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Istituzioni di Sociologia della comunicazione 2001/2002...L’aggettivo moderno è la traduzione dal...

Date post: 08-Oct-2020
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Modernità
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Modernità

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L’aggettivo moderno è la traduzione dal tardo latino dotto modernum (attuale, recente) derivante dall’avverbio modum (ora, adesso) e indica «ciò che è recente», «che si riferisce al presente».

Modernità

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Nella storiografia l’attributo «moderno» viene assegnato al periodo compreso tra il Quattrocento e il Settecento, che separa il «medio evo» dall’età «contemporanea».

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Walter Benjamin, Parigi. Capitale del XIX secolo,

Einaudi, Torino 2002, p. 633).

Il concetto di modernità

«Non c’è mai stata un’epoca che non si sia sentita, nel senso eccentrico del termine, “moderna” e non abbia creduto di essere immediatamente davanti a un abisso. La lucida coscienza disperata di stare nel mezzo di una crisi decisiva è qualcosa di cronico nell’umanità. Ogni epoca si presenta irrimediabilmente moderna».

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L’idea di una possibile superiorità dei «moderni» emerge, nel XII secolo, dalla celebre immagine di Bernardo di Chartres, che parla di loro come di «nani sulle spalle dei giganti». L’orientamento all’emulazione degli antichi resta però intatto e anzi viene ribadito proprio dall’Umanesimo rinascimentale, che favorisce la genesi del concetto di medium evum come parentesi negativa, destinato in seguito a trionfare con l’Illuminismo.

Nani moderni

Nicolas Poussin, Paysage avec Orion aveugle cherchant le soleil (1658)

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La Querelle

Il valore esemplare del mondo antico si incrina con la Querelle des anciens e des modernes, sviluppatasi in Francia sul finire del Seicento. Ma Voltaire, nella voce Anciens et modernes del suo Dictionnaire (1764), benché affermi la superiorità dei moderni nelle scienze, conferma quella degli antichi nella letteratura, sostenendo l’idea che i due ambiti dell’esperienza abbiano ciascuno una logica di sviluppo e schemi di valutazione specifici, idea confermata anche dalla voce Moderne dell’Encyclopédie.

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Tra passato e futuro

L’autonomia del sapere scientifico, insieme alla secolarizzazione del potere politico e alla progressiva differenziazione dello Stato dalla società, annuncia il tramonto dell’età feudale e la genesi di un nuovo tipo di sistema sociale. Su questa frattura poggia l’autonomia storica dell’epoca moderna che concepisce il presente come un «non più» e «non ancora».

Castello di Pergine (Trento)

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Tra passato e futuro

L’asseveramento del concetto di Medioevo come parentesi negativa istituisce una gerarchia che condanna il passato e promuove la superiorità dell’epoca successiva e d’altro canto, il tacito abbandono dell’attesa cristiana della fine dei tempi apre un orizzonte futuro illimitatamente disposto alla novità.

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Guardare avanti

Per la prima volta si apre davanti all’umanità un futuro che mostra una crescente accelerazione del mutamento storico e della sua registrazione. Il concetto di modernità viene a indicare così la consapevolezza di un presente in continuo mutamento, un tempo strutturalmente transitorio, destinato a essere superato, in cui la fissazione di limiti cronologici (per individuare l’inizio o anche decretare la fine di un’epoca) diventa un’impresa problematica. Jacques-Louis David, Ritratto dei

coniugi Lavoisier, 1788

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Modernità e comunicazione

Grigory Karpovich Mikhailov, Prometheus (1839)

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La nuova società

Gli Europei si scoprono moderni nella seconda metà dell’Ottocento, quando il contrasto tra i fautori del nuovo e i difensori dell’antico si stempera nel riconoscimento generale dell’ineluttabilità dei nuovi assetti sociali e in una riflessione più matura sui loro elementi fondativi come sui punti critici.

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La nuova società

Persone e attività reputate «marginali» hanno guadagnato la scena e perfino assunto de facto responsabilità di governo. Il crollo dei puntelli tradizionali, di tipo religioso, castale o consuetudinario, ha provocato il collasso dei valori portanti della vecchia intelaiatura, mentre il nuovo set di riferimenti, a volte spinto da una sorta di religiosità laica, si allinea con orgoglio sotto le bandiere della scienza economica, del progresso tecnico e della razionalità.

