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La Farnesina senza guida dimentica i marò · adducendo come scusa la necessità di ... raggiungere...

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ITALICUM settembreottobre 2014 Attualità Com’è noto, i due, sono stati accusati di omicidio volontario di due pescatori indiani, che si erano avvicinato troppo con il loro peschereccio – il St. Antony – alla nave mercantile italiana “Enrica Lexie”, in navigazione , in acque internazionali, al largo delle coste del Kerala, uno stato sud occidentale dell’India. I due fucilieri di Marina erano imbarcati per difendere la navigazione dagli attacchi dei pirati, molto attivi in quelle zone; all’avvicinarsi del peschereccio, dopo ripetute segnalazioni ed avvertimenti rimasti inascoltati, sono stati costretti ad aprire il fuoco. Immediatamente, via radio, sono state informate dell’accaduto le autorità indiane che, dopo alcune ore, adducendo come scusa la necessità di contribuire all’identificazione di sospetti pirati, probabili autori del tentato assalto, hanno chiesto al comandante della nave, Umberto Vitelli, di attraccare nel porto di Kochi. Attirata con l’inganno nelle proprie acque territoriali, le autorità indiane hanno posto sotto sequestro la “Enrica Lexie” ed arrestato i due marò con l’accusa di omicidio volontario di Ajesh Binki e Valentine Jelastine. I corpi dei due pescatori sono stati sepolti frettolosamente e senza che alcun rappresentante italiano abbia potuto assistere all’autopsia né partecipare alla prova degli esami balistici. L’Italia ha subito rivendicato, inutilmente, la competenza giuridica per vicende che coinvolgono organi della stato, operanti nel contrasto della pirateria, sotto bandiera italiana ed in acque internazionali che agendo in questo ambito dovrebbero godere dell’immunità. La presenza di personale della Marina Militare armato, su navi mercantili, rientra nella cosiddetta “Missione Atalanta” che attua le risoluzione del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite in materia di contrasto della pirateria al fine di garantire la navigazione del naviglio commerciale nazionale. Nell’ambito di tale missione, il Ministero della Difesa, ha stipulato con armatori privati italiani convenzioni per imbarcare nuclei militari di protezione (NMP) della Marina Militare, a richiesta e con oneri a carico degli armatori. In caso di attacco, nel momento in cui l’NMP diventa operativo, il sottufficiale responsabile del nucleo, assume il comando delle operazioni ed agisce secondo le direttive e le regole d’ingaggio dettate dal Ministero della Difesa. Al comandante del NMP ed ai suoi membri sono riconosciute le qualifiche e le funzioni, rispettivamente di ufficiale ed agenti di polizia giudiziaria in relazione ai reati di pirateria. I fatti contestati a Latorre e Girone sono avvenuti in acque internazionali, su nave battente bandiera italiana nell’ambito di un’operazione di pirateria raccomandata da organi internazionali e secondo l’art. 97 della Convenzione di Montego Bay: “ in caso di abbordo o di qualunque altro incidente di navigazione in alto mare, che implichi la responsabilità penale o disciplinare del comandante della nave o di qualunque altro membro dell’equipaggio, non possono essere intraprese azioni, penali o disciplinari, contro tali persone se non da parte delle autorità giurisdizionali o amministrative dello stato di bandiera”. L’India ha sempre rivendicato la propria giurisdizione e non ha mai neanche accettato il ricorso ad un arbitrato internazionale. L’astio e l’arroganza mostrate dalle autorità indiane hanno raggiunto l’acme in occasione dell’annuncio, da parte dell’allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi, della decisione di non far ripartire i due marò rientrati in Italia per le elezioni politiche. Per ritorsione, il governo di Nuova Delhi ha limitato la libertà personale dell’ambasciatore italiano Mancini, impedendogli di lasciare il paese, fino al rientro in India dei due marò, in evidente violazione delle Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Al di là delle discussioni o interpretazioni di natura tecnico giuridiche, il discorso, in realtà, è un altro: nelle relazioni internazionali ciò che conta non sono i trattati, gli accordi o le convenzioni ma i rapporti di forza. Tra due stati, chi ha una classe politica che abbia la fermezza e il coraggio di far pesare il peso politico, economico, militare della nazione ha certamente la meglio . I governanti indiani per questioni interne, relative anche ai rapporti tra autorità centrale e regionali, oltre che per propaganda elettorale, hanno utilizzato questo “casus belli” per ergersi, di fronte alla popolazione, come paladini degli interessi nazionali perseguendo con decisione gli assassini di due “poveri pescatori” mentre dall’altra parte, la nostra classe politica ha dimostrato, per l’ennesima volta, la propria inadeguatezza e pusillanimità. Fin dall’inizio, non ci sono mai state prese di posizioni ferme, coraggiose; è andata, piagnucolando, alla ricerca di appoggi da parte della comunità internazionale, ricevendo soltanto generiche dichiarazioni di solidarietà e nulla più. Dal febbraio del 2012 ha assunto un atteggiamento assolutamente passivo ed accomodante volto più a non irritare o indispettire le autorità indiane che a raggiungere risultati concreti e nessuna presa di posizione decisa è venuta dai vari presidenti del consiglio e ministri degli esteri che si sono succeduti. Dal 1 luglio 2014 l’Italia è presidente di turno dell’Ue ma nessun membro del governo, a cominciare da Renzi, ha posto come priorità la questione dei marò, malgrado la lotta alla pirateria interessi fortemente tutti i membri dell’Unione ; il prossimo 31 dicembre il periodo di presidenza terminerà senza che si sarà fatto nulla, sprecando per questo, una formidabile occasione di sfruttare il prestigio e la forza dell’Unione europea per fare pressioni nei confronti dell’India e riportare a casa i nostri marinai. La questione sembra caduta nel dimenticatoi, non ci sono notizie di azioni serie intraprese dalla nostra diplomazia ma non perché le si vogliano tenere nascoste per non pregiudicare il successo delle trattative ma perché non esistono! Qualcuno sostiene che addirittura si stia valutando l’idea lanciata dal deputato Paolo Bernini del M5S, di scambiare i due fucilieri di marina con 18 indiani arrestati nel Canale di Sicilia su due navi con a bordo 70 tonnellate di droga, La Farnesina senza guida dimentica i marò
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20 ITALICUM settembre­ottobre 2014Attualità

Sono passati oltre due anni emezzo da quando i due Marò del

2° Rgt S. Marco, il Capo di PrimaClasse Massimiliano Latorre ed ilSecondo Capo Salvatore Girone,hanno iniziato il loro calvariogiudiziario ed umano.Com’è noto, i due, sono stati accusati diomicidio volontario di due pescatoriindiani, che si erano avvicinato troppocon il loro peschereccio – il St. Antony –alla nave mercantile italiana “EnricaLexie”, in navigazione , in acqueinternazionali, al largo delle coste delKerala, uno stato sud occidentaledell’India. I due fucilieri di Marina eranoimbarcati per difendere la navigazionedagli attacchi dei pirati, molto attivi in

quelle zone; all’avvicinarsi delpeschereccio, dopo ripetutesegnalazioni ed avvertimenti rimastiinascoltati, sono stati costretti ad aprireil fuoco. Immediatamente, via radio,sono state informate dell’accaduto leautorità indiane che, dopo alcune ore,adducendo come scusa la necessità dicontribuire all’identificazione di sospettipirati, probabili autori del tentatoassalto, hanno chiesto al comandantedella nave, Umberto Vitelli, di attraccarenel porto di Kochi. Attirata con l’ingannonelle proprie acque territoriali, leautorità indiane hanno posto sottosequestro la “Enrica Lexie” ed arrestatoi due marò con l’accusa di omicidiovolontario di Ajesh Binki e ValentineJelastine. I corpi dei due pescatori sonostati sepolti frettolosamente e senzache alcun rappresentante italianoabbia potuto assistere all’autopsia népartecipare alla prova degli esamibalistici.L’Italia ha subito rivendicato,inutilmente, la competenza giuridica pervicende che coinvolgono organi dellastato, operanti nel contrasto dellapirateria, sotto bandiera italiana ed inacque internazionali che agendo inquesto ambito dovrebbero goderedell’immunità. La presenza di personaledella Marina Militare armato, su navimercantili, rientra nella cosiddetta“Missione Atalanta” che attua lerisoluzione del Consiglio di Sicurezzadella Nazioni Unite in materia dicontrasto della pirateria al fine digarantire la navigazione del navigliocommerciale nazionale. Nell’ambito di

tale missione, il Ministero della Difesa,ha stipulato con armatori privati italianiconvenzioni per imbarcare nucleimilitari di protezione (NMP) dellaMarina Militare, a richiesta e con oneria carico degli armatori. In caso diattacco, nel momento in cui l’NMPdiventa operativo, il sottufficialeresponsabile del nucleo, assume ilcomando delle operazioni ed agiscesecondo le direttive e le regoled’ingaggio dettate dal Ministero dellaDifesa. Al comandante del NMP ed aisuoi membri sono riconosciute lequalifiche e le funzioni, rispettivamentedi ufficiale ed agenti di poliziagiudiziaria in relazione ai reati dipirateria.

I fatti contestati a Latorre e Girone sonoavvenuti in acque internazionali, sunave battente bandiera italiananell’ambito di un’operazione di pirateriaraccomandata da organi internazionalie secondo l’art. 97 della Convenzionedi Montego Bay: “ in caso di abbordo odi qualunque altro incidente dinavigazione in alto mare, che implichi laresponsabilità penale o disciplinare delcomandante della nave o di qualunquealtro membro dell’equipaggio, nonpossono essere intraprese azioni,penali o disciplinari, contro tali personese non da parte delle autoritàgiurisdizionali o amministrative dellostato di bandiera”.L’India ha sempre rivendicato la propriagiurisdizione e non ha mai neancheaccettato il ricorso ad un arbitratointernazionale. L’astio e l’arroganzamostrate dalle autorità indiane hannoraggiunto l’acme in occasionedell’annuncio, da parte dell’alloraministro degli Esteri, Giulio Terzi, delladecisione di non far ripartire i due maròrientrati in Italia per le elezioni politiche.Per ritorsione, il governo di Nuova Delhiha limitato la libertà personaledell’ambasciatore italiano Mancini,impedendogli di lasciare il paese, fino alrientro in India dei due marò, inevidente violazione delle Convenzionidi Vienna sulle relazioni diplomatiche.Al di là delle discussioni ointerpretazioni di natura tecnico­giuridiche, il discorso, in realtà, è unaltro: nelle relazioni internazionali ciòche conta non sono i trattati, gli accordio le convenzioni ma i rapporti di forza.

