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Il progetto Confindustria per l'Italia · Il progetto di Confindustria si articola in due tipologie...

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Ufficio stampa Il progetto Confindustria per l'Italia crescere si può, si deve Pagina 1 di 25
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Ufficio stampa

Il progetto Confindustria per l'Italiacrescere si può, si deve

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Page 2: Il progetto Confindustria per l'Italia · Il progetto di Confindustria si articola in due tipologie di "azioni": quelle per una tera-pia d'urto e quelle per le riforme strutturali.

24 gennaio 2013

29 gennaio 2013

2 febbraio 2013

13 febbraio 2013

14 febbraio 2013

15 febbraio 2013

19 febbraio 2013

23 febbraio 2013

INDICE

Il futuro da costruireIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 3

Nel mirino il «cattivo» Titolo VIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 5

Una terapia d’urto da 300 miliardi: Pil almeno al 2%Il Sole 24 Ore Economia Nazionale 6

«Italia in emergenza, è l’ultimo minuto per la svolta»Il Sole 24 Ore Economia Nazionale 8

Consensi da partiti e sindacati: via al confronto sulle proposteIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 10

Dal lavoro al Fisco un progetto di qualità per far ripartire l’ItaliaIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 11

Lo Stato paghi subito 48 miliardi di debitiIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 13

«Rilanciare la crescita per creare lavoro»Il Sole 24 Ore Lavoro e Sindacato 16

Per ripartire serve un voto che dia stabilitàIl Resto del Carlino Reggio Citazioni, Politica 17

«Misure coraggiose per la crescita»Il Sole 24 Ore Economia Nazionale 18

Gli imprenditori vedono i leader: la politica deve essere credibileIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 19

Gli Industriali ora “sfidano” i candidatiGazzetta di Reggio Citazioni, Politica 20

La ricetta anticrisi degli industriali «Giù i costi del lavoro, puntare sul manifatturiero»Il Resto del Carlino Reggio Citazioni, Economia 21

Crollano i pagamenti della Pa alle aziendeIl Sole 24 Ore Economia Nazionale 22

«Lo Stato dia un segnale pagando i debiti»La Nuova Prima Pagina di Reggio Emilia Citazioni, Politica 23

Le risposte all’appello degli industriali per ripartire l’ItaliaLa Nuova Prima Pagina di Reggio Emilia Citazioni, Politica 25

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24/01/2013

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 331.753

Diffusione: 262.360

pressunE

ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

LOGICA INDUSTRIALE E GIOVANI

Il futuro da costruire di Alberto Quadrio Curzio

rescere si può, si deve». Poche pa-,' role che danno il tono al «Progetto

di Confindustria per l'Italia». Un documento compatto che richiederà ulteriori approfondimenti. La tesi è che il rilancio della crescita e dell'occupazione risulta indispensa-bile ma anche possibile e vantaggioso nel ri-spetto dei vincoli di finanza pubblica che l'Ita-lia ha adottato in linea con gli accordi europei. In altre parole, come il presidente di C onfmdu-stria Giorgio Squinzi ha sempre sostenuto, non bisogna essere rassegnati alle recessioni e alle stagnazioni (quali conseguenze inevitabi-li del rigore di bilancio) accettando invece le sfide della concorrenza internazionale.

Ecco perché il quinquennio 2013-2018 dovrà segnare per l'Italia uno svolta che condizione-rà il futuro delle nuove generazioni delle quali si preoccupa particolarmente il documento consapevole che qui la crisi sociale è acuta e potrebbe peggiorare.

Il progetto di Confindustria si articola in due tipologie di "azioni": quelle per una tera-pia d'urto e quelle per le riforme strutturali. Due sono le tavole quantitative su cui l'atten-zione andrà concentrata: quella sugli effetti economici delle misure proposte; quella sulle risorse necessarie ovvero sulle coperture fi-nanziarie delle misure stesse.

Non intendiamo qui analizzare in dettaglio le cifre ma piuttosto considerare alcuni ele-menti portanti del progetto. I macro-obiettivi che lo stesso propone, entro la fine della legi-slatura, sono un ritorno della crescita del Pil tra il 2% e il 3%, la creazione di 1,8 milioni di posti di lavoro con un tasso di occupazione crescente e un tasso di disoccupazione calan-te, un forte aumento degli investimenti e della produttività, un notevole aumento dei consu-mi interni e uno ben più marcato delle esporta-zioni. In sintesi si prefigura uno scenario di ri-presa di tutte le grandezze dell'economia ita-liana con un netto recupero di competitività della stessa in modo da invertire quel trend di stagnazione al quale si sono sottratte solo le imprese più forti del manifatturiero.

I macro-strumenti per conseguire questi obiettivi sono: un pagamento immediato di 48 miliardi di debiti commerciali che le Pubbli-che amministrazioni hanno verso le imprese; una riduzione del costo del lavoro nel manifat-turiero e l'eliminazione dell'Irap sul costo del lavoro per tutti i settori; una riduzione del co-sto dell'energia; sgravi fiscali per ricerca e in-novazione; detassazione dei salari di produtti-vità; allungamento di 40 ore di lavoro annue completamente detassate.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015 Pagina 3 di 25

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24/01/2013

Periodicità: Quotidiano

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pressunE

ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Il futuro da costruire In sintesi si punta ad una

riduzione della pressione fi-scale, sia a favore delle im-prese che del lavoro, dal 45,1% del 2013 al 42,1% del 2018. Nel confronto con altri Paesi della Eurozona questo livello di pressione fiscale non è certo basso ma lo è or-mai per l'Italia!

La combinazione di obiet-tivi e strumenti si avrebbe con una profonda ristruttu-razione delle risorse e degli impieghi. Il reperimento delle risorse avverrebbe con tagli e razionalizzazio-ne delle spese pubbliche, con aumento di alcune im-poste (Iva per gli scaglioni più bassi come richiesto dal-la Ue; imposte sostitutive sulle rendite finanziarie), con il recupero dell'evasio-ne, con tagli di incentivi alle imprese, con l'armonizza-zione degli oneri sociali.

Cruciale è la maggiore crescita del Pil che darebbe un forte contributo al risana-mento della finanza pubbli-ca con un deficit sul Pil che dovrebbe arrivare al pareg-gio nel 2016 (per diventare poi un surplus) e un debito sul Pil che dovrebbe scende-re (in virtù di avanzi prima-ri e di privatizzazioni) intor-no al104% nel 2018.

Questo progetto, che ov-viamente susciterà dibatti-ti, richiede alcuni chiari-menti di principio.

Il primo riguarda la com-petenza di Confindustria nel proporre riforme che non hanno colore partitico. La ragione è che le Associa-zioni di imprese come quel-le dei lavoratori sono mani-festazioni della "democra-zia economica" che integra, senza schieramenti di parti-to, quella partecipativa in cui si esprime la società tut-ta, entrambe concorrendo con la democrazia rappre-sentativa alla vita di una de-mocrazia avanzata.

Il secondo riguarda la "lo-gica industriale" sottesa a

tutto il documento che ha il suo nucleo nella manifattu-ra ma che dovrebbe esten-dersi a tutti i settori, dall'agricoltura ai servizi, passando per la costruzione e la gestione delle infrastrut-ture. E la logica dell'efficien-za che nella manifattura è di continuo sottoposta al con-fronto con i concorrenti su scala internazionale. Qui non ci sono mercati protetti e le quote di mercato si con-quistano e si mantengono sui fattori innovativi di quali-tà e prezzo dei prodotti ma anche sulla capacità di servi-zio ai clienti.

Il fatto che ci siano molte imprese manifatturiere ita-liane che vincono sui merca-ti mondiali è conseguenza della qualità dei prodotti ma anche dei servizi che li accompagnano prima, du-rante e dopo la vendita. Per questo Confindustria punta ad un aumento del valore ag-giunto industriale da circa il 17% attuale al 20% nel 2018 con le esportazioni che pas-serebbero dal 3o% al 37% del Pil.

Il terzo riguarda le Istitu-zioni. Il documento deli-nea al proposito anche del-le riforme di più lungo peri-odo che da anni tutti auspi-cano in Italia ma che non procedono su un percorso di semplificazioni e di cor-rettezza.

Al documento è sottesa una visione di diritti e di do-veri con riferimento ai rap-porti tra pubblico e privato, tra cittadini e istituzioni che devono seguire un percorso di reciproco progresso ovve-ro di incivilimento. Perché i cittadini devono essere sem-pre più rispettosi delle leggi e delle consuetudini del buon vivere civile con riferi-mento al quale tocca però al-le Istituzioni dare l'esempio di serietà, di efficienza, di equità.

Alberto Quadrio Curzio O RIPRODUZIONE RISERVATA

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Lúa terapia d'urto da 300 miliai Pil ahneno al 2%

24/01/2013

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S°Ierld CAS

Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Le rUmme, No alla competenza concorrente nelle materie di «interesse nazionale»: devono tornare allo Stato

Nel mirino il «cattivo» Titolo V Eugenio Bruno ROMA

Per fare guarire l'Italia dal mal di crescita, agli antibiotici del-la «terapia d'urto», Confindustria propone di abbinare le vitamine delle «riforme». Dal Titolo V alle semplificazioni; dal mercato del lavoro alla giustizia; dalla Pa alle liberalizzazioni.È lunga la lista de-gli «interventi strutturali» invoca-ti dagli industriali per «moderniz-zare il Paese e ricostituire un con-testo favorevole agli investimen-ti, all'innovazione, all'attrattività e all'inserimento dei giovani».

Si parte dalle misure per snelli-re le istituzioni e rafforzare il mer-cato. Per alcune servirà una legge costituzionale. Si tratta del supera-mento del bicameralismo perfet-to, del dimezzamento del numero dei parlamentari e dell'inserimen-

to nella nostra carta fondamenta-le del divieto di «gold plating» nel recepimento delle direttive comu-nitarie. Inteso come l'impossibili-tà di introdurre nel nostro ordina-mento oneri aggiuntivi rispetto a quelli contenuti nel testo comuni-tario da recepire.

Del gruppo fa parte anche la ri-forma del Titolo V. Ti progetto di Confindustria suggerisce di «at-tribuire allo Stato le competenze su materie di interesse naziona-le ». Andrebbe dunque superatala

ALTW iNT.ERVENU Nell'agenda degli industriali

l'addio al bicameralismo

perfetto, il dimezza mento

dei parlamentari

e ['abolizione delle Province

ripartizione di tipo "concorrente" tra il livello statale e quello regio-nale in settori strategici come le in-frastrutture, l'energia e i trasporti. Ed è quello che il Ddl sullariforma del Titolo V varato nell'ottobre scorso provava a fare prima che il testo affondasse nelle paludi di fi-ne legislatura.

Le modifiche alla Costituzione vanno accompagnate da una sfor-biciata ai costi della politica da operare con legge ordinaria. Nell'elenco rientrano sia l'aboli-zione delle province che l'accor-pamento dei piccoli Comuni. Ol-tre alla nascita delle Città metro-politane e al rafforzamento di un «federalismo responsabile», fat-to soprattutto di controlli strin-genti sulla spesa.

Sempre a proposito di riassetto istituzionale va segnalato l'input

ad accelerare la giustizia civile e a riorganizzare gli uffici pubblici. 'Tagliando gli enti inutili, concen-trando le funzioni e formando me-glio il personale. Ma viale dell'Astronomia invoca anche più coraggio nella lotta alla buro-crazia. Gli oneri sulle imprese van-no ridotti e resi proporzionati ai li-velli di rischio. E devono essere cancellatigli «adempimenti mera-mente formali, mantenendo solo quelli essenziali alla tutela di inte-ressi rilevanti». Sfruttando se pos-sibile un adeguato «switch-off» al digitale.