Un cannone Krupp all’Esposizione di Parigi del 1867

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La nuova società

La rete fitta e avvolgente che incapsulava gli uomini in una struttura sociale statica e comunitaria è sfaldata; l’empatia tradizionale che connotava le relazioni umane ha perso terreno di fronte alla trama di collegamenti razionali instaurata dal sistema capitalistico e al prevalere di una concezione individualistica dell’uomo, basata sull’autonomia del pensiero, sulla valorizzazione delle facoltà personali, sulla libertà e sul godimento di diritti inalienabili.

Un cannone Krupp all’Esposizione di Parigi del 1867

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Il progetto illuminista

D’Alembert legge l’Encyclopédie in un salotto parigino

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Johnny Deep in Sleepy Hollow (Tim Burton, 1999)

Il progetto illuminista

A partire dall’Illuminismo, l’uomo, in teoria libero dal fardello delle sue «dipendenze», può finalmente diventare un «soggetto» autonomo e uguale a tutti gli altri e «oggetto» di un sapere rigoroso e verificabile. Sul piano dell’esercizio concreto della cittadinanza, la consapevolezza di sé e l’affermazione dei propri interessi vengono demandate, nel concetto di società avallato dalle scienze umane, a quel teatro di libere discussioni, senza pregiudizi o superstizioni, che viene definito «sfera pubblica».

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Il progetto illuminista

La macchina messa in moto alla fine del ’600 ha diffuso l’idea che i moderni siano importanti come gli antichi, che il progresso deve avere la meglio sulla tradizione e la scienza sulla fede. Il gusto per i racconti di viaggio ha ampliato gli orizzonti e scosso le convinzioni acquisite. La guerra alla tradizione e il parlare di religione naturale, di morte naturale, di diritto naturale hanno coltivato il sogno di un’era di felicità basata sulla ragione e sulla scienza.

Diego Rivera, La storia della cardiologia, (1943-44), Università Iberoamericana, Città del Messico.

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Il progetto illuminista

Con l’avvento dell’Illuminismo l’Europa è entrata in un’epoca di ottimismo.

La vita umana si allunga grazie alle misure igieniche, l’economia cresce, industria e medicina si trasfigurano in virtù delle applicazioni della fisica e della chimica, le comunicazioni migliorano e il commercio si intensifica.

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Nasce la fiducia nella liberazione degli esseri umani grazie a un nuovo modo di pensare che mette in primo piano l’istruzione e la scienza. Si confida in un progresso generale e nel sorgere di una nuova umanità che avrebbero reso tutti più giusti, saggi e felici.

Il progetto illuminista

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Nuovismo

Mentre si ridisegnano i rapporti sociali, e la mentalità e i modi di fare, la novità stessa diventa «organica», impulso positivo e obbligatorio, promessa di futuro e non più evento eccezionale o sciagura.

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Problemi

In questo ampio rimescolamento vengono ad assumere un aspetto problematico:

La spiegazione della «tenuta» dell’insieme sociale

La forza del legame sociale

La legittimazione dell’azione politica

Il processo di formazione dell’opinione pubblica

Il valore da assegnare alla cultura e alle sue modalità espressive.

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Nuovi significati

La chiara percezione dell’irreversibilità del processo, della globalità delle mutazioni e del consolidamento delle nuove forme sociali rende infatti inevitabile l’avvio di una riflessione sul nuovo significato che assumono la diffusione delle conoscenze, la dialettica politica, il valore della cultura e l’esperienza estetica.

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Fondamenti

Il primo obiettivo che si pongono gli scienziati sociali è quello di individuare i motivi originari del grande cambiamento sociale, che vengono individuati ne:

• L’economia capitalistica e il nuovo rapporto fra le classi

• L’esplosione tecnologica e il dominio della razionalità

• La rivolta politica e l’avanzare della democrazia.

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Fondamenti

L’analisi della transizione alla modernità diventa così un leitmotiv del pensiero sociologico del secondo Ottocento, nel tentativo di individuare i tratti fondamentali della contrapposizione tra società moderna e ancien régime.

