+ All Categories
Home > Documents > Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Date post: 09-Mar-2016
Category:
Upload: anaconegliano-conegliano
View: 222 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Description:
Introduzione alla mostra ''70 anni fa una pagina della nostra storia, ARMIR Armata Italiana in Russia'' - Museo degli Alpini di Conegliano, dal 27 ottobre 2012 al 10 giugno 2013
64
Transcript
Page 1: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia
Page 2: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

� elaborazione testo “introduzione alla mostra rievocativa”: Primo Gadia

� riduzione di “operazioni delle unità italiane al fronte russo” (1941–1943) : Federico Furlan Edizione giugno 2012

Page 3: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Introduzione alla mostra

1. Inquadramento storico

Per comprendere gli eventi che riaffiorano dal passato, soffermandosi sui documenti e sui reperti esposti nella mostra, è necessario fa rivivere uno spezzone della nostra storia contemporanea, dipanarne i fili intrecciati ed ordinarli per delineare sinteticamente il quadro in cui interagiscono i richiamati eventi. La loro concatenazione succedutasi senza soluzioni di continuità può essere ricondotta nell’alveo temporale cadenzato, assai sinteticamente, nei seguenti avvenimenti storici: - il Fascismo in Italia;

- il Nazionalsocialismo in Germania;

- il Patto d’acciaio;

- l’Italia in guerra;

- l’Operazione Barbarossa.

2. Il Fascismo in Italia Nell’arco di due anni (1920 – 1922) l’Italia passa dalla situazione prerivoluzionaria creata dall’occupazione delle fabbriche alla dittatura fascista. Lo stato liberale, indebolito dall’esperienza bellica ed incapace di trovare un ampio consenso di massa, non riesce a contenere le tensioni del dopoguerra e viene travolto. Nel vuoto di potere creatosi può così facilmente inserirsi il movimento fascista. Tre, in sintesi, le condizioni che ne sanciscono la nascita:

1

Page 4: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

- la sostanziale paralisi del sistema politico e dell’avvicendarsi in rapida successione di ben quattro governi (Giolitti, Bonomi, Facta I, Facta II); - l’emergere di nuove fratture politiche indotte dalla guerra, in particolare la divisione fra interventisti e neutralisti che si aggiungono a quella tradizionale fra “destra” e “sinistra”, tagliando orizzontalmente al loro interno tutte le forze politiche, frantumando ulteriormente il fronte liberale e limitando le possibili soluzioni di governo; - l’impossibilità di utilizzare in funzione di riequilibrio del sistema le risorse parlamentari del partito socialista, travagliato da una profonda crisi con la propria base sociale e incapace di optare definitivamente per la collaborazione del governo. Dall’operare congiunto di queste tre condizioni derivò quel processo di blocco del sistema politico italiano e di crescente perdita di potere da parte delle Istituzioni dello Stato liberale, processo schematizzabile in tre fasi: - una prima caratterizzata dalla progressiva perdita di autonomia della società politica, cioè dalla perdita di potere da parte delle forze politiche tradizionali e dall’incapacità delle istituzioni di mediare i movimenti della società civile (ottobre 1920 – giugno 1921); - una seconda caratterizzata da una situazione di stasi in cui le forze sociali operano in un vero e proprio vuoto di potere istituzionale (luglio 1921 – ottobre 1922); - infine la fase della presa di potere da parte del movimento fascista. Il colpo di stato del 28 ottobre 1922 rappresenta, in un certo senso, il risultato inevitabile della degenerazione del sistema politico italiano. La stessa classe dirigente, convinta che l’esperimento fascista è necessario per ristabilire

2

Page 5: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

l’ordine, è incapace di scorgere la portata del nuovo fenomeno. Il 28 ottobre 1922 la marcia su Roma induce il re a convocare Mussolini per conferirgli il mandato di formare il nuovo governo. Per la prima volta nella storia costituzionale italiana il leader di un partito assolutamente minoritario ottiene, senza alcuna designazione parlamentare, ma su pressione della piazza e su decisioni unilaterali del sovrano, la presidenza del consiglio: un vero e proprio “colpo di stato”. Tuttavia Mussolini ottenne per il proprio governo il consenso di un ampio fronte parlamentare. Tutti erano convinti che l’esperimento fascista fosse solo un fenomeno politico transitorio destinato a rientrare ben presto nella normalità, ma necessario per ripristinare l’autorità del governo centrale e l’ordine sociale. Il 16 novembre, con 306 voti a favore contro appena 116, la Camera votò la fiducia offrendo alla conquista del potere fascista l'appiglio per una apparenza di legalità costituzionale ma la prassi democratica e lo Stato liberale erano definitivamente liquidati. Tra il 1922 e il 1925 si svolge un processo di sistematica “fascistizzazione” dello Stato durante il quale Mussolini, utilizzando il proprio potere costituzionale di presidente del consiglio e senza trovare eccessiva resistenza, si adopera a trasformare qualitativamente le strutture dello Stato liberale in modo tale da fare del fascismo l’anima del nuovo modello istituzionale italiano. In sostanza il governo autoritario si trasforma in un vero e proprio regime. Tralasciando la politica economica del regime che, nonostante tutto attraverso l’interventismo statale riesce a risollevare l’economia dallo stato di ristagno provocato dalla ristrutturazione della divisione internazionale del lavoro in atto negli anni venti, sono le implicazioni della politica

3

Page 6: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

estera a farci comprendere gli eventi richiamati nella mostra. Alla linea moderata degli anni venti succede la svolta bellicista degli anni trenta, voluta dallo stesso Mussolini che nel 1932 assume in prima persona la guida del ministero degli esteri, dopo aver costretto Dino Grandi alle dimissioni. Viene rilanciato il discorso della revisione dei trattati nel tentativo di fare dell’Italia la capofila del fronte cosiddetto “revisionista” di coloro cioè che, come Germania, Ungheria e Bulgaria si ritenevano danneggiati ingiustamente dei patti di Versailles. Si accentua così il contrasto con la Francia, la nazione che con maggior intransigenza si batte per il rispetto integrale dei trattati di pace. Viene inoltre rilanciata con forza, insieme alla retorica del mare nostrum, l’idea dell’espansione militare in Africa. In conclusione l’Italia diviene, in misura crescente, fattore di instabilità. La vittoria del nazionalsocialismo tedesco spinge Mussolini a moltiplicare le iniziative in Africa e nell’Europa sud orientale al fine di contrastare l’aggressivo egemonismo tedesco che va apertamente rivelandosi fino a minacciare l’annessione dell’Austria. Sfruttando l’ostilità franco – inglese nei confronti della Germania, Mussolini ritiene di potersi avvantaggiare e con l’accordo di Stresa (aprile 1935), ove si condanna il riarmo tedesco e si garantisce l’indipendenza austriaca, ottiene l’avallo della Francia per un intervento militare italiano in Etiopia. L’avventura etiopica costa però all’Italia la rottura con le potenze democratiche (in particolare con Inghilterra e Stati Uniti) e provoca le sanzioni economiche cioè il blocco del commercio e della fornitura di materiali strategici che, tuttavia, non fu mai completamente rispettato. In una situazione di forte isolamento internazionale, all’Italia si apre la preoccupante prospettiva di una progressiva

4

Page 7: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

sottomissione alla strategia hitleriana peraltro condivisibile poiché nel 1936, allo scoppio della guerra di Spagna, si apre un nuovo fronte di alleanza con l’invio di volontari il che contribuisce a migliorare ulteriormente il clima tra i due regimi totalitari. I rapporti economici e militari si moltiplicano fino a configurare l’esistenza di un vero e proprio “asse Roma - Berlino”, intendendosi con questo termine una relazione di cooperazione ben più solida di una semplice alleanza. L’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1937 fu un ulteriore passo verso una piena comunanza di vedute e di condizione con la Germania fino al punto di accettare, nel marzo del 1938, l’annessione dell’Austria con il pericolosissimo effetto, per l’Italia, di avere alla sua frontiera una potenza incombente e minacciosa. Contemporaneamente vengono importati gli aspetti più squallidi e tragici del regime nazista tra cui, nel 1938, le infami leggi razziali. Con questa serie di scelte politiche la strada verso la partecipazione subalterna dell’Italia alla seconda guerra mondiale a fianco della Germania nazista era aperta.

3 . Il Nazionalsocialismo in Germania La nascita e la crescita del nazismo, così chiamato dal partito nazionalsocialista fondato da Adolf Hitler, si inquadra nella disperata situazione in cui si trova la Germania al termine della Grande Guerra: una popolazione umiliata, l’obbligo di pagare pesantissimi debiti di guerra, disoccupazione, inflazione, un governo incapace di risolvere queste emergenze e di sostenere la Repubblica di Weimar nata nel 1919 dopo la caduta del Kaiser Guglielmo II. La crisi del 1929 coglie la Germania in una condizione particolarmente delicata e pone in movimento processi sociali incontrollabili, che aprono una nuova fase nella storia di Weimar, caratterizzata dalla progressiva paralisi del sistema politico e dalla travolgente ascesa del movimento

5

Page 8: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

nazionalsocialista. Forza irrisoria all'inizio, addirittura messa fuori legge nel 1923 ed imprigionato il leader Adolf Hitler, il nazismo nel 1930 con l'inizio della grande crisi inizia la sua folgorante ascesa passando di colpo al 18 per cento affermandosi come secondo partito tedesco. Alle elezioni presidenziali del 1932, vinte da Hindenburg, Hitler ottiene 13 milioni di voti ed alle elezioni politiche dello stesso anno raggiunge addirittura il 37 per cento dei suffragi (13.700.000 voti) e la maggioranza relativa del Reichstag (230 seggi). La crisi delle istituzioni politiche tedesche e l’indifferenza internazionale verso l’espansione del nazionalsocialismo creano le premesse per l’assunzione del governo da parte di Hitler, segnando il declino definitivo delle libertà costituzionali in Germania e l’avvio della trasformazione dello Stato in senso fortemente autoritario. L’offerta avanzata dal cancelliere von Papen, sostenuta con energia del presidente, di affidare a Hitler il vice cancellierato viene respinta ed il 30 gennaio 1933 Hitler viene nominato cancelliere, alla guida di un governo di coalizione che, come già nel caso di Mussolini in Italia nel 1922, comprendeva oltre a due ministri nazisti, anche un certo numero di esponenti dei partiti conservatori e dell’esercito. Inizia ora l’annientamento dell’opposizione ricorrendo alla mistificazione dei fatti, come l’incendio del Reichstag attribuito alle sinistre e per il quale fu invece dimostrata la responsabilità dei nazisti. Le elezioni del 5 marzo 1933, svoltesi in un clima di aperta intimidazione, danno al partito la maggioranza assoluta e a Hitler i pieni poteri. Il 14 luglio 1933 vengono messi fuori legge tutti i partiti; il 1° dicembre viene stabilita per legge l’unità tra il partito nazionalsocialista e lo Stato. Proclamatosi fondatore del Terzo Reich (dopo il Sacro Romano Impero nel medio evo e quello creato da Bismark

6

Page 9: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

nel 1871) nel 1934 Hitler consolida il proprio potere annientando gli avversari politici del proprio movimento fino a cumulare, alla morte di Hindenburg, le cariche di presidente e di cancelliere, autonominandosi “Führer”. L’espansione tedesca inizia con il plebiscito nel gennaio 1935 che sancisce il ritorno della Saar sotto la piena sovranità del Reich, prosegue il 13 marzo 1938 con l’annessione dell’Austria e dei Sudeti, nel 1939 della Boemia e della Moravia, con l’occupazione della città di Memet in Lituania. Mentre procede la preparazione militare, viene avviata una intensa attività diplomatica che si concretizza con il già richiamato patto d’acciaio con l’Italia e, soprattutto, il 23 agosto 1939 con il patto von Ribbentrop-Molotov con l’Unione Sovietica che sanciva un patto di non aggressione. Tale patto garantiva all’URSS la possibilità di annettersi la Polonia orientale e successivamente le repubbliche baltiche Estonia, Lettonia, Lituania, già zariste e divenute indipendenti nel 1918. L’occupazione dell’intera Cecoslovacchia aveva nel frattempo allarmato Inghilterra e Francia, che il 31 marzo 1939 lanciavano un ultimatum alla Germania, rendendosi garanti del’indipendenza polacca; il 13 aprile la “garanzia” veniva estesa a Grecia e Romania. Si apriva in tal modo l’abisso, cui si affacciavano con vivida consapevolezza non disgiunta da irresponsabile superficialità le potenze europee.

