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Informazione 2:2014

Date post: 07-Apr-2016
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ANNO 20 I NUMERO 2 I DICEMBRE 2014 PUBBL. TRIMESTRALE - SPED. IN ABB. POST. 70% - FILIALE DI PADOVA #2015 CERCASI RIPRESA Calenda OFFENSIVA MADE IN ITALY Sace IL «BAZOOKA» PER LE PMI Unox QUALITÀ A PROVA DI CHEF
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ANNO 20 I NUMERO 2 I DICEMBRE 2014

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OFFENSIVA MADE IN ITALY

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IL «BAZOOKA» PER LE PMI

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QUALITÀ A PROVA DI CHEF

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COLLESEI ITALOcell. 347.2212502BOESSO ANDREAcell. 335.6198921

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Ufficio dei promotori finanziariViale Industria 23b – 35129 Padova

Tel.e fax 049.760061

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I l progetto "UN PONTE TRA PADOVA E MEDJUGORJE", è un progetto rivolto a tutti coloro che, a causa di svariati motivi, hanno voltato le spalle alla vita.E' rivolto a coloro che vogliono mettersi in gioco perchè hanno ancora molto da prendere ma anche molto da dare.Il nostro desiderio è quello di adoperarsi per il prossimo perchè ritrovi, alla luce della fede, la via della vera vita,

Accogliamo ragazzi che vogliono andare un pò più in profondità nella loro vita mettendosi in disparte e vivere una "convalescenza spirituale" per ritrovare se stessi dopo una esperienza a Medjugorje.Negli ultimi anni nei ragazzi accolti abbiamo visto meraviglie.Anche in persone con problematiche molto forti, legati a dipendenze da anni, abbiamo visto in breve un cambiamento radicale.Ciò sicuramente anche dovuto alla tenacia e determinazione nel mettere in atto il programma loro proposto.

Da apr i le d i quest 'anno, come associazione riconosciuta in Bosnia, abbiamo acquistato una casa a Medjugorje denominata "LA CASA DI MARIA", che sarà un luogo d i accoglienza per ragazzi giovani per far fare assieme a loro, in questo luogo di Grazia, un programma di recupero interiore e totale della persona, perchè in questo luogo le persone vengono rigenerate e acquisiscono una nuova vita grazie alla presenza di Maria che scende quotidianamente da più di 30 anni.

UN PONTE TRA PADOVA E MEDJUGORJE

ASSOCIAZIONE GESU' CONFIDO IN TE ONLUS Via Barbariga 87, Vigonza (PD)[email protected]

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ANNO 20 I NUMERO 2 I DICEMBRE 2014

Spedizione in abbonamento postale 70%

Una copia: € 2,60Pubblicazione trimestrale

edita da SAPI S.P.A.Via E. P. Masini 2

35131 Padova Contiene i.p.

Direttore:PAOLO GIOPP

Direttore responsabile:SANDRO SANSEVERINATI

Redazione:ROBERTA BENEDETTO

PAOLA GIANNACHI

Ricerca fotografica:ROBERTA BENEDETTO

Hanno collaborato:EVELINA BERGAMASCOMARCO DE’ FRANCESCO

KATY MANDURINOSTEFANO MICELLI ROBERTA VOLTAN

Via E. P. Masini 2 - 35131 PadovaTel. 049 822 71 11 - 271 - Fax 049 822 71 00

e-mail: [email protected]

Pubblicità:VALENTINA OMETTOTel. 049 822 75 45 Cell. 333 507 22 91

Progetto grafico: SYN - CREATIVI E TECNICI

Padova - Via Manzoni, 96Tel. 049 80 22 101 - E-mail: [email protected]

www.synart.net - synghiozzo.wordpress.com

Stampa:GRAFICHE ERREDICI SRL

Via Della Provvidenza, 147 35030 Sarmeola di Rubano (Pd)

Tel. 049 897 70 10 - Fax 049 63 59 62

Registrazione Tribunale di Padovan. 1436 del 30.11.1994

Foto ed altri documenti consegnati alla redazione non verranno restituiti

Foto:ARCHIVIO CONFINDUSTRIA PADOVA; ARCHIVIO FOTOLIA; ARCHIVIO SYN;

ARCHIVIO SHUTTERSTOCK; ARCHIVIO THINKSTOCK; UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA;

UNOX SPA

L’OPINIONE

7 L’OTTIMISMO DELL’INVENTIVA

ARGOMENTI Reshoring

33 IMPRESE SALMONE CHE TORNANO

FOCUS Unox

36 IL FORNO INTELLIGENTE

EVENTI Orto Botanico

44 LA SERRA DEL MONDO

RUBRICHE

8 ECONOMIX

42 IN FORMAZIONE

46 LETTURE

48 IN RETE

50 CARNET

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INCONTRI Carlo Calenda

2015 ANNO DEL MADE IN ITALY

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INCONTRI Simonetta Acri

IL BAZOOKA SACE PER L’ESTERO

COPERTINA 2015: svolta buona per la crescita?

#CERCASIRIPRESA PMI APRIPISTA CON IL TURBO

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SOMMARIO

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VENETO, NUOVE RICETTEPER L’OTTIMISMO DELL’INVENTIVAd i Stefano Micelli

L’OPINIONE

G li anni della crescita galoppante e della piena occupazione apparten-gono ai libri di storia e oggi il Veneto si trova costretto a ripensare il “mo-dello”, ad aggiornare i parametri che

ne hanno determinato il successo economico in casa e sui mercati internazionali. I dati sono chiari: la ricetta deve essere aggiornata e forse qualche in-grediente va aggiunto per uscire dall’attuale fase critica e raggiungere urgentemente un upgrade ai nuovi scenari.La mancanza di lavoro risulta oggi la principale preoccupazione per il futuro. La crisi, infatti, in al-cuni settori ha determinato una contrazione che difficilmente potrà essere recuperata in tempi bre-vi. Tra il 2009 e il 2013 sono stati persi più di 85.000 posizioni dipendenti. In questo contesto, il netto rallentamento della crescita e l’impennata della di-soccupazione (dal 3,5 al 7,6%) rappresentano ele-menti di giustificata inquietudine.Le preoccupazioni per un appannamento dell’at-trattività della regione si acuiscono nel confronto con l’Europa. Le statistiche dell’innovation score-board, rielaborate dal Centro Studi di Confindu-stria, parlano di un territorio che a fronte di eccel-lenze che continuano a brillare (in primis la sanità) inizia a scontare il peso di riforme mai davvero av-viate su scala nazionale e locale che, impietosa-mente, si traducono in una distanza crescente con le aree più attrattive e dinamiche dell’Europa. Così il Veneto si trova attualmente al 158° posto della graduatoria di attrattività delle regioni europee, con un sensibile peggioramento del posizionamento tra il 2010 e il 2013 (9 posizioni perse, quanto altre regioni come Emilia Romagna e Lombardia).Puntando il cannocchiale in avanti mi sembra però ci siano diverse ragioni che suggeriscono ottimi-smo. Tre, in particolare, meritano di essere esplici-tate. Prima di tutto la qualità del capitale umano. I numeri descrivono una regione che può contare su giovani formati in modo adeguato alle sfide del fu-turo. I parametri OCSE Pisa parlano di una diffusio-ne di competenze linguistiche e matematiche su-periori alla media europea (circa 30 punti in più) e migliori persino di quanto è possibile trovare in pa-esi avanzati come la Germania. Questi valori riflet-tono un impegno avviato da tempo anche a soste-gno della formazione tecnica.Altro fattore di competitività è legato all’internazio-

nalizzazione delle imprese. In Veneto si colloca il 13,9% degli operatori che lavorano con l’estero. Sul fronte delle esportazioni anche nel corso del 2013 si registra un dato di crescita (+2,8%). Da sempre le imprese della regione hanno guardato fuori dai confini nazionali riuscendo a proporre i propri pro-dotti sulla scena internazionale. Oggi questa ten-denza si salda a una maggiore proiezione interna-zionale sul fronte degli investimenti e della capacità di dialogare con la migliore ricerca internazionale. Aziende come Calzedonia, Rana, Rigoni, Texa han-no dimostrato di saper presidiare processi com-plessi investendo con successo su scala mondiale.Un terzo elemento di interesse è legato al rinnova-mento dei fattori che contraddistinguono il com-parto manifatturiero della regione. Le imprese stanno rapidamente scoprendo il potenziale del digitale applicato ai processi manifatturieri, diven-tando leader in alcuni campi particolarmente pro-mettenti in un comparto in forte crescita. Non si tratta solo dei Google glass, affidati allo sviluppo e alla distribuzione di Luxottica. È vicentina la DWS, leader internazionale nella produzione di stam-panti 3D. È a Roncade che H-Farm, uno degli incu-batori/acceleratori più apprezzati a livello interna-zionale, organizza mensilmente gli “hackathon” per contaminare le aziende del settore manifattu-riero con la cultura digitale.È su questi elementi che il Veneto è destinato a so-stenere una nuova fase di crescita. La promozione di un nuovo manifatturiero, capace di combinare cultura e nuove tecnologie, saper fare della tradizio-ne e digitale, prefigura un obiettivo di eccellenza internazionale attorno al quale costruire una fase di sviluppo fondata sull’attrazione di talenti, compe-tenze e investimenti dall’estero. Questa capacità di attrazione, oggi limitata dall’assenza di un polo me-tropolitano riconoscibile a scala globale, può e deve essere stimolata grazie a progetti che mettano la regione sulla ribalta internazionale come punto di riferimento di nuove dinamiche di crescita e di in-novazione.È a partire da questi modelli corsi in avanscoperta che il Veneto può studiare una nuova ricetta per tra-sgredire alla mediocrità, per non cedere alla tenta-zione di tirare i remi in barca o magari di finire con il pensare che si stava meglio quando si stava peg-gio. È con questo ottimismo dell’inventiva che pos-siamo fare il futuro giovane di questo territorio.

SAPER FARE E CULTURA DIGITALE Stefano Micell i è direttore scientif ico della Fondazione Nord Est. È docente di economia e gestione delle imprese alla Università Ca’ Foscari di Venezia

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ECONOMIX

Questa rubrica ospita notizie in breve dalle aziende associate, su segnalazione delle stesse. Le segnalazioni vanno inviate a: Comunicazione e Stampa, Studi - via fax 049 8227100 o via e-mail [email protected]

Schiavon Sistemi

PADOVANIE VINCENTIScattare oltre la crisi è possibile. È ciò che ha fatto Schiavon Sistemi (foto, il titolare Flavio Schiavon), realtà che dal 1969 è cresciuta con costanza dimostrandosi un partner affidabile e sempre aggiornato per tanti studi professionali e aziende della Città del Santo. Negli ultimi 4 anni la crescita si è addirittura fatta più forte: dal 2010 ad oggi il fatturato di Schiavon Sistemi è salito del 45%. Chiave del successo l’alta qualità dei prodotti, personalizzazione dei servizi in base alle reali esigenze del cliente e un eccellente servizio di assistenza tecnica per ognuno dei differenti rami di attività (soluzioni di stampa, software gestionali e soluzioni hardware). Questa la proposta di valore che ha convinto tante realtà aziendali a scegliere le soluzioni di Schiavon Sistemi.

Cartiera Galliera

ACQUISISCEPAPETERIE DE RAON Cartiera Galliera acquisisce la storica cartiera francese Papeterie de Raon. Un realtà che produce carte per il settore del packaging, con una capacità di produzione di 50mila tonnellate di carta l’anno per un fatturato nel 2013 di 25 milioni di euro e oltre 70 dipendenti. L’acquisizione rientra nella strategia del gruppo di potenziare la produzione, ampliare la gamma delle carte prodotte e diventare uno dei più importanti produttori europei di carte speciali per l’imballaggio per uso alimentare. «Sono particolarmente soddisfatto di questa operazione - spiega Alberto Marenghi, amministratore unico di Cartiera Galliera (foto) - che ci permette di rafforzare la nostra presenza in Europa, salvaguardando al contempo la produzione e l’occupazione anche in Italia».