Franz von Stuck, Il vizio (1899)

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Fondamenti

Su quali terreni si muovono le principali spinte e quali conseguenze producono?

Psicologico-sociale (l’indisciplina, l’ateismo, i cattivi maestri scatenano l’individualismo contro il conformismo) Storico (il progresso instaura un’era di salute complessiva per la civiltà dopo plurisecolari processi di decadenza) Economico (il nuovo assetto delle classi instaura forme di relazione dinamiche e dialettiche) Sociale (i rapporti sociali risentono della burocratizzazione, dell’astrazione dei legami, della crisi della cultura)

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La forma del legame sociale

Il confronto produce letture molto importanti ma risente anche dei diversi contesti. Mentre nella cultura francese e inglese lo sviluppo delle scienze sociali è influenzato dal timbro euforico del positivismo, in Germania predomina un approccio “storicista” che le relega in un ruolo ancillare. È in questo contesto che il futuro si carica di tinte sinistre, lasciando trasparire i primi rimpianti per il “mondo perduto” e un approccio severamente critico verso la modernità.

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Tönnies

Ferdinan Tönnies (Comunità e società, 1887) presenta il passaggio dalla Gemeinschaft alla Gesellschaft come l’approdo a rapporti sociali di tipo contrattuale e convenzionale, che si esprimono nei rapporti di scambio capitalistici e nella vita nelle grandi città.

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Ferdinand Tönnies (1855-1936)

Nel 1887 esce il celeberrimo Comunità e società (Gemeinschaft und Gesellschaft) in cui Tönnies delinea un’alternativa fra i tipi di legame sociale vigenti nella società premoderna e in quella moderna.

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Tönnies

La Gesellschaft è per Tönnies come «un paese sconosciuto», un fenomeno di transizione cui si contrappone il centro di forze creative e formative costituito dalla Gemeinschaft, diventata presto un cavallo di battaglia dei movimenti reazionari che denunciavano la società moderna, aldilà delle intenzioni dell’autore.

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Ferdinand Tönnies (1855-1936)

La comunità, definita in termini organicistici, è basata su rapporti sociali immediati e diretti; la società, che poggia invece su un modello meccanicista, è incentrata sulle relazioni “artificiali” già individuate come caratteristiche della modernità capitalista e confluite nella silhouette teorica dell’homo œconomicus.

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Comunità e società

Per Tönnies l’embrione della comunità è in seno alla famiglia, nei rapporti tra madre e figlio, tra moglie e marito, tra fratelli, per estendersi poi ai rapporti di vicinato e di amicizia, improntati a intimità, condivisione di linguaggi, significati, abitudini, spazi, ricordi ed esperienze comuni.

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Comunità e società

I vincoli spirituali di sangue e di prossimità danno luogo a insiemi organici, in cui gli uomini sono e si sentono uniti in modo duraturo da fattori che li rendono simili, al cui interno possono svilupparsi solo disuguaglianze che non eccedano i limiti di comunanza e condivisione (differenziazione territoriale vs. universalismo astratto).

Una famiglia contadina di Fosciandora, in Garfagnana, all'inizio del 900

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Comunità e società

I principi della differenziazione territoriale e dell’appartenenza tornano ad essere visti come correttivo” dell’universalismo astratto ereditato dall’Illuminismo e dalla Grande rivoluzione

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Comunità e società

Nella sfera comunitaria i rapporti sociali coinvolgono gli individui nella totalità del loro essere e non mediante la segmentazione dei ruoli specializzati.

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Comunità e società

«La teoria della società» scrive Tönnies «riguarda una costruzione artificiale, un aggregato di esseri umani che solo superficialmente assomiglia alla comunità, nella misura in cui anche in essa gli individui vivono pacificamente gli uni accanto agli altri».

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Comunità e società

«Però, mentre nella comunità essi restano essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano, nella società restano essenzialmente separati nonostante i fattori che li uniscono».

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Comunità e società

Nella società, gli individui sono separati, in rapporto di tensione con gli altri: il tentativo di entrare nella “sfera privata” è percepito come un’intrusione. Il tipico rapporto societario è il rapporto di scambio basato sulla convenienza, che si perfeziona solo se i contraenti sono convinti di ricevere più di quello che cedono.

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Comunità e società

Chi vende e chi compra entrano in un rapporto competitivo, poiché il primo mira al ricavo più alto e il secondo a pagare il meno possibile: il guadagno dell’uno è la perdita dell’altro.

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Comunità e società

Il rapporto di scambio mette in relazione solo le prestazioni degli individui, non la loro totalità; a chi vende non interessano né il compratore né l’impiego del bene scambiato, ma solo la capacità di pagare il prezzo stabilito.

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Comunità e società

La società è dunque una costruzione artificiale e convenzionale, composta da individui separati, ognuno dei quali persegue il proprio interesse individuale, che entra in gioco solo come garante del rispetto delle obbligazioni assunte dai contraenti.

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Comunità e società

Nella società, infine, tutti i rapporti tendono a conformarsi al modello dello scambio di mercato: non si fa niente senza una contropartita, sia nei rapporti fra le persone che in quelli con le istituzioni.

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Comunità e società

La posizione ideologica di Tönnies è chiara: l’avvento della modernità, ovvero della Gesellschaft, è un processo inarrestabile ma rappresenta una perdita rispetto ai valori autentici di solidarietà che trovano una realizzazione compiuta soltanto nell’ambito della comunità.

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Informazione-merce

Parlando della stampa, Tönnies la descrive come uno straordinario strumento per la manifattura dell’opinione pubblica, un canale attraverso il quale un gruppo particolare avrebbe potuto “presentare la propria volontà come la razionale volontà generale”.

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Informazione-merce

«In questa forma di comunicazione, i giudizi e le opinioni sono impacchettati come gli articoli delle drogherie e offerti per il consumo nella loro obbiettiva realtà (...) preparati e offerti alla nostra generazione nel miglior modo possibile dai giornali, che rendono possibile la più veloce delle produzioni, delle moltiplicazioni e delle distribuzioni di fatti e pensieri, proprio come la cucina di un albergo prepara cibo e vivande in tutte le forme e quantità immaginabili».

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Informazione-merce

«La stampa è il vero organo dell’opinione pubblica, un’arma ed uno strumento nelle mani di coloro che sanno come utilizzarla e devono utilizzarla. Essa è comparabile, e in un certo senso superiore, alla forza materiale posseduta dai governi con i loro eserciti, i loro tesori e la loro burocrazia. A differenza di questi infatti, la stampa non ha confini naturali ma, nelle sue tendenze e nelle sue potenzialità, è decisamente internazionale, e quindi comparabile al potere di una permanente o temporanea alleanza fra stati».

Ferdinand Tonnies, Comunità e società (1887), p. 221.

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Razionalizzazione

Nel 1897 Tönnies si confronta con l’opera di Nietzsche in uno studio (Il culto di Nietzsche) che, in una fosca cornice dominata dall’irrazionalismo, paventa l’abisso che la razionalizzazione e la modernizzazione spalancano non solo sulla “tradizione” ma sulla loro stessa creatura sociale.

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Razionalizzazione

Tra i padri fondatori della sociologia tedesca, tutti sensibili al vento di crisi, Tönnies è quello che con più impegno cerca di coniugare la progettualità sociologica con lo sviluppo del movimento operaio, in cui individua l’unico soggetto storico in grado di dare continuità ai caratteri progressivi della modernità.

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La sociologia di Tönnies (fedele alla lezione di Hobbes) è nettamente anti-organicista. L’uguaglianza e l’“urto” delle individualità sono il destino della modernità ma anche la norma critica che Tönnies oppone ai rapporti fondati sull’ineguaglianza o sul dominio di classe.

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Su questo sfondo, il saggio su Nietzsche è un affondo contro la sopravvalutazione individuale dell’individualità che è poi la negazione della possibilità di pensare l’individualità stessa.

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Durkheim

Anche secondo Durkheim, nelle società moderne, basate sulla divisione specializzata del lavoro che conferisce sempre più importanza all’individuo, l’ordine morale ha come corollario la disgregazione della «comunità» e della coscienza collettiva.

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Durkheim

Durkheim contrappone alla solidarietà «meccanica» delle società tradizionali (struttura segmentaria, scarsa interdipendenza, sentimenti e credenze comuni) la solidarietà «organica» che domina quelle moderne (struttura differenziata, forte interdipendenza, culto dell’individuo). Il passaggio comporta l’elaborazione di una coscienza collettiva più complessa e problematica.

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Durkheim

L’indebolirsi della coscienza collettiva e delle forze che «integrano» l’individuo regolandone la condotta sociale determina infatti una crisi nel legame sociale e conduce a una società «egoista» (integrazione debole) e «anomica» (regole deboli). L’egoismo dà luogo a un’intelligenza ipertrofica, a un pensiero privo di oggetto, a un mondo di sentimenti e di rappresentazioni del tutto individuale; l’anomia invece causa emotività incontrollata, passioni senza scopo e desideri sfrenati.

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Durkheim

Queste patologie, secondo Durkheim, sono da mettere in relazione con un crollo del sistema di regole morali oppure dalla disintegrazione dei rapporti sociali. Ma se la società capitalistica moderna favorisce un eccesso di consumismo per mantenere in moto la propria economia e un eccesso di individualismo, le tendenze negative non sono più mere «deviazioni» ma diventano endemiche.

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Durkheim

L’individualismo, e a maggior ragione l’eccessivo individualismo, non possono garantire l’identità personale. In questa visione della modernità, dunque, acquista un carattere problematico il rapporto tra identità personale, individualità e società moderna.

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Gabriel Tarde (1843-1904)

Gabriel Tarde cercò di sviluppare una psicologia del pubblico come collettività solo spirituale. Severo critico della scuola positivista, volle superare i limiti della criminologia e scoprire le leggi che governano la nozione - per lui centrale - di imitazione.

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La teoria del cambiamento sociale e culturale di Tarde poggia su alcuni principi d’interazione tra le menti umane:

1) l’opposizione, che genera conflitto,

2) l’adattamento, che stabilisce nuovi equilibri dopo l’opposizione, favorendo integrazione sociale e progresso con

3) l’invenzione di soluzioni che si affermano, in numero limitato, attraverso

4) l’imitazione.

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si deve a Tarde la distinzione, mancante in Le Bon ma di primaria importanza, tra la folla, aggregato di tipo concreto, e il pubblico, comunità puramente spirituale. Il pubblico è insomma quella "folla spiritualizzata, elevata" (v. Tarde, 1901, p.2)

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Definito “ricamatore” e metafisico, contraddittorio e fumoso, in un celebre libro del 1901 Tarde contrappone la folla, cioè le persone raccolte in uno stesso luogo, per un’occasione rituale, per uno spettacolo o per un evento organizzato o spontaneo, al pubblico dei lettori dei giornali.

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Gabriel Tarde

Egli sottolinea l’impalpabilità di questo nuovo tipo di pubblico, anche perché una stessa persona mentre può far parte, e solo in alcune circostanze, di una folla e di una soltanto, può essere invece inclusa simultaneamente in una varietà di pubblici.

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Diversamente dalla folla, dove il meccanismo del contagio è generato da contatti fisici, nel pubblico l’imitazione si produce allo stadio mentale. Il contagio, qui, è «senza contatto», la suggestionabilità è «puramente ideale». Ecco che, in questa meccanica spiritualizzata del pubblico a venire, il giornalismo, inteso da Tarde come «pompa aspirante e premente di informazioni» gioca il ruolo di mediatore primario, oltre che di produttore di impulsi delocalizzati ma capaci di diffondersi su tutto il globo terracqueo.

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Attraverso la diffusione di informazione e la correlativa aspirazione, nel momento in cui le società di controllo muovono i primi passi, i giornali riescono a costituire un pubblico, operando come simulatori di prossimità. Il pubblico, per Tarde, è il pubblico dei media, è «folla a distanza». Per questa ragione, il pubblico si costituisce nel tempo, non nello spazio. La sua soggettivazione nel tempo lo rende non solo aperto, ma impastato di futuro. Se le tecniche disciplinari classiche operavano attraverso sistemi spaziali di manipolazione, le tecniche di controllo operano attraverso una dislocazione temporale (media).

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Secondo Tarde, la folla è «il gruppo sociale del passato», mentre il pubblico è «il gruppo sociale del futuro». Il pubblico moderno è un’entità diversa dalla massa: più ristretta, economicamente superiore, lontana dalla piazza, dalle conversazioni faccia-a-faccia e dal dibattito politico diretto. Si tratta essenzialmente di una «collettività spirituale, una dispersione di individui fisicamente separati la cui coesione è interamente mentale».

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«La stampa unifica e rinvigorisce le conversazioni (...) Ogni mattina i giornali forniscono al proprio pubblico le conversazioni del giorno (...) questa crescente somiglianza di conversazioni simultanee in un sempre più vasto dominio geografico è una delle più importanti caratteristiche del nostro tempo».

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«I giornali hanno unificato nello spazio e diversificato nel tempo le conversazioni degli individui. (...) Anche coloro che non leggono giornali, parlando con quelli che lo fanno, sono costretti a seguire il solco tracciato dai pensieri presi in prestito di quelli»

Gabriel Tarde, Il pubblico e la folla, pp. 312, 304

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L’analisi di Tarde prende le mosse dalla confutazione del concetto di «folla» di Le Bon, che applica ai fruitori dei media considerazioni basate su un «insieme di contagi mentali prodotti essenzialmente dal contatto fisico». Le comunicazioni da mente a mente non hanno invece bisogno della vicinanza dei corpi. Le «quantità» che rendono possibili le leggi del Parlamento, ad esempio, non si formano tanto nelle piazze (con persone a portata di voce e di sguardo) quanto attraverso le idee trasmesse a individui che, su un vasto territorio, a casa propria, leggono lo stesso giornale e si convincono di condividerle con molti altri.

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È questo il concetto di «pubblico» che Tarde contrappone alla «folla», definendolo «dispersione di più individui coesi da suggestione a distanza», che risale ai primi sviluppi della stampa nel sec. XVI e si concretizza nel «pubblico politico» della Rivoluzione francese. È tuttavia il progresso dei mezzi di trasporto e di trasmissione istantanea del pensiero, sul finire dell’Ottocento, a estendere il «pubblico» fino alla dimensione ampia e costante della moderna «opinione pubblica».

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È comunque la stampa a svolgere un ruolo decisivo, offrendo quotidianamente quel «punto di riferimento che raggruppa le coscienze degli individui in un pubblico e trasforma la pluralità di opinioni isolate in una opinione pubblica». Mediante l’informazione di massa s’instaura un «dibattito permanente», in quanto il giornale rappresenta una «lettera pubblica» con cui si apre una «conversazione pubblica» che, derivando da quelle private, assurge con loro a grande regolatrice e nutrimento. Tuttavia la stampa, benché contribuisca fortemente a «istituire giorno per giorno l’oggetto d’interesse comune» (sembra quasi un anticipo della teoria dell’ agenda setting), non riesce da sola a materializzare un’opinione pubblica.

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Se la lettura dello stesso giornale realizza una interindividualità astratta o ideale della società di massa, per l’elaborazione dell’opinione pubblica è anche necessaria, a valle, «l’interindividualità concreta della parola», forma spontanea e continua di deliberazione che aumenta la probabilità di propagazione delle opinioni più chiare. La «conversazione privata» diventa così un momento essenziale della comunicazione come «spazio pubblico» della democrazia. E spontaneo viene l’accostamento, oltre che Habermas (1962), all’influenza personale nelle comunicazioni di massa che sarà investigata da P. Lazarsfeld (1955).

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Stampa tipografica, ferrovia, telegrafo e pubblicazioni giornalistiche hanno reso possibile la formazione di un pubblico la cui caratteristica è quella di essere indefinitamente estensibile. I relativi cambiamenti sono stati preceduti dalla lunga storia dello sviluppo delle poste, delle strade, degli eserciti permanenti, della diffusione dell’istruzione popolare. Il “senso dell’attualità” è, da allora in poi, un dato della vita civile.

Armand Mattelart, L’invenzione della comunicazione. Le vie delle idee, Il Saggiatore, Milano p. 259,


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