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Il saputello

Date post: 22-Mar-2016
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Giornalino realizzato dalla classe II della Scuola secondaria di I grado "M. Ausiliatrice" di Napoli per il PROGETTO MEDI@PLAY
12
La Gioconda, nota anche co- me Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di Leonardo da Vinci, databile al 1503-1514 circa e conservato nel Mu- seo del Louvre di Parigi. Opera emble- matica ed enigmatica, si tratta sicura- mente del ritratto più celebre del mon- do, nonché di una delle opere d'arte più note in assoluto, oggetto di infiniti o- maggi, tributi, ma anche parodie e sberleffi. Il sorriso impercettibile della Gioconda, col suo mistero, ha ispirato tantissime pagine di critica, di letteratu- ra, di opere di immaginazione, di studi anche psicanalitici. La Monna Lisa è stata di volta in volta amata, idolatrata, ma anche derisa o aggredita. Vera e proprio simbolo della pittura, è vista ogni giorno da migliaia di persone, tanto che nella grande sala in cui è e- sposta un cordone deve tenere a note- vole distanza i visitatori: nella lunga storia del dipinto non sono mancati i tentativi di furto. L'opera rappresenta tradizionalmente Lisa Gherardini, cioè "Monna" Lisa (un diminutivo di "Madonna" che oggi avrebbe lo stesso significato di "Signora"), moglie di Francesco del Giocondo (quindi la "Gioconda"). Leonardo, in quel perio- do del suo terzo soggiorno fiorentino, abitava nelle case accanto a Palazzo Gondi (oggi distrutte) a pochi passi da piazza della Signoria, che erano pro- prio di un ramo della famiglia Gherar- dini. Questa apparentemente facile identificazione, in realtà molto dibattu- ta, ha come fonti antiche un documento del 1525 in cui vengono elencati alcuni dipinti che si trovano tra i beni di Gian Giacomo Caprotti detto "Salaì", allievo di Leonardo che seguì il maestro in Francia, dove l'opera è menzionata per la prima volta come "la Joconda". Alcuni dubbi sono sorti a partire dalla descrizione di Vasari, che parla della peluria delle sopracciglia magnifica- mente dipinta (ma la Gioconda non ne ha) e che esalta le fossette sulle guan- ce (pure assenti). Ciò è comunque spiegabile con la particolare storia del dipinto, che seguì Leonardo fino alla sua morte in Francia e che venne ri- toccata per anni e anni dall'artista. Vasari infatti potrebbe aver attinto la sua descrizione da una memoria dell'opera com'era visibile a Firenze fino al 1508, quando il pittore lasciò la città: analisi ai raggi X hanno mostra- to che ci sono tre versioni della Mon- na Lisa, nascoste sotto quella attuale. Fu Leonardo stesso a portare con sé in Francia, nel 1516, la Gioconda, che dovette essere poi acquistata, assieme ad altre opere, da Francesco I, che sborsò ben 4000 ducati d'oro. Un se- colo dopo, nel 1625, il ritratto chiama- to "la Gioconda" fu infatti descritto da Cassiano dal Pozzo tra le opere delle collezioni reali francesi. In particolare sembra che fin dal 1542 si trovasse tra le decorazioni della Salle dubain del castello di Fontainebleau. Più tardi Luigi XIV fece trasferire il dipinto a Versailles. Dopo la Rivoluzione fran- cese, venne spostato al Louvre. Napo- leone Bonaparte lo fece mettere nella sua camera da letto, ma successiva- mente tornò al Louvre. Durante la Guerra Franco-Prussiana del 1870- 1871 fu messo al riparo in un sito na- scosto. FERDINANDO LITTA LA GIOCONDA DI LEONARDO DA VINCI SOMMARIO: Iron man 2 p. 2 Il Cruciverba e i giochi p. 3 e 6 Prima e seconda nota sul calcio... p. 2-3 Racconti sulla bellezza p. 4-5 Ricerche e approfondi- menti p. 7-10 Interviste a parenti e genitori p. 11 Dodgeball e tennis p. 9 e 12 Il Saputello ANNO I, numero 1
Transcript
Page 1: Il saputello

