limiti per la presenza nel vino di alcuni metalli, in particolare sono stati fissati i seguenti valori: manganese 2 mg/l, ferro 8 mg/l, rame 1 mg/l. Tali re-strizioni sono ritenute controverse da mol-ti osservatori in quanto non presenti nella normativa UE né fissati dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, ente intergovernativo che comprende 45 paesi membri tra Europa, Sud America, Africa e Oceania. Alcuni vini australiani e spagnoli sono stati recentemente controllati al loro arrivo in Cina e distrutti o respinti proprio per il livello di manganese. In seguito a questi episodi l’AWRI – Australian Wine Research Institute – ha condotto analisi su circa 800 vini australiani riscontrando come molti superino il limite imposto, so-prattutto fra i rossi, con variazioni notevoli tra le annate ma nessuna relazione in base alla varietà di uva utilizzata. Altri studi hanno messo in relazione la presenza di tassi elevati di manganese con alcuni trat-tamenti funghicidi. Per adesso – nonostante gli sforzi – non sembra però esserci nessun metodo in grado di ridurne la concentrazio-ne. Difficile sperare che le autorità cinesi rivedano le norme, quindi è meglio docu-mentarsi e prepararsi con attenzione nel caso si voglia o già si esporti in Cina. •

A preoccupare però sono adesso i livelli di manganese

Cina, per l’Italia il mercato cresce

di Cristiano Magi

Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

Cimatrice a coltelli veloci mod.Speedy Rotor Laterale

Defogliatrice a rulli controrotanti mod. Solaris

Porta-attrezzi reversibile per sollevatori idraulici, con lama interceppi mod. “RapidLam 13”

Spollonatrice chimica scavallante

Cimatrice a barra mod. Potel Bil Eco

Cimatrice a coltelli veloci mod.Speedy Rotor Tunnel

Muletto Brentone

Prepotatrice a dischi su doppie colonne motorizzate mod. Coloklin

Trivella idraulica anteriore con punta fresatrice

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( di Lorenzo Bianciardi - [email protected] )

Chele di astice con lacrime di asparagi frullati e una sensuale spuma marina, servite con l’aggiunta di salsa di ostriche. Fuori menù (Fuera de carta, 2008) dello spagnolo Nacho Garcìa Velilla si apre con un accostamento magnifico: «Guardiamo che piatto, come ci adesca, come tenta di sedurci. Qui la gente non viene solo a mangiare, viene a cercare il piacere, viene a soddisfare le sue fantasie», dice Maxi orgoglioso della sua creazione.Un caos pazzesco in cucina, scene grottesche e un’atmosfera colorata e rumorosa vi attendono, se proverete a varcare le soglie del ristorante “Xantarella” di Madrid. Armatevi di pazienza, perché lo staff qui è davvero dei più svitati e solo il tocco di Maxi, il simpatico chef interpretato da Javier Cámara, può riuscire a tenere tutti a bada.Innovare, cercare nuove sensazioni e proporre un’esperienza per i cinque sensi: è questa la

filosofia culinaria del protagonista, senza peli sulla lingua a lavoro e nella sfera privata. Fin dalle prime immagini, Maxi ostenta orgogliosa-mente la sua omosessualità e, in una divertente commedia degli equivoci, il regista dipinge con leggerezza una società, quella contemporanea, in cui il ruolo dei genitori e dei figli viene ribaltato e sembrano cadere tutte le convenzioni classiche della famiglia, in una confusione totale delle identità sessuali.Tra un piatto e l’altro, di scena fantastiche gag. Due su tutte: la scena in cui Maxi andrà su tutte le furie di fronte all’inedita richiesta di un cliente dal gusto “atrofizzato” che chiede di riscaldare il tonno… E poi il terrore e la trepidazione dello staff in cucina, quando al tavolo siederà il rappresentante “Michelin”. Peccato solo che non si tratti della grande guida enogastronomica, ma della famosa marca di pneumatici!

Protagonisti della risata anche Alex, eccentrica maître di sala, e l’ex calciatore argentino Horacio. Due personaggi che giocheranno a nascondino per tutto il film. Ma prima o poi dovranno “uscire dall’armadio”, come si dice in spagnolo e…Senza rovinarvi troppo la sorpresa, Fuori menù racconta in stile comico vite comunque travaglia-te: per Maxi sarà difficile “digerire” l’inaspettato ritorno a casa dei suoi due figli, avuti dalla ex moglie, prematuramente scomparsa. Sa, infatti, di non essere mai stato un padre modello, e questo alla lunga potrebbe pesare sulla sua coscienza. Fortuna che il suo carattere “positivo”, ad im-magine e somiglianza del suo locale, lo porterà a non avere paura delle sfide e a salire comunque sul «treno che non aspetta mai». Come recita la canzone cantata da tutti i protagonisti nel finale, in fondo «la felicità è proprio questo». Beata spensieratezza.

PELLICOLE DI GUSTO

Fuori Menù, il gusto della diversità

Il settore biologico può essere una chiave interessante per il mercato interno ma soprat-tutto per l’internazionalizzazione delle aziende italiane. L’export è già molto significativo per i produttori del nostro paese: circa l’80% vende all’estero e per il 50% di questi i mercati stranieri rappresentano più del 30% delle vendite mentre per un 15% superano addirittura il 60%. In realtà “biologico” è un termine utile per semplificare una tendenza ma anche scivoloso vista la varietà di possibilità, metodi di produzione, certificazioni e marchi. Un metodo utile per analizzare dall’alto il mercato e i consumatori senza giudizi di merito sulle scelte è non concentrarsi esclusivamente sul prodotto finale o su una particolare definizione ma su come modificare – e poi certificare e promuovere – la sostenibilità dell’intera filiera. Interessante in questo senso ricordare il progetto Vino Libero di Eataly, uno dei molteplici approcci possibili (spesso contestati da chi ha una visione più rigida) alla questione sostenibilità, descritto da loro come impegno nell’ “applicare un modello

di agricoltura che sia allo stesso tempo economi-camente vantaggioso e rispettoso dell’ambiente. [...] adottano scelte di coltivazione che privile-giano processi che consentono di preservare la ‘risorsa ambiente’, evitando il ricorso a pratiche dannose per il suolo e riducendo al minimo l’uti-lizzo di sostanze chimiche”. Purtroppo non sono disponibili statistiche ufficiali sul mercato del vino biologico ma tutti gli indicatori evidenziano un trend positivo sul mercato mondiale dei prodotti alimentari: le vendite sono più che quadruplicate nel 2012 rispetto al 1999 e nonostante la crisi economica nel 2014 si è confermata la crescita con un incremento rispetto al 2011 di circa il 6%. Particolarmente interessante e promettente il dato di Agence Bio secondo il quale il vino biologico ha rappresentato nel 2011 il 4% di tutto quello venduto in Francia, una percentuale doppia rispetto a quella del generale settore alimentare, dove le vendite di cibi biologici si sono attestate a circa il 2%. In Italia Federbio è molto attiva su promozione e ricerca legate al vino anche