Un altro blocco di riforme de-ve riguardare invece il mercato. In primis quello del lavoro. E ciò attraverso il riequilibrio del rap-porto tra regolamentazione per legge e contrattazione, «ricono-scendo alle parti sociali maggiore

autonomia nel definire gli aspetti applicativi delle norme generali, anziché regolare tutto minuta-mente per legge e poi prevedere deroghe». Nel mirino c'è pure la riforma Fornero. Così com'è, la flessibilità in entrata non funzio-na. D a qui l'auspicio a «razionaliz-zare e rendere più efficaci» le sue norme e a «potenziare le politi-che attive per il lavoro». Anche grazie a una riforma della forma-zione tarata sulla valorizzazione del capitale umano. Tanto nelle scuole, con la riduzione da 13 a 12

anni del ciclo di studi e con la diffu-sione dell'alternanza scuola-lavo-ro, quanto negli atenei, con l'aboli-zione del valore legale della lau-rea e la liberalizzazione delle tas-se universitarie. Più mercato si-gnifica infine riduzione del peri-metro di regolazione pubblica. Avanti con le liberalizzazioni e conta riforma delle Authority: è il doppio invito contenuto nel docu-mento degli industriali.

Z, RIPRODUZIONE RISERVA - A

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Una terapia d'urto da 300

almeno 212%

24/01/2013

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ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Una terapia d'urto da 300 miliardi: Pil almeno al 2% Nella legislatura debito ben sotto 11 110% Taglio del costo del lavoro dell'8 per cento

Nicoletta Picchio ROMA

Una crescita di almeno il 2% all'anno, che già nel 2017 po-trà arrivare al 3% e quindi au-mentare de112,8% da qui al 2018; un tasso di disoccupazione che scenderà dal picco del 12,3% atte-so per il prossimo anno all'8,4%, creando 1,8 milioni di posti e por-tando il tasso di occupazione al 6o,6%; un peso dell'industria al 20% del pil. E poi meno tasse, con una pressione fiscale che passerà dal 45,1% al 42,1%, e il reddito medio delle famiglie che vivono di lavoro dipenden-te più alto di 3.98o euro reali.

Non è un sogno: sono i risulta-ti che l'Italia può raggiungere in cinque anni, cioè nell'arco della prossima legislatura. Sono mes-si nero su bianco nel "Progetto Confindustria per l'Italia: cre-scere si può, si deve", presenta-to ieri. Un testo di 23 pagine cor-redato di numeri e tabelle, dove le azioni da compiere vengono accompagnate dalle risorse ne-cessarie e relative coperture, con obiettivi chiari e quantifica-ti. Un progetto complessivo che mobilita 316 miliardi di risorse pubbliche, e che «produrrà i suoi effetti se applicato nella sua interezza», come ha spiega-to il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi.

Gli ingredienti della ricetta sono stabilità dei conti pubbli-ci, con il rapporto debito-pil che va «rapidamente» abbassa-to entro il 2018 «ben sotto» il no%, grazie a dismissioni e una maggiore crescita, flessibilità del lavoro, apertura dei merca-ti, internazionalizzazione. E le grandi riforme, a partire dal Ti-tolo V della Costituzione, che dovrà disegnare un nuovo asset-to istituzionale del paese e ri-durre il perimetro dello Stato, per arrivare ad una vera sempli-ficazione burocratica. Per pro-

seguire con una riforma fiscale, che abbassi le tasse e renda più chiare e trasparenti le regole, del mercato del lavoro, della fi-nanza d'impresa.

Crescita, quindi, con un pil di almeno il 2% all'anno, e occupa-zione. La terapia d'urto prevede di dare ossigeno alle imprese con il pagamento immediato di 48 miliardi di debiti accumulati da Stato ed enti locali e il poten-ziamento dell'Ace; un taglio dell'8% del costo del lavoro nel

LE AZIONI Meno Irap, liquidare 48 miliardi di debiti della Pa, potenziare l'Ace, incentivare gli investimenti con sgravi su ricerca e infrastrutture

COP EffIN Tagli alla spesa corrente dell'i.% all'anno, revisione delle aliquote Iva, riordino degli incentivi alle imprese, lotta all'evasione fiscale

manifatturiero e cancellare per tutti i settori l'Irap che grava sull'occupazione; lavorare 40 ore in più all'anno, pagate il dop-pio perché detassate e de contri-buite. Una scelta, ha spiegato Pa-olazzi, che non avrebbe comun-que effetti sulle pensioni. Inol-tre vanno aumentati del 50% gli investimenti in infrastrutture e sostenuti quelli in ricerca e nuo-ve tecnologie. Bisogna abbassa-re il costo dell'energia e ridurre l'Irpef sui redditi più bassi, oltre ad aumentare i trasferimenti agli incapienti.

Servono le risorse. In cinque anni, per attuare queste misure e per arrivare a quella discesa del costo del lavoro e delle tasse

per imprese e lavoro che è il cuo-re del disegno, si mobilitano 316 miliardi. Come? Si toccano le ali-quote Iva, quelle in deroga, in chiave europea, proprio per tro-vare i soldi da destinare al taglio dell'Irpef (si passerebbe dal 4 al 6% e dal io al12%).Un'armoniz-zazione che darebbe poco più di 6 miliardi nel 2014 per salire a poco oltre 7 miliardi nel 2018. Occorre dismettere e privatiz-zare parte del patrimonio pub-blico; armonizzare gli oneri so-ciali, riordinare gli incentivi all'economia, cui le imprese so-no disposte a rinunciare pur di avere una riduzione delle tasse e del cuneo fiscale, aumentan-do del 10% all'anno gli incassi della lotta all'evasione fiscale. Tagliare la spesa pubblica cor-rente dell'1% all'anno.

Una «forte discontinuità», che però porterebbe ad un au-mento dell'occupazione di qua-si 1,8 milioni di unità; un aumen-to della produttività di quasi l'1% all'anno, ad un avanzo pri-mario nei conti pubblici. Un mi-glioramento della situazione economica che potrebbe far scendere l'aliquota Ires dal 27,5% al 23%, come è scritto nel testo, che prevede anche un'ali-quota dell'imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie al 23 per cento. Cambiamenti che de-vono andare di pari passo con l'approvazione della delega fi-scale, caduta con la fine della le-gislatura, per avere trasparenza e certezza delle regole.

Riforme strutturali, quindi. E anche la flessibilità del mercato del lavoro è un bisogno delle im-prese: nel documento si chiede che vengano affidate alla piena autonomia della contrattazione collettiva materie oggi regolate in maniera prevalente o esclusi-va dalla legge, oltre a modificare la legge Fornero.

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Il piano

Risorse e impieghi per L'attuazione del Progetto di Confindustria per l'Italia. Milioni di euro

Una terapia d'urto 1300111Ru-di:

ahneno212%

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pressunE

ll'erldOIS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Armonizzazione aliquote Iva ( ' ) 6.198 6.404 6.647 6.923

Tagli spesa corrente (2)

Acquisti enti locali via Consip

Riduzione incentivi alle impreseo )

Maggiori opere in PPP141

Aumento imposta sostitutivao )

Armonizzazione oneri sociali

Incassi da lotta all'evasione (6)

Effetti della maggiore crescita (' ]

Totale

Totale

Riduzione Irap su costo tavoroo

Riduzione aliquote Inail (1 °)

10.700 Incentivo investimenti in R&I

7.204 Detassazione salario produttività

2014 2015 2016 2017 2018

519 531 546 561 578

O 1.000 1.000 1.000 1.000

1.100 1.234 1.350 1.488 1.652

1.000 1.000 1.000 1.000 1.000

250 250 250 250 250

5.800 6.000 7.000 10.700 13.100

278 278 278 278 278

500 500 500 500 500

3.739 5.233 7.096 9.145 11.399

6.000 6.000

19416 26171 33,078 47.860

-19 -62 -22 54 61

2.140 4.280 6.420 8.560

19,39

1.600

5.000

2.920

1.539

0

0

8 26317

3.200

6.000

3.000

3.233

O

33.056

4.800

7.000

5.096

3.093

O

47;914

6.400

7.000

7.104

1.100

3.183

7.145

500

54.61$

8.000

7.000

3.280

9.399

7.435

1.100

500

Riduzione tempi ammortamento

Incentivo investimenti (")

Aumento investimenti pubblici (" )

Internazionalizzazione(2)

Ace

Revisione Irpef per redditi bassi 1141

Riduzione aliquota Ires

4.000 4.000 4.000 7.000 9.000 Effetti su indebita mento della PA

4.000 8.000 12.000 12.000 12.000

2.230 6.153 10.058 9.938 9.800 Pagamento debiti pregressi PA

Taglio oneri sociali industria s.s. (9)

di cui fiscalizzati:

(l) Ci si riferisce alle aliquote Iva ridotte sterilizzando ['effetto sui farmaci acquistati da [servizio sanitario nazionale; (2) Al netto interessi, prestazioni sociali, acquisti di beni e servizi e contributi alla produzione; (3) Pari

a 31,4 miliardi nel 2011, di cui meno di 3 all'industria; (4) Eliminazione della soglia per investimenti in partnership pubblico-privato; (5) Sulle rendite fi na nziarie; (6) Maggiori incassi cumulati da lotta all'evasione tributaria rispetto a

quelli stimati per 2013; (11 Gli effetti della maggior crescita sui saldi di bilancio pubblico sono, in realtà, molto maggiori di quelli i ndicati; (8) Solo per ilsettore privato; (9) Industria in senso stretto, comprensivo della riduzione delle

aliquote Inali; (19) Nei servizi e nelle costruzioni per l'industria in senso stretto è già incorporata neltaglio degli oneri sociali; (11) Sul modello della vecchia legge Sabatini:(12) In infrastrutture, di cui per interventi a difesa idrogeologica e

antisismica del territorio e del patrimonio edilizio 2 miliardi nel 2014 incrementati del 3% l'anno; (13) 250 milioni Simest Fondo ex legge «Ossola», 28 milioni all'Ire; (14) Include l'aumento dei trasferimenti agli incapienti.

Fonte: elaborazioni e stime CSC

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L'impatto delle proposte di Confindustria

LE DIFFERENZE NELLA CRESCITA DEL PIL... ...SULL'OCCUPAZIONE... Variazione percentuale Migliaia di Ula, livelli, settore privato

Con proposte Senza proposte Con proposte Senza proposte

2013 2014 2015 2016 2017 2018 2013 2014 2015 2016 2017 2018

21.220

21.620

21.220

20.820

20.420

20.020

3,0

2,0

■ «Italia in emergenza, è l9 ultimo minuto per la svolta» Squinzi ai partiti: crescere è un imperativo e un obiettivo raggiungibile - Ci rivolgiamo a chiunque vinca

113

---- Con proposte --Senza proposte

2013 2014 2015 2016 2017 2018

2

1

-1

s'• Fonte: elaborazioni e stime Csc

—Con proposte Senza proposte

2014 2015 2016 2017 201

-2

2013

133

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ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

...SUL SALDO DELLA PA E... ...SUL DEBITO PUBBLICO In percentuale del Pil In percentuale del Pil

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Italia emergprm è, l'ultimo ■Iti.1 to per la sv1,119,,,

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ll'erldOIS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Nicoletta Picchio ROMA

«Siamo arrivati all'ultimo minuto per cambiare il volto del nostro Paese. Se non si mette ma-no a una svolta l'alternativa è il de-clino che non vogliamo e non pos-siamo accettare. E siamo pronti a fare la nostra parte». Giorgio Squinzi, presidente di Confindu-stria, parla mentre dietro di lui, sugli schermi, passano le cifre del malessere italiano: una produ-zione industriale che è scesa del 25% dal 2007 ad oggi; un Pil che complessivamente da allora è ca-lato dell'8%; una disoccupazione che supererà il 12% e che è al 35% tra i giovani.