Inarca

OPEN DOOR PER I 50 ANNIPorte aperte per i 50 anni di Inarca, prima azienda italiana nei prodotti per la connessione elettrica. Le famiglie dei 120 collaboratori, fornitori e clienti hanno potuto conoscere l’azienda con un tour che li ha guidati dalla parte museale alle attuali fasi di produzione. I visitatori hanno potuto comprendere la comples-sità della progettazione di terminali in metallo e dei connettori in plastica, realizzazione degli stampi, trattamenti galvanici, cablaggi del montaggio macchine e manutenzione. «Un lavoro fatto di dettagli» sottolinea con orgoglio Gianni Piovesan, fondatore dell’azienda e attuale presidente, che ha donato a tutti i piccoli ospiti un libro dove la mascotte “10.101”, dal nome del primo articolo prodotto, spiega ai bambini il complicato processo produttivo.

con i disegni di Valentino Villanova

Viaggio alla scoperta del mondo

INARCA

INTERNI PER LO YACHT CLUB DI MONACOSono made in Padova gli interni del nuovo Yacht Club del Principato di Monaco. Il principe Alberto di Monaco ha scelto Zatti Arredamenti di Piove di Sacco per realizzare l’arredamento dell’esclusiva sede dei velisti monegaschi progettata dall’archistar inglese Norman Foster. Zatti ha completamente arredato gli interni dell’edificio a cinque piani, una struttura stabile dalla forma di un’immensa nave da crociera, spiaggiata come una balena sulla lussuosa banchina del Principato. Fondata nel 1966 da Lorenzo Zatti, l’azienda è guidata oggi dal figlio Giovanni. Negli ultimi anni le commesse dell’azienda hanno varcato il territorio nazionale, chiamata ad arredare diversi locali prestigiosi in tutto il mondo.

Zatti Arredamenti Sorgent.e

COMMESSA DA 60 MLN IN SUDAMERICA Sorgent.e, player veneto cui fanno capo oltre 30 società del settore delle energie rinnovabili, cresce in Sud America. Dopo importanti ordini messi a segno negli ultimi tre anni in Costa Rica, Cile e Colombia per un investimento comples-sivo di oltre 300 mln di dollari, negli ultimi mesi il gruppo padovano ha avviato una serie di importanti lavori in Bolivia e altri paesi dell’America Latina per un valore di 60 milioni di euro. Attraverso la sua partecipata S.T.E. Energy, Sorgent.e ha stipulato un contratto con l’ente nazionale per l’elettricità della Bolivia per la realizzazione dell’im-pianto idroelettrico di Misicuni, che fa parte di un progetto multiplo di centrali, il più grande progetto idroelettrico del paese sudamericano.

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ECONOMIX

Maschio Gaspardo

NUOVO STABILIMENTOIN CINA PER I 50 ANNIIl Gruppo Maschio Gaspardo compie 50 anni e inaugura un nuovo stabilimento a Qingdao, per la produzione di trince, frese e seminatrici. Presente in Cina dal 2005 con un impianto produttivo da 15mila macchine all’anno, Maschio Gaspardo intende raddoppiare la capacità produttiva. «Il nuovo stabilimento - precisa il presidente del Gruppo Egidio Maschio (foto) – si rivolge soprattutto al mercato cinese e asiatico, con l’obiettivo di espandere le vendite anche al mercato americano». Oggi, a 50 anni dalla sua fondazione, il Gruppo Maschio Gaspardo ha circa 2mila dipendenti, 19 stabilimenti produttivi di cui 4 all’estero ed un giro d’affari che si aggira sui 300 milioni di euro con l’85% di export».

Safilo

NASCE LA SCUOLA PRODOTTOIn occasione del suo 80° anniversario Safilo guarda al futuro e annuncia l’apertura della sua Scuola Prodotto. Attiva dal 2015, offrirà tre anni di apprendistato a un massimo 10 di professionisti che potranno così iniziare un percorso di crescita nell’azienda leader mondiale nel settore dell’occhialeria. L’ingresso al programma avverrà per selezione e prevede sia training in aula che learning on-the-job. Un ruolo attivo sarà svolto anche dai partner in licenza del gruppo di eyewear tra i quali Dior che ha già confermato un premio speciale. «La Scuola Prodotto - spiega Luisa Delgado, ad Safilo Group (foto)- riflette la nostra dedizione per la maestria, l’innovazione del prodotto eyewear, e il nostro impegno per il futuro».

New Vision

CLOUD FACTORYDA 6 MILIONIHa sede a Piazzola sul Brenta e ha chiuso il più imponente round di venture capital dell’anno in Italia: 6,3 mln di euro attraverso un aumento di capitale sottoscritto dai principali investitori istituzionali italiani specializzati in investimenti di venture capital nella digital economy. Azienda giovane e dinamica, fondata da Nicola Meneghello, 36 anni, ha nominato Richard Belluzzo, ex top manager di Microsoft e Hd, alla presidenza (nella foto a destra). Il prossimo anno aprirà sedi commerciali a Londra e Milano e intanto si prepara al lancio mondiale di 4ME, piattaforma cloud, che consente da un unico punto di accesso, senza installazione, il controllo, la condivisione e la pubblica-zione di qualsiasi contenuto, in tutti i canali.

Questa rubrica ospita notizie in breve dalle aziende associate, su segnalazione delle stesse. Le segnalazioni vanno inviate a: Comunicazione e Stampa, Studi - via fax 049 8227100 o via e-mail [email protected]

Eurointerim

IMPRESA CONRATING DI LEGALITÀEurointerim Spa, agenzia per il lavoro, è stata inserita tra le imprese virtuose con Rating di Legalità, entrato in vigore con delibera dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per premiare le imprese che dimostrano di rispettare standard elevati di sicurezza e legalità, offrendo garanzie di trasparenza e correttezza nell’attività di impresa. È attribuito dall’Antitrust alle imprese da oltre 2 milioni di fatturato, analizzando parametri tra cui : tracciabilità dei pagamenti, adesione ai codici etici, rispetto delle norme sulla responsabilità amministrativa di impresa. «Il rating di legalità - afferma il presidente Luigi Sposato (foto) - è per noi il riconoscimento del valore etico di un’impresa che da sempre valorizza la legalità».

BenozziEngineering

40 ANNI HIGH TECHInnovazione, qualità e alto contenuto tecnologico. Sono le armi vincenti di Benozzi Engineering, arrivata a tagliare il traguardo dei 40 anni dalla fondazione. Specializzata nella produzione di componenti meccanici ad alto contenuto tecnologico, l’azienda si appresta a ottenere la certificazione ISO 9100, che le consentirà di diventare fornitrice diretta nel settore aeronautico. Già leader di mercato in Italia per i settori, reparti corse, medicale, farmaceutico e automotive, fornisce componenti essenziali ad aziende come gruppo Stevanato, reparto corse Aprilia, Ferrari, Brembo Racing. Fondata nel 1974 da Angelo Benozzi, l’azienda è oggi guidata dai figli Cristian e Gabriele e conta 41 dipendenti .

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COPERTINA

L’ANNO DEL RISVEGLIO? - Quali prospettive, oltre la stagnazione

d i Marco de’ Francesco

ODISSEA NELLA RIPRESAL’ECONOMIA GLOBALE È DESTINATA A RAFFORZARSI, MENTRE L’EUROPA RISTAGNA E L’ITALIA HA IL PIEDE SUL FRENO. MA NEL MARE DI INCERTEZZA AFFIORANO ALCUNI PILASTRI. POLITICHE MONETARIE, CRESCITA USA, DOLLARO FORTE E CALO DEL GREGGIO, RIFORME STRUTTURALI POSSONO DARE BENZINA ALLA RIPARTENZA

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COPERTINA I 2 0 1 5 O D I S S E A N E L L A R I P R E S A

U n filosofo cinese l’aveva messa così, più di duemila anni fa: meglio accendere una piccola luce che male-dire l’oscurità. Così, le im-

prese, volte per natura al consolidamen-to e all’espansione, devono cogliere quei segnali positivi che pure in un contesto di debolezza congiunturale dell’area euro si possono ravvisare qua e là. Uno sguardo all’economia globale consente infatti di pervenire ad una sola conclusione, e cioè che la crisi infinita altrove è finita. Secon-do il dipartimento del Commercio ame-ricano, per gli Usa, ad esempio, il terzo trimestre del 2014 ha fatto segnare una crescita al di là delle migliori previsioni: +3,5% su base annua, anche grazie all’in-cremento delle esportazioni (+7,8%) e degli investimenti aziendali (+5,5%). Gli Usa, peraltro, sono sulla strada dell’auto-sufficienza energetica: è uno dei fattori del calo del prezzo del petrolio. In ribasso anche le commodity non-oil: mais, gra-no, cotone, ferro e rame. Secondo la Ban-ca Mondiale, il 2014 dovrebbe registrare su scala globale una crescita del 2,6%. La goodnews è che per i prossimi tre anni l’incremento dovrebbe stabilizzarsi at-torno al 3,3% di media. In base all’ultimo outlook dell’Ocse (fine novembre) l’a-vanzamento dell’economia mondiale sarà ancora più sostenuto: 3,3% nel 2014, 3,7% nel 2015 e 3,9% nel 2016. Per la stes-sa fonte, continua la corsa degli Stati Uni-ti: dal 2,2% di quest’anno al 3,1% del pros-simo e al 3% del 2016. E i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica)? Molto si è

scritto sulla loro prossima decadenza. Per alcuni economisti, con la fine del quantitative easing (quando una banca centrale acquista, per una predetermi-nata quantità, attività finanziare da ban-che di sistema) il miracolo del secolo ri-schierebbe il tracollo. Ma le ultime previsioni dell’Ocse danno l’India in quota crescente nel triennio 2014-2016 (5,4%, 6,4%, 6,6%), la Cina orientata ver-

RIPARTENZAPOSSIBILELa stima di unavariazione nulladel Pil nel quartotrimestre sarebbeuna buona baseper la ripartenzanel 2015

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so un atterraggio morbido attorno al 7% e il Brasile (0,3, 1,5, 2%) e la Russia (0,7, 0,0, 2%) con anticorpi bastevoli a supe-rare contingenze sfavorevoli. E poi già si parla di Mint (Messico, Indonesia, Nige-ria e Turchia), nuove locomotive. Per esempio, il futuro dell’Indonesia è ro-seo: 5,3%, 5,4%, 6% nel triennio.Insomma, l’internazionalizzazione di-venta un imperativo categorico. Soprat-tutto per le imprese di casa nostra. «Ci attendiamo un incremento sensibile dell’export veneto per il 2015 - afferma Giovanni Foresti, del Servizio studi e ri-cerche di Intesa San Paolo - in maniera trasversale, per tutti i distretti. E non tut-ti sanno che le imprese distrettuali ve-nete, nell’export, sono più competitive di quelle tedesche. E poi non è impen-sabile un ridimensionamento dell’eu-ro». Peraltro i distretti veneti al secondo trimestre hanno registrato un aumento dell’export del 5,5% con vendite per 4,9 miliardi, in crescita di 257 milioni ri-spetto allo stesso periodo del 2013. E altri fattori potrebbero risultare favore-voli alle esportazioni extra-Ue. «I nostri principali partner, tedeschi e francesi - concede il direttore del Centro Studi Confindustria, Luca Paolazzi - sono in difficoltà. Ma il calo del prezzo del pe-trolio dovrebbe valere mezzo punto di Pil nel 2015, la svalutazione dell’euro un altro mezzo punto. Qualche spiraglio c’è per il 2015, pertanto sono moderata-mente ottimista. È importante, però, in-traprendere la strada della crescita, con meno austerità».

