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Informa Vigone Giugno 2006

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Informa Vigone, Anno 20 - Numero 1, Giugno 2006
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L’equilibrio nelle opinioniS

i dice che i quadri siano incom-prensibili quanto le belle donne,

ma quei colori sanguigni, dai qualiemergono le trasparenze di acroba-ti equestri, colpiscono e scuotonoistinto e ragione. In copertina, gli"Acrobati" di Baretta, sono i germo-gli di una riflessione che, mi auguro,non si dissolva nell'indifferenza.Ascoltando le melodie di Karaindrouammiro l'opera, mentre assume ine-sorabilmente un significato metafo-rico. Ecco, appaiono le opinioni chesi destreggiano come acrobati nelcirco. Si animano nella ricerca ap-passionata ed appassionante di una,unica ed imprescindibile ragione. Leopinioni rappresentano le "armi con-venzionali" con cui ci confrontiamoquotidianamente verso il nostroprossimo.

E' un confronto continuo, a volteamichevole e moderato. A volte non

lo è affatto.Il dialogo è ideale quando è fatto

di opinioni equilibrate. Così cresce,in tutta serenità.

La discussione si anima e si cari-ca di energia positiva, gli argomentivengono sviscerati alla ricerca sma-niosa della ragione.

Ma questa è una società di opi-nionisti, a volte sfrontati ed irrive-renti. Così sembrano volerli i media.L'equilibrio, nelle opinioni, vienescambiato per ipocrisia o peggio an-cora per falsità. Al suono delicatodell'arpa si contrappone il tamburoe così, la delicatezza intellettuale ,spesso, non paga.

Diventa importante tenere alto ilprofilo e fare la voce grossa. Sco-raggiare ogni tentativo di riflessio-ne. Reprimere le giuste opinioni, sescomode. Ah, signori lettori, sape-ste quante persone squisite ho co-

nosciuto! Perso-ne garbate, che,dotate di un fineintelletto, usava-no l'equilibrio nel-le loro opinioni.Da loro ho trattoi n s e g n a m e n t ipreziosi che mihanno illuminatonei momenti piùbui e poi, ritrova-ta la strada, hocercato di anda-

re avanti da solo. E così ho fatto:passo dopo passo s'una fune di cuinon vedo ancora l'estremità, conti-nuo il mio cammino con l'equilibrioprecario delle mie ed altrui opinio-ni. Ma vado avanti e spesso, comea tutti, mi succede di trovarmi a do-ver fare "l'ago della bilancia", miomalgrado. A questo proposito sve-lerò che all'inizio del mandato, peril quale cerco di svolgere nel miglio-re dei modi la funzione di coordina-tore di questo trimestrale, ho temu-to di non essere in grado di creareil giusto equilibrio tra i vari articoli-sti. Avevo timore di dover placarechissà quali e quanti scontri d'opi-nione.

Ebbene, così non è mai stato.Ringrazio tutti coloro che pur man-tenendo le redini ben salde delleloro opinioni, hanno scritto e conti-nuano a scrivere con onestà intel-lettuale e delicatezza. Ringrazio gli"acrobati" di un' opinione costrutti-va, leale e mai irriverente, sobria emai cangiante. Per loro ho grandestima e, seppure non sarei mai ingrado di insegnare nulla, permette-temi di dire che da loro ho imparatomolto.

A volte il mio cavallo sembrascosso e disegna traiettorie insidio-se ed imprevedibili, ma un po' diesperienza mi ha convinto che l'equi-librio nelle opinioni vale più delleopinioni stesse e vado avanti alla ri-

cerca del dialogo, che non è un mi-raggio ma una reale possibilità.

Ivano Arena

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Democrazia, partecipazione e sviluppo

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L'esempio delle osservazioni alla Variante di PRGCella Deliberazione Programmaticaalla Variante di PRGC in corso c'è

scritto che la modifica al Piano regola-tore si sarebbe preparata con la parte-cipazione della popolazione.

Crediamo di aver ottemperato a que-sta indicazione con l'approvazione av-venuta nel Consiglio Comunale di gio-vedì 1 giugno delle Controdeduzioni alleOsservazioni al Progetto Preliminare diVariante di PRGC: un documento di 87pagine (fitte e ricche di contenuti), pre-disposto con la fattiva partecipazionedi tutte le componenti consigliari e de-gli uffici tecnici. In questo documento siè risposto, non soltanto formalmente,per adempiere ad una prescrizione dilegge, alle osservazioni presentate dal-la Cittadinanza.

La stessa Amministrazione avevasollecitato, in più occasioni, la Cittadi-nanza a presentare le osservazioni per-ché, per predisporre la Variante, vole-va conoscere i desideri, i bisogni, i sug-gerimenti dei cittadini. Un numero ele-vato di vigonesi ha colto l'invito. Sonopervenute in tempo utile ben 112 lette-re, molte delle quali contenevano più diuna richiesta e/o segnalazione.

Il fatto che le osservazioni inviate si-ano state molte non significa ovviamen-te che il Progetto Preliminare di Varian-te fosse manchevole, o in qualche mododa rettificare; significa invece che lapopolazione vigonese ha avuto fiducianell'Amministrazione ed, in particolare,

ha confidato nel fatto che l'Amministra-zione avrebbe tenuto conto dei pareri edelle idee suggerite, che sarebbero sta-te attentamente vagliate, non con l'in-tento di bocciarle ma di assecondarle.

La fiducia è stata soddisfatta. Ogniosservazione è stata analizzata con at-tenzione dai Capigruppo, dalla Giunta,da tutti i Consiglieri e dai Tecnici conl'obiettivo di cercare in tutti i modi divalorizzarne i contenuti e, quando le ri-chieste andavano nella direzione delpubblico interesse, o almeno non con-trastavano con questo, si è detto di sì.L'Amministrazione voleva assecondarele richieste della popolazione non soloper venire incontro alle legittime aspet-tative di ciascuno ma anche perché ri-tiene che, dando spazio ai bisogni diciascuno, si dà la possibilità alla gentedi lavorare ed in questo modo si favori-sce lo sviluppo urbanistico della città.

I risultati dell'analisi delle osservazio-ne sono evidenti se si pensa che circa il90 % delle osservazioni sono state ac-colte. Certo, in alcuni casi, sono stateposte dall'Amministrazione delle condi-zioni, dei limiti alle richieste, per fare inmodo che la volontà degli uni non con-trastasse l'intendimento degli altri, chel'iniziativa dei singoli non si contrappo-nesse all'interesse della collettività ma,anzi, entrambi convergessero nella stes-sa direzione.

Si è cercato anche di evitare che,nella voglia di fare, venissero distrutte

delle risorse non rigenerabili. Non si èrinunciato, infatti, alla salvaguardia del-le risorse originarie ad utilità ripetuta (icosiddetti valori storico-ambientali, ilterreno, le acque, il paesaggio). Si sonovolute preservare le relative valenze an-che perché esse rappresentano la ric-chezza più importante e autentica delterritorio ed, in alcuni casi, anche un fat-tore produttivo.

L'Amministrazione, così facendo, haesteso le possibilità d'intervento edili-zio al maggior numero di persone pos-sibile, senza rinunciare alla propria fun-zione di programmazione, inserendo leiniziative di ciascuno nell'ambito di unprogetto di sviluppo finalizzato.

In questo modo si determinerà tral'iniziativa privata e quella pubblica, delComune, quello che gli economisti chia-mano, un'interazione sinergica. Si valo-rizzeranno al massimo le risorse impe-gnate nel settore e si permetterà a tuttidi partecipare, insieme, come protago-nisti, secondo le regole del libero mer-cato e della concorrenza, ad un pro-gramma di sviluppo diffuso, capillare,stabile, continuo ed allo stesso temposostenibile cioè capace di produrre pro-gresso vero.

E' un sistema che, per dare i fruttiauspicati, dovrà essere gestito bene macrediamo che la nostra cittadina ed inostri uffici ora siano maturi e preparatiper poterlo attuare.

Dino Ambrosio

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Il riciclaggio della carta

Siamo gli alunni della classe IA, Scuo-la Secondaria di 1º grado dell’Istituto

Comprensivo di Vigone.Quest’anno nel nostro programma di

Scienze abbiamo trattato, tra l’altro, l’ar-gomento dei rifiuti e del loro riciclaggio.Abbiamo letto quest’articolo sulla rivista“Mani tese” (organismo contro la fame eper lo sviluppo dei popoli) di aprile 2006 eabbiamo pensato di riproporlo ai cittadinivigonesi, perchè riteniamo che possa es-sere di utilità e di interesse per tutti.

