Il RISCHIO AMBIENTALE. L’AMBIENTE:
DEFINIZIONI E SUOI CARATTERI.
prof. Massimo Riolfatti 9 settembre 2016
Università degli Studi di Padova A. A. 2015-2016
Master in Comunicazione delle Scienze
Programma del seminario
• L’Ambiente e i suoi caratteri. Il rischio ambientale • Definizione di Pericolo e di Rischio. Gli elementi
ambientali e i loro effetti sulla salute dell’uomo. Sistemi per la definizione della qualità ambientale. L’inquinamento.
• Esempi di applicazione su rischi alimentari, cancerogeni, da esposizione a pesticidi e a metalli pesanti.
• I rischi da campi elettromagnetici: l’elettrosmog.
SICUREZZA • Sicurezza: indica l’insieme dei mezzi tecnici
pubblici e privati, per proteggere i cittadini dai rischi.
• Condizione di chi è sicuro di sé ed ha fiducia in se stesso, nelle proprie capacità e possibilità, l’assoluta attendibilità, la certezza.
• Sicurezza: rappresenta l’assenza di pericoli o rischi e la condizione di chi è tranquillo senza preoccupazione, di chi sente di non correre alcun pericolo o rischio.
PERICOLO e RISCHIO • Pericolo: capacità, potenzialità, proprietà
che una data condizione possa comportare un effetto dannoso o produrre effetti nocivi;
• Rischio: probabilità dell’accadimento di una certa dimensione di effetti o conseguenze indesiderate o meglio che si possa esplicare la potenzialità nociva nelle condizioni di uso o di esposizione.
Stima del rischio
Analisi del rischio
•Identificazione dei pericoli
•Valutazione del rischio
Valutazione delle opzioni
•Sviluppo di opzioni risolutive
•Analisi delle opzioni
Gestione del rischio
•Descrizione •Realizzazione •Monitoraggio e valutazione
•Revisione
Raccolta dei dati e valutazione
Raccolta e analisi dei dati importanti
Identificazione dei contaminanti e delle condizioni di interesse
Stima dell’esposizione
Analisi del rilascio dei contaminanti
Identificazione della popolazione esposta
Identificazione delle vie di esposizione
Valutazione delle concentrazioni di esposizione in funzione delle vie di esposizione
Valutazione dei livelli di contaminanti in funzione delle vie di esposizione
Stima della tossicità
Raccolta di dati qualitativi e quantitativi
Determinazione di valori di tossicità
Caratterizzazione del rischio
Caratterizzazione della capacità di evenienza di effetti sanitari nocivi
Stima dei rischi cancerogeni
Stima dei rischi non cancerogeni
Valutazione dell’incertezza
Fasi della valutazione e della gestione del rischio ambientale a fini sanitari
Risk Assessment 1. Identificazione del rischio 2. Valutazione dose-risposta 3. Valutazione dell’esposizione
4. Caratterizzazione del rischio
Risk Management 5. Valutazione del rischio 6. Percezione e comunicazione del rischio 7. Controllo dell’esposizione 8. Monitoraggio del rischio
Tratto da: ARPAT (a cura di), 2004, Epidemiologia Ambientale.
ANALISI DI RISCHIO
Procedura sistematica per la stima di tutti i fattori di rischio significativi che intervengono in uno scenario di esposizione
causato dalla presenza di pericoli
ovvero
La stima delle conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente di un evento potenzialmente dannoso, in termini di probabilità che le
conseguenze si verifichino.
Introduzione
Introduzione
PERICOLO (HAZARD)
“Una situazione con la potenzialità di causare un danno”
RISCHIO (RISK)
“La probabilità che un effetto avverso avverrà sotto definite condizioni”
Pericolo e rischio
È più alto il rischio di morire in un incidente aereo o colpiti fatalmente da un fulmine in un giorno tempestoso? La morte a seguito di un incidente aereo, secondo l’Harvard Centre of Risk Analysis, avviene con una probabilità di 9 su 10 milioni, contro 2 su 10 milioni di essere fulminati La stima del rischio è innanzitutto una esperienza quotidiana di tutti noi, inserita in contesti anche molto diversi. In secondo luogo è una procedura tecnica che risponde ad alcuni principi generali: il rischio è definito come combinazione della probabilità, o frequenza, con cui si manifestano effetti avversi, e dell’entità (magnitudo) degli effetti stessi (Royal Society, 1992). .
Ruolo dell’A. R. nella gestione ambientale VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO
RISCHIO STIMATO
PROCESSO DI BONIFICA
RISCHIO ACCETTABILE
LIMITE DI RILEVABILITA’
COSTI TOTALI
AZIONI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO
Ruolo dell’A. R. nella gestione ambientale
ELIMINAZIONE TRASFERIMENTO
MANTENIMENTO RIDUZIONE agendo su:
SORGENTE ad es., sostituendo una sostanza chimica con un’altra, bonificando il suolo, ecc. PERCORSO ad es., facendo sbarramenti, mettendo dei filtri ai camini, ecc. BERSAGLI ad es., informando i soggetti esposti, educare ad atteggiamenti che minimizzano l’esposizione, limitare l’utilizzo di una sostanza pericolosa, ecc.
MONITORAGGIO E VERIFICA DEI RISULTATI RAGGIUNTI
Valore Livello Danno
4 Gravissimo Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letali o totalmente invalidanti – Esposizione cronica con effetti letali o totalmente invalidanti.
3 Grave Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale – Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o parzialmente invalidanti.
2 Medio Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile – Esposizione cronica con effetti reversibili.
1 Lieve Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile – Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili.
Valore Livello Probabilità
4 Altamente probabile
Esiste una correlazione diretta tra pericolosità dell’infortunio o dell’episodio rilevata ed il verificarsi del danno.
3 Probabile L’infortunio o l’episodio può provocare un danno, anche se non in modo automatico o diretto.
2 Poco probabile L’infortunio o l’episodio rilevato può provocare il danno, solo in determinate circostanze.
1 Improbabile L’infortunio o l’episodio può provocare il danno solo per la concomitanza di più eventi poco probabili ed indipendenti.
STIMA DEL RISCHIO
R(ischio) = D(anno) x P(robabilità)
4 8 12 16
3 6 9 12
2 4 6 8
1 2 3 4
Danno
Pro
babi
lità
Definizioni
ADI: acceptable daily intake (dose giornaliera accettabile). Dose: quantità di sostanza somministrata (peso/kg peso corporeo). Dose assorbita: dipende dalla via di somministrazione (inalazione, dermica, ingestione). IARC: International Agency for Research on Cancer. LC50: concentrazione che causa il decesso del 50% degli organismi considerati. LCLo: concentrazione più bassa che causa il decesso. LD50: dose che causa il decesso del 50% degli organismi considerati. LDLo: dose più bassa che causa il decesso. LOEL: lowest observed effect level (la più bassa dose con effetto tossico osservato). LOAEL: lowest observed adverse effect level (la più bassa dose alla quale è stato osservato un effetto indesiderato nella specie più suscettibile). NOEL: no observed effect level (dose massima a cui non si osservano effetti tossici nella specie più suscettibile in sperimentazioni a lungo termine). NOAEL: no observed adverse effect level (dose massima a cui non si osservano effetti avversi – indesiderati – nella specie più suscettibile, in genere in sperimentazioni a lungo termine).