Tra due stati, chi ha una classe politicache abbia la fermezza e il coraggio difar pesare il peso politico, economico,militare della nazione ha certamente lameglio . I governanti indiani perquestioni interne, relative anche airapporti tra autorità centrale eregionali, oltre che per propagandaelettorale, hanno utilizzato questo“casus belli” per ergersi, di fronte allapopolazione, come paladini degliinteressi nazionali perseguendo condecisione gli assassini di due “poveripescatori” mentre dall’altra parte, lanostra classe politica ha dimostrato, perl’ennesima volta, la propriainadeguatezza e pusillanimità. Findall’inizio, non ci sono mai state prese

di posizioni ferme, coraggiose; èandata, piagnucolando, alla ricerca diappoggi da parte della comunitàinternazionale, ricevendo soltantogeneriche dichiarazioni di solidarietà enulla più. Dal febbraio del 2012 haassunto un atteggiamentoassolutamente passivo edaccomodante volto più a non irritare oindispettire le autorità indiane che araggiungere risultati concreti e nessunapresa di posizione decisa è venuta daivari presidenti del consiglio e ministridegli esteri che si sono succeduti. Dal 1luglio 2014 l’Italia è presidente di turnodell’Ue ma nessun membro delgoverno, a cominciare da Renzi, haposto come priorità la questione deimarò, malgrado la lotta alla pirateriainteressi fortemente tutti i membridell’Unione ; il prossimo 31 dicembre ilperiodo di presidenza terminerà senzache si sarà fatto nulla, sprecando perquesto, una formidabile occasione disfruttare il prestigio e la forzadell’Unione europea per fare pressioninei confronti dell’India e riportare acasa i nostri marinai. La questionesembra caduta nel dimenticatoi, non cisono notizie di azioni serie intrapresedalla nostra diplomazia ma non perchéle si vogliano tenere nascoste per nonpregiudicare il successo delle trattativema perché non esistono! Qualcunosostiene che addirittura si stiavalutando l’idea lanciata dal deputatoPaolo Bernini del M5S, di scambiare idue fucilieri di marina con 18 indianiarrestati nel Canale di Sicilia su duenavi con a bordo 70 tonnellate di droga,

La Farnesina senza guida dimentica i maròMMaarriioo PPoorrrriinn ii

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degradando in tal modo i duesottufficiali al livello di comuni trafficantidi stupefacenti.Alla Farnesina è stata creata unasquadra di giuristi e diplomatici chesegue costantemente la vicenda, sottola guida di un avvocato londinese. Sipuò comprendere l’utilitàdell’internazionalizzazione del gruppo di lavoroma che in Italia non cifosse nessuno in gradodi guidarlo, stentiamoveramente a crederlo.Pensiamo piuttosto aduna forma diprovincialismo e dicomplesso di inferiorità.Ad un governo e ad unparlamento cheavessero un minimo, nondiciamo di amor di patria,ma di rispetto per ladignità nazionalesarebbe bastatominacciare, fin dall’iniziodella vicenda, il ritiroimmediato di tutte le nostre truppeimpegnate nelle cosiddette “missioniumanitarie”, per ottenere quel sostegnoche potesse mettere pressione al

governo indiano. Con una minaccia diquel genere, Stati Uniti, Gran Bretagna,Francia, non si sarebbero certamentelimitate a semplici dichiarazioni disolidarietà ma si sarebbero attivate perscongiurare quel ritiro che avrebbeavuto ripercussioni pesantissime neivari scacchieri caldi del pianeta. Le

pressioni su Nuova Delhi sarebberostate certamente più decise econvincenti per cercare una soluzionegradita ad entrambi. Purtroppo il

Ministero degli Affari Esteri da troppotempo manca di una guida esperta edin questi anni si sono succedutescialbe figure non all’altezza delcompito. Ora, dopo la nomina diFederica Mogherini a Lady Pesc allaguida della politica estera dell’Ue, alministero è andato un altro esponente

del PD, Paolo Gentiloni, unrenziano della prima orasenza esperienza di politicaestera ad alto livello. L’Italiaha bisogno di un veroministro che abbiacompetenza ed esperienza enon può permettersi unoscolorito funzionario di partitoche arrivi a posizioni diresponsabilitàsemplicemente perl’appartenenza alla correntegiusta! Comunque, comeprimo atto da ministroGentiloni ha telefonato ai duemarò per dare un segnaleforte indicando nella loroliberazione una priorità! Ci

auguriamo che sia effettivamente cosìma nutriamo, purtroppo, fortissimidubbi!Mario Porrini

Quando “uscirà” questo articologià sarà noto da molto tempo

l’esito della consultazionereferendaria per la indipendenzadella Scozia la cui consultazione si èsvolta giovedì 1 8 settembre scorso.

Ma non è questo quello che rileva ai finidelle riflessioni che ora si ha in animodi proporre alla attenzione del lettore,che prescindono, come detto, da qualesarà l’esito della consultazionereferendaria scozzese.Al riguardo, un articolo apparso sul“Corriere della Sera” (che una volta eraun grande quotidiano per i suoicontenuti, indipendentemente dalnumero delle copie vendute) il 14settembre 2014 a firma del DottorEnrico Letta, Deputato in quota PartitoDemocratico, costituisce sicuramenteun buono spunto per svolgere leconsiderazioni che seguono.Si deve premettere che è nellanormalità che un politico, Deputato o

Senatore che sia, dica e scrivacorbellerie, ma quel che stupisce è chenotevoli corbellerie portino la firmadell’On. Enrico Letta il quale, a quantosi dice, pare che sia Ricercatore diDiritto internazionale nella Università

degli Studi di Pisa.Senza malizia vi è da spiegarsi perchél’Enrico Letta, ora non più di primo pelo,sia rimasto Ricercatore senza maiaccedere al ruolo di Professoreuniversitario.Questo pensiero ha trovato già inpassato diversi riscontri e l’ultimo vieneofferto da questo articolo del Letta ilquale pensa di porre a confronto percausalità ed effetti il referendum inScozia e l’attentato di Sarajevo del1914 ad opera del giovane “anarchico”(?) Gravrilo Princip. Già l’“incipit” lasciadi sasso perché davvero non si capiscesulla base di quali ragioni si pensa diproporre tale correlazione.Dice il valoroso studioso Enrico Letta(preda delle “suggestioni del centenario

della prima guerra mondiale”) che ilreferendum scozzese, in caso di esitopositivo, potrebbe avere lo stessoeffetto dell’attentato di Sarajevo per “leconcatenazioni che distrusserol’Europa un secolo fa”.

A parte la ingiustificata visioneapocalittica che affligge il “Letta­pensiero”, c’è da chiedersi se questiquando imputa a quelle concatenazionila distruzione dell’Europa di un secolofa, si rammarichi della cadutadell’Impero austro­ungarico, dell’ImperoOttomano, come dell’Impero germanicodi Guglielmo II. Forse il non più giovanestudioso confonde la distruzione con ilriordino e magari si rammarica che ilTrentino Alto Adige, Gorizia, Trieste,l’Istria, Fiume, Zara e la costadalmatica non siano più sotto il dominiodell’Impero austro­ungarico.Ma quel che più lascia allibiti sono leconsiderazioni lettiane a proposito dellericadute che potrebbe avere sull’Unioneeuropea l’indipendenza della Scozia

Enrico Letta, Scozia indipendentistaed unione europea

AAuugguussttoo SSiinnaaggrraa

Attualità

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22 ITALICUM settembre­ottobre 2014Attualità

Vladimiro GiacchèAnschluss

Editore Imprimatur 2014pp. 352 euro 18,00

Giampaolo PansaEia eia alalàRizzoli 2014

pp. 375 € 19,90

www.eurasia­rivista.orgEditore: Edizioni all’insegna del Veltro, www.insegnadelveltro.itDirettore responsabile: Claudio Mutti

La seconda guerra fredda XXXIII (3-201 4)

EEddiittoorriiaallee

Claudio Mutti, La geopolitica dellereligioni

DDoossssaarriioo –– LLaa ggeeooppoolliittiiccaa ddeellllee rreelliiggiioonnii

Marco Costa, La tradizione confuciananella Cina socialista

Parama Karuna Devi, Narendra Modi eil Risorgimento induista

Ermanno Visintainer, Religioni in Asiacentrale

Carmela Crescenti, Geopolitica delsufismo

Ali Reza Jalali, Geopolitica dell’Islamsciita

Giuseppe Cappelluti, L’Islam russo: ilTatarstan

Vittoria Squillacioti, Le confraternitesufiche in Senegal

Ivelina Dimitrova, Il pilastro ortodossodello Stato russo

Leonid Savin, Chiesa ortodossa russa,Stato e società

Stefano Vernole, L’influenzadell’Ortodossia sulla geopolitica serba

Andrea Turi, Docete omnes gentes. Lageopolitica del Vaticano

Mahdi D. Nazemroaya, Lapersecuzione dei cristiani in Siria e inIraq

Aldo Braccio, Protestantesimo eOccidente

Alessandra Colla, Deus vult. Setteprotestanti e imperialismo statunitense

Kevin Barrett, L’Islam comecontrocultura americana

Gian Pio Mattogno, I fondamentiteologici dell’imperialismo sionista

Ábel Stamler, Una setta sionista inUngheria

(tornano alla memoria le paroleprofetiche di una antica e nondimenticata melodia: “… ma la finedell’Inghilterra incomincia daGiarabub!!!”).E’ ben vero che Enrico Letta èpersonaggio organico del gruppoBildelberg, della Trilaterale, comeanche di altre amenità del genere,come anche è ben vero, ed è risaputo,che egli è uomo di fiducia dei centriinternazionali del monetarismofinanziario, e ben si ricorda la suaesultanza quando fu chiamato apresiedere il governo di questa

disgraziatissima Repubblica il noto, manon divertente, Prof. Mario Monti (alquale si imputa anche, e non senzaragione, la sconfitta dell’Italia da partedella Spagna a Kiev all’esito di quellamemorabile e triste partita di calcio).Tutto ciò non è che renda piùintellegibile il pensiero del soggetto, mane rende altamente sospette le sueconclusioni.Conclusioni che, a tutto volertralasciare, rimangono intrinsecamentedelle corbellerie. Dice il valoroso Lettache l’indipendenza della Scoziasarebbe “Una scelta disgregatrice figlia

di un populismo istituzionale”;“populismo istituzionale” che nellarappresentazione che se ne fa sarebbecome satana dinanzi a un esorcista.Non so se il “populismo”, istituzionale omeno, sia una cosa buona o cattiva,ma certo è che esso è il frutto, ilrisultato consequenziale ed inevitabiledella totale incapacità della classepolitica nazionale italiana a perseguireun risultato minimo di giustizia sociale edi promozione anche economica dellasocietà; incapacità anche della classedirigente, politica e tecnica, dell’Unioneeuropea ormai preda dei suoi deliri di