L'infinita pazienza della carta!Si lascia fare di tutto: metà di quel-

la prodotta nel mondo finisce in imbal-laggi, il 20% in prodotti di igiene e soloil 30% è destinata a pagine scritte elette (di ogni genere: da ufficio, edito-riali, giornalistiche, pubblicitarie).

Gli italiani ne consumano ogni anno188 kg a testa.

Per la maggior parte, usa e getta.

Salvare carta dunquealberi e molto altro

L'industria mondiale della carta edella cellulosa è un mostro che divoraboschi e foreste.

E per fare la carta non occorronosolo alberi: l'industria usa copiosa-mente anche altre risorse: acqua (frai 44.000 e gli 83.000 litri per ogni ton-nellata di fibra vergine), energia (il 4%del consumo mondiale!), sostanze chi-miche; e si inquinano acque e aria.Ridurne e riqualificarne i consumi è

possibile, a casa, in ufficio e a scuola.

Usi da abbandonare

- Carta pubblicitaria.Grazie alla legge 677 sulla tutela

della privacy, con lettera raccomanda-ta personale o condominiale o una te-lefonata possiamo chiedere ai "man-danti-mittenti" della pubblicità posta-le o deposta da addetti di essere can-cellati dall'indirizzario. Per stradaastenersi con un sorriso.

E magari alle elezioni punire chi piùimbratta la città con gigantografie delsuo faccione.

- Riviste pubblicitarie.Quando gli articoli sono oscurati

dalla réclame e le riviste pesano l'iradi una foresta, il prodotto editorialediventa un volantone pubblicitario. La-sciamole in edicola e smetteranno.

- Giornali di gossip e di calcio.Boiate pazzesche, direbbe Fantoz-

zi. Speriamo che scompaiano, un gior-no, quando tutti faranno sport in pri-ma persona e smetteranno di spiare ivip.

- Non pulire con la carta.Meglio tovaglioli, strofinacci, spugne

di materiali durevoli.

Usi da moderare

- Imballaggi. E’ un segno di civiltàriusare molte volte il sacchetto di car-ta del pane e dei biscotti sfusi: ripie-gandolo bene appena arrivati a casadurerà a lungo. E così le buste con i

manici e gli scatoloni.- Meno stampe e meno fotocopie ple-

ase. Pensare agli alberi ed evitare diristampare con minime correzioni. Pri-ma di stampare lungaggini da internetmeglio scaricarle al computer per unafutura decisione. Le fotocopie richie-dono: sobrietà, moderazione, stampafronte e retro. I fogli scritti da una solaparte si riusano per appunti e così leagende non terminate. Proposte dadeclinare in ufficio.

Raccolta e riciclata

Per ogni chilo raccolto abbattiamole emissioni di anidride carbonica di800 grammi. Oltre a raccogliere la no-stra, facciamo un po' i raccattoni: suitreni e in metrò recuperiamo un po' deigiornali che gli altri lasciano in giro.Magari impareranno.

E c'è chi non riesce a gettare via inmodo indifferenziato nemmeno un bi-glietto del bus o uno scontrino. Le ta-sche servono anche a questo.

- Meno bianca e più virtuosa.Produrre una tonnellata di carta ri-

ciclata fa risparmiare fino a 17 alberi,energia sufficiente a rifornire una casaper sei mesi, oltre 30.000 litri d'ac-qua; abbatte del 75% l'inquinamentonell'aria e del 35% quello dell'acqua.

- Niente tronchi nel wc!E’ il minimo sindacale: comprare

solo carta igienica riciclata anziché da"pura cellulosa vergine". Nei negozicosta come l'altra.

- II 30% per legge.Il decreto 203 del 2003 stabilisce

che almeno il 30% dei prodotti - equindi anche della carta - acquistati

dai pubblici uffici sia frutto diriciclo. Possiamo verificarne ilrispetto. Insistere anche con inegozi di fotocopie e i capiuffi-cio "privati": non è vero che unabuona carta riciclata rovini lamacchina.

- Ma quale? Le riciclate van-no scelte non sbiancate. Alcu-ne cartiere specializzate nel ri-ciclato hanno il ciclo chiuso del-le acque e sono autosufficientidal punto di vista energetico.

- E i libri? Se dicono qualco-sa, sono l'uso più sacro e du-revole della carta.

Non ci sono scuse ecologi-che per non leggerli! Ma sareb-be bello che lo stesso libro cir-colasse fra più persone: graziealla biblioteca pubblica o anchea un passaggio (controllato) fraamici e parenti.

Classe I/A Scuola Secondaria

di Primo Grado

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Che pericolo guidare in moto!!!

Se la patente a punti ha dato i suoiprimi buoni risultati sull’inciden-

talità stradale in generale, non altret-tanto si può dire per le due ruote:moto e ciclomotori. I numerosi inci-denti di questi mesi lo dimostrano ,anche nel nostro piccolo territorio diprovincia.

Alcuni dati per tutti: negli ultimi10 anni le vittime di questo segmen-to sono in costante crescita, nono-stante l’avvento del casco anche peri ciclomotoristi adulti (1998) e l’ado-zione della patente a punti (2003).In realtà la situazione non è miglio-rata per nulla!

Dal 1995 al 2004 si sono contatifra i dueruotisti 13.429 morti e786.985 feriti, cifre come quelle diuna guerra. Se nel 1994 si contava-no 1.178 vittime, nel 2004 si è toc-cata quota 1.552 (+ 31,7%). I feritisono passati da 62.381 a 90.035(+44,3%). In pratica il 27,6% deimorti sulle strade e il 28,4% dei fe-riti viaggiava sulle due ruote.

L’Italia è prima assoluta in Euro-pa nella graduatoria delle vittime, se-guita da Francia, Germania e Spagna.L’Unione Europea sulla base di que-sti dati preoccupanti – questo è l’uni-ca categoria che non fa segnare di-minuzioni nei numeri della sinistrosi-tà – si sta ponendo seriamente il pro-

blema e cerca soluzioni.Nel 2004, ultimo anno con dati uf-

ficiali disponibili, si sono contati - ab-biamo visto - 1.552 morti e 90.035feriti in incidenti che hanno coinvoltomotociclisti e ciclomotoristi. In par-ticolare fra questi ultimi, i morti sonostati 409 e i feriti 42.634. Fra le vit-time i conducenti ammontano a1.339 (86%) di cui 1.280 maschi95,6% e 59 femmine 4,4,% e i tra-sportati sono stati 135 (8,7%), di cui55 maschi (40,7%) e 23 femmine59,3%.

La differenza rispetto al totale èdata da 78 pedoni rimasti vittime di

incidenti con veicoli a 2 ruote.Si può tentare di capire il perché

di questa tragica situazione. Primadi tutto, l’effetto dissuasivo della Pa-tente a punti sul mondo delle due ruo-te, arriva debole e poco efficace. Iciclomotoristi non perdono punti.E’ preoccupante il fatto che, nono-stante l’adozione del casco ancheper i ciclomotoristi maggiorenni, ri-sultato sicuramente efficace, la cifradella mortalità aumenti costantemen-te in questo segmento, spesso indo-mabile, sul versante del rispetto del-le regole.

E’ pur vero che in questi anni ilparco dei motocicli è cresciuto ri-spetto a quello delle auto.

Il veicolo a due ruote è essenzialeper muoversi più agevolmente in cit-tà e nel traffico.

Su questo non si discute.C’è solo da porsi qualche doman-

da. Cresce nel parco mezzi la cifradelle due ruote ad alta potenza mo-toristica. I giovani si trovano la di-sponibilità di motocicli che in primamarcia raggiungono i 130 Km/h, van-no da 0 a 100 metri in 3 secondi, rag-giungono velocità che vanno dai 270ai 320 Km/h. Alcuni pensano di es-sere perfetti sosia di Valentino Ros-si, ma in realtà sono comuni morta-li!! Esiste una preparazione adegua-

ta fra i patentati abilitati a guidarequesti bolidi, intesa come capacitàdi guida pratica? Esiste una sufficien-te consapevolez-za dei fattori dirischio?

Le strutturestradali con i loromanufatti e siste-mi protettivi, inp a r t i c o l a r eguard-rail, contri-buiscono al con-tenimento delleconseguenze delsinistro o le ag-

gravano proprio peri motociclisti?.