Definizioni PEL: permissible exposure limit (limite di esposizione permesso, OSHA). REL: recommended exposure level (livello di esposizione raccomandato, NIOSH). STEL: short-term exposure limit (limite per esposizione di breve termine). TCLo: concentrazione minima che determina un effetto tossico. TDP: transferable discharge permits (permessi negoziabili di inquinamento/emissione). TLV-TWA: threshold limit value-time weighted average (valore limite soglia medio ponderato nel tempo di lavoro - 8 ore al giorno - della concentrazione di una sostanza nell’aria; va considerata come la massima esposizione tollerabile nella pratica professionale). Tossicità acuta: correlazione tra l’effetto letale e la dose di tossico DL50 (dose letale per il 50% del campione considerato). Tossicità sub-acuta: si determinano i valori di NOEL, NOAEL, LOAEL. USEPA: US Environmental Protection Agency.
Inquinamento - Interazioni
In presenza di altre sostanze un inquinante può avere sulla salute umana: stesso effetto; effetto maggiore “sinergia”; effetto minore “antagonismo”.
1. Ambiente globale}
2. Ambiente comportamentale, sociale, naturale e fisico
3. Ambiente sociale, naturale e fisico
4. Ambiente naturale e fisico
5. Ambiente fisico
5 4 3 2 1
L’ambiente in senso stretto: ambiente fisico e naturale includente gli elementi introdotti ad opera dell’uomo
L’ambiente in senso lato
AMBIENTE E IMPATTO SULLA SALUTE
• L’ambiente è costituito da tutti i fattori fisici, chimici e biologici esterni alla persona, e tutti i comportamenti correlati (es. il lavaggio delle mani), ma con l’esclusione di quegli ambienti naturali che non possono essere ragionevolmente modificati.
• La definizione esclude i comportamenti non correlati all’ambiente, come i comportamenti associati all’ambiente sociale e culturale, e genetici e parti dell’ambiente naturale ( es. le pressioni culturali sullo stile di vita, la disoccupazione).
"Capacità di adattamento omeostatico dell'individuo al
suo ambiente"
Approccio adattativo
"Capacità dell'organismo di esplicare le funzioni che gli sono richieste nel suo
contesto biologico e sociale"
Approccio sociale
"Uno stato di completo benessere fisico, psichico
e sociale, e non semplicemente l’assenza
di infermità"
Approccio percettivo
Salute
Approccio Oggettivo "Uno spostamento dalla condizione fisiologica
normale dell' organismo sufficiente a produrre
segni o sintomi"
"Diminuzione o assenza di benessere; condizione di malessere o sofferenza"
Approccio Soggettivo
"Fenomeno tipicamente evolutivo verso un esito che può essere, a seconda dei casi, la guarigione, la morte o l' adattamento a nuove
condizioni di vita"
"Un processo che insorge come risultato di un'azione sull’organismo di uno stimolo (straordinario) nocivo, dell'ambiente interno o esterno,
caratterizzato dalla diminuzione delle capacità di adattamento dell'organismo vivente all'ambiente esterno, con una mobilitazione
contemporanea delle sue forze difensive"
Approccio Ambientale
Malattia
INQUINAMENTO AMBIENTALE
L'inquinamento ambientale avviene quando una contaminazione produce danni misurabili agli organismi viventi,
alle popolazioni, o alle comunità biologiche.
INQUINAMENTO Variazione di concentrazione o l'introduzione o il decremento, sia naturale sia di origine antropica di sostanze chimiche, organismi viventi o fattori fisici nell'ecosistema tale da comportare danni reversibili e irreversibili o fastidi sia a livello della biocenosi sia del biotopo tanto a breve che a lungo termine. Alterazione non desiderabile delle caratteristiche fisiche, chimiche o biologiche dell'aria, dell'acqua e della terra, che può essere pericolosa - lo diventerà – per la vita umana e per quella di altre specie, nonché per le condizioni ambientali e culturali, e che deteriora – deteriorerà – le risorse di materie prime (National Academy of Science)
Definizione 1: L’inquinamento come misura
Gli inquinanti sono sostanze naturali o estranee (a un ambiente) scaricate in quantità eccessiva (Connell, 1981)
Conseguenze
• Classificare l’inquinante natura • Stabilirne l’origine fonte • Individuarne le modalità di diffusione • Misurarne la quantità misure
Natura degli inquinanti
• fisica (radiazioni = centrali nucleari; temperatura = scarichi acque di raffreddamento; campi elettromagnetici)
• chimica (metalli non essenziali; nuovi composti di sintesi)
• biologica (escrementi dagli allevamenti; introduzione di nuove specie)
Immissione nell’ambiente Fonte
A) Diretta: (scarichi, fuoriuscite accidentali) B) Indiretta: richiede un certo periodo di tempo fra l’immissione dell’inquinante e la sua diffusione in un altro ambiente (rifiuti urbani e agricoli che arrivano al mare). C) Diffusa: rilascio in quantità sufficienti e su un’ampia area della superficie terrestre (DDT, petrolio).
Gli inquinanti sono sostanze che si trovano in ambiente come risultato,
anche parziale, dell’azione dell’uomo, e che hanno effetto
deleterio sui viventi (Moriarty, 1988)
Definizione 2: L’inquinamento come effetto negativo dell’azione
dell’uomo
Definizione 3: L’inquinamento come alterazione, dipendente dall’azione
dell’uomo, degli ecosistemi
• L’inquinamento, da un punto di vista biologico, è una modificazione sfavorevole dell’ambiente naturale che appare, in tutto o in parte, come sottoprodotto dell’attività umana, con effetti diretti o indiretti che fanno variare: a) i criteri di ripartizione dei flussi di energia, b) i livelli di radiazione, c) la costituzione chimico fisica dell’ambiente, d) l’abbondanza delle specie
Ramade (1965)
ELEMENTI DA CONSIDERARE
• Visione biologica, riferita all’ecosistema, ma con la possibilità di cambiare scala in relazione all’organizzazione biologica (dalla molecola alla comunità).
• Analisi di sistemi complessi: necessità di competenze diverse.
Nota: l’Ecotossicologia non è stata considerata, per l’impossibilità, in questo contesto, di considerare assieme e gli aspetti fisiologici e quelli ecologici
CONCETTI DI CHIMICA AMBIENTALE
• Sostanze caratterizzate da elevata solubilità in acqua possono ragionevolmente essere capaci di alterare maggiormente l'ambiente acquatico.
• Sostanze caratterizzate da elevata capacità di adsorbimento su carbone attivo, possono ragionevolmente essere capaci di avere maggiori effetti sul suolo (in particolare sugli strati superiori dove i livelli di carbonio organico sono elevati ed è significativa la capacità di scambio con altri comparti.