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libera concorrenza, di mercato unico, dibanche, di consumatori, di pareggi dibilancio, di conti pubblici e di rigore, iltutto finalizzato alla celebrazionedell’Euro per il quale è del tuttosecondario che la gente muoia di famee se non muore di fame, si tolga la vita.E dinanzi a tale soluzione l’uomo delmonetarismo internazionale, “se lapiglia” con il “populismo”!!Ancor di più si paventa l’uscita dellaGran Bretagna (ancora con la Scozia)dall’Unione europea, intesa una iatturaincommensurabile; senzaminimamente riflettere sul fatto cheforse aveva ragione De Gaulle: la GranBretagna è un “corpo” estraneoall’Europa, storicamente epoliticamente, e mai essa si è sentitaparte di questa Unione europea, cometestimoniato specificamente dal fattoche essa (saggiamente) ha rifiutato dipartecipare alla moneta unica. La GranBretagna, come gli eventi di ogni giornodanno conferma, fa “corpo” con gli StatiUniti d’America e, comprensibilmente,con gli Stati del suo Commonwealth.Ma la sconclusionatezza delragionamento raggiunge più alti livelli:l’eventuale indipendenza della Scoziaprima della consultazione del 2017relativa alla permanenza o meno dellaGran Bretagna nell’Unione europea,toglierebbe agli europeisti della GranBretagna “il supporto degli scozzesiche sono la parte più pro europea delPaese”: come dire che gli scozzesidovrebbero rinunciare alla loroindipendenza per fare un favore aglieuropeisti inglesi. Si omette ognicommento.E quali le ragioni per auspicare che laGran Bretagna (con la Scozia)permanga nella Unione europea: lamaggiore spinta che essa da per ilmercato unico! Dunque, quello checonta è solo il mercato unico e nullaconta il fatto che la gente si tolga la vitaper disoccupazione e per disperazioneeconomica. Ma c’è di più: la GranBretagna è necessaria alla più rapida ecerta conclusione del trattato tra ue eusa sul commercio internazionale; cioèper rendere l’Unione europea piùdipendente e più vassalla degli StatiUniti d’America.Soltanto uno stolto può pensare chel’infausto accordo che si pensa diconcludere possa “rompere ilprotezionismo americano” e dunque“aiutare le nostre produzioni”; solo unostolto può nutrire tali aspettative perfavorire soltanto gli interessi egoisticidell’impresa in termini dimassimizzazione del profitto adiscapito dell’occupazione,

specialmente giovanile. E’ evidenteancora una volta come l’attenzione siasempre rivolta solo e soltanto a favorireimprese e banche a discapito deilavoratori.Si parla tanto di riforme costituzionali,ma, allora, per coerenza e perdecenza, si riformino pure gli articoli da39 a seguire della Costituzione cheprevedono la funzione socialedell’impresa (oltre che della proprietàprivata) e la partecipazione degli operainon soltanto agli utili ma anche, esoprattutto, alla gestione delle stesse.Non è un caso, ma è il riemergere dellaverità e dei reali obiettivi perseguiti, ilfatto che il buon Letta e i suoi sodalivedano nella fuoriuscita della GranBretagna dall’Unione europea unindebolimento di questa “nei mercatimondiali” e vedano in Londra una“insostituibile capitale finanziariaeuropea”. Anche il più allenatoimpostore alla fine si tradisce!L’Europa non può perdere “un pezzocosì importante”, quale la GranBretagna, perché questo “rafforzerebbel’idea di un Continente che haimboccato la china discendente”.Enrico Letta non si è reso conto (eallora la smetta di far politica e sidimetta dal pubblico impiego diRicercatore) che l’Unione europea la“china discendente” l’ha già intrapresada moltissimo tempo per le suescellerate politiche antisociali, per il suoburocratismo, per la sua politica del“rigore” e, soprattutto, per le suestrette connessioni con i centri digoverno del monetarismointernazionale. Non è un caso che laBanca Centrale Europea è unorganismo di diritto privatopoliticamente irresponsabile.Che la Scozia, poi, volendolo, nonpossa entrare a far parte dell’Unioneeuropea per il sicuro veto spagnolorivolto a impedire l’“effetto domino” diuna analoga indipendenza dellaCatalogna, è questione che riguardasolo gli scozzesi e non va trascuratodi ricordare che apparterrebbe aduna Scozia indipendente la“proprietà” delle immense ricchezzepetrolifere dei suoi mari.Si dice che alla “dinamica unitaria”non può attribuirsi la “colpa” dellacrisi economica e sociale che vivetutta l’Unione europea e ancor piùtaluni Stati membri di questa. Ma,allora, si domanda: di chi è la colpa?Dire “dinamica unitaria” significa nondire nulla o significa faremistificazione. Certo, la colpa non èdella “dinamica unitaria” ma è dellepolitiche sociali ed economiche che

hanno guidato e continuano a guidarequella “dinamica”.Dice Letta che “Caratteristica tipica delpopulismo è quella di trovare e additarecolpevoli ben visibili e indistinti”.L’affermazione è in parte vera ma conla precisazione che in questi casi icolpevoli vanno puniti ed essi non sono“indistinti” ma sono ben individuabili. Euno di questi è certamente EnricoLetta.Aggiunge il noto pensatore che “Non viè infatti uno solo dei problemi della vitadei cittadini scozzesi o catalani chetroverebbe miglioramento conl’indipendenza”. Ma noi ci domandiamo:qual è uno solo dei problemi della vitadei cittadini degli Stati membridell’Unione europea che è stato risoltoo migliorato dalle scellerate politichesociali ed economiche dell’Unione?Si porta ad esempio il regime diautonomia di cui gode in Italia ilTrentino Alto Adige; dunque “convivereè possibile”, ma convivere non èobbligatorio e l’equiparazione tra ilTrentino Alto Adige e la Scozia è unabuso mentale prima che politico cheancora evidenzia come chi la sostenganon sia adeguatamente attrezzato sulpiano del diritto e sul piano della storia.Certo che tra centralismo (dell’Unioneeuropea, e finalmente lo si riconosce) eindipendenza, siano percorribili altre viequali quelle di diversificate e avanzateforme e contenuti effettivi di autonomia;ma per seguire queste terze vie occorre

Bruno TomasichLo Svendennio

Settimo Sigillo 2014pp.280 euro 22,00

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che venga ridimensionato ilcentralismo dell’Unione europea: ilproblema è proprio lì, ma il notostudioso pare che non se ne rendaconto e preferisca viceversaesorcizzare tutto in una sua personalevisione apocalittica e in unainappellabile sentenza di condanna diquello che lui chiama (ma non spiegain cosa consista) il “populismoistituzionale”.Infine, si dice che i problemi sono quellidella disoccupazione, della mancatacrescita (rectius, recessione), di uno

Stato sociale che non c’è più, ecc.Roba da applausi a scena aperta! Manon si dice cosa l’Unione europeadebba fare e, viceversa, si continua acelebrare l’euro, il mercato comune, lalibera concorrenza e altre amenità diquesto tipo tra le quali spicca quelloscellerato “pareggio di bilancio” cheimpedisce diverse scelte di politicaeconomica come quella keinesianadell’indebitamento per lo sviluppo.Queste cose le sa anche un mediocrestudente universitario, ma di questecose, anzi su queste cose, il noto

studioso Enrico Letta sorvola: “se lapiglia” con il “populismo istituzionale” e,quel che è più divertente, non spiegaperché i cosiddetti euroscettici oantieuropeisti abbiano ottenuto più diun quarto dei voti in Europa alleelezioni di maggio.A noi è sembrato poco. Enrico Letta lachiama deriva. Speriamo che non tornipiù a governare questadisgraziatissima Nazione.Augusto Sinagra

Più passa il tempo, e più sianalizzano le modalità di

comunicazione tra le persone e leistituzioni, più ci si accorge di unasempre più pervasiva e distruttiva<<transvalutazione di tutti i valori>>,per dirla alla Nietzsche.Non c’è più un punto fermo chedefinisca i parametri di orizzontementale, legale, fisico, religioso,simbolico e sociale della nostra realtàcontemporanea. Il bene e il male, ilvero e il falso, la salute e la malattia, il

bello e il brutto, tutto è variabilesecondo una formula precisa:“Dipende”. Il pensiero debole, e quelparadigma interpretativo ad essoassociato che si chiama relativismo, hametastatizzato ogni settore della vitapubblica e privata, scardinando regole,misure e orientamenti.È la stessa realtà, o meglio, il suoesame corretto ad essere statosovvertito, con la pretesa – per altro inmolti campi riuscita – di crearne unanuova, più adatta ai tempi correnti.Prendiamo come esempio l’ultimo fattodi sangue accaduto al quartiere Traianodi Napoli. L’uccisione di un minorennein fuga da un posto di blocco deicarabinieri, su un motorino con altri duepregiudicati dei quali uno latitanteperché evaso, a notte inoltrata, diventaun caso nazionale, superando lamiseria di un semplice evento dicronaca nera. Quando un politico osaaffermare che fermarsi all’alt dellapolizia è un obbligo, apriti cielo!, contutti ad evocare derive securitarie erischi di grilletto facile. L’unica forte echiara valutazione in dissensodall’ipocrita buonismo diffuso è stata