Alcuni dati di riflessio-ne: nei soli week-end del-la primavera del 2005sono morti circa 250 motociclisti.Con la punta di 105 nei fine settima-na del mese di maggio. Il piùtragico il secondo fine settimana delmese con 27 vittime. Punte di 22 de-cessi anche in alcuni fine settimanadel 2006. Cifre assurde!

Domeniche così si ripetono datroppo tempo e se non ci diamo unasvegliata sarà troppo tardi..Siamosinceri: quanti affrontano curve con-tromano col ginocchio a terra? Quan-ti sfrecciano a 200 e passa in auto-strada col traffico intenso, sulla stri-scia di mezzeria come acrobati sulfilo? Quanti, con lo scooter, pensanodi avere la città a propria disposi-zione, imboccando sensi vietati, pas-sando col rosso o semplicementesfrecciando sui viali? Quanti genitorifirmano “incoscientemente” dal mec-canico per togliere “i fermi” allo sco-oterino nuovo dei propri figli, sui qualipoi si aggiungono marmitte, silenzia-tori o modifiche da competizione?Laperfezione, lo sapete tutti meglio dime, non è roba da uomini. Semmaida idoli e da professionisti della motocome il nostro magico Valentino num-

ber 46!Marco PeirettiResponsabile

Ufficio Polizia Municipale di Vigone.

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...da Cañada Rosquín

Liega Semana Santa y gastronómicamente todos pensa-mos en dos manjares: los huevos de Pascua de chocolatepara los niños y no tan niños y la Bagna cauda para los adul-tos. Es época de degustar en familia o entre amigos estacomida que ha prendido en los hábitos alimenticios de lasnuevas generaciones después que los pioneros piemontesesla trajeron de la lejana Italia en el sigio XIX.

No conozco exactamente cómo la hacian las primerasmujeres que llegaron con su amplio bagaje cultural culinario,matizado de exquisiteces, tradición, creatividad y economía,pero les voy a contar cómo se hace en la actualidad en lamayoría de los hogares, especialmente para jueves o viernessanto. La olla humeante de està salsa con un aroma apeteci-ble y característico va reuniendo a las personas que eligencomerla con verduras crudas y cocidas variadas: papas,batatas, zanahorias, repollo, repollitos de Bruselas, coliflor,brócoli, lechuga, pimiento . Los bisabuelos la comian con car-do, un vegetal que cultivaban especialmente para la ocasión,un tanto amargo y fuerte que ha caído en desuso en las nue-vas generaciones; con pollo hervido y los más golosos confideos mostacholes, cintas o ñoquis.

Le pregunté a mi almacenera (proveedora de alimentos)qué cantidad de ingredientes para la bagna cauda había ven-dido en esta Semana Santa. Quedé sorprendida al escucharque sus clientes habían consumido 750 anchoas en salmueray 80 kilos de crema de leche. Si esta cantidad se multiplica por10 comercios más que hay en la localidad, se tiene una ideaaproximada de cómo está arraigada esta costumbre de utili-zar esta comida por los habitantes de Cañada Rosquín.

Mi receta, que la heredé de buenas cocineras de bagnacauda de la zona, es la siguiente:

INGREDIENTES para 12 a 15 personas: 2 Kg. de cremade leche - 4 cabezas de ajo - 21 anchoas en salmuera - 200g. de nueces peladas (optativo).

PROCEDIMENTO: Pelar y sacar el brote a los ajos, picarmuy bien o procesar con un chorrito de leche. Freír con pocoaceite en una cacerola de fondo grueso que no se pegue.Retirar del fuego. Lavar las anchoas sin sacarle toda la sal,abrirlas y limpiarlas. Picarlas bien e incorporarlas a la cacero-la. De a poco agregar la crema de leche revolviendo siempresobre fuego suave. Dejar hervir 10 minutos y agregar las nue-ces. Retirar del fuego y servir en la mesa. Se come bien ca-liente, si es posible colocar la cacerola con la salsa o distribu-idas en pequeñas cazuelitas de terracota sobre un calenta-dor con alcohol para mantener a temperatura ideal... A mojarla verdura en la salsa y disfrutar de este momento!

Gloria Fermani

Integrante de Familia Piemontesa Cañada Rosquìn

La tradicional Bagna CaudaArriva la Settimana Santa e riguardo al cibo, tutti pensiamo

a due alimenti: le uova di Pasqua di cioccolato per i piccoli eper i meno piccoli e la Bagna cauda per gli adulti. E’ il momentodi gustare in famiglia e con gli amici questa pietanza che èdiventata un’abitudine alimentare delle nuove generazioni dopoche i pionieri piemontesi la portarono dalla lontana Italia nelsecolo XIX.

Non so esattamente come la preparavano le prime don-ne che arrivarono con il loro grande bagaglio di nozioni culi-narie, combinazione di squisitezze, tradizione, creatività edeconomia, ma desidero raccontare come si cucina adessonella maggior parte delle case, specialmente per il giovedì eil venerdì santo. La pentola fumante di questa salsa con unaroma appetitoso e caratteristico riunisce le persone che lamangiano con svariate verdure crude e cotte: patate, pata-te dolci, carote, cavoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, bro-coli, lattuga, peperoni. I bisnonni la mangiavano con il cardo,un vegetale un po’ amaro e forte non molto gradito alle nuo-ve generazioni; con pollo lesso e, i più golosi, con pennerigate, fettuccine e gnocchi.

Ho chiesto alla mia bottegaia (dalla quale acquisto i cibi) laquantità di ingredienti per la bagna cauda che ha venduto inquesta settimana Santa. Fui sorpresa nell’apprendere che isuoi clienti avevano acquistato 750 acciughe in salamoia, e 80kg. di panna. Se queste quantità vengono moltiplicate per i 10e più negozi che ci sono nella cittadina si ha un’idea approssi-mativa di come è radicata l’abitudine di consumare questocibo negli abitanti di Cañada Rosquìn.

La mia ricetta, che ho appreso da brave cuoche di bagnacauda della zona, è la seguente:

INGREDIENTI per 12-15 persone: 2 kg. di panna - 4 tested’aglio - 21 acciughe in salamoia, 200 gr. di noci spellate (facol-tativo).

PREPARAZIONE: Pelare e togliere il germoglio all’aglio poitritare molto bene e lavorare con un poco di latte. Friggere conpoco olio in una casseruola con il fondo spesso affinchè nonbruci. Ritirare dal fuoco. Lavare le acciughe senza togliere tuttoil sale, aprirle e pulirle. Tritarle bene e metterle nella casseruo-la. Aggiungere poco alla volta la panna rimescolando sempre afuoco lento. Lasciare bollire 10 minuti e aggiungere le noci.Ritirare dal fuoco e servire. Si mangia ben calda; se possibilemettere la casseruola con la salsa e distribuirla in piccoli reci-pienti di terracotta sopra uno scaldino con l’alcool per mante-nerla a temperatura ideale. Intingere la verdura nella salsa egodere di questo momento!

Gloria Fermani

iscritta alla Famiglia Piemontese Cañada Rosqìn

(libera traduzione di L.F.)

El hermanamiento con VIGONE (Italia)Por lo mucho que nuestros nonos piamonteses añoraron

su tierra natal, hoy, sus nietos sentimos la gran alegría derevivir sus sueños. Recibir a nuestros hermanos de Vigone,no sólo es reafimar en un papel el décimo aniversario delGemelaggio, sino que lo más hermoso, es compartir la ami-stad entre verdaderos compatriotas.

Estar y conversar con ellos volvió a renovar en nosotrosel amor que sentimos por el Piamonte. Nuestra sangre, tam-bién piamontesa, nos acerca con alegría y emoción a nue-stros hermanos vigoneses. Dios quiera que pronto podamosrepetir nuestro encuentro. Hasta siempre, con cariño.

Elsa Viotto De BicecciFamilia Piemontesa Cañada Rosquìn

Talmente i nostri nonni piemontesi rimpiangevano la terranatia che oggi noi, loro nipoti, sentiamo la grande gioia dirivivere i loro sogni. Ricevere i nostri fratelli di Vigone e nonsolo riaffermare con uno scritto il decimo anniversario delgemellaggio, ma la cosa più bella è condividere l’amiciziacon veri compatrioti.

Trascorrere del tempo e parlare con loro ha contribuitoa rinnovare in noi l’amore che sentiamo per il Piemonte. Ilnostro sangue, anche piemontese, ci accomuna con gioiaed emozione ai nostri fratelli vigonesi. Dio voglia che pos-siamo incontrarci nuovamente. Per sempre con affetto

Elsa Viotto De BicecciFamiglia Piemontese di Cañada Rosquìn

Il gemellaggio con VIGONE (Italia)

Dall’8 all’11 Settembre, in occasione dei festeggiamenti patronali, farà visita alla nostracittadina una delegazione ufficiale del Comune di Cañada Rosquín, guidata dal SindacoSignor Hugo Dallari. Ad essa si unirà un gruppo di amici argentini.

