I Piccoli Fratellidi Gesù
Anno XV N° 30 - II Semestre 2013
Assekrem: …nella profondità del silenzio, percepisco che Dio mi ama.
I PICCOLI FRATELLI DI GESÙ
BOLLETTINO SEMESTRALE
Tribunale Civile di Roma
Sezione per la Stampa e
l’Informazione
n. 00280/95 - 31/05/1995
Direttore Responsabile: B. Porcu
Stampa: ColoreinStampa, Roma 2013
I Piccoli Fratelli di Gesùc/c 44603447Casella Postale 48410121 [email protected]
Non prevediamo unabbonamento per questa
piccola rivista, per nonlimitarne la diffusione.
Le spese di stampa e dispedizione, infatti, sono
contenute. Ognipartecipazione a
queste spese sarà,comunque, gradita.
Ai nostri nuovi lettori
Questo opuscolo ècomposto con brani di
lettere - in Fraternitàvengono chiamati “diari” -
che i Piccoli Fratelli si scrivonoliberamente per darsi notiziedelle loro vite nelle differenti
parti del mondo. Speriamo chequesta loro comunicazione vi
interessi e saremmo contenti dipoter leggere le vostre
impressioni.
- di Giang
Carissimi fratelli,Grazie all’amore fraterno dei
fratelli e delle sorelle nel mondo,in Africa del Nord, in Spagna , al-la Fraternità Generale, inIndia, e anche grazie allePiccole Sorelle della Cam-bogia e ai fratelli maggioriin Asia e in Francia, grazieinfine a quanti ho incon-trato durante il mio annosabatico, eccomi di ritornoa casa, in Giappone. Misento un cuore nuovo edelle forze nuove, i mieicapelli sono più bianchi epiù lunghi, sono dimagritoed ho i baffi!
Ho passato tre mesi inAlgeria soprattutto all’As-sekrem, tre mesi a Farletein Spagna e quattro mesi
in India. Voglio condividere qual-cosa di ciò che ho vissuto in que-sto periodo e ringraziare i fratelliche mi hanno accolto e sostenu-to fisicamente e spiritualmente.Non ci sono delle cose straordi-narie oltre un profondo silenzio e
Ascoltare il silenzio!
Per ragioni di sicurezza, è sempre più difficile ottenereil Visto per il Sud dell’Algeria. Giang (della fraternità diWakayama-Giappone) ha ancora avuto la fortuna di po-tervi soggiornare, ma non più di tre mesi… Si è rifattocon un soggiorno in Spagna ed in India.
Giang.
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l’incontro con i miei fratelli mag-giori!
Quando sono arrivato all’As-
sekrem, mi hanno impressionato
tantissimo gli asini selvatici. Si
tengono tranquilli nella pietraia,
sotto un sole che scotta, ma fan-
no sempre attenzione attorno a
loro con le orecchie dritte come
delle antenne. Hanno suscitato in
me un desiderio di ascoltare fin
dall’inizio del mio soggiorno nel
deserto.
Ma ascoltare che cosa? Il
vento violento che soffia sopra le
rocce o i ragli degli asini alla calu-
ra di mezzogiorno? Oppure il
canto degli uccelli all’aurora o al
tramonto? Oppure, ancora, latranquillità della notte sotto uncielo trapunto di stelle, o il silen-zio che mi fa percepire persino ibattiti del mio cuore durante lameditazione?
Ascolto il silenzio; e nelle sueprofondità mi rendo conto di es-sere amato e che noi siamo unocome Dio è Uno. Quando ci a-miamo gli uni gli altri, sappiamoche l’amore non ha bisogno dimolte parole: il silenzio mantienein noi questa coscienza di pre-senza l’uno all’altro. E’ un dono diDio che mi guida ad una relazio-ne intima con Lui e con l’interacreazione.
Nella profondità del silenzio,
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Sono stato impressionato dagli asini selvatici…
faccio l’esperienza della presen-za di Dio che è “il più Grande” , edella mia presenza a me stes-so,…piccolo come polvere. “Dio ètutto ed io sono niente”, è propriovero ciò che scriveva fratel Carlo!Nel silenzio profondo vivo l’ado-razione e la preghiera, posso ri-leggere la mia vita nella quale l’a-more gratuito di Dio mi pervadepiù forte che mai:
“Come il Padre ha pietà deisuoi figli,così il Signore ha pietà di quantilo temono;perché Egli sa di che cosa siamoplasmati,ricorda che noi siamo polvere”(Sal. 103, 13-14)
Porto con me dei ricordi bel-lissimi, Edoardo ricurvo che mar-cia sospinto dal forte vento deldeserto per recarsi ogni mattinaalla grande cappella di fratelCharles de Foucauld per celebra-re l’Eucarestia.