• Sostanze caratterizzate da bassa solubilità in acqua e alta tensione di vapore possono ragionevolmente essere capaci di ripartirsi maggiormente nell'atmosfera (da altri substrati).
• Sostanze con coefficiente di ripartizione n-ottanolo/acqua elevato (n-ottanolo simula adeguatamente i fluidi e i tessuti biologici) possono ragionevolmente essere capaci di bioaccumulazione nei pesci che vivono in acque contaminate e, per estrapolazione, in altre specie.
Schema dei meccanismi di trasporto e dei processi di trasformazione di una sostanza chimica nei principali comparti
ambientali
AMBIENTE SANITARIO AMBIENTE:
complesso dei fattori fisici, chimici, sociali che possono avere influenza sullo stato di salute dell'uomo.
1. STATO DI SALUTE: 1. stato di benessere fisico, psichico, sociale
dell'uomo e non solo assenza di malattia. 1. STATO:
1. equilibrio di tipo dinamico (evoluzionistico). 1. INFLUENZA:
1. effetto significativo e distinguibile (apprezzabile).
DEFINIZIONE
Qualità ambientale • Funzione del target:
– vegetali, animali, uomo, beni ambientali o culturali – uso specifico dell’elemento ambientale (aria, acqua,
suolo, ecc.) • In genere individua le condizioni dell’ambiente
che non provocano danno di alcun tipo agli organismi viventi, alle popolazioni, alle comunità biologiche, né deteriora beni ambientali o culturali e consente gli usi consentiti dell’ambiente.
• Elementi ambientali che possono essere modificati da interventi di tipo regolamentatorio a breve o lungo termine, tali da ridurre l’impatto sanitario dell’ambiente, senza intervenire sugli individui.
SU QUALE AMBIENTE INTERVENIRE
CRITERIO SANITARIO DI QUALITÀ AMBIENTALE
• CRITERIO: rassegna delle conoscenze scientifiche che associano, generalmente le concentrazioni degli specifici inquinanti, sia da soli che in combinazione con altri inquinanti, a identificabili effetti nocivi alla salute, al benessere dell'uomo e al suo ambiente.
• Relazione esistente tra esposizione ad un
inquinante ed il rischio o la grandezza dell'effetto indesiderabile sotto specifiche circostanze definite dalle variabili ambientali e ricettrici.
Evidenze scientifiche di possibili effetti
Sono ricercate per mezzo di: • studi epidemiologici; • studi sperimentali in vivo su animali; • studi sperimentali in vitro su campioni
cellulari.
Variabili • possibilità che la sostanza venga assorbita • dose ed esposizione • relazione dose-effetto, concentrazione-effetto • soglia di tossicità • dose accettabile • specie biologica in studio • variabili individuali • assuefazione e sensibilizzazione al tossico • popolazione esaminata • momento della somministrazione • ambiente fisico
CLASSIFICAZIONE DEGLI EFFETTI CRITERI
ORGANICI – Effetti su differenti sistemi o
organi – Modificazioni che appaiono alla
radiografia – Cancerogenesi – Effetti sulla fecondità e
riproduzione – Mutagenesi – Effetti sul feto
FUNZIONALI
– Irritazione – Alterazione funzionale degli
organi – Cambiamento del
comportamento – Modificazioni sul consumo degli
alimenti o del peso corporeo
BIOCHIMICI – Modificazioni quantitative dei
costituenti dei liquidi biologiici e escreti
– Modificazioni delle attività enzimatiche o iso-enzimatiche
– Effetti immunochimici – Metabolismo delle sostanze
tossiche DIVERSI – Effetti fastidiosi: odori – Effetti anestetici – Sensazioni di malessere – Allergie – Assopimento – Dipendenza
EFFETTI E RISPOSTE
• Effetto: indica il danno, o la funzione biologica compromessa dall’azione del tossico (per es., sopravvivenza, mobilità, velocità di crescita)
• Risposta: la frazione di organismi esposti che mostrano determinato effetto dovuto all’azione tossica (% di incidenza)
Superficie risposta-concentrazione-durata
a) risposta-concentrazione
b) tempo-concentrazione
c) risposta-tempo
Variabili che influenzano le curve dose-risposta
• Vie di esposizione: – tasso di assorbimento – organi esposti
• Sesso – livelli di tessuto adiposo – sistema riproduttivo – effetti teratogeni
• Età – muscolatura – metabolismo – velocità di respirazione – sensibilità di vari organi
• Interazione tra sostanze chimiche diverse – sinergismo – potenziamento – antagonismo
• Modalità di interazione fra sostanze tossiche – funzionale – chimica – disposizione – via recettore
• Genotipo
Valutazione della accettabilità
• Dose senza effetto nocivo alcuno
– disturbi dell’accrescimento – manifestazioni cliniche di malattia – modificazioni del tasso di mortalità – effetti biochimici e fisiologici negativi – danneggiamento evidente di organi e tessuti – effetti negativi sulla riproduzione
• Dose che causi una o più risposte anormali • Dose senza effetto osservato (NOEL) • Fattore di sicurezza
FORMULAZIONE DEL CRITERIO
A) Definizione degli effetti sanitari critici
B) Costruzione curve:
C) Individuazione:
D) X fattore di sicurezza
E) Definizione:
Dose-risposta
Dose-effetto
Livelli di assenza di effetto o di effetto non osservato
1) Livelli di sicurezza
2) Dosi di assunzione globale giornaliera
LINEE GUIDA
LIMITI DI TOLLERABILITÀ O DI ACCETTABILITÀ
Valori del fattore di incertezza UF secondo quanto previsto da US EPA (tratto da: Di
Molfetta et al., 1999)
UF Condizioni di utilizzo 10 Estrapolazione di valori sulla base di sperimentazioni affidabili relative ad esposizioni prolungate
alla vita media umana. Questo valore tiene quindi conto della variabile sensibilità della popolazione umana
100 Estrapolazione di valori sulla base di sperimentazioni affidabili relative ad animali, non essendo disponibili o essendo inadeguati i dati sull’uomo. Questo fattore tiene quindi conto dell’estrapolazione dei risultati dagli animali all’uomo
1000 Estrapolazione di valori di esposizione cronica di animali sull’uomo. Questo fattore intende quindi considerare la differenza di effetti cronici sull’uomo rispetto a quella sugli animali
10000 Questo fattore tiene conto dell’incertezza dell’estrapolazione di valori soglia che hanno dimostrato l’insorgere di effetti negativi al NOAEL
Linee guida OMS (tratto da: Grilli, 1992)
Livello di rischio incrementale Rischio per tutta la durata di vita Applicabilità < 10-6 Trascurabile Esposizione della popolazione generale
10-6 – 10-5 Accettabile Ad es. farmaco di grande utilità e di prevedibile bassa frequenza di assunzione
10-5 – 10-4 Tollerabile Esposizione professionale > 10-4 Inaccettabile Nessuna
Criteri di classificazione dell’evidenza qualitativa di potenzialità oncogena per
l’uomo secondo IARC (tratto da: Grilli, 1990)
Gruppo Caratterizzazione sostanza/effetti Gruppo 1 Cancerogeno accertato per l’uomo: vi è evidenza sufficiente di cancerogenicità per l’uomo
in studi epidemiologici adeguati che escludono il ruolo del caso, del confondimento e della distorsione dello studio
Gruppo 2 A Probabile cancerogeno per l’uomo sulla base di evidenza limitata in studi epidemiologici e di evidenza sufficiente nei piccoli roditori
Gruppo 2 B Possibile cancerogeno per l’uomo sulla base di evidenza limitata nell’uomo e di evidenza non sufficiente nell’animale oppure evidenza sufficiente nell’animale e di evidenza inadeguata nell’uomo
Gruppo 3 Non classificabile (evidenza inadeguata) Gruppo 4 Probabile non cancerogeno per l’uomo sulla base di evidenza che suggerisce l’assenza di
cancerogenicità nel roditore e nell’uomo e, in certi casi, sulla base dell’evidenza che suggerisce l’assenza di cancerogenicità nel roditore e l’inadeguatezza o la mancanza del dato sull’uomo, in presenza di altri dati rilevanti
La classificazione della IARC 1 L’agente è cancerogeno per l’uomo 2A L’agente è probabilmente cancerogeno per l’uomo 2B L’agente è possibilmente cancerogeno per l’uomo 3 L’agente non è classificabile per quanto riguarda la cancerogenesi nell’uomo 4 L’agente è probabilmente non cancerogeno per l’uomo
Esempi di agenti classificati dalla IARC
Classificazione Esempi di agenti Cancerogeni
Usualmente basata su una forte evidenza di cancerogenicità nell’uomo.