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Un grande progetto di autosviluppo in KenyaC

hi ha avuto modo di avvicinare le tematiche dello svilup-po sa che una delle maggiori sfide dei progetti di coopera-

zione internazionale è il cosiddetto "capacity building", vale adire la creazione di capacità e competenze locali in grado diattivare nei Paesi in via di sviluppo meccanismi di auto-svilup-po. Inoltre, trattandosi di progetti di co-operazione, il presup-posto di partenza necessario è il riconoscimento di pari dignitàa tutti gli attori coinvolti, del Nord e del Sud del mondo. Questoè possibile solo se tutte le parti coinvolte traggono beneficio-non necessariamente monetizzabile- dall'implementazione delprogetto.

Da questi due presupposti basilari, con la collaborazionedella Rete dei Comuni Solidali (RE.CO.SOL.) e del Comune diVigone, è nato il progetto "Istituzione e realizzazione di unaScuola dei Mestieri per la formazione di artigiani in Kenya" diHarambee Insieme per lo Sviluppo Ong-onlus, con sede aBarge (CN).

Il progetto si propone di realizzare, nel distretto di Laikipiain Kenya, un sistema per la formazione di artigiani specializ-zati, in grado di condurre autonomamente piccole e medieattività generatrici di reddito. Suddetti artigiani, inseriti nelcircuito economico del Paese, andranno a costituire la classemedia, indispensabile per innescare processi di sviluppo so-stenibile e diffonderanno una cultura della manutenzione delleinfrastrutture esistenti, ad oggi piuttosto debole per mancan-za di risorse e di know how.

Il progetto in esame è particolarmente ambizioso, sia intermini di risorse mobilitate sia in termini di risultati attesi.Infatti si prefigge di realizzare non la mera costruzione di unedificio, bensì l'istituzione di un sistema di formazione, nell'ac-cezione più ampia del termine. La costruzione dell'edificio dellaScuola non è che una delle componenti del progetto: essasarà implementata direttamente dagli allievi, guidati e affian-cati da maestri artigiani volontari italiani e da docenti istrut-tori locali, secondo la metodologia del learning by doing. Lacostruzione sarà spalmata nei tre anni del progetto, durante iquali gli allievi saranno formati anche in alcune discipline teo-riche di particolare rilevanza per il loro mestiere. In questiprimi tre anni, saranno attivati i 5 corsi più strettamente ne-cessari all'edificazione dello stabile: muratore, fabbro, fale-

gname, elettricista ed idraulico.Successivamente si attiverannoaltri corsi, con particolare riguar-do all'introduzione di mestieriadeguati alle donne. Accanto al-l'attività didattica, gli allievi si oc-cuperanno della commercializza-zione dei prodotti e dei servizi realizzati all'interno della Scuolae gli introiti di tale attività contribuiranno a garantire la soste-nibilità economica della Scuola. I nuovi artigiani saranno ac-compagnati nell'avvio di proprie attività produttive tramite unapposito sportello presso la Scuola dei Mestieri, che in futuropotrà anche facilitare il loro accesso al credito, attraverso lacopertura dell'interesse e la garanzia di solvibilità. Al terminedel progetto, il Distretto di Laikipia potrà contare sulla pre-senza in loco di una struttura formativa di eccellenza e di unarete di artigiani specializzati e la comunità locale avrà a di-sposizione le professionalità degli artigiani.

Se i benefici per la controparte locale sono evidenti, quelliper l'attore italiano non sono meno rilevanti. Infatti, i volontaribeneficeranno dell'opportunità di trasmettere ad altri il riccopatrimonio di esperienza acquisita in anni di attività lavorativa,patrimonio che diversamente andrebbe inesorabilmente persononché dell'esperienza del contatto con una cultura "altra" edella solidarietà internazionale; le comunità di appartenenzadei volontari e, più in generale, i cittadini della Regione Piemon-te, sia attraverso l'esperienza dei volontari, sia attraverso spe-cifiche attività di sensibilizzazione e di educazione allo svilup-po attuate in concomitanza al progetto, avranno ulteriore occa-sione di approcciare le tematiche dello sviluppo e della multi-culturalità e di acquisire maggiore consapevolezza della cen-tralità del concetto di "cittadinanza partecipata ed attiva".

Il progetto, che è stato studiato e sarà realizzato da Ha-rambee Insieme per lo Sviluppo, è promosso ed attivamentesostenuto dalla Provincia di Cuneo e coinvolge un numero cre-scente di attori, fra i quali i comuni di Vigone, di Carmagnola edi Barge, nonchè il Rotary International Distretto Piemonte-Liguria-Valle d'Aosta. Per sostenere il progetto si può proce-dere, oltre che con le dona-zioni ad Harambee, anche at-traverso la devoluzione del 5per mille dell'IRPEF, in sededi Dichiarazione dei redditi.Tale donazione non è in alcunmodo alternativa all'8 per mil-le e può essere fatta appo-nendo una crocetta sulla ca-sella "Sostegno del volontaria-to…" ed indicando il cod. fisc.di Harambee: 94036660044.

Foto ricordo all’ingresso del Palazzo Comunale di Nanyuki

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Sig. direttore,come lei sa, da un anno e mezzo vivo

a Bruxelles e devo ammettere che ognitre mesi, quando so che sto per riceve-re Informa Vigone, ogni sera mi precipi-to verso la buca delle lettere sperandodi trovare la mia copia. E’ bello salire incasa per godermi quel piacere infinitodell'aprire le riviste nuove prima chechiunque altro le abbia sfogliate.

Ci sono sempre articoli curiosi edinteressanti, che fanno scoprire ango-li o personaggi di Vigone fino a quelmomento sconosciuti. A volte, pero',temo che Informa Vigone sia usato perportare avanti diatribe che, data la ca-denza trimestrale del giornale, rischia-no di protrarsi per quasi un anno. Sen-za dubbio si tratta di temi d'attualitàed interesse comune che tutti noi do-vremmo seguire, solo che mi rendo con-to di quanto sia difficile tenere il filodel discorso quando si ribatte ad unaquestione sollevata tre mesiprima (già..e qual era la que-stione?). La mia preoccupa-zione è che il lettore non sisenta così invogliato a sof-fermarsi su questi articoli.

Per dare un volto nuovo alnostro giornale sarebbe for-se interessante dedicare unasezione ai grandi temi mon-

diali, con pillole sui principa-li avvenimenti. E' vero chequesto esula dalla realtà vi-

Lettera al Direttoregonese, ma proprio perché Informa Vi-gone arriva nelle case di tutti i cittadi-ni, potrebbe servire da finestra sulmondo per i più giovani, per invogliarliad interessarsi alla situazione interna-zionale. Magari si potrebbe cercare dicoinvolgere la terza media e chiedereloro di curare questa nuova rubrica. Eperché non introdurre anche la recen-sione di un libro… sono sicura che tuttinoi abbiamo almeno un libro da consi-gliare, una storia che ci ha toccato, checi ha fatto riflettere, che ci ha fatto cre-scere. In passato ho avuto occasionedi svolgere ricerche sui giornali relati-vi alla seconda guerra mondiale, ederano proprio i piccoli dettagli, comele pubblicità, le recensioni di libri o iriferimenti all'esterno che aiutavano acomprendere meglio la realtà locale.Quindi, pensando a quando i nostribis-nipoti leggeranno Informa Vigone…

Personalmente devo farle i compli-

menti per i suoi editoriali, appassio-nanti e toccanti al punto giusto... E’molto bella anche la nuova impagina-zione e l'idea di abbellire la copertinacon volti vigonesi, anche se rimpiangoun po' quel giornale in bianco e neroche arrivava quando ero piccola... evorrei congratularmi con lei e la reda-zione per la perseveranza con cui pro-ducete Informa Vigone cercando di mi-gliorarlo ogni volta.

Mi rendo conto che non sia semprefacile dare voce e spazio a tutti resi-stendo alle critiche. Perché si sa, que-sto è il rischio di chi si espone in pri-ma linea; è sempre più facile criticareguardando da fuori, piuttosto che ti-rarsi su le maniche e cercare di mi-gliorare, o almeno di dare il propriocontributo.