attraverso il progetto Vinitalybio. Sul sito www.federbio.it/VinitalyBio.php è possibile scaricare gli atti del convegno “Il vino biologico alla sfida dei mercati”, tenuto durante l’ultima edizione della manifestazione. Riportiamo qui alcuni dati parti-colarmente significativi. Secondo le dichiarazioni dei buyer intervistati i paesi di destinazione del vino biologico italiano sono attualmente Regno Unito (32%), Giappone (25%), Francia (19%) e Germania (15%). I mercati indicati come i più promettenti sono in parte gli stessi, in ordine decrescente: Regno Unito, Giappone, Germania, Stati Uniti, Francia. Per le aziende produttrici la domanda di vino biologico è forte in Germa-nia, Inghilterra, Olanda, Francia, Belgio, Paesi Scandinavi, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia mentre tra i paesi extra UE si attestano nelle prime posizioni Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina, Svizzera, Russia, Australia, Brasile, India. Notiamo con interesse la presenza di ben 4 paesi BRICS tra le prime posizioni. L’Italia può giocare un ruolo da protagonista in questo settore ma ha bisogno di rafforzare promozione e credibilità: massima attenzione quindi a regolamenti europei e internazionali, per essere certi di potere scrivere “biologico” senza ingannare il consumatore e correre rischi legali e d’immagine.

Sempre più vino biologico sui mercati internazionali

( di Cristiano M

agi )Il vino nel B

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di Marina CiancagliniNewsBio & Green

Vino e vinificazione in anfora, binomio antico ma che adesso sembra riprendersi un alone di grande attualità, soprat-

tutto se si parla di viticoltura naturale. E proprio questi speciali contenitori per la vinificazione sono stati il tema del I^ congresso internazionale dedicato alle esperienze di vinificazione in anfora, nella fornace di Artenova all’Impruneta, (Toscana), il 22 e 23 novembre scorsi. Approfondiamo l’argomento con Adria-no Zago, agronomo, enologo, nome di riferimento sul tema della biodinamica e uno dei protagonisti del congresso.Viticoltura biodinamica e vinifica-zione in anfora. Dov’è il punto di incontro e quali sono i vantaggi nell’utilizzo di questo materiale?“L’anfora accompagna idealmente molte vinificazioni di uve coltivate con il me-todo dell’agricoltura biodinamica. La naturalità del materiale, la mancanza di componenti di sintesi chimica, la neutra-lità nell’apporto dei tannini del legno - dove non sono desiderati -, la possibilità di evitare episodi di nervosità e di ridu-zione talvolta legati all’uso dell’acciaio sono alcuni elementi molto interessanti a mio modo di vedere e lavorare”.Per quanto riguarda l’uso della sol-forosa, può essere un valido aiuto nel contenimento?“La modulazione dell’uso e della quan-

tità solforosa è un elemento connesso a visioni del vino non propriamente legate all’anfora. Sono solito utilizzare basse dosi di solforosa conseguentemente alla sanità delle uve, alla pulizia della can-tina, alle lunghe macerazioni e ad altri elementi tecnici”.Quali sono le difficoltà maggiori di una vinificazione in anfora?“Le anfore che più utilizzo sono di pic-cole dimensioni, dai 300 agli 800 litri che si prestano ad una lavorazione non meccanizzata delle uve, follature manua-li, limitando così l’uso di pompe ed altre attrezzature. In alcuni casi, il limite si tro-va nell’organizzazione delle operazioni di svuotamento delle anfore stesse, che

non è comunque un limite per l’utilizzo dell’anfora”.Ci sono degli accorgimenti in più in vigna che si devono avere per ottenere un’uva che poi andrà in anfora?“La necessità di avere uve integre, sane e vitali è un denominatore comune a tutti i vignaioli che lavorano per fare del vino di grande qualità che rispetti e rappresenti il territorio. L’anfora non richiede alcune altre accortezze per una corretta vinificazione”.Da un punto di vista organolettico, si notano delle differenze nel risul-tato finale?“La naturale porosità dell’anfora ha

un’azione decisiva nello scambio dell’os-sigeno durante la vinificazione e l’invec-chiamento dei vini. In molte varietà tipi-che italiane, i tannini hanno necessità di essere polimerizzati per non essere cau-sa di eccessiva tannicità ed amarezza del vino; l’azione dell’anfora, come l’azione del tempo e del legno, ha la capacità di far maturare i vini riducendo le eccessi-ve ruvidità. Noto che l’invecchiamento dei vini in anfora può sostituire periodi di invecchiamento in legno più lunghi talvolta dannosi per l’eccessivo apporto tannico e per problemi di contaminazioni microbiologiche non desiderate”.Ci sono dei vitigni che sono più adatti di altri per essere vinificati in anfora?“Nella mia professione di consulente collaboro, a titolo di agronomo o eno-logo, con aziende, come Cacciagalli e Foradori, che utilizzano diversi vari di anfore per la vinificazione di vitigni mol-to diversi tra loro. Molte volte la lunga macerazione e l’anfora sono il binomio scelto per esaltare la complessità della varietà e l’espressione del suolo. Le va-rietà italiane più importanti come San-giovese, Nebbiolo, Trebbiano, Corvina hanno spesso un corredo tannico, di aromi primari ed altre componenti che ben si adattano a vinificazioni in anfora che non devono essere necessariamente legate alle lunghe macerazioni”.•

La naturalità e neutralità del materiale, la mancanza di componenti di sintesi chimica. Ecco alcuni elementi che fanno scegliere questo materiale per la vinificazione

Naturalmente…in anfora

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Sono ben quattro i produttori coinvolti nella realizzazione della Chellerina e tutti torinesi: La Piazza, San Paolo, Birrificio Torino e Black Barrels. Il birrificio La Piazza, nato nel 2007 come progetto di un percorso educativo de-dicato a centinaia di ragazzi alla scoperta del proprio talento, ha voluto riportare in auge una tradizione dagli antichi splendori otto-centeschi, tale da contendersi il primato di produzione di birra con Monaco Di Baviera. Il birrificio assieme all’odierno brewpub, (rico-struiti sul sito dove un tempo sorgeva la vecchia fabbrica), rappresentano oggi un punto di riferimento collaudato per gli appassionati della birra artigianale di qualità. Le sue creature si ricordano soprattutto per i nomi legati ai pittori impressionisti: la bionda Manet, le ambrate Renoir, Hopperly e Chagally e la scura Turnerly distribuite in bottiglia e alla spina. Esula da questo contesto la Chellerina, l’ultima birra lanciata

assieme ai 4 produttori sopracitati. Dedicata alle belle came-riere che servivano nei pub torinesi dell’epoca, l’aspirazione è quella di diventare la “birra piemontese” per eccellenza. Prodotta con l’acqua di Torino, la stessa utilizzata dai vecchi birrifici la Bosio & Caratsch, è un’ambrata di bassa fermenta-zione che si rifà allo stile Vienna con una gradazione alcolica compresa tra il 5,5% e 6,0%.