4 . Il patto d’acciaio Il 22 maggio 1939, prima dell’accordo con l’URSS, Hitler e Mussolini siglano il “patto d’acciaio”, alleanza difensiva e offensiva. Il patto, sottoscritto a Berlino , da Galeazzo Ciano e da Joachim von Ribbentrop, richiama in premessa le affinità ideologiche dei due popoli in “un

7

Page 10: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

mondo inquieto ed in dissoluzione”, chiamati ad assicurare “le basi della civiltà europea”. Gli obblighi delle parti contraenti vengono inequivocabilmente stabiliti da: - art. 4: “ se malgrado i desideri e le speranze delle parti contraenti dovesse accadere che una di esse venisse ad essere impegnata in complicazioni belliche con un’altra o con altre potenze, l’altra parte contraente si porrà immediatamente come alleata al suo fianco e la sosterrà con tutte le sue forze militari, per mare e nell’aria”; - art. 5: “ le parti contraenti si obbligano fin da ora, nel caso di una guerra condotta insieme, a non concludere armistizi e paci se non in pieno accordo fra loro”. Il patto, entrato in vigore immediatamente al momento della firma, ha validità per un periodo di 10 anni, prolungabili previo accordi delle parti, a tempo debito. L’accordo, di carattere offensivo e difensivo, costituisce una sostanziale novità nella storia delle relazioni internazionali in quanto la durata inusitata e lo sbilanciamento della potenza bellica delle due nazioni forniscono alla Germania il potere di iniziativa, il che comporterà la definitiva soppressione dell’autonomia italiana circa la propria politica estera. Mussolini ad ogni modo avrebbe potuto denunciare il patto poiché ogni iniziativa unilaterale poteva essere denunciata come una violazione dell’obbligo di consultazione permanente, contenuto nel patto stesso; purtroppo si limiterà a dichiarare solo la “non belligeranza” fino al giugno 1940.

5. I’Italia in guerra Il 1° settembre 1939 le truppe tedesche invadono la Polonia e la conquistano in meno di venti giorni. Alla Polonia era toccato il più esteso dei territori sottratti alla Germania dopo la prima Guerra mondiale. Inizialmente Hitler era propenso ad accettarla come una specie di “ socio minore” a condizione che essa restituisse il porto tedesco di

8

Page 11: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Danzica e concedesse alla Germania libertà di accesso alla Prussia orientale attraverso il “corridoio” polacco. L'irrigidimento inglese nell' opporsi ad ogni soluzione negoziale ed il deciso rifiuto polacco ad ogni modifica dei trattati induce Hitler a giocare d'azzardo dopo essersi assicurata la complicità della Russia con il Patto “ von Ribbentrop-Molotov”. In sostanza, nonostante le garanzie sull'inviolabilità delle frontiere polacche, Hitler ritiene che i fatti non possano seguire alle parole visto il mancato sostegno russo alle potenze occidentali. Il 3 settembre Inghilterra e Francia dichiarano guerra alla Germania dando così inizio alla seconda guerra mondiale anche se nei mesi seguenti le forze anglo- francesi e quelle tedesche sembrano soprattutto intente a evitare di scontrarsi in grandi battaglie. Bagliori di guerra si accendo tuttavia in Finlandia dove il 13 marzo 1940 viene annunciata l’accettazione delle richieste sovietiche (blocco del golfo di Finlandia, cessione di alcuni distretti a protezione di Leningrado); in Norvegia tentativi da parte di forze navali inglesi – francesi di predisporre campi minati per impedire l’accesso alle navi provenienti dai porti tedeschi o dirette verso di essi provocano lo sbarco di forze tedesche in più punti lungo la costa della Norvegia e l’ingresso di altre in Danimarca. Il 13 maggio 1940 ha inizio l’atto decisivo del dramma destinato a sconvolgere il mondo, quando i corpi corazzati del generale Guderian attraversano la Mosa a Sedan. Quattro giorni prima dell'ingresso dei tedeschi a Parigi, il 10 giugno, l’Italia dichiara la guerra. A Mussolini erano state tardivamente offerte concessioni coloniali, ma egli le aveva respinte nella speranza di acquistare maggiore prestigio agli occhi di Hitler cui era comunque legato attraverso il patto d’acciaio. L’offensiva italiana viene peraltro arginata con relativa facilità dalle deboli forze francesi.

9

Page 12: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il 25 giugno diviene effettivo l’armistizio dopo che le parti interessate hanno preso accordi per un armistizio collaterale tra Francia e Italia. L’interrogativo sorto dalla decisione di Hitler di arrestare le colonne corazzate di Kleist prima che raggiungessero il porto di Dunkerque, consentendo così l’evacuazione del corpo di spedizione inglese, trova una possibile risposta nel fatto che Hitler sperava di riconciliarsi con gli inglesi, inducendoli ad astenersi dal continuare le ostilità e ad accettare una pace di compromesso. Il rifiuto ad ogni compromesso da parte inglese e la ferma volontà espressa nel continuare la guerra dava corso alla “battaglia d’Inghilterra”, essenzialmente aerea, protrattasi dal luglio fino alla fine di ottobre, senza apprezzabile risultato. Il 23 novembre 1940 Germania, Italia e Giappone stipulano una sorta di alleanza strategica, il “patto tripartito”, con cui le tre potenze fasciste, in vista di nuovi successi espansionistici, si dividevano il mondo in zone di influenza. Non è azzardato scorgere in esso già il germe della decisione di Hitler di imprimere una svolta al conflitto, attaccando ad oriente l’URSS aprendo un secondo fronte, evenienza puntualmente verificatasi il 22 giugno dell’anno successivo. L’entrata in guerra di Mussolini rischiava di mostrarsi fatale per la posizione inglese nel Mediterraneo e in Africa, soprattutto per quell'esigua frazione dell’esercito chiamata a difendere l’Egitto e il Sudan dall’imminente minaccia di un’invasione da parte delle armate italiane stanziate in Libia e nell’Africa orientale italiana (A.O.I.); la situazione era tanto più precaria in quanto l’entrata in guerra italiana aveva reso troppo pericolose le rotte marittime del Mediterraneo e i rinforzi dovevano compiere l’intero giro del Capo di Buona Speranza e risalire verso il Mar Rosso.

10

Page 13: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il 14 giugno viene temporaneamente occupata dagli inglesi la Ridotta Capuzzo in Cirenaica e solo il 13 settembre forze italiane si attestano a Sidi el Barrani senza proseguire verso Mersa Matruh. La sosta, insperata per gli inglesi, consente di far affluire rinforzi e di attaccare, iniziativa con conseguenze sbalorditive che si concludeva con la totale distruzione delle forze italiane e il quasi completo crollo del dominio italiano nel nord Africa. Il 6 febbraio 1941, lo stesso giorno in cui l’armata del generale Graziani veniva annientata a Beda Fomm a sud di Bengasi, il generale Rommel veniva convocato da Hitler per affidargli il compito di accorrere in Africa a dare manforte agli italiani. Entro l’11 aprile gli inglesi venivano spazzati via dalla Cirenaica e costretti a riattraversare la frontiera egiziana. Nell’Africa orientale italiana all’inizio di luglio 1940, partendo dall’Eritrea, gli italiani avanzano con molta cautela verso nord ovest e occupano la piccola città di Kassala circa 20 km all’interno della frontiera sudanese; solo agli inizi di agosto danno il via d una più seria mossa offensiva agli ordini del duca d’Aosta con obiettivi la Somalia inglese ed il porto di Gibuti, nella Somalia francese. Saranno le forze inglesi, nel febbraio 1941, muovendosi dal Kenia e spingendosi prima fino a Mogadiscio, occupata il 25 febbraio, e piegando successivamente verso l’entroterra a raggiungere il 6 aprile Addis Abeba. Inutile la resistenza sull’Amba Alagi condotta dal duca d’Aosta; il 8 aprile la conquista di Massaua poneva fine alla campagna di Eritrea. Così finiva l’effimero impero africano di Mussolini. Nel teatro europeo l’occupazione dell’Albania da parte italiana, iniziata 7 aprile 1939 per controbilanciare l’annessione al Reich della Boemia, pone le basi per un’eventuale operazione militare contro la Grecia, puntualmente iniziata il 27 ottobre 1940.

11

Page 14: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Condizioni meteorologiche, terreno, assenza di equipaggiamenti condizionano pesantemente la campagna militare e solo l’intervento delle forze tedesche operanti nei Balcani, porterà alla capitolazione greca sottoscritta il 23 aprile 1941. Va tuttavia rilevato che l’occupazione della Grecia rientra nel ben più vasto quadro strategico dell’invasione dei Balcani e di Creta tesa a garantire la sicurezza del fianco destro dello schieramento tedesco, in previsione dell’ormai deciso attacco alla Russia. E’ la Jugoslavia, con l’inatteso colpo di stato del 23 marzo che rovescia il governo favorevole all’Asse, a scatenare la reazione tedesca per il controllo della sponda orientale del mediterraneo, completato il 26 maggio con l’occupazione di Creta da parte dei paracadutisti del generale Student. Interessante notare come il generale Student, all’oscuro dei piani di Hitler sulla Russia, propugnasse di impadronirsi del canale di Suez, con base di partenza da Creta in direzione di Cipro ed in coordinamento con le forze di Rommel in Africa. Piano parzialmente accolto con l’inserimento di Malta, ma rimandato all’anno successivo e poi abbandonato per il precipitare degli eventi.