PAOLAZZI: MODERATAMENTE OTTIMISTA. MA BISOGNA INTRAPRENDERE LA STRADA DELLA CRESCITA CON MENO AUSTERITÀ

In effetti, per l’Ocse l’Italia avanza con il freno a mano: nel triennio, -0,4%, +0,2% e +1%. Ma sono dati che delineano, co-munque, un miglioramento. Secondo l’ultima analisi mensile (novembre 2014) del Centro Studi Confindustria, dollaro e petrolio «daranno una mano all’Eurozona, che ne ha particolare bi-sogno. Perché stanno sì arrivando se-gnali di stabilizzazione, però intorno alla stagnazione». L’Ocse prevede per l’Eurozona valori limitati nel triennio: 0,8%, 1,1%, 1,7%. Con una Germania in crescita, ma non troppo: 1,3%, 1,1%, 1,8%. Un occhio, infine, all’economia del territorio. Secondo l’analisi della Camera di Commercio di Padova, il 2013 è stato un anno terribile: un calo del fatturato del 2,5% per le imprese in-dustriali; una decrescita dell’occupa-zione, per le stesse imprese, dello 0,7%; una riduzione dei finanziamenti ban-cari (- 8,7%), ma una crescita di export (+ 1,1%) e flussi turistici (+ 4%). Per il 2014, si stima un aumento medio della produzione nel primo semestre del +1% e del fatturato del +0,2% (contro il -5,5% e il -4,9% dello stesso periodo del biennio precedente). L’occupazione, però, diminuisce dello 0,6%. Quanto al 2015, c’è una previsione di crescita del +0,5% e un ulteriore miglioramento dei risultati nel triennio 2016-2018 (tra il +0,8 e il +1,2%). Il consumo delle fami-glie aumenterà dello 0,5%, come gli in-vestimenti; le esportazioni cresceranno dell’1,9%. Insomma, una piccola luce c’è.

LUCA PAOLAZZIDirettore

del Centro StudiConfindustria

LE PREVISIONI DEL CSC PER L’ITALIA(variazioni %)

2012 2013 2014 2015Prodotto interno lordo -2,4 -1,9 -0,4 0,5Consumi delle famiglie residenti -4,0 -2,6 0,1 0,5Investimenti f issi lordi -8,0 -4,7 -2,3 0,8 di cui: in costruzioni -6,1 -6,7 -2,7 0,2Esportazioni di beni e servizi 2,1 0,1 1,8 3,2Importazioni di beni e servizi -7,0 -2,8 1,6 3,0Saldo commerciale1 1,1 2,4 2,8 2,9Occupazione totale (ULA)1 -1,1 -1,9 -0,6 0,2Tasso di disoccupazione2 10,7 12,2 12,5 12,5Prezzi al consumo 3,0 1,2 0,3 0,5Retribuzioni totale economia3 1,2 1,4 1,1 1,0

1 Fob-fob, valori in % del PIL; 2 valori percentuali ; 3 per ULA

Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati ISTAT e Banca d’Italia

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COPERTINA

I R O M P I G H I A C C I OL’ANNO DEL RISVEGLIO? - Dove la crescita non è un miraggio

C ostruire un vantaggio com-petitivo duraturo. È il fatto-re critico per il successo dell’azienda nell’attuale contesto economico ed è

anche l’unico sistema per sopravvivere agli incerti del mercato. Un vantaggio che si declina in più leve, destinate or-mai ad operare al contempo: il meccani-smo funziona se sono tutte operative. La ricetta comprende: innovazione di pro-cesso e di prodotto, creatività e alta tec-nologia (fattori che presuppongono l’in-dividuazione di competenze chiave e lo sviluppo di una adeguata cultura del la-voro, con formazione continua) e una precisa strategia di internazionalizzazio-ne. Per un’innovazione sistematica e non episodica.

Marcato, la pasta fatta in casa “raddoppia”

Ha puntato tutto sull’innovazione di pro-cesso e di prodotto la Marcato di Campo-darsego, dopo lo scivolone dei primi anni del nuovo millennio (2003-2005), recuperando volumi e mercati perduti. L’azienda, leader nella produzione di macchine e accessori per la pasta fresca, biscotti, pane e pizza, ha dovuto infatti

reagire alla concorrenza cinese, in una partita complicata a causa di diversi fat-tori. «Anzitutto - afferma il vice presiden-te Giacomo Marcato - imprese asiatiche avevano copiato non solo il nostro pro-dotto, ma anche il marchio, le scatole di imballaggio e il libretto delle istruzioni. Imitazioni di bassa qualità, che tuttavia hanno causato un consistente danno di immagine all’azienda, soprattutto in estremo oriente e nel mondo arabo». Qualche anno di difficoltà. «La nostra è un’azienda familiare e storica - continua Marcato - la prima pietra è stata posata nel 1938. Già nel corso degli anni Settan-ta, eravamo diventati leader mondiali di comparto. Poi, il contraccolpo: avevamo perduto metà del personale». Si trattava di capire quale strategia adottare. «Ab-biamo deciso di non lasciarci tentare dalla guerra sui prezzi - ricorda il vice

SU LA TESTAMarcato batte la Cina

con l’alta qualità.Sotto, Pietro e Laura Marcato con i f igl i Giacomo ed Elena.

A destra, tecnologia Atlas Filtrie i l vice presidente

Daniele Costantini

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presidente - ma di rafforzare il brand con un’energica azione di marketing e con l’alta qualità del made in Italy. Abbiamo reso più efficiente il processo produttivo e innovato design e componentistica». Per esempio? «Attualmente - continua - abbiamo diversi brevetti internazionali: uno riguarda i rulli in alluminio. Altre imprese utilizzano quelli in ferro, rivestiti di cromo e nichel. L’alluminio non rila-scia polveri pesanti nella pasta ed è quin-di, secondo diversi studi scientifici, più adatto alle lavorazioni alimentari». Il co-re-business dell’azienda è la produzione di articoli casalinghi; ma non manca una linea professionale per ristoranti e picco-li pastifici. «Comunque sia - termina Marcato - all’estero la qualità fa la diffe-renza: i consumatori la cercano. Abbia-mo recuperato il terreno perduto e alla fine siamo penetrati nella “tana del

lupo”: vendiamo anche in Cina, nono-stante i prezzi alti rispetto a quelli dei prodotti locali». L’azienda ha attualmen-te 100 dipendenti e un fatturato di circa 20 milioni di euro, «più che raddoppiato negli ultimi sette anni».

Atlas Filtri, innovazione che fa crescere

Un percorso simile, su processo e pro-dotto, quello del gruppo Atlas Filtri di Limena, anche se in un comparto diver-so: si occupa di filtrazione e trattamento dell’acqua, e pertanto produce conteni-tori e cartucce filtranti. È un mercato in cui i margini sono contenuti. Pertanto i numeri contano. «L’azienda - afferma il vice presidente Daniele Costantini - fon-data nel 1975, è stata rilevata dalla mia famiglia nel 1993. È presieduta da mio padre Giovanni. Noi realizziamo appa-

DAL DENIM PER LE MAISON DI ALTA MODA ALLE MACCHINE PER LA PASTA FRESCA, DAI FILTRI PER L’ACQUA AL PACKAGING SU MISURA, ALLA REALTÀ AUMENTATA NELLA GRANDE MELA. ECCO IL MADE IN PADOVA CHE HA GIÀ AGGANCIATO LA RIPRESA

d i Marco de’ FrancescoI R O M P I G H I A C C I O

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COPERTINA I I R O M P I G H I AC C I O

ALL’ESTERO PERCRESCERE IN CASASacchettif icio Corazza

cresce in Brasile,amplia ed assume.

Nella foto (al centro)Alessandro Selmin.Fashionart seduce

Chanel e Valentino.Nell’altra pagina,Andrea Rambaldi

recchi che si applicano lì dove l’acqua en-tra in casa, o in azienda; e ci siamo affer-mati in 80 Paesi: il fatturato del gruppo, che ha 110 dipendenti, è pari a 16 milioni di euro. Ed è in aumento: per l’esercizio 2014, stimiamo una crescita del 10% ri-spetto a quello precedente. La quota ex-port è pari all’86%. Sono risultati che ab-biamo raggiunto con la vendita di 500mila contenitori e due milioni di car-tucce all’anno». Oltre agli headquarters di Limena, il gruppo comprende la Atlas Filtri Engineering (sempre a Limena, rea-lizza impianti completi e dedicati per aziende hotel e villaggi turistici) e la Atlas Filtri Italia di Albignasego (si occupa dell’aspetto commerciale, sul territorio nazionale). «Anche in tempi di crisi - spiega Costantini - l’azienda ha investito molto sulla robotizzazione del ciclo pro-duttivo, grazie a tecnologie avanzate. E per i prodotti, utilizza solo materie plasti-che con le più alte caratteristiche di rici-clabilità». Un esempio? «Il Pet - continua il vice presidente - il polietilene tereflata-to, che in funzione dei processi produttivi può esistere sia in forma trasparente che bianca e opaca. A mio giudizio, la limpi-dezza dei nostri contenitori è molto ap-prezzata. E la compatibilità del Pet a con-tatto con gli alimenti è sancita da un Regolamento europeo. È inoltre un com-

posto green, perché recuperabile e riuti-lizzabile e anche in fatto di resistenza alla pressione, è un ottimo elemento». Il gruppo intende completare l’espansione commerciale nel Sud Est asiatico e in America Latina. «Per noi l’innovazione significa molto - sottolinea -: già dispo-niamo di una nuova linea che incorpora nella plastica un elemento antibatterico e, in genere, ogni anno presentiamo due prodotti nuovi». Nel giugno 2015 intanto saranno operativi i nuovi headquarters. «Uno spazio di 5mila metri quadrati a cento metri dalla sede attuale - termina Costantini -. Lì trasferiremo la logistica e i servizi amministrativi e commerciali».

Sacchettificio Corazza “imballa” la crisi

Per lo storico Sacchettificio Nazionale G. Corazza, a quanto se ne sa la più antica azienda italiana di settore in attività (a marzo 2015 festeggia 90 anni) la svolta che ha portato ai risultati positivi dell’an-no in corso (+10% sul fatturato dell’eserci-zio 2013) è avvenuta a metà degli anni Ottanta, quando l’azienda ha intrapreso la strada dell’internazionalizzazione. «At-tualmente, esportiamo in più di 30 Paesi, sia nell’Unione europea che nel resto del mondo - dichiara il direttore delle vendi-te, Alessandro Selmin - e benché ora il Pa-

ese più importante per noi sia la Germa-nia, le direttrici per il futuro sono altre: portano in Nord e Sud America, in Nord Africa e Russia. È un lavoro complicato: si tratta di prendere contatti, cercare i canali giusti e i partner più qualificati. Occorre tempo, anche perché il nostro è un pro-dotto non particolarmente ricco. Ma non si può farne a meno: è l’export che ci ha consentito di compensare il calo della do-manda italiana prima, comunitaria dopo. Alla lunga, i benefici si sono fatti sentire». Al presente, l’export conta per il 64% del fatturato, 55 milioni di euro, dell’azienda di Ponte San Nicolò, che ha 150 dipen-denti ed è guidata dall’amministratore de-legato Benito Selmin. L’impresa produce sia sacchi di carta che (dal 1998) imballag-gi flessibili in plastica. Di recente «ha rice-

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vuto una commessa importante da un prestigioso operatore brasiliano nel setto-re del pet-food (alimenti per animali do-mestici)». D’altra parte «il Brasile è senz’altro il Paese più importante dell’a-rea latino americana, contesto geo-eco-nomico destinato a ulteriore sviluppo». E ora l’azienda pensa al futuro. «Il piano di investimenti 2014-2015 - chiarisce Selmin - pari a circa sei milioni di euro, compren-de un nuovo capannone da mille metri quadrati (l’azienda ha già una superficie coperta di 25mila metri quadrati) già edi-ficato; all’interno, per ora sono state posi-zionate due macchine, ma presto ne arri-veranno altre tre nuove. È un progetto di espansione ambizioso: l’obiettivo è rag-giungere quota 65 milioni di fatturato fra tre anni. E la maggiore produzione com-porterà un aumento del personale».