quella del giudice Luigi Bobbio riportatadal quotidiano Il Mattino: «L'identikit delbravo ragazzo una volta era bendiverso da quella che oggi qualchesprovveduto vorrebbe appiccicare almorto dell'altra notte». Il giovane èstato ucciso da <<una realtà schifosala cui mentalità delinquenziale e lainclinazione a vivere violando ogniregola possibile è la normalità». […]giustificazionismo, buonismo,perdonismo e pietà non solo nonservono a niente ma aggravano il male.A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini

sono responsabili delle loro scelte, delleloro azioni, dei loro stili di vita». […] ilfatto che sbandati come loro, parenti enon del morto, vogliano giustificarlimostrando di ritenere normale la lorocondotta che evidentemente ritengononormale mi fa solo disgusto». Chiaro,onesto e controfirmabile.Invece, no. Dopo violenze edevastazioni, il giorno del funerale – èscritto su un giornale – non c’è lapresenza della polizia, <<forse perchélo Stato ha deciso di fare un passoindietro>>. Nella stessa occasione, sulCorriere del Mezzogiorno si legge che,prima che fosse osservato un minuto disilenzio in ricordo di Davide, una donnasi è avvicinata al colonnello deiCarabinieri Marco Minicucci perchiedergli di togliersi il cappello “insegno di rispetto”. Il comandanteprovinciale <<ha subito accolto l’invito,si è tolto il cappello e poi, insieme airagazzi, ha osservato il minuto disilenzio>>.Poi, in momenti successivi, c’è ladichiarazione del carabiniere che hasparato che chiede perdono, c’è ilsindaco de Magistris che manifesta

l’intenzione di voler ‘adottare’ l’area incui è avvenuto il fatto, c’è anchequalcuno che suggerisce il disarmo perevitare altri spargimenti di sangue.Non potevano mancare, alla fine, gliinterventi di due opinion makers comeIlaria Cucchi e la madre di FedericoAldrovandi. Grande assente la madre diGiuliani, l’altro bravo ragazzo‘giustiziato’ mentre tentava di far fuoriun carabiniere con un innocenteestintore in piazza Alimonda a Genova.Visto che a questo teppista è statadedicata una piazza e affissa una targa

a Montecitorio, vediamo se anche aglialtri saranno dedicati spazi pubblici oindirizzi stradali.Per fare una valutazione ragionevole ecorretta dell’avvenimento esposto, eper cercare di chiarire il concetto delrelativismo morale sempre più diffuso,torniamo alle parole del giudice Bobbio:<<L'identikit del bravo ragazzo unavolta era ben diverso>>, e da quipartire.Chi è il bravo ragazzo secondo laformula già indicata con “Dipende”?È quello che di notte si aggira a vuotoper i luoghi malfamati non avendoalcuna responsabilità da assumersidurante la giornata? È quello cherientra agitato e aggressivo alle cinquedi mattina dopo aver assunto oppioidi eketamina in discoteca? È il tossicopluripregiudicato che arrestato perl’ennesima volta decide lo scioperodella fame e muore? È quello che siaggira travisato dal passamontagna persfuggire alla regolare identificazione?Si sa che non sono i tipi indicati, maoramai l’autocensura pericolosissimagià denunciata da Orwell è in pienaattuazione, si è definitivamente

Relativismo buonistae perbenismo ipocrita

AAddrrii aannoo SSeeggaattoorrii

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interiorizzata. Per cui: il poliziotto siscusa con il delinquente, l’ufficialerende onore al fuggiasco mortoscappando ai carabinieri, le istituzionipresenziano al funerale del fuorilegge.Nessuno più sa chi è e chi è l’altro.E a proposito di De Magistris, il prodegiustizialista “‘o manetta”, condannatoper abuso di ufficio, invece di dimettersiattacca i suoi colleghi magistrati conuna veemenza ed una violenza verbaledegna del peggiore insurrezionista.Questo personaggio diventa importantenella nostra argomentazione, perchésimbolo negativo della trasmissione diun pensiero corrotto. E così Renzi, chedisquisisce sull’articolo 18 senza avermai timbrato un cartellino. O la ministrasuperstipendiata che rivendica come leipossa mantenersi con ottanta euri dialimenti alla settimana.Viviamo in un vero e proprio climadissociato, nel quale non c’è regola nécoerenza. Un’atmosfera psicotica in cuiciascuno vive in un proprio mondo,negandolo, e pretende di imporlo aglialtri contro ogni ragionevolezza econtro il minimo esame critico.È questa condizione diffusa che fa daterreno di coltura all’illegalità, quadrodirettamente associato al fenomenodella tolleranza.Ormai, da tempo, nessuno più rispondedi nulla, non c’è alcuna certezza nellapena e, soprattutto a livello politico, c’è

una completa alienazione tra ciò che siafferma e tra come si razzola.Nel corso degli ultimi decenni si èperduto ogni slancio di dignità, di amor

proprio e di decoro. Dall’abbigliamentoalla sessualità, dal linguaggio alcomportamento, tutto è indicativo diun’assenza di stile. Si è giunti a quellacondizione di <<proletariatospirituale>> denunciato da Evola: uno

stato sociale e mentale senza ideali,senza etica, senza quel senso delsacro della vita e della morte segnidella migliore condizione umana.La <<transvalutazione di tutti i valori>>è la causa e l’effetto – in simultaneità –del relativismo buonista e dell’ipocrisiaperbenista: è, in altre parole, la vittoriadel pensiero debole. Di quel pensierodel ripiegamento, della debilitazione,che nulla esige, ma tutto interpreta eopina. Di quel pensiero che rifuggequalsivoglia certezza e principio, perlasciarsi andare al potere delle opinionie alla suggestione della discrezionalità.Come sottolinea Claudio Bonvecchio:<<mentre l’individuo responsabile è difatto sanzionato e colpevolizzato,l’irresponsabile assurge a vittima eviene assolto a priori. È il trionfo deidiritti sui doveri>>[i].I giovani trasgressivi, disagiati, deviantio criminali sono figli di padri incoerenti,tolleranti, accondiscendenti ocontraddittori, negatori della realtà esobillatori dell’utopia, con la tempestache ne consegue e che tutti,quotidianamente, assistiamo nei suoieffetti.Adriano Segatori

­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­[i] C. BONVECCHIO, La maschera el’uomo, Franco Angeli, Milano 2002, p.133.

Sappiamo per esperienza di vitavissuta che le differenze

generazionali allontanano i giovanidai vecchi, le differenze di genererendono le donne uniche rispettoagli uomini, le differenze culturali, aparità di età e di genere, dividono gliasiatici dagli europei.

E’ questo un mosaico elementare le cuitessere – i giovani e i vecchi, gli uominie le donne, i bianchi e i neri, gli asiaticie gli europei – compongono l’umanità.Anche se le generazioni successivesono diverse dalle precedenti, le donnesono diverse dagli uomini, gli asiaticisono diversi dagli europei, i neri daibianchi, la specie è sempre la stessa,non cambia. Qualcuno può esaltare larazza, altri esprimono un razzismo piùsottile, culturale e non biologico, oaddirittura generazionale, altri possono

sentirsi superiori a chi haun’educazione modesta o un ruolosociale meramente esecutivo, ma laspecie è la stessa per tutti.

Da qualche tempo, nonostante leconsiderazioni fatte, ho l’impressioneche una parte di coloro che vedo

intorno a me, per strada, al lavoro, suimezzi pubblici, nei negozi, appartengaa un’altra specie. Una specie nuova,apparentemente affine alla vecchiaumanità (di cui faccio parte), ma con undiverso modo di intendere e di“leggere” la realtà. Un modo che a noi,appartenenti alla vecchia specie, puòsembrare fuorviante, distorto, Non sitratta solo di giovani e giovanissimi,nati e cresciuti nello sfacelo dellacosiddetta civiltà occidentale e in unhabitat neocapitalistico colonizzato.Sono uomini e donne che percepisco

come distanti, troppo diversi perché iopossa considerarli miei simili.

Non si tratta soltanto del riconoscere ladiversità in profonde differenzeculturali, come potrebbe accadere seincontrassi un uiguro del Turkestanorientale o un calmucco, ma molto di

più, una frattura più grave e forsedefinitiva. Una frattura che traccia unalinea di demarcazione fra ciò che èstato l’uomo del secolo precedente, pur“consumistico”, imborghesito,ideologizzato, comunque prigionieronella “gabbia di ferro” del capitalismo, eciò che è ora questa sua caricatura,che annuncia la comparsa di unanuova specie. L’estinzione dello spiritocritico e indipendente, della capacità dicomprendere il senso delle dinamichesociopolitiche e talora il funzionamentosistemico complessivo, ancora vive nel

Un'altra specieEEuuggeenn iioo OOrrssoo

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secolo precedente, non rientrano nellecaratteristiche di quella che hoprovocatoriamente definito “la nuovaspecie”. Questa si sta affermando inoccidente, a partire dal Nord America, edilaga a macchia d’olio in Europa, doveconsolida la sua presenza, nonrisparmiando però l’est e la Russia.

A volte, con il piglio del “naturalista”d’altri tempi in osservazione dellespecie viventi (Linneo, Lamarck),ascoltando i loro discorsi,osservandone la postura e i movimenti,valutando il loro aspetto e cogliendonegli sguardi, m’illudo di capire e credoaddirittura d’intuirne iprocessi mentali. Chie cosa sono costoro,con i quali difficilmenteriesco a sviluppare undialogo e con i quali, ilpiù delle volte,avvertendo una certaalienità non cerconeppure dicomunicare? Mi sonoposto la domanda eho cercato la risposta, non senzaprovare un senso (non mi vergogno adirlo) di superiorità antropologica eculturale, perché avverto in loro – èdifficile da spiegare, ma ci provo – unagrave carenza, quasi una “mutilazione”,che comporta una discesa lungo lascala evolutiva. Riflettono tuttal’inconsistenza e la vacuità del mondoliquido al quale appartengono, per dirlaalla Bauman.