C'è un unico modo di reagire: crescere. «È un imperativo rag-giungibile. La crescita è una prio-rità assoluta». Se non sapremo ri-trovare la crescita «ne va del futu-ro dei nostri giovani e delle no-stre imprese. Siamo in emergen-za economica e sociale». La stra-da è indicata nel documento di 23 pagine che tiene in mano, "Il pro-getto Confindustria per l'Italia: crescere si può, si deve". «È il no-stro modello di politica economi-ca, un documento di proposte co-raggiose, la prima volta che Con-findustria presenta un progetto di questo tipo», ha spiegato Squinzi. Ci sono le misure da adottare, l'indicazione degli obiettivi e come fare per raggiun-gerli, con numeri e coperture. Un documento frutto di un dibattito interno «partecipato», discusso negli organi di vertice, dal Comi-tato di presidenza, al direttivo e ieri mattina nella giunta.

La decisione di mettere nero su bianco un documento è stata presa a inizio dicembre, proprio in un Comitato di presidenza, in vista delle elezioni. E ai partiti Squinzi lo presenterà nei prossi-mi giorni. Nel dibattito mancano riferimenti all'economia reale, è il richiamo che arriva in questi giorni di campagna elettorale dal presidente di Confindustria. E il documento dimostra che con le mosse giuste l'Italia può reagire. Squinzi non è voluto entrare nel dibattito politico: «Noi non sia-mo un partito. Siamo un'associa-zione apartitica, come Confindu-stria non ci dobbiamo esprimere, anche se ciascuno di noi è interes-sato come cittadino». E ha ag-giunto: «Abbiamo fatto una pro-posta che vale sia che vinca il cen-trodestra o il centrosinistra, che ci sia un'alleanza o che vinca Gril-

lo. Crediamo in quello che abbia-mo fatto, nei numeri che abbia-mo individuato, nei provvedi-menti che chiediamo».

Accanto a Squinzi, nella confe-renza stampa, c'erano il direttore generale, Marcella Panucci, e il di-rettore del Centro Studi, Luca Pa-olazzi. «Il documento è un model-lo innovativo perché si basa su analisi economiche del Centro studi, con obiettivi quantificati e risorse identificate», ha appro-fondito la Panucci.

La premessa è che ci sia biso-gno di «un'Italia liberale, che la-sci più spazio alla concorrenza e ai privati, con uno Stato che ridu-ca il suo perimetro e che sia un ve-

LE IMRESE AL CENTRO Riportare il manifatturiero al 20% del Pil. «Autorevoli esponenti di Confindustria candidati? Autorevoli esponenti del passato»

LA SVOLTA

«Se non si mette mano a una svolta l'alternativa è il declino che non vogliamo e non possiamo accettare»

.F 1ff URO

«Ne va del futuro dei nostri giovani e delle nostre imprese. Siamo in emergenza economica e sociale»

PROPOSTE CORAWOSE

«Un documento condiviso al nostro interno con proposte coraggiose, la prima volta che Confindustria presenta un progetto di questo tipo»

CHIUNQUE :ONICA «La nostra proposta vale sia che vinca il centrodestra, sia che vinca il centrosinistra, che ci sia un'alleanza o che vinca Grillo»

ro Stato di diritto, senza abusi, amico di chi si impegna per crea-re benessere e occupazione». Ser-ve una «terapia d'urto, una di-scontinuità forte rispetto alle pra-tiche su cui ci siamo adagiati ne-gli ultimi 15 anni per aumentare la competitività e abbattere i costi, ridare fiducia agli italiani e resti-tuire ai giovani un futuro». Per stabilizzare gli effetti della tera-pia d'urto, ha spiegato Squinzi, vanno attuate da subito le rifor-me, bisogna «sfoltire e semplifi-care». Creare una cultura per cui «chi ci governa non abbia un at-teggiamento antindustriale». Peccato non aver varato la dele-ga fiscale in questa legislatura, per avere un fisco più chiaro e tra-sparente: «La lotta all'evasione non si fa controllando i Suv, ma con provvedimenti che incentivi-no a emergere».

È proprio sulle regole e sulla minore burocrazia che l'Italia su-bisce la concorrenza non dei Pae-si emergenti ma del Canton Tici-no, come accade tra le imprese di Varese, Como, Lecco. Per una Via, ha ricordato Squinzi, da noi occorrono tra i due e i tre anni, nel Canton Ticino 6o giorni. E poi c'è il costo del lavoro che da noi pesa: e proprio cuneo fiscale ed Irap sono tra le misure indivi-duate nel documento. Oltre al mercato del lavoro: «La riforma fatta dal governo Monti non è sufficiente. Anche il ministro Fornero si è detto disponibile al-la revisione».

Squinzi ha anche ribadito di es-sere pronto a rinunciare agli in-centivi, pur divedere ridotto il cu-neo fiscale e a rimettere al centro l'industria, favorendo investi-menti in ricerca e innovazione. Va messo il manifatturiero al cen-tro, creando un ambiente favore-vole: «Siamo il secondo paese ma-nifatturiero in Europa, essere ol-tre l'8oesimo posto nella classifi-ca degli investimenti esteri attrat-ti è una situazione da affrontare».

E alla domanda di un giornali-sta sugli «autorevoli esponenti» di Confindustria candidati alle elezioni (nelle liste ci sono Alber-to Bombassei e Giampaolo Galli, ex vice presidente e direttore ge-nerale) Squinzi ha risposto: «Au-torevoli esponenti? Parlerei di au-torevoli esponenti del passato. Abbiamo un regolamento, chi si candida automaticamente si di-missiona e si autoesclude da qual-siasi attività del sistema».

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Luigi Rema Segretario dei Pd

«Squinzi ha ragione, sono anni che non c'è una discussione sull'economia reale»

RruU etb Ex ministro dei Pd

«Nel documento di Confindustria ci sono i punti principali del programma del Pdl»

Uffacke .Ronanui Segretario Cisl

«Le parole di Squinzi sono positive, la reazione ad una condizione che ci preoccupa»

Consensi 11, partiti e sindaci:

va :Lodi,. sullefv»ptute

24/01/2013

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 331.753

Diffusione: 262.360

press LinE

ll'erldOIS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Consensi da partiti e sindacati: via al confronto sulle proposte Bersani: Squinzi ha ragione - Brunetta: lavoreremo insieme ROMA

Sul «progetto Confindu-stria per l'Italia» si alza un coro di consensi pressoché unani-mi. Sia dai partiti, con il Pd e il Pdl che si dicono pronti a racco-gliere la sfida lanciata da Gior-gio Squinzi, che dai sindacati, con la Cisl e l'Ugl che sposano le tesi degli industriali. Gli uni-ci distinguo giungono dalla Cgil che giudica «difficile» un

LE REAZIONI Il leader del Pd: massacrati interi settori dell'economia L'ex ministro della Pa: siamo d'accordo su lotta alla burocrazia e taglio del debito

RIFORMA DEL LAVORO Bonanni (Cisl): «Sì al confronto tra le parti» Camusso (Cgil): i titoli sono condivisibili, ma non serve più flessibilità

ulteriore intervento sulla flessi-bilità del lavoro prevista dalla riforma Fornero.

«Squinzi ha ragione», è il com-mento del leader democratico, Pier Luigi Bersani. Che spiega: «Sono anni che non abbiamo una discussione sull'economia reale». Nel commentare l'anali-si sullo stato dell'economia ita-liana contenuta nel documento confindustriale il candidato pre-mier del centrosinistra esprime l'auspicio che «venga l'occasio-

ne per discuterne». Anche per-ché, aggiunge, «abbiamo interi settori dell'economia che sono stati massacrati dall'edilizia all'e conomia verde alle rinnova-bili. Su questo - conclude - dob-biamo riprendere un filo comu-ne». Considerazioni che ritorna-no anche nelle parole del suo col-lega di partito, Sergio D'Antoni: «L'errore più grave che si può fa-re in questo momento è ignora-re queste voci. Dalla crisi si esce con un sforzo comune».

Di tenore analogo la reazione del centrodestra. «Bravo Squin-zi, lavoreremo insieme», assicu-ra Renato Brunetta. Che sottoli-nea come nelle proposte avanza-te dall'associazione degli im-prenditori si trovino «non solo i principali punti del programma del Popolo della Libertà per le prossime elezioni, ma anche gli obiettivi, in gran parte realizzati, dell'ultimo governo Berlusco-ni». Oltre alla lotta contro «una burocrazia ossessiva» e una «pressione fiscale ormai intolle-rabile», il coordinatore dei dipar-timenti economici del Pdl elen-ca gli altri punti di contatto tra l'agenda di Confindustria e quel-la del centrodestra: «la revisio-ne del Titolo V della Costituzio-ne, finalizzata a cambiare l'archi-tettura istituzionale e il perime-tro dello Stato»; il «taglio deciso della spesa pubblica»; il «dimez-zamento dei costi della politi-ca»; la «riduzione del debito pubblico, che nell'ultimo anno ha superato i 2.00o miliardi di eu-ro, sotto il io o % del Pil».

Spostandosi dai partiti ai sin-dacati il quadro non muta. Le so-

luzioni proposte da Squinzi rice-vono altri «sì». «Dobbiamo rea-gire tutti insieme», dichiara ai microfoni di Tgcom 24 Raffaele Bonanni. Che aggiunge: «La si-tuazione è ineluttabile se il Pae-se si ferma». Sull'appello al nuo-vo governo a cambiare la rifor-ma del mercato del lavoro, il se-gretario generale della Cisl spe-cifica di «non essere d'accordo ad aprire uno scontro ideologi-co», preferendo perseguire la via di «un confronto tra le par-ti». Anche perché, è la sua linea, «materie così delicate non pos-sono essere messe in pasto a di-scussioni come quelle che si fan-no in campagna elettorale o ad un dibattito solo ideologico». Quanto alla proposta di aumen-tare le ore di lavoro, detas sando-le, Bonanni si confessa d'accor-do «in linea di principio». Spe-cie «se si contratta e se questo consente ai lavoratori di guada-gnare di più e all'azienda di fare di più». La leader della Cgil, Su-sanna Camusso, aspetta di legge-re con più calma il documento e commenta: «Finora ho visto so-lo titoli di agenzie, titoli che ma-gari possono essere condivisibi-li ma se l'intenzione di Confindu-stria è quella di ottenere un'ulte-riore flessibilità in entrata nel mercato del lavoro temo che non ci sia consenso». Favorevo-le il parere del segretario genera-le dell'Ugl, Giovanni Centrella, che parla di «un grido d'allarme che non potrà più essere ignora-to per il bene del Paese da chi go-vernerà in futuro».

Eu. B. O RIPRODUZIONE RISERVATA»

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Dal lavoro al Fisco progetto di qualità

per li- ripartire

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29/01/2013

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ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Dal lavoro al Fisco un progetto di qualità per far ripartire l'Italia L'aumento di 40 ore lavorative annue (senza oneri) sosterrà produttività e reddito. Più «Iva ridotta» taglia l'«Irpef più bassa»

di Pasquale Capretta, Alessandro Fontana e Luca Paolazzi

ra siamo punto e a capo. I conti pub- blici sono stati risanati al costo di gravi sacrifici. E bisogna pensare anzitutto a rilanciare lo svilup-

po e l'occupazione, prendendo risorse da una parte per sostenere chi può guidare al meglio la ripresa, cioè l'industria mani-fatturiera prima di tutto.

Il progetto di Confindustria per rilanciare la competitività e la crescita dell'Italia è una manovra di qualità proprio nel senso indica-to da Ciampi. E dimostra che non solo si de-ve tornare a crescere, ma soprattutto che si può. Basta volerlo e basta che chi governerà dopo le elezioni adotti le misure contenute in quel progetto. L'ottimismo della volontà rivela la possibilità del rilancio e questa pos-sibilità è un aspetto confortante che infonde fiducia tra le famiglie e le imprese nel mo-

mento più buio della recessione. Il progetto nel suo insieme è scaricabile

dal sito www.confindustria.it, con le propo-ste dettagliate, le tabelle sui risparmi e gli im-pieghi della pubblica amministrazione che discendono dalla terapia d'urto e le conse-guenze economiche in termini di crescita, oc-cupazione e tutte le altre variabili, compresi i conti pubblici. Qui spieghiamo alcuni ele-menti della proposta di Confindustria e ri-spondiamo alle domande e alle reazioni più frequenti che tale proposta ha sollecitato.