Asbesto, Bevande alcoliche, Benzene, Radon, Tabacco, Radiazione solare, X e g.
Probabilmente cancerogeni
Usualmente basata su una forte evidenza di cancerogenicità negli animali.
Scarichi dei motori Diesel,
Lampade e lettini solari (evidenza limitata nell’uomo), Formaldeide Bifenile policlorurato (PCB).
Possibili cancerogeni
Usualmente basata su una evidenza nell’uomo considerata credibile, ma per la quale altre
spiegazioni non possono essere escluse.
Caffè, Scarichi dei motori a benzina, Esalazioni di saldature, Campi magnetici ELF.
Classificazione qualitativa della pericolosità per l’uomo di gruppi
di sostanze, secondo quanto previsto da US EPA (tratto da: Di
Molfetta e Aglietto., 1999)
Categoria Comportamento A Sostanza cancerogena per l’uomo B1 Sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo (esiste un numero limitato di dati sulla
cancerogenicità della sostanza) B2 Sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo (gli studi effettuati sugli animali non
sono sempre applicabili all’uomo) C Sostanza possibilmente cancerogena per l’uomo D Sostanza non classificabile come cancerogena per l’uomo E Sostanza non cancerogena per l’uomo
Standards sanitari per l'ambiente Approccio per la loro definizione
• Livelli di condizioni ambientali desiderabili che promuovono la salute umana e il benessere.
• Livelli di condizioni ambientali accettabili che non sono ideali, ma il cui impatto è neutrale sulla salute e il benessere.
• Livelli di condizioni ambientali incompatibili che, se mantenuti, potrebbero provocare effetti dannosi sulla salute e sul benessere.
Aspetti pratici del controllo del rumore Ambiente di vita
Livelli desiderabili di condizioni ambientali che promuovono la salute umana e il benessere. Assenza di disturbo del sonno - Livelli notturni: 35 dB(A) continui, 50 dB(A) di picco. Livelli permissibili di condizioni ambientali che non sono ideali, ma che non hanno effetto rilevante sulla salute o sul benessere. Risveglio di una significativa percentuale di persone - Livello notturno: 45 dB(A) continuo, 55 dB(A) di picco. Livelli incompatibili di condizioni ambientali che, se mantenute, potrebbero avere effetti negativi sulla salute e il benessere. Modificazioni elettroencefalografiche e disturbo al sonno in almeno il 50% delle persone esposte.- Livelli notturni: 55 dB(A) continui, (70 dB(A) di picco). [Si raccomanda l'installazione di finestre speciali per ridurre la trasmissione del rumore].
Parametri meteorologici
Quando si deve prevedere l’effetto di un’emissione sull’ambiente, oltre ai parametri caratteristici dell’emissione (tipo di sorgente e regime di funzionamento) è indispensabile considerare le condizioni meteorologiche nelle quali essa avviene. In relazione al tipo di sorgente, all’inquinante e all’obiettivo dello studio si deve valutare la scala spaziale del fenomeno, cioè l’ambito entro il quale esso manifesta i suoi effetti e si esaurisce.
LA DISPERSIONE DEGLI INQUINANTI AL CAMINO
La dispersione degli inquinanti è un fenomeno importantissimo perché consente di ridurre la concentrazione degli inquinanti ed impedire una loro ricaduta nelle vicinanze del punto di emissione, dove risulterebbero in tal caso estremamente concentrati. In funzione delle condizioni di stabilità dell’atmosfera, dell’altezza di emissione e della velocità del vento è possibile valutare il grado di dispersione degli inquinanti emessi al camino di un qualsiasi impianto, in particolare si possono presentare le seguenti condizioni: atmosfera neutra, instabile, stabile, inversione termica in quota, inversione termica al suolo
Fattori di dispersione I fenomeni responsabili della dispersione sono la turbolenza (meccanica e convettiva) ed i fenomeni molecolari. Tra zo e zi prevalgono i fenomeni turbolenti, ad altezze inferiori o superiori la turbolenza non è completamente sviluppata, perciò diviene importante anche il trasporto molecolare. La turbolenza atmosferica è regolata da una serie di fattori come il vento, la stabilità atmosferica, la conformazione del suolo e l’altezza di eventuali ostacoli, le circolazioni atmosferiche verticali (Zannetti, 1990). In generale la turbolenza di origine meccanica, salvo i casi di orografia estremamente complessa, influenza la dispersione sulle brevi distanze dal punto di rilascio, dove può rappresentare anche il fattore dominante. La turbolenza termodinamica influenza, invece, il fenomeno della dispersione a seconda della scala dei fenomeni meteorologici coinvolti. Per quanto riguarda i fenomeni di variazione della qualità dell’aria per immissione di sostanze inquinanti, studiati tipicamente entro distanze di qualche decina di chilometri, l’influenza si ha attraverso la struttura termica verticale dell’atmosfera (stabilità).
Fattori di dispersione
Il vento è un altro parametro responsabile della dispersione. A questo proposito è necessario distinguere tra vento geostrofico, prodotto da un gradiente di pressione, e i fenomeni di circolazione locale, come le brezze terra-mare e mare-terra, le brezze di valle, le isole di calore prodotte da aree urbane, in relazione alla diversa potenzialità di dispersione degli inquinanti atmosferici e all’ampiezza della zona interessata (Zannetti, 1990). Sono state proposte equazioni che interpretano il comportamento di un fluido newtoniano, comprimibile e soggetto al campo gravitazionale nei più bassi strati dell’atmosfera e che sono la base per esplorare i processi che influenzano la turbolenza atmosferica.