Con loro in genere parlo pochissimo,causa incomunicabilità, e solo quandoè necessario. Riesco ormai adistinguerli con una certa facilità daimiei simili, che sempre più raramenteincontro. Se mi rivolgo a loro, lo faccioper ottenere informazioni banali equotidiane, scandendo bene le parole.Ad esempio, chiedo << che _ ora _ è?>> non aggiungendo altro, oppure <<si_ ferma_ qui _ questo _ autobus?>>,evitando di dare l’impressione dicercare un dialogo. Se devo risponderea una loro domanda, lo facciolaconicamente, per lo strettonecessario, attenendomiscrupolosamente all’oggetto. Adesempio, rispondo in estrema sintesi<<l’ambulatorio _ lo _ trova _ girato _l’angolo>>, oppure <<il _ negozio _ non_ apre _ lunedì>>, per chiudere in frettaed evitare discussioni estemporanee.

Quando sono costretto ad avere uncontatto più prolungato con unesemplare della nuova specie, mi

guardo bene dall’affrontare argomenticomplessi, riguardanti la politica, lageopolitica, gli assetti sociali, la monetae la sovranità degli stati, leresponsabilità di questo complessivoimpoverimento delle classi subalterne.Meglio evitare anche il classico eapparentemente innocuo <<piove,governo ladro!>>, oppure sbilanciarsiinsinuando qualche dubbio sulla naturae sui veri scopi dell’attuale governo. Micomporto in tal modo per evitareproblemi, nella forma d'inutili edestenuanti discussioni che nonapprodano a nulla e alla fine si rivelanocontroproducenti. Lo faccio perché da

qualche tempo mi sono accorto chenon esiste una controparte con la qualediscutere sensatamente. Non esiste inloro alcuna “sensibilità” per questi temied anche le espressioni uomo, stato,governo, economia, non hanno per lorolo stesso significato che hanno per me,ammesso e non concesso che siano ingrado di attribuirgli un qualche sensocompiuto. Ripeto che non si trattasemplicemente di una questione didifferente cultura, perché le basiculturali, i fondamenti dovrebberoessere gli stessi, o di saltogenerazionale, poiché, nonostantel’appartenenza ad altra generazione, sidovrebbe riconoscere il proprio simile.E’ qualcosa di profondo e di più netto,come se si trattasse della distanza fraspecie diverse, per quanto consignificativi punti di contatto. Mi viene inmente il mistero che avvolge i primicontatti fra l’homo neanderthalensis e ilsapiens sapiens, solo che oggi le partimi sembrano rovesciate. Infatti, laspecie in via di affermazione non èquella con maggiori possibilità evolutive– in termini di linguaggio, elaborazioneculturale, autocoscienza, progettazionedi sistemi sociali complessi – ma l’altra.La seconda differenza di rilievo è che ilneandertaliano apparteneva a unaspecie naturale, mentre la nuova cheosservo ha un’origine manipolatoria,artificiale.

Con loro non discuto, se posso evitaredi farlo, perché la particolare“involuzione” che manifestano riguarda

il livello di comprensione della realtàstorica, sociale e politica in cui vivono,tendente a zero. Inoltre, l’artificialitàdell’origine di questa nuova specie ètestimoniata dall’accettazione acriticadel funzionamento sistemico, lacompleta sottomissione ai suoi dogmi,l’estrema adattabilità all’habitat creatodal modo di produzioneneocapitalistico, che prevede nuoveforme di schiavitù per i dominati edifferenziali di ricchezza, potere eprestigio sociale destinati a schizzarealle stelle. Davanti alla comparsa diquesta nuova “forma di vitaintelligente”, nata dalla vecchia specie

per volontà degliagenti strategicineocapitalisti, persinola spiegazione dinatura classista, chedarebbe un senso allaloro estrema“docilità”, mi pareinadeguata.

Costanzo Prevesosteneva che una

classe dominata, nata all’interno di unospecifico modo storico di produzione, èsempre in condizioni di minorità e nonpuò guidare la trasformazioneintermodale (in termini di passaggio daun modo di produzione all’altro), néliberarsi da sola delle proprie catene. Ilproletariato industriale, nel caso delcapitalismo del secondo millennio, nonha potuto rivoluzionare il sistema dasolo, ma soltanto sotto la guida e ilcontrollo di élite rivoluzionarieappartenenti, in buona misura, allaclasse dominante (Ottobre Rosso,partito dei Bolscevichi, nascitadell’Unione sovietica). Nel nostro caso,la situazione è ancora più grave perchéalcuni decenni di forte manipolazioneantropologica e culturale di massa, inoccidente, non solo hanno resopossibile il passaggio dal capitalismodel secondo millennio alneocapitalismo globale e finanziario,ma hanno diminuito l’uomo fino alpunto di creare una nuova specieintelligente, per sua natura e genesidocilissima, totalmente incapace dipensarsi libera, fuori dalla “gabbia dititanio” neocapitalista.

Basta osservare intorno a noi,ascoltare i discorsi, analizzare icomportamenti, avere attenzione ancheper i dettagli, per capire che non sitratta di un normale, “buon vecchio”condizionamento, al quale ci si puòsottrarre riconoscendo la realtà. Si èandati in profondità, agendo sul lavoro,

ppaauuppeerrccllaassss..mmyybblloogg..iitt ­­ PPaauuppeerr CCllaassss ­­ LLaa vvooccee ddeellllaa nnuuoovvaa ccllaassssee ppoovveerraaddeell vveennttuunneessiimmoo sseeccoolloo

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martellando con i media che creano“realtà parallele”, smantellando dallefondamenta la classe, la comunità, lebasi culturali del vecchio mondo,utilizzando tutto il possibile,dall’alimentazione alla diffusione delledroghe e degli psicofarmaci. Non si èancora arrivati al punto di manipolaregli embrioni prima della nascita,agendo direttamente sulla riproduzioneumana, come preconizzato da AldousAxley nel celebre romanzo Brave NewWorld (Il mondo nuovo), del lontano1932, ma certo i risultati fino ad oraottenuti sono sorprendenti. Qui noncentra l’eugenetica e non c’è ancorariproduzione massiva extrauterina.

Se in passato ho scritto qualcosa ariguardo della costruzione socialedell’uomo precario, in occidente,definendola un gigantesco“esperimento di massa” in dimensionimai viste prima nella storia

dell’umanità, con grande dovizia eimpiego di mezzi, tecnologie e scopertescientifiche, oggi mi sento di andareoltre e di parlare esplicitamente di“nuova specie”. Il processo di“spersonalizzazione” del nuovocapitalismo che ha divorziato dallaborghesia (classe dominateproblematica, talora incline essa stessaalla ribellione), non solo ha creato unanuova classe dominante senzaproblemi di “coscienza infelice”, legataa doppio filo alla riproduzionesistemica, ma una nuova specie,diminuita rispetto alla nostra, che persua genesi non può mettere indiscussione il sistema, o pensarsi alfuori, sia pur limitandosi a un semplice“rivendicazionismo”, per ottenerequalche concessione di naturaeconomica.

Basta guardarsi intorno, qui, in Italia, enotare che nel momento in cui si

negano apertamente, con ferocia, lagiustizia sociale, i diritti del lavoro e allavoro, la redistribuzione dei redditi,una pur limitata partecipazione dimassa alla decisione politica, vi è unpicco di adesioni ai governi elitisti­neocapitalisti e alle politiche contro idominati che questi esprimono. Unasituazione solo apparentementeparadossale e inspiegabile, per laquale in passato, metaforicamente, hoevocato il masochismo e la “sindromedi Stoccolma”. Oggi mi sento diaffermare, in modo meno metaforico emeno allegorico, che siamo davantinon tanto a una nuova classedominata, pauperizzata e ridotta in statidi semi­incoscienza, ma a una “nuovaspecie”, che il neocapitalismo ha creatoda uomo e donna per riprodursi senzascossoni, attraversando indenne tutto ilventunesimo secolo.Eugenio Orso

Nel momento in cui ogni azionepolitica viene di fatto impedita

dall’oggettiva mancanza di ogni purminima condizione favorevole, ciòche si può fare è riposizionare leidee, ricollocare i concetti, insommaoperare uno sforzo di santissimo“revisionismo ideologico” interno, ingrado magari di potenziare gliimmaginari del domani e renderli piùacuminati.

In quest’ambito, ripensare oggiGiovanni Gentile può servire a dotare ilpensiero antagonista di un validostrumento, per nulla superato comepotrebbe apparire a prima vista, ma alcontrario quanto mai vivo bacino diidee radicalmente opposte a quellemondialiste egemoni nella società incui viviamo.Se pensiamo che fu il filosofo sicilianoa studiare tra i primi in Italia il marxismo(si ricordi che Lenin ne conobbe glistudi e ne parlò), a sottoporlo ad analisie a servirsene per meglio comprenderele aporie della modernità, e sepensiamo anche che il marxismo – adifferenza dei marxisti, defunti da unpezzo – ancora nasconde qua e làalcune buone indicazioni generali sulla

crisi del modello borghese­capitalistico,noi vediamo quanto utile potrebbeessere un confronto con queste idee.Nulla deve essere tralasciato percomprendere la gravità della crisiscatenata dal modello capitalistico ecosmopolita oggi egemone. Si tratta diun confronto quasi sempre a contrario,ovviamente, in quanto Marx è frutto eglistesso del sistema economicistaborghese, partendo dall’idealismo

hegeliano ma creando un dogmamaterialistico di totale immanenza, mache ugualmente trattiene indicazioni dimassima meritevoli di essere rilanciate.La concezione della realtà come prassi,innanzi tutto. Essa proveniva del restodal campo dell’idealismo, e fu presentein Fichte che non poca influenza, suquesto punto, ebbe su Marx. Non percaso Gentile chiamò il metodomarxiano un “materialismo metafisico”,fondato su una intuizione del mondoche, se pure alla fine dogmatica elimitata, consentiva di parlarne come diuna grande concezione del mondo: unacompleta “filosofia della storia”, nellaquale poter leggere le virtù di un pienostoricismo.E’ in questo modo che Gentile – nei

suoi scritti giovanili di fine­Ottocento suMarx – scrisse che “la materia delmaterialismo storico, lungi dall’essereesterna ed opposta all’Idea di Hegel, viè dentro compresa, anzi è una cosamedesima con essa”. In un certosenso, il materialismo storico di Marxnasconde al suo interno ancora intattol’idealismo di Hegel, e se pure il primorovescia il postulato fondamentale delsecondo, di fatto ne ricrea il

protagonismo attraverso la convinzioneche il soggetto pensante è l’elaboratoredella realtà e che le contraddizionisociali ed economiche possono edevono essere padroneggiate a partireda un’idea non individualisticadell’uomo. L’uomo è essere sociale:questo nesso, fondamentale in Marx,permane in Gentile. E dunque anche larealtà, affidata alla comprensioneumana, non è semplice cosa data, mapensata, voluta, attuata. Realismo eidealismo, dunque, in Gentile noncostituiscono più antitesi, ma sintesi. Ilmondo è costruito su entrambe ledisposizioni. Questo dette vita adalcune prese di posizione che poiavranno il loro preciso riverbero nellafilosofia matura di Gentile. Vogliamo