Fashionart: l’alta moda vince in filiera

Un anno di crescita, il 2014, per Fashio-nart di Limena: si stima un 55% di incre-mento del fatturato rispetto a quello dell’anno scorso (2 milioni di euro, con una quota export pari all’80%). Certo, i numeri sono quelli di una piccola azien-da, che però ha costituito una filiera made in Veneto in nome della qualità e del fashion. Il comparto, lo si capisce dal

nome, è il tessile, ma la declinazione è l’alta moda. «Noi - spiega il titolare e am-ministratore unico Andrea Rambaldi - collaboriamo con le grandi maison, come Chanel, Valentino, Chloé e Louis Vuitton. Di norma, prendiamo contatto con gli uffici-stile, che ci illustrano temi, i contenuti generali di sfilate e collezioni. Di solito, queste grandi aziende specializ-zate nella moda realizzano sei collezioni l’anno, che in alcuni casi si traducono in una sfilata. Talvolta ci inoltrano delle im-magini, delle foto di artisti importanti; si tratta di prendere spunto per le lavorazio-ni». Ma, in effetti, l’azienda cosa fa? «An-zitutto - continua Rambaldi - la ricerca dei tessuti più adeguati e delle tecniche di lavaggio più consone a tradurre in realtà le indicazioni degli uffici stile. Noi ci met-tiamo la creatività: tinture, ricami, stam-pe: si definisce tutto ciò che uscirà nella collezione o nella sfilata». E dopo? «C’è il lavoro di modelleria - chiarisce l’ammini-stratore - il carta-modello necessario al taglio dei tessuti, al confezionamento, a stampe e ricami e successivi trattamenti. Dopo il placet dell’ufficio-stile, i capi pas-sano in sfilata e alle vendite. Con le quan-tità segnalate, acquistiamo i materiali per le produzioni, quindi programmiamo il lavoro con ordini ad aziende del settore». Imprese esclusivamente del territorio.

«In effetti - sottolinea Rambaldi - abbia-mo creato una filiera veneta e stiamo cer-cando altre aziende per clienti importan-ti». Fashionart, nata nel 2008, ha nove dipendenti. «Siamo piccoli - conclude il titolare - ma unici al mondo. Il segreto sta nella ricerca e nell’innovazione, che as-sorbono il 10% del fatturato. Cerchiamo strade alternative, i percorsi più adatti per realizzare le idee degli stilisti. Dialoghia-mo con il mondo della chimica, e siamo aperti a contaminazioni da altre discipli-ne. La tolleranza sulle misurazioni è mi-nima. Il capo, quando va indossato, deve essere perfetto».

Experenti realtà aumentata nella Grande Mela

Oggi, per chi intenda lanciare un pro-dotto, consolidare il brand o, anche per

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COPERTINA I I R O M P I G H I AC C I O

la pubblica amministrazione, valorizza-re un’offerta musicale, museale o artisti-ca, c’è una chance in più. Quella sulla cui realizzazione ha puntato Experenti di Massanzago (sede produttiva e com-merciale, l’headquarter è a New York). «Si tratta di una piattaforma tecnologica di realtà aumentata - dichiara il fondato-re e ad Amir Baldissera - per trasformare il messaggio dell’azienda in un’espe-rienza, e cioè in qualcosa che resta im-presso, che il cliente non dimentica. E per far ciò, basta scaricare in un tablet o in uno smartphone un’applicazione». Si fa l’esempio dei cataloghi. «Se ne posso-no realizzare in 3D - spiega Baldissera -. Si immagini, ad esempio, uno relativo a sistemi meccanici complessi, con la possibilità di osservare le singole com-ponenti, in tre dimensioni, e nei minimi particolari. Alla fine, basta possedere un telefonino multimediale e le giuste app. Di recente, un’azienda ha presentato al pubblico delle turbine. Un prodotto di grandi dimensioni come quello indu-striale spesso ha difficoltà ad essere va-lorizzato in quanto necessita di grandi

L’INNOVAZIONEPARLA PADOVANO

Esperenti è la piattaformadi realtà aumentataper i settori design,

fashion, industria. Oraanche a New York. In alto,

i l Ceo Amir Baldissera

spazi. La realtà aumentata di Experenti ha risolto il problema illustrando nei dettagli la produzione». Ma Experenti si-gnifica anche, per l’architettura, rendere 3D che emergono dalla planimetria; nel turismo, mappe interattive e grafici tridi-mensionali. Importanti applicazioni sono state inoltre messe a punto per l’in-dustria, per l’editoria e le smart city. Ex-perenti nasce da una collaborazione tra l’Università di Padova e Mentis, società di consulenza strategica. «Ora vendiamo in tutto il mondo - afferma Baldissera -: Spagna, Austria, Francia, Emirati Arabi, India, ma soprattutto Italia e Stati Uni-ti». La leva è l’alta tecnologia, la ricerca. «Per il 2015 pensiamo di aprire filiali commerciali in Regno Unito, Francia, Spagna». Non poco per una startup. «A fine 2012 - ricorda Baldissera - eravamo ancora impegnati nelle analisi di settore; dall’inizio dell’anno, invece, abbiamo già fatturato 160mila euro, grazie al pas-saparola e senza una forza commerciale attiva. Con 12 fra collaboratori e dipen-denti. Insomma, le cose stanno comin-ciando a girare».

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Think futurelive energy

TECOELETTRA s.r.l.Via Risorgimento, 18 - 35010 Limena (PD) - Tel. 049/8848015 / 8848060 r. a - Fax 049/8848015

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NRG Box stocca parte dell’energia, grazie ad un sofisticato sistema di batterie al litio ad alta capacità, che viene prodotta da pannelli fotovoltaici o altre fonti rinnovabili. Ideale sia per uso domestico che all’interno di aziende che vogliono utilizzare energia sostenibile in modo efficiente, acquisendo autonomia energetica. Un’azienda diventa efficiente nel momento in cui riesce a ridurre i costi del proprio consumo energetico. NRG Box consente di accumulare l’energia che l’impianto fotovoltaico, eolico e/o idrico produce, trasformandola in energia elettrica pulita.

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T h i n k f u t u re , l i v e e n e rg y

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INCONTRI

INTERNAZIONALIZZAZIONELa «guerra» di Carlo

NEL MONDO C’È FAME DI ITALIA E 800 MILIONI DI NUOVI CONSUMATORI. PER IL VICE MINISTRO DELLO SVILUPPO CALENDA INTERCETTARLI È LA SFIDA. PIANO DA 220 MILIONI PER PORTARE ALL’ESTERO 22MILA NUOVE PMI

COSÌ SPINGEREMO IL MADE IN ITALY

d i Katy Mandurino

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INCONTRI I C A R L O C A L E N DA

I l piglio è manageriale, segno di un passato (prima in Ferrari, poi in Sky) che non tradisce. Il dina-mismo quello di una nuova ge-nerazione di politici che sembra

riuscire nell’impresa di svecchiare la classe dirigente pubblica, con l’obiettivo di stare ai problemi concreti e risolverli. Carlo Calenda, classe 1973, sente il ruolo di vice ministro dello Sviluppo econo-mico come una mission: far capire alle imprese che insieme ce la si può fare. E che anche la politica può tornare a meri-tare fiducia. Si deve, in buona parte, a lui il ripristino in Finanziaria 2015 della dote destinata al piano straordinario per il Made in Italy, 220 milioni di euro nel triennio: 130 per il 2015, 50 per il 2016 e 40 milioni per il 2017. Fortemente voluto da Confindustria, il piano intende rilan-ciare la manifattura italiana attraverso azioni mirate, già pianificate. Vice ministro, qual è l’obiettivo del piano straordinario per il Made in Italy e come è cambiata la politica per la promozione delle Pmi all’estero?«Oggi ci confrontiamo con una doman-

da interna stagnante, che ci accomuna a molti paesi maturi. Per contro, i dati confermano l’export come la sola com-ponente dinamica del Pil. Solo a settem-bre l’avanzo commerciale ha raggiunto i 2 miliardi, quasi triplicato rispetto allo stesso mese del 2013, al netto dell’ener-gia il surplus è di 5,6 miliardi. Sul merca-to mondiale si stanno affacciando milio-ni di nuovi consumatori in cerca di prodotti con un forte contenuto di quali-tà e innovazione. Nei prossimi 15 anni la classe media crescerà di 800 milioni di persone, è un’opportunità che dobbia-mo saper cogliere. Abbiamo fissato a 50 miliardi l’incremento di export raggiun-gibile entro il 2016, tra mercati maturi, emergenti in cui espandere le quote e nuovi mercati ad alto potenziale. Per il nostro sistema produttivo, incentrato sulle Pmi, questo obiettivo non può che passare per un allargamento della base imprenditoriale che guarda all’estero: puntiamo a 22mila nuove imprese esportatrici nei prossimi anni. Allo stes-so tempo dobbiamo aumentare gli inve-stimenti esteri in Italia, oggi inferiori al

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nostro potenziale: l’obiettivo è attrarre ca-pitali aggiuntivi per 20 miliardi». Traguardi ambiziosi.«Sì. Richiedono una innovazione profon-da dell’azione di governo a supporto dell’internazionalizzazione, delle Pmi in particolare. Innanzitutto, il piano promo-zionale è ora messo a punto insieme alle associazioni imprenditoriali e non impo-sto da questo o quel Ministero. L’allocazio-ne dei fondi è stata semplificata, riducen-done la dispersione. Infine, le iniziative sono frutto di una profonda attenzione ai bisogni delle aziende: stiamo portando

avanti la razionalizzazione dell’offerta Ice, con servizi ritagliati sulle loro necessità». Le strategie del Mise per l’internaziona-lizzazione si compongono di cinque mosse in Italia e cinque all’estero. Ce le può spiegare?«Il Piano straordinario per il Made in Italy è finanziato nella “Stabilità” con risorse aggiuntive per 220 milioni nei prossimi 3 anni, di cui 130 solo nel 2015. A questi si aggiungono le risorse promozionali ordi-narie. Nel triennio superiamo i 300 milio-ni, budget che ci riporta in linea con le grandi economie europee, dopo anni di

tagli ai fondi pubblici per la promozione all’estero. Sul fronte interno abbiamo av-viato il Road show, l’appuntamento di Pa-dova (2 dicembre, ndr) è stata l’undicesi-ma tappa. Una serie di incontri nelle realtà produttive italiane per comunicare gli strumenti pubblici a disposizione delle imprese che vogliono andare sui mercati esteri. In ciascuna tappa viene offerto all’imprenditore un check up aziendale con esperti e forniti i primi servizi di sup-porto gratuiti, anche ricorrendo alla rete Ice all’estero. Per aumentare le competen-ze delle imprese, potenzieremo la forma-

Stati Uniti*Giappone*CoreaCanada*PoloniaAustralia

EUROPAGermaniaFranciaRegno UnitoSpagna

Cina*Messico*Turchia*BrasileEmirati A*Indonesia*Malesia*Arabia S*IndiaVietnam*Singapore*FilippineKazakistan*PerùColombia

NigeriaIranMaroccoQatarEtiopiaAngolaGhanaMozambico*

9.176 +34,9 1.872 +31,6 1.821 +52,0 1.666 +55,5 1.460 +16,2 1.288 +34,5

4.246 +9,2 1.730 +4,2 814 +4,2 728 +4,4

8.933 +92,5 1.852 +58,9 1.565 +19,0 1.477 +29,8 1.431 +30,0 1.251 +116,9 1.166 +111,3 1.124 +31,4 1.064 +37,8 886 +134,8 805 +43,6 563 +135,4 426 +59,0 294 +65,0 w279 +46,5

603 +75,7 487 +46,8 399 +30,5 322 +32,1 222 +81,7 196 +58,1 186 +83,5 42 +74,9

25 mld +14%

+50,5 mld 23 mld

+52%2,5 mld

+49%

MATURI DA VALORIZZARE ECONOMIE EMERGENTINUOVEOPPORTUNITÀ

Previsione al 2016

*Paesi già interessati da missioni di sistema F o n t e : X I I I F o r u m a n n u a l e d e l C o m i t a t o L e o n a r d o

I MERCATI PIÙ PROMETTENTI PER IL MADE IN ITALY SECONDO IL PIANO DEL GOVERNOExport in milioni di euro; flussi 2013 e variazioni percentuali su anno precedente

UNA FLOTTA DIPMI ESPORTATRICII l viceministro CarloCalenda con i l presidentedi Confindustria PadovaMassimo Pavine gli incontri BtoBnella tappa venetadel Roadshow Mise-Ice

