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LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2013

Date post: 09-Mar-2016
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MENSILE DI VITA CITTADINA
48
1 APRILE 2013
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1 APRILE 2013

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Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba)Edito da Ass. Amici della PiazzaIscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122Telefono e Fax 080/394.63.76IND.INTERNET:www.giovinazzo.itE_MAIL:[email protected]

Fondatore Sergio Pisanidirettore responsabile Sergio Pisani

redazioneGabriella Marcandrea - Giusy Pisani -Porzia Mezzina - Agostino Picicco - Ales-sandra Tomarchio - Damiano de CegliaMarianna La Forgia - Daniela Stufano -Vincenzo Depalma- Onofrio Altomare -Angelo Guastadisegni - Diego de CegliaMimmo Ungaro- Michele decicco - EnricoTedeschi

corrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick PalmiottoGiuseppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - Grafiche Del Negroprogetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaGrafica pubblicitaria: C. Moreseresponsabile marketing & pubblici-tà: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

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editor

La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scritti sen-za alterarne il pensiero. Gli articoli impegna-no la responsabilità dei singoli autori e nonvincolano in alcun modo la linea editoriale diquesto periodico.

FINITO DI STAMPARE IL 22.03.2013

A 20 anni dalla sua scomparsa, non na-scondiamo un certo imbarazzo nel do-ver scrivere di don Tonino, MonsignorAntonio Bello. I motivi sono due. Il pri-mo è che sul nostro Vescovo è statoscritto e detto praticamente tutto, daparte dei rappresentanti di qualsiasi fa-zione politica e istituzione, tanto chequalcuno, dopo la sua morte, si è assicu-rato almeno un paio di elezioni sbandie-rando presunte amicizie con don Toni-no e candidandosi come prosecutore lai-co della sua azione filantropica. Se c’èuna cosa quindi che questo giornale vuoleevitare è di utilizzare strumentalmentel’immagine e le parole di Monsignor Bel-lo per criticare qualcuno o qualcosa. Sa-rebbe troppo facile e per questo scorret-to: chiunque uscirebbe sconfitto in malomodo in un ipotetico paragone con Lui,sia esso un uomo di chiesa o apparte-nente al mondo laico.Il secondo motivo di imbarazzo riguar-da il fatto che chiunque si approcci a leg-gere un articolo sul Vescovo si aspettadi trovarci qualcosa di conforme all’im-magine stereotipata che di lui si è fatta.I più anziani, allora, saranno contentisolo se si tirerà fuori l’oramai trita e ritritaretorica sul Vescovo che portava al col-lo un crocifisso in legno invece del clas-sico gingillo smaltato e preziosissimo cheda un po’ sembra essere tornato di moda.Gli ambienti ecclesiali che hanno con luidiviso parte dell’impegno pastorale in-vece attendono la conclusione del pro-cesso per la beatificazione di don Toni-no Bello nel 2013.I più giovani, invece, saranno soddisfat-ti solo se leggeranno di un Vescovo unpo’ Che Guevara, un po’ San Francesco, dallaparte dei più deboli ed emarginati, che

dava ospitalità in casa propria a drogatied alcolizzati, a favore dellamultirazzialità tanto da scrivere la lettera«Caro Marocchino». Martellati dalla propa-ganda conservatrice dei vari cardinaliBiffi, Sodano e Ruini, i giovani, infatti,trovano tutt’oggi nelle parole di don To-nino, una valida alternativa che si ponecome un alito d’aria fresca nel clima bi-gotto e antisolidale della Chiesa ufficia-le.Se volessimo accontentare tutti gli altripur conservando un atteggiamentobipartisan, nulla sarebbe più facile cheelencare le opere concrete di don Toninoquali la CASA., centro di accoglienza per

LA PIAZZAdi Giovinazzo

5 APRILE 2013

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DON TONINO VENT’ANNI

DOPO: DA GIOVINAZZO

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DA C. MORESE

tossicodipendenti, la marcia di pace inuna Sarajevo in piena guerra, l’impegnopacifista come estremo baluardo del di-ritto alla vita.Monsignor Bello è stato tutto questo,anzi, sicuramente di più e per questo«di più» vi rimandiamo alle molteplicipubblicazioni curate dalla casa editriceLa Meridiana, da Ed. Insieme o ai varisiti Internet.Ma se ognuno di noi ha già un’immagi-ne propria del Vescovo da coccolare,accarezzare, alla quale ispirarsi, che bi-sogno c’è che ne legga su questa pagi-na? Per trovare semplice gratificazionenel veder riconosciuto il proprio

stereotipo?Vogliamo allora rivolgerci ai giovano di20-25 anni, perché non ancora nati operché troppo piccoli per ricordare, chenon hanno idea di chi sia stato don To-nino. Voglio parlare agli immigrati e aiconcittadini emigrati all’estero, a chiun-que non abbia avuto la fortuna di co-noscerlo, perché incuriosito si dia dafare. Vogliamo che don Tonino torni dimoda, perché la libertà di pensiero, ilcoraggio di osare e la cultura non sianooffuscati da questi anni bui. Per lorovogliamo ricordare che prima diJovanotti, degli U2 o di Papa GiovanniPaolo II in occasione del Giubileo del2000 il Vescovo ha posto il problemadella cancellazione del debito dei Paesidel Terzo mondo nei confronti del mon-do occidentale e sviluppato. Vogliamoche i bambini sappiano che il Paese incui vivono presta soldi all’Africa e poise li riprende vendendogli armi e mineantiuomo. Vogliamo che i bambini sap-piano che don Tonino sapeva e denun-ciava in televisione (Samarcanda di Mi-

chele Santoro) tutto ciò mentre gli altritacevano.Perdono, perdono per questo traboccodi retorica che accompagnerà ilventennale della sua scomparsa. Lui,don Tonino, non aveva nulla a che farecon i santoni paganeggianti della cul-tura cattolica. Non era munito distimmate, non aveva strani poteripranoterapeutici o di chiaroveggenza,ed è per questo che non vedete pelle-grinaggi di masse di disperati a Molfettao la sua immagine su accendini, calen-dari e centrotavola.Lui era un uomo, un uomo libero, pri-ma di tutto. Ed è così che ci piace ri-cordarlo. LA REDAZIONE

6

NEL RIVERBERO DI CENTO IDEALI

PERCHE’ DON TONINO OGGI

A distanza di alcuni anni sono ritornato ascrivere ancora su don Tonino vescovo.Penso che si tratti di un bisogno dell’animo:abbeverarmi alle sorgenti di acqua frescaper riprendere slancio e vigore nel cuore enella mente. E’ un modo per ricordare ilnostro vescovo e la sua umanità dal puntodi vista di un laico. E’ un’occasione per con-siderare gli anni di episcopato molfettese,in particolare la presenza e il magisteroespresso a Giovinazzo, dopo aver sedimen-tato vicende e pensieri nel tempo e nellalontananza anche geografica, rielaborati eriletti nell’ottica di un confronto con perso-naggi e vicende del mio contesto e dellamia esperienza milanese.Per il ventennale della scomparsa dell’indi-menticabile vescovo di Molfetta ho desi-derato quindi offrire in questo volume unricordo personale, con uno sguardo parti-colare ai temi dell’umanità, avvalendomidella prefazione del card. DionigiTettamanzi, arcivescovo emerito di Milano,che dimostra ammirazione per don Toni-no e stima e benevolenza per l’autore.Ho utilizzato testi inediti in mio possesso(riprodotti in appendice) e foto talvolta in-

solite che rappresentano il vescovotra la sua gente nel pieno della sua“incarnazione” con la diocesi. Il ri-cordo è reso anche con simpaticianeddoti della presenza di don To-nino a Giovinazzo, nelle sue parroc-chie e nei luoghi dove ferve la vitacivile.Insomma, una lettura dell’umanitàdel vescovo operata attraverso una“lente locale”.I ricordi e le emozioni della mia ado-lescenza vengono completati dallostudio delle fonti e dalla meditazione deitesti del vescovo, che costituiscono quelmagistero caldo e profondo, attuale, coin-volgente e stimolante per la sensibilità ditutti.

L’UMANITA’ DEL VESCOVO

Così ho individuato i temi dell’umanità delvescovo nello spessore delle relazioni, nel-la solitudine, nella malattia, nell’amicizia, neisentimenti del Natale e, per quanto para-dossale, anche nell’aspetto legato al gover-no della diocesi in cui pure si esprime ildiritto come regolamentazione delle uma-ne vicende della convivenza sociale.

Ripercorro quindi il magistero giuridico delvescovo temperato dalla carità, il suo giu-dizio privo di ira che addolcisce lo spiritodi chi ascolta e incoraggia alla virtù, fortedel fatto che l’amore per la tranquillità nongli fa trascurare la disciplina, a vantaggiodel suo spiccato senso di responsabilità.Ritrovo il suo ascolto per tutti, la solidacultura teologica, innestata su interessi let-terari e arricchita da una forte tensione in-teriore, il senso dell’amicizia, la sua reazio-ne alla malattia, “confitto in croce ma nonsconfitto”, perché sull’altro lato della crocec’è il Signore che consola e sorregge.

DON TONINO VENT’ANNI DOPO: DA GIOVINAZZO AL MONDOIL NOSTRO COLLABORATORE AGOSTINO PICICCO, IN

OCCASIONE DEL VENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI

MONS. TONINO BELLO (20 APRILE 2013) CHE SI CI

APPRESTA A CELEBRARE CON PARTICOLARE SOLENNITÀ,

PUBBLICA UN NUOVO VOLUME DI STUDIO E DI RICORDI RELATIVI

AL COMPIANTO VESCOVO. PROPONIAMO UNA SUA NOTA

CHE ILLUSTRA LE MOTIVAZIONI E I CONTENUTI DEL LIBRO.