Info su: www.piazzadeimestieri.it - facebook.com/piazzadeimestieri

di Chiara MartinelliA tutta Birra

D’altra parte è anche possibile che un supereroe si faccia di birra e assuma poteri soprannaturali. Quando il suo grafic design, Marcelo Rizzetto concepisce sette etichette che ritraggono ciascuna un membro della Justice Leage, il nesso è ufficiale. Chissà, forse il prossimo streap sarà ambientato in un brewpub da qualche parte nell’universo, oppure semplicemente la razza umana si disseterà con una superhero beer. Ma non si tratta di un abbinamento casuale, poiché ciascun eroe incarna perfettamente la personalità della bevanda al malto che gli è stata associata. Un esem-pio? Superman è impersonificato da una criptonitica strong ale, la favolososa Wonder Woman è una Premium Lager americana e Batman si aggiudica una strong ale scura e corposa. Di colore verde smeraldo, la St. Patrick beer è de-dicata a Lanterna Verde, color fragola per Wonder Twins ribattezzata Twin Framboise; la Super Strong Beer omaggia l’uomo d’acciaio, Flash Beer si beve in onore di Flash. Una qualche perplessità spunta per la birra che rappresenterà Aquaman: speriamo che gli dedichino un’acqua miracolosa, pur di non dover parlare di birra annacquata. Per adesso il problema non si pone, la linea è ancora tutta da produrre: confidiamo nelle qualità del birrificio che vorrà farsi paladino del bene in questo mondo birraio parallelo.

Info su: www.dccomics.com

Dalla Dc comics una Justice League tutta da bere

Da La Piazza dei Mestieri arriva la nuova birra torinese, dedicata alle “belle cameriere”

PACKAGING

NEW ENTRY

E’ un accostamento godereccio e lontano dai classici abbinamenti brassicoli quello voluto dal ristorante e birreria Squaqà di Cagli in provincia di Pesaro-Urbino. Birra Mastri Pipai è prodotta in collabora-zione con Pipa Club Italia e si presenta in un’elegante bottiglia scura, logata di bianco, proponendosi in accompagnamento a una buona pipa. Brassata da un birraio belga, è stata concepita per un contesto particolare, in cui prevalgono quei rari momenti di relax e pacatezza accasciati sul divano. Fumare una pipa, ma anche un sigaro, com-porta tutta una serie di gestualità e rituali che ben si accompagnano al sorseggio di una birra, pensata ad hoc in questo caso, in sostitu-zione al classico brandy o cognac d’oltralpe. Questa birra ambisce a diventare la “Birra ufficiale del lento fumo” a livello internazio-

nale. Intanto nei prossimi mesi avverrà la commercializzazione all’interno delle migliori enoteche d’Italia e presso le ta-baccherie in una versione packaging raf-finata, comprendente la bottiglia Mastri Pipai, un calice da degustazione e una pregiata pipa.

Info su: www.squaqua.itfacebook.com/ Birra-Mastri-Pipai

Ecco l’ultima invenzione del ristorante Squaquà di Cagli

BEER-MATCHING

E SE CI FUMASSIMO UNA BIRRA DI MASTRI PIPAI?

SETTE SUPERBIRRE PER SUPEREROI

IN QUATTRO PER LA CHELLERINA

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ITALIANI E FRANCIACORTA

di Giovanni PellicciBollicine News

Il rapporto tra gli italiani e il Fran-ciacorta è sempre più forte. Dopo tre anni il Consorzio infatti è tor-nato ad indagare e dall’indagine emerge un generale rafforzamento del posizionamento di alto livello del Franciacorta, sia da un punto di vista strettamente enogastrono-mico che da un punto di vista più valoriale, per cui Franciacorta è si-nonimo di qualità e prestigio. “Siamo soddisfatti e orgogliosi di questi risultati – commenta Mau-rizio Zanella, Presidente di Fran-ciacorta – poiché l’impegno e le iniziative messe in campo nell’ulti-

mo triennio hanno evidentemente dato i loro frutti. Penso ai Festival itineranti che da anni portano il Franciacorta in giro per l’Italia, alla partnership con Camera Nazionale della Moda, alla presenza sempre più significativa in ambiti extra set-tore. I produttori franciacortini inol-tre sono affiancati da coloro che lavorano nell’ospitalità e nell’acco-glienza, il connubio vino-territorio è strategico per noi, la promozione del vino va di pari passo con quella del territorio”.“La marcia trionfale del Francia-corta – spiega Enrico Finzi, Presi-

dente di Astra Ricerche - è prose-guita veloce anche nel fuoco della crisi. Maggior notorietà, prestigio ancora cresciuto, ormai indiscu-tibile leadership tra i vini italiani prodotti con metodo classico, sorpasso dello stesso Champagne: sono questi i principali obiettivi raggiunti nel triennio 2011-2014. Ciò traina anche il vissuto socia-le della Franciacorta, anche se a questo miglioramento d’immagi-ne non ha ancora corrisposto un adeguato incremento del turismo nell’area, ricca di potenzialità”. In vista delle sfide del 2015 Francia-corta intende promuovere l’alle-anza vino-territorio con progetti e attività che incentivino il turismo enogastronomico sul territorio e che incoraggino nuove esperienze di gusto e di consumo.