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INCONTRI I C A R L O C A L E N DA

zione di export manager da parte dell’I-ce e forniremo alle Pmi dei voucher per acquisire tali professionalità sul mercato in forma di temporary manager. Altro canale fondamentale è quello digitale: stiamo finanziando un progetto con Po-ste per favorire un rapido accesso delle Pmi alle piattaforme e-commerce. All’e-stero, stiamo mettendo a punto “piani speciali” per aggredire i mercati ad alto potenziale. Promuoveremo accordi con la grande distribuzione per inserire a scaffale più prodotti del Made in Italy e importanti iniziative partiranno a breve proprio negli Stati Uniti. Inoltre, con il Piano “Road to Expo”, intendiamo sfrut-tare la ricaduta commerciale dell’Expo nei settori dell’agroindustria. Con il Mi-nistero dell’Agricoltura, lanceremo un segno distintivo per le nostre Doc/Dop e Igp/Igt, come misura di contrasto all’Ita-lian sounding. Infine, sull’attrazione de-gli investimenti, verrà avviato il primo road show globale “Invest in Italy” che toccherà le prime 20 piazze finanziarie mondiali». E poi c’è l’azione sulle fiere, uno dei punti più innovativi e forse più difficili.«Senza dubbio. Destineremo fondi ai principali eventi fieristici in Italia, per rafforzarne la posizione competitiva nei confronti delle concorrenti fiere estere. Sono già disponibili dal prossimo marzo ed entro quest’anno verificheremo la collaborazione con società ed enti espo-sitivi nell’individuare insieme i 15 eventi

fieristici da potenziare, quelli in cui l’Ita-lia è già leader, ma spesso sotto attacco dai competitors internazionali. Com-prenderanno sicuramente Marmomacc e Vinitaly, per stare in Veneto. Non sarà facile scremare 15 eventi sul totale delle esposizioni. Abbiamo davvero bisogno che le fiere facciano sistema». Quelle in legge di Stabilità non sono le uniche risorse per il made in Italy all’estero. Ci sono i fondi delle Camere di commercio, Regioni, Europa, le co-perture Sace, i capitali Simest. Cosa manca, una regia unica?«Bisogna semplificare il quadro dei sog-getti che offrono servizi utilizzando fon-di pubblici. Stiamo ridisegnando l’intero processo di supporto all’internaziona-lizzazione, rafforzando l’azione di indi-rizzo della Cabina di Regia, in cui sono presenti anche Regioni e mondo came-rale, oltre alle associazioni imprendito-riali. Stiamo riorganizzando la gover-nance dell’Ice, rafforzando le competenze nell’attrazione degli inve-stimenti, e a breve partirà un program-ma annuale di customer satisfaction e benchmarking sull’attività di Ice, Simest e Sace. Sulle Camere di Commercio, il Governo sta operando una progressiva riduzione del diritto annuale che grava sulle imprese e dovrà essere avviata una riforma complessiva. Quanto alle Regio-ni, penso che si debba eliminare ogni fonte di sovrapposizione tra le loro com-petenze e la regia del governo».

ICE “LEGGERA”E PIÙ EFFICIENTEL’obiettivo del piano

per i l Made in Italyè aumentare l’export

di 50 miliardi e attrarreinvestimenti per 20.

Nuova governanceper Ice e Cabina

di regia per l’estero.Sopra, lo show room

Prada a Dubai

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INCONTRI

EXPORT CREDIT, ASSICURAZIONE INVESTIMENTI, GARANZIE E MINIBOND, COSÌ FAREMO DECOLLARE IL MADE IN ITALY NEL MONDO. IL DIRETTORE RETE DOMESTICA DI SACE SPIEGA I NUOVI STRUMENTI A DISPOSIZIONE DELLE PMI. CAMBIATO VOLTO, SIAMO PARTNER NELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

d i Roberta Benedetto

MONDO & MERCATI - A colloquio con Simonetta Acri

L a parola che pronuncia più spesso in un’ora di intervista è: partner. Si-monetta Acri vuole che il concetto arrivi forte e chiaro: la mission di Sace, società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è diventare partner delle piccole e medie imprese nel percorso di internazionalizzazione, oggi non solo opportunità ma necessità. Trevigiana doc, in Sace da 10

anni, prima responsabile Nordest e ora direttore Rete Domestica, sottolinea come «in un mondo che cambia alla velocità della luce, il nostro portafoglio prodotti si è trasformato e ampliato adattandosi sempre più alle nuove esigenze». Export credit, assicurazione degli investimenti, garanzie finanziarie, factoring, minibond. Insom-ma una gamma di soluzioni per la gestione integrale dei rischi commerciali e poli-tici in 189 Paesi. Perché «le imprese possano dormire sonni tranquilli». Un approc-cio che premia, anche in quest’area: 20-25% il peso del Nordest, oltre 2mila aziende “supportate” in Veneto nel 2013 per 2,3 miliardi.Direttore Acri, come si presenta oggi Sace alle imprese?«L’export degli anni ’80-’90 era un processo limitato alla vendita di beni e servizi, i protagonisti erano i grandi gruppi e gli acquirenti soprattutto governi stranieri. Oggi

PRONTI A SPARARE

IL BAZOOKA

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si parla di internazionalizzazione: non solo vendita, ma presidio dei mercati di de-stinazione attraverso reti distributive, partnership locali, siti produttivi per servire mercati con alte potenzialità. Per dare una risposta flessibile e veloce Sace ha “setta-to” i prodotti: un portafoglio per le grandi che hanno esigenze più sofisticate e uno per le Pmi, anche alla prima esperienza all’estero. Vogliamo che l’azienda si concen-tri su produzione, innovazione, identificazione clienti, trasferendo a Sace tutti i ri-schi della commessa sia in caso di cancellazione dell’ordine che di mancato paga-mento».Un report di Sace confronta l’internazionalizzazione delle Pmi tedesche e spa-gnole con quelle italiane, le nostre fanno peggio. La dimensione è ancora un li-mite?«Sicuramente può essere un limite, ma dobbiamo allargare la visione. È significati-vo che, se prendiamo due aziende dello stesso settore e di uguali dimensioni, per-formi meglio l’azienda che trova modalità di aggregazione nel territorio o in una fi-liera per accedere ai mercati esteri o a politiche di acquisto che portino benefici economici. Molte piccole imprese inoltre, e questa è una caratteristica del Veneto, sono fornitrici verso la Germania che successivamente esporta in paesi extra Ue. L’azienda italiana deve riuscire ad accedere a questi mercati direttamente per avere margini migliori. Ma i rischi diventano più complessi ed ecco che dimensione e competenza sono determinanti».In che senso?«Vede, la dimensione io la interpreto anche in termini di risorse finanziarie e di pia-nificazione. Spesso le aziende colgono un’opportunità, ma non pianificano un pro-cesso di internazionalizzazione che tuteli anche dal punto di vista finanziario-ge-stionale. La vendita è un fattore di successo, ma una vendita che non viene pagata può mettere l’azienda in crisi. Penso al cambio repentino della situazione in Russia e Ucraina, due paesi strategici che finora avevano garantito una certa stabilità.Sono una Pmi con 30 addetti e non ho mai lavorato fuori del mercato domesti-co. Cosa può fare Sace per me?«Nel 2014 abbiamo istituito “Advisory Pmi”, per dare un nome a un’attività di consu-lenza che svolgiamo da tempo: aiutare le Pmi a capire il loro posizionamento. Chi sono, cosa faccio, chi sono i miei competitor, quali i mercati più interessanti. Poi la scelta strategica la fa l’imprenditore e insieme su quel mercato, avvalendoci di Ice, di missioni o fiere, identifichiamo potenziali acquirenti, ne valutiamo il merito e chiudiamo la vendita assicurandola. È chiaro che prima di tutto l’azienda deve ave-re un prodotto vincente, poi deve contattare i nostri professionisti: in Veneto abbia-mo uffici a Venezia e Verona, ma anche a Padova nella sede Confindustria. A dispo-sizione delle Pmi c’è anche la piattaforma online “ExportPlus” per visualizzare paesi di interesse e rischi attraverso una mappa interattiva, richiedere indicazioni di fattibilità e di copertura assicurativa».

PARTNER GLOBALEPER LE IMPRESENel 2013 Sace hasupportato oltre 2milaaziende del Veneto,assumendo rischi per2,3 mil iardi. A Padovaè presente nella sedeConfindustria. A f ianco i l direttore ReteDomestica Sace,Simonetta Acri

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INCONTRI I S I M O N E T TA AC R I

Qualche case history veneta?«Tre belle storie: la padovana Pavan, le vicentine Faresin Building e Mascar. Abbiamo assicurato vendite rispettivamente in Perù, Messico e Rus-sia. Operazioni che non sarebbero state bancabi-li senza la nostra garanzia».Non solo gestione del rischio. Sace ha lanciato anche un pacchetto di prodotti finanziari.«Sì, un portafoglio di prodotti attraverso i quali noi interveniamo in controgaranzia al sistema bancario per facilitare l’accesso al credito delle imprese italiane. Un volàno per aumentare fidi e castelletti bancari sia in termini di linee di cassa sia di linee di firma. Abbiamo posizioni a medio-lungo termine che arrivano anche a 10-12 anni, quindi le durate non ci spaventano».La grande novità è l’operazione minibond.«Per diversificare le fonti finanziarie a disposizio-ne delle aziende, è nato il Fondo Sviluppo Ex-port: un fondo di debito, operativo da agosto scorso, che si propone di raccogliere 350 milioni per l’internazionalizzazione delle Pmi. Ne abbia-mo già sottoscritto il 50% ed entro il primo trime-stre 2015 contiamo di chiudere 7-8 operazioni. Fra queste, la prima emissione obbligazionaria a cui Sace sta lavorando in Veneto riguarda la pa-dovana Sirmax, mid cap secondo i parametri Bei, per un importo di 5 milioni a sostegno di un inve-stimento negli Usa».Quali sono dal vostro osservatorio i mercati con maggiori opportunità a breve-medio ter-mine?«La classifica dei “top market” sino al 2017 in-

clude un mix di destinazioni difficilmente eti-chettabile, dai Mint (Messico, Indonesia, Nige-ria, Turchia, ndr) ai Brics all’Arabia Saudita, passando da mercati maturi come gli Usa. Tra i settori export-oriented dominano beni di inve-stimento e beni agricoli-alimentari. La meccani-ca strumentale, poi, avrà ottime opportunità in Cile e Sudafrica».Le aziende spesso lamentano scarso coordina-mento tra gli enti che si occupano di interna-zionalizzazione.«Lo sappiamo perché, ancor prima di conoscere i nostri prodotti, le aziende ci chiedono di avere un unico referente. Il roadshow del Mise va pro-prio in questa direzione: presentarci come siste-ma Italia. Del resto, se riuscissimo a spingere la leva dell’internazionalizzazione e raggiungere nel 2018 un’incidenza dell’export sul Pil del 44% (oggi siamo al 30%) come Germania e Spagna, il Pil crescerebbe di 9 punti e si creerebbero 1,8 mi-lioni di posti di lavoro».Nel futuro di Sace c’è la privatizzazione?«Se ne sta ragionando. Intanto stiamo lavorando a un nuovo piano industriale che possa integrare l’offerta di gruppo, poi con il nostro azionista Cdp valuteremo l’assetto azionario più funzionale».Con Confindustria Padova è nata una collabo-razione importante.«Lavoriamo in stretta sinergia e a questo scopo diamo la disponibilità ad incontrare tutti gli im-prenditori nella sede dell’associazione oppure a visitarli in azienda per iniziare un percorso insie-me».

LA “TAGLIA” NONLIMITA L’EXPORT

A parità di dimensione,le aziende inserite

in un distrettoo in una f i l iera per

accedere all’esteroperformano meglio.