20 senza don tonino

7 APRILE 2013

Rivedo la sua presenza tra la gente, vigile percoglierne i bisogni e per dare loro “la for-ma del progetto e i contenuti della speran-za” in un’azione episcopale caratterizzata daun grande dinamismo (quasi presagisse il tra-passo precoce e volesse guadagnare tempo)e attuata con intelligenza, lungimiranza e sen-so profetico.Riascolto il suo messaggio per ristabilire l’ar-monia della vita, “non passando il tempo atendere ed allentare in un’agonia di deside-rio”. Soprattutto i giovani hanno bisogno divalori, di serietà, di credere e maturare unideale. Non gli basta la cultura del superfluoe dell’effimero, la discoteca, la moda. Han-no bisogno di essere spronati dagli adulti adessere coraggiosi e credibili, ad essere un ri-ferimento per tutte quelle persone per le quali“la primavera non ha profumi, il tramontonon ha colori, Beethoven è un assurdo, Pa-scoli e Leopardi non dicono niente…”. In-somma, “Non dobbiamo essere i sacerdotidelle grandi ideologie, ma i monaci delle pic-cole cose”.

DON TONINO E GIOVINAZZO

In onestà occorre dire che don Tonino nonè comprimibile nel perimetro di una città,anche se ritengo che non sarebbe male perGiovinazzo elaborare uno studio cheripercorresse in modo documentato il ma-gistero giovinazzese, l’operato dei collabo-ratori qui individuati, l’attenzione specifica aiproblemi della città (vedi il caso della ferriera),il rapporto con parrocchie e rettorie costan-temente visitate, gli eventi diocesani alpalazzetto dello sport (ad esempio l’evento“Pace e vita unico impegno” del 1984 e larelativa marcia della pace sulle note della can-zone di Bob Dylan: “risposta non c’è maforse chi lo sa, racchiusa nel vento sarà”). Epoi gli incontri coi fidanzati, la partecipazio-ne a convegni, conferenze e inaugurazioni,la visita pastorale del 1990/91, le riunioni

per definire la bozza del piano pastorale “In-sieme alla sequela di Cristo sul passo degliultimi”, gli incontri di formazione per i ca-techisti, le assemblee di inizio anno pastora-le con tutte le realtà ecclesiali, la presenzaper la “presa di servizio” dei nuovi parroci,le visite ai ragazzi dell’istituto Vittorio Ema-nuele, al convento dei cappuccini, alla casadi riposo, all’istituto San Giuseppe, alle suoremissionarie dell’oratorio, alle scuole di ogniordine e grado (in particolare al liceo classi-co), alle confraternite. E ancora la parteci-pazione alla festa patronale, al pellegrinag-gio al casale di Corsignano da lui riformatoin spirito di fede, alla processione delCorpus Domini, agli incontri cittadini di av-vento e di quaresima in cui scaldava il cuoredegli intervenuti.Ovviamente la sua presenza non era soloecclesiale ma riguardava anche il rapportocon i rappresentanti delle istituzioni e con ilmondo della cultura, delle associazioni, delvolontariato, della società civile apprezzan-done la circolazione di idee, il fermentoculturale, il dibattito e il confronto.In ogni caso si coglie, dagli aneddoti e dairapporti con i singoli e con le comunità, l’at-tenzione e l’affetto paterno nutrito per lanostra città.In occasione del pontificale per il patronoSan Tommaso il 3 luglio 1984 disse: “Cer-cate sempre le vostre comunità e amatele:anche se avete un parroco che fa rabbiaperché non si muove, dei responsabili cheinvece di attirare respingono, amate sem-pre le vostre comunità e non allontanateve-ne. Solo in comunità si può scoprire Cri-sto”.Il discorso comunque non è quello di esa-minare eventi e aneddoti e scritti fini a sestessi, ma chiederci se il suo messaggio ciha fatto crescere come comunità cittadinaed ecclesiale. E oggi possiamo dire che ilsuo messaggio è vivo, che il seme sparso ha

dato frutti, che non è più l’ora delle sterilinostalgie pur venate dalla malinconia, mail momento di una forte presa di coscien-za e di maturità cittadina.

AGOSTINO PICICCO

COMUNE DIGIOVINAZZOIN OCCASIONE DEL 20°

ANNIVERSARIO DELLA MORTE

DI MONS. ANTONIO BELLO,LA S.V. È INVITATA ALLA PRE-

SENTAZIONE DEL VOLUME

Nel riverbero di cento idealiSpessori di umanità nel magi-stero del vescovo ToninoBello(Ed Insieme)di AGOSTINO PICICCO

Intervengono con l’Autore:TOMMASO DEPALMASindaco

ENZO POSCAAssessore alla cultura

GIANCARLO PICCINIPresidente Fondazione donTonino Bello

Modera:RENATO BRUCOLIDirettore ED INSIEME

Sabato 6 aprile 2013 – ore19.30Sala San Felice – Giovinazzo

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IL MAGISTERO FECONDO DI DON TONINOCHE HA ANCORA TANTO DA DIRE A TUTTIMi hanno incuriosito i temi dei capitoli di questo volu-me di Agostino Picicco relativo all’umanità del Vesco-vo, anche perché mi hanno riportato alla mia personaleesperienza di Vescovo, lunga e variegata nel ministero enei diversi incarichi. Ora, da Arcivescovo emerito, nonpiù troppo preso dalle molte preoccupazioni del mini-stero, ma sempre occupato nella Chiesa e per la Chiesa,tempo ricco di incontri, di colloqui, di predicazione, vivola mia umanità in relazione con l’umanità di tanti.Conosco la passione dell’autore già da diversi anni neldivulgare la figura del suo don Tonino, Vescovo dellasua adolescenza in Puglia. Agostino stesso negli annidell’episcopato milanese mi ha sempre informato e do-cumentato sugli scritti che man mano produceva relati-vi alla figura del Vescovo Tonino Bello, e in verità anchesu altri scritti che lo vedono nel tempo libero fecondoscrittore sui temi che sono gli amori della sua vita: l’Uni-versità Cattolica, l’amicizia, l’associazionismo pugliese,argomenti della sua vita sociale, sui quali spesso mi haaggiornato quando ci vedevamo in Duomo durante ilsuo servizio come componente della comunità di SanGaldino.Dicevo che mi ha incuriosito il tema di questo volume:non si tratta del classico studio o di una raccoltaaneddotica su aspetti particolari del magistero di un Ve-scovo (su cui pure Picicco è intervenuto e io stesso ave-vo scritto, qualche anno fa, la prefazione al suo volumeA Sud l’orizzonte si è schiarito evidenziando un magi-stero alto che dal Sud giungeva fino al Nord) ma si trattadi un argomento che in qualche modo tocca ogni Vesco-vo e ogni uomo.Mi ha fatto piacere leggere in queste pagine come unlaico consideri la figura del Vescovo, cosa si aspetti dalui, come si lasci coinvolgere dal suo messaggio, in chetermini ne ritrovi la paternità e la capacità di indicaremete e ideali sempre più alti. È un segno bello di quel

legame che coinvolge tutti nella comune responsabilitàsulla Chiesa e sulla ricerca di quel bene che il Signorepredispone attraverso la sua Parola, il suo Vangelo, la li-turgia e la carità.Mi hanno toccato le pagine relative all’attività di governodi un Vescovo. Vi traspare la sua umanità, il suo caratteree la capacità di relazione, prima ancora che la conoscen-za del diritto e dei problemi. In particolare ho apprezzatola testimonianza su come il Vescovo Tonino Bello viveval’amicizia come stile di vita e non come un privilegio of-ferto a pochi, la sua felicità, la solitudine in cui si immer-geva come necessità vitale per predisporsi all’incontro colSignore; da lì scaturiva il suo rapporto con la gente, lacorrispondenza, il confidarsi. C’è poi la fedeltà, filo rossodel rapporto con tutti e caratteristica forte del suo mini-stero. Conoscevo personalmente don Tonino, anche amotivo del mio servizio come Segretario della Conferen-za Episcopale in quegli anni e, dopo la sua morte, ne hosempre sentito parlare dai pugliesi a Milano.

20 senza don tonino

di Dionigi Card. Tettamanzi*

9 APRILE 2013

Ho ritrovato in questo volume aspetti che conoscevo,altri che intuivo e altri ancora che ignoravo e che mihanno edificato: il suo eloquio caldo, carico di metafo-re, di immagini, di incoraggiamenti, mi ha fattoriassaporare aspetti di vita intessuta di gioia e passioneanche per le piccole cose della quotidianità.Penso che il Vangelo abbia esaltato l’umanità di mons.Bello, il suo rapporto con la gente, in particolare con igiovani, con i poveri e con i sofferenti. Ho notato lasua grande tenerezza leggendo dei suoi incontri nelleparrocchie, le visite a sorpresa, l’attenzione verso i par-roci, i preti giovani, i collaboratori, l’additare il giova-ne in carrozzella attorniato da amici in parrocchia comesegno concreto di testimonianza di carità nella comu-nità.Posso davvero dire che leggendo queste pagine ho ri-trovato nella vita di mons. Tonino Bello la centralitàdata al Signore e ho rilevato che il percorso della suagrande umanità è illuminato dalla fede coerentementepensata e vissuta. Egli è riuscito a colmare l’attesa chela gente ha nel cuore offrendo il Signore Gesù comeunica piena risposta.In tal senso il mio apprezzamento per questo volumedi Agostino Picicco, con un duplice augurio: all’autoredi continuare a scrivere da laico su questa figura e ailettori, in particolare ai miei confratelli, di valorizzarequesto maestro di spiritualità e di umanità, il cui magi-stero fecondo ha ancora tanto da dire a tutti.