LLuuccaa LLeeoonneell lloo RRiimmbboottttii

Giovanni Gentile: dal marxismoall'umanesimo del lavoro

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citare un caso di riflessione “marxiana”di Gentile? Eccolo: “La società, che èun tutto organico, è insieme causa edeffetto delle sue condizioni; e bisognaricercare nel senso stesso della societàla ragione d’ogni suo mutamento” (Lafilosofia di Marx, 1899).La filosofia della prassi, che racchiudein nuce l’attualismo gentiliano, è aquesto punto un movimentorivoluzionario dello spirito che segneràla storia del Novecento, qualcosa chetrascina le idee sul terreno della lororealizzazione, liberandole dallaprigione dorata dell’utopismoimproduttivo.Dopo attraversata la stagione“marxiana”, condotta specialmentedi conserva con l’insegnamento diSpaventa, che fu uno dei pochi, inItalia, a confrontarsi con ciò cheall’epoca era il fondamento delpensiero rivoluzionario, Gentileimboccò una strada che fu tutta suae che, dalla tradizione spiritualisticadei filosofi risorgimentali (Gioberti sututti), lo condusse a ciò chepotremmo chiamare tranquillamentel’unico grande pensiero filosofico­politico prodotto in Italia nel secoloXX. Qualcosa che, perconformazione e intensità, fu moltomaggiore anche di quanto scritto daCroce, spesso arrestatosi sullasoglia di uno storicismo morale dispessore, ma tutto sommatocircoscritto. Gentile, al suo confronto,fece invece vera ideologia, cioèprofonda e totale concezione delmondo, fornendo armi culturali in unmomento­chiave di storia non soloitaliana.La conformazione dell’attualismo comefilosofia dell’individuo assoluto e dellaprassi conduce il discorso verso quellache è la grande sintesi dialettica:l’individuo empirico, quello realmenteesistente, vive ed esiste in quanto attoin atto, come diceva Gentile, cioè comesoggetto che pensa e costruiscesimultaneamente, riflette e agisce,unificando pensiero e azione inun’unica dimensione, in cui ideale e

reale coincidono, alla maniera con cui,in Hegel, la medesima cosa accade frareale e razionale. Questa svolta, intesaa superare dialetticamente i limiti dimaterialismo e idealismo sempreconcepiti in opposizione tra loro,significa che l’individuo è un’unitàassoluta, che serba al suo interno lacoscienza e la consapevolezzadell’universale quanto del relativo.Siamo ad un passo dalla concezionedell’uomo totale. Una volta messo in

relazione piena con la realtà entro cui simuove, vale a dire la società, questosoggetto produrrà lo schema di unapotenza interiore definitiva, e quindirivoluzionaria in senso eminente: “Ognilimite è superabile per quest’intimaenergia che è la stessa essenza delpensiero pensante” (Introduzione allafilosofia, 1933). Assunti di tal generenon saranno privi di ricadute sullapedagogia gentiliana – momentoessenziale dell’attualismo – se solo sipensi al concetto fra discente ediscepolo come organismo unitario, untutt’uno di scambievole simbiosi, cosìdiverso dalla stessa concezionetradizionale, di un sapere cioè che si

tramandi dall’alto in basso,dal “maestro” all’“iniziato”in modo quasi meccanico,oracolare, facendo delprimo un elemento attivo,ma del secondo un’inerziapassiva.Fu Ugo Spirito – il piùimportante allievo diGentile ­ a segnalare chequesti presuppostiportavano assai lontano.L’Io come soggettotrascendentale avvìa la

considerazione verso la certezza che lospirito come atto puro faccia coinciderel’atto dell’Io con il tutto, creandol’artefice filosofico della nuova ontologiarivoluzionaria: l’Uomo­Dio. Colui che,soppiantando l’individuo come cellulasolitaria, gli conferisce una qualità e undestino particolari, tali da renderloindistinguibile dall’insieme della realtà,infine producendo ciò che Aldo LoSchiavo ha definito come “misticasommersione dei molti nell’Uno­tutto”(La filosofia politica di Giovanni Gentile,1971).All’interno di questa totalità si hannoalcuni snodi essenziali: l’indistinzionefra teoria e pratica, l’eticità dell’atto chesi compie, la libertà dello spirito, lastoricità assoluta della volontà. Suquesta base, Gentile dà forma alconcetto di autorità come elementosintetico di male e bene, giustizia ederrore, poiché nello spirito ­ autoritàassoluta che regola tanto l’individuoquanto la comunità – convivono tutti gliaspetti del reale, tanto che persino lalegge e la giustizia, che limitano di fattola libertà umana, sono però essestesse dipendenti dalla volontà, nelmomento in cui questa coscientementelimita se stessa.Questa è la piattaforma su cui Gentilecostruisce lo Stato etico. Somma eriassunto di tutti gli aspetti del reale:l’economia, la politica, la legge, lalibertà, non sono che fasi parziali efinite di ciò che tutte le ricomprende,cioè lo Spirito. Lo Stato etico, in questomodo, è l’aspetto politico­istituzionaledell’attualismo, che vede nel valoreetico la sostanza dell’essere uomo. Inquanto assoluto che ricomprende irelativi, l’eticità dello Stato è la garanziache la realtà non è abbandonata allanecessità individuale, ma sottopostaall’autorità di una legge comunitaria. LoStato gentiliano è stato spessosottoposto a critica aspra, ancheperché molti vi videro una sempliceaccentuazione della concezioneliberale. E’ pur vero che Gentile si rifeceai miti risorgimentali. Ma la sua idea diStato ne costituisce unaradicalizzazione di tali proporzioni, chene fa uscire la sostanza dal recintoliberale, presentandosi – caso mai –come qualcosa di socialista, comunquedi socializzato.Il Tutto che lo Stato racchiude è infattila nazione, è il popolo. Lo Stato non èl’impalcatura burocratica, e neppure ilpotere istituzionale, il mostro freddo dicui parlava Nietzsche. Lo Stato diGentile è piuttosto la struttura diprotezione che raccoglie e stringe inunità il molteplice, ed è anche, su un

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piano pratico, la macchina cheorganizza la vita associata. Ed essa,soprattutto, veicola la sacralità, lareligiosità dello stare insieme comenazione, ciò che accomuna nelcomune destino. Lo Stato di Gentile èdunque un elemento propriamentereligioso. La forza dello Stato, infine,che è l’altra e più vera faccia delloStato forte, consiste non giànell’autorità assoluta del potere neiconfronti dei cittadini, bensìnell’accettazione volontaria dell’autoritàriconosciuta, che costoro liberamentesottoscrivono. Lo Stato etico è lo Statodel consenso, dell’identificazionevolontaria e consenziente di tutti neltutto comunitario. La realtà che, comedice Gentile, è in interiore homine, vuoldire che rappresenta l’unificazione delpensiero e dell’azione degli uominientro uno sforzo comune, ciò checostituisce la sostanza di ogni societàsana. Poiché “tutti gli uomini sono,rispetto al loro essere spirituale, unuomo solo” (I fondamenti della filosofiadel diritto, 1916).Questa concezione solidarista, anziproprio mistica della comunanza, chesi regge sotto l’imperio dellacondivisione volontaria del dovere edel destino comuni, fu come noto allabase della concezione gentiliana delloStato fascista come Stato etico. Ciòche, nella Dottrina del fascismo (scrittain collaborazione con Mussolini),Gentile circonfuse di un alone sacralee religioso, asserendo che il mitonazionale è parte viva del convivere, eche insomma nulla di sociale è fattibileche non sia al tempo stesso spirito inazione, o altrimenti storia del pensiero

in atto.A questo punto, Stato e Nazionediventano indistinguibili e, pertanto,vengono anche a cadere – a parere dichi scrive – anche quelleconsiderazioni critiche che per tantotempo hanno individuato in Gentilenulla più di un liberale, per la sua

preminenza dello Stato sulla società.In realtà, al momento in cui Gentileelabora lo Stato etico e l’Umanesimodel lavoro, di liberalismo (quale ad es.si poteva rintracciare nella riformadella scuola o in certi atteggiamenti“liberali”, come il coinvolgimento dinon­fascisti nel progettodell’Enciclopedia Italiana) non è più il

caso parlare. La stessaconcezione della nazionecome corpo mistico, e deltotalitarismo del potere comemito religioso di popolo,collocano Gentile fuori econtro il liberalismo,facendone un elemento dipunta del pensierorivoluzionario del secolo XX.Infatti, la volontà di abbatteregli atavici vizi del popoloitaliano (impoliticità, apatia,ostilità allo Stato,disinteresse per la politica,individualismo egoista,mancanza di sentimentocomunitario) è in pratica ilmotore di tutto il lungoimpegno politico gentiliano.Che tra l’altro ebbedell’intellettuale un’ideaattiva, militante, interventista.