6 . L’operazione Barbarossa Il 22 giugno 1941, dopo aver la Russia respinto alcune richieste esorbitanti della Germania relative alla risorse agricole e industriali sovietiche, la Wehrmacht attraversa la frontiera iniziando la sua crociata antibolscevica. A 3 armate schierate dai russi fra il Baltico e il Mar Nero, comandate rispettivamente dai generali Voroscilov, Timoscenko e Budiennij, i tedeschi contrappongono 3 gruppi di armate (Cartina nr. 1); - il primo nelle province baltiche, è comandato da von Leeb e comprende la 18^ armata (Küchler), la 16^

12

Page 15: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

(Busch) ed il 4° raggruppamento corazzato di Hoppner :obiettivo Leningrado. - il secondo, a nord del Pripet, comandato da von Bock, comprende la 4^ (Kluge), la 9^ (Strauss), la 2^ (Weichs), la 2^ corazzata (Guderian), la 3^ corazzata (Hoth): obiettivo Mosca. - il terzo a sud del Pripet al comando di von Rundstedt, comprende la 17^ ( Stulpnagel), la 6^( Reichenau), la 1^ corazzata (Kleist): obiettivi Kiev e Charkov. Sostengono quest’ultimo gruppo le forze armate romene di Antonescu, appoggiati dalla 11^ armata tedesca (von Schubert) e un’armata ungherese. Alla 11° armata tedesca vengono assegnate le unità del CSIR (corpo di spedizione italiano in Russia) primo contributo italiano alle operazioni tedesche sul fronte orientale. Il suo invio fu uno dei maggiori errori strategici commessi dall’Italia, che distolse così una sensibile aliquota di forze (prima 3, poi 10 delle sue migliori divisioni) dal teatro di operazioni mediterraneo, proprio mentre la lotta in Cirenaica si avviava verso il suo periodo più critico. Il 18 giugno il C.A. autotrasportabile, reduce dalla Jugoslavia, viene completato e trasformato in CSIR. Viene equipaggiato con relativa dovizia, ma i mezzi non erano adatti al terreno ucraino; i carri armati erano insufficienti e superati, l’equipaggiamento non rispondeva alle temperature estremamente rigide. Radunatosi per ferrovia nella Moldavia rumena, si trasferisce per via ordinaria attraverso i Carpazi nella zona di Kriwoj Rog. Attestatosi al Dniepr ebbe una forza iniziale di 61.700 uomini, 4.600 quadrupedi, 5.500 automezzi e 89 aerei. Le sue unità vennero impiegate a spizzico, man mano che arrivavano in zona. Il generale Messe che aveva assunto il comando del CSIR in sostituzione del generale Zingales, dovette sempre lottare

13

Page 16: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

per tenere unite le forze italiane in un unico complesso operante. Seguendo sinteticamente le operazioni del CSIR possiamo constatare i progressi delle forze tedesche del gruppo armate sud. La Cartina nr. 2 ci evidenzia la linea di penetrazione di von Rundstet e le posizioni raggiunte il 1° settembre 1941 ed il 5 dicembre 1941; le forze italiane combattono con determinazione distinguendosi in particolare nei seguenti atti tattici: - 7–10 luglio : concorso alla battaglia dei due fiumi (Dniestr – Bug) - 28–30 settembre: concorso nella battaglia del Dniepr - 13–28 ottobre: conquista del bacino del Donetz (Stalino). La Cartina nr. 3 ci mostra la linea del fronte raggiunta il 28 maggio 1942, con la località di Izjum dove il CSIR viene impegnato nel rastrellamento della sacca (gennaio–maggio 1942). Il 3 giugno passa alle dipendenze dell’8^ armata (ARMIR) che diventa protagonista degli avvenimenti successivi, una volta attestatasi sull’ansa del Don, a nord ovest di Stalingrado. La sue perdite fino a questo momento ammontano a 1.633 morti, 5.303 feriti, 410 dispersi, 3.604 congelati. Per comprendere gli avvenimenti a preludio della critica situazione del fronte agli inizi del 1943 occorre soffermarsi su Stalingrado. L’offensiva tedesca verso sud est (vedi Cartina nr.3 fino alla linea del fronte del 18 novembre) procede con folgorante rapidità: a sinistra due armate lungo il Don si lanciano su Stalingrado; al centro 3 armate scendono verso il bacino del Don; a destra infine un’ultima armata marcia su Rostov. L’avanzata verso il Mar Caspio imponeva la creazione e la tenuta di un fianco difensivo sull’ala sinistra e pertanto il possesso dei due corsi d'acqua (Don e Volga), relativamente facili da difendere, costituiva la necessaria

14

Page 17: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

premessa per il proseguimento dell’offensiva verso sud. La presa di Stalingrado rappresenta quindi solo un episodio tattico teso a realizzare un’ottima posizione difensiva in sistema con i due fiumi. Mentre ha inizio la battaglia di Stalingrado (28 luglio 1942), l’Armir, completato lo scarico ferroviario molto a sud, a Taganrog sul Mar d’Azov, si muove per raggiungere le posizioni assegnate sull’ansa del Don. Forte di 229.000 uomini è costituita dal CSIR, denominato poi XXXV C.A. ( Div.Pasubio e Torino, 3°rgpt. Celere, rgpt.CC.NN.”3 gennaio”), dal II C.A. (Div. Sforzesca, Ravenna e Cosseria, rgpt. CC.NN.” 23 marzo”), dal C.A. Alpino ( Div. Julia, Cuneense e Tridentina con impiego inizialmente previsto nel Caucaso) , dalla divisione Vicenza (per presidio retrovie) e da Supporti di Armata in artiglieria, genio e trasmissioni. Tra il 15 e 20 settembre l’Armata è schierata sul Don, dopo che sue unità avevano partecipato alla prima battaglia difensiva del Don (XXXV e II C.A., 20 agosto-1° settembre). Nell’ottobre – novembre 1942 subentra una stasi operativa, foriera purtroppo della seconda offensiva russa. L’8^ Armata è schierata su una fronte di 230 km, senza riserve causa la sottrazione di tre divisioni tedesche dal suo settore; alla sinistra è schierata la 2^ armata ungherese, alla destra la 3^ armata romena. Se sul Don regna una relativa calma, più a sud est verso il Volga inizia l’assedio di Stalingrado con piccoli successi della 6^ Armata di Paulus che riesce ad occupare i sobborghi della città (19 novembre). Da parte sovietica prende corpo il piano di accerchiare le divisioni tedesche ammassate a Stalingrado e di proseguire, in un secondo tempo, fino a Rostov per tagliare la strada a tutte le forze tedesche nel Caucaso ( Cartina nr. 4).

15

Page 18: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

L’attacco sotto la direzione strategica del generale Vassilievskij raggiunge il 26 novembre i difensori di Stalingrado e minaccia la 6^ Armata e la 4^ corazzata. Rendendosi conto del pericolo i tedeschi ordinano a Paulus di mantenere le posizioni e a von Manstein di allestire due controffensive per spezzare l’accerchiamento, purtroppo destinate all’insuccesso. Il 2 febbraio 1943 le armi tacevano a Stalingrado. Intanto l’obiettivo strategico di Rostov da parte dei sovietici prendeva consistenza e le forze dell’Asse, investite il 18 dicembre dalla seconda battaglia difensiva del Don, iniziavano a sgretolarsi. Per quanto riguarda l’8^ Armata italiana la battaglia può così riassumersi: - 1° periodo (11 dicembre–8 gennaio 1943): attacco sul fronte del II e XXXV C.A.; rottura nel settore del II C.A. e accerchiamento dell’ala destra dell’ armata (sfondamento a nord nel settore della divisione Ravenna e a sud nel settore della 3^ armata romena); ripiegamento del XXXV C.A. e ricostituzione di una linea arretrata; contrattacco della divisione Julia sul troncone nord della breccia; - 2° periodo (9 gennaio-31 gennaio 1943): nuovo attacco russo al centro e a nord (2^ armata ungherese); rottura in entrambi i settori ed accerchiamento del C.A. Alpino tuttora intatto sul Don; ripiegamento del C.A. Alpino. Nella Cartina nr.5 sono riportate le forze in campo impegnate nella più grande battaglia della guerra, ove tedeschi e russi impegnarono poco a poco milioni di uomini e la resistenza di Stalingrado divenne un simbolo. I tedeschi si intestardirono a condurre una battaglia di logoramento finendo ad essere svantaggiati per inferiorità di uomini. Va tuttavia rilevato che la resistenza di Paulus, inchiodando sul terreno ben 7 armate sovietiche, consentì alle forze tedesche di ritirarsi dal Caucaso. Ricevuto l’ordine di ripiegare il 15 gennaio, il C.A. Alpino si sganciò con sanguinose azioni di retroguardia e si aprì la

16

Page 19: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

strada combattendo attraverso le linee di sbarramento riuscendo a sottrarre alla cattura 13.000 uomini. Le perdite dell' Armir dal luglio 1942 al gennaio 1943 furono di 89.799 morti e dispersi. 43.133 feriti e congelati. Sono note le vicissitudini dei prigionieri italiani in Russia: ne tornarono solo 12.000 circa.

7 . L’epilogo La fine del 1942 segna una svolta decisiva nella storia della seconda guerra mondiale. Per la prima volta, infatti, le armate dell’asse si vedono strappare l’iniziativa contemporaneamente in tre continenti: - nel Pacifico, dove l’avanzata giapponese è arrestata alle isole Salomone; - in Europa, dove la vittoria di Stalingrado pone fine alla supremazia della Wehrmacht e dà inizio alla gigantesca ritirata che non terminerà che a Berlino (la Cartina nr.6 mostra l’andamento del fronte tra fine dicembre 1942 e fine dicembre 1943); - in Africa infine, primo continente a essere liberato dalla stretta nazista, grazie alla vittoria di Tunisia, frutto dello sbarco degli Alleati dell’8 novembre e della decisiva battaglia di El Alamein. Entro il mese di maggio 1943 tutti i comandanti dell’Asse e le rispettive truppe avevano ceduto le armi. La conseguenza più importante di questa conclusione della campagna d’Africa fu che essa privò la Germania e l’Italia della maggior parte delle truppe addestrate ed esperte di cui disponevano nel teatro del Mediterraneo, truppe che altrimenti avrebbero potuto impiegare per bloccare l‘imminente invasione della Sicilia: la prima e cruciale fase del rientro degli alleati in Europa.

17

Page 20: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

18

Page 21: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

19

Page 22: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

20

Page 23: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

21

Page 24: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

22 dicembre 1942: le punte corazzate di Hoth si trovano a circa 150 km dall’anello sovietico che circonda Stalingrado; Von Manstein elabora un piano per la rottura dell’accerchiamento da parte della 6a armata per ricongiungersi con le avanguardie di Hoth. Il piano è articolato in due fasi: la prima denominata “Tempesta invernale” prevede l’apertura di un corridoio per il ricongiungimento senza lo sgombero della città; la seconda, “Colpo di tuono”, successiva alla prima, l’abbandono di Stalingrado con tutte le forze per un successivo reimpiego in altro settore. Il divieto di Hitler di procedere alla seconda fase ipoteca anche la prima perché impedisce a Paulus di realizzare la necessaria gravitazione, sguarnendo settori difensivi della città, per rompere l’accerchiamento. Lo sfondamento russo sul Don impedisce peraltro il proseguimento dell’offensiva liberatrice. L’offensiva russa mira infatti a Rostov e minaccia di chiudere in una sacca due gruppi d’armata (von Manstein e von Kleist). Per sventare la minaccia è necessario sacrificare la 6a armata. 2 febbraio 1943: alla caduta di Stalingrado le forze di von Manstein sono schierate a est di Rostov e garantiscono il corridoio di ripiegamento delle Armate del Caucaso.

22

Page 25: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

23

Page 26: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Bibliografia

Per una migliore comprensione degli eventi richiamati nella presente introduzione si indicano i seguenti autori :

Barnett Correl. I generali di Hitler. Ed. Bur Saggi.

Bedeschi Giulio. Nikolajewka: c'ero anch' io. Ed. Mursia.

Bedeschi Giulio. Centomila gavette di ghiaccio. Mursia.

Carrel Paul. Terra bruciata. Russia 1941-1945. Vol. I e II. Ed. Longanesi.

Carocci Giampiero. Storia del fascismo. Ed. Newton.

Chassin L.M. Storia militare della seconda guerra mondiale. Ed.Sansoni.

Fest Joachim. La disfatta. Ed. Garzanti. Fontaine Andrè. Storia della guerra fredda (1917-1950). Ed. Il Saggiatore. Liddel Hart. Storia militare della seconda guerra mondiale. Ed. Mondadori. Liddel Hart. Storia di una sconfitta. Parlano i generali del terzo Reich. Ed. Rizzoli. Kershaw Jan. Hitler 1936-1945. Ed. Bompiani. Kuby Erich. Il tradimento tedesco. Ed. Rizzoli. Messe Giovanni. La guerra al fronte russo. Ed. Mursia. Schirer W. Gli anni dell'incubo. Ed. Rizzoli. Taylor A.J.P. Le origini della seconda guerra mondiale. Ed. Laterza. Tharner Hans-Ulrich. La Germania dal 1933 al 1945. Il terzo Reich. Ed. Le vie della civiltà.