*Arcivescovo

emerito di Milano

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11 APRILE 2013

Di spessore fu la normativa sulleconfraternite di don Tonino. In particola-re ricordo la problematica della preceden-za fra le confraternite di Molfetta che sirichiamava a diritti e consuetudini lontanenel tempo. Don Tonino stabilì alcune so-luzioni (rotazione per ordine alfabetico,turnazioni annuali…) ma ricordò che quan-do il problema fu posto a Gesù «tagliò cor-

to dicendo che la logica del Regno prevedeva che gli

ultimi sarebbero stati i primi e i primi sarebbero

stati gli ultimi rovesciando così gli schemi delle

graduatorie umane».

Il 9 febbraio 1986 nel promulgare lo sta-tuto dell’arciconfraternita di Santo Stefa-no in Molfetta, dopo averne descritto l’iter,chiese ai confratelli di «tradurre nella prassi

quotidiana, le linee di tendenza, da voi stessi indi-

viduate, del presente statuto». E concluse invi-tando a ispirarsi più che a uno statuto dicarta, «a quello che la voce del Signore, i bisogni

della comunità ecclesiale, i gemiti della storia quo-

tidiana e l’implorazione dei poveri scriveranno nei

vostri cuori».

La questione dello svolgimento del fune-rale dei confratelli presso la parrocchia enon presso la chiesa del sodalizio rivelò ladelicatezza del vescovo nel non imporrela sua idea e nel richiamare, più che la nor-mativa canonica, i documenti sull’impor-tanza della parrocchia quale «luogo primario

di aggregazione, di comunione, di sintesi pastora-

le. Gli altri raggruppamenti, associazioni eccle-

siali, microrealtà di base... hanno senso solo se ger-

mogliano su una cultura di comunione e vedono la

parrocchia come ‘comunione di comunità’. Diver-

samente, avremo frantumazioni per pochi intimi,

chiesuole simili a ‘clubs privati’, aridi ghetti, ‘man-

sarde’ liturgiche, dove ognuno si segrega per consu-

mare minuscoli banchetti, sia pur prelibati, ma

che nulla hanno a che fare con la convivialità delle

differenze». Richiamava le indicazioni deipadri spirituali, i problemi spiccioli checerte prese di posizione dei confratelli cau-savano.In maniera quasi ironica diceva ancora: «So

bene che voi, resi esperti di diritto canonico, avete

pronto il paragrafo 2 del canone 1177 che dice: ‘?

consentito a ciascun fedele, o a coloro cui compete

provvedere alle esequie del fedele defunto, scegliere

un’altra chiesa per il funerale, con il consenso del

rettore di questa e avvertito il parroco proprio del

defunto’. E così pensate forse di mettermi a tacere.

Io, però, pur lasciando intatto questo diritto di

‘scelta’, potrei vietare al rettore della chiesa di dare

tale consenso, a meno che non si tratti di chiesa

parrocchiale e il defunto faccia parte di quella par-

rocchia ….

Ma a questi espedienti io non ricorro, non solo

perché potrebbero avallare l’idea che, gira e rigira,

chi comanda ha sempre ragione; ma soprattutto

perché io non voglio comandare: voglio solo

persuadére. E mi sembra che nasca dal desiderio

di persuadére l’atteggiamento di un pastore che

vuole educare la sua gente alla ‘comunione’ non a

forza di decreti o di ordinanze, ma sulla base di

convincimenti profondi».

L’8 dicembre 1986 scrisse alle confraternitedi Giovinazzo sulla disciplina del rito delfunerale. Lo spirito era sempre pastorale.Invitava a far sì che la partecipazione aifunerali non avvenisse per motivi econo-mici, che i confratelli non si mettessero afumare e a chiacchierare fuori dalla chiesamentre si celebrava la messa. La presenza

non doveva essere motivata dal gettone indenaro, era altresì opportuna la compostez-za durante il rito con partecipazione attiva,attenzione alla liturgia e adeguamento ai se-gni dei tempi (se il corteo funebre rallentail traffico della città è anche vero che di-strae chi lo compie e allora è meglio che ilrito esequiale termini in chiesa e qui vengareso il cordoglio ai parenti in un luogo che«amplifica e rende limpide la speranza cri-stiana e la serenità pasquale contenute neiriti liturgici»). Chiudeva con la consapevo-lezza di essere «educatore della fede» e l’as-sicurazione che il vescovo sarà sempre vi-cino per stimolare le occasioni di crescitacomunitaria e personale.Il 25 marzo 1987 scriveva circa un altroproblema confraternale: alcuni amministra-tori laici di chiese, confraternite, associazioniricevevano offerte destinate alle celebrazionidelle messe che gli stessi poi passavano aicelebranti. E allora il vescovo a spiegare ilsignificato dell’obolo per la messa, che vapreservato da ogni ombra di sospetto oda superficialità e mancanza di riserbo, an-che per evitare di far passare l’immaginedella messa sottoposta a «prezzo di listinosoggetto a oscillazioni di mercato» e a me-diazioni inopportune se non ambigue. Ci-tava sì i quattordici canoni in materia (945-958) del codice di diritto canonico, ma ar-gomentava che non si trattava di sfiduciaverso i laici, ma di allontanare ogni sospet-to di una analogia con un rapporto com-merciale tra offerente e sacerdote.

AGOSTINO PICICCO

20 senza don tonino

QUANDO DON TONINO VIETÒ IL GETTONE INDENARO AI CONFRATELLI DURANTE IL FUNERALE EALLA MESSA SOTTOPOSTA A «PREZZO DI LISTINOSOGGETTO A OSCILLAZIONI DI MERCATO»

STRALCI DAL VOLUME «NEL RIVERBERO DI CENTO IDEALI» DI AGOSTINO PICICCO

DIRITTO E CONFRATERNITE

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13 APRILE 2013

20 senza don tonino*DI DON PAOLO TURTURRO

PRETE ANTIMAFIA

ogni mattina sei il sorriso della mia giorna-ta. La tua foto è sul mio comodino assie-me al volto santo. Sai quel volto mi è mol-to caro. Ha il setto nasale rotto, come ilmio. Ai piedi del letto mi metti in piedi,ricordando in piazza Duomo a Giovinazzola tua vibrante Parola: «Giovani, in piedi. Gio-vani dinanzi a voi c’è un barca, una vela spiega-ta». Qui, in piazza Duomo, gremita di gio-vani attenti alla tua parola di fuoco. Qui, inpiazza Duomo, a ricordare quel crocifisso:«Collocazione provvisoria». Qui, in piazza Duo-mo, a ricordare il cammino quaresimale:«Dalla testa ai piedi». Da Mercoledì delleceneri a Giovedì santo, dove l’acqua puri-fica non solo i piedi. Qui, in piazza Duo-mo, a sentirti con le mie spalle addosso alcampanile, perché non c’era posto in quel-la piazza del paese, dove non solo le cam-pane suonano a festa. Qui, in piazza Duo-mo a svegliare i giovani a non bere a fon-tane inquinate, a cisterne screpolate. Qui, inpiazza Duomo, a svegliarci assieme nellaPasqua del risorto. Poi ti ho incontrato nelpalazzo vescovile. Che sorpresa! Lo Spiri-to del Signore è sempre una novità. Haitrasformato una curia in casa di accoglien-za. Non bastano le mille lire per accogliereVincenzo, Alberto, Giovanni, i pazzi dellestrade dei nostri paesi. Non bastano i ren-diconti dell’8 per mille per togliere dallastrada i barboni. E le prime comunioni delpaese? Prospettavi in quel nostro incontrole prime comunioni come dei veri cenacoli,dove davvero il denaro della borsa diGiuda era escluso, proibito nel cenacolo del-l’amore di Cristo. Quanto cammino, carodon Tonino, ancora da fare nella nostrachiesa! Quante volte mi è tornato in mente,in questi 12 lunghi anni di calvario, la tuacroce «Collocazione provvisoria». Sì, è propriovero, caro don Tonino, il dolore è sempreprovvisorio, non è affatto eterno. La gra-zia è meravigliosamente eterna. Mi sonovestito tante volte, nella Messa Crismale,

con il grembiule della chiesa. Quel grem-biule me lo hai affidato nella notte diSarajevo, quando disubbidivi alle armi equando sotto le bombe che cadevano lun-go il treno dei dissidenti, tu ammonivi tuofratello: «Perché venire fin qui, a Sarajevo, pernascondesi e proteggersi dalle bombe? E’ la sicu-rezza di Cristo in croce che ti ha fatto disubbidirealle guerre. Abbiamo seguito con coraggio il gridodi don Milani e don Mazzolari: Obbedire non èpiù una virtù». Quella rinuncia di Cristo Gesùall’estrema ratio sulla croce, ti ha osato tan-to, da donare un segno di conforto a chi sitrovava sotto le bombe. Ci hai insegnatocon solo con le tue parole di fuoco, macon la vita delle tue notti oscure. Ci hai in-segnato non più a presentare i segni dellapotenza dei cristiani, ma la potenza dei se-gni dell’accoglienza, della liberazione daogni guerra. La potenza dell’amore e dellavera giustizia verso i poveri e verso gli ulti-mi. E’ stato un lungo viaggio a venire atrovarti al cimitero. Da Bari a Lecce. DaGiovinazzo ad Alesano. Quante lacrime hoversato su prato della tua tomba, dove orafioriscono non solo le margherite. Qui,ancora in piazza Duomo, la vela della chie-sa della nostra diocesi prendeva il largo emai distanza da Cristo Gesù. Ci hai vestitidi una stola lunga secoli di perdono. Ci hainsegnato a prendere il largo dalle cose dellaterra per respirare già di cielo. E’ ancoraqui, con me, la tua stola. Nel tuo silenzioho appreso che bisogna amare la chiesa finoin fondo. Fino all’orlo le giare della nozzedi Cana sono state riempite. Fino all’orlola nostra vita per il Signore. Fino al marti-rio dello spirito. E così ci scrivevi: «Amare,voce del verbo morire». Non mi scosto da Cri-sto. Non prendo distanze dalle sue beatitu-dini. Ho preso distanza da tempo dallachiesa metafisica per pregare e lavorare nellachiesa della strada. I tuoi occhi hanno tra-sfigurato noi sacerdoti a elevare sguardi tra-scendenti, oltre le spalle di ogni persona.Ma a sera a riposare sulle spalle di Cristo.

