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la lalavvvor esaluteeeil 25 maggio vot a L’Altra Europ a A sinistra per ridare all’Italia e a...

Date post: 03-Feb-2020
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Racconti e Opinioni la la la la la v v v v v or or or or or o o o o o e salut salut salut salut salut e e e e e Il blog quotidiano www.blog-lavoroesalute.org www.lavoroesalute.org Anno 30 n. 3 maggio 2014 Periodico sostenuto da promotori e lettori Diretto da franco cilenti * Redazione [email protected] Rivista dell’Associazione Onlus Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute * Dir. resp. fulvio aurora il 25 maggio vota L’Altra Europa A sinistra per ridare all’Italia e a tutti i popoli d’Europa gli strumenti per scelte politiche umane a pag. 36 il 25 maggio vota per degni servizi sociali e ritorno del lavoro. Un nuovo Piemonte di beni comuni a pag. 34, 35 Gino Strada Troppa spesa sanitaria? INSOSTENIBILE E’ LA VOSTRA POLITICA Da Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. solo sprechi di denaro pubblico per sostenere gli interessi privati a scapito del lavoro e della salute. E Cota lascia il Piemonte in mutande Da chi lavora in sanità, sei avvisi ai pr ossimi inquilini del Palazzo piemontese pag. 4, 5, 6 speciale INFERMIERI da pag. 17 a pag. 22 Strage ThyssenKrupp Giustizia al ribasso? pag. 15 Basta tagli, Pubblico è bello a a pag. 10 Ecco quanto ci costa la corruzione in sanità a pag. 11 2- 7- 9- 9- 12- 13- 16- 24- 26- 28- 30- >>> e altro ancora nelle 36 pagine “Taglieggiamo i soliti, tanto abboccano” Malasanità impunita: abortire tra gli obiettori Aborto: Annamaria uccisa due volte? L’ultimo regalo di Cota: Gradenigo al profitto Newsletter formativa sulla sicurezza lavoro Maggiore sicurezza per il lavoro d’ufficio Sicurezza e salute nel lavoro in psichiatria Lavoro, meritocrazia aziendale e sindacale A rischio il lavoro al Sovracup della aslTo1 Mediatori interculturali tanti ma disconosciuti Facebook e analfabeti? O ti racconti O sei raccontato Scrivi a [email protected]
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Racconti e Opinioni

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www.lavoroesalute.org

Anno 30 n. 3 maggio 2014

Periodico sostenuto da promotori e lettoriDiretto da franco cilenti * Redazione [email protected]

Rivista dell’Associazione Onlus Medicina DemocraticaMovimento di Lotta per la Salute * Dir. resp. fulvio aurora

il 25 maggiovotaL’AltraEuropaA sinistraper ridareall’Italia ea tutti i popolid’Europagli strumentiper sceltepoliticheumanea pag. 36

il 25 maggio vota perdegni servizi socialie ritorno del lavoro.Un nuovo Piemontedi beni comunia pag. 34, 35

Gino Strada

Troppa spesa sanitaria?

INSOSTENIBILEE’ LA VOSTRA

POLITICADa Berlusconi, Monti, Letta e Renzi.

solo sprechi di denaro pubblico per sostenere gli interessi privati

a scapito del lavoro e della salute.E Cota lascia il Piemonte in mutande

Da chi lavora in sanità,sei avvisi ai prossimi inquilinidel Palazzo piemontese

pag. 4, 5, 6

specialeINFERMIERI

da pag. 17 a pag. 22

StrageThyssenKruppGiustizia al ribasso?

pag. 15

Basta tagli, Pubblico è belloa a pag. 10

Ecco quanto ci costala corruzione in sanità

a pag. 11

2-

7-

9-

9-

12-

13-

16-

24-

26-

28-

30->>> e altro ancora nelle 36 pagine

“Taglieggiamo i soliti,tanto abboccano”

Malasanità impunita:abortire tra gli obiettori

Aborto: Annamariauccisa due volte?

L’ultimo regalo di Cota:Gradenigo al profitto

Newsletter formativasulla sicurezza lavoro

Maggiore sicurezzaper il lavoro d’ufficio

Sicurezza e salute nellavoro in psichiatria

Lavoro, meritocraziaaziendale e sindacale

A rischio il lavoro alSovracup della aslTo1

Mediatori interculturalitanti ma disconosciuti

Facebook e analfabeti?

O ti racconti O sei raccontatoScrivi a [email protected]

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La Speranzaha due

bellissimi figli:lo sdegno

e il coraggio...Lo sdegno

per la realtàdelle cose,il coraggio

per cambiarle"Pablo Neruda

2 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e anno 30° n° 3 maggio 2014

cile542014

di franco cilenti

editoriale

LAVORATORI BARBONI?

Ecco come ci consideral’erede del cavaliere, quel

Renzi che, bontà sua,ci elargirà l’elemosina

di 80 euro nel 2015.Dopo le elezioni europee

del 2014 e a pochi mesida quelle nazionali.

Barboni si, ma non scemi!

Si avvicina il 25 maggio e lo spor-co lavoro dei giornali e delle tele-visioni non basta, per terminarel’opera di distruzione della criticaallo stato di cose presenti si devemettere a tacere la stessa idea disinistra. L’opera, quasi chirurgica,della strategia comu-nicativa (un ossimo-ro del dovere d’infor-mazione) è un miscu-glio di tecniche e dilinguaggio diretto, alpopolo, già usatodalla notte dei tem-pi, o meglio delle libertà schiac-ciate dal fascismo.Lo stesso Berlusconi non ha in-ventato niente di nuovo ma puòben vantarsi di essere suggeri-tore del nuovo capopopolo oggialla ribalta.Di nuovo, di rivoluzionario in quelche propone Renzi non vi è nullama i suoi “opinion maker” con glialtoparlanti mediatici, La Repub-blica in testa, fanno in modo chela tecnica comunicativa dia perscontato " la novità" e la "rivolu-zione culturale" che è insita nellesue parole e nei suoi atti, come adesempio quel “Job Act” che altronon è che il completamento del-l’opera dei governi Berlusconi,Monti, Letta.In realtà questi provvedimenti sullavoro sono una colossale balla dalpunto di vista tecnico-economico

e lo scopo è solo uno: annullare icontratti a tempo indeterminato,con i diritti acquisiti, e precarizzareil lavoro di tutti; prima dei giovanie dei disoccupati e poi di quelli orastabili.Il mercato del lavoro, nella conce-zione dei potenti che governano ipartiti maggiori, deve poter averesempre più numeroso l'esercito diriserva, abbassare i diritti e il sala-rio mettere in concorrenza i lavo-ratori, in modo tale da ridurre laresistenza e la capacità di rispostacon la lotta e con lo strumento piùefficare, quel diritto allo scioperoche stanno annullando con la com-piacenza dei maggiori sindacati.Dalle sue prime mosse risultaevidente che il governo Renziodia il servizio pubblico perchèogni intervento passa dal taglioalla spesa pubblica. Alla fine iltaglio di servizi pubblici: a regi-me sono 42 mld di tagli!Mentre promette di tagliare glisprechi e l’evasione, Renzi conti-nua ad accanirsi sui lavoratori pub-blici che dall’inizio del blocco con-

trattuale non hannopercepito almeno7.500 euro comples-sivi lordi in stipendi.E Renzi prevede,fidando sul silenziodi Cgil-Cisl-Uil, ilmantenimento del

blocco dei contratti nel PubblicoImpiego fino al 2020, con la solavacanza contrattuale per il triennio2018-2020.Gli 80 euro promessi da Renzi aqualche milione di lavoratori di-pendenti, smaccatamente in fun-zione delle elezioni europee, saran-no in parte finanziati dal mancato

rinnovo dei contratti del pubblicoimpiego, almeno 2,3 miliardi in unanno, mentre l’effetto dell’incre-mento stipendiale sarà immedia-tamente assorbito dall’aumentodella tassazione locale, delle tarif-fe, del costo dei servizi.Ovviamente il terreno più fer-tile è la sanità pubblica dallaquale di estirperanno almeno 10miliardi in tre anni, vanno adaggiungersi ai tagli diBerlusconi e Monti tra il 2010 eil 2013, e siamo già a 30 miliardidi euro su una spesa complessi-va che è di 107 miliardi di euro.Per non mettere in difficoltà d’im-magine Cgil-Cisl-Uil non si chia-mano più "tagli lineari" ma "inter-venti mirati contro gli sprechi" mail risultato non cambia. Il tutto av-verrà nell'ambito di quella favolettaper ingenui declinata come “Pattoper la salute”. Cosa abbiano di sa-lute i tagli di posti di letto e menoassistenza, solo loro lo sanno.Eppure persino l'Ocse (l'organiz-zazione dei 30 paesi più industria-lizzati del mondo) avverte, strana-mente sulla falsariga dei soliti co-munisti "Giù le mani dalla sanitàpubblica!".Il report della Divisione Salutedell'Ocse non lascia spazio a in-terpretazioni fantasiose. "L'Italiaha una spesa sanitaria pubblicapro capite di oltre un terzo infe-riore alla media degli altripaesidell'area Euro consideratinella spending review, e il diva-rio si è triplicato dall'inizio deglianni 2000.Il livello di prestazioni sanitarieerogate in Italia è sensibilmente

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“TAGLIEGGIAMOI SOLITI, TANTOABBOCCANOE CI VOTANOPURE”

I provvedimentisul lavoro sono

una colossale balladal punto di vista

tecnico-economico

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anno 30° n° 3 maggio 2014 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 3

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inferiore a quanto osservato nel-la quasi totalità degli altri paesidell'area Euro considerati nellaspending review".E continua, senza pietà per i no-stri governanti, "nella situazionedescritta, eventuali riduzioni dispesa non finalizzate soltanto alrecupero di inefficienze si riper-cuoterebbero ulteriormente sul-l'accesso, in particolare da partedei cittadini più svantaggiati, suilivelli e sulla qualità dell'assisten-za sanitaria".C’è bisogno di altre analisi per ca-pire che la riduzione della spesasanitaria non è compatibile con lasalute di chi vive a basso reddito?La selvaggia riduzione di spesariguarda anche le pensioni.Il Fondo Monetario Internaziona-le (uno dei covi co-nosciuti dei capitali-sti) invita implicita-mente a morire pri-ma, anche di fame senecessario.Senza giri di paroleafferma che la vita media è diven-tata troppo lunga e rende i sistemipensionistici sempre più costosi equesto produce un impatto nega-tivo sui loro profitti.Occorre porvi rimedio, con ognimezzo, e come? Aumentando l'etàpensionabile e abbassando la con-sistenza delle pensioni pubbliche,per trasformarle in prodotti finan-ziari con i fondi pensione e le assi-curazioni.Mentre nei Paesi dell’Europadell’Est si creano appositamen-te conflitti di guerra finanzian-do rivolte e addirittura appog-giando i nazisti, vedi Ucraina, inEuropa occidentale come fareper ridurre l’eccesso di“capitaleumano” che non favorisce l’au-mento del profitto del capitalefinanziario?Semplice, inasprendo le crisi eco-nomiche già caricate sulle spalledella stragrande maggioranza deicittadini, quella con poco reddito,

“TAGLIEGGIAMOI SOLITI”

come lavoratori dipendenti, piccoliimprenditori e pensionati (come stasuccedendo in Grecia, SpagnaPortogallo) e aumentando i costidelle cure sanitarie in modo taleda favorire nel medio e lungo ter-mine le classiche patologie da po-vertà e l’induzione al suicidio

Invito ai pensionati"Dovete morire

prima,anche di famese necessario"

causa depressione.Ma non basta, bisogna ridurreanche la capacità di protestadella massa e quindi anche la de-mocrazia è un costo da ridurre.Ad esempio, quando Renzi, quan-do parla della necessità di “taglia-re i costi della politica” mente sa-pendo di mentire perchè è uno deipassi, molti già fatti, dellaprivatizzazione delle istituzioninelle mani di pochi.Guarda caso è lo stesso program-ma della loggia massonica P2 diLicio Gelli. Un progetto iniziato daForza Italia (con il sostegno dellaLega di Bossi), continuato con igoverni bipartisan di Monti e Let-ta, e ora ottimizzato dal governoPD/Berlusconi di Renzi.Qesta è l’Italia futura con lacontroriforma elettorale e costitu-zionale. Il presidente del Consigliocontrollerà la Camera - con depu-tati nominati dai capi clan - graziea un premio di maggioranza del52% dei seggi alla coalizione vin-cente, e in caso di ballottaggio ba-sterebbe meno del 37%.Cosa ne pensano i milioni dielettori di sinistra del PD? Ca-piscono che i nostri guai, nel la-voro e nella vita, nascono dalvoto a questi partiti di un gover-no illegalmente in carica?La domanda è amichevolmente,provocatoria perchè non se ne puòpiù dei danni prodotti dal voto datoper disinformazione, abitudine,appeal televisivo e altri motiviscriteriati che rendono complici, senon mandanti, di questo brutalestato di cose.Domande ai fans grillini? L’inuti-lità dimostrata, la confusione del-le idee, e l’evanescenza delle pro-poste del M5S mi inibisce!Domande ai votanti masochistidella destra berlusconiana eleghista? Non sono un sadico!

Ogni giorno sul blogwww.blog-lavoroesalute.org

Racconti e Opinionidi Lavoro, Salute, Politica,Cultura, Relazioni sociali

pagine di ALTRAinformazionea cura di franco cilenti

1 milione e 130milafamiglie senza reddito.Elemosina per 4 milioniLa realtà è più disperata, delle sta-tistiche. Gli italiani sono sempre piùalla fame. Non solo più i comunistima anche la Coldiretti dice che ilpiatto piange lacrime amare.

Sono 4.068.250 le persone chehanno chiesto aiuto per mangiare

nel 2013. Il 10% in piùrispetto al 2012.Si registra un aumen-to esponenziale degliitaliani senza risorsesufficienti a sfamarsi:erano 2,7 milioni nel2010, 3,3 nel 2011,

hanno raggiunto i 3,7 milioni nel2012. Nel 2013, 303.485 personehanno beneficiato dei servizi men-sa e 3.764.765 hanno avuto assi-stenza con pacchi alimentari (i nuo-vi poveri per la vergogna preferi-scono questa forma di aiuto).

Mentre, secondo l'Istat, il 16,6% de-gli italiani non può permettersi unpasto con contenuto proteico ade-guato almeno una volta ogni duegiorni. Nel 2013 i consumi alimen-tari sono diminuiti del 3,1%: tagliatidal pesce fresco (-20%) alla pasta(-9%), dal latte (-8%) all'olioextravergine (-6%), dalla carne (-2%) all'ortofrutta (-3%). Aumenta-no solo le uova (+2%).

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4 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 30° n° 3 maggio 2014

Chi lavora in sanitàlo sa bene che:

La "Sanità dell'Eccellenza" non esiste.Cos'è l'eccellenza in Sanità? Azzeccare semprediagnosi e terapie? Arrivare a un 85 % di risultatidiagnostici e terapeutici? Produrre errori margi-nali ma raggiungere l'obiet-tivo di salvare il paziente?E per quali casi, e chi sta-bilisce i termini nei quali siè nell'eccellenza, nella buo-na pratica, nella media,nella mediocrità (nel dan-no), nel risparmio?

La sanità dell'eccellen-za è quella che si realizzanei centri universitari? Inquelli ospedalieri? Negliuniversitari e ospedalieri?Sappiamo tutti che, in tempidi elezioni, in molti hannola “cura” per la sanità ma-lata ma in realtà c'è solofumo oltre i tagli della“razionalizzazione” dellaspesa e le nomine dei ma-nager a loro servizio.

Invece la persona mala-ta cronica chiede una presain carico completa e nonepisodica, ma continuativa,chiede di essere certamentecurato e laddove la malat-tia si protragga o si croni-cizzi a vita, di essere segui-to, e ove possibile, guidato,indirizzato, accompagnato.

L'eccellenza in questicasi la fa il lavoro quotidia-no di risposta ai problemidella comunità, che se è vero che possono esserediversi da comunità a comunità e perfino da peri-odo a periodo, meritano di essere affrontati inuna sola maniera: risorse sufficienti a ogni variolivello d'impegno, con disponibilità di personalenon solo capace (e nella stragrande maggioranzadei casi il personale sanitario lo è) ma anchemesso nelle condizioni di operare al meglio e,possibilmente, di poter esprimere delle idee digestione, in quanto direttamente competente.

Chi lavora in sanitàlo sa bene che:

Nonostante le ristrettezze economiche e laconfusione organizzativa, grazie agli sforzi disingoli operatori, di strutture particolarmente

illuminate, il malato vie-ne preso in carico con-venientemente e in gene-re risulta soddisfatto.Il problema può sussiste-re quando il malato vie-ne rimandato a casa,gravando principalmen-te sulla famiglia, quandoquesta c'è o può esserci.

Non parliamo certodel malato acuto per ilquale alcuni giorni diprosecuzione terapeuticadomiciliare possono ad-dirittura giovare, parlia-mo del malato cronico,della persona afflitta dapatologie degenerativegravi, del malato anzia-no spesso solo, o con unconiuge anziano altret-tanto che non riesce adistricarsi tra i meandridelle prenotazioni, delleattese ambulatoriali,delle code dal medico difamiglia.