24

Page 27: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

I momenti salienti delle operazioni militari dell’ARMIR nel corso della campagna in Russia

Riduzione da LE OPERAZIONI DELLE UNITÀ ITALIANE AL FRONTE RUSSO

(1941 – 1943)

MINISTERO DELLA DIFESA STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

UFFICO STORICO

25

Page 28: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

1 - Costituzione dell’ ARMIR , Armata Italiana Russia Una lettera di Hitler a Mussolini, del 20 novembre 1940, confermava l’esistenza di una costante contrapposizione tra Germania e URSS, che gli accordi dell’agosto 1939 sembravano aver fatto attenuare. Hitler esprimeva la convinzione che un conflitto non fosse prossimo, ma considerava “necessaria, come premessa per una sicura conclusione della guerra in corso con la Gran Bretagna, l’esistenza di un esercito tedesco sufficientemente forte per andare incontro a qualsiasi eventualità all’est ….. Tanto più visibilmente potente è questa forza, tanto minore sarà la possibilità che essa debba entrare in azione…” Per disporre di quella forza la Germania andava concentrando sui confini dell’URSS un sempre maggiore complesso di Grandi Unità. L’URSS, di fronte a questa minaccia, almeno potenziale, doveva rispondere in modo analogo e proporzionato. Sulla base di tante e concordi informazioni provenienti da varie fonti, Mussolini, alle 12 del 14 giugno 1940, esprimeva la convinzione al capo di stato maggiore generale circa “l’inevitabilità di un conflitto tra Germania e Russia”. Il 22 giugno all’alba, dall’ambasciata tedesca a Roma veniva consegnata una lettera di Hitler a Mussolini che annunciava ufficialmente l’inizio delle operazioni militari contro l’URSS; nel messaggio Hitler esprimeva anche il suo ringraziamento per l’invio del corpo di spedizione destinato ad operare a fianco delle armate tedesche: “se tale è la vostra decisione, Duce – che io accolgo naturalmente col cuore colmo di gratitudine – vi sarà abbastanza tempo per poterla realizzare, dato che in un teatro di guerra tanto vasto l’avanzata non potrà avvenire dappertutto contemporaneamente.

26

Page 29: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

L’aiuto decisivo, Duce, lo potrete però sempre fornire col rafforzare le vostre forze nell’Africa settentrionale…” In quella stessa mattina, a Mosca, l’ambasciatore tedesco notificava al ministero degli affari esteri la dichiarazione di guerra. Tre divisioni destinate al Corpo di Spedizione in Russia , CSIR, stavano completando il loro approntamento. Non era ancora completata la radunata del Corpo di Spedizione che il 13 luglio 1941, il Comando Supremo aveva in corso uno studio per accrescere il numero delle Grandi Unità da inviare su quel teatro di operazioni, il capo del governo aveva detto: “non possiamo essere meno presenti della Slovacchia e bisogna sdebitarci verso l’alleato”. L’analisi dei documenti fa ritenere che sola remora ad una pronta partenza della nuova Grande Unità sia stata la mancanza di automezzi necessari per la motorizzazione delle artiglierie e dei servizi logistici. In merito il generale Cavallero sosteneva di “aver risolto il problema della motorizzazione, non assegnando camion alla truppa, ma portando la tappa quotidiana di marcia da 28 a 40 km al giorno”. Alla fine di dicembre 1941, Hitler “ringrazia dei corpi d’armata italiani (sei divisioni) che costituiranno un’armata al cui comando saranno sottoposte anche forze tedesche”. Durante il mese di febbraio 1942, dovendosi procedere all’effettivo approntamento delle unità, riapparve il problema dell’insufficiente disponibilità di armi controcarro e contraeree, nonché di automezzi. Le richieste all’alleato tedesco rimanevano inascoltate. Il 6 febbraio il Comando Supremo Wermacht indicava l’inizio dei trasporti per la radunata:

27

Page 30: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

- un comando di corpo d’armata con tre divisioni al 1° maggio - comando d’armata e un comando di corpo d’armata con tre divisioni al 1° giugno Il comando supremo italiano accettava, precisando che il Corpo d’Armata Alpino sarebbe partito per ultimo. Il 2 aprile veniva scelto il comandante dell’8a armata nella persona del generale Italo Gariboldi, con sede temporanea Bologna e inizio funzionamento 1° maggio 1942. Veniva definita la formazione organica dell’8a armata, con il concetto della costituzione su tre corpi d’armata: XXXV-CSIR (divisioni Pasubio, Torino, Celere) – II (divisioni Sforzesca, Ravenna, Cosseria) - Alpino (divisioni Tridentina, Julia, Cuneense e Vicenza), con un considerevole complesso di unità dipendenti direttamente dal comando d’Armata. Complessivamente 10 divisioni, vi erano compresi: - 122 battaglioni organici e 50 compagnie autonome per una forza di 16 battaglioni e un totale complessivo di 229.005 uomini. - 25.000 quadrupedi, 16.700 automezzi, 4.470 motomezzi - 2.657 fucili mitragliatori, 1.742 mitragliatrici, 423 mortai da 81, 874 mortai da 45, 270 cannoni controcarro da 47/32, 31 carri L/6 (6.8 t), 19 semoventi da 47/32 (6.5t) - 977 pezzi di artiglieria di vario calibro, compresi quelli dei carri L/6 - 23 aerei da ricognizione (16 Ca 331 – 7 Br 20) - 41 aerei da caccia (30 MC 200 – 11 MC 202) In generale l’aspetto organico dell’Armata era piuttosto quello di una Grande Unità formata per combattere in terreno montano, come sembrava essere destinata. Su tre Corpi d’Armata, il II e l’Alpino, avevano la totalità delle fanterie destinate a muovere a piedi, il XXXV-CSIR poteva autotrasportare due delle sue tre divisioni Il 2 giugno 1942, quando erano imminenti le prime partenze delle prime unità dell’8a Armata, il comandante del

28

Page 31: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

CSIR, generale Messe, veniva ricevuto dal capo del governo, al quale manifestava l’opinione già espressa per via gerarchica, che l’invio di una intera armata sul fronte russo era un errore. Egli riteneva che l’esperienza di un anno di guerra avesse dimostrato come lo scarso ed antiquato armamento , l’assenza di idonei mezzi corazzati, l’insufficiente quantità di automezzi, i gravi problemi logistici dipendenti dai rifornimenti e dai trasporti, soprattutto in relazione alle continue incomprensioni manifestate dalla parte tedesca verso le nostre necessità, fossero cause bastanti ad indurre a non accrescere il contingente italiano, specialmente per il pericolo che possibili eventi negativi menomassero il buon nome del soldato italiano. Il capo del governo confermava che l’Italia non doveva figurare da meno di altri minori alleati e doveva trovarsi a fianco della Germania, così come essa lo era con l’Italia in Africa, i destini delle due nazioni erano reciprocamente legati. Si riproponeva di trarre maggior vantaggio per l’Italia, alla conclusione della pace, dalla presenza di una armata piuttosto che da quella di un solo corpo d’armata. Nella prima settimana di giugno ebbero inizio le partenze. Tra gli stati maggiori centrali italiano e tedesco, erano state convenute le modalità per il trasporto dei due corpi d’Armata in Italia , regolata la composizione dei convogli e la loro successione nel tempo. Un blocco di convogli, con le unità automobilistiche o motorizzate avrebbe raggiunto la Slesia a Troppau, donde i reparti avrebbero proseguito per via ordinaria, per circa 1500 km, fino all’Ucraina. All’inizio della seconda settimana di giugno i comandi tedeschi comunicarono che il II Corpo d’Armata sarebbe stato scaricato nella zona di Karkov, a circa 240 km da Stalino, completamente staccata dalla zona del corpo d’Armata XXXV-CSIR.

29

Page 32: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Per il corpo d’Armata Alpino era prevista una terza zona di radunata a nord di Tanganrog (mar d’Azov), in quanto destinato ad operare sul Caucaso. Il comandante d’armata dovette svolgere una opportuna azione presso il comando tedesco, perché l’Armata non finisse dispersa in tre filoni minori; la divisione Ravenna, prima giunta del II corpo d’Armata, era stata impiegata in seconda schiera, inserita in Grandi Unità tedesche. L’azione ebbe successo e non si parlò più di operazione nel Caucaso. Al 7 luglio erano radunati 30.000 uomini dei 52.000 costituenti il II corpo d’Armata. 2 – Prime operazioni e marcia al Don Le operazioni nel bacino minerario del Mius 1 Predisposizioni La caduta di Sebastopoli in mano tedesca del 30 giugno 1942, completava la conquista della Crimea e poneva le premesse per l’offensiva d’estate germanica. Il II Corpo d’Armata era ancora in movimento e non prontamente utilizzabile, il Corpo d’armata Alpino ancora in partenza dall’Italia, in tale situazione il comandante d’Armata decideva che le prime operazioni fossero condotte dal solo XXXV Corpo d’Armata CSIR, ancora inserito nella 17a Armata germanica. Opportunamente rinforzato con la divisione Sforzesca e la 111a divisione tedesca e la costituzione di una forte massa di artiglieria, poteva condurre una azione di sfondamento a mezzo della quale raggiungere l’obiettivo della sponda destra del fiume Donez. 2 Operazioni Al mattino del 11 luglio 1942 il comando della 3a divisione Celere disponeva due puntate esplorative in forze, entrambe le azioni ottenevano pieno e rapido successo e la sera stessa erano diramati gli ordini per l’azione offensiva.

30

Page 33: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

All’alba del 12 luglio, ore 3.30, il 3° bersaglieri opportunamente rinforzato, avanzava su due colonne, la divisione serrava a breve distanza su quattro scaglioni. Un violentissimo temporale, inzuppando profondamente il terreno, impediva il movimento dei mezzi a motore e rallentava fortemente quello degli uomini a piedi. Resistenze di retroguardia e ostacoli abilmente predisposti dal nemico, soprattutto campi minati, attardavano ulteriormente l’avanzata, l’azione non veniva continuata. Per il 13 luglio il piano della 17a Armata, ordinava che la Celere puntasse su Scevscenko – Malaia Nicolaievka e su Ivanovka – Krasnaia Poliana, per impedire al nemico un ripiegamento ordinato ed una eventuale organizzazione a difesa. L’azione riprendeva il 14 luglio, alle ore 3.30, veniva conquistata di slancio q.360.2, determinante per la successiva avanzata, con sensibili perdite. Alle ore 6 l’attacco era fortemente contrastato dal nemico, sostenuto da fuoco di artiglieria, mortai e Katiusce, schierate in posizioni profonde, inframmezzate da reticolati, campi minati e fossi anticarro; le perdite erano considerevoli.

31

Page 34: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il protrarsi della resistenza nemica determinava la richiesta del concorso dell’aviazione tedesca; per un equivoco nella identificazione fa si che le prime due squadriglie di Stukas colpiscano i bersaglieri, la terza colpisce finalmente il nemico. Subentravano nell’azione altre formazioni, tra le ore 8 e le ore 9 Ivanovka era conquistata, dopo una lotta casa per casa. Il nemico si ritirava sulle alture a est dell’abitato e lo teneva sotto il fuoco di artiglieria e Katiusce; come consueto, nel paese scoppiavano le mine a effetto ritardato. Il complesso del XXXV-CSIR era penetrato nel sistema difensivo russo, organizzato sulla linea Voroscilovgrad – Krasni Luc. Il XXXV–CSIR si raccoglieva per rastrellare l’intricata zona mineraria; l’azione veniva compiuta nei giorni dal 19 al 22 luglio e conclusa con la cattura di 4.000 prigionieri e la bonifica dei campi minati. Il Comando Supremo Germanico esprimeva il proprio apprezzamento sulle qualità militari messe in luce dal CSIR durante 11 mesi di guerra, anche nelle condizioni più difficili. Marcia al Don Le colonne delle unità XXXV-CSIR e II Corpo d’Armata, frammiste a quelle dipendenti direttamente dal Comando d’Armata e dall’Intendenza dell’8a Armata, stavano confluendo verso Voroscilovgrad, appena conquistata dai reparti tedeschi; nella zona adiacente la città si concentrava l’intera Armata italiana, divenuta realtà concreta. Il 23 luglio 1942, il Comando Gruppo Armate “A” aveva emanato un ordine per un rapido movimento verso il Don, le divisioni italiane più agili dovevano transitare sollecitamente oltre il Donez per prestare aiuto alle divisioni tedesche impegnate ad assicurarsi il possesso della sponda destra del Don.