E questo culminò nel concetto dellapolitica come fede, del sentimentomistico che deve animare la nazione intutte le sue componenti.Tutto questo ci parla non certo diliberalismo, ma di vero e propriosocialismo. Ugo Spirito, che nel 1941stese il suo progetto per un fascismorivoluzionario come comunismogerarchico, chiamò il pensiero diGentile propriamente “comunista”,certo non nel senso marxista obolscevico, ma nel senso del valore dialta etica comunitarista che nesostanziava i presupposti. Del resto, asua volta Gentile definì i comunisti“corporativisti impazienti”, volendosignificare che il fine rivoluzionario –l’erezione di un solidarismo di popolototalizzante – poteva essere simile,differenziandosi solo nei metodi:brutale tabula rasa nel comunismo, afronte di un metodico rivoluzionamentoperseguito dal fascismo, cheattraverso la macchina sociale eistituzionale del corporativismo,pervenne, e ancor più intendevapervenire in futuro, a un modello diStato­Nazione del tutto opposto aquello liberale. In questo quadro,l’Umanesimo del lavoro sancì ilpredominio sociale della figura dellavoratore. Non più il cittadinoborghese, asseriva con forza Gentile,ma il lavoratore è il nuovo soggettoprotagonista della vita politica: “L’uomoreale, che conta, è l’uomo che lavora,e secondo il suo lavoro vale quello chevale” (Genesi e struttura della società,1943).Oggi si parla del pensiero di Gentilecome di qualcosa che presenta una“inattualità radicale”, in grado diveicolare una nuova volontà dirivoluzione nei confronti del poteremondializzato e snazionalizzato. Siscrivono libri e saggi di nuovo rilanciodi una filosofia che è ancora tutta dariscoprire, contenente giacimenti diprezioso antagonismo nei confronti deldominio finanziario globale (si vedanoad es. Riprendersi Giovanni Gentile diValerio Benedetti, ed. La testa di Ferro,oppure l’introduzione di MarcelloVeneziani alla recente antologiagentiliana Pensare l’Italia, ed. LeLettere). Tutto ciò, almeno, ci rassicuraun po’ intorno alla possibilità, ancoraoperante, di schierare un consistentefuoco di sbarramento ideologico aprotezione delle potenzialità politicheancora valide e vive nell’arsenaleculturale europeo.Luca Leonello Rimbotti

Valerio BenedettiRiprendersi Giovanni Gentile

Edizioni Aga 2014pp.120 euro 13,00

Ezra Pound ­ Un'Opera JazzCD ­Musica composta e diretta

da Riccardo BiseoTesti di Giorgio Calabrese

Da un'idea di Giampiero Rubei, 2013

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30ITALICUM settembre­ottobre 2014 Cultura

“C’é un tempo giusto per andarseneanche quando non si ha un posto doveandare.”Anonimo

Chissà perché, ultimamenteaccendo il PC solo per giocare a

Spider: eppure so che l’algoritmodel programma è pianificato perrendere il gioco sempre più difficileman mano che il record scende.Potrei cambiare alcuni dati su certifiles, per aggirare questo“blocco”...troppa fatica: va benecosì, tanto per passare il tempo.

Talvolta provo a scorrere il Web percercare qualche articolo un po’“frizzante”, ma c’è un mortorio che fapaura: nell’era della guerra fra grillini vsresto del mondo (attacché al potere,residuati bellici del comunismo deltempo che fu, integralisti di tutte lerisme, ecc) ogni dialogo si stempera erifluisce nel nulla delle sabbie, ogniuadi viene inghiottito dal deserto.

Peggio ancora, ascoltare il promissoriodi Renzi: fra un po’ ci racconterà cheavremo tutti 800 euro il mese in più,che riconquisteremo la Libia e Nizzatornerà italiana. E’ proprio uno spasso.C’è chi scuote la testa ed afferma che“tanto ci sarà la Terza GuerraMondiale”, ne è sicuro, ogni evento chesi verifica nella geopolitica planetaria loindicherebbe: c’è da chiedersi se quella“certezza” non sia la disperata ancoradi salvezza lanciata a mare da chi èsconfortato, una sorta di “crepiSansone con tutti i Filistei” (e magarianch’io che fingo di crederci, che perafflizione ha raggiunto limitiinsopportabili).Eppure, nel Pianeta, non c’è aria diguerra – almeno per i prossimi anni –dopo, certo, nessuno può azzardareprevisioni: dire che fra un decennio laCina e gli USA si scontreranno, è comeaffermare che fra un decennio ilCatania vincerà il campionato di calcio.Gli USA “non stanno troppo bene” ecercano disperatamente di far fuoril’ennesimo “pacco” aeronautico diproduzione nazionale: fra un po’, cisarà solo l’Italia a credere ancora negliF­35. Che sono la continuazione di unaltro disastro, l’F­22, l’aereo “stealth”che andava in tilt per le chiamate deicellulari.

Gli USA non hanno preso sonorebatoste negli ultimi anni, ma unlogoramento continuo e pernicioso:ancora ricordiamo quando, in Iraq,smontavano le lamiere dei mezzi saltatisulle mine per saldarli sui tank decentie rabberciarli.La Russia ha vinto la sua partita con laGeorgia, ma ad un prezzo troppo alto intermini di perdite (soprattutto velivoli) enon ha nessuna voglia d’imbarcarsi inuna nuova avventura: dopo la Crimea,a lei basta il solo Donbass...poi,l’Ucraina vada a farsi fottere.Israele picchia come un dannato su

Gaza, ma quando ha tentatod’attraversare il Litani (verso il Libano)Hezbollah gli ha distrutto mezzadivisione “Golani”, il fiore all’occhiello diTzahal.La Cina ha bisogno di decenni primad’essere in grado di reggere unaguerra, ma non ne ha motivo: perchédovrebbe distruggere i mercati cheassorbono la sua produzione? Idem perl’India o per il Brasile.Inoltre, il saggio di profitto – investendoin Oriente per rivendere in Occidente –è ancora abbastanza alto da far saltaresulla sedia chiunque parli di guerra: diquanto aumenterà il prezzo del gas? aquanto rinunceremo nelle esportazioni?Ma lasciamo perdere...l’Ucraina è unaffare tedesco, che se la sbrighinoloro...Insomma, sarebbe ora che chi alimentagli “spiriti di Odino” la smetta, perchéabbiamo alle spalle un decennio di“certissima, anzi, imminente” guerraall’Iran: qualcuno l’ha vista?Si sa: il think­tank statunitensi qualcosadevono scrivere, altrimenti i loropadroni tagliano i finanziamenti e listornano verso altri, ancor più decisi,gente che scrive con indosso lamimetica.Poi, ci sono i banchieri, gli istitutifinanziari, le grandi holding dellemonete...per loro, ora, va tuttobenissimo: lucrano sui debiti pubblici –sì, è vero, devono pagare i loro lacchépolitici: probabilmente ne hanno pureschifo – e va bene così. Domaniqualcuno non ce le farà a pagare?Inizieranno le “dismissioni” delpatrimonio pubblico, ossia le“confische” mascherate: preferiscimorire di fame oppure cedere Pompeiad una società del Qatar? Oltretutto,

voi la lasciate andare alla malora...L’Italia, quest’anno, è caduta al 5°posto mondiale per presenze turistiche,dietro a Francia, USA, Cina e Spagna(1). Dopo l’industria e l’agricoltura,anche la principale risorsa nazionalescende a picco: troppe tasse, pocapromozione internazionale, nessunoschema d’intervento sul territorio...edanche il primo Paese al mondo perarcheologia, patrimonio artistico,cultura e cucina va al quinto posto,perché mancano le teste pensanti diuna vera classe dirigente.Così, il principale bersaglio per

cambiare qualcosa e sopravviverediventano i guerrafondai ed i banchieri:giusto. Ehm...qualcuno ha un’idea, unasola idea su come cambiare le regoledel mercato, del liberismo, delle milleguerre dimenticate? Si va a bussare aFrancoforte, al Bilderberg, aBruxelles...oh certo, lor signori hannouna paura terribile.

Qualcuno vuole andarci armato di fucilie pistole: ehi, i tempi della RivoluzioneFrancese o Russa sono finiti...vifarebbero fuori a chilometri di distanza.Magari con un aereo senza pilota.Va benissimo, è attraente fare ipotesi“di scuola” perché dissertared’economia e di filosofia non può chefar bene: soltanto, smettiamod’immaginare che qualcuno che contase ne accorga, o, addirittura che facciasue queste teorie! Oppure, che servanominimamente a risolvere il veroproblema: far fuori questa massa ditarlucchi che si fanno chiamare“politici”. Che rimane sempre la primatappa.

Un breve esempio?Negli ultimi giorni d’Agosto la Camera(all’unanimità) aveva approvato unprovvedimento per “ringiovanire” laclasse docente (la più vecchia delmondo): non erano grandi numeri,4.000 persone, i cosiddetti Quota 96.Ebbene, nel passaggio al Senato ilprovvedimento è stato bocciato (oritirato) dopo l’intervento di “uominidella Ragioneria dello Stato”. Unorgano tecnico che impone uno stop aquello politico! L’ex sen. Imposimato(ed ex Presidente della CorteCostituzionale) ha dichiarato che si ètrattato di un gravissimo vulnus

AndarseneCCaarrlloo BBeerrttaann ii

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31 ITALICUM settembre­ottobre 2014Cultura

costituzionale, da far intervenire subitola Consulta. Sì: aspetta e spera.Riflettiamo su cosa sta ad indicare unsimile evento: c’è un’architetturaistituzionale fatta in un certo modo,ossia il Governo conduce le danze, ilParlamento detta le leggi, il Presidentecontrolla. Facciamo finta che siaancora così.A questo punto, “qualcuno” di unorgano squisitamente tecnico come laRagioneria va in Senato, dice quattroparoline a chi di dovere e – ciò che laCamera ha approvato all’unanimità(notare l’assurdità della vicenda) –viene repentinamente e velocementestralciato o bocciato.Torniamo alla nostra “supposta”(interpretate il termine come vi pare)architettura istituzionale:non serve votarequalcuno che poinominerà il ministrodell’economia, tanto c’èqualcun altro che –magari – prende ordinidirettamente daFrancoforte o daBruxelles (oppure daLondra o daWashington, nonimporta) e può – colpeso della spada diBrenno – far decidereciò che vuole.Non voglio impegnarecol mio canto orecchiegià troppo provate, o che già sannoqueste cose, bensì chiarire alcunimeandri di questo sistema para­mafioso: ad esempio, la figura diFranco Bassanini è sottovalutata. Dopoessere volato in soccorso a Sarkozy (ilnostro uomo è un ex PCI, PdS, PD...)per “rimettere in sesto” il mercato dellavoro francese (cosa parzialmente nonriuscita) torna in Italia e, subito, va asedersi alla poltrona di Poste spa, dovepuò controllare il più copioso serbatoiodi risparmio italiano.Nel frattempo la moglie, LindaLanzillotta, era stata “comandata” arimanere in Italia, nelle file prima dellaMargherita, poi del PartitoDemocratico, quindi di Alleanza perl’Italia (Rutelli) e infine (per ora) èmigrata con Monti in Scelta Civica pertenere d’occhio in conto terzi cosafanno i bimbi­minkia, i mezza età­minkia, gli anziani­minkia delParlamento italiano.

