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irito di famiglia- ompetnze fr ai cambppadell e quot eat ... regola con il pagamento di tasse e...

Date post: 17-Feb-2019
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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Appalti autocertificati Sterilizzata la responsabilità solidale nei contratti. Basterà una dichiarazione del committente sulla regolarità fiscale del fornitore Sterilizzata la responsabilità solida- le nei contratti di appalto e subappalto: al committente basterà autocertificare che i subappaltatori e fornitori sono in regola con il pagamento di tasse e con- tributi e ciò eviterà la responsabilità solidale. Non solo. Anche le società di revisione potranno attestare la rego- larità della posizione dell’appaltatore (o subappaltatore). Questo il contenu- to di un emendamento messo a pun- to dai relatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) al dl crescita 2.0 (179/2012) in commissione industria al Senato. Villa a pagina 21 LO DICE MANCINI I socialisti hanno regalato a Bersani 110 mila voti nel primo turno Pistelli a pag. 5 L’Udc e tutta l’area di centro soffre del grande ingorgo di can- tieri, annunci e proposte più o meno dichiarate ufficialmente. È quanto emerge dal sondaggio di Lorien Consulting di Antonio Va- lente in esclusiva per ItaliaOggi. Perché se è vero che complessi- vamente l’area del centro cresce di qualche punto, all’interno vi è una grande frammentazione. E l’Udc è la sigla che ne esce più penalizzata crollando sotto il 5%. Il focus sul ballottaggio di domenica fra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani dice che è una sfida che vede ancora il se- gretario favorito, ma se scatta il voto di opinione nulla è scontato. Infine, Silvio Berlusconi: il 54% degli elettori del Pdl lo invita a non candidarsi più. Adriano a pag. 5 Sondaggio Lorien: l’Udc sotto il 5% No al Cav dal 54% degli elettori Pdl LUNEDÌ CON IO7 LUNE R Iva per cassa in bilico Versamenti d’imposta al momento dell’incasso e non della fattura Ma con l’incognita dell’autorizzazione Ue e del decreto in ritardo Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE € 2,50 Lunedì 3 Dicembre 2012 IN EVIDENZA • Nuova serie - Anno 21 - Numero 286 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 1 Dicembre 2012 PRIMARIE A Berlino Vendola sbaraglia tutti Giardina a pag. 14 VECCHI VIZI Il Nord Corea esporta i missili Bianchi a pag. 13 ESERCITI UE Un eBay europeo per articoli militari servizio a pag. 14 *con guida «I miei risparmi» a 2,00 in più; con guida «Auto e isco» a 6,00 in più; con «L’Altante delle 1000 banche leader» a 1,40 in più; con «L’Altante delle 350 assicurazioni leader» a 1,40 in più; con guida «Imu 2012 » a 5,00 in più; con guida «La riforma del condominio » a 5,00 in più; con guida «Il redditometro» a 6,00 in più le al ch re tr so re la (o to to Fi (1 al 90 secondi La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20) Cassazione - Salvi i processi a Cosa nostra, ma attenzione ai pentiti Ferrara a pag. 25 Lavoro - Nel cur- riculum di do- mani anche le competenze ma- turate nel tempo libero Galli a pag. 26 Fisco - Iva per cassa oggi al debutto. Ma il decreto che la prevede non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Ricca a pag. 27 Imu - La Uil passa al setac- cio le delibere dei comuni. In arrivo un salasso da 23 miliardi di euro, Roma la città più cara Cerisano a pag. 30 su www.italiaoggi.it Documenti/1 - Gli emendamenti dei re- latori al dl Crescita 2.0 Documenti/2 - Im- mobili a destinazione speciale, la circolare del Territorio D e l 2 D mob La r m c t lib G IL Giornale dei professionisti * * * Ma il potere? A 77 anni ho scoperto che la lonta- nanza dalla funzione che dà il potere regala l’op- portunità di capire e di fare, con quel rappresen- tante del contropotere che vuole essere la stampa, un libro sul potere come questo. La vita è strana. A porre la domanda è Massimo Mucchetti, che in effetti prima all’Espresso e dopo al Corriere della Sera dove è arrivato ai tempi della presi- denza di Cesare Romiti, suo estimatore, ha sempre fatto un giornalismo da contropotere, ma con la professionalità di chi sa leggere i numeri e si prende la briga di verificare le notizie anche se poi le commenta o interpreta a suo modo; a rispondere, è Cesare Geronzi, l’uomo che è stato fra i più potenti per un quarantennio e che ora nel libro Confiteor, sotto forma di intervista allo ORSI & TORI DI PAOLO PANERAI IN EDICOLA IN EDICOLA CON Miriam Mafai, già moglie di Giancarlo Pajetta e a lun- go essa stessa esponente del Pci, adesso ha una biografia. Gliel’ha scritta la figlia Sara Scalia. Titolo: Una vita, quasi due (Rizzoli). In essa la Mafai ricorda così la sconfitta del Pci alle elezioni del 1948: «Si mobilitano anche le Madonne. Piange per prima la Vergine di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, poi la Madonna di Roc- ca San Felice nel Napoletano, altre Madonne in Garfagnana, a Cagliari». Fa dello spirito, la Mafai. E pensare che furono questi fedeli naïf che impediro- no che l’Italia finisse sotto il gio- go sovietico come allora voleva la Mafai, così smaliziata. DIRITTO & ROVESCIO continua a pag. 34 Dovranno versare all’erario 3,8 milioni nel 2012 e il doppio nel 2013. I medici la catagoria più colpita Enti di previdenza alla cassa a pag. 31 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it
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Page 1: irito di famiglia- ompetnze fr ai cambppadell e quot eat ... regola con il pagamento di tasse e con-tributi e ciò eviter la responsabilit ... vo epli c n su le * du a i ioe d l qu

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

Appalti autocertificatiSterilizzata la responsabilità solidale nei contratti. Basterà una

dichiarazione del committente sulla regolarità fiscale del fornitoreSterilizzata la responsabilità solida-

le nei contratti di appalto e subappalto: al committente basterà autocertifi care che i subappaltatori e fornitori sono in regola con il pagamento di tasse e con-tributi e ciò eviterà la responsabilità solidale. Non solo. Anche le società di revisione potranno attestare la rego-larità della posizione dell’appaltatore (o subappaltatore). Questo il contenu-to di un emendamento messo a pun-to dai relatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) al dl crescita 2.0 (179/2012) in commissione industria al Senato.

Villa a pagina 21

LO DICE MANCINI

I socialisti hanno regalato a Bersani

110 mila voti nel primo turno

Pistelli a pag. 5

L’Udc e tutta l’area di centro soffre del grande ingorgo di can-tieri, annunci e proposte più o meno dichiarate uffi cialmente. È quanto emerge dal sondaggio di Lorien Consulting di Antonio Va-lente in esclusiva per ItaliaOggi. Perché se è vero che complessi-vamente l’area del centro cresce di qualche punto, all’interno vi è una grande frammentazione. E l’Udc è la sigla che ne esce più penalizzata crollando sotto il 5%. Il focus sul ballottaggio di domenica fra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani dice che è una sfi da che vede ancora il se-gretario favorito, ma se scatta il voto di opinione nulla è scontato. Infi ne, Silvio Berlusconi: il 54% degli elettori del Pdl lo invita a non candidarsi più.

Adriano a pag. 5

Sondaggio Lorien: l’Udc sotto il 5% No al Cav dal 54% degli elettori Pdl

LUNEDÌ CON IO7LUNE

DI MARINO LONGONI

[email protected]

Rischia di partire con il piede sbagliato l’Iva per cassa:

dal 1° dicembre 2012 oltre 3 milioni di piccole imprese,

lavoratori autonomi, professionisti, possono infatti optare

per il versamento dell’imposta solo quando la fattura viene

incassata e non quando viene emessa, come avviene oggi,

con la conseguenza di dover anticipare all’erario somme che

magari verranno incamerate solo dopo vari mesi. Una inno-

vazione semplice e di buon senso, che equivale in sostanza

ad una iniezione di liquidità a favore dei soggetti economici

più piccoli e più vulnerabili. Con un costo non eccessivo per

l’erario (circa 500 milioni di euro a regime). Ovviamente la

possibilità di pagare l’Iva al momento dell’incasso compor-

ta, per chi sceglie questo regime, che anche la detrazione

dell’imposta sarà resa possibile solo una volta effettuato il

pagamento al proprio fornitore. Una misura che potrebbe

avere in molti casi l’effetto, imprevisto, di accelerare i

pagamenti. Chi non ha problemi di liquidità può avere

convenienza a non allungare i tempi dei pagamenti per

portare in detrazione l’Iva.

Ma, come sempre avviene in Italia, applicare una

riforma piccola e di buon senso crea problemi grandi

e un po’ assurdi.

La maggior parte dei professionisti interpellati da

ItaliaOggi Sette pone l’accento sulla complessità con-

tabile che si va inevitabilmente a introdurre. Le im-

prese saranno costrette a tener conto, oltre che del

momento di emissione della fattura, anche di quello

del pagamento. In realtà si tratta di fare uno o due

controlli al mese con l’home banking per verificare

quali fatture siano state pagate e procedere così

alla liquidazione dell’Iva. E per professionisti e la-

voratori autonomi, che vengono tassati per cassa,

non c’è nemmeno questo problema.

Probabilmente il vero freno alla partenza

dell’operazione è la mancanza di chiarezza. La

circolare dell’Agenzia delle entrate è arrivata

infatti solo una settimana fa e si è limitata a

dare qualche chiarimento solo su alcuni dei

dubbi più frequenti che gli operatori aveva-

no manifestato. In compenso ha sollevato un

blema grosso come un macigno, ricordan-

di ultazione con il

Iva per cassa in bilicoVersamenti d’imposta al momento dell’incasso e non della fattura

Ma con l’incognita dell’autorizzazione Ue e del decreto in ritardo

www.italiaoggi.it

Sette

IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

*con guida «I miei risparmi» a € 2,00 in più; con guida «Auto e isco» a € 6,00 in più; con «L’Atlante delle 1.000 banche leader» a € 1,40 in più; con «L’Atlante delle 350 assicurazioni leader» a € 1,40 in più; con guida «Imu 2012 » a € 5,00 in più; con guida «La riforma del condominio » a € 5,00 in più; con guida «Il redditometro» a € 6,00 in più€ 2,50

Lunedì 3 Dicembre 2012

IN EVIDENZA

* * *

I l nu ovo

diritto di

famiglia -

Niente più

figli e figlia-

stri: stessi diritti per tutti.

E cambia la mappa delle

competenze fra i tribunali

da pag. 5

La riforma del condomi-

nio - Arriva la legittima-

zione definitiva: l’ammini-

stratore di condominio può

essere anche una società

Fisco - Tra giungla di ali-

quote e atti in burocrate-

se il saldo Imu diventa un

percorso in salita. Come il

calcolo per l’esenzione degli

enti non profit

Impresa - Sulla ripresa

economica pesa l’aumento

dei casi di insolvenza. Tassi

d l me

• Nuova serie - Anno 21 - Numero 286 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 1 Dicembre 2012 •

PRIMARIE A Berlino Vendola sbaraglia tuttiGiardina a pag. 14

VECCHI VIZIIl Nord Corea esporta i missiliBianchi a pag. 13

ESERCITI UEUn eBay europeo per articoli militariservizio a pag. 14

*con guida «I miei risparmi» a € 2,00 in più; con guida «Auto e i sco» a € 6,00 in più; con «L’Altante delle 1000 banche leader» a € 1,40 in più; con «L’Altante delle 350 assicurazioni leader» a € 1,40 in più; con guida «Imu 2012 » a € 5,00 in più; con guida «La riforma del condominio » a € 5,00 in più; con guida «Il redditometro» a € 6,00 in più

le alchretrsorela(ototoFi(1al

90 secondiLa rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27,ore 20)

Cassazione - Salvi i processi a Cosa nostra, ma attenzione ai pentiti

Ferrara a pag. 25

Lavoro - Nel cur-riculum di do-mani anche le competenze ma-turate nel tempo

libero

Galli a pag. 26

Fisco - Iva per cassa oggi al debutto. Ma il decreto che la prevede non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale

Ricca a pag. 27

Imu - La Uil passa al setac-cio le delibere dei comuni. In arrivo un salasso da 23 miliardi di euro, Roma la città più cara

Cerisano a pag. 30

su www.italiaoggi.itDocumenti/1 - Gli emendamenti dei re-latori al dl Crescita 2.0

Documenti/2 - Im-mobili a destinazione

speciale, la circolare del Territorio

Del2

Dmob

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G

IL Giornale dei

professionisti* * *

Ma il potere? A 77 anni ho scoperto che la lonta-nanza dalla funzione che dà il potere regala l’op-portunità di capire e di fare, con quel rappresen-tante del contropotere che vuole essere la stampa, un libro sul potere come questo. La vita è strana. A porre la domanda è Massimo Mucchetti, che in effetti prima all’Espresso e dopo al Corriere della Sera dove è arrivato ai tempi della presi-denza di Cesare Romiti, suo estimatore, ha sempre fatto un giornalismo da contropotere, ma con la professionalità di chi sa leggere i numeri e si prende la briga di verificare le notizie anche se poi le commenta o interpreta a suo modo; a rispondere, è Cesare Geronzi, l’uomo che è stato fra i più potenti per un quarantennio e che ora nel libro Confiteor, sotto forma di intervista allo

ORSI & TORIDI PAOLO PANERAIIN EDICOLA

IN EDICOLA CON

Miriam Mafai, già moglie di

Giancarlo Pajetta e a lun-

go essa stessa esponente del

Pci, adesso ha una biografi a.

Gliel’ha scritta la fi glia Sara

Scalia. Titolo: Una vita, quasi due (Rizzoli). In essa la Mafai

ricorda così la sconfitta del

Pci alle elezioni del 1948: «Si

mobilitano anche le Madonne.

Piange per prima la Vergine di

Santa Maria degli Angeli ad

Assisi, poi la Madonna di Roc-

ca San Felice nel Napoletano,

altre Madonne in Garfagnana,

a Cagliari». Fa dello spirito, la

Mafai. E pensare che furono

questi fedeli naïf che impediro-

no che l’Italia fi nisse sotto il gio-

go sovietico come allora voleva

la Mafai, così smaliziata.

DIRITTO & ROVESCIO

continua a pag. 34

Dovranno versare all’erario 3,8 milioni nel 2012 e il doppio nel 2013. I medici la catagoria più colpita

Enti di previdenza alla cassa a pag. 31

098105098108105111103114

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2 Sabato 1 Dicembre 2012 I C O M M E N T I

Al di là de-gli aspetti quasi far-seschi che l’hanno carat-

terizzata, l’indecisione di Silvio Berlusconi non è solo il riflesso di una situazione politica e personale franante, ma rispecchia anche un fenomeno reale che sarebbe sciocco sottovalutare. I ceti medi produtti-vi, che rappresentano da sempre la spina dorsale dell’area moderata, non sono solo delusi dal mancato compimento degli impegni assunti dai governi di centrodestra, il che consiglierebbe almeno di cambiare cavallo, sono anche profondamente ostili alla politica di rigore, che considera-no, non senza ragioni, punitiva soprattutto nei loro confronti. In questa irritazione crescente il tradizio-nale senso di respon-sabilità «conservatore» dei moderati non trova più spazio. L’offerta poli-tica dei centristi, incentrata sulla continuità dell’esecutivo di Mario Monti, lascia scoperta quest’area non secondaria, ed è quindi ragio-nevole che il centrodestra si ponga il problema di come fornire una ri-sposta che eviti la transumanza di quell’elettorato verso lo sberleffo an-tipolitico di Beppe Grillo. Berlusconi probabilmente ha fiutato meglio dei suoi l’aria che tira, ma si illude di

poter rappresentare, ancora una volta, la risposta. La politi-

ca, come la storia, non torna mai indietro e quando sembra farlo, la replica assume i caratteri della far-sa. Ricondurre a unità i moderati «responsabili» e quelli «arrabbiati» è l’operazione che riuscì a Berlusco-ni quasi vent’anni fa, ma che oggi richiede un’iniziativa politica meno estemporanea, che probabilmente richiederà tempo e nuovi protagoni-sti. Berlusconi sembra, invece, aver scelto di capeggiare una parte sol-tanto dei moderati, quei «moderati rivoluzionari», seppure in senso li-

berale, che esistono soltanto nella fanta-sia di qualche polito-logo. Naturalmente è legittimo che ogni formazione politica punti a presentare un’immagine rin-

novata per proporsi come chiave del superamento del fallimento della politica esautorata dalla sua incapacità di fronteggiare la crisi economica. Se però il rinnovamen-to si presenta di fatto come riesu-mazione retrospettiva di antiche certezze ormai obsolete, rischia di avere un effetto controproducente, di alimentare la frammentazione anziché l’inclusione, di trasformare una sconfitta elettorale fisiologica in una disfatta irreparabile.

IL PUNTO

Berlusconi si illude di riavvolgere la storia

DI SERGIO SOAVE

I moderati sono ormai

in libera uscita

Domani c i leviamo il p e n s i e r o . Sapremo finalmente chi

sarà il candidato premier del centro-sinistra. Sempre che poi non spuntino i ricorsi (come in Formula Uno: Vettel ha fatto un sorpasso con la bandie-ra gialla esposta; Renzi ha pagato la pubblicità su due giornali; Bersani ha fatto distruggere le schede di Napoli; il Pd si è inventato il silenzio-dissen-so: soltanto chi riceverà una risposta all’e-mail con la richiesta di votare al ballottaggio potrà recarsi alle urne). C’è più veleno in questo finale di pri-marie che nei dintorni dell’Ilva: si at-tende l’intervento del-la magistratura, con la chiusura immediata dei seggi. Il ricorso dei Magnifici Quat-tro (Bersani, Vendola, Puppato, Tabacci) con-tro Renzi per il man-cato rispetto delle regole ha ripristi-nato l’atmosfera del tutti contro uno con il quale si era aperta la battaglia primariale. Che fai, mi cacci?, si legge nel labiale del sindaco di Firenze, con i suoi supporter galvanizzati dall’edit-to dell’apparato lanciato contro il bra-vo ragazzo che sta rottamando scien-tificamente tutta la politica italiana: non solo il Pd, non solo la sinistra, ma tutta la politica, non solo degli ulti-mi vent’anni, ma degli ultimi 65, se ci ricordiamo che nessun leader della

Prima repubblica fu mai rottamato prima di aver raggiunto il

secolo di età o prima di licenziarsi dal mondo, finendo sotto terra. Domani ci leviamo il pensiero, ma a partire da lunedì si dovrà tracciare un bi-lancio di questa avventura. Vedremo se Grillo registrerà un altro salto in avanti nei sondaggi, verificheremo se la percentuale degli astenuti salirà oltre il 60 o il 70%, o se (viceversa) come a Praga nel 1968 i carrarmati guidati dai funzionari di partito non riusciranno a cancellare la «primave-ra». Come accadde quarant’anni fa in Cecoslovacchia, gli apparati dimostra-

no una inconfessabile paura, e commettono un errore dopo l’al-tro, finendo per fa-vorire nell’opinione pubblica un senso di crescente fastidio per la politica poli-

ticante. Quella che invoca le regole dopo averle calpestate per decenni, quella che preferisce perdere le ele-zioni con la consolazione di aver vinto le primarie. Indovinate chi perderà comunque le elezioni di aprile, dopo aver tentato di bloccare i buoi quando erano già usciti dal recinto? Se esi-stesse ancora, il centrodestra avrebbe guadagnato senza sforzo un’occasione per brindare. Ma, via, che senso ha alzare i calici quando si è ridotti a fantasmi?

Le regole solo quando

fanno comodo

DI MASSIMO TOSTI

L’ANALISI

Bersani vincerà le primarie ma poi perderà le elezioni

DI MARCO CASTORO

«Che fai mi cacci?Ma sono io che caccio te: da oggi non voglio più vederti nel mio tiggì». Questa volta i protago-nisti del duello all’ulti-mo colpo basso non sono Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, bensì il di-rettore del Tg2, Marcello Masi, e il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. Il pomo della discordia è la direzione del telegiornale della seconda rete di Viale Mazzini che può con-dizionare la prossima campagna elettorale. Gasparri, da sempre sen-sibile alle poltrone Rai e alle nomine votate dal cda, ha sottolineato in più di un’occasione come la tv di stato non possa affi dare due direzioni di tg su tre a direttori con-siderati di area vicina all’Udc e ai centristi. La recente nomina di Mario Orfeo al Tg1, proveniente dal Messaggero di Fran-cesco Gaetano Caltagi-

rone, il suocero di Pier Ferdinando Casini, è stata vista dal Pdl come un’ulteriore occupazione del servizio pubblico da parte dell’Udc. Un parti-

to che con il solo 5% di consensi può vantare le direzioni di Tg1, Tg2, Ra-iuno (dal 1° gennaio affi -data a Giancarlo Leone) e Radio 2 (alla guida c’è Flavio Mucciante).

In questi giorni all’in-terno della redazione del Tg2 più di un giorna-lista ha notato un diret-tore parecchio nervoso, a causa probabilmen-te delle polemiche che sono divampate dopo la nomina di Orfeo. La contraerea di Masi è già in azione: fi nché ci sarà lui non vuole più vedere Gasparri nel suo tiggì. Il direttore del Tg2 è fi nito sulla graticola e cominciano a circolare voci su una sua immi-nente rimozione dalla carica, prima dell’inizio della campagna eletto-rale. Potrebbe essere destinato alla guida di RaiNews, che conti-nua a essere promessa a tutti (anche a Monica Maggioni, come premio di consolazione dopo la mancata scalata al Tg1), ma nessuno poi ri-esce a scalzare l’inossi-dabile Corradino Mineo da quella poltrona in-chiodata al terreno da diversi anni.

© Riproduzione riservata

IL CASO DEL GIORNO

Che fai mi cacci? Mai piùGasparri nel Tg2 di Masi

DI MARCO BERTONCINI

La campagna elettorale per il primo turno delle pri-marie del centro-sinistra, il voto, l’attuale scontro per il ballottaggio, dimostrano che si è trattato di elezio-ni vere. Più che primarie, sono parse un succedaneo di elezioni politiche.

La dialettica è andata ben oltre la normale con-trapposizione fra parti-ti alleati ma distinti e, a maggior ragione, fra espo-nenti del medesimo parti-to. La gente ha la sensazio-ne che si stiano sbranando due militanti in formazio-ni opposte: sinistra contro destra, non già Pd contro Pd. Altrettanto diffusa è l’impressione, avvalorata dai sondaggi, che il centro-sinistra ne abbia tratto vantaggi, ben più rilevanti che non i possibili ma li-mitati danni. Le previsioni prevalenti dànno in van-taggio Pier Luigi Bersani: un tempo si sarebbe detto grazie al sostegno degli antichi militanti del Pci, adesso riesce più diffi cile

fornire una valutazione, dopo che nel primo turno le tre consolidate «regioni rosse» hanno assegnato la palma del vincitore a Mat-teo Renzi.

La pesantissima polemi-ca scoppiata a proposito degli aventi diritto al voto nel ballottaggio dimostra, però, che i giochi non sono giudicati unanimemente scontati, nemmeno nella segreteria democratica. Non sarà, quindi, vero che si riparta da zero a zero, come sosteneva gagliarda-mente lo sfi dante; però la speranza a-gita i renziani. Chi in futuro intenderà of-frirsi sul mercato politico dovrà studiare la condu-zione della campagna elet-torale da parte del sindaco fi orentino, visti i risultati che mesi addietro nessuno avrebbe mai potuto preve-dere: percentuale elevata e costrizione del segreta-rio al ballottaggio. E va aggiunta l’attuale patina di timore e incertezza che si avverte in casa bersa-niana.

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

Primarie Pd comedelle vere elezioni

Maurizio Gasparri

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3Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DicembrP R I M O P I A N OÈ record. Grilli e Camusso d’accordo dell’affermare che nel 2013 andrà molto peggio

Quasi tre milioni di disoccupati Il voto nel Lazio, il 10 febbraio, allunga la vita a Monti

DI FRANCO ADRIANO

Tre milioni di disoccupati e tre milioni di precari. Da vent’anni l’Italia non registra un dato

così drammatico come quello sottolineato ieri dall’Istat. In questa situazione il governo Monti non poteva permettersi la chiusura dell’Ilva che infatti verrà riaperta per decreto leg-ge finanche fosse necessario l’esproprio (vedi altro articolo in pagina). I freddi numeri dicono che ad ottobre il tasso di disoccupazione ha superato la soglia dell’11%, in aumento di 2,3 punti nei dodici mesi. I disoccupati in assoluto sono 2 milioni 870 mila, in crescita su base annua del 28,9 per cen-to (più 644 mila unità). Sono lontani i tempi in cui c’era chi poteva permettersi di promet-tere un milione di posti di la-voro in un anno. Anche perché a soffrire particolarmente sono i giovani: tra i 15 e i 24 anni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila e rappresentano il 10,6 per cento della popolazio-ne in questa fascia d’età. Nelle regioni meridionali raggiunge (nel terzo trimestre) valori molto elevati, pari al 41,7 per cento per gli uomini tra i 15 e i 24 anni e al 43,2 per cento per le giovani donne. Record anche per il lavoro precario: nel ter-zo trimestre sono 2 milioni e 447mila i dipendenti a termine a cui si aggiungono 430 mila collaboratori: in totale 2 milio-ni 877mila.

Per Grilli e Camusso non si è toccato il fondo

La strana coppia: il mini-stro dell’Economia, Vittorio Grilli, e il segretario della Cgil, Susanna Camusso, sono d’accordo nella loro valu-tazione pessimistica: il 2013 andrà peggio. «Il 2013 sul lato dell’occupazione sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l’anno più pesante di questi anni di crisi», ha avver-tito il leader Cgil. «Non essen-do intervenuti con risposte ai fattori che determinano le dif-fi coltà l’effetto è moltiplicato-re», è l’accusa della Camusso al governo, «la riorganizza-zione degli ammortizzatori sociali sarebbe da rinviare in un momento di crescita e non dovrebbe essere realiz-zato in un momento di picco così grave» per l’occupazione. Mentre per Grilli, in una fase congiunturale negativa non ci si può aspettare un andamen-to migliore dell’occupazione: «Anche nei nostri dati», ha detto il ministro dell’Econo-mia ricordando il Def, «c’è peggioramento nel 2013».

Un’emergenza europea

Il punto è che si tratta di un’emergenza europea in cui

l’Italia e la Francia rappre-sentano particolare specifi ci-tà di rigidità. Anche il tasso di disoccupazione in Europa, infatti, ha segnato un nuovo record salendo all’11,7 per cento rispetto al 10,4 dell’ot-tobre 2011 (tra i giovani sotto i 25 anni, il tasso di disoccupazione in Europa è al 23,9%). Ma il presidente della Bce, Mario Draghi, solo per Italia e Francia ha definito «fondamentali» le riforme per «rendere meno rigido» il mercato del lavoro. Lo aveva già scritto e fi rma-to nella famosa lettera della Bce al governo Berlusconi nell’agosto scorso. Invano allora e adesso.

Dicembre caldo con un Avvento di scioperi

Soltanto i giorni del Natale, forse, fermeranno gli scioperi, ma l’inverno si annuncia cal-dissimo sotto il profi lo della lotta sindacale. Il giorno più diffi cile sarà il 14 dicembre con lo stop dei mezzi pubbli-ci locali (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Trasporti e Faisa-Cisal). Ma a dare il via alla raffica di proteste previste per dicembre sarà la Fiom che ha indetto per il 5 e 6 del mese lo sciopero

generale dei metalmeccanici con manifestazioni in tutte le regioni d’Italia Mercoledì 5 è in programma anche lo stop nazionale di 24 ore degli ad-detti delle autorità portuali, indetto da Filt Cgil e Fit Cisl. Il 10 dicembre sarà la volta delle Università (Flc-Cgil e Uil-Rsa). L’11 dicembre si fermeranno i lavoratori delle aziende della sanità privata iscritti alla Fp-Cgil. Disagi in vista anche per lo sciope-ro dei benzinai indetto per il 12 e il 13 dicembre da Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio

(con la chiusura degli impian-ti secondod eterminati orari anche in autostrada). Il 12 dicembre sciopereranno an-che i piloti e gli assistenti di Meridiana Fly.

Elezioni regionaliil 10 febbraio nel Lazio

Nel Lazio si vota il 10 feb-braio e forse anche in Lom-bardia e nel Molise. Infatti, dopo che Renata Polverini ha informato il Viminale di aver fissato per il 10 e 11 febbraio il voto nel Lazio, anche Lombardia e Molise

potrebbero andare alle urne negli stessi giorni. Ciò che cambia è che l’anticipo delle elezioni regionali a febbraio, farebbe sfumare l’ipotesi di anticipare il voto delle poli-tiche allunganod la vita al governo Monti.

Il no di Sallusti agli arresti domiciliari

«Non ho intenzione di an-dare agli arresti domiciliari», ha detto in conferenza stam-pa Alessandro Sallusti. «Supplico il Procuratore Ed-mondo Bruti Liberati che mi mandi i carabinieri e mi traducano in carcere». Ieri, il direttore si è presentato nel-la redazione del quotidiano Il Giornale che dirige a Milano. Una volta arrivata la notifi ca, Sallusti dovrebbe scontare la condanna ai domiciliari nella casa di Daniela Santanché. Se confermasse la decisione di tornare a lavoro, come ha annunciato di voler fare, ri-schierebbe una condanna per evasione oltre ai quattordici mesi che deve scontare per omesso controllo sulla diffa-mazione di un magistrato. «Aspettiamo gli eventi, sto aspettando che la Digos mi venga a prendere».

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DI ROBERTO MILIACCA

Ilva a rischio esproprio. Sì, è proprio questa l’ipotesi che il governo Monti ha in mente di attuare nel caso in cui l’azienda side-rurgica non ottemperi a tutti gli adem-

pimenti imposti dal decreto legge salva-Ilva varato ieri. Una misura estrema, certo, ma che il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha fatto capire che sarà attuata in caso di inadempienze da parte dell’Ilva. Non l’ha voluta chiamare con il suo nome e cognome davanti ai giornalisti, nel corso della con-ferenza stampa alla fine del lungo consiglio dei ministri, ma è esat-tamente questa la conseguenza dell’applicazione degli articoli 42 e 43 della Costituzione citati per ben due volte dal ministro nel corso dei suoi interventi. «Se l’azienda non adempie» alle prescrizioni previste dal dl sull’Ilva varato ieri dal cdm, ha detto Clini, «si potrà arrivare all’adozione di provvedimenti di amministra-zione straordinari e atti sostitutivi in base agli articoli 42 e 43 della Costituzione, in consi-derazione dell’interesse strategico nazionale dell’impianto».

Insomma, non sarà forse la minaccia di una ri-nazionalizzazione dell’industria siderurgi-ca italiana, simile a quella annunciata dai cugini d’oltralpe (è stato infatti il presiden-te francese François Hollande, un paio di giorni fa, a ipotizzare una nazionalizzazione dell’acciaieria di Florange di ArcelorMittal), ma sicuramente si tratta di una minaccia di un intervento forte dello Stato: se l’Ilva non ottempererà al programma di bonifi che

imposto dall’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale sottoscritta a ottobre, a cui ieri l’esecutivo ha di fatto attribuito forza di legge con la decretazione d’urgenza, e alle direttive impartite dal garante indipendente che sarà nominato dal Colle. l’azienda potrà essere sfi-lata di mano alla famiglia Riva. «A fini di uti-lità generale», si legge infatti nell’art. 43 della Costituzione, «la legge può riservare origina-

riamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indenniz-zo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a ser-vizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopo-lio ed abbiano carattere di premi-nente interesse generale». È non è meno «forte» il richiamo all’art. 42, avallato anche dal Quirinale che nei giorni scorsi ha seguito da vicino la stesura del decreto. Al terzo comma, infatti, si ribadisce

lo stesso principio: «La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interes-se generale». Anche il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha ribadito il concetto: «Abbiamo introdotto interventi possibili sulla proprietà stessa che potrebbe-ro togliere enorme valore a quella proprietà: se non fa quello che la legge prevede, vede il suo valore» scendere «fino al punto di perder-ne il controllo di fronte a comportamenti non coerenti». In caso di inadempienze per l’Ilva è stata anche prevista la sanzione sino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento.

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VARATO IL DECRETO LEGGE CHE RIATTIVA GLI IMPIANTI DI TARANTO

Ilva, Monti minaccia l’esproprio

Vignetta di Claudio Cadei

Corrado Clini

di Pierre de Nolac

Strass Kahnsi è accordato con la cameriera del Sofi tel.

Le pagheràuna mancia extra.

* * *

Draghi: «Il defi citera sottostimato».

Alla faccia di chi dice che Berlusconi le sparava grosse.

* * *

Bersani: «Domenica sarà una grande festa di democrazia».

Una frase del generela dice chi sa di perdere.

* * *

D’Alema: «Vendola proiettato versola politica nazionale».

Tu chiamalese vuoi, eiezioni.

* * *

Nuovo crollo a Pompei.

Ma Ornaghi non segue l’esempio di Bondie non si dimette.

PILLOLE

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4 Sabato 1 Dicembre 2012 P R I M O P I A N OLa prerogativa di indicarlo alle camere spetta soltanto al presidente della repubblica

Il premier non esce dalle urneB se ne duole ma avrebbe dovuto cambiare la Costituzione

DI CESARE MAFFI

Se si riflette sul pan-demonio inscenato da Silvio Berlusconi con rinunce e ritorni

in campo, ci si accorge di come l’intera vicenda poggi para-dossalmente su un elemento privo di consistenza giuridica. Che cosa, infatti, chiedevano Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini? Che Ber-lusconi si facesse da parte, non ricandidandosi a palaz-zo Chigi. Che cosa, in questi mesi, ha fatto il Cav? A volta a volta, ha annunciato il proprio ritiro dalla sesta candidatura e il proprio ritorno, a volta a volta ha sancito che alla pre-sidenza del Consiglio avrebbe aspirato Angelino Alfano oppure lui stesso. Chi dovreb-bero indicare le tremolanti e anzi morenti primarie del Pdl? Il teorico, futuro titolare di palazzo Chigi.

Invece, la legge eletto-rale, cioè il porcellum, non prevede proprio alcuna can-didatura alla presidenza del consiglio. Leggiamo la disposizione specifi ca: «Con-testualmente al deposito del contrassegno, i partiti o i gruppi politici organizzati

che si candidano a governare depositano il programma elet-torale nel quale dichiarano il nome e cognome della perso-na da loro indicata come capo della forza politica. I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare de-positano un unico programma elettorale nel quale dichiara-no il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione. Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall’arti-colo 92, secondo comma, della Costituzione».

Dietro la lettera sta la pretesa, espressa costante-mente da Berlusconi, dell’ele-zione diretta del presidente del consiglio da parte del popolo; ma la norma è chia-ra: i partiti, soli o coalizzati, indicano soltanto nome del cognome del «capo della forza politica» o dell’«unico capo della coalizione». Infatti, l’ultimo periodo ricorda quel che mai il Cav ha voluto digeri-re e nemmeno ammettere: l ’Italia è e resta una re-

pubblica parlamentare, nella quale la designazione del presidente del consiglio spetta al capo dello Stato. E la designazione rimane così disposta perché Berlusconi non si è giammai mosso per promuovere le opportune mo-difi che costituzionali.

In effetti, l’indica-zione del «capo» è stata quasi sem-pre un formali-smo burocrati-co, per le liste c o n c o r r e n t i al Parlamento nelle ultime due elezioni, cioè da quando vige il porcel-lum. Nel 2008 la Destra indicò

Daniela Santanchè, l’Udc Pier Ferdinando Casini, gli antiabortisti Giuliano Fer-rara, senza all’evidenza che ci fosse un solo votante che ri-tenesse che i nomi suddetti ri-spondessero a reali candidati a palazzo Chigi. Lo stesso va detto per l’altoatesino Sieg-fried Brugger, per il sardo

Bastianu Compostu, per il veneto Giorgio Vido, tutti autono-misti i cui più fedeli elettori non pensava-no certo di sostenere per la presidenza del Consiglio.