La Gioconda, nota anche co-

me Monna Lisa, è un dipinto a olio su

tavola di Leonardo da Vinci, databile al

1503-1514 circa e conservato nel Mu-

seo del Louvre di Parigi. Opera emble-

matica ed enigmatica, si tratta sicura-

mente del ritratto più celebre del mon-

do, nonché di una delle opere d'arte più

note in assoluto, oggetto di infiniti o-

maggi, tributi, ma anche parodie e

sberleffi. Il sorriso impercettibile della

Gioconda, col suo mistero, ha ispirato

tantissime pagine di critica, di letteratu-

ra, di opere di immaginazione, di studi

anche psicanalitici. La Monna Lisa è

stata di volta in volta amata, idolatrata,

ma anche derisa o aggredita. Vera e

proprio simbolo della pittura, è vista

ogni giorno da migliaia di persone,

tanto che nella grande sala in cui è e-

sposta un cordone deve tenere a note-

vole distanza i visitatori: nella lunga

storia del dipinto non sono mancati i

tentativi di furto. L'opera rappresenta

tradizionalmente Lisa Gherardini, cioè

"Monna" Lisa (un diminutivo di

"Madonna" che oggi avrebbe lo stesso

significato di "Signora"), moglie di

Francesco del Giocondo (quindi la

"Gioconda"). Leonardo, in quel perio-

do del suo terzo soggiorno fiorentino,

abitava nelle case accanto a Palazzo

Gondi (oggi distrutte) a pochi passi da

piazza della Signoria, che erano pro-

prio di un ramo della famiglia Gherar-

dini. Questa apparentemente facile

identificazione, in realtà molto dibattu-

ta, ha come fonti antiche un documento

del 1525 in cui vengono elencati alcuni

dipinti che si trovano tra i beni di Gian

Giacomo Caprotti detto "Salaì", allievo

di Leonardo che seguì il maestro in

Francia, dove l'opera è menzionata per

la prima volta come "la Joconda".

Alcuni dubbi sono sorti a partire dalla

descrizione di Vasari, che parla della

peluria delle sopracciglia magnifica-

mente dipinta (ma la Gioconda non ne

ha) e che esalta le fossette sulle guan-

ce (pure assenti). Ciò è comunque

spiegabile con la particolare storia del

dipinto, che seguì Leonardo fino alla

sua morte in Francia e che venne ri-

toccata per anni e anni dall'artista.

Vasari infatti potrebbe aver attinto la

sua descrizione da una memoria

dell'opera com'era visibile a Firenze

fino al 1508, quando il pittore lasciò la

città: analisi ai raggi X hanno mostra-

to che ci sono tre versioni della Mon-

na Lisa, nascoste sotto quella attuale.

Fu Leonardo stesso a portare con sé in

Francia, nel 1516, la Gioconda, che

dovette essere poi acquistata, assieme

ad altre opere, da Francesco I, che

sborsò ben 4000 ducati d'oro. Un se-

colo dopo, nel 1625, il ritratto chiama-

to "la Gioconda" fu infatti descritto da

Cassiano dal Pozzo tra le opere delle

collezioni reali francesi. In particolare

sembra che fin dal 1542 si trovasse tra

le decorazioni della Salle dubain del

castello di Fontainebleau. Più tardi

Luigi XIV fece trasferire il dipinto a

Versailles. Dopo la Rivoluzione fran-

cese, venne spostato al Louvre. Napo-

leone Bonaparte lo fece mettere nella

sua camera da letto, ma successiva-

mente tornò al Louvre. Durante la

Guerra Franco-Prussiana del 1870-

1871 fu messo al riparo in un sito na-

scosto.

FERDINANDO LITTA

L A G I O C O N D A D I L E O N A R D O D A V I N C I

S O M M A R I O :

Iron man 2 p. 2

Il Cruciverba e i giochi p. 3 e 6

Prima e seconda nota

sul calcio... p. 2-3

Racconti sulla bellezza p. 4-5

Ricerche e approfondi-

menti p. 7-10

Interviste a parenti e

genitori p. 11

Dodgeball e tennis p. 9 e

12

Il Saputello ANNO I, numero 1

Page 2: Il saputello

Il 5 ottobre è uscito

in dvd e blu-ray

Iron-Man 2. Il film

è prodotto in edi-

zioni da un di-

sco,da due dischi e

l'edizione con tutti

e due i film. Il

film è il seguito di

Iron-Man.

Trama

Dopo che Tony

Stark ha rivelato al

mondo intero di

essere Iron-Man è

iniziata la corsa

alla costruzione di

armature simili,in

tanto Tony è in cri-

si per l'avvelena-

mento da palladio

causato dallo stesso

apparecchi che lo

mantiene in vita,ma

nell'ombra il figlio

di un ex impiegato

delle Stark Indu-

stries brama la sua

vendetta.