Da anni per esempio neiPronto soccorso il perso-nale sottolinea le caren-ze di organico, i turnimassacranti, la errataprogettazione delle strut-

ture di ricovero temporaneo e dei percorsi e rara-mente viene ascoltato.

Non solo chi dovrebbe farsi caricoorganizzativo non ascolta (non può o non vuoleascoltare) quanto viene suggerito, ma sembrache sussista una specie di riflesso pavloviano peril quale si riesce a progettare e organizzarel'esatto contrario di quanto è auspicato daglioperatori direttamente interessati.

2° Avviso sul “Che fare”ai prossimi inquilini di C.so Regina

1° Avviso sul “Che fare”ai prossimi inquilini di C.so Regina

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Chi lavora in sanitàlo sa bene che:

Negli Ospedali e nelle ASL il diritto alla salu-te, pubblica, universale, gratuita dei cittadini e lecondizioni di lavoro e salario dei lavoratori ad-detti alla loro cura, sono continuamente messi indiscussione.Gli operatori sanitari non possono risolvere iproblemi organizzativi, possono indicare i termi-ni dei problemi e gli aspetti che più danneggianoi rapporti con il pubblico o peggio mettono a ri-schio la riuscita dell'intervento sanitario.E di note e proposte al riguardo ne sono statelanciate e lanciate, da parte di singoli operatori,di ordini professionali, di col-legi, di sindacati, di societàscientifiche, da parte del mon-do accademico, delle organiz-zazioni di volontariato.

Ai politici è la responsabi-lità della valorizzazione dellerisorse umane, delle rispettivereali competenze, incentratosui percorsi diagnostici eterapeutici rapidi da seguire erealmente utili. Inoltra unalotta culturale alla medicinadifensiva attraverso ladepenalizzazione dell'erroremedico, quando esso è indottoda fattori di inadempenziestrutturali.

Qui è il politico che devedarsi da fare.Tutto quantofinora detto ha un immediatorisvolto nella pratica, conl’indispensabile confrontocon gli operatori e con le as-sociazioni di malati.

I cittadini e lavoratori nonsono così sciocchi da credereche i tagli alla sanità servonoa migliorare e a rendere più funzionali gli ospe-dali.Sanno benissimo che con il taglio del 30% alleRAR (risorse aggiuntive regionali) i lavoratoriche già portano sulle loro spalle tutto il peso del-la sanità, si troveranno con un ulteriore tagliodella busta paga.

Chi lavora in sanitàlo sa bene che:

Fanno grandi proclami sulla volontà di crea-re una sanità pubblica di eccellenza ma nienteviene mantenuto. dal piano regionale per il 2014si capisce che vogliono continuare a depoten-ziare il servizio pubblico con tagli chiusure diospedali, non avendo a riferimento i diritti deimalati e dei lavoratori ma il solo taglio dei costi.

Il Piano Sociosanitario approvato dallaGiunta Cota amplifica all’ennesima potenza iltentativo di destrutturazione del servizio sanita-rio pubblico, in particolare attraverso ladenigrazione sostanzialmente ingiustificata da

parte di forze politiche ed economi-che, interessate alla gestione dellasalute del cittadino per lucro. Laprincipale motivazione contro il servi-zio sanitario pubblico sarebbe quelladi uno spropositato e costante aumen-to della spesa corrente concernentebeni e servizi, mentre altre motivazionisarebbero attribuite all'elevato costodel personale, alla sua incapacità apartecipare al controllo degli sprechie alla domanda di prestazioni e farma-ci elevata o impropria del cittadino.

E' necessario che si stabilisca undefinitivo assetto territoriale eorganizzativo delle strutture e delleaziende che invece negli ultimi anniha visto il cittadino e l'operatore sani-tario sbigottiti a causa, appunto, deicontinui cambiamenti di organizzazio-ne territoriale e giuridica delle azien-de e degli ospedali producendo dannidiretti al sistema in azione, con neces-sità di continui e inutili o ripetitivicambiamenti organizzativi nel perso-nale e dei servizi in "corso d'opera"

E' necessario individuare alcuneproblematiche prioritarie nel mondo

della sanità e assistenza per creare momenti dicostante confronto e discussione, con un costan-te passaggio di informazioni anche locali cheaccomunino gli operatori nella ricerca dei pro-blemi, nella proposizione di soluzioni.

3° Avviso sul “Che fare”ai prossimi inquilini di C.so Regina

4° Avviso sul “Che fare”ai prossimi inquilini di C.so Regina

5° e 6° avviso >>>>

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Chi lavora in sanitàlo sa bene che:

In verità è possibile tagliare gli sprechi, maquali? Una Giunta al servizo della salute dei cit-tadini e del lavoro degli operatori non avrebbedifficoltà alcuna a identificare sei principali ca-tegorie di spreco:

1) incapacità a somministrare le cure miglio-ri: lo spreco, che deriva da cure e interventi dibassa qualità, la mancata adozione delle curericonosciute come migliori o peggio l'utilizzo ditrattamenti inefficaci è importante, provocadanno al paziente ed un peggioramento dellaprognosi. Le cure migliori sono un diritto deimalati, sono eticamente dovute e consentono dirisparmiare denaro.

2) incapacità a coordinare le cure: la fram-mentazione e l'incoordinazione dei trattamentigenerano complicanze, sono causa di rientri inospedale e declino dello stato funzionale partico-larmente per i malati cronici pluripatologici diconseguenza i costi lievitano. Particolarmentegrave in Italia è l’assenza di coordinamento el'incomprensione fra Ospedale e Territorio, ilMedico di Medicina Generale talvolta non è ingrado o non vuole farsi carico di malati comples-si o al termine della vita, così come gli specialistiospedalieri non amano recarsi al domicilio deipazienti da loro stessi dimessi, per consulenzedomiciliari.

3) overtreatment: trattamenti sproporzionatialle necessità del paziente comportano gratuitesofferenze ai malati e inutili costi; esempi tipicisono l'uso eccessivo di farmaci, il forzare l'indi-cazione alla chirurgia, il ricorso alla TerapiaIntensiva per malati terminali o che avrebberouna qualità di vita migliore se seguiti al domici-lio o in hospice.

4) complessità amministrativa: è comuneimbattersi in procedure amministrative inutil-mente complesse che comportano un'inutile per-dita di tempo e quindi di efficienza del sistema.

5) prezzi incongrui: il costo di prestazioni,farmaci e dispositivi medici in sanità sovente nonè equo, ma è stato gonfiato, il prezzo deve esserelegato al costo di produzione più un congruomargine di profitto, frodi e abusi: occorre consi-derare non solo lo spreco legato al raggiro, maanche il costo per contenerlo.

Chi lavora in sanitàlo sa bene che:

I tagli alla sanità pubblica abbassano la qua-lità delle prestazioni e generano iniquità; occorreimpedire che meno spesa pubblica significhi piùspesa privata e meno sanità per chi non può pa-gare.Nel 2015 mancheranno alle regioni altri 17 mi-liardi di euro di finanziamento della sanità mal-grado la spesa già oggi è inferiore a quella deglialtri paesi europei.

La sostenibilità del servizio sanitario è sullabocca di tutti i politici che vanno per la maggio-re, (in termini di consenso sin’ora avuto) ma na-scondono che il costo del Servizio Sanitario Na-zionale sul ProdottoInterno Lordo è digran lunga inferiorealla media europea.

In Piemonte idanni prodotti dallaGiunta Cota sonodrammatici per i cit-tadini in stato di sof-ferenza, di emargina-zione, d’inabilità, edi solitudine socialeche amplifica e pro-duce patologie.A chi è onesto nellasfera della politica non sfugge il principio che latutela della salute nel lavoro e nell'ambiente puòridurre i rischi e le cure territoriali, dalla medi-cina territoriale alla domiciliarità, sono rispostesostenibili umanamente ed economicamente, senel contempo si valorizzano le professionalitàsociosanitarie, si promuove le reti locali tra sani-tà e assistenza.

Chi è onesto non dovrebbe avere nessunaremora a dichiarare che i tagli alla sanità pubbli-ca abbassano la qualità delle prestazioni e gene-rano iniquità; che occorre impedire che menospesa pubblica significhi più spesa privata emeno sanità per chi non può pagare.Nel 2015 mancheranno alle regioni altri 17 mi-liardi di euro di finanziamento della sanità mal-grado, ripetiamo, la spesa già oggi è inferiore aquella degli altri paesi europei.Lo diranno in questa campagna elettorale?

5° Avviso sul “Che fare”ai prossimi inquilini di C.so Regina

6° Avviso sul “Che fare”ai prossimi inquilini di C.so Regina

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Le difficoltà di applicazione della legge 194

Abortire tra gli obiettorie la malasanità impunitaIl libro di Laura Fiore, presentein sala con il marito, in poche pa-gine contiene: il diario dei giorni3/4/5/6/7/9/ giugno 2008 e delgiorno 12 marzo 2009 durante iquali l'autrice ha avuto un doloro-so aborto terapeutico e conseguen-te esaurimento nervoso; una rac-colta di 10 documenti, a partire daltesto della legge 194/1978 fino astatistiche, considerazioni autore-voli sulla legge e altre testimonian-ze.Laura ha fatto un abortoterapeutico "alla presenza di obiet-tori di coscienza per mancanza dipersonale adeguato" di un feto af-fetto da sindrome di Down, solodopo il terzo mese perché, sia leiche il marito, desideravano que-sto secondo figlio.Il diario in poche pagine presentauna "una catastrofe personale",dice nella prefazione la responsa-bile dell'UDI di Napoli StefaniaCantatore, che sarebbe stata evi-tata se Laura "fosse stata avverti-ta dei turni in ospedale degli obiet-tori e soprattutto se l'ospedale nonavesse istituzionalmente vietatol'ingresso alla solidarietà femmini-le, sottratto competenze professio-nali di tipo psicologico, vessato ildecorso post intervento di IVG".(......)Laura ha scritto nella introduzio-ne "Ho deciso di dare alle stampela mia esperienza nella speranzache la consapevolezza di ciò che èavvenuto a me ed ad altre possaservire a risvegliare le coscienzedi chi dovrebbe operare per la sa-lute di noi donne nel rispetto dellalegge 194". La Parachini su ciò èd'accordo ma Laura non dovevalimitarsi a scrivere e pubblicare.Doveva fare una vera denuncia peromissione di assistenza e intitola-re il libro "Abortire nellamalasanità"."Abortire tra gli obiettori" non in-quadra totalmente la gravità di una

persistente e crescente violazionedella legge 194/78 e di unaperseguibile deontologia professio-nale. Inoltre, per una sua persona-le formazione "radicale", è convin-ta che si può e si deve applicarecorrettamente la legge rispettandoil diritto all'obiezione. Ci sono in-fatti motivi ideologici e professio-nali che determinano sia i falsiobiettori sia una scorretta e puniti-va organizzazione del lavoro sani-tario, penalizzando quindi i nonobiettori e le donne. Bisogna de-nunciare per far capire ai mediciche sono perseguibili per la man-cata applicazione della legge 194come per tutte le altre che tantotemono …..Fa poi un elenco circostanziato diincongruità sia nell'interpretazio-ne della legge sia negli interventisanitari determinati da veraimpreparazione del personale me-dico.La mancanza di supporto psicolo-gico, non sempre obbligatorio manecessario nel caso di Laura.Tutta la tragica normativa che vie-ne imposta a Laura circa "il feto

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sopravvissuto a un abortoterapeutico a cui vengono ricono-sciuti gli stessi diritti di una perso-na, primi fra tutti quello allarianimazione forzata …."a cui deveassistere Laura stessa dopo l'espul-sione e che comporta prima l'iscri-zione all'anagrafe di un feto chia-mato Maria e poi la registrazionedella morte il giorno seguente.Il rifiuto della somministrazione diun analgesico per non ostacolarele contrazioni. Argomento frutto diignoranza professionale in quantoalcuni antidolorifici consentonoproprio il rilassamento dell'utero. La solitudine in cui è lasciata pertante ore Laura. Ormai negli ospe-dali non si considera più un intral-cio la presenza di parenti o ami-ci…-Il travaglio sul lettino da parto e irimproveri sulle perdite di sangueche sporcano……La visita del sacerdote….Tutto è possibile nella totale im-punità. La stessa Comunità euro-pea ha denunciato l'Italia per lamancata applicazione della 194 maniente cambia.Il libro deve quindi essere apprez-zato, conclude Francesca Koch,Presidente della Casa Internazio-nale delle Donne perché rendecorale il dolore di Laura .Infatti, a questo proposito ricordal'attività di Simonetta Tosi, solo ri-tornando a momenti di consape-vole socializzazione dei problemisi sradicheranno gli stereotipi cheancora ostacolano la libera sceltadi maternità delle donne. Non sitratta quindi solo di malasanità madi ancestrali punizioni per donnedevianti.Bisogna ripartire dal movimento,dalla dignitosa rivendicazione diautodeterminazione e dalla can-cellazione delle facilitazioni di car-riera per i medici obiettori.

Ines Valanzuolo

www.womenews.net

Laura Fiore, Abortire tra gliobiettori. la moderna inquisizio-ne Prefazione di StefaniaCantatore, Tempesta Editore,• 13,00

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nuove strade per un futuro menodisarmante, donne che lavoranoper conquistare o mantenere lapropria indipendenza economica,per dare gambe ai propri sogni.Donne che si autoorganizzano epromuovono nuove forme di soli-darietà e socialità per non cederea chi ci vorrebbe arrese a un siste-ma dove chi non compra non vale.Donne che occupano case, perchésenza un tetto non ci vogliono sta-re, donne che scendono in piazzaper rivendicare nel quotidiano di-ritti che non possono diventare op-tional: reddito, dignità, istruzione,salute. Per tutte e per tutti, nonimporta il colore della pelle o undocumento di identità. Donne chenon hanno paura di scendere inpiazza per dire no ai veleni dellaTAV, donne che coltivano la terraorgogliose dei propri frutti.Donne che sono mamme per scel-ta, non per dovere. Donne che nonsono mamme, perché non esserlonon significa essere meno donne.Donne che amano uomini e donne

Pubblichiamo il comunicato con cui i compagni e le compagne delCsoa Gabrio hanno preso parola sul vergognoso sciacallaggio concui i giornali locali hanno trattato la vicenda di Anna, compagna delcentro sociale mancata il 19 aprile

"Torino, donna muore dopol'aborto con la pillola"La Stampa,

"Aborto, muore in ospedaledopo aver usato la RU486"La Repubblica

“Morta dopo l'abortofarmacologico, anche il mi-nistero apre un'inchiesta"La Stampa,

Annasiamotutte noiTorino, una donna di 36 annimuore in ospedale dopo aver ef-fettuato un'interruzione di gravi-danza. I quotidiani hanno le ideechiare. C'è aria di scoop, inizia lagiostra. Eh già, perché non solo èmorta di aborto (dato ancora daverificare, dal momento non cisono gli esiti dell'autopsia), ma diaborto farmacologico e si tratte-rebbe del primo caso in Italia, unodei pochi nel mondo.Non importa che quella donna sichiami Anna (il grande pubblicoconoscerà il suo nome appenaqualche ora dopo il decesso) enemmeno importa davvero chi siastata e se avrebbe voluto diventa-re la prima pagina di un quotidia-no. Quel che conta è che fa noti-zia: la sua morte spalanca le portealla mai sopita polemica sull'inter-ruzione di gravidanza col metodofarmacologico, da pochi anni en-trata anche in Italia nei protocolliufficiali per l'IVG. E, per gliantiabortisti, rappresenta unaghiotta occasione per tentare ilcolpo e sferrare nuovi attacchi allalegge 194, che dal 1978 consentealle donne di scegliere se portareavanti o meno una gravidanza.Oggi leggiamo sui giornali artico-li che raccontano, saccheggiandoi commenti degli amici su facebooke i ricordi delle persone che hannoavuto la fortuna di incrociare lapropria strada con la sua, chi sa-rebbe stata Anna.Anna E' una nostra sorella, di più:Anna siamo tutte noi.Donne che ogni giorno sireinventano per non arrendersi allaprecarietà che il sistema economi-co e politico ci impone, donne chestudiano nella speranza di aprirsi

che amano donne. Donne che nonci stanno a interpretare ruoliprecostituiti, che non accettanodefinizioni imposte da altri.Siamo donne che credono ferma-mente nell'autodeterminazionedelle nostre scelte, del nostro agi-re e dei nostri corpi, contro ogniforma di violenza e di manipola-zione delle nostre identità. Cheagiscono quotidianamente innome di ciò, assumendocene il ri-schio, imparando a stare nella con-traddizione, mai nel compromes-so. Siamo donne che rivendicano,che pretendono il diritto ad unasessualità libera, consapevole, si-cura.Siamo donne che hanno lottato,ed Anna era con noi, affinchè an-che in Italia ci fosse la possibilitàdi scegliere l'Ivg farmacologica, inun contesto in cui decidere sul pro-prio corpo è sempre più difficile ela nostra libertà è limitata dal-l'obiettore di turno.Siamo donne consapevoli che an-cora molto ci sarà da lottare: apartire dalla pretesa di capireperchè una di noi è morta mentrefaceva quello che dovrebbe esse-re un intervento di routine; e apartire dal difendere fino in fondoil suo e il nostro diritto, la sua e lanostra libertà di scelta. E questocon la consapevolezza che solo sesapremo tenere alta la nostra ca-pacità d'inchiesta e di ricerca, solose sfuggiremo agli slogan "ru486si-ru486 no", ai giochetti di poteresui nostri corpi, alla medicina ma-schile che dedica al corpo delledonne poca attenzione e poca ri-cerca, agli interessi delle industriefarmaceutiche, solo allora avrà unsenso lo slogan che tanto amiamo:SUL MIO CORPO DECIDO IO!.Anna siamo noi e, per questo,morendo con lei, gridiamo la no-stra rabbia: non cercate di usarciper i vostri sudici scopi. Non sare-mo vostre complici: di aborto nonsi deve morire. Né in una sala ope-ratoria, né con una pastiglia. Vo-gliamo rispetto per il nostro dolo-re, verità per Anna.