Tra i top market,Mint, Brics, Arabia

Saudita e Usa

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ARGOMENTI

BACK TO ITALY - Il fenomeno del reshoring

LE IMPRESESALMONEIN VENETO MECCANICA, ABBIGLIAMENTO E CALZATURE GUIDANO LA TENDENZA A RIPORTARE IN PATRIA PARTI DELLA PRODUZIONE LOCALIZZATE ALL’ESTERO NEGLI ANNI SCORSI. LE AZIENDE PRIVILEGIANO VALORE AGGIUNTO E DIFESA DELLA QUALITÀ

d i Katy Mandurino

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ARGOMENTI I L E I M P R E S E S A L M O N E

P arola d’ordine flessibilità, capacità di cambiamento. Quante volte un imprendi-tore si è sentito dire che so-pravvivere significa adat-

tarsi ai cambiamenti (epocali) di questi ultimi decenni? Dalla globalizzazione al web, dai mercati aperti alle crisi lam-po, dai settori che scompaiono a quelli che nascono all’improvviso. Tutto è di-ventato veloce, mutevole, immediato. Non solo la natura ci impone dei cam-biamenti, ma anche la trasformazione sociale ed economica. Eppure, ancora una volta, in molti ci sono riusciti. Chi ha fatto dell’impresa la propria vita e non vuole mollare, ha forzato se stesso e ha aperto al nuovo, sia che si sia trat-tato di nuovo processo, o nuovo pro-dotto, nuovi strumenti di business, nuovi partner. Così, in Italia, dove l’e-conomia corre più e meglio della poli-tica, e ancora di più in Veneto, da sem-pre terra di veloci adattamenti, la produzione industriale è cambiata. Una delle “prove” si chiama reshoring, ovvero la tendenza a riportare in patria parti della produzione precedente-mente localizzata nei paesi stranieri. Un fenomeno che in Veneto interessa settori della manifattura come la calza-tura, l’abbigliamento, la meccanica. Si tratta di un diverso modo di fare pro-duzione, una scelta che esula dai det-tami del basso costo e della delocaliz-zazione spinta e che ha sostanzialmente tre motivazioni: i costi di logistica e di energia non sono più, all’estero, favorevoli come in passato; la qualità delle lavorazioni resta supe-riore in Italia, fattore fondamentale da-vanti alla crescente richiesta di prodot-ti 100% made in Italy; i prezzi della produzione in patria sono più bassi ri-spetto a qualche anno fa. Inoltre, in Ita-lia c’è molta capacità produttiva inuti-lizzata e sta diventando più conveniente concentrare la produzio-ne dove si fa più ricerca e sviluppo, quasi sempre nella casa madre. I casi sono significativi: c’è quello della

PAOLO GUBITTAInsegna organizzazioneaziendale all’Università

di Padova, è direttorescientif ico Areaimprenditorialità

del CUOA

vicentina Fiamm, colosso nella produ-zione di batterie per automobili, che ha scelto di ricollocare in patria la pro-duzione dopo aver delocalizzato in In-dia e Repubblica Ceca; o quello della Maschio Gaspardo, azienda padovana leader nella produzione di macchine per l’agricoltura, che dopo aver aperto stabilimenti in Romania, India e Cina, ha scelto di investire in Italia, aprendo prima uno stabilimento a Portogruaro (Ve) poi un secondo a San Vito al Ta-gliamento (Pn). Molti coinvolgono il settore dell’abbigliamento: il marchio trevigiano di calzature da trekking Aku ha ritrasferito dalla Romania a Monte-

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CON PIÙ RICERCAL’INDUSTRIA RITORNAVicinanza ai centridi ricerca e qualitàdella produzioneriportano le aziendea casa. L’ult imatendenza è i l nearo i l next-reshoring:localizzazione in Paesivicini o piattaforme“ponte”

belluna gran parte della lavorazione dei modelli a più alto apporto qualita-tivo; il marchio veneziano di camiceria And Camicie ha deciso di produrre tut-ti i capi in Italia anziché in Cina; la Ma-sters, azienda vicentina tra le maggiori al mondo nella produzione di bacchet-te da sci ha scelto di riportare a Bassa-no del Grappa, dalla Cina, la realizza-zione di tubi in alluminio. «La delocalizzazione ha fatto il suo tempo - spiega molto approfondita-mente Paolo Gubitta, docente di eco-nomia all’Università di Padova e alla Cuoa Business School -. Chi ha messo in atto un cambio di prospettiva au-mentando il contenuto di innovazione dei prodotti e dei servizi, investendo in ricerca e sviluppo, ha potuto applicare con buoni risultati il reshoring». A cor-roborare il trend sono anche i dati della Fondazione Nord Est, che ha incrocia-to i numeri delle importazioni dei pro-dotti semilavorati dall’estero con i dati delle esportazioni di macchine utensi-li, evidenziando una diminuzione in entrambi i casi e ricavandone una maggiore concentrazione di produzio-ne in patria. Il dinamismo e la capacità di veloce adattamento di cui sono capaci i vene-ti, però, hanno portato anche ad altri fenomeni interessanti. Uno di questi è

il near-shoring, ovvero la localizzazio-ne della produzione vicino a casa ma in aree più vantaggiose, un altro è il next-shoring, cioè la creazione di piat-taforme produttive anche in continenti diversi, ma che fungono da casa madre per una determinata area di mercato. Ne è un esempio il Gruppo Carraro, che spazia dagli organi di trasmissione all’eolico e che, da Campodarsego, ha creato piattaforme tecnologiche, in so-stituzione della casa madre, in ogni parte del mondo (centri di ricerca, pro-duzione, formazione). O la Belfe (near-shoring), abbigliamento sportivo, che ha scelto di chiudere lo stabilimento di Marostica (Vi) e concentrare l’intera produzione in Bulgaria, dopo aver de-localizzato in Asia. «La praticabilità del next-shoring non è alla portata di tutti - aggiunge Gubitta - solo delle aziende più grandi. Per le altre è subordinata alla capacità di stipulare alleanze o altre forme di collaborazione con partner locali». «In ogni caso - conclude - la produzione manifatturiera tende sempre più a lo-calizzarsi in prossimità dei mercati dove si concentra la domanda e nei luoghi a maggiore potenziale di inno-vazione. Non è facile inseguire il mer-cato, ma questo bisogna tenerlo ben presente».

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FOCUS I U N O X

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«Cambiare senza aspet-tare i momenti di pani-co, cambiare quando il cambiamento è anco-ra opportunità e non

necessità». L’ingegner Nicola Michelon, 33enne amministratore delegato di Unox di Cadoneghe, sintetizza così l’atteggia-mento che ha consentito alla società di “in-nestare il turbo” fino a diventare il primo produttore mondiale di forni professionali per numero di pezzi venduti. Con un fattu-rato che negli anni della crisi, dal 2007 ad oggi, è più che raddoppiato, da 35 a 75 mi-lioni, altri potrebbero essere tentati di non cambiare modulo di gioco. Unox invece sta già pensando a nuovi assetti con cui scen-dere in campo. Lo slogan che accompagna il nome della società è “inventive simplifi-cation”, due parole che definiscono «la ten-sione verso la ricerca di soluzioni originali per semplificare questioni che appaiono complesse». Uno slogan che non è rimasto solo sulla carta. Fra le soluzioni più origina-li “escogitate” in tempi recenti, c’è sicura-mente quella che ha rivoluzionato il rap-porto con il cliente: oggi - in tutto il mondo - a presentare i forni Unox ai ristoratori non sono dei commerciali in giacca e cravatta, ma “chef” che parlano la loro stessa lingua. «Il cliente finale - spiega Michelon - fra venditori, assistenza tecnica e assistenza cottura, si trovava a dover avere a che fare con più figure diverse e poteva sentirsi di-sorientato». Da qui la “trovata” originale, l’idea in apparenza semplice a cui nessuno aveva ancora pensato: «Abbiamo unificato queste figure in un’unica figura, quella dell’active marketing chef». Unox assume

degli chef che vengono poi formati con un training intensivo anche sugli aspetti com-merciali e che diventano interfaccia unico per il ristoratore e il cuoco, sia prima che dopo la vendita. Ma le soluzioni semplici a problemi complessi non sono solo una scoperta degli anni recenti. L’azienda nasce nel 1990 a Campodarsego da un piccolo ca-pannone e dalla volontà di due soci, a uno dei quali l’attuale titolare e presidente Enri-co Franzolin subentra nel 1991 per rilevare poi l’intera società nel 2005. Unox, come altre realtà, era nata «con molte idee e mol-to confuse», sorride ora Michelon, e il pri-mo driver di crescita è arrivato dall’impen-nata di domanda di forni da parte dei bar: un boom legato alla scoperta di un metodo di congelamento che consentiva di ottene-re brioche che non dovevano essere fatte lievitare nel punto vendita e una volta cotte in forno risultavano buone come quelle di giornata. Unox si focalizza quindi sulla pro-duzione di forni professionali che rispon-dono a questa esigenza. Poi è arrivato il “problema” delle baguette. Ecco che - men-tre altri studiavano nuove tecnologie - da Unox arriva una soluzione che sembra l’uovo di colombo: raddoppiando il nume-ro di motori e le dimensioni del forno usato per le brioche ottiene un prodotto dai costi nettamente inferiori rispetto a quelli pro-posti sul mercato in quegli anni, garanten-do al tempo stesso risultato di cottura, affi-dabilità e standardizzazione della componentistica. La stessa cosa accade qualche anno dopo, quando Unox decide di entrare nel segmento della ristorazione: mentre il principale concorrente tedesco propone una macchina costosa e comples-

INVENTIVESIMPLIFICATIONÈ i l mantradell’azienda:ricerca e originalitàdi soluzionial servizio dellasemplif icazione.Sopra, l ’adNicola Michelon

Alta tecnologiaa prova di chef FONDATA NEL 1990 E OGGI GUIDATA DA ENRICO FRANZOLIN, UNOX È LEADER NEI FORNI PROFESSIONALI PER RISTORAZIONE, RETAIL E GRANDE DISTRIBUZIONE. CON 320 ADDETTI E UN FATTURATO DI 75 MILIONI RADDOPPIATO DAL 2007, È PRESENTE IN 110 PAESI. SPINTA DA RICERCA E ORGANIZZAZIONE LEAN

d i Roberta Voltan

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FOCUS I U N O X

LO CHEF RISPONDE ALL’UTENTE I cl ienti di tutto i l mondo dialogano con un’unica persona, uno chef come loro, che testa un forno a misura di menù e risolve i problemi con loro. Accanto, i l presidente Enrico Franzolin

Otto linee di prodotti, 25 brevetti e 30 marchi

Negli ultimi tre anni installati 140mila forni

Nata nel 1990 a Campodarsego, Unox è diventata ne-gli anni la società italiana leader nella produzione di forni professionali, destinati principalmente al settore della ristorazione (bar e ristoranti), ma anche al retail (dalle pasticcerie, ai panifici alle gastronomie) e alla grande distribuzione. La “casa madre” oggi ha sede a Cadoneghe, ma la società è presente in 110 Paesi nel mondo e conta filiali e uffici commerciali in Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Sudafrica e Asia. I numeri raccontano di un’azienda in rapida crescita: dal 2007 ad oggi il fatturato è raddoppiato, il dato 2013 si attesta a 75 milioni di consolidato. Nell’ul-timo triennio sono 25 i brevetti riconosciuti, 30 i mar-chi registrati, 140mila le installazioni di forni, che si dividono in otto differenti linee di prodotto, pensate per rispondere alle esigenze di diverse tipologie di clien-ti: dai forni “essenziali” per affrontare i tipi di cottura più semplici e diffusi, ai prodotti basati sull’esclusiva tecnologia ADAPTIVE.CLima™, attraverso cui il forno rileva la quantità di cibo infornato e regola automati-camente il processo di cottura per garantire un risul-tato di cottura identico ad ogni infornata. Ma l’elenco delle tecnologie sviluppate internamente e brevettate è molto più lungo. Nonostante i grandi numeri, Unox è un esempio di azienda familiare che funziona: la pro-prietà è nelle mani di Enrico Franzolin che presiede il Cda, con il genero e amministrare delegato Nicola Michelon e con la figlia Chiara nel ruolo di director of operation. Trecentoventi i dipendenti, di cui 200 a Pa-dova e 120 nel resto del mondo. Ad Unox si affiancano due controllate che hanno sede a Vigodarzere: Metex, che opera nel settore della lavorazione dell’acciaio e che nasce nel 1998 quando Unox decide di “integra-re” le lavorazioni di questo materiale, e Velex, che si dedica alla progettazione e alla produzione di controlli elettronici in ambito industriale e ha attivato collabora-zioni importanti con l’Università di Padova e di Torino. Se i primi forni prodotti nel 1990 - Arianna e Roberta, capostipiti dell’attuale LineMicro™ - erano destinati principalmente al mercato italiano, oggi il 90% della produzione finisce all’estero. Nel dicembre 2011 l’i-naugurazione della nuova sede, che oltre ad essere un gioiello di architettura, è una struttura dotata delle tec-nologie più avanzate dal punto di vista del risparmio energetico e comfort ambientale: il 100% dell’energia utilizzata viene generata da energia solare catturata dai pannelli solari installati.