Io conosco ora le spalle di Cristo. Io sonoora quella pecora sulle spalle del Maestro.Non voglio più scendere e non voglio piùuscire dal cenacolo del Suo amore. Memori,come affermavi che Tommaso, il didimo,era il forte della fede. Fuori del cenacolo ilmale impera ancora tre ore, «da mezzogiornoalle tre si fece buio sul tutta le terra». Poi il malenon ha più potere. Poi la luce vince le tene-bre. Sì, è proprio vero, le tenebre non pos-sono vincere la luce. Ce l’ha insegnato sanGiovanni nel suo prologo. Quante volte tiabbiamo visto venire, qui a Giovinazzo, conla tua cinquecento? E tutti gridavano di me-raviglia: «E’ il vescovo! E’ il nostro vescovo!». Soche hai molto sofferto nelle tue notti oscure,lontano dalla tua cattedrale, dalla tua casa-diocesi. Ho sfogliato e risfogliato per me lepagine delle tue notti oscure. Forse hai sof-ferto più per i sorrisi sornioni dei prelati cheper la tua malattia. Qualcuno ha pure prega-to: «Ad pestum et ad bellum, libera nos, Domine».L’allusione, caro don Tonino, tu l’hai capita.E nel silenzio hai offerto al patibolo di Cri-sto la tua passione. Le tue pagine, le tue pre-ghiere, ti assicuro, sono in tantissime sacrestiedel mondo. Non solo pubblicate dalla sanPaolo. Tanti, non solo preti, pregano con letue pagine, adorano il silenzio dell’adultera,il silenzio della samaritana, le lacrime di Pie-tro, che ancora oggi scendono dal nostrovolto. Tanti siedono ancora su quella sediadi Giuseppe, piallata dalle carezze dello spo-so di Maria e presentata ad Assisi, nel con-vegno di tanti giovani. Molti di noi non sie-dono su poltrone. «Anche se i vostri peccati fos-sero rossi come porpora…Chi veste la porpora?Saranno bianchi come la lana… Chi veste la lana?Il buon Pastore. I veri pastori della chiesa». Carodon Tonino, è già sera. Spengo il lume delmio comodino e tu ancora mi sorridi, al-zando lo sguardo al Signore della vita. Il voltosanto mi assicura la sua pace. Domani apri-rò i ricordi della casa dei giovani, dove donMichele tuo e mio carissimo amico ha do-nato non solo i passi a stampelle ma il cuo-re.

Carissimo don Tonino,

TUO PAOLO

LETTERA A DON TONINO

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15 APRILE 2013

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PAPA FRANCESCO

dipingila pace

*DI DON PAOLO TURTURRO

Ho un grande sogno: la santità, un dono per tutti. Ridurre la san-tità al privilegio dell’altare è restringere a nullità lo Spirito Santo.Non c’è differenza tra un santo e un peccatore qualora tutti e duealla fine facciamo la volontà di Dio: uno da santo e l’altro dapeccatore convertito. Opera il Signore dentro di noi. Fuori di Luiviviamo in un traffico di mente da smarrire il discernimento. Sonofuori dal traffico degli intrighi e degli inganni. Sono fuori dal traf-fico di ogni diplomazia. In certe assemblee liturgiche è fuori usola Spirito Santo. Senza di Lui ogni uomo ha il cervello fuori servi-zio. Lo Spirito Santo illumina nell’apertura al creato, all’umanità, alsingolo uomo oltre 360 gradi. Non è più concepibile un conclave.A chiave chiuse. Non si può chiudere la mente con una chiave. Siail monito del cardinale Angelo Sodano all’elezione del Papa del cuo-re, del Papa generoso, che sappia amare tutti, che sappia accoglietutti, nessuno escluso e non solo a parole. Mi avvio oltre la mente.Mi avvio con i sandali dello spirito. E sento Francesco I che pregacon i fedeli della sua diocesi, Vescovo di Roma. E sento France-sco I che chiede la preghiera dei fedeli, perché il Signore lo bene-dica. Non abbiamo mai visto sulla loggia di Pietro un Papa inchi-narsi per ricevere la preghiera della chiesa di Roma e del mondo.Il vescovo di Roma che porta un semplice bouquet di fiori aSanta Maria Maggiore. Non ti farò una domanda su quello chehai detto e fatto nella tua vita per sapere se sei d’accordo con ipoveri. Già conosco la tua risposta. La gioia è la Pasqua del Si-gnore che vuole cenare con i poveri e con gli ultimi. E’ la gioiadella Pasqua che il buon Pastore si spogli delle cerimonie per ve-stirsi con il grembiule della chiesa. E’ la gioia della Pasqua il Pasto-re che veste lana bianca come nel grido di Isaia, se i vostri peccatifossero rossi come porpora… Chi veste la porpora? Diventanobianchi come lana… Chi veste la lana bianca, se non i veri pastori.E’ la gioia della Pasqua il pastore umile e semplice che ci sorreggecon la sua preghiera. E’ la gioia della Pasqua il buon Pastore cheha in mano la forza dell’orazione per colpire e frantumare gliintrighi delle curie. E’ la gioia della Pasqua il buon Pastore che siinvigorisce di sapienza del cielo e non della sapienza fatua dellaterra. E’ la gioia della Pasqua il buon Pastore che umilmente di-chiara di venire dalla fine del mondo. Sì, è finito il mondo di unostato che non ama più i suoi cittadini. Sì, si è aperta la griglia deisospetti, è svanita la morte della chiesa. E’ la gioia della Pasquacamminare a piedi assieme per le vie della gente, assieme per im-boccare la via del cenacolo dell’amore per tutti, assieme per le viedi una vera fratellanza, assieme per la via di un nuovo calvario che

sul suo monte splende soltanto la gioia della risurrezione. Santità,portaci sulle vie del ritorno di Emmaus al cenacolo aperto pertutti i popoli della terra. Santità, Francesco, portaci nel cuore deltabernacolo, nel pane fragrante del Risorto per tutti i popoli dellaterra.

Francesco, non a caso hai scelto il nome del poverello d’Assisi. Inte siamo il pane dei poveri. In te siamo un’eucaristia di cui tutti sipossono nutrire. In te siamo non più una fabbrica di ostie ma unpane divino per tutti. Francesco, ripara la chiesa non più con lepietre preziose della terra ma con il ricamo delle nostre pietrericevuti in faccia, quali gemme dello spirito per lo splendore dellastessa chiesa di Cristo. Francesco, costruisci la chiesa con i carismidello Spirito Santo. Francesco, portaci sul Tabor e trasfigura i no-stri occhi a vedere il volto di Gesù, nostro unico e buon Pastore.Francesco, conducici silenziosamente al pozzo di Giacobbe, persentire ancora fortemente dentro il nostro spirito di adorare Dioin Spirito e Verità. Francesco, tuffaci nella piscina di Siloe per pu-rificarci e ossigenarci di vera fede. Francesco, accompagnaci sullestrade del mondo per salvare ogni adultera lapidata dai nostricervelli. Francesco, scoperchia non solo il tetto delle nostre case,delle nostre chiese, ma il soffitto della nostra testa per assolvere inostri e i peccati del mondo e gioire di essere amati per sempreda Cristo Gesù. Francesco, portaci nel deserto della nostra mente,perché il cilicio del nostro silenzio, ci faccia scoprire lo stupore diDio che ci ama e salva tutti. Francesco, portaci nel cenacolo dellavera fratellanza mondiale, dove ogni popolo, che ha ricevuto dasecoli la rivelazione di Dio nostro Padre, si scopra vero figlio diDio. Francesco, apri non solo i nostri occhi a stupirci di Dio inogni nostro fratello e in ogni nostra sorella. Francesco, la tua manoci sostenga e ci stringa forte nell’agave della santissima Trinità, co-munità aperta a tutti i popoli della terra.