Extra

Nell'edizione 2 di-

schi ci sono le sce-

ne eliminate e pro-

lungate, i dietro le

quinte e molto al-

tro.

Recensione

A mio parere è un

ottimo film. La bel-

lezza di questo film sta nella scena mi-

gliore, ovvero quando con l'armatura

Mark VI Tony vola alle Stark Expo.

GABRIELE POLLICE

RECENSIONE AL FILM IRON-MAN 2

P a g i n a 2 I l S a p u t e l l o

...Chi ama veramente il calcio (e lo sport in generale) ammette la superio-rità di una certa squadra, ma non per questo deve per forza volerne la vit-toria.

D'altronde il bello dello sport sta an-che nella sua imprevedibilità e, se a vincere fossero sempre i più forti, non avrebbe più senso giocare...

CLAUDIO GUERRA

PRIMA NOTA SUL CALCIO...

Page 3: Il saputello

Seconda nota sul calcio...

Il calcio è uno sport nel quale due squadre avversarie si affrontano per ottenere la vittoria. E' uno sport molto avvincente ed è seguito da molte persone che tifano per la propria squadra del cuore. Il calcio ci regala forti emozioni perché un tiro ben piazzato, un goal, una parata hanno il potere di renderci euforici e contenti e inoltre unisce le persone di diversa cultura e ceto sociale, di diversa ideologia sotto la bandiera della propria squadra.

Purtroppo a volte si verificano brutti episodi di violenza in campo che screditano questo meraviglioso sport. Il calcio ci può insegnare concetti molto importanti. Una squadra, seppur formata da uomini con ruoli diversi e tutti importanti, vince soltanto quando questi sono affiatati e in armonia tra loro. Anche la nostra società sarebbe migliore se tutti fossero in armonia e uniti.

Prendiamo tutti esempio da quello che di bello ci offre questo meraviglioso sport.

MATTIA LIVERA

P a g i n a 3 A N N O I , n u m e r o 1

IL CRUCIVERBA

Page 4: Il saputello

Disegno di Gianluca Gallo

sero di tornare nel

villaggio Mirtillo

dove avrebbero

annunciato il loro

fidanzamento, ma

mentre attraver-

savano il bosco,

iniziò a piovere

man mano sempre

di più, finche non

iniziarono a cade-

re fulmini allora

Lamponessa svenne e Lampone la prese in

braccio e poco più avanti incontrò un lupo e

on sapeva che fare. Il lupo cercò di man-

giarli ma accorse Nespola a cui era passato

il colpo della strega, e li salvò. Anche Lam-

pone svenne e quindi la povera prozia di sua

nonna li prese in braccio e raggiunsero il

villaggio. Il giorno seguente annunciarono il

fidanzamento e… vissero felici e contenti…

INVECE NO !!!! Perché i genitori di Lampo-

nessa glielo impedirono. Lampone di nasco-

sto scoprì che i genitori della futura fidan-

zata erano scassinatori e ricattatori. Loro

avevano rapito i veri genitori di Lampones-

sa! Lui li ritrovò e approvarono il fidanza-

mento… ADESSO TUTTI VISSERO FELI-

CI E CONTENTI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

LUCIA CATENA

P.S. La BELLEZZA di questo brano sta

nell’ironia, mentre il significato è che se amia-

mo una persona dobbiamo lottare fino alla fine

!!!

Trascrizione di Benedetta Tuccillo

C’era una volta un villaggio di no-

me Mirtillo. Lì ci abitavano tutti

gli ortaggi del mondo, la frutta

e la verdura e tra tutti c’ era

Lampone, un piccolo frutto. Era

molto agile ma soprattutto fur-

bo, ne combinava di tutti i colo-

ri. Un giorno si avventurarono

nel bosco per andare a trovare

la prozia di sua nonna che si

chiamava Nespola. Era una nespola mol-

to simpatica ma in quel momento aveva

“il colpo della strega!” E non si poteva

muovere! La strada era lunga e si fece

notte... Ad un certo punto vide un ce-

spuglio muoversi, si avvicinò e vide una

STUPENDA Lamponessa e se ne inna-

morò subito. Finalmente arrivò a casa di

Nespola e le raccontò di Lamponessa… e

a quel punto scoprì che lei era la nipote

della sorella dell’ amica di Nespola. Il

giorno seguente si incontrarono e deci-

LA MITICA PROZIA DELLA NONNA DI LAMPONE ...Dalle riflessioni sul

tema della bellezza sono

nate le storie che vi pro-

poniamo… Buona lettu-

ra...