Le compagnedel C.S.O.A. GabrioTorino 14/4/2014

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GRADENIGOPROFITIl regalo d’addio della GiuntaCota alla Sanità si chiama ven-dita dell’ospedale Gradenigo diTorino. Questo presidio con ca-rattere pubblico per effetto diuna legge regionale del 1985, ri-schia di trasformarsi nell’enne-sima casa di cura. L’Humanitasche appunto si è aggiudicatal’acquisto essendo profit, nonavrebbe facoltà di tenere aper-to il pronto soccorso e i serviziad esso afferenti ( radiologia, la-boratorio d’analisi, chirurgia emedicina d’urgenza). Un gros-so colpo alla città che inevita-bilmente dovrebbe rivolgersi aigià super affollati pronto soccor-so del Maria Vittoria e San Gio-vanni Bosco, aumentando cosìla criticità nella gestione del-l’emergenza-urgenza. Il gruppoHumanitas, colosso della sanitàlombarda, già presente in Pie-monte con la clinica Cellini e ilcentro medico San Luca diRivoli, gruppo da sempre nel-l’orbita di Comunione e Libe-razione (Formigoni e banda),con questa acquisizione aggiun-ge un importante tassello nellavoglia d’entrare in Piemonte.Altro fatto eclatante è che laRegione Piemonte, nella perso-na dell’assessore Ugo Cavallera,non ha manifestato il propriointeresse ad acquisire la struttu-ra, spianando praticamente lastrada ai privati e alle loro lobby.L’ospedale Gradenigo conta dianestesia e rianimazione,cardiologia, chirurgia, diagnosti-ca per immagini, gastro-enterologia, istopatologia, labo-ratorio analisi, medicina del la-voro, medicina e chirurgia d’ur-genza, medicina interna,oculistica, oncologia,ortopedia,otorinolaringoiatria, recupero erieducazione funzionale,urologia. I posti letto sono 200(+ 8 a pagamento), i dipendenti752. e’ evidente che reparti qualila rianimazione e l’oncologia,non sono economicamente van-taggiosi per un privato.

Impediamo cheAnna Maria vengauccisa due volte

propria vita – di cui la procrea-zione è parte e libera possibili-tà – viene messo in discussionegiorno dopo giorno, senza cam-biare la legge ma con la prati-ca dei medici obiettori e so-prattutto con una campagnalatente, continua e brutale chetrasforma la donna in un purodato biologico, obbligato adassecondare una presuntanaturalità a cui viene datavalenza divina. Qualcuno diceche il patriarcato è morto. Sisbaglia di grosso. Il patriarcatocambia forma ma è più forteche mai. oggi in Italia si espri-me in particolare in quel filonero che lega l’attacco al dirit-to di aborto e i femminicidi.Spezziamo quel filo, rimettiamoil diritto dell’autoderminazionedella donna al centro della no-stra azione politica e culturale,impediamo che reazionari, cle-ricali beghine e maschi frustra-ti uccidano Anna Maria per laseconda volta. Lo dobbiamo adAnna Maria, lo dobbiamo atutte le donne. Lo dobbiamoanche a noi maschi se non vo-gliamo essere solo animali checamminano su due zampe.

Paolo Ferrero

Il 9 aprile a Torino, una donnaè morta in seguito alle crisirespiratorie avute dopo averfatto il trattamento per l’abortofarmacologico.Quella donna si chiamava AnnaMaria, era una compagna delGabrio, il Centro Sociale Oc-cupato di Torino e lascia unbambino, Giulio. Nelle ore im-mediatamente successive allamorte di Anna Maria si è scate-nata la canea degli antiabort-isti, che hanno messo sotto ac-cusa la ru486 e il diritto al-l’aborto in generale.Il tutto viene fatto in modoschifoso, generalmente parten-do dalla necessità di tutelare lasalute delle donne ma arrivan-do al punto di fondo e cioè lacolpevolizzazione delle donneche praticano l’aborto, l’asso-ciazione dell’aborto ad un pec-cato e ad un omicidio.

Il contesto in cui tutto questoavviene è quella di un sistemasanitario nazionale in cui laquantità di medici che si sonodichiarati obiettori di coscien-za è enorme e rende difficile –in talune regioni pressoché im-possibile – esercitare il dirittodelle donne di abortire.

Ovviamente chiediamo che ven-ga fatta piena luce sui motivi diquesta morte assurda e proba-bilmente evitabile ma non vo-gliamo che Anna Maria vengauccisa due volte. Non vogliamoche la sua morte venga usatacontro di lei, contro le sue idee,le sue convinzioni, la libertà didonna che Anna Maria ha sem-pre difeso e per cui Anna Ma-ria ha sempre lottato. Il dirittoall’autodeterminazione delledonne sul proprio corpo e sulla

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Sanità in coma?Renzi, anche senza tagli lineari,ci porterà via oltre 10 miliardi

E la corruzione quantoci costa?

lei che firma quei tagli e la si veri-fica dalle tipologie dei sprechi re-ali, ma intoccabili, comprendonole nomine, i farmaci e gli acquisti.

> Le nomine, quindi i costi del-l'ingerenza politica dei maggio-ri partiti e dei loro piccoli allea-ti;

> La farmaceutica, con l’aumen-to artificioso dei prezzi, ilcomparaggio, le prescrizionifasulle, le prescrizioni non ne-cessarie, i rimborsi taroccati;

> Le gare per gli acquisti (nonnecessarie, procedure non cor-rette, cartelli, infiltrazione cri-minali, carenza di controlli, fal-se attestazioni di forniture;

> Le manipolazioni dei malati(liste d'attesa, dirottamento allasanità privata;

> Le false dichiarazioni (intra-moenia); omissione di versa-menti (intramoenia);

> Le falsificazioni dei requisiti(mancato controllo del privato,scarso turn-over, prestazioniinutili, false registrazioni drg);

> I costi per primariati inutili,

> Per l'apertura di strutturecomplesse superflue;

> Per acquisizioni di tecnologienon qualificate.

Non si chiamano più "tagli line-ari" ma "interventi mirati controgli sprechi". Il risultato non cam-bia: la sanità nei prossimi 3-4 annidovrà fare a meno di 10 miliardi, epure con il consenso delle Regio-ni. Renzi la chiama "razionaliz-zazione" ma in realtà stiamo par-lando sempre di meno posti di let-to e meno assistenza e meno far-maci. Il Ministero della Salute hadeciso di spostare una serie di far-maci dalla fascia A, completamen-te gratuita, alla fascia C, a caricodel paziente.Da questo mese di aprile farmacia pagamento che fino a ieri eranogratuiti, in alcuni casi una confe-zione costa più di 30 euro. Alcunedi queste medicine sono essenzia-li, spesso curano malattie croniche,con costi a volte non marginali.La riclassificazione dei farmaci èstata pubblicata sulla Gazzetta Uf-ficiale n. 72 del 27 marzo 2014.Ancora tagli, come con i governiBerlusconi, Monti e Letta, di frontealla cifra di 23,6 miliardi che spen-diamo tra corruzione, sprechi einefficienze.Lo dice un rapportodell'IspeSanità: sui 114 mld di spe-sa sanitaria del 2013, sono statisperperati 6,4 mld per corruzione,3,2 mld per inefficienza e 14 mldper sprechi di risorse.La conferma che la salute è il prin-cipale dei beni comuni e attornoad esso ruota un business colos-sale (quasi simile quello che ruo-ta attorno alle spese militari e alcommercio per gli armamenti) lasi verifica, nell’ipocrisia delle pa-role della berlusconiana ministrodella Salute Lorenzin che ha lafaccia tosta di dichiarare “con trop-pi tagli la sanità muore” mentre è

A questi costi documentati nemancano all'appello molti altri,quelli ad esempio della medicinadifensiva (La medicina difensivaconsiste nella pratica didiagnostiche o di misureterapeutiche condotte principal-mente, non per assicurare la salu-te del paziente, ma come garanziadelle responsabilità medico legaliseguenti alle cure mediche presta-te.) i cui costi rappresentano, pareper difetto, un costo tra i 10 e i 14mld l'anno.Chi l’avrebbe mai detto che quan-to “spendiamo” per la corruzzionein sanità è quasi la stessa cifra diquanto spendiamo per ricorrerealla sanità privata a causa di ciòche non ci viene garantito dal ser-vizio sanitario pubblico? Stiamoparlando di oltre 30 mld, una cifrache conferma inconfu-tabilmentequanto abbiamo sempre afferma-to: la corruzione nella sanità pub-blica è uno dei mezzi per la suaprivatizzazione.L’altra affermazione inconfutabi-le è che i tagli lineari, la spendingreview, i piani di rientro, sono statiprogrammati scientificamente ascapito della funzionalità dei ser-vizi , della professionalità e le con-dizioni di lavoro degli operatori edei diritti dei cittadini. E la cresci-ta della corruzione è stataesponenziale ai tagli lineari.E nessuno dei responsabili paga, ainiziare da chi governa per finireall'assessore di turno e ai suoi di-rettori generali nelle aziende.Se non vogliamo continuare a sop-portare ingiustizie, iniquità che ciportano al collasso del sistema disalvaguardia dello stato di salute,in particolare per i più deboli, comesta succedendo in Grecia, dobbia-mo tagliare la strada ai tagli allasanità pubblica. Come?Dichiarando (col voto, con gli scio-peri -compresi quelli nei luoghi dilavoro- con manifestazioni di piaz-za) il nostro disprezzo di lavorato-ri, pensionati e disoccupati ai re-sponsabili di questo stato di cosepresenti e ai loro lacchè che si an-nidano anche nei luoghi di lavoroe anche nei sindacati.

Redazione

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Per non dimenticarei propri diritti e doveri,

anche in sanità!

RICORSO DA PARTEDEI LAVORATORIALLA AUTORITA'COMPETENTEE SEGNALAZIONEIN CASO DI MANCATOADEMPIMENTODELL'AZIENDAAGLI OBBLIGHISecondo il D.Lgs.81/08 ("Testo Unico sulla salutee sicurezza sul lavoro", nel seguito Decreto), nonspetta al singolo lavoratore denunciare i comporta-menti aziendali contrari agli obblighi stabiliti dalDecreto stesso.Il Decreto definisce, come figura che deve tutelare idiritti dei lavoratori, il Rappresentante dei Lavora-tori per la Sicurezza (RLS).La definizione di RLS è quella fornita dall'articolo 2,comma 1, lettera i), cioè: "persona eletta o designataper rappresentare i lavoratori per quanto concernegli aspetti della salute e della sicurezza durante illavoro".I diritti del RLS (aziendale o territoriale) sono defi-niti dall'articolo 50 del Decreto.Con riferimento ad eventuali denuncie alle Autoritàdi vigilanza (i Dipartimenti Salute e Sicurezza delleASL oppure, per quanto di propria competenza, iVigili del Fuoco), l'articolo 50, comma 1, lettera o)dà effettivamente questa possibilità al RLS:"[...] il rappresentante dei lavoratori per la sicurezzapuò fare ricorso alle Autorità competenti qualora ri-tenga che le misure di prevenzione e protezione dairischi adottate dal datore di lavoro o dai dirigenti e imezzi impiegati per attuarle non siano idonei a ga-rantire la sicurezza e la salute durante il lavoro".Il RLS, quindi, ogni qualvolta che rilevi o venga aconoscenza da parte dei lavoratori di cui è il rappre-sentante, di mancati adempimenti agli obblighi dalDecreto per la tutela della salute e della sicurezzadei lavoratori, ha la facoltà, in virtù di quanto dettosopra, di fare ricorso alla ASL o ai Vigili del Fuoco,chiedendone il loro intervento.E' preferibile che la richiesta del RLS alle Autoritàcompetenti non sia verbale, ma formale, cioè effet-tuata per mezzo fax, posta elettronica certificata,Raccomandata a ricevuta di ritorno, in modo da averela prova del ricorso.

Gli ispettori dell'ASL o dei Vigili del Fuoco sonoUfficiali di Polizia Giudiziaria (UPG) e sono pertan-to obbligati a intervenire per dare risposta ufficialeal ricorso del RLS in virtù dell'articolo 328 del Codi-ce Penale "Il pubblico ufficiale o l`incaricato di unpubblico servizio, che indebitamente rifiuta un attodel suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicu-rezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene esanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punitocon la reclusione da sei mesi a due anni", pena reatodi omissione di atti di ufficio.Comunque, onde evitare ritardi o mancati interven-ti da parte della ASL o dei Vigili del Fuoco è beneche il RLS invii il ricorso, per conoscenza e semprein maniera formale, anche alla Procura della Repub-blica, che ha il ruolo di controllare l'operato degliUPG.Se il RLS non vuole intervenire, il ricorso può esserefatto da qualunque lavoratore, in quanto il mancatorispetto degli obblighi relativi alla salute e sicurezzadei lavoratori è un reato penale, perseguibile di uffi-cio, e qualunque cittadino lo può denunciare in virtùdell'articolo 333 "Denuncia da parte di privati" delCodice di Procedura Penale che stabilisce che "Ognipersona che ha notizia di un reato perseguibile diufficio può farne denuncia. La legge determina i casiin cui la denuncia è obbligatoria. La denuncia è pre-sentata oralmente o per iscritto, personalmente o amezzo di procuratore speciale, al pubblico ministeroo a un ufficiale di polizia giudiziaria; se è presentataper iscritto, è sottoscritta dal denunciante o da unsuo procuratore speciale. Delle denunce anonime nonpuò essere fatto alcun uso [...]".In questo caso però, come vedi, la denuncia anoni-ma non viene presa in considerazione.Pertanto e visto che una denuncia firmata, fatta dalsingolo lavoratore, lo espone alla "vendetta" deldatore di lavoro, è meglio che il ricorso venga fattodal RLS (o dagli RLS).Se il RLS non vuole intervenire allora è preferibileche la denuncia venga fatta da un gruppo di lavora-tori, il più numeroso possibile, in modo da evitareritorsioni dell'azienda sul singolo.Al di là della possibilità di ricorrere all'Autorità com-petente per segnalare mancati adempimenti del-l'azienda rispetto agli obblighi di tutela dei lavorato-ri, i lavoratori hanno, non solo il diritto, ma addirittu-ra l'obbligo, di segnalare qualunque situazione di ri-schio, che riscontrino nelle loro attività e che nonsono risolte dall'azienda, al proprio superiore direttoo direttamente a dirigenti e datore di lavoro, infor-mandone sempre il RLS.

Marco Spezia

NEWSLETTER PER LA TUTELA DELLA SALUTEE DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORIConsulenze gratuite su tematiche relative a salute e sicurezzasui luoghi di lavoro. (a cura di Marco Spezia - [email protected])

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circa 400 tra imprenditori e professio-nisti e che proseguirà fino all'estate (periscriversi ai seminari gratuiti basta en-trare nel sito www.vegaformazione.it)."Si tratta di un appuntamento impor-tante da non perdere per tutte le atti-vità d'ufficio - spiega Dalla Pozza Di-rettore di Vega Formazione - e l'esse-re giunti al sesto seminario gratuitosul tema, per noi significa aver rag-giunto un prezioso traguardo in ter-mini di sensibilizzazione e divulgazio-ne di una cultura della sicurezza chenon conosce dimensioni aziendali".L'obiettivo di Vega Formazione èquello di fornire precise indicazioni suquali siano i reali obblighi di sicurezzanei luoghi di lavoro, su come adem-piervi e quali siano le agevolazioni e leopportunità di finanziamento che ilmercato offre. Facendo chiarezza sugliobblighi introdotti dal D.Lgs. 81/08,modificati ed integrati dal D.Lgs. 106/09 e dal recente decreto legge n. 69/13

Per la redazione di Lavoro e Salute dall’OsservatorioSicurezza sul Lavoro “Vega Engineering”

CADUTE DALLE SCALE, INCIAMPI SUI CAVI ELETTRICI,ERRATO USO DEI VIDEOTERMINALI, INCENDI EMOVIMENTAZIONI ERRATE DI PESI. SONO SOLO ALCUNIDEI RISCHI IN CUI POSSONO INCORREREQUOTIDIANAMENTE I 13 MILIONI DI LAVORATORI

MAGGIORESICUREZZAPER LEATTIVITA'D'UFFICIOPER QUESTO L'OSSERVATO-RIO SICUREZZA SUL LAVOROVEGA ENGINEERING, INVITAAD UNA MAGGIORE DIFFU-SIONE DELLA DISCIPLINADELLA SICUREZZA PER LEATTIVITA' D'UFFICIO.