Il Consorzio evidenza il rapporto sempre più forte dei consumatori tricolori con il Metodo Classico della provincia di Brescia

LA SFIDA DELLE BOLLICINE

ITALIANI E PROSECCO

Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore batte la crisi anche nel mercato nazionale e nell’Ho.Re.Ca. Dal nuovo Rapporto del Centro Studi del Distretto (svelato integralmente il prossimo 13 dicembre) emerge, infatti, una denominazione in controtendenza: la tipologia spu-mante, che oggi rappresenta più del 90%, è aumentata in valore del 6,6% nel 2013, con un giro d’affari pari a 327,2 milioni di euro.A sorprendere sono, in particolare, i numeri registrati in Italia dove il Conegliano Valdobbiadene è cresciuto dell’11,4% in valore e del 10,5% in volume nell’ultimo anno. Questo trend ribadisce ancora una volta che è il Prosecco Superiore lo spumante Docg preferito dagli ita-liani e conferma i risultati del lungo periodo. Dal 2003 al 2013, infatti, si è registrato un aumento a volume pari

a un +72.9%.A dimostrare come il Conegliano Valdobbiadene sappia soddisfare le richieste degli operatori del settore, ristora-tori ed enotecari in primis, interessati ad offrire un vino “Superiore” di grande versatilità, sono i dati Ho.Re.Ca. a livello nazionale: +8,9 % in valore e + 7,3% in volume in un panorama generale che vede questo importante canale in calo. Un andamento controcorrente dovuto – secondo il Consorzio di Tutela – a una costante ricerca di qualità e all’impegno nella valorizzazione della de-nominazione intrapreso nel 2009, con il riconoscimento

della Docg e la decisione di assegnare a questo vino un nome che lo legasse all’area in cui nasce (oggi candi-data a Patrimonio Unesco) e alla sua lunga tradizione spumantistica.“Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore è capace di esprimere qualità e territorialità grazie alla serietà delle 170 cantine e degli oltre 3000 viticoltori che vi operano ma anche a progetti come il Rive, de-nominazione comunale che esalta le differenze fra suoli ed esposizioni delle singole colline – spiega Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela -. Questo ci ha permesso di far percepire a consumatori e addetti ai lavori quali sono gli elementi distintivi che rendono unico il nostro spumante”.Un messaggio che è giunto forte e chiaro nel settore del-la ristorazione e delle enoteche (queste ultime nel mese di novembre organizzeranno, grazie a Vinarius, una serie di degustazioni dedicate in tutta Italia) ma anche nei ca-nali distributivi. Si respira ottimismo nella Gdo (+17,4% in valore e +15,9% in volume) ma anche con i grossisti (+14,8% in valore e +13,3% in volume). Bene anche l’export, che rappresenta una quota del 40,4% per lo spumante e del 42% per l’intera denominazione. La Ger-mania si conferma nel 2013 il primo Paese importatore di Spumante Docg a valore con 29,6 milioni di euro.

E secondo il Consorzio, il Conegliano Valdobbiadene Docg si afferma come lo spumante preferito dagli italiani

IL PROSECCO SUPERIORE CRESCE (ANCHE) IN ITALIA

LA RICERCA

Il 95,3% del campione dichiara di conoscere il Franciacorta (primo posto rispetto ai competitor tradizionali+ 8% la crescita rispetto a 3 anni faL’85% del campione conosce la FranciacortaIl 92% del campione esprime una valutazione molto positiva sulla qualità del cibo e sulle bellezze paesaggistiche e naturalistiche della Franciacorta. Il 91,6% pensa che possa ancora crescere da un punto di vista turisticoL’87,7% la considera già un’ottima meta per week end o brevi vacanze

(AstraRicerche per il Consorzio di Tutela del Franciacorta - La ricerca è stata realizzata nella prima decade di settem-bre 2014 tramite 1.500 interviste on line somministrate con il metodo CAWI a un campione rappresentativo degli Italiani 18-70enni)

PROSECCO DOCG Produzione bottiglie da 0,75 nel 2013

Bottiglie totali: 72.420.570Bottiglie di Spumante: 67.560.437di cui: Prosecco Superiore: 65.266.375 “Rive”: 1.278.469 Cartizze : 1.015.593Percentuale di Spumante sul totale: 93,2%Bottiglie di Frizzante prodotte: 4.722.267Bottiglie di Tranquillo prodotte: 137.866Bottiglie totali esportate: 42,9%Valore del prodotto al consumo: 470 mln di €

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di Giovanni Pellicci

Distillati & Co

Quello tra le donne e la grappa è un binomio sempre più forte. Grazie alle numerose iniziati-ve promosse in giro per l’Italia dell’associazione Donne della Grappa, le cui dinamiche iscritte coinvolgono appassionati e non in assaggi e degustazioni, talvol-ta anche insolite e sfiziose. Sono serate originali, infatti, quelle a base di Grappa Grezza, che va degustata a piccoli sorsi, in quanto il suo tenore alcolico ele-vato, 76°, “brucia” al palato per lasciare, dopo qualche secondo, un retrogusto dai sentori fruttati; oppure con la Grappa invecchiata degustata in tre bicchieri diversi, il classico Tulipano, il calice da vino e il Tumbler, per far notare quanto i profumi si disperdono se il bicchiere non è appropriato. Oltre al classico cioccolato e la pasticceria secca, non mancano gli abbinamenti esclusivi come

quello con il babà, dove il rum viene sostituito con la Grappa a 76°, per comporre un’accoppia-ta vincente. “Gli appuntamenti che realiz-ziamo in collaborazione con Anag sono sempre molto riu-sciti – spiega Valeria Luparia, Presidente delle Donne della Grappa – perché si tratta di due Associa-zioni che si impegnano per la promozione del distillato made in Italy. Auspico che collabora-zioni tra le nostre real-tà associative possano organizzarsi sempre più spesso, affinché possano diventare un canale di informazio-ne e approfondimento sulla Grappa rivolto a tutti gli operatori di settore”.

Numerosi gli appuntamenti promossi dall’Associazione che propone anche insoliti abbinamenti

LE DONNE DELLA GRAPPA INSEGNANO A DEGUSTARE IN GIRO PER L’ITALIA

Un concorso fotografico dedicato alla “Grappa, simbolo d’Italia”. E’ quello promosso per la prima volta dalla de-legazione umbra di Anag, Assaggiatori grappa e acquaviti, per valorizzare la grappa come unico prodotto proveniente interamente dalla ruralità contadina italiana - realizzato con vinacce provenienti da vigne piantate in suolo italiano, stoccate, fatte fermentare, distillate e imbottigliate esclusi-vamente entro i confini nazionali - dando spazio e visibilità, attraverso le tre categorie in gara, alle fasi di produzione, alla presenza nei momenti conviviali e alla grappa come simbolo di “spirito”. L’iniziativa è aperta a tutti, con par-tecipazione gratuita, e ogni autore può inviare fino a un massimo di tre fotografie, a colori o in bianco e nero, entro domenica 30 novembre. Le immagini, inedite e non presen-tate ad altri concorsi fotografici o in altri contesti, devono essere inviate entro il 30 novembre, esclusivamente in for-mato digitale, all’indirizzo [email protected], senza alcuna firma o segno di riconoscimento. Il file dovrà indicare la categoria di partecipazione, le iniziali del parteci-pante e il numero progressivo della foto sul totale di scatti inviati, fino a un massimo di tre. Il titolo delle foto e i dati dei partecipanti dovranno essere indicati nel corpo dell’e-mail che accompagnerà l’invio del materiale. Il materiale pervenuto sarà esaminato da una giuria composta da una commis-sione di Anag Umbria, che valuterà l’attinenza al tema e alla categoria in gara, mentre il giudizio tecnico sarà dato da una seconda giuria compo-sta da membri del Foto Club DLF Foligno. Il materiale sarà valutato entro il 31 gennaio 2015 e i nomi dei vincitori ver-ranno comunicati entro il 15 febbraio 2015.Per ulteriori informazioni, è possibile contattare la delega-zione umbra di Anag all’indirizzo e-mail [email protected]. Il regolamento del concorso è disponibile sul sito www.anag.it, nello spazio dedicato all’Umbria, all’interno della sezione “Regioni”.