Oggi, l ’unico vero candidato ,

e non semplice capo par-

tito o coalizione, sarebbe il vincitore del ballottaggio di domani: Bersani o Renzi. Un altro potenziale candidato con reali carte da giocare, natural-mente, sarebbe essere Mario Monti, ma fi no a oggi, e non si sa per quanto ancora, ha sempre rifi utato di dare il pro-prio «nome e cognome» quale «capo». Se il Pdl, o le frattaglie del Pdl, o altre sigle, dovessero domani indicare «nome e co-gnome» del proprio «capo» in-dividuato nel Cav o in Alfano o in Giorgia Meloni, nessuno scommetterebbe sulla reale valenza della candidatura a succedere a Monti.

La verità è molto semplice. Quali che siano le indicazioni nei programmi depositati o le segnalazioni nei contrassegni (Tizio presidente), a palazzo Chigi andrà chi riuscirà a mettere insieme una mag-gioranza, alla Camera e al Senato, dopo il voto politico. Potrà essere il numero uno del centro-sinistra, specie se il porcellum dovesse restare immutato; ma potrà essere tranquillamente un qualsia-si nome, anche mai compar-so come «capo» di una forza politica o di un’allenza nelle elezioni.

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DI GIANNI GAMBAROTTA

Carlo De Benedetti ha partecipato ieri a Roma alla presentazione di un libro di Antonio Poli-

to, presente il gran mondo della politica e degli affari (detto per inciso: ma non hanno altro da fare questi signori che mettersi davanti a qualsiasi pubblico?) e, come è sua abitudine consolidata nel tempo, ha tenuto una lezio-ne, o una predica. Ha detto un po’ di tutto: che bisogna ridare al Paese un orizzonte e per fare questo si deve assolutamente in-vestire di più nella scuola; che i fondi necessari all’istruzione si possono trovare riducendo le spese militari (non ha citato gli F35, ma l’allusione era chiara) e delle missioni di pace. Ha poi parlato di due temi attualissimi: Ilva e patrimoniale. Sull’Ilva ha proposto una sorta di nazionaliz-zazione provvisoria, un sequestro conservativo per garantire che gli impianti vengano risanati pur continuando a produrre; sulla patrimoniale, invocandola per tutti i ricchi, ha citato lo storico americano Paul Kennedy.Benissimo. Chi conosce a fondo Carlo De Benedetti per aver lavo-rato a lungo con lui in passato è l’attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera. Quando era amministratore di Banca Intesa

aveva alla parete del suo ufficio un quadro con un gruppo di schiavi che disperatamente trasportavano un ciclopico cubo di marmo. Sopra ci stava un uomo che gridava per incitarli a fare più presto, a tirare di più. Stava sopra, aggravando il peso, non di fianco. A chi andava a trovarlo nel suo ufficio, Passera diceva indicando il signore urlan-te del quadro: «Ecco, quello è De Benedetti». Nel senso che le cose utili e faticose l’Ingegnere è sem-pre stato abituato a farle fare agli altri, magari creando lui qualche disagio aggiuntivo. Tornando al suo intervento di ieri, a qualcuno dei presenti è venuto spontaneo chiedersi se qualche sequestro cautelativo non sarebbe stato opportuno ai tempi delle sue ri-correnti scorribande borsistiche e societarie. E sulla patrimoniale sempre qualche malpensante si è domandato se l’Ingegnere ha de-ciso di rimpatriare o ha sempre cittadinanza svizzera.

Patrimoniale. All’imposta stra-ordinaria sui grandi capitali fa spesso cenno il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, aggiungendo come un ritornello: «Chi ha di più deve dare di più». Il responsabile economico del suo partito, il ris-soso Stefano Fassina, quando ne parla in tv ha la bava alla bocca come un pirata che trova final-mente il bottino. Ora un Paese

con 2mila miliardi di debito pub-blico, per oltre la metà in mano a investitori esteri, farebbe bene a trattare con cautela e trasparenza questa materia. Bersani, Fassina & C. dovrebbero smettere di par-lare genericamente di patrimonia-le: dovrebbero dire con chiarezza e precisione agli investitori che cifra, che percentuale hanno in mente di prelevare. Questo perché i politici, la sinistra possono pensare tutto il male del mondo dei mercati, luo-ghi satanici, ma, se andranno al governo, finché dovranno colloca-re 400 miliardi di debito pubblico all’anno, ogni settimana dovranno presentarsi con il cappello in mano sui mercati cercando di piazzare Bot e Btp. Meglio essere chiari con i mercati, perché indispettirli di solito costa caro.

Meglio anglicani? Alberto Ga-gliardi, per molti anni dirigente in aziende delle partecipazioni sta-tali, mi ha scritto a una lettera sul ruolo della Chiesa nel capitalismo. Eccola: «Il suo articolo su Bruno Tabacci mi conferma che, anche da parte di un ex-esponente della sinistra dc, che dovrebbe comun-que ricordarsi della feconda lezio-ne di Giorgio La Pira, non c’è alcuna preoccupazione per la sor-te della povera gente brutalmente aggredita dai provvedimenti del Governo Monti in linea con le agende del capitalismo finanziario

internazionale. Della povera gente e della crescente disoccupazione di massa non sembra preoccupar-si neanche la mia Chiesa cattoli-ca, indaffarata in Italia da mille problemi, che appare dimentica degli insegnamenti della Dottrina sociale e delle encicliche. Dimen-tica, in particolare, dell’enciclica “Quadragesimo anno” che, in un contesto economico-sociale molto simile all’attuale, aveva definito funesto ed esecrabile l’imperiali-smo internazionale della finan-za. Eravamo agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso, nel pieno del marasma causato dal crollo di Wall Street in conseguenza delle speculazioni finanziarie america-ne (come oggi). Mi sorprende, ma mi conforta, che dalla Dottrina so-ciale della Chiesa cattolica tragga invece ispirazione Justin Welby, nuovo arcivescovo di Canterbury, leader spirituale degli anglicani. Infatti, Welby la scorsa estate (era vescovo allora) non ebbe remore nello stigmatizzare l’avidità per-niciosa dei banchieri, della finan-za allegra e ladrona, insomma di quella sorta di apprendisti stre-goni che stanno conducendo con il loro avventurismo superliberista il pianeta sull’orlo del baratro. A quanto pare la Chiesa anglicana non ha complessi reverenziali verso il premier conservatore in-glese».

da il Sussidiario.net

NON SI È CAPITO BENE SE SI RIFERISCE ANCHE AGLI ITALIANI DIVENTATI CITTADINI SVIZZERI

De Benedetti vuole la patrimoniale per tutti i ricchi

Angelino Alfano

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5Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DicembrP R I M O P I A N OÈ l’aiuto che Riccardo Mancini dice di avergli assicurato nel primo turno delle primarie

A Bersani 110mila voti del PsiAdesso i socialisti si aspettano la riabilitazione di Craxi

DI GOFFREDO PISTELLI

Centodiecimila volte Pier Luigi Bersani: è l’apporto che il Psi di Riccardo Nenci-

ni ha dato al segretario Pd al primo turno delle primarie di centrosinistra. Un contributo rivendicato ieri dallo stesso leader socialista, assesso-re al Bilancio della Regione Toscana, che secondo i bene informati potrebbe avere un posto nell’esecutivo che il se-gretario piddino formerà, una volta vinte primarie ed ele-zioni. Un governo che, come ha ripetuto spesso nei giorni scorsi lo stesso Bersani, «avrà almeno 20 ministri».

Il Psi fa parte a pieno titolo della coalizione di centrosini-stra, tanto d’aver nominato uno dei garanti, il professor Mario Pilade Chiti, nel Co-mitato presieduto da Luigi Berlinguer che ha regolato le combattutissime primarie. Un apporto, quello socialista, che è stato probabilmente considerato più importante di quello che potevano dare i di-pietristi dell’Italia dei valori o il rutelliani di Alleanza per l’Italia che, pur avendo avu-to in lizza Bruno Tabacci, sono stati lasciati fuori. Non

ha fatto specie al Nazareno, sede nazionale del Pd, l’insi-stita azione di Nencini per la riabilitazione della fi gura di Bettino Craxi, il le-ader socialista «esi-liato» ad Hammet dai giudici di Mani pulite.

Il segretario del Psi si batte infatti da tempo per una rilettu-ra storica dell’azione di Craxi, protagoni-sta di uno dei governi più lunghi della pri-ma repubblica e di un confronto serrato col Pci, superando la subalternità rispetto a Botteghe Oscure e creando alleanze variabili fra centro e periferia: di sinistra in comuni, province e regioni (anche se non in tutti) e con la Dc a Roma, nel cosiddetto pentapartito assieme a so-cialdemocratici, liberali e re-pubblicani. Un confronto che, negli anni ’80, era debordato in scontro aperto: adottata la battuta di Gianni Agnelli, che aveva soprannominato Craxi il Cinghialone, nel Pci era tutto un alludere alla spregiudicatezza dei suoi evocando la Milano da bere e ricordando gli scandali liguri

di Alberto Teardo, presiden-te regionale o dei fratelli Biffi Gentili a Torino. Addirittura se ne paventava la deriva au-

toritaria, sentimento così dif-fuso che il vignettista Gior-gio Forattini rappresentava Craxi in camicia nera, novello Mussolini.

Una battaglia che, dopo la clamorosa contestazione di Enrico Berlinguer, al con-gresso Psi del 1984, a Verona, una fi schiata epica, fu senza ritorno.

Un pezzo di storia della sinistra superato, o forse più realisticamente, accantonato in nome del Bene comune, o meglio di «Italia bene comu-ne», come è stata battezzata

l’alleanza di centrosinistra.Eppure uno dei punti po-

lemici dello staff bersaniano contro Matteo Renzi, av-

versario nel bal-lottaggio delle primarie, aveva riguardato pro-prio un’asserita somiglianza del Rottamatore a Craxi. Miguel Gotor, storico e stretto collabora-tore di Bersani, su Repubblica, in giugno, aveva defi nito «di chia-ra impronta cra-xiana» il progetto di Renzi, il quale

sembra «il fi glio ideale di Ghi-no di Tacco», il signorotto-bri-gante di Radicofani (Siena), che rapinava i viandanti da e per Roma, e che il leader socialista usò come pseudo-nonimo sull’Avanti.

Invece, per Nencini, an-cora nel gennaio scorso, nel dodicasimo anniversario della scomparsa, Craxi «fu un eretico della sinistra e la sua eresia fu il riformismo» e parole ancora più vibrate le aveva pronunciate due anni prima, direttamente ad Ham-mamet.

Il segretario toscano è, da parte sua, coerente. Classe 1959, del Mugello, nei primi anni ’90 fu il leader di un gruppo di giovani turchi che scalzarono la leadership di Lelio Lagorio e Ottaviano Colzi nel Psi locale, arrivan-do a costruire un rapporto diretto con via del Corso, sia con Craxi sia con Claudio Martelli.

Con lui Gianni Bonini, trascorsi nella sinistra movi-mentista, che fu piazzato alla presidenza di Fiorentinagas, municipalizzata cittadina, e Vanni Bolognesi, mente creativa del gruppo, editore ed imprenditore, lambito dal-la Tangentopoli fi orentina e scomparso prematuramente qualche anno fa.

Craxiani dinamici, che co-struirono un asse di ferro con Roma e che sognavano un fu-turo da ministro per la mente politica del gruppo, Nencini appunto. Un sogno infranto dalla pioggia di monetine dell’Hotel Raphael, con la fuga di Craxi verso la Tuni-sia. Per questo, il prossimo ministero Nencini nel Bersa-ni I, con gli ex nemici del Pci a far ponti d’oro, ha anche il sapore della revanche.

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Se domenica scatta il voto di opinione, il sindaco di Firenze Matteo Renzi se la gioca per davvero con il segretario del Pd,

Pier Luigi Bersani. Seppure quest’ul-timo resti favorito nel ballottaggio per le primarie del centro-sinistra. E’ quanto emerge dal focus di Lorien Consulting in esclusiva per ItaliaOggi. «La gran-de tensione al cambiamento», spiega il direttore Antonio Va-lente, «potrebbe por-tare a grandi sorprese. Risulta chiaro, infatti, che il voto di opinione è per Renzi, mentre quello dell’organizza-zione di partito è per Bersani. Ciò fa dire che il segretario sia il favorito, ma... non è scontato». Il sondag-gio si è svolto tra il 26 ed il 28 novembre su un campione di mille cittadini strutturati per sesso ed età (interviste Cati). Sen-za sorprese voterebbe al ballottaggio il 79 per cento di chi ha dichiarato di aver votato al primo turno, mentre lo 0,3 per cento del totale del campione ha dichiarato che potrebbe andare a vota-re per la prima volta. Si tratterebbe in termini assoluti di prevedere 2,4 mi-lioni di elettori in tutto (di cui 160mila che non si sono recati alle urne il primo

turno). Al ballottaggio di domani, dun-que, andrebbe a votare il 5,1 per cento degli italiani contro il 6,2 per cento dei votanti al primo turno. Ciò in condizio-ni normali, ma nelle ultime ore in cui il farplay è andato a farsi benedire può succedere. E, dunque, essendo determi-nante il voto di opinione contro la tenu-ta dell’apparato, Lorien ha chiesto a chi non è andato a votare il 25 novembre

(rappresentanti il 55 per cento degli italia-ni) di indicare comun-que una preferenza. Il risultato è stato che il 44 per cento avrebbe votato Renzi, il 39 per cento Bersani, il 14 per cento Nichi Vendola, il 3 per cento Laura Puppato, l’1 per cen-to Bruno Tabacci. Gli ultimi giorni della campagna ad esclu-dendum del sindaco (da parte degli altri

candidati) sembrano essere andati più a favore di Renzi che di Bersani. Le la-crime dei politici, infatti, (il segretario del Pd le ha versate a Porta a Porta da Bruno Vespa), secondo i sondaggisti non depongono mai a favore in termini di consenso. Ciò nonostante sulla carta la partita sembra essere ormai chiusa 58 a 35 per cento (Ma «Attenzione le basi sono basse!», si legge sul report).

Il 54% degli elettori del Pdl ha l’effetto rigetto per Berlusconi

«Il centro-destra ed il Pdl in partico-lare, raccolgono ciò che stanno semi-nando: confusione e disorientamento», spiega Valente. Il 54 per cento dei poten-ziali elettori del Pdl (il 69 per cento del totale del campione) vuole che Silvio Berlusconi non si candidi più. Solo il 17 per cento dei potenziali elettori del Pdl vorrebbe un nuovo movimento cona capo il Cavaliere. Se proprio vuole fare qualcosa di nuovo, dunque, è meglio che si metta da parte pure lui.

C’è l’ingorgo in Centro e l’Udc è in panne sotto il 5%

L’Udc e tutta l’area di centro mo-derato, seppure in una fase di grande vivacità (vedi le iniziative di Andrea Riccardi, Luca Cordero di Monte-zemolo, Oscar Giannino), soffre del grande ingorgo di cantieri, annunci e proposte più o meno dichiarate uffi -cialmente. Complessivamente l’area del centro cresce di qualche punto e dunque sembra stimolare l’interesse di un’area sempre più vasta di cittadini, ma all’interno vi è una grande fram-mentazione degli orientamenti. L’Udc è la sigla che ne esce più penalizzata nel confronto con il passato (4,5% ri-spetto al 6,4%), soprattutto perché una parte del suo elettorato indica sponta-

neamente scelte su nuove proposte: la stessa Lista per l’Italia di Pier Fer-dinando Casini con il 1,4 per cento, Italia Futura con il 2,2 per cento di Montezemolo e Fermare il declino di Giannino, con l’1,9 per cento. Sembre-rebbe emeregre la richiesta a mettere insieme le forze e magari trovare un leader come si deve per incontrare il consenso degli italiani.

C’è un partito del 44% che attende un leader serio e con le palle

Il 44 per cento (quasi 23 milioni), infatti, coscienti del disastro politico, vuole sostenere qualcosa di nuovo, ma senza un’offerta sceglierà l’astensione. «Se oggi sorgesse un leader serio e con le palle, a capo di un serio movimento politico», è la conclusione di Valente, «oggi raccoglierebbe un vasto consenso nell’opinione pubblica». E se la Lega di Roberto Maroni (oggi al 6,5 per cen-to), continua una lenta azione di recu-pero del proprio elettorato in fuga dopo le vicende del cerchio magico bossiano, il M5S di Beppe Grillo con il 15,3 per cento si conferma come secondo partito. L’Idv, invece, con il 3,6 per cento è in via di dissolvimento, a causa della crisi di leadership con conseguenti scandalidi Antonio Di Pietro, ma anche per la cannibalizzazione del Pd.

Franco Adriano© Riproduzione riservata

OSSERVATORIO POLITICO DI LORIEN CONSULTING IN ESCLUSIVA PER ITALIAOGGI

Sorpresa: domenica Renzi se la gioca per davveroBersani favorito al ballottaggio delle primarie, ma se scatta il voto di opinione non è detto

Antonio Valente

Vignetta di Claudio Cadei

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6 Sabato 1 Dicembre 2012 P R I M O P I A N OIn Emilia Romagna è scontro tra i candidati tra colpi bassi, accuse e sospetti

Primarie, truppe schierateErrani si sdoppia per Bersani, Renzi arruola Richetti

DI GIORGIO PONZIANO

I sondaggi danno Pier Lu-igi Bersani oltre il 50%, ma non si sa mai. Perciò per il rush finale il segre-

tario ha precettato i pezzi da novanta e il presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha risposto si-gnorsì. E sta battendo in lungo e in lar-go la Regione per conquista-re voti a Ber-sani e metter-lo al riparo da sorprese. Oggi sarà a Mode-na nel cuore del Pd emi-liano, dove gli elettori sono davvero tanti e dove i voti a Matteo Ren-zi sono stati superiori alle aspettative, con arrabbia-tura di Bersani, così Erra-ni (pur oberato dal lavoro di presidente di giunta e di commissario del governo per la ricostruzione) s’è messo in tournèe e addirittura chiude-rà al posto di Bersani la cam-pagna elettorale (alle 20.45 nel baluardo della Cittadel-la). Con lui ci sarà Enrico Letta, più la nomenclatura pidiessina locale: tutti schie-rati per Bersani-for-president. C’è da temere che Errani ar-riverà esausto, prima, infat-ti, terrà comizi a Fornigine, Pavullo e Maranello, ultime tappe (insieme a quella di Modena) di un tour de force notevole. A Sassuolo, capita-le europea della ceramica, ha detto: «Bersani con la scelta di andare alle primarie si è dimostrato un leader. Stiamo cercando di ricostruire un rapporto con i cittadini dopo una fase segnata dalla rot-tura con la gente. Il riformi-smo è costruire per cambiare il Paese senza far pagare il lavoro».

Bersani non potrà non ri-conoscere tanta fedeltà e c’è già chi propone Errani come suo braccio destro nel caso di un governo da lui guidato. I prodiani lo hanno messo sulla rampa di lancio e la portavo-ce (nonchè parlamentare) del Professore, Sandra Zampa, dice: «Errani ha una grande capacità di mediazione politi-ca, un ruolo da sottosegretario alla presidenza del Consiglio ne valorizzerebbe le doti».

Lui continua a macinare chilometri, dopo le elezioni mediterà: «L’Italia ha bisogno di un’idea di governo», dice, «dopo un patto sociale fonda-to sulla riduzione della spesa pubblica: non siamo di fronte solo a un cambio di governo

ma a una trasformazione pro-fonda».

Se Errani scende in pista con la maglietta a favore di Bersani, nel campo avverso giocano la carta di una sorta di alter ego di Errani, il presi-dente del consiglio regionale, Matteo Richetti: «Non sia-mo noi che stiamo facendo

impazzire la maionese», af-ferma, «sono i dirigenti del Pd che hanno deciso di fare impazzire gli elettori. Non è affatto vero che le regole erano queste, decise prima e all’unanimi-tà. Qualcuno, ad un certo punto, visto il risultato, ha deciso che meno siamo meglio stiamo. Assisteremo a migliaia di di-

nieghi a persone che vogliono partecipare e che si devono presentare davanti alla troi-ka a spiegare. Io lo trovo un po’ vergognoso».

Regolamenti troppo restrit-tivi? Errani rimanda l’accusa al mittente: «Anzi, dobbiamo ringraziare Bersani, è grazie al cambiamento dello statuto che anche altri si sono potuti candidare. Queste consulta-zioni sono un fatto politico po-sitivo per il paese, la politica deve fare un bagno di umiltà cercando di reagire al popu-lismo con tutte le forze. Sono

sicuro che Bersani ci porterà sulla strada giusta».

Accanto a Richetti c’è Gra-ziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia ma soprattut-to presidente dell’Anci, l’as-sociazione dei comuni. Delrio s’è schierato con Renzi e suo fi glio è attivo nel comitato che sostiene il sindaco di Firen-ze. «Abbiamo provato con Matteo, spie-ga Graziano Delrio, «a dire una cosa molto semplice: che non vogliamo essere doma-ni dove siamo oggi… ma che vogliamo es-sere oggi gli uomini di do-mani».

Ultimi fuo-chi prima del voto. Scara-mucce se ne registrano un po’ ovunque. Emblematica è la vicenda di Reggio Emilia, dove i renziani hanno messo la foto del segretario locale Pd, Roberto Ferrari (ber-saniano) nei loro materiali propagandistici. «Non posso che esprimere pubblicamente rammarico», ha scritto in una nota il segretario Pd, «per come la fi gura del segretario provinciale sia stata utilizza-ta sul materiale pubblicitario del comitato Renzi. Io sosten-go e voto Bersani, l’ho sempre sostenuto con trasparenza e lealtà. Che le mie parole di appello alla partecipazione

siano comparse su un ma-teriale pubblicitario di un candidato che non è il mio, non è un problema. Ma visto in che modo queste compaio-no - vuoi per l’uso di una foto che nessuno mi aveva chiesto, vuoi per un sapiente lavoro di impaginazione - esse fi nisco-no per dare a più d’uno l’im-

pressione che il segretario p r o v i n c i a l e appoggi Mat-teo Renzi, beh, allora qualche dubbio e una grande ama-r e z z a n o n possono che colpirmi».

Mentre a Ravenna i l Pd ha scelto a d d i r i t t u r a la strada di rendere pub-blica la lista degli infi ltrati che sono stati smascherati: Rudi Capuc-

ci, candidato alla Provincia per la Lega (è riuscito a vo-tare al primo turno, è stato cancellato al secondo), e altri quattro esponenti del cen-trodestra, tra cui Susanna Mariani, la quale poi ha di-mostrato di avere stracciato la tessere Pdl ed è stato ri-ammessa. Infi ne, a Bologna sono stati iscritti alle liste gli ex Idv capitanati da Franco Grillini, consigliere regiona-le che ha traslocato al grup-po misto dopo avere salutato Antonio Di Pietro.

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Vasco Errani Matteo Richetti

DI ISHMAEL

Magari non è servito a capi-re quale destino toccherà agl’italiani se il prossimo presidente del consiglio,

per le poche settimane o i pochi mesi in cui «i mercati» gli concederanno di regnare, sarà il Rottamatore oppure il Rottamando, il confronto televisivo tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi ha tuttavia illustrato bene la natura del problema che si trova ad affrontare la sinistra italiana. Non un normale, per quanto devastante, gap generazio-nale, ma una sorta di rovesciamento dei poli magnetici: come se il sud fos-se diventato nord, a sinistra adesso ci sono i passatisti, mentre a destra stanno i futuristi. Dentro il partito de-gli ex comunisti, nati al mondo sotto la stella dei piani quinquennali e dei processi ai nemici del popolo, un par-tito nato per di più dal compromesso tra questi avanzi di «secolo breve» e gli

ex democristiani di sinistra devoti al peggior keynesismo, quello bigotto… ebbene, anche dentro questo partito è avvenuto quel che successe, più di vent’anni fa, quando si posò finalmente la polve-re dopo il crollo dell’Urss, e anzi più di trent’an-ni fa, quando Ronald Reagan e Margaret Thatcher mandarono in soffitta le tradizionali po-litiche sociali: a sinistra si schierano quelli che un tempo si sarebbero detti i «reazionari», mentre a destra prendono posto «le forze del progresso». In ritardo d’una genera-zione sui laburisti inglesi e sulla gauche francese, anche il Pd s’appresta alla metamorfosi. Non oggi, e neppure domenica prossima, ma molto presto, non appena il governo Bersani-Vendo-la-Casini (e chissà chi e cos’altro) che

uscirà dalle prossime elezioni sarà messo alla porta dalle banche centrali, Matteo Renzi e i suoi guideranno la sinistra oltre la frontiera, nei territori

inesplorati del laburismo e della modernità. Di Rosy Bindi e Massimo D’Alema, ma anche di Bersani, non sentiremo più parlare. Se invece di sprofondare, una gene-razione fa, nella palude del giustizialismo e del manettarismo, facendo dell’Italia una repubbli-ca delle procure, la sini-stra italiana avesse scel-to Bettino Craxi invece di schierarsi con Tonino Di Pietro, non ci sarebbe stato bisogno di ricorre-re una generazione più

tardi (qualcuno dice una generazione troppo tardi) al Pulcino Pio.

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LA SINISTRA PER DEPURARSI PREFERÌ DI PIETRO A CRAXI

Gli ex Dc di sinistra sono addetti al peggior keynesismo, quello bigotto

Può darsi che, come dice Pier Luigi Bersani, ci sia chi preferisce un passerot-to in mano a un tacchino sul tetto. De gustibus ecce-tera. Ma perché preferire un passerotto in mano? E che male fa (ma anche che cosa ci fa) un tacchino sul tetto? Nel senso che, in mancanza d’un tacchi-no da mettere in forno con un ripieno di castagne, si mette in tavola il passerot-to e amen, andrà meglio il prossimo Natale? Sempre che il tacchino sul tetto sia un tacchino in carne e ossa e non un parafulmine a forma di tacchino. In que-sto caso perché preferirgli un passerotto in mano? Magari anche il passerotto è di metallo, e attira a sua volta i fulmini. Ma soprat-tutto è giusto o è sbagliato preferire il passero al tac-chino? È bello? È brutto? E se passero e tacchino si scambiassero il posto, il primo sul tetto, il secondo in mano? Di che caspita sta parlando, insomma, il segretario democratico? E poi a chi parla? Ai racco-glitori di cotone dell’Alaba-ma? Ai sette fratelli Cervi che la sera tornano stanchi dai campi?

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IL CORSIVO

I tacchini sui tetti

Bettino Craxi

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7Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DicembrP R I M O P I A N OBasta rileggere le vignette di Ellekappa e di Altan, cambiando i nomi dei protagonisti

Il Pdl di oggi come il Pds di ieriUn votante Altan nel 2001: e adesso attendiamo l’autopsia

DI COSTANZA

RIZZACASA D’ORSOGNA

Il centrodestra di oggi è la sinistra di ieri. Anche nella satira. Chi scrive ha fatto un gioco, e spera che Laura

Pellegrini, in arte ellekappa, sua disegnatrice satirica di ri-ferimento sin dai tempi della ri-vista Linus e della Smemoran-da, non gliene vorrà. Prendete una vignetta di qualche anno fa, sul-la sinistra in cerca d’autore e di consensi, firmata elle-kappa, o Al-tan o Staino: una sinistra ben diversa da quella dei son-daggi che oggi danno il Pd al 30%. Scopri-rete che, sosti-tuendo oppor-tunamente le parole “centrodestra”, “Pdl”, “Alfano” e similari, la suddetta vignetta riuscirà quantomai attuale. Così, ad esempio, la celebre «C’è urgenza di contarsi a sinistra. Bisogna consegnare alla storia l’esatto bilancio delle vittime», appunto di ellekappa (17 aprile 2007, sul magazine satirico dell’Unità in occasione dell’ultimo congresso nazionale dei Ds), applicata alle traversie di Alfano & C. di questi giorni diventa un affresco puntualissi-mo, e altrettanto abrasivo, del-le primarie del Pdl, quelle che non furono, cioè. «C’è urgenza di contarsi a destra. Bisogna consegnare alla storia l’esatto

bilancio delle vittime». E via così: «La destra ha problemi con la sua identità. La destra chi?»; «Per le prossime elezioni la destra gioca d’anticipo. Le sta perdendo ora»; «Basta col pessimismo, ora c’è Alfano. Lo vedi che ricominci?» (nella vi-gnetta originale di ellekappa era Rutelli). Fino alle perle, «Non c’è accordo nel Pdl. Ognu-no vuole preparare la sconfi tta

a modo suo» e «Perché il can-didato premier non può essere Berlusconi? Bisogna cercare di attirare il voto dell’elettorato di Berlusconi» (i Ds, nell’illustra-zione originale di ellekappa).

Inquietante, eh? Un piccolo divertissement che dà ancora di più la sensazione di quanto il centrodestra sia precipitato. E che dire di Altan? Rileggere le sue vignette sulla sinistra delle elezioni del 2001 guardando al risultato del centrodestra alle prossime politiche è esilarante (o dà i brividi, a seconda da che parte stiate). Prendiamone una a caso. Un poveretto depone la scheda nell’urna, coprendosi gli

occhi con la mano. «E adesso», dice, «aspettiamo i risultati dell’autopsia». Tale e quale a Fabrizio Cicchitto, insom-ma. Altra vignetta: «Poteva andare peggio», cerca di con-solarsi un signore all’indoma-ni del voto. «No», replica secco l’amico. Cicchitto e Gianni Letta? L’ultima, per la serie, centrodestra senza una gui-da: «E adesso? Facciamo una

colletta e af-fi ttiamoci un Uomo della Provvidenza». Quando si dice l’univer-salità della satira. Se poi sono gli stes-si pidiellini a parafrasare a loro insaputa i fumettisti, il risultato è un formidabile harakiri dop-pio. Perché all’ex ministro

Franco Frattini, che l’altro-ieri lamentava sconsolato al Corriere della Sera, «Nessu-no riesce a capire chi siamo e dove andiamo», si potrebbe rispondere come ellekappa in una quasi omonima vignetta d’antan sul futuro della sini-stra: «Chi siamo? Da dove ve-niamo? Dove andiamo? Ormai a destra il confi ne tra fi losofi a e Alzheimer è molto incerto». Per inciso, Tony Soprano, ap-pena uscito dal coma, si pose esattamente le stesse domande esistenziali di Frattini. Questa, però, molto più modestamente, è della sottoscritta.

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DI DIEGO GABUTTI

Edward Fester, in un sag-gio che appare sull’ultimo numero di «Nuova storia contemporanea», Perché

le università sono dominate dal-la sinistra, illustra le varie teorie con le quali si è tentato di spiega-re il fenomeno che da noi è noto, sia fuori che dentro l’università, come «egemonia culturale».

È un saggio spiritoso e illumi-nante. A parte le conclusioni fi nali, quando Fester, cattolico, professore di fi losofi a al City College di Pasa-dena, California, avanza la sua te-oria: il sinistrismo rampolla, al pari dell’illuminismo, dalla negazione di Dio. Da Nietzche, da Darwin, dai ni-chilisti, dalla rivoluzione sessuale, dal rock and roll.

È più convincente e feconda, e anche più divertente, l’idea che il sinistrismo sia una specie di malattia mentale, come sostiene una delle teorie prese in esame da Fester: «Che cos’è, se non una forma di follia, credere che le

pene non abbiano alcuna effica-cia dissuasiva, che la libertà sia possibile anche senza proprietà privata o che le differenze psi-cologiche e comportamentali tra maschio e femmina non abbiano alcuna base biologica, che il ma-trimonio sia paragonabile allo stupro e che i rapporti sessuali siano manifestazioni di disprez-zo per la donna (Andrea Dwor-kin), che il comunismo sovietico sarebbe ben valso l’assassinio di 20 milioni di persone se avesse funzionato (Eric Hobsbawm) o che le espressioni della civiltà greca siano state “rubate” all’Africa (Martin Bernal)?»

Effettivamente le idee fisse e strambe del sinistrismo ame-ricano, anche più di quelle che coltiva il sinistrismo europeo e segnatamente italiano, sono idee inquietanti, oltre che comiche: sono ossessioni da neurodeliri culturale. E si fondano su un cre-scendo d’idee sbagliate e ridicole, autoreferenzialità, imprudenze (e impudenze) ideologiche, pregiudi-

zi, chimere, che si sono assomate per oltre un secolo — fino a pro-durre quello che il filosofo defini-va «un Himalaya di merda».

Continua Fester, illustrando con penna felice un’altra teoria, che «i professori di college agisco-no, nella sua vita d’ogni giorno, in un ambiente artificiale.

L’assurda fede nelle Nazioni unite, per esempio, o la tendenza a flirtare col pacifismo, diventano meno misteriose quando si tiene conto del modo in cui costoro sono abituati a risolvere i disaccordi: non con la forza o con l’appello all’interesse personale dell’av-versario ma attraverso dibattiti e discusssioni elevate in aula. Gli è quindi facile credere che le dispu-te con dittatori del Terzo mondo, terroristi e altri delinquenti pos-sano essere “discutendo intorno a un tavolo”

“Gli sembra facile», cioè, «pen-sare che tutti potrebbero vivere (come lui) se solo le tasse fossero aumentate o se fossero approvate le giuste regolamentazioni. Non

gli capita mai di pensare, a meno che non sia un economista, ma a volte neanche in questo caso, che le specifiche forze economiche che rendono possibile la sua vita confortevole sono isolate, molto peculiari, artificiali e parassita-rie rispetto a un più vasto ordine economico che verrebbe completa-mente distrutto se lo stato cercas-se di garantire a tutti gli stessi standard di vita dei professori universitari».

Ciò dimostra che l’oppio degl’in-tellettuali continua a brucia-re nella pipa della modernità e che le sue visioni sono sempre le stesse: «Agl’individui, per il loro stesso bene, non dovrebbe essere lasciata molta libertà di scelta, e gli esperti nel gestire gli affari umani dovrebbero trovarsi a diri-gere le loro vite al posto loro.

L’intellettuale, fantasticando d’essere egli stesso untale esper-to, si offrirebbe altruisticamente come volontario per svolgere tale compito.

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UN SAGGIO AMERICANO SPIEGA PERCHÉ LE UNIVERSITÀ USA SONO DOMINATE DALLA SINISTRA

Tutti potrebbero vivere da cattedratici. Basta alzare le tasse

Francesco Tullio Altan Laura Pellegrini - ellekappa

DI PUCCIO D’ANIELLO

Rai protagonista nei salotti romani: per esempio, cosa si saranno dette, per un quarto d’ora, il presidente Anna Maria Tarantola e Paola Severini, in occasione del-la presentazione del libro di Mariapia Fanfani?

* * *

Nei palazzi della politica si notano le copie del libro Le transazioni on line: definizioni, aspetti legali e fi-scali, gli strumenti di ontrollo della pubblica ammi-nistrazione, scritto da Raffaele d’Angelo, Davide Quattrocchi, Fabio Ranieri e Giuseppe Granato. Vengono illustrate in maniera sintetica ma esaustiva le molteplici novità introdotte dal legislatore nazio-nale e comunitario con l’intento di recepire prassi e comportamenti ormai radicatisi nei mercati grazie alla diffusione, su vasta scala, della cosiddetta Information Technology applicata al commercio on line, una realtà che ha di fatto aperto orizzonti e sfide senza preceden-ti. Affrontando il tema dell’acquisizione delle tracce informatiche e della loro rilevanza ai fini probatori, anche in ambito tributario, il testo illustra il contrasto dei fenomeni evasivi in rete, i nuovi scenari in sede di controllo e i possibili adeguamenti dei tradizionali moduli ispettivi per rispondere alle diversificate pro-blematiche, sia di natura tecnico-procedurale che di carattere normativo, indotte dalle transazioni on line. Sono temi che interessano non solo i parlamentari.

* * *

Controlli a tappeto, nella capitale: sessantaquattro compro-oro ispezionati, cinquantasette bilance veri-ficate e due sequestrate, tredici accertamenti di vio-lazione per mancata verifica periodica, un’ordinanza di restituzione di oggetti sequestrati, nove sequestri di oggetti preziosi privi del marchio di identificazione: è questo il bilancio di una vasta operazione effettuata dagli ispettori della Camera di commercio di Roma d’intesa con il gruppo Carabinieri Roma. All’opera-zione hanno collaborato tutte le stazioni dell’Arma competenti per territorio e quattro ispettori metrici dell’Istituzione camerale.