Sono l'esercito più numeroso di la-voratori nel nostro Paese, eppure laquestione sicurezza nella loro attivitàviene spesso sottovalutata. Intanto,però, quotidianamente salute edincolumità dei 13 milioni lavoratorid'ufficio italiani sono a rischio: dallecadute sulle scale, alle movimentazionierrate di pesi, dal non corretto uso deivideoterminali agli incendi che posso-no anche sprigionarsi a causa di un im-pianto elettrico non a norma. Sono que-sti alcuni dei problemi che si presenta-no quotidianamente nelle tranquille'operazioni da scrivania'.Secondo l'Inail, nella categoria 'profes-sioni esecutive del lavoro d'ufficio, nel2012 gli infortuni sono stati 57.670,dei quali circa 20.000 in itinere. Ciòsignifica che quasi 40 mila hanno su-bito un infortunio in ufficio. E l'Os-servatorio Sicurezza sul lavoro VegaEngineering, lancia l'appello affinché lasicurezza sul lavoro non sia solo untema da affrontare nelle piccole, medieo grandi imprese, ma anche nellemicroattività produttive, quelle deglistudi professionali associati, delle so-cietà di servizi o di ingegneria e deglistudi medici.Un'operazione di sensibilizzazione cheVega Formazione sta portando avantida alcuni mesi attraverso un ciclo diseminari gratuiti che ha già coinvolto

(conosciuto anche come "DecretoFare")."Si tratta di norme che sono spesso didifficile applicazione pratica nelle re-altà di piccole dimensioni caratteriz-zate prevalentemente da attività d'uf-ficio - prosegue Dalla Pozza - Il tuttoè, poi, complicato dal fatto che moltevolte si incontrano opinioni diversesulle modalità applicative di questenorme".Temi del ciclo di seminari gratuitisono: gli obblighi del Testo Unico sul-la Sicurezza sulle attività d'ufficio; lenovità previste nel decreto legge n. 69/13; le figure attive nella sicurezza del-le attività d'ufficio; la formazione nel-le attività d'ufficio; la responsabilità ele sanzioni.

Ufficio Stampa:Dott.ssa Annamaria BacchinTel 0413969013 [email protected]

anno 30° n° 3 maggio 2014 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 13

www.diario-prevenzione.it

cronache, studi e inchiestedi sicurezza sul lavoro

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14 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 30° n° 3 maggio 2014

Processo al “Santa Rita” di Milano, la clinica degli orrori

Iniziative nella sanità,sicurezza lavoro,

approfondimenti scientifici,inchieste sull’ambiente,

indagini e analisi, progettualità.

www.medicinademocratica.itiscriviti. 50 euro: tessera e

abbonamento alla rivista nazionale

APPROPRIATE E NON INUTILI E SOPRATTUTTO RE-LAZIONI DIVERSE - PASRTECIPATE - FRA CITTADINIUTENTI E STRUTTURE SANITARIE E SOCIALI.

MEDICINA DEMOCRATICAparte civile nel processomilano, 8 aprile 2014

Associazione onlus

SENTENZAGIUSTAPROCESSO CONTRO IL MEDICOBREGA MASSONE, E ALTRIDELL’ EX CLINICA SANTA RITADI MILANO, PER OMICIDIOVOLONARIO, LESIONI E TRUFFA

ALLE ORE 18 IL PRESIDENTE DELLACORTE D'ASSISE DOTTORESSA INTROINIHA LETTO LA SENTENZA DOPO MOLTEOREDI CAMERA DI CONSIGLIO: SI CONSI-DERI CHE PER I PRIMI DUE E PRINCIPALIIMPUTATI PIER PAOLO BREGA MASSONE EFABIO PRECISSI IL PUBBLICO MINISTERO(DOTTORESSA TIZIANA SICILIANO E DOT-TORESSA GRAZIA PRADELLA) AVEVA CHIE-STO LA PENA DELL'ERGASTOLO. LA CORTE HA DECISO DI CONDANNAREPIER PAOLO BREGA MASSONE ALLA PENADELL'ERGASTOLO, FABIO PRESICCI ALLAPENA DI ANNI 30, MARCO PANSERA ALLAPENA DI ANNI 26.LA CORTE HA RICONOSCIUTO LERESPONSABILITA' DEGLI IMPUTATI: LE PER-SONE SOTTOPOSTE AD INTERVENTI CHIRUR-GICI DI CUI ALL'ACCUSA DI OMICIDIO VOLON-TARIO E DI LESIONI AVREBBERO DOVUTOESSERE SOTTOPOSTE AD ALTRE TERAPIE,APPROPRIATE ALLA LORO CONDIZIONE PATO-LOGICA.-SENZA PER NULLA SMINUIRE LE RESPONSABILITA'DEGLI IMPUTATI, QUESTO PROCESSO CHE METICO-LOSAMENTE HA RICOSTRUITO LE PRATICHE CUIDIVERSE DECINE DI PAZIENTI SONO STATI SOTTO-POSTI E' UN ATTO DI ACCUSA AL SISTEMA CHELEGA LE PRESTAZIONI AL LORO FINANZIAMENTO.PIU' GRAVI E PIU' NUMEROSE SONO LE PRESTAZIO-NI, PIU' ELEVATO E' IL FINANZIAMENTO CHE GLIEROGATORI RICEVONO. INEVITABILMENTE, SPE-CIE NELLE STRUTTURE PRIVATE, SI VA IN QUELLADIREZIONE, ANCHE SE NON SI ARRIVA AGLI ECCES-SI RISCONTRATI NEL CORSO DEL PROCESSO DI CUISI PARLA.QUESTO SISTEMA "CHE PAGA LA MALATTIA" VACAMBIATO CON UN SISTEMA "CHE PAGA LA SALU-TE".DIFFICILE IN UNA SITUAZIONE COME QUELLA DEL-LA LOMBARDIA DOVE IL PUBBLICO E IL PRIVATOSONO SULLO STESSO PIANO CON PRIVILEGIO,COME SI E' VISTO IN NON POCHI CASI, DEL PRIVA-TO.NON SONO SUFFICIENTI I CONTROLLI, VENISSEROANCHE MOLTIPLICATI, OCCORRE UN NUOVOMODO DI FARE SALUTE. PIU' PREVENZIONE, NEILUOGHI DI LAVORO E NEL TERRITORIO, CURE

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anno 30° n° 3 maggio 2014 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 15

La strage allaThyssenKruppLa Cassazione: rimodularele pene. Al ribasso?

stata l'unica parte civile rimasta nelprocesso fino alla fine e senza al-cun tentennamento.Ma la Cassazione non potevasmentire se stessa ed anche que-sta volta ha respinto la richiesta;piuttosto c'è da rammaricarsi perchi ha abbandonato il campo e siè ritirato ricevendo quattrini incambio. Per i sindacati (FIM,FIOM, UILM, CUB) e gli enti pub-blici (Comune, Provincia, Regio-ne, INAIL) c'è pure da rimanereinterdetti!...Da un anno a questa parte gli in-fortuni i mortali sul lavoro sonoaumentati nonostante sia diminui-to il lavoro e non parliamo dellemalattie professionali in costantecrescita. Basta porre in contrastoil diritto alla salute, quindi alla vita,e il diritto al lavoro.Promuoviamo una grande mobili-tazione perché salute e lavoro,garantiti dalla Costituzione, natadalla Resistenza, vengano assicu-rati a tutti, perché nemmeno si ri-nunci alla salubrità ambientale.

Medicina Democraticaparte civile nel processoMilano 25 aprile 2014

A mezz'ora della mezzanotte del24 aprile la Corte di Cassazione aSezioni Unite ha letto il dispositi-vo della sentenza al seguito dei ri-corsi presentati dalla accusa, dalledifese e dall'unica parte civile(Medicina Democratica) nel pro-cesso celebrato dalla Corte d'Ap-pello di Torino contro gli imputatiaccusati di omicidio colposo concolpa cosciente emessa il 18 feb-braio.La Corte ha rinviato il procedi-mento davanti alla Corte d'Appel-lo di Torino per la rideterminazionedella pena: sette operai morti sullavoro il 6 dicembre del 2007 allaThyssenKrupp di Torino sono daattribuirsi alle gravi responsabilitàdel titolare e dei dirigenti di quellaazienda che, in funzione della pre-vista dismissione della fabbrica,hanno trascurato in maniera pesan-te ed evidente la sicurezza sul la-voro.Colpevoli, ma non assassini.La pena dunque dovrà essererideterminata, sarà probabilmen-te inferiore a quella già commina-ta, ma non potrà - non deve - es-sere nulla o irrisoria.Non si tratta di omicidio volonta-rio, dice sempre la Cassazione, macolposo. Una vecchia concezione,diciamo noi che rimandaall'inevitabilità degli infortuni che,per quanto gravi, non sonoprevedibili perché non previsti.Insomma c'è un'umanità diversa,che, per una condizione diversa,quella del lavoro a rischio, conpossibili e a volte inevitabili con-seguenze.Ancora le difese degli imputati, inquesto processo e in tutti i suoigradi di giudizio e ancora di più il24 aprile davanti alla Cassazione,si sono scatenate contro MedicinaDemocratica: non hanno mancatodi chiedere la revoca della sua co-stituzione di parte civile di Medi-cina Democratica; lo avevano già

fatto davanti al Giudice dell'Udien-za Preliminare (GUP), davanti algiudice del dibattimento in Corted'Assise, pure davanti al giudicedella Corte d'Assise d'Appello.Richiesta sempre respinta. E cihanno provato in Cassazione. Quiper la prima volta hanno trovato ilrappresentante dell'accusa, cioè ilProcuratore Generale che ha for-malmente chiesto alla Corte diCassazione l'esclusione di Medi-cina Democratica.Perché tanto accanimento?Ha dato molto fastidio che MD sia

thyssenkruppFiatFerriere Teksid

storie di sangue, operaio

lav

oro

esa

lute

..... solo un fuoco che brucia senza speranza,

«erano torce umane che ci chiedevano aiuto»,

come racconta l’operaio Giovanni Pignalosa,

erano corpi che si dibattevano negli 800 gradi

delle fiamme, uomini che si rotolavano per

terra, «che ci guardavano negli occhi e

urlavano sto morendo, salvami”

anno

24 -

specia

lefeb

braio

2008

Il numero specialedi Lavoro e Saluteagli atti del processo

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16 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 30° n° 3 maggio 2014

Non ti rendi conto che avere simili pen-sieri ti condurrà alla costruzione del tuonuovo manicomio personalizzato?Solo che in gabbia non ci sarà più ilpaziente, in gabbia ci sarai tu!Ti prego, rilassati. Siamo tutti sulla stes-sa barca. Niente è facile per nessuno.La crisi c’è per tutti e non si tratta solodi crisi economica, è crisi di valori, spi-rituale, mentale, comportamentale.Stiamo sbagliando tutto e il tuo que-stionario è sintomo di malessere col-lettivo.Caro psichiatra, c’è bisogno di uma-nità e creatività, non di metal detectoro giubbotti antiproiettile. C’è bisognodi unire le forze e ragionare schietta-mente. Non possiamo mettere la testasotto la sabbia di fronte alle nostre re-sponsabilità che ci hanno condotto inquesta situazione di emergenza. Dob-biamo essere maturi e lungimiranti.Cosa ne viene fuori da “setting psichia-trici” in stile Fort Knox?Che tipo di mondo intendi proporre adun cittadino in difficoltà? Qual è la tuaidea di salute e benessere?“Tutti gli esseri umani nascono liberied uguali in dignità e diritti. Essi sonodotati di ragione e di coscienza e devo-no agire gli uni verso gli altri in spiritodi fratellanza”. Ricordalo mentre terraila tua conferenza sulla sicurezza.Caro psichiatra, scusa per queste pa-role “di pancia”, parole inesperte e sin-cere. Ma credo fermamente che la stra-da che stai intraprendendo sia sbagliatae vorrei spiegarti anche il mio punto divista. Punto di vista di privato cittadi-no che crede nelle potenzialità illimi-tate dell’essere umano, di cittadino ri-spettoso dell’altrui pensiero, curioso eaperto al dialogo. Punto di vista di per-sona che ha lottato contro la malattiamentale e che si è fatto un’idea precisasu cosa “cura” e cosa no.Ti prego, non avere paura, perché lapaura genera paura. La paura paralizza,rovina i rapporti, inaridisce la fantasia.La paura è un grosso male. Forse peg-giore della peggior malattia mentale.Restando a disposizione per ulteriorichiarimenti,Ti mando i migliori saluti augurandotibuon lavoro.

Federico Scarpa

Presidente della ASD PolisportivaFuoric’entro. Membro della Rete Gio-vani Salute MentaleUtente DSM Trieste16 marzo 2014www.news-forumsalutementale.it

Riflessioni di un “matto” sul convegno SIPsu “Sicurezza e Salute dell’operatorepsichiatrico”

Lo psichiatra nella gabbiaLa Società Italiana di Psichiatria(SIP) discende dalla Società FreniatricaItaliana che fu fondata nel 1873 da An-drea Verga e riunisce il 30% degli psi-chiatri provenienti dalle Università edil 70% dai Servizi territoriali. Ad oggila SIP conta quasi 8.000 soci.La SIP ha paura. E’ terrorizzata, para-lizzata dalla crescente ondata di violen-za che gli operatori psichiatrici sono co-stretti a subire. La SIP è spiazzata, nonsi capacita, non riesce a capire. 8.000soci, 8.000 cervelli in difficoltà. Unesercito di scienziati della mente chenon riesce a dare risposta alla violenza.Quindi cosa fa la SIP?Prepara un questionario (vedi allega-to) e un convegno che si terrà il 24 ot-tobre 2014 a Bari per unire le forze innome della pace e prosperità dell’ope-ratore psichiatrico.Lo so, caro psichiatra, sono partito sar-castico, strafottente, irriverente. L’hofatto perché è questa l’emozione chemi suscita leggere il tuo questionarioassieme a frasi del tipo: “vi sono statigravissimi episodi di violenza e aggres-sione ai danni degli operatori della sa-lute mentale” e “recenti indagini sul-l’argomento, condotte in Italia, sembra-no confermare che gli operatori dellasalute mentale siano a rischio di subireepisodi di violenza sul luogo di lavoroe che l’implementazione di programmidi prevenzione possa giocare un ruoloimportante”. Lasciatelo dire, sono solobanalità.Non sono tanto le frasi in sé a suscita-re la mia apparente arroganza, perchéla violenza esiste, è dappertutto, si tro-va in ogni angolo della società. E’ in-negabile che bisogna prevenire la vio-lenza, trovare delle soluzioni, discuter-ne. Il problema è il modo, il tono cosìpreoccupatamente orwelliano con cuitu tratti questo argomento.Mi spaventa soprattutto questo conti-nuo guardare fuori, dare la colpa sem-pre all’esterno, sempre agli altri. Cosapuò venire fuori da soggetti che nonsanno mettersi in discussione? Solofrustrazione, collera e risentimento neiconfronti dell’interlocutore, collera

che sì, hai ragione, può sfociare in vio-lenza. Soprattutto quando una personasta soffrendo, sta patendo le pene del-l’inferno e non riesce a vedere un bar-lume di speranza.Ti prego, non giudicarmi, non etichet-tarmi come giustificatore della violen-za. Il mio punto di vista è più sottile,non credo complesso o difficile da ca-pire.Devi comprendere che il mondo ti fada specchio. Se tu giudichi, etichetti,leghi le persone, le maltratti, le sotto-valuti, sei paternalista, non credi inloro, non hai compassione, non saiamare eccetera eccetera, il mondo ti ri-sponde di riflesso. Al contrario se tu tiinchini ad una persona in segno di ri-spetto, quella farà altrettanto. Quantecose cambierebbero se solo imparassia lavorare un po’ di più con il cuore edun po’ meno con la mente.Ma tu no, questo non vuoi capirlo, tudai la colpa agli altri, dai sempre la col-pa a ciò che sta fuori di te. Ed è fuori dite che cerchi le risposte. Ecco che lesoluzioni che proponi sono: servizioguardia giurata, metal-detector, teleca-mere, impianti di allarme, dispositividi sicurezza nelle stanze tipo pulsantiantipanico, allarmi portatili, telefonini,ponti radio collegati ad un sistema dipronto intervento. Poi ancora: stanzecon vie di fuga, procedure di evacua-zione di emergenza e abbigliamento eequipaggiamento specifici.Già me lo vedo lo psichiatra che va allavoro vestito come un palombaro, conun casco in testa e un manganello. Per-ché no, lo psichiatra con una bella 44Magnum in stile ispettore Callaghan omagari Robopsy, Superpsy o Spiderpsy.Ma caro psichiatra, cosa vai dicendo?