32

Page 35: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Fu stabilito il gittamento di ponti di equipaggio, a Luganskaia e Veselaia Gora. Il movimento per via ordinaria iniziava il 23 luglio ore 12, la colonna pontieri aveva precedenza di transito su qualunque altra, obiettivo: ponte transitabile entro il 25 luglio. Il movimento fu lento per il superamento delle molte interruzioni operate dal nemico in ritirata, i 220 km del percorso furono coperti in 24 ore, delle quali 12 di marcia effettiva. Il 24 luglio alle 18,30 il primo ponte veniva aperto al transito, le prime a passare furono colonne tedesche. Sempre il 24 luglio, veniva gittato il secondo ponte, circa 300m a monte del primo, inizio lavori ore 15,15, termine ore 19. Schieramento sul Don Le divisioni, superato il Donez, iniziavano a divergere, il II Corpo d’Armata (Ravenna e Torino) verso Bielovodsk, il XXXV-CSIR (Sforzesca e Pasubio) su Millerovo, la Celere, vera avanguardia dell’intera Armata, aveva bruciato le tappe e stava già combattendo sul Don, nell’ansa di Serafimovic. Il grosso dei due Corpi arrivava alla ferrovia Rossosc - Millerovo il 4 agosto 1942. La fase di movimento definita “marcia al Don” si stava svolgendo quale complessa operazione strategica. Nessun momento si presentò come puramente logistico. L’attraversamento di territori di recentissima occupazione, che comportava la rimozione di interruzioni e ostacoli attivi e passivi, la saltuaria azione di partigiani e dell’aviazione avversaria cominciava a creare problemi tattici. Fin dal 27 luglio 1942, il Comando d’Armata orientava le Grandi Unità sullo schieramento che sarebbe stato assunto sulla linea del Don:

33

Page 36: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Udine – Stadio Moretti, giugno 1942. Ai reggimenti della Julia viene conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Campagna di

Grecia, poi la partenza per la Russia.

Agosto 1942; si parte per la Russia

34

Page 37: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

- a nord il II Corpo d’Armata, con l’inserimento alla sua ala sinistra la 336a divisione di fanteria tedesca oltre la Ravenna e la Torino - al centro il XXIX Corpo d’armata tedesco, ricevendo la Cosseria - a sud il XXXV-CSIR, con le divisioni Pasubio e Sforzesca - in riserva d’Armata una quarta divisione tedesca e la 3a Celere L’Armata sarebbe risultata inquadrata: - a sinistra della 2a Armata ungherese - a destra della 6a Armata tedesca I criteri ai quali il Comando del gruppo di Armate “B” intendeva che venisse informata la difesa del Don venivano portati a conoscenza delle Grandi Unità dell’Armata: - lunga durata della sosta, destinata a comprendere anche il cambio di stagione - ampiezza delle fronti assegnate in rapporto alle forze della difesa, come conseguenza: . discontinuità delle opere campali . scarsezza delle forze . proiezione in avanti di tutte le unità, tale da determinare

rigidità nella difesa . esclusione della difesa manovrata. Il 15 agosto 1942 il comando del II CdA diramava il proprio ordine per la difesa del settore assegnatogli e, assumendone la responsabilità dal giorno 16 ore 8, si completava lo schieramento sul Don dell’8a Armata italiana. Per le unità sbarcate dai convogli ferroviari nella zona di Karkov il percorso per arrivare al Don superò i 1.100 km per i reparti a piedi, e 1.200 per quelli motorizzati. In generale la fanteria aveva marciato per una distanza media giornaliera di 32 km, superiore a quella normale, 28 km; una, compiuta il 27 luglio, aveva raggiunto i 40 km.

35

Page 38: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Durante la prima metà del mese di agosto ebbe inizio l’arrivo della prima delle divisioni Alpine, nella zona di Gorlovka (bacino del Donez), la Tridentina. Il 16 agosto, stabilite le necessarie misure logistiche per il movimento, i primi reparti si avviavano a piedi su Armavir, distante 400 km. Le operazioni nell’ansa di Serafimovic La prima fase si svolgeva dal 24 luglio al 2 agosto con protagonista la divisione Celere. Il gruppo di Armate “B” tedesco, raggiunta vittoriosamente le linea di ostacolo del Don, l’aveva discesa lungo la riva destra, la cui 6a Armata aveva occupato la zona di Serafimovic, dove il Don, descrivendo un’ampia curva convessa ad est, tocca il punto più orientale del suo corso; la 4a Armata corazzata, passato il Don puntava su Stalingrado, dove pure era diretta la 6a . La divisione Celere si trovava dislocata nel bacino del Mius, a circa 400 km, riceveva l’ordine di passare agli ordini della 6a Armata, il suo comandante generale Paulus disponeva che la divisione provvedesse ad eliminare la testa di ponte russa sulla destra del Don.

36

Page 39: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Nella giornata del 25 luglio, la divisione si muoveva da Voroscilovgrad, superava il Donez il 26 tra le 4.10 e le 13.45, nel pomeriggio raggiungeva Millerovo. La sera stessa riceveva ordine di raggiungere la zona sud di Serafimovic e di prepararsi all’attacco; nel frattempo il nemico attaccava a sua volta e allargava la testa di ponte. Fino al 31 luglio si susseguivano attacchi e contrattacchi da entrambe le parti. Alla sera del 1° agosto Serafimovic era occupata, rimanevano nel bosco a est nuclei nemici. Il nemico ripassava il Don con nuove forze e lanciava ripetuti infruttuosi attacchi. Se il nemico aveva subito forti perdite in uomini, carri e materiali anche la Celere si era ulteriormente ridotta numericamente. Quanti erano ancora presenti combattevano senza sosta da quattro giorni e tre notti. La seconda fase si sviluppava da 3 al 21 agosto, con l’ordine di occupare il bosco e superarlo fino a raggiungere materialmente la sponda del Don.

37

Page 40: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il 5 agosto la “colonna Schuhard” con rinforzo di bersaglieri e appoggio di bombardieri Stukas, muoveva all’attacco; la reazione nemica non impediva il raggiungimento del Don. In quel giorno il comandante della 79a divisione tedesca, incontrando il comandante del 6° Rgt bersaglieri, gli dichiarava “voi bersaglieri siete meravigliosi. Pur senza mezzi adeguati avete fermato i carri sovietici. Nelle vostre condizioni noi stessi tedeschi non avremmo potuto combattere nemmeno un giorno di guerra”. Dal 5 al 8 agosto truppe sovietiche passavano per tre volte il Don e si infiltravano nel bosco, costringendo le truppe italiane e tedesche a ritirarsi, per essere poi a loro volta nuovamente costrette ripassare il fiume; le forze in campo ne uscivano logorate e stanche. La divisione Celere veniva trasferita in riserva d’Armata, per riordino e completamento. 3 - Prima battaglia difensiva del Don, 20 agosto – 1° settembre 1942 La battaglia aveva, per parte sovietica, lo scopo essenziale di impedire ai tedeschi di raggiungere il Volga a Stalingrado, perché non fosse interrotta la navigazione sul fiume, per mantenere il possesso della città e dei grandi impianti industriali ivi insediati; le azioni offensive miravano a ottenere: - una penetrazione tale da rescindere la 6a armata germanica operante su Stalingrado - una deviazione dall’asse di Stalingrado della maggiore quantità possibile di forze germaniche e loro alleate Per parte italiana la battaglia fu combattuta principalmente dal XXXV – CSIR, divisioni Sforzesca e Pasubio. Tra il 12 e il 19 agosto il nemico conduceva operazioni contro l’8a Armata, la 2a Armata tedesca e la 2a ungherese,

38

Page 41: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

con lo scopo di sondare lo schieramento sulla sponda destra del Don e individuare il punto più debole. La battaglia si svolse in quattro fasi: a) l’urto iniziale russo, 20 – 21 – 22 agosto b) il contrattacco italiano, 23 agosto c) a ripresa dell’azione da parte russa, 24 – 25 agosto d) l’arresto dell’offensiva, 26 agosto – 1 settembre a) L’urto iniziale russo Il 20 agosto alle 2,30, dopo brevissima preparazione di artiglieria e di mortai, i russi passavano il Don, a guado e su traghetti ed investivano il settore della Sforzesca. Le forze della difesa , con violente reazioni di fuoco e di movimento, respingevano per due volte gli attacchi. Alle 4,30, l’azione si estendeva anche all’estrema sinistra del settore divisionale, al limite con la divisione Pasubio. Alle 5 l’attacco nemico, rinnovato con reparti freschi, riprendeva con violenza, provenendo anche dal settore della 79a divisione tedesca e dalle balke risalenti dal Don verso nord e nord-ovest, parallelamente allo schieramento del fianco difensivo divisionale. Fin dalle 6,30 il comando di CdA aveva richiesto l’intervento dell’aeronautica. Alle 7,30 il Comando del XXXV-CSIR inviava in rinforzo una compagnia controcarro, due plotoni lanciafiamme e un battaglione CC.NN. del gruppo Tagliamento. Contemporaneamente il Comando del CdA approvava le predisposizioni per il contrattacco: invio di rinforzi, movimento a fondo della fanteria affiancata dalla cavalleria, richiamo dell’attenzione del nemico da parte delle restanti forze della divisione. Alle 15,30 il battaglione in prima linea, a colpi di bombe a mano, riusciva a sottrarsi all’accerchiamento; dei 680 presenti all’alba, solo 72 poterono rientrare nello schieramento amico; l’azione dei russi era momentaneamente contenuta.