Se il pacchetto di misure proposte da Con-findustria troverà applicazione nella sua inte-rezza, il recup ero dei livelli di reddito e occu-

LA LEZIONE CIAMPI Ne11998, dopo l'ingresso nell'euro, l'ex capo dello Stato sosteneva che bisognava modernizzare il sistema sociale ed economico in tutti gli ambiti

pazione persi dal 2007 avverrà molto rapida-mente.Addirittura nel 2018 entrambi si collo-cheranno sui valori che si sarebbero avuti se la crisi non ci fosse mai stata e lungo un trend di incremento molto più elevato di quello tracciato dalle dinamiche pre-crisi, quando l'Italia era già malata di lenta crescita.

Qualcuno malignamente potrà doman-darsi se nel Paese ci sono imprenditori in grado di rispondere agli stimoli del proget-to con investimenti e innovazioni ed espor-tazioni di stazza tale da raggiungere i risul-tati stimati dal CsC. La risposta è, per noi, positiva, perché il tessuto industriale si è profondamente trasformato e continua a cambiare adattandosi al difficile contesto interno ed esterno. Qui si parrà la sua nobili-tate. Comunque, se il fare impresa in Italia diverrà meno ostico e più redditizio di quanto non sia oggi, anche dall'estero gli in-vestitori arriveranno come api attratte dal miele in un'Italia tornata competitiva.

csc©confindustria it

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pressunE 29/01/2013

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ll'erld CAS

Fonte: elaborazioni e stime Cs su dati Istat (1) Variazione cumulata; (2)in percentuale del Pil

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2014 2015 2016 2017 2018 Entrate -0,6 -1,3 -2,2 -3,1 -3,5

Imposte dirette -0,2 -0,3 -0,5 -1,1 -1,2

Imposte indirette 0,3 0,3 0,3 0,3 0,4 Contributi sociali -0,6 -1,1 -1,7 -2,0 -2,2

Entrate in conto capitale 0,0 0,0 0,0 -0,1 -0,1 Pressione fiscale -0,5 -1,2 -2,0 -2,7 -3,1

Uscite -0,6 -2,0 -3,8 -5,3 -6,7

Redditi da lavoro -0,1 -0,3 -0,5 -0,7 -1,0

Acquisti di beni e servizi -0,2 -0,4 -0,7 -0,9 -1,1

Prestazioni sociali -0,3 -0,7 -1,1 -1,6 -2,1

Interessi 0,0 -0,4 -1,0 -1,5 -2,0 Uscite in conto capitale 0,3 0,3 0,1 0,3 0,3

I CONTI DEL PAESE

Punti percentuali o valori assoluti

2013 2014 2015 2016 2017 2018 Consumi delle famiglie 0,0 1,3 1,4 1,8 2,0 1,6

Investimenti fissi lordi 0,0 9,3 10,1 6,8 7,2 7,7

Macchinari e mezzi di trasporto 0,0 9,8 13,1 7,4 7,8 8,4

Costruzioni 0,0 8,8 7,2 6,0 6,5 6,7

Esportazioni 0,0 2,4 2,7 3,7 4,2 5,3

Importazioni 0,0 7,7 7,5 4,5 5,6 6,5

Pil 0,0 1,3 1,4 2,0 2,4 2,3

Saldo partite corrente (2) 0,0 -1,8 -3,0 -3,1 -2,6 -1,7

Occupazione (Ula) 0,0 0,4 0,7 1,0 1,4 1,3

Settore privato 0,0 0,5 0,9 1,2 1,6 1,5

Retribuzioni per addetto 0,0 -0,1 0,2 0,2 0,3 0,4

Industria in s.s. 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,4

Prezzi al consumo 0,0 -0,1 -0,1 0,0 0,1 0,4

Saldo conti pubblici (2) 0,0 -0,1 0,6 1,6 2,2 3,3

Saldo primario (2) 0,0 -0,1 0,2 0,6 0,7 1,2

Saldo primario corrente (2) 6,5 6,8 7,3 7,8 8,2 9,0

Pressione fiscale (2) 0,0 -0,5 -1,2 -2,0 -2,7 -3,1

Debito pubblico (2) 3,1 0,7 -2,6 -7,5 -13,1 -19,5

Pagina 11

2013-18 (1) 4

0,4

9,0

41,5 22 1

9,8

9

26

Le differenze tra le proposte Confindustria e la non azione

CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO DELLA PA

Dati in percentuale del Pil

Dal lavoro al Fisco progetto di qualità

per ripartirc

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aumento di 40 ore dell'orario annuo di lavoro, remunerate al netto di Irpef e

contributi sociali, per i dipendenti, e di contributi sociali e Irap, per le imprese, è un segnale e un affare per tutti. Segnale di impegno a rimboccarsi le maniche per risollevare il Paese. Affare perché vale, dopo cinque anni, un aumento dell'1,3% di Pil reale (pari a 20,4 miliardi ai prezzi di oggi), di cui lo 0,5% già nel 2014.

Tutto guadagno di produttività che va a scapito dell'occupazione? No, perché la maggior domanda innescata dall'aumento della busta paga che vale doppio (essendo esentasse) e la maggiore competitività (da alleggerimento del costo del lavoro ed efficienza) generano 4imila persone impiegate aggiuntive nel 2014 e almeno ulteriori 3mila entro il 2018.

Un lieto fine contro intuitivo, rispetto al luogo comune secondo cui "aumentare l'orario individuale di lavoro è la forma più anti occupazionale che possa esistere", per dirla con Maurizio Landini, leader della Fiom. Un luogo comune che si basa su una visione statica del funzionamento dell'economia, secondo la quale i posti di lavoro sarebbero un "numero chiuso", perciò si può conquistarne uno se e solo se viene lasciato libero, per esempio da chi va in pensione o lavora meno ore a parità di salario. Ma così non si dà soluzione alla disoccupazione perché si aumenta il costo del lavoro e perciò lo si rende meno impiegabile, direttamente e indirettamente (via minore competitività).

29/01/2013

Periodicità: Quotidiano

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DaUe tasse aUg spread

Lo Stato paghi subito 48 miliardi di debiti

ipende da come si utilizzano le risorse generate dal maggior gettito. Se per

tappare un deficit, allora l'effetto recessivo è assicurato. Se per abbassare l'Irpef sui redditi bassi da lavoro e a mettere più soldi in tasca agli incapienti (le persone che guadagnano così poco da essere esentate dal pagamento dell'imposta sul reddito), allora i consumi aumentano perché si verifica una redistribuzione di potere d'acquisto a favore delle classi sociali più disagiate.

Il progetto Confmdustria fa esattamente questo: destina quasi i due terzi derivanti dall'innalzamento per due punti delle aliquote Iva ridotte (quella del 4% al 6% e quella dello% al 12%) all'aumento del reddito disponibile di quanti hanno bilanci familiari magri e dunque hanno una maggiore propensione alla spesa. Considerato che, in ammontare assoluto, il valore degli acquisti di beni la cui Iva viene innalzata è imputabile solo in parte alla spesa di queste famiglie, per loro il danno dell'aumento dell'Iva è più che compensato dalla rimodulazione dell'Irpef.

In aggiunta, ad esse sono destinati dal progetto Confindustria anche i maggiori incassi ottenuti con la lotta all'evasione, cosicché già dal 2016 riceveranno una cifra addirittura superiore alla maggiore Iva pagata da tutte le famiglie e dal 2018 il raffronto sarà tra 7.204 euro di incassi derivanti dall'innalzamento dell'Iva e 11.399 di più elevato reddito spendibile per i lavoratori con bassi redditi.

L'aumento dell'Iva del 4% oltre la soglia minima europea del 5% porta un ulteriore vantaggio: consentirà di modificare, in un secondo momento, i beni che sottostanno alle aliquote ridotte. Una modifica prima impedita dalla Ue, essendo il 4% una deroga alle norme comunitarie.

a manovra "più Iva ridotta-meno Irpef L2 ai redditi bassi" contribuisce significativamente a far più che quintuplicare la dinamica reale dei consumi nel 2014, dinamica che passa dallo 0,3% nello scenario senza le proposte Confmdustria all'1,6% dello scenario con le proposte. A questo rilancio rapido e all'accelerazione successiva (+2,5% annuo nel 2017; +10,7% cumulato tra 2013 e 2018, contro il +2,2% che si avrebbe altrimenti) danno una mano la maggiore occupazione (+0,4% nel 2014, +7,5% cumulato) e la moderazione dei prezzi che viene dall'abbattimento del costo del lavoro ottenuto con minori oneri sociali ed eliminazione dell'Irap dal costo del lavoro.

Questo mix virtuoso è una ragione in più per guardare al pacchetto di proposte da Confindustria nel suo insieme, evitando di criticare o far proprie singole misure. Occorre, cioè, osservare l'intera foresta invece di concentrarsi sugli alberi che la compongono.

er il 2011 la Banca d'Italia ha stimato in 71 miliardi i debiti commerciali

della pubblica amministrazione. Sono, cioè, acquisti o investimenti effettuati che non sono stati ancora pagati alle imprese. Rappresentano a tutti gli effetti un finanziamento occulto e per giunta forzoso al settore pubblico. Confindustria chiede di liquidarne subito i due terzi, pari a 48 miliardi, considerando che un certo ammontare di crediti/debiti commerciali è fisiologico ed è presente nel bilancio di qualunque azienda. Una somma comunque per difetto, giacché quei 71 miliardi sono nel frattempo sicuramente lievitati.

Dove prendere tutti quei soldi? Semplice, emettendo titoli di Stato: visto che di debiti si tratta, tanto vale portarli

alla luce del sole e far salire una tantum lo stock di debito pubblico collocato sul mercato. Un'operazione verità che, se inserita nel progetto di rilancio della crescita, sarebbe perfino apprezzata dagli investitori. Tanto è vero che fu caldeggiata anche da Mario Draghi un paio di anni fa, quando era ancora Governatore della Banca d'Italia.

La liquidazione immediata e in contanti dei 48 miliardi ha vari effetti benefici: aumenterebbe la liquidità delle imprese e la loro solidità finanziaria, dunque il loro rating fissato dalle banche, abbassando così i tassi e ampliando la loro possibilità di accesso al credito. Il Centro studi Confindustria ha stimato che tutto ciò metterebbe in moto un volume di investimenti aggiuntivi da parte delle imprese pari a 7,7 miliardi nell'anno successivo alla liquidazione e a 10,4 entro tre anni.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015

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DallavoroalFisco un progetto di qualità per farripartirc 77;

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li incentivi alle imprese da parte \.1 dell'amministrazione pubblica possono essere di due tipi: contributi alla produzione e sostegno agli investimenti. Il progetto Confindustria prevede di tagliarli per 5 miliardi nel 2014 e per una cifra ancora più alta successivamente, taglio equiripartito tra i due tipi di incentivo. Ricordiamo che gli ultimi dati disponibili indicano in 31,4 miliardi gli incentivi annui, di cui meno di 3 vanno alle imprese industriali. Ridurre gli incentivi non è neutrale rispetto ai comportamenti. Qui si è assunto che le imprese che li ricevono, per lo più pubbliche o controllate dal pubblico, trasformino i tagli in maggiore efficienza. Ma può benissimo avvenire che i buchi causati nei bilanci di tali aziende proprio dai minori incentivi siano chiusi da aumenti di tariffe odi imposte, per poter continuare a erogare i servizi non tanto nelle stesse quantità e qualità quanto soprattutto nella medesima modalità.