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anno 30° n° 3 maggio 2014 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 17

la formazione sul campo

Il torIl torIl torIl torIl tortuosotuosotuosotuosotuosotrtrtrtrtraaaaagittogittogittogittogitto

dalle auledalle auledalle auledalle auledalle auleuniuniuniuniunivvvvvererererersitariesitariesitariesitariesitarie

al laal laal laal laal lavvvvvorororororoooooNon è affatto modificata la condizione lavorati-va nonostante la maggiore preparazioneformativa professionale, la conferma è ammessaanche da molti laureati in scienzeinfermieristiche. Non pare proprio confutabile ilgap esistente tra preparazione formale e quoti-diana condizione materiale del lavoro. Inoltre l’in-novazione dei master non ha risolto affatto laquestione del concreto riconoscimento dellespecializzazioni e la possibilità di praticarle.E’ la stessa proliferazione di bonus ECM ha cre-ato ha amplificato una presunzione di formazio-ne. Così come la creazione di una dirigenza pro-fessionale propedeutica, si sperava, all’afferma-zione del ruolo che compete alla professione sem-bra diventata un incubo per gli infermieri e unapista di lancio per i non pochi carrieristi.E certamente non possiamo solo additare comeproblema i mal di pancia della classe medica difronte all’avanzare delle competenzeinfermieristiche. E’ un problema connaturato allafigura stessa che non è andata oltre la costituzio-ne di una sorta di aristocrazia professionale,sciommiottando la parte più retriva dei medici,che utilizza la formazione per la propria fuga dal-la condizione di infermiere, vale a dire dal lettodel paziente.

L’abilitazione alla professione infermieristicatrova un grosso ostacolo nel blocco del turn over,

spingendo i neo infernieri verso le derive deprofes-sionalizzanti delle ricorso obbligato alle agenzieinterinali. Probabilmente nelle aule universita-rie dovrebbero prevedere alcune ore di insegna-mento al precariato, perchè non è onesto nascon-dere ai giovani laureandi la futura condizione diprecarietà che impedirà loro la crescita profes-sionale sul campo. Perchè l'ingresso nel sistemaavviene per sostituzione temporanea con la pro-duzione di precariato storico, o attraverso l'uti-lizzo di agenzie e cooperative che ormai gestisco-no, su mandato aziendale interi settori della sani-tà pubblica. Allora che fare?

Se chi nei reparti e negli ambulatori parte dallapropria condizione lavorativa risulta evidente chenon potrà dare corpo alle proprie aspirazioni diprofessionista della salute e tantomeno saprà farvalere i propri diritti a fronte dell'inconsistenzaorganizzativa (complice anche la dirigenzainfermieristica spesso legata a vecchi schemi ge-rarchici e di controllo coercitivo del dipendente)del sistema che scarica sull’organicoinfermieristico, e non di meno sulle figure satelli-ti come l’OSS, ogni problema e lo chiama a daresoluzione tempestiva e senza tutela su carichi dilavoro, carenze di organico, ritmi senza pausa einsostenibili, mancanza di sicurezza, abbattimen-to dei diritti individuali e collettivi.

Se non cogliamo queste contraddizioni la stessaquestione di una retribuzione adeguata alla mag-giore professionalità e responsabilità non sarà maiaffrontata ma solo lamentata e risolta dall’inden-nità di disagio lavorativo che costringe alla ricer-ca della turnazione h24, dei reparti con indenni-tà maggiorate, a nascondere le proprie condizio-ni di salute per paura di perdere il turno, oltre adisagi sociali e personali. E certamente non pos-siamo ipocritamente nascondere le palesi contrad-dizioni neanche dietro il reale conflitto professio-nale con i medici; anche se questo conflittoattecchisce di più nelle discussioni, al contrariodi una mobilitazione della professione su temi piùfaticosi da sviluppare come le condizioni di lavo-ro e lo stato di precarietà. Questo è quanto.

Altro ancora nelle prossime pagine Red.

speciale INFERMIERI

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18 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 30° n° 3 maggio 2014

speciale INFERMIERI

La sanità e la guerra dellecompetenze tra medici e infermieri

Da un articolo del prof. Ivan Cavicchi docente di Sociologiadell'Organizzazione sanitaria di Filosofia della Medicinadell'Università Tor Vergata di Roma

(A pag. 21, sei considerazioni di Cavicchi a conclusione diuna sua articolata analisi sul tema pubblicata su

SPECCHIO ECONOMICO. Febbraio 2014

“Le due professioni che reggono praticamente l'intero sistema sanitario sono i medici e gli infermieri.Insieme rappresentano gran parte degli 820.000 dipendenti della sanità. Pur avendo ruoli diversi,condividono gli stessi spazi di lavoro, le stesse organizzazioni, gli stessi malati e purtroppo anche lestesse restrizioni finanziarie.

Una quindicina di anni fa dopo una lunga battaglia gli infermieri riescono, almeno sulla carta, arecidere il cordone ombelicale dell'ausiliarietà con il medico, diventando una professione autonoma.Ma a parte una élite di loro che diventano dirigenti o poco altro, la maggioranza resta ingavinata invecchi mansionari e in vecchi rapporti ancillari. Da allora, i rapporti tra queste due professioni sonoandati peggiorando.

Le cause del conflitto:crisi del potere medicoe professionalizzazionedell’infermiere

Attualmente i processi di modernizzazione dellasanità, in specie nei Paesi più pro-grediti economicamente, la riven-dicazione del paziente di avervoce in capitolo nelle scelte cheriguardano la sua salute, la mag-gior consapevolezza delle altreprofessioni sanitarie del loro im-portante contributo alla cura, han-no messo in crisi il potere eserci-tato dal medico.I due principali interpreti dell’am-bito sanitario ospedaliero, perquanto qui interessa, sono il me-dico e l’infermiere: principali inquanto le preminenti responsabi-lità della cura e dell’assistenza delmalato ricadono su di loro, sonoessi che dedicano la maggior par-te del loro tempo a contatto con ilpaziente, essi che lo stesso identifica come punti diriferimento; per quanto pure importanti siano anchele altre figure di ambito diagnostico, ma comunqueapparizioni fugaci con le quali non viene instauratoun vero rapporto di relazione e di fiducia.La figura medica, presenza stabile sin dagli albori intutte le culture, responsabile della conservazione dellasalute e della vita, intersecata talvolta con la funzio-ne sacerdotale, ha definitivamente laicizzato e manmano consolidato il suo status sociale a partire dalXIX secolo con l’instaurarsi della medicina clinica,grazie a tutta una serie di ricerche scientifiche e del-le conseguenti applicazioni pratiche che le hanno

procurato un valido e soprattutto condiviso fonda-mento di conoscenze.Il riconoscimento della efficacia dell’azione medi-ca, da parte della società, ha portato alla nascita delmodello, per così dire, “tradizionale” della figura del

medico, esercitante un poteremanifesto sul paziente, non neces-sitante di giustificazione e privodi sensi di colpa.Il predominio della professioneera ben strutturato e si diversifi-cava in tre ben distinti ambiti.Una supremazia di tipo scientifi-co, attuata attraverso la difesa delpotere di indicare le competenzee le sfere di azione della medicinaed anche delle altre professioni sa-nitarie.Un “imperium” di tipo gerarchi-co, causato dalla impostazionepiramidale nella suddivisione dellavoro in strutture sanitarie com-plesse, quali quelle richieste dal-l’esercizio della medicina clinica.

E soprattutto un egemonia di tipo funzionale, basatasulla responsabilità esclusiva del medico nella deci-sione della diagnosi e della conseguente cura da adot-tare.Questo potere di dominanza/sudditanza influenza-va i rapporti non solo con il paziente, ma era la nor-ma anche nei rapporti con le amministrazioni e leforze politiche: i medici forti della loro posizione siarrogavano tutte le decisioni su quanto fosse neces-sario ottenere in campo farmacologico, tecnologicoed organizzativo per poter svolgere al meglio la loroprofessione.

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La situazione cambia radicalmente con la legge n.42 del 26 Febbraio 1992, che abolisce il mansionarioed elimina il temine “ausiliaria” alla professione sa-nitaria infermieristica, e con il D.M. 739 del 1994,che delinea il nuovo profilo dell’infermiere.La legge si adegua, con fisiologico ritardo, alla real-tà dei fatti; l’infermiere ha per la prima volta la pos-sibilità di definirsi professionista senza dipendere danessun altro, il suo agire è pienamente responsabilee dettato unicamente dalle proprie competenze spe-cifiche, dal profilo professionale e dal CodiceDeontologico.L’avanzamento dell’immagine professionale raffigu-

rata dai provvedimenti legislativi, tut-tavia, non è ancora evidente nei luo-ghi di lavoro e l’infermiere incontraancora notevoli difficoltà ad utilizza-re le risorse sia umane che materialied ad esplicare la sua funzione in pie-na autonomia, per promuovere unamaggiore qualità delle cureinfermieristiche; frequenti sono le si-tuazioni di dipendenza da altre figuresanitarie od amministrative, molte leresistenze legate a mentalità rigide, aproblemi organizzativi ed economici.Gli stessi infermieri, a tutt’ora, in fasedi recepimento della loro nuova posi-zione e legati a prassi precedenti, a co-noscenze professionali differenti, inmolti casi faticano ad adattarsi alla nuo-va posizione ed alle nuove responsa-

bilità e talvolta alimentano situazioni di conflitto traloro stessi.Il conflitto tra Medico ed Infermiere di Triage, en-trambi operanti in D.E.A., è il risultato di questi cam-biamenti.Il passaggio da una posizione apicale, in una conce-zione verticale dell’organizzazione, ad una posizio-ne collaborativa in una strutturazione orizzontale dicompiti e funzioni, è chiaramente male accetto, vis-suto come una diminuzione del proprio potere e del-la propria posizione socio – professionale all’internodel gruppo di lavoro da parte dell’operatore medico.Effetto immediato e comune in tutte le situazioni dimutamento di uno “status - quo” è la cosiddetta “re-azione” per evitare il cambiamento; le forme di azio-ne riscontrate in questo caso sono raggruppabili nel-le seguenti tipologie:- Disconferma: atteggiamento di indifferenza di fron-te alle capacità professionali dimostrate dall’opera-tore del gruppo contrapposto.- Discredito del ruolo: attenzione minuziosa versol’attività svolta dall’operatore antitetico, con esatta,puntuale amplificazione pubblica in caso di errore, econtestuale tentativo di minimizzazione dei suoi suc-cessi.- Invasione: come già affermato precedentemente,

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La sanità e la guerra dellecompetenze tra medici e infermieri

Il medico rivendicava, inoltre, lo stesso potere an-che con le altre figure sanitarie che, a seconda delleloro mansioni, collaboravano variamente alla cura;gli infermieri, in particolare, erano considerati, an-che culturalmente, dei sottoposti e visti quali meriesecutori degli ordini e delle decisioni mediche, leeventuali controversie venivano risolte sempre, gra-zie alla scala gerarchica allora in vigore, mediantel’uso del diritto di autorità connesso alruolo.I cambiamenti sociali intervenuti, apartire dagli anni ’90 dello scorso se-colo, evidenziati dalle tre riforme sa-nitarie, hanno mutato il quadro dei rap-porti di potere.L’inserimento del potere politico aivertici aziendali, l’importanza del latoeconomico nella gestioni delle Azien-de Sanitarie, le influenze delle Case far-maceutiche, il concorso dei pazientialle decisioni, hanno eroso l’esclusivitàdecisionale della classe medica.Contemporaneamente anche le altrefigure sanitarie sono andate incontroad un processo di professionalizzazionee di presa di coscienza del loro contri-buto alla cura del paziente, culminato nella legge 43del 2006 sulla riforma delle professioni sanitarie.In Italia, per molto tempo, nonostante l’esistenza discuole per la formazione infermieristica di base e dicorsi di specializzazione successivi, gli infermieri sonostati considerati professione sanitaria ausiliaria.Il loro agire era represso dal “mansionario”, elencodi attività assistenziali suddivise in tre aree:- Attività che l’infermiere svolgeva in completa au-tonomia- Attività da svolgere in base alle prescrizioni medi-che- Attività da eseguire sotto controllo medicoFrequentemente questa subordinazione ufficiale erainvalidata per svariati motivi: situazioni di emergen-za, complessità dei servizi, momentanea assenza delmedico e gli infermieri giocoforza si assumevano, inmodo autonomo, tutte le responsabilità assistenzialidel caso, ponendosi di fronte al dilemma psicologi-camente disagevole di scegliere se agire tempestiva-mente, per salvaguardare la salute del paziente, opiuttosto attendere, rispettando le leggi, il medicoper ottenere indicazioni, ma rischiando sulla vita al-trui.Nella realtà, avvalendosi prima del proprio bagagliodi esperienze e successivamente delle competenzeacquisite, gli infermieri hanno spesso infranto la leg-ge attuando interventi oltre quanto loro concesso.

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L’OpinioneSono un infermiere e lavoro da soli 7 anni esono quindi nato come lavoratore da professio-nista svincolato dal vecchio mansionario e dasubito guidato almeno in teoria dal profilo pro-fessionale. Tuttavia nella pratica, posso dire dinon aver mai respirato una vera autonomia la-vorativa ma di aver risentito da subito di quelloche sembra un sistema di consuetudini vecchiouna vita e che non sembra voler esseresoppiantato dalle "nuove norme" che dovrebbe-ro regolare la mia operatività (sempre che sipossano considerare nuove delle norme che han-no oramai 20 anni). Credo che le professioni e le loro competenze dovrebbero evolvere insieme alleesigenze dell'utenza da esse servita ma mi creda, in questo paese sarebbe già tanto per ora se comeinfermieri si riuscissero ad esercitare in VERA autonomia anche solo le funzioni relative all'assi-stenza infermieristica. La dura verità è che all'atto pratico in funzione di un consolidato sistema diabitudini e poteri è la norma che il medico abbia potere di veto anche su quelle pratiche lavorativeche già ci appartengono a pieno titolo e delle quali siamo gli unici e diretti responsabili. Pratica-mente spesso ci si ritrova in una situazione nella quale si è costretti a recepire disposizioni dal medi-co su atti dei quali rispondiamo solo noi. Sarebbe già tanto svincolarci da quel radicato automati-smo organizzativo che fa di noi dei factotum, specialmente a livello amministrativo: in poche parolesulla nostra scrivania ci finiscono oltre che alle nostre di scartoffie, anche quelle che non possonoessere amministrate "da uno che ha studiato 10 anni". Di contro in molti contesti siamo chiamati asvolgere in una autonomia ufficiosa funzioni che appartengono al medico ma non a noi, esponendo-ci ad un rischio continuo di accusa di abuso della professione medica. Certo, queste ultime a rigordi legge potrebbero essere azioni rese lecite da protocolli condivisi e ufficializzati che però non ven-gono mai redatti, perché sulla documentazione finale così è al medico che queste vengono attribui-te, insieme ai meriti professionali connessi. Non nego che la maggior parte di noi ambirebbe ad unmaggiore riconoscimento sociale, ma nella mia opinione non sarebbe necessario acquisire dellemini competenze mediche per arrivare a ciò, altresì sostengo che il sistema sanitario italiano siaancora troppo immaturo per sostenere l'esistenza di competenze diagnostico terapeutiche condivisetra due professioni distinte. Sarebbe sufficiente assicurare agli infermieri una vera autonomia divalutazione, programmazione ed attuazione del processo assistenziale infermieristico e riconoscerel' ESISTENZA di una cultura scientifica e professionale relativa a quel processo specifico perché lapopolazione capisse gradualmente che quello che facciamo non è solo la mera applicazione di in-terventi decisi da altri. Ad ora la percezione è che ciò che facciamo noi è talmente bassa che sem-bra che chiunque ci possa mettere bocca, dal medico all'utente. E non ho ancora conosciuto un me-dico che, di fronte ad una protesta dell'utente relativa ad intervento infermieristico si sia tirato in-dietro rispondendo "questa non è una mia competenza, ne parli con l'infermiere". E per ringraziarladell'opportunità di aver potuto esprimere le mie percezioni in questa sede voglio chiudere con lastessa frase con la quale generalmente si concludono la maggior parte degli interventi sanitari:"grazie dottore".

speciale INFERMIERI

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inerentemente alla lotta di potere, il tentativo di af-fermare la propria autorità nell’area di competenzadell’altro professionista, prevaricando e tentando,riferendosi all’autorità riguardante passati e diversiperiodi, di limitare il campo di azione altrui.L’infermiere talvolta ancora non coscio della pro-pria professionalità, e se non fortemente motivatodalla consapevolezza dell’importanza, in termini disalute, della sua funzione, vivrà questa dinamicarelazionale come frustrante.

Il rapporto con la direzione ospedaliera, se non valo-rizzante la sua funzione, verrà percepito come diostilità, di un nemico contro il quale allearsi, esauri-to emotivamente ed intellettualmente.Il rapporto, con il personale medico, sarà o di apertocontrasto, con le prevedibili ricadutemanifestatamente negative nella quotidiana attivitàlavorativa, o di un comportamento di sterile attinen-za al regolamento, limitando il più possibile il pro-prio coinvolgimento onde evitare le probabili aggres-sioni.

di Giambattista MerloQuesto articolo è estratto dal documento:Miglioramento del clima lavorativo: strategie gestionalidel conflitto interprofessionale causato dalla prevarica-zione del ruolo decisionale dell’infermiere di triage.