Classi di stabilità
La quantità di turbolenza nell'ambiente aria ha effetti significativi sulla risalita e dispersione degli inquinanti atmosferici. Detta quantità può essere classificata in incrementi definiti noti come "classi di stabilità". Le categorie più comunemente utilizzate sono le classi di stabilità di Pasquill, suddivise in A, B, C, D, e F. La classe A denota le condizioni di maggior turbolenza o maggiore instabilità mentre la classe F definisce le condizioni di maggior stabilità o minore turbolenza.
Classi di stabilità
A Condizioni estremamente instabili
Extremely unstable conditions
B Condizioni moderatamente instabili
Moderately unstable conditions
C Condizioni leggermente instabili
Slightly unstable conditions
D Condizioni di neutralità Neutral conditions
E Condizioni leggermente stabili
Slightly stable conditions
F Condizioni moderatamente stabili
Moderately stable conditions
G Estremamente stabile Estremely stable
Condizione in cui l'atmosfera esterna contiene sostanze in concentrazione e qualità che sono dannose all'uomo e al suo ambiente. (WHO, 1968)
DEFINIZIONE DI INQUINAMENTO (I)
DEFINIZIONE DI INQUINAMENTO (II)
D. Lgs. 152/2006 (art. 268, co. 1, lett. a)): “ogni modificazione dell’aria atmosferica, dovuta all’introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente”.
DEFINIZIONE DI INQUINAMENTO (III)
Presenza nell'aria atmosferica di sostanze estranee alla sua normale composizione. Si distinguono inquinamenti chimici, biologici e radioattivi. Primario: sostanza identica a come viene emessa. Secondario: combinazioni chimiche di 2 o più elementi.
PROBLEMA DI RILEVANZA MONDIALE
Storicamente : INTERESSE NEL CORSO DEL NOVECENTO
(Sulla spinta dei primi disastri epidemiologici) Primi studi (seconda metà del novecento): Nascita legislazione specifica :
ANNI ’60, ITALIA: LEGGE 615 del 13/07/1966 (I° provvedimento nazionale)
COMPONENTI AEREI IMPLICATI PROC. VITALI
OSSIGENO Processi respirazione, combustioni interne Iperpresenza: abnorme combustione Ipopresenza (<12-15%) : anossia e morte
ANIDRIDE CARBONICA
Prodotto processi respirazione Prodotto ossidazione combustibili Prodotto ossidazione sostanze organiche Sottratta da piante/superfici idriche
AZOTO
In condizioni di alta pressione (embolie) OZONO
Effetto scudo (contro raggi solari U.V)
DESTINO DEGLI INQUINANTI NELL’ATMOSFERA
Condizionato da caratteristiche termico-dinamiche ambientali :
CONVERSIONE TERMICA INVERSIONE TERMICA DA RADIAZIONE INVERSIONE TERMICA DA STASI CARATTERISTICHE TERRENO
- INDIVIDUO ADULTO 6-9 litri/minuto = 10-13 m3/die (a riposo) fino a 130 litri/minuto (sotto sforzo)
FORMAZIONE DELLO SMOG
Smog riducente: inversione termica da radiazione, elevata Ur nebbia inquinamento atm. smog
Smog ossidante o fotochimico: inversione termica da stasi, bassa Ur irraggiamento solare intenso reazioni chimiche smog
SMOG
Smog riducente (gas carbonici/solforici, goccioline nebbia acida
etc.) Smog fotochimico
(ozono, ossidi di azoto e carbonio, idrocarburi etc.)
INQUINANTI AMBIENTALI
Origine NATURALE pollini, spore, batteri, materiali litoidi
(INQUINAMENTO IN EQUILIBRIO CON LA NATURA) Origine ANTROPICA
da riscaldamento domestico da attività industriale/lavorativa da traffico veicolare
PRINCIPALI INQUINANTI
GASSOSI CO: incolore, inodore, non irritante, si lega all’emoglobina SOX: Irritante, solubile, più pericoloso per gli asmatici NOx: Brunastro, odore pungente, penetra nelle vie respiratorie, più pericoloso per asmatici O3:incolore, irritante, insolubile, penetra profondamente nelle vie respiratorie ALDEIDI BENZENE: (COV) Cancerogeno CFC: distruzione della fascia di Ozono
FONTI DEGLI INQUINAMENTI ATMOSFERICI
Traffico veicolare: CO, Pb, ossidi di zolfo e azoto, benzene (tipo di motore, regime del motore) Impianti termici: ossidi di S, C e N (tipo di combustibile, efficienza dell’impianto) Industriali: anidride solforosa, ossidi di azoto, Cl, fluoro, polveri… Altri: incenerimento, macchine agricole odori ecc.).
SORGENTI INQUINANTI PRINCIPALI Sostanze principali emesse
PROCESSI DI COMBUSTIONE materiale particolato ossidi di zolfo ossido di carbonio idrocarburi ossidi di azoto aldeidi PROCESSI DI COMBUSTIONE
PARTICOLARI (R.S.U.) polveri metalliche (Pb, Cd, Hg, Be,
...) alogenuri acidi PCB diossine IPA asbesto
MOTORI A COMBUSTIONE INTERNA
materiale particolato idrocarburi idrocarburi parzialmente ossidati ossidi di azoto ossidi di zolfo composti di piombo IPA PROCESSI PRODUTTIVI materie prime (S.O.V., polveri, ...) sottoprodotti prodotti
PRINCIPALI INQUINANTI CORPUSCOLATI Piombo: disturbi allo sviluppo, maggiore rischio per fumatori… IPA: probabile cancerogeno ASBESTO POLVERI SOSPESE (PTS): Particulate Matter (PM), PM10, PM2,5
Inquinamento atmosferico: fonti
Grandi centri urbani (agglomerati): Traffico veicolare; CO2, CO, NOx, Idrocarburi, benzene PM10 e PM2,5 O3 CFC (responsabili della diminuzione dell’ozono stratosferico). Sono in diminuzione: Pb, SOx, amianto. L’inquinamento atmosferico è caratterizzato da molte sostanze.
RAPPORTO CON LA SALUTE
Valutato con studi epidemiologici che stimano la diversa incidenza delle malattie negli esposti e nei non esposti: Danni maggiori all'apparato respiratorio.
ACUTI: apparato respiratorio, congiuntive, intossicazioni. CRONICI: bronchite, enfisema, insuff. circolo dx, tumori.
Qualità dell’aria per vari inquinanti Ossidi di zolfo (SOx) Valore Limite giornaliero : 125 μg/m3 (da non superare più di 3 volte/anno) Valore Limite orario: 350 μg/m3 (da non superare più di 24 volte/anno)
Ossidi di azoto (NOx) Valore Limite annuale per la protezione della salute umana di 40 μg/m3
Monossido di carbonio (CO) Valore Limite, stabilito come massimo della media mobile su 8 ore, di 10 mg/m3.