Un altro regalo dell’anno sa-batico è l’incontro con i fratellimaggiori la cui vita è una testimo-nianza che Dio è Amore. Ringra-zio Dio dicendo loro che sono fe-lice della mia vita grazie anche aciò che essi hanno vissuto. Tuttiquesti incontri aumentano in me ildesiderio di unità tra di noi e mispingono all’autenticità nella miafedeltà a Dio, alla Fraternità e atutta la famiglia umana. In una
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Si, ascolto il silenzio!
parola mi verrebbe da dire: “fede-
le nell’amore”, cioè fedele alla
presenza di Dio anche se cammi-
no nelle tenebre e non riesco a
raggiungere il profondo del cuore.
Tale fedeltà è anche verso me
stesso per quello che sono (Sal.
139).
Per concludere l’anno di de-
serto mi ha dato un cuore nuovo,
che vi dice con gioia: “Vi voglio
bene più che ieri!”. Grazie! Giang
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«Per intrattenersi in intimità con il Padre,Gesù si ritirava sovente in un luogo solitario, lontano dalla folla.
Sul suo esempio, i fratelli si prendono regolarmentedei periodi di ritiro,
che sono per loro un mezzo insostituibileper approfondire la loro amicizia con Dio».
(C 62, I)
«…nel silenzio della fede insegnerà loro,poco a poco, a lasciarsi pervadere da Dio
al di là di ogni sentimento e raffigurazione».(C 62, II)
«L’alternarsi dei tempi di ritiro nel silenziocon quelli di una vita inserita tra la gente,
garantisce la verità del loro amore per Dio e per il prossimoe ne rinsalda l’unità profonda».
(C 62 III)
Costituzioni dei Piccoli Fratelli di Gesù
- di Lorenzo
Da tantissimo tempo non viabbiamo dato notizie sulla no-stra vita a Roma. È forse un se-gno che la vita procede senzagrandi novità? Dunque se c’èqualcosa di nuovo, bisogna fareuno sforzo e scrivere qualche ri-ga in proposito.
Di nuovo nella fraternità diRoma c’è soprattutto la situa-zione di Nino. Ora vive in unacasa medicalizzata per personenon autosufficienti. Vive in unacamera a tre. La casa si chiama“Villa Nina” ed è una struttura ri-conosciuta dal Servizio Sanita-rio Nazionale. Ciò significa che iresidenti di questa casa sonodelle persone con reddito mini-mo, cioè la pensione e basta!Tali sono anche gli altri residen-ti. Col suo vicino, ha stabilito un
rapporto molto semplice e verodal quale traspaiono dei segnidi “complicità” e di amicizia. C’èquindi una continuità del genere
La bellezza e l’originalità del cammino di Nazaretcontinua e si approfondisce
Nino, di cui si parla all’inizio di questo testo, è il fonda-tore della fraternità di Roma nel 1972. Nel 1983, Silvioe Lorenzo si stabiliscono in un quartiere vicino. Per lun-ghi anni hanno vissuto vicini, visitandosi regolarmen-te… Ora Nino vive in una casa di riposo per anziani nonautosufficienti.
Nino.
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di vita che Nino ha sempre de-siderato vivere sul lavoro e nelquartiere.
Alcuni (ma non la sua fami-glia, fortunatamente!) si sareb-bero forse aspettati da noi lascelta di un altro tipo di “resi-denza” per Nino, qualcosa dimeglio! Ed effettivamente non èstato facile entrare in questastruttura. C’è voluta tutta l’ami-cizia e la competenza di un’ami-ca per far sì che un religioso(come nasconderlo!) fosse ac-colto in questa casa! I religiosinon hanno una casa appostaper gli anziani, o delle possibi-lità migliori? Noi sapevamo cheNino teneva tantissimo ad unascelta del genere e di fatto vi ha
trovato la pace. Non possiamoche ringraziare tutti coloro chehanno fatto il possibile affinchéNino potesse vivere fino all’ulti-mo una sua scelta. Per questocontinua ad essere quel “Nino”o ”Patané”, cameriere di mensain…pensione. Questo è moltobello!
La casa è fuori Roma. Ad unlato della strada non si vedeche un lunghissimo muro alto: èil muro di cinta di un Monastero,dall’altro lato ci sono le case po-polari e la clinica dove vive Ninocon gli altri anziani. Senza smi-nuire il valore e la bellezza del-la vita dei nostri fratelli monaci,credo che il cammino che i no-stri primi fratelli hanno intrapre-
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Il quartiere della fraternità.
so uscendo dalle mura di ElAbiodh, (l’esperienza originariadella Fraternità) continua e siapprofondisce sempre di più -senza negare le difficoltà e i li-miti - così pure la sua bellezza ela sua validità; …la sua origina-lità.
E così io con Silvio conti-nuiamo su questo cammino. Daqualche decennio ormai appar-teniamo al mondo degli operainel settore delle pulizie, per cuila nostra vita non cambia moltoné di ritmo né di ambiente. Du-rante le giornate di lavoro ci siritrova la sera al rientro di Silvio,per cenare insieme e per unmomento di preghiera.