La delegazione umbra di Anag propone un’iniziativa per valorizzare uno dei simboli d’Italia

SCATTA UNA FOTO E VINCI LA GRAPPA

CONCORSO

ASSAGGI

Un autunno ricco di soddisfazioni e pre-mi per Marzadro, la distilleria di Noga-redo in provincia di Trento. Sono infatti numerosi i premi e le medaglie arrivate dalle più prestigiose competizioni mon-diali. Si parte con l’International Wine & Spirit Competition – annuale concor-so che richiama i migliori produttori da circa 80 paesi di tutto il mondo – con il premio di Miglior Grappa in assoluto a quella di Gewürztraminer Le Giare. Dallo stesso concorso arriva anche la nomination come miglior Boutique

Distiller of the year. A seguire, dal San Francisco World Spirits Competition, il premio per la Miglior Grappa spetta sempre alla monovitigno di Gewürztra-miner Le Giare. Duble Gold sempre per Le Giare Gewürztraminer per la grappa della stessa linea di Amarone e per Le 18 Lune, l’altro prodotto di eccellenza della Marzadro. Una dimostrazione concreta di come la grappa possa competere e vincere nei più prestigiosi concorsi in-ternazionali, come immagine e simbolo di un distillato di valore, oramai giunto a livelli altissimi, all’insegna del presti-gio che nasce dai territori italiani come il Trentino.

IL MONDO PREMIA I DISTILLATI DI MARZADRO

IL PREMIO

La distilleria di Nogaredo

premiata anche dall’International

Wine & Spirit Competition

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“Colleoni! Chi era costui?” Eccezionale ca-pitano d’arme

del XV secolo, Bartolo-meo Colleoni nasce nel 1400 in un piccolo vil-laggio dell’Adda e gra-zie alle abilissime doti militari si fa contendere dal Ducato di Milano e della Repubblica di Ve-nezia per i suoi servigi – manco Balotelli. Nel frattempo il Colle-oni riesce a ricavarsi un proprio spazio – letteralmente – fra i due litiganti, riunendo sotto il proprio casato l’intero territo-rio di Bergamo e consentendo finalmente alla Valcalepio di fiorire. Qui la viticoltura, preva-lentemente rossa, ha due anime, la pre e la post fillosserica. Em-blema dei vitigni autoctoni sono il Moscato di Scanzo, che dà vita all’omonimo gioiello enolo-gico – uno dei pochi passiti rossi italiani – e il Merera,

recentemente rivalutato. I vi-tigni post fillossera sventolano invece bandiera internazionale: soprattutto Merlot e Cabernet Sauvignon, base del Valcale-pio Rosso Doc. Proprio questo uvaggio è al centro del concorso “Emozioni dal Mondo” che dal 2004 vede sfilare nella cor-nice bergamasca vini provenien-ti da tutto il mondo prodotti con le stesse uve. Ma la Valcalepio non è nuova a questo crogiolo di culture, iniziato già coi Romani e proseguito con la fiorente eco-nomia della seta che attraeva

operai dalle desolate aree vicine – ricordate il Renzo manzoniano che va dal cugino Bortolo in cer-ca di lavoro? I bachi, alimentati con le foglie dei gelsi che anco-ra oggi trapuntano il paesaggio della Valcalepio e che un tempo servivano anche da sostegno alle viti, venivano lavorati prevalen-temente dalle donne nelle filan-de. Fra i rari esemplari che ancor oggi si conservano, il Filandone neogotico di Martinengo con le sue finestre ogivali possie-de l’aura di una vera e propria cattedrale del tessile e non è

un caso che Ermanno Olmi l’abbia scelto per girarvi “L’Albero degli Zoccoli”: povertà e po-lenta, che peraltro qui è prodotta con alcuni dei mais storici del Nord Italia, dal Mais Spinato di Gandino al Rostrato di Rovetta al Nostrano dell’Isola. E se Martinengo val bene

una visita – deve averlo pensato anche il Colleoni che qui trovò moglie, Tisbe – il museo del tessile di Leffe – niente a che vedere con la birra, anche se in zona ne producono alcune con il mais – chiarisce tutti i possibili dubbi su trama e ordito. E per concludere in bellezza, godetevi i tradizionali “casonzei”, simili ai ravioli, ripieni di carne maci-nata, grana ed erbe aromatiche e serviti con burro e salvia, da gustare con un bianco della re-cente denominazione “Terre del Colleoni” Doc.•

Appunti di viaggiodi Irene Graziotto

Valcalepio & dintorniUna valle caleidoscopica dove le note del bergamasco Donizzetti si tramutano in fili di seta,in grani di mais, in gocce di vino: ecco la Valcalepio, terra del Colleoni

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Nell’anno nero dell’extravergine ita-liano è la Toscana una delle regioni più danneggiate dal crollo della pro-duzione. La mosca che ha fatto stra-ge di olive lungo tutto la Penisola, ha colpito ancora di più nelle regioni del Centro Italia: gli olivicoltori toscani, che solitamente contano 18 mila

quintali di olive all’anno, segnano un calo del 70%, addirittura del 90% in alcuni casi. Un colpo anche per l’e-conomia regionale: la filiera dell’olio rappresenta la terza voce dell’ex-port della Toscana, dopo il vino e la moda. Annullate anche tante fiere e sagre tipiche a base di ‘fettunta’.