Aspettando con ansia di sapere chene pensa dei miei suggerimenti, la rin-grazio dello spazio che puntualmentemi accorda nel suo giornale e le augu-ro un buon lavoro.

Alessia Pautasso

Page 9: Informa Vigone Giugno 2006

9

vero e proprio marchio di qualità del quadro di vita e del-l'immagine turistica del Comune.

Il nostro Comune intende ben figurare in questa compe-tizione, coinvolgendo anche i privati (abitanti, scuole, ne-gozianti, associazioni...) nell'opera di fioritura.

Uno sforzo particolare verrà fatto per abbellire con i fiorii punti più significativi del comune: municipio, piazza cen-trale, ingressi, rotonde.....

Siamo sicuri che molti cittadini collaboreranno a rende-re le nostre vie e le nostre case sempre più verdi e fiorite,in modo da presentare un ambiente il più possibile grade-vole e accogliente alla giuria che visiterà il nostro Comune,prima in incognito e poi in visita ufficiale.

Vi ringraziamo per la vostra collaborazioneIl Sindaco

Il nostro Comune offre ai suoi abitanti e ai visitatori unquadro di vita sicuramente confortevole.Nondimeno è anco-ra possibile far molto per migliorarlo e renderlo più acco-gliente sia per chi vi abita sia per i visitatori.

E' per questa ragione che il nostro Comune ha deciso dipartecipare all'edizione 2006 del concorso "Comuni fioritidel Piemonte" indetto dall'ASPROFLOR (associazionedei florovivaisti piemontesi) in collaborazione con l'ATL Di-

stretto dei Laghi ed il patrocinio della Regione Piemonte edel TCI.

Si tratta di un concorso destinato a premiare le colletti-vità locali che più si saranno impegnate in questa azione dimiglioramento dell'ambiente. Ai Comuni verranno conse-gnati dei cartelli con la scritta "Comune fiorito" e il numerodi fiori corrispondente al livello di fioritura presentato: un

Il nostro Comune partecipa al Concorso di fioritura 2006

Page 10: Informa Vigone Giugno 2006

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orse contemporaneamente a quella "dij balìn", de-scritta nel nr. 4 di Informa Vigone (Dic. 2005).

Merita di essere ricordata anche se , rispetto a quelladij balìn, aveva un numero modesto di operai, puressendo molto attiva nella produzione dei turacciolidi sughero. Per l'appunto era chiamata "La fabricadle nate".

Vista la mancanza di testimonianze fotografiche,dovuta al fatto che in quegli anni le fotografie eranofatte solo da alcuni professionisti ed in particolarioccasioni, cercheremo di far capire ai lettori l'esattaubicazione della fabbrica: partendo da Piazza Cle-mente Corte, proseguendo per la strada che costeg-gia la Rotonda nel lato in cui spicca la sua "pompa"dell'acqua, si giunge alla fine della stessa strada dovealla sinistra si scorge un portone a forma quadratache immette in un cortile di un'abitazione la qualeun tempo aveva un terrazzo che volgeva alla Stazio-ne FFSS.

Il primo piano della casa che si protraeva sul latosinistro fino a quella, più bassa, dei sigg. coniugi Sap-pino e Gagnotto, era di proprietà dei sigg. Borra edel figlio Angiolino.

La fabbrica "dle nate" occupava tuttoil piano terra e dava lavoro ad una deci-na di operai, quasi tutti di origini sarde,tranne una signora ed un signore di Vi-gone, che vi lavorava da contabile.

Il titolare della fabbrica era il sig. Car-pegna, la cui provenienza non era nota,un signore distinto che oltre tutto, sottoi portici di Piazza Palazzo Civico, tra gliattuali Bar Piemonte e Caffè Roma, ave-va un negozio di commestibili, per lo piùcoloniali, visto che gli insaccati non li ven-deva.

Nel suo negozio, gestito da una signo-ra vigonese, si trovarono per la prima vol-ta, in vendita, le gomme americane (ci-cles).

Torniamo alla fabbrica “dle nate”. Essariceveva le materie prime con il traspor-to ferroviario; allo scalo vigonese, le stes-se venivano movimentate a mezzo di ungrande carretto a piano basso senzasponde laterali che era di proprietà del-le FFSS.

Ogni sera veniva organizzata una spe-

dizione di turaccioli di sughero di va-rie forme e dimensioni, raccolti in sac-chi di iuta, cuciti alle estremità con

dello spago.Curioso era il fatto che il ragazzo preposto al ca-

rico e scarico dei sacchi a volte si trovava davantidei piccoli e pesantissimi sacchi di iuta pieni di piom-bini, mentre poteva sollevare con grande facilità isacchi grandi, ma leggeri, pieni di turaccioli.

Una canzone di quei tempi diceva: " …ma guardache contrasto, che ridicola illusione, la botte cosìgrande e così piccolo il bottone"

La fabbrica “dle nate” lavorò in modo continuati-vo per anni finchè un giorno, lungo i viali della Lejasi levò un fumo nero e denso accompagnato da unodore intenso di bruciato.

Era scoppiato un incendio e, a dare l'allarme, fu-rono le donne che stavano lavando i panni sotto lapensilina del lavatoio (che si trovava davanti al can-cello dell'attuale villa).

A quell'ora l'acqua del Bastione scorreva più len-ta ed era più alta, visto che il mulino del granoturcodel Rivaggio, proprietà dei fratelli Francesco Dome-nico Ferrero, con il figlio Eugenio, aveva appena ter-minato la macinatura.

Francesco, detto "Cecu Ferrero", regolava le duechiuse in modo tale da avere acqua a sufficienza per

il mattino seguente, nonostante ilmulino fosse dotato di motori elettri-ci.

Durante l'incendio, gli operai del-la fabbrica correvano con i secchi adattingere acqua, mentre per le stra-de di Vigone si gridava: " A l'è pia-jefeu la fabrica dle nate!"

La campana a martello non avevaancora dato l'allarme ma la pompamigliore era già trainata dai pochi vi-gili volontari, che notarono per primiil fumo denso dell'incendio in quantolavoravano sui tetti.

Questi si precipitarono nel cortiledi Via Luisia n.2 e, con l'aiuto di altrivolontari, trainarono la pompa facen-do a meno dei cavalli.

Il tragitto era per loro abituale vi-sto che ogni due domeniche lo per-correvano per le esercitazioni fino allaStazione FFSS (Già citato in un arti-colo precedente di InformaVigone).

La Fabbrica “dle nate”

continua a pagina 11

S

Page 11: Informa Vigone Giugno 2006

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L'acqua non mancava e l'incendio sembrava do-mato; ma quando i serramenti a nord della fabbricacedettero, il fuoco si spinse verso l'abitazione confi-nante e venne bloccato dal pronto intervento dei vigi-li, saliti, nel frattempo sul tetto.

L'incendio venne domato ed i locali della fabbricasgomberati, ma le attività produttive cessarono persempre in quanto i macchinari subirono danni ingen-ti. Il sig. Carpegna preferì trascorrere le giornate pas-seggiando per i viali della Leja.

Siccome i muri non subirono danni, i locali della fab-

brica vennero adibiti ad uso abitazione.

Qui vi abitarono, nel 1937, il Dott. Silvino medico veteri-

nario che subentrò al Dott. Bertello.

Nel frattempo i sigg. Borra si erano trasferiti in Piazza

Palazzo Civico, mentre prima avevano l'esposizione di mo-

bili in Via Umberto I, nella casa del Geom. Maletto, angolo

Vicolo del Gesù.

Agli albori degli anni '50 un vigonese tornò al paese na-

tìo ed acquistò il vasto terreno che dava a mezzogiorno,

con l'orto-giardino antistante la Stazione FFSS.

Nel 1954 vi costruì un palazzo di sei alloggi verso mez-

continua da pagina 10

La fabbrica “dle nate”

Gentile signora Piera Partiti,sono lieto di informarLa che ieri abbiamo effettuato

la nostra escursione alla Sua cittadina e ne abbiamocosi apprezzato monumenti ed ospitalità.

La visita è stata breve, ma i quattro passi fra lestrade e portici medievali è stato sufficiente a sentireuna città a misura d'uomo, raccolta attorno al suo mer-cato.

Stupenda S. Maria de Hortis: e non solo per gliaffreschi, che avevamo "prestudiato" grazie alla pub-blicazione inviata, ma anche per la sua intima colloca-zione campestre, nascosta fra il verde, sino all'ultimo.

Sorprendente la Chiesa di Santa Maria del Borgo:raramente monumentalità e limpidezza di linee si fon-dono con la sobrietà dei decori.

