Il modello capitalistico delle medie imprese italiane: struttura e prospettive Gabriele Barbaresco Area Studi Mediobanca
Roma, Unioncamere, 14 giugno 2016
3
Il contesto domestico: dentro la “modesta” crescita italiana ...
Previsioni del Pil (2016-21)
Contributo settoriale al Pil italiano
Prologo Sezione 1
Area Studi Mediobanca su dati IMF “Economic Outlook” (April 2016) e Istat
Manifattura
15,5%
Commercio
24%
Altri settori
5,5% Costruzioni
5% PA
17%
Finanza, RE e
servizi
33%
Tre quarti
del Pil
italiano
vengono
dai “servizi”
3,2
3,5 3,6 3,8 3,8 3,9
1,5 1,6 1,6 1,6 1,5 1,5
1,0 1,1 1,0 1,1 0,9 0,9
2016 2017 2018 2019 2020 2021
Mondo Eurozona Italia
La manifattura italiana:
genera oltre il 70% della spesa in R&D e l’80% dell’export
produce spill-over rilevanti sul resto dell’economia (rapporto 1:1,8)
ma:
ha un peso limitato sul Pil (target Industrial Compact = 20%)
4
Area Studi Mediobanca su dati Istat
... quella della manifattura è la più “immodesta”
Prologo Sezione 1
Variazione media annua 2010-2014 della produttività del lavoro (per occupato, a valore)
1,0
-0,1
Manifattura Servizi
0,5 0,3 0,2
-1,4 -1,4
Trasporti e magazzinaggio Pubblica Amministrazione Commercio Ho.re.ca Attività professionali
6
Area Studi Mediobanca su dati propri e Istat
I problemi della manifattura italiana sono ‘agli estremi’ …
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Variazione media annua dal 2010-2014 della produttività del lavoro (per occupato, a valore)
3,5
2,0
1,2
0,5
0,7
Medie imprese Imprese medio-grandi Imprese maggiori a
controllo estero
Imprese maggiori a
controllo italiano
Altre imprese (stima)
Gli estremi si toccano?
7
… tant’è che ‘nel mezzo’ possiamo competere con la Germania
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati Istat e Statistisches Bundesamt
Saldi di bilancia commerciale manifatturiera per tipologia di impresa/prodotto (2015, € mld)
-4
98 94
229
100
329
Grandi imprese Imprese medie e medio-grandi Totale
8
109,0 113,1 106,7
135,2
162,9
119,8
Fatturato netto (2005=100) Fatturato all'esportazione (2005=100) Fatturato nazionale (2005=100)
2009 2014
6,1
2,4
9,1 8,1
Roi Roe
2009 2014
93,4
69,0
DF/PN in %
2009 2014
Medie imprese: crescita, redditività e solidità Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri
-26% +49% +238%
+24% +44% +12%
9
Il ‘modello’ di localizzazione delle vendite e della produzione
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri
Gruppi di medie imprese: società consolidate per attività e localizzazione (in % del totale)
Distribuzione geografica delle vendite (dati consolidati)
37%
28% 25%
10%
Manifattura italia Servizi estero Servizi Italia Manifattura estero
57%
39%
4%
Fatturato domestico Export Estero su estero
10%
24%
66%
Fatturato domestico Export Estero su estero
Medie imprese Gruppi maggiori
10
Il ‘modello’ di selezione dei mercati esteri
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri e Istat
Aree di destinazione dell’export: medie imprese vs resto della manifattura
65%
11%
9%
8%
7%
53%
12%
13%
18%
5%
Eurozona
Americhe
Europa e Russia
Asia, Medio Oriente e Oceania
Africa
Resto della manifattura Medie imprese
11
Non esistono pasti gratis: alta crescita, alto rischio e grande ‘distanza’
Area Studi Mediobanca su dati Sace ,“Country Risk Map 2016” e World Bank, “Global Economic Prospects” (June and January 2016 )
Il rischio di credito e la crescita attesa del Pil tra 2016 e 2018 (tra parentesi: previsioni di gennaio 2016)
+7,2%
(+7,4%)
+6,2%
(=)
+3,6%
(=)
+ 0,7%
(+1,6%)
+ 3,3%
(+4,2%)
+0,7%
(=)
+3,6%
(+4,5%)
+ 2,1%
(+2,4%)
+1,6%
(+1,7%)
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
12
Audaces fortuna iuvat?