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sa, Unox presenta un forno meno sofistica-to con dimensioni ridotte e approccio co-struttivo votato all’essenzialità, che ha il vantaggio di costare il 70% in meno. Risul-tato: il forno combinato non è più appan-naggio esclusivo dei grandi ristoranti, ma diventa accessibile anche alla piccola risto-razione. La società comincia a fare numeri importanti: nel 1999 il fatturato sfiora già gli 11 milioni. Nel 2004, quando lean era anco-ra un termine sconosciuto ai più, si comin-cia a introdurre il metodo ispirato al mo-dello Toyota. «Siamo partiti con la produzione per poi estenderlo a 360°». La parola d’ordine è flessibilità: i tempi di con-segna si riducono notevolmente e oggi Unox è in grado di consegnare e montare un forno negli oltre 100 paesi in cui distri-

ORGANIZZAZIONE VERTICALE E TECNOLOGIA DIGITALE PER FORNI “INTELLIGENTI”. IL 90% DELLA PRODUZIONE VA NEI MERCATI DEI CINQUE CONTINENTI

buisce i prodotti in soli tre giorni dall’ordi-ne. Un caso che ha “fatto scuola”, tanto che il team interno impegnato in questa “ricon-versione” darà vita a una società - Auxiell - che oggi è una realtà indipendente che continua a offrire consulenza in questo campo, anche ad altre imprese. Un model-lo ripreso in altri casi: nel 1998 era nata Me-tex, società del gruppo dedicata alla lavora-zione delle lamiere, mentre nel 2011 nascerà Velex, progettazione e produzione di schede elettroniche. «Si tratta di realtà che lavorano anche con società terze: dal confronto con altri spesso riceviamo stimo-li che poi diventano preziosi per noi». A partire dal 2004, quando la maggior parte delle imprese spingono sulla leva dell’outsourcing, Unox decide di adottare il

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FOCUS I U N O X

GIOIELLO DAL CUORELEAN E VERDE

Efficienza, nessunospreco, consegne in tregiorni dall’ordine: Unox

è campione di lean.La nuova sede

(sopra) è un gioiellodi architettura green:

100% energia generatoda pannell i solari

Un servizio completo ed efficiente, un unico punto di riferimento per garantirvi prezzi competitivi e rispetto dei tempi di consegna. Con la massima qualità, naturalmente! modello dell’insourcing. Tutte le fasi di

lavorazione, a partire dalla materia pri-ma, sono state integrate, incluse quelle a valle della produzione. Fino al 2008, in-fatti, erano i distributori di riferimento nei diversi Paesi a controllare la rete di vendita e a rappresentare Unox presso il cliente finale. Poi il cambio di rotta: «A fine 2007 abbiamo fatto un sondaggio fra i clienti che utilizzavano i nostri pro-dotti e ci siamo accorti che nessuno co-nosceva il nostro marchio». Non solo: spesso i distributori trascuravano l’a-spetto dell’assistenza. Da qui la scelta di imprimere un nuovo radicale cambia-mento: la gestione della commercializ-zazione, della distribuzione e dell’assi-stenza è stata presa in carico direttamente. «Oggi installiamo 350 for-ni ogni giorno, esportiamo il 90% della nostra produzione, siamo presenti in tutti i continenti». I dipendenti sono 320, di cui 200 solo nella sede di Cadoneghe, una modernissima struttura inaugurata a fine 2011: chi oggi varca la soglia della Unox ha l’impressione di trovarsi in un avveniristico centro direzionale piutto-sto che nella sede di un’impresa mani-fatturiera. Alla cura nella progettazione degli spazi corrisponde una minuziosa cura di ogni dettaglio dei processi azien-dali: ogni processo è mappato da stan-dardworks «cui i manager per primi de-vono attenersi e di cui sono chiamati ad essere i primi attori, ancor prima che i promotori». Unox investe fortemente in formazione, sia attraverso il team inter-

no di formatori, sia tramite l’affianca-mento di professionisti esterni. Ogni ne-oassunto passa le prime tre settimane all’interno della Unox Academy per co-noscere l’azienda, «prima di tutto quello che i nostri clienti si aspettano da noi», per poi essere supportato da un conti-nuo affiancamento «sia da parte del ma-nagement che dal team di coach, con l’obiettivo di favorire la crescita profes-sionale e la performance dell’insieme». «Il 90% degli inserimenti nel manage-ment è oggi realizzato attraverso crescita interna: una scelta che rappresenta un’opportunità importante per il perso-nale Unox e garantisce coerenza nel team che guida l’azienda».La ricerca è uno degli ingredienti del successo registrato anche in tempi di crisi: il team di ricerca è composto sta-bilmente da 40 persone - dai fisici ai nu-trizionisti fino agli informatici - e ha atti-vato collaborazioni con gli atenei di Padova, Parma e Torino. Franzolin, che nei primi anni si è “sporcato le mani” in produzione e ha attraversato tutta la sto-ria dell’impresa, ha delegato molta parte della gestione, ma non rinuncia a dare un apporto importante ai processi di R&D. «Le sue intuizioni sono spesso de-cisive - spiega Michelon -. Siamo riusciti a trovare un giusto equilibrio fra la fami-glia, che continua a seguire l’azienda da vicino, e il management, nel reciproco rispetto dei ruoli». Anche in questo caso, Unox sembra rappresentare una esem-plare eccezione.

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EVENTI

Pianeta Terra. All’om-bra delle cupole di Padova, a due passi dalla monumentale armonia di Prato

della Valle, c’è uno scrigno pre-zioso che custodisce i segreti della vita, le meraviglie della natura e le ricchezze della scienza. È il Giardino della Bio-diversità, la nuova sezione dell’Orto Botanico dell’Univer-sità di Padova, riconosciuto nel

’97 dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. La nuova struttura espositiva, grazie alle serre supertecnolo-giche, è la maggiore trasforma-zione in oltre 450 anni di storia dell’orto universitario più anti-co del mondo che aumenta del 70% la superficie a disposizio-ne, da 22mila a 37mila metri quadri, arriva ad ospitare 7.300 specie vegetali, e introduce percorsi espositivi dedicati alla

OLTRE 1.300 SPECIE RARE E SFIDE HI-TECH NEL GIARDINO DELLA BIODIVERSITÀ DEL PIÙ ANTICO ORTO UNIVERSITARIO. COSÌ PADOVA SARÀ PROTAGONISTA DI EXPO 2015

d i Paola Giannachi

La serra del mondo - La biosfera in cinque biomi. Tra scienza, bellezza ed emozione

coevoluzione delle piante e dell’uomo, in un intreccio di botanica e antropologia. L’intervento, pensato nel 2002, è stato realizzato tra il 2009 e il 2013 secondo il progetto dell’architetto Giorgio Strap-pazzon dello studio VS Asso-ciati di Vicenza, selezionato tra 45 proposte da una commis-sione internazionale, e costato 20 milioni. Dopo la messa a di-mora di 1.300 specie rare

nell’ultimo anno di lavori, il Giardino propone al pubblico un’ideale sezione del globo, dall’equatore ai poli, dalle fore-ste più fitte ai territori desertici alle paludi ricche di ninfee, per rappresentare la varietà delle forme di vita vegetali che sono il 99,7% degli esseri viventi. Una straordinaria esposizione botanica degna dell’Hortus simplicium, fondato nel 1545 su delibera della Repubblica

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Veneta, che ha visto passare dai suoi cancelli semi di piante all’epoca sconosciute in Italia e in Europa e, da qui, diffuse nel continente sino a diventare co-muni, come la patata, il sesa-mo, il girasole. Il percorso è un viaggio nel pas-sato, ma anche nel futuro alla scoperta delle ricerche che porteranno le specie vegetali nello spazio, le imiteranno con la robotica e le useranno per produrre bioplastiche riciclabi-li. Un’avventura emozionale, estetica ed intellettuale, che re-gala ai visitatori un viaggio ne-gli odori e nei colori degli ecosi-stemi terrestri. La grande vetrata della biodiversità è na-scosta dalla vegetazione fino al punto di uscita che porta ad avere un colpo d’occhio com-plessivo in grado di compren-dere la Basilica di Santa Giusti-

na. A caratterizzare il progetto, dal punto di vista visivo e didat-tico, è il tema dell’acqua: il pa-diglione del visitor center ha una terrazza a sbalzo sul canale Alicorno, una delle vie d’acqua più antiche di Padova, e una la-ma d’acqua separa l’orto antico dalla parte nuova, dove cascate e laghetti segnano il passaggio tra i cinque biomi. Secondo i progetti di museologia scienti-fica più avanzati l’esposizione associa reperti antropologici ed etnografici, ricostruzioni scenografiche, video, anima-zioni e grafiche 3D, e rimanda ad una mostra virtuale e multi-mediale che “esplode” al pas-saggio del visitatore da un am-biente all’altro e assicura nuovi contenuti e sorprese nel tem-po. «Con questo importante in-tervento l’Università di Padova accetta di mettersi in gioco per

reinventare il proprio ruolo, senza tradire la sua storia e la sua identità - sottolinea il retto-re Giuseppe Zaccaria -. La sfida è proiettare questa importante eredità nel futuro, trasforman-do il giardino botanico univer-sitario più antico del mondo in un fulcro dell’attività di ricerca e di diffusione del pensiero scientifico e della sensibilità ambientale. Il risultato è un’o-pera destinata a costituire un esempio a livello europeo per questo tipo di interventi. Per confermare, oggi come cinque secoli fa, Padova e la sua uni-versità all’avanguardia nel mondo, nella scienza come nell’arte». Il Giardino della Biodiversità, spettacolare già per le collezio-ni botaniche a disposizione, è reso unico anche per l’innova-zione dell’edificio, progettato

per ridurre al massimo l’im-patto ambientale dei suoi volu-mi imponenti (la grande teca di vetro è lunga 100 metri e alta 18), sia da un punto di vista ur-banistico e architettonico, ma soprattutto rispetto al consu-mo di risorse per il suo funzio-namento. Così, sintesi di storia e avanguardia, l’Orto Botanico di Padova, “culla della scienza degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura” se-condo la definizione dell’Une-sco, avrà uno spazio espositivo all’interno del Padiglione Italia di Expo 2015. Non solo. A con-ferma di un’assoluta eccellen-za, fornirà il supporto tecnico per la mostra sulla biodiversità botanica delle regioni italiane dell’esposizione internaziona-le e realizzerà l’area verde al quarto piano del Palazzo Italia.

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LETTURE

a cura di Feltrinelli La libreria per il manager e il professionista

L’arte di migliorare MADE IN LEAN ITALY PER TORNARE A COMPETEREdi Arnaldo Camuffoed. Marsilio editore

I pagine 304 I euro 18,00

Protagonista di questo libro è una trasformazione silenziosa che sta cambiando l’industria del nostro paese: l’affermarsi del Made in Lean Italy. Già da qualche anno le imprese italiane stanno applicando i principi del Lean Thinking, la filosofia che ha rivoluzionato prima il mondo della produzione e poi quello della gestione. Ma quali sono le caratteristiche e i punti di forza del sistema industriale italiano che permettono di utilizzare questi strumenti per ritornare competitivi senza delocalizzare né ridurre l’occupazione? Il libro ripercorre le storie di successo in un percorso ricco di riflessioni e spunti non solo per le imprese, ma per chiunque abbia a cuore la competitività delle nostre aziende e il mantenimento dell’occupazione. Riscoprire le nostre peculiarità e coniugarle con gli strumenti Lean è un’opportunità da cogliere adesso per garantire al nostro paese di vincere le sfide di un mondo globale.