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'ntervenire a ridurre una massa di più di 800 miliardi di spesa sembrerebbe un gioco da

ragazzi. Questa spesa tende a lievitare sponta-neamente perché le retribuzioni vanno ade-guate all'inflazione e lo stesso vale per le pre-stazioni sociali (come le pensioni) e gli acqui-sti. La massa aggredibile si riduce se togliamo dalla spesa totale gli interessi (che non è di-screzionale), gli investimenti (che vanno inve-ce rilanciati), gli acquisti di beni e servizi (og-getto di una terapia a parte, vedi sotto), i con-tributi alla produzione (idem, vedi sopra) e le prestazioni sociali, sulle quali si è appena fatta una riforma decisa (sebbene non decisiva sul piano dell'equità, ma questa è un'altra storia). Restano circa 214 miliardi su cui agire. In atte-sa di una revisione del perimetro dello Stato, bisogna limarli almeno dell'i% l'anno e senza ricorrere ai soliti interventi lineari. Difficile? Sì, se manca la volontà politica e sindacale.

Dal lavorode un pinetto di qualità per far ripartirc

29/01/2013

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pressunE

ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Va aggiunto che questo è l'unico strumento davvero efficace (più di mille leggi ed editti) per accorciare davvero i tempi di pagamento in tutto il sistema economico italiano, dove le riscossioni delle fatture sono molto più lente che in Germania e Francia. Se il maggior compratore si mette a saldare rapidamente quanto deve, allora tutti gli altri si adegueranno: vuoi perché qualcuno avrà finalmente i soldi per pagare i suoi stessi fornitori, i quali a loro volta salderanno i loro debiti e così via; vuoi perché tutti saranno indotti dalla pressione competitiva a emulare la sana e miglior pratica adottata dal più grande cliente del Paese.

T i denaro circolerà più abbondante e meno caro anche perché il progetto

Confindustria porta alla netta riduzione del rapporto debito pubblico/Pil (103,7% nel 2018) e alla potente accelerazione della crescita economica (al 3,0% dal 2017). Ciò migliora nettamente i fondamentali dell'economia italiana e quindi restringe lo spread pagato sui titoli pubblici.

Secondo le stime del CsC l'entità di tali progressi è tale da abbattere il divario di rendimento tra BTp e Bund spiegato dai fondamentali di quasi 100 punti base rispetto al suo livello corrente (pari a 163 punti, in base ai calcoli del CsC) e quindi di circa 180 punti dai valori effettivi attuali. Per prudenza nel modello CSC è stata incorporata una diminuzione di 100 punti.

Ciò innesca un circolo virtuoso tra minor debito pubblico e maggiore crescita, da un lato, e abbattimento dello spread, dall'altro. Il minor spread abbassa il costo del denaro a carico delle imprese e delle famiglie e quindi stimola gli investimenti e i consumi, generando più crescita e così via.

L'impatto

IL PIL Il piano della Confindustria avrà un forte impatto anche sul Prodotto interno lordo. Fin dal 2013, secondo CsC, potrebbe aumentare a 1.379,8 miliardi contro i 1.379,4 se la situazione resta invariata. Ancora maggiore negli anni a venire:1.511,1 miliardi nel 2017 contro i 1.409,5 senza misure. In miliardi

Con proposte Confindustria

• Senza proposte

90 94 98 02 06 10 14 18

1630

1550

1310

1230

1150

L'OCCUPAZIONE Secondo il Centro studi di Confindustria, le misure proposte daranno nuova linfa anche al lavoro: per arrivare nel 2018 a 24,91 milioni di occupati contro i 23,303 se non si interverrà in alcun modo per invertire il trend del sistema economico-produttivo. In migliaia

• Con proposte Confindustria

• Senza proposte

90 94 98 02 06 10 14 18

25500

24500

23500

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21500

20500

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19500

Fonte: elaborazioni e previsioni CsC su dati Istat

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29/01/2013

Periodicità: Quotidiano

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pressunE

ll'erldOIS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

' e centrali d'acquisto funzionano benissi- mo nella grande distribuzione. La pubbli-

ca amministrazione, lo ripetiamo, è il più gran-de compratore di merci e servizi in ogni paese e anche in Italia. Perciò è ragionevole concen-trare nella Consip, che è la centrale di acquisti pubblici esistente, non solo la spesa in beni e servizi che ora è effettuata dai ministeri ma an-che quella di province (quando le aboliamo?) e comuni.I risparmi iscritti dal CsC (1,6 miliar-di nel primo anno, a salire fino a 8,o nel 2018) sono un de minimis di quanto si potrebbe otte-nere razionalizzando e digitalizzando.

Con un solo caveat: Consip deve saper sce-gliere e acquistare beni che funzionano (oggi non sempre è così), altrimenti invece che otte-nere un risparmio si ha un raddoppio di costo. Una sana iniezione di managerializzazione è indispensabile.

\\\

' 'Italia è ricca di disuguaglianze sancite dalle norme e forse anche per

questo fatica a diventare nazione. Tra queste spicca il carico contributivo che grava sulle imprese per coprire i lavoratori contro il rischio di disoccupazione e che varia a seconda della dimensione e del settore. La Riforma Fornero non è riuscita a intaccare queste diversità, ma occorre farlo se vogliamo avere un mercato del lavoro più flessibile e mettere l'industria che compete sui mercati internazionali su un piano di parità con i concorrenti. L'armonizzazione si traduce, perciò, in una re distribuzione dei contributi pagati, con alleggerimento di circa due punti per le imprese manifatturiere sopra i 15 dipendenti.

er ridare competitività al manifatturiero nell'immediato non si

può che intervenire sul costo del lavoro agendo sulla parte del cuneo dal lato delle imprese. Una parte di questo alleggerimento viene dall'armonizzazione degli oneri contributivi (vedi sopra) e un'altra dalla diminuzione dei premi Inail, ora molto elevati rispetto ai sinistri.

Una grossa fetta, quasi 9 punti percentuali, devono venire dalla riduzione degli oneri previdenziali. Gli unici, peraltro, su cui si può agire senza incorrere nel veto della Ue. Bisogna portare quei 9 punti a fiscalità generale e salvaguardare i diritti previdenziali attraverso i contributi figurativi (cioè versati da una mano dello Stato all'altra), una salvaguardia tanto più importante oggi che le pensioni si calcolano in base al monte contributivo individuale.

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NT elle stime CsC, con la ricetta i Confindustria che riporta l'Italia su un sentiero di crescita più alto, i conti pubblici vanno in attivo dal 2017. Qui si utilizza una parte di tale surplus (poco più di 7 miliardi) per tagliare l'imposta sul reddito di impresa (Ires), alzando contemporaneamente quella sostitutiva sulle rendite finanziarie: tutte e due convergono al 23%.

Restano quasi altri 7 miliardi di avanzo nel 2017 e ben 28 nel 2018. Che sarebbe bene destinare a diminuire il debito pubblico. Ma sarà difficile trovare politici tanto virtuosi. Potrebbero allora essere impiegati a ridurre ancor più la pressione fiscale, che già scende di tre punti di Pil tra il 2014 e il 2018, o a rimpolpare un po' la spesa (quella corrente primaria si abbassa di sei punti di Pil, sempre nello scenario Csc), una volta che la macchina pubblica sia stata resa più efficiente anche nell'individuare dove maggiori sono i bisogni dei cittadini. A loro l'ardua sentenza.

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DallavoroalFisco un pn,getto di qualità per farripartirc 77;

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Confindustria. IL direttore generale Marcella Panucci

02/02/2013

Periodicità: Quotidiano

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pressunE

S°Ierld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

uìano, Panucci (Confindustria): con il Progetto per l'Italia 1,8 milioni di addetti in più entro il 2018

«Rilanciare la crescita per creare lavoro» Nicoletta Picchio ROMA

Puntare sul rilancio dell'economia per aumentare i posti di lavoro. «Ci auguriamo che la ripresa arrivi al più pre-sto per invertire il trend», è la considerazione espressa da Marcella Panucci, direttore ge-nerale di Confindustria, dopo i dati dell'Istat diffusi ieri.

Sono due i fattori più preoc-cupanti, secondo la Panucci, che i numeri «sopra la media» hanno messo in luce: il primo è che dal secondo bimestre del 2012 registriamo un calo dell'occupazione; il secondo è che nell'aumento della di-soccupazione, l'aspetto del ca-lo dei disoccupati giovanili è da leggere come uno scorag-giamento e l'abbandono della ricerca di un lavoro. Quindi un fatto negativo e appunto preoccupante.

Occorre rilanciare lo svilup-po. E la Panucci ha rilanciato quella «terapia d'urto» che Confindustria ha messo nero su bianco nel documento pre-sentato la scorsa settimana. "Il progetto Confindustria per l'Italia, crescere si può si deve" è il titolo: una serie di misure da prendere sia nell'immedia-to, per ottenere effetti in tempi rapidi, sia «per agire sul conte-sto» e quindiriforme struttura-li, da avviare in contempora-nea e senza ritardi, per consoli-dare la ripresa.

L'arco di tempo delle misure contenute nel documento con-findustriale, con le relative va-lutazioni quantitative, è cin-que anni, il periodo della legi-slatura. Un'agenda quindi per i partiti e per chi si troverà a go-

vernare dopo il voto. Con gli in-terventi previsti, ha detto la Pa-nucci, intervistata sul canale Class Cnbc, si creerebbero nel 2018 1,8 milioni di nuovi posti di lavoro. E la crescita arrive-rebbe al 3 per cento.

Un cambia di passo notevo-le rispetto ad oggi e rispetto agli anni passati, in cui il pil ita-liano è aumentato sempre di

LA STRATEGIAII Per realizzare le condizioni di uno sviluppo costante serve una terapia d'urto in grado di rendere la ripresa stabile e strutturale

LA STRATEGM/2 Tra le priorità, il taglio dei costi per le aziende, l'incremento della produttività e della liquidità per il sistema delle imprese

cifre attorno allo zero-virgo-la. Nel 2013, secondo le stime del Centro studi Confindu-stria, la crescita sarebbe anco-ra negativa nel totale dell'an-no, con -1,1 per cento. Secondo la Panucci ci sarà un effetto di trascinamento sul pil nel 2013, ma si tratta di un rimbalzo (se-condo le previsioni, qualche inversione di tendenza do-vrebbe farsi sentire nella se-conda metà dell'anno).

Serve invece una crescita consistente, da sostenere ap-punto con la terapia d'urto e con le riforme, «in modo da renderla stabile e struttura-le». Il documento di Confindu-stria, ha sottolineato il diretto-re generale della confedera-zione, contiene interventi che vanno applicati nella loro completezza. Da una parte, ha spiegato, si punta ad un au-mento della produttività, ad un taglio dei costi per le impre-se, un aumento della liquidità per il sistema imprenditoria-le, da utilizzare per investi-

menti ed esportazioni. Servono quindi risorse, da

recuperare con una serie di azioni: un taglio alla spesa pub-blica dell'ido all'anno; l'obbligo delle convenzioni con la Con-sip per gli enti territoriali; una armonizzazione degli oneri so-ciali; il riordino degli incentivi alle imprese; una rimodulazio-ne delle aliquote ridotte Iva, in ottica europea.

La Panucci si è soffermata su quest'ultimo punto: «non ci sarà un effetto negativo sui consumi», ha detto, rimar-cando che le misure sono un pacchetto che si tiene e che applicando tutta la ricetta confindustriale alla fine dei cinque anni si otterrebbe un aumento dei consumi del 2,3% a fronte di uno 0,7% sen-za interventi. E con benefici sull'occupazione, con 1,8 mi-lioni di posti in più.

Tra le domande, anche una sul rapporto banche e imprese e sui problemi di liquidità del-le aziende, che ancora sono in sofferenza. «C'è un migliora-mento delle condizioni delle banche europee a causa del ca-lo dello spread. Ciò si riflette anche sulle banche italiane, che hanno una migliore raccol-ta», ha detto la Panucci. Che però ha messo in evidenza an-che un altro fattore: e cioè che le imprese questo migliora-mento ancora non lo sentono. Secondo i dati dell'indagine Bankitalia-Il Sole 24 ore nel quarto trimestre del 2012 c'è stato un calo dei prestiti al mondo imprenditoriale. Un fatto che influisce negativa-mente sulla crescita.