L'antico ed il moderno, il grande ed il piccolo; e fraquelle pietre e quei mattoni, oltre all'arte ed alla sto-ria si "legge" la grande cura dei vostri beni.

Grazie ancora e... arrivederci:Sergio Borea ed amici

Lettera di un

visitatore

zodì. Dopo qualche anno ristrutturò, con sopraelevazione

a tre piani, l'immobile della ex fabbrica dei turaccioli. Il

terrazzo venne trasformato a camere e, nel 1962, nel giar-

dino venne eretta una bellissima villa, che contribuì a fare

da cornice ai nostri invidiabili viali.

Il Bastione venne coperto da una strada a senso unico

di marcia e il sig. Carpegna si perse di vista. Della "fabbri-

ca dle nate", andata in fumo nel 1932, rimane un lontano

ricordo.

Francesco Nasi

Page 12: Informa Vigone Giugno 2006

I

"E questa nostra vita, lontana dai rifu-gi del volgo, trova linguaggi negli albe-ri, libri nei ruscelli, discorsi nelle pietre,e il bene in ogni cosa. Non la cambiereicon nessun'altra".

n questi pochi versi di Shakespea-

re sembrano racchiudersi sugge-

stioni riscontrabili presso l'Abbazia

della Novalesa. Vi si trova il senso

della natura della Val Cenischia, un po'

appartata e lontana dai rumori del vol-

go, un tempo importante percorso di

transito, i libri sapientemente e dili-

gentemente restaurati dai monaci be-

nedettini. In questo connubio tra na-

tura e lavoro dell'uomo ritroviamo un

senso di onnipresente serenità, "il bene

in ogni cosa".

13 secoli di storia

L'Abbazia di Novalesa, intitolata ai

Santi Pietro e Andrea, sorge nel 726,

la figura che domina il luogo è S. El-

drado di cui rimane l'eco nelle leggen-

de che ancora oggi si tramandano. Al-

l'inizio del decimo secolo la pace vie-

ne sconvolta dai Saraceni, i monaci si

mettono in salvo a Torino portando con

loro i codici della biblioteca.

I profughi trovano il favore del mar-

chese di Ivrea e, passata la burrasca,

il monastero di Novalesa viene riaper-

to come casa dipendete da Breme.

Molto attivo in questo periodo è lo

Scriptorium, la cui esistenza è docu-

mentata da numerosi codici conser-

vati in diverse biblioteche d'Europa.

Nel secolo XIII i rapporti tra il prio-

rato di Novalesa, che aspira a render-

si indipendente, e l'abbazia di Breme

si inaspriscono e ha inizio un lungo pe-

riodo di decadenza. In seguito il mo-

nastero viene affidato dai Savoia ai

francescani. Incapace di liberarsi dal-

le ingerenze dei Savoia, Novalesa ri-

mane coinvolta indirettamente nelle vi-

cende politiche e nelle guerre tra Fran-

cia e Spagna . Solo dopo una tregua

stipulata tra i due paesi, il monastero

ottiene dal Papa Clemente VIII il ri-

pristino del titolo di "Abbazia" e la gui-

da diretta dei monaci viene affidata ad

un loro confratello con il titolo di "prio-

re".

Nel 1646 la comunità, ridotta a tre

soli monaci, accoglie i cistercensi ri-

formati di San Bernardo. Nel 1798, il

governo provvisorio, sorto dopo l'inva-

sione napoleonica, decreta la soppres-

sione della commenda e della comuni-

tà monastica. Gli edifici vengono inca-

merati dallo Stato e i monaci sono co-

stretti a cercare rifugio altrove.

Il secolo XIX invece vede l'opera di

ingrandimento dell'antico ospizio da

parte di Napoleone che, realizzando

la nuova arteria stradale che mette in

comunicazione Susa con Lanslebourg,

deve comunque provvedere alle trup-

pe in transito .

Così, nel 1818 i monaci scendono

alla Novalesa, donata loro dallo stes-

so Napoleone. La Comunità assiste ad

un periodo di crescita fino al 1855

quando il governo Sabaudo promulga

la legge di soppressione per tutti i mo-

nasteri del Regno: i monaci vengono

espulsi e gli edifici, messi all'asta, di-

ventano residenza estiva del Convitto

Nazionale Umberto I° di Torino.

Bisognerà attendere il 1972 quan-

do il complesso abbaziale, ormai fati-

scente, viene acquistato dalla Provin-

cia di Torino e affidato nuovamente ai

monaci. Questi vi mettono piede il 14

Luglio del 1973. Tra mille difficoltà la

vita di un tempo torna a rifiorire.

Alla scoperta delle bellezze architettonichedel Piemonte: l’Abbazia di Novalesa

continua a pagina 13

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Page 13: Informa Vigone Giugno 2006

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Associazione Culturale QUELLI DELL’ISOLA

PROGRAMMA SPETTACOLI

GISELLA

23 giugno 2006 ore 21.30 - Parco Comunale di BuriascoINGRESSO LIBERO

LA BISBETICA DOMATA - Officina 04

24 giugno 2006 ore 21.30 - Castello dei Conti Piossasco di Virle PiemonteINGRESSO 10,00 Euro

NON HO IMPARATO NULLA - Maria Paiato

15 luglio 2006 ore 21.30 - Castello dei Conti Piossasco di Virle PiemonteINGRESSO 10,00 Euro

GISELLA

7 ottobre 2006ore 21.00

Teatro Delle LoggeMontecosaro (MC)

GISELLA

2 settembre 2006ore 21.00

Villamiroglio (AL)

La giornata monastica

Dall'intervista ai monaci durante una

visita recente ricostruiamo la giorna-

ta tipo dell'abbazia: comincia alle 5,45

con l'ufficio delle letture , Lectio Divi-

na, prosegue con le lodi mattutine e la

S. Messa delle 7.45. Le ore che vanno

dalle 9 alle 12.15 sono dedicate al la-

voro, quindi la sesta e il pranzo segui-

to alle 15,15 dall'ora di nona. Alle

15,30 riprende il lavoro o lo studio

sino alle 18.30 momento dei Vespri e

Lectio Divina, infine la cena. La giorna-

ta si chiude alle 21.00 con la Compie-

ta e il riposo.

All'interno del Monastero la perso-

na vive in contatto stretto con Dio, con

sé, con i propri fratelli, avvolta in una

atmosfera che richiama al mistero. Dal-

l'esterno la vita monastica può sem-

brare serena e pacifica, ma è una pace

che si conquista giorno dopo giorno,

lottando contro il peccato e il proprio

egoismo, sostengono i monaci.

Tra le mura dei monasteri, la parola

di Dio plasma l'esistenza dei monaci.

Tale Parola, dapprima trasmessa in for-

ma orale passa in seguito alla forma

scritta, che attraverso la trascrizione

dei codici, favorisce

una produzione ed

un interesse per il

libro come comuni-

cazione della sa-

pienza divina e dif-

continua da pagina 12

Alla scoperta delle bellezze

architettoniche del Piemonte

fusione dei più profondi valori umani.

Da questo "amore per il libro" nasce

l'interesse di salvaguardarne l'integri-

tà materiale, ovvero l'arte del restau-

ro. In Italia l'attività si diffonde negli

ambienti monastici verso gli anni ‘40.

Con la rifondazione dell'abbazia nel

1973, viene incentivata, col favore dei

monaci, la nascita di un nuovo labora-

torio di restauro del libro, che oggi si

avvale di un metodo che viene ricono-

sciuto e tutelato dal

Ministero per i Beni

Culturali. Si chiama "Re-

stauro non invasivo",

infatti con il recupero e

il restauro delle parti

danneggiate, si cerca

di conservare il libro il

più possibile nella sua

forma originaria, senza

"aggredirlo".

Per chi volesse visi-

tare il complesso del-

l'abbazia con il suo af-

fascinante laboratorio

le porte si aprono tutti

i sabati e domeniche dell'anno dalle

ore 9 alle 11,30. Nei mesi di Luglio e

Agosto durante i giorni feriali una visi-

ta è concessa alle 10,30 e una secon-

da alle 16.30.

Maggiori informazioni si possono

trovare sul sito

www.abbazianovalesa.org

o inviando una mail a:

[email protected] Cappelletti

Page 14: Informa Vigone Giugno 2006

14

Da Senofonte a Caprillier migliaia di anni il cavallo è statocacciato dall'uomo, fino a quando a

qualcuno non venne l'idea di addomesti-carlo per utilizzarlo come animale da soma,da traino e per cavalcarlo. A quei tempi si montava "a pelo" (sen-za sella), o su una semplice coperta tenu-ta ferma da una cinghia e i cavalli doveva-no necessariamente avere un'altezza con-tenuta, per permettere ai cavalieri di sali-re agevolmente in appoggio.