Pubbli cato su www.tesionline.it

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Pubblicata anche su “quotidiano infermieri”

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Sei considerazioni di Ivan Cavicchi a conclusionedi una sua articolata analisi sul tema pubblicata suSPECCHIO ECONOMICO. Febbraio 201

1) Ancora nessuna organizzazione degli infermieriha chiarito in modo convincente in cosa debba con-sistere il ruolo dell'infermiere di domani e in relazio-ne a quale medico: se questo ruolo dipenderà dallecompetenze avanzate esso riguarderà solo una partedegli infermieri, perché non tutti gli infermieri po-tranno svolgere competenze avanzate; se invece lecompetenze avanzate sono un mezzo per ridiscutereil ruolo, allora la questione riguarderà l'intera cate-goria che in questo caso si vuole traghettare oltrel'area dell'assistenza e specificarla tendenzialmentecome una figura tecnica medico-sanitaria, cioè unaprofessione che va oltre il concetto di assistenza; seinvece si vuole definire un ruolo nel quale a una basedefinitoria della professione si prevedono degli svi-luppi specialistici, in questo caso si devono rimuo-vere tutti gli ostacoli che sino ad ora hanno bloccatola professione nella sua estensione nonostante lenorme favorevoli, e nel contempo prevedere per-corsi differenziati di specializzazione.

2) È necessario che gli infermieri chiariscano comeessi pensano di affermarsi quale professione, cioè secredono di poter procedere per guerre o per accordiconsensuali. Se si decide di procedere per guerre essiaccentueranno la loro autoreferenzialità, romperan-no correlazioni fino a concepire la cura come unasomma di atti distinti da professione a professione;se si decide di procedere per convenzioni di punti divista allora bisogna aggiornare la strategia.

3) Esiste il rischio, attraverso le competenze avan-zate, di specializzare alcuni infermieri e di lasciareindietro la stragrande maggioranza di loro. Se la ca-tegoria resterà indietro, la maggior parte degli infer-mieri resterà prigioniera di prassi che non cambiano,

La guerra delle competenze

Conflitti professionalitra medici e infermieri

con un'accentuazione della conflittualità tra profes-sioni e professioni e tra professioni e cittadini. Biso-gna dire che la maggior parte degli infermieri nonsono interessati a svolgere competenze in più, ma amigliorare la loro condizione lavorativa.

4) Le competenze avanzate rischiano di nasconde-re e di sviare l'attenzione dal vero dramma degli ope-ratori: sta cambiando il mondo, le condizioni di lavo-ro sono sempre più difficili, le condizioni finanziariesempre più restrittive, e ciononostante a tutt'oggi nonesiste un progetto di riforma del lavoro. Si competetra operatori in uno status quo in cui il massimo chesi può fare è giocare con le mansioni, con i compiti,con le competenze in una permanente guerra dellecompetenze.

5) "L'infermiere doppio zero" rischia di configurarsicome una forma di dumping in un momento in cui ilprezzo del lavoro infermieristico è ridicolo, nel sen-so di essere un salario da sfruttamento vero e pro-prio. Questo non si può addebitare solo alla crisi e alblocco dei contratti, ma a una contraddizione stori-ca che gli infermieri non sono riusciti sinora a rimuo-vere: come mai a un grande progresso normativosulla carta, a un nuovo profilo professionale, a nuo-ve competenze, gli infermieri non hanno mai ottenu-to un riconoscimento retributivo adeguato? Non sipuò teorizzare la crescita professionale dell'infermie-re proponendone lo sfruttamento. Se da una parte sigonfia il ruolo dell'infermiere, ma dall'altra sidecapitalizza il valore del suo lavoro, siamo al para-dosso.

6) Gli infermieri oggi sono frammentati in diverseorganizzazioni mostrando nel loro insieme di non riu-scire ad avere una visione organica dei problemi cheriguardano la loro categoria e meno che mai ad ave-re un progetto di riforma del loro lavoro. La contrad-dizione che emerge con forza, soprattutto sottoline-ata da alcuni sindacati, è quella tra crescita dell'au-tonomia professionale e realtà ordinaria dell'infer-miere. Come a dire: è inutile diventare dei padri eterni,fare guerre per altre competenze, rompere rapportidi collaborazione preziosi, contendere poteri ad al-tre professioni e continuare ad avere le peggiori con-dizioni di lavoro.

prof. Ivan Cavicchi

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INFERMIERI SUCHIAMATA PERTAMPONARELE CARENZE?Svegliamoci!Colleghi, abbiamo riportato con rammarico, nelnostro post precedente, un ar-ticolo apparso nelle pagine diun quotidiano web nella gior-nata di oggi,www.bologna.repubblica.it

Siamo perplessi ed allo stessotempo indignati! Dal nostropunto di vista le diverse forzepolitiche e sindacali cercano ditrovare soluzioni fantasiose mapoco adeguate alla richiesta diassistenza sanitaria. Quello cheleggerete è solo lo squarcio diuna società che nulla ha capitodell'importanza delle nostreprofessioni all'interno delleUnità Operative.

Per farvi un esempio…quantotempo ci mette un infermiere, anche se di esperien-za, ad adattarsi ad un nuovo ambiente lavorativo?Quanto tempo può servire prima che questo profes-sionista renda al 100 per 100 in un urgenza, ad in-tegrarsi all'interno dell'equipe di lavoro, ai tempiche regolano le attività peculiari di ogni tipo di"REPARTO"???...Ora, immaginate di trovarvi dasoli in turno con un nuovo collega assunto all'im-provviso con un contratto "AD ORE" in un ProntoSoccorso d'estate di una localitàmarina…immaginate di dover gestire la stessa moledi lavoro con un collega che non conosce nemmenogli ambienti e che quando li imparerà, in manieramolto efficiente e veloce, lascerà il posto ad un al-tro infermiere con un altro contratto "su Chiama-ta"!!!

Beh, non crediamo che questa sia la soluzioneideale…almeno per quanto riguarda l'assistenza di-retta al paziente con le responsabilità che ne con-seguono.

Non siamo un fattorino al quale consegnare gli in-dirizzi del recapito pacchi!!! Non siamo camerieri

speciale INFERMIERI

Più di30milain meno

In Italia il fabbisogno annuale di nuovi operato-ri sanitari è di oltre 30mila unità: un bisogno acui nell’ultimo decennio si è sopperito grazie an-che al contributo degli operatori sanitari mi-granti, ma ora che con gli aspiranti infermieristranieri sono dimezzate in due anni, le prospet-tive si fanno più preoccupanti.Il nostro sistema sanitario non è più attrattivo ela prima causa sono proprio i tagli alla spesapubblica (il 20% degli infermieri italiani vor-rebbe cambiare lavoro).Anche l’Italia, che ha sottoscritto con il Codicedi Condotta dell’Oms per il reclutamento inter-nazionale del personale sanitario, è chiamata ainvestire nella formazione interna di operatorisanitari piuttosto che drenare personale quali-ficato in altri Paesi – europei e non – dove i si-stemi sanitari sono più deboli; a formare e tute-lare gli operatori sanitari migranti; a sostenerelo sviluppo dei sistemi sanitari nei paesi più po-veri.

mandati da una ditta di catering ad una cerimo-nia!!! La nostra professione è fatta di "progetti as-sistenziali", "processi di nursing di verifica e mi-glioramento", e come qualunque professione intel-lettuale, è fatta di "RESPONSABILITA'" civili epenali che al giorno d'oggi sembrano essere il panequotidiano di centinaia di avvocati che fannoCAMPING nei parcheggi dei presidi ospedalieripubblici e privati.

I tagli in Sanità sono necessari, come nel resto deisettori, ma non considerate i Medici, gli Infermierie gli altri professionisti come numeri riducibili!!!

Una ricetta per risolvere il problema noi nonl'abbiamo…forse basterebbe spalmare il persona-le in maniera differente, o ridurre la spesa farma-ceutica magari cominciando dalla riduzione delleinfezioni nosocomiali…o una supervisione nellagestione delle milionarie gare d'appalto…

Cari colleghi, vi invitiamo aleggere l'articolo in questione( h t t p : / / q u o t i d i a n oinfermieri.blogspot.it/2014/04/arriva-in-corsia-linfermiere-su.html), ma noi speriamo dinon pubblicarne altri simili infuturo…sarebbe la sconfittadella nostra professionalità ela vittoria del precariato.

quotidianoinfermieri.blogspot.it

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ginecologi, dai chirurghi ai cardiologi. Saranno i sanitari adecidere liberamente con chi e come aggregarsi, se utilizza-re i loro spazi oppure quelli messi a disposizione dalle Asl.I TEAMAncora non è deciso ma si ipotizza in media un bacino diutenza trai i 10 e i 20mila pazienti per centro. "Verrà tenutoconto della densità abitativa, di come è fatto il territorioperché abitare in una città di pianura o in un paesino dimontagna in Sicilia che ha l'ospedale più di un'ora di mac-china pone scelte e problemi diversi", dice ancora Cardina-le.GLI SPECIALISTIA lavorare negli ambulatori ci saranno medici di base e glispecialisti, l'Asl potrebbe inoltre decidere di mandare anche

dottori e tirocinanti dall'ospedalepiù vicino. Saranno gli stessi ca-mici bianchi a organizzarsi i turnidi lavoro per garantire la copertu-ra del servizio anche se è pensabileche, come in altre professioni, iturni di notte, i momenti più disa-giati toccheranno agli ultimi arri-vati, ai più disponibili.LE TECNOLOGIE EGLI ESAMISicuramente ci sarà un ecografo,un elettrocardiogramma, la dota-zione per esami di laboratorio,(esami del sangue, urine, tampo-ni). "E l'attrezzatura informaticaper la sanità elettronica. Non soloper vedere la propria cartella sani-taria in rete, ma anche perché conla telemedica, la teleradiologia, cu-rando e vedendo a distanza, maga-ri in collegamento con gli ospeda-li, si possono risparmiare anche

dieci miliardi l'anno", calcola Cardinale.L'ATTUAZIONE"Dipende dai tempi tecnici dell'iter parlamentare, dalla con-ferenza stato regioni, ma penso che, essendo un ottimista,apriranno le porte tra la prossima primavera e l'autunno".I L PROBLEMA DEI FONDILa nota dolente del progetto, che è piaciuto ai più, è la man-canza di fondi che rischia di fare restare il tutto lettera mor-ta. Non sono previsti finanziamenti, le Regioni, che dovreb-bero mettere i soldi visto che gestiscono la sanità, sono asecco. "Ed è difficile convincere i medici liberi professioni-sti a svolgere un'attività di 24 ore senza risorse aggiuntive",ha sottolineato il governatore dell'Umbria, Catiuscia Mari-ni."Non esistono riforme a costo zero, sono sicuro che le re-gioni troveranno i soldi per fare meglio con meno. Le sac-che di inefficienza ci sono, basta non fare tagli orizzontaliche cancellano anche le eccellenze". Il sottosegretario è con-vinto. I medici di famiglia della Fimmg, per voce del segre-tario Giacolmo Millilo, soddisfatti "anche se per vedere infunzione gli ambulatori a tempo pieno servirà tempo e de-naro, ma porterà un miglioramento dei servizi veramentenotevole. Perché finalmente si potrà pensare una medicinad'iniziativa e non solo d'attesa".

by angel fonte web

Sanità in coma?Ecco le cure palliativedel governo.Solo parole, non fatti!

Medici, infermieri,laboratori:l'ambulatorio h24Rivoluzione nella sanità,l'obiettivo è svuotare i ProntoSoccorso. Orario continuato 7giorni su 7. Nelle strutture anchepediatri, ginecologi e cardiologi.Resta aperto il nodo dei fondi,sono le Regioni a dover trovare ifondiLa sanità a portata di mano, dietrol'angolo di casa. Sarà come un pic-colo ospedale di quartiere, un am-bulatorio dove, 24 ore al giornosette su giorni su sette, si potrà tro-vare il medico di famiglia, che ciconosce e sa tutto della nostra sto-ria sanitaria, ma anche lo speciali-sta. Dal pediatra al cardiologo, dalchirurgo, al ginecologo pronti a vi-sitare anche a notte fonda.A fare esami immediati, nel labo-ratorio sistemato nella stanzettaaccanto, o controllare il cuore conl'elettrocardiogramma e dareun'occhiata con l'ecografia al bam-bino che sta per nascere e continua a scalciare, o ai reni delpensionato per capire se il mal di schiena è dovuto ai calco-li o ad uno sforzo."Serviranno ad alleggerire l'assedio ai Pronto soccorso dovesolo il 5 % dei 20 milioni di utenti è in codice rosso ed habisogno delle strutture di un ospedale. Ma a guadagnarcisaranno tutti i cittadini, che non dovranno più aspettare comeadesso ore ed ore in corridoio prima di riuscire a vedere unmedico, per sapere se in piena notte quel mal di pancia è unindigestione o l'appendicite". Adelfio Elio Cardinale, sotto-segretario alla Salute è soddisfatto, mentre racconta che èstata la Toscana la prima a creare questi ospedali di quartie-re, diventati punto di riferimento per la riforma. Comunquepuntualizza: "É tutto in divenire, bisogna vedere i suggeri-menti che arriveranno dalla discussione in parlamento, dal-la conferenza stato regioni. Perché saranno le regioni a do-verli mettere in pratica, a decidere come, dove quando or-ganizzare gli ambulatori. Saranno loro a dover trovare i fon-di".I PRESIDISaranno aperti 24 ore al giorno tutta la settimana e avranno,a seconda del luogo, della densità abitativa, dai dieci ai trentatra medici, infermieri, tecnici e segreteria per la telemedicina.Potranno essere formati da medici di una sola specialità ogarantire figure professionali diverse: dai pediatri ai

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“MERIT“MERIT“MERIT“MERIT“MERITOCRAZIAOCRAZIAOCRAZIAOCRAZIAOCRAZIA””””” AZIENDAZIENDAZIENDAZIENDAZIENDALE E SINDALE E SINDALE E SINDALE E SINDALE E SINDAAAAACALECALECALECALECALEL'argomento indennità di posizio-ne, coordinamenti, docenze, investemolteplici modalità, ovvero: etiche,pratiche, morali, deontologiche, sinda-cali, le quali s'intrecciano tra loro in unalogica mefitica. L'idea delle indennitàdi posizione, nasce con il penultimocontratto della sanità, stiamo parlandodi quasi vent'anni orsono. Era l'epocadella Milano da bere, del rampantismo,del self made man.

Con la nascita dei dipartimenti (chi-rurgico, medico, etc.) nacque la forza-ta esigenza di creare una figura nonmedica o dirigenziale, del compartoquindi, che coordinasse queste struttu-re, per il di più che teoricamente que-sto super dipendente doveva dare in ter-mini di qualità e efficacia.Ovviamente questo ruolo nuovo con-teneva la parola magica che dava la stu-ra al più becero clientelismo e all'italicainclinazione all'inciucio, vale a dire: ilposizionato era fiduciario al DirettoreGenerale. Idem dicasi per i coordina-menti, di strutture sanitarie, amministra-tive tecniche. L'argomento docenze èdel tutto conseguenziale ai primi dueargomenti. Sarebbe a dire che se sonoun super dipendente va da se che costui(nella loro logica) diventi formatorepagato a parte.

In poche parole un premio economicoalla fedeltà del soggetto/fiduciato. Par-tiamo dall'aspetto sindacale. Nella vitabisogna fare delle scelte di coerenza,anche se oggi è un concetto considera-to all'antica. Non è politicamente, eti-camente, moralmente accettabile, cheun sindacalista sia, attraverso l'inden-nità di posizione, considerato personadi fiducia dell'amministrazione (unavolta si diceva del padrone) senza laminima considerazione dei titoli o delcurriculum.E' una contraddizione in termini.Questo non significa necessariamenteun sindacato conflittuale a prescinde-re, fare il sindacalista significa, anchedover dire un chiaro e tondo no di frontea certe proposte indecenti delle ammi-nistrazioni.

Come può dire questo no una personapagata proprio dall'amministrazione(padroni) per effetto della fiducia cheviene riposta in lei/lui? La flebile e

Quindi per essere coordinatore diqualsiasi cosa, bisogna essere capacid'intrattenere pubbliche relazioni, ave-re conoscenze, essere graditi all'ammi-nistrazione, ma anche.....ai sindacati. Sisprecano le lettere di protesta o conte-stazione che i sindacati inviano nel casola scelta non sia loro gradita. Anzichéprogredire, qui siamo al craxismo piùbecero, retaggio della prima Repubbli-ca.

L'equazione è la seguente: tu vai a fareil coordinatore anche se sei un emeritoincompetente, l'importante è che da unlato, tu frusti il lavoratore (generalmen-te in sanità si dovrebbe dire lavoratri-ce), tagliandogli minuti lavorati, tem-po sottratto alla famiglia, lo fai sgob-bare come un mulo visto che l'organi-co è insufficiente. Perchè noi non ce nerendiamo conto, ma per loro il nostrotempo significa soldi risparmiati, nonsi sa per chi o per cosa, o meglio, ma-gari per comprare le mutande verdi.Questo da parte dell'amministrazione.

Da parte dei sindacati il discorso è di-verso. Io non ho contestato il tuo coor-dinamento, anzi l'ho perorato, tu incambio mentre frusti il lavoratore, giàche ci sei gli fai capire che se s'iscriveal mio sindacato, è meglio. Infine af-frontiamo il discorso delle docenze,complementare al malcostume sia del-le indennità di posizione che dei coor-dinamenti.