Ozono (O3) Soglia di Informazione (SI) oraria di 180 μg/m3 Obiettivo a Lungo Termine (OLT) per la protezione della salute umana di 120 μg/m3
Particolato atmosferico (PM) PM10 Valore Limite (VL) annuale: 40 μg/m3 Valore Limite (VL) giornaliero: 50 μg/m3 (da non superare più di 35 volte/anno) PM2,5 Valore Obiettivo (VO) annuale: 25 μg/m3 (Valore Limite (VL) dal 2015)
Qualità dell’aria per vari inquinanti
Benzene (C6H6) Valore Limite (VL) annuale per la protezione della salute umana, pari a 5 μg/m3
Elementi in tracce (Pb, As, Cd, Ni) Valore Limite (VL) annuale Piombo di 0.5 μg/m3 Arsenico di 6.0 ng/m3 Cadmio di 5.0 ng/m3 Nichel di 20.0 ng/m3. Valori Obiettivo (VO) annuali
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Il nuovo decreto legislativo 152/06
ha abrogato e sostituito le seguenti principali norme:
D.Lgs 152/1999 sulla tutela delle acque
DPR 203/1988 sulle emissioni in atmosfera derivanti da impianti industriali e di pubblica utilità
Legge 36/1994 sulle risorse idriche
Legge 183/1989 sulla difesa del suolo
D.Lgs 22/1997 sulla gestione dei rifiuti in generale
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PARTE PRIMA: disposizioni comuni (artt. 1 – 3)
PARTE SECONDA: procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS) per la valutazione d’impatto ambientale (VIA), e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC) (artt. 4 – 52)
PARTE TERZA: norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche (artt. 53 – 176)
PARTE QUARTA: norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati (artt. 177 – 266)
PARTE QUINTA: norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera (artt. 267 – 298)
PARTE SESTA: norme in materia di tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente (artt. 299 – 318)
• è costituito da 318 articoli, suddivisi in 6 parti e da 45 allegati.
Il D.Lgs. n. 152/2006, è costituito da: 318 articoli, suddivisi in:
6 “parti” I: Disposizioni generali II: Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale III: Difesa del suolo, tutela e gestione delle acque IV: Rifiuti e bonifiche V: Tutela dell’aria VI: Danno ambientale
45 allegati
Dimensione ed articolazione
TITOLO I EMISSIONI DA
IMPIANTI E ATTIVITÀ
(ARTT. 267 – 281)
TITOLO II IMPIANTI
TERMICI CIVILI (ARTT. 282 – 290)
TITOLO III COMBUSTIBILI
(ARTT. 291 – 298)
10 ALLEGATI
D.LGS. n. 152/2006 PARTE V Norme in materia di tutela
dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera
Titolo I Prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera di impianti e attività (artt. 267 – 281)
abroga e sostituisce: il d.P.R. n. 203/1988 i d.P.C.M. 21 luglio 1989 e 25 luglio 1991 il d.m. 12 luglio 1990 il d.m. n. 107/2000 il d.m. n. 44/2004
Titolo II Impianti termici civili (artt. 282 – 290) abroga e sostituisce quel che restava della legge
615/1966 e il d.P.R. 1391/1970 Titolo III Combustibili (291 – 298)
abroga e sostituisce il d.P.C.M. 8 marzo 2002
Inquinamento da organismi patogeni: batteri, virus, ecc. Inquinamento da carico organico: il materiale organico si decompone assorbendo l'ossigeno dall'acqua provocando quindi asfissia. Solamente nel caso di tenori poco elevati, i corsi d'acqua sono in grado di rigenerarsi.
Inquinamento da sali minerali: questo inquinamento rende l'acqua non potabile e inadatta all'irrigazione. Per la depurazione sono necessari interventi specifici, in generale non semplici.
Inquinamento da fertilizzanti: i costituenti principali sono a base di potassio, fosfati, nitrati, ecc.. Essi favorisco-no la formazione per fotosintesi di materie organiche che si depositano sui fondali provocando la proliferazione delle alghe.
Inquinamento da sostanze oleose: la pellicola che si forma alla superficie dell'acqua ostacola la riossigenazione pur catturando anche l'ossigeno presente nell'acqua.
Inquinamento da agenti tossici: esso è in generale provocato da sali metallici e da prodotti chimici complessi di sintesi. Inquinamento da sostanze radioattive.
Inquinamento da torbidità: esso è dovuto in generale per immissione di materiali fini nell'acqua appartenenti alla classe granulometrica dei limi e delle argille. Inquinamento termico: acque di raffreddamento di processi industriali.
Definizione
Per refluo liquido si intende, usualmente, un’acqua che dopo essere stata utilizzata in diversi processi e/o attività (industriali, civili, agricole ecc.) ha perduto le caratteristiche qualitative originarie, divenendo inidonea ad un utilizzo diretto.
TIPI DI ACQUE DI RIFIUTO
Acque civili Acque industriali:
derivanti da attività produttiva Acque agricole:
derivanti da attività del settore primario, in particolare zootecnico.
Caratteristiche dei reflui
Chimiche Organiche Inorganiche
Fisiche Disciolte Sospese Sedimentabili Non sedimentabili
Biologiche Biodegradabili (velocemente o lentamente) Non biodegradabili
Acque con caratteristiche i cui parametri indica-tori sono di carico autoctono, la cui provenienza è prevalentemente ascrivibile alla natura stessa dei terreni attraversati dal corpo idrico: pH, temperatura, conducibilità elettrica, durezza to-tale, solfati, cloruri, azoto nitrico, ossigeno di-sciolto, sodio, ferro, manganese.
Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri indicatori di carico ottico, di va-ria origine (naturale, domestica, industriale), ca-ratterizzati dal fatto di produrre effetti di altera-zione della limpidezza delle acque: torbidità, ma-teriali grossolani, materiali sedimentabili, mate-riali in sospensione totali, materiali in sospensio-ne volatili, colore.
Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri indicatori di carico antropico, la cui origine è legata alle diverse attività umane, provenendo essi dagli scarichi idrici inevitabilmente connessi con gli insediamenti urbani o industriali: BOD5, COD, COD5, fosforo totale, azoto ammoniacale, azoto nitroso, sostanze estraibili in etere di petrolio (oli e grassi animali - vegetali e minerali), tensioattivi anionici, fo-sforo (ortofosfato).
Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri di carico batterico, derivano dalle deiezioni umane ed animali, nelle quali sono sempre presenti in abbondanza: coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, solfito riduttori.
Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri di carico tossico, la cui prove-nienza è prevalentemente ascrivibile agli scari-chi industriali (metalli tossici, cianuri, fenoli), ma in parte è anche attribuibile ai reflui agricoli (pe-sticidi) ed a sostanze in decomposizione (sol-furi); tutti questi parametri producono effetti dan-nosi sugli organismi umani e la loro presenza nelle acque, in concentrazioni superiori ai limiti, le rende inadatte ad usi potabili, agricoli, ricreati-vi ed, in alcuni casi, anche industriali: As, Cd, Cr totale ed esavalente, Hg, Ni, Pb, Cu, Zn, cianuri, solfuri, solfiti, fenoli totali, pesticidi, fluoruri, cloro libero, sostanze persistenti pericolose, PFAS
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PARTE TERZA “Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche”
(artt. 53-176)
E’ costituita da 4 sezioni…
SEZIONE I
Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione (artt. 53 – 72)
Abroga e sostituisce L.n. 183/1989 “Norme sulla difesa del suolo”
SEZIONE II
Tutela delle acque dall’inquinamento (artt. 73–140)
Abroga e sostituisce il D.Lgs.n. 152/1999 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento”
SEZIONE III
Gestione delle risorse idriche (artt. 141 – 169)
Abroga e sostituisce la legge Galli L.36/94 “Disposizioni in materia di risorse idriche”
SEZIONE IV
Disposizioni transitorie e finali (artt. 170 – 176)
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Sezione II: Tutela delle acque dall’Inquinamento Titolo I: Principi generali e competenze (artt. 73-75) Titolo II: Obiettivi di qualità (artt. 76-90) Titolo III: Tutela dei corpi idrici e disciplina degli scarichi (artt. 91-116) Titolo IV: Strumenti di tutela (artt. 117-132) Titolo V: Sanzioni (artt. 133-140)
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Allegati alla Parte Terza Allegato 1: Monitoraggio e classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale. Allegato 2: Criteri per la classificazione dei corpi idrici a destinazione funzionale. Allegato 3: Rilevamento delle caratteristiche dei bacini idrografici e analisi dell’impatto esercitato dall’attività antropica. Allegato 4: Contenuti dei piani – Parte A Piani di gestione dei bacini idrografici – Parte B. Piani di tutela delle acque. Allegato 5: Limiti di emissione degli scarichi idrici. Allegato 6: Criteri per l’individuazione delle aree sensibili. Allegato 7: Parte A – Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola; Parte B – Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari. Allegato 8:Elenco indicativo dei principali inquinanti. Allegato 9: Aree protette. Allegato 10: Analisi economica. Allegato 11: Elenco indicativo delle misure supplementari da inserire nei programmi di misure.
Rischi
Pesticidi Errori di alimentazione
OGM Tossine di origine batterica
Additivi Micotossine
Errori di alimentazione Pesticidi
Tossine di origine batterica Additivi
Micotossine OGM
Percepiti dal consumatore Reali
Studio dell’accettabilità di una molecola (1)
SOSTANZA
esattamente definita, purezza, impurezze
CONDIZIONI DI ESPOSIZIONE
esattamente definite, specie animali, via di somministrazione (orale,i.v., i.p.) forma (prodotto puro, ij solvente, con razione)
TOSSICITÀ
ACUTA
e valutazione della DL50
RISCHIO INACCETTABILE
NO
RISCHIO NON INACCETTABILE
segue (2)
Studio dell’accettabilità di una molecola (2)
TOSSICOLOGIA GENETICA, METABOLISMO,
FARMACOCINETICA
RISCHIO INACCETTABILE
NO
RISCHIO ACCETTABILE
SÌ
(metaboliti noti e innocui)
DUBBIO (metaboliti ignoti o di
dubbia innocuità)
segue (3)
Studio dell’accettabilità di una molecola (3)
TOSSICITÀ SUBCRONICA, PROVE DI RIRPODUZIONE
RISCHIO INACCETTABILE NO
RISCHIO ACCETTABILE
SÌ
DUBBIO
TOSSICITÀ CRONICA RISCHIO INACCETTABILE
NO
RISCHIO ACCETTABILE
SÌ
(no cancro, no effetto mutageno o teratogeno)
ATRAZINA • NOEL = 1 mg/kg p.c. • F.S. = 1.000 • Apporto della sostanza con l’acqua: 10% • Acqua bevuta o assunta per giorno: 2 L • Peso corporeo: 60 kg • 1*60*10/1000*100*2=0,03 mg/L/d
• D.P.R. 236/88: 0,1 µg/L • Ordinanza Ministero della Sanità 101/88: 1,0 µg/L
VALUTAZIONE DEL RISCHIO SANITARIO PER ESPOSIZIONE AL
BENZENE
Esposizione di lavoratori americani dell'industria della gomma: 300 mg/m3
8 ore/giorno - 240 giorni/anno - 8,5 anni Rischio relativo associato di leucemia per i lavoratori: 5,6
Esposizione media della popolazione nell'arco della vita equivalente a quella dei lavoratori:
Tasso di mortalità nazionale USA per leucemia: 0,007 Rischio associato con una esposizione nell'arco della vita a 1 μg/m3:
STIMA DEL RISCHIO CANCEROGENO Esposizione a bassi livelli di benzene
Rischio unitario (RU) per esposizione a 1µg WHO 1987 - 4 x 10-6
WHO 1996 - 6 x 10-6
US EPA 1994 - 1 x 10-5
US California 1991 - 2.9 x 10-5
Stime CCTT- ISS 1995 Casi di leucemia nella popolazione italiana nei prossimi 75 anni (dal
1994) : 17-246 casi/anno da benzene di origine veicolare (da 3 a 50 su 1.000
casi di leucemia)
Saggi tossicologici (tra cui tossicità a breve, medio e lungo termine, metabolismo, mutagenesi, teratogenesi, cance-rogenesi, ecc.) (Norme di Buona Pratica di Laboratorio)
Prove agronomiche ambientali a)(comportamento nelle piante, nel terre-no,
nell’ambiente; di degradazione, assorbimento, trasporto, mobilità; effetti collaterali ambientali)
b)Efficacia (tipo di formulazione, dose, e-poca) (Norme di Buona Pratica Agricola)
Dose sprovvista di effetti tossici (DSET)
(NOEL) (mg/kg/p.c.g.)
Dose Giornaliera Accettabile (DGA – ADI)
(mg/kg/p.c.g.)