I primi uomini a cavallo erano proba-bilmente mandriani e guerrieri: cavalca-vano per necessità e sicuramente non sicuravano più di tanto del loro modo dimontare.

I primi a manifestare interesse sul modomigliore per addestrare il cavallo e caval-carlo, furono i Greci. Senofonte, ufficialegreco di cavalleria, intorno al 365 a.C.scrisse trattati sull'arte dell'equitazione esull'addestramento del cavallo.

Le sue opere contengono precetti econsigli validi ancora oggi, per ottenere lamassima cooperazione dal cavallo e trar-re il massimo profitto dalle sue doti natu-rali, con metodi addestrativi basati sullapazienza e sulla dolcezza.

L'invenzione della sella con arcioni rigi-di (circa 300 d.C.) e, successivamente,della staffa creò una vera rivoluzione: ca-valcare per molte ore diventò meno fati-coso, salire e scendere era più facile, l'equi-librio era più stabile e, soprattutto, grazieall'appoggio dei piedi sulle staffe, il cava-liere poteva imprimere maggiore forza aicolpi vibrati con la spada, la lancia ecc.

E' il Medioevo, il momento della caval-leria pesante, delle giostre e dei tornei. Icavalieri indossano pesanti armature,sono staffati molto lunghi, portano spero-ni acuminati e montano grossi e robusticavalli che guidano con imboccature mol-to severe.

Ma l'invenzione della polvere da spa-ro provocò il declino della cavalleria pe-sante, con il conseguente ritorno all'impiegodi cavalli di taglia più ridotta e leggera equindi più agili, veloci e nevrili.

P Durante il Rinascimento (1500-

1600 circa) sorsero in tutta Europascuole ed accademie di equitazione: ilcavalcare era divenuto un'arte e i nobilidovevano obbligatoriamente eccellere inquesta disciplina.

I metodi addestrativi erano però rozzi,brutali e applicati con la convinzione che icavalli dovessero obbedire per paura.

Il Conte Fiaschi, che insegnava equita-zione a Napoli, seguiva invece i metodisuggeriti da Senofonte e per tutto il '500era in Italia che si veniva ad imparare l'ar-te equestre. Gli insegnamenti di Fiaschifurono sviluppati dai suoi allievi ed espor-tati nelle corti inglesi e francesi.

Nel '700, presso la Scuola di Equita-zione di Versailles prende vita una nuovacorrente di equitazione classica che an-novera tra i suoi esponenti François de laGuérinière, il quale vedeva nell'esecuzio-ne degli esercizi di maneggio il mezzo piùidoneo per rendere il cavallo docile, ubbi-diente, piacevole e comodo da montare intutti gli utilizzi (passeggiata, caccia, guer-ra ecc.).

Nel 1800 la tradizione francese conti-nua con due famosi istruttori, FrançoisBaucher e il Général L'Hotte, autori di dueimportanti precetti che dovrebbero esse-re impressi a fuoco nella mente di ognicavaliere e cioè che gli aiuti di mano e digamba non devono mai entrare in contra-sto e che la mano non deve mai tirare leredini, ma fare opposizione stringendo ledita e immobilizzando il polso.

E siamo giunti all'alba del '900 per ilsecondo periodo d'oro dell'equitazione ita-liana, che muove i suoi primi passi a pochichilometri da Vigone: a Pinerolo, "culla"dell'equitazione mondiale, grazie all'intui-to geniale dell'Ufficiale di Cavalleria dellaScuola di Pinerolo Federico Caprilli.

Tra il 1890 e il 1907 (anno della suamorte, avvenuta in seguito ad una cadutada cavallo), Caprilli lavorò assiduamentepresso reggimenti e le Scuole di Cavalle-ria di Tor di Quinto e di Pinerolo per diffon-dere il suo sistema di equitazione natura-le. Questo sistema si basa sul principio di

lasciare libero il cavallo nei suoi atteggia-menti naturali assecondandone le varia-zioni di equilibrio, senza imporgli sprechidi energia fisica e mentale, oltre a quellanecessaria per compiere il lavoro richie-stogli.

Per poter attuare questi principi, Caprillistudiò e realizzò un assetto (disposizionedelle varie parti del corpo del cavaliere insella), che oltre a dare solidità e fermezzain sella, grazie alla staffatura più corta diquella usata nella precedente equitazione,permette al cavaliere di servirsi delle staf-fe per alleggerire le reni del cavallo.

Il metodo addestrativo caprilliano con-siste nell'esecuzione progressiva di deter-minati esercizi mirati a far acquisire, alcavallo e al cavaliere, le capacità per ca-valcare in campagna. Per fare ciò, Caprilliportò l'equitazione dal chiuso dei maneg-gi, all'aperto della campagna, in modo dafar prendere e mantenere ai suoi allievi, ilgiusto assetto in sella in ogni circostanza,senza ostacolare i movimenti del cavalloe imparare a gestirne le energie.

Il sistema caprilliano portò una verarivoluzione nel salto ostacoli: i cavalli, as-secondati nei loro movimenti, potevanosuperare altezze più elevate e i risultatiottenuti dagli ufficiali italiani nelle competi-zioni internazionali, convinsero in brevetempo i cavalieri di tutto il mondo ad adot-tare il metodo di Caprilli.

Il tempo è passato, Pinerolo non è piùil centro dell'equitazione mondiale, maancora oggi, i migliori cavalieri di concor-so ippico, italiani e stranieri, montano sulsalto come si faceva a Pinerolo un secolofa: seguendo il metodo naturale di Caprilli.

Miky & Tony dell'Estancia

Cavaliere Medioevale

Francois Baucher

Come si saltava prima di Caprilli

Federico Caprilli

Page 15: Informa Vigone Giugno 2006

15

R itroviamo il metodo di monta natu-rale di Caprilli al Circolo Ippico Mon-

viso di Vigone, gestito dalla famiglia Au-dasso. Le scuderie del Centro, pulitissi-me ed ordinate, ospitano 15 cavalli (inprevalenza belgi, italiani e westfalia), qua-si tutti da salto ostacoli che con il loroaspetto sano, sereno e ben curato, sonouna chiara e silenziosa testimonianza dicome qui la competenza e l'amore per ilcavallo siano di casa. Tino Audasso, 68anni ben portati, col fisico asciutto e at-letico di chi da sempre pratica sport, hatrasmesso la passione per il cavallo alfiglio Luciano, il quale ha avuto il piaceredi lavorare, per un anno e mezzo, conuno dei migliori cavalieri italiani del saltoostacoli: Filippo Moyersoen.

Tino ha cominciato a montare da ra-gazzino sotto la guida di istruttori milita-ri, eredi della più pura tradizione capril-liana.

Ha iniziato la sua carriera come cava-liere di concorso ippico, poi è passato aipurosangue con le corse al galoppo, ilcross-country e lo steeple chase perampliare la sua visuale sul mondo delcavallo, per poi tornare ai mezzo sanguee al concorso ippico. Ha aperto e gestitodiversi importanti centri ippici sia in Pie-monte sia fuori regione, tra cui "La Ma-donnina" di Vinovo, dove ha prestato lasua opera per ben 15 anni a partire dal1962.

Durante la sua gestione, il centro ospi-

tava circa novanta cavallie vantava un buon numerodi cavalieri concorsisti. In

quel periodo in Piemonte non c'eranomolti concorsi ippici, pertanto Tino e i suoiallievi ampliavano la propria esperienza(ed arricchivano il proprio medagliere),partecipando ai vari appuntamenti inLombardia, Toscana e Liguria. Partecipa-re a competizioni di livello nazionale e in-ternazionale sia in Italia sia all'estero, haconsentito a Tino non solo di confrontarsicon gli altri, ma anche di conoscere ed inseguito, di lavorarecon alcuni dei più quo-tati cavalieri, tra cuiil brasiliano Pessoa.