INDISCREZIONARIO

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8 Sabato 1 Dicembre 2012 P R I M O P I A N OLegge di Stabilità, corsia preferenziale nei concorsi pubblici. Tregua governo-sindacati

Monti strizza l’occhio alla CgilAl via l’operazione di stabilizzazione dei precari storiciDI ALESSANDRA RICCIARDI

Si riaprono le porte per la stabilizzazio-ne dei precari storici. A regime, in tutte le

selezioni che saranno indette dal 2013, il 40% dei posti a concorso sarà riservato a chi ha avuto un contratto alme-no per tre anni di seguito pres-so la stessa am-ministrazione. Ma si potranno anche fare se-lezioni riserva-te, per titoli ed esami. A preve-derlo è un arti-colato che ieri il ministro della funzione pub-blica, Filippo Patroni Grif-fi, ha illustrato al consiglio dei ministri. Sarà presentato, probabilmente la prossima settimana, come emendamento al disegno di legge di Stabilità nell’ambito di una norma più ampia che proroga fino al 31 luglio pros-simo tutti i contratti a tempo determinato in scadenza a dicembre 2012 e che, causa i divieti della riforma del lavo-

ro di Elsa Fornero, non po-tevano essere rinnovati. Ves-sillo della Cgil capeggiata da Susanna Camusso, la sta-bilizzazione è caldeggiata da tutti i sindacati per risolvere l’emergenza del precariato pubblico: sarebbero tra i 100 mila i 115 mila i contratti-sti in scadenza che il pros-

simo anno, tra i tagli di spesa della Spending review e i di-vieti della ri-forma Fornero, rischiano di an-dare a casa. La proroga di sei mesi dei con-tratti diventa così una nor-ma ponte verso l ’ a s sunz ione dei precari con il meccanismo della riserva di posti. L’ultima

stabilizzazione è quella fatta dal governo Prodi, anche se lo stesso Renato Brunetta, da ministro della funzione pubblica del governo Ber-lusconi, aveva previsto per il triennio 2009-2012 una reclutamento speciale per i precari attraverso la strada delle quote riservate. Ora

Patroni Griffi porta tutto a sistema, con l’obiettivo, nel rispetto dell’articolo 97 del-la Costituzione, di «favorire una graduale riduzione del fenomeno del precariato nel settore pubblico e una valo-rizzazione della professiona-lità acquista dai lavoratori interessati», si legge in una bozza di relazione tecnica. A questo scopo, nel limite del 50% delle risorse finanziarie disponibili, ogni amministra-zione potrà bandire concorsi per assumere a tempo inde-terminato. E che fine fanno

però le graduatorie dei vecchi concorsi? Visto il blocco delle assunzioni, che ha impedito di autorizzare ad assumere i vincitori, le graduatorie sa-ranno tutte prorogate di un anno. Il che significa che sui posti disponibili prima si do-vranno utilizzare le gradua-torie dei concorsi già fatti e solo dopo, rispettando i tetti di spesa e i vincoli previsti dalle leggi di spending re-view, se ne potranno bandi-re altri. Insomma, anche se la norma di stabilizzazione c’è, se mancheranno le condi-

zioni finanziarie non ci sarà l’ombra di una selezione an-cora per qualche anno. Ecco perché il governo punta a prorogare, per ora fino al 31 luglio prossimo, tutti i preca-ri in scadenza, di fatto annul-lando il divieto di reiterare i rapporti di lavoro, dopo 36 mesi di durata, inferto dalla riforma Fornero. La bozza di emendamento prevede che la proroga debba essere decisa con accordo decentrato tra amministrazioni e sindaca-ti, in attesa di un’intesa qua-dro tra Aran e organizzazioni sindacali che dica come decli-nare i paletti e i vicoli della riforma del lavoro. Dossier caro questo alla Cisl di Raf-faele Bonanni, che punta a definire per via contrattuale regole ad hoc sul pubblico impiego. Per l’intesa ci sono 6 mesi di tempo, anche se Patroni Griffi punta a chiu-dere prima della fine della legislatura. Per l’avvio della stabilizzazione è previsto un decreto attuativo entro fine gennaio. All’imminente campagna elettorale nessu-no dovrà incolpare il governo Monti di non aver fatto pro-prio niente per evitare licen-ziamenti nello stato.

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DI MARCO BERTONCINI

Il Pdl attende. Attende l’esito delle primarie del Pd: già questo fatto indica l’abisso nel quale il partito è precipitato. Attende che Ange-

lino Alfano salga a casa di Silvio Berlusconi, per trattare ovvero per ricevere ordini (l’inveterata abitudine di far venire i collaboratori, anche ai massimi livelli, nella propria dimora, indica come il Cav abbia sempre con-cepito la politica e i partiti: da principe rinascimentale). Attende che si riuni-sca l’ufficio di presidenza, per decidere il (già deciso) destino delle primarie. Attende che Berlusconi decreti pubbli-camente che fare, quando, come. Atten-de di sapere se il Pdl resterà unito o si dividerà.

Quanto alla linea politica, il par-tito brancola nel buio. Siamo al punto che l’opinione prevalente individua come intendimento del Cav condurre una campagna elettorale movimenti-sta, stile grillino, apertamente euro-scettica, ostile alla gestione del governo tecnico, per puntare, dopo le elezioni, sulla costituzione di una maggioranza cui aderire per l’indispensabilità delle proprie (molto ridotte) truppe parla-mentari. La futura maggioranza, ecco il colmo della contraddizione, si schie-rerebbe dietro l’attuale presidente del Consiglio, appoggiato quindi di mala-

voglia per oltre un anno, contestato pesantemente prima delle elezioni, sostenuto poi.

Ovvio che in queste condizioni sfi lacciate, senza precedenti per l’as-surdità di comportamenti e prospetti-ve, molti parlamentari si sentano in libera uscita. C’è chi frequenta il pa-lazzo quando gli capita, avendo dato per scontato di dover lasciare il seggio e non nutrendo speranza alcuna di ritorno. C’è chi, intanto, si sfoga con voti ostili o, almeno, con astensioni sui provvedimenti del governo: basta vedere i risultati delle votazioni, so-prattutto alla Camera, per constatare che all’esecutivo vengono sovente meno

decine di voti. C’è chi se ne va: ai primi cinque deputati fi rmatari della carta d’intenti predispo-sta dalla già berlusco-nissima Isabella Berto-lini se ne sono aggiunti altrettanti.

A tirare le somme, però, sembra che un diffuso orientamento nel mondo parlamentare pi-diellino (sia in quello ri-masto tale, sia in quello confl uito nei gruppi misti e fra gli ex responsabi-li) vada in direzione del

montismo, segnatamente quello legato a Luca Montezemolo. Per molti, si trat-terebbe di un’àncora cui aggrapparsi per salvare la poltrona. C’è, tuttavia, un grave limite per quasi tutti gli aspiranti alla ricandidatura: la ribadita volontà dei civici centristi di contenere al mas-simo il numero degli uscenti. Quando alla lista per l’Italia, Pier Ferdinan-do Casini ha già i suoi problemi per limitare le ambizioni dei propri uomini e per comprimere a pochissime unità i posti sicuri per i fi niani. Figurarsi se potrebbe trovare facilmente posto per ex pidiellini. Al più, imbarcherebbe per-sonaggi dotati di sicuro e documentato seguito personale.

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TUTTI (ALFANO COMPRESO) SONO IN ATTESA DI CONOSCERE LE INTENZIONI DI B.

Ora il Pdl è ridotto al si salvi chi puòSono però inaccessibili le scialuppe di Montezemolo e Casini Il sindaco di Roma

Gianni Alemanno vuole ospitare la Formula E. In palio c’è un campio-nato mondiale per auto alimentate soltanto da energia elettrica che inizierà nel 2014 e si svolgerà in alcune del-le principali città del mondo. Al momento è in programma solamente Rio, oggi verrà lanciata Roma (nella sala Ese-dra di Marco Aurelio, nei Musei Capitolini) e successivamente Miami, Copenhagen, Londra, Parigi, Mosca e altre da defi nire. Il circuito sarà dentro la città, o all’Eur o nell’area Caracalla - Circo Massimo. Sono auto che non bruciano combustibile fossile, fan-no poco rumore, niente a che vedere con quelle della F1 ma superiore alle auto normali. Tra le case automobilisti-che, la McLaren è scat-tata in avanti e nel 2014 sarà già pronta. Formula E Holdings ha come am-ministratore delegato Alejandro Agag, genero di José Maria Aznar.

Sebastiano Luciani© Riproduzione riservata

Alemanno vain Formula E

Vignetta di Claudio Cadei

Susanna Camusso

Luca Cordero di Montezemolo e Pier Ferdinando Casini

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10 Sabato 1 Dicembre 2012 P R I M O P I A N OSono disposto ad allearmi, dice, con Angelino Alfano ma non certo col signore di Arcore

Albertini sbatte la porta a BL’ex sindaco di Milano è stanco di farsi rosolare dal Cav

DI GOFFREDO PISTELLI

Io col Pdl? Dipende quale. Se è quello di Angelino Alfano sì. Se è quello di Silvio Berlusconi no».

Alla fine lo strappo fra Ga-briele Albertini e B. s’è consumato ma la dichiara-zione rilasciata dall’ex-sin-daco milanese in corsa per le prossime regionali, mer-coledì scorso, a Telenova ha semplicemente sancito uno stato di fatto.

Da tempo Albertini s’era stancato di farsi rosolare al fuoco lento delle indecisio-ni pidielline. Non ne poteva più di pagare il prezzo del caos che, di giorno in giorno, monta intorno al fondatore, assediato da famigli, consi-gliori, amici veri o presunti, che lo tirano per la giacca su tutto: candidarsi e non farlo, rifare Forza Italia o rifondare il Pdl, appoggiare le primarie nazionali o ban-dirle. Un tira e molla che ha ovviamente riguardato an-che la linea da seguire in Lombardia.

Albertini aveva realizzato da tempo, che negli assedi a Palazzo Grazioli e a Vil-la Macherio, ogni qual vol-ta che c’era da esporre al

Capo le cose lombarde, ex-An e ex-forzisti ritrovavano miracolosamente l’unità nel consigliargli l’alleanza con la Lega. Sapeva bene, Al-bertini, che anche gli appelli a che si sottomettesse lui, al giudizio popolare delle pri-marie, era solo il tentativo di tendergli una trappola e far uscire Roberto Maroni vincitore dai gazebo.

L’ex-sindaco aveva chiaro che solo l’uscente Roberto Formigoni e quel che resta dei suoi numerosi amici sul territorio, era seriamente disposto a combattere la sua battaglia, per quanto Oscar Giannino, con cui lui, Albertini, vorrebbe far lega, gli avesse spiegato che questa sovrapposizione po-teva fare problema.

Non solo, l ’europarla-mentare era convintissimo, avendone attestati quoti-diani, che l’ampio pezzo di borghesia milanese che s’era speso subito per lui l’aveva fatto in una prospet-tiva civica e non partitica e che una berlusconizzazione della sua corsa al Pirellone poteva alienargli molti con-sensi.

Aspettava tuttavia a trar-re il dado, a varcare il Navi-

glio grande, come già Cesare per il Rubicone, cercando i tempi e i modi giusti, perché anche quel che resta del Pdl, foss’anche il 15% dei consen-si secondo i più pessimisti, può essere decisivo.

A fargli decidere per il «no» al Cavaliere è stata la notizia che Italia futura e Fermare il declino, vale a dire proprio le formazioni che lui stava cercando di far convergere nella bat-taglia lombarda, erano lì lì per soffiargli uno dei nomi più belli: Salvatore Car-rubba.

Quello che era stato uno degli assesso-ri più bri l lanti della sua giunta, intellettuale sti-mato, presidente dell’Accademia di Brera, tra i primi a scen-dere in campo dalla sua par-te, era stato infatti con-tatto dagli esponenti di Monte-zemolo e Giannino per esse-re il loro

candidato dalle regionali.Una mossa che lo aveva

indotto a rompere gli indugi con la battuta televisiva che non è ancora una rottura to-tale col Pdl ma che è netta con Silvio Berlusconi.

Una mossa con cui Alber-tini recupera pro-

prio Carrubba, notoriamente indisponibile a un tenta-tivo sotto le insegne ber-lusconiane, e

spiazza i po-

tenziali alleati, futuristi e antideclinisti, costretti a riesaminare l’alleanza con l’ex sindaco.

Montezemoliani e gianni-niani che, proprio ieri, han-no risposto facendo filtrare, sull’edizione milanese del Corsera, il loro favore a una candidatura Carrubba. Da Fermare il declino a fermare Albertini?

I conoscitori di questo pezzo di mondo politico e di società milanese più che lombarda, scommettono sul fatto che la rottura con B., entro breve, sarà rottura col Pdl tout-court. Non ostenta-ta, non militata, ma netta. Ché se il vecchio partito del predellino non interessa più, interessano eccome i suoi mi-lioni di elettori lombardi.

Con buona pace di Ma-rio Mantovani, segretario regionale, che dopo la spa-rata di mercoledì era corso a chiedere conto all’ex-sin-daco di Milano della sua tessera Pdl.

La sua dichirazione stizzita s’è persa nel bailamme di interventi incarogniti per l’annul-lamento delle primarie nazionali del partito.

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DI ANDREA BEVILACQUA

Monete sì, ma laiche e cioè sen-za Dio. È di qualche giorno fa la notizia che il Procuratore generale dei diritti dei citta-

dini dello Stato di San Paolo in Brasile ha decretato che l’espressione «Dio sia lodato», stampata sui biglietti di banca, dovrà essere soppressa, e ha dato 120 giorni di tempo allo Stato per appli-care la sua decisione su tutte le nuove banconote.

La presenza di questa frase, infatti, secondo il Procuratore generale infrange il principio di laicità dello Stato e la libertà religiosa: «Il fatto che i cristiani siano maggioritari non giustifi -ca che si continuino a violare i diritti fondamentali dei brasi-liani che non credono in Dio» ha detto. Tuttavia la Costituzione brasiliana scrive nel suo preambolo che il paese «si colloca sotto la protezione di Dio».

La misura non implicherà spese per le casse dello Stato, dice la Procura, e sarà applicata con l’entrata in circolazione di nuove banconote, prevista nell’arco di quattro mesi. Nel corso del complesso iter processuale, la Banca centrale bra-siliana ha ricordato che la frase stampa-ta sui reais cartacei è stata giustifi cata

dalla Costituzione del 1988: il preambolo della Carta afferma che questa è stata promulgata «sob a proteção de Deus», con la protezione di Dio. Eppure l’esortazione appariva già sui cruzados del 1986, volu-ta dall’allora presidente José Sarney, e si mantenne nelle altre monete succedutesi

in breve tempo trascinate dall’infl azione, i cruzados nuevos, i cruzeiros, i cruzeiros reais e i reais (in circolazione dal 1694 al 1942 e tornata ad essere valuta naziona-le dal 1994). Anche Fernando Henrique Cardoso (1995-2003) decise di mantenere la frase sulle banconote ritenendola una «tradizione». Ma secondo il procuratore per i diritti del cittadino Jefferson Apa-recido Dias «nessuna legge autorizza l’inclusione di espressioni religiose sulla

moneta» e lo Stato deve garantire la liber-tà religiosa di tutti i brasiliani, sebbene l’ampia maggioranza si professi cristiana.La decisione va di pari passo con quella presa in occasione del 1150 anniversa-rio dell’arrivo dei santi Cirillo e Metodio, inventori fra l’altro dell’alfabeto cirillico

in Slovacchia. Il governo ha de-ciso di coniare una moneta da due euro, con l’immagine dei santi, co-patroni d’Europa.

Ma, afferma un comunica-to, «la Commissione europea e alcuni Stati membri hanno chiesto alla Slovacchia di eli-minare alcuni simboli reli-giosi dalla moneta progettata per applicare il principio della neutralità religiosa». La noti-zia è stata resa pubblica, e la Conferenza episcopale non ha esitato a qualifi care come una «vergogna» l’imposizione. «Nel

1988, prima della Rivoluzione di velluto, i fedeli della Slovacchia rischiavano la vita predicando la dottrina che avevano pre-dicato i santi. Realmente, viviamo in uno Stato di diritti o in un sistema totalita-rio che ci detta quali attribuiti possiamo utilizzare»? Le monete manterranno la doppia croce, simbolo nazionale come lo è anche della Repubblica Ceca. Ma scom-pariranno le aureole.

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VATICANEIDE/In Brasile e Slovacchia saranno cancellati i simboli religiosi

Le monete diventano laiche e la parola Dio non c’è più

DI BARTOLOMEO SCAPPI

A piazza San Pietro sono stati montati un grande tendone da circo e una giostra, proprio accanto alle strutture del pre-sepe che ancora deve essere completato, in vista dell’udienza che il Papa terrà stamattina nell’aula Paolo VI con «la gente dello spetta-colo viaggiante», ovvero i circensi. La mattinata inizierà con il raduno dei circensi davanti a Castel Sant’Angelo, quindi il corteo a piazza San Pietro. Subito dopo comincerà lo spettacolo intitolato: «Aspettando il Papa», coordinato da Alessandro Serena e Am-bra Orfei. A mezzogiorno arriverà papa Benedetto XVI, con un breve salu-to del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontifi cio consiglio per i migranti e gli itine-ranti, quindi verrà data la parola ad alcuni testi-moni: clown ed esercenti di circhi. Dopo l’udienza si svolgerà l’esibizione natalizia di un gruppo di zampognari.

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L’Angelus sul trapezio

Gabriele Albertini

Una banconota brasiliana da venti reais

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11Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DicembrP R I M O P I A N OVuole le primarie del Pdl, ma punta alla Regione Lazio

Doppio gioco MeloniL’ex ministro sulla ribalta mediatica

DI ANTONIO CALITRI

L’iperattivismo di Giorgia Meloni, che lotta per cele-brare a tutti i costi

le primarie di un Pdl ormai in via di scioglimento e nono-stante il ritiro di quasi tutti i partecipanti, nasconde un altro obiettivo. Più che voler davvero diventare candidata premier del centrodestra, la ex ministra, in cambio del suo ritorno all’ovile, punta ad otte-nere da Silvio Berlusconi e da tutti i maggiorenti del Pdl la candidatura, questa volta senza primarie, per la presi-denza del Lazio. A contende-re la palma della maggiore visibilità mediatica a Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi che mai come in que-sta settimana sono stati tanto sulla scena per l’imminenza del ballottaggio di domani c’è proprio la giovane Meloni. Che in pochi giorni è diventa-to il personaggio più in vista del centrodestra rilasciando interviste ai principali quoti-diani e settimanali, inondan-do le agenzie di comunicati e dichiarazioni, partecipando come ospite alle trasmissioni Otto e mezzo di Lilly Gruber e Porta a Porta di Bruno Ve-spa e tappezzando Roma di suoi manifesti che al grido dello slogan «senza paura» chiede le primarie del cen-trodestra. Grazie alla foto del manifesto dove appare con un volto quasi da star piuttosto che nel suo tradizionale look acqua e sapone, è stata ripre-sa dal sito Dagospia che ha

ventilato l’ipotesi dell’uso di photoshop per taroccare l’im-magine ed è diventata anche cliccatissima sui principali social network. Meloni con la forza mediatica che sta otte-nendo, attacca a testa bassa tutti i dirigenti e perfino il cavaliere pretendendo che le primarie devono essere cele-brate. Naturalmente non un suo interesse ma per il bene del partito. «Io torno a fare appello a Berlusconi» diceva ieri a Repubblica, implorando l’ex premier a che «non rovi-ni tutto». Anche perché, come diceva sempre ieri a Sette del Corriere della Sera, «ho deci-so di candidarmi quando mi sono accorta che i vertici me lo sconsigliavano mentre la base mi chiedeva di parteci-pare» negando di «voler ridur-re la mia candidatura a una testimonianza nostalgica». Di fatto però, come ripete come un mantra nelle interviste e nelle ospitate, la sua motiva-zione è tutta altruistica, per non deludere e disilludere i «200mila elettori che hanno

firmato per le nostre candi-dature». Fin qui la parte uffi-ciale. Che però non convince tutti perché troppe cose non tornano. Un po’ perché al massimo si dovrebbe preoc-cupare di quelli che hanno firmato per lei e non di tutti i 200mila che hanno sotto-scritto innanzitutto la candi-datura di Angelino Alfano e quella di almeno una mezza dozzina di altri ex candidati. Poi perché stranamente, ha tappezzato solo la Capitale con i suoi manifesti. Trop-po poco se quello strumento dovrebbe servirgli davvero per convincere sostenitori a votarla. E allora? Secondo alcune informate voci del centrodestra che la conoscono bene, il suo obiettivo è la Re-gione Lazio. Da anni si prepa-ra per lo scontro con Nicola Zingaretti che ha studiato nei minimi particolari tanto che più volte il suo nome era stato fatto per il Campidoglio proprio per contrastare il presidente della provincia di Roma. Adesso Zingaretti si è candidato per la regione. E lei, convinta di essere la sola in grado di poterlo battere, non vuole sprecare quest’occasio-ne. Ma se si candida lei quasi certamente dovrà affrontare la conta delle primarie e i tan-ti capi bastione che farebbero sentire il loro peso. E allora, disturbando sulle primarie nazionali, spererebbe che Berlusconi, pur di farla ritira-re senza spaccature gli offra la candidatura alla Pisana, senza i rischi della conta.

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DI ANTONIO CALITRI

Rosario Crocetta commissaria il suo assessore scienziato Antonino Zi-chichi pur di tenerlo in squadra e non perdere la faccia, dopo la denun-

cia di Nello Musumeci dell’esistenza di un conflitto d’interessi tra il figlio imprenditore e l’assessorato assegnato al padre. Dopo i primi due assessori dalla neonata giunta siciliana già saltati, ieri il neogovernatore Crocetta stava perdendo anche quella che considera una stella della sua giunta, denunciato il giorno prima dall’esponente de La Destra. Con il primo assessore che ha rifiutato l’in-vito ad entrare in giunta, il secondo a cui sono state chieste le dimissioni (adesso congelate) per la scoperta che ha un rinvio a giudizio e adesso anche con l’offuscamento di Zichichi, beccato in conflitto di interessi. Musumeci dal suo sito ha scritto che «Zichichi non può fare l’assessore! Crocetta dovrebbe sostitu-irlo per evidente e intollerabile conflitto di interesse». E spiegava che il figlio impren-

ditore Lorenzo, è titolare della casa editrice «Il Cigno», che è socia con «Nuove Muse» di Mercadante, arrestato proprio ieri per truffa ai danni dell’Assessorato regionale ai Beni culturali. «In quanto tale» ha continuato Mu-sumeci, il giovane Zichichi si trova nell’Ati che ha aperto ben cinque contenziosi con la Regione su altrettante gare per i servizi ag-giuntivi al pubblico nei siti culturali siciliani, ad oggi non definiti nel merito. Sicché, pro-prio l’assessore alla Cultura, Zichichi padre appunto, dovrebbe resistere in giudizio nei confronti del figlio Lorenzo. Se questo non è conflitto di interessi!». Una situazione che sul momento ha colto in contropiede sia Zichichi senior pronto a lasciare che Crocetta, proprio nel giorno della presentazione della giunta. Ma mentre la stampa nazionale iniziava a ri-prendere la notizia il governatore ha risolto la questione con una specie di interim. Deciden-do lui che l’assessorato «revoca tutti i bandi di affidamento ai privati dei servizi aggiuntivi» così non ci saranno più conflitti.

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Il governatore siciliano si assegna la delega dello scienziato

Adesso per Crocettac’è un problema Zichichi

Giorgia Meloni

DI PAOLO SIEPI

Bersani faccia chiarezza e dica se, una volta a palazzo Chigi, reintrodurrebbe le pensioni di anzianità. Enrico Morando, Pd. Corsera.

Monti: «Il Servizio sanitario nazionale è a rischio». La mutua passerà solo il bacino sulla bua. Spino-za. Il Fatto quotidiano.

Come i verbi latini, anche i ladri italiani si dividono in tre categorie: attivi, passivi e deponenti. Dicesi ladro attivo colui che ruba direttamente o si costruisce le condizioni po-litiche, normative e ambientali per rubare. Chiamasi ladro passivo colui che lascia rubare e trae benefi cio indiretto dal predetto furto. Dicesi ladro deponente colui che non deruba ma depone leciti fi nanziamenti pubblici su conti propri. In codice è: appropriazione indebita. Marcello Veneziani. Il Giornale.

Renzi, nel dibattito con Bersani a Rai 1, non ha schiaccia-to nemmeno una delle palle che chiedevano solo uno smash e che Bersani continuava ad alzargli con il suo colloquio da bocciofi -la emiliana, le sue battute alla piadina, le sue metafore allo squacquerone con lam-brusco: «Girare la ruota», «mettersi le dita nel naso», «’sto paese qua», «’sta mafi a è un dramma», «non puoi tagliare il braccio e il ramo su cui sei seduto», «la politica costa, vedi Clistene e Pericle». Per non parlare del ridicolo discorso sul confl itto di interesse ridotto a una banale questione di «incompatibilità e antitrust nelle comunicazioni», come se i confl itti di interesse li avesse solo B. e non fossero dappertutto, dalla politica all’economia. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.

Winston Churchill diceva che l’ottimista vede opportuni-tà in ogni pericolo, il pessimista vede pericoli in ogni oppor-tunità. In questo senso, il trasferimento del pm Ingroia in Guatemala mi rende insieme ottimista e pessimista. Esso può infatti costituire un pericolo per la mafi a centroame-ricana, ma anche un’opportunità per la giustizia italiana. Michele Magno. Il Foglio.

Gli scandali impartiscono una lezione che vale per le regioni e vale per i partiti. Perché viaggiamo a cavalcioni di un elefante, questo è il problema. E l’elefante mangia in proporzione alla sua stazza. Quindi, o mettiamo a dieta il pachiderma, o montiamo in sella a un animale più leggero. Michele Ainis. Corsera.

Guido Conti nel suo Il grande fi ume Po (Mondadori) avrebbe dovuto evitare di defi nire le rane «una delizia scom-parsa per l’inquinamento e l’aumento di aironi e garzette». A parte che gli aironi non sono esattamente una diavoleria moderna, gli anfi bi non sono scomparsi affatto. Basta avvi-cinarsi alle lanche (i meandri abbandonati) per ascoltare concerti assordanti: certo, bisogna aprire le orecchie e non

i libri. Camillo Langone. Libero.

Una volta mio padre, Vittorio Gassman, andò a pranzo con Carmelo Bene a Milano. C’ero anch’io. Giorgio Albertazzi entrò per caso nel ristorante. Si avvicinò per salu-tarli. «Giorgio, scusa, ma stiamo parlando

di teatro». S’immagini la faccia di Albertazzi. Alessandro Gassman. Il Fatto quotidiano.

Da coinquilino, Amedeo aveva fatto amicizia con Théo-phile e, insieme, frequentavano il Chat noir, caffè ai piedi della collina di Montmartre, che offriva vino di pessima qualità ma anche assenzio (chiamato familiarmente erba santa) e hypocras, un vino zuccherato e aromatizzato con chiodi di garofano. «Perché ci vado?», rispose Théophile a una domanda di Elvira, «mi diverte l’oste, quello scaltro compagnone con baffi da soldataccio che smercia canzoni, sonetti, pochade e uova sode». Si trovò così bene che disegnò l’insegna e lo fece diventare ritrovo di pittori e letterati, mai d’accordo fra di loro, ma sempre insieme. Carlo Valentini, Elvira, la modella di Modigliani. Graus editore.

Tra i 170 articoli del contratto prematrimoniale formu-lato da Jacqueline Kennedy e sottoscritti da Aristotele Onassis: 20 milioni di dollari prima del sì, risarcimento di 9,6 milioni di dollari in caso di tradimento, divorzio o vedovanza, camere separate e calendario erotico (non più di tre volte al mese, non meno di una). Un amico di Onassis gli disse: «Ti è costata più di una pe-troliera». Lucrezia Dell’Arti. Io donna.

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12 Sabato 1 Dicembre 2012 P R I M O P I A N OAccordo con una società del gruppo Italcementi per la gestione telematica delle gare

Bankitalia fa la spesa con PesentiIn gioco la razionalizzazione degli acquisti di palazzo Koch

DI STEFANO SANSONETTI

In epoca di spendig re-view anche la Banca d’Italia sembra dover fare i conti con le esigen-

ze di stringere la cinghia. A cominciare dall’acquisto di beni e servizi, uno dei capi-toli sui quali è intervenuto con la mano pesante il go-verno guidato da Mario Monti, proprio con l’in-tenzione di raziona-lizzare la spesa dello stato. Palazzo Koch ha appena firma-to un contratto per dotarsi di una piat-taforma di gestione telematica delle gare. A fornirgliela sarà la Bravosolution, società che fa capo al gruppo Ital-cementi, quotato in borsa e guidato dal consigliere delegato Car-lo Pesenti . L a B r a v o -s o l u t i o n è specializzata proprio nel m e t t e r e a disposizione piattaforme che consen-tano la ri-

duzione dei costi di acquisto dei beni e la razionalizzazio-ne dei processi. Un business che sembrerebbe poter ri-cordare ciò che fa la Consip, controllata dal ministero del Tesoro, per le pubbliche amministrazioni italiane. Con la differenza, però, che all’interno dei suoi servizi la Consip non può mette-

re a disposizione la sua piattafor-ma. Magari un domani questo sarà possibile, qualcuno c i sta ragionan-do, ma per il momento la

società di via XX Settembre

fa altro. Il tema, semmai, è quel-

lo delle gare molto spesso organizzate in autonomia dall’istituto centrale guidato da Ignazio Visco. Del resto la Banca d’Italia non è ob-bligata a far riferimento alle convenzioni Consip, anche se qualche volta questo è ac-caduto. Ma sostanzial-mente palazzo Koch va per conto suo. Basta dare un’oc-chiata all’elenco dei bandi di gara pubblicati sul sito internet dell’isti-tuto di via Nazio-nale.

Rimane il fatto che Visco sembra avere

intenzione di imprimere una stretta alle operazioni di ac-quisto. In base agli accordi raggiunti, la Bravosolution dovrà fornire innanzitutto un «servizio per la gestione telematica delle procedure di gara (c.d. piattaforma)». La società che fa capo al gruppo Pesenti si è aggiu-

dicata un’apposita procedura di gara prevalendo su al-tre due aziende concorrenti . I l tutto of frendo il servizio per 458 mila euro,

in netto ribasso rispetto alla base

d’asta che era sta-ta fissata a 1 mi-

lione e 300

mila euro. Anche se, con op-zioni varie, l’esborso finale di Bankitalia potrà essere maggiore.

Curioso notare quali e quanti siano i clienti con i quali normalmente lavo-ra la Bravosolution. C’è la squadra di calcio del Real Madrid, ci sono colossi energetici francesi come Edf, Gdf Suez e Total, ge-stori aeroportuali come Sea (scali milanesi) e Adr (scali romani), gruppi del settore alimentare e della ristora-zione come Barilla, Ferrero, Cremonini e Autogrill, e poi Telecom, Sky e Alitalia. Ma solo per limitarsi a qualche esempio.

Adesso, nel portafoglio clienti della società con-trollata da Pesenti entra anche Bankitalia. Sembre-rebbe la prima volta per una banca centrale, almeno a seguire l’elenco dei clienti pubblicato sul sito internet di Bravosolution. Dalla li-sta emergono solo altri due clienti bancari, ma si trat-ta di istituti privati come Banco Popolare e Compass, quest’ultima società di cre-dito al consumo che rientra nella galassia Mediobanca.

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DI PAOLO MASSOBRIO

Colpo di scena: Vissani si pente. La notizia è ghiotta e esce dalle pagine Corriere della Sera, anche se, essen-

doci di mezzo tre libri di ricette che insieme costano 49,90 euro sembra più un colpo di sceneggiata. Ma Vissani è ormai un uomo di comu-nicazione a tutto tondo e fra veri-tà condivisibili per cui la cucina è diventata una giostra e «abbiamo tirato troppo la corda», ci sono an-che 600 ricette di piatti alleggeriti e rivisitati da vendere, per i tipi della Rai Eri. Anvedi oh! Certo ha scelto la congiuntura giusta per racconta-re il suo sogno: un ristorante a 25 euro, e basta con la cucina spettaco-lare. Ma non è troppo tardi sognare? Oppure è un incubo. Lo stesso che coglie i ristoranti fuori dalle grandi città, che lavorano solo il sabato e la domenica, quando va bene. Dovran-no tornare tutti a fare la trattoria, il bistrot e magari qualcuno la pizze-ria se non anche la gelateria?

Dai, non esageriamo, siamo seri. L’altra sera, 200 invitati sede-vano ai tavoli del Principe di Savoia di Milano. Erano i cuochi dell’asso-ciazione Le Soste, con i loro presi-denti onorari Gualtiero Marchesi e Ezio Santin, e altri 67 che si sono affermati, con stelle o corone come i luoghi che meglio rappresentano, in sala e in cucina, l’Italia. Questa

associazione ha compiuto 30 anni e giustamente ha voluto far festa... ma tra i tavoli e nella sala dell’ape-ritivo non si sentivano i discorsi all’altro Vissani. Anzi, c’era una buona consapevolezza della strada compiuta.

E anche quelli delle Soste, con l’editore Giunti, hanno fatto un libro di ricette, prefato da una ventina e più di critici enogastromici...ma non per questo hanno abiurato. Se gli si deve riconoscere un peccatuccio ve-niale c’è forse l’idea di onorare fi n troppo la guida Michelin, con un premio alla carriera per Fausto Ar-righi che è oramai il tormentone di

ogni consesso di questo mese. E poi brindisi con tre millesimi di Ferrari, ma anche con ostriche, acciughe del Cantabrico e prosciutto spagnolo. Al che qualcuno ha alzato il ditino è ha detto: ma in Francia i cuochi festeg-giano con il Prosciutto di Parma?

La cena di gala è stata realiz-zata da quattro cuochi associati, probabilmente scelti a sorte, visto che non è proprio una bella sorte vedere il proprio lavoro fi nire nel tritacarne di colleghi e critici (uno per tavolo). E così anche per i vini. E se il mandarino sul gambero crudo era prevalente, accidenti a quella

cipolla di Breme affumicata sugli gnocchetti col baccalà. Ma quando è arrivata la sfera di cioccolato con castagne e mele abbinata al passi-to i Capitelli di Anselmi, si è vista l’Italia (chef Anna Matscher del Zum Lowen di Tesimo). Anzi l’Ita-lia s’è desta: un dolce perfetto, con un abbinamento perfetto, per un piatto in crescendo nell’economia di un menu comunque grandioso. E a questo punto chiediamoci in tutta sincerità: vogliamo sempre e solo la trattoria della nonna che è apparsa in sogno a Vissani mentre si riposava tra una trasmissione televisiva e l’altra?

Dai svegliamoci con un plin (che vuol dire pizzicotto) e lasciamo i luoghi comuni ai quei tromboni che suonano sempre lo stesso monologo. La nuova cucina italiana, al di fuo-ri dei cuochi d’artificio che stanno facendo il loro tempo (e che ancora piacciono a quelli di certe guide) è ormai salpata. E se vogliamo essere precisi, è salpata da ben sette anni. È una cucina di tradizione, nel sen-so che trae dal passato i prodotti di qualità e li rende attuali con la felice creatività di una generazione che ha comunque seguito dei maestri. Una cosa ben diversa dalla cucina della nonna in senso classico, una cucina che defi nirei contemporanea. I nomi ? Sono quelli dei 67 cuochi delle Soste... e molti altri ancora. Più di così!

ilSussidiario.net

ESSA INFATTI TRAE DAL PASSATO I PRODOTTI DI QUALITÀ E LI RENDE ATTUALI CON NUOVE SOLUZIONI

La cucina di tradizione non è certo quella della nonna

Ignazio Visco Carlo Pesenti

Gianfranco Vissani

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13Sabato 1 Dicembre 2012ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIABloccati aerei e navi, con carichi vietati dalle Nazioni Unite, diretti in Siria e Myanmar

Il Nord Corea esporta i missiliIl ricambio al potere non ha modifi cato i vecchi vizi

DI ETTORE BIANCHI

La Corea del Nord espor-ta missili e tecnologia militare, mentre l’Onu ha varato sanzioni con-

tro questo tipo di commercio. I movimenti illegali hanno pro-vocato la delusione dei paesi occidentali, che avevano conta-to sul ricambio generazionale (il giovane Kim Jong-un ha preso il posto, quasi un anno fa, del padre Kim Jong-il) per vedere un ammorbidimento di Pyongyang. Che, a quanto pare, non si sta verificando.

Recentemente sono state bloccate navi o aerei che tra-sportano materiale militare proveniente dalla nazione asia-tica e diretto verso il Myanmar e la Siria. Episodi che si accom-pagnano al timore che la Corea si stia preparando al secondo lancio di missili a lunga gitta-ta da quando Kim Jong-un ha preso le redini del paese. Le ultime immagini satellitari hanno mostrato un incremen-to di attività alla stazione di lancio dei satelliti sulla costa occidentale.

Il giovane dittatore della Corea aveva suscitato simpa-tie negli Stati Uniti e tra i suoi alleati grazie alle prime mosse di modernizzazione economica e di avvicinamento alla cultura musicale occidentale. Col sen-no di poi, invece, sembravano più atteggiamenti di apparen-za che di sostanza. Di fatto, sembra che la politica militare sia rimasta la stessa del padre Kim Jong-il.

Tuttavia i vertici della difesa americani e asiatici non sono sicuri che il giovane Kim abbia effettivamente esteso il suo po-tere sui generali di Pyongyang. In più, la situazione economica del paese fa pensare che esso abbia disperatamente bisogno dei soldi che affl uiscono pro-prio dall’export di armamenti. A livello di alleanze Washing-ton è convinta che la Corea del Nord sia rimasta uno dei più stretti partner del presidente siriano Assad, aiutando il pa-ese mediorientale a sviluppare i suoi programmi missilistici e di armi chimiche. Secondo gli ispettori delle Nazioni Unite, i due stavano costruendo segre-

tamente un reattore nucleare nella Siria orientale prima che gli aerei israeliani distrugges-sero le attrezzature nel 2007.

Il governo iracheno, in set-tembre, ha impedito a un veli-volo nordcoreano di sorvolare i propri cieli, sospettando una

consegna di armi alla Siria. Proprio la collaborazione con Corea, Iran e Russia, stando agli esperti americani, consen-tirebbe a Damasco di continua-re a fronteggiare militarmente un’opposizione ben equipag-giata dal punto di vista degli armamenti.

Un secondo fronte, di cui si è venuti a conoscenza da poco, riguarda il carico di una nave taiwanese diretta verso il Myanmar: il sospetto è che con-tenesse materiali che violavano le sanzioni contro la Corea. Il carico aveva girato diverse cit-tà asiatiche dopo essere stato imbarcato nel porto cinese di Dalian. Le autorità cinesi han-no affermato che non c’era nes-suna violazione alle disposizio-ni dell’Onu. Alla fi ne il carico è stato sequestrato in Giappone, dove si ritiene che esso servisse allo sviluppo nucleare di Pyon-gyang. Tokyo è convinta che tra la Cina e il Nord Corea vi sia stata una collaborazione nelle attività di sviluppo militare. Un motivo di tensione in più tra i due paesi.

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DI MASSIMO GALLI

Una caserma dismessa del-la Francia diventa la casa dei saltimbanchi. Succede a Auch, un comune di 24 mila

abitanti, capoluogo del dipartimento di Gers, nella regione dei Pirenei. È considerato la capitale storica della Guascogna. Vecchia sede di posta-zioni militari, ora Auch ha deciso di voltare pagina.

L’idea è venuta al sindaco socialista Franck Montaugé, che ha delibe-rato la trasformazione della storica caserma Espagne in circo perma-nente. Tutto questo nell’ambito di un progetto di adeguamento urbanistico da 5,6 milioni di euro, cofi nanziato dagli enti regionali e governativi. All’interno dello sta-bile si trova la sede del Circ, il centro di in-novazione e ricerca circense diretto da Marc Fouilland. Si tratta di una base permanente per lo sviluppo della missione del Polo na-zionale delle arti del circo, nato l’anno scorso e che ha come compito quello di diffondere spettacoli e di sostenere la creazione circense contemporanea, sensibilizzando soprattutto il pubblico scolastico.

È una storia nata nel 1975, quando a Auch nacque il Pop Circus, una scuola creata dall’abate di Lavenère-Lussan al servizio del Collegio di Santa Maria. Il primo gruppo a esibirsi era formato da nove bambini e tre bambine. Il salto di qualità avvenne quando la scuola venne riconosciuta da Achille Zavat-ta, uno dei patriarchi delle famiglie circensi, considerato da molti il clown dei clown. Per Auch si trattò di una consacrazione uffi ciale.

Da allora diversi allievi hanno fatto carriera. Ma il legame tra circo e soldati è molto più antico e risale al 1768 quando Philip Ast-ley, un uffi ciale di cavalleria inglese, inventò il circo moderno con i suoi cavalli. Fouilland spiega che oggi il suo uffi cio è collocato in una scuderia della caserma che accolse fi no a 300 esemplari equini.

L’intero progetto, comunque, fa rientrare il circo in una riqualifi cazione più ampia. Come sottolinea il primo cittadino di Auch, l’ambi-zione è quella di passare da un quartiere mi-litare chiuso a un quartiere aperto di cui gli abitanti possano riappropriarsi. Un’imposta-zione condivisa con entusiasmo dal ministro della cultura francese, Aurélie Filippetti, secondo cui il circo è un’arte popolare vici-na alle persone. Una bella riconversione, ha aggiunto, e un bel simbolo per la giovinezza della nazione.

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Al via la riconversione di una caserma militare in Francia

I saltimbanchi prendono il posto dei soldati

Il miglior mezzo per con-trattaccare la Cina è farsi largo nel suo mer-cato interno. È quello

che pensano i vertici del co-losso americano Caterpillar, alle prese con la diffusione in tutto il mondo di aziende cine-si attive nella costruzione di macchine mo-vimento terra. Ormai realtà come Sany He-avy Industry e Zoomlion He-avy Industry Science and T e c h n o l o g y stanno diven-tando sempre più attive al di fuori dei con-fini nazionali.

Nell’ex Celeste impero gli americani si muovono at-traverso il marchio locale Shandong Engineering Ma-chinery. Questo ha permesso di abbattere i costi di produ-zione. Altri concorrenti atti-vi in Cina hanno deciso di produrre più modelli a bas-so costo utilizzando marchi separati. Il mercato dà se-gnali di rallentamento e la crescita per il 2013 dovrebbe essere contenuta. Non sono neppure attesi sostegni go-

vernativi al comparto delle costruzioni.

In ottobre le vendite di Ca-terpillar nella regione Asia-Pacifi co sono salite del 6% su base annua. Una percentua-le inferiore rispetto al +14%

registrato in settembre e al +27% di agosto. Pechino rappresenta il 3% del fattu-rato complessivo del gruppo statunitense. Ora la produ-zione subirà un taglio per poter smaltire il magazzino. Caterpillar spera che la Cina torni a galoppare.

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Per contrastare l’invasione di Pechino

Cina, Caterpillar al contrattacco

La caserma di Auch

Un missile nordcoreano

Le due pagine di «Este-ro - Le notizie mai lette

in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

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14 Sabato 1 Dicembre 2012 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIANelle primarie del Pd. A livello tedesco, Bersani ha però preso il 53% dei voti

A Berlino Vendola sbaraglia tuttiMatteo Renzi invece non è stato considerato in corsa

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Siamo alla vigilia del se-condo round tra Renzi e Bersani, e le prima-rie da Berlino si seguo-

no distrattamente, mentre sta per arrivare la prima neve della stagione. Sui giornali il duello del Pd ha trovato poco spazio. Qui non si usano, ba-stano i congressi di partito per scegliere chi comanda, come è avvenuto nei giorni scorsi per i Verdi e i Piraten. So che i congressi italiani sono un’al-tra cosa, ma proprio questo è il punto. E come sono andate le primarie del Pd in Germa-nia domenica scorsa? Ha vin-to Bersani, nettamente, con il 53%. Renzi è fi nito al terzo posto con il 19%, superato da Vendola con il 21. Ma il Pd, in un primo tempo, aveva na-scosto il dato più importante: il numero dei votanti. Il 53% di cosa?

A Berlino il seggio era in pizzeria, come si conviene al cliché dei nostri emigrati. Alla A’ Muntagnola, nel quartiere

di Schöneberg, a due passi da dove si trovava la pensione di Cabaret, realmente esistita, dove Christopher Isher-wood soggiornò dal ‘29 al ‘33. Quando arrivò Hitler, se ne ripartì. Il quartiere era ed è la roccaforte degli omosessuali, dopo la guerra, il Muro e due dittature, ma questo non c’en-tra. Solo un’altra nota di colo-re. A’ Muntagnola era anche il locale preferito da Claudio Abbado, quando dirigeva la Berliner Philarmoniker, ed è uno dei punti di ritrovo della sinistra. Per la verità, divisa in tre o quattro gruppi. Il Pd prus-

siano è presieduto da Laura Garavini, 46 anni, che è stata eletta per l’estero nel collegio, si fa per dire, Europa, che va da Londra a Vladivostok. Un po’ faticoso curare i propri elettori, ma è colpa della nostra assur-da legge elettorale.

La Garavini è sposata con un giornalista tedesco, ha un fi glio, ha il doppio passaporto, e fra un anno, presumo, voterà contro la Merkel. Fa la pendo-lare tra Roma e la Germania, molto attiva, è una sfegatata fan di Bersani. Ha fatto un ap-pello prima del voto, e spedito un messaggio di ringraziamen-

to dopo. Il tifo non ha obblighi di fair play. Poche chance per il sindaco di Firenze, che co-munque, già in partenza, go-deva di scarse simpatie tra i Pd di Deutschland. A votare, infi ne, sono andati in tutto il paese appena in 958, su per giù i voti che prese Frau Laura, a suo tempo. Eppure, i nostri emigrati in Germania sono oltre 600 mila, la comunità più numerosa all’estero, se dimentichiamo gli argentini, che ormai non parlano italiano. Trascurati dalla madrepatria, rispondono con l’indifferenza.

Disastrosi i numeri nella

metropoli. Alla Muntagnola, più clienti che votanti, appena 176, la maggior affl uenza tra i 16 seggi aperti dal Baltico alla Baviera. Eppure, la comunità, grazie ai giovani arrivati alla ricerca disperata di un lavoro, in città è raddoppiata da 12 mila a 24 mila. Nonostante la Garavini, Bersani ha deluso i berlinesi: il primo è stato Ven-dola con 91 voti, al leader 52, a Renzi solo 19, 12 alla Pup-pato, e uno a Tabacci.

A livello nazionale, il leader ha preso 513 voti, Vendola 211, Renzi 182, Puppato 45, Tabacci 6. Forse, vivendo nella patria della signora Angela, gli italia-ni esuli hanno scoperto che la politica è un’altra cosa. E non capiscono perché per le elezio-ni europee possono votare per lettera o recandosi all’amba-sciata o in un consolato, e per quelle nazionali, o prendono l’aereo per tornare a Milano o a Reggio Calabria (l’Italia, generosa, rimborsa il treno in seconda classe), oppure devono scegliere tra candidati che non hanno mai visto.

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DI CARLOS GARCIA

C’è chi affronta il gover-no a muso duro e chi lo fa con furbizia. Ma l’obiettivo di alcune

amministrazioni locali spagno-le è lo stesso: pagare ai dipen-denti pubblici le tredicesime abolite quest’anno dall’esecu-tivo. Ad aprire le ostilità con il premier Mariano Rajoy sono stati i Paesi Baschi, che hanno annunciato, senza mezzi termi-ni, il pagamento dello stipendio natalizio ai 67 mila statali del-la comunità autonoma. Madrid non si è fatta intimidire e ha presentato ricorso formale al tribunale costituzionale, affer-mando che quei lavoratori di-pendono dallo stato e che, per-tanto, devono essere soggetti a quello che decide il governo centrale, non quello autonomo. Se gli alti magistrati decide-ranno di prendere in esame il ricorso, avranno cinque mesi di tempo per pronunciarsi, il che vorrebbe dire che, comunque andasse, i dipen-denti baschi passerebbero un magro Natale. Ben che vada, festeggeranno a Pasqua. Molto più sottile la mossa del comune di Pontevedra, nella Galizia, Nord-est della Spagna. Per schi-vare i vincoli posti da Rajoy, il consiglio comu-nale ha deciso di pagare la tredicesima sotto forma di «premio di produttività». Così, i 474 dipendenti pubblici stanno già percependo i soldi che il governo aveva deciso di tagliare. Nulla di apparentemente illegale: gli interes-sati hanno fatto 16 ore di straordinario in un

mese e si sono guadagnati quei soldini in più. Altre due regioni, Extremadura e Navarra, hanno optato per soluzioni più diplomatiche: anticipare a gennaio la quattordicesima che andrebbe pagata a giugno. Inevitabile la rea-zione del resto dei dipendenti pubblici. Se già pensavano che il governo aveva tolto loro un diritto costituzionale, ora, davanti a trucchi, trucchetti o battaglie a viso aperto, sono decisi a chiedere al tribunale costituzionale che lo stato restituisca i soldi non pagati. Lo faran-no a gennaio, quando sarà scaduto il termine legale per abbonare le tredicesima. E quando sarà passato il Natale, e non tutti saranno più buoni.

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Gli enti locali cercano di aggirare i tagli decisi dal governo

Spagna, agli statalitredicesima col trucco

L’Europa potrebbe dotarsi dalla pros-sima primavera di un sito sicuro

dove i 27 eserciti nazionali potranno scambiarsi equi-paggiamenti e materiale militare (ma non armi) in surplus.

Si tratta di uno dei pro-getti dell’Agenzia europea di difesa, creata nel 2009 per coordinare gli investi-menti militari dell’Ue e dun-que ridurre i costi. In tempi di vacche magre, l’Agenzia scommette sull’usato di se-conda mano e sul riciclo.

Il sito, che si chiamerà eQuip, avrà solo 27 tra forni-tori e clienti: i ministeri della difesa dell’Unione europea. Si tratterà, spiega l’Aed, di

«un piccolo strumento per lo scambio di informazioni», su una piattaforma sicura e tra utilizzatori autentifi-cati. Non si tratterà di un negozio online, naturalmen-te. L’accesso sarà vietato al grande pubblico e agli ac-quirenti extra-Ue. Ma an-che ai fanatici di militaria. Su eQuip non ci sarà nem-meno spazio per immagini in 3D, ma probabilmente ci sarà un elenco di materiali disponibili, comprensibile solo agli addetti ai lavori. Questo non impedirà al sito di commerciare all’ingrosso. Il ritorno dall’Afghanistan dei 21 contingenti europei Nato-Isaf promette già una bella svendita.

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Per scambi fra i 27 eserciti della Ue

Un eBay europeo

per articoli militari

Nichi Vendola ha sbaragliato gli avversari alle primarie Pd a Berlino (il seggio era alla trattoria A’ Muntagnola,

nella foto). Ma i votanti sono stati solo 176

Mariano Rajoy

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21Sabato 1 Dicembre 2012

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in edicola cDiritto

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& Fisco

DECRETO CRESCITA/ Gli emendamenti dei relatori in commissione al senato

Responsabilità solidale addioL’impresa autocertifi cherà che il fornitore è in regola

DI NORBERTO VILLA

Sterilizzata la respon-sabilità solidale nei contratti di appalto e subappalto: al com-

mittente basterà autocerti-fi care che i subappaltatori e fornitori sono in regola con il pagamento di tasse e contri-buti e ciò eviterà la respon-sabilità solidale. Non solo. Anche le società di revisione potranno attestare la regolarità della posi-zione dell’appaltatore (o subappaltatore). Via libera alla preventiva escussione del patri-monio del responsabile delle irregolarità e am-pliamento dell’esclusio-ne dalle nuove regole ai contratti stipulati ai sensi del codice dei contratti pubblici. Que-sto il contenuto di un emendamento messo a punto dai relatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) al dl crescita 2.0 (179/2012) in commissione industria al Senato, che sarà votato la settimana prossima e che prevede l’entrata in vigore del-le modifi che dal 1° gennaio 2013.

L’autocertifi cazione L’emendamento introduce

nel testo di legge quanto già in parte ammesso in via am-ministrativa dalla circolare 40 dell’agenzia delle entra-

te. Si prevede infatti il venir meno della responsabilità solidale, e anche, ai sensi dell’ultima parte del comma 28-bis, della responsabilità sanzionatoria prevista per il committente, qualora sia possibile dimostrare il rego-lare versamento di ritenute e Iva anche attraverso il ri-lascio da parte dal responsa-bile dell’adempimento di una dichiarazione sostitutiva di

atto notorio «attestante l a c o r r e t -t e z z a d e i versamenti

delle ritenute sui redditi dei lavoratori dipendenti impie-gati nell’ambito dell’appalto e, per le prestazioni rese nel medesimo ambito, della cor-rispondente Iva dovuta sulle stesse». Oltre a ciò l’emen-damento collega i medesimi effetti anche alla documen-

tazione rilasciata da una società di revisione. L’aver previsto per legge ciò che fi no ad oggi lo era solo in forza di una presa di posizione della prassi è positivo, ma visto che si interveniva valeva la pena eliminare i dubbi che rendono anche questo punto non del tutto chiaro. In base alla norma l’autocertifica-zione deve attestare «la cor-rettezza dei versamenti» ma nulla dice nel caso in cui tali versamenti non siano stati effettuati non in forza di un comportamento irregolare ma solo in quanto non dovu-ti. Gli esempi sono quelli in cui i termini di versamento dell’Iva o delle ritenute sono successivi a quello del paga-mento, o anche quello in cui a fronte delle fatture emes-se non vi è Iva da versare in quanto il periodo si chiude con un credito d’imposta. La locuzione che poteva coprire tale situazioni sarebbe sta-ta quella che richiamava la necessità di attestare i ver-samenti qualora dovuti e in caso contrario la regolarità del comportamento tenuto fi no a quel momento. Nono-stante nemmeno l’emenda-mento abbia messo in chia-ro tali situazioni, l’unica tesi possibile è che in mancanza di un obbligo di versamento (si pensi alla chiusura a cre-dito della liquidazione Iva) devi ritenersi suffi ciente ai fi ni dell’esonero dalla respon-sabilità solidale o sanziona-toria un autocertificazione che attesti la regolarità del comportamento.

La preventiva escussione L’emendamento introduce

nel caso di responsabilità solidale dell’appaltatore la possibilità di eccepire la pre-ventiva escus-sione. Anche questo è un se-gnale positivo che non eviterà problemi nel-la pratica. Se

stessa è da intendere come la possibilità per il responsa-bile solidale semplicemente di eccepire la necessità di una preventiva escussione prima di dover rispondere allora la previsione potrebbe cogliere nel segno. Ma se in-vece il responsabile solidale potrà eccepire la preventiva escussione dovendo anche in-dicare i beni del patrimonio del debitore sui quali l’ammi-nistrazione potrà soddisfar-si, allora è lecito avanzare dubbi sul fatto che anche ciò rappresenti una reale forma

di tutela. Da accogliere posi-tivamente e senza dubbi è in-vece la previsione che porta

a eliminare il termine «fornitura» da l c om-ma 28-ter, che in pre-c e d e n z a r e n d e v a l ’ a m b i t o oggettivo di applicazio-

ne incerto (nel comma 28 si faceva riferimento ai contratti di appalto di opere e servizi mentre nel successivo a quelli di appalto di opere, for-niture e servizi.

I contratti pubblici Ultima modifi ca intro-

dotta riguarda l’esten-sione dell’esclusione della normativa non più solo alle stazioni ap-paltanti ma anche agli «enti aggiudicatori» da intendere come le am-ministrazioni aggiudi-catrici, le imprese pub-bliche, e i soggetti che,

non essendo amministrazio-ni aggiudicatrici o imprese pubbliche, operano in virtù di diritti speciali o esclusivi concessi loro dall’autorità competente secondo le nor-me vigenti.

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Notai, concorso al restyling. La commissione esaminatrice del con-corso per notai, secondo quanto previ-sto da uno degli emendamenti dei re-latori al dl crescita 2.0, sarà composta oltre che dal presidente e vicepresiden-te (ambedue magistrati), da sei profes-sori universitari (e non più tre), sette magistrati (non più quattro) e nove notai al posto dei sei che attualmente ne fanno parte. I notai dovranno essere tutti in attivi-tà, essendo stata soppressa la norma che consentiva l’accesso anche a notai cessati dall’esercizio, mentre i magi-strati e professori potranno essere

in pensione, ma da non più di cinque anni. Abolita la norma che prevede che la commissione esaminatrice sovrinten-da anche alla preselezione e soppressa anche la motivazione «piena» della non idoneità: il giudizio, infatti, dovrà es-sere «sinteticamente motivato con for-mulazioni standard, predisposte dalla commissione quando definisce i criteri che regolano la valutazione degli ela-borati». Il tutto, a partire dai prossimi bandi: le modifiche, infatti, «non si applicano ai concorsi già banditi alla data di entrata in vigore della legge di conversione» del decreto.

Concorso per notai al restylingNL

RESTYLING PER LA RESPONSABILE TRIBUTARIA SOLIDALE NEGLI APPALTI

Autocertifi cazione

Ammessa per legge l’esclusione della normativa nel caso di autocertificazione. Ammesso anche il ricorso ad una società di revisione

Preventiva escussione

Il responsabile solidale può eccepire il benef icio della preventiva escussione

Sanzioni civili È esclusa la responsabilità solidale per le sanzioni civili

Esclusioni Esclusi tutti i contratti stipulati ai sensi del codice dei contratti pubblici

Gli emendamentisul sito www.italia-oggi.it/documenti

al 1° gennaio

a«l atv

delle ritenute su

Disco verde alla preventiva escussione

del patrimonio del soggetto che risulti essere responsabile delle irregolarità

ai«dmccrloa

ne incerto (n

Esclusione della nor-mativa estesa anche degli «enti aggiudi-catori» da intendere come le amministra-zioni aggiudicatrici

Filippo Bubbico

Simona Vicari

Altri articoli da pagina 22

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22 Sabato 1 Dicembre 2012 D I R I T T O E F I S C ODECRETO CRESCITA/ Ok all’estensione della trasmissione all’Agenzia delle entrate

Corrispettivi, invio telematicoPer le imprese di gruppi che fatturano oltre 10 mln

DI ROBERTO ROSATI

Tutte le imprese com-merciali che fanno parte di un gruppo societario con fatturato

annuo aggregato superiore a 10 milioni potranno avvalersi della possibilità di trasmettere telematicamente l’importo dei corrispettivi all’Agenzia delle entrate, con esonero dall’ob-bligo di emettere scontrini o ricevute fiscali, possibilità fi nora riservata agli esercizi della grande distribuzione dotati di determinati requisiti dimensionali. Per applicare il regime di sospensione dell’Iva collegato all’utilizzo dei deposi-ti Iva non occorrerà né l’intro-duzione fi sica delle merci, né la custodia e lo stoccaggio tipiche del contratto di deposito. L’ob-bligo della bolla di accompa-gnamento per la circolazione dei prodotti soggetti ad accise riguarderà solo la prima im-missione in commercio. Sono

alcune novità in materia di Iva previste negli emendamenti al dl n. 179/2012 presentati dai relatori in commissione indu-stria al senato.

Certificazione degli in-cassi. Con la legge n. 311/2004 (art. 1, commi 429-431), è stata introdotta per le imprese della gdo la possibilità di trasmette-re telematicamente all’Agen-zia delle entrate l’incasso di ciascun punto vendita, con esonero dall’obbligo di certifi -cazione fi scale dei corrispettivi mediante rilascio di scontrino o ricevuta fi scale. Ai suddetti fi ni, la stessa legge defi nisce imprese di grande distribu-zione commerciale le aziende distributive che operano con esercizi commerciali defi niti media e grande struttura di vendita aventi, quindi, super-fi cie superiore a 150 mq nei comuni con popolazione infe-riore a 10 mila abitanti, ovvero superfi cie superiore a 250 mq nei comuni di maggiori dimen-

sioni. Un emendamento preve-de di integrare il comma 430 dell’art. 1 della legge 311/2004 per estendere l’agevolazione alle imprese che, pur in difetto dei requisiti suddetti, indipen-dentemente dalla superficie dei punti vendita, fanno parte di un gruppo societario ai sensi dell’art. 2359 c.c. operante con più punti vendita nel territorio nazionale e che realizza un vo-lume d’affari annuo aggregato superiore a 10 milioni di euro. L’emendamento stabilisce inol-tre che per le imprese in esame la trasmissione telematica dei corrispettivi per ciascun punto vendita sostituisce gli obblighi di certifi cazione. Questa pre-visione non sembra però ne-cessaria perché già contenuta nel comma 431 del predetto art. 1.

Depositi Iva. Una nuova integrazione della norma di interpretazione autentica in-trodotta dall’art. 16 del dl n. 185/2008 (e già modifi cata con

il dl n. 16/2012) nella lettera h) del comma 4 dell’art. 50-bis, dl n. 331/93, concernente la disciplina delle operazioni in sospensione d’Iva effettuabili attraverso l’utilizzo dei deposi-ti Iva, tenta ancora di risolvere la questione delle modalità di impiego del deposito. L’emen-damento intende chiarire, que-sta volta in modo molto esplici-to, non solo che l’introduzione dei beni nel deposito si intende realizzata anche negli spazi li-mitrofi , senza che sia necessa-ria la preventiva introduzione della merce nel deposito, ma anche che si devono ritenere assolte le funzioni di stoccag-gio e di custodia, e la condi-zione posta dagli artt. 1766 e seguenti del codice civile sulla disciplina del contratto di de-posito. Inoltre, verrà chiarito che l’Iva si deve ritenere defi -nitivamente assolta qualora, al momento dell’estrazione della merce, siano correttamente po-sti in essere gli adempimenti

richiesti dal comma 6 dell’art. 50-bis.

Esonero bolla di accom-pagnamento. Con l’art. 1 del dpr n. 472/1996 sono state di-chiarate ineffi caci le disposi-zioni sull’obbligo di emissione del documento di accompa-gnamento dei beni viaggianti, eccetto che per la circolazione dei tabacchi e dei fi ammiferi, nonché dei prodotti sottoposti al regime delle accise, a im-poste di consumo o al regime di vigilanza fi scale di cui agli articoli 21, 27 e 62 del dlgs n. 504/1995 (testo unico accise). Un emendamento mira ora a stabilire che le suddette ecce-zioni, che confermano l’obbligo della bolla per la movimenta-zione dei prodotti suindicati, si rendono applicabili esclu-sivamente nella prima fase di immissione in commercio. Di conseguenza, l’obbligo del-la bolla sarà cancellato nelle fasi successive.

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Macchine agricole, revisione forzata. Al fi ne di garantire adeguati livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella circolazione stradale, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, prevedono gli emendamenti dei relatori al dl crescita 2.0, con decreto da emanarsi entro e non oltre il 28 febbraio 2013, dispone la revisione obbligatoria delle macchine agri-cole soggette ad immatricolazione, al fi ne di accertarne lo stato di effi cienza e la perma-nenza dei requisiti minimi di idoneità per la sicurezza della circolazione. Con il medesi-mo decreto sarà disposta, a far data dal 1° gennaio 2014, la revisione obbligatoria delle macchine agricole in circolazione soggette a immatricolazione in ragione del relativo sta-to di vetustà e con precedenza per quelle im-matricolate antecedentemente al 1° gennaio 2009. Tra le altre novità degli emendamenti,

la proroga di trent’anni, al 31 dicembre 2045 cioè, delle concessioni demaniali marittime. E quella che consente «anche per il trasporto pubblico locale, così come per l’autotrazione pubblica e privata, terrestre, agricola e per la navigazione e la pesca marittima e delle acque interne, l’impiego contemporaneo e la distribuzione multi prodotto alla pompa dei carburanti liquidi e di quelli gassosi, metano, gpl e biogas, compressi, liquefatti e criogeni-ci, nel rispetto della normativa antincendio vigente in materia». Altra modifi ca tocca gli impianti termici civili che dovranno essere adeguati alle disposizioni del titolo II del dlgs 152 del 2006 entro il 1° settembre 2017 purché sui singoli terminali, siano e vengano dotati di elementi utili al risparmio energeti-co, quali valvole termostatiche e/o ripartitori di calore.

Macchine agricole, revisione forzata

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23Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DD I R I T T O E F I S C ODECRETO CRESCITA/ Un freno alle assunzioni e i project bond tra le novità

Dietrofront sui servizi localiEliminato il tetto dei 200 mila euro per l’in house

Pagina a cura DI ANDREA MASCOLINI

Eliminato il tetto dei 200 mila euro per gli affidamenti in hou-se di servizi pubblici

previsto per il 2014 e quindi basterà rispettare le norme e la giurisprudenza comu-nitaria per gestire in house un servizio pubblico; previ-sto il divieto di assunzione del personale per le società controllate se la spesa per il personale della controllata affidataria di un servizio pubblico locale incide per più del 50% rispetto alla spesa corrente dell’ammini-strazione controllante; pre-visti i project bond anche per realizzare, potenziare o gestire un impianto o una infrastruttura destinata a pubblico servizio. Sono queste alcune delle novità previste per la disciplina dei servizi pubblici locali e non dagli emendamenti dei relatori al decreto legge 179/2012 sulla crescita.

La più rilevante modifica riguarda l’ennesimo revi-rement normativo sulla di-sciplina degli affidamenti in house di servizi pubblici locali: Si propone infatti l’eliminazione del limite

massimo dell’importo di af-fidamento, pari a 200 mila euro, entro il quale era pre-vista, dall’articolo 8, comma 4 del decreto-legge 95/2012 (convertito nella legge 135, cosiddetta spending review), la possibilità di procedere ad affidamenti in house a società interamente pub-bliche.

La norma di agosto stabi-lisce che da inizio 2014 in house si possano affidare servizi pubblici soltanto nel rispetto della giurispruden-za comunitaria e del citato limite: con l’emendamento sarà invece sufficiente ri-spettare i limiti dell’ordi-namento comunitario.

Il che significa nella so-stanza, non cambiare in alcun modo il quadro di r i ferimento precedente all’introduzione del limite. Si prevede inoltre che gli affidamenti in essere non conformi ai requisiti comu-nitari devono essere ade-guati entro il termine del 31 dicembre 2013 pubblicando, entro la stessa data, una re-lazione che dia conto delle ragioni e della sussistenza dei requisiti previsti dall’or-dinamento europeo.

Per gli affidamenti senza data di scadenza occorrerà

inserire nel contratto di ser-vizio o negli altri atti che regolano il rapporto un ter-mine di scadenza dell’affi-damento; in caso di mancato inserimento del termine si prevede la cessazione ex lege entro fine 2013.

Sul fronte delle spese per il personale delle società a partecipazione pubblica lo-cale totale o di controllo, ti-tolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali sen-za gara, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse gene-rale aventi carattere non in-dustriale, ne commerciale,

ovvero che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni amministrative di natura pubblicistica, si richiama il vincolo genera-le a non assumere in caso di spesa per il personale su-periore al 50% delle spese correnti, ma lo si rende più incisivo. Infatti si stabilisce che se l’incidenza della spe-sa del personale sulla spesa corrente dell’amministra-zione controllante, supera il 50% delle spese correnti, l’amministrazione control-lante deve imporre un divie-to all’assunzione di perso-

nale, divieto che oggi non è previsto. Introdotto anche il vincolo di contenimento sul-le consulenze per rispettare il vincolo del 50%

Se l’incidenza è invece inferiore al 50% si potrà procedere a nuove assun-zioni entro il limite del 40% della spesa corrispondente alle cessazioni dell’anno precedente. Una certa per-plessità su queste nuove modifiche arriva dall’Anci che, con Filippo Bernacchi, delegato Anci alle politi-che energetiche e ai rifiuti, così commenta l’intervento modificativo: «Spero in un ravvedimento di Governo e Parlamento perché se si continua di questo passo non si avrà mai un quadro stabile, certo e definito, con le amministrazioni che con-tinueranno a essere in bi-lico in quanto fra un prov-vedimento e l’altro, posso trovarsi in regola oppure essere in difetto».

Importante anche l’esten-sione dell’ambito di appli-cazione della disciplina dei project bond anche per realizzare, potenziare o gestire un impianto o una infrastruttura destinata a pubblico servizio.

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I costi della pubblicazione sui quo-tidiani dei bandi e degli avvisi di gare di appalto pubblico saranno a carico di chi vince la gara; am-pliata la possibilità dei crediti di imposta per i Ppp (Partenariati pubblico-privati), possibile per in-terventi oltre i 100 milioni e per le reti Ngn di importo inferiore a 100 milioni; chiarito che saranno certificabili anche i crediti vantati dai professionisti verso le Ammi-nistrazioni.Sono queste alcune delle novi-tà contenute negli emendamenti presentati dai relatori del decreto-legge 179 (c.d. «crescita 2»). Una prima rilevante novità riguarda i costi per la pubblicità legale dei bandi e degli avvisi di gara. Si prevede infatti che per i bandi e gli avvisi pubblicati successiva-mente al primo gennaio 2013 le spese (pubblicazione per estratto sui quotidiani, ex art. 66, comma 2 del codice dei contratti pubblici) debbano essere rimborsate alla stazione appaltante dall’aggiudica-tario, entro il termine di 60 giorni dall’aggiudicazione. Il costo di pub-blicazione, noto al momento della gara, verrebbe quindi ad essere ca-ricato sull’affidatario del contratto, sostanzialmente riducendo anche l’utile di un appalto. Novità anche per il credito di imposta relativo ai contratti di partenariato pubblico-privato (deve trattarsi sempre di interventi la cui progettazione de-

finitiva sia stata approvata entro il 31 dicembre 2015 e per i quali non sono previsti contributi pubblici a fondo): l’emendamento dei relatori in primo luogo amplia sensibilmen-te il raggio di azione della norma: se nel testo del decreto-legge l’uti-lizzabilità del credito era prevista per interventi di valore superiore a 500 milioni, adesso nella propo-sta dei relatori, la norma si potrà applicare al di sopra dei 100 milio-ni, andando quindi a intercettare anche project finance di minore importo. Inoltre è previsto che la norma sia applicabile anche per progetti finalizzati allo sviluppo delle reti Ngn (le cosiddette «reti di prossima generazione») sul territo-rio nazionale, di importo inferiore a 100 milioni di euro Dal punto di vista tecnico-operativo, poi, si prevede che il credito non sia più «a valere» su Ires e Irap, ma «uti-lizzabile in compensazione esclu-sivamente dei versamenti relativi sull’Ires e sull’Irap». Un’altra nor-ma degli emendamenti stabilisce che i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, di cui all’arti-colo 13 della legge n. 183 del 2011 e all’articolo 31 del decreto-legge n. 78 del 2010, maturati per som-ministrazione, forniture e appalti sono interpretati nel senso di in-cludere anche le somme spettanti quale corrispettivo per prestazioni professionali eseguite da un pro-fessionista iscritto ad albo o col-

legio. La disposizione incide sulla disciplina che consente - su istanza del creditore di somme dovute per somministrazioni, forniture e ap-palti - alle regioni e agli enti locali di certificare al creditore la cessio-ne pro soluto a favore di banche o intermediari finanziari. In sostan-za quindi si interviene con una norma di carattere interpretativo, cautelativamente, per evitare che le prestazioni rese dai professio-nisti possano essere ritenuti non ricomprese nell’ambito di applica-zione oggettivo della norma.L’emendamento dei relatori pre-vede che per la progettazione e la realizzazione di interventi infra-strutturali nel settore ferroviario sia Rfi il soggetto destinatario dei fondi da assegnare con le delibere Cipe.Si introduce una sanzione «a ti-tolo di danno alla produzione», commisurata a una percentuale che dovrà essere stabilita dal Mef, per le stazioni appaltanti che non

prevedono nei capitolati di appal-to il divieto di utilizzare prodotti originari di paesi terzi per più del 50% del valore della fornitura. Viene prevista anche la possibilità di trasferimento a titolo gratuito compendio costituente l’Arsenale di Venezia al Comune di Venezia, che ne assicura l’inalienabilità, la valorizzazione, il recupero e la ri-qualificazione, in questa operazio-ne sarà possibile anche realizzare, fra gli altri, il Centro operativo e servizi accessori del Sistema Mose e sarà consentito destinare a tito-lo oneroso parti del compendio per finalità diverse dalla gestione del Mose.

AMPLIATA LA CHANCE DEI CREDITI D’IMPOSTA PER I PARTENARIATI PUBBLICO-PRIVATI

Chi vince la gara paga la pubblicazione del bando

inserire nel contratto di ser ovvero che svolgono attività

v

Abrogato il tetto dei 200 mila euro per gli afi da-• menti in house a decorrere dal 2014; necessario soltanto il rispetto delle rgeole UeAmmessi i project bond anche per realizzare, po-• tenziare o gestire un impianto o una infrastruttura destinata a pubblico servizioPrevisto il divieto di assunzione del personale per • le società controllate se la spesa per il personale incide per più del 50% rispetto alla spesa corrente dell’amministrazione controllanteObbligo di adeguare gli afi damenti in house ai • principi Ue entro il 2013

Abrogato il tetto dei 200 mila euro per gli afida•

COSA CAMBIA

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTOAgenzia Provinciale per gli Appalti e Contratti – Servizio Appalti - Ufficio gestione gare

AVVISO DI PROROGA DEI TERMINI

Avviso di proroga dei termini previsti dal bando di gara prot. n. S153/2012/130913/3.5/1653-11 dd. 2/03/2012 – procedura aperta mediante offerta economicamente più vantaggiosa, secondo quanto indicato nella determinazione del Dirigente Generale del Dipartimento Protezione civile e infrastrutture n. 21 di data 2 marzo 2012 per l’affidamento del contratto di progettazione, costruzione e gestione del “COLLEGAMENTO TRAMITE FUNICOLARE A TERRA TRA S. MARTINO DI CASTROZZA E PASSO ROLLE”, inviato alla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea in data 2/03/2012 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 34 di data 21/03/2012.Su richiesta del Dirigente della struttura competente, si comunica che la scadenza del termine per la presentazione delle offerte viene prorogata al giorno 26 FEBBRAIO 2013 - ore 12.00. La prima seduta di gara è fissata per il giorno 28 FEBBRAIO 2013 – ore 9.00.

IL DIRIGENTE- dott. Leonardo Caronna -

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24 Sabato 1 Dicembre 2012 D I R I T T O E F I S C ODECRETO CRESCITA/ Le modii che alla legge Fornero nei maxiemendamenti dei relatori

Tassa fissa per i licenziamentiIl ticket si paga sul massimale e non sull’Aspi pagata

DI DANIELE CIRIOLI

Licenziare un dipen-dente l’anno prossimo costerà da un minimo di 459 a un massimo

di 1.377 euro. Lo prevede il maxiemendamento dei rela-tori al ddl conversione del dl sviluppo (il n. 179/2012) che abbassa la misura della nuova tassa di licenziamento introdotta dalla riforma For-nero dal 50 al 41%, ma con riferimento non più all’inden-nità Aspi spettante al lavo-ratore, ma al suo massimale (pari a 1.119 euro a valore 2013). La novità si riverbera sui licenziamenti collettivi dove pure è previsto il paga-mento del ticket, però in mi-sura triplicata e non prima del 1° gennaio 2017. In tal caso pertanto, bisognerà pa-gare da un minimo di 1.377 a un massimo di 4.131 euro. A conti fatti, la novità eleva il ticket con riferimento ai li-cenziamenti dei lavoratori re-tribuiti fi no a 1.310 euro; per i licenziamenti di lavoratori retribuiti oltre quella somma invece, la misura è la stessa prima e dopo delle modifi che del maxiemendamento.

Ticket per licenzia-re (anche gli apprendi-sti). Prevista dalla legge n. 92/2012 (riforma Fornero) la nuova tassa è fi nalizzata a fi nanziare la riforma degli ammortizzatori sociali. Nel nuovo scenario le due prin-cipali prestazioni per i di-soccupati, Aspi e mini Aspi, verranno fi nanziate con un

contributo a carico delle imprese nella stessa misu-ra pagata oggi (1,31%), più un’aliquota aggiuntiva sui rapporti a termine (1,4%), più quest’ulteriore contributo, analogo all’una tantum oggi pagata per l’accesso alla mo-bilità. Tuttavia, mentre oggi il contributo straordinario colpisce soltanto le aziende in crisi e di certe dimensioni, dal prossimo anno il ticket di licenziamento si applicherà a tutti i datori di lavoro, in tut-ti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo in-determinato per causa diver-sa dalle dimissioni, ivi incluso il recesso del datore di lavoro al termine dell’apprendista-to. La nuova tassa scatta dal prossimo anno; tuttavia, fi no al 31 dicembre 2016, non sarà dovuta nei casi in cui è do-vuto il contributo di ingresso alla mobilità. Per il periodo 2013-2015, inoltre, il ticket non andrà versato per:

a) i licenziamenti effettua-ti in conseguenza di cambi di appalto, ai quali siano succe-dute assunzioni presso altri datori di lavoro, in attuazione di clausole sociali che garan-tiscano la continuità occupa-zionale;

b) le interruzione di rap-porto di lavoro a tempo inde-terminato nel settore edile per completamento attività e chiusura cantiere.

Dal 1º gennaio 2017, inoltre, nei casi di licenziamento col-lettivo in cui la dichiarazione di eccedenza del personale, non abbia formato oggetto di accordo sindacale, la misura

del ticket è triplicata.

Le novità. Tre le novità del maxiemendamento: due con riferimento ai criteri di calcolo del ticket, una sulle condizioni di applicazione del ticket. La prima novità modifi ca l’aliquota di calco-lo, facendola scendere dal 50 al 41%. La seconda novità modifi ca la base dove si ap-plica l’aliquota per calcolare l’importo del ticket: mentre oggi è il «trattamento men-sile iniziale di Aspi», il ma-xiemendamento la cambia in «massimale mensile di Aspi»; fermo restando, invece, che il ticket è dovuto per «ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni». Infi ne, con la terza novità si aggiun-ge che il ticket è dovuto «indi-pendentemente dal requisito contributivo» posseduto dal lavoratore circa il suo dirit-to all’Aspi. Una precisazione che, non essendoci prima, poteva fare intendere che il ticket non andasse versato laddove il lavoratore, per carenza (appunto) del requi-sito contributivo, non avesse accesso all’Aspi. Con la nuo-va previsione, insomma, si chiarisce che, spetta o meno l’Aspi al lavoratore, il ticket va pagato.

No al fax per gli inter-mittenti. Altra novità del maxiemendamento è l’abro-gazione del fax, tra i diversi canali di trasmissione della nuova comunicazione di chia-mata al lavoro dei lavoratori intermittenti.

Le imprese in diffi coltà per i ritardati pagamenti delle p.a. potranno aggiudicarsi gli appalti pubblici, ma per lavorare e pagare tasse e contributi arretrati. Lo stabilisce il maxiemendamento dei relatori al ddl conversione del dl sviluppo (n. 179/2012), affi dan-do a un decreto interministeriale la previsione di una disciplina che: a) riconosca la possibilità alle imprese non in possesso di Durc di partecipare agli appalti pubblici; b) fi ssi criteri e modalità per il pa-gamento da parte delle stazioni appaltanti agli enti previdenziali e all’Agenzia delle entrate del debito dalle stesse imprese maturato. Il Durc, inoltre, fa ritorno alla carta. Gli operatori economici, infatti, avranno facoltà di produrre su carta il documento di regolarità contributiva, così sollevando le ammini-strazioni dall’obbligo di doverlo acquisire per mezzo di strumenti informatici.

Sì agli appalti pubblici, ma per pagare i debiti. Disco verde dunque alla partecipazione agli appalti pubblici, per le imprese non in possesso di Durc per ritardati pagamenti dello stato. Le regole sono affi da-te a un decreto interministeriale (economia, lavoro, trasporto, sviluppo economico) che dovrà arrivare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del dl n. 179/2012. La disciplina dovrà defi nire le misure per consentire la partecipazione alle procedure di affi damento, per la fornitura di beni e servizi e per la realizzazione di lavori, alle imprese che non sono in possesso, alla data di entrata in vigo-re della predetta legge di conversione, del documento unico di regolarità contributiva in ragione di compro-vate diffi coltà economiche e fi nanziarie dovute anche a ritardati pagamenti da parte della pubblica ammi-nistrazione e che, per tali ragioni, risultino debitrici nei confronti degli enti previdenziali e assistenziali e dell’Agenzia delle entrate. Non tutte le imprese ne benefi ceranno, ma soltanto quelle che non sono mai state fatte oggetto di provvedimenti per fatti riconducibili a condotte illecite volte a evadere gli obblighi fi scali, previdenziali e contributivi. Lo stesso decreto, inoltre, dovrà altresì defi nire:

a) i criteri e le modalità per il pagamento da par-te delle stazioni appaltanti agli enti previdenziali e assistenziali e all’Agenzia delle entrate del credi-to maturato nei confronti delle predette imprese, comprensive di ogni sovrattassa e sanzione, a valere sugli importi defi niti con i certifi cati di pagamento concernenti l’esecuzione di prestazioni relative alle procedure di affi damento di cui le stesse imprese risultino aggiudicatarie;

b) i criteri e le modalità per garantire il totale recupero dei crediti vantati dagli enti previdenziali e assistenziali e dell’Agenzia delle entrate nei con-fronti delle predette imprese e la loro continuità operativa.

Il Durc ritorna alla carta. La regolarità contributi-va potrà nuovamente essere certifi cata direttamente dall’impresa. Infatti, il maxiemendamento modifi ca il dpr n. 207/2010 e il dlgs n. 163/2006 al fi ne di dare fa-coltà, agli operatori economici (negli appalti pubbli-ci), di produrre autonomamente il Durc, così evitando che lo stesso venga acquisito d’uffi cio. La novità si ripercuote, evidentemente, anche sulle modalità che oggi sono previste per la stampa del certifi cato. Il maxiemendamento, a tal fi ne, modifi ca l’articolo 40 del dpr n. 445/2000 (solo un anno fa modifi cato dalla legge n. 183/2011, la legge di stabilità per il 2012), al fi ne di stabile che sulle certifi cazioni da produr-re ai soggetti privati sia apposta, a pena di nullità, la dicitura «il presente certifi cato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai provati gestori di pubblici servizi, a esclusione delle ipotesi di richiesta da parte degli operatori eco-nomici interessati al documento unico di regolarità contributiva» (questa la novità). Infi ne, la possibi-lità di produrre il Durc su carta è estesa anche per il pagamento degli stati di avanzamento dei lavori e dello stato fi nale dei lavori.

Carla De Lellis

In gara l’azienda a credito,ma per pagare gli arretrati

DI DANIELE CIRIOLI contributo a carico delle del ticket è triplicata

Ticketsui licenziamenti

La misura varia da un minimo di 459 a un massimo • di 1.377 euroScende l’aliquota di calcolo, dal 50 al 41%, ma cambia • la base di calcolo: non più l’indennità Aspi spettante al lavoratore, ma il suo massimale (pari a 1.119 euro a valore 2013)Per i licenziamenti collettivi, dal 1° gennaio 2017, la • misura varierà da un minimo di 1.377 a un massimo di 4.131 euro

Niente faxper gli intermittenti

Scompare il fax tra i diversi canali di trasmissione (mail, pec, web, sms) della nuova comunicazione di chiamata al lavoro dei lavoratori intermittenti

La misura varia da un minimo di 459 a un massimo•

LE PRINCIPALI NOVITÀ

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25Sabato 1 Dicembre 2012Sabato GIUSTIZIA E SOCIETÀLe sezioni unite penali della Cassazione hanno diffuso una massima provvisoria

Salvi i processi a Cosa nostraMa serve più prudenza nella valutazione dei pentiti

DI DARIO FERRARA

Salvi i processi con-tro Cosa nostra, ma serve prudenza nella valutazione delle di-

chiarazioni che costituiscono chiamate di correo, ad esempio quelle dei «pentiti». È quanto emerge dalla decisione adot-tata dalle Sezioni unite penali che ha diffuso una massima di diritto provvisoria per rendere noto come ha risolto il contrasto di giurisprudenza fra le sezioni semplici. In soldoni: serve più cautela nella valutazione delle dichiarazioni dei pentiti: due collaboratori di giustizia che parlano «per sentito dire» ac-cusando qualcuno di un delitto, non potranno più riscontrarsi a vicenda; affi nché costituiscano fonte di prova sarà invece ne-cessario che la fonte da cui pro-vengono le notizie sia diversa. Il massimo consesso della Supre-ma corte ha accolto soltanto in parte le richieste dei difensori di alcuni imputati per «416-bis» condannati all’ergastolo: diver-samente sarebbero risultati a rischio parecchi procedimenti

per associazione a delinquere di stampo mafi oso. In partico-lare i giudici di legittimità han-no dato risposta «affermativa» alla questione presa in esame che chiedeva «se la chiamata in reità o correità «de relato» potesse avere come unico ri-scontro un’altra chiamata de relato». I magistrati di piazza Cavour vincolano la praticabi-lità del riscontro incrociato alla condizione «le due chiamate abbiano autonomia genetica e siano positivamente valuta-te per attendibilità, specifi cità e convergenza». La Suprema corte, insomma, sceglie una via di mezzo fra la linea dura degli anni scorsi e una recente aper-tura più garantista, avvenuta nel 2012. La doppia chiamata di correo indiretta («de rela-to») ne esce in qualche modo convalidata ma con un paletto preciso: devono essere diversi gli informatori da cui proviene la notizia riferita dai pentiti. Il che costituisce comunque un’apertura nei confronti del-la tutela dei diritti degli im-putati: si esclude infatti che le plurime chiamate in reità

«indirette» possono riscontarsi reciprocamente in assenza di verifi ca delle fonti. Va ricor-dato in proposito che l’ordina-mento processuale ha imposto particolari e rigorose regole di giudizio per la chiamata in reità o correità diretta, vale a dire per le dichiarazioni di cui il computato o l’imputato di reato connesso afferma di essere di-rettamente a conoscenza, assu-mendosene le responsabilità. A maggior ragione, dunque, deve escludersi che in mancanza di altri elementi due chiamate «de relato» possano riscontrar-si l’una l’altra ed essere poste a fondamento del giudizio di responsabilità penale. E ciò specialmente nei procedimen-ti in cui la persona che è fonte dell’originaria dichiarazione non può essere sentita sul punto, ad esempio perché a sua volta imputata e quindi interessata a smentirla.

Approda in G.U. il con-corsone della scuola. Sulla Gazzetta Uffi ciale n. 280 di ieri è stato infatti pubbli-cato il dpr 30 agosto 2012 recante «Autorizzazione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ri-cerca ad assumere a tempo indeterminato, per l’anno scolastico 2012-2013, n. 1.213 dirigenti scolastici, a trattenere in servizio n. 134 dirigenti scolastici per l’an-no scolastico 2012/2013, ad assumere n. 21.112 unità di personale docente ed educativo».

Sono circa 80 i nuovi emendamenti alla delega fi scale ritornata in commis-sione Finanze dopo lo stop d’Aula. Il numero potrebbe essere ritenuto ragionevole, come riferiscono fonti parla-mentari, per allontanare la possibilità che la delega sia definitivamente affossata

secondo il tentativo messo in atto da Pdl e Lega che ne hanno decretato il rinvio in commissione. Al momento non si conoscono i gruppi fi r-matari degli emendamenti né i contenuti, informazioni che sarebbero determinanti per comprendere se esistono intenzioni ostruzionistiche soprattutto del Popolo della libertà. Da superare anche l’ostacolo dell’inizio della sessione di Bilancio in Se-nato, a causa della quale sa-rebbe necessaria una deroga per garantire lo svolgimento dei lavori in commissione Finanze. Secondo uno dei relatori Giuliano Barbolini (Pd) invece «la delega fi scale può essere trattata compati-bilmente con la sessione di Bilancio».

«Non capiamo la con-trarietà del direttore delle Entrate, Attilio Befera, a una misura di buon senso come

la detraibilità fi scale per gli scontrini sull’acquisto di beni e servizi, misura che abbiamo avanzato come proposta di legge al Parlamento lo scorso 19 ottobre. La situazione è drammatica, ci troviamo di fronte alla maggiore fl essione di consumi dal Dopoguerra (-3,6%) e l’in-nalzamento dell’Iva (che si inasprirà ulteriormente al 22% da luglio del prossi-mo anno) si è rivelata una misura sbagliata visto che i presunti incassi non ci sono stati, perché la gente reagisce contraendo gli acquisiti». Lo affermano i consiglieri del Pdl al-la Regione Lombardia Giorgio Puricelli e Rienzo Azzi, che è anche Presi-dente della Commissione Territorio.

«Naturopati discipli-nati per legge e avvocati con regolamenti». Il para-dosso viene segnalato dal consigliere segretario del Cnf Andrea Mascherin, che interviene sulla inten-zione di approvare in sede legislativa in commissio-ne Industria alla Camera il provvedimento recante Disposizioni in materia di professioni non organiz-zate in ordini e collegi, sulla quale dovrà pro-nunciarsi l’Aula di Mon-tecitorio. «In questo modo verrebbe riconosciuta la necessità di urgenza per i naturopati; mentre da 80 anni gli avvocati aspettano una riforma del proprio ordinamento e da 4 il Parlamento la sta discutendo».

BREVI

DI MARILISA BOMBI

Non è inibito al dipen-dente di un’offi cina meccanica svolgere occasionalmente

l’attività di autoriparatore; ma in tal caso è necessario prima informarsi se il Comune ha, o meno, emanato provvedimen-ti che impongono determinati orari di apertura alle imprese esercenti tali attività. Se l’ora-rio di apertura è libero, non ci sono impedimenti, anche se spetta in ogni caso alla Ca-mera di commercio procedere alle verifi che nell’ambito del procedimento di competenza. Sui limiti per l’esercizio dell’at-tività artigiana è intervenuto il Ministero dello sviluppo eco-nomico, Dipartimento per l’im-presa, Div. XXI, Registro delle Imprese, con il parere 229051 del 7 novembre scorso. Per tale attività, ha comunque premes-so il Mise, condizione affi nché possa essere esercitata l’atti-vità di autoriparazione è che il responsabile tecnico (titola-re dell’impresa individuale o preposto) svolga la funzione in modo costante e continuati-vo poiché altrimenti la situa-zione si confi gurerebbe come un’evidente violazione delle disposizioni recate dalla legge n. 122/1992, nonché dall’art.

10 del dpr 558/1999, in quan-to verrebbe meno, in tal caso, «l’esercizio continuativo delle sue funzioni» che costituisce principio cardine fondamen-tale della disciplina. Infatti il responsabile tecnico ha il pre-minente compito di garantire la sicurezza del parco veicoli circolanti assicurando ai terzi che l’espletamento dell’attivi-tà avvenga in conformità alla legge. Con circolare 3653 del 2 luglio 2012, citata nel so-praindicato parere, peraltro, il Mise ha fornito indicazioni anche per quanto riguarda l’attività di autoriparatore svolta in forma itinerante. Con tale nota, e sulla base di quanto rilevato dal Ministero dei trasporti, appositamente interpellato, gli interventi di ripristino di componenti par-ticolari dei veicoli a motore che non richiedano per la loro esecuzione l’uso di attrezzatu-re complesse, possono essere effettuati in luoghi diversi dai locali di offi cina. I luoghi di intervento, comunque, non devono recare pericolo per la circolazione e deve essere ga-rantita la prevenzione dell’in-quinamento atmosferico oltre alla tutela dell’ambiente con riguardo particolare allo smal-timento dei rifi uti.

©Riproduzione riservata

Parere Mise sulle attività occasionali

Meccanico e autoriparatore

L’ordinanza di rie-

missione sul sito www.

italiaoggi.it/documenti

DI SIMONA D’ALESSIO

Una «banca dati di mobilità professio-nale» che crei un circuito telematico

con cui «i col-leghi possano s c a m b i a r s i offerte di col-laborazione, o proposte per rilevare studi». E, soprattutto, per far sì che tanti giovani che vivono nel-le regioni svan-taggiate del paese abbiano la chance di migrare in una realtà più fa-vorevole, «una volta messi in contatto con titolari bisogno-si di un prestatore d’opera». È l’ambizioso progetto che, «ideato un paio d’anni fa con l’allora ministro per la gio-ventù Giorgia Meloni, oggi siamo in grado di far partire in via sperimentale al nostro interno» dichiara a ItaliaOg-gi Marina Calderone, presi-dente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro ieri, alla conclusione del congresso straordinario,

a Roma. La professione, os-serva, «in talune aree della penisola è in netta crescita, in altre, purtroppo, a causa della crisi e della progres-siva deindustrializzazione,

arretra. Ecco perché è ne-cessario met-tere in relazio-ne persone che possano realiz-zare una rete di solidarietà, orientando i flussi in luoghi anche diversi da quelli in cui ci si è formati, e dando nuo-ve prospettive a l la compo-nente giovani-le». Il piano di chiama «Work

Lab», sarà testato a breve on-line da un gruppo di iscritti all’ordine e, continua Calde-rone, «potremmo coinvolgere altre categorie, nell’ottica di far nascere programmi mul-tidisciplinari. Ciò si lega», chiude, alla strategia «stu-diata con la cassa previden-ziale, l’Enpacl, per finanziare l’avvio dell’attività, o l’acqui-sizione di quote di uno studio con prestiti ad hoc».

©Riproduzione riservata

Calderone (Cno): un aiuto per i giovani

Borsa lavoro per consulenti

Marina Calderone

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26 Sabato 1 Dicembre 2012 GIUSTIZIA E SOCIETÀIl consiglio dei ministri ha approvato il Sistema di certii cazione delle competenze

Il nuovo curriculum si allargaSpazio a volontariato, tempo libero e vita quotidiana

DI GIOVANNI GALLI

Arriva il Sistema na-zionale di certifi cazio-ne delle competenze, in attuazione della

riforma del mercato del lavo-ro per la crescita (legge n. 92 del 2012). Il provvedimento attuativo è stato approvato ieri dal consiglio dei ministri. Su proposta del presidente del Consiglio la discussione sul decreto legislativo riguar-dante l’incandidabilità è stata invece rinviata a un consiglio dei ministri appositamente convocato per mercoledì 5 di-cembre. Il provvedimento sulle competenze, spiega una nota di palazzo Chigi, contiene nor-me generali e livelli essenziali delle prestazioni riguardanti:

- l’individuazione e la vali-dazione degli apprendimenti acquisiti dalle persone, in modo intenzionale, in contesti non formali - ovvero al di fuo-ri delle istituzioni scolastiche e formative e dell’università - nelle imprese, nel volonta-riato, nel servizio civile na-zionale, nel privato sociale e, in contesti informali, ovvero nella vita quotidiana e nel tempo libero;

- la struttura del sistema na-zionale di certifi cazione delle competenze, con l’indicazione dei soggetti pubblici che ne fanno parte, con funzioni di regolamentazione dei relativi servizi negli ambiti di propria competenza («Enti titolari»), e dei soggetti pubblici e privati autorizzati o accreditati («enti titolati») per l’erogazione di tali servizi;

- l’istituzione del Repertorio nazionale dei titoli di istruzio-ne e formazione e delle quali-fi cazioni professionali, acces-sibile e consultabile per via telematica;

- gli standard degli attestati e dei certifi cati, in modo che essi siano spendibili a livello nazionale e dell’Ue (cosa che oggi avviene solo per i titoli di studio e per le abilitazioni professionali relative a profes-sioni regolamentate);

- gli standard delle proce-dure di identifi cazione, valu-tazione e attestazione delle competenze;

- gli standard di sistema (mi-sure di informazione, requisiti professionali degli operatori, accesso agli atti ecc.);

- la dorsale informativa uni-ca che assicurerà a ogni perso-

na, attraverso l’interoperabi-lità dei sistemi informativi, di avere, in rete, «lo zainetto» di-gitale delle sue competenze;

- il monitoraggio e la valu-tazione del sistema nazionale di certifi cazione delle compe-tenze.

Il provvedimento, annun-cia l’esecutivo, completa un «pacchetto di innovazioni» per innalzare i livelli di istru-zione e formazione delle per-sone adulte che, entro il mese di dicembre, sarà trasmesso alla Conferenza stato-regioni, città e autonomie locali, com-prendente anche uno specifi -co accordo per l’orientamento permanente degli adulti, e un’intesa per la costruzione di reti territoriali per l’apprendi-mento permanente, di cui fa-ranno parte scuole, università, centri territoriali per l’istru-zione degli adulti, camere di commercio, industria, artigia-nato e agricoltura, imprese e loro rappresentanze datoriali e sindacali.

Altri provvedimenti. Il consiglio dei ministri ha ap-provato tre provvedimenti, uno in via defi nitiva e due in via preliminare, che recepisco-no le norme europee. Varato in

via defi nitiva un decreto legi-slativo che integra e adegua la normativa vigente in tema di qualità dell’aria ambien-te e per un’aria più pulita in Europa, mentre in via preli-minare è stato approvato un provvedimento che recepisce la direttiva europea del 2009 (n. 2009/119/Ce) che stabilisce l’obbligo per gli stati membri di mantenere un livello mini-mo di scorte di petrolio greggio e/o prodotti petroliferi. Ok infi -ne, sempre in via preliminare, a un provvedimento che attua le norme europee in materia di semplifi cazione e razionalizza-zione delle relazioni all’Unione europea sull’attuazione prati-ca in materia di salute e sicu-rezza sul lavoro. La semplifi -cazione consiste nell’invio di una relazione unica all’Unione europea sullo stato di attua-zione di tutte le direttive in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Nomine. Il Consiglio ha no-minato il prefetto Angelo Sine-sio commissario straordinario del governo per le infrastrut-ture carcerarie, a decorrere dal 1° gennaio 2013. Approvato il seguente movimento di pre-fetti: Armando Grandone

prefetto a Siracusa, cessando dalla disposizione con incarico; Silvana Riccio a disposizione con incarico, cessando dal fuori ruolo presso la Presidenza del consiglio; Anna Palombi ispet-tore generale di Amministra-zione, cessando dalla disposi-zione con incarico; Marcella Conversano a disposizione con incarico, cessando da ispettore generale di Amministrazione. Giovanni Paolo Tedesco è sta-to nominato componente della commissione straordinaria per la gestione del comune di Platì (Rc) in sostituzione di Giusep-pe Belpanno. Conferite al te-nente generale r.n. del Corpo di commissariato dell’Esercito in s.p. Giuseppe Fabbri le fun-zioni di direttore dell’Uffi cio centrale del bilancio e degli affari fi nanziari, a decorrere dal 21 dicembre 2012. Confe-rita la cittadinanza italiana a Nadine Renno che, a causa della scomparsa del coniuge, il Capitano di Corvetta Vincenzo Simonini, Uffi ciale impiegato nell’ambito della missione del-le Nazioni Unite Unifi l in Li-bano, non ha raggiunto i limiti di tempo previsti per ottenere la cittadinanza.

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Alla vigilia della seduta della Cor-te costituzionale sul conflitto di at-tribuzione tra la presidenza della repubblica e la procura di Palermo, mentre ancora tacciono o appaiono attenuate le polemiche più aggressi-ve del recente passato, è opportuna una riflessione, speriamo pacata, sugli aspetti più controversi della questione.Questa è nata in un contesto piut-tosto inquietante di degrado etico e politico. Tra i suoi tanti sintomi, particolarmente rilevante sembra la frase scritta dal presidente Na-poletano rigettando le dimissioni del cons. D’Ambrosio, colpiscono lei per colpire me, che il comune letto-re interpreta ritenendo che, anche in un periodo in cui la credibilità del presidente e la riconoscenza del paese per il suo operato sono elevatissime, si possono ipotizzare sotterranee manovre di indebita destabilizzazione.Peggio ancora, delle prime polemi-che e informazioni giornalistiche i comuni lettori e cittadini avrebbero potuto desumere una rappresenta-zione errata dei fatti.Il termine «conflitto di attribuzione» è semanticamente e giuridicamente ineccepibile. Ma, drammatizzando il significato di «conflitto», le parole e le polemiche che ne hanno diffuso la conoscenza hanno alimentato, sia pure confusamente, la convinzione che la procura di Palermo quasi volesse processare o abbia diretta-mente intercettato il presidente del-la repubblica o che comunque dalle

intercettazioni risultassero fatti che lo stesso presidente volesse o avesse l’interesse di nascondere.I fatti sono stati del tutto diversi.La procura ha registrato le parole del presidente indirettamente nel corso di una intercettazione legitti-mamente disposta per altra persona e, quello che forse conta preminen-temente, ha dichiarato di ritenerle del tutto inutilizzabili per la man-canza di ogni loro ipotizzabile rile-vanza investigativa, processuale o penale.La procura di Palermo sostiene che: a) le intercettazioni in esame sono irrilevanti; b) per effetto di tale giudizio di merito, la distruzione deve essere richiesta dalla procura e disposta dal giudice, a norma de-gli artt. 268, comma 4, 269, 270 e 171 cpp e delle altre che prevedono varie forme di pubblicità e di utiliz-zabilità delle intercettazioni, anche indirette.L’Avvocatura di stato, incaricata di sollevare il conflitto a tutela delle prerogative della presidenza della repubblica, invece ha svolto una serie di argomenti distinti, ma tra loro connessi e coordinati: tutte le intercettazioni, anche se indirette e casuali, di frasi e discorsi presiden-ziali comunque riferibili all’esercizio delle sue funzioni sono illegittime; pertanto debbono essere distrutte non perché e non soltanto quando, come ritiene la procura di Palermo, risultino prive di ogni rilevanza, ma perché il divieto assoluto di inter-cettarle impedisce ogni giudizio o

deliberazione di merito sulla loro rilevanza o irrilevanza; pertanto, sembra concludere l’Avvocatura, la distruzione delle intercettazioni deve essere assunta al di fuori delle procedure prescritte dagli artt. 268, comma 4, 269 e 270 cpp e di «altre forme invasive di acquisizione della prova che non si conciliano con l’as-soluta libertà di determinazione e di comunicazione del presidente della repubblica».Dopo le prime proiezioni estremi-ste, sono stati autorevolmente ela-borati, per contrastare la «invasi-vità» e la indebita pubblicità delle intercettazioni presidenziali, che l’applicazione delle vigenti norme processuali determina, altri contri-buti più raffinati e articolati, quali il dovere di segretarle o di omissarle direttamente da parte del giudice (o del pm) ovvero attraverso una nuova forma di collaborazione tra Presidenza della repubblica e ma-gistratura ordinaria.È prevedibile che tale dibattito contribuirà a disattendere in via interpretativa la persistente vigen-za delle attuali normative. Ma può anche valere per ampliare già da ora il dibattito sugli effetti di una sentenza che ribadisca la illegitti-mità di ogni intercettazione anche indiretta o casuale (e quindi anche di quella acquisita dalla Procura di Palermo), con conseguente divieto di ogni delibazione o giudizio sul-la loro specifica rilevanza e di ogni pubblicità invasiva.Sembra infatti che anche in tale

ipotesi, resti il dubbio se il magi-strato che chiede o dispone la di-stribuzione delle intercettazioni per la loro assoluta insindacabilità giudiziaria, possa disapplicare le vi-genti norme processuali che, salvo alcune specifiche eccezioni (art. 270-bis) non espressamente riferite né direttamente riferibili al presidente della repubblica, prescrivono per la distribuzione un procedimento che non garantisce la riservatezza ipo-tizzata dall’Avvocatura.Ma, proprio in sede di giudizio da-vanti alla Corte costituzionale, tutti i contributi di dottrina e di saggezza finora elaborati potrebbero valere per segnare di illegittimità costitu-zionale le vigenti norme sui procedi-menti di distruzione, soltanto perché è nella parte in cui non escludono per le intercettazioni presidenziali gli attuali effetti di invasività e di indebita pubblicità.Si è autorevolmente sostenuto che il Presidente, con il ricorso alla Corte costituzionale, abbia scelto la via più corretta e trasparente per tutelare le prerogative della sua carica. È au-spicabile che la Corte vi corrisponda con una soluzione (sentenza additiva o altro) che recuperi, a tutela delle prerogative del presidente e insieme del primato del diritto, la ordinaria certezza delle procedure applicabili alla controversia materia.

Giovanni Cocopres. on. della Corte

di cassazioneEx senatore della Repubblica

L’INTERVENTO/ LO SCONTRO TRA QUIRINALE E PROCURA DI PALERMO

La Consulta deve garantire il Presidente e la certezza del diritto

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27Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DI M P O S T E E TA S S ELa decorrenza stabilita dal decreto ministeriale (peraltro ancora non pubblicato)

L’Iva per cassa oggi al debuttoL’opzione si manifesta col comportamento concludente

DI FRANCO RICCA

Da oggi entrano in cir-colazione le fatture con «regime Iva di cassa ex art. 32-bis,

dl 83/2012». Le particolari regole di contabilizzazione dell’Iva, delle quali possono avvalersi i contribuenti con fatturato annuo fi no a 2 mi-lioni di euro per le cessioni e prestazioni fatte nei con-fronti di altri soggetti pas-sivi, possono infatti essere applicate a partire dalle operazioni effettuate dal 1° dicembre 2012. Questa la decorrenza stabilita dal de-creto del ministero dell’eco-nomia dell’11 ottobre 2012, peraltro non ancora pubbli-cato sulla G.U.

Le imprese e i professio-nisti che, avendo il requi-sito dimensionale previsto, decideranno di avvalersi del nuovo regime contabile, nel quale l’imposta è liquidata in base al criterio di cassa (con un limite temporale di un anno dal momento di effettuazione dell’ope-

razione), possono farlo manifestando l’opzione attraverso il cosiddetto «comportamento conclu-dente».

Di norma, l’opzione ha effetto dal 1° di gennaio dell’anno in cui è eserci-tata, oppure dalla data di inizio dell’attività se esercitata da tale mo-mento, ed è vincolante per tre anni.

Eccezionalmente, in fase di prima applica-zione, considerata la decorrenza del 1° di-cembre 2012 fi ssata dal decreto, è possibile eser-citare l’opzione da tale data, riportando quindi sulle fatture emesse in relazione alle operazio-ni effettuate da oggi la dicitura «regime Iva di cassa ex art. 32-bis dl 83/2012» e, soprattut-to, liquidando poi l’imposta per il mese di dicembre con il criterio di cassa.

In effetti, non è tanto l’an-notazione della predetta di-citura sulle fatture emesse,

adempimento obbligatorio ma comunque non sostan-ziale, bensì la modalità di liquidazione dell’imposta a rendere effi cace l’opzione per il regime di cassa.

Di conseguenza, anche coloro che non dovessero ri-portare l’annotazione sulle fatture (commettendo un’in-frazione di natura formale) possono avvalersi del regime di cassa liquidando l’impo-sta in coerenza con le regole del particolare regime.

Occorre prestare atten-zione al fatto che il nuovo regime è applicabile alle operazioni «effettuate» dal 1° dicembre, per cui non è applicabile alle operazio-ni effettuate prima di tale data, anche se fatturate dopo (ad esempio, cessioni di beni consegnati nel mese di novembre e fatturate in via differita il 15 dicembre).

Di contro, alle operazioni effettuate entro il 30 novem-bre, ancorché fatturate dopo, è ancora possibile, ricorren-done i presupposti, applica-re l’esigibilità differita di cui all’art. 7 del dl n. 185/2008, indicandolo (necessariamen-te) sulla fattura; tale norma non può più essere applicata alle operazioni effettuate da oggi.

In questa fase transitoria potranno circolare fatture ad esigibilità differita ex art. 7, dl 185/2008 e fatture in regime di cassa ex art. 32-bis, dl 83/2012. I destinatari delle fatture dovranno fare attenzione alla distinzione fra le une e le altre:

- nel primo caso (esigibilità differita art. 7, dl 185/2008) il cessionario/committente non può detrarre l’Iva ad-debitatagli fi ntanto che non paga il corrispettivo

- nel secondo caso (regi-me di cassa art. 32-bis, dl 83/2012), invece, il cessiona-rio/committente può detrar-re l’imposta anche se non paga il corrispettivo (a meno che non si avvalga anch’egli del regime di cassa).

Una delle peculiarità del regime di cassa, rispetto alle pregresse disposizioni, infatti, sta nel fatto che il differimento dell’esigibilità dell’Iva per il fornitore non ha effetto sull’insorgenza del diritto alla detrazione del cliente.

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DI VALERIO STROPPA

Il ddl cartelle pazze verso l’affossamento. La com-missione fi nanze del se-nato ha infatti rinunciato

ad approvare il testo in sede deliberante, dopo aver rifi utato di recepire una proposta di mo-difi ca presentata dal ministero della giustizia. Il quale ha poi però precisato che l’intervento auspicato costituisce «un sugge-rimento tecnico migliorativo» e che il parere espresso è comun-que «non vincolante». In ogni caso, il provvedimento sem-bra destinato a dover passare dall’aula di Palazzo Madama. Dove, con una serie di provve-dimenti urgenti o in scadenza da esaminare, potrà arrivare solo tra mesi, nella migliore delle ipotesi. Il ddl stabilisce l’annullamento di diritto delle cartelle esattoriali illegittime (perché prescritte, sbagliate, oggetto di sentenza favorevole al contribuente o di sgravio, oppure già pagate) dopo 220 giorni di inerzia dell’ammini-strazione a fronte dell’istanza presentata dal cittadino o im-presa. Un meccanismo senza dubbio incisivo e che avrebbe dato valenza normativa alle direttive «antiburocrazia» già applicate internamente dalle società del gruppo Equitalia.

Ma con il rischio che l’automa-tismo mettesse in pericolo la riscossione di molti enti, tra i quali i comuni, le cui procedu-re informative non sempre si conciliano con un termine come quello prospettato (7 mesi). Da qui la richiesta di via Arenula di specifi care nel testo del prov-vedimento che, ad eccezione del caso di sgravio emesso dall’en-te creditore, occorre riconoscere all’ente impositore il potere di iscrivere nuovamente a ruolo le somme già discaricate, a con-dizione che non sia decorso il termine decennale di prescri-zione. Insomma, se la cartella si rivelasse illegittima, l’ente avrebbe facoltà di inviarne un’altra, stavolta corretta, al contribuente. Una richiesta de-fi nita «inaccettabile dal punto di vista politico» dal presiden-te della commissione fi nanze del senato, Mario Baldassarri (Fli). E che ha suscitato le criti-che del senatore Elio Lannutti (Idv), uno dei principali soste-nitori del ddl: «La proposta del governo, oltre a non essere con-divisibile nel merito, vanifi ca il lavoro svolto dalla commissio-ne con la fattiva collaborazio-ne del sottosegretario Ceriani e del dottor Befera (direttore dell’Agenzia delle entrate, ndr)», chiosa Lannutti.

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Salta la deliberante. Tra le polemiche

Cartelle pazze, il ddl a picco

STIME CATASTO

Immobili speciali uniformati

Incremento dei livelli di uniformità delle stime cata-stali delle unità immobiliari a destinazione speciale e partico-lare, appartenenti a segmenti caratterizzati da trasformazio-ni innovative sia sotto il profi lo tipologico che tecnologico, oltre che da una rilevante valenza tributaria. È l’obiettivo a cui mira la circolare n. 6/2012 diffusa ieri dall’Agenzia del territorio avente ad oggetto la determinazione della rendita catastale delle unità immobi-liari a destinazione speciale e particolare, censite nelle cate-gorie catastali dei gruppi D ed E. In particolare, la circolare fornisce chiarimenti di natu-ra tecnicoestimale, fi nalizzati alla corretta individuazione delle componenti immobiliari oggetto della stima catastale, in conformità alla normativa di settore e in coerenza con gli indirizzi giurisprudenziali. La circolare fornisce, altresì, indicazioni metodologiche e operative per l’applicazione dei diversi procedimenti di stima, previsti per queste tipologie di immobili.

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28 Sabato 1 Dicembre 2012 I M P O S T E E TA S S ELa Cassazione si è espressa sulla procedura seguita da un’immobiliare

L’elusione ora si sgonfiaOk l’acquisto terreni con quote della cedente

Pagina a cura DI DEBORA ALBERICI

Non commette elusione fi scale la società im-mobiliare che compra un terreno mediante

l’acquisto di quote dell’azien-da cedente.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la senten-za n. 21390 del 30 novembre 2012, ha accolto il ricorso di una società immobiliare il re-lazione al punto concernente l’abuso del diritto.

In particolare la vicenda ri-guarda un acquisto avvenuto prima della riforma del dirit-to societario. In quel periodo, hanno valutato i giudici della Cassazione, il tipo di acquisto dell’immobile era supportato anche da valide ragioni eco-nomiche e commerciali, oltre-chè dal risparmio fi scale.

Ecco perchè l’esclusione della ripresa a tassazione basata sull’abuso del dirit-to, contrariamente a quanto aveva affermato la Ctr di Milano.

In particolare il Collegio di

legittimità ha motivato sul punto che «in materia tribu-taria, il divieto di abuso del diritto si traduce in un prin-cipio generale antielusivo, il quale preclude al contribuen-te il conseguimento di vantaggi fi scali ot-tenuti mediante l’uso distorto, pur se non contrastante con al-cuna specifi ca dispo-sizione. di strumenti giuridici idonei ad ottenere un’agevola-zione o un risparmio d’imposta, in difetto di ragioni economi-camente apprezza-bili che giustifi chino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di quei benefici». Questo principio trova fondamento, in tema di tributi non armonizzati (nel-la specie, imposte sui redditi), nei principi costituzionali di capacità contributiva e di pro-gressività dell’imposizione, «e non contrasta con il principio della riserva di legge, non tra-ducendosi nell’imposizione di obblighi patrimoniali non de-

rivanti dalla legge, bensì nel disconoscimento degli effetti abusivi di negozi posti in es-sere al solo scopo di eludere l’applicazione di norme fi sca-li. Esso comporta l’inopponi-

bilità del negozio all’Ammini-strazione fi nanziaria, per ogni profi lo di indebito vantaggio tributario che il contribuen-te pretenda di far discendere dall’operazione elusiva».

In altri termini, il divieto di comportamenti abusivi non vale ove quelle operazioni possano spiegarsi altrimenti che con il mero conseguimen-to di risparmi di imposta. La

prova sia del disegno elusivo sia delle modalità di manipo-lazione e di alterazione de-gli schemi negoziali classici, considerati come irragione-voli in una normale logica di

mercato e perseguiti solo per pervenire a quel risultato fi scale incombe sull’Ammini-strazione fi nanziaria, mentre grava sul con-tribuente l’onere di al-legare la esistenza di ragioni economiche alternative o concor-renti che giustifi chi-no operazioni in quel modo strutturate.

Ora la Cassazione ha scritto la parola

fi ne alla vicenda e, non es-sendo sufficienti ulteriori accertamenti, ha bocciato il recupero a tassazione del fi sco.

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Parte l’Agenzia delle en-trate e del territorio. Dopo l’incorporazione dei gior-ni scorsi dei Monopoli da parte dell’Agenzia delle dogane, il Comitato di ge-stione dell’Agenzia delle entrate ha approvato ieri le misure organizzative necessarie a gestire l’in-corporazione del Territo-rio, prevista per oggi in base al decreto legge n. 95/2012. In particolare il Comitato ha istituito due posizioni di vicedirettore dell’Agenzia, affidando i relativi incarichi a Ga-briella Alemanno, già direttore dell’Agenzia del territorio, e a Marco Di Capua, direttore cen-trale Amministrazione pianificazione e controllo dell’Agenzia delle entra-te; Di Capua è stato inol-tre confermato direttore vicario (la tabella ripor-ta gli incarichi di vertice conferiti). Il Comitato ha inoltre approvato un pri-mo intervento di raziona-lizzazione delle strutture di governo, in base al qua-le le quat-tro direzio-n i centra l i dell’Agenzia del territorio preposte alle attività no core (am-ministrazione e pianificazione, si-stemi informativi, personale, audit) vengono soppresse e confluiscono

nelle tre dire-zioni centrali dell’Agenzia delle entra-te cui fanno

capo tali attività. Tutte le altre strut-ture dell’Agenzia del territorio, com-petenti per le attività di missione, transitano nell’Agenzia delle entrate

mantenendo la loro attuale configu-razione e le corrispondenti funzioni. L’assetto organizzativo definitivo, spiega una nota, sarà perfezionato successivamente, secondo la tempi-stica definita dal Ministro dell’econo-mia e delle finanze nella relazione al Parlamento sugli accorpamenti delle Agenzie fiscali.

LE MISURE ORGANIZZATIVE APPROVATE DAL COMITATO DI GESTIONE

Agenzia delle entrate e del territorio, si parte

nelle tre dire mantenendo la loro attuale configu

dirigenteincarico fi no al 30

novembreincarico

dal 1° dicembrenote

StefanoAntonio Sernia

direttore centrale ag-giunto - Amministra-zione, Pianii cazione e Controllo

direttore centrale - Amministrazio-ne, Pianii cazione e Controllo

sostituisce Marco Di Capua, nomina-to vicedirettore

Giuseppe Telesca

direttore centrale - Pia-nificazione, Controllo e Amministrazione dell’Agenzia del Territo-rio (struttura soppressa)

direttore centra-le aggiunto Am-minist raz ione, Pianii cazione e Controllo

sostituisce Stefa-no Antonio Ser-nia, nominato di-rettore centrale

Massimo Pietrangeli

direttore centrale Ri-sorse Umane e Orga-nizzazione dell’Agenzia del Territorio (struttura soppressa)

direttore centrale aggiunto del Per-sonale

posizione di nuova istituzione, i no al perfezionamento del processo di integrazione

Roberto Egidi

direttore centrale Audit dell’Agenzia del Ter-ritorio (struttura sop-pressa)

direttore centrale aggiunto Audit e Sicurezza

posizione di nuova istituzione, i no al perfezionamento del processo di integrazione

i i fi l 30 i i

GLI INCARICHI CONFERITI

Il Portogallo ha ap-provato misure che dal prossimo anno allegge-riscono le tredicesime e quattordicesime dei lavo-ratori del settore privato, spalmando una parte del versamento mese per mese sugli stipendi, in modo da compensare l’impatto dell’aumento della tassa-zione sui salari previsto per il 2013. «Il provve-dimento stabilisce che a dicembre e giugno sia corrisposta ai dipendenti solo metà dell’importo di tredicesime e quattordi-cesime, e che l’altra metà sia diluita nelle buste paga mensili così da mi-nimizzare», ha spiegato il segretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri, Luis Mar-ques Guedes, «che rappre-senta il maggiore peso del fi sco sugli stipendi».

Rush fi nale tra la Casa Bianca e Capitol Hill per la trattativa su come evi-tare il fi scal cliff, ovvero il meccanismo automatico che prevede nuovi tagli e nuove tasse. Il presidente Usa, Barack Obama ha inviato il ministro del Tesoro, Tim Geithner e uno dei suoi consulenti più fi dati, Rob Nabors, al Congresso per incontrare i 4 leader parlamentari, democratici e repubbli-cani, per l’ennesimo col-loquio. Che ci sia un’ac-celerazione nella faticosa ricerca di un’intesa pare confermato anche da Po-litico.com, secondo cui sta emergendo una cornice anche numerica circa il contenuto dell’accordo fi nale: innalzamento delle tasse per 1.200 miliardi di dollari e un taglio di spesa pubblica, di 400 miliardi. Inoltre sarebbero allo stu-dio tagli nelle altre voci di spesa per 1.200 miliardi di dollari.

In tempi di crisi la Fran-cia spegne le luci delle vetrine di negozi, insegne e monumenti durante la notte. La notizia an-nunciata dal ministro dell’Ecologia, Delphine Batho, è in un decreto che dovrebbe essere pubblica-to entro poche settimane. Per la Batho la misura sarà applicata in modo sistematico con l’unica eccezione delle illumina-zioni che hanno un’uti-lità pubblica «Bisogna risparmiare in materia di energia. Uno dei grandi obiettivi è il cambiamento culturale cioè smettere di consumare sempre più energia per produrne sem-pre di più in una logica di sobrietà energetica. Questa logica può farci fare molti risparmi e allo stesso tempo creare posti di lavoro».

Tancredi Cerne

FISCO DEGLI ALTRI

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29Sabato 1 Dicembre 2012SabatoENTI LOCALI E STATODL SALVA ENTI/ Le modii che al senato. Rango di legge per il regolamento sul non proi t

Imu per le fondazioni bancarie Salta l’esenzione prevista per gli enti non commerciali

DI FABRIZIO G. POGGIANI

L’esenzione dall’impo-sta municipale sugli immobili (Imu), pre-vista per la generali-

tà degli enti non commerciali, resterà preclusa per le fonda-zioni bancarie.

Due gli emendamenti al dl salva enti locali approvati dal-le commissioni I° e V° riunite del senato, aventi a oggetto l’imposta municipale sugli immobili (Imu).

Fondazioni bancarie. Con un emendamento del senatore Elio Lannutti (Idv) si prevede l’esclusione dall’applicazione dell’esenzione disposta dalla lettera i), del comma 1, dell’art. 7, dlgs n. 504 (Ici) per gli immo-bili detenuti dalle fondazioni bancarie.

Si ricorda che le fondazioni, più in generale, sono caratte-rizzate dall’indisponibilità del patrimonio e dalla presenza di un fi ne «non lucrativo» da perseguire che le collocano, correttamente, all’interno della più vasta platea degli enti non commerciali.

Le fondazioni bancarie sono anch’esse enti non commercia-li, appartenenti al cosiddetto «Terzo settore», ovvero sogget-ti giuridici non lucrativi con connotazione non imprendi-toriale, nonostante controllino direttamente istituti bancari; la legge delega n. 461/1998 e il dlgs n. 153/1999 avevano affermato, infatti, l’impostazione per cui questa tipologia di fondazione deve operare nel settore del «no profi t», pur conservando, sep-pure indirettamen-te e per effetto del controllo di soggetti commerciali, la vo-cazione lucrativa.

La lettera i), del comma 1, dell’art. 7 del decreto legislati-vo istitutivo della vecchia im-posta comunale (Ici), cui fanno riferimento anche le disposi-zioni dell’imposta municipale (Imu) ai fi ni del riconoscimento dell’esenzione, rende esenti gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali per l’esercizio

«esclusivo» di attività di natu-ra assistenziale, previdenziale, sanitaria, didattica, ricettiva, culturale, ricreative e sporti-ve, comprese quelle destinate all’esercizio del culto.

Con il recente regolamento (dm 19/11/2012 n. 200) è stata

confermata la totale esenzio-ne dal tributo per gli immobili destinati «esclusivamente» all’esercizio delle attività isti-tuzionali, se non eseguite in modalità commerciale, con la conseguenza che tali enti, di chiara derivazione banca-ria, rientrano tra i benefi ciari dell’esenzione, non esercitando «direttamente» alcuna attività

commerciale. L’emendamento indica-

to tende a porre rimedio a tale situazione, escludendo dall’esenzione le fondazioni, di cui al dlgs n. 153/1999, di derivazione bancaria.

Regolamento Imu. Con altro emendamen-to si tende a dare maggior forza al dm 19/11/2012 n. 200, innalzando lo stesso a un rango superiore, stante il fatto che il decreto ministeriale, allo stato attuale, rap-presenta esclusiva-mente un regola-mento di attuazione da adottare ai sensi

del comma 3, dell’art. 91-bis, dl n. 1/2012, da impugnare di fronte ai tribunali amministra-tivi (Tar).

Si ricorda che detto regola-mento, pubblicato nella Gaz-zetta Ufficiale 23/11/2012 n. 274, fi ssa le regole applicabili, con decorrenza dal prossimo anno (1/1/2013), per gli immo-bili utilizzati nel settore non

commerciale (Terzo settore) per le attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didat-tiche, ricettive, culturali, ricre-ative, sportive, di religione e di culto, in relazione alle attività istituzionali svolte contestual-mente a quelle commerciali o con modalità commerciali, o in concorrenza con altre attività di natura commerciale.

Il regolamento in commen-to non si è limitato a indicare il rapporto proporzionale per la tassazione, ai fi ni dell’Imu, degli immobili posseduti dagli enti non commerciali, ma ha anche individuato taluni re-quisiti (articoli 3 e 4) destinati a identifi care, inequivocabil-mente, le attività di natura istituzionale e quelle di natu-ra commerciale, introducendo anche l’obbligo di procedere con modifi che statutarie (art. 7) entro la fine del corrente anno (31/12/2012), poiché è solo l’esercizio esclusivo del-le attività istituzionali «non» commerciali che presuppone la totale esenzione dall’appli-cazione dell’imposta.

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Un carico di burocrazia sugli atti di gestione degli enti locali. Oltre al Pia-no esecutivo di gestione si confi gura l’obbligo di adottare un doppione: il piano della performance, previsto dalla legge Brunetta. Gli emendamenti alla legge di conversione del dl 174/2012 rischiano di rendere confusiona-rio il quadro delle attività di controllo e di programmazione di comuni e province. In particolare, un emendamento all’articolo 3, comma 1, lettera g) del decreto prevede di aggiungere all’articolo 169 del dlgs 256/2000 un comma 3-bis ai sensi del quale «il piano esecutivo di gestione è deliberato in coerenza con il bilancio di previsione e con la relazione previsionale e programmatica. Al fi ne di semplifi care i processi di pianifi cazione gestio-nale dell’ente, il piano dettagliato degli obiettivi di cui all’articolo 108, comma 1, e il piano della performance di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, sono unifi cati organicamente nel piano esecutivo di gestione». La prima parte dell’emendamento, che consente di unifi care il piano esecutivo di gestione (che aggancia le attività da svolgere alle risorse fi nanziarie) col piano dettagliato degli obiettivi è sostanzialmente inutile. I due atti di pianifi cazione vengono da sempre gestiti come un unico elemento, distinto in due sezioni dalla gran parte degli enti locali. La seconda parte rischia di creare lavoro pedante e inutile, laddove richiama come adempimento obbligatorio l’approvazione del piano della performance, previsto dall’articolo 10 del dlgs 150/2009. Con l’emendamento si potrebbe confi gurare come obbligatorio per gli enti locali un articolo della riforma Brunetta che essa stessa riforma ha escluso applicarsi direttamente all’ordinamento di comuni e province. Gli articoli 16, 31 e 74 della riforma Brunetta, posti a indicare quali norme si applichino almeno come principi agli enti locali nemmeno menzionano l’articolo 10 del dlgs 150/2009. E non si tratta di un caso. Il piano della performance, previsto da detto articolo 10 è «un documento program-matico triennale, da adottare in coerenza con i contenuti e il ciclo della programmazione fi nanziaria e di bilancio, che individua gli indirizzi e gli obiettivi strategici e operativi e defi nisce, con riferimento agli obiettivi fi nali e intermedi e alle risorse, gli indicatori per la misurazione e la valutazione della performance dell’amministrazione, nonché gli obiettivi assegnati al personale dirigenziale e i relativi indicatori». Tale piano della performance è espressamente dedicato alle sole amministrazioni statali, perché solo per esse è innovativo. I suoi contenuti sono già e da moltissimi anni previsti in due atti di programmazione degli enti locali: la relazione previsionale e programmatica e il piano esecutivo di gestione. Per altro, l’articolo 10 del dlgs 150/2009 prevede anche una scadenza per l’adozione del piano della performance, il 31 gennaio di ogni anno, assolutamente incompatibile con gli ordinari termini di approvazione dei bilanci e del Peg degli enti locali. Un doppione che è auspicabile non venga inserito nell’ordinamento locale e comunque, solo facoltativo.

Luigi Oliveri

Il piano delle performance diventa obbligatorio per i comuni

Un cortocircuito organizzativo e istituzionale. Il disegno di legge di con-versione del dl 174/2012 rischia di creare inestricabili problemi operativi incidendo sull’autonomia dei segretari comunali e dei dirigenti, oltre che creando nuovi elementi di rivalità tra i segretari e i direttori gene-rali. Gli emendamenti inseriscono al comma 2 dell’articolo 147-ter del dlgs 267/2000 la previsione secondo la quale l’unità addetta al controllo strategico «è posta sotto la direzione del direttore generale, laddove previsto, o del segretario comunale negli enti in cui non è prevista la fi gura del direttore generale». Sono state così accolte le lagnanze dei (pochissimi) direttori generali degli enti locali, i quali avevano chiesto a gran vice che la norma specifi casse la loro preposizione al controllo stra-tegico. Quasi che il controllo strategico e la sua direzione costituiscano una posizione di privilegio o superiorità gerarchica, i direttori generali hanno ottenuto questo riconoscimento espresso delle loro funzioni, a scapito dei segretari comunali. Una scelta discutibile, quella del legisla-tore, perché dà appunto la sensazione che il controllo strategico (forse a causa dell’aggettivo altisonante) risulti una funzione di natura apicale, mentre altro non è che la congiunzione tra la programmazione politica di mandato e le relazioni revisionali e programmatica triennali. Inoltre, si attribuisce un rilievo a una fi gura, quella del direttore generale, in via di estinzione, già eliminata in tutti i comuni con meno di 100 mila abitanti e oggettivamente vista come un doppione, anche per effetto proprio del dl 174/2012 che certamente rilancia il peso del segretario comunale. Un rilancio anche oltre misura, almeno a causa sempre degli emendamenti al disegno di legge di conversione. I quali, se approvati, creano ragioni di complicazione e attrito anche tra segretari e dirigenti, con la possibilità di accrescere l’ingerenza degli organi di governo nella gestione. Infatti, si prevede di modifi care l’articolo 147-bis, comma 3, del dlgs 267/2000 prevedendo che gli atti di controllo del segretario sui provvedimenti dei dirigenti siano trasmessi a questi ultimi «unitamente alle direttive cui conformarsi in caso di riscontrata irregolarità». A parte la circostanza che le direttive sono atti che non implicano l’obbligo di conformazione da parte del destinatario e che i dirigenti dispongono di una specifi ca sfera di autonomia che non può essere lesa, in ogni caso appare singolare assegnare al segretario un potere di conformazione, visto che detto or-gano risulta ancora incaricato direttamente dal sindaco o dal presidente della provincia. Il segretario comunale non gode di quella posizione di terzietà di cui un organo di controllo dotato di poteri conformativi do-vrebbe disporre. Gli emendamenti rischiano, così, di rendere la riforma dei controlli uno strumento mediante il quale gli organi di governo, per il tramite di segretari troppo infl uenzabili, potrebbero per interposta persona e mediante i controlli gestire indirettamente. Un risultato del tutto opposto agli intenti della norma e alla Costituzione.

Luigi Oliveri

Il controllo strategico sotto il dgcrea un cortocircuito organizzativo

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30 Sabato 1 Dicembre 2012 ENTI LOCALI E STATOSul sito del Mef 6.169 delibere su 8.092 comuni. La Uil le ha passate al setaccio

Imu, un salasso da 23 miliardiAi sindaci 14,8 mld, allo stato 8,4. Roma la più cara

DI FRANCESCO CERISANO

Un salasso generalizza-to, più per le seconde case e meno per l’abi-tazione principale (su

cui peseranno i diversi livelli di aggiornamento dei valori catastali da città a città) che farà incassare 14,8 miliardi ai comuni e 8,4 all’erario. L’Imu prima casa frutterà ai muni-cipi 3,8 miliardi, ma ai sindaci andrà anche metà del gettito sulle abi-t a z i o n i seconda-rie pari a 19,4 mi-liardi.

A Mila-no, dove il sindaco Giuliano Pisapia ha lasciato in-variata al 4 per mille l ’ a l i q u o -ta prima casa, per un’abitazione semi-centrale di 5 vani si pagherà un’Imu mediamente più alta rispetto a comuni come Torino, Napoli e Genova che hanno applicato un’aliquota più salata. In me-dia l’Imu prima casa costerà (tra acconto di giugno e saldo di dicembre) 278 euro a fami-glia con punte di 639 euro a Roma, 427 euro a Milano, 414 euro a Rimini, 409 euro a Bo-logna, 323 euro a Torino.

Per le seconde case, l’impo-sta municipale complessiva ammonterà a 745 euro medi, con punte di 1.885 euro a Roma, 1.793 euro a Milano, 1.747 a Bologna e 1.526 euro a Firenze. Con il saldo di di-cembre, le famiglie italiane dovranno pagare mediamen-te 136 euro per la prima casa, con punte di 470 euro a Roma. Mentre per una seconda casa il saldo peserà mediamente 372 euro con punte di 1.200 euro nelle grandi città.

Come dimostrano i dati dell’Osservatorio sulla fi sca-lità locale della Uil, il puzzle dell’Imu in vista del saldo del 17 dicembre si sta via via componendo, man mano che i comuni inviano telematica-mente al dipartimento del-le fi nanze le delibere con le aliquote defi nitive. Per farlo avevano 30 giorni di tempo dall’approvazione, ma molti enti hanno preferito aspetta-re fi no all’ultimo per decidere, sfruttando la maxi-proroga della dead line per i bilanci di previsione 2012 che quest’an-no si è allungata fino al 31 ottobre. È questa la ragione per cui ancora non fi gurano nel data base del Mef le deli-bere di tutti i municipi perché molti hanno varato il preven-tivo al fotofi nish. Ma nel giro di qualche giorno il quadro dell’imposta municipale sul

territorio nazionale potrà dirsi completo.

Al 28 novembre la Uil ha contato 6.169 delibe-re sul sito del Mef, pari al 76,2% del totale dei comuni italiani (8.092) Un campione, dunque,

suffi cientemente idoneo a ti-rare le somme.

Come era ovvio, la maggior

parte degli aumenti si con-centrano sulla seconda casa. A innalzare l’aliquota sulle abitazioni secondarie sono stati quasi due comuni su tre (3.863 enti pari al 62,6% del totale), mentre hanno confer-mato l’aliquota base del 7,6 mille 2.221 comuni (36%). Il 31,2% del campione (1.924 municipi), invece, ha aumen-

tato l’aliquota base del 4 per mille sulla prima casa, mentre il 62,2% (3.826 comuni) l’ha confermata.

Dati che secondo i calcoli della Uil portano l’aliquota media nazionale sulla prima casa al 4,36 per mille, mentre per le seconde case l’aliquota media è dell’8,78 per mille in aumento del 15,5% rispetto

all’aliquota base fissata dal governo Monti.

Bollettino Imu. Com’è noto, il saldo di dicembre po-trà essere pagato, oltre che con il modello F24, anche con il bollettino postale, il cui fac-simile è stato approvato con decreto Mef del 23 novembre 2012 pubblicato sulla Gazzet-ta Uffi ciale n. 280 di ieri.

Paride Gullini, presidente di Anusca, guarda al domani. «Abbiamo diversi obiettivi: rafforzare la presenza sul territorio. Con l’accorpamento dei comuni si accorpe-ranno anche le anagrafi , e aiuteremo i comuni in questo passaggio». Non solo: «Dobbiamo mantenere operativa l’Accademia, nonostante siano venute meno le risorse economiche che consentono all’associazione la sopravvi-venza delle strutture realizzate». Lo Stato, dice, dovreb-be trovare nel suo bilancio un fi nanziamento di almeno 500-600 mila euro. Il presidente dell’Associazione degli uffi ciali di Stato civile e dell’anagrafe commenta con ItaliaOggi i lavori del 32° Convegno nazionale chiusosi ieri a Montecatini Terme e osserva: «Direi che nono-stante la situazione generale i comuni hanno ritenuto doveroso inviare i loro funzionari (quasi 900 presen-ze). Siamo lieti del successo: signifi ca che il problema della formazione professionale sta a cuore dei comuni malgrado la crisi che colpisce lo stato centrale e le am-ministrazioni locali».

Il tema principale di quest’anno, per Gullini, è stato rappresentato dall’aggiornamento dell’anagrafe e del sistema Ina Saia. «E tra poco», aggiunge, «l’anagrafe nazionale della popolazione residente. Sarà un modo nuovo di amministrare, un’organizzazione diversa per stato e organismi territoriali. È una soluzione già adot-tata in alcuni paesi europei e che caldeggiamo anche in Italia, siamo convinti permetta di risparmiare sulla gestione delle procedure amministrative e semplifi care l’azione della pubblica amministrazione».

Aggiornamento e formazione sono stati il leitmotiv dell’incontro di Montecatini. Come l’equiparazione dei fi gli legittimi e naturali varata in questi giorni. Per il presidente Anusca si tratta di «nuove legislazioni che richiederanno la crescita professionale». «Ci aspettava-mo», continua, «che venisse introdotta la possibilità di scegliere il cognome della madre, se tenere esclusiva-mente quello o aggiungerlo a quello paterno». Insom-ma, i demografi ci si trovano davanti a un mondo nuovo: «Soprattutto in tema di diritto internazionale privato servirà l’aggiornamento professionale, dal momento che oggi ospitiamo cittadini da dentro e fuori l’Europa e che professano religioni diverse», conclude Gullini.

Antonino D’Anna(da Montecatini)

L’Anusca punta a rafforzarsi nonostante la crisi

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I COSTI DELL’IMU: LA TOP TEN PRIMA CASA NELLE CITTÀ CAPOLUOGO

CITTÀ ALIQUOTA PRIMA CASA

COSTO TOTALE MEDIO PRIMA CASA

Roma 5 639Milano 4 427Rimini 5 414Bologna 4 409Torino 5,75 323Padova 4 321Verona 4 321Napoli 5 303Pavia 5,3 303Genova 5 295

tato l’aliquota base del 4 per all’aliquota base fissata dal

I COSTI DELL’IMU: LA TOP TEN SECONDA CASA NELLE CITTÀ CAPOLUOGO

CITTÀ ALIQUOTA SECONDA CASA

COSTO TOTALE MEDIO SECONDA CASA

Roma 10,6 1.885Milano 10,6 1.793Bologna 10,6 1.747Firenze 10,6 1.526Rimini 10,6 1.408Siena 10,6 1.304Bolzano 10,6 1.298Pisa 10,6 1.295Padova 9,6 1.249Latina 10,6 1.190

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31Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 DicembrP R O F E S S I O N IDopo la sentenza del Consiglio di stato è tempo di fare i conti con la Spending review

Enti di previdenza alla cassa Allo Stato 3,8 mln nel 2012. E 7,6 mln il prossimo anno

DI SIMONA D’ALESSIO, IGNAZIO MARINO

E BENEDETTA PACELLI

La Spending review co-sterà alle Casse di previ-denza dei professionisti circa 3,8 milioni di euro

nel 2012 e circa 7,6 milioni di euro nel 2013. Con i suoi 800 mila euro (che raddoppieranno il prossimo anno) è l’ente dei medici, il più grande per pa-trimonio e iscritti, che verserà di più allo Stato per effetto del risparmio del 5% (il 10% nel 2013) sui consumi intermedi imposto dalla legge 135/2012 sulla revisione della spesa pubblica. Mentre, con i suoi 35 mila euro è la gestione pre-videnziale dei biologi che alle finanze pubbliche darà meno di tutti. All’indomani della sentenza del Consiglio di Sta-to (la n. 6014/2012), secondo la quale le Casse di previdenza sono enti pubblici (si veda Ita-liaOggi di ieri), dunque, anche gli istituti pensionistici che si erano opposti alla legge e che aspettavano la conferma dei giudici di Palazzo Spada per non effettuare il versamento hanno dovuto calcolare le ci-fre (si veda tabella in pagina) e già da lunedì procederanno a bonificare quanto chiesto dal-la norma oppure a chiedere la compensazione debiti-crediti.

Chi non ha ancora versato. Il primo a dichiarare pubblica-mente che non avrebbe versa-to un euro fi no alla sentenza della giustizia amministrati-va era stato Paolo Pedrazzoli della Cassa del notariato (si veda ItaliaOggi del 22/9/2012) scegliendo di accantonare, semmai, al proprio interno la cifra di 100 mila euro. Un orientamento condiviso, suc-cessivamente, anche all’inter-no dell’Adepp (l’associazione degli enti privatizzati) alla vigilia della scadenza del 30 settembre. Commenta il pre-sidente dell’Enpam (medici) Alberto Oliveti: «Abbiamo ac-cantonato le risorse in un fon-do, pagheremo nei prossimi giorni. Abbiamo assunto un percorso d’autonomia respon-sabile con la privatizzazione che vediamo così denigrato». 50 mila euro per il 2012 usci-ranno dall’Enpav (veterinari), il cui presidente Gianni Man-cuso bolla la sentenza come «ridicola e contraddittoria sul ruolo delle casse». La revisione della spesa pubblica riferisce il vertice dell’ente degli psico-logi (Enpap), Angelo Arcicasa, porterà via ora 80 mila euro. Andrea Camporese alla guida dell’Inpgi (giornalisti) ricorda che «abbiamo prevalentemente servizi interni e avevamo già ridotto le consulenze. Perciò», precisa, «la somma è minore di quanto ci si aspetti: 250 mila adesso, e a seguire mezzo mi-lione». «Altro che risparmi»

tuona il presidente della Cassa dei geometri Fausto Amadasi, «qui si tratta di spesa e basta. Noi come ente li avevamo ri-sparmiati questi soldi e invece ora dobbiamo versare allo stato 187 mila euro per il 2012 e 374 mila per il 2013. «Siamo all’in-terno di un groviglio, o forse di un imbroglio», dice invece Arcangelo Pirrello che guida l’Epap, l’Ente di previdenza e assistenza pluricategoriale che dovrà versare 100 mila euro per l’anno in corso, «che sa più di teatro dell’assurdo che di realtà amministrativa». E Sergio Nunziante, numero uno in Enpab (biologi) che verserà 35 mila euro, aggiunge: «del re-sto che lo stato abbia bisogno di denari è sotto gli occhi di tutti». All’Enpapi (infermieri), la Spending review costerà 70 mila euro. Mentre all’Enpa-cl (consulenti del lavoro) 170 mila, dunque meno della cifra di 220 mila euro accantonata e poi rivista per effetto della cir-colare del Mef di fi ne ottobre.

Chi aveva versato. Anche se in polemica con il governo, diversi enti avevano comun-que deciso di versare prima della scadenza prevista dalla legge del 30 settembre: Cassa dei dottori commercialisti 200 mila euro, Cnpr (ragionieri) 205 mila euro, Cassa Forense (avvocati) 370 mila euro, Ena-sarco (Agenti di commercio) 250 mila euro, Enpaia (lavora-tori dell’agricoltura) 250 mila euro, Inarcassa (ingegneri e architetti) 435 mila euro. Per la presidente Paola Murato-rio «resta il rammarico per un risparmio non mirato che ci costringerà a tagliare servizi agli iscritti per rispettare» la norma». E aggiunge: «Sarebbe utile che parlamento e gover-

no coordinassero gli interventi sulla previdenza privata: siamo considerati pubblica ammini-strazione in caso di provvedi-menti di spesa, e imprendito-ri privati per la fiscalità del risparmio pensionistico». Si lamenta della norma anche Emilio Croce presidente della Cassa dei farmacisti italiani (Enpaf) che ha versato già 75 mila euro: «siamo tra le casse che spendono meno e che han-no sempre operato in regime di risparmi. Eppure siamo stati penalizzati allo stesso modo».

Sono sconcertato davanti alla sentenza del Consiglio di stato pubblicata il 28 novem-bre che ribalta ben due sentenze del Tar (2008 e 2012) che invece avevano esclu-so la presenza delle Casse di previdenza nell’elenco Istat ribadendo la loro natu-ra privatistica. D’altronde, la posizione

del Consiglio di sta-to sembra quasi un controsenso: i giudici hanno contraddetto una serie davvero invidiabile di docu-menti normativi. Non solo le due sentenze Tar appena citate, ma anche i principi nor-mativi a fondamento della nascita degli enti di previdenza privati e privatizza-ti, ponendosi infine

in contrasto con il ra-gionamento della ordinanza della Corte suprema di cassazione a sezioni unite (10133/2012). In tutti i casi, la natura pri-vata delle Casse viene scolpita sulla pietra della norma: nella legge 335/95, nei decreti legislativi 509/1994 (articolo 1) e 103/1996 (articolo 6) si dice e si conferma che gli enti di previdenza dei professionisti non avrebbero potuto e non possono percepire finanziamenti pubblici. La Corte supre-ma di cassazione infine specifica che «la qualità pubblica difetta» all’ente di pre-videnza privato e sembrerebbe chiudere la questione.Il pomo della discordia, invece, è stato l’as-

sorbimento delle Casse in un elenco sti-lato dall’Istat, probabilmente per ragioni di «bisogno economico» da parte dell’Italia per esprimere la stabilità del nostro Paese nella sede di Bruxelles, ma senza che a quel gesto dovesse essere attribuita alcu-na portata giuridica. Invece le cose hanno preso una piega del tutto imprevedibile. Le Casse di previdenza sono state coinvol-te nei provvedimenti diretti alle pubbliche amministrazioni, contraddicendo proprio il principio sacrosanto dell’autonomia e ora questa posizione del Consiglio di stato solleva una questione di incertezza giuri-dica grossa come una casa: anche l’uomo della strada si accorge perfettamente che, se una sentenza è in grado di sovvertire disposizioni primarie di legge e della Corte di cassazione, diventa difficile orientarsi in ogni azione di responsabilità.Dopo la posizione del Consiglio di stato, osservo con amarezza che non avere cer-tezza della propria natura giuridica rende difficile governare in modo sereno gli enti di previdenza, perché non si dispone di leggi che pongano paletti garantiti su cui poter programmare. Ma direi di più. L’intera questione forse pone qualche perplessità anche sulla te-nuta dell’intero sistema Paese: mi chiedo quale investitore estero mai si azzardereb-be a partecipare al nostro mercato quando lo stesso principio può essere interpreta-to in modo così radicalmente opposto dal giorno alla notte.

di Florio Bendinellipresidente dell’Ente di previdenza

dei periti industriali

L’OPINIONE

Non si gioca con la certezza del diritto

no coordinassero gli interventi

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29Venerdì 30 Novembre 2012

P RO F E S S I O N I

Il Consiglio di stato ha chiarito i conini dell’autonomia. Ora i conti con la Spending review

Le Casse tornano enti pubblici La privatizzazione ha inciso solo a livello organizzativo

DI IGNAZIO MARINO

Le Casse di previdenza dei professionisti resta-no nell’elenco Istat delle pubbliche amministra-

zioni. E di conseguenza conti-nueranno a essere destinatarie di tutti i provvedimenti di finan-za pubblica che contengono tagli alla spesa oppure direttive che ne limitano la loro autonomia. È quanto ha deciso il Consiglio di stato che, con la sentenza n. 6014 del 28 novembre 2012, ha accolto il ricorso dell’Istituto di statica contro la decisione (la n. 224/2012) del Tar Lazio di sen-so opposto. Spiegano i giudici della sesta sezione di Palazzo Spada che «la privatizzazione ha lasciato immutato il carat-tere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza e assistenza svolta dagli enti, che conservano una funzione stret-tamente correlata all’interesse pubblico. La trasformazione

l dl 509/1994

rito della questione, i giudici spiegano che «l’attrazione degli enti previdenziali nella sfera privatistica operata dal dlgs 30 giugno 1994, n. 509, riguarda il regime della loro personalità giuridica, ma lascia ferma l’ob-bligatorietà dell’iscrizione e della contribuzione; la natura di pubblico servizio, in coerenza con l’art. 38 della Costituzione; il potere di ingerenza e di vigi-lanza ministeriale e fa perma-nere il controllo della Corte dei conti sulla gestione per assicu-rarne la legalità e l’efficacia». Ma non solo. «Il finanziamento connesso con gli sgravi e la fi-scalizzazione degli oneri sociali (alle casse, per esempio, ritorna parte di quanto erogano a tito-lo di contributo di maternità ai propri iscritti, ndr), insieme alla obbligatorietà della iscrizione e della contribuzione, garantiti agli enti previdenziali priva-tizzati, valgono a configurare un sistema di finanziamento

bblico sia pure indiretto

«Una sentenza contrad-dittoria, che ci trova in totale dissenso, che si inserisce in modo non omogeneo nell’impianto normativo generale che sovrintende al sistema degli enti pensionistici privati e privatizzati». È questo il primo commento del presidente dell’Adepp Andrea Camporese alla sentenza del Consiglio di stato che ha respinto il ri-corso contro l’inclusione delle Casse nell’elenco elaborato dall’Istat. «È ovvio che le sentenze vanno rispettate», continua Camporese, «ma è anche eviden-te che la battaglia giudiziaria in difesa del perimetro di autonomia non si può arrestare. Andremo in Corte costituzionale a soste-nere i nostri diritti sanciti

europea. Da troppi anni sosteniamo la necessità di chiarire i confini del-la nostra responsabilità a tutela degli iscritti». «Applicarci la revisione della spesa pubblica, in-cidere nei contratti pri-vatistici sottoscritti con le organizzazioni sindacali, prevedendo di versare allo Stato il risultato del risparmio, rischia di esse-re inefficace nelle quan-tità e controproducente nella gestione dei servizi, mentre noi restiamo dei

grandi contribuenti dello Stato, attraverso livelli di tassazione unici in Europa, sen-za nulla chiedere in cambio. Il nodo della

privatizzazione va sciol-to», conclude Camporese, «attraverso una norma di sistema, finalmente libe-

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LA REAZIONE DELL’ADEPP

Camporese: sentenza contraddittoria

Andrea Camporese

La sentenza del

Consiglio di stato

CASSA DI PREVIDENZAIMPORTI IN EURO

GIÀ VERSATI AL 30/9IMPORTI IN EURO

DA VERSARE

Enpacl – consulenti del lavoro 170.000 circaCassa forense – avvocati 370.000 circaEnpam – medici 800.000 circa Cipag – geometri 190.000 circaCnpr – ragionieri 205.000 circaCnpadc – dottori commercialisti 200.000 circaEnasarco – agenti di commercio 250.000 circa Inarcassa – ingegneri e architetti 435.000 circaInpgi – giornalisti 250.000 circaEnpaia 250.000 circaEnpav – veterinari 50.000 circaCassa notariato – notai 100.000 circaEnpaf – farmacisti 75.000 circaEnpab – biologi 35.000 circa Eppi – periti industriali 160.000 circa Enpap – psicologi 80.000 circaEnpapi – infermieri liberi professionisti 75.000 circaEpap – agronomi e forestali, chimi-ci, attuari e geologi

100.000 circa

TOTALE 1.785.000 2.010.000

QUANTO COSTA LA SPENDING REVIEWALLE CASSE NEL 2012

Fonte: Elaborazione ItaliaOggi su dati di bilancio forniti dai singoli enti

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32 Sabato 1 Dicembre 2012 LAVORO E PREVIDENZA

Pubblicato il decreto con gli importi a carico del datore di lavoro

Attrezzature al controlloFissate le tariffe per le verifi che periodiche

DI DANIELE CIRIOLI

La prima verifi ca del mon-tacarichi di cantiere co-sta al datore di lavoro 332 euro; le successive

247 euro. L’autogru oltre 50 t costa, rispettivamente, 408 euro e 342 euro. A stabilire le tariffe per le attività di verifi ca periodica delle attrezzature di lavoro, di cui all’articolo 71 del Tu sicurezza (dlgs n. 81/2008), è il decreto dirigenziale 23 no-vembre pubblicato sulla Gaz-zetta Uffi ciale n. 279/2012. Le tariffe, in vigore da ieri (30 no-vembre) e valide per un bien-nio, sono specifi cate per ogni singola attrezzatura e distinte tra quelle relative alla prima verifi ca periodica e quelle re-lative alle verifi che periodiche successive alla prima.

La verifi ca delle attrez-zature. L’articolo 71 del T.u. sicurezza prevede che il dato-re di lavoro, oltre agli ordinari controlli iniziale e a seguito del loro montaggio, sottopon-ga le attrezzature a verifi che periodiche, volte a valutarne l’effettivo stato di effi cienza e

di conservazione ai fi ni della sicurezza. Le verifi che possono essere annuali, biennali o trien-nali, in base al tipo di attrezza-tura. Con dm 11 aprile 2011 è stato approvato il regolamento sulle verifi che; il provvedimen-to sarebbe dovuto entrare in vigore il 30 luglio 2011, ma il termine è stato poi prorogato prima al 26 gennaio 2012 e poi al 24 maggio. Sul sito internet dell’Inail, sezione modulistica, è disponibile il modulo cartaceo predisposto ai fi ni delle richie-ste di verifi ca. In alternativa, per gli utenti già iscritti a Punto cliente del portale Inail, è possibile inoltrare la richie-sta mediante l’attivazione della nuova procedura online.

Le tariffe. Il regolamento in vigore dal 24 maggio scorso prevede che la prima verifi ca sia effettuata dall’Inail (Ispesl) e le successive presso le Asl. Le verifi che sono tutte onerose e le spese a carico del datore di lavoro. La prima verifi ca va ef-fettuata entro 60 giorni dalla data di richiesta all’Inail; le successive verifi che periodiche, da svolgere presso le Asl, en-tro il termine di 30 giorni dalle rispettive richieste. Il decreto dirigenziale 23 novembre ap-pena pubblicato in Gazzetta Uffi ciale fi ssa le tariffe valide per il prossimo biennio, spe-cificandole per ogni singola attrezzatura e distinguendole tra quelle relative alla prima

verifi ca periodica e quelle re-lative alle verifi che periodiche successive. Le tariffe restano valide per un biennio. Infatti, è previsto un aggiornamen-to automatico ogni due anni, sulla base degli indici Istat dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati rilevati al mese che precede l’aggiorna-mento. Si ricorda, infi ne, che ai fi ni della decorrenza dei pre-detti termini (60/30 giorni) en-tro cui l’Inail o l’Asl devono ef-fettuare le verifi che periodiche, il ministero ha precisato che la richiesta da parte del datore di lavoro è valida, tra l’altro, solo se sia stata trasmessa su carta intestata dell’impresa utilizza-trice (o del soggetto delegato).

DI VALERIO STROPPA

Per i compensi dei periti nominati dal giudice non valgono i nuovi parametri approvati con dm lo scorso luglio. La remunerazione dei Ctu continua a essere regolata dalle disposizio-ni del Testo unico sulle spese di giustizia (dpr n. 115/2002), come modi-ficate dal dm 30 maggio 2002. Ciò crea una dispa-rità di trattamento «asso-lutamente ingiustificata nei giudizi civili e penali tra ausiliari di giustizia e consulenti nominati dalle parti (Ctp), questi ulti-mi remunerati invece a partire dal 23 luglio 2012 ai sensi del dm 20 luglio 2012, n. 140». Ad affermar-lo è il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili in un documento che reca un vero e proprio vademecum in materia di liquidazione di compensi a consulenti tecnici e periti. Gli arti-coli da 49 a 72 del dpr n. 115/2002 recano infatti la disciplina del Ctu, incluso il trattamento economico. Che nella maggior parte dei casi «mostra aspetti controversi e in certa mi-sura penalizzanti», spiega il Cndcec, rispetto alle «tariffe» applicabili per i Ctp, anche se la Cassazio-ne ha giustifi cato tale di-vergenza con la natura più strettamente «pubblicisti-ca» dell’incarico del Ctu. Dal punto di vista tecnico, l’elaborato messo a punto dalla commissione «Con-sulenza tecnica d’uffi cio» dei commercialisti ricor-da che i compensi del Ctu possono essere liquidati solo con decreto motivato del magistrato, emesso su richiesta dell’interessato. In campo civile gli onorari sono addebitati dall’orga-no giudicante a carico di una delle due parti o di entrambe. Nel penale, in-vece, a pagare è lo Stato. Il documento ricorda che l’istanza di liquidazione delle spettanze deve esse-re presentata dal Ctu en-tro 100 giorni dal deposito in cancelleria della rela-zione peritale (o dall’invio telematico, ove previsto). Pena la decadenza. Viene poi specifi cato che, qua-lora il professionista sia chiamato a fornire ulte-riori chiarimenti in merito al lavoro svolto, tale atti-vità deve ritenersi «com-plementare, integrativa e necessaria» e pertanto «non spetta un ulterio-re compenso rispetto a quello già percepito per la consulenza tecnica».

COMMERCIALISTI

T.u. spese di giustiziaper i Ctu

DI DARIO FERRARA

Chi non ha potuto fruire delle ferie spettanti a causa della lunga ma-lattia ha diritto a mo-

netizzarle anche se il contratto collettivo nazionale parla solo di godimento dei periodi e non dell’indennità sostitutiva: quest’ultima, infatti, costitu-isce un diritto irrinunciabile garantito dalla Costituzione. È quanto emerge dalla sen-tenza 21028/12, pubblicata il 27 novembre dalla sezione lavoro della Cassazione, con cui è accolto il ricorso di un ferroviere vittima di un in-fortunio, che è rivolto (anche) contro il contratto collettivo di categoria. Due i principi che operano: quello dell’irrinuncia-bilità delle ferie, che si esten-de all’indennità sostitutiva, e il canone della conservazione che va applicato al contratto nullo o invalido. Nella specie il superamento del biennio in-dicato dal Ccnl è avvenuto per l’insorgere di una malattia e quindi per cause non imputa-bili al lavoratore. Il dipendente ha dunque diritto a monetiz-zare le ferie non godute dal momento che l’azienda non provvede a fi ssare il periodo feriale di spettanza del dipen-dente fi no all’insorgere della

patologia. Risulta irrilevante, invece, il silenzio serbato dal lavoratore che non ha espresso alcun esplicito rifi uto in tema di indennità sostitutiva

Dall’atteggiamento del la-voratore che è stato costretto a rinunciare alle ferie a causa della lunga malattia non si può ricavare alcun «fatto conclu-dente» che militi nella direzio-ne di escludere la monetizza-zione delle giornate di libertà non godute entro il periodo stabilito dalla contrattazione collettiva, in assenza di alcu-na determinazione al riguardo da parte del datore. In defi ni-tiva, la clausole del contratto collettivo che, nel corso del rapporto, prevedono solo il di-ritto al godimento e non anche all’indennità sostitutiva van-no comunque interpretate ex articolo 2109, secondo comma, del codice civile nel senso che è possibile la monetizzazione in caso di lunga malattia. Sull’ar-gomento è intervenuta anche la Corte di giustizia europea stabilendo in particolare due principi di diritto: per il lavora-tore infortunato le ferie retri-buite continuano a maturare anche durante la malattia; chi va in pensione può monetizza-re le ferie non godute per ma-lattia se il datore non gli ha poi offerto di fruirne.

Cassazione: indennità in caso di malattia

Mancate ferie, paga l’azienda

INTERPELLO

Soccorritori, formazione semplificata

DI CARLA DE LELLIS

Formazione aziendale li-mitata ai soccorritori «at-tivi» incaricati del primo soccorso. Lo precisa il mini-stero del lavoro nell’inter-pello n. 2/2012. La Confapi ha chiesto di sapere preci-sazioni in merito alla pos-sibilità di ritenere assolto l’obbligo di formazione per i predetti lavoratori inca-ricati al primo soccorso, qualora siano soccorritori attivi (cioè volontari che abbiano frequentato corsi per qualifica di volontari del soccorso della Croce rossa o del 118).

Il ministero risponde af-fermativamente ma nel caso in cui le modalità, la durata e il contenuto teorico-pra-tico dei corsi già frequen-tati siano pari o di livello superiore a quello previsto dal dm 388/2003, sia come numero di ore che come argomenti trattati. Invece, qualora dalla comparazio-ne dei programmi si verifi -chi che sono stati trattati soltanto alcuni degli argo-menti previsti, il ministero ritiene che il corso debba essere integrato nel nume-ro di ore e negli argomenti mancanti.

I magistrati del Consi-glio di stato hanno eletto ieri Giancarlo Coraggio, presidente del Consiglio di stato, giudice della Corte Costituzionale. La nomi-na si è resa necessaria in quanto l’attuale presi-dente della Corte, Alfonso Quaranta, cesserà dalla sua carica il prossimo 27 gennaio, per la scadenza dei nove anni di uffi cio, rendendo vacante il seggio di giudice costituzionale di elezione della magistra-tura amministrativa (art. 135 della Costituzione).

Adalberto Corsi è stato oggi rieletto presidente della Fnaarc, l’organiz-zazione degli agenti e rappresentanti di com-mercio aderente a Con-fcommercio,. Il mandato per il prossimo quin-quennio è arrivato al termine dell’assemblea ordinaria elettiva, riu-nitasi ieri a Milano. Fra i punti chiave delle linee programmatiche: elimi-nare l’iniqua Irap; chiu-dere al meglio l’Accordo Economico Collettivo per l’industria; rafforzare la difesa di Enasarco con consiglieri esperti ed effi cienti; operare per raggiungere nuovi asso-ciati, a questo scopo sono allo studio nuove azioni e tipologie di comunica-zione, utilizzando i nuovi mezzi tecnologici.

BREVI

di conservazione ai fini della Le tariffe Il regolamento verifica periodica e quelle re-

ATTREZZATURAPRIMA

VERIFICAALTRE

VERIFICHE

Piattaforme di lavoro auto-sollevanti su colonna Euro 332,00 Euro 247,00

Carri raccogli frutta Euro 257,00 Euro 152,00

Ponti mobili manuali, ponti sospesi manuali, argani Euro 307,00 Euro 215,00

PRIMA ALTRE

ALCUNI ESEMPI

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33Sabato 1 Dicembre 2012SabatTRIBUTARISTI - LAPET

L’associazione ha dedicato alla carità politica il suo convegno annuale

La Lapet dal Santo PadreIl direttivo ricevuto in udienza dal Papa

DI LUCIA BASILE

Forte l’impegno della Lapet, l’Associazione nazionale tributaristi, presieduta da Roberto

Falcone, anche in materia di politiche sociali. Come accen-nato sulle pagine di questa testata (vedi ItaliaOggi di sabato 24 novembre scorso), la Lapet nell’ambito dell’as-semblea nazionale degli as-sociati ha promosso il conve-gno «La carità politica» il cui tema prende spunto proprio dal titolo del volume di Sua Eccellenza Monsignor Loren-zo Leuzzi, Vescovo Ausiliare di Roma che, il 22 novembre scorso, è intervenuto presso l’Auditorium dell’Istituto Patristicum Augustinianum a Roma, a presentare que-sta interessante pubblica-zione che già grande atten-zione ha suscitato non solo nell’ambiente ecclesiastico ma soprattutto nel mondo accademico e politico per i suoi puntuali riferimenti alla costruzione di una società ci-vile basata sul bene comune. Su questa scia si collocano infatti i quattro discorsi del Santo Padre, sapientemente raccolti da Monsignor Leuz-zi e pronunciati agli uomini e alle donne impegnati nella politica internazionale e nelle istituzioni civili, come recita il sottotitolo del volume. In particolare, sono raccolti: il discorso pronunciato alle au-torità di Milano in occasione della visita pastorale per il VII incontro mondiale delle famiglie lo scorso giugno, il discorso al Parlamento tede-sco in occasione del viaggio apostolico in Germania nel settembre 2011, il discorso alle autorità civili inglesi in occasione del viaggio nel Re-gno Unito a settembre 2010 e infine il discorso alle autorità politiche e civili della Repub-blica Ceca, pronunciato in oc-casione del viaggio apostolico nel settembre del 2009. Un’oc-casione davvero unica quella del convegno, preceduta nel-la giornata del 21 novembre, dall’incontro con Papa Bene-detto XVI. Una delegazione di oltre 100 associati Lapet, guidati dal Consiglio diret-tivo nazionale è infatti stata ricevuta in udienza da Sua Santità. Un programma di lavori voluto per festeggiare una ricorrenza molto impor-tante per la Lapet: si celebra-no quest’anno i 25 anni della rivista Il Tributarista, fiore all’occhiello dell’associazione. Invitati al tavolo dei relato-ri nel corso del convegno gli onorevoli Matteo Colaninno, Renzo Lusetti e il senatore Gaetano Quagliarello che, nonostante gli impegni par-lamentari (voto della legge di stabilità) non hanno voluto mancare di dare il loro con-

tributo, dimostrando che alle parole e alle buone intenzioni seguono i fatti. L’incontro ha pertanto posto le basi su un serio e proficuo rapporto di collaborazione tra mondo ci-vile, rappresentato dalla La-pet; mondo religioso, in nome della Chiesa Mons. Leuzzi e le istituzioni, attraverso i parlamentari presenti. Nel suo intervento l’on. Colaninno citando il discorso del Papa a Reichstag di Berlino ha pre-cisato che il lavoro del poli-tico deve essere un impegno per la giustizia e deve creare le condizioni di fondo per la pace. Naturalmente il politico cercherà il successo senza il quale non potrebbe avere la possibilità di azione politica effettiva. Ma il successo è su-bordinato al criterio della giu-stizia, alla volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto. «Certamente il Papa parla in qualità di Vescovo di Roma, come colui che ha la rappresentatività cattolica. Un insegnamento dunque che va oltre il fatto di avere o meno il dono della fede. Per-tanto è da accogliere l’invito di Mons. Leuzzi ad aprire i testi quale esortazione alla responsabilità, al ritorno ai valori», ha commentato Co-laninno. Di rilievo peraltro

anche la posizione di Andrea Garibaldi, giornalista del Corriere della Sera che, con un approccio al volume dal punto di vista professionale, ha evidenziato il forte legame con la realtà sotto due punti di vista principali: uno di na-tura «provinciale» laddove si parla dell’Italia afflitta dagli scandali. L’altro «mondia-le» che emerge dal discorso in Gran Bretagna in cui si evidenzia il distacco della politica dal mondo, dalle per-sone. «La carità in politica», ha spiegato Garibaldi, «non è nulla di più distante da quello che viviamo tutti i giorni. Un problema storico dal quale nasce la domanda ai politi-ci: come si fa a invertire la tendenza?». E così l’on. Lu-setti analizzando il discorso a Westminster ha ripercorso la storia parlamentare del paese e le vicende di Tom-maso Moro che rimandano al recupero del dialogo tra fede e ragione, al tema della laicità quale valore da reimpegnare nella politica: «L’esortazione è a far tesoro dei messaggi del Papa e a dare importanza alla politica vera in quanto può affidare alla diplomazia una importanza vitale per la pace. Uno sforzo corale per recupe-rare quella debolezza che ha

caratterizzato la politica che oggi viviamo e la mancanza di obiettivi strategici, recupe-rando il senso del bene della politica». Il sen. Quagliarello infine sul discorso a Westmin-ster ha rilevato alcuni motivi di interesse quale quello del tema della ragione, del rap-porto tra politica e religione rimandando alla storia del li-beralismo inglese e del plura-lismo delle chiese anglosassoni quale esempio di proficua col-laborazione tra Stato e Chie-sa. Fortemente emozionante il pensiero con cui ha chiuso l’intervento, una preghiera, quella di Tommaso Moro: «Ho paura di dire che mi occupo di politica, ma non vergogna… Quando ho iniziato a percor-rere questa strada, sapevo che non sarebbe stato facile, sapevo che sarei stato esposto a critiche, e sapevo anche che non avrei risolto tutti i proble-mi del mio paese... Ho paura perché il nome della politica è infangato ogni giorno e il bene comune ha lasciato il posto all’interesse privato, all’arrivi-smo di piazza, al consenso usa e getta… Con fiducia e signifi-cativo rimasuglio di ottimismo, ti chiedo di farmi vincere non le elezioni, ma la tentazione di arrendermi. Donami il tuo co-raggio, Signore, per mettermi

al servizio dei fratelli. Anche oggi. Anche domani. Fino a quando tu vorrai». A conclu-sione dell’evento, il pensiero del presidente Roberto Falco-ne: «La presentazione del libro La carità politica ha consenti-to una profonda riflessione su un tema di assoluta attualità che coinvolge l’odierna società italiana. Mi auguro che questa iniziativa possa aver contribu-ito a favorire la verità. Oggi, infatti, non è difficile constata-re l’assoluta mancanza di cari-tà in politica in quanto molto spesso la politica non è nella verità. D’altra parte il Vangelo stesso ci mette in guardia dai comportamenti di coloro che stanno al vertice della società e che si definiscono “benefat-tori”. Sua Santità Papa Bene-detto XVI con la sua stupenda enciclica Caritas in Veritate, ci trasmette un importante invi-to: il messaggio del Vangelo è il messaggio della salvezza per tutta l’umanità. È un messag-gio che va capito e testimonia-to soprattutto nei “piani alti» della società, affinché i gover-nanti possano finalmente gua-dagnarsi il titolo di “veri be-nefattori”, ossia di chi serve e non di chi si serve». Peraltro, il segretario nazionale Gio-vanna Restucci ha aggiunto: «L’attuale crisi economica e il decadimento morale sono fattori determinanti che ren-dono necessaria un’inver-sione di rotta nel costume e nella mentalità dell’universo sociale a cominciare proprio dalla sua classe dirigente. L’uomo deve tornare ad esse-re il centro di tale inversione di rotta perchè costituisce il parametro sul quale si può misurare ciò che distingue il bene dal male. Credo nella responsabilità anche di noi professionisti, associati e di-rigenti della Lapet che grazie ai temi dei ultimi nostri con-vegni, cerchiamo di coniuga-re idealismo e realtà (uno per tutti quello della felicità come fattore del prodotto interno lordo, o quello sulla famiglia) grazie alla grande sensibili-tà del nostro presidente che ogni anno li propone. Voglia-mo continuare a sperare e vogliamo farlo insieme alle Istituzioni che credono nei nostri valori, perchè insieme possiamo collaborare per la “costruzione della città”».

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente

riconosciutaSede nazionale: Via Sergio I 32

00165 RomaTel. 06-6371274

Fax [email protected]

Roberto Falcone e Giovanna Restucci con Papa Benedetto XVINella foto in basso un momento dei lavori

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34 Sabato 1 Dicembre 2012 L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI

stesso Mucchetti, distilla la filoso-fia del potere e di come sia ade-guato all’età non avere più potere: una sorta di epigono di Socrate e Platone insieme.Non vi è dubbio che il libro sarà molto letto e aprirà molte discus-sioni e anche reazioni, ma Geronzi (è stato lui a chiedere a Mucchetti di fare il libro) voleva liberarsi di tanti dettagli, di tanti fatti, di tanti segreti accumulati in questi anni, con un obiettivo principale: dimostrare che gli uomini che si sono formati in Banca d’Italia sono diversi, di una qua-dratura intellettuale superiore, che quella scuola non tradisce neppure quando si è costretti a mettere le mani in pasta anche nelle vicende più complesse e peri-colose; una sorta di lezione a tutti quelli che sono oggi appa-rentemente al pote-re con poche eccezio-ni, anzi due: Nanni (Giovanni) Bazoli e Mario Draghi, per il quale Geronzi fu garante verso Silvio Berlusconi al momento della nomina a governatore della Banca d’Italia, compiacendosi ora della qualità superiore che il pre-sidente di Bce sta dimostrando a Francoforte.Ovviamente gli obiettivi del libro sono molti altri, compresi quelli di Mucchetti di togliersi alcuni sas-solini dalle scarpe come l’appro-fondimento sul momento in cui Diego Della Valle ne chiese il licenziamento perché con alcuni articoli a suo giudizio delegittima-va la proprietà del Corriere della Sera e non perché muoveva criti-che agli azionisti, esercizio più che legittimo. In un mix fra riflessioni, analisi e piccole o grandi rivela-zioni, il libro è piacevole da legge-re. Salvo alcuni abusi di maniera quasi da cerimoniale fra domande ostentate e risposte analoghe.Tuttavia, il valore maggiore è nella secca affermazione, quasi in chiusura, che all’orizzonte non si vedono uomini della levatura di Bazoli e dello stesso Geronzi. Manifestazione di superbia o visione pessimistica? Sia come sia in effetti uomini che abbiano saputo accumulare tanto potere nelle loro mani, come in questi anni Bazoli e Geronzi, non ce ne sono, anche perché nessuno, per ora, ha saputo creare un tandem come il loro. Basta pensare a quando decisero, in un balletto perfetto, l’ultima sostituzione alla direzione del Corriere della Sera: Bazoli non amava Paolo Mieli, a differenza del suo amministratore delegato a Intesa, Corrado Passera, questi in pieno accordo con Luca Montezemolo, allora presidente della Fiat e quindi

gestore del secondo pacchetto azionario nella casa editrice, e di Della Valle, che in quel momento era molto attivo nel consiglio di Rcs. La loro tesi era: teniamoci Mieli, ma se dobbiamo proprio sostituirlo, che sia nominato Carlo Rossella, che in quanto presidente di una società del gruppo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non era gradito da Bazoli e certo non

entusiasmava Geronzi, che aveva fatto il nome di Roberto Napolitano, allora direttore del Messaggero e in realtà un netto gradino sotto tutti gli altri. Montezemolo si illuse di poter convincere Bazoli in un incontro in cui si fece accompagnare da Geronzi. In realtà Bazoli e Geronzi erano già d’accordo che un uomo così vicino a Berlusconi non dovesse mettere piede in via Solferino e così Montezemolo uscì sconfitto dalla riunione.Il gatto e la volpe? Non esatta-mente, e neppure dei volta faccia, visto che Geronzi era stato solleci-tato da Berlusconi a sostenere Rossella in virtù di un rapporto forte e storico fra i due, nato quan-do il Banco di Roma salvò Fininvest, costretta a rientrare dalla sera alla mattina, su istiga-zione di Enrico Cuccia, di alcu-ne centinaia di miliardi di lire con il Credit, subito forniti dalla banca romana presieduta da Pellegrino Capaldo e diretta dallo stesso Geronzi. Più sempli-cemente la coppia ha spesso valu-tato di operare, non senza pienez-za di se stessi, a fini istituzionali e quindi di avere il dovere, nel caso, di non nominare ai vertici del primo quotidiano italiano un uomo troppo vicino e troppo gradi-to al presidente del Consiglio, nonostante la sua indiscutibile bravura professionale. Come dire: due tutori dell’equilibrio democra-tico. Ma, secondo le confessioni a Mucchetti, questo non fu l’unico no detto a Berlusconi. Fu invece un’occasione per far riconciliare Berlusconi con chi allora era amico di Geronzi e poi ne è diven-

tato nemico. Infatti Berlusconi chiamò Della Valle, che aveva sostenuto Rossella sino al punto da astenersi, unico consigliere, nel voto che ha nominato per la secon-da volta Ferruccio de Bortoli, e gli disse: Caro Diego, siamo rima-sti fregati tutti e due.Che sia nata da questa battuta dell’ex presidente del Consiglio la non gradevole battuta di Della Valle sui due vecchietti che vole-

vano comandare su tutto il mondo del potere econo-mico, finanziario e dei media? Geronzi chiama nel libro Della Valle il mandato a p r o p o s i t o dell’attacco che gli rivolse come presidente delle Generali, attac-co che è stato il p r e l u d i o d e l dimissionamento d e l l o s t e s s o Geronzi dal verti-ce della compa-gnia di Trieste. Della Valle rifiu-

ta la definizione, che implica aver lavorato per Mediobanca, De Agostini-Lorenzo Peliccioli e gli uomini incerti come Francesco Gaetano Caltagirone. Geronzi non risparmia al capo della Tod’s l’ulteriore definizione di Scarparo, pronunciata da Cesare Romiti al posto di Mr. Tod’s. Al di là delle schermaglie linguistiche, che denotano animi non ancora sere-ni, le pagine dedicate alla perma-nenza e all’uscita dal vertice delle Generali sono probabilmente la parte più sostanziale del libro. Con precisione Geronzi risponde alle domande di Mucchetti testi-moniando che quando arrivò a Trieste non c’era neppure la sala per le riunioni del consiglio e le stanze perché i consiglieri potes-sero documentarsi prima delle riunioni. Secondo Geronzi, il sin-tomo chiaro di una governance praticamente inesistente, poiché la società veniva teleguidata da Milano, da Mediobanca, e in virtù di ciò il numero uno del manage-ment, Giovanni Perissinotto, aveva ottenuto un’autonomia inu-sitata di investimento rispetto al consiglio: con la sua sola firma poteva impegnare ogni volta fino a 300 milioni, tanto tutte le opera-zioni erano organizzate da Mediobanca. Non esisteva il comi-tato investimenti e per insediarlo ci vollero tre mesi. C’erano le stra-ne operazioni immobiliari guidate da Parigi, l’accordo con l’assicura-tore della Repubblica Ceca che aveva ottenuto una put lussuosa per vendere il resto del suo capi-tale, lo strano investimento nella banca russa Vtb. Tutti fatti che Geronzi sollevò suscitando di fatto

il compattamento momentaneo fra il management e alcuni azioni-sti, con in prima fila Mediobanca. Salvo, pochi mesi dopo, gli stessi azionisti far saltare Perissinotto usando i fatti anomali che Geronzi aveva evidenziato. Fra i quali anche la strana pratica dei fondi lussemburghesi costituiti attra-verso la Genagricola, la società del settore agricolo gestita da Giuseppe Perissinotto, l’ultra-ottantenne padre del group Ceo. E la lente di ingrandimento è stata usata da Geronzi sull’operazione Toro, acquistata da De Agostini a un prezzo superiore di molto a quello che era stato concordato attraverso Citi con una compa-gnia spagnola. Prima di firmare Pellicioli spiegò al vicepresidente di Citi, Panfilo Tarantelli, che doveva verificare se la società doveva rimanere italiana. E così fu, perché Perissinotto offrì una cifra che complessivamente con-sentì a De Agostini un guadagno, diretto e indiretto, di quasi un miliardo. La cifra analoga a quella che Pellicioli e il presidente Mario Draghi investirono in Generali, nel classico schema io ti compro qualcosa e tu compri azioni Generali. Ma quando su quella partecipazione si è evidenziata una forte perdita, da Novara De Agostini non ha esitato a far sen-tire la sua voce. E così Generali, attraverso un fondo lussembur-ghese, ha tenuto in portafoglio il 10% di Lottomatica, la società dello stesso gruppo De Agostini.Tutto in famiglia, si potrebbe parafrasare, considerando, fino ai recenti eventi che hanno determi-nato l’arrivo al vertice di Mario Greco , un ’unica famigl ia Mediobanca, Perissinotto, De Agostini e gli altri azionisti che si sono abbeverati o speravano di abbeverarsi alle cento mammelle di Generali, come le chiama Geronzi.Oltre che essere questa la parte più sostanziosa del libro, è anche quella che agli occhi di Geronzi giustifica il suo sacrificio, visto che la sua uscita è stata seguita da quella di Perissinotto, un manager definito capace ma assai diverso da Greco, che se non tradirà le attese potrà rida-re slancio al Leone di Venezia, l’unica vera multinazionale ita-liana con investimenti pari a 450 miliardi di euro e quindi in grado di contribuire, se gli azio-nisti poppanti vorranno, allo svi-luppo dell’Italia e non ad aumen-tare le ricchezze di chi ha scam-biato favori con Mediobanca e Perissinotto. Non a caso in que-sta tempesta, non una parola negativa è stata pronunciata neppure da Geronzi su quello che era il secondo amministrato-re delegato, lo stimatissimo Sergio Balbinot, che ha accet-tato di uscire dal consiglio per assumere la responsabilità di tutto il settore assicurativo. Il primo mestiere delle Generali. (riproduzione riservata)

Paolo Panerai

ORSI & TORISegue dalla prima pagina

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35Sabato 1 Dicembre 2012

2

con

IMU 2012

in edicola cMercati& Finanza

Borse Ue in negativo, Ftse Mib -0,5%. Lo spread scende a 312 pb

Chiusura con realizziDopo i decisi incrementi registrati giovedì

È stata una giornata di consolidamento per le piazze Ue, dopo i decisi rialzi di giove-

dì: hanno prevalso i realizzi, sui quali non hanno influito eccessivamente i dati macro europei e americani: da quel-li su occupazione e inflazio-ne, entrambe in calo nella zona euro, a quelli americani sulle spese personali in ot-tobre, scese dello 0,2%, con-tro un consenso a +0,2% e a quelli dei redditi personali, sotto il consenso a +0,2%.Anche ieri è continuato il calo dello spread Btp-Bund: partito da 320 pb, ha chiuso a 312 pb, con un rendimen-to del 4,49%. Bonos-Bund a 394 pb, 5,32%.

A Milano, il Ftse Mib ha chiuso a -0,5% a 15.808 punti e non è quindi riusci-to a superare la prima bar-riera a 15.900 punti, attesa da diversi analisti. Ftse All share a -0,48%, Ftse Mid cap a -0,04%, Ftse Star a +0,17%. Sulle altre piazze europee, il Cac-40 ha chiu-so a - 0,33%, il Ftse 100 a -0,06% e l’Ibex a -0,49%, mentre il Dax ha segnato un frazionale +0,06%. A metà seduta, a New York, il Dow Jones segnava -0,1%, l’S&P 500 -0,15%, il Nasdaq Composite -0,25%.

A Milano, Fiat è stato il miglior titolo del Ftse Mib a +2,65%. In coda al paniere principale fi gurano Media-set con un -2,31%, Enel g.p. con un -2,09% e Buzzi Uni-cem con un -1,68%. Chiusu-ra contrastata per i bancari. Bper (+1,67%), Banca Mps

(+0,64%) unici titoli positi-vi. In rosso invece Popolare Milano (-3,19%), Medioban-ca (-0,79%), Banco popolare (-0,61%), Unicredit (-0,56%), Ubi banca (-0,53%) e Intesa Sanpaolo (-0,38%).

Quanto all’euro, ha chiu-so in rialzo a 1,3007 dollari dopo un massimo da cinque settimane sul biglietto ver-de a 1,3027. Massimo da sette mesi anche nei con-fronti dello yen a 107,33. Dollaro-yen a 82,54.

Infi ne il petrolio: a metà seduta, a New York, il Wti segnava 88,55 dollari al ba-rile, contro i 111,08 dollari del Brent a Londra.

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Il tasso d’inflazione nell’area euro a novembre, secondo la lettura preli-minare di Eurostat, si è attestato al 2,2%, in calo dal 2,5% di ottobre e infe-riore al consenso (+2,4%). Ha toccato il livello più basso da dicembre 2010.La frenata è stata più cauta in Italia. Secondo l’Istat, in novembre l’indice naziona-le dei prezzi al consumo è sceso al 2,5% dal 2,6% di ottobre, raggiungendo così il livello di marzo 2011. Il calo, nota l’Istat è dovuto principalmente al ribasso dei prezzi dei carburanti.I prezzi dei beni energetici non regolamentati hanno registrato un calo congiun-turale del 2,2% e una cre-scita tendenziale dell’11,5% dal 15% di ottobre.

L’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimen-tari freschi, si è stabilizzata all’1,5%. Al netto dei soli beni energetici, è rallentata all’1,6% (+1,7% in ottobre).

Di conseguenza, secondo l’Istat, hanno il cosiddetto carrello della spesa ha regi-strato un aumento più con-tenuto. I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, secondo la stima provviso-ria dell’Istituto nazionale di statistica, sono calati su base mensile dello 0,1%, mentre su base annua il tasso di crescita è risultato in forte calo: è infatti sceso al 3,5% dal 4% di ottobre.

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AREA EURO

Nuovo caloinflazioneal 2,2%

Continua a crescere la disoccupazione in Italia: in ottobre, il tasso di disoccupazione ha superato la soglia dell’11%, raggiungen-do l’11,1%, +0,3% su settembre e +2,3% su base annua. Secondo l’Istat, è il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie mensili).

Guardando alle serie trimestrali, è il maggiore dal primo trimestre 1999. In va-lore assoluto i disoccupati sono 2,87 milio-ni. La situazione è ancora più critica per i giovani. Il tasso di disoccupazione giova-nile (15-24 anni) in ottobre è infatti salito al 36,5%, il livello più alto dall’inizio delle serie mensili.

Nel terzo trimestre, il numero degli oc-cupati è rimasto sostanzialmente stabile

su base annua. Al calo tendenziale dell’occupazione ita-

liana (-70 mila unità) si è associata la cre-scita di quella straniera (73 mila unità). In confronto al terzo trimestre 2011, tuttavia, il tasso di occupazione degli italiani è cre-sciuto dello 0,1%, mentre quello degli stra-nieri è ancora calato (dal 62,5% al 60,9%).

Il tasso di disoccupazione nell’area euro, calcolato in termini depurati dagli effetti stagionali, è invece salito a ottobre, se-condo Eurostat, più del consenso (11,6%) all’11,7% dall’11,6% di settembre.

Nei paesi dell’Unione europea, il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,7%, in aumento dal 10,6% di settembre. Il numero

di persone fuori dal mer-cato del lavoro nell’area euro ha così aggiornato un nuovo massimo sto-rico a ottobre a 18,703 milioni.

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Sempre più disoccupati in Italia: 11,1%

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidianoi nanziario italiano

Corona Ceca 25,262 25,226 0,0360 19,4533

Corona Danese 7,46 7,4604 -0,0004 5,7446

Corona Norvegese 7,376 7,35 0,0260 5,6800

Corona Svedese 8,6625 8,6371 0,0254 6,6706

Dollaro Australiano 1,2474 1,2432 0,0042 0,9606

Dollaro Canadese 1,2904 1,2886 0,0018 0,9937

Dollaro N Zelanda 1,5865 1,5763 0,0102 1,2217

Dollaro USA 1,2986 1,2994 -0,0008 -

Fiorino Ungherese 281,03 279,3 1,7300 216,4100

Franco Svizzero 1,2054 1,2043 0,0011 0,9282

Rand Sudafricano 11,4717 11,4055 0,0662 8,8339

Sterlina GB 0,8108 0,81053 0,0003 0,6244

Yen Giapponese 107,37 106,72 0,6500 82,6813

Zloty Polacco 4,1052 4,0968 0,0084 3,1613

Tasso uffi ciale di riferimento 0,75 1,00 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 3,80 - -

Tasso Infl azione ITA 2,50 2,60 -0,10

Tasso Infl azione EU 2,40 2,60 -0,20

Indice HICP EU-12 118,90 119,20 -0,30

HICP area EURO ex tobacco 116,21 115,97 0,24

Tasso annuo crescita PIL ITA -2,40 -2,40 0,00

Tasso di disoccupazione ITA 9,76 10,50 -0,74

1 sett 0,073

1 mese 0,077

2 mesi 0,070

3 mesi 0,065

4 mesi 0,058

5 mesi 0,052

6 mesi 0,049

7 mesi 0,047

8 mesi 0,046

9 mesi 0,046

10 mesi 0,046

12 mesi 0,048

Preziosi ($ per oncia)Oro 1712,26 1712,61Argento 33,29 33,33Palladio 682,8 686,8Platino 1601 1605Metalli ($ per tonn.)Alluminio 2078 2079Rame 7948 7949Piombo 2254 2255Nichel 17075 17100

Stagno 21795 21800Zinco 2028 2028Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 300,11 340,88Sterlina (n.c.) 310,34 351,58Sterlina (post 74) 310,34 351,58Marengo Italiano 233,43 264,44Marengo Svizzero 232,49 263,47Marengo Francese 232,41 260,16Marengo Belga 232,41 260,14

1 Sett. 0,077

2 Sett. 0,084

3 Sett. 0,090

1 M 0,113

2 M 0,148

3 M 0,191

4 M 0,237

5 M 0,292

6 M 0,344

7 M 0,385

8 M 0,424

9 M 0,456

10 M 0,500

11 M 0,536

12 M 0,574

1 sett 0,014 0,161 0,480 -0,004 0,097

1 sett 0,024 0,185 0,487 -0,004 0,105

2 sett 0,034 0,197 0,494 -0,004 0,118

1 mese 0,055 0,215 0,496 0,005 0,134

2 mesi 0,095 0,257 0,510 0,012 0,149

3 mesi 0,126 0,311 0,523 0,030 0,186

4 mesi 0,162 0,368 0,569 0,060 0,216

5 mesi 0,199 0,446 0,639 0,090 0,264

6 mesi 0,236 0,526 0,679 0,112 0,301

7 mesi 0,275 0,589 0,732 0,139 0,344

8 mesi 0,321 0,644 0,802 0,174 0,389

9 mesi 0,359 0,699 0,856 0,203 0,425

10 mesi 0,400 0,750 0,910 0,234 0,456

11 mesi 0,438 0,802 0,970 0,269 0,486

12 mesi 0,484 0,860 1,033 0,308 0,512

1 anno 0,334 0,374

2 anni 0,393 0,433

3 anni 0,500 0,540

4 anni 0,657 0,697

5 anni 0,842 0,882

6 anni 1,035 1,075

7 anni 1,216 1,256

8 anni 1,379 1,419

9 anni 1,524 1,564

10 anni 1,652 1,692

12 anni 1,871 1,911

15 anni 2,093 2,133

20 anni 2,228 2,268

25 anni 2,264 2,304

30 anni 2,278 2,318

Fonte: Icap

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36 Sabato 1 Dicembre 2012 MERCATI E FINANZA

Comune e società contro il fondo F2i: ha danneggiato l’operazione

Salta la quotazione SeaPer gli scarsi ordini raccolti in fase di ipo

Sea non atterrerà, alme-no per ora, a piazza Af-fari. Ieri sera, il cda ha preso atto delle scarse

richieste di azioni pervenute in fase di ipo (si dice meno del 40% dell’offerta), anche se il fallimento del collocamento era già trapelato a metà po-meriggio. L’ipo offriva oltre 58 milioni di azioni, in parte derivanti dalla vendita della quota della provincia in Sea (14,6%) e in parte da un au-mento di capitale. La forchetta di prezzo era stata fissata tra 3,2 e 4,3 euro, cifre che davano alla società un valore tra 800 milioni e 1,075 mld.

Ora però, se la Sea non vola più a piazza Affari, certamente voleranno le carte processuali. La società aeroportuale mila-nese, in questo sostenuta dal Comune di Milano (che ne è azionista di riferimento con il 54,81%), è infatti intenzionata ad adire le vie legali contro il socio di minoranza, il fondo F2i di Vito Gamberale (29,75%). L’accusa è molto chiara: pri-ma e durante il roadshow, con dichiarazioni pubbliche e prese

di posizione, ha messo in dub-bio l’operato del cda e la bontà dei numeri presentati al mer-cato e ha, di fatto, contribuito al fallimento della quotazione e alle rinunce di migliaia di potenziali azionisti, spaventati dai litigi tra i soci.

Oltre alla società aeropor-tuale, guidata da Giuseppe Bonomi, potrebbe essere an-che il Comune di Milano, come socio di maggioranza, a fare causa a F2i. Già ieri pomerig-

gio, il sindaco, Giuliano Pisa-pia, commentando le voci del possibile fallimento, riportate da alcuni organi di stampa, aveva sostenuto che il fondo guidato da Vito Gamberale «ha tentato di turbare il mer-cato e ha fatto ricorsi infon-dati». Per questo, «se ne assu-merà tutte le responsabilità».Ieri, prevedendo le reazioni di società e comune, il fondo F2i ha messo le mani avanti e, pri-ma dell’annuncio uffi ciale del

fallimento dell’ipo, ha ricordato come il cda di Sea abbia l’ini-ziativa e la piena responsabi-lità della quotazione. La nota del fondo afferma poi che F2i è sempre stata favorevole alla quotazione e ha sempre votato a favore dell’operazione. In caso di fallimento dell’ipo, ha avver-tito F2i, ciò sarebbe la prova che il momento scelto non è stato il migliore e che i mercati non sono stati ricettivi.

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Gli imprenditori sono sempre più in affanno a cau-sa della crisi economica e nel 2012 si registra il più basso valore dell’indice di fi ducia mai raggiunto dal 2004 con una perdita di 8 punti rispetto allo scorso anno e di ben 20 rispetto all’inizio della bufera. A rilevarlo è il nono Rapporto Unicre-dit sulle piccole imprese, presentato ieri a Roma.Il valore 2012 si attesta a 73 punti su un valore che varia da 0 a 200 e dove 100 rappresenta la soglia oltre la quale prevalgono le opi-nioni positive. A risentire dei giudizi peggiori da par-te degli imprenditori, sono quelli esogeni (la situazione economica generale e la si-tuazione del settore).

Considerato che l’edizio-ne del Rapporto si concen-tra sulla digitalizzazione delle imprese, è emerso che sia le piccole, sia le medie si dichiarano molto più fi -duciose se usano tecnologie digitali e, tra queste, la pra-tica della funzione vendite tramite l’e-commerce sem-bra renderle ancora più ottimiste.

Secondo il rapporto, le prospettive per il 2013 non sono ottimistiche: è «preve-dibile che il pil si contragga di un altro 0,5%». Inoltre, «la fase di rallentamento eco-nomico innescata dall’acu-tizzarsi della crisi del debi-to sovrano a partire dalla seconda metà del 2011 ha visto l’Italia presentare per-formance peggiori rispetto agli altri paesi dell’Unione europea, che hanno adotta-to l’euro».

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UNICREDIT

Impresesempre più in difficoltà

Dopo la comunicazione del 9 novembre, Campari ha annunciato ieri la proroga al 10 dicembre del termine dell’opa fi nalizzata all’acquisto in contanti di tutte le azioni or-dinarie e privilegiate emesse da Lascelles de Mercado & co. limited («Lascelles»).

Il termine era stato fissato inizialmen-te, come stabilito dal documento di offerta dell’8 novembre, per ieri. L’opa è realizzata attraverso Campari Espana, interamen-te controllata da Davide Campari-Milano.Il 3 settembre, Campari ha siglato un accor-do con alcuni azionisti della conglomerata Cl fi nancial limited per l’acquisizione della loro

partecipazione dell’81,4% delle azioni ordi-narie e del 97% delle azioni privilegiate nel capitale sociale di Lascelles.

Campari ha poi siglato accordi con al-tri azionisti di Lascelles, che detengo-no una quota del 9,3% delle azioni ordi-narie, i quali hanno accettato l’offerta. Finora, l’adesione all’offerta è stata del 96,32% delle ordinarie e del 97,27% delle privilegiate. Campari intende revocare le azioni di Lascel-les dalla negoziazione sulla borsa giamaicana alla chiusura dell’offerta, oppure al completa-mento del processo di acquisto delle azioni.

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Slitta al 10/12 opa Campari su Lascelles

ALLA UE

Proposte di Ups-Tnt per fusione

Ups e Tnt Express hanno depositato presso la Commis-sione europea la documenta-zione relativa alle contromisu-re proposte dalle due società per evitare che la loro fusione dia adito a problematiche di natura anticoncorrenziale.

Ups e Tnt Express hanno proposto alla Commissione la cessione di alcune attivi-tà e di asset, oltre a offrire l’accesso alla capacità aerea, per ottenere il via libera dei funzionari antitrust. I po-tenziali acquirenti dovranno garantire la sostenibilità nel lungo termine dei business messi in vendita, in modo da continuare a fornire i servizi ai clienti.

Le due società hanno reso noto che non verranno forniti ulteriori dettagli sulle tratta-tive in corso con i funzionari europei in questa fase, avvi-sando che i negoziati potreb-bero determinare modifiche al pacchetto di contromisure.Ups e Tnt sperano di ricevere il disco verde della Commissione nella prima parte del 2013.

Secondo Kepler, tuttavia, le misure antitrust proposte da Tnt Express alla Ue potrebbe-ro essere insuffi cienti e rende-re l’approvazione del deal più complicata del previsto.

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AUTOMOBILI

Volvo riduceproduzionein Svezia

Volvo car corporation, casa automobil ist ica svedese di proprietà del gruppo cinese Zhejiang Geely, taglierà i volumi di produzione in due dei suoi impianti, a causa della continua debolezza della domanda.

La casa svedese ridur-rà la produzione oraria di automobili nello sta-bilimento di Torslanda, in Svezia, a 45 unità, a partire dalla quarta set-timana del 2013.

L’1 ottobre scorso la produzione dell’impian-to era già stata tagliata da 57 a 50 auto all’ora.Volvo ha spiegato che il rallentamento della pro-duzione avrà un impatto sul numero di lavoratori interinali impiegati pres-so il suo stabilimento sto-rico di Torslanda.

A questi ha concesso tre giorni liberi alla settima-na a dicembre e ai dipen-denti dell’impianto belga di Gand due giorni.

Inoltre, verranno ri-mossi i turni di lavoro individuali, uno nello sta-bilimento di Gand e due in quello di Torslanda.

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Con la nomina del cda di Milano ass. si è com-pletato il passaggio a Unipol del controllo ge-stionale del gruppo che fu dei Ligresti. Il pros-simo passaggio sarà la convocazione dei consigli per la defi nizione degli esatti concambi relativi alla prevista maxi fusio-ne a quattro tra Unipol, Premafi n, FonSai e Mi-lano e per l’ok al relati-vo piano industriale. La data non è ancora stata fissata, ma i board sui concambi si terranno in-torno al 19-20 dicembre.All’assise dei soci era presente il 78,27% del ca-pitale. Il 63,7% fa capo a Finsoe, per la gran parte attraverso FonSai.

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37Sabato 1 Dicembre 2012Sabato 1 MERCATI E FINANZA

Il parlamento tedesco ha approvato con 473 voti favorevoli, 100 contrari e 11 astensioni le nuove mi-

sure per coprire il fabbisogno finanziario della Grecia e il rilascio della tranche di aiuti da 44 mld euro, sulla quale i ministri delle finanze dell’area euro hanno trovato un’intesa lunedì scorso.

L’Eurogruppo ha condi-zionato il rilascio della tran-che di aiuti alle necessarie «procedure nazionali», come la votazione del parlamento della Germania. Il via libera tedesco era comunque atteso.Il rilascio della tranche è anche condizionato all’operazione di buyback dei titoli di stato elle-nici detenuti dai privati, i cui dettagli saranno presentati ai ministri delle fi nanze lunedì prossimo alla riunione dell’Eu-rogruppo.

Secondo un funzionario eu-ropeo, i ministri dovranno ri-organizzarsi sulla Grecia, nel caso in cui il buyback manche-rà i target. Non è infatti det-to che, seguendo la roadmap data dell’Eurogruppo a inizio

settimana, la Grecia riuscirà ad abbattere il debito pubbli-co portandolo in linea ai nuovi obiettivi di sostenibilità. Molti ritengono che una cancellazio-ne del debito detenuto dall’Eu-rozona sarà indispensabile.

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A maggioranza. Più vicini 44 mld

Sì del Bundestagad aiuti ad Atene

Eni. L’a.d., Paolo Sca-roni, il 7 dicembre, sarà ad Anapa, sul Mar Nero, per dare il via alla costru-zione del gasdotto South Stream.

Marcolin. La Com-missione europea ha au-torizzato l’acquisizione di Marcolin da parte del fon-do francese Pai. Passano quindi in mano francese le firme di occhiali Re-play, Diesel, Tod’s, Hogan e Roberto Cavalli.

Osram (Siemens), ta-glierà il personale di oltre il 10% come parte del pia-no di contenimento dei co-sti, che porterà la società a risparmiare 1 mld euro entro il 2015. Dei 4.700 nuovi esuberi previsti, 4.300 interesseranno il personale che lavora al di fuori della Germania.

Intesa Sanpaolo ha deliberato la fusione per incorporazione di Ban-co emiliano romagno-lo. Gli effetti giuridici dell’operazione decorre-ranno dal 3 dicembre.

Auchan si espande in Europa orientale rilevan-do da Metro la catena di supermercati Real. Il re-tailer francese pagherà 1,1 miliardi di euro per acquisire 91 punti vendi-ta in Polonia, Romania, Russia e Ucraina.

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UNIDESIO 760072 10,612 23/11/2012

UNIDESIO 760073 10,624 23/11/2012

UNIDESIO760074 10,602 23/11/2012

UNIDESIO 760075 12,472 23/11/2012

UNIDESIO 760077 10,993 23/11/2012

UNIDESIO 760078 10,589 23/11/2012

UNIDESIO 760079 10,891 23/11/2012

UNIDESIO 760080 10,670 23/11/2012

UNIDESIO 760082 9,905 23/11/2012

UNIDESIO 760085 10,579 23/11/2012

UNIDESIO 760087 11,936 23/11/2012

UNIDESIO 760088 9,807 23/11/2012

UNIDESIO 760091 11,043 23/11/2012

UNIDESIO 760092 11,006 23/11/2012

UNIDESIO 760095 10,418 23/11/2012

UNIDESIO 760096 10,505 23/11/2012

UNIDESIO 760097 11,129 23/11/2012

UNIDESIO 760098 11,394 23/11/2012

UNIDESIO 760099 11,124 23/11/2012

UNIDESIO 760100 10,775 23/11/2012

UNIDESIO 760101 10,880 23/11/2012

UNIDESIO 760102 10,821 23/11/2012

UNIDESIO 760104 10,284 23/11/2012

UNIDESIO 760105 10,713 23/11/2012

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,1650 23/11/2012

AZZOAGLIO DINAMICO 4,5450 23/11/2012

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 5,7480 23/11/2012

UNIDESIO PRUDENTE 11,0660 23/11/2012

UNIDESIO MODERATO 10,4860 23/11/2012

UNIDESIO ATTIVO 9,9940 23/11/2012

UNIDESIO VIVACE 9,0870 23/11/2012

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,1230 23/11/2012

AZIONARIO EURO 7,4070 23/11/2012

AZIONARIO GLOBALE 8,8660 23/11/2012

TOP SIX ITALY 102,0100 28/11/2012 AA-/S&P

E.W.MEMORY INDEX 100,0600 28/11/2012 A/S&P

INDEX TOP 22 103,1100 28/11/2012 A+/S&P

THREE 2009 102,3000 28/11/2012 AA-/S&P

INDEX SIX 2009 99,4000 28/11/2012 AA-/S&P

FTSE MIB 94,2950 28/11/2012

FTSE MIB 2010 92,2980 28/11/2012

EUROSTOXX 50 - 2010 92,3660 28/11/2012

INDEX TRENTA 2011 94,7980 28/11/2012

INDEX FOUR E 50 - 2011 95,1080 28/11/2012

INDEX STOXX EUROPE - 2011 95,6660 28/11/2012

EUROSTOXX 50 - 2012 90,5770 28/11/2012

PREVIMISURATO 12,5320 22/11/2012

PREVIBRIOSO 10,3080 22/11/2012

PREVIDINAMICO 11,8620 22/11/2012

LINEA 1 11,8710 31/10/2012

LINEA 1 - FASCIA A 12,2620 31/10/2012

LINEA 1 - FASCIA B 11,9410 31/10/2012

LINEA 2 11,4970 31/10/2012

LINEA 2 - FASCIA A 11,7010 31/10/2012

LINEA 2 - FASCIA B 11,7220 31/10/2012

LINEA 3 11,1460 31/10/2012

LINEA 3 - FASCIA A 11,2680 31/10/2012

LINEA 3 - FASCIA B 12,0390 31/10/2012

UNIDESIO 760106 10,832 23/11/2012

UNIDESIO 760109 10,941 23/11/2012

UNIDESIO 760110 10,681 23/11/2012

UNIDESIO 760124 11,492 23/11/2012

UNIDESIO 760125 10,978 23/11/2012

UNIDESIO 760129 11,631 23/11/2012

UNIDESIO 760130 10,751 23/11/2012

UNIDESIO 760133 10,863 23/11/2012

UNIDESIO 760137 10,617 23/11/2012

UNIDESIO 760138 10,967 23/11/2012

UNIDESIO 760139 11,505 23/11/2012

UNIDESIO 760140 11,443 23/11/2012

UNIDESIO 760141 10,264 23/11/2012

UNIDESIO 760145 10,736 23/11/2012

UNIDESIO 760147 11,056 23/11/2012

UNIDESIO 760149 11,040 23/11/2012

UNIDESIO 760150 11,108 23/11/2012

UNIDESIO 760156 10,125 23/11/2012

UNIDESIO 760157 11,010 23/11/2012

UNIDESIO 760158 10,155 23/11/2012

UNIDESIO 760159 10,739 23/11/2012

UNIDESIO 760160 10,424 23/11/2012

UNIDESIO 760163 10,166 23/11/2012

UNIDESIO 760167 10,592 23/11/2012

UNIDESIO 760169 10,883 23/11/2012

UNIDESIO 760170 10,540 23/11/2012

UNIDESIO 760173 10,456 23/11/2012

UNIDESIO 760174 10,685 23/11/2012

UNIDESIO 760179 10,401 23/11/2012

UNIDESIO 760180 10,537 23/11/2012

UNIDESIO 760181 10,399 23/11/2012

UNIDESIO 760182 10,115 23/11/2012

UNIDESIO 760183 10,705 23/11/2012

UNIDESIO 760184 10,686 23/11/2012

UNIDESIO 760185 10,693 23/11/2012

UNIDESIO 760186 10,616 23/11/2012

UNIDESIO 760187 10,648 23/11/2012

UNIDESIO 760188 10,582 23/11/2012

UNIDESIO 760189 10,668 23/11/2012

UNIDESIO 760191 10,259 23/11/2012

UNIDESIO 760192 10,722 23/11/2012

UNIDESIO 760193 10,687 23/11/2012

UNIDESIO 760198 9,726 23/11/2012

UNIDESIO 760201 10,637 23/11/2012

UNIDESIO 760202 10,614 23/11/2012

UNIDESIO 760203 11,024 23/11/2012

UNIDESIO 760205 10,334 23/11/2012

UNIDESIO 760206 10,472 23/11/2012

UNIDESIO 760207 10,563 23/11/2012

UNIDESIO 760210 9,946 23/11/2012

BILANCIATO 9,8640 23/11/2012

CONSERVATIVE 10,2880 23/11/2012

BOND MIX 10,3550 23/11/2012

BALANCED 10,5090 23/11/2012

GLOBAL EQUITY 10,9540 23/11/2012

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,1940 23/11/2012

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 10,6580 23/11/2012

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 8,8040 23/11/2012

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 10,4290 23/11/2012

HI EUROCHINA 100,00 15/10/2012 A+/S&P

5,5Y CHINA KOREA&SWISS GRO. NOTE 100,22 15/11/2012 A+/S&P

S&BRIC 8-40 106,72 15/11/2012 A2/S&P

S&BRIC LOOK BACK 8 - 40 120,08 15/11/2012 A2/S&P

IES - ITALIAN EQUITY SELECTION 101,87 15/11/2012 A+/S&P

HELVETIA 4-30 94,80 28/11/2012

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 9,6600 27/11/2012

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 9,6600 27/11/2012

HELVETIA WORLD EQUITY 106,8900 27/11/2012

HELVETIA EUROPE BALANCED 180,5900 27/11/2012

HELVETIA WORLD BOND 218,6900 27/11/2012

HELVETIA GLOBAL BALANCED 146,3400 27/11/2012

HELVETIA GLOBAL EQUITY 91,8700 27/11/2012

LINEA GARANTITA 11,3550 30/09/2012

LINEA BILANCIATO 11,6760 30/09/2012

LINEA OBBLIGAZIONARIO 11,9050 30/09/2012

LINEA AZIONARIO 7,7500 30/09/2012

Valori al 30/11/2012

Ivy Asset Strategy A1 EUR 1147,04

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 12,95 28/11/2012 GBP 10,45 28/11/2012 USD 16,71 28/11/2012

Healthcare Opportunities EUR 9,48 28/11/2012 GBP 7,66 28/11/2012 USD 10,88 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 16,80 29/11/2012 GBP 10,49 29/11/2012 JPY 1379,53 29/11/2012

UK Absolute Return EUR 11,80 29/11/2012 GBP 9,56 29/11/2012 USD 15,32 29/11/2012 EUR 12,03 29/11/2012 GBP 9,75 29/11/2012 USD 15,62 29/11/2012

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

Valori al 29/11/2012

www.reyl.com

Reyl (Lux) Global SicavElite France-Europe B EUR 93,52Em Mkts Eq B($) USD 144,89Em Mkts Eq F($) USD 143,50Em Mkts Eq J(Chf) CHF 127,23Em Mkts Eq L EUR 145,30Em Mkts Eq O EUR 147,27European Equities B EUR 232,67European Equities C(Chf) CHF 211,23European Equities D($) USD 231,47European Equities F EUR 226,11European Equities H EUR 219,62Long/Short Em.Mkts Eq B ($) USD 104,66Long/Short Em.Mkts Eq E EUR 104,12Long/Short European Eq B EUR 104,42Long/Short European Eq D ($) USD 104,82North American Eq. B($) USD 165,87North American Eq. E EUR 156,28North American Eq. F($) USD 162,43North American Eq. G EUR 151,73North American Eq. H($) USD 152,91

Reyl (Lux) Tactical AllocationsDiv Income D USD 122,33Div Income E EUR 124,29Div Income F EUR 122,67Div Income H USD 121,08Quality Bond Fund D USD 132,68Quality Bond Fund E EUR 133,65Quality Bond Fund F EUR 130,75Quality Bond Fund H USD 129,90

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SEMPREINDIPENDENTE

* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl ** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A.

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/11/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/11/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Index Linked Bull Dividend 99,070 BARCLAYS BANK PLC A2 | A+ | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

SOLO FRUTTI - SERIE VI 2003 152,940 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie I 152,790 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie II 153,790 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie III 152,790 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie IV 151,790 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie V 150,790 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

PROSPETTO DEI POLIZZE INDEX

Adesso Index Aprile ‘07 98,860 MERRILL LYNCH & CO. INC. Baa2 | A- | A BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Adesso Index Febbraio ‘07 99,911 B.CA POPOLARE DI VERONA NOVARA Scarl Baa3 | BBB- | BBB * BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg altiplano marzo 07 99,897 CREDITO BERGAMASCO S.p.A. - | BBB- | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Altiplano Aprile ‘07 98,570 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Polar Aprile ‘07 98,440 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Derby Index Linked Dicembre 2006 99,520 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB UNICREDIT S.p.A. Baa2 | BBB+ | A- **

Index Scatto piu’ Persona Life 100,000 SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Index Up 1-2008 95,680 MORGAN STANLEY Baa1 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Scelgo Index 13 99,988 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - BARCLAYS BANK PLC A2 | A+ | A

Scelgo Index 14 99,859 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - JP MORGAN CHASE BANK A2 | A | A+

Carismi Più Certezza 10 99,975 C. DI RISP. DI SAN MINIATO S.p.A. - | (1) | - SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Carismi Più Certezza 11 106,050 BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A- BANCO BILBAO SA Baa3 | BBB- | BBB+

Carismi Più Certezza 3 99,995 C. DI RISP. DI SAN MINIATO S.p.A. - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

CARISMI Più Certezza 8 96,560 UNICREDIT S.p.A. Baa2 | BBB+ | A- ** SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Carismi Più Certezza 9 96,090 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

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PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/11/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

CRESCITA SICURA SERIE I 2007 100,180 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

CRESCITA SICURA SERIE II 2007 98,890 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Crescita Sicura Serie III 2007 98,610 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa1 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Crescita Sicura Serie IV 2007 98,550 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

CRESCITA SICURA SERIE X 2006 99,950 BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

CRESCITA SICURA SERIE XI 2006 99,690 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

EUROSTOXX 4% PIU’ SERIE XV NOVEMBRE 2006 99,950 BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

EUROSTOXX 4% PIU’ SERIE XVI DICEMBRE 2006 99,690 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 100,180 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 98,890 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 96,650 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa1 | - | A CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE XIII 99,950 BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE XIV 99,690 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

INDEX “DJ EUROSTOXX 6Y” BSG 2007/2013 SERIE V 98,890 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

INDEX “EUROSTOXX50 - SWING 6Y” BSG-2007/2013 SERIE II 100,180 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VI 98,610 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa1 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 98,550 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

Lombarda vita 6&6 102,470 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Lombarda vita 6&6 New 102,630 MORGAN STANLEY Baa1 | A- | A ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 106,910 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+ SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Lombarda Vita BRIC 40 “5 + 5” 100,900 NIBC Bank NV - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

LOMBARDA VITA BRIC 40 “5,10 + 5,10” 100,110 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Classic Markets 101,257 CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

Lombarda Vita Classic Markets New 101,950 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BANCO BILBAO SA Baa3 | BBB- | BBB+

Lombarda Vita Euro Sector 102,470 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - FORTIS BANK SA A2 | AA- | A

Lombarda Vita Euro Sector New 100,400 BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A- BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie II 2007 100,180 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie V 2007 98,890 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie VI 2007 98,610 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa1 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 98,550 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XX 2006 99,950 BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XXII 2006 99,690 ABN AMRO BANK NV A2 | A+ | A+

Tortona Borse Piu’ Index Serie LVIi 2006 99,950 BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

(1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte

PENSIONELA

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VALORI CORRENTI DELLE LINKED DATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 15 NOVEMBRE 2012

Previsioni nelle città d’Italia

min max S D L

PIEMONTE Alessandria 2 6 Asti 2 6 Cuneo 1 6 Novara 0 7 Torino 1 6 Verbania 1 7 Vercelli 0 7 VALLE D’AOSTA

Aosta -7 -1 LOMBARDIA

Bergamo 1 7 Brescia -1 4 Como 1 7 Cremona 2 7 Lecco 1 7 Lodi 1 7 Mantova 1 7 Milano 1 7 Pavia 2 6 Sondrio 1 8 Varese 1 6 TRENTINO-ALTO ADIGE

Bolzano -6 4 Trento 3 8 VENETO

Belluno 0 5 Padova 0 6 Rovigo 1 6 Treviso 1 7 Venezia 2 7 Verona 1 7 Vicenza 0 7 FRIULI-VENEZIA GIULIA

Gorizia 4 8 Pordenone 1 7 Trieste 3 5 Udine 2 7 LIGURIA

Genova 6 10 Imperia 7 10 La Spezia 5 8 Savona 4 9 EMILIA-ROMAGNA

Bologna 2 6 Ferrara 2 6 Forlì 4 9 Modena 4 7 Parma 3 7 Piacenza 1 6 Ravenna 3 7 Reggio Emilia 4 8 Rimini 4 11 TOSCANA

Arezzo 3 9 Firenze 4 9 Grosseto 4 13 Livorno 4 9 Lucca 5 9 Massa Carrara 5 8 Pisa 4 9 Pistoia 6 9 Prato 5 9

min max S D L

Siena 3 9 UMBRIA

Perugia 3 9 Terni 7 11 MARCHE

Ancona 5 11 Ascoli Piceno 5 11 Macerata 4 9 Pesaro 4 9 Urbino 3 8 LAZIO

Frosinone 6 12 Latina 7 12 Rieti 7 10 Roma 7 12 Viterbo 5 9 ABRUZZO

Chieti 4 13 L’Aquila 2 7 Pescara 4 14 Teramo 4 11 MOLISE

Campobasso 5 8 Isernia 4 9 CAMPANIA

Avellino 8 12 Benevento 9 13 Caserta 9 13 Napoli 10 14 Salerno 9 13 PUGLIA

Bari 8 17 Brindisi 9 16 Foggia 8 13 Lecce 9 15 Taranto 8 16 BASILICATA

Matera 6 12 Potenza 5 8 CALABRIA

Catanzaro 9 14 Cosenza 11 16 Crotone 9 14 Lamezia Terme 9 16 Reggio Calabria 11 15 Vibo Valentia 7 12 SICILIA

Agrigento 9 14 Caltanissetta 8 13 Catania 7 16 Enna 4 9 Messina 11 15 Palermo 11 16 Ragusa 6 12 Siracusa 9 16 Trapani 9 16 SARDEGNA

Cagliari 7 15 Nuoro 5 11 Olbia 6 13 Oristano 8 14 Sassari 8 12

• Aosta

• Torino • Milano

• Trieste

• Venezia

• Genova

• Bologna

• Firenze

• Ancona

• Perugia

• ROMA

• L’Aquila

• Campobasso

• Napoli

• Bari

• Potenza

• Catanzaro

Palermo•

• Cagliari

• Trento

AGLI ESTREMI

Bari +17Aosta -7

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