Il principale respon-sabile è il meteo, con il precoce caldo di giugno, la troppa umiditaà nei mesi centrali dell’estate e quindi la grandine. Nel caso del Mon-talbano, in provincia di Lucca, carissima

la conta dei danni con 35 milioni di euro stimati. Ripercussioni anche nei prezzi al consumo: la bottiglia da 750 ml di olio toscano Igp oscilla sui 11-12 euro (10 euro nel 2013) men-tre quello non Igp arriverà fino ai 10 euro (8-9 euro l’anno scorso). Male anche in Umbria, altra regione del Centro Italia particolarmente vocata, dove le grandi quantità di pioggia e l’avvento della mosca olearia hanno decimato la produzione. In questo caso si parla di un calo quantitativo tra il 70 e l’80%, una qualità al di sotto dei soliti standard quanto ad intensità aromatica ed acidità non-ché di un’ascesa dei prezzi stimabile intorno al 30%.

Il Girolio d’Italia del Ventennale arriva a Siena con una tre giorni (28-29 e 30 novembre) celebrativa e ricca di eventi con l’extravergine protagonista. L’As-sociazione Nazionale Città dell’Olio celebra infatti i primi 20 anni di attività associativa proprio nella città in cui si trova la propria sede che, per l’occa-sione, accoglierà l’evento con i negozi del centro che si vestiranno di “oro giallo”, ospitando ciascuno un banco d’assaggio con i produttori di olio di tutte le Città dell’Olio toscane e dei prodotti tipici. E non solo: si terranno anche corsi divulgativi per adulti e bambini sulla conoscenza dell’olio evo con un esper-to assaggiatore, si apriranno mostre e si potrà par-tecipare a presentazioni di guide e libri di cucina di-rettamente con gli autori, ma anche prendere parte a degustazioni guidate e “colte” di olio extravergine di oliva e vino o ancora assistere alle premiazioni dei contest per Instagramers - chiamati a immortalare e dunque promuovere in modo originale e divertente il patrimonio olivicolo italiano accendendo i riflettori su piccole e grandi realtà produttive territoriali pub-blicando gli scatti su una delle piattaforme social più

diffuse - e Foodblogger, che nel frattempo si saranno sfidati a colpi di ricette – nell’ambito del contest “I Magnifici Sei” - su sei grandi temi che raccontano la cucina italiana da Nord a Sud con l’intento di valorizzare e promuovere i principi della Dieta Me-diterranea. Il tour del Girolio del Ventennale, arrive-rà poi lunedì 8 dicembre a Trento e il 14 dicembre sarà infine il momento dell’evento celebrativo del Ventennale vero e proprio, altamente simbolico e decisamente “storico” a Larino in Molise, laddove esattamente 20 anni fa – il 17 dicembre 1994 – è iniziata l’attività dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio con trenta soci fondatori, oggi diventati oltre 350 grazie all’adesione di Comuni, Province, Comunità Montane e Camere di Commercio di terri-tori a chiara vocazione olivicola.

Produzione crollata fino al 90%. Annullate fiere e sagre. Male anche in Umbria

A dicembre il tour prosegue poi con la tappa di Trento e poi il 14 dicembre l’evento del ventennale a Larino, in Molise, dove nel 1994 nacque l’Associazione

FOCUS

EVENTI

LA TOSCANA LA REGIONE PIU’ COLPITA

IL GIROLIO D’ITALIA ARRIVA A SIENA

di Giovanni PellicciExtravergineNewsPRODUZIONE

L’ANNO ORRIBILE DELL’EXTRAVERGINE ITALIANO

Gli attacchi della mosca danneggiano il raccolto, in calo di oltre il 40% rispetto al 2013

Un’annata nera per l’extravergine d’oliva ita-liano. Tutta colpa della “mosca olearia” (Bac-trocera Oleae) che da nord a sud ha dimezza-to la produzione dell’olio italiano, quest’anno destinato a registrare un calo medio di oltre il 40%, con picchi ancora più alti in regioni chiave come la Toscana. Le condizioni meteo decisamente anomale registrate durante la scorsa estate (+300% di pioggia rispetto alle medie), hanno favorito il proliferare della mo-sca che, a differenza degli altri anni, ha molti-plicato gli attacchi alle olive, danneggiandole notevolmente sia sotto l’aspetto qualitativo che quantitativo. Numerose le realtà produ-titve che hanno, dolorosamente, scelto di non raccogliere neanche le olive che, in alcuni casi sono preocemente cadute a terra o comun-que sono state deteriorate dall’ossigenazione favorita dalla mosca. Un grosso colpo per il comparto extravergine, già alle prese con le difficoltà economiche degli ultimi anni. Non a caso, alcune regioni sono intervenute per richiedere l’intervento dello Stato a sostegno di una filiera strategica per l’agroalimentare che negli ultimi tempi sta registrando sempre maggiori casi di contraffazione, con l’immis-sione sul mercato di prodotti tarocchi.

L’EXTRAVERGINE• 17% il calo nella produzione

mondiale di Evo• 1,85 milioni di tonnellate i consumi

di extravergine nel mercato europeo • 300 mila tonnellate la produzione

in Italia • 200 mila tonnellate la produzione

della Turchia • 70 mila tonnellate la produzione del

Portogallo • 250 milioni il numero di olivi in

Italia • 1,1 milioni di ettari di terreno

destinati all’olivicoltura in Italia• 2 miliardi di euro il fatturato del

comparto italiano

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Ci stanno provando tutti, da sem-pre, ad eliminare il problema del sentore di tappo nel vino. Lo scopo è evitare l’imbottiglia-

mento di quel 5% di tappi difettati che, statisticamente, sono in grado di rovinare l’immagine di una cantina, oltre al pasto del malcapitato cliente. Arriva in questo

senso una novità firmata dall’Università di Trento (dipartimento di Fisica), in joint venture con l’azienda Brentapack, del gruppo vicentino Labrenta. E’ un proget-to di ricerca sfociato in un brevetto, tutto made in Italy, che consiste nella decon-taminazione delle chiusure in sughero per il settore vino. Progetto avviato nel 2013,

ha come scopo la sanitizzazione del tappo dal Tca, il tricloroanisolo, responsabile del sentore, al fine di renderlo inattacca-bile da questo sgradevole agente. Studio ambizioso che ha coinvolto 7 tecnici, di cui tre ricercatori, e ha permesso di ot-tenere una riduzione molto significativa del Tca, abbattendo del 50% la quantità

di Max Brod

Addio al sentore di tappo?