«Ripara la chiesa non più con lepietre preziose della terra ma conil ricamo delle nostre pietrericevuti in faccia»

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*PRETE

ANTIMAFIA

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Sala S. Felice gremita fino all’ultimo posto, c’era davvero moltaattesa il 2 marzo u.s. per questo quinto appuntamento di comu-nicazione istituzionale, dopo l’interruzione forzata dovuta allasosta elettorale. Tavolo a tre per l’assenza dell’assessore Pansini(per la perdita della madre), dell’assessore Piscitelli (indisposi-zione) e dell’assessore Stallone (impegnato nella fortunatissimatrasferta a Trieste per la promozione del nostro olio). E’toccatoal Sindaco fare un report anche per gli altri dell’attività ammini-strativa in questo lungo periodo. A parte il rinforzo della piantaorganica del Comune con l’assunzione (probabilmente part-time)di un dirigente per il settore Servizi alla Città, ecco qui di seguitouna panoramica almeno delle cose più importanti:

ASFALTO S.S. 16 (TRATTE GIOVINAZZO – S. SPI-RITO, GIOVINAZZO - MOLFETTA). Tratte strategicheper il piano estivo di rilancio delle tante attività turistico ricettivedei due lungomari (con parcheggi gratis) e lungo tutto il percor-so, «dopo decenni» e senza ulteriori indugi, il manto stradale «saràripristinato in meno di un anno» - precisa il sindaco Depalma - «e nonper il Giro d’Italia, come qualcuno va dicendo». Più che evidente chesoprattutto quei pochi chilometri verso S. Spirito sono stati rite-nuti urgenti perché determinanti per la rivalorizzazione della zonaEst di Giovinazzo e per riattrarre a noi quella importante fettadi visitatori del capoluogo persa per le condizioni deprecabili diquella strada. Opere queste, insieme a quelle per lo smaltimentodelle palme, appena assegnate ma con forti ribassi sull’importodella base d’asta e risparmi notevoli (in totale circa 100.000 e.).«Soldi ricavati da una leale competizione – ha dichiarato soddisfatto ilsindaco – che ora potranno essere destinati ad altri lavori sui due capitolidi spesa».

MERCATO GIORNALIERO E MENSA SCOLASTI-CA. Tanto rumore per nulla, l’ispezione ufficiale dell’ ASL si èconclusa con la prescrizione di sostituire 2 tombini in pvc conquelli in ghisa (?!). Stessa cosa per la Mensa dove tutto è risultatoregolare, salvo i circa 3000 pasti (regolarmente pagati) che sisono dovuti buttare a causa del panico prodotto dallaingiustificabile amplificazione che i media hanno fatto di «voci»che nessuno si è preoccupato di verificare. «Nessun accenno però daparte loro agli ora finalmente bagni degni di tal nome» e al riordino fatto

per gli spazi del mercato, con tanto di sanzioni «per i furbi».

ATTIVITÀ COMMERCIALI. «Dalle verifiche effettuate» -questo il quadro riportato dal primo cittadino – «si è potutoappurare che molte attività commerciali si sono rivelate morose, e perciòhanno ricevuto l’avviso che se entro 30 giorni non regolarizzeranno la loroposizione partiranno tutte le procedure per una revoca delle autorizzazionicosì come previsto dal regolamento». In corso, comunque, anche unadeguamento del regolamento del mercato giornaliero e, en-tro settembre, di quello settimanale.

PUG (PIANO URBANISTICO GENERALE). Ovvero«lo strumento che una volta che sarà affinato, adottato e deliberato permet-terà di poter riordinare tutte le vicende urbanistiche (dai confini di SantoSpirito e Molfetta e dalla costa alle FF.SS.) e potrà soprattutto tentaredi normare nei limiti del consentito» anche la spinosa questione dallazona D 1.1 (Zona artigianale) «Un pasticcio ereditato – semprecosì il sindaco – a cui si sta cercando di dare risposte serie econcrete…soprattutto per quei cittadini che le stanno legittimamente aspet-tando» e che non solo sono vittime di una situazione dramma-tica ma adesso vivono pure dilaniate dai dubbi per la ridda diteorie contraddittorie o strumentali che circolano sulle possibilisoluzioni del problema. Di qui l’affidamento da parte dell’am-ministrazione ad un soggetto terzo rispetto a qualsiasi forma dicondizionamento o pressione e con una autorevolezza al difuori di ogni sospetto; ma che, soprattutto, potesse essere ingrado di trovare tecnicamente una quadra legale a tutto. Nientedi meglio, dunque, della Università di Bari e con il preciso man-dato di elaborare un piano che «utilizzando anche quel poco di buonoche era stato impostato nel vecchio DPP» possa essere licenziato rela-tivamente a breve «e, per di più, con un notevole risparmio di danarooltre che di tempo».

P.C.C. (PIANO COMUNALE DELLE COSTE). E’ diqueste settimane «l’incarico da assegnare a studi competenti per redigereil piano delle coste limitatamente alla gestione delle attività commerciali suaree demaniali (e pertinenze), e cioè chioschi, strutture, tettoie…». Temadivenuto rovente «per i tanti investimenti fatti in questi anni in manie-ra maldestra – lamenta Depalma - perché magari anche stimolati datecnici scorretti» e che hanno portato alla realizzazione di «cose

RIVOLUZIONE VERDE DEL PIANO DELTRAFFICO. IL CAFFÈ IN PIAZZA PER GLIAUTOMOBILISTI COSTERÀ 2 EURO INPIÙ. ECCO IL REPORT DEL SINDACOTOMMASO DEPALMA

GIOVINAZZO CHE VERRA’palazzo di citta’

FOTO E

SERVIZIO

Enrico

Tedeschi

17 APRILE 2013

palesemente irregolari» e ad una situazione paradossale che però vaadesso assolutamente «normata una volta per tutte». In poche pa-role, e al di là degli esiti di alcuni ricorsi presentati al TAR, sanareil sanabile (dove e se possibile) e comunque implementare atti-vità che migliorino l’appeal della nostra costiera ma solo nel pie-no rispetto delle regole e degli adempimenti previsti dalla legge.L’unica maniera, questa, per scongiurare di dover vivere in quelcono d’ombra di «diffusa illegittimità» che potrebbe tenere sottoscacco contemporaneamente Amministratori e onesti cittadiniche «se devono fare un investimento per il loro futuro» hanno quantomenoil sacrosanto diritto di poter lavorare serenamente e senza teme-re ricatti o dover essere grati a nessuno.

QUESTIONE SUAP (SPORTELLO UNICO ATTIVI-TÀ PRODUTTIVE). Solo le proposte «inchiodate da vecchiadata» sono circa una ventina, pur tuttavia l’attuale Amministra-zione ha dato mandato, con un atto di giunta, al dirigente pre-posto di approfondire il contenuto di tutti i vari Suap per poiprocedere ad una valutazione congiunta con i diretti interessati edecidere se far andare avanti o meno i progetti. Qualche criticitàannunciata per i troppi Suap interessati alla fascia costiera a po-nente, anche nella considerazione che quest’ultima rientra di fat-to nella materia specifica del PUG che si spera al più presto dilicenziare e tenendo pure presente che il Suap è uno strumentoche si può utilizzare soltanto in casi particolari e in assenza di unpiano regolatore attivo.

PIANO DEL TRAFFICO. Andrà a normare tutta la zonadel Centro, la ex ZTL «Quattro fontane», i due lungomari enaturalmente il Centro Storico. Un piano organico già prontoma che sarà comunque presentato ai cittadini entro questo meseper valutare l’opportunità di qualche eventuale «limatura» poichéè intenzione dell’Amministrazione licenziarlo entro aprile. Dopo«il primo tempo di ciò che è accaduto in Piazza» comunque qualcheanticipazione il primo cittadino la fa: nei mesi estivi il lungomare

di ponente sarà pedonale per buona parte della giornata «ancheperché speriamo che in quel periodo le pale meccaniche siano già al lavoro»(per sistemare la costa a rischio di crollo ndr); per i residentiZTL abbonamento di favore (10c. al giorno) e grattino “gra-duato” per gli altri (al centro 2 eu./h). Insomma per «il sindacodi tutta la città», come nella circostanza si è definito, anche se «ilcaffè» ‘n mezz o Burg’ costerà caro se ci vai con la macchina, incompenso, grazie ai pigri, lavoreranno un po’ di più anche glialtri bar ed esercizi del paese. Ma è proprio partendo dal Cen-tro «e con un piccolo, salutare cambiamento di abitudini dei cittadini» cheil suo sogno di trasformare Giovinazzo in una appetibile SlowCity può divenire concretamente possibile. Anche circa il «ildolore di pancia» adesso lamentato da qualche commerciante dellaPiazza e dintorni, è più che sicuro il Sindaco che «grazie a questastrategia» il malessere temporaneo di oggi potrà in breve tem-po trasformarsi in un benessere mai conosciuto prima. E nonsolo per loro ma per tutta la città.

SICUREZZA E VIDEOSORVEGLIANZA. Come pur-troppo (per loro) ci insegnano molte realtà anche vicine, Sicu-rezza e Turismo sono un binomio che non si può assoluta-mente scindere. E poi con i tempi che corrono è già assai quan-do si riesce a parlare di (relativa) sicurezza. Anche se rispetto alresto dell’hinterland Giovinazzo potrebbe ritenersi quasi fortu-nata, Tommaso Depalma una sua ricetta per rendere ancor piùsicura la nostra città sembra però averla trovata e ne ha datol’annuncio: «Fra un po’ licenzieremo il provvedimento per dotare la cittàdi un apparato wireless che non solo permetterà di utilizzare la rete per ilsistema informatico e telefonico del Comune ma ci consentirà di gestire trale 10 e 20 telecamere di videosorveglianza (inizialmente nei punti piùnevralgici della Città e nel Centro Storico anche per la viabilità) per poiestendersi progressivamente dove ritenuto necessario. Un sistema questo,non solo autofinanziato, ma che consentirà addirittura un risparmio per lecasse comunali di 16.000 euro all’anno poiché, a fronte di spese correntiper telefonia e rete intorno ai 64.000 euro il noleggio verrebbe invece a

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costare, standoai conti fatti, cir-ca 48.000 euro.Con il resto ce nepossiamo ancheandare a cenatutti quanti!».Ridono e ap-plaudono tut-ti alla battutafinale del sin-daco, ancheperché sequanto da lui anticipato diverrà presto operativo, quel bisognodi maggior sicurezza che tutti comunque invocano da anni saràforse finalmente soddisfatto.