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Come non dovrebbero usare le “indennità di posizione”, i coordinamenti, le docenze

notizie, inchieste,conflitti, lotte....in tempo reale

digitawww.controlacrisi.org

debole difesa che i sindacalisti posizio-nati, e purtroppo non sono pochi, por-tano avanti, è quella del dire che pro-prio in virtù del loro ruolo sindacalenon possono essere discriminati su unistituto contrattuale.Vero, anzi verissimo, non possono es-sere discriminati sul versante sindaca-le, ma è evidente che questo articolocontrattuale è un di più basato sulla fi-ducia di chi è a sua volta pagato perrisparmiare (???) sulla spesa, leggi di-rezioni generali e che spesso tenta difare passare i risparmi attraverso i taglidi organico, diminuzione degli incen-tivi, delle pronte disponibilità, preten-dendo a costo zero gli stessi servizi.Per rendere il pensiero più chiaro: unposizionato sindacalista (per parados-so) sarebbe come se la CGIL assumes-se Marchionne come consulente, men-tre continua a fare l'amministratore de-legato della FIAT.

Finchè il Sindacato nel suo comples-so non deciderà di prendere posizioneal proprio interno, qualsiasi accordo,qualsiasi trattativa sarà suscettibileperlome-no di forti dubbi sulla genui-nità. Chiunque sarà autorizzato a chie-dersi se forse senza i posizionati sinda-calisti, si sarebbe potuto ottenere di piùe meglio.

Stesso discorso vale per i coordina-menti, anche qui la scelta è fiduciaria.Scelta immorale e se vogliamo, offen-siva verso chi realmente si aggiorna,studia, ci rimette tempo e denaro. Or-mai aggiornarsi è diventato più che al-tro un hobby.Puoi avere 5 lauree, corsi d'aggiorna-mento in quantità industriale, che cipuoi fare gli aeroplanini se non sei per-sona di fiducia di lorsignori, intesocome amministrazione e sindacati.

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Parlando di docenze la prima cosa cheviene in mente è il guadagno in denaroche queste portano, più docenze fai, piùguadagni. Questo appare in superficie,ma se si gratta un po' di più si trovaaltro, ovvero il punteggio che ogni do-cenza fa maturare al cosiddetto docen-te. Quindi docenze significa soldi e pun-teggio in più nel caso di eventuali sele-zioni o concorsi.

Avete mai fatto caso che nelle nostreaziende a fare le docenze sono semprele stesse facce? Quindi non solo sonopagato di più con la posizioneorganizzativa o l'indennità di coordi-namento, ma accumulo anche una ma-rea di punteggi. E' evidente che la lo-gica è quella di tenere tutti schiacciatisotto, perchè queste/i giovani docenti,si fa per dire, non vogliono mollare ilcosiddetto mestolo.

Avete mai fatto caso che i bandi per ledocenze se ne vedono davvero pochi?L'azienda stessa, che si preoccupa d'in-viare a tutti i dipendenti gli auguri diuna serena e felice Santa Pasqua, nonsi preoccupa di pubblicizzare con egualsistema queste cose importanti. Si ten-ga anche conto che finite le docenzeaziendali, ce ne sono altre presso varienti, alcune addirittura all'estero (sviz-zera). Si potrebbe pensare che questaesposizione dei fatti sia concettual-mente contro qualcosa o qualcuno, nonè così.

Certamente si sostiene che nella vitaognuno ha il diritto di fare ciò che piùgli aggrada, ma non si riesce a com-prendere come queste super personepossano fare: il mestiere per il qualepercepiscono lo stipendio base, il la-voro in più che dovrebbe derivare dal-l'indennità di posizione o coordinamen-to, le docenze e riescono anche a accu-mulare ore di recupero! Sicuramentegente non comune che ha, in più deglialtri, il dono della bilocazione, vieneda pensare.

Non si capisce infatti come certe/i po-sizionate/i da 9.000 •, veri e proprimanager in carriera riescano a tenereanche 8 (otto) corsi universitari pervolta, che tra spostamenti e ore vere eproprie di docenza si portano via 350ore al minimo, il che significa circa 9

La meritocrazia è considerata

dalle retoriche dominanti

il rimedio di ogni male.

L’autore del libro ci mostra

tutti i paradossi.

in libreria

I cortigianiDarò una definizione di cortigiani, non per questioni sentimentali, maperché credo siano causa del dissesto morale, culturale e un serio ostacoloda superare per le nuove generazioni. I cortigiani, nella società avanzata,sono quelli che vivono all'ombra del capo e in assoluto rispetto delle regole,sono quelli che hanno sempre un modo logico per stimare il capo. Vivonodi luce riflessa, ma diventano elementi essenziali, punti di riferimento diuna comunità o un clero.La figura del cortigiano è cambiata nella società dei consumi. I cortigiani,oggi, presenziano i bordi della corte, come guardie del corpo. Ritengonooffensivo un ragionamento fuori dal coro, specie se troppo intelligente elungimirante. Nelle riunioni vigilano e ascoltano con interesse gli interven-ti, non esasperano mai la discussione e, ogni qual volta, qualcuno osa,intergiscono al fine di discernere "quel che al capo interessa e quel che alcapo non garba". Se al capo non garba spengono i microfoni con un inter-vento plateale, se il capo è interessato, temono di essere sorpassati, alloraelargiscono sorrisi. I cortigiani sono dei manichini, incanalano la discus-sione nel punto dove il capo desiderava arrivare e difendono il territoriodella corte. Il cortiggiano non rischia mai sulla sua pelle, è un semplicemanichino sostenuto da preconcetti e dalla paura di essere spodestato nelsuo lugubre disegno mentale. Non ambisce a grandi traguardi e restringeil campo del confronto, copre altarini e sopravvive succhiando, "qualcunodirebbe leccando", sangue. Guardatevi bene dai cortigiani!

Antonio Recanatini 23 aprile 2014

settimane ½, proprio come il titolo delfamoso film. Naturalmente senza con-tare le docenze "fuori piazza".

Volendo essere maliziosi, viene dapensare che queste persone pagate perfare le pulci, magari a una madre di fa-miglia che arriva in ritardo, alla quales'impone un profilo orario che non con-cede nemmeno un minuto di recupero,forse per loro, distrattamente nessunosi è accorto che si possono fermare finoalle otto di sera, momento nel qualeforse non serve molto la loro presenza,magari venire il sabato, congressi e do-cenze permettendo.

Pare strano che il sindacato non vedaqueste cose, mentre in compenso si sca-tena contro chi della casta non fa parte

se magari gli danno una referenza a co-sto zero. Se però uno ha voglia dificcanasare un pochino scopre magariche tra i posizionati-docenti-bilocati, inmezzo qualche sindacalista c'è.

Tutti oggi sono pronti a gridare alloscandalo, al malcostume, purchè nontocchi il proprio orticello.Se il sindacato avesse il coraggio di ta-gliare in modo netto con questo statodi cose, oltre che essere un fatto dellatanto decantata giustizia sociale, è cer-to che porterebbe a un aumento dei con-sensi e della coscienza attiva dei lavo-ratori, non della rassegnazione che oggiimperversa tra le persone normali.

Redazione

Lavoro: stress,prima causa

d'assenzaSecondo le cifre diffuse dal-l'Agenzia europea per la sicurez-za e la salute al lavoro, il 50-60%delle assenze dei lavoratori è dasindromi da stress provocato dal-le condizioni di lavoro. Stress che,per la maggior parte, dipendedalla gestione sbagliata dei capi:una delle 'storture' del mondo dellavoro che pesa sulla sanità e laproduttività in tutti i lavori.

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26 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 30° n° 3 maggio 2014

Svendita "call-center asl TO1", chi offre di meno?!Dal 2007 le lavoratrici/ori delcall-center asl TO1 rispondono al-l'ormai noto numero del sovracupdella Regione Piemonte840705007 che, grazie ad un si-stema unificato, riescono a verifi-care e prenotare visite specialisti-che ed esami per tutta Torino e pro-vincia; in oltre gestiscono anche iservizi di prevenzione Serena, vac-cinazioni nazionali , servizio maile disdette.Grazie a questo servizio, si sonoridotte le lunghissime code pressogli sportelli, che costringevano ilcittadino ad attendere ore per po-ter prenotare.Dal 2007 al 30 giugno 2010 il per-sonale impiegato era assunto, tra-mite diverse agenzie interinali, con

La recente decisione della Giunta Regionale che attribuisce alC.S.I. l’intera piattaforma informatica del Sovracup, assieme atutti i servizi informatici della Sanità regionale potrebbe anchefunzionare come tampone per la crisi del C.S.I ma rischia di af-fondare il Call Center che oggi consente agli utenti di potereprenotare e gestire da casa con una semplice telefonata centina-ia di visite specialistiche, esami strumentali, i vaccini per i pro-prio bambini e la sicurezza del progetto prevenzione Serena.Le domande che le operatrici e gli operatori fanno sono poche echiare: il call center continuerà ad esistere con gli attuali addet-ti? E sì, in che forma e gestito da chi? e dove?Ci sembrano domande chiare e lecite.

contratto CCNL Sanità'-Persona-le non Medico,con una paga ora-ria di circa 9 euro.Alla fine del 2009, visto l'enormesuccesso del servizio, la RegionePiemonte, in accordo con l'aslTO1, ha deciso di "investire" nuo-ve "risorse" e in che modo?Esternalizzando il call-center.Dopo regolare appalto il persona-le si è ritrovato assunto da un con-sorzio che ha applicato il CCNLMultiservizi III livello, con unapaga oraria netta (con il lordo nonsi pagano le bollette!) di circa 6euro. Si tratta, quindi, di una diffe-renza netta di circa 200 euro almese dal precedente contratto, pereseguire sempre lo stesso lavoro.IL 30/6/2014 scade l'appalto e in

"gioco" c'è la vita lavorativa di 52famiglie.A oggi l'unica cosa certa e' che ilCSI, dopo un dgr della regione Pie-monte, dovrà gestire per i prossi-mi anni tutto il pacchetto sanitàinformatico, compreso il serviziosovracup.Il call-center che fine farà? Verràassorbito dal CSI? e se si, in chemodo?Questa e' l'ennesima dimostrazio-ne che le esternalizzazioni dei ser-vizi pubblici non sono altro chepassaggi di mano d'opera, di con-tratti e di persone che improvvisa-mente perdono lavoro, diritti e di-gnità.

RSA CGIL Filcams sovracup

Lo spettro delladisoccupazioneper i 52 addettial Call Centerdel Sovracup

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sulle emergenze: prima quella albanese, poi quellanordafricana e ora quella siriana. Ma l’emergenza èqualcosa che non puoi prevedere, mentre per l’im-migrazione si dovrebbe lavorare sulla formazione ela pianificazione”, continua Dalil.Il vuoto normativo determina anche una grande in-certezza per quanto riguarda la retribuzione. Nellegare d’appalto al ribasso, i tagli si fanno anche sulcosto del personale: i mediatori interculturali lavo-rano senza un contratto continuativo e vengono spes-so pagati meno del minimo salariale.La formazione professionale è un altro dei temi caldiper chi opera nel settore. Negli ultimi anni si sonomoltiplicate le tipologie di formazione, che vannodai corsi brevi di 100 ore ai master di secondo livel-lo, ma mancano standard e requisiti certi. “Le com-petenze acquisite direttamente sul campo oggi nonvengono riconosciute”, denuncia con preoccupazio-ne la venezuelana Arlen Haideé Aquino, presidentedell’associazione Arcoiris Onlus e mediatriceinterculturale presso la provincia di Cagliari. Nono-stante la sua decennale esperienza professionale e lapartecipazione a numerosi corsi di specializzazione,la mancanza di un titolo universitario la porta a ritro-varsi in una posizione precaria. “L’università di Ca-gliari ogni anno sforna dei neo-laureati qualificati inmediazione linguistico-culturale, ma in realtà sonosolo interpreti. Senza esperienza sul campo non si è

mediatori, eppure il lorotitolo è più riconosciutorispetto al mio percorso”,aggiunge Arlen.

Questo articolo fa partedel progetto Our ElectionsOur Europe (Oeoe), che,attraverso il monitoraggiodella stampa prima delleelezioni europee 2014,identifica dichiarazioniincitanti alla discrimina-zione da parte di politici erisponde in modo creativoattraverso articoli, vignet-te satiriche, radio storie,flash mob e una campa-gna internazionale suisocial media. Oeoe è rea-lizzato dal MediaDiversity Institute in GranBretagna, SymbiosisinGrecia, il Center for Inve-stigative Journalism eCivilMedia in Ungheria edall’associazione Il Razzi-smo è una brutta storia inItalia, grazie al sostegnodi Open SocietyFoundations.

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Indispensabili ma non riconosciuti

Il limbo dei mediatoriinterculturaliL’appello di migliaia di cittadini stranieri che svol-gono un lavoro cruciale nell’accoglienza di immi-grati provenienti spesso da situazioni di crisi: nonesiste una norma sulla professione, né un contratto,né un percorso formativo definitoSono passati 22 anni da quando Klodiana Cuka halasciato l’Albania per trasferirsi in Puglia. Erano glianni dei primi flussi migratori di massa, e in Italia –con le stesse parole di oggi – si parlava di statod’emergenza. I servizi di accoglienza per gli immi-grati erano ancora scarsi e inadeguati, e per questosin da subito Klodiana decise di impegnarsi nel so-ciale e si specializzò come mediatrice interculturale.Oggi Klodiana è una cittadina italiana, orgogliosadella sua doppia appartenenza a due terre che in fondosono separate solo da una breve striscia di mare. Nel2003 ha fondato Integra Onlus, associazione nonprofit che si occupa di integrazione, solidarietà epolitiche sociali. Tra le sue principali battaglie, quel-la del riconoscimento professionale del mediatoreinterculturale: una figura indispensabile, ma ignora-ta e sottovalutata dalla legislazione italiana.“Siamo un esercito di centinaia, forse miglia-ia di cittadini stranieri impegnati nel campodella mediazione interculturale – diceKlodiana – Ma non sappiamo bene né chi sia-mo, né come dobbiamo essere formati, né conquali criteri dobbiamo essere retribuiti. Sonogià state avanzate tre proposte di legge su que-sto tema, ma son tutte state archiviate. E finoa quando la figura del mediatore non sarà in-serita nel contratto collettivo nazionale dellavoro, non avremo la dignità professionaleche ci spetta.”Come Klodiana, moltissimi cittadini stranierisono riusciti a valorizzare il proprio percorsomigratorio e sono diventati mediatoriinterculturali. Lavorano negli ospedali, nellescuole, nei centri d’accoglienza, nelle carce-ri, negli uffici pubblici e negli sportelli di sup-porto agli immigrati. Ma è difficile calcolarequanti siano in tutto, poiché manca una chia-ra definizione del loro ruolo e un Albo chepermetta di analizzare il fenomeno a livellonazionale. “Nell’ambito della mediazioneinterculturale regna il caos”, dice Imad Dalil,vice-presidente di Karibuni, associazionepugliese di volontariato. Nato in Marocco macresciuto in Italia, Dalil ha un master in me-diazione interculturale e ha lavorato in con-testi che vanno dal CSPA di Lampedusa astrutture per minori e centri SPRAR per ri-chiedenti asilo. “Sono 28 anni che lavoriamo

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Gente del terzo millennioPubblichiamo uno stimolante pezzo Vanessa Niri, operatrice peda-gogica, che dà conto della nozione di "analfabeta" ai nostri giorni.L'analfabeta del Terzo Millennio non è più semplicemente un essereumano privo di una tecnica specifica. Anzi, è il frutto di unasovraesposizione alle tecniche più complesse, che ha imparato adutilizzare ma di cui gli sfugge quasi completamente il senso. Questoanalfabetismo riguarda le "capacità funzionali", non il mancato pos-sesso di una particolare tecnica.Una persona che aggiorna il suo status su Facebook, ma che non ècapace "di comprendere,valutare, usare e farsicoinvolgere con testiscritti per intervenire at-tivamente nella società,per raggiungere i propriobiettivi e per svilupparele proprie conoscenze epotenzialità".Quanti post su Facebookpotete leggere caratteriz-zati appunto da questa in-capacità funzionale?Quante volte vi hanno"commentato" senza avercapito assolutamente nul-la di quel che avevate pro-vato a dire? E fuori daFacebook, nella vita rea-le?

I nuovi analfabeti: usanoFacebook, ma non sannointerpretare la realtà

Se chiudo gli occhi e immaginoun analfabeta, penso ad una per-sona che firma con una X al postodel nome.Ma sbaglio.Un analfabeta, ci ha ricordatol'OCSE pochi giorni fa, è anche unapersona che sa scrivere il suo nomee che magari aggiorna il suo statussu Facebook, ma che non è capa-ce "di comprendere, valutare, usaree farsi coinvolgere con testi scrittiper intervenire attivamente nellasocietà, per raggiungere i propriobiettivi e per sviluppare le pro-prie conoscenze e potenzialità".Certo, sono due analfabetismi di-versi: quello di secondo tipo si chia-ma analfabetismo funzionale e ri-guarda quasi 3 italiani su 10, il datopiù alto in Europa.