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di tappi difettati. Ma non è finita qui. La ricerca prevede un ulteriore sviluppo, ov-vero quello di abbattere al 100% il sento-re di tappo, ma con un metodo opposto al precedente: quello che va a fissare il Tca nel sughero impedendogli di contamina-re il vino. Gianni Tagliapietra, titolare dell’azienda, commenta così i risultati

fino ad oggi ottenuti: “La produzione di chiusure esenti dal rischio del Tca rap-presenta una frontiera importante per il settore enologico e un’alternativa valida al ricorso ai materiali sintetici. Una solu-zione che consente alle aziende di essere più competitive, risolvendo un problema che comporta un danno economico rile-

vante”. Che sia proprio questo lo studio che riuscirà a porre fine per sempre al più annoso dei problemi per i produttori di vino? La riservatezza sulla conclusio-ne della ricerca è – comprensibilmente – massima. Ma tra non molto avremo una risposta e, forse, un’innovazione dirom-pente per tutto il mondo del vino.•

Una ricerca dell’Università di Trento in joint venture con il gruppo vicentino Labrenta sta provando a dare una risposta definitiva al più annoso dei problemi per i produttori di vino

Page 86: I Grandi Vini Novembre-Dicembre 2014

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La tecnologia sviluppa-ta da Diam Boucha-ge offre dei vantaggi unici grazie a due

Brevetti (Brevetto Diamant® e Brevetto “produzione a stampo individuale”), che garantisco-no sicurezza, adattabilità ed omogeneità.Sette anni di ricerca hanno permesso di sviluppare un procedimento che permette la desaromatizzazione del sughero: il trattamento Dia-mant® tramite CO2 allo stadio supercritico. Conosciuto per altri usi industriali (estrazione della caffeina e della teina,

degli oli essenziali dei fiori) il trattamento permette di estrar-re sia le molecole di TCA, re-sponsabili del gusto di tappo, che altre molecole che possono alterare il gusto del vino, assi-curandone quindi la neutralità sensoriale e il pieno rispetto degli aromi.Grazie alla loro formulazione, i diversi tappi della gamma Diam garantiscono il controllo del passaggio di ossigeno adat-tandolo ad ogni vino. La loro omogeneità offre anche durata, assenza di difetti tecnici e di polveri, memoria meccanica, ritorno elastico ed evoluzione

controllata del vino in bottiglia. La gamma propone una scelta di alto livello: per vini tran-quilli (Diam® 2, 3, 5, 10 e 30), adatti a diversi periodi di con-servazione con permeabilità specifiche, per vini spumante (Mytik Diam® Access o Clas-sic) e per liquori. Diam® 30, l’ultima innovazione, è il primo tappo in sughero con una du-rata superiore ai 30 anni, ed è la soluzione ideale per i grandi vini da invecchiamento.La Diam Bouchage dispone di due unità industriali, una in Francia (Céret) e l’altra in Spagna (San Vincente de Al-

cantara), oltre ad innumerevoli centri di finitura vicini ai mer-cati nelle regioni del mondo. Proprio a Céret, sono in corso i lavori per il terzo impianto di purificazione del sughero: DIAMANT III, questo il nome, che entrerà in funzione a Giu-gno 2015. •∗ TCA rilasciabile (≤ al limite di quantificazione di 0,3 ng/l)

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Il noto bottificio Pauscha torna alle sue origini sotto la direzione di Klaus Pauscha, con nuovi partner e la qualità di sempre: è la storia di

una tradizione familiare da oltre 100 anni sul mercato, con successo e prodotti di elevatissima qualità. Fondata nel 1875 da Jakob Pauscha, oggi l’azienda ha una nuova sede produttiva nella Carinzia me-ridionale; a gestirla è la quinta genera-zione di famiglia. Il punto di forza? Abbi-nare abilità artigianale e le più moderne tecnologie, per garantire ai vini più nobili la miglior qualità di maturazione.Klaus Pauscha vanta un’esperienza pro-fessionale di oltre 20 anni ed è affiancato ora dal figlio Jakob, che sta ereditando un enorme bagaglio di conoscenza ed espe-rienza. Solide basi e una nuova costel-lazione aziendale: papà Klaus, il figlio Jakob e i loro partner puntano sul know

how, sul dialogo con i clienti e il continuo sviluppo artigianale. Senza tralasciare la puntualità nelle consegne. Il team consi-glia i clienti sugli investimenti più oppor-tuni da fare per accrescere il valore del vino, donandogli peculiari caratteristiche adatte ai diversi eventi e palati. La scelta del legno è affidata alle mani esperte di Klaus Pauscha, che è riuscito nel perfetto equilibrio tra antica tradizio-

ne e moderna innovazione. L’azienda è oggi un riferimento solido in termini di sapienza artigiana, capacità di partner-ship, la miglior qualità nella selezione del legno, così come nello stoccaggio e nella lavorazione. Da ultimo, un altro aspetto prezioso è la consulenza, offerta sempre con un unico obiettivo: contri-buire alla nascita dei vini più pregiati al mondo. •

Pauscha: artigianato del bottaio tradizionale

Da 5 generazioni, l’azienda realizza botti con gli elementi della natura: il segreto per vini straordinari

BOTTI D’INVECCHIAMENTO disponibili in ogni dimensione desiderata dal cliente. I tronchi necessari vengono collaudati personalmente, in seguito tagliati e stagionati per diversi anniTra le varianti di allestimento: bordo di fronte (naturale/colorato); cerchi zinchati o zinchati/colorati, portella in inox o legno, valvole; rubinetti di degustazione/di scarico, basamento 20-40 cm

Vinificazione & Stoccaggio

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KLAUS PAUSCHA & PARTNER GMBHLagerstrasse 2A-9400 Wolfsberg/AUSTRIATel.: +43 43 52 / 30456Fax: +43 43 52/ 30456-20e-mail: [email protected]

TINI DI FERMENTAZIONEper la macerazione accurata del vino rosso. Provvisti di una portella in inox e di uno sportello superiore in inox o legno estraibile, per sommergere bene le bucce. Grazie alla sua tenuta stagna, il tino si può usare anche come botte d’invecchiamento

VARIANTI DI ALLESTIMENTO: le botti possono essere prodotte con portelle in legno o acciaio inox, valvola a sfera o a farfalla e assagiavino, scarico totale, sportellino superiore in acciaio inox, piastra di raffreddamento, pozzetto per termometro, basamenti standard (3 pezzi 20 x 20cm) o con sostegno e piedi da 45 cm, ecc.