Abitualmente si dice che lavita a due non è cosa facile. Noinon smentiamo questo detto.Credo che il nostro tipo di vitache vuol essere di solidarietàcon la gente semplice non puòsfuggire a questo quadro di nor-malità. Non è, infatti proprioquesta la sorte comune dellamaggioranza della gente? Vedoperciò anche nelle difficoltà chepossiamo incontrare tra di noiuna occasione per non scappa-re alla solidarietà reale con i no-stri compagni di cammino. Si-gnifica non vivere in un mondoartificiale ed accettare di esseresemplicemente delle personeumane.
Per vivere così, ciascuno siserve dei mezzi che gli sonopiù adatti. Silvio si affida - tra lealtre cose - alla psicanalisi.Quanto a me, anche se ap-prezzo per quanto ho ricevutoda lui su questo campo, nonentro però in quella logica dicose. Abbiamo dunque deicammini diversi ma avanziamoinsieme.
Se ci è possibile quindi pro-cedere in questo cammino - chenon è una passeggiata - ciò èdovuto al fatto che ogni personaha delle immense risorse, a cuibisogna credere ed osare attin-
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Silvio in tenuta da…chef!
gervi. Il cammino quindi restapossibile, e la speranza offerta-ci da Chi ci ha messo in cammi-no non si è spenta.
Quanto alla situazione eco-nomica non è una novità direche essa è catastrofica. La di-soccupazione è altissima so-prattutto tra i giovani, le donneed nel mezzogiorno in partico-lare. La povertà raggiungesempre di più diversi settoridella società. Tali dati dovreb-bero suscitare l’indignazione ela reazione dei vari sindacati.Di fatto, però, non è così. I no-
stri compagni di lavoro e anchenoi, siamo scoraggiati per lamancanza di proposte concre-te di qualsiasi soluzione o azio-ne, né di analisi serie che apra-no il cuore alla fiducia per il fu-turo del lavoro. Tutta una dina-mica del passato non esistepiù a causa di una omologazio-ne di un pensiero appiattitodall’ultra liberalismo attuale.Fino a quando?
Fortunatamente esistonodelle idee alternative ed in alcu-ni casi esse hanno dato originea delle esperienze concrete. Ma
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Riunione Regionale dell’AdriaticaIn piedi: Christian, Francesco, James, Franco, Piero, Michel, Lorenzo, Joska, Gabriele, Do-menico.Seduti: Bernardo, Giovanni, Bruno, Carlo.
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nel nostro settore con i compa-gni di lavoro, è il vuoto! Non èfacile vivere una tale situazionema non distrugge comunque ilsenso della solidarietà che ciunisce tra di noi.
Ecco una rapida immaginedel cammino su cui avanziamoqui a Roma, Nino, Silvio e il sot-toscritto.
Buon cammino a voi tutti.Nella gioia di saper che il nostrocammino è anche il vostro.
«L’amore che hanno gli uni per gli altried il coraggio nel superare
le difficoltà della vita fraterna,sono la prova della sincerità del loro amore per ogni uomo».
(C 68 II)
«Coscienti dei propri limiti, evitano di giudicare i fratelli.Sono premurosi nel dissipare al più prestoi malintesi che possono sorgere tra di loro.
Si perdonano le offesecome il Signore ha perdonato loro.
Ciò che li ha fatti soffrire, non deve impedire loro di ripartire
per incontrare il fratello con un cuore nuovo».(C 73)
Costituzioni dei Piccoli Fratelli di Gesù
Lorenzo.
- di Bruno
Fra qualche mese lascere-
mo la fraternità di Porta Palaz-
zo: il più grande mercato all’a-
perto d’Europa. Ogni giorno si
montano e smontano 1.000
punti-vendita di frutta e verdura,
abiti, scarpe e casalinghi. Vo-
“Il più grande mercato all’aperto d’Europa”:Porta Palazzo - Torino
Da dieci anni la fraternità di Porta Palazzo si è nutritadel quotidiano rumoroso e folcloristico quale è l’ambien-te del più grande mercato all’aperto d’Europa. Fra nonmolto lasceremo questo quartiere, da un lato con un po’di rimpianto ma anche con una grande gioia perché dia-mo inizio ad una fraternità rurale in Valle Varaita, a cir-ca 80 Km. da Torino, dopo aver elaborato il progetto difondazione insieme e in dialogo con la Regione.
Mercato dell’Orologio…
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glio dirvi due parole su questoquartiere, formicolio multi-cultu-rale di persone appartenenti al-la classe dei poveri. Si tratta inmaggioranza di veri poveri, siaper quanto riguarda i rivenditoriche gli acquirenti per l’accessi-bilità della merce in confronto aquella delle “boutiques” del cen-tro di Torino.
La giornata comincia moltopresto, cioè verso le cinque delmattino. Ogni rivenditore trasci-na a fatica il proprio carretto o sifa trainare da vecchie “api” (mo-to carrozzelle a tre ruote), finoalla grande piazza. La neces-sità aguzza l’ingegno, si dice, ecosì parecchi pensionati delquartiere si sono inventati un la-voro: con delle vecchie “Api”
ogni giorno trainano le varie“boutiques” per una misera re-munerazione dell’ordine di 50c.o 1€ per viaggio. La crisi finan-ziaria mondiale aguzza l’inge-gno anche a livello così mode-sto, pur di sopravvivere!
Decine e decine di carrettiquindi si riversano nella Piazza,provenienti da tutte le parti, ecomincia subito di buon mattinouna lotta per rispettare l’ordined’arrivo in attesa delle guardiemunicipali per il controllo deidocumenti con i permessi divendita, e quindi per l’assegna-zione di un posto dove esporrela propria merce.
Ora immaginatevi una gran-de Piazza suddivisa a Croce; aiquattro lati della Piazza ci sono:
Ciascun rivenditore traina il suo carretto…
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il mercato coperto del pesce,due mercati di alimentari, il set-tore dei casalinghi ed il mercatocoperto dei contadini che riven-dono i propri prodotti portati di-rettamente dai loro orti.
Una cooperativa pagata dalComune assicura la puliziagiornaliera della piazza conidranti e disinfettanti vari per cuiigienicamente il servizio è moltoefficiente. Si può dire che a par-tire dalle 7 del mattino tutto èpronto per il grande afflussodella giornata. Il mercato si tie-ne tutti i giorni fino alle 14.00circa, il sabato fino alle 20 dellasera. La Domenica non c’è mer-cato.
Verso le 14, da quando lebaracche vengono smontate al-l’inizio della pulizia della piazzac’è un breve tempo di stasi.Una folla di poveracci invadonola piazza per fare la spesa gra-tuita frugando sulla merce scar-tata durante la giornata. Tratanti “ricercatori”…di rifiuti, siaggira un distinto signore con inmano un bastoncino e che nonsembra per niente interessatoalle patate , alla frutta o alla ver-dura… di scarto. Col suo basto-ne si limita a rimuovere qua e làgli scarti…e si interessa allepossibili monetine che possonoessere cadute in prossimità deibanchi di vendita. Sembra pro-
Acquisto…senza carta di credito!
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prio Charlie Chaplin redivivo!…Un altro modo di procurarsiqualche cosa per sopravvivere!
Il pluralismo culturale è im-pressionante, non tanto o soloper il colore della pelle dei varirivenditori o acquirenti, ma per iprodotti tipici - asiatici, africani odella Cina. - Con un pizzico difantasia ci si può facilmente im-maginare di essere in Cina, o inun mercato africano, o in un sukdi un qualunque paese arabo!
Se avete seguito la descri-zione fin qui, ora vi chiedo dichiudere gli occhi per un istanteed immaginare e godervi il fra-stuono tipico di un ambiente delgenere. C’è chi canta, chi fa fin-
ta di tenere a bada i clienti ri-chiedendo di non spingere,…mentre di fatto non c’è nessunoche acquista! Da una parte l’ac-cento è piuttosto marocchino,con i vari “ambdullillah”, “shuk-rani”; nel settore vestiario sisentono più sovente le parole:“plego,… plego”,… oppure uncordiale e caloroso “Glazie” deicinesi! I pochi venditori italianicercano di rassicurare la clien-tela urlando: “Qui non si venderoba cinese; è tutto di Marcaitaliana”.
Questo é l’aspetto folcloristi-co e simpatico di Porta Palazzo,ma è ovvio che in un ambientedel genere, la trasgressione tro-va un terreno fertile soprattutto
Traspare un pluralismo culturale impressionante.
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lo spaccio della droga all’aper-to. Abitando attaccati al merca-to, è impressionante vedere ilcambiamento evidente dei voltidegli “abituali”, spacciatori oconsumatori, che nell’arco deglianni deperiscono, diventanotrasandati e visibilmente con-sunti e scheletriti, finché gra-dualmente spariscono dalla cir-colazione!
Nel marciapiede che portaalla fraternità, ci sono cinesi eafricane che, non avendo gran-de quantità di merci né permes-so alcuno per vendere si accon-tentano di esporre qualche bor-sa dalla quale riescono a trarreogni sorta di merce per i clientiche non mancano mai. Delle
donne marocchine vendono ilpane arabo o i vari dolci tipicimagrebini, in altri banchetti,sempre di marocchini, si vendela menta fresca e le spezie va-rie per il te arabo, mentre altriancora mercanteggiano borseper la spesa, in plastica e di di-verse dimensioni. La sera però,è un piacere uscire perché, ter-minato ogni traffico, si respirauna calma veramente inusualeper questo luogo così animatodurante la giornata!
Vi chiederete: beh! ...e lafraternità,… e voi cosa fate?
Ebbene, io credo che avervidescritto Porta Palazzo è comese avessi parlato anche di cia-scuno di noi, specie di me, che
…Dio ci ama come siamo.
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come pensionato visito il mer-cato quasi tutti i giorni. Siccomegli altri fratelli hanno le loro rela-zioni principalmente sul lavoro,spero che un giorno ve ne parli-no loro!
Per me invece il mondo delmercato che vi ho descritto èparte della mia vita di ogni gior-no, per cui non poco di quelloche io sono, lo devo anche a lo-ro. Una cosa è certa, per quelche mi riguarda, che andandovia da questo quartiere mi por-terò nel cuore migliaia di volti dipersone che hanno formicolatodurante questi ultimi 10 anni a
Porta Palazzo. Sento che la lo-ro presenza ha impresso unmarchio indelebile nella mia vi-ta semplicemente attraverso laverità e la semplicità del loro“vivere” quotidiano, senza sofi-sticazioni e pregno di realismo.Mi sembra di poter dire, che “misono lasciato evangelizzare daquesti poveri” al realismo dellavita e alla convinzione che Dioci ama per quello che siamo!Ecco il tesoro che mi porto conme dopo dieci anni vissuti aPorta Palazzo! E, …non misembra poca cosa!!!
Ciao a tutti, Bruno
«Non basta fare dei passi che un giorno possano condurci al fine,
ogni passo dev’essere in se stessoun tempo che ci fa avanzare».
(W. von Goethe 1749-1832)
«Non vengo a risolvere niente sono venuto piuttosto per cantare,e perché tu canti assieme a me!».
(Pablo Neruda: 1904-1976)
- di Gilles
Alcuni dicono che i PiccoliFratelli di Gesù non fanno nien-te, allora propongo di seguireun fratello durante una giornata
e cambieranno certamented’avviso. So che essi si riferi-scono alle attività apostolichenella Chiesa, ma anche questonon è vero per molti fratelli. Perla maggioranza dei fratelli misembra che la nostra vita è mol-to attiva, molto occupata e,qualche volta, al limite della re-sistenza fisica, in quanto si trat-ta della condizione normale ditutti coloro che si guadagnanoda vivere con il lavoro. Questoanche per scusarci di così pochidiari che noi abbiamo scritto,ovviamente bisogna aggiunger-ci una carenza di entusiasmo oanche di senso fraterno!
È arrivato il tempo della pen-sione tanto sospirato “quandosarò pensionato…allora avròdel tempo!” si diceva. Ma unavolta arrivata, senza un padro-ne alle spalle, senza orari fissi,con un gran desiderio de la-sciarsi andare, le forze fisi-
Cercare di riconoscere la presenza di Dio nel nostro mondo
Vignoux vicino a Bourges è una delle “vecchie” frater-nità rurali. Ci vivono Gilles e Pierre da 38 anni e la lorovita continua ad essere impegnata, continuamenteesposta; si tratta di una vita “piena”!
Gilles.
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che.… diminuiscono e dopo an-ni di presenza in uno stessoambiente le occupazioni nondanno segno di diminuire; inbreve, la vita è molto piena. Ap-pena ho terminato le mie attivitàdi servizio alla Regione di Fran-cia, ho avuto la sensazione diun secondo “pensionamento” omeglio della pensione vera, an-che se non c’è paragone tra illavoro del passato e il serviziodi Regione, c’è infatti un granpiacere nel mettersi al serviziodei fratelli.
Questo genere di vita sbal-lottata è un po’ il genere di vitadella gente della quale abbiamovoluto condividere la sorte, unavita laboriosa e modesta pro-
pria di coloro ai quali il mondonon fa attenzione. “Senza nomee senza influenza nel mondo”,questa citazione dalle Costitu-zioni mi parlava tanto, infatti lastragrande maggioranza dell’u-manità non scrive la propria bio-grafia e non farà niente né po-trebbe, per uscire dal proprioanonimato. Al seguito di Gesùdi Nazaret questo è un’esigen-za per me. Eppure è talmentenaturale voler lasciare una trac-cia, soprattutto quando si co-mincia a invecchiare!
Non parlo qui dei più poveri,quelli che sono economicamen-te al margine della società, i di-soccupati, i senza tetto. Non misono mai sentito capace di con-dividere quei cammini e mi di-
Pierre, un amico e Gilles;…altri tempi!
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spiace, tuttavia mi ha sempreattirato la povertà solidale. In séla povertà è un male contro ilquale bisogna lottare con piùgiustizia e solidarietà tra gli uo-mini. Molto tempo fa un amica,ora deceduta, mi pose la que-stione: “Voi, per vivere la vostravocazione, avete bisogno deipoveri?”. È una questione chemi ha fatto del male soprattuttoperché mi veniva da lei che eraimpegnata politicamente e nelsociale. Per questo mi sonosempre impegnato politicamen-te e nei sindacati per una mag-giore giustizia.
L’ambiente rurale anche peri suoi problemi rassomigliasempre di più alla città. È finitoil tempo dello stile rurale deglianni 70 - 80. L’insicurezza hafatto irruzione nei nostri paesiagricoli in quanto meno sorve-gliati. Gli operai con un miserosalario fanno fatica sempre dipiù, con la benzina più cara, lamacchina diventa un peso. C’èun ritorno alla campagna sem-pre di più per fuggire dalla città,ma non sfuggono ai problemi.
In pochi, ormai, facciamo ilnostro orto e raccogliamo i no-stri legumi accanto alla casa; cida del lavoro, ciò fa parte delpaesaggio, ma le famiglie piùgiovani non sono, in generale,interessate a questo genere diattività.
Dal 1975 io e Pierre viviamoinsieme e non è poca cosa, mala vita fraterna si costruisce ecresce col tempo ed è molto im-portante per la nostra fedeltà.Anche la vita della Regione hala sua importanza, come pure lavita dei settori; è proprio perquesto che la morte recente diAlain mi ha talmente toccato!Con la chiesa locale abbiamoun buon rapporto. Non siamosempre dello stesso parere manutro un vero interesse e gioianel far parte della Chiesa di Ge-
Uno dei pochi ortolani sopravvissuti!
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sù Cristo; essa, d’altronde, co-me me ha i suoi pregi e difetti, isuoi limiti e delle gravi colpe co-me la pedofilia o altro, tuttaviala amo sempre.
Nella mia vita religiosa, nonsono un divoratore di libri di spi-ritualità, cerco piuttosto le trac-ce di Gesù tra gli uomini e nellaloro vita. Tentare di riconoscerela presenza di Dio nel nostromondo di oggi: ”Il Regno di Dioè in mezzo a voi!”, sta a mescoprirlo e mi interpella tantissi-mo. I sacramenti ci nutrono perquesto. La spiritualità di Naza-ret è sempre più significativaper me e ringrazio la Fraternitàe tutti coloro che in essa hannodetto qualche cosa su Nazareto altro!
In quanto religiosi abbiamoin diocesi degli incontri con altrecongregazioni. Il Consiglio Dio-cesano della Vita Religiosa chepermette ai diversi gruppi di co-noscersi e di lavorare insieme èmolto importante per noi; perlungo tempo siamo stati impli-cati anche come membri delConsiglio. Abbiamo lasciato,ma ahimè, per mancanza dicombattenti siamo di nuovocoinvolti; fino a quando? Man-cano i giovani e le varie congre-gazioni religiose mancano di
vocazioni o quasi, cercano dimantenere le comunità nellecittà, quando è possibile! Que-st’anno i “Fratelli Missionari del-le Campagne” lasciano la dio-cesi dopo più di 50 anni di pre-senza; questo fatto certo ci toc-ca da vicino!
Le comunità parrocchiali di-minuiscono sempre di più, da38 anni abbiamo visto dei pretimorire senza che siano statirimpiazzati, la pratica religiosaè molto diminuita, ma ciò che siè perso in quantità si è acquisi-to in qualità; le nostre comunitàsono più fraterne, più vive e noici sentiamo più a nostro agio.
Nella nostra comunità i pra-ticanti si riducono a poche unitàsu 800 abitanti, si celebra anco-ra qualche battesimo ma non cisono più bambini al catechi-smo. L’anno scorso il taberna-colo della Chiesa è stato profa-nato e la pisside con le ostie èstata trovata in un fossato; èquesto un segno? ...di che co-sa?
Nel nostro Comune siamoinvece meno implicati di unavolta, i sindaci si susseguonoed anche i consiglieri, comun-que crescono gli abitanti comein tutte le municipalità vicino al-le città, mentre non è lo stesso
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per i paesi nella campagna oltrela foresta.
Ho l’impressione di averparlato abbastanza, vorrei salu-tare ciascuno di voi particolar-mente, sparsi per il mondo nel-le vostre rispetive regioni.
Grazie per aprire il nostro
cuore alle dimensioni del mon-
do intero. Questo diario l’ho
scritto da Ramonville dove ho fi-
nito un soggiorno di un mese di
semi-ritiro e di rilassamento!
«La storia dell’umanità è un perenne movimentodal regno delle necessità
a quello della libertà». (Mao Tse-Tung: 1893-1976)
- di Humberto
Con i miei 80 anni che si av-vicinano, un mucchio di cose mipassano per la testa ed è, for-se, un’occasione da non perde-re per condividerle con voi, tan-to più che sono solo in questomomento perché Enrique è inFrancia in visita alla sua fami-glia e per qualche controllo sul-la sua salute.
Ringrazio Dio per ciò che hovissuto in fraternità: tre anni aSanta Gilda e quarant’otto annia Cuba (a Paraiso di Guines ealla “Colorada” di Holguin). Unastoria appassionante! Ciò rap-presenta anche una lunga vitacomune con Enrique, con tuttele sfide che ciò può significare.Con tutto ciò devo ammettereche sono felice di aver potutovivere la mia vocazione di Pic-colo Fratello a Cuba, paeseamato e sofferto!
Dai miei primi voti vedo nel-la mia vita una continuità ma
con evoluzione. Adesso peròvoglio limitarmi a condividerecon voi come vivo le cose oggi.
Sottolineo due cose princi-pali. La prima cosa riguarda untema che abbiamo toccato du-rante il nostro incontro regiona-le nel maggio scorso: “La con-
“La fragilità di cui parliè ciò che di più prezioso possa offrire”
Quarant’otto anni a Cuba, quarant’otto anni con Enri-que. E’ una storia appassionante, ci dice Humberto…
Humberto.
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templazione sul cammino”. Tro-vo che questa intuizione di Jac-ques e Raissa Maritain è sem-pre più profonda e unificante.Potremmo esprimere questedue dimensioni inseparabili del-la nostra vita forse in modo piùattuale e concreto come per es:“La mia amicizia con Gesù nelmondo fracassato di oggi”.
Questo mondo di “fratture”si trova un po’ dappertutto nel-l’umanità, ma ciò che più mi col-pisce personalmente è il mondocubano, quello di Holguin e so-prattutto quello del mio quartie-re: “La Colorada”. È da circa 30anni che noi ci troviamo immer-si in questa realtà, in mezzo adella gente piena di problemi eche lotta ogni giorno per so-
pravvivere, con ombre e latioscuri ma anche con dei latibuoni e con della gente meravi-gliosa. Mi sento parte di questoquartiere, condivido i suoi pro-blemi e le sue sofferenze cheattraversano il mio cuore, le miemani, la mia pelle, la mia fatica;parte anche delle sue miseriemorali, che non sono che ungranellino d’amore imperfetto,assieme ai miei problemi, le miemiserie e lotte personali tra “ilbene che vorrei e che non fac-cio, ed il male che non voglioma che faccio”.
In tutto questo mi sento tal-mente solidale! La strada mi davita, mi scuote, riempie la miapreghiera mentre la percorroproprio come quando sono in
Cuba – La fraternità di Holguin.
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Cappella. Da quando sono inpensione (15 anni), mi sono im-pegnato completamente nelquartiere con gli altri uomini edonne. Aiutiamo all’occasionedei vari cicloni, per ristrutturarele case, stiamo vicini e attenti aiportatori di handicap, a coloroche sono inchiodati ad un letto,ai familiari dei prigionieri, ecc.Non ci limitiamo all’aiuto mate-riale fornito abitualmente dallaCaritas, ci sono delle visite diaccoglienza, di ascolto per ani-mare le persone, visite peresprimere loro l’affetto e lacompassione che vorremmofossero quelli di Gesù. Inoltrebisogna tentare di tradurre tuttiquesti sentimenti in gesti signifi-cativi.
Evidentemente, tutta questacondivisione con la gente, cer-co di viverla con Gesù, offren-dogli tutto (il bene e il male), in-tercedendo, ringraziando, chie-dendo perdono… Sono moltiquelli che ci rendono presente ilvolto di Gesù crocefisso, e altri,il suo volto glorioso.
E con questo sono giunto al-l’altro aspetto importante chevolevo condividere con voi. Dauna parte, nella mia vecchiaiasento ancora una certa vitalità,ma non faccio che constatare lamia debolezza, la mia fragilità ei miei errori. Come vivere tuttoquesto alla mia età, senza es-serne schiacciato o deluso? LaFraternità mi ha insegnato unapiccola via particolare che, mal-
Humberto con i suoi piccoli amici.
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grado tutto, mi dà la pace. Oggivivo questo con più intensitàancora.
Ho ritrovato un testo diHeinz (un fratello morto circatrent’anni fa) che rileggo di tan-to in tanto e che mi aiuta. Eglicosì scriveva ad un fratello: “La“Fragilità” di cui mi parli e que-sto “oceano di fragilità e di sof-ferenza” mi sembravano - e misembra ancora - come il verotesoro che Dio attende da tetutti i giorni. Certo, questo dononon elimina né la debolezza, néla sofferenza, né una profondasfiducia in certi momenti. Ma,lungi dall’essere un handicapper la tua vita di Piccolo Fratel-lo, questa fragilità è ciò che tu
hai di più prezioso da offrire.Questo non è possibile che acondizione di non sognare diessere altro che quello che sei;e di non cercare qualche realiz-zazione idealistica della vita diPiccolo Fratello. Mi piacerebbetanto che tu amassi il camminoche Dio ha scelto per te!”. Nonmale, non è vero!
Ecco, questo è tutto. Questedue cose sono diventate più for-ti dentro di me in quest’ultimoperiodo, ho voluto condividerlecon voi, in questa nuova tappadella mia vita quando si fa l’e-sperienza di una certa debolez-za fisica e si constata ancheuna grande fragilità morale espirituale. Ma Gesù è con me in
“La strada” mi eccita, mi scuote e riempie la mia preghiera.
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mezzo alla gente, nella stradatanto quanto in casa, ovviamen-te! Ad Aparecida si dice: “Dio vi-ve in mezzo al nostro popolo,nel bel mezzo delle sue gioie,dei suoi desideri, delle sue spe-
ranze, e anche nel dolore e nel-la sofferenza!”. Questo mi dàcoraggio e forza per continuarea vivere felice con i miei ot-tant’anni.
Di tutto cuore - Humberto
«Ci sono delle persone che Dio sceglie e le mette in “disparte”.Altre invece le lascia nella massa
senza “ritirarle dal mondo”.Sono le persone che svolgono un lavoro ordinario,
gente di vita normale;gente che incontriamo dovunque per le strade.
E noi, gente della strada,crediamo, con tutte le nostre forze,
che questa strada ed il mondo nel quale Dio ci ha messo,costituiscano per noi il luogo della nostra santificazione!»
(Madeleine Delbrêl: Noi gente di strada, p. 24)
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- di Ananad
Fra qualche giorno sarà unmese che noi eravamo adAlampundi per salutare i nostriamici e dire loro “addio!”.
L’immagine che più sovente
mi viene in mente pensando aquell’addio, è quella di tantepersone che si sono in ginoc-chiate davanti a Michel e aShanti per chiedere loro la be-nedizione, o semplicemente perbaciare loro i piedi essendo ipiù veterani. È un gesto che mi
Vivere con i poveriè come toccare la carne di Cristo
Alampundi, la prima fraternità dell’India fondata nel1964, ha dovuto chiudere i battenti. I fratelli vi hanno cu-rato malati di lebbra per dei decenni. I quattro fratelliche hanno vissuto più a lungo in questa fraternità era-no presenti per la chiusura ufficiale. Anand ci raccontain breve cos’è stata per lui la vita ad Alampundi.
Anand ringrazia gli amici durante la Messa.
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ha commosso profondamente econtinua a commuovermi anco-ra. Sono cosciente che questogesto non vuol dire niente per ilmondo occidentale o potrebbepersino apparire come shoc-cante ma qui è un gesto pienodi significato.
Con questo gesto, in silen-zio e con le lacrime agli occhi,si chiude un periodo di cin-quant’anni di presenza. Chie-dere dunque la benedizione ainostri due fratelli anziani, è unmodo per dire “Grazie” di tuttociò che si è vissuto ad Alam-pundi, e allo stesso tempo è la“richiesta” della protezione edella benedizione divina perl’avvenire.
Certo sono partito con uncuore spezzato ma anche congioia e rendendo grazie a Dio.
Ad Alampundi ho incontratodelle persone di un’altra religio-ne, di una cultura diversa. Coltempo ho imparato a conoscer-le e a rispettarle nella loro diffe-renza, ad amarle; è stata una scuola di ascolto e di purifica-zione. Dal contatto con questepersone così diverse, ho impa-rato a conoscere meglio ancheDio e Gesù Cristo. La loro fedemi ha riempito di meraviglia espesso la loro generosità e laloro accoglienza mi hanno com-mosso.
Ho anche sperimentato di
essere amato da loro, io contutti i fratelli.
Per vent’anni ho lavoratocon i portatori di handicap, hocondiviso l’angoscia dei genito-ri e mi ha colpito il loro corag-gio; sono rimasto stupefatto etrasformato dal sorriso dei bam-bini malati. I giovani, poi, mihanno stimolato; essi infatti,malgrado i loro limiti, manifesta-no una gioia e quasi una “fero-cia” di vivere, e malgrado i lorohandicap portano avanti proget-ti di vita che hanno dello “stupe-facente”.
Alampundi è stato per meanche una scuola di vita frater-na, vivendo soprattutto conShanti e Visu e, per qualche an-no, con Arul e Michel. Ho impa-rato a vivere con dei fratelli mol-to diversi per sensibilità e per ilmodo di percepire le cose. So-no certo che questa vita frater-na è stata una testimonianzaper i nostri vicini e amici.
Oggi voglio semplicementeinginocchiarmi e ricevere la be-nedizione di Dio e quella di tutticoloro con i quali ho camminatoper vent’anni di vita qui adAlampundi. Infine voglio dire ungrande “Grazie” per il modo concui Dio mi ha modellato durantequesti anni, e per il fatto che imiei amici e vicini mi hanno in-segnato il “cammino di uma-nità”.
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INDICE
Ascoltare il silenzio! pag. 3
La bellezza e l’originalità del camminodi Nazaret continua e si approfondisce pag. 7
«Il più grande mercato all’apertod’Europa»: Porta Palazzo -Torino pag. 12
Cercare di riconoscere la presenza di Dio nel nostro mondo pag. 18
«La fragilità di cui parli è ciò chedi più prezioso possa offrire» pag. 23
Vivere con i poveri è come toccarela carne di Cristo pag. 28
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