Rimandando ad un prossimo numero gli approfondimenti ne-cessari, doveroso almeno un accenno agli altri temi annunciati:Piano triennale delle Opere Pubbliche (è pronto ed andràin giunta non appena possibile); Gare d’Appalto (senza ulte-riori proroghe a breve partiranno le gare per la manutenzionedel verde pubblico, per quella stradale ed edile, per le puliziedegli uffici…); cosiddetto Centro Civico, ovvero l’inutilizzatorudere della 167 (si sta cercando di cedere la struttura alla ASLper farne una piccola Cittadella della Sanità che comprendesseCPT, SERT, SIM e la Farmacia ubicata nel V. Emanuele, cen-tralizzando così tutti i servizi e liberando sia l’Istituto che tuttal’area dell’attuale pronto soccorso interessata dai progetti di svi-luppo previsti per la maglia C2); Area ex-AFP (assegnata lagara ai vincitori del ricorso al TAR, salvo eventuali strascichi,entro sei mesi sarà pronto il progetto e si potranno mettere abando le opere per la bonifica e la valutazione del reale tasso diinquinamento residuo anche ai fini di una opportuna tipizzazionedi utilizzo nel quadro del PUG); Campo Sportivo RaffaeleDe Pergola (si sta lavorando intorno ad un progetto per lariqualificazione ed una trasformazione polifunzionale della strut-tura per ospitare anche eventi spettacolari extracittadini); Poli-tiche Sociali (colmato il gap “ereditato” di bilancio con l’IMUsulla seconda casa si è potuto, soprattutto grazie allo straordina-

rio impegno del vice-sindaco Michele Sollecito, non solo assol-vere a tutte le richieste di contributi presentate nel 2012 ma per-sino a quelle inevase del 2010 e 2011. In più con la collaborazio-ne di alcuni privati si è pure potuto evitare che qualche famigliadi nostri concittadini finisse all’addiaccio); Politiche Ambienta-li (firmata la convenzione con l’AMPANA, le guardie ecozoofiledal 1° aprile potranno anche elevare sanzioni a chi non rimuovele deiezioni del proprio animale o a chi insozza e fa bivacco sullecoste e negli spazi cittadini; garantita una loro collaborazione, senecessaria, anche per altre attività pubbliche. Imminente la cam-pagna pubblicitaria per la sterilizzazione, ci sarà pure una modi-fica alla ordinanza 42 per individuare e colpire quanti sparganosostanze sospette sul territorio).

LA CULTURA…È UN’ALTRA COSA! Pur essendo già sta-to pubblicato un articolo il mese scorso, non possiamo non ri-tornare sull’argomento della polemica accesa dal PD e GD neiconfronti della gestione della Cultura, dal momento che il Sinda-co ha voluto cogliere questa circostanza per rispondere pubbli-camente, anche a nome della maggioranza, alle accuse mosse neiconfronti del suo assessore Enzo Posca. E, trattandosi oltretuttodi un esempio concreto di applicazione della sua personale lineaguida come amministratore ed imprenditore «fare meglio, spenden-do meno», lo ha difeso senza mezzi termini: «Hanno ragione quelli chehanno scritto che la cultura è un’altra cosa….se vogliamo confrontare quelloche hanno fatto loro in questi ultimi 3 anni con quello che ha fatto Posca inquesti 8 mesi , stiamo parlando dalla notte al giorno!...». E giù cifre sucifre, guardando il tabellone proiettato e commentando i daticon sapide battute: «Estate 2011- 46 eventi per 90.300 euro; Estate2012 - 63 eventi per 74.900 euro con un risparmio, dunque, dicirca 15.400 euro (e pure con eventi di grande qualità di cui si èparlato sui giornali); Festa di S. Antonio 2011 - 18.500 euro, quel-la del 2012 – 14.000 euro … E fermiamoci qui - altrimenti l’elencosarebbe troppo lungo e a senso unico - concludendo con lestesse parole usate dall’ass. Posca nel suo misurato intervento dichiusura: «Le cifre e i fatti parlano da soli». Per chi avesse residuidubbi c’è comunque una tabella a disposizione, la stessa che è staproiettata. Non avrà scusanti, così, il prossimo giornalista chevolesse ancora scrivere la sua su questa vicenda, perchè prima didarli i numeri li avrà almeno letti.

19 APRILE 2013

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21 APRILE 2013

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

NEL MONDO. Il Venezuela piangeHugo Chávez. La politica chavista ha fat-to sì che la povertà nel Venezuela diminu-isse di diversi punti percentuali, mentreanno dopo anno è cresciutal’alfabetizzazione. Requiem per HugoChávez. La nazionalizzazione del petrolioe altre mosse politiche socialiste, le belleparole nei confronti di Gheddafi avevanodiviso per anni il mondo intero. Chi l’haconsiderato come un dittatore, chi l’haparagonato a Castro, chi l’ha visto comeuna leader che ha saputo migliorare le con-dizioni di vita dei venezuelani. Sicuramen-te Hugo Chávez è stato un po’ di tutto. Inquesti 14 anni di potere abbiamo assistitoalle accese critiche da parte dei liberisti edegli americanisti, ma allo stesso modoabbiamo osservato come il Venezuela, eforse tutto il Sudamerica, sia entrato in unanuova fase della sua storia. In un mondooccidentale come il nostro dove l’econo-mia inciampa e dove la disoccupazione eil precariato crescono, viene da chiedersipiù di una volta che cosa, e non chi, siastato effettivamente Hugo Chávez. Senzacadere nei giudizi troppo affrettati. Intan-to «Habemus papam»: Papa Francesco. LaChiesa sembra voler ripartire dagli esclusi,dai deboli dispersi (e non dalla curia, dal-l’assemblea dei potenti). Se così fosse, lascelta sudamericana sarebbe chiara. Il nomescelto dal Cardinal Bergoglio rimanda di-rettamente all’alter Christus e, sinceramentevisti i tempi che corrono, non è un’ereditàda poco. I critici sono già pronti a spararesentenze. La disattenzione a Dio è dram-matica. Le idee non molte. Servirebbe dav-vero un nuovo inizio, come lo fu al suotempo Francesco per una Chiesa che, for-se, era messa peggio di oggi. Questo faben sperare.

IN ITALIA. Sono stati eletti i presidentidei due rami del parlamento Italiano, chevanno ambedue al Centro-Sinistra. Allacamera, una new entry, la neo eletta nellefile di Sel, Laura Boldrini ex portavocedell’alto commissario Onu per i rifugiati,ottiene il quorum per l’elezione alla quartavotazione. Una elezione,quella della came-ra, che possiamo definire scontata visti inumeri di maggioranza del Centro-Sini-stra. Al senato,invece, attuale punto debo-le del sistema di maggioranza relativa, vie-

ne scelto dai senatori ed al ballottaggio Pie-

ro Grasso, eletto nelle file del PD ed exprocuratore Nazionale Antimafia con 137voti. Dalla conta dei voti al Senato sorgo-no alcuni dubbi concreti che puntano subi-to su alcuni Grillini e con precisione 12 del-l’attuale coalizione di 59 senatori che sem-bra si siano sciolti come neve al sole votan-do Piero Grasso. Alla base dell’inciuciotargato cinque stelle la mera conta dei vo-tanti al senato. Subito la risposta di Grillo,fondatore del Movimento. Hanno traditoil mandato degli elettori. Ma cosa si aspet-tava Grillo, il fanatismo islamico dai sena-tori di primo pelo che Palazzo Madamafino a qualche mese fa lo vedevano solo intivù? Ne vedrete delle belle. Il tempo è ga-lantuomo.

A GIOVINAZZO. Qualcuno non cono-sce l’abc della democrazia partecipata. LaDemocrazia Partecipativa è intesa comepartecipazione aperta a tutti i cittadini (sic!)che possono formulare proposte ancheattraverso il ruolo delle associazioni nellagestione della cosa pubblica. Invece qual-cuno suggerisce che la democrazia parteci-pata è quella che si esercita solo se si com-pila un modello identificativo presso la sededi Giovinazzo Città del Sole. Forse loroavranno un posto al sole nella Democra-

zia Partecipata, gli altri, i non iscritti allaCDS o ad alcuna associazione, si meritanoinvece una democrazia partecipata Mi-

nore. Tant’è. Il sindaco il 2 marzo riferisceil rendiconto dei 9 mesi di governo e dellacittà del sole che verrà. Si prevede la rivo-luzione del traffico. Aspettate l’estate e ve-drete che Giovinazzo sarà una marina pe-

donale. Un po’ sul modello delle cittàromagnole. Che bello! Chissà quale pianodel traffico alternativo si inventeranno inostri tecnici alla viabilità per sentirsi unpo’ città a misura d’uomo. Il grattino inpiazza costerà 2 euro e i commercianti giàimmagino affileranno le armi! La città èaffamata. Non si muove foglia. Il PUG(Il Piano Urbanistico generale) in discor-danza con l’agire della vecchia amministra-zione è stato affidato ai consulenti dell’Uni-versità di Bari. Chissà quanto tempo aspet-teranno costruttori e proprietari di terreniper vedere le prime gru. Dicevamo, unacittà affamata dove non lavora più nessu-no. Ma qualcosa però si muove. Il futurosi chiama Piano Comunale delle Coste,ovvero il piano delle coste limitatamentealla gestione delle attività commerciali suaree demaniali in passato gestiti in manieramaldestra secondo il pensiero del sindacoDepalma grazie alla complicità di tecniciscorretti. Vedremo l’atto di indirizzo di n.6 istanze, tra cui 5 ricadenti tutte a ridossodella costa tra la località cala Arena e Tor-re Gavetone. Vedremo dopo aver fattotesoro della «lezione di urbanistica»nell’auditorium don Tonino Bellodell’integerrimo dirigente al settore Ezio

Turturro sulla successiva fattibilità. Vi ri-mando alla lettura della delibera di giuntan.40 per scorgere nomi e cognomi difuturibili fruitori del Piano Comunale delleCoste. Intanto alcuni giovinazzesi hannorivisto la toponomastica e intitolato più diuna via a Vito Favuzzi. Non hanno capitoche senza lui ci sarebbe un sogno in meno.Auguri, presidente del Consiglio!