Page 5: Il saputello

Allora a Lamponjunior venne l’idea di cercare un passaggio attraverso i muri e così iniziarono a tastare le pietre e ad un certo punto il muro si spostò e si aprì una stanza dove al centro su un piedistallo c’era il cali-

ce d’uva ma nella stanza piombò ad un tratto un bandito molto famoso: Coco-merone detto Big Fruit. Egli era affet-to da un ’antico pa-rassita incurabile e l’unica possibilità di guarire era bere il ca-lice d’uva. I nostri e-roi si scontrarono con Big Fruit e du-rante lo scontro Van-da si schierò con Big

Fruit ma Lamponjunior e Fichetto vinsero e bevettero il calice d’uva.

Sei mesi dopo …

All’università di Fruit, Lamponjunior si ritrovò come compagno di banco il suo amico avventuriero Fichetto che disse che si era trasferito a Fruit e da quel giorno ,insieme, vissero tante e tante avventure.

GABRIELE POLLICE

Trascrizione di Cristina Bianco

Indiana Lamponjunior, a cui non pia-ceva il suo nome, era uno studente di archeologia all’università di Fruit. Era il primo della classe e sognava di diven-tare un grande archeologo. Un giorno mentre leggeva uno dei vecchi libri della biblioteca scoprì una leggenda sul ca-lice d’uva che aveva il potere di rendere chiunque immune dai parassiti. Si mise subito al lavoro e partì per l’India proprio come indi-cato nel libro e lì incontrò un fico d’India di nome Fi-chetto che si offrì di aiutarlo allora si avventurarono in giro per l’India in cerca di informazioni e scoprirono che era in un tempio nel bel mezzo della foresta incontrarono una banana di nome Vanda che si offrì anche essa di accompagnarli al tempio. Quando arri-varono videro un inscrizione sulla por-ta che diceva: pericolo di morte! Ap-pena fecero il primo passo nel tempio due lame uscirono dai muri e quasi li colpirono ma per un soffio riuscirono a passare ma si ritrovarono in un vico-lo ceco.

Indiana Lamponjunior P a g i n a 5 A N N O I , n u m e r o 1

Page 6: Il saputello

Disegno di Gianluca Gallo

La sezione giochi è curata di Giada Avagnano, Arianna Illiano, Gianmaria Leone, Fabrizio Girasole...

ARRIVANO I GIOCHI... ...Le soluzioni al cru-

civerba di p. 3 sono

nella pagina conclusi-

va del giornalino...

P a g i n a 6

Page 7: Il saputello

Trova a Cuma la discesa per gli Inferi, e lì giunto incanta Caronte, Cerbero e Perse-fone. Ade acconsente a patto che egli non si volti fino a che entrambi non siano usciti dal regno dei morti. Insieme ad Her-mes (che deve controllare che Orfeo non si volti), si incamminano ed iniziano la sali-

ta. Euridice, non sapen-do del patto, continua a chiamare in modo ma-linconico Orfeo, pensa che lui non la guardi perché è brutta, ma lui, con grande dolore, de-ve continuare imperter-rito senza voltarsi. Ap-pena vede un po' di lu-ce, Orfeo, capisce di essere uscito dagli Infe-ri e si volta. Purtroppo, però, Euridice ha accu-sato un dolore alla cavi-glia morsa dal serpente e, dunque, si è attarda-

ta... Quindi, Orfeo ha trasgredito la con-dizione posta da Ade. Solo ora Euridice capisce e, all'amato, sussurra parole dram-matiche e struggenti: «Grazie, amore mio, hai fatto tutto ciò che potevi per salvar-mi». Si danno poi la mano, consapevoli che quella sarà l'ultima volta. Drammatica anche la presenza di Hermes che, con vol-to triste ed espressione compassionevole, trattiene Euridice per una mano, perché ha promesso ad Ade di controllare ed è ciò che deve fare. Orfeo vede ora scom-parire Euridice e si dispera, perché sa che ora non la vedrà più. Decide allora di non desiderare più nessuna donna dopo la sua Euridice.