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. In un anno 278mila occupati in meno

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L'INTERVENTO di STEFANO LANDI

.ALL'ECONOMIA. SERVE STABILITÀ. -r NO DEI SEGNI distintivi

della lunga crisi che k„) dura orinai da quasi 5

anni, é costituito dall'impossibilità di esprimere valutazioni e giudizi univoci. Al di la dei dati macroeconomici, infdtti, ci troviamo di fronte ad andamenti aziendali che evidenziano 9,eferenze profbnde persino all'interno dello stesso settore. Ciascuna impresa fz ormai caso a sé e il suo stato di salute dipende da una molteplicità dijattori, come i prodotti, i mercati di sbocco, la filiera d'appartenenza, le dimensioni, rindebitamento e la patrinionializzazione. In tale prospettiva si la sempre più evidente la difficoltà delle imprese più Piccole, in particolare, quelle che operano prevalentemente o esclusivamente sul mercato nazionale. in questa categoria. meno visibile, ma molto estesa, risulta ancora molto elevato il ricorso agli ammortizzatori sociali mentre, in numerosi casi. si conferma l'esigenza di ridimensionamento o la prospettiva di procedure concorstiali. A Reggio, come in gran parte del Paese, la crisi ha messo a dura prova le piccole imprese impegnate non solo nella manOttura, ma anche e soprattutto, nei servizi e nel commercio.

(*) presidente Unindustria [ Se gue a pagina 31

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press unE il Resto del Carlino 13/02/2013

REGGIO Direttore Responsabile: Davide Nitrosi

Periodicità: Quotidiano

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PER RIPARTIRE SERVE UN VOTO CHE DIA STABILI

STEFANO LAND1

PER non considerare poi lo stato gravissimo in cui versa il settore dell'edilizia. All'interno di quest'ultimo, imprese di ogni dimensione stanno pagando un prezzo elevatissi-mo a causa di una crisi senza precedenti che contribuisce, ulteriormente, a deprimere i diversi settori manifatturieri legati alle costruzioni. Anche a Reggio il dato più rilevan-te non è costituito dal già di per sé preoccupante numero di attività cessate, ma dalla ben più ampia platea di piccole aziende che si trovano in condizioni ormai critiche. Venendo alle imprese più strutturate e i no-nazionalizza-te rileviamo turbolenze e discontinuità che condizionano i volumi e la redditività, pn questo caso, tuttavia, ci trovia-mo di fronte a un panorama che, seppur segnato terza, evidenzia una sostanziale tenuta, come ha ben evi-denziato l'Indagine Congiunturale presentata nel mese di dicembre da Unindustria Reggio Emilia. Nelle scorse settimane il presidente di Confindusuia, Gior-gio Squinzi, ha sostenilto a ragione --- che non si può uscire dalla crisi con i palliativi. Ciò che serve, al cono-a-rio, è un vero e proprio shock competitivo. Per approfondire questa proposta, lunedì prossimo presso la sede di Unindustri a Reggio Emilia, il Direttore Gene-rale di Confindustria, Marcella Panucci, presenterà il Progetto Confindustria per l'Italia. Un vero e proprio pro-gramma di legislatura che prevede un mix di interventi per il rilancio del Paese e la creazione di posti di lavoro. Gli obiettivi princiPali sono: l'accelerazione del pagamen-to dei debiti commerciali da parte dello Stato; una forte e progressiva riduzione del cuneofiscale sul lavoro; la ridu- zione dell'Irpe f sui redditi più bassi; il sostegno alla ricer-ca; la riduzione del costo dell'energia. Una somma di azioni che, nel loro insieme, configurano una vera e pro-pria "terapia d'urto" necessaria e indispensabile per con-trastare e, soprattutto, battere la crisi. In tale prospettiva vale la pena ricordare che il primo ,pre-supposto per avviare la ripresa è costituito dall'esito del voto di domenica 24 febbraio. Un quadro di stabilità è indispensabile non solo di infondere fiducia nei mercati, negli operatorie e nei cittadini, ma anche per orientare po-sitivamente le decisioni di spesa e di investimento. Dalla consultazione deve uscire una maggioranza solida capace di assumere come priorità le riforme e, soprattutto, la cre-scita.

(* presidente Unindustria)

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14/02/2013

Periodicità: Quotidiano

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lls°'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

«Misure coraggiose per la crescita» Primo round di incontri per Squinzi con i partiti per presentare il documento di Confindustria

Nicoletta Picchio ROMA

«Non servono annunci e promesse, chiediamo interven-ti concreti e coraggiosi». Gior-gio Squinzi interviene per tele-fono alla Giornata della collera, organizzata a Milano da 20 asso-ciazioni delle costruzioni, per denunciare lo stato di crisi del settore. Il presidente di Confm-dustria è rimasto a Roma, impe-gnato negli incontri con i partiti politici, invitati nella sede roma-na della confederazione: collo-qui a tu per tu per illustrare ai candidati alle prossime elezio-ni il documento che gli indu-striali hanno messo a punto per uscire dalla crisi.

«Il nostro è un grido d'allar-me per riportare la politica ai suoi doveri di arrestare il decli-no e rilanciare la crescita. Oc-corre fronteggiare ingiustizia e abusi che non possono essere più tollerati: il nostro sistema in-dustriale ha bisogno di essere aiutato e valorizzato, non morti-ficato attraverso oneri non de-gni di uno Stato civile». Lo ha detto parlando ai costruttori, lo ha ripetuto nei colloqui con apo-litici, cominciati ieri, affiancato dalla squadra di presidenza, a te-stimoniare il lavoro collegiale tra vertice, Centro studi e terri-torio che ha postato alla stesura del documento. Oggi toccherà ad Antonio Ingroia, Rivoluzio-ne Civile, Gianfranco Fini, Futu-ro e libertà, Roberto Maroni, Le-ga, e Silvio Berlusconi e Angeli-no Alfano, Pdl. Mentre i Giova-ni di Confmdustria incontreran-no i candidati under 4o. Doma-ni si chiude con Mario Monti. Primo ad entrare ieri in viale dell'Astronomia è stato Enrico Letta, Pd. Poi sono seguiti una delegazione di Fratelli d'Italia, Giulio Tremonti, Lavoro e Li-bertà, ed infine Oscar Gianni-no, Fare per Fermare il declino.

Le cifre sottolineate da Squinzi testimoniano la grave

crisi: sono stati bruciati miliar-di di euro di Pil, siamo retroces-si di 8 punti rispetto al 2007, il reddito pro capite è tornato in-dietro di anni e in particolare il settore delle costruzioni ha per-so 43 miliardi di euro e 36omila posti di lavoro, che superano i 55omila se si considerano i set-tori collegati. «È una giornata importante in cui le imprese fanno sentire il proprio stato d'animo che non può essere be-nevolo. E non si può non capire lo stato d'animo degli imprendi-tori. Il Paese si aspetta dimette-re la testa fuori da questa cappa di piombo», ha detto Squinzi nel collegamento telefonico,

COLLOQUI A viale dell'Astronomia ieri le delegazioni di Partito Democratico, Fratelli d'Italia, Lista lavoro e libertà, Fare per fermare il declino

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Le imprese vantano crediti con le Pa per circa 70 miliardi di euro. Per accelerarne il pagamento il decreto cresci-Italia ha introdotto un sistema di certificazione dei crediti vantati dalle imprese. Con l'attuazione della direttiva pagamenti (Dlgs 192/2012) dal l °

gennaio 2013, la Pa deve pagare i propri fornitori entro 30 giorni dal ricevimento della fattura da parte dell'ente debitore o, quando non è certa la data di ricevimento della fattura, dalla consegna della merce o dalla data di prestazione dei servizi.

lanciando un appello alla politi-ca perché agisca e si occupi del futuro delle imprese: «Dobbia-mo ricostruire il Paese, si può fare solo con le imprese, che so-no il bene comune. La crescita è indispensabile per difendere la democrazia».

Ciò che si propone nel docu-mento, dal titolo "Il progetto di Confindustria per l'Italia, cre-scere si può, si deve", è una tera-pia d'urto, «che tagli i costi del-le aziende e ne aumenti la pro-duttività» da realizzare nei pri-mi io° giorni, per riavviare subi-to la crescita, accompagnata da riforme strutturali, che agisca-no sul contesto.

Tra le richieste del documen-to, e ricordate da Squinzi, c'è la riduzione della pressione fisca-le, con un taglio sulle imprese e sul lavoro, il pagamento dei de-biti della Pa, (48 miliardi nella terapia d'urto indicata nel testo di Confindustria), oltre al fatto che le banche debbano tornare a fare il proprio mestiere.

Sulla riduzione del cuneo fi-scale e delle tasse sul lavoro ieri ha concordato Letta: «Ho detto a Squinzi che parliamo il lin-guaggio della verità. Non pro-messe irrealizzabili, poche ma realizzabili, non riforme epoca-li ma con il cacciavite su quelle fatte, lavoro e pensioni», ha rife-rito il vice segretario del Pd, che concorda anche sulla necessità di rivedere il Titolo V della Co-stituzione e, per i pagamenti del-la Pa, pensa a un'emissione di Btp per 5o miliardi. «Il governo Bersani - ha aggiunto - avrà in testa la politica industriale». La delegazione di Fratelli d'Italia (Guido Cro setto, Marco Marsi-lio e Cesare Ortis) ha proposto, come si legge in una nota, di por-re un limite costituzionale alla tassazione, di rimettere in moto la liquidità delle piccole e me-die imprese e defiscalizzare le assunzioni dei giovani.

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15/02/2013

Periodicità: Quotidiano

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S°Ierld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Confindustda Squinzi incontra Berlusconi, Cota, Fini e Ingroia

Gli imprenditori vedono i leader: la politica deve essere credibile Nicoletta Picchio ROMA

Politici under 4o e leader dei partiti. Giornate di incontri in Confindustria per presenta-re il documento messo a punto per il rilancio del paese e per ri-chiamare i candidati alle prossi-me elezioni ad un vero progetto di crescita. Ieri mattina erano in calendario alcuni appuntamen-ti: il presidente Giorgio Squin-zi, e la sua squadra di vertice, si sono incontrati con Antonio In-groia, leader di Rivoluzione ci-vile, e successivamente con Gianfranco Fini, Futuro e liber-tà, a porte chiuse.

Contemporaneamente Jaco-po Morelli, presidente dei Gio-vani, ha aperto il Consiglio cen-trale ai candidati junior di tutte le forze politiche in campo, per un dibattito con gli imprendito-ri. Nel pomeriggio nel palazzo di Confindustria è arrivata una delegazione della Lega guidata da Roberto Cota e una del Pdl, guidata da Silvio Berlusconi. Oggi sono previsti gli ultimi ap-puntamenti, con Gianfranco Cesa, Udc, e Mario Monti, Scel-ta Civica.

Dal mondo delle imprese arri-va il grido d'allarme per l'econo-mia. «La politica deve ritrovare il senso della realtà, altrimenti il rischio è che il 24 e 25 febbraio perda tanti elettori ma, cosa ben più grave, la propria credibilità davanti all'Italia e al mondo», ha detto Morelli, giudicando la campagna elettorale «dai toni imbarazzanti». Basta con le faci-li promesse, bisogna rimettere al centro l'impresa e il manifattu-

riero: è il tasto su cui insistono in queste settimane sia Squinzi sia Morelli. «Il voto si conquista con un progetto credibile, non con i soliti trucchetti. L'Italia ha bisogno di persone credibili; ser-ve un progetto di politica indu-striale credibile, un'idea concre-ta di quale paese vogliono co-struire da qui a 5 anni», ha detto il presidente dei Giovani, con-cludendole tre ore di confronto.