39

Page 42: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Alle 16, senza che l’aviazione fosse intervenuta, aveva inizio il contrattacco; il nemico era respinto fino in vista del Don. La reazione delle numerose armi già schierate dal nemico arrestava il contrattacco. Alla conclusione della battaglia le perdite italiane risultavano gravissime. La continuità del fronte era stata mantenuta e si contava di ristabilirne l’andamento originario mediante un nuovo contrattacco il giorno successivo. Il 21 agosto il nemico, dopo aver fatto passare il Don durante la notte a 10 altri battaglioni, alle prime luci dell’alba muoveva all’attico, appoggiato da forti azioni di artiglieria e mortai, prevenendo l’attacco italiano. Alla destra, alle 7 iniziava il contrattacco, ma era già chiaro che l’azione non avrebbe raggiunto gli obiettivi e si stava provvedendo a resistere sulle alture. Alle ore 19 i comandi XXXV-CSIR e divisione Sforzesca avevano già impiegato tutte le riserve disponibili. Sul fronte del II Corpo d’Armata il nemico aveva ripreso la propria attività offensiva, attaccando i rilievi alle ore 5.15, alle 12.50 e alle 23.30. Il 22 agosto, sul fronte del XXXV-CSIR le ore della notte venivano impiegate alla raccolta dei reparti nei due capisaldi di Jagodni e Cebotarevski, le ore antimeridiane erano impiegate a frettolosi lavori di rafforzamento. Alle 14 il caposaldo di Jagodni era violentemente attaccato dal nemico. Alle 18 un attacco nemico al caposaldo di Cebotareski, durato 4 ore rimaneva infruttuoso. b) Il contrattacco italiano La giornata del 23 agosto era contraddistinta dal tentativo italiano di ristabilire la situazione iniziale, alla quale il Comando Supremo tedesco e il Comando del gruppo di armate “B” attribuivano tanta importanza. Già all’alba del

40

Page 43: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

24 agosto i capisaldi di Jagodni e Cebotareski erano fortemente attaccati; il contrattacco iniziava alle 9.45, l’avanzamento era fortemente contrastato da artiglieria; alle ore 16 il nemico sviluppava una violentissima resistenza, concentrando il fuoco di artiglieria, mortai e mitragliatrici. Alle ore 17 veniva presa la quota 224.4 con assalto alla baionetta e bombe a mano. La giornata del 24 agosto 1942 era aperta dalle azioni di cavalleria, tra le quali la carica di Isbuscenski; alle 6,30 lo scontro finiva, l’azione del rgt Savoia Cavalleria, era costata al nemico l’annientamento di oltre un battaglione e la grave disorganizzazione di altri due. c) La ripresa dell’azione da parte di russi Al mattino del 24 agosto 1942 il nemico riprendeva la propria offensiva ; alle ore 13 un complesso di tre battaglioni attaccava, fortemente appoggiato da artiglieria e mortai; la pronta reazione di artiglieria italiana li respingeva, ma ripetevano lo sforzo per oltre 6 ore, si alternavano attacchi e contrattacchi con forti perdite a entrambe le parti. Vero le 21 l’azione si spostava all’ala destra della Celere; forti elementi russi, con il favore dell’oscurità e dell’erba alta, si infiltravano nelle linee italiane e aprivano il fuoco alle spalle. Diveniva indispensabile l’arretramento su alture retrostanti. Nel settore del II CdA, verso le 8, forze nemiche attaccavano le posizioni di Krasno Orechovo, dopo due ore di lotta raggiungevano il paese. Alle ore 14 la situazione era ristabilita dagli italiani, con il ripiegamento del nemico oltre il Don; rimaneva in mano russa il rilievo q. 220, che poneva il vertice dell’ansa del Don fuori portata fuori tiro delle artiglieria italiane. All’alba del 25 agosto, ore 3.30 l’azione del nemico era ripresa su tutto il settore presidiato dalle divisioni Sforzesca e Celere, con il massimo sforzo sul punto più debole, il caposaldo di Cebotareski, investito da nord, ovest e est.

41

Page 44: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Le forze avversarie irrompevano nell’abitato, contrastate casa per casa da tutti gli elementi presenti, che arretravano brevemente a sud ovest. Nessun aiuto veniva portato dal confinante XVII corpo tedesco. Si andava così aprendo una pericolosa falla tra l’8a armata italiana e la 6a armata tedesca. La maggiore preoccupazione veniva soprattutto dalla generale stanchezza fisica dei combattenti, ormai alla sesta giornata. d) l’arresto dell’offensiva Il 26 agosto 1942, il comando del gruppo di armate “B” esprimeva il proprio disaccordo circa l’ordine di ripiegamento di reparti italiani e ordinava di fermare i movimenti di ripiegamento della divisione Sforzesca. Alle 8.30 ingenti forze di fanteria russa attaccavano ripetutamente, senza successo, la Celere da nord e da est, infine attuava un tentativo di aggiramento; il contrattacco da nord a sud di bersaglieri motociclisti e del Savoia cavalleria respingeva il nemico. Nelle ore pomeridiane e fino a notte inoltrata, l’attacco nemico si spostava a settentrione. A conclusione di una dura giornata di lotta la linea di difesa della Celere era intatta. Il 27 agosto, alle ore 1, un vivace attacco nemico veniva respinto; nella notte giungeva in rinforzo un reggimento bersaglieri corazzato, appena giunto in Russia e il 5° rgt Alpini. Il 28 agosto alle 4.30 il pilastro difensivo di Jagodni veniva attaccato da tutti i lati eccetto che da sud; la difesa del XXV bersaglieri fermava l’attacco con proprio pesante logorio e nel pomeriggio veniva sostituito dal battaglione alpini Monte Cervino. Nel settore della Pasubio il nemico svolgeva due distinte azioni, la prima alle prime luci dell’alba, respinta nel pomeriggio, la seconda, pure al mattino, respinta all’arma bianca dalla Legione Croata.

42

Page 45: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il 29 agosto l’attività offensiva del nemico si riduceva, ma le sue puntate erano continue. Il 30 agosto nelle prime ore del mattino il nemico attaccava le posizioni sui rilievi, ma era prontamente respinto; nel pomeriggio affluivano i battaglioni alpini Vestone e Val Chiese. Il 1° settembre alle ore 5, doveva iniziare una azione combinata per ripristinare la continuità della linea di difesa, tra XXXV-CSIR e 79a divisione germanica; obiettivo per quest’ultima i rilievi q.220 e q.206.3, poi proseguimento fino a collegarsi con gli italiani. Il XXXV-CSIR aveva come obiettivo il costone dal rilievo q.226.7 al q. 228. L’aviazione tedesca avrebbe svolto azioni di bombardamento. L’attacco doveva essere veloce per ottenere l’effetto sorpresa. Alle ore 5.10 inizio del bombardamento aereo, il suo ritardo determinava un ritardo nell’inizio dell’attacco, che iniziava alle 5.35 dopo breve preparazione di artiglieria. Gli Alpini trovavano forte resistenza, ma alle 10,30 prendevano q.209.6 e la mantenevano, sorprendevano una batteria nemica e la annientavano, poi erano fortemente contrattaccati e dovevano ripiegare con la perdita di 443 alpini. Dei 17 carri L/6 dei bersaglieri ben 11 erano inservibili, per distruzione o avarie. L’azione tedesca non si era verificata, in tutta l’azione era venuta a mancare la cooperazione tattica del XVII Corpo tedesco. Il tentativo di ristabilire la continuità del fronte era fallito, niente altro era possibile che indirizzare le unità in forzato ripiegamento. 4 - Seconda battaglia difensiva del Don, 11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943

43

Page 46: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Situazione generale all’inizio dell’inverno 1942 – 1943 Le operazioni svolte nella stagione estiva avevano raggiunto solo in parte gli obiettivi fissati dal Comando Supremo Germanico. La resistenza opposta all’invasore dalle forze amate sovietiche era andata ben oltre le previsioni, le unità tedesche incominciavano a risentire dello sforzo compiuto Le difficoltà in cui versavano le Forze Armate germaniche erano l’eccessiva ampiezza dei settori difensivi, la mancanza di riserve, la deficienza di materiali di rafforzamento e carburanti. Nel punto di “rottura”, contro il II CdA, costituito dalle due divisioni Cosseria e Ravenna, le Unità sovietiche lanciate in successione furono: - dieci divisioni di fucilieri + quattro brigate fucilieri motorizzate - tredici brigate corazzate + due reggimenti corazzati. I fucilieri avevano in dotazione fucili automatici PPD e PPsh capaci di 100 colpi/min. La battaglia L’operazione “piccolo saturno” contro l’8a Armata aveva inizio, secondo il comando sovietico, il 16 dicembre 1942. La medesima, ma con denominazione “seconda battaglia difensiva del Don” secondo il comando italiano, ha inizio l’11 dicembre. A) fase di logoramento La fase di logoramento, tra l’11 e il 15 dicembre, fu condotta dai sovietici senza risparmio di uomini e con notevoli sacrifici. Le ondate di assalto si erano succedute in certi casi perfino in ordine chiuso; il sangue era corso, letteralmente, fino ad arrossare il Don ghiacciato, sotto la q.218; dagli altoparlanti i russi avevano minacciato ritorsioni per le ingenti perdite subite.

44

Page 47: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

In 5 giorni le due Armate sovietiche 6a e I guardie avevano lanciato contro le divisioni Cosseria, Ravenna e Pasubio 21 attacchi, impiegando dai 26 ai 28 dei loro 115 battaglioni. Dopo 5 giorni di continuo combattimento le forze dell’8a Armata avevano sostanzialmente conservato le loro posizioni. B) fase di rottura, 16 - 19 dicembre. All’alba del 16 dicembre oltre 2500 bocche da fuoco iniziavano la preparazione contro le posizioni tenute dal II CdA. Affermano i sovietici che le forze italiane “opposero accanita resistenza e spesso passarono al contrattacco. Per completare lo sfondamento della difesa tattica fu necessario far intervenire sin dal primo giorno i Corpi corazzati determinando una riduzione della loro efficienza combattiva”. Le Grandi Unità attaccanti il 18 dicembre aprirono e penetrarono in una breccia per 20 km verso ovest e sud est, raggiungendo Novo Kalitva, il 19 penetrarono per altri 25 km fino a Kantemirovka, dove veniva interrotta la ferrovia Rossosc – Millerovo. Il 19 dicembre, l’ala meridionale dell’8a Armata, attaccata frontalmente e minacciata da tergo da elementi corazzati, poco dopo mezzogiorno riceveva ordine di arretrare. Alle 4 del 18 dicembre il Comando d’Armata diramava un ordine per cui la Julia avrebbe dovuto essere avviata a colmare il vuoto creatosi ed eventualmente attaccare. Ogni palmo di terreno doveva essere difeso a oltranza. Alle 7.30 cominciava giungere a Mitrofanovka l’autocolonna del gruppo di intervento Julia. Incominciavano così a intervenire nella battaglia anche le Grandi Unità Alpine. C) ripiegamento del centro e della destra dell’8a Armata (19 – 22 dicembre)

45

Page 48: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

L’aggravamento della situazione induceva il Comando Armate “B” a disporre il ripiegamento delle Grandi Unità operanti a sud del CdA Alpino, dalle ore 15 del 19 dicembre 1942. Il 20 dicembre proseguiva il ripiegamento; si erano formati due blocchi di ripiegamento: blocco nord e blocco sud. Nei giorni 21 e 22 dicembre sul fronte settentrionale dell’8a Armata l’azione delle unità corazzate e motorizzate sovietiche rendeva impossibile ogni tentativo di ricostituzione di un fronte da parte dei CdA XXXV-CSIR e XXIX tedesco, che a causa delle perdite subite, cessavano di avere scopi tattici. D) – ricostituzione di una linea difensiva 23 dicembre 1942 - 8 gennaio 1943 Il Comando Armate “B” , restringeva l’ampiezza del settore affidato all’8a Armata italiana, dandole il compito principale di ostacolare e ritardare una avanzata di ulteriori forze nemiche oltre la linea ferroviaria Rossosc – Millerovo e di difendere in modo decisivo il fronte sul Don tenuto dal CdA Alpino Il 25 dicembre, Natale, trascorreva relativamente calma. Il comando del XXIV Corpo tedesco esprimeva il suo compiacimento agli Alpini e ai gruppi di artiglieria, tra cui il Gruppo Conegliano, definiva gli Alpini “molto aggressivi nell’attacco”. Le perdite italiane per congelamento nel giorno 28 toccavano la punta di 103 unità. La lotta si protraeva con alternanze, alla sera del 28 tutte le posizioni erano ancora in mano italiana. Nel bollettino di guerra del Gran Quartier Generale Tedesco era citato ”nei combattimenti della grande ansa del Don si è particolarmente distinta la divisione Alpina Julia”. Nei giorni 1-2-3 gennaio 1943 intensissima l’attività logistica italiana per sostenere la resistenza fisica dei combattenti mediante distribuzione straordinaria di viveri di

46

Page 49: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

conforto, calze di lana, cappotti con pelliccia, mantelli mimetici; i tedeschi fornivano calzature di feltro. Nei giorni 4-5-6 gennaio 1943 combattimento per il possesso della “quota Cividale” nel settore tedesco, l’attacco delle 16a compagnia di quel battaglione suscitava l’ammirato plauso dei tedeschi, per lo sprezzo del pericolo dimostrato. E) Prosecuzione del ripiegamento (23 dicembre-16 gennaio) I gruppi nord e sud avevano proseguito la loro marcia contro attacchi di forze russe regolari e partigiane, con combattimenti per aprirsi il varco, col progressivo abbandono di automezzi e artiglieria per mancanza di carburante, tra bufere di neve e temperature che scendevano fino a -35°. La forza del nemico risultava considerevolmente accresciuta, per contro la forza delle Unità italiane e tedesche era considerevolmente ridotta. F) difesa di Voroscilovgrad e di un settore sul Donez, 22 dicembre – 24 gennaio Il comando del II CdA disponeva per la difesa dei due ponti e della città retrostante, da eseguire senza risparmio di energie e sacrifici. Si combatté per tre giorni consecutivi allo scoperto, con temperature notturne oscillanti intorno a - 40°. G) rottura del settore XXIV Corpo corazzato tedesco e isolamento del CdA Alpino, 9 – 31 gennaio 1943 Nei giorni 13 e 14 gennaio 1943 le forze del Fronte Voronez iniziavano l’operazione contro la 2a Armata ungherese e l’ala destra dell’8a Armata. Riferisce il comandante russo “nel primo giorno dell’offensiva gli hitleriani opposero una resistenza abbastanza tenace, per sfondare fu necessario mettere in campo entrambi i corpi corazzati disponibili, dopodiché la situazione volse a nostro favore”.

47

Page 50: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il CdA Alpino era minacciato di avvolgimento; la minaccia da tergo rendeva molto grave la situazione dell’8a Armata. Il 15 gennaio, arretrava nell’intento di coprire Rossosc, sede del Comando del CdA Alpino. Alle 5,30 un reparto corazzato russo irrompeva in Rossosc. La rottura praticata dal nemico era irreparabile, non esistendo alcuna disponibilità di forze per chiudere la falla. Il 16 gennaio la Julia veniva attaccata durante il movimento al Don e subiva gravi perdite. Nella notte del 17 gennaio, forze nemiche attaccavano il fronte della Tridentina. Le unità ungheresi, contrariamene alle opinioni espresse, avevano lasciato il Don, solo allora il Comando Gruppo Armate “B” autorizzava il ripiegamento del CdA Alpino. Dal 21 al 31 gennaio continuava l’arretramento della linea difensiva. Il 31 gennaio il CdA Alpino rientrava nelle linee amiche a Scebekino, alle ore 24. 5 - Radunata per il riordino e trasferimento nelle zone di raccolta per il rimpatrio Il riordinamento delle unità logorate durante la battaglia difensiva del dicembre 1942 e del successivo ripiegamento si era posto subito dopo la constatazione dell’alta percentuale di perdite subite dalle divisioni. Le operazioni di riordinamento possono essere distinte in due periodi: - 1° dal 22 al 31 dicembre 1942, con l’orientamento di riportare al più presto unità in linea, subito a tergo delle unità operanti, essenzialmente il II CdA - 2° dal 1 gennaio 1943 in poi, quando con il deflusso del XXXV-CSIR, delle unità italiane del XXIX CdA tedesco e successivamente del CdA Alpino, furono palesi le gravi perdite di personale e di materiali che rendevano impossibile un pronto riordinamento.

48

Page 51: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Lo sfavorevole andamento della situazione generale, imponendo successivi spostamenti verso ovest della zona di riordino, rese sempre più lente e complesse le operazioni. 1° periodo, reparti ritirati dalla zona di combattimento, divisi in due blocchi: - zona di Voroscilovgrad con 30.400 uomini - zona di Rossosc con 6.600 uomini Il 26 dicembre il Comando d’Armata impartiva le prime disposizioni per il riordinamento dei reparti, il 30 dicembre, in considerazione delle difficoltà di accantonamento in Voroscilovgrad, il Comando d’Armata decideva di lasciarvi soltanto i reparti che avrebbero potuto essere prontamente reimpiegati in compiti operativi, sgomberare a tergo le unità per le quali sarebbe stato necessario un più lungo periodo di riordinamento 2° periodo, il rientro nelle linee delle unità ripiegate con il blocco sud rendeva più complesso il riordino; l’accertamento delle perdite subite da queste Grandi Unità e la situazione di isolamento in cui si trovavano le forze tuttora assediate a Tcertkovo, induceva il Comando d’Armata a disporre che fin dal 9 gennaio 1943, soltanto le divisioni Ravenna e Cosseria riassumessero formazioni organiche, ancorché ridotte. Le operazioni venivano interrotte dall’ordine del Comando di Armate gruppo “B” di spostare le unità di 250 km, non lontano da Karkov. Il 16 gennaio il medesimo comando ordinava un nuovo trasferimento in zona situata altri 400 km più a nord ovest. Il differimento dei trasporti che si verificava giorno per giorno, la mancanza di assegnazione di treni, portava all’ordine di trasferimento per via ordinaria. Il movimento iniziava il 22 gennaio 1943, si sarebbe trattato di effettuare uno spostamento di circa 800 km con una durata da 40 a 50 giorni di marcia. A fine gennaio 1943 la 8a Armata si trovava così articolata:

49

Page 52: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

- blocco nord; resti del CdA Alpino (essenzialmente Tridentina) ed unità del CdA, circa 16.000 uomini e 2.500 quadrupedi - blocco centrale: Cosseria, raggruppamento a cavallo, complementi alpini, circa 9.000 uomini, 2.500 quadrupedi, 130 autospeciali - blocco sud: Sforzesca, Ravenna, Pasubio, Torino, Celere, truppe e servizi, con circa 65.000 uomini, 300 quadrupedi, 1.500 automezzi. Il 6 marzo 1943 quanto era restato dell’8a Armata era raccolto attorno a Gomel. Non appena le unità del CdA Alpino ebbero raggiunto la zona, fu iniziato il loro rimpatrio. Le partenze durarono dal 6 al 15 marzo e gli arrivi in Italia terminarono il 24 marzo. Anche il XXXV-CSIR era destinato ad essere interamente rimpatriato, ma il personale che non avesse partecipato al ciclo operativo 1941 – 1942 e che si trovasse in buone condizioni fisiche, sarebbe stato trasferito alle unità destinate a rimanere. E’ facile intendere con quale animo restassero in quel teatro d’operazioni coloro che, scampati alla morte, alle ferite, ai congelamenti, vedevano tornare in Patria i loro compagni ai quali la selezione medica aveva assegnato migliore sorte. Alle ore 24 del 25 marzo 1943 il Comando dell’8a Armata cedeva al Comando del II CdA la propria autorità sulle Forze Armate italiane in Russia. Il Comando dell’8a Armata si spostava a nord est di Kiev per soprintendere ai movimenti delle unità italiane dirette alla zona di riordino. Il Comando dell’8a Armata, cedendo la responsabilità del settore al gruppo Lanz tedesco, concludeva ogni attività operativa sul fronte russo.

50

Page 53: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

IL 30 marzo il Comando dell’8a Armata si trasferiva a Karkov per rimpatriare. Il Comando Supremo italiano e lo Stato Maggiore dell’Esercito avevano frattanto determinato che pure il II CdA rientrasse in Italia, deliberazione resa nota il 12 aprile 1943. Le partenze da Gomel erano ultimate per l’intera Armata il 22 maggio 1943.

Le vicende del Corpo d’Armata Alpino Inserimento in linea Dalle ore 8 del 12 settembre 1942, la responsabilità del settore di ala destra dell’8a Armata era assunta dalla divisione Tridentina; la divisione si completava lo stesso giorno; i battaglioni Verona, Vestone e Val Chiese rimanevano a rinforzo del XXXV- CSIR. Stante la eccesiva ampiezza del fronte rispetto alle forze disponibili, furono decisi: - l’accorciamento del fronte di circa 40 km - la ripartizione del fronte così accorciato tra i 4 Corpi

d’Armata, da nord a sud: Alpino – II – XXXV-CSIR – XXIX tedesco

Il 9 ottobre la divisione Tridentina si spostava di 400 km, dall’estrema ala destra alla estrema ala sinistra; trasferimento per via ordinaria a piedi, ad eccezione dei battaglioni Alpini per un tratto via ferrovia. Il 31 ottobre si affiancava alle altre due divisioni alpine. Schieramento Il Comando dell’8a Armata emanava disposizioni per lo schieramento delle divisioni Alpine:

51

Page 54: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

La linea del Btg. Cividale sul Don (ottobre – dicembre 1942)

- La Tridentina sarebbe stata impiegata temporaneamente nel settore del XXXV-CSIR. Gli alpini sarebbero stati autotrasportati nella zona Millerovo – Bokovskaia, un battaglione al giorno, salmerie e artiglieria Alpina li avrebbero raggiunti a piedi . - La Cuneense e la Julia avrebbero preso posizione sul Don tra Bugilovka e Novo Kalitva. Le posizioni assunte definitivamente sul Don si presentavano naturalmente forti, più di qualsiasi altra della steppa russa. Il Don, inguadabile in quel tratto, rappresentava un elemento di forza, costituendo ostacolo al nemico e facilitando osservazione e sicurezza per la difesa. I lavori campali trovati sul posto, fatti dai reparti tedeschi, erano ben studiati e ben tenuti. L’avvenuto schieramento e l’ampiezza delle posizioni difensive ponevano in risalto la scarsa dotazione di mortai da 81 e di mitraglieri.

52

Page 55: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Lo schieramento era completato da rinforzi di un gruppo di artiglieria di medio calibro, tre gruppi di piccolo calibro, dal battaglione alpini sciatori Monte Cervino e da un gruppo di squadroni appiedati dei reggimenti di cavalleria Savoia e Novara. La sistemazione invernale L’inverno si manifestò prontamente, prime gelate notturne a fine settembre, il 7 novembre la prima nevicata, non copiosissima, ma con temperatura massima 0° e minima -7°; il 9 novembre le temperature massima e minima erano scese a -8° e -23°. I comandi avevano diffuso i concetti per la difesa e le caratteristiche della linea del fronte, sulla base dell’esperienza dell’inverno precedente; il comando dell’8a Armata si sforzava di attenuare la rigidità delle disposizioni ricevute, integrandole con direttive e istruzioni adatte alla situazione delle unità italiane, si cercava di renderle compatibile con lo spirito italiano. Era un punto d’onore degli italiani rifiutare il detto corrente dei tedeschi ”quando ci fosse bisogno, arriveremo noi”. Vennero iniziati i lavori per la sistemazione a difesa, facendo i conti con la penuria di materiali, tra cui il filo spinato. Il genio-fortificazioni tedesco fornì il personale tecnico per la progettazione dei lavori e la condotta delle scavatrici. La transitabilità della rete stradale di interesse generale doveva essere assicurata dall’autorità germanica, che si avvaleva dell’organizzazione Todt. Limitatissima fu la distribuzione di indumenti mimetici bianchi, in pratica ai soli elementi sciatori; i fanti ricoprirono gli elmetti con foderine bianche per la maggior parte ricavate dai pacchi postali in arrivo dall’Italia. Il ripiegamento

53

Page 56: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Nel corso della seconda battaglia difensiva del Don, il CdA Alpino era rimasto accerchiato, ma tenuto in linea anche dopo l’inizio del ripiegamento dei CdA schierati alle sue ali. Il 17 gennaio 1943 il comando armate “B” acconsentiva al ripiegamento, di qui l’ordine del comando di CdA diramato alle ore 11 del 17 gennaio 1943 , che orientava le Grandi Unità Alpine a compiere i movimenti su tre linee di attestamento successive: ferrovia Jevdakovo – Rossosc ---> valle Olchovatka ---> valle Ajdar – Nikolaievka. I russi avevano già interrotto la strada Rossosc – Olchovatka, ciò poneva al CdA la necessità di aprirsi la strada verso lo schieramento amico combattendo. Con i resti del XXIV CdA corazzato tedesco, si erano accodati circa 10.000 sbandati tedeschi e ungheresi, protesi a cercare cibo piuttosto che a partecipare ai combattimenti. La Tridentina si costituiva tre colonne che muovevano verso Podgornoe e raggiungevano nella notte stessa la linea della ferrovia e vi si schieravano. La divisione Vicenza eseguiva il ripiegamento verso la ferrovia su due colonne, la colonna settentrionale dirigeva su Podgornoe, la meridionale su Popovka. La Cuneense ripiegava su Popovka su due colonne. La Julia si era ritirata sulla sponda settentrionale della Tciornaja Kalitva, riprendeva il movimento su due colone orientate a Popovka – Lesnitscinaskij. Il 18 gennaio l’accerchiamento del nemico andava rinsaldandosi, unità russe erano segnalate ovunque; il Comando del CdA precisava che i reparti dovevano operare “come in alta montagna”, sacrificare i mezzi meccanici e far conto sui muli.

54

Page 57: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il 19 gennaio il movimento proseguiva con lentezza; la Tridentina si scontrava con il nemico, trovava diverse località occupate; la divisione si trovava in anticipo sul movimento delle altre divisioni e sostava per l’intera giornata. La Vicenza nelle prime ore del mattino occupava un paese dopo breve combattimento e alle 17 riceveva ordine di raggiungere la Tridentina. La Cuneense, giunta a Popovka, riceveva informazioni sull’occupazione russa del percorso Rossosc – Valujki e quindi deviava dall’itinerario, distruggendo tutti gli automezzi e abbandonando il carreggio, marciava organizzata su due scaglioni. La Julia raggiungeva Novo Postojalovka, trovandola occupata; iniziava una lotta durata l’intera giornata. Il 20 gennaio alle 7 reparti russi attaccavano Opyt, il Comando del CdA Alpino riusciva a sfuggire per la sola via aperta e si spostava a Novo Charovka. La situazione generale dimostrava che l’offesa nemica non era una azione di inseguimento, ma di successivi sbarramenti da rompere nella marcia verso ovest La Tridentina era attaccata alle 2, il movimento cadeva sotto intenso fuoco di artiglieria e mortai, un contrattacco risolveva favorevolmente, con la perdita di due terzi degli uomini. A Postojalyi veniva superato il primo accerchiamento; raggiunta Novo Karchova, la località doveva essere tolta al nemico, combattendo. La Vicenza nella notte del 20 gennaio attaccava Lesnitscianskij, per la rimante parte della giornata rimaneva sulle posizioni raggiunte. La Cuneense raggiungeva Novo Postojalovka alle ore 2, si univa a elementi della Julia che combattevano per aprire un varco, senza successo; l’intervento costava perdite gravissime.

55

Page 58: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

La Julia combatteva per l’intera giornata per aprirsi il passaggio attraverso Postojalovka. A sera attuava un aggiramento da nord, l’azione contribuiva fortemente alla salvezza della colonna settentrionale del CdA. Alla fine della giornata le forze del CdA Alpino avevano perduto buona parte della loro efficienza operativa, in quanto: - i battaglioni della Julia erano ridotti a meno di 150 uomini,

appoggiati dal gruppo Conegliano con scarse munizioni - la Cuneense disponeva di tre battaglioni duramente provati e priva di artiglieria - la Vicenza, pur rinforzata dal battaglione Pieve di Teco, si trovava in pessime condizioni - la Tridentina era in situazione migliore, fruiva dei pochi, preziosi mezzi corazzati tedeschi. Il 21 gennaio il Comandante il CdA decideva che la Tridentina assumesse la funzione di avanguardia dell’intero CdA, sull’itinerario Krazovka – Nicholajevka – Valujki; le altre divisioni si sarebbero accodate, muovendo a cavallo del medesimo itinerario. Era evidente l’intenzione del nemico di opporre al movimento successivi sbarramenti sulle rotabili che tagliavano l’asse di marcia. La Tridentina muoveva rapidamente per non dare il tempo ai sovietici di organizzarsi su posizione retrostanti, decideva inoltre di: - eseguire marce durante le ore di oscurità per sfuggire

all’osservazione nemica - evitare di percorrere rotabili e attraversare centri abitati - tenere distinti i reparti in grado di combattere dalla massa

degli sbandati perché non fosse rotta la compagine organica e l’azione tattica

56

Page 59: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

- appoggiarsi agli abitati per il ricovero degli uomini durante le soste per attenuare le conseguenze della rigidissima temperatura

Il movimento era ripreso alle ore 2, alle 8 era occupata Lymarevka, tolta a forze regolari e partigiane, già respinte il giorno precedente a Novo Charkovka. Il freddo eccezionale imponeva di non procedere oltre. Feriti e ammalati venivano trasportati a braccia e le slitte trainate da uomini in una esemplare gara di solidarietà umana. La altre divisioni seguivano il movimento intervallate di un giorno, dovevano a loro volta occupare combattendo i centri abitati che i russi puntualmente rioccupavano. Il 22 gennaio, nella notte il comando del Gruppo Armate “B” indicava Nikitovka quale punto di sbocco, ma il breve tempo a disposizione non consentiva di variare gli ordini. Il 23 gennaio all’alba la Tridentina riprendeva una marcia veloce, eliminava uno sbarramento partigiano e concludeva la tappa a Kovalev. La Vicenza seguiva puntando su Varvarovka, veniva attaccata da forze corazzate nemiche, la sera qualche migliaio di superstiti si schierava a difesa dentro una fattoria del paese. La Cuneense proseguiva su due scaglioni, superava un attacco partigiano. Il nucleo della Julia che ancora combatteva circondato a Sceljakino, all’alba veniva sopraffatto; il Generale Comandante e un gruppo di circa 50 alpini riuscivano a sottrarsi alla cattura e si riunivano alla colonna della Cuneense . Il 24 gennaio, nella giornata il Comando del CdA non aveva più notizie delle Grandi Unità dipendenti, tranne che della Tridentina, della quale condivideva la sorte; comunicava al Comando dell’8° Armata che il CdA Alpino a

57

Page 60: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

causa delle gravissime perdite di uomini e materiali non era più impiegabile. Le richieste di aviorifornimenti di viveri e medicinali non potevano essere soddisfatte. Dopo la marcia notturna, alle ore 10 la Tridentina raggiungeva Malakijeva sotto il fuoco di artiglieria nemica; la rigidissima temperatura di – 40° e una bufera di neve esigeva una azione di rapido corso; i carri tedeschi entravano in azione spalleggiati dai battaglioni Vestone e Val Chiese; alle 12 il paese era conquistato. Per ingannare lo stimolo della fame, uomini e muli potevano ingerire solo neve gelata. La Vicenza proseguiva la marcia notturna fino alle 4, con una sola ora di sosta; nelle ore pomeridiane sostava presso un villaggio di nome sconosciuto. La Cuneense, superato Garbusovo, raggiungeva Rybalzin e vi sostava. Il 25 gennaio Il Comando d’Armata comunicava al generale Nasci lo sbocco a Nicholajevka, che risultava fortemente presidiata dal nemico e che per proseguire bisognava attaccarla. La Tridentina riprendeva la marcia all’alba, attraversava numerosi paesi i cui abitanti rifornivano di viveri gli alpini affamati. La Vicenza e la Cuneense seguivano e negli scontri liberavano prigionieri italiani. Il 26 gennaio appariva giorno decisivo per il ripiegamento delle Grandi Unità Alpine, che dovettero infrangere lo sbarramento nemico e rintuzzarne l’aggressività manifestata fin dalle ore della notte; le unità russe avanzavano cantando. La Tridentina con il 6° alpini attaccava l’abitato di Nicholajevka, i reparti superavano il terrapieno ferroviario al margine orientale e alle ore 11 penetravano nel paese. Per le forti perdite subite dovevano retrocedere oltre il terrapieno.

58

Page 61: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Verso mezzogiorno giungeva il grosso della colonna che consentiva l’intervento del 5° alpini con l’appoggio di tutta l’artiglieria. Il nemico, valutato in una divisione, reagiva anche con l’intervento di numerosi aerei; l’azione aveva effetti gravissimi sulla massa della colonna. L’attacco veniva rinnovato con estrema decisione, sulla scia dei carri tedeschi portava i reparti oltre la ferrovia e alla seconda occupazione nell’abitato. Il 5° alpini provocava l’avanzata di tutti gli uomini dell’eterogenea colonna; armati e disarmati si buttavano in avanti a valanga, travolgendo tumultuosamente ogni resistenza.

59

Page 62: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il Comandante del CdA in considerazione del probabile ritorno offensivo del nemico, dopo una breve sosta, ordinava di proseguire. La Vicenza muoveva all’alba e trovava gli abitati presidiati da elementi avversari; la colonna era soggetta ad attacchi aerei e lanci di razzi; alle ore 15, la colonna ridotta a circa 3000 uomini , era arrestata da fuoco di mitragliatrici, mentre reparti di cavalleria sbucati dal bosco apparivano sul lato sinistro; cavalleria cosacca rinforzata da artiglieria e carri si presentava anche a tergo, completando l’accerchiamento. Il nemico intimava la resa, il comando accettava quando l’intera colonna era già catturata. La Cuneense proseguiva attaccata da reparti di cavalleria e mitragliamento aereo. Il 27 gennaio la Tridentina, in colonna di circa 30 km, procedeva nella marcia resa sempre più faticosa dall’abbondanza e dallo strato della neve. I muli, sfiniti, morivano in numero crescente provocando l’abbandono di pezzi e carichi. Il Comando metteva in avanguardia il 5° alpini con il carro e i due semoventi tedeschi superstiti; con una faticosissima marcia di oltre 40 km raggiungeva Uspenskaja e Lutinovo. La Cuneense a Valujki veniva attacca di sorpresa e sopraffatta da un corpo di cavalleria cosacca; il battaglione Mondovì rifiutava di arrendersi, ma dopo un combattimento di alcune ore e di lotta impari alla fine dovette cedere. Il 28 gennaio il comando d’armata e le unità della Tridentina erano attaccati, ma dirigevano per Novi Oskol; trovatala occupata dal nemico, deviavano verso Slonovka. La fatica della marcia era superata solo per la volontà di raggiungere la meta. Con la temperatura a –35°/-40° il numero dei congelati aumentava di ora in ora.

60

Page 63: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Il 29 gennaio la colonna raggiungeva Bessarab in zona amica, la sua forza era di 20.000 italiani, di cui oltre 2.000 feriti e 5.000 congelati. Il numero di tedeschi e ungheresi portati in salvo si era ridotto a 15.000 – 16.000 uomini. Il 30 gennaio veniva aggiunto Bolsce Troitzkoje dove soldati e ufficiali degli altri eserciti si staccavano dalla colonna italiana. Il morale si sollevava sensibilmente per la constatazione che l’accerchiamento era stato superato e per la speranza di poter usufruire di un prossimo trasporto ferroviario. Il 31 gennaio la testa della colonna del CdA Alpino giungeva a Scebekino dove veniva accantonata per riposo di alcuni giorni e attendere l’arrivo dei ritardatari, protrattosi fino al 3 febbraio.

61

Page 64: Introduzione alla Mostra rievocativa dell’Armata Italiana in Russia

Non per celebrare la guerra e nemmeno chi la ha voluta, ma per ricordare e tener viva la memoria

di chi la guerra la ha dovuta fare

Mostra rievocativa dell’armata italiana in Russia Dal 27 ottobre 2012 al 30 giugno 2013

museo degli Alpini – p.za S. Martino Conegliano apertura sabato e domenica pomeriggio dalle 15 alle 19

ingresso gratuito contatti per visite guidate 347 5212622 – 338 1825658

[email protected]

Associazione Nazionale Alpini – Sezione di Conegliano Via Beccaruzzi 17, Conegliano - Tv

Tel. e fax 0438 21465 – [email protected] www.conegliano.it


Recommended