CRISTINA D’ANGELO

Secondo la mitologia classica, Orfeo prese par-te alla spedizione degli Argonauti: quando la nave Argo passò accanto all'isola delle Sirene, i marinai furono irretiti dal loro canto, ma Orfe-o li salvò intonando un canto ancora più melo-dioso che ruppe l'incantesimo. Ma la sua fama è legata soprattutto alla tragi-ca vicenda d'amore che lo vide unito alla ninfa Euridice: Aristeo, uno dei tanti figli di Apollo, amava perdutamente Euridice e, sebbene il suo amore non fosse corrisposto, continuava a rivolgerle le sue atten-zioni fino a che un gior-no ella, per sfuggirgli, mise il piede su un ser-pente, che la uccise col suo morso. Orfeo pene-trò allora negli inferi, incantando Caronte con la sua musica. Sem-pre con la musica placò anche Cerbero, il guar-diano dell’Ade. Persefone, commossa dal suo dolore e sedotta dal suo canto, persuase Ade a lasciare che Euridice tornasse sulla terra. A-de accettò, ma ad un patto: Orfeo avrebbe dovuto precedere Euridice per tutto il cammi-no fino alla porta dell'Ade senza voltarsi mai all'indietro. Esattamente sulla soglia degli Infe-ri, e credendo di esser già uscito dal Regno dei Morti, Orfeo non riuscì più a resistere al dub-bio e si voltò, per vedere Euridice scomparire all'istante e tornare tra le Tenebre per l'eterni-tà. Orfeo, secondo il mito, da allora rifiutò il canto e la gioia, offendendo le Menadi, segua-ci di Dioniso che lo uccisero e lo dilaniarono. Un'altra versione, più drammatica e commo-vente, parte dalle stesse premesse: Euridice muore uccisa da un serpente mentre fugge da Aristeo. Orfeo decide allora di andare a ri-prenderla.

IL MITO DI ORFEO A N N O I , n u m e r o 1 P a g i n a 7

Page 8: Il saputello

Disegno di Gianluca Gallo

La bellezza della

danza La danza, una delle tre arti sceniche principali nell'antichità insieme al teatro e alla musica, si espri-me nel movimento del corpo umano secondo una par-titura prestabilita (coreografia) o improvvisata (nella danza libera). Spesso accompagnata da musiche o composizioni sonore, la danza nel linguaggio e nella tradizione della danza popolare può essere chiamata anche ballo.

La danza è la prima espressio-ne artistica del genere umano perché ha come strumento il corpo. Essa è stata (ed è) parte dei rituali, preghiera, momento di aggregazione della collettività nelle feste popolari e anche occasione di aggregazione tra persone (un esempio attuale ne è la danza nelle discoteche). In ogni ca-so, nel corso dei secoli que-sta arte è sempre stata lo specchio della società, del pensiero e dei comportamenti umani. La danza permette di esprimere al meglio i nostri sentimenti attraverso il lin-guaggio del corpo. Ogni movi-mento non viene eseguito soltanto con braccia e gam-be,ma anche con mente e con cuore. Tutti nella loro vita possono dire di aver ballato perché questa è un'azione naturale; nessuno può definirsi incapace perché quest'arte va costruita nel tempo, con pazienza, co-stanza e determinazione.

La bellezza della danza

Essa è come un enorme città... una città costruitasi nell'anima del ballerino.

Una città il cui vento che soffia leggero si chiama "emozione".

Un vento alimentato da un enorme mare in tempesta.

Un mare formato da sacrifici e sofferenze... è vero!

I ballerini sono angeli silenziosi ospiti di un mondo che non è capace di cogliere l'attimo in cui essi spic-cano il volo... questo accade perché solo un danzato-re sa esattamente cosa significa quel attimo in cui sei sul palcoscenico e abbandoni tutti i pensieri.

La Danza è anche uno Sport

Oltre agli aspetti legati all'arte e allo spettacolo, dall'inizio del 1900 ha preso forma la danza da competizione, divenuta sport ufficiale nel 1995 con il riconoscimento dal parte del CIO e (in Ita-

lia nel 1997, con la na-scita della Federazione Italiana Danza Sportiva a e suo ingresso nel (CONI). La danza spor-tiva ha una lunga storia nel campo delle "danze di coppia", che com-prendono i principali balli delle diverse parti del mondo. Recente-mente l'ideale di danza quale sport olimpico ha coinvolto ed entusia-smato anche le "danze artistiche". La Danza sportiva rappresenta la trasposizione del ballo, generalmente di coppia, da disciplina artistica in disciplina sportiva, con proprie regole, compe-tizioni e gare agonisti-che, il cui livello varia

dall'amatoriale al professionistico suddiviso in varie classi. La Federazione Italiana Danza Spor-tiva denominata "FIDS", è stata riconosciuta dal CONI; organizza lo sport in Italia, definendone le normative. Anche altri enti di promozione sporti-va riconosciuti dal CONI,che non possono defi-nirsi federazione, come ad esempio il Centro Sportivo Italiano, L'M.S.P. Italia, la UISP,o altri enti che affiliano anche associazioni che si occu-pano di danza, come ad esempio l' A.I.D.C.Associazione Italiana Danze Caraibi-che,organizzano competizioni e scuole di questo sport,a carattere puramente amatoriale, con re-gole affini a quelle emanate dalla FIDS.