Residuo Massimo Risultante (mg/kg)
(Norme di Buona Pratica Analitica)
Limite teorico tossicologico ammissibile
(mg/kg) Residuo massimo legale
(mg/kg)
Concentrazione nei pesci 100 – 200 μg/kg
Dieta a base di pesce 3 – 90 g/d
500 – 700 μg/kg (200 – 1500 μg/kg)
INTRODUZIONE
< 20 μg/d 0,3 μg/d 135 μg/d
PTWI: 0,3 mg Hg (0,2 mg MeHg) 43 μg/d (301 μg/sett)
~ 43 μg/L Hg nel sangue (200 μg/L = livello di rischio)
Consumo pro-capite nazionale di pesce: 240 g/sett, 35 g/d
INTRODUZIONE (#) 168 μg/sett, 24 μg/d
Limite legale: 0,7 mg/kg (#)
Concentrazione nel pesce Consumo di pesce Introduzione Hg
non predatori < 350 μg/kg
23 g/sett 8,05 μg/sett
predatori < 2,2 mg/kg
2 g/sett 4,4 μg/sett
Introduzione settimanale totale
12,45 μg/sett (1,78 μg/d)
Tumori – Epidemiologia SCENHIR, 2006
• L’evidenza epidemiologica complessiva suggerisce che l’uso dei telefoni cellulari di durata inferiore ai 10 anni non comporti incrementi di rischio né per tumori cerebrali, né per neurinomi del nervo acustico
• Dai dati finora disponibili sembra che non vi siano incrementi del rischio di tumori cerebrali tra gli utilizzatori di lunga durata, con l’eccezione dei neurinomi del nervo acustico per i quali c’è evidenza limitata di una debole associazione
• I risultati di Interphone forniranno maggiori evidenze, ma alcuni problemi rimarranno probabilmente aperti
Tumori – Studi di laboratorio SCENHIR, 2006
• Gli studi sull’incidenza di tumori in animali da laboratorio non hanno prodotto evidenze in supporto dell’ipotesi che i campi a RF possano indurre tumori, rafforzare l’effetto di cancerogeni noti o accelerare lo sviluppo di tumori trapiantati
• Dalla ricerca in vitro non emergono indicazioni affidabili riguardo alla possibilità che le RF possano influenzare i sistemi cellulari a livelli non termici di esposizione.
Sintomi SCENHIR, 2006
• L’evidenza fornita da studi scientifici non supporta l’ipotesi di una relazione tra esposizioni a RF inferiori ai limiti regolamentati e sintomi neurovegetativi (a volte definiti come “sindrome da ipersuscettibilità ai campi elettromagnetici”)
Effetti sul sistema nervoso e riproduttivo
SCENHIR, 2006
• Gli studi attualmente disponibili sugli effetti neurologici e sugli effetti riproduttivi non indicano rischi sanitari per esposizioni inferiori ai limiti raccomandati nelle linee guida
Limiti di esposizione La protezione rispetto agli effetti sanitari accertati (effetti acuti) si realizza con la definizione dei limiti di esposizione, ossia di quei “valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerati come valori di immissione che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione.
Valori di attenzione La protezione rispetto agli effetti a lungo termine si realizza con la definizione di valori di attenzione, ossia di quel “valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico considerato come valore di immissione che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate”.
Obiettivi di qualità Ai fini di una progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, sempre nell’ottica di una protezione da effetti a lungo termine e nella logica della “prudent avoidance”, sono stati introdotti gli obiettivi di qualità, ossia valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerati come valori di emissione degli impianti e delle apparecchiature, da conseguire nel breve, medio e lungo periodo. Tali obiettivi di qualità sono rappresentati dai criteri localizzativi, gli standard urbanistici, le prescrizioni e le incentivazioni per l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per ottenere nel tempo una riduzione delle esposizioni.
Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità - Tabella 1
Vengono riportati i limiti di esposizione del DPCM 8/07/03 (100 kHz- 300 GHz)
Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Limiti di esposizione
0,1 < f < 3 MHz 60 0,2 --
3 < f < 3000 MHz 20 0,05 1
3 < f < 300 GHz 40 0,1 4
Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità - Tabella 2
Vengono riportati i valori di attenzione del DPCM 8/07/03 (100 kHz- 300 GHz)
Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Valori di attenzione
0,1 MHz < f < 3 GHz 6 0,016 0,10 (3 MHz – 300
GHz)
Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità - Tabella 3
Vengono riportati gli obiettivi di qualità del DPCM 8/07/03 (100 kHz- 300 GHz)
Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Obiettivi di qualità
0,1 MHz < f < 3 GHz 6 0,016 0,10 (3 MHz – 300
GHz)
Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità
Vengono riportati i limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità del DPCM 8/07/03 (50 Hz).
Campo elettrico (kV/m)
Campo di induzione magnetica
(μT)
Limite di esposizione* 5 100
Valore di attenzione** -- 10
Obiettivo di qualità** -- 3
* Valore efficace ** Mediana dei valori nell’ arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio
Limiti di base raccomandati dall’ICNIRP
• Campi elettrici e magnetici ELF – Lavoratori J < 10 mA/m2
– Popolazione J < 2 mA/m2
• Campi elettromagnetici a radiofrequenze
– Lavoratori SAR < 0.4 W/kg – Popolazione SAR < 0.08 W/kg
Livelli di riferimento raccomandati dall’ICNIRP a 50 Hz
• Lavoratori – Campo elettrico 10 kV/m – Induzione magnetica 500 mT
• Popolazione – Campo elettrico 5 kV/m – Induzione magnetica 100 mT
Sufficient evidence
• when a positive relationship is observed between the exposure and the effect investigated.
• when the effect is replicated in several studies by independent investigators or under different protocols, and when there is a consistent exposure-response relationship.
• when confounding factors could be ruled out with reasonable confidence.
Limited evidence
• when the evidence of the effect is restricted to a few studies, or when there are unsolved questions regarding the adequacy of the design, conduct or interpretation of the study
• when in the studies confounding factors could not be ruled out with reasonable confidence
Inadequate evidence
• when the studies are of insufficient
quality, consistency or statistical power to permit a conclusion
Evidence suggesting lack of effects
• when no effects are reported in several studies by independent investigators under different protocols involving at least two species or two cell types and a sufficient range of field intensities
Strength of evidence for selected biological effects from exposure to RF fields (EMF-NET Report on RF Cancer, Marino et al., Jan 2006)
Type of biological effect and/or potentially affected biological system Evidence for effects (Classification based on studies published by the year (2000)
CARCINOGENICITY STUDIES
Exposure to RF fields alone Evidence suggesting lack of effect: Later studies further strengthens the previous conclusion
Combined exposure to RF fields with a known genotoxic agents Inadequate evidence: Later studies do not give support to the suggested association
Studies exposing genetically especially tumour-prone animals to RF fields nadequate evidence: Later studies do not give support to the suggested association
Development of transplanted tumours Evidence suggesting lack of effect: No relevant recent studies
Mortality Evidence suggesting lack of effect: Later studies further strengthens the previous conclusion
IN VIVO STUDIES ON GENOTOXIC EFFECTS
Gene mutations Evidence suggesting lack of effect: Later studies further strengthens the previous conclusion
Structural changes at the level of chromosomes:Micronucleus Limited evidence: The later studies do not give further support to the suggested association
DNA Damage/effect assessment Inadequate/Limited evidence: The later studies do not give further support to the suggested association
SOME OTHER POSSIBLY CANCER-RELATED IN VIVO STUDIES
Ornithine Decarboxylase (ODC) Inadequate evidence: No relevant studies available
Gene expression (Heat Shock Proteins) Limited evidence: The later studies have given some support to the suggested association
Strength of evidence for selected biological effects ELF exposure
(EMF-NET Report on ELF, Jutilainen et al., Jan 2006)