Se la regola è “piatto ricco mi ci ficco”anche all’INPS (soprattutto dopo lariforma Fornero) ci sono i miliardi, etanti! Basta urlare ogni tanto

all’emergenza per poi spennare benegli italioti, regola praticata negli ultimivent’anni alla grande: Berlusconi docet.Ecco che spunta Mastrapasqua, cheoccupa non so quante presidenze dienti pubblici e privati – decine, mi pare– in barba ad ogni regola istituzionale,prima di tutte la decenza. Ma vienescoperto a trafficare con i fondidell’INPS e quelli dell’OspedaleIsraelitico di Roma: nell’inchiesta chesegue, “scoprono” anche che s’eracomprato gli esami per la laurea inEconomia. Le dimissioni sonod’obbligo.Oggi, l’INPS è nelle mani di VittorioConti – un economista vicino allaBanca d’Italia – che ha un incarico atermine fino al 30 Settembre.

Questo per dire cosa?Che, ovunque ci siano dei soldi “veri”gli uomini piazzati sono di sicurafedeltà: lo Stato – come espressionedella tripartizione dei poteri – nonesiste più da tempo.Nessuno è in grado di far cambiareidea a questo ceto politico: nemmeno ilM5S, percepito dagli italiani oramaicome gente che dice cose giuste, mache non sa come realizzarle. Gli “altri”italiani, continuano a far mazzette – dalcentro alla periferia, da Nord a Sud –ed a partecipare al grande gioco apremi “Mafia­ Camorra­N’drangheta­Sacra Corona Unita in torneo”: chiriuscirà a seppellire più rifiuti tossici? Inpalio, ricchi premi e cotillon.Il M5S – da qui in avanti –rappresenterà quelle persone chefurono radicali, oppure che lottaronoall’interno della sinistra, ma anche delladestra e che oggi non sanno più a chesanto votarsi, ma solo una parte.Il problema è che l’altra parte degliitaliani o li percepisce comemoralizzatori, oppure non ha fiducia inloro perché reputa le loro ricette privedello spessore politico necessario:

dopo un “non programma” sarebbe oradi passare ad un programma vero, conquale confrontarsi – in primis – con lapopolazione.Risultato: 20% a vita, senza speranzed’arrivare a nulla. Perché il M5S non hacercato di fare proposte innovative cheavvicinassero una larga fetta d’italiani (inon mafiosi)? Ad esempio, ha quasiabbandonato il problema che più vienedibattuto oggi in Europa, ossia Energiae Trasporti. Cercate un piano di tipotedesco, ossia 80% di rinnovabili per il2050? Accomodatevi: è qui (2), fatenepure quel che volete, basta – per solacorrettezza – citare la fonte.

Ma c’è qualcuno che lotta in silenziocontro questa classe politica: lo fa

senza proferir parola, senzaimpennate, senza scendere inpiazza.Sono anch’essi disperati:sono i cosiddetti “cervelli infuga” (3) che non sonosoltanto “cervelli” ma anchebraccia: ad Ottobre, il miopescivendolo se ne andrà inGran Bretagna, perché làcercano gente brava persfilettare il pesce...nonsaranno più orate e branzini,ma aringhe e merluzzi...eallora? Sempre pesce è:magari c’è più lavoro nelsettore del sushi...e lostipendio? Non può parlare

troppo perché il padrone loosserva...ma fa un gesto con la manoche è più che eloquente.Se ne vanno tutti, ingegneri efalegnami, medici egommisti...chiunque sappia far beneuna cosa non ha motivo per rimanerein un Paese dove le occasioni sonopochissime ed incerte mentre le tassesono altissime e garantite: non mipiace citarmi, però già nell’Aprile del2009 mettevo in guardia contro questarovina in “Questo è un Paese pervecchi” (4).

Scappano ad un ritmo sempre piùserrato (5): gli italiani all’estero, a fine2012, erano 4.341.156, con un trend inaumento di 132.139 unità. Il 44% èrappresentato da neolaureati che nonhanno trovato occupazione in Patria.Anche queste cifre, però, rischianod’essere aleatorie e traballanti: perché?Poiché provengono dalla banca dati delMinistero degli Esteri, il quale è undatabase al quale ci si deve iscrivere:cosa vuol dire? Che l’iscrizione èvolontaria: i nostri lavoratori all’esteropotrebbero essere molti di più e

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nessuno lo sa. Qualcuno sa –censimenti a parte – quanti sono gliextracomunitari presenti nel Paese? E isans­papier?E s’aggiungono anche le persone dimezza età (6): scusate, ma questimeritano veramente una medagliad’onore, perché non è facile lasciarel’Italia a 50 anni, dimenticare ilcaminetto che costruisti vent’anniprima, sperando che quello fosse ilpunto d’incontro di una famiglia felice.Invece, fai le valige e vai in Canada odin Australia e ricomincia da capo: sequelli che si sparano un colpo meritanotutta la nostra pietà ed umanacomprensione, quelli che reagiscono eci provano di nuovo meriterebbero sì la“medaglia del coraggio”.Infine, ci sono anche i pensionati (7) iquali, invece di mangiare – qui, in Italia– pane e latte con le loro pensioni,scappano, vanno in posti comeL’Argentina o le Canarie dove, almeno– grazie alla moneta od al diversopotere d’acquisto – possonopermettersi anche, ogni tanto, due fettedi pesce spada. La Patria? Ah, terragrifagna...

Cerchiamo di tirare le somme di questaanalisi.Una “leva” è composta – oggi – da460.000 nuovi nati italiani e da 70.000infanti stranieri. Vent’anni fa, gli italianierano 550.000 e gli stranieri 20.000(tutte le cifre sono state arrotondate).Che il “seme italico” stia percorrendoun lungo ed inevitabile declino, già losapevamo: che succede se, di quelmezzo milione circa, se ne vanno ognianno in...facciamo 50.000?Ve lo dico io che sono statoinsegnante: se ne vanno i migliori, quei3­4 per classe che fanno la differenza.Col tempo, emigreranno anche 2­3 cheandranno a fare i falegnami od i

saldatori, così – in Italia – rimarranno ipeggiori. I figli degli extracomunitariseguono un percorso similare, mapochi riescono ad emergere, almenoper ora.Una parte dei bimbi­minkia rimanenti sisistemerà – grazie ai buoni uffici dipapà e mammà – in politica, andrannoad ingrossare le fila di quel milioned’italiani che campa credendo d’essereclasse dirigente. Diventeranno, così,mezza­età­minkia ed anziani­minkia:ma benestanti ed in buona salute.Gli altri, si leveranno il sangue perpagare fior di tasse (e mantenerli) eseguiranno una vita ritmata dai pianiindustriali di Marchionne e dallepromesse del Renzi di turno. Morirannopoveri, senza mai arrivare ad unostraccio di pensione, perché i bimbi­minkia, quando cresceranno, alzerannol’asticella ogni anno. Già lo fanno oggi,figuriamoci domani: un vero e proprioscenario da Orwell. A ripensarci, meglioHuxley con le sue allucinate felicità.Andandosene, si raggiungono duespecifici obiettivi: si campa meglio, aldiavolo tutta la retorica sul “belpaese” esulla patria (min). Magari non ci sarà ilmare o il bosco di casa, ma tornate achiedere a quelli che hanno mare ebosco come campano.Il secondo obiettivo è menoappariscente, ma più “strategico”: midite voi, come farà a sopravvivere (od adecollare economicamente) un Paeseche non ha un futuro industriale, unfuturo agricolo e nemmeno turistico? Equando non ci saranno più testepensanti (che già oggi contano poco oniente)?Sarà una nazione che crolleràlentamente, ma più in fretta delprevisto: più in là non mi spingo – lamia età non me lo consente – e ci sonogiovani scrittori che hanno bisogno discrutare il futuro: lo facciano, si

divertano e soffrano un poco anch’essi.Da parte mia, ho già scelto: Madeira.Dovrò prima mettere a posto alcunecose, mettere in mare la Gretel e poiveleggiare. Le mie ceneri riposerannoin Atlantico? Non importa: il mare, apensarci un attimo, è uno solo che tuttocirconda ed accarezza. Sono gli uominia dargli tanti nome diversi, perdistinguersi gli uni dagli altri edimenticarsi così che non esistono lerazze, ma solo la specie.Carlo Bertani

(1) Fonte:http://www.nomisma.it/index.php/it/newsletter/focus­on/item/318­7­febbraio­2010­il­sorpasso­il­turismo­straniero­in­italia­supera­quello­domestico/318­7­febbraio­2010­il­sorpasso­il­turismo­straniero­in­italia­supera­quello­domestico2) Vedi :http://www.lolandesevolante.net/blog/2011/05/perche­siamo­contrari­al­nucleare/3) Fonte :http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/16/giovani­crisi­siamo­messi­cosi­male/231632/4) Fonte :http://carlobertani.blogspot.it/2009/04/questo­e­un­paese­per­vecchi.html5) Fonte :http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/06/emigrati­cervelliinfuga­estero­lavoro/553900/6) Fonte :http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/16/crisi­laddio­allitalia­degli­over­50­li­senza­futuro­anche­le­grandi­aziende­non­pagavano­piu/1023530/7) Fonte :http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/11/pensionati­in­fuga­dallitalia­vita­da­ricchi­con­la­stessa­pensione­e­i­risparmi/955591/

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ITALICUMPeriodico di cultura, attualità e informazione del

Centro Culturale ITALICUMAnno XXIX

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 28 del 15-1-1985

Direttore Responsabile: Luigi TedeschiComitato di redazione: Maria Carotenuto, Enzo Cipriano, Mario Porrini, Costanzo Preve

Impaginazione ed elaborazioni grafiche: Maria Carotenuto

Copyright (c) 201 3 Centro Culturale Italicum

Il periodico è rilasciato con licenza Creative Commons – Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0Italia. Per consultare la licenza vai all'indirizzo: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/

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