Un analfabeta funzionale, apparen-temente, non deve chiedere aiutoa nessuno, come invece succede-va una volta, quando esisteva unavera e propria professione - lo scri-vano - per indicare le persone che,a pagamento, leggevano e scrive-vano le lettere per i parenti lonta-ni.Un analfabeta funzionale, però,anche se apparentemente autono-mo, non capisce i termini di unapolizza assicurativa, non compren-de il senso di un articolo pubblica-to su un quotidiano, non è capacedi riassumere e di appassionarsi adun testo scritto, non è in grado diinterpretare un grafico.Non è capace, quindi, di leggere ecomprendere la società comples-sa nella quale si trova a vivere.

Tre italiani su 10, ci dice l'OCSE,si informano (o non si informano),votano (o non votano), lavorano(o non lavorano), seguendo soltan-to una capacità di analisi elemen-tare: una capacità di analisi, quin-di, che non solo sfugge la comples-sità, ma che anche davanti ad unevento complesso (la crisi econo-mica, le guerre, la politica nazio-nale o internazionale, lo spread) ècapace di trarre solo una compren-sione basilare.Un analfabeta funzionale, quindi,traduce il mondo paragonandoloesclusivamente alle sue esperien-ze dirette (la crisi economica è sol-tanto la diminuzione del suo pote-re d'acquisto, la guerra in Ucrainaè un problema solo se aumenta ilprezzo del gas, il taglio delle tasseè giusto anche se corrisponde adun taglio dei servizi pubblici…) enon è capace di costruire un'anali-si che tenga conto anche delle con-seguenze indirette, collettive, alungo termine, lontane per spazioo per tempo.Sarà che forse sono un po' analfa-beta funzionale anche io, ma leg-gendo i dati dell'OCSE ho subitopensato ad un dialogo di qualcheanno fa, tra me e una collega.All'epoca ero una maestra dellascuola primaria. Era una bella gior-nata di sole: io e la mia collega diitaliano avevamo portato le classiin terrazza per la ricreazione e par-lavamo del più e del meno. Ad uncerto punto mi è venuto in mentedi consigliare alla collega di italia-no la lettura di un libro che avevoappena terminato e lei mi rispose,candidamente: Grazie, ma io nonleggo libri.Mai? chiesi.Mai - rispose la collega - l'ultimolibro l'ho letto quando ho preso lamaturità, perché dovevo portarloall'esame. Non ho mica tempo, perleggere, e poi mi annoio.Davanti ai dati dell'OCSE l'ex Mi-nistro Carrozza si è affrettata a sot-tolinearne la drammaticità chie-dendo una forte inversione di ten-denza.

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Disponibilitàdi mediatori culturali

anno 30° n° 3 maggio 2014 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 31

DOCUMENTAZIONE

SULLE TROPPE OMERTA’

DI QUESTO SETTORE

DEL MONDO SCIENTIFICO

E’ ORA DI FARE CHIAREZZA

SUI FONDI E SUGLI INTERESSI

CHE CIRCOLANO ATTORNO AL

VACCINO ITALIANO SULL’AIDS.

in libreria

(per i quali, in ogni caso, non bril-liamo, come competenza, inparticolar modo nel Sud Italia)?Rimangono fuori proprio le com-petenze che fanno di una personaun cittadino attivo, e non un anal-fabeta funzionale: la capacità discegliere un libro interessante, e diimmergersi nella lettura, la sceltadi comprare un quotidiano, la ca-pacità di valutare le proposte eco-nomiche e politiche nella loro(grandissima) complessità.Per rispondere all'allarme dell'OC-SE questo paese deve ribaltare ilconcetto stesso di competenza.Una scuola dogmatica è una scuo-la che respinge, e che insegna sen-za insegnare.Una scuola che costruisce e valo-rizza le competenze, invece, è unascuola capace di accogliere, e diinsegnare gli strumenti di compren-sione del mondo.Un analfabeta può anche impara-re a memoria che NapoleoneBonaparte nacque ad Ajaccio il 15agosto del 1769, e che nel 1805 sipromosse re d'Italia, ma non perquesto avrà gli strumenti per ac-cogliere ed analizzare la comples-sità della società in cui vive.E anche lui, come i ragazzi chespesso la nostra scuola respinge -quelli che non vengono messi ingrado neanche imparare le date amemoria - rischia di entrare a farparte di quel folto gruppo per i qualila guerra in Ucraina è un proble-ma solo se aumenta la bolletta delgas.

Vanessa NiriCoordinatrice pedagogicawww.wired.it

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Ma, anche se all'allarme corrispon-desse un reale investimento del-l'attuale Governo - e, purtroppo,la storia recente ci porta a dubitar-ne - quale diga fermerà il crollo ver-ticale della cultura degli italiani, sea chi ci deve rappresentare e a chici deve insegnare non si impone diessere più preparato, e non menopreparato, del proprio popolo, deipropri impiegati, o della propriaclasse?Non esiste cura, se i primi a rifiu-tare la complessità e l'approfondi-mento sono i nostri insegnanti, inostri manager, i nostri politici.La scuola italiana, da sempre fon-data sul dogmatismo, ha visto an-nullate le proprie spinte verso uninsegnamento diverso, riducendosialla trasmissione di competenzeinutili, perché si dimenticano ilgiorno dopo l'interrogazione, e chenon insegnano a capire, ad analiz-zare, a criticare, a soppesare, ariassumere.Era il 1974, quando SergioEndrigo, ispirandosi a GianniRodari, incise su un disco questoprologo illuminante: NapoleoneBonaparte nacque ad Ajaccio il 15agosto del 1769. Il 22 ottobre del1784 lasciò la scuola militare diBriennes con il grado di cadetto.Nel settembre del 1785 fu promos-so sottotenente. Nel 1793 fu pro-mosso generale, nel 1799 promos-so primo console, nel 1804 si pro-mosse imperatore. Nel 1805 si pro-mosse re d'Italia. E chi non ricor-derà tutte queste date, sarà boc-ciato!Dal 1974 le cose, se possibile, sonogeneralmente peggiorate.I parametri Invalsi - lo strumentoEuropeo per la valutazione dellecompetenze - sono diventati infretta praticamente l'unica cosa chela scuola si preoccupa di insegna-re, riducendo la lungimiranza del-l'insegnamento alla verifica in pro-gramma, all'esame di fine anno.Ma cosa rimane fuori da una scuo-la sdraiata sui parametri Invalsi

I nuovianalfabeti

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INCONTRARSI FA BENE ALLA SALUTEPer chi ritiene importante incontrarsi per non per-dersi di vista, recuperare il valore dello stare in-sieme e della amicizia, per fare due chiacchiere incompagnia.VEDIAMOCI a La Valletta Franco e Genny vi in-vitano a frequentare La Valletta per i vostri in-contri, momenti di relax, fine settimana in compa-gnia, festeggiamenti, week-end romantici e conl'arrivo della bella stagione, per un tuffo in que-sto meraviglioso specchio d'acqua, in uno degliangoli più belli del Gargano. Dal prossimo mese di aprile riapre il ristorante.Ristorante di campagna che, ad un costo onesto,offre una cucina tradizionale, con prodotti freschi,olio extra vergine di nostra produzione e la cottu-ra ... prende tutto il tempo che ci vuole per esalta-re il gusto dei piatti. Grazie a questa filosofia siamo presenti da anninella guida 'Locande d'Italia' di Slow-food

L’ agriturismo La Valletta si trova sul Gargano, a15 minuti dal mare di Rodi Garganico e dal lago diVarano. La struttura è in agro di Ischitella su un collepanoramico immerso nella luce e nei suoni dellanatura. Una posizione ideale per visitare tutto il pro-montorio.La struttura è stata ricavata ristrutturando con curaquattro antichi casolari ed è in grado di accoglierefino a 30 ospiti. Le camere sono tutte dotate di ser-vizi e aria condizionata.Gli ospiti possono accedere gratuitamente a nume-rosi servizi. Anzitutto alla grande piscuna (26 x 15metri) con idromassaggio a sei posti, che è una pre-ziosa alternativa al mare nei giorni di vento. Com-preso nel prezzo del soggiorno è anche l’utilizzo deicampi da tennis e calcetto e quello delle nostremountain bike. Inoltre è possibile praticare il trekkingo andare alla ricerca di funghi nel bosco di nostraproprietà.A poca distanza dalla Valletta è possibile praticare lapesca sportiva e molte altre attività.Nel nostro ‘ristorante di campagna’ utilizziamo es-senzialmente prodotti freschi del Gargano. Il menùcambia sulla base delle materie prime che producia-mo o acquistiamo di giorno in giorno. Questa filoso-fia ci ha permesso di essere segnalati sulla guida”Locande d’Italia” di slow food.Gli ospiti possono scegliere tra servizio bed andbreakfast, mezza pensione o pensione completa;arrivando non troveranno la strada asfaltata negliultimi 1400 metri, non troveranno il televisore incamera e, anche se il nostro nome ‘La Valletta cen-tro del benessere’ può ingannare, non siamo unabeauty-farm ma un agriturismo.Siamo molto amici degli animali pacifici e dei loropadroni attenti al rispetto degli altri ospiti.

Uno dei tanti luoghi emozionanti del Gargano,da vivere pienamente dalla primavera a inizio autunno

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Mauro Filingeri,candidato presidentenelle elezioni regionalidel Piemonte per"l'Altro Piemonte a Sinistra"

"Bisognerebbe smetterla con sondaggi elettorali con-dotti per orientare gli elettori. Dalle nostre rilevazioniin presa diretta la stragrande maggioranza dei cittadi-ni è duramente critica nei confronti della destra e dal-lo schieramento liberista di Chiamparino. Una buonaparte degli elettori chiede che la sinistra sia in campocon una proposta politica che torni a parlare dei pro-blemi delle fasce sociali più deboli della popolazione.”

Povero, dove vuoiarrivare pedalando?

ELEZIONIREGIONALIPIEMONTELISTA“L’ALTROPIEMONTEA SINISTRA”

CandidatiFilingeri Maurolavoratore in mobilitàArisio Fiorenzaattivista NOTAVBerrino MaddalenaambientalistaBisetti Maria Luciaoperaia cassaintegrataBoiero Enrico detto Buiemilitante assoc. LiberaBonetto SergioavvocatoBongermino Maria Rosarapp. sindacale G.D.O.Cubello Alessandrorapp. sindacale MPSDoronzo Saraattivista NOTAVFurfari Antoniorapp. sindacale TekforGazzola Isabella MariainsegnanteGhisleni Paolotecnico ambientaleLanzaroni Giovannioperaio metalmeccanicoMilano DanielagiornalistaMori Massimocoord. W la CostituzioneMoschella Giorgiolavoratrice esodatoMussano Patriziaimpiegata Città della SalutePerini Cadigiarapp. sindacale AgileSaudino MatteoinsegnanteZanoli RenatoambientalistaZesi Massimocooperatore

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anno 30° n° 3 maggio 2014 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 35

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lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeeeAnno XXX - Periodico fondato ediretto da Franco CilentiDistribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori e dai lettoricon contributo facoltativoRedazione: [email protected]

Suppl. rivista Medicina DemocraticaAutoriz. Tribunale Milano n° 23-19/1/77 Reg. naz. stampa (Legge 58/81n° 416, art. 11) 30/10/1985Dir. Resp: Fulvio Aurora

Il materiale originale è riproducibilecitando testata, data e autore.Posta: inviare con firma e telefono.Firma non pubblicata su richiesta.N° chiuso in redazione: 25-4-2014Suppl. alla rivista M. D. - n° 207

Pubblicati

215 numeri- 13 speciali - 7 n. tematici- 1 referendum nazionale su contratto sanità- 1 questionario regionale su piano sanitario piemontese

Scritto da1506 autori- 1122 operatori sanità- 144 sindacalisti- 51 esponenti politici- 189 altri

Stampate699mila copie- 495mila ospedali e ambul.- 132mila luoghi vari- 72mila copie distrib. naz.

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Racconti e Opinioni di Lavoro,Salute, Politica, Cultura,

Relazioni socialipagine di ALTRAinformazione

Europa e PiemonteSTESSA DOMANDADI SINISTRAC'è un dato significativo, per molti versi inaspettato, che con-ferma l'assoluta contiguità politica tra la lista L'Altra Europacon Tsipras con la scelta di presentare a livello regionale la listal'Altro Piemonte a Sinistra. Praticamente tutti quelli che hannofirmato per la lista Tsipras hanno sottoscritto, con altrettantaconvinzione, la lista l'Altro Piemonte a Sinistra nel momento incui sono stati chiamati a farlo in occasione dei banchetti di rac-

colta firme per la listaregionale.Chi pensa che a livel-lo europeo bisognaschierarsi contro lepolitiche di austerità,il fiscal compact, leprivatizzazioni pensache ciò debba trovarecorrispondenza anchea livello regionale. Perchi ha firmato la listaTsipras l'alternativa alcentrodestra non ècerto costituita daChiamparino. Il candi-dato del Pd piemonte-se viene vissuto come

l'uomo delle banche e dei poteri forti, un liberista integrale inmateria di politiche economiche e sociali.Le sue ricette in materia di privatizzazione di servizi pubblici, disanità, trasporti, di liberalizzazione del mercato del lavoro, direalizzazione di grandi opere come il Tav in Val di Susa non sidiscostano minimamente da quelle portate avanti dalla destra.In sostanza siamo di fronte a due versioni dello stesso program-ma.Ovviamente il dato delle firme è uno spaccato politico, un datoindicativo che dice però di una domanda e di una potenzialitàpolitica che c'è a sinistra. Per dispiegarsi questa potenzialità habisogno di esprimersi, di essere comunicata, ha bisogno dell'at-tivazione di una fitta rete di compagne e compagni.Come più volte abbiamo detto l'obbiettivo primario in questacampagna elettorale è l'avvio di un percorso di aggregazionedella sinistra in alternativa ad un Pd regionale e torinese che nonè più portatore non dico di una idea di sinistra ma semplicemen-te progressista per quanto riguarda le politiche regionali. Ancheper questo le elezioni piemontesi vanno vissute come una sfidaal conformismo e alla pigrizia che c'è attorno all'idea del votoutile. Una idea stantia e senza alcuna risvolto positivo. L'unicovoto utile oggi è quello finalizzato ad un percorso di ricostruzio-ne di una sinistra che torni a fare realmente la sinistra. In Pie-monte così come in tutta Europa.

Ezio Locatellisegretario provinciale Prc di TorinoTorino, 17 aprile 2014

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Nota redazione: In neretto la prima preferenza,

in ogni collegio, suggerita da Lavoro e SaluteLE CANDIDATE E I CANDIDATI ALLEELEZIONI EUROPEE DEL 25 MAGGIO

Se non vuoi votare per L’Europa dell’austerità, deitagli, della precarietà e disoccupazione in nome del-la stabilità monetaria. Quella che trova i soldi per lebanche e non per i popoli. Vota “l’altra europa perTsipras” per scegliere l’Europa dei popoli, quella chevuole cambiare questi assurdi trattati. Per l’europadel lavoro. Per abolire il fiscal compact e recuperarela sovranità popolare e la democrazia sequestratedai mercati e da questa Unione Europea.

GinoStrada

Collegio Centro

Lazio, Marche,

Toscana, Umbria

Barbara Spinelli - LorellaZanardo - Maria NazzarenaAgostini - Fabio Amato -Raffaella Bolini - Luca Casarini- Tommaso Fattori - MarcoFurfaro - Francuccio Gesualdi -Lucia Maddoli - RobertoMancini - Sandro Medici -

Felice Pizzuti - Rossella Rispoli

Collegio Sud

Abruzzo, Basilicata,

Calabria, Campania,

Molise, Puglia

Ermanno Rea - Barbara Spinelli- Silvana Arbia - FrancoMario Arminio - CostanzaBoccardi - Anna-Lucia Bonanni- Gaetano Cataldo - Antonio DiLuca - Riccardo Di Palma -Enzo Di Salvatore - RaffaeleFerrara- Eleonora Forenza -Domenico Gattuso - TeresaMasciopinto - ValeriaParrella- Antonio Maria Perna- Claudio Riccio

Collegio Isole

Sardegna, Sicilia

Barbara Spinelli - MariaElena Ledda - Mario Cicero -Alfio Foti - Antonietta Leto -Simona Lobina (Sardegna) -Antonio Mazzeo (Sicilia) - OlgaNassis----------------------------------------

Avviso: Si possono esprimeretre preferenze per collegio

Collegio Nord Ovest

Valle d'Aosta, Liguria,

Lombardia, Piemonte

Curzio Maltese - LoredanaLipperini - Moni Ovadia -Nicoletta Dosio - DomenicoFiniguerra - Mauro Gallegati -Anita Giurato - LorenaLuccatini- Carla Mattioli -Nicolò Ollino - Daniela Padoan- Andrea Padovani - ArgyriosPanagopoulus - Dijana Pavlovic- Alessandra Quarta - PierluigiRichetto - Stefano Sarti -Giuliana Sgrena - AlfredoSomoza - Giuseppe Viola

Collegio Nord Est

Emilia-Romagna,

Friuli-Venezia Giulia.,

Trentino-Alto Adige,

Veneto

Paola Morandin- AdrianoProsperi- Piergiovanni Alleva -Oktavia Brugger- IsabellaCirelli - Annalisa Comuzzi-Stefano Lugli - Ivano Marescotti- Riccardo Petrella - MariaCristina Quintavalla -Carlo Salmaso - EduardoSalzano - Camilla Seibezzi -Assunta Signorelli


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