VIMUTH FERNANDO

P a g i n a 8 A N N O I , n u m e r o 1

Page 9: Il saputello

La bellezza è una qualità delle cose che osserviamo, nel mondo attorno a noi, quando esse ci suscitano sensazioni piace-voli: la attribuiamo ad oggetti, opere, ani-mali o persone durante la nostra esperien-za, quando le colleghiamo ad un contenu-to di emozioni positive. La bellezza è legata a chi la osserva! Non ha senso parlare di una bellezza che non possa essere apprezzata: sarebbe co-me pensare ad una cosa preziosa dimenti-cata in una cassaforte senza mai utilizzar-la. Nel tempo i modelli di bellezza sono cambiati, a seconda delle epoche storiche e del grado di civiltà dei popoli: si è passa-ti dalla imitazione della natura, con le sue forme perfette e armonioso, alla più sfre-nata stravaganza nella ricerca di nuove espressioni. Un senso classico di bellezza, però, è sempre stato presente in ogni epoca: due fra i più famosi esempi di bellezza classica sono la statua della Venere di Milo (130 a.C. circa) e il dipinto la Nascita di Vene-re di Sandro Botticelli (1485).

EMANUELE LUONGO

DODGEBALL (palla schivata) è uno sport di squadra nato come evoluzione agonistica della comune palla pri-gioniera o palla avvelenata. Si gioca in sei contro sei, ad inizio partita le palle sono situate sulla linea di metà cam-po, in una zona neutra della larghezza di 1 metro denomi-nata dead zone, mentre i giocatori sono fermi dietro la propria linea di fondocampo, pronti a partire al fischio dell’arbitro per conquistare il maggior numero di palle prima degli avversari. Si gioca su un campo di 9 x 18 metri (le stesse misure di quello da pallavolo). L'obiettivo del gioco è quello di colpire ed eliminare tutti i giocatori della squadra avversaria, senza venire eliminati. È consentito uscire dalle linee perimetrali per recupe-rare i palloni che sono esterni al terreno di gioco, purché nella propria metà campo; non si può uscire al fine di schivare la palla. Una volta fuori, è vietato lanciare la palla ed è vietato rientrare da una linea laterale ma solo da quella di fondo. Il giocatore può difendersi da un at-tacco respingendo con la palla che ha in mano quella av-versaria. Il giocatore eliminato deve abbandonare imme-diatamente il campo di gioco e resta ad attendere a bor-do campo che uno dei propri compagni gli consenta di riprendere il gioco afferrando al volo un pallone lanciato da un avversario. Un match si sviluppa in diversi games, il cui numero varia a seconda della categoria d'età; gene-ralmente vince il match la squadra che si aggiudica la maggior parte dei sette games previsti. Una squadra si aggiudica un game quando riesce ad eliminare tutti i giocatori della squadra avversaria, oppu-re quando, al termine dei 4 minuti di durata massima di un game, ha in campo più giocatori rispetto all'altra. È consentito chiudere un game in parità. In caso in cui si giunga all'ultimo game in assoluta parità e al termine di questo vi sia parità anche tra i giocatori delle due squa-dre, si proseguirà con un tempo supplementare di altri due minuti. Ogni game vinto dà 1 punto in classifica ge-nerale.

MARIO BORRELLI

IL DODGEBALL

LA BELLEZZA

P a g i n a 9 A N N O I , n u m e r o 1

Page 10: Il saputello

LA BELLEZZA NELL’ARTE...

LA PIETA’ DI MICHELANGELO

Opera perfetta, la Pietà di Michelangelo. Raffi-gura tutte le emozioni che può provare una ma-dre nel vedere suo figlio morto.

Maria ha donato tutto l’ affetto possibile a quel bambino, per poi vederlo mentre lo flagellavano, mentre lo inchiodavano sulla croce, mentre la croce veniva tirata su e mentre lui esalava l’ultimo respiro dopo che una lancia gli aveva trapassava la costola. Michelangelo rappresenta una scena molto dura da vedere, una madre che tiene in grembo il corpo di suo figlio freddo e immobile.