Un disperato bisognodi crescereXIX RAPPORTO SULL’ECONOMIAGLOBALE E L’ITALIA di Mario Deaglio (a cura di)ed. Guerini e Associati I pagine 208

I euro 21,00

Mai come nel 2014 le nostre certezze consolidate hanno vacillato. L’Ucraina ha riportato lo spettro della guerra in Europa, il “Califfato” l’ha esteso nel Medio Oriente. Gli Stati Uniti potrebbero esportare idrocarburi in concorrenza con Russia e Arabia Saudita. Ovunque la crescita rallenta e il prodotto interno lordo italiano mette a segno un’altra variazione negativa. Nel frattempo, la spinta dell’innovazione trasforma i modi di produrre e di consumare. Cambia anche la struttura sociale: la classe media si espande in Oriente ma è in trincea in Occidente. Il XIX Rapporto curato da Deaglio per il Centro Luigi Einaudi propone un quadro ragionato di questi sviluppi e questi problemi, intrecciando tra loro i risultati di studi condotti da esperti di varie discipline: un contributo all’analisi delle cause della crisi e alla ricerca di una crescita che continua a sfuggirci di mano.

Investire in conoscenza CRESCITA ECONOMICA E COMPETENZEPER IL XXI SECOLOdi Ignazio Visco ed. Il Mulino I pagine 176 I euro 14,00

Nel nuovo mondo globale altamente dinamico e competitivo l’economia italiana, appesantita da vincoli antichi e recenti, non cresce più, con dolorose ricadute sull’occupazione, specie giovanile. Pesano le carenze nella dotazione, qualitativa e quantitativa, del capitale umano, oggi più che mai fattore essenziale per lo sviluppo economico ma anche per la crescita del senso civico e del capitale sociale di una comunità. Ma quali sono le competenze necessarie, quali le azioni per fronteggiare le sfide del nuovo secolo? Accanto al tradizionale, e irrinunciabile, bagaglio di conoscenze, quali capacità, atteggiamenti e risorse sono funzionali all’ingresso in una organizzazione del lavoro sempre più plasmata dalle nuove tecnologie? Su questi nodi si esercita il volume del Governatore della Banca d’Italia, che riprende e aggiorna un tema di primaria importanza per il nostro paese.

Cacciavite robot e tablet COME FAR RIPARTIRE LE IMPRESEdi Dario di Vico e Gianfranco Viesti ed. Il Mulino I pagine 144 I euro 12,00

«L’industria è, e deve restare, il motore dell’economia italiana ma oggi sono evidenti i pericoli di un drastico ridimensionamento. Come reagire? Ci siamo trovati d’accordo nell’individuare i problemi, ma ci siamo divisi nel delineare le soluzioni. Così di vie italiane alla politica industriale ne vengono tracciate non una ma due». La grande recessione e il salto tecnologico in questi anni sono andati di pari passo. Per necessità e poi per virtù le imprese hanno affrontato ristrutturazioni in cui si trovano a convivere cacciavite, robot e tablet. L’industria manifatturiera, su cui l’Italia ha fondato larga parte del proprio benessere, sta scomparendo a causa della crisi economica. Quali sono le politiche e gli strumenti che i governi e il sistema delle imprese devono adottare per rilanciare la manifattura? Un economista e un giornalista si confrontano con questa domanda, sostenendo la necessità di interventi di politica industriale per promuovere le eccellenze italiane e fare ripartire le imprese e arrivano a conclusioni assai diverse. Gianfranco Viesti sostiene il rilancio di un’azione pubblica all’altezza delle sfide della globalizzazione, in grado di accrescere la dimensione delle imprese e di favorirne internazionalizzazione e innovazione. Dario Di Vico è per una politica industriale plurale in cui lo Stato diminuisca le tasse e passi l’iniziativa a banche, fondi di investimento e multinazionali.

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IN RETE

eventiMade in Veneto in rete per l’Expohttp://www.expoveneto.it

Il Veneto si mette in rete e va in rete. In occasione dell’Esposizione universale di Milano va on line il sito Expoveneto, un grande planner in cui le istituzioni e le imprese possono inserire, del tutto gratuitamente, gli eventi che intendono organizzare sul tema prescelto dall’Expo, “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, per permettere ai milioni di visitatori che arriveranno per l’Esposizione universale di programmare il proprio viaggio e i propri appuntamenti. Attualmente

sono già circa 500 le imprese iscritte. Tradotto in 25 lingue il sito si pone l’obiettivo di sostenere la strategia d’internazionalizzazione delle imprese. Il visitatore può accedere ai servizi offerti direttamente dalla home page: gli eventi sono divisi per argomento in modo da indirizzare il navigatore in maniera veloce e chiara. Expoveneto.it resterà in funzione anche al termine dell’Expo, come agenzia di sviluppo tecnologica per il territorio, per promuovere nel mondo il valore e la qualità delle eccellenze Made in Veneto e accompagnare le aziende a sviluppare una nuova cultura d’impresa.

tempo liberoIl fascino dell’Italia nascostahttp://www.borghitalia.it

Sono 217 borghi spesso sconosciuti, ma ricchi di fascino, che meritano di farsi conoscere e di essere visitati. Il sito riprende la guida realizzata dall’associazione I Borghi più belli d’Italia, collegata all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), frutto di un’accurata selezione su tutto il territorio italiano. La home page mostra in

maniera chiara, attraverso una piantina dell’Italia, dove si trovano i borghi selezionati. Basta cliccare e si apre una finestra dove il borgo viene presentato a partire dalle origini del nome per poi approfondirne la storia attraverso i piatti tipici, i luoghi da vedere, dove dormire, i migliori ristoranti, dove fare acquisti. Notizie e informazioni preziose corredate da book fotografico, mappa e video. Una finestra mette in evidenza tutti gli eventi più importanti. Uno spazio è dedicato anche ai borghi più belli nel resto del mondo.

aziende

Il nuovo sito di Confindustria Venetohttp://www.confindustria.veneto.it

Confindustria Veneto cambia volto sul web. È on line il nuovo sito istituzionale degli industriali veneti, un portale che vuole essere l’hub di riferimento delle associazioni territoriali, dell’imprenditorialità e del mondo economico veneto. Il nuovo sito si propone di diventare uno dei principali aggregatori di notizie economiche del Nord Est: news, eventi, analisi e report, informazioni sulle attività di Confindustria Veneto e delle territoriali. Una scelta strategica, per rafforzare il ruolo di coordinamento istituzionale svolto dalla rappresentanza regionale e garantire una sua presenza più attiva sul web e sui social media, oltre a facilitare l’utente nell’accesso ai contenuti. L’appeal grafico è orientato alla massima intuitività e alla fluidità nella fruizione delle informazioni, con un occhio di riguardo anche a semplicità e rapidità nella gestione degli aggiornamenti. La home page del sito offre la possibilità di accedere direttamente alle associazioni territoriali, cliccando semplicemente sulla provincia scelta, mentre di spalla scorrono le ultime notizie legate a Confindustria, ma anche all’economia del paese. Per chi ama i social, sempre in home page, ci sono i tweet di Confindustria Veneto (@ConfVeneto). Il sito è stato realizzato con tecnologia “responsive”, ovvero con la possibilità di diverse visualizzazioni in base al device utilizzato dall’utente (computer, tablet, smartphone etc.). Il design e la progettazione del sito sono stati curati dal reparto digital dell’agenzia di comunicazione Facci & Pollini.

IL TUO 5x1000 AI NOSTRI GIOVANI RICERCATORI

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CERVELLIIN FUGA?

Fabio, Lucia, Tommaso, Gaia

Camilla, Giovanni, Federica, Stefano

NO GRAZIE

Via Orus, 235129 [email protected]

NELL’APPOSITA SEZIONE DEL MODELLO UNICO, 730 O CUDfirmare nel riquadro “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale” e indicare il Codice Fiscale della Fondazione:

C. F. 92 102 180 285pa

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CARNET

MOSTREPensieri nativifino all’11 gennaio 2015 Centro culturale Altinate San Gaetano

La mostra “Renato Mambor. Pensieri Nativi”, è una grande antologica di circa 70 opere che ripercorrerà le fasi salienti della produzione del Maestro romano fin dagli esordi. Mambor, considerato il caposcuola della cosiddetta “neofigurazione concettuale”, ha esposto in numerose gallerie d’arte private in Italia e all’estero e sulla sua opera sono state allestite mostre personali presso prestigiose istituzioni.Informazioni

tel. 049 8204522

Antonio Ievolellafino all’11 gennaio 2015Galleria Cavour eopen air

La più grande antologica sin qui realizzata sull’artista beneventano, ma padovano d’adozione, con due percorsi espositivi: quello in Galleria Cavour che ospiterà piccole sculture, maquettes, disegni e carte con tecniche miste; e quello che si snoderà nello spazio urbano, dove verranno installate dodici sculture monumentali. Ievolella ha sempre concepito la scultura come forma plastica simbolica, carica di evocazioni e di indizi narrativi capaci di riportare alla luce oggetti di una memoria soggettiva ma, allo stesso tempo, arcaica e collettiva.Informazioni

tel. 348 3708079

SPETTACOLISette spose per sette fratelli30 gennaio 2015, ore 21,30Gran Teatro Geox

Dopo il grande successo della scorsa stagione teatrale arriva “Sette Spose per Sette Fratelli” con Roberta Lanfranchi e Flavio Montrucchio, l’inedita coppia di protagonisti del nuovo Musical firmato Massimo Romeo Piparo.Informazioni

www.zedlive.com

Cantando sotto la pioggia7 e 8 febbraio 2015Teatro Verdi

Il più grande e il più amato di tutti i musical, che sul grande schermo aveva per protagonista il grande Gene Kelly. Uno spettacolo pieno di fascino con gags divertenti, momenti di profondo sentimento ed una forte originalità.Informazioni

www.teatrostabileveneto.it

Arturo Brachetti7 marzo 2015 ore 21,308 marzo ore 16,30Gran Teatro Geox

In: Brachetti che sorpresa!, Arturo viene catapultato nel deposito bagagli di un grande aeroporto internazionale colmo di valigie, casse e bauli provenienti da tutto il mondo. Un luogo colmo di oggetti ricchi di storie raccolte nei lunghi viaggi e di personaggi misteriosi capitati lì chissà come. Ognuno ha una storia da raccontare: di luoghi visitati, di aspirazioni, fantasie, illusioni… Arturo, il più grande

trasformista al mondo, entusiasma il suo pubblico e propone il meglio del “quick change”, quell’arte da lui stesso reinventata che lo ha reso celebre.Informazioni

www.zedlive.com

CONCERTIAlan Parson Project26 marzo 2015ore 21,30Gran Teatro Geox

Passato alla storia come l’ingegnere del suono del bestseller floydiano “The Dark Side Of The Moon”, Alan Parsons ha segnato la storia della musica europea dell’ultimo ventennio e torna dopo diversi anni in Italia, per regalarci l’opportunità di riascoltare tutti i suoi più grandi successi. Un concerto nel quale ripropone tutti i suoi grandi successi dagli storici “Time”, “Eye in the sky” e “Psychobabble”, a quelli più recenti, nel suo ultimo album “A Valid Path” uscito nel 2004.Informazioni

www.ticketone.it

Spandau Ballet27 marzo 2015ore 21,30PalaFabris

Alla vigilia dell’uscita in Italia del film ‘Soulboys Of The Western World’, già acclamatissimo da critica e pubblico nel Regno Unito e secondo campione di incassi del paese, gli Spandau Ballet annunciano il loro ritorno dal vivo in un tour internazionale con un’unica data nel NordestInformazioni

www.zedlive.com

IN EVIDENZA

Antonio Albanese9 e 10 gennaio 2015, ore 20,45 Teatro Verdi, Padova

“Personaggi” è un recital che racconta, con corrosiva comicità e ritmo serrato, un mondo popolato da personaggi del nostro tempo, dal pensiero contemporaneo interpretato con dirompente fisicità. Informazioni: www.teatrostabileveneto.it

Balletto di Milano in Cenerentola31 gennaio 2015, ore 21,30 Gran Teatro Geox, Padova

Coreografia vincitrice del Gold Critics Award e del Premio Bucchi. Divertente e frizzante, il balletto è ispirato alla celebre fiaba, ma è ambientato negli anni ‘50 con riferimenti ai clichés del periodo. Informazioni: tel. 049 8204551

Opulentissima PataviumFino al 1° marzo 2015 Palazzo Zuckermann

Una mostra sull’antica Patavium che aveva aderito alla Repubblica di Roma prima del Principato di Augusto, ma che con l’arrivo di Ottaviano fiorì assumendo una posizione economica importante. Informazioni: tel. 049 8205664

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