I risultati ottenutinei campi gara han-no fatto sì che laF.I.S.E. (FederazioneItaliana Sport Eque-stri) conferisse a Tinoil Brevetto di Istrut-tore per meriti spor-tivi. Ciò la dice lun-ga, se pensiamo chei corsi per diventareistruttori duravanoalmeno un anno (ederano a tempo pie-no), ma deve far riflettere anche sulla si-tuazione attuale, fatta di federazioni e as-sociazioni che rilasciano patentini e bre-vetti vari in seguito alla partecipazione acorsi della durata a volte di una sola set-timana. Essere un buon istruttore non èfacile: bisogna innanzi tutto conoscere afondo la "materia cavallo" nelle sue variesfaccettature, avere una buona prepara-zione tecnica e, soprattutto, avere la vo-glia e la capacità di trasmettere agli allie-vi la propria passione, entusiasmo edesperienza. Un buon istruttore deve es-sere anche un po' psicologo, per sapertrovare il giusto equilibrio tra autorità esensibilità nell'interpretare ogni singoloallievo ed il cavallo che monta. Tino sidefinisce un "istruttore anomalo" perchépur praticando la monta inglese, a diffe-renza di tanti suoi colleghi, non viaggiacol "paraocchi" e si interessa a tutti i tipidi monta, purchè ben fatta e nel pienorispetto del cavallo. Durante la sua car-riera di istruttore ha avuto molti buoniallievi ed è quindi riuscito a forgiare di-versi buoni cavalieri (tra cui Guido Domi-nici) e ciò non sarebbe potuto accaderese fosse mancatauna buona dose diumiltà da entrambele parti. "Una vitasola non basta perimparare e capiretutto ciò che riguar-da il cavallo, ci vor-rebbero almenodue vite". Questogiustissimo pensie-ro, proferito conumiltà da un “uomodi cavalli” come lui,

che può vantare ben più di mezzo secolodi esperienza nel mondo equestre, trac-cia un profondo solco di confine tra la cul-tura, la passione e la competenza e lacosiddetta "equitazione di staccionata"praticata da quei cavalieri che insieme alcavallo hanno acquistato la laurea in Equi-tuttologia ed Altre Scienze Confuse. Pur-troppo l'agonismo equestre di oggi è im-prontato, in alcuni casi, sul business esulla fretta: a volte, dopo poche decinedi lezioni, gli allievi vengono portati in garae poco importa se non sanno sellare il

cavallo, non distin-guono il galoppogiusto da quello fal-so o se svolazza-no sulla sella comedelle bandiere alvento, senza il mi-nimo controllo del-la propria cavalca-tura; la cosa impor-tante è tornare acasa con coppa ecoccarda e pensa-re all'acquisto delprossimo cavallo,"necessario" perdare la scalata al"monte" dei bre-

vetti e patentini… Chissà dove sono finitila cultura equestre e la passione per ilcavallo…!

Per imparare a montare bene, sostie-ne Tino, non serve solo un buon istrutto-re, è necessario anche un buon cavallo. Ilcavallo deve avere una buona istruzione,deve essere esperto e collaborativo e nonsottomesso, perché solo se è collabora-tivo riesce a sopperire alle mancanze delcavaliere. Deve anche avere una certapersonalità, in modo da far acquisire sen-sibilità all'allievo.

Il mondo del cavallo è bello perché èvasto e vario, c'è spazio per tutti. L'equi-tazione ben fatta, è anche "l'arte di farapparire semplice una cosa che in realtàsemplice non è" e questo è valido per tuttii tipi di monta e tutte le varie discipline,dal dressage al salto ostacoli, dal reiningal team penning alle passeggiate e itrekking. Basta avere voglia di impararee ricordare di essere umili, perché dietroa un buon cavaliere c'è sempre un gran-de cavallo.

Miky e Tony dell'Estancia

Tino Audasso

Filippo Moyersoen

Una vita a cavallo

Tino Audasso

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Planet Bike Team ad Aosta“E’’

stata dura……ma che giornata!"è la frase più ricorrente che sul

pulman del ritorno esprimeva il pensie-ro dei partecipanti, al rientro dalla se-conda gita stagionale del neonato Grup-po Sportivo affiliato alla Federazione Ci-clistica Italiana denominato "Planet BikeTeam", ideato e voluto da un gruppo cre-scente di amici, non solo vigonesi, conuna passione comune per la bicicletta eper la compagnia.

Probabilmente quando sabato 20maggio in una trentina ci siamo trovatiall'alba di fronte alla sede del GruppoSportivo, il negozio Planet Bike a Vigo-ne, per caricare conmolta cura le nostrebiciclette sul rimorchiodel pulman che ciavrebbe portato inmattinata nei pressi diAosta, nutrivamo in noila speranza che le pes-sime previsioni meteoinerenti la 13° tappadel Giro d'Italia (Ales-sandria - La Thuile)potessero rivelarsimeno negative del pre-visto.

Ma il nostro ottimi-smo è andato riducen-dosi mentre, pedalan-do verso l'ascesa delColle San Carlo, qual-che goccia di pioggiasi posava sulle lenti

dei nostri occhiali indirizzati ad ammi-rare le spettacolari cascate che arric-chiscono il panorama della Valle d'Ao-sta. Nonostante l'inclemenza del tem-po, la voglia e la forza di salire fino aiquasi duemila metri della vetta del col-le per applaudire e incoraggiare i corri-dori della "corsa rosa", non ci sono ve-nute meno, neanche quando la pioggiasempre più fitta e fredda iniziava a pe-netrarci fin sotto le mantelline, costrin-gendoci a trovare riparo improvvisato inqualche caldo bar munito di televisoree per questo stracolmo di appassionati

del pedale. Sarà stata l'allegra compa-gnia, piuttosto che lo spirito di grupporafforzato dalla nuova divisa sociale in-dossata per la prima volta o la certez-za che l'occasione di pedalare in queiluoghi non si sarebbe ripetuta facilmen-te, piuttosto che quello spirito di sacri-ficio che è proprio del ciclismo a qualsi-asi livello lo si pratichi, ma certamentepossiamo dire che alla fine della giorna-ta non sono mancate la soddisfazione el'allegria. Esse ci hanno invogliato a pro-grammare, tra una fetta di salame e unbicchiere di buon vino, la prossima pe-dalata in compagnia prevista per il 2 giu-gno prossimo, questa volta al mare incerca di un po' di sole!

Il segretario del Gruppo Sportivo

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Domenica 7 maggio nella cappelladi Zucchea, alla presenza di molti

gruppi alpini e di altri corpi militari dellazona. come associazioni, rappresentan-ze civili e militari, è stata celebrata peril 4° anno consecutivo una messa so-lenne per le vittime di tutte le guerre: inparticolare per i caduti delle truppe al-pine nella Battaglia in Russia avvenuta63 anni fa.

La messa è stata officiata dal rev. donGiacomo Quaglia in un clima di grandepartecipazione da parte di tutta l’as-semblea. C’è stata una forte commo-zione durante l’esecuzione del Silenzioe alla lettura delle preghiere dei vari cor-pi militari presenti. Al termine della fun-zione religiosa, sul piazzale della Cap-pella, è stato offerto a tutti i parteci-

Zucchea ricorda

LEGA NORD PIEMONTSEZIONE DI VIGONE

A nome della Sezione Lega Nord di Vigone ringrazio tutti coloro che cihanno dato la fiducia nelle scorse elezioni politiche del 9/10 aprile.

Siamo convinti che il Popolo è sempre sovrano e ha deciso di cambia-re rotta: massimo rispetto, dunque.

Nel 2009 - anche se sembra ancora lontano - ci saranno le elezioniamministrative e anche i cittadini del nostro Comune saranno chiamatiad esprimersi.

Per quanto ci riguarda valuteremo, a suo tempo, se appoggiare unalista Civica senza peraltro essere condizionati o condizionare.

Per la Lega Nord di Vigone - Francesco Suino

panti un rinfresco, che ha favorito mo-menti di aggregazione e di festa.

Un ringraziamento va a tutti i parte-cipanti, alla cantoria che ha animato lamessa, a chi ha suonato con la tromba“il silenzio fuori ordinanza” e a tutti co-loro che hanno collaborato alla riuscita

di questa giornata.Un grazie particolare a Don Giacomo

Quaglia per la disponibilità e la costan-te presenza.

Un saluto a tutti e arrivederci al pros-simo anno!

I Rettori

AVVISOVALUTAZIONE DA PARTE

DEI CITTADINI Al SERVIZIOFFERTI DAL COMUNE

Si informa che dal 01 giugno2006 i cittadini vigonesi potrannoformulare suggerimenti o esprime-re valutazioni sui servizi offerti dalComune di Vigone, mediante lacompilazione di una scheda predi-sposta dall'Ente.

Gli stampati di quest'ultimasaranno collocati nel corridoio delpiano terreno del Palazzo Comuna-le, e, una volta compilati, potrannoessere inseriti nell'apposita urnacollocata a fianco.


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