Suo figlio era morto, non avrebbe mai più potu-to abbracciarlo o accarezzarlo. Mai più. Ma Maria è anche una figura esemplare nella sua dignità di Madre di colui che è anche Figlio di Dio sacrificatosi per la salvezza di tutta l’ uma-nità.

ROBERTA DE MASI

ROMEO E GIULIETTA

Quest’opera narra le vicende di due famiglie in contra-sto tra di loro: i Montecchi e i Capuleti e la storia d’ amore tra due ragazzi di queste famiglie: Romeo e Giu-lietta.

Romeo sente una dichiarazione d’amore di Giulietta verso di lui e allora le propone un matrimonio segreto.

Il giorno del matrimonio, Romeo si trova coinvolto in una rissa e, furibondo per l’uccisione di un suo amico, uccide a sua volta Tebaldo, cugino di Giulietta.

Scoperto, è costretto a fuggire a Mantova.

Intanto Giulietta è costretta a sposare un gentiluomo, ma beve un narcotico che la fa sembrare morta per 40 ore.

Frate Lorenzo da ordine di portare a Romeo la notizia per fuggire insieme a Giulietta, ma il messaggero non arriva da Romeo, il quale crede che la sua amata sia veramente morta.

Romeo, colpito dal dolore, si reca al sepolcro di lei e beve un potente veleno che lo fa morire accanto alla sua sposa segreta.

Finito l’incantesimo, Giulietta si sveglia e, compreso l’accaduto, si trafigge con un pugnale.

AUTORE : WILLIAM SHAKESPEARE. Uno dei mas-simi autori della letteratura mondiale.

LUOGO : Verona,la citta' delle due famiglie rivali

TEMPO : la vicenda e' ambientata tra la fine del 500 e l'inizio del 600

PERSONAGGI:

Romeo: ragazzo della famiglia dei Montecchi che si innamora di Giulietta. A causa si un omicidio, è co-stretto a lasciare la sua città e muore a causa di un disguido.

Giulietta: ragazza della famiglia dei Capuleti. È l’amante di Romeo che per non sposarsi col conte Pari-de, beve un narcotico che la fa sembrare morta per 40 ore.

Frate Lorenzo: sposa di nascosto i due ragazzi ed è lui a dare l’antidoto a Giulietta.

LUDOVICA DELLA TORRE

A N N O I , n u m e r o P a g i n a 1 0

Page 11: Il saputello

...CHE COS’E’ LA BELLEZZA? Interviste...

DOMANDE

1. Che cosa e’ per te la bellezza interiore?

2. Come spiegheresti la bellezza di un ragazzo/a?

3. Quando hai provato questo sentimento?

4. E’ piu’ importante la bellezza interiore oppure quella esteriore?

5. Esiste la bellezza oggettiva?

RISPOSTE

ROSARIA (ANNI 45)

1. La ricchezza di sentimenti positivi. Per esempio la sincerita’, la limpidezza, l’amore verso il prossi-mo.

2. Il viso “pulito”, cioe’ l’aspetto da bravo ragazzo, i capelli lunghi, lo sguardo dolce, i lineamenti non marcati.

3. Alle medie, vedendo il David di Donatello a Firen-ze. Fui immensamente colpita dalla sua bellezza.

4. Per me sono importanti tutte e due, ma quella interiore e’ sicuramente piu’ importante.

5. si, esiste una bellezza oggettiva, ma non sempre una bellezza oggettiva deve necessariamente piacere.

M. CRISTINA (9 ANNI)

1. Per me la bellezza interiore e’ il sentimento bello che sentiamo nel nostro cuore.

2. Viso limpido, occhi teneri, sguardo sicuro, capelli lunghi, sorriso simpatico.

3. Questa estate ho visto un ragazzo bellissimo.

4. Tutte e due sono importanti solo che conta di piu’ quella interiore.

5. Per me non esiste la bellezza oggettiva. E’ impossi-bile.

MICHELE (ANNI 45 )

1. E’ la sincerita’

2. Attraente.

3. Da bambino, la bellezza della natura.

4. E’ sicuramente piu’ importante quella interiore

5. Quella che risponde a precisi canoni estetici.

MICHELA CASABURO

RISPOSTE

MIA MAMMA

1. La bellezza rispecchia sempre un sentimento interiore. E' bello ciò che appare bello ai nostri occhi. 2. Io vedo la bellezza negli occhi dei bambini. Per me sono la cosa più bella che possa esistere. 3. Il 28 settembre 1998 alle ore 11.26 quando ho visto nascere la mia bambina. 4. La bellezza soggettiva è quella che proviamo ogni giorno quando vediamo qualcosa che ci provoca piacere. 5. La bellezza oggettiva è quella dettata dai ca-noni socio-culturali del momento.