Sul maxi schermo, una serie di slides: l'Italia al 73 ° posto sul-la facilità di fare impresa, con-

GIMAgì: Il presidente dei giovani industriali Morelli a colloquio con i politici under 40: «Serve un progetto industriale concreto»

tro i144° della Spagna, ileo ° del-la Germania, il 7° del Regno Unito e il 4° degli Stati Uniti. Cause? Nell'accesso al credito siamo al io4° posto, per l'otteni-mento dei permessi edilizi al 103 ° ,131° per il pagamento delle tasse e i6o ° per l'esecuzione dei contratti. «Vorremmo arri-vare alla pari della Germania nell'arco della legislatura», ha incalzato Morelli.

Dai candidati, sia senior che junior, le risposte sono state po-sitive. «Bisogna rilanciare il ma-nifatturiero e portarlo al 20%

del Pil», ha detto uscendo In-groia, sottolineando che per spingere la crescita «c'è biso-gno di legalità e bisogna colpire

i patrimoni dei corrotti e le gran-di evasioni fisali dei mafiosi».

Consenso al documento di Confindustria dalla Lega: «Lo condividiamo al 9o%, serve una terapia d'urto, occorre che la Pa paghi i debiti pregressi, si affron-ti la questione fiscale, in partico-lare si metta mano al cuneo fi-scale, taglio Irap, calo spesa pub-blica». Perplessità invece sull'aumento delle aliquote Iva.

Gli under 4o hanno avuto co-me comune denominatore la de-fiscalizzazione perle assunzioni dei giovani, interventi per la for-mazione, rapporto scuola lavo-ro, calo delle tasse. C'erano Mas-simo Artini, Movimento 5 stelle, Sergio Boccadutri, Sel, Chiara Colosimo, Fratelli d'Italia, Mau-rizio Del Tenno, Pdl,Massimilia-no Fedriga, Lega, Gianmarco Ga-brieli, Scelta Civica, Vito Kahlun, Fare per Fermare il de-clino, Gianmario Mariniello Fu-turo e Libertà, Dario Nardelli Pd e Alessandro Onorato, Udc.Mo-relli ha sollecitato un patto gene-razionale tra imprenditori e poli-tica, «affermando il primato del-la politica», ma con la richiesta che dai partiti arrivi «il ricono-scimento della centralità dell'im-presa per crescere».La richiesta di un patto generazionale tra-sversale tra i partiti è stata anche una delle domande dei giovani imprenditori, così come è emer-sa la richiesta delle imprese di un impegno a governare per tut-ta la legislatura, per evitare che le voci già oggi di un possibile vo-to tra due anni minino la fiducia e quindi la ripresa.

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Da sinistra, Marcella Panucci, dg di Confindustria, con tefano landi candidati . „.

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GAllETTA DI REGGIO Direttore Responsabile: Sandro Moser

19/02/2013 press LinE

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VERSO LE ELEZIONI »

Gli Industriali ora "sfidano" i candidati Landi presenta la ricetta dell'associazione contro la crisi: una terapia d'urto su cui chiama la politica a rispondere

Anche se ieri gli analisti di Me-. diobanca hanno fatto sapere che «l'esito delle elezioni del. 24-25 febbraio sta diventando sempre più incerto» e che per-tanto do scenario più proba-bile è quello di nuove elezioni nel medio termine», il presi-dente di Industriali Reggio, Stefano Landi, lancia un ap-pello ai candidati locali al par-lamento. O meglio: chiede lo-ro di uscire allo scoperto sulle proposte dedicate alla cresci-ta e lanciate da Confindustria a poche settimane dal voto.

Oggi, infatti, dalla sede pro-vinciale dell'associazione, in via Toschi, partiranno le lette-re a firma del numero uno di Unindustria Reggio e indiriz-zate agli aspiranti deputati e senatori nostrani chiamati, nell'ultimo scorcio della cam-pagna elettorale, a prendere posizione sulle sollecitazioni avanzate a livello nazionale da viale dell'Astronomia e de-dicate allo sviluppo economi-co.

Gh interventi contenuti nel documento programmatico -ribattezzato in maniera effica-ce la "terapia d'urto" degli In-dustriali da applicare fino al 2018 - sano stati illustrati ieri a Reggio dal direttore genera-le di Confindustria Marcella Panucci, che ha sottolineato come per l'associazione tali traguardi siano ormai «impre-scindibili» e «da perseguire con ogni sforzo». In particola-re, citando le stime del Centro studi dell'associazione, Pa-nucci afferma che se il nuovo Governo darà seguito alle pro-poste, si avrà un aumento del tasso di crescita del 3% nel 2017 (contro io 0,5% atteso qualora invece non ci si muo-vesse in alcun modo) e il rap-porto debito/Pii calerà dal_ 129% previsto nel 2013 al 103% tra cinque anni.

In particolare, secondo gli Industriali, il ritorno alla cre-scita passa innanzitutto per il Mando della industria mani-fatturiera che nel 2020 dovreb-be ritornare a poter generare

almeno il 20% del Pil. E que-sto, commenta Panucci, ((non per una ragione ideologica ma per un motivo molto prati-co, e cioè che ad ogni euro prodotto nel manifatturiero corrisponde un euro prodotto negli altri settori». Altro nodo del documento quello è dell'occupazione: «Per rilan-dare l'occupazione - spiega il direttore di Confindustria bi-sogna ridurre il costo del lavo-ro, m a non quello che va nella busta paga dei lavoratori, ben-sì il costo fiscale e sociale del lavoro, cosa possibile soltan-to tagliando il cuneo fiscale».

Tra gli altri punti elencati, anche la riduzione del costo dell'energia, misure fiscali in-centivanti l'esportazione, no alla patrimoniale ma sì a spo-stamento della tassazione sull'ha («perché non è uno scandalo toccare le aliquote ridotte») e un programma di investimenti sulle infrastrut-ture. Capitolo a parte riguar-

da la pubblica annninistrazio-ne dove gli industriali auspi-can o una generale razionaliz-zazione delle spese, ma in par-ticolare chiedono il pagamen-to di almeno due terzi del de-bito che gli enti locali hanno nei confronti delle imprese. Secondo le stime della Banca d'Italia si tratterebbe com-plessivamente di 71 miliardi circa, di cui quindi le imprese dovrebbero riceverne 48.

Ma alla richiesta di un. coni-mento sulle prossime elezioni Panucci risponde: «La scorsa settimana abbiamo avuto molti incontri con le forze po-litiche e abbiamo ricevuto rea-zioni incoraggianti. Speriamo che partendo da questo, il go-verno che si insedierà abbia una attenzione vera per l'eco-nornia». A questo punto, a li-vello locale, la palla passa ai candidati reggiani. Da cui gli Industriali si aspettano rispo-ste. (nai.sc.)

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il Resto del Carlino 19/02/2013 press unE

REGGIO Direttore Responsabile: Davide Nitrosi

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La ricetta anticrisi degli industriali «Giù i costi del lavoro , puntare sul manifatturiero» Progetto per l'Italia: la 'terapia d'urto' di cento giorni per rilanciare la crescita

di SARA DI ANTONIO

«CI TROVIAMO di fronte a un bivio: dare un futuro al Paese e ri-lanciare l'economia, o lasciare che altri Paesi ci superino consegnan-do l'Italia al declino». Lo afferma Marcella Panucci, direttore gene-rale di Confindustria, la quale ha presentato il Progetto Confindu-stria per ritalitL Voluto dal presi-dente Giorgio Squinzi, il docu-mento contiene le azioni per rilan-ciare la crescita. Su questi temi tutti i candidati reggiani sono chiamati a confrontarsi in un di-battito sulla stampa, sulla traccia di una lettera a firma del presiden-te di Uninclustrà di Reggio Emilia Stefano Landi..

«DOPO anni di immobilismo — continua Panucci. — abbiamo ac-cumulato un deficit di efficienza, e solo grazie a una ripresa sarà possi-bile innescare un circolo virtuo-so. Abbiamo indicato dove voglia-mo che il Paese sia nel 2018, attra-verso dei temi imprescindibili per chi governerà». E sono due gli obiettivi della cre- scita: riportare il tasso al due per

cento e resettare il rapporto debi-to pubblico/Pii sotto i 110 punti percentuali. Confindustria punta a un rilancio del manifatturiero, che deve arrivare al 20 per cento del Pii, poiché ogni curo del com-parto si traduce in un altro curo prodotto da altri settori. Il proget-to prevede una terapia d'urto nei 'primi 100 giorni' e una seconda fase più complessa. Gli imprendi-tori chiedono di tagliare i costi.

MARCELLA PANUCC1

Oh imprenditori chiedono di tagliare i costi del Lavoro, intervenendo su cuneo fiscale, tassazione del. Lavoro, oneri sociali e Irap

del lavoro, intervenendo su cuneo

fiscale, livello di tassazione del la-

voro, oneri sociali, e sull'Irap.

ALTRA nota dolente è il costo dell'energia, mentre gli incentivi per la detassazione vanno resi sta-bili. Forte preoccupazione è quel-la del credit crunch, della stretta cre-ditizia che strangola progetti e at-tività: la soluzione è sbloccare i pa-gamenti della pubblica ammini-strazione. Si tratta di un'idea del presidente Bce Mario Draghi, se-

TAVOLO Marcella Panucci,

direttore generale

di Confindustria

e il presidente

di linindustrio di Reggio

Emilia, Stefano

Landi

condo il quale il debito pubblico occulto delle pubbliche ammini-strazioni, congelato nei bilanci, deve essere reso trasparente e, semplicemente, saldato.

«SE le amministrazioni pagasse- ro due terzi del debito spiega Panucci immetterebbero 48 miliardi di curo (sui 70 stimati) nell'economia reale». Aiuti alla crescita, credito d'imposta e ri-sparmio sulla spesa pubblica sono altre azioni previste. Sull'export, ancora di salvezza dell'industria italiana («le impre-se che hanno retto meglio sono le imprese che esportano e che inno-vano»), occorre rafforzare la dota-zione patrimoniale dell'Ice e gli strumenti assicurativi Sace dei crediti all'esportazione. Per realiz-zare le misure, una delle vie pro-poste è l'armonizzazione delle ali-quote Iva ridotte: una manovra non indolore per le aziende, co-strette a rinunciare all'Iva agevola-ta. Se le misure fossero attuate, il tasso di disoccupazione stimato per il 2014 al 12 per cento, passe-rebbe all'8, e il Pii tornerebbe a sa-lire al 3 per cento annuo già nel 2017. In una parola, crescita,

ri:eliù iddbAriali Alli i :13.1i C.211,,,, pu,lue nAdlearkro..

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Fag ungimi bloccati

L'anticipazione. SulSole 24 Ore di ieri sono stati presentati i 140 miliardi di «residui passivi», cioè dei pagamenti non effettuati, presenti nei bilanci di Comuni, Province e Regioni

19/02/2013

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press unE ll'erld CAS

Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

i trAftì deb imprese. In quattro anni calati del 31% i pagamenti in conto capitale degli enti territoriali: Comuni (-36%) e Province (-44%) i peggiori

Crollano i pagamenti della Pa alle aziende Panucci: abbiamo chiesto che si paghino 48 miliardi, i due terzi della stima di Banca d'Italia

Gianni Trovati MILANO

::::: Sempre peggio. La pubbli-ca amministrazione italiana non è mai stata nell'Olimpo dei buoni pagatori, ma se si guarda-no i dati più recenti il quadro di pochi anni fa sembra evocare un'età dell'oro: solo negli inve-stimenti, che rappresentano il cuore del problema, chi lavora con gli enti territoriali si è visto riconoscere nel 2012 il 31% in meno dei pagamenti rispetto a quattro anni fa.