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40 anni di storia alle spalle per offrire una gamma di prodotti per confezionare bottiglie

e articoli di ogni genere, ri-spettando criteri di robustezza, estetica e praticità. La grande scelta di forme e misure standard disponibili permette di rispondere a qua-lunque esigenza di confeziona-mento. All’interno della struttura produttiva si seguono tutte le fasi della lavorazione di una materia prima che, quotidia-namente, entra in azienda: dal disegno all’industrializzazio-ne, dalla stampa al confezio-namento.Le varie fasi della lavorazione

hanno tutte un punto comune: l’alta eccellenza qualitativa che rende la scatola Scotton un prodotto che è espressione vera del made in Italy, robusto nella struttura ed esteticamen-te pregiato, reso unico da lavo-razioni esclusive e realizzato da macchinari all’avanguardia

che permettono la lavorazione di fogli fino a grandi formati.Tutti i prodotti, standard o re-alizzati su specifica richiesta del committente , sono forniti in tempi rapidi grazie ad un efficiente sistema distributivo che parte da un moderno ma-gazzino robotizzato.•

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News Tecniche

Consulenza nella scelta e nell’ottimizza-zione di impianti di imbottigliamento e di Microfiltrazione Tangenziale (MFT)

Si trova nel cuore del Chianti Classico la sede lo-gistica di Enoservizi, con i suoi 3000 mq di aree personalizzate ed i piazzali di oltre 10000 mq. Lavorando a stretto contatto con le sue aziende partner e valutando di volta in volta le specifiche esigenze della cantina, è in grado di fornire una fattiva consulenza nella scelta e nell’ottimizza-zione di impianti di imbottigliamento e di Mi-crofiltrazione Tangenziale (MFT) L’azienda disponde della certificazione per po-ter imbottigliare il prodotto biologico ai sensi del REG.834/07 e 889/08 e L.M. E I. IT.BIO 14. La professionalità acquisita negli anni, permette ad Enoservizi di offrire una valida soluzione e risolvere molti dei problemi che possono mani-festarsi in cantina. Tra i servizi offerti:•Imbottigliamento mobile•Degustazioni e wine tours•Stoccaggio, picking delle merci con etichettatu-ra, gestione pallets e trasmissione inventari•Depositi per stoccaggio ed affinamento vini DOC DOCG Chianti classico senza etichetta.•Distribuzione e ritiro merci in tutta italia con tariffe personalizzate ed assicurazione all-risk anche senza franchigia.

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Con Nomasense, una migliore gestione della shelf life del vino

La gestione dell’ossigeno nel vino è un parametro sem-pre più determinante per la produzione d’eccellenza. No-macorc, azienda leader nel mercato delle chiusure per i vini, da anni porta avanti programmi di ricerca in questa direzione. Un esempio è il Nomasense, l’analizzatore di ossigeno, che la Nomacorc ha ideato e brevettato per dare uno strumento agevole e preciso a supporto degli enologi. “Da enologo sono molto soddisfatto delle per-formance del Nomasense – ha dichiarato il docente ed enologo Giuseppe Meglioli – perché a tutti gli effetti dà una risposta immediata a d alcune domande che mi fa-cevo. L’ossigeno è una delle misure fondamentali nella shelf life del prodotto. Per questo, evitando l’ossidazione e la riduzione del vino facciamo in modo che il consuma-tore abbia di fronte un vino con un profumo molto netto, proprio quello che noi enologi puntiamo a conservare al meglio”.

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ANALISI

L’ANALIZZATORE DI OSSIGENO FIRMATO NOMACORC

Bioenologia 2.0 ha recentemente raggiunto un nuovo importante traguardo

I lieviti in crema Atecrem, con il marchio Atecnos, prodotti con un innovativo processo presso lo stabilimento di Oderzo sono stati certificati dall’ente di certificazione CSQA in conformità allo standard DPT100 “Fondazione Edmund Mach - Istituto di San Michele all’Adige:”Lieviti enologici a vitalità e purezza certificata”. Questo standard, redatto dalla Fondazione Edmund Mach, impone caratteristiche di vitalità e di purezza chimica e microbiologica migliorative rispetto a quanto indicato dall’OIV per i lieviti secchi attivi. Tali caratteristiche, controllate dai laboratori della Fondazione Edmund Mach e garantite per tutta la vita commerciale del prodotto, riguardano la concentrazione del lievito e la sua vitalità nonché l’assenza di concentrazioni significative di contaminanti biologici (lieviti non-Saccharomyces, batteri lattici, batteri acetici, muffe) e chimici (fitofarmaci, metalli pesanti ed antibiotici). Bioenologia 2.0 è la prima azienda ad acquisire questa importante certificazione per i lieviti freschi, a conferma della elevata qualità dei propri prodotti, raggiunta grazie all’impiego di ingredienti accuratamente selezionati, all’adozione di procedure di rigorosa asepsi ed allo sviluppo di metodologie di produzione ceppo-specifiche che consentono a ciascun lievito di esprimere le migliori caratteristiche di qualità ed attività.

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LABORATORIO POLO: BIOENOLOGIA 2.0

News Tecniche

VinPlast è l’interfalda in plastica per lo stoccaggio del vino imbottigliato

La nuova interfalda 1200x1000 permette di stoccare da 42 bottiglie per piano, accogliendo bottiglie da 0,75 di diversa tipologia. La partico-lare conformità delle sedi termoformate permette di alloggiare bottiglie champagne, borgognotte, bordolesi e renane di corpo cilindrico. Pulizia delle bottiglie, minor spazio occupato in cantina, massimo sfruttamento dello spazio, facilità d’in-ventario, minori rotture dovute a sfregamento del vetro, estrema maneggevolezza del prodotto: questi i punti di forza del VinPlast. Il VinPlast si presenta come una soluzione alternativa a gab-bioni di ferro, paretali e cassoni di legno, per-mettendo di ottimizzare i costi di stoccaggio e di manodopera della cantina e di velocizzare i tempi di alloggiamento delle bottiglie.Il VinPlast offre inoltre la possibilità di meccaniz-zare tramite braccio automatico la posa e il recu-pero delle bottiglie, evitando fastidiose e costose interruzioni nella linea di imbottigliamento.VinPlast, ci prendiamo cura delle vostre bottiglie.

CMP SrlVia Revello, 38 - 12037 Saluzzo (CN)Tel. 0175 217560/1953000 - Fax 0175.217.552www.vinplast.it - www.cmp-plast.it www.vinplast.eu - [email protected]

STOCCAGGIO

NUOVE INTERFALDA VINPLAST 1210, UN UNICO FOGLIO PER 4 TIPI DI BOTTIGLIE

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Emergency è nata 20 anni fa per offrire cure gratuite e di elevata qualità alle vittime della guerra e della povertà.Da allora abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone grazie al contributo di decine di migliaia di sostenitori che hanno deciso di fare la propria parte per garantire un diritto fondamentale - il diritto alla cura - in alcuni dei Paesi più disastrati al mondo.Aiutaci con l’attivazione di una donazione periodica (RID): tu scegli che cifra destinare a Emergency e con quale frequenza e noi potremo pianificare al meglio il nostro lavoro e mantenere la nostra indipendenza.

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I Grandi Vini è una rivista dedicata al settore enologico ed enogastronomico. Si rivolge a un pubblico di appassionati e professionisti. Tradotta in inglese raggiunge un pubblico internazionale

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