[email protected]

VIA FAVUZZI DALL’AFPTRANQUILLI, la politica non c’entra!

22

Non è un partito, non è una setta segreta o l’antipolitica. Non èil movimento della protesta e chi lo ha votato non ha espressonessun voto di protesta. Il Movimento 5 stelle è l’espressionedell’attuale sentire comune della gente, di ciò che vediamo ognigiorno davanti ai nostri occhi, di persone che non hanno nessuntipo di futuro. Sono laureati, professionisti, operai, imprendito-ri, commercianti, lavoratori autonomi, casalinghe. Tutti con uncomune denominatore: quello di essere costretti a vivere allagiornata nella loro professionalità perché un posto fisso non cel’hanno e non l’avranno mai, non potranno mai dormire sonnitranquilli perché lo Stato mai darà loro una possibilità. Anzi!Continua ancora a corrispondere compensi elevatissimi ai pro-pri parlamentari, mentre si avvicendano le nebulose vicende diimbrogli e ruberie che vedono ai primi posti in classifica pro-prio loro, i politici con tutto il codazzo di Banche, Enti Pubblici,società più o meno legali, arresti eccellenti di onorevoli moltonoti.Anche Giovinazzo non si è sottratta a tale vento di un cambia-mento fin troppo sbandierato. «La stessa Amministrazione – rac-cogliamo il sentimento comune dei grillini locali - non ha ancora

colto questo desiderio infinito da parte della gente di azzerare un sistema che

continua ancora ad essere quello degli inciuci e degli aggiustamenti a favore

di quell’amico del cuore o di quella persona in difficoltà. Tant’è! Un anno fa

(che ora appare un secolo se misurato politicamente) la voglia di onestà e di

giustizia non era ancora entrata a piedi uniti nel nuovo sentire politico e,

volendo, si riusciva ancora a far passare dalle fessure del vecchio sistema

politico l’intento di insediarsi sul più alto scranno con i gropponi sulle spalle,

mascherati dal ventilato arrivo di un nuovo sistema (ma quale nuovo!).

Giovinazzo oggi non ha ancora nulla di concreto che ha smosso la realtà

economica del paese».

LA MARCIA DEI GRILLINI GIOVINAZZESI

Ma come nasce l’idea del gruppo in città? Il meetup Giovinazzo

Cinque Stelle è nato a fine novembre 2012 e i fondatori sonoGiuseppe Depergola, Mimmo Depergola e Angelo Raco.Subito dopo si sono uniti Domenico Perrino, Raffaele Ma-

glia, Angela D’Aquino, Nicola Pierro, Alessio Pierro e An-

tonio Calin.

La sede èsemplicemen-te online bastaiscriversi su www.meetup.com e cercare «Giovinazzo CinqueStelle», ogni settimana le riunioni si tengono nei garage degli atti-visti o nei luoghi pubblici visto che non si ha nulla da nasconde-re. Periodicamente si svolgono le riunioni provinciali e regionali.Il motto è dunque: largo alla trasparenza e alla partecipazione.Non esiste un organigramma perchè nell’ambito del movimen-to sono del tutto abolite le logiche tradizionali dei partiti. Nessu-na tessera dunque e nessun finanziamento, nessuna carica diretti-va. Solo ed esclusivamente donazioni volontarie,autofinanziamenti. Quanto è costata la campagna elettorale aGiovinazzo? Complessivamente 54 euro.«Inizieremo subito a predisporre sondaggi per capire quali sono le esigenze

dei cittadini giovinazzesi – esordisce Giuseppe Depergola – il no-

stro intento è partire dal basso per raccogliere firme e fare le nostre proposte

nel Consiglio Comunale, per cui occorre sempre il consenso democratico di

tutti».Oltre agli obiettivi previsti dal programma nazionale per la cittàdi Giovinazzo, i grillini hanno le idee chiare.«Innanzitutto piena trasparenza e comprensibilità degli atti amministrativi

– prosegue Alessio Pierro – e poi obiettivi ben delineati: per la

sicurezza proponiamo postazioni pattugliate nelle ore critiche ai quattro

accessi della città (via Molfetta, via Bari, sottopassaggio via Bitonto, caval-

cavia via Terlizzi) oltre al sistema di videosorveglianza; nel settore tu-

rismo proponiamo all’Amministrazione l’impianto di un servizio estivo

fisso per le spiagge pubbliche (controllo e pulizia), per la raccolta diffe-

renziata (maglia nera a Giovinazzo) si può attuare un servizio incenti-

vante per i cittadini che possa definitivamente spingerli verso comportamenti

responsabili, di talché il ritorno economico sarà un grande risparmio per le

discariche».E poi ci sono quei provvedimenti tanto esaltati anche nelle cam-pagne elettorali ma mai creati. Ad esempio i parcheggi in perife-ria e il servizio di bus navette per l’eliminazione delle auto nelcentro della città, iniziative turistiche di maggiore spessore e co-

NON HANNO UNA SEZIONE, SI RITROVANO

NEGLI SCANTINATI E SULLA RETE, HANNO SPESO

54 EURO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE: SONO

IL 2° PARTITO PIÙ SUFFRAGATO DIGIOVINAZZO CON IL 23%, UN PUNTO

PERCENTUALE IN MENO DEL PD (24%)

I GRILLINI DI GIOVINAZZOil fatto

23 APRILE 2013

ordinate in maniera seria senza creare solo eventi episodici che nonattirano i paesi limitrofi ma lavoro per i cittadini, gli incentivi daparte del Comune allo sviluppo delle attività agricole, ad esempiogli uliveti tanto diffusi in questa zona (e oggi completamente sviliti)e il conseguente utilizzo dei prodotti a chilometro zero da acquista-re direttamente alla fonte.«Mi dispiace sottolineare che a Giovinazzo non si registra l’interesse delle donne

– interviene Angela D’Aquino – a differenza di ciò che avviene negli

altri comuni e attualmente anche in Parlamento. Invito quindi le signore ad

entrare in una sana ottica della politica e iniziare a capire che, in una forma di

governo trasparente le donne possono assumere un ruolo principale e smettere i

panni delle pedine nei quali finora sono state calate la maggior parte delle donne

che vediamo nei ruoli istituzionali principali».

L’ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO

Per poter iniziare la campagna elettorale era necessario effettuare laraccolta firme. È stata così organizzata ed è stato ottenuto il con-senso di 200 giovinazzesi grazie ai banchetti informativi che si sonotenuti nelle domeniche dei mesi di gennaio e febbraio. Il lavoro èstato comunque alquanto minuzioso e duro poiché sono stati orga-nizzati incontri con tre nuovi e attuali parlamentari pugliesi mentrenell’ultima settimana di campagna elettorale sono state proiettate inPiazza le immagini dei comizi di Beppe Grillo. Risultato? Il Movi-mento 5 Stelle è riuscito a portare a casa un bel 23% a Giovinazzoper un totale di 2.632 voti e quindi gli sforzi sono stati ripagati.Arriverà ben presto il momento di affrontare le tematiche locali edi ottenere risposte serie e concrete dall’Amministrazione comuna-le.Ma come lavorerà il Movimento 5 Stelle? Nessuno dei candidatiesprimerà mai una preferenza derivante da interessi di partito nonprogrammatici, una preferenza dedita a far cadere un governo o asostenere una forza d’opposizione.