LUCIA CATENA

RISPOSTE

MIO PADRE

1. La bellezza è un modo di essere. Ci sono due tipi di bellezza quella esteriore e quella interiore. Quella esteriore è sicuramente riconoscibile perché si basa su criteri che la maggior parte delle persone condivi-de. Quella interiore è più difficile da riconoscere, però è sicuramente quella che lascia maggiormente il segno. 2. Quella esteriore si basa sui riferimenti classici: un bel viso, occhi azzurri, un corpo ben curato.. Quella interiore è soprattutto quella che riesce a generarti maggiori emozioni ad esempio una persona molto generosa, dolce…

3. Quando ho conosciuto la persona che amo. 4. Preferisco la bellezza interiore.

5. Perché quella esteriore con il passare del tempo può anche ridursi, mentre quella interiore con il pas-sare del tempo si rafforza.

LUCA PIPICELLI

P a g i n a 1 1 A N N O I , n u m e r o

Page 12: Il saputello

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Il tennis è uno sport che vede opposti due giocatori (incontro singolare) o quattro (due contro due, incontro di doppio). I giocatori utilizzano una racchetta al fine di colpire una piccola palla. In passato le racchette avevano un telaio in legno, successivamente in leghe leggere, ora in grafite pura o mista a kevlar con una rete rigida di corde monofilamento o multifilamento verticali e orizzontali, fissate al telaio. Scopo del gioco è colpire la palla per far sì che l'avversario, posto nell'altra metà del campo da gioco, non possa ribatterla dopo il primo rimbalzo o battendola finisca con il commettere fallo. Il tennis viene praticato con una racchetta e una palla su un campo diviso in due da una rete. Il campo può essere in terra battuta, erba, cemento o materiale sintetico; sono sempre di più i campi al coperto che permettono l'attività anche d'inverno. Lo scopo del gioco è di mandare la palla nel campo opposto, in zone delimitate da righe in base al tipo d'incontro ossia singolo o doppio, per far punto facendo toccare una volta a terra la palla nel campo avverso in modo che l'avversario non possa rispondere, il punto si assegna anche quando l'antagonista non riesce a far passare la palla sopra la rete e quando l'avversario non riesce a prendere la battuta; la palla viene generalmente colpita con la racchetta, mai staccata dalla mano, al volo o dopo solamente un rimbalzo. Gli incontri hanno dei punteggi che si suddividono in partite, in inglese set; in base ai tipi di torneo gli incontri sono al meglio dei 3 o 5 set ; una partita è costituita da 6 o più giochi, (games).

Dal 1976 se però i giocatori sono sul punteggio di 6-6, quando il

regolamento del torneo lo prevede, si

disputa un gioco decisivo, in Inglese tie-

break, per conseguire la vittoria sul 7-6,

eccetto in genere che nel quinto set. Il

punteggio di un gioco assegna punti nella

successione di 15 - 30 - 40 - vittoria e se i giocatori sono sul punteggio

di 40 - 40 consegue la vittoria chi vince 2 vantaggi consecutivi. Nel tie-

break vengono assegnati punti nella normale successione numerica (1,

2, 3, 4, ...): si aggiudica il gioco decisivo chi per primo realizza 7 punti,

con uno scarto minimo di due punti (ad esempio 7-5, 8-6 e così via).

Per vincere un gioco così come per vincere una partita un giocatore

deve superare l'avversario sempre di almeno 2 punti; quindi il risultato

di una partita può essere: 7-6 (tie-break), 7-5, 6-4, 6-3, 6-2, 6-1 o 6-0.

L'origine del punteggio 15 - 30 - 40 non è certa ma si pensa abbia radici

medievali e francesi. Una possibile spiegazione è basata sulla presenza

di un orologio sul campo. Un movimento di un quarto della lancetta

(una per giocatore) veniva fatto dopo ogni punto e il risultato passava

da 15 a 30 a 45 (col tempo abbreviato in 40). Quando si arrivava a 60 il

ciclo era completo e così il gioco. Rino Tommasi, giornalista e

telecronista di tennis, invece asseriva che ciò fosse dovuto al suono

delle parole 15 30 40 che, nel vecchio francese, suonavano come un

ritornello.

LEONARDO FIORE

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