Se si restringe il campo ai soli Comuni e Province, cioè gli en-ti sottoposti alla versione più dura del Patto di stabilità, il qua-dro peggiora ancora: i pagamen-ti in conto capitale dei sindaci sono crollati rispetto al 2008 del 36% (con una flessione del 13,8% concentrata nell'ultimo anno), e per le Province il baro-metro segna addirittura -44,4% (-19,3% tra 2011 e 2012). E più pas-sa il tempo, più la dinamica dei pagamenti pubblici precipita: nel gennaio 2013 i Comuni han-no pagato investimenti per 918 milioni, con un capitombolo del 28,9% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, e dati analoghi si incontrano negli al-tri governi locali. Un avvita-mento, che insieme ai pagamen-ti vede abbattersi lo stesso im-pegno negli investimenti.

Questa infilata di numeri, contenuti nelle banche dati con cui il ministero dell'Economia

monitora in tempo reale i flussi di cassa della Pubblica ammini-strazione italiana, basta da sola a pesare il problema: mentre le contromisure messe in campo nel 2012 nel tentativo di aggira-re gli effetti dei mancati paga-menti tramite la certificazione del credito stanno muovendo solo ora i primi passi, la mole del debito si è ingigantita a rit-mi sempre crescenti. Nascono da qui i i4o miliardi di euro di «residui passivi», cioè di impe-gni di spesa non tradotti in ver-samenti effettivi, che Il Sole 24 Ore ha calcolato ieri con Bure-au Van Dijk-Aida Pa e Corte dei conti nei consuntivi di tutti gli enti territoriali italiani. Circa

MONNO.R.AGIO

Secondo la banca dati del ministero dell'Economia lo stock incagliato è di 140 miliardi, di cui 100 in arretrato da oltre 12 mesi

100 di questi miliardi sono inca-gliati da oltre 12 mesi, e con il ra-pido affievolirsi dei pagamenti registrati dall'Economia il pros-simo aggiornamento non potrà che portare cattive notizie.

Alla base del fenomeno c'è la triade composta da Patto di sta-bilità, difficoltà crescenti di cas-sa degli enti territoriali (anche per effetto dei tagli lineari a ripe-tizione) e scarsa capacità di pro-grammazione delle spese. Il ri-sultato è il trasferimento sulle spalle dei fornitori di una quota crescente di debito pubblico, che per questa via evita di com-parire nei bilanci ufficiali della Pa italiana. In lista d'attesa ci so-no prima di tutto le imprese pri-vate, a partire da Confindustria che in base ai dati Bankitalia sti-ma in 71 miliardi i debiti della Pa: «Noi - spiega Marcella Panucci, direttore generale di Confindu-stria - abbiamo chiesto che si pa-ghino almeno i due terzi di que-sta stima, quindi48 miliardi, per-ché questo darebbe una spinta forte immettendo liquidità nel si-stema e consentendo una ripre-sa degli investimenti».

A far lievitare il conto, c'è il fatto che accanto ai privati ci so-no anche pezzi di Pa che soffo-cano di mancati pagamenti: è il caso delle aziende pubbliche che a volte vantano nei confron-ti dell'ente di riferimento credi-ti superiori all'intero fatturato annuale, oltre agli enti di forma-zione, alle cooperative sociali e alle altre realtà che operano grazie ai finanziamenti locali. Il fenomeno sivede bene nelle vo-ci più colpite negli investimen-ti regionali, che vedono frenare i trasferimenti in conto capita-le a Comuni e Province deter-minando così l'effetto domino.

@giannitrovati

giann ovati@ilsole24ore com

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La direttrice generale di Confindustria Marcella Panucci e il presidente Stefano Landi

Ildc, la scheda dei valod nell'urna LOP GAM seg.no regmaleromn ,

■■ Lo Stato dia un segnale pagando 111.015

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19/02/20/3 pressunE

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VIA TOSCH1 Confindustria interroga la politica e presenta il suo programma per far ripartire il Paese

«Lo Stato dia un segnale pagando i debiti» Gli industriali: Al prossimo Governo chiediamo una terapia d'urto» T na terapia d'urto fatta di

azioni concrete e corag-giose che produca effetti eco-nomici immediati. Ecco cosa ha chiesto ieri la Confindu-stria reggiana ai candidati in un incontro con la stampa an-dato in scena nella sede di via Toschi al quale hanno parte-cipato la direttrice generale dell'associazione Marcella Panucci e il presidente di U-nindustria Stefano Landi. I due hanno presentato un do-cumento programmatico nel quale sono contenute diverse priorità e proposte.

La premessa da cui partire, hanno ricordato gli indu-striali, non è incoraggiante con la produzione che dal 2007 ha perso il 25%, il tasso di disoccupazione raddop-piato e il reddito per abitante tornato ai livelli del 1997. Tut-to ciò sta mettendo a rischio distruzione la base indu-striale del Paese e sta crean-do un'emergenza economica e sociale.

«Dobbiamo riconquistare la crescita, creare lavoro, ri-conoscere e riaffermare la centralità delle imprese, in-fondere fiducia negli italiani, restituire ai giovani un futu-ro di progresso, facendo ri-partire subito l'economia e rilanciando l'industria, vera

colonna portante del Paese. Servono scelte immediate,

forti e coraggiose. Senza que-ste scelte nei prossimi anni non cresceremo di più dello 0,5% all'anno», hanno ricor-dato Landi e Panucci.

Poi è stato snocciolato l'e-lenco delle priorità con cui «rendere nuovamente com-petitive le imprese, abbatten-do i costi e sostenendo gli in-vestimenti». Le prime opera-zioni che Confindustria chie-de al prossimo Governo sono: dare ossigeno alle imprese con il pagamento immediato di 48 miliardi di debiti com-merciali accumulati da Stato ed enti locali, che sono debito pubblico occulto; tagliare dell'8% il costo del lavoro nel

manifatturiero e cancellare per tutti i settori l'Irap che grava sull'occupazione; lavo-rare 40 ore in più all'anno, pa-gate il doppio perché detassa-te e decontribuite; ridurre l'Irpef sui redditi più bassi e aumentare i trasferimenti a-gli incapienti; aumentare del 50% gli investimenti in infra-strutture; sostenere gli inve-stimenti in ricerca e nuove tecnologie e abbassare il co-sto dell'energia. «Queste mi-sure, se adottate tutte e subi-to, mobiliteranno 316 miliar-di di euro in 5 anni», è stato ricordato in conferenza.

Alle richieste gli industria-li hanno fatto seguire altri consigli sul "come" in cui re-perire le risorse necessarie

per attuarle: rendere effi-ciente la burocrazia; privatti-zare una parte del patrimo-nio pubblico; riordinare gli incentivi alle imprese; au-mentare del 10% l'anno gli incassi dalla lotta all'evasio-ne fiscale; armonizzare le ali-quote ridotte Iva in vista di rimodulazioni in ottica Ue e per reperire risorse per ri-durre l'Irpef sui redditi più bassi.

A questa terapia d'urto Confindustria chiede si ac-compagni un processo di ri-forme che «portino l'Italia a essere veramente liberale». Gli imprenditori chiedono che lo Stato arretri nel suo pe-rimetro e lasci spazio a una "sana concorrenza tra priva-ti». Ecco allora la necessità di riformare il Titolo V della Costituzione, riorganizzare la Pubblica amministrazione , tutelare i cittadini contro gli abusi degli organi pubblici, semplificare gli ostacoli per chi voglia fare impresa, ren-dere flessibile il mercato del lavoro e ridurre il peso del fi-sco sulle aziende.

Presentato il loro progetto ora gli industriali attendono la replica dei candidati ai quali è stato chiesto di ri-spondere attraverso gli orga-ni di stampa.

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19/02/2013 PRIMA PAGINA Direttore Responsabile: Corrado Guerra

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T 'ineludibilità delle ri-14 forme costituzionali e la necessità di de ineare un programma, non solo di difesa democratica, ma anche di sviluppo dell'antifascismo e della cultura dei valori e dei principi costituzionali.

Questi i due punti cardi-ne dell'incontro con i candidati voluto da Anpi e associazione reggiana per la difesa della Costi-tuzione e andato in scena ieri pomeriggio nella se-de della Cisl di via Tur- r

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■■ Lo Stato dia un segnale pagando I MAGI.

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Le risposte all'appello degli industriali per ripartire realia

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23/02/2013 press unE

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Microfono a tre candidate: Pignedoli (Pd), Terenziani (Mir), Manzini (CD)

Le risposte all'appello degli industriali per ripartire l'Italia

appello anche degli indu- striali reggiani a intervenire

per rimettere in piedi l'economia del Paese è stato raccolto da tre candidate alle elezioni.

Annamaria Terenziani, Candi-data alla Camera - Moderati in Ri-voluzione (MIR-SAMORI'): «Leggo con piacere il progetto di Confin-dustria per l'Italia poiché propone di affrontare la crisi economica con lo stesso spirito e con molte delle proposte che sono già nel pro-gramma del MIR. Noi, come Con-findustria, riteniamo necessaria una "terapia d'urto" che porti all'attuazione di una serie di prov-vedimenti, tutti insieme ed in tem-pi rapidi.

Il principale ostacolo allo svilup-po è il debito pubblico che impedi-sce allo Stato di finanziare progetti di sviluppo. Per ridurlo non si può inasprire il carico fiscale ma oc-corre andare a prendere i soldi do-ve sono bloccati: le riserve auree della Banca d'Italia, i patrimoni li-quidi delle Fondazioni Bancarie, l'alienazione di una parte del pa-trimonio pubblico, una patrimo-niale straordinaria sui patrimoni degli extra ricchi. Per le imprese va stabilito il principio che l'am-montare delle imposte non può su-perare il 30% del reddito prodotto e per il redditi più bassi (fino a eu-ro. 15.000) zero imposte».

Leana Pignedoli, candidata al Senato - PD:«Sono diversi i punti che condivido nel documento Con-findustria per l'italia "crescere si può, si deve". Condivido, princi-palmente, l'idea che occorra un di-segno di politica industriale che intervenga sui due fronti in cui l'impresa è oggi impegnata fino al-lo stremo. Il primo è il versante del-la riduzione dei costi. Quelli gene-rali, determinati da costo energe-tico, sistema di trasporti, logisti-ca, burocrazia inutile. E quelli go-vernati direttamente dall'impresa tesi a maggiori razionalizzazioni

ed efficienze gestionali. Il secondo versante è quello dell' incremento di valore aggiunto delle produzio-ni, di capacità di individuare e in-tercettare nuovi mercati che rico-noscano e remunerino qualità alta e contenuti di servizio innovativi. Occorre un piano che faccia parti-re contemporaneamente due per-corsi. Da un lato l'emergenza: il de-bito che la pubblica amministra-zione ha nei confronti dell'impre-

sa e' l'urgenza delle urgenze. Con-temporaneamente, c'è anche l'ur-genza di iniziare la riduzione del Cuneo fiscale per intervenire su imprese e dipendenti, per dare os-sigeno al bilancio delle famiglie e intervenire sul costo del lavoro per l'impresa».

Giorgia Manzini, candidata alla Camera - Centro Democratico con Bruno Tabacci: «Ringrazio Unin-dustria di Reggio Emilia per aver

sollevato il problema della cresci-ta economica, con un progetto di o-biettivi e riforme che un movi-mento liberale e progressista co-me Centro Democratico non può non condividere. Sono di Reggio E-milia, lavoro qui da sempre come Notaio, per questo posso dire di a-vere un osservatorio privilegiato sui problemi delle imprese italia-ne e locali. Ho assistito negli anni a un declino impressionante della crescita economica, dovuto alla complessità della situazione eco-nomica mondiale, ma aggravato in Italia dal carico fiscale eccessivo che ci rende poco competitivi nel mercato globale, da una grande difficoltà di accesso al credito per le imprese, da un costo del lavoro insostenibile e da una burocrazia soffocante. Dalla mia esperienza sul campo emerge che negli ultimi tempi le operazioni richieste dalle imprese reggiane al notaio sono essenzialmente conservative, cioè di sistemazione del patrimonio per affrontare la crisi economica, di smantellamento, cioè sciogli-menti, liquidazioni, concordati, raramente di accorpamento, per affrontare meglio, unendosi, la dif-ficile congiuntura economica».

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