I COMMENTI DAL WEB

Proprio in rete si gioca per i grillini un’altra partita. Forse quella più

importante per la loro ragione sociale. Dubbi, ignoranza del pro-gramma e degli obiettivi del Movimento 5 Stelle, poca voglia diarrendersi di fronte al nuovo e a ciò che potrà apportare. Sonoquesti i sentimenti contrastanti di chi si è esposto sul web per direla sua. La delusione sul fronte politico degli ultimi venti anni haun prezzo molto elevato e le stesse persone non si rendono con-to che, continuare a votare a caso o solo perché qualcuno appe-na influente gli ha sussurrato nell’orecchio che una sistemazioneper lui o per il figlio gliela garantisce (della serie «poi vediamo, saicon questa crisi non è facile!») non ripaga né in termini di dignitàche di risultati.Sembra proprio essere questo probabilmente il messaggio chelancia sul web il grillino Mimmo Depergola in risposta a quan-to postato dal sig. Luigi Carrieri che così afferma: il 27 febbra-io 2013 alle 16:36: “«Grillini giovinazzesi, non montatevi la testa,perchè

è stato SOLO UN VOTO DI PROTESTA, né è farina del vostro

sacco! Anche io e la mia famiglia (6 persone) abbiamo votato per il M5S,

ma non siamo per niente a favore della vostra idea politica.....favorevoli solo al

rinnovamento generazionale e alla riduzione degli stipendi d’oro. Perciò, la

prossima volta, rivoteremo da un’altra parte, così come faranno in molti

altri. Grillini giovinazzesi e non, restate con i piedi per terra, perchè se

levitate troppo, cadendo vi potete far molto male: la mandibola sbatterebbe

sui piedi e se non avrete ritratto la lingua........!».È molto bello invece cogliere l’emozione di chi ha visto lontano,l’onda lunga del cambiamento che tra l’altro, se ben ricordate ci èstato anticipato stranamente da coloro che finora considerava-mo ad un gradino più basso in fatto di democrazia, le primaverearabe. Così mette in riga dunque Domenico Raffaele il 28 feb-braio 2013 alle 00:06 che posta: «Che tristezza leggere messaggi contro

questi ragazzi. commentatori ignari del cambiamento e bravi a spargere

disinformazione. L’italiano si merita Berlusconi e Bersani a vita. da lunedì

sera tutti i sordi sentono e tutti i ciechi hanno riavuto la vista. Coraggio

ragazzi continuate con il vostro entusiasmo e non date retta a costoro che

sanno solo flaccidare il loro sedere nei bar e nei salotti di casa. 5 stelle forever».

GABRIELLA MARCANDREA

24

25 APRILE 2013

26

DI GABRIELLA MARCANDREA

l’angolo del lettore

L’argomento oggi non è dei più simpatici.Non potevamo però rinunciare, in questoperiodo così delicato per l’immagine degliistituti di credito, ad una chiacchierata conun nostro affezionato lettore. Che di bancaha vissuto. Ebbene sì, il primo direttore dibanca di Giovinazzo, per la precisione dellaBanca Felice Maldari, ditta individualebancaria nata nel lontano 1923.Abituati come siamo oggi a leggere solodiciture importanti in capo alle banche, par-lare di una banca intestata ad un singolo cit-tadino, appare del tutto abnorme. Tuttavia,l’intuito e la genialità dei singoli hanno fon-dato le basi della nostra epoca e Giovinazzopuò vantare la memoria di Felice Maldari,un fabbro dalla mente contabile, fondatoredi una banca a Giovinazzo.Il dr. Andrea Cervone ha avuto l’onore diessere il direttore di questa banca dal 1972 al1989 e ovviamente conserva tutta la storia ele vicissitudini di quell’epoca. Uno spaccatodi vita di un istituto di credito dove non siconoscevano titoli derivati o titoli tossici.Dove tutto avveniva nella massima traspa-renza e riservatezza.

DA FABBRO A BANCHIERE. «Un’idea

- chiosa il nostro lettore - nata dalla genialità di

Felice Maldari, fabbro giovinazzese che ai primi del

‘900 emigrò in America creando subito un’officina

meccanica per la produzione di stampi per pastifici».

E che c’entra con la banca? Ebbene c’entraparecchio perché il geniale Felice Maldari,

già in possesso della licenza di scuola ele-mentare, allora merce rara, emigrò negli StatiUniti d’America e precisamente a NewYork, e lì divenne il referente di tutti i con-cittadini emigrati che avevano necessità difarsi leggere le lettere che ricevevano dal-l’Italia dalle loro famiglie. Insieme a questa

necessità, divenne ben presto diffusa la pra-tica di spedire i dollari, le famose «pezze»ai familiari. Allora era un’impresa. La com-missione di cambio che veniva applicata inItalia era molto alta e don Felice aprì una verae propria agenzia in America per ricevere econsigliare i compaesani interessati a que-ste operazioni. Di lì l’intuizione geniale diaprire una banca a Giovinazzo per fare af-fluire i soldi degli emigranti senza oberarlidi elevate spese accessorie e in tempi rapi-dissimi attraverso telegrammi. Si posero intal modo le basi della Banca Felice Maldari.«Dal 1923 a Giovinazzo si trasformò la realtà

economica, affluiva moneta contante dall’America

e si iniziarono ad aprire anche i primi conti cor-

renti perché i soldi andavano pure depositati e ri-

sparmiati» - precisa il nostro lettore-diretto-re. Il quale fu ben lieto alla fine degli anni’50 di essere assunto in qualità di impiegatopresso questo storico istituto di credito cheaveva visto rafforzare la propria immagi-ne negli anni per serietà e affidabilità, ancheperchè fondata sul principio dellameritocrazia di chi lavorava. «La mia laurea

in economia e commercio non poteva che essere ri-

spondente al mio lavoro piuttosto che proseguire nell’

insegnamento scolastico».

Fino al 1936 la Banca ha operato senza l’au-torizzazione della Banca d’Italia che non eraobbligatoria. Successivamente, nel 1955 latitolarità passò da Felice a Francesco

Maldari e così l’istituto divenne Banca Fe-lice Maldari di Francesco Maldari. Oggi sa-

rebbe quasi impensabile una titolarità diquesto genere!

NUOVA BANCA MALDARI. Il dr.Francesco Maldari, assunta la guida dellabanca, avviò la ristrutturazione el’ammodernamento della stessa in aderen-za alla accresciute esigenze operative.E quindi, il 18 gennaio 1964 ci fu l’inaugu-razione della nuova sede della Banca cheoccupava una superficie di 400 metri qua-dri (un bel salto rispetto ai 70 metri quadriiniziali) nel famoso Palazzo Marchese diRende, nella centralissima piazza.I nuovi spazi operativi creati, consentirono,altresì, l’assunzione di nuovo personale, pas-sando dai 2 impiegati iniziali a n. 15 unitàlavorative al 31.12.1985.A tale data i risparmi depositati presso labanca erano di oltre 50 miliardi di lire. Il dr. Cervone fu nominato direttore nel1972. «In quegli anni il credito veniva erogato pre-

valentemente sulla fiducia nei confronti della cliente-

la». A dispetto di qualsiasi promotore fi-nanziario la banca risolveva ogni esigenza esulle forme di risparmio, venivano chiara-mente e semplicemente indicati, l’ammon-tare degli interessi che il cliente avrebbe riti-rato alla scadenza con tanto di sottoscrizio-ne del direttore che se ne assumeva quindila responsabilità. E così i Madoff di turnoerano lontani mille miglia da quel settore.L’operatività della Banca Maldari era limi-tata ai clienti residenti nel comune di

ANDREA CERVONE, IL 1° DIRETTORE DI BANCA«Non c’erano titoli deri-vati o titoli tossici. Inquegli anni il creditoveniva erogato prevalen-temente sulla fiducia neiconfronti della clientela,il direttore conoscevapersonalmente tutti iclienti»

FOTOGRAFIA MICHELE DECICCO

27 APRILE 2013

Giovinazzo, Molfetta, Terlizzi e Bitonto. Solo su espressa auto-rizzazione della Banca d’Italia si potevano intrattenere rapportianche con nominativi di altre località.L’attività della Banca Maldari non si limitava alle sole operazionidi sportello ma anche a tutte le altre incombenze di qualsiasialtro Istituto di Credito con tante responsabilità, queste, che deline-

avano una figura precisa di direttore generale più che di consueto direttore di

filiale».

LA CESSIONE ALLA BANCA DI LUCANIA. «Nel 1986

la Banca Maldari fu ceduta alla Banca di Lucania, e nel 1990 ne divenne

uno sportello. Da quella data il nome di Felice Maldari tramontò

definitivamente» ricorda il dr. Cervone che prima di tale cessioneaveva già terminato la sua carriera. Una banca quindi che havisto il suo sviluppo negli anni del boom economico, quando leAcciaierie Ferriere Pugliesi lavoravano a pieno ritmo e le impre-se satellite erano in pieno sviluppo. Ci riferiamo soprattutto alleditte di armamento ferroviario, circa dieci all’epoca sul territo-rio cittadino oltre a tutte le imprese edili e quelle di manutenzio-ne dei manti stradali. Una vera e propria flotta che garantiva allabanca lavoro continuo.

E OGGI? «I direttori odierni sono oberati dall’obbligo di dover raggiun-

gere a tutti i costi determinati risultati, attraverso la vendita dei prodotti di

investimento più svariati, prima la nostra figura era maggiormente rispetta-

ta» conclude il nostro affezionato lettore.Alla crisi di liquidità, alla mancata erogazione dei prestiti e allesofferenze abbandoniamo il resto dei pensieri di tutti noi neiconfronti degli attuali istituti di credito.

GABRIELLA MARCANDREAha collaborato MICHELE DECICCO

GRUPPO FRATES

IL DOTT. ALLEGRETTAVA IN PENSIONE

E’ proprio così! Il Dott. Giovanni ALLEGRETTA, di-rettore del Centro Trasfusionale di Molfetta, va in pen-sione. E’ giusto, per-ché Egli, dopo aver dedicato molti anni della sua vita di Me-dico al sevizio degli altri, si riposi.Noi del Gruppo FRATRES di Giovinazzo, lo conosciamo dal 1988 quando ha intrapreso il suo lavoro di medico trasfusionista al centro di Molfetta e nello stesso periodo è diventato Assistente Sanitario della FRATRES.Ci dispiace, perché Egli era un preciso punto di riferimen-to, un vero amico non solo dei tanti donatori che si sono succeduti negli anni, ma anche di tutto il Gruppo FