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IL TIRO A VOLO

Date post: 10-Mar-2016
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MAGAZINE della FITAV
44
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SOMMARIO

Il T IRO A VOLO 1

2 L’EDITORIALE

4 DEBUTTA IL NUOVO CONSIGLIO FEDERALE

6 LA PAROLA AL CONSIGLIO

28 IN CORPORE SANO

32 QUI VALLE D’AOSTA

35 QUI LOMBARDIA

38 QUI SICILIA

40 ATTI UFFICIALI

In copertina

Quella che pubblichiamo in copertina in questo numero è la prima istantanea ufficiale del Consiglio della Fitav uscito dalle urne dell’Assemblea dello scorso 15 dicembre. In occasione della prima riunione dell’Esecutivo della Fitav - evento a cui si riferisce l’immagine di copertina che ritrae anche il Segretario generale Fabio Fortuni e il Presidente del Collegio dei revisori dei conti Luigi Agnelli - sono stati eletti Vicepresidenti Emanuela Croce Bonomi e Paolo Fiori. Ma questa volta l’evento importante non si limita alla prima di copertina: nelle copertine conclusive del numero 227 Il Tiro a Volo propone infatti alcune immagini dell’incontro che ha sancito l’avvio di un corso dedicato in maniera specifica al nostro sport alla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università romana Tor Vergata.

Numero 227febbraio 2013

DirettoreLuciano Rossi

Direttore ResponsabileLuigi Agnelli

Coordinatore RedazionaleMassimiliano [email protected]

Direzione e RedazioneFederazione Italiana Tiro a VoloViale Tiziano 7400196 RomaTel. 06 45235200Fax 06 [email protected]

Composizione grafica eimpaginazioneAndrea Tei

Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione anche parziale se non autorizzata.

Aut. del Tribunale di Roma n.111 del 17 marzo 1994

Munizioni Baschieri & PellagriChedditeFiocchi MunizioniNobel Sport Italia

ArmiPietro BerettaPerazzi ArmiRizzini

MacchineFab

ElicheRodenghiTiro a Volo Lazio

AbbigliamentoCastellani

PiattelliEurotargetLaporteMattarelli

Gestione GareHard SoftElettronica Progetti

Raccolta dei materiali Società Cooperativa E.COPiombifera BrescianaPuli Pull

SPONSOR FEDERALI

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2 febbraio 2013 n.227

Sappiamo bene che in pedana i numeri contano. Lo sanno bene i nostri campioni, perché è la qualità di quei numeri che permette loro di primeggiare ad esempio nelle massime competizioni internazionali e consente loro di attribuire prestigiose affermazioni al nostro Paese e alla nostra Federazione. Ma i numeri contano anche dal punto di vista di quella che potremmo definire “popolazione” del tiro a volo. Riguardano cioè quell’aspetto importantissimo della vita federale che è il Tesseramento. Non soltanto, però, è importante che ogni Tesserato riaffermi la propria fedele appartenenza alla Federazione, ma è oltremodo importante che il numero dei Tesserati cresca. Sono il primo a rendermi conto che, in una situazione generale come quella che stiamo vivendo, chiedere a ciascuno di noi di impegnarsi ulteriormente e di profondere risorse, se

I NUMERI CHE CONTANO

EDITORIALE

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possibile, anche maggiori di quelle abitualmente profuse, appare una richiesta quasi irrealistica. Eppure, gli elementari principi di economia ci dicono che, a fronte del rigore (e in questo senso la Federazione è stata scrupolosamente attenta in questi anni a destinare correttamente le proprie risorse e anche ad accantonarne altre per obiettivi specifici e mi riferisco all’assistenza offerta alle Associazioni per l’adeguamento alle norme di tutela ambientale), in tempi di crisi occorre anche restituire stimolo al sistema. Sta dunque a tutti noi impegnarsi a restituire stimoli al nostro sistema: al sistema tiro a volo. E uno dei meccanismi più utili ed efficaci per restituire slancio, è appunto far crescere la popolazione degli appassionati attraverso il Tesseramento. Il Consiglio Federale ha predisposto già dai primi giorni di quest’anno alcuni provvedimenti importanti per sollecitare questo processo. Ai nuovi Tesserati (ovvero a coloro che sottoscrivono la tessera federale propriamente per la prima volta) la Federazione Italiana Tiro a Volo riconosce immediatamente un contributo in munizioni e, in parallelo, riconosce un altro contributo all’Associazione che ha prodotto quel nuovo Tesserato. In questo senso non posso che augurarmi che il provvedimento risulti oneroso per la nostra Federazione, perché questo significherebbe appunto che le Associazioni si sono attivate energicamente per reclutare nuovi appassionati. Naturalmente questo provvedimento guarda con fiducia anche all’alveo dei cacciatori: a tutti coloro che, condividendo la passione per la pratica venatoria con molti di noi, hanno frequentato e frequentano le nostre Associazioni ma che non sono ancora mai entrati ufficialmente a far parte del nostro mondo. Tuttavia non dobbiamo guardare soltanto alle nicchie non ancora esplorate del nostro ambito sportivo o soltanto a quegli ambiti sportivi che sono a noi fortemente contigui, come appunto quello dell’attività venatoria. Dobbiamo piuttosto trasformare in appassionati – e possibilmente in Tesserati e praticanti – coloro che magari anche soltanto fino alla scorsa estate non avevano la minima idea di che cosa fosse il tiro a volo. Poi, magari, costoro hanno scoperto che esiste il tiro a volo e che è una pratica sportiva affascinante perché hanno assistito al trionfo di Jessica Rossi o alla tenace impresa di Massimo Fabbrizi in quel di Londra. Abbiamo sperimentato in questi mesi quale sia l’effetto immediatamente positivo della notorietà del nostro sport e dei nostri campioni all’indomani di una grande impresa come è stata quella delle Olimpiadi della scorsa estate. Ma, contemporaneamente, (e lo hanno evidenziato di recente anche proprio i grandi mezzi di informazione) accade altrettanto facilmente che la società attuale, con la sua capacità turbinosa di fagocitare gli eventi e di avvicendarli continuamente, trascuri ben presto quegli eroi sportivi che noi abbiamo saputo creare e proporre con tanta determinazione e tanta tenacia e vanifichi pertanto quella mole immensa di lavoro che abbiamo prodotto. Quindi, sta di nuovo a noi continuare a tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica sulle nostre imprese e sui nostri personaggi, perché le une e gli altri sono un patrimonio prezioso che ci permette di acquisire sempre maggiore visibilità e che ci permette di rivendicare con sempre maggiore autorevolezza il nostro diritto di fare sport. I numeri contano, dicevo in apertura. Ce ne rendiamo facilmente conto se consideriamo che tutti gli argomenti che ho trattato in questo mio intervento sono in realtà traducibili in numeri. Sono numeri i punteggi dei nostri campioni e sono numeri quelli che descrivono i telespettatori che hanno assistito alle loro imprese alle Olimpiadi. Sono numeri quelli che indicano i Tesserati della nostra Federazione e sono numeri quelli che descrivono l’attività praticata nelle nostre Associazioni e i prodotti delle Aziende del nostro comparto che vengono utilizzati nei nostri impianti. Sono numeri i minuti di trasmissione che le Tv ci dedicano e le righe che gli organi di stampa ci assegnano. Di tutti questi numeri il tiro a volo italiano ha bisogno per crescere, fortificarsi, legittimarsi ulteriormente. Spetta a ciascuno di noi, fino dal futuro immediato, dare ulteriore impulso a tutti questi numeri.

Il Presidente Luciano Rossi

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EDITORIALE

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Nel primo vertice stagionale dell’Esecutivo della Fitav sono stati eletti Vicepresidenti Emanuela Croce Bonomi e Paolo Fiori

4 febbraio 2013 n.227

DEBUTTA IL NUOVO CONSIGLIO FEDERALE

VITA FEDERALE

I l Presidente della Fitav Luciano Rossi posa in occasione della prima riunione del quadriennio con i Vicepresidenti Emanuela Croce Bonomi e Paolo Fiori, il Segretario generale Fabio Fortuni, il Presidente del Collegio dei revisori dei conti Pierluigi Agnelli e gli altri componenti dell’Esecutivo federale

Ad appena tre settimane dall’Assemblea capitolina che ha delineato il Consiglio nazionale in carica per il quadriennio 2013 – 2016, l’Esecutivo della Federazione italiana tiro a volo si è riunito per affrontare le prime importanti deliberazioni in vista della nuova stagione agonistica. Nella riunione dei primi giorni di gennaio sono stati eletti all’unanimità nel ruolo di vicepresidenti della Fitav Emanuela

Croce Bonomi - che aveva già svolto quel compito nel quadriennio di Londra - e Paolo Fiori. Come si ricorderà, l’assise romana dello scorso 15 dicembre - che ha riconfermato alla presidenza Luciano Rossi in forma praticamente plebiscitaria - aveva delineato il nuovo Consiglio nazionale della Fitav per il quadriennio di Rio de Janeiro attribuendo le seguenti preferenze: a Rosario “Saro” Avveduto sono andati 296 voti dell’Assemblea,

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VITA FEDERALE

Roberto Manno ha ricevuto 288 voti, il neo-eletto Aldo Visconti 287, Sergio Dubbini 285, Paolo Fiori 284, Fabrizio Forti 257 e Walter Gattavilla 251. Fiorenzo De Rosa e Emanuela Croce Bonomi sono stati eletti Consiglieri in quota Atleti, mentre Luciano Innocenti è stato eletto in quota Tecnici. Nelle pagine che seguono proponiamo un esperimento - inedito quantomeno per quanto riguarda le più recenti tornate elettorali - che vede i membri del neo-eletto Consiglio della Federazione italiana tiro a volo esprimersi, per così dire, a ruota libera, sui temi più importanti della gestione federale. Ne emerge un quadro particolarmente interessante che offre al lettore una serie di preziose considerazioni che permettono di comprendere appieno l’operato del Consiglio e le

linee-guida della politica federale. I Vicepresidenti Croce Bonomi e Fiori e i Consiglieri Avveduto, De Rosa, Manno, Forti, Gattavilla, Innocenti, Dubbini e Visconti, oltre a tracciare una propria biografia tiravolistica che risulta, volta per volta, uno spaccato anche avvincente di realtà diverse, sottolineano con passione e competenza quelle aree di intervento che a ciascuno di loro sono state riservate dalle indicazioni dello stesso Consiglio in forma collegiale. L’esperimento di queste pagine vuole anche essere un’anticipazione di quello che vorrà rappresentare la Rivista on-line nel corso della stagione agonistica che si è appena aperta: uno specchio fedele dell’agonismo del tiravolismo italiano, confrontato con immediatezza con le posizioni del Consiglio Federale.

I l presidente Luciano Rossi con i vicepresidenti Emanuela Croce Bonomi e Paolo Fiori

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6 febbraio 2013 n.227

LA PAROLA AL CONSIGLIOParlano i membri dell’Esecutivo della Fitav eletto nell’Assemblea romana dello scorso 15 dicembre: i Vicepresidenti Emanuela Croce Bonomi e Paolo Fiori e i Consiglieri Rosario Avveduto, Walter Gattavilla, Fabrizio Forti, Roberto Manno, Fiorenzo De Rosa, Luciano Innocenti, Sergio Dubbini e Aldo Visconti raccontano la loro storia tiravolistica e segnalano i punti fondamentali del programma di lavoro per il quadriennio di Rio

LA PAROLA AL CONSIGLIO

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LA PAROLA AL CONSIGLIO

Siamo ormai giunti alla definizione delle classificazioni dei gradi di disabilità: è stato un lavoro molto impegnativo che ha richiesto più di un anno. Invieremo queste classificazioni all’Issf che le inoltrerà all’Ipc: l’International Paralympic Committee. Tengo a precisare che

questo passaggio è determinante per permetterci di continuare a lavorare in favore dell’ammissione di una disciplina del tiro a volo alle Paralimpiadi. A qualcuno sarà sembrato che in questo percorso verso le Paralimpiadi ci sia stato un rallentamento o addirittura

uno stop, ma invece a me preme sottolineare, in special modo ai tanti tiratori disabili che frattanto si sono affacciati all’attività e che fanno stabilmente attività di pedana, che appunto per più di anno abbiamo dovuto lavorare alle classificazioni. Che non sono un dettaglio, ma sono

Emanuela CroCE Bonomi

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8 febbraio 2013 n.227

Paralympian è la rivista ufficiale on-line del movimento paralimpico internazionale: il numero mostrato in queste pagine è il fascicolo attualmente in rete sul sito ufficiale del International Paralympic Committe (www.paralympic.org). Il numero in questione, oltre a fornire una documentata panoramica dell’attività paralimpica internazionale di tutti gli sport, propone anche alcune immagini di Alex Zanardi, l’ex campione di Formula Uno, di cui parla anche la Vicepresidente Emanuela Croce Bonomi nel suo intervento. La dirigente della Fitav parla dell’atleta bolognese, costretto da un gravissimo incidente ad abbandonare una luminosa carriera nell’automobilismo, ma dedito oggi con successo al ciclismo dell’area paralimpica, poiché lo stesso Zanardi ha dimostrato con la sua volontà di essere uno straordinario portabandiera dello sport disabile. Ma anche Paralympian non a caso segnala la grande capacità di Alex Zanardi, che potrebbe essere uno dei futuri testimonial del tiravolismo disabile, di rendersi con facilità personaggio amato dal pubblico.

LA PAROLA AL CONSIGLIO

IL TIRAVOLISMO DISAbILE SULLA STRADA DI RIO

anzi un elemento indispensabile per permetterci di compiere i passi ulteriori. Il numero degli atleti disabili che pratica il tiro a volo è indubbiamente già considerevole, ma è certo che quando saranno definite le classificazioni noi potremo anche interpellare atleti disabili che praticano attualmente altri sport a livello agonistico. Ci sono attività sportive, come ad esempio il tennis o il tennistavolo, nelle quali l’autonomia anagrafica è molto più corta. Il tennista disabile che, diciamo pure, per raggiunti limiti di età, non può più praticare quella disciplina ad alto livello agonistico, potrebbe invece trovare nel tiro a volo una diversa forma di espressione atletica e agonistica che può spalmarsi anche in un segmento anagrafico più avanzato. Abbiamo anche stabilito un contatto con Alex Zanardi che sarebbe disposto a fare da testimonial per il nostro

sport e questa iniziativa potrebbe rappresentare un importante richiamo per molti atleti disabili che non conoscono o comunque non hanno ancora praticato il nostro sport. La mia speranza per questo quadriennio è quella di far ottenere al tiro a volo la qualifica di sport riconosciuto dall’Ipc per approdare alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro come sport di esibizione. La mia ulteriore speranza è che una delle discipline del tiro a volo possa essere già ammessa nel programma delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, perché la nostra Federazione internazionale è già presente con il tiro di carabina e il tiro di pistola. Noi aggiungeremmo la specialità della Fossa Olimpica ad una categoria sportiva – il tiro, appunto – che già esiste nel programma dei Giochi paralimpici. Con il riconoscimento ufficiale, nel primo anno potremmo già procedere all’organizzazione di

un Campionato europeo e di una serie di Grand Prix. Nella stagione successiva potremmo programmare il Campionato del Mondo, che sia organizzato dall’Italia o da un’altra nazione. Per inciso, ci sono buone probabilità che sia la Gran Bretagna a proporsi per l’organizzazione del Campionato del Mondo. In questo lavoro molto impegnativo siamo in pochi: non moltissimi sono i Paesi sensibili alle esigenze del tiravolismo disabile e questa esiguità di numeri alle volte ha trasmesso l’impressione che non vi fossero progressi sulla strada che avevamo tracciato. Ci sarà poi l’esigenza di individuare alcuni sponsor, ma anche questa seconda fase potrà essere promossa con convinzione soltanto nel momento in cui potremo contare su delle classificazioni definitive e riconosciute a livello di Comitato paralimpico internazionale.

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LA PAROLA AL CONSIGLIO

Con il passare degli anni e con l’esperienza che si acquisisce, si riesce anche ad avere queste soddisfazioni. La mia elezione a Vicepresidente è stata una decisione convinta del Presidente Rossi e di tutti miei colleghi, quindi l’eletto, cioè il sottoscritto, si trova ad assumere un ruolo sempre più significativo. E questo ruolo ti impone necessariamente anche un forte equilibrio. Io sono onorato di questo incarico perché la Vicepresidenza della nostra Federazione è un ruolo di grande prestigio che dà grande soddisfazione a chi lo ricopre. Dovendo giudicare il quadriennio che stiamo affrontando, concentrerei l’attenzione sul fatto che stiamo vivendo momenti molto difficili. I soggetti che sono più in difficoltà sono sicuramente le nostre Associazioni che vivono una situazione di grande emergenza. È chiaro che all’origine di tutto c’è questa grande crisi economica che sta affliggendo il mondo intero e che, quindi, a maggior ragione mette in ginocchio la nostra piccola famiglia del tiro a volo. Io ritengo che questo sia il problema più vero: quello più importante. Gli attuali risultati del Tesseramento, non proprio confortanti, in questo senso sono un segnale chiarissimo, proprio perché quei risultati parlano chiaramente di economia. Non possiamo nasconderci che oggi, per molti appassionati, anche soltanto sottoscrivere la tessera risulta difficoltoso. Come vedo, alla luce di questo, la politica federale nel futuro? Dobbiamo stare vicini alle Associazioni per cercare di aiutarle in questo momento difficile sotto il profilo dell’economia. La questione ambientale è il secondo

grande problema. È stato il cavallo di battaglia delle lotte promosse da questa dirigenza fino dal suo avvento, ma questa politica ci permette di nutrire speranza nei confronti del futuro anche in momenti difficili appunto come quello presente. Quindi, nel nuovo incarico che rivesto, io intendo concentrare i miei sforzi proprio ancora in questa direzione.

E’ chiaro che qualche volta ci sentiamo soli di fronte a grandi problemi come questo, ma è anche vero che abbiamo un grande Presidente che riesce a muoversi bene nel Palazzo e mi auguro che il Presidente Rossi possa continuare ad esprimere in quel senso e in quelle sedi la forza della Federazione. Qualcuno ha sostenuto, anche

Paolo Fiori

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giustamente, che in questa visione della politica ambientale, o meglio nell’adempimento di tutti gli obblighi che essa impone, la dirigenza della Federazione è molto più avanti quantomeno di una parte della classe dirigenziale delle nostre Associazioni. Io dico però che i miracoli non li possiamo pretendere: abbiamo vissuto una storia lunga ottantasette anni e abbiamo vissuto una considerevole parte di questa storia allontanandoci dal mondo. Non possiamo nasconderci questa verità. Ci siamo allontanati da un mondo che ci cresceva intorno e che avanzava e che progrediva. Il nostro mondo, ovvero i dirigenti delle Associazioni, chi con tanti sacrifici ha messo in piedi sodalizi e strutture, si è trovato, a un certo punto, lontano dal mondo. Oggi, e ormai da tempo, abbiamo imboccato un’altra strada, ma torno a dire che è impossibile chiedere e chiederci i miracoli. Questa strada coincide con una grande visione politica e occorre continuare su questa strada cercando di coinvolgere il maggior numero possibile dei dirigenti delle nostre Associazioni. Possibilmente tutti. Il problema è appunto che la carovana che segue il Consiglio non sempre è unita, non sempre ha una visione omogenea: ogni tanto c’è qualcuno che si perde o sbaglia strada. Ci rendiamo conto che questo è a suo modo molto pericoloso, ma è chiaro che proprio per questo la nostra insistenza su questi temi è ancor più importante e ancor più significativa. Il mondo delle armi in Italia è un mondo molto limitato, non è certamente l’America: non abbiamo i problemi di Obama. Il nostro Paese è molto selettivo rispetto al possesso e all’uso delle

armi. Di contro, però, noi che nel nostro sport usiamo un’arma dobbiamo confrontarci con una platea ampia che qualche preconcetto lo nutre. Poco conta per i nemici delle armi che il nostro sia lo sport più sicuro in assoluto. Non considerano neppure l’uso realmente sportivo che noi facciamo dell’arma, non conoscono tantomeno le regole del nostro sport, la nostra realtà, le nostre Associazioni: il nostro modo di vivere, puro, sereno, sano: e ribadisco sano. Io dico sempre: abbiamo nemici senza motivo. Ovvero: qualcuno ha preconcetti su di noi, semplicemente perché non sa niente di noi. Altrimenti, se ci conoscesse, intendo, molto probabilmente ci apprezzerebbe tantissimo. Ci sono sicuramente molti modi di promuovere la conoscenza di noi e del nostro mondo e uno di questi è l’iniziativa recente e importantissima che vede il tiro a volo accolto in forma solenne alla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università Tor Vergata: in questo modo stiamo avviando una grande opportunità. L’ambiente, la difficoltà delle Associazioni, l’uso dell’attrezzo sportivo di cui ci serviamo: questi sono i punti veri di difficoltà. Io dico sempre, però, che viviamo di fatti ma anche di grandi speranze e le speranze si realizzano cercandosele. La fortuna se non la cerchi, non ti cerca. La speranza che riponi in qualcosa, la devi cercare. Lo sport si fonda sui giovani: sui ragazzi e sui bambini. Anche il nostro, naturalmente. Noi abbiamo una certa difficoltà a trasmettere il nostro messaggio a queste categorie. Il problema appunto dell’attrezzo sportivo ci limita nell’approccio dei più giovani e dei ragazzi in età

scolare. Il nostro sport si fonda indubbiamente sull’attività della caccia. La caccia ha grandi numeri, seppur ridotti in tempi recenti. Il nostro bacino è quello. Il nostro lavoro di promozione ha dunque più di una direttrice: la creazione di nuovi tiratori attraverso il rapporto con la scuola e l’università e il bacino della caccia. Questo bacino peraltro riveste un ruolo molto importante: permette di indirizzare i nostri

LA PAROLA AL CONSIGLIO

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LA PAROLA AL CONSIGLIO

sforzi verso le attività amatoriali: mi viene in mente il Compak Sporting e la Fossa Universale, ma anche altri esperimenti più recenti come il Trap Americano e i piccoli calibri. In questo ci attendiamo che il rapporto con molte realtà del mondo produttivo sia di collaborazione vera. Primo piattello sparato? Quasi cinquanta anni fa. In una festa di paese della bassa Sabina con una Diavola Rossa. Il primo campo di

tiro a volo della zona è stata poi la Società di Montopoli che ho fondato personalmente e che il prossimo luglio compirà trent’anni. La politica della creazione delle tante piccole Società è una strategia di base del tiravolismo italiano. La dirigenza Rossi nasce proprio in opposizione ad una politica in favore di “pochi grandi campi”. Al primo punto del programma della presidenza Rossi c’è invece sempre stata la difesa

ad oltranza di tutti gli impianti, perché è nostra convinzione che il tiro a volo nasceva e cresceva proprio in queste realtà da sagra paesana e si sviluppava comunque con la capillarità geografica. La capillarità è l’essenza della nostra esistenza e della nostra resistenza, quando nei confronti della nostra esistenza sono stati prodotti forti attacchi. E la capillarità deve tornare in breve ad essere la nostra forza.

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Voglio sottolineare che la scelta di rinunciare alla carica di Vicepresidente che sono stato onorato di ricoprire in precedenza è stata una mia scelta volontaria. E in questa mi scelta ho voluto anche sintetizzare la mia volontà di indicare che tali incarichi non possono essere sempiterni. Si tratta piuttosto di esperienze importanti che ognuno di noi dovrebbe fare e che quindi devono gratificare anche altri membri del Consiglio come hanno già gratificato me in questi anni. Anzi, la circostanza mi impone anche di estendere un grande ringraziamento a tutte le Associazioni della Federazione italiana tiro a volo che mi hanno attribuito un consenso così numericamente importante e convinto in occasione dell’Assemblea dello scorso mese di dicembre. Il voto di tutte queste Associazioni mi onora e premia l’incarico di Vicepresidente che ho svolto con grande orgoglio. L’amico e collega Paolo Fiori mi aveva espresso questa sua volontà di compiere l’esperienza stimolante della Vicepresidenza ed io ho accolto con favore questo desiderio e anzi mi sono prodigato in Consiglio perché questa decisione, per l’importanza che essa riveste dal punto di vista della vita e della politica federale, fosse assunta all’unanimità, come si conviene appunto alle decisioni importanti. In questo quadriennio che è appena iniziato, anche nel ruolo che, un po’ alla maniera militare, voglio simpaticamente definire di soldato semplice, sono certo che potrò esplicitare il mio incarico prestando particolare attenzione alla realtà specifica del territorio. Esattamente come ho fatto in questi anni da

Vicepresidente. È mia intenzione precisa di riportare il tiro ai tiratori. Che cosa intendo dire con questa definizione? Intendo dire che il nostro sport non può e non deve essere considerato sport di pochi, ma deve beneficiare di una pratica di massa. Il tiro a volo è di tutti coloro che vogliono praticare questa nostra meravigliosa disciplina. Anche se questo non deve distrarci

dall’obbiettivo fondamentale che è quello di produrre qualità Io ho avuto modo di segnalare un mio certo qual dissenso con alcune strategie adottate in passato ad esempio dal Settore giovanile. Qualche volta, a mio personalissimo avviso, il Settore giovanile ha probabilmente privilegiato la quantità a discapito della qualità. Certo: concordo che noi dobbiamo

LA PAROLA AL CONSIGLIO

rosario AvvEduto

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LA PAROLA AL CONSIGLIO

ampliare il numero dei praticanti e dobbiamo far avvicinare le persone al tiro a volo, ma non dobbiamo mai trascurare la qualità. Sicuramente c’è l’esigenza di estendere la pratica del tiro e non a caso io plaudo all’iniziativa recentemente promossa da Mirco Cenci di individuare dei promoter regionali per la disciplina del Double Trap che troppo spesso è rimasta chiusa in veri e propri ghetti: voglio ricordare che quando

si creavano isole felici del Double Trap in alcune zone del nord Italia, frattanto la disciplina era praticamente sconosciuta in altre aree del sud. Oggi in Sicilia le cose sono già diverse: in almeno tre impianti l’appassionato può praticare la disciplina. Io mi auguro peraltro di continuare a seguire anche l’attività amatoriale: anzi, l’ho chiesto espressamente al mio Presidente. È lì, nel comparto delle discipline amatoriali, che noi

Federazione possiamo pescare ancora con successo. E sono convinto che dal comparto delle discipline amatoriali possono trovare vantaggio anche le specialità olimpiche. Del resto, negli ultimi anni le discipline amatoriali sono esplose in ogni zona. In Sicilia abbiamo riscoperto la Fossa Universale (mi viene in mente un Gran premio di Fossa Universale in Sicilia nella scorsa stagione con oltre centoventi iscritti che principalmente arrivavano dal centro e dal nord dell’Italia) e abbiamo dato definitivo slancio al Compak Sporting: nel Compak Sporting le gare in Sicilia vedono la partecipazione di centocinquanta tiratori, ma di questi almeno una cinquantina attraversano abitualmente lo Stretto per andare a competere anche in altre zone del nostro Paese. Il primo piattello della mia vita? Me lo ricordo bene: a otto anni, nel 1945, in un’azienda di proprietà di mio padre con una macchina fissa posizionata dietro un muro a secco. Io ero lì alle prese con i primi piattelli con un calibro 36. Ho impiegato un po’ di giorni per riuscire a romperne uno…! Quando finalmente ne ho colpito uno, è stata una festa: la sera c’erano tutti i parenti a cena! Erano assolutamente altri tempi: Tempi in cui il tiro a volo era attività per pochi e tempi in cui, per chi viveva in Sicilia, era perfino difficile fare approvvigionamento di piattelli. Poi certo le cose sono cambiate, ma non subito: ancora negli anni Settanta, chi viveva nella mia zona: a Rosolini, a Modica, faceva trecento chilometri per partecipare ad una gara a Palermo. Oggi in Sicilia ci sono invece quarantasette Società: ogni quindici – venti chilometri si può incontrare l’insegna di un campo di tiro. È il segno più tangibile di questa grandissima trasformazione.

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Questo è il mio terzo mandato. Sarà un quadriennio molto difficile e sarà sicuramente difficile già anche il primo anno di questo quadriennio, innanzitutto perché immediatamente dopo le Olimpiadi per tutti gli sport, e in particolare per il nostro, si verifica sempre un momento particolare di momentanea e fisiologica pausa prima della vera ripresa dell’agonismo. In più c’è il fatto che questo momento coincide con una grave crisi economica. Nonostante questo, dobbiamo comunque immaginare e realizzare continuamente un rilancio del tiro a volo. Abbiamo rinnovato il contratto con la Rai e quindi, ad esempio, avremo anche quest’anno le presenze televisive che abbiamo avuto l’anno scorso e che hanno favorito la conoscenza del nostro sport a vari livelli. Un compito importante è affidato sicuramente ai delegati regionali che in questa fase, più che in precedenza, dovranno fare da tramite tra il Consiglio Federale e le Associazioni distribuite sul territorio. Usciamo da una stagione di grandi vittorie: io sono fortemente convinto che la vittoria della medaglia d’oro da parte di Jessica Rossi a Londra abbia prodotto un bell’impatto mediatico sull’opinione pubblica. E ho avuto riscontri diretti di persone che, praticamente forse anche ignare del’esistenza del nostro sport, si sono ritrovate ad interessarsene per effetto dell’impresa di Jessica. Sicuramente è più difficile tradurre questa maggiore popolarità del tiro a volo in

numeri che riguardano l’attività. Si può scoprire il tiro a volo dopo aver ammirato le imprese di Jessica Rossi e ci si può anche appassionare a questo sport, ma non è detto che quella persona che, grazie alle Olimpiadi, ha scoperto e imparato ad apprezzare il tiro a volo si traduca anche in praticante. Questo argomento si lega poi al tema del Tesseramento. Sarà

fondamentale che tutti coloro che frequentano un impianto di tiro a volo siano tesserati e questo è un compito, per così dire, di vigilanza che spetta ai Presidenti delle Associazioni. Sappiamo per certo che più o meno tutte le Associazioni sono frequentate abitualmente da persone che fanno tiri di prova e partecipano anche a gare societarie (anche se naturalmente non partecipano

LA PAROLA AL CONSIGLIO

Walter GAttAvillA

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LA PAROLA AL CONSIGLIO

all’attività federale) per un’intera stagione senza sottoscrivere la tessera. In certo modo mi sento in dovere di dire che i dirigenti delle Associazioni devono sicuramente curare e seguire l’attività, ma devono assolutamente anche fare opera di reclutamento individuando le persone che, con il tempo, divengono frequentatori abituali dell’impianto e trasformando quei

frequentatori abituali in tesserati. Anche per queste iniziative, occorre un cambiamento di mentalità. C’è già stato un forte cambiamento di mentalità nei nostri dirigenti negli ultimi anni e questo è un fenomeno importante, perché un cambiamento di mentalità non si impone dalla sera alla mattina con una legge: è qualcosa che si assimila con il tempo e i nostri dirigenti – mi

riferisco ad esempio all’aspetto della gestione informatica dell’attività – hanno dimostrato di saper accogliere queste novità. La Federazione si impegna in questo senso e altrettanto fanno i delegati regionali, ma i Presidenti delle Associazioni devono comprendere che in questa opera di reclutamento sul territorio, per la capillarità che l’iniziativa stessa deve avere, è loro il compito più importante. Non possiamo trascurare che comunque il tesseramento offre vantaggi anche e soprattutto alle Associazioni: un numero più alto di frequentatori dell’impianto, maggiore attività e, non ultimo, il contribuito che la Federazione accorda da quest’anno alle Associazioni per ogni nuovo Tesserato. In tanti altri sport e in tante altre strutture, fatta eccezione per un periodo iniziale di approccio alla disciplina e all’attività, la frequentazione della struttura e la pratica di quello sport non può prescindere dalla sottoscrizione della tessera. C’è anche un altro aspetto importantissimo: la tessera federale offre tutta una serie di coperture assicurative che devono essere prerogative stabile e acquisita di ogni praticante. Non tanto perché il nostro sia uno sport pericoloso - perché sappiamo che i dati certificano il contrario – ma perché si tratta di una sorta di regola indispensabile per la pratica di ogni sport. A mio avviso anche tutti i cacciatori che frequentano i nostri impianti dovrebbero essere tesserati: la tessera federale è comunque una sorta di carta d’identità del praticante.

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Mio padre Italo era un tiratore di buonissima tecnica. Mio padre e un suo amico, Severino Daris, sono stati i fondatori del primo campo di tiro a San Severino Marche nei primi anni Sessanta. San Severino ha sempre avuto anche una grande tradizione per il motocross: mio padre, che era un grande sportivo, era anche socio fondatore del Motoclub settempedano. Nel ’72 hanno disputato anche i Mondiali di Motocross a San Severino. A valle dell’impianto di motocross è nato il campo di tiro a volo. Successivamente a quel periodo, mio padre ha poi gradualmente lasciato i suoi impegni sportivi, ma mi ha trasmesso la grande passione per la caccia e per il tiro.

Io ho avuto in regalo nel giorno della Cresima un fucile Perazzi. Il campo di tiro a volo di mio padre è divenuto frattanto comunale ed è stato spostato in una sede limitrofa, più in alto rispetto alla sede precedente. Quell’impianto è divenuto l’attuale Società Le Ginestre del Presidente Cristiano Cappellacci. E per inciso è in quell’impianto che ogni anno, nel giorno di Ferragosto, si disputa un Memorial in onore di mio padre. Io ho iniziato a sparare con questo fucile pregiatissimo, ma allora ero un appassionato giocatore di calcio e quindi indirizzavo le mie energie atletiche verso quello sport. Mio padre, frattanto, si era ritirato in campagna e si dedicava agli ulivi e ai vigneti.

Frattanto mi sono laureato, ho iniziato la mia professione, mi sono trasferito in Veneto e quindi per un perodo piuttosto lungo non ho più praticato il tiro. Nel 1999 è venuto a mancare: è stato un momento difficilissimo perché mio padre è stato per me sempre un faro. Era un uomo burbero, ma con capacità enormi. Mi sono trovato in possesso dei suoi fucili. Nel 2000 ho rinnovato la licenza di caccia per poter portare in Veneto i fucili che erano appartenuti a mio padre. In quell’occasione un amico mi ha detto: Hai il Perazzi, torna a sparare due colpi. A quel punto altri tre amici: Nicola Girotto, Mirco Littamè e Francesco Bellucco, mi hanno invitato a provare il Double

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Fabrizio Forti

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Trap e mi sono trovato subito coinvolto fortemente nella pratica di quella disciplina. Nel 2003 ho sottoscritto la prima tessera Fitav, nel 2004 ho continuato a frequentare assiduamente e a gareggiare con risultati sempre migliori e nel 2005 Nicola Girotto mi suggerì di andare a fare il primo Gran Premio di Double Trap alla Ghirlandina. E sono arrivato secondo in terza categoria. Ho sparato anche al Gran Premio successivo a San Fruttuoso piazzandomi bene. Ho vinto il Fitav a Trigoria e ho vinto l’argento al Campionato italiano di Double Trap di calibro 20. E a questo punto è esplosa questa mia passione per il Double Trap. In quell’epoca ho avuto la fortuna di incontrare Mirco Cenci e l’ho trovato subito una persona di grandi capacità. Mirco mi ha permesso di conoscere meglio la disciplina ed è per questo che abbiamo portato avanti anche molte iniziative assieme in favore del Double Trap. Questa frequentazione

sempre più intensa del mondo del tiro è sfociata nel mio ingresso in Consiglio nel 2008. Io dico sempre che ho accettato di candidarmi con l’incoscienza del profano. Parlo di incoscienza perché probabilmente in quel momento non avevo considerato pienamente il grado di impegno che questo incarico mi avrebbe richiesto. Voglio dire che il tiro a volo si materializza nell’immaginario di tutti nel lancio di un piattello e nel tentativo di colpire quel piattello, quando invece a monte c’è una gestione molto complicata e complessa. È una gestione spesso piena di insidie ed è grazie all’esperienza del Presidente e di tutti i Consiglieri che in questo quadriennio ho potuto comprendere quali sono i problemi dello sport. Sono sincero: all’inizio di questa mia esperienza neppure mi rendevo conto realmente di tutte le problematiche che nei fatto compongono un’attività sportiva. Al termine dello scorso quadriennio ho anche considerato

con attenzione se ricandidarmi o meno. Non perché volessi sottrarmi all’impegno del ruolo, ma piuttosto perché in un primo momento ho ritenuto di poter dare un importante contributo al mondo del tiro a volo anche dall’esterno del Consiglio. Poi, naturalmente, sono stato molto contento di ricevere il consenso che ho ricevuto in Assemblea. Sono stato contento che sia stata riconosciuta l’opera da me compiuto nell’intero quadriennio. Un’opera certamente non convenzionale, in cui ho portato anche le mie esperienze professionali precedenti alla mia elezione in Consiglio. Anche le esperienze di altre realtà sportive, dal momento che sono stato vicepresidente di una Società di calcio per più di dieci anni, poi lo sono stato di una Società di tennis. Anche in questo quadriennio, proprio per questa mia naturale esuberanza in fatto di sport, vorrò essere un vulcano di idee. Magari, almeno una sarà anche una buona idea!

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Otto anni di presidenza regionale e quattro anni in Consiglio nel quadriennio di Londra: ecco la mia carta d’identità di dirigente della Fitav. Nel corso del quadriennio da Consigliere ho assunto il ruolo di delegato internazionale per la Fossa Universale. Da parte mia, sollecito una maggiore attenzione dei presidenti di Società e dei dirigenti in genere nei confronti delle questioni legate alla tutela ambientale. Soprattutto sottolineo il fatto che se anche negli anni abbiamo lavorato con forte impegno, questo non deve convincerci che adesso possiamo dormire sugli allori. Occorre mantenere alta la guardia. E’ compito di noi consiglieri continuare a sensibilizzare la dirigenza delle

Società nei confronti del rispetto accurato degli adempimenti. C’è stata una diligente attenzione da parte del Presidente e del Consiglio Federale nel mettere da parte delle risorse che poi sono state destinate principalmente a questo tipo di problemi. Forse in questo preciso frangente non siamo sottoposti ad attacchi così violenti come è avvenuto anche in un recente passato, ma torno a ribadire che questo non deve indurci a cullarci nella situazione. Potrebbe essere utile creare una classificazione delle nostre Associazioni sulla falsariga della classificazione alberghiera che tenga conto del genere e della qualità dei servizi offerti. Questo fenomeno non deve considerare soltanto il normale fruitore dei

servizi, come può avvenire per il tesserato praticante, ma soprattutto deve essere attivato in funzione del pubblico che deve poter assistere agevolmente all’attività tiravolistica, ma dovrebbe poter avvicinarsi anche agevolmente ad essa: penso alla possibilità di avere subito un istruttore a disposizione che fornisca i primi rudimenti e spiega anche più dettagliatamente le regole del nostro sport. L’idea è quella di essere molto attenti alle persone che si recano nelle nostre Associazioni perché quelle persone possono essere oggi dei visitatori e domani dei protagonisti. In questa classificazione delle nostre Associazioni verrebbe a rivestire un peso determinante anche la capacità di ciascuna Associazione di promuovere

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roberto mAnno

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l’informazione relativa alla propria attività attraverso i media. A titolo personale, posso dire che riterrei opportuno che anche ognuno dei cacciatori che vengono a praticare il tiro a volo nelle nostre strutture fosse in possesso della tessera della Federazione italiana tiro a volo. In questo modo i cacciatori potrebbero accedere a tutti i vantaggi e le coperture assicurative offerte dalla tessera Fitav e per la nostra Federazione significherebbe un forte incremento numerico dei tesserati e dei frequentatori degli impianti. A questo si sposa l’azione che la Fitav ha compiuto e compie per lo sviluppo delle discipline del comparto non olimpico. Nella mia zona, in Puglia, ma si tratta di un fenomeno comunque presente in ogni area d’Italia, è ingente il numero di cacciatori che si

rivolge abitualmente al Compak Sporting. Il cacciatore, d’altronde, si avvicina preferibilmente ad una disciplina in cui può comunque immediatamente conseguire un risultato soddisfacente - come avviene appunto nel Compak Sporting – piuttosto che rivolgersi ad una specialità più tecnica e difficile come la Fossa Olimpica. Nel quadriennio appena iniziato dovremo procedere sulla strada già tracciata in questo senso e continuare a dare impulso a queste specialità. Queste specialità sono il futuro del nostro sport: su questo punto tutto il Consiglio concorda. Del resto le discipline del comparto non olimpico propongono un panorama agonistica già molto interessante per il praticante che tuttavia ha la possibilità, in base alle proprie doti, di compiere

successivamente il salto verso le specialità olimpiche. La mia carriera di tiratore? Ho iniziato a sparare a sedici anni, ma di strada, da allora, ne ho fatta. Sono stato in Eccellenza, ho conquistato il secondo posto in Eccellenza di Fossa Olimpica nel 2005 alle spalle di Massimo Fabbrizi, ho partecipato anche a molte gare internazionali di Fossa Universale. Al Mondiale del Portogallo del 2012 ho collezionato 197 centri su 200, conseguendo anche un quarto posto assoluto nel circuito di Coppa del Mondo della Fossa Universale. Ho vinto due titoli italiani e due secondi posti al Campionato delle Società con la squadra di Spinella. In gioventù ho anche gareggiato e fatto qualche risultato di pregio con il team della Società Le Saittole di Melendugno.

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Dopo la scomparsa di papà, quando si verificò la necessità di rieleggere un nuovo membro del Consiglio, io non avevo intenzione di entrare in Federazione, proprio per non dare adito appunto alle dicerie che i posti in Federazione fossero ereditari. Ma c’è stato l’intervento di tantissimi amici, di molte Associazioni, di gente che insieme al mio papà Michele ha fatto la storia del tiro: tutte queste persone hanno fatto pressione affinché un De Rosa fosse ancora presente in Consiglio per continuare quella storia e quell’esperienza. Questo mi ha convinto a presentare la mia candidatura al Presidente Rossi per essere eletto. Stiamo parlando dell’ottobre del 2001. Il fenomeno importante è stato che in quell’occasione il consenso alla mia elezione è stato espresso dall’80% delle associazioni aventi

diritto e quello è stato un forte tributo di stima nei confronti di Michele De Rosa e della famiglia De Rosa. Questo forte consenso ha contraddistinto un po’ tutta la mia carriera e anche nell’ultima tornata elettorale, in cui sono stato eletto in rappresentanza degli atleti, i consensi sono stati alti. Ma questo deriva sicuramente dal fatto che ho speso tutta la mia vita sui campi di tiro nel contatto con la gente del tiro. Io ho iniziato a frequentare i campi di tiro a sette anni. Ricordo di aver assistito con papà a gare fondamentali della nostra storia tiravolistica italiana: il Poker d’assi a Bolzano, il Gran Premio Trinacria a Milazzo. Ho menzionato non a caso queste due manifestazioni che si svolgevano in impianti diametralmente distanti, perché ho assistito praticamente a tutte le edizioni di queste gare,

assicurando una presenza costante nel contatto con i nostri atleti e con i nostri praticanti. È per la conoscenza diretta dei tiratori e degli atleti - sottolineo con orgoglio di aver seguito direttamente dal vivo le ultime cinque edizioni delle Olimpiadi - che ho potuto ricevere quell’incarico di responsabile delle squadre azzurre che ho svolto con orgoglio nello scorso quadriennio. È un ruolo - per il quale esprimo la mia grande gratitudine al Presidente Rossi - che attribuisce il grande privilegio di seguire dal vivo l’attività sportiva dei nostri atleti al massimo livello. Gestire gli atleti ad alto livello è molto difficile, perché i grandi campioni hanno sempre una grande personalità. Ma è ancora più difficile se si considerano le prerogative specifiche del tiro a volo. Sappiamo infatti quanto sia labile il confine tra una grande

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Fiorenzo dE rosA

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prestazione e una prestazione mediocre: nel nostro sport per un piattello si vince e sei osannato, per un piattello perdi e non sei più nessuno. Un caso recentissimo che non riguarda direttamente la nostra squadra ma che è emblematico di questa situazione: il 125/125 di Michael Diamond nella fase di selezione dell’Olimpiade di Londra e il suo 20 in finale che lo ha escluso perfino dal podio. Quanto al nuovo regolamento, in riferimento ad esempio alla Fossa Olimpica, io voglio ricordare che quando abbiamo affrontato la finale ad un colpo, tutti ci fasciavamo la testa e ci dicevamo che non avremmo potuto più vincere. Abbiamo però conquistato medaglie ad Atene e poi a Pechino e dall’ultima Olimpiade siamo tornati con due medaglie prestigiosissime. Sena contare che siamo stati sempre l’unica nazione a conquistare gli otto posti disponibili. Quindi, alla distanza, i cambiamenti dei regolamenti non ci hanno

mai realmente penalizzato. È sicuramente vero, come sempre avviene, che questi nuovi regolamenti creeranno dei problemi all’inizio, ma alla lunga mi sento di dire che torneremo ad occupare il ruolo di preminenza che abbiamo saputo occupare già ogni volta che ci siamo adeguati ai cambiamenti. Peraltro nel corso del 2013 non verranno assegnate carte olimpiche, pertanto potremo concederci questo periodo di prova per arrivare già preparati al momento in cui si assegneranno le prime carte per Rio. Per incrementare il numero degli appassionati, noi dobbiamo riuscire a proporre bene quella che è la nostra immagine migliore. Abbiamo una ragazza di venti anni – Jessica Rossi – che ha vinto la medaglia d’oro nella sua specialità stabilendo il record del mondo e il record olimpico ed ha conseguito questi risultati in modo semplice e genuino. È su questo tasto che dobbiamo battere. Proponendo all’esterno la nostra immagine

di sport pulito. Se così faremo, i risultati verranno. Dobbiamo di conseguenza anche essere pronti ad accogliere i nuovi arrivati e io ricordo con piacere i tempi in cui c’era un campetto, o quantomeno una macchina lanciapiattelli, quasi in ogni paese. Dovremmo tornare a quella situazione. Con quali specialità? Indubbiamente oggi sono le specialità amatoriali quelle a cui dobbiamo guardare con più convinzione per questo programma di promozione. Vorrei dire: le più dilettantistiche – nel significato più puro del termine – tra quelle amatoriali: il Compak Sporting, il Down The Line, il Trap Americano. Non possiamo pensare di distribuire sul territorio l’attività come trenta o quaranta anni fa, ma esiste comunque la possibilità di creare nuovi aree in cui si possano avviare al tiro a volo i nuovi appassionati. Ed è questa la strada che dobbiamo percorrere con convinzione già nelle prime fasi di questo quadriennio.

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Sono in Consiglio dal 2001, quindi quello che ha appena preso il via è il quarto mandato e sono estremamente onorato di essere ancora in Consiglio al servizio della Federazione. Molti ricorderanno che nei primi anni della presidenza di Luciano Rossi ho svolto il ruolo di Coordinatore del Settore Giovanile, poi ho lasciato quell’incarico per assumere invece qualche anno dopo, nel 2001 appunto, quello di Consigliere. È stato un onore entrare in Consiglio perché a quell’incarico allora sono stato chiamato proprio da Luciano Rossi, ma nello stesso tempo è stato un piacere lavorare in questi anni con il nostro Presidente e con i tanti colleghi, perché è stata un’epoca di grandi battaglie combattute insieme. Prima di tutto, mi viene in mente la difesa dei campi di tiro. E non è un caso che citi questo settore della nostra azione di Consiglio perché la mia regione, la Toscana, è stata indubbiamente tra le più bersagliate. Lavorando a lungo e con impegno siamo riusciti a stilare un Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Ambiente nel 2005 e da allora siamo usciti allo scoperto. Questi passi importantissimi della nostra storia recente che io ho appena sintetizzato assicurano ai gestori dei campi di tiro un livello di difesa ben più alto che in un passato più lontano. Ma questo avviene a condizione che quei gestori siano diligenti nel rispetto delle regole. Questa è una materia che io ho seguito da vicino in questi anni. Pur non avendo un incarico preciso, l’ho seguita in base a dei mandati

che il Presidente e il Consiglio mi assegnavano secondo le esigenze del momento. In questo senso sono ottimista. E forse lo sono proprio perché ho seguito da vicino le sorti di molti impianti e ho vissuto in diretta tutte le vicissitudini di questi anni. Dobbiamo prepararci a difendere ancora a spada tratta gli impianti, ma credo

di poter dire che oggi siamo anche nella condizione di poter immaginare di tornare ad aprire nuovi impianti. Allo stato attuale infatti, con il rispetto rigoroso di tutte le norme, è molto più facile aprire un nuovo impianto che ristrutturarne o adeguarne uno esistente. È certo però, e lo ribadisco vigorosamente, che occorre che la dirigenza degli

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luciano innoCEnti

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impianti attualmente in funzione sia accuratissima nel rispetto di norme e adempimenti: questo diviene un gesto utile non soltanto nei confronti della regolare attività dell’impianto, ma anche un gesto di responsabilità nei confronti della Federazione. I dirigenti devono comprendere che oggi un campo di tiro deve essere gestito meglio perfino di

un’azienda. E parlo anche del rapporto con la propria clientela: dobbiamo accogliere i praticanti, che sono i clienti di ognuna delle Associazioni che compongono la Fitav, con il sorriso sulle labbra. E dobbiamo soprattutto essere pronti a ricevere i nuovi possibili praticanti. Le medaglie olimpiche come quelle di Jessica Rossi e Massimo Fabbrizi sono una

potente azione promozionale e so di persone che, appassionatesi al tiro vedendo in televisione Jessica e Massimo, sono andate all’Associazione più vicina per sperimentare il tiro. Ma a queste persone è stato chiesto se disponevano dell’attrezzatura e se possedevano un fucile. E in questo modo hanno spesso dissuaso queste persone dal loro desiderio di sperimentare il tiro. Ma queste situazioni si sono verificate anche in grandi impianti che non possono immaginare di vivere soltanto sulle manifestazioni più importanti del calendario, ma devono accogliere e seguire anche i veri e propri principianti. È vero che il reclutamento che produce i grandi numeri si costruisce nel rapporto con le scuole (e il Settore Giovanile si prenderà infatti carico come prima e più di prima di questo compito), ma dobbiamo anche metterci nella condizione di saper accogliere e indirizzare la persona che non ha mai sparato e che approda al nostro mondo perché magari ha visto appunto l’impresa di un nostro campione in televisione. Faccio un esempio: se qualcuno si appassiona all’equitazione perché vede una gara in televisione, è improponibile che gli si chieda di comprarsi un cavallo prima ancora che quella persona sappia se è davvero interessata a questo sport. Di conseguenza, anche nel nostro sport le strutture devono essere pronte a ricevere i visitatori di questo tipo, ma devono mettere a disposizione impianti e attrezzi per il primissimo contatto con il tiro a volo del visitatore.

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Come Consiglio Federale, stiamo cercando di fare qualsiasi cosa per cercare di allargare la famiglia del tiro perché nei confronti del Coni avere venticinquemila tesserati o averne centomila avrebbe un peso diverso. E questo è senz’altro il punto più importante del lavoro che ci attende nel quadriennio. Per quanto riguarda l’aspetto informatico, quello è un po’ l’hobby che mi porto dietro da moltissimi anni. E’ un hobby, ma è divenuta con il tempo anche una missione perché stiamo riorganizzando un po’ tutto il sistema informatico della nostra Federazione. Questi interventi permetteranno un miglioramento del lavoro che ognuno di noi farà

perché naturalmente oggi tutto è informatica. Anche i rapporti che la Federazione centrale intratterrà con i Delegati regionali dovranno essere adeguati agli strumenti informatici con un evidente vantaggio per gli stessi due interlocutori. Non credo di peccare di presunzione dicendo che sono stato un pioniere dello sviluppo informatico in Federazione: sono stato tra i primi a parlare di internet nel mondo del tiro a volo e tra i primi a battermi appunto perché l’informatica intervenisse a trasformare il lavoro quotidiano delle Associazioni. Insieme ad alcuni amici e collaboratori sono stato fautore di alcune esperienze informatiche importanti: il primo

sito internet a cui ho lavorato è stato quello del Comitato regionale delle Marche. Ancora c’è molto da fare: non possiamo nascondercelo. Gli strumenti e il linguaggio di internet, se anche non sono più un qualcosa di misterioso, non hanno ancora preso piede nel mondo del tiro a volo a tutti i livelli. Ci sono infatti forti carenze, in special modo quando parliamo delle realtà societarie medio-piccole che poi rappresentano di fatto il 70% del nostro patrimonio di sodalizi. Questo gruppo ampio di Associazioni sono state e sono preziosissime per il nostro mondo e per la Federazione italiana tiro a volo. Costituiscono la presenza capillare che ci permette

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sergio duBBini

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di conservare il nostro patrimonio di tesserati e potranno essere il primo contatto per molti nuovi appassionati che si affacciano al tiro a volo. Però, i dirigenti di queste Associazioni devono comprendere che internet dà possibilità immense. E si tratta di possibilità immense che spesso riducono i costi e velocizzano il lavoro. Occorre assolutamente progredire su questa strada, anche se dobbiamo riconoscere che i passi che frattanto sono stati compiuti sono immensi. Lo dico con cognizione di causa dal momento che sono ventiquattro anni che vivo a stretto contatto con la vita federale: prima nei Comitati provinciali e regionali e poi nel ruolo di Consigliere. Se ripenso ai miei esordi ne mondo del tiro a volo, non posso fare a meno di sottolineare la mia lunga e solida amicizia con Liano Rossini. Potrei definirmi, ancora prima che appassionato tiratore, amico e fan di Liano. Dal 1956, cioè dal’anno in cui Liano ha vinto la medaglia d’oro a Melbourne, abbiamo trascorso molto tempo insieme: facevamo insieme lunghi viaggi in macchina. In realtà, la nostra amicizia era nata sul lavoro: Liano era cliente della banca in cui lavoravo. Ma quel contatto con il campionissimo Liano mi ha sicuramente cambiato la vita. Rossini, che allora gestiva la Società Archibugi a Torrette di Ancona - mentre io ero tesserato alla storica Società di Falconara – oltre ad essere il campionissimo noto a tutti, era una persona di immensa simpatia e di grandissima affabilità. Io dico sempre che era un funambolo in pedana e un giocherellone nella vita. Ed è stato non soltanto un grandissimo campione che ha donato all’Italia e alla nostra Federazione un immenso prestigio, ma anche e soprattutto un pioniere del tiro che, con la sua Diavola Rossa alla Società Archibugi, ha contribuito a forgiare anche tanti nuovi appassionati: un esempio che sicuramente dovremmo recuperare e riproporre anche ai nostri giorni.

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Ho svolto il ruolo di Presidente regionale dell’Emilia – Romagna per sedici anni. Ho anche un po’ temuto il debutto in Consiglio Federale nella riunione dell’inizio di gennaio, mentre ho trovato subito un ambiente caratterizzato da grande armonia. È vero che, a partire dal nostro Presidente Federale per proseguire con i miei colleghi del Consiglio, si trattava naturalmente di persona alle quali sono legato a amicizia di lunga data. È stato in fin dei conti per me un approccio molto disteso a questo nuovo incarico e io ho deciso di entrare in punta di piedi in questa mia nuova situazione. Sono complessivamente trentadue anni che opera nell’ambito della Federazione con gli anni in cui ho svolto il ruolo di delegato provinciale e poi appunto quello di delegato regionale e quindi ritengo di poter portare questo importante bagaglio di esperienza che intendo mettere a disposizione della Federazione. Io intendo dare un contributo molto attivo al mio ruolo di Consigliere. In Emilia – Romagna, come del resto in molte altre parti del nostro Paese, si vive un momento difficile, però io avverto molta voglia di fare nel nostro mondo. Il nostro mondo è, malgrado le difficoltà e le ristrettezze, un mondo molto propositivo. Io lo sto sperimentando direttamente con il nuovo gruppo dirigente della mia regione: Demetrio Pillon, che ha assunto il ruolo di delegato regionale, e i suoi

collaboratori costituiscono un gruppo molto armonico e caratterizzato appunto dalla grande volontà di restituire slancio al movimento tiravolistico di un’area – quella emiliano – romagnola, appunto – di grandissima tradizione. Ed è una linea, mi piace sottolineare, che è pienamente condivisa dai tanti presidenti di Società della regione che hanno sempre rappresentato una forza propositiva. Sono sincero: dopo più di trenta anni di militanza tiravolistica avevo perfino elaborato il proposito di lasciare l’incarico di delegato regionale. Sono state le Associazioni della mia regione a premere perché non mi tirassi indietro e non decidessi di mollare. Ed è stato il presidente Rossi a suggerirmi di presentare la mia candidatura al Consiglio Federale, motivando questo suggerimento proprio con il fatto che avrei potuto portare nel massimo organo federale tutto il bagaglio di esperienza del mio ultratrentennale lavoro svolto a tutti i livelli della gerarchia. E devo dire che l’elezione all’Assemblea di Roma dello scorso dicembre: quella pioggia di consensi nei confronti della mia persona da parte di Associazioni di ogni parte d’Italia mi ha reso veramente molto felice. Il 2012 d’altronde è stato un anno molto gratificante per me, perché mi è stata anche assegnata la Stella d’oro al merito sportivo. E a questo punto, come è del resto nella mia indole, mi appresto a gettarmi a capofitto nel

lavoro che richiederà questo nuovo ruolo. Come sempre con il massimo impegno: anima e corpo. Come ho scoperto il tiro a volo a cui ho dedicato più di trenta anni di vita? Io lavoravo in un’azienda che produceva vetro e a quell’epoca l’azienda iniziò a organizzare dei campionati aziendali di tiro

Aldo visConti

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a volo. C’era un direttore del personale che era un grande appassionato di tiro a volo e che stimolò un po’ tutti noi a sperimentare questo sport. La prima volta che ho provato a sparare al piattello mi ero presentato con la mia doppietta da caccia. Parliamo di circa quarant’anni fa e da allora il tiro a volo è stato sempre presente nella mia vita. Per un

lungo periodo, dopo quella prima esperienza, a livello agonistico. Poi, invece, poco più tardi, anche a livello gestionale con i primi incarichi in ambito regionale. I primi piattelli li ho sparati alla Società Poggio Diana di Salsomaggiore. Ho iniziato con la Fossa Universale e poi sono passato all’Olimpica, anche se all’epoca l’Emilia – Romagna era quasi sinonimo

di Skeet: erano gli anni delle grandi vittorie e dei grandi risultati di Romano Garagnani, di Bianca Rosa Hansberg, di Luciano Brunetti. Allora vivevo a Parma e la mia era una zona in cui si praticava molto lo Skeet. Seguivo le gesta di questi campioni e mi appassionavo alle loro vittorie, ma all’epoca ero e sono rimasto un grande appassionato di Fossa Olimpica.

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INDICAZIONI GENERALI SUL TRAINING AL FEMMINILELa “vie en rose” sui campi di tiro secondo l’intepretazionedel Responsabile della preparazione fisica delle selezioni azzurre

IN CORPORE SANO

Nei diversi articoli apparsi sulla rivista è stata data particolare importanza all’allenamento per gli atleti di alta qualificazione e per i giovani appartenenti al Settore Giovanile. Per ognuna delle due categorie sono state date delle indicazioni ( pratiche e teoriche) su come programmare le sedute, basate sui principi della Teoria e Metodologia dell’Allenamento. Tutto ciò finalizzato per arrivare all’appuntamento importante (la competizione) al massimo della condizione e conseguire il miglior risultato possibile. Pianificare una stagione agonistica comporta delle difficoltà non indifferenti: il programma di allenamento non deve essere fatto a caso ma deve rispettare in tutto e per tutto le

caratteristiche fisiologiche, psicologiche e tecniche dell’atleta. Deve essere un abito fatto su misura e soprattutto della qualità migliore. È importante conoscere l’atleta in tutte le sue sfaccettature. Solo in questa maniera i risultati “dovrebbero” portare al risultato sperato. Parlo al condizionale in quanto in tutte le discipline sportive, ma soprattutto nel tiro a volo, alcune volte, si sono verificate delle eccezioni. Atleti perfettamente allenati non sono riusciti a conseguire la vittoria. Tiratori in sovrappeso hanno conquistato il gradino più alto rispetto ad altri con una condizione fisica migliore. Questa è l’eccezione del nostro sport che non deve assolutamente essere presa come esempio. La nostra disciplina

Testo di Fabio Partigiani

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IN CORPORE SANO

appartiene agli sport di destrezza dove la padronanza di una corretta tecnica di esecuzione è fondamentale per il risultato finale. Ciò significa che l’atleta anche se preparato fisicamente, ma con una tecnica non adeguata, può conseguire dei risultati al di sotto delle sue reali possibilità, rispetto ad un altro atleticamente inferiore ma dotato di una tecnica migliore. Come già ho detto si tratta di eccezioni, ma nel nostro sport esistono. Nel tiro a volo il momento di gloria arriva per tutti. La cosa importante, quella che fa la differenza, è rimanere sul gradino più alto il più a lungo possibile. Occorre tenacia, forza di volontà, abnegazione, saper soffrire e non perdere mai la fiducia in se stessi. I concetti fin qui esposti sono validi anche per le donne. Ormai anche nel campo femminile si assiste da diversi anni ad un equilibrio, sia in termini atletici che tecnici, simile a quello degli uomini. Anche per le atlete la programmazione dell’allenamento non è più una cosa astratta. Tutto viene pianificato nei minimi particolari e i risultati raggiunti nelle diverse competizioni internazionali ci fanno capire che solo con una preparazione attenta ed accurata si possono raggiungere risultati incredibili. Le ultime due edizioni dei Giochi Olimpici, Pechino 2008 e Londra 2012 sono una testimonianza tangibile di una programmazione mirata e oculata che ha portato le nostre tiratrici alla conquista dell’oro olimpico con Chiara Cainero e Jessica Rossi.

Quindi come si deve allenare una donna per raggiungere determinati risultati? Naturalmente bisogna considerare se l’allenamento è mirato al conseguimento di uno stato di salute ottimale, benessere fisico, con esercitazioni riguardanti il lavoro aerobico, oppure per raggiungere risultati sportivi degni di un atleta di alta qualificazione. Per quanto riguarda il secondo caso (atlete appartenenti alla Squadra Nazionale) il discorso è simile a quello degli uomini e già diversi articoli apparsi sulla rivista hanno affrontato il problema: programmazione mirata e personalizzata al raggiungimento del nostro obiettivo principale cioè il miglior risultato possibile nelle competizioni internazionali. L’unica differenza tra i due sessi sono le percentuali dei carichi di lavoro, inferiori nelle donne rispetto ai colleghi maschi. Per il resto tutto uguale: programmare l’allenamento nei minimi particolari, sia quello atletico sia quello tecnico. Diverso è il discorso per la donna che vuole perdere peso per migliorare il proprio stato di salute, obiettivo principale, e il suo aspetto fisico, obiettivo secondario.Vediamo come bisogna procedere.

INDICAZIONI GENERALI

La macchina biologica tra i due sessi è sostanzialmente la stessa: la differenza è data dal patrimonio proteico (massa muscolare) e dalle caratteristiche ormonali. Le donne rispetto agli uomini sono più leggere, hanno lo scheletro diverso (bacino), ormoni androgeni più bassi e pliche sottocutanee più spesse.Le problematiche più frequenti nelle donne sono un metabolismo basale basso e una percentuale di massa grassa maggiore rispetto a quella magra. Questo quadro abbinato ad una vita sedentaria e ad una alimentazione scorretta, determina un sovrappeso con adiposità localizzate, formazione di cellulite e anche obesità.La distribuzione del grasso nelle donne è solitamente concentrato a livello trocanterico e degli arti inferiori. Gli arti

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ASSEMBLEA FEDERALE

superiori sono tendenzialmente magri senza significativi accumuli di grasso e cellulite (struttura ginoide cioè con fianchi più larghi delle spalle tipica del sesso femminile); ci sono anche donne con una maggiore distribuzione di adipe nella parte superiore del corpo e gambe più magre (struttura androide cioè con spalle più larghe dei fianchi, tipica del sesso maschile). Quella ginoide è la tipologia più comune, quella in cui si può rispecchiare la maggior parte delle donne, e su questa ci soffermeremo dando delle indicazioni generali e specifiche. Il problema più difficile da risolvere è quello degli adipociti (cellule grasse) situati nella parte inferiore del corpo che sono più portati a stoccare il grasso piuttosto che a smaltirlo. Per quanto riguarda l’allenamento della parte superiore del corpo è necessario non ipertrofizzare eccessivamente i muscoli degli arti superiori (bicipite e tricipite) ma insistere su quei distretti muscolari che hanno il compito di allontanare ed avvicinare gli arti superiori dal tronco (deltoidi e dorsali) al fine di migliorare la proporzione tra distretto superiore e inferiore. Utile sarà anche un lavoro in funzione preventiva rinforzando la muscolatura addominale, parascapolare e trocanterica. Una metodica molto valida a questo scopo è il “Circuit Training”.

CIRCUIT TRAINING

Un ottimo metodo di allenamento per raggiungere una buona condiziona fisica è il Circuit Training aerobico: consiste nell’alternanza di vari esercizi riguardanti i diversi distretti muscolari per 20/30 secondi di lavoro (corrispondente a circa 25 ripetizioni), avendo cura di non superare tale tempo per non innalzare inutilmente i battiti cardiaci. La caratteristica principale del lavoro in circuito è nota a tutti: le stazioni. Si passa da un esercizio all’altro correndo piano o camminando (più facile in una lezione di gruppo). I pesi saranno medio- bassi ed è consigliabile alternare esercizi

degli arti inferiori a esercizi degli arti superiori per stimolare la circolazione sanguigna e linfatica (top- down Circuit).Oltre ai circuiti è consigliabile, proprio per stimolare l’aumento della massa magra e del metabolismo basale, utilizzare esercizi di muscolazione con sovraccarichi per le gambe. Per la parte inferiore occorre calibrare molto bene il lavoro, onde evitare di ottenere risultati scarsi, o addirittura un peggioramento. Un ottimo modo di allenamento è il cosiddetto “metodo delle serie interrotte”(Rest- Pause). Consiste nell’utilizzare un carico piuttosto elevato (60% del massimale) senza però superare le 5 ripetizioni. Gli esercizi migliori sono quelli fondamentali: Squatt (libero o con la pressa), affondi, stacchi da terra. La modalità di lavoro è la seguente: 5 ripetizioni x 20 secondi di recupero x 4 serie. Questo metodo di allenamento incontra troppo spesso il timore, da parte delle donne, che pesi elevati possano aumentare la circonferenza di cosce e glutei. Questo è uno dei concetti più fraintesi nel mondo del fitness: niente di più sbagliato. In realtà è esatto il contrario. Allenare gli arti inferiori con serie lunghe e poco carico a senso solo se inserite in un Circuit training. Troppe ripetizioni con sovraccarichi attivano il metabolismo glicolitico lattacido: l’eccessivo acido lattico prodotto non consente la circolazione distrettuale per molto tempo e

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ASSEMBLEA FEDERALE

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la cellulite è condizionata proprio da una cattiva circolazione. Nelle donne, poi, il livello di testosterone è 20 volte inferiore a quello presente negli uomini, quindi la risposta ipertrofica (ingrossamento dei muscoli) di una donna non può essere paragonata a quella di un uomo, come ampiamente documentato da diversi studi presenti nella letteratura scientifica.

Esempio di Circuit training: 8 stazioni lavoro/ 30”/ 3 giri1. funicelle pari uniti2. bicipiti kg. 3+ 33. addominali alti4. salto con gli ostacoli5. tricipiti kg. 3+ 36. addominali bassi7. funicelle alternati8. pettorali croci

Durante l’esecuzione del circuito è importante che l’istruttore controlli l’esatta esecuzione degli esercizi da parte delle allieve per evitare danni a livello delle strutture articolari e muscolari. Oltre all’allenamento classico con le macchine e/o i pesi e l’attività aerobica, è importante considerare due attività che spesso sono trascurate, ma che, se utilizzate con costanza, danno ottimi risultati: lo stretching e l’allungamento propriocettivo.

ALLENAMENTO PROPRIOCETTIVOE IN DISEQUILIBRIO

Sappiamo che gli arti inferiori non

usufruiscono della spinta diretta di una pompa pulsante come il cuore. Tuttavia il piede contiene delle strutture per facilitare il ritorno linfo- venoso. La spremitura di questa struttura favorisce la pompa muscolare e dunque il ritorno del sangue ai distretti muscolari superiori. Fortemente consigliato dunque è iniziare la prevenzione verso la cattiva circolazione e ritenzione idrica dalla stimolazione del piede. Per questo l’allenamento propriocettivo è molto efficace:

• esercizi monopodalici e/o in equilibrio su discosit o busu;

• tavolettefreeman;• tappetielastici;• eserciziindeambulazione

sull’avampiede;• rullaggidelpiede(tacco-pianta-

punta).

L’allenamento funzionale propriocettivo può essere un vero e proprio toccasana per la circolazione e l’eliminazione di scorie negli arti inferiori. Un’ultima considerazione: l’errore più frequente è quello di associare uno stress nutrizionale a quello motorio. È importante comportarsi in maniera equilibrata sia a tavola che in palestra. Inutile saltare i pasti, costringersi a diete eccessivamente povere in carboidrati. L’alimentazione deve essere corretta e contenere i suoi tre principi nutritivi nella giusta percentuale: 60% carboidrati, 25% grassi, 15% proteine. Assolutamente consigliato affidarsi ad un professionista del settore (nutrizionista) piuttosto che al fai da te. Allo stesso modo in palestra è inutile allenarsi sette volte a settimana per un mese di seguito per poi abbandonare per un lungo periodo. E’ più corretto un allenamento bi/tri settimanale, seguiti da un preparatore fisico competente, che pianifica i giusti carichi di lavoro e tempi di recupero, per conseguire i risultati senza avere fretta e ricordando che solo la pazienza e la costanza porteranno a risultati sicuri e duraturi.

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AOSTA PREMIAI SUOI CAMPIONIPasserella di talenti per il sodalizio della Vallèe che chiede a gran voce un nuovo impianto per la pratica tiravolistica

QUI VALLE D’AOSTA

Si è svolta sabato 26 gennaio, presso il ristorante Il Castello di Montjovet la consueta cena sociale dell’Associazione tiro a volo Aosta. Centoventi i i partecipanti alla serata di premiazione della stagione agonistica 2012. Ospiti d’onore della serata il Presidente della Regione Valle d’Aosta Augusto Rollandin, unitamente all’Assessore al Turismo e allo Sport della Regione Valle d’Aosta Aurelio Marguerettaz: entrambi hanno confermato la volontà politica, ma soprattutto la necessità, di prevedere la nascita di un nuovo campo di tiro a volo in Valle d’Aosta, che rispecchi tutte le normative vigenti in termini di raccolta

dei residuali prodotti dall’attività e di impatto acustico. Nel loro intervento hanno anche ribadito quanto sia importante l’indice di gradimento della popolazione e dell’amministrazione comunale che ospiterà questo nuovo impianto sportivo. Da sottolineare la presenza del dottor Silvano Verdenelli, membro del Collegio Tecnico Giuridico della Federazione Italiana tiro a volo, che ha pronunciato un intervento molto interessante sul tema della costruzione di nuovi campi di tiro nel rispetto dell’ambiente e della popolazione residente. Silvano Verdenelli ha infatti ribadito quanto siano importanti, non

Testo di Chantal Vallet

Il Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta Augusto Rollandin riceve un omaggio dal Delegato regionale Fitav Marco Bianchi

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QUI VALLE D’AOSTA

solo per gli abitanti delle aree interessate, ma anche per la Federazione Italiana tiro a volo, l’attenzione all’impatto acustico e la raccolta di tutto il residuale prodotto dall’attività di tiro, precisando che queste sono condizioni assolutamente imprescindibili e obbligatorie per la messa in opera dei campi da tiro di nuova generazione. Erano presenti alla serata anche il Sindaco del Comune di Montjovet Rinaldo Ghirardi, con la vice Sindaco Daniela Stammena, e il Consigliere Comunale Massimo Bevilacqua. Ha aperto la serata il Delegato Regionale della Fitav Marco Bianchi che ha portato il saluto del Presidente Federale Luciano Rossi e ha chiesto un grandissimo applauso ai presenti per ricordare il campione Mario Riillo, scomparso da pochi mesi.Oltre settanta gli atleti che sono stati premiati per titoli vari conquistati sia in ambito regionale che nazionale e

internazionale. Quattro i titoli italiani individuali conquistati in quattro diverse discipline, con Sandro Piacentini, campione Italiano di Prima categoria nella Fossa Olimpica cal. 20, Andrea Tabanelli, campione italiano categoria disabili sitting nella specialità Double Trap, Giovanna Pasello, campionessa italiana nella specialità Fintello e Livio Elli, campione italiano dei Veterani della Fossa Universale. Una premiazione speciale è poi stata riservata ai portacolori di Aosta che hanno conquistato ben due titoli italiani delle Società nella Fossa Olimpica, mettendo a segno un vero primato con la vittoria ai Campionati italiani intersocietari estivo e invernale del 2012, rispettivamente a Lonato (BS) e a Valle Aniene (RM). Il Presidente della Regione Augusto Rollandin e l’Assessore Aurelio Marguerettaz hanno consegnato una targa di riconoscimento e gratitudine ai

L’intervento dell’Assessore Aurelio Marguerettaz

L’intervento di Silvano Verdenelli

Alla serata è intervenuto anche il Sindaco di Montjovet Rinaldo Ghirardi

La premiazione del Presidente uscente della Società di Aosta Michele Monteleone

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QUI VALLE D’AOSTA

campioni italiani Marco Bianchi, Stefano Pavan, Ugo Caldera, Sandro Piacentini, Giorgio Rampinini, Fabio Lorini, Walter Pellegrinetti, Graziano Cazzaniga, Luigi Matarazzo e Livio Elli. Durante la serata è avvenuto poi il passaggio ufficiale di consegne tra il Presidente uscente della Società aostana Michele Monteleone e il neo eletto Sandro Piacentini. Monteleone e Piacentni, insieme a Marco Bianchi, hanno proseguito la premiazione dell’attività federale 2012, che ha visto gli atleti appartenenti alla società Tiro a volo di Aosta conquistare complessivamente settantacinque medaglie individuali. Nel suo intervento il Delegato Regionale Fitav Marco Bianchi ha ribadito agli ospiti presenti la necessità di ottenere un nuovo impianto sportivo per il tiro a volo in Valle d’Aosta, anche a seguito della chiusura del campo di Aosta avvenuto nel mese di ottobre del 2012. Rivolgendosi al Presidente della Regione Augusto Rollandin ha espresso tutto il suo rammarico per il fatto che i portacolori di Aosta dovranno affrontare una nuova stagione agonistica fuori dalla Valle. Nel 2013 l’Associazione tiro

a volo Aosta si troverà infatti costretta a svolgere la propria attività federale appoggiandosi ad altre Società del vicino Piemonte. Rivolgendosi poi all’Assessore allo sport e turismo Aurelio Marguerettaz, Bianchi ha anche messo in risalto come il tiro a volo, oltre a portare in Valle numerosi successi, sia anche in grado di creare turismo, facendo lavorare le attività ricettive della Valle e pubblicizzando la casa da gioco di Saint Vincent, sponsor ufficiale della compagine rossonera.

QUI EmiliA–romAGnA

Il Campionato invernale di Fossa Olimpica dell’Emilia – Romagna ha preso il via con la prova in programma alla Società Nido Verde. Sulle pedane di Misano Albino Del Baldo ha conquistato la vetta della graduatoria con un luminoso 49/50 davanti al 46 di Ugo Migani e ai 44 di Celestino Navarra e Giuseppe Falcone. A Valloni di Cesenatico Franco Marconi e Massimo Urbini hanno totalizzato 25/25 ed hanno preceduto i 23 di Ariele Mariani, Vincenzo Grandi, Giovanni Boni e Graziano Cantoni. Nella terza prova a Casalecchio di Reno, invece, il Seconda Mirco Giardini ha totalizzato 47/50 precedendo Ivan Rossi (46), Oliviero Ercolani (45) e Andrea Bussolati (43).

QUI lAZio

Testo di Gianmarco Betti

Si è svolta a Vetralla la prima prova del Campionato invernale regionale del Lazio di Fossa Olimpica che ha visto misurarsi oltre 150 tiratori. In Eccellenza ha vinto Federico Fanali con 49/50 davanti ai 45 di Andrea Pagliaricci e Vaero Grazini. Con 44 bersagli utili ha concluso Francesco Pio davanti al 42 di Daniele D’Amico. In Prima categoria ha svettato Roberto Bizzoni con 47 centri davanti ai 46 di Giacomo Orlandi, Marco Santini, Attilio Mancini, Arturo Antonio Di Giovanni, Simone Gissi, Massimo Mattioli, Paolo Stival e Marco Gazzella. In Seconda categoria ha vinto Emiliano Fedeli: con 46/50 ha preceduto di misura Stefano Bocci, Francesco Vicari e Attilio Forcatura. Michele Santangelo e Antonio Andreassi hanno svettato in Terza categoria con 45/50 davanti ai 44 di Roberto Fusti, Roberto Andrenacci, Giovanni Fabi e Francesco Di Folco. Leonardo Tosto (44/50) ha vinto nel Settore giovanile, Romina Giansanti ha svettato nella gara delle Ladies con 43/50, mentre Calogero Santarcangelo (43/50) e Stefano Bocci (45/50) hanno prevalso rispettivamente tra i Veterani e i Master.

Gigi Benorino, fan del sodalizio aostano, riceve un riconoscimento dal Delegato regionale Marco Bianchi

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GIRO DI BOA PER L’INVERNALE DI TRAPÈ battaglia serrata in Lombardia dopo le prime quattro prove della sfida stagionale della disciplina regina in vista della finalissima del Concaverde

QUI LOMBARDIA

Così si presentava il Concaverde di Lonato nel corso della manche di selezione dell’invernale di Trap nella giornata di domenica 19 gennaio

Testo e foto di Giorgio Steccanella

È squillata l’ora delle “wild card” per il Campionato regionale invernale 2013 della Lombardia della Fossa Olimpica. Ciò significa che siamo al giro di boa del circuito in vista della finalissima del 24 febbraio al Concaverde. Quattro delle otto prove sono già in archivio. Un archivio aperto, s’intende, che continuerà ad arricchirsi di risultati con tante performance ancora tutte da scrivere, che daranno una brusca accelerata a questo circuito regionale già di per sé ricco di emozioni dove, giornata dopo giornata, i colpi di scena non mancheranno certo.Il periodo più ostico sotto il profilo meteorologico ce lo stiamo lasciando alle spalle con neve, nebbia, freddo pungente a caratterizzare costantemente queste prime quattro uscite stagionali che contano.Alcuni tiratori, per meglio carburare e quindi dare il meglio di sé, hanno disatteso alcune prove e sono pronti a tornare a tempo pieno. Questo la dice lunga sull’attesa e le perplessità che vivono anche coloro che

momentaneamente occupano le posizioni alte delle varie classifiche. Da adesso in poi il gioco si fa davvero duro, con più che ipotizzabili rimescolamenti delle carte fino all’ultima giornata, quando la forma dei tiratori sarà, per così dire, al massimo. Ci aspettano dunque entusiasmanti momenti di sport, anche se è doveroso fare un plauso a quanti queste prime quattro prove del circuito invernale lombardo di Fossa Olimpica le hanno vissute tutte da protagonisti: cosa che di pèr se va già oltre al risultato acquisito. Alcuni tiratori, che vedremo se sapranno riconfermarsi o meno nel rush finale che vale il titolo regionale di categoria, hanno però voluto e saputo conquistarsi il proscenio brillando di luce propria in cima alle varie classifiche, tanto da assicurarsi anzitempo un posto nella finale. Ci riferiamo naturalmente alle “wild card” riscosse da Claudio Armiraglio e Dario Premoli tra gli Eccellenza/Prima, Tiziano Tamburelli e Sergio Tarzia Denti tra i Seconda e dai Terza categoria Michele Piancone

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e Giacomo Segala. Ma andiamo a pesare queste “wild card” che, se di fatto proiettano i loro detentori direttamente alla finale, per contro li costringono moralmente a dimostrare agli altri tiratori di averle meritate a pieni voti. Cosa questa forse ancor più ardua, visto che minimi scarti, lo scorporo delle due gare meno performanti e la verve di tanti tiratori in piena corsa per gli scudetti regionali di categoria sono in agguato.Alcuni esempi a iniziare dalla Zona Ovest, dove il plurititolato Claudio Armiraglio viaggia a stretto contatto di gomito con Antonio Scarfò e Renato Mantoan. Ma la situazione non mette certo al riparo questi nomi illustri del tiravolismo lombardo dai sicuri attacchi di tiratori del calibro di Roberto Casale, Danilo Aceto e Giovanni Inversini, che una candidatura al podio finale sanno di averla nelle loro corde. Stesso dicasi tra i Seconda, con Tiziano Tamburelli, Dario Righi, Giancarlo Rubecca, Mario Savino, Armando Zinetti, Carlo Zavattaro e Mario Scattini che al momento se la passano bene, pur consapevoli che tiratori come Guido Fabiano Bigotto, Cosimo Spanò e Daniele Borghi non staranno certo a guardare. Una nota speciale per l’onnipresente e sportivissimo Diego Megale, al quale il titolo regionale andrebbe dato fin d’ora

“ad honorem”.La più affascinante delle categorie, quella dei Terza, irrompe prepotentemente con un seguito di protagonisti di eccellenza. Se Michele Piancone ne è al momento il portabandiera, non sono certo da meno Alfio Aguiari, Antonio Balbi, Domenico Di Biase, Sergio Roberto Rametta, Sebastiano Palumbo, Massimo Mirarchi e via discorrendo. Il tutto, però, aspettando il rigurgito d’orgoglio di Giovanni Gregori, Giorgio Bignasca, Giuliano Vale, Giovanni Gastaldi, Mario Longhin e Francesco Fusco. Uno sguardo adesso alla zona Est dove, tra gli Eccellenza/prima, pare si giochi ormai a carte scoperte con Dario Premoli, Cristian Filippi e Roberto Armani quali papabili della vigilia, seppure per tutti loro sarà bene non trascurare Fabrizio Salvini, Renato Ferrari, Leonello Cappa, Sergio Dragoni e un imprevedibile Giacomo Galesi, tornato già dalla metà della passata stagione a esprimersi secondo gli standard ai quali ci aveva abituato. Molto più che outsider sono inoltre Luciano Minelli, forse il più gettonato della categoria, Ugo Sabatti e Marco Minini che, con un poco di concentrazione in più durante le gare, potrebbe davvero stupirci con effetti speciali. Seconda categoria all’insegna di Sergio Tarzia Denti, Ugo Rovetta,

QUI LOMBARDIA

Un’altra immagine del Concaverde di Lonato nel corso della manche di selezione dell’invernale di Trap nella giornata di domenica 19 gennaio

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QUI LOMBARDIA

Giuseppe Grasso, Daniele Gatti, Gianbattista Bassini, Agenore Lorenzini, Giovanni Ferrari e Damiano Paneroni. Questa l’istantanea del momento, con mimetizzati alle loro spalle tiratori in grado di salire sul podio come Giuliano Giosuè Alberti, Massimo Fanzaghi, Angelo Dalceri, Mario Fusarri e l’incognita Enrico Massardi, che sappiamo essere in grado di far decisamente meglio. Sempre più arduo esprimersi sulla stupenda corazzata dei Terza categoria dove fare pronostici è praticamente impossibile. Allo stato attuale, Giacomo Segala e Gian Luigi Pezzaioli veleggiano, tallonati dappresso da una “folla” di validi avversari come Giuseppe Pietta, Roberto Favalli, Ernesto Ferrari, Gianni Martelli, Luca Morabito, Ivan Cavenati e Giorgio Pezzaioli, giusto per fare alcuni nomi. Da spettatori, non ci resta che attendere si rialzi il sipario e goderci la trama di questo thriller dai tanti rivoli ancor troppo numerosi che pian piano vanno formando un fiume. Alla sua “piena”, prevista appunto per domenica 24 febbraio al Concaverde di Lonato, non mancheremo certo di gustarci il finale.

Claudio Armiraglio, per la zona ovest della Lombardia, è già tra i detentori della wild card per la finalissima del 24 febbraio

Anche Cristian Filippi nella zona est domina la graduatoria degli Eccellenza in vista del rush finale del Concaverde

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IL TRAP ISOLANOSPRIZZA SCINTILLEPiù di trecento partecipanti al primo doppio round per un circuito regionale che nelle tre prove disputate ha già individuato i suoi campioni

QUI SICIL IA

Più che legittima la soddisfazione espressa sul rinnovato sito internet del Comitato regionale della Trinacria dal Presidente Giuseppe Di Giorgi per il responso delle prime prove del circuito invernale siciliano di Fossa Olimpica. La Sicilia è infatti partita alla grande in questo 2013: nella prima prova del Campionato del 13 gennaio sono state più di trecento le presenze. Per la precisione: 136 a Mazara e 166 a Nizza. A Nizza è stato Alfio Aparo a comporre il miglior risultato: il suo 46/50 ha costretto ad un pur onorevolissimo piazzamento i 45 degli Eccellenza Adriano Avveduto e Gianluca Viganò, del Prima Pietro La Bella e del Seconda Emilio Gallitto. Di pregio anche i 44 di Salvatore Dell’Aquia, Calogero

Gibiino, Antonino Battaglia, Rosario Sapienza, Giuseppe Augugliaro, Orazio Finocchiaro e Gaetano Licciardello. A Mazara è stato invece il possente 48/50 dell’Eccellenza Massimo Cafiero a conquistare la vetta della graduatoria. Con 46 si sono assicurati le piazze d’onore i Prima Maurizio Annaloro e Vincenzo Foderà davanti ai 45 di Francesco Gorgone, Giuseppe Testa, Nicolò Falsitta e Paolo Putano. Tra le squadre è stato il team di San Demetrio a svettare a Nizza, mentre Torretta e Marsala hanno occupato la prima posizione nella sede trapanese. Nella seconda tornata di prove della settimana successiva si è assistito immediatamente ad un sensibilissimo incremento qualitativo dei punteggi rispetto alle manche

Massimo Cafiero è stato il dominatore della prima prova del circuito sicliano di Trap dell’area occidentale

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QUI SICILIA

di esordio. A San Demetrio il Prima categoria Salvatore Dell’Aquia ha infatti composto un perfetto 50/50 precedendo il solido 47 di Calogero Gibiino e i 46 di Sebastiano Fazio, Gaetano Licciardello, Gaetano Maurizio Arcidiacono, Alessandro Midolo e Giuseppe Augugliaro. Sfida praticamente in famiglia nel parallelo confronto di Enna - caratterizzato da una nebbia “padana” - con Fabio Sollami in vetta alla graduatoria grazie ai suoi 48 centri davanti al 47 del fratello Pierluigi. Vincenzo Foderà e Paolo Putano hanno concluso con

46 centri davanti ai 45 di Calogero La Sala e Rosolino “Roly” Giliberti. Vero e proprio show tiravolistico del fuoriclasse Adriano Avveduto a Rosolini nella prova dell’ultimo weekend di gennaio. L’Eccellenza di Modica ha totalizzato 49/50 ed ha preceduto il bel 47 di Nicola Calabrò e i 46 di Orazio Finocchiaro e Sergio Pappalardo. A Terrasini, nella prova relativa alla Sicilia orientale, ha vinto invece Giuseppe Lotà con un solido 48/50 davanti ai 47 di Rosolino Giliberti, Paolo Putano e Giuseppe Filippo Correnti.

Adriano Avveduto, autore di un formidabile en-plein nella prova di Rosolini

Saro Avveduto premia il figlio Adriano, vincitore della manche di Rosolini

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ATTI UFFICIALIAVVISO IMPORTANTE

Tutti gli atleti (agonisti ed amatori) che disputano gare, nel caso in cui debbano assumere farmaci, devono es-sere in possesso del modulo di trasmissione della “Dichiarazione di uso terapeutico di sostanze vietate o metodi proibiti”(DUT).La ““Dichiarazione di uso terapeutico di sostanze vietate o metodi proibiti”(DUT) deve essere spedita per Rac-comandata A/R all’Ufficio di Procura Antidoping del CONI (Stadio Olimpico, Curva Sud, Gate 23, Secondo piano, 00194 Roma):

• PergliatletinonsoggettiaTUE(RichiestadiEsenzioneaiFiniTerapeutici),laDUTvainviataentro7giorni•lavorativi dalla data di sessione del prelievo ed è soggetta a revisione ed accettazione da parte dell’organismo deputato al controllo della documentazione; il mancato riconoscimento della reale necessità medica al tratta-mento indicato comporta l’attivazione di un procedimento disciplinare.

• Per Glucocorticosteroidi (Cortisonici) utilizzati per via non sistemica, la DUT va presentata nel momento in cui si inizia la somministrazione, sono interessati tutti gli Atleti compresi quelli inseriti nel Gruppo Registrato ai Fini dei Controlli (RTP).

Si ribadisce che gli atleti inseriti nell’RTP, nel caso in cui debbano assumere farmaci, devono compilare la TUE. Nel caso in cui il Comitato per l’Esenzione ai Fini Terapeutici”(CEFT) approvi la TUE, l’Atleta può cominciare il trattamento farmacologico soltanto dopo aver ricevuto la notifica di autorizzazione da parte del CEFT. Si fa eccezione per i casi in cui l’intervento farmacologico si configuri quale trattamento di emergenza indispensabile per le condizioni di salute dell’atleta; in questo caso l’autorizzazione può avere validità retroattiva.Per prendere visione del “Regolamento Antidoping” e la relativa modulistica, collegarsi sul sito federale www.fitav.it , cliccare sul link in basso. Una volta aperta la Home Page del sito www.coni.it , scorrere la colonna late-rale sinistra fino alla voce Antidoping e cliccarla.Si prega di prenderne visione e si raccomanda la massima cura e scrupolosità.Per qualsiasi ulteriore informazione, contattare il Medico Federale dr. Francesco Fazi 335333670 e l’Ufficio Antidoping FITAV al numero 06.45235213.

AVVISO A TUTTE LE SOCIETÀ

La Federazione per effettuare con sicurezza e velocemente i pagamenti a vario titolo alle Società Sportive ad essa affiliate deve utilizzare lo strumento del bonifico bancario. E’ quindi necessario che le Società inviino urgen-temente i propri dati bancari secondo il seguente schema registrandosi ai servizi web del sito www.fitav.it:

Denominazione Società

Intestatario del Conto Bancario

Istituto di Credito

Numero Conto Corrente ABI CAB CIN

IBAN

Inviando gli stessi via mail all’indirizzo [email protected] o via Fax al n. 06 3233791

Il calendario agonistico dell’attività nazionale del 2013 debutta il prossimo 10 febbraio con il Campionato sperimentale di tripletto della specialità del Compak Sporting: la sede della prima competizione ufficiale della stagione avrà come

palcoscenico gli impianti della società Romagna Sporting di Misano. Il 16 febbraio, con le qualificazioni alla finale invernale delle tre discipline olimpiche riservate ai tiravolisti in divisa, debutterà anche l’impianto di Valle Aniene, mentre nell’arco del mese

di febbraio prenderà il via anche il cartellone dell’elica (con la prima prova del circuito tricolore a Bologna dal 22 al 24) e a Vetralla, il 24 febbraio, si disputerà il Campionato invernale individuale e intersocietario di Compak Sporting.

FEDERAZIONE

L’AGENDA DEL TIRATORE

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Dal 16 gennaio il tiro a volo è entrato a far parte di quelle materie che potranno essere inserite nel piano di studi degli studenti del terzo anno della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università romana di Tor Vergata, con la possibilità di acquisire due crediti formativi. L’incontro di presentazione del corso, organizzato dai docenti del Comitato Scientifico dell’Ateneo capitolino, presieduto dal Presidente della Facoltà di Scienze Motorie Professor Antonio Lombardo, e dalla Fitav ha richiamato nell’aula magna della Facoltà oltre cento studenti che hanno assistito ad una discussione sulla teoria e la metodologia della ricerca, l’ottimizzazione delle prestazioni, i carichi di allenamento e le metodologie inerenti la pratica di tiro. Testimonial della giornata è stato Marco Sablone, atleta del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro e studente di Sciente Motorie dello stesso Ateneo, che lo scorso anno si è diplomato campione del mondo universitario nello Skeet in Russia. A Sablone è spettato il compito di raccontare ai compagni di corso la sua esperienza tiravolistica e, cosa più importante, come poter conciliare l’impegno sportivo con lo studio, obiettivo principale

degli studenti universitari. Il corso universitario di tiro a volo prenderà il via nei mesi di marzo e aprile. Altrettanto miliare è stata l’istituzione di un Centro Studi scaturita da una riunione tra la delegazione della Fitav, guidata dal Presidente Luciano Rossi e composta dal Vice Presidente Paolo Fiori, dal medico federale dottor Francesco Fazi, dal Commissario Tecnico della Fossa Universale dottor Sandro Polsinelli, dal Responsabile delle Squadre Azzurre Mario Magnanini e dal Preparatore Atletico professor Fabio Partigiani, ed il Comitato Scientifico, rappresentato dal Presidente di Facoltà Lombardo e dai docenti Stefano D’Ottavio, Calogero Foti, Mario Esposito, Giuseppe Annino, Elvira Padua e Francesca Neroni. “La creazione di questo Centro Studi – ha commentato il Presidente Rossi – testimonia la ferma convinzione, mia e di tutto il Consiglio Federale, che la ricerca e lo studio siano l’unica vera strada di crescita. Per affrontare seriamente una disciplina sportiva si deve programmare tutto e non lasciare spazio all’improvvisazione. Non si vince per caso. Lo si fa solo pianificando tutti i particolari in modo scientifico”.

IL TIRO A VOLO ALL’UNIVERSITÀ

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