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri
Medie imprese: redditività operativa (Roi) e rischiosità dei mercati di sbocco
13,2 12,6
12,1
10,6 9,9
8,5 8,0
6,6
4,3 3,8
7,6
5,9
Africa sub-sahariana Russia Cina Africa del Nord e
Medio Oriente
Asia Sud Orientale e
Oceania
Sud America
Esporta Non esporta
13
Il ‘modello’ di governance: esigenza di obiettività e tempestività
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri
Performance, passaggio generazionale e peso familiare
7,2 6,7
48,5
6,2 3,9
37,6
Roi Roe Export
Risolto Non risolto
4
5
6
7
8
9
10
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Ro
i m
ed
ian
o
(in
terp
ola
nte
po
lin
om
iale
)
Peso dei componenti familiari nel board
14
Area Studi Mediobanca su dati Commissione Europea e The Conference Board
Il ‘modello’ del capitalismo globale: produttività, salari e debito
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Variazione media annua della produttività del lavoro e ‘wage share’ (medie mobili a 5 anni centrate)
-1
0
1
2
3
4
55
56
57
58
59
60
19
91
19
92
1993
19
94
19
95
1996
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
20
10
20
11
20
12
20
13
20
14
Wage share (sx) Produttività (dx)
Germania
-2
0
2
51
56
61
19
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
2010
20
11
20
12
2013
20
14
Wage share (sx) Produttività (dx)
Italia
0
1
2
3
57 58 59 60 61 62
19
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
2009
20
10
20
11
20
12
20
13
20
14
Wage share (sx) Produttività (dx)
USA
Hanno preceduto e concorso alla crisi:
il rallentamento del Pil pro-capite per il calo della produttività
la riduzione della quota di ricchezza trasferita ai salari man mano che i profitti perdono natura residuale e sono fissati ex ante (massimizzazione dello shareholder value)
Il ricorso al debito come misura per proteggere il tenore di vita
il superamento dell’impostazione keynesiana, in cui il
debito viene assunto dagli Stati per finanziare politiche di welfare atte a compensare le carenze di domanda
l’affermazione del liberismo (scuola di Chicago) prima e dell’austerithy poi, che capovolgono i termini: sono ora le famiglie, in vece degli Stati, a indebitarsi per sostenere la domanda (economia keynesiana ‘privatizzata’, secondo Colin Crouch)
il benign neglect dei policy maker: l’industria
finanziaria è consenziente strumento di un ceto politico ‘rinunciatario’ che preferisce perseguire obiettivi redistributivi attraverso un’abbondante offerta privata di credito piuttosto che con un’esplicita, ma impopolare, manovra fiscale.
15
Il ‘modello’ inclusivo delle medie imprese: capitale e lavoro
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri
Produttività, costo del lavoro, occupazione e sua composizione
155,0
155,6
100,4
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Produttività (1996=100) Costo del lavoro (1996=100) Clup (1996=100)
100,0
127,2
30,0
36,5
19
96
19
97
19
98
1999
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
20
10
20
11
20
12
20
13
20
14
Dipendenti (1996=100, sx) Colletti bianchi (in %, dx)
121,2 116,8
100,0
143,6 151,3
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
2004
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
20
10
20
11
20
12
20
13
20
14
Tute blue (1996=100) Colletti bianchi (1996=100)
16
E se le medie imprese fossero un ‘modello’ di equità?
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Gianfelice Rocca ,“Riaccendere i motori”, Marsilio 2014, pag. 40 e passim.
Medie imprese motore di equità?
“Con tutte le cautele del caso, il grafico
suggerisce che, dove è maggiore il medium
tech, minore è la dissuguaglianza “
“Le imprese medium tech hanno bisogno di
impiegare una forza lavoro con un livello di
qualificazione medio: individui, cioè, che
sappiano fare bene alcune cose, ma che
possiedano quel tipo di intelligenza adattiva
tale da consentire loro di svolgere anche
mansioni differenti da quelle abituali. Questo
implica un ‘appiattimento’ della curva dei
salari: se X deve sapere fare le stesse cose che
fa Y, e viceversa, il loro reddito non può essere
molto diverso”
“Lo stesso imprenditore, tipicamente, mantiene
gran parte del capitale e degli utili in azienda,
per reinvestirli e favorire la crescita della sua
‘seconda famiglia’. E’ pertanto difficile che il
suo reddito sia decine di volte superiore a quello
medio dei suoi dipendenti”
17
Il ‘modello’ di selezione: la crisi come acceleratore delle dicotomie
Il modello capitalistico delle medie imprese Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati propri e modello di scoring R&S-Unioncamere
Var. % della PD (2005-2014)
9%
-20%
92%
Investment grade Intermedie Fragili
Var. % dell’incidenza sul totale (2005-2014)
-19%
1%
108%
14%
Inv.Grade Intermedie Fragili Totale
19
Area Studi Mediobanca
Davanti a noi
Epilogo Sezione 3
Alcuni problemi aperti
La manifattura è il motore della crescita dell’economia: il nodo è favorirne lo sviluppo in modo da ridurre “per
induzione” il peso relativo dei settori meno produttivi e stimolarne l’efficienza; agire su settori meno produttivi
“per deduzione” è socialmente ed economicamente costoso (taglio della domanda e aggravio della
previdenza) e operativamente difficile (eradicare 70 anni di “compromessi senza riforme”); i servizi (logistica,
turismo, professioni, finanza) appaiono bisognosi di un ‘riposizionamento’ più di quanto non lo sia la manifattura
Le medie imprese sono il motore della crescita manifatturiera, riconciliando obiettivi di efficienza e redistributivi
che ristorano sia gli stakeholders (lavoro in primis) sia lo shareholder; è un modello ‘virtuoso’ per molti versi
antitetico a quello assunto dal capitalismo globale che “ha ripreso i vecchi vizi di considerare il costo del lavoro
un’espropriazione dei suoi ‘giusti’ profitti (senza) indicare da dove dovrebbe venire la spinta alla domanda di
cui per primi necessitano, se quella pubblica è sottoposta a limiti. Il capitalismo aggira la sua regola di
sopravvivenza spingendo verso il basso i salari” (Paolo Savona, Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla
crisi - Il caso Italia, Rubettino)
Naturalmente, esistono spazi di riflessione per migliorare le performance delle medie imprese:
o lato impresa, individuare azioni per un efficace presidio dei mercati “lontani” (geograficamente e
culturalmente), rischiosi ma premianti; affrontare con obiettività il nodo del ruolo della famiglia, che è
un valore ma non un dogma
o lato policy, un bilanciamento tra:
• astensione, che non significa inazione ma azione volta a garantire condizioni efficienti (o
almeno, non ostative) all’esercizio dell’impresa
• intervento, non di natura generalista e top-down (e.g. quali settori agevolare) ma mirato
alle esigenze specifiche (taylor-made) delle imprese, che sono assai diversificate anche
all’interno dei medesimi settori.