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La conservazione della Fauna: La Normativa Programma... · degli uccelli selvatici. ... Art. 2...

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La conservazione della Fauna: La Normativa Umberto Bressan Regione Lombardia DG Qualità dell’Ambiente
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La conservazione della Fauna:

La Normativa

Umberto Bressan

Regione Lombardia

DG Qualità dell’Ambiente

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Normativa comunitaria

Convenzione di Ramsar - 2/02/71

Convenzione di Bonn – 23/06/79

Convenzione di Berna – 19/09/79

Convenzione di Rio de Janeiro – 5/06/92

Dir. 79/409/CEE (Uccelli)

Dir. 92/43/CEE (Habitat)

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Normativa nazionaleL. 394/91 Legge quadro sulle aree protette

L. 157/92 Tutela della fauna omeoterma e prelievo venatorio

DPCM 357/97 regolamento dir. habitat

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Normativa regionaleL.R. 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed

ecologica” - In revisione

L. R. 26/93, “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività

venatoria”

D.G.R. 4345/01 “Programma per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica e Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.”

D.G.R. Istituzioni di Z.P.S. e di SIC.

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“Convenzione relativa alle Zone Umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli

acquatici", Ramsar 2/02/71

Finalità:• invertire il processo di trasformazione e distruzione delle

Zone Umide, • disporre di uno strumento internazionale per la tutela delle

Zone Umide, habitat primari per la vita degli uccelli acquatici,che per raggiungere stagionalmente i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento, percorrono particolari rotte migratorie internazionali.

• sottoscritta da più di 100 Paesi del mondo e con oltre 900 Zone Umide designate, cooperazione tra Stati per la tutela delle Zone Umide, promuovendo i principi dello sviluppo sostenibile e della conservazione della biodiversità.

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“Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici della fauna selvatica”. Bonn 23/06/79

Finalità: sviluppare la cooperazione internazionale allo scopo di conservare le specie migratrici della fauna selvatica.•Azioni previste :• promuovere, sostenere o collaborare a ricerche sulle specie migratrici, •assicurare un'immediata protezione alle specie migratrici di cui all'allegato I,• concludere accordi ai fini della conservazione e della gestione delle specie migratrici di cui all'allegato II.•Allegato I: specie migratrici minacciate di estinzione (stretta protezione)•Allegato II: specie migratrici in cattivo stato di conservazione che devono formare l’oggetto di accordi

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Finalità:

•la conservazione della flora e della fauna e dei loro habitat,

•attuare politiche nazionali per la loro conservazione Le specie di fauna selvatica dell'allegato II sono oggetto di disposizioni legislative per assicurarne la particolare salvaguardia ed è vietato:

• qualsiasi forma di cattura, di detenzione o di uccisione intenzionali;

• il deterioramento o la distruzione intenzionali dei siti di riproduzione o di riposo;

• molestare la fauna selvatica, specie nel periodo della riproduzione, dell'allevamento e dell'ibernazione;

• la distruzione o la raccolta intenzionale di uova dall'ambiente naturale o la loro detenzione;

•la detenzione ed il commercio interno di tali animali, vivi o morti, imbalsamati, parti o prodotti ottenuti dall'animale.

“Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell’’ambiente naturale ”. Berna 19/09/79

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“Convenzione sulla diversità biologica.Rio de Janeiro 5/06/92

Finalità: anticipare, prevenire e combattere alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversitàbiologica in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici.

Obiettivi: la conservazione della diversità biologicain situ -conservazione degli ecosistemi, degli habitat

naturali, mantenimento e ricostituzione di popolazioni vitali di specie nelle loro zone naturali

ex situ - misure per il ricupero e la ricostituzione delle specie minacciate mediante anche programmi direintroduzione di dette specie nei loro habitat naturali.

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Dir. 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

Obiettivi• proteggere, gestire e regolare tutte le specie di uccelli viventi

naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri - comprese le uova, i l nidi e gli habitat;

• regolare lo sfruttamento di tali specie.AzioniGli Stati membri devono preservare, mantenere o ripristinare i

biotopi e gli habitat di questi uccelli:• istituendo zone di protezione speciale - ZPS; • mantenendo gli habitat; • ripristinando i biotopi distrutti; • creando biotopi.

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Dir. 92/43/CEE "Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della

fauna selvatiche", "Habitat".

Motivazioni:

“poiché un numero crescente di specie selvatiche ègravemente minacciato è necessario adottare misure a livello comunitario per la loro conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie con particolare riferimento a quelle prioritarie”.

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Dir. 92/43/CEE “ - "Habitat".

Obiettivo:La costituzione della rete Natura 2000 SIC e ZPS (ZSC)L'obiettivo della Direttiva è però più vasto avendo come

scopo dichiarato di contribuire a salvaguardare la biodiversitàmediante attività di conservazione non solo all'interno delle aree che costituiscono la rete Natura 2000 ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l'Unione.

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Dir. 92/43/CEE “ - "Habitat".

Nelle zone speciali di conservazione, gli Stati membri prendono tutte le misure necessarie per garantire la conservazione degli habitat e per evitarne il degrado.

Valutazione di incidenza per piani e progetti connessi al sitoLa direttiva prevede la possibilità che la Comunità cofinanzi le

misure di conservazionestrumento LIFE Natura. Gli Stati membri e la Commissione incoraggiano ricerche e

studi scientifici atti a contribuire al conseguimento degli obiettivi della direttiva.

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Dir. 92/43/CEE “ - "Habitat".

Spetta inoltre agli Stati membri:favorire la gestione degli elementi del paesaggio ritenuti essenziali per la migrazione, la distribuzione e lo scambio genetico delle specie selvatiche; applicare sistemi di protezione rigorosi per talune specie animali e vegetali minacciate (allegato IV) e studiare l'opportunità di reintrodurre tali specie sui rispettivi territori; proibire l'impiego di metodi non selettivi di prelievo, di cattura e uccisione per talune specie vegetali ed animali (allegato V).

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L. 394/91 LEGGE QUADRO SULLE AREE PROTETTE

(artt. 11, 12 Legge 394/91)

è vietata la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il

disturbo delle specie animali;

la tutela dei valori naturali ed ambientali affidata all'Ente

parco è perseguita attraverso lo strumento del piano per

il parco

indirizzi e criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna

e sull'ambiente naturale in genere.

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L. 157/92 “Norme per la protezione della fauna Selvatica omeoterma

e per il prelievo venatorio”.

Art.1 - Protezione della fauna, patrimonio indisponibile dello stato, tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale. L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione.

Le direttive CEE in materia di conservazione dell’avifauna (“Uccelli” e succ. modificazioni) sono integralmente recepite, così come la Convenzione di Parigi (protezione uccelli durante la riproduzione e la migrazione) e di Berna (protezione della vita selvatica e degli habitat).

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L. 157/92 II^

Art. 2 - Oggetto della tutela sono le specie di mammiferi e uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nel territorio nazionale.

Specie Particolarmente Protette, in via di estinzione, è un divieto assoluto senza distinzione per provenienza (animali allevati). Lupo, orso, martora, puzzola, lontra, gatto selvatico, lince, foca monaca, cetacei, cervo sardo, camoscio d’Abruzzo, tarabuso, cicogne, rapaci diurni e notturni, picchi, alcuni limicoli, e gabbiani e uccelli acquatici + dir UE

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L. 157/92 – III^

Art. 3 - divieto di uccellagione e di cattura di uova, nidi e piccoli nati, in tutto il territorio nazionale (uccellagione = soppressione in massa che può portare all’estinzione)

Art. 4 - Cattura temporanea e inanellamento è prevista l’autorizzazione a stazioni di inanellamento INFS, alcune specie di uccelli possono essere catturati per richiamo

Art. 5 - Caccia da appostamento fisso e richiami vivi le regioni disciplinano tale attività, 10 uccelli per specie per un max di 40.

Art. 7 - INFS organo tecnico scientifico di consulenza con compiti di censire la fauna ed elaborare piani d’azione per la conservazione della fauna e dell’ambiente

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L. 157/92 – IV^Art. 10 piani faunistico venatori il territorio agro-silvo-pastorale è pianificato alla conservazione dei carnivori al contenimento naturale di altre specie al conseguimento della densità ottimale mediante riqualificazioni e regolamentazione della caccia

Il 20-30% del territorio è destinato alla protezione della fauna, nelle alpi la quota scende al 10-20%

Istituti: Oasi di protezione per il rifugio, riproduzione e sosta fauna

Zone di ripopolamento e cattura riproduzione e cattura allo scopo di effettuare immissioni

Centri di riproduzione della fauna aziende pubbliche o private (agricolo –venatorie)

Zone (e periodi) per l’addestramento cani affidate ad associazioni venatorie o cinofile o a imprese agricole Incentivi per tutela e ripristino habitat ai proprietari di fondi rustici

Artt. succ.- disciplina dell’’attività venatoria vera e propria

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L. 157/92 –V^Art. 11 Zona faunistica delle Alpi il territorio alpino per le peculiari caratteristiche di flora e fauna è definito zona faunistica a se stante. Attivitàvenatoria in un contesto di protezione.

Il 20-30% del territorio è destinato alla protezione della fauna, nelle alpi la quota scende al 10-20%

Oasi di protezione per il rifugio, riproduzione e sosta fauna

Zone di ripopolamento e cattura riproduzione e cattura allo scopo di effettuare immissioni

Centri di riproduzione della fauna aziende pubbliche o private (agricolo –venatorie)

Zone (e periodi) per l’addestramento cani affidate ad associazioni venatorie o cinofile o a imprese agricole Incentivi per tutela e ripristino habitat ai proprietari di fondi rustici

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L. 157/92 –VI^Artt. 12, 13, 14, 15 disciplina della caccia: definizione, mezzi, calendario venatorio, programmazione negli ATC e comprensori alpini, ricognizione delle risorse venatorie ecc.

Artt. 16, 17 aziende faunistico-venatorie e agrituristico -venatorie, allevamenti ecc.

Art. 18 specie cacciabili e periodi relativi

Art. 19 controllo della fauna selvatica regioni possono vietare la caccia per problemi di consistenza faunistica o per calamità ecc.

Controllo delle specie con metodi ecologici o piani di abbattimento anche in parchi naturali

Art. 20 divieto di introduzione di specie alloctone

Art. 21 divieto di caccia in ambito urbano, in parchi nazionali, in parchi e riserve naturali regionali, nelle oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, foreste demaniali salvo deroghe, trasporto del fucile, uccellagione.

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L.R. 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica” - In revisione

Tutela della fauna minore

tutela dei luoghi di particolare interesse naturalistico locale, di alcune specie animali (Formica Rufa, Bufo bufo, limitazioni prelievo gen. Rana, genere Helix, tutela gambero fiume) del loro ambiente di vita, di alcune specie della flora spontanea

Riscrittura completa

Lista di specie e habitat riproduttivo da proteggere per:

Invertebrati, comunità minacciate e alcune specie

Anfibi

Rettili

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La fauna selvatica

Il programma regionale per gli interventi di conservazione e gestione nelle aree protette

Protocollo di attività per gli interventi di reintroduzione

D.G.R. 20 aprile 2001 n. 7/4345

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D.G.R. 20 aprile 2001 n. 7/4345

• Fauna vertebrata delle aree protette (379 specie)• Specie prioritarie di fauna vertebrata• Fauna invertebrata: comunità o gruppi di specie

sensibili o caratterizzanti ambienti minacciati• Fauna invertebrata: elenco preliminare di specie

prioritarie (38 specie)• Specie alloctone di fauna e relative indicazioni

sulle strategie d’intervento (44 specie)

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D.G.R. 20 aprile 2001 n. 7/4345

strumento di indirizzo e coordinamento

strumento attuativo delle direttive e applicativo per programmi di conservazione e reintroduzione

riferimento obbligatorio per Enti gestori aree protette

importanza della componente faunistica per la pianificazione, gestione e valorizzazione degli aspetti naturalistici dei parchi regionali e naturali - circolare del 26.08.2004

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D.G.R. 20 aprile 2001 n. 7/4345

per ogni specie:ID, Classe, Ordine, Codice, Nome della specie, Fenologia, Priorità, IUCN, Normative Internazionali, Nazionali, Regionali, Habitat, Strategie di conservazione, Tipologia di intervento

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D.G.R. 20 aprile 2001 n. 7/4345

La priorità di conservazione e di intervento è il principale obiettivo di questo programma.

Indice di priorità: 1 – 14

Emergenze: 9 - 14

Priorità Complessiva

derivante da un livello di priorità generale e da un livello di priorità regionale

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D.G.R. 20 aprile 2001 n. 7/4345

Priorità generale:

Rarità generale (liste rosse ecc.)

Corologia (distribuzione geografica delle specie).

Fragilità (vulnerabilità alle perturbazioni ambientali)

Consistenza del popolamento regionale

Selettività ambientale

Criticità (importanza del territorio regionale rispetto alla distribuzione in Italia)

Status di minaccia (IUCN ) EX, CR, EN, VU, LR, DD

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Priorità (vertebrati)

L’individuazione delle priorità di conservazione e di intervento costituisce il principale obiettivo di questo programma.

Priorità Complessiva: derivante da un livello di priorità generale e da un livello di priorità regionale. Si sono utilizzati i principali attributi ecologici desunti da diversi fattori:

Rarità generale (liste rosse internazionali, nazionali e regionali, contenenti le specie minacciate e considerate in pericolo di estinzione) all’estensione dell’habitat, dal valore scientifico alla fragilità ecologica, dalla consistenza

Corologia (distribuzione geografica delle specie). Le specie più diffuse hanno priorità minore ai fini della conservazione.

Fragilità (vulnerabilità alle perturbazioni ambientali). Dipende dalla capacitàdella specie di rispondere alle perturbazioni e/o dalla consistenza numerica delle popolazioni stesse.

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Priorità (vertebrati) - 2Consistenza del popolamento regionale (3 = specie rare o localizzate; 2 = presenti in aree limitate; 1 = specie ben distribuite; 0 = specie comuni).

Selettività ambientale una specie è + vulnerabile quanto + risente di modificazioni ambientali. Mammiferi Uccelli Rettili 3 = s. di ambienti poco alterati, 2 = s. forestali ed ecotonali esigenti, 1= s. poco selettive, 0 =s. fortemente tolleranti

Anfibi Pesci 3=molto sensibili-acque con condizioni molto specifiche, 2=esigenti (T, O2 ), 1=tolleranti, ambienti acquatici compromessi 0 = molto tolleranti - (laghi eutrofizzati, acque alterate)

Criticità (importanza del territorio regionale rispetto alla distribuzione in Italia). Punteggio max a s. ridotte a livello nazionale e concentrate in Lombardia, punteggio minimo x s. le specie ad ampia diffusione nazionale e rarefatte in Lombardia.

Status di minaccia (IUCN ) EX (estinta), CR (pericolo critico), EN (in pericolo), VU (Vulnerabile), LR (basso rischio), DD (no dati)

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Strategie di conservazione

Desunte da considerazioni relative alla specie a livello regionale, nazionale e comunitario, dell’esistenza di programmi o progetti

Strategie generali:

A - Intervento diretto sulla zoocenosi

B - Intervento diretto sull’habitat

C - Attività di monitoraggio

D - Azione sulla componente sociale

E - Nessuna azione

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Strategie di conservazioneA - Intervento sulla zoocenosi

A - Intervento diretto sulla zoocenosi in caso di meccanismi dipredazione e/o competizione con altre specie animali oppure anche di minaccia diretta da parte dell’uomo.

Strategie generali:

A1 - Reintroduzione

A2 - Re-stocking

A3 - Sospensione o limitazione del prelievo

A4 - Particolare controllo o eradicazione delle popolazioni di specie alloctone e/o introdotte in aree non precedentemente occupate che, con la loro presenza, limitano in qualche modo le specie autoctone

A5 - Controllo dell’impatto predatorio e/o degli organismi ospiti o simbionti

A6 –Controllo sulla consistenza o sulla struttura di popolazione

A7 – Interventi veterinari (es. antirabbica via orale per volpi)

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Strategie di conservazioneB – Intervento diretto sull'habitat

Ba - Ambienti acquatici

Ba1- Miglioramento della qualità delle acque

Ba2 - Rinaturazione di alveo e sponde di corpi d’acqua

Ba3 - Interventi sul flusso minimo vitale sui corsi d’acqua

BA4- Realizzazione di passaggi di risalita in corrispondenza di sbarramenti artificiali dei corsi d’acqua

Ba5- Creazione e/o mantenimento di aree di frega

Ba6- Conservazione e manutenzione di pozze

BA7- Mantenimento di zone umide, praterie igrofile e marcite

Ba8- Creazione e/o mantenimento del canneto

Ba9- Rinaturazione delle depressioni di cava

Ba10- Controllo delle variazioni di livello di bacini e corsi d’acqua regolati da sbarramenti artificiali

Ba11- Manutenzione e rinaturazione delle sorgenti

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Strategie di conservazioneB – Intervento diretto sull'habitat

Bb - Ambienti forestali

Bb1 - Rimboschimenti in relazione alla tipologia del bosco originario

Bb2 - Creazione e mantenimento di zone aperte all’interno dei boschi

Bb3 - Interventi selvicolturali finalizzati allo sviluppo del sottobosco

Bb4 - Interventi selvicolturali finalizzati alla rinnovazione spontanea delle specie forestali autoctone (es. disetaneizzazione)

Bb5 - Interventi selvicolturali volti al ripristino ed al mantenimento di boschi autoctoni (incluse tipologie specifiche, es. boschi ripariali) ed alla conversione dei boschi cedui in alto fusto

Bb6 - Mantenimento di alberi vetusti e senescenti, o con cavità, di alberi morti e altri potenziali rifugi per la fauna

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Strategie di conservazioneB – Intervento diretto sull'habitatBc - Ecotoni, ambienti aperti e zone agricole

Mantenimento o creazione di zone ecotonali (es. siepi tra i campi) e di zone umide

Mantenimento delle stoppie nel periodo invernale

Utilizzo controllato di erbicidi e pesticidi ed incremento dell’agricoltura biologica

Incoraggiamento di rotazione agraria, del seat aside, di colture per la fauna

Mantenimento dei prati polifiti permanenti (prati pingui, irrigui ecc)

Impianto o riconversione di frutteti per la fauna

Mantenimento o ringiovanimento di ambienti aperti (praterie, prati umidi, ecc.)

Incentivazione del pascolo programmato (ovino, bovino ed equino)

Incentivazione all’allagamento precoce delle risaie (metà marzo) e limitazione dell’impiego di cultivar di riso coltivati a secco

Realizzazione di interventi agricoli sperimentali in condizioni controllate (calcinazione, diserbo chimico sotto stretto controllo, locale eradicazione di specie vegetali indesiderate ecc.)

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Strategie Conservazione B: Intervento diretto sull'habitat

Bd - Interventi generali

Bd1- Creazione e conservazione di aree idonee alla riproduzione

Bd2- Realizzazione di sottopassi/barriere per gli spostamenti migratori

Bd3 - strutture per il superamento di barriere artificiali (autostrade, ferrovie, dighe, briglie, ecc.)

Bd4 - Protezione dei siti riproduttivi

Bd5 - Mantenimento di cavità naturali ed artificiali potenzialmente utili alla chirotterofauna e agli invertebrati ipogei o antropofili (compresi edifici)

Bd6 - Distribuzione controllata di alimento (carnai, mangiatoie)

Bd7 -Interventi per favorire la nidificazione: cassette nido, piattaforme galleggianti

Bd8 - Azioni volte all’incremento di popolazioni di specie preda o di piante ospiti

Bd9 - Rimozione di eventuali discariche abusive di rifiuti solidi urbani

Bd10 - Limitazione dei pericoli d’incendio

Bd11 - Uso di lampade a basso impatto sugli insetti per l’illuminazione esterna

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Strategie di conservazioneC - Attività di monitoraggio

C1- Monitoraggio status delle popolazioni (consistenza, struttura, patologia…)

C2 Monitoraggio dello status delle popolazioni per specie con ciclo biologico complesso caratterizzate da cambiamenti di habitat o migrazioni

C3 Individuazione delle rotte di spostamento, dei collegamenti tra popolazioni

C4 Definizione qualitativa delle potenzialità faunistiche del territorio;

C5 Definizione quantitativa delle potenzialità faunistiche del territorio

C6 Verifica della disponibilità di adeguate risorse trofiche

C7 Monitoraggio dei predatori

C8 Monitoraggio del prelievo

C9 Monitoraggio dell’habitat (alterazioni fisiche e/o inquinamento; modifiche della struttura degli habitat terrestri, con particolare riferimento alla ricettività per gli invertebrati)

C10 Monitoraggio della qualità chimica e biologica delle acque, anche in riferimento alla ricettività per gli invertebrati

C11 Studi particolareggiati finalizzati ad individuare potenziali interventi futuri

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Strategie di conservazioneD – Azione sulla componente sociale

D1 Risarcimento danni arrecati dalla fauna ed indennizzi per il mancato uso dei siti occupati

D2 Educazione ambientale e divulgazione in ambito locale

D3 Educazione ambientale e divulgazione a largo raggio

D4 Controllo dei disturbi diretti arrecati alle colonie o ai dormitori (es. navigazione a motore, canottaggio, rafting, ecc)

D5 Controllo della attività di pesca

D6 Controllo delle attività turistico ricreative montane

D7 Controllo sulle modalità e sui tempi di realizzazione del taglio nell’arboricoltura da legno

D8 Erogazione di incentivi per agricoltura a basso impatto o attività agro-silvo-pastorale tradizionale

E - Nessuna azione - Nessun intervento

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Il Programma regionale

ID num. progressivo: 126

Classe, Ordine: Aves, Falconiformes

Codice checklist delle specie di fauna italiana

(Minelli, Ruffo, La Posta) : 110.457.007

Nome: Falco peregrinus

Fenologia: M. par. Nid Reg.

Priorità: 13

Normative Internazionali: All. I dir. Uccelli

Nazionali, Regionali: L.N. 157/92 P.P.

Habitat: pareti e rupi (fasce perilacustri dei grandi laghi prealpini)

Strategie di conservazione: B Intervento diretto sull’habitat, C Attività di monitoraggio, D Azione sulla componente sociale.

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Bc4 Utilizzo controllato di erbicidi e pesticidi, favorire agricoltura biologica

Bd1 Creazione aree per la riproduzioneBd4 Protezione nidiC2 monitoraggio status conservazioneC4 definizione potenzialità faunisticheC6 Verifica disponibilità troficheC11 Studi particolareggiati per definire interventi

futuriD2 educazione ambientale - localeD3 educazione ambientale - largo raggio

B Intervento diretto sull’

habitat

C monitoraggio

D Azione sulla componente

sociale

Falco pellegrino

Tipologia di intervento

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• Perché reintrodurre fauna estinta

• Reintroduzione, Ripopolamento, o Introduzione ?

Definizione (INFS): immissioni di animali in un’area ove la specie di

appartenenza era da considerarsi autoctona sino alla scomparsa

• Perché le specie scompaiono

• Fattibilità degli interventi

• Reperimento degli animali• Costi economici e sociali• Costi biologici• Progettazione

Protocollo di attività per gli interventi di reintroduzione

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Lista rossa Fauna lombardaalcuni Mammiferi

Lynx lynx

Rhinolophusferrumequinum

Canis lupus

Ursus arctos

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Lista nera - Specie alloctone

Sciurus carolinensis Myocastor coypus

Procambarus Clarkii Silurus glanis

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L.R. n° 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica”

Titolo I : DISPOSIZIONI GENERALI

La regione Lombardia, ferme restando le competenze dello stato, disciplina con la presente legge la tutela dei luoghi di particolare interesse naturalistico locale, di alcune specie animali, del loro ambiente di vita, di alcune specie della flora spontanea, e regola gli interventi pubblici e privati a tali beni connessi, ai fini della garanzia dell’assetto ambientale di cui all’art. 3 dello statuto regionale

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L.R. n° 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica”

Titolo IV : TUTELA DELLA FAUNA MINORE

Art.12 (Formica Rufa)

La distruzione, dispersione o alterazione di nidi di formiche del gruppo formica Rufa l’asportazione di uova, larve, bozzoli e adulti sono vietate. E’altresì vietato commerciare e vendere, salve le attività del corpo forestale per scopi di lotta biologica, nidi di formiche del gruppo Rufa, nonchè uova, larve, bozzoli e adulti di tali specie. Le specie protette del gruppo formica Rufa sono: formica lugubris, formica rufa, formica aquilonia, formica polyetena.

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L.R. n° 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica”

Art. 13 (Raccolta per scopi didattici e scientifici)

La raccolta di nidi di formiche del gruppo Rufa, di uova, larve e adulti per scopi scientifici o didattici è ammessa nei modi di cui al successivo art. 20.

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L.R. n° 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica”

Art. 14 (Anfibi e molluschi)

Durante l’intero arco dell’anno la raccolta o distruzione di uova e la cattura od uccisione di girini di tutte le specie di anfibi sono vietate. Dal 1 febbraio al 30 giugno è vietata la cattura di tutte le specie di anfibi del genere rana. Dal 1 marzo al 30 settembre è vietata la cattura di tutte le specie di molluschi del genere Helix. Nel restante periodo dell’anno la cattura di rane adulte e di lumache è consentita per una quantità giornaliera non superiore a duekilogrammi per persona. La cattura di rane e di lumache non è ammessa durante la notte da un’ora dopo il tramonto ad un’ora prima della levata del sole. La cattura, il trasporto ed il commercio di rospi del genere Bufo sono vietati.

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Dal 1 febbraio al 30 giugno vietata la cattura di tutte le specie del genere rana

Rana agile (Rana dalmatina ) Rana di Lataste (Rana latastei)

Rana appenninica (Rana italica ) Rana temporaria (Rana temporaria )

Rospo comune (Bufo bufo ) Rospo smeraldino (Bufo viridis )

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Dal 1 marzo al 30 settembre è vietata la cattura

di tutte le specie di molluschi del genere Helix

Helix pomatiaH. cincta cincta

forma tipica è in

Lombardia

Helix lucorum lucorum

C. Apertus

ex H. cryptomphalusCantareus aspersus

ex H. cantareus

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Art. 15 (Gamberi) La cattura, il trasporto ed il commercio di gamberi d’acqua dolce (Astacus fluviatilis) sono vietati.

colore da chiaro a scuro, carpopodite senza sperone solo leggermente ondulato

Procambarus Clarki:

Vinaccia, carpopodite con margine interno con sperone

Orconectes limosus: marroncino chiaro

Carpododite con margine interno con sperone

Con due file di macchioline rosse sul lato superiore dell’addome

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Chiavi per il riconoscimento dei gamberi presenti attualmente nel Nord Italia

Sp. alloctone con sperone sul carpopodite nella parte interna della

chela guardando l’animale dall’alto.

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Le cause del declinoa cura di:Pietro Angelo Nardi, Daniela Ghia, Edoardo Razzetti, Anna Bonardi, Simone Rossi, Luca Fea, Franco Bernini- Università degli studi di Pavia

L’introduzione di gamberi esotici in molte zone della Lombardia, particolarmente in pianura, ha provocato la scomparsa della specie autoctona da molti corsi d’acqua

La peste dei gamberi, causata da un fungo (Aphanomyces astaci) introdotto attorno al 1860 attraverso le pratiche di ripopolamento con specie alloctone, ha provocato una gravissima diminuzione delle popolazioni in Italia ed in Europa

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I gamberi alloctoni in Lombardia

Procambarus clarkii(gambero rosso della Louisiana)sperone evidente sul carpopodite

colore da rosso brillante a bruno-violaceoi giovani sono spesso brunastri

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I gamberi alloctoni in Lombardia

Orconectes limosus(gambero americano)

sperone evidente sul carpopoditemacchie rossicce in due file sulla parte dorsale dell'addome

estremità delle chele nera con apice arancionecolore variabile da bruno a giallastro

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I gamberi alloctoni in Lombardia

Astacus leptodactylus(gambero turco)

chele lunghe e affusolate con margine interno rettilineonessuno sperone sul carpopodite

due spine post-orbitalicolore variabile da bruno a giallastro

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Parco Lombardo della Valle del Ticino

Basso corso e sponde del Fiume Ticino

SIC IT2080002(superficie 300 ha)

Vasche di allevamento

Le minacce sono rappresentate principalmente dalla predazione da parte di molte specie ittiche, dalla competizione di gamberi alloctoni e dalla gestione della rete irrigua e dei fontanili (periodi di asciutta completa, ricalibrazionedelle sezioni, rimozione periodica meccanizzata della vegetazione acquatica)

E’ caratterizzato dall’alveo attivo del Fiume Ticino e dalle relative aree golenali

Fino agli anni ‘90, A. pallipes era presente nel territorio del Parco, con una distribuzione frammentata. Le indagini condotte nel corso dell’attuale progetto non hanno consentito di confermare la maggior parte delle passate segnalazioni, comprese le più recenti

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Parco della Valle del Lambro

Valle del Rio PegorinoSIC IT2050003

Rientra nel territorio del Consorzio Parco della Valle del Lambro ed è costituito da una valle laterale del fiume Lambro, lungo la quale scorre il Rio Pegorino

Nonostante le dimensioni contenute (120 ha) e l’elevata antropizzazione del territorio circostante, il SIC ha un elevato interesse come relitto di un assetto ambientale un tempo assai più esteso

In passato il Rio Pegorino ospitava una popolazione di A. pallipes, di cui non èstata riconfermata la presenza nei sopralluoghi effettuati nel corso del progetto

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Obiettivo del progetto

Obiettivo principale del progetto è la conservazione di Austropotamobius pallipesmediante la ricostituzione di popolazioni stabili, anche tramite la reintroduzione di riproduttori

Per rendere il SIC Valle del Rio Pegorinomaggiormente idoneo ad ospitare una popolazione di A. pallipes sono opportuni interventi di riqualificazione ambientale, in particolare per quel che riguarda la qualità dell’acqua

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Interventi realizzatiParco Lombardo della Valle del Ticino

• realizzazione di una grande vasca per la stabulazione dei riproduttori di gambero e l’allevamento in condizioni di seminaturalità

• 2001: introduzione nelle vasche di un primo nucleo di circa 600 gamberi adulti

• 2002: ripopolamento, utilizzando 400 gamberi marcati individualmente, in tre siti opportunamente scelti sulla base della qualità ambientale, valutata mediante i protocolli IBE e IFF

• marzo 2003: monitoraggio della naturalizzazione dei gamberi introdotti

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Interventi realizzatiParco della Valle del Lambro

• ripopolamento, utilizzando 150 gamberi marcati individualmente, di due tratti del corso d’acqua opportunamente scelti sulla base della qualità ambientale

• marzo 2003: monitoraggio della naturalizzazione dei gamberi introdotti

• 2002:• controllo periodico della qualità dell’acqua (protocollo IBE) e analisi della idoneità ambientale (protocollo IFF)• stabulazione in nasse, per alcune settimane, di un piccolo numero di gamberi nelle acque del rio Pegorino (saggio di idoneità)

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Principali azioni collegate agli interventi di reintroduzione dei gamberi

Individuazione di popolazioni fondatrici di gamberi e stima quantitativa delle densità, per evitarne il depauperamento con prelievi eccessivi

Prelievo dei riproduttori in natura in zone vicino alle aree di rilascio; in nessun caso sarà raccolto più del 5% delle popolazioni fondatrici

Analisi Genetiche per verificare la compatibilità dei ceppi (Universitàdell’Insubria)

Controlli sanitari sugli animali e analisi batteriologiche delle acque (Università di Milano)

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“Quando metà dei tuoi simili sono sui menù dei ristoranti… come puoi non

essere stressato!?”

a cura di:

Pietro Angelo NardiDaniela GhiaEdoardo RazzettiAnna Bonardi Simone RossiLuca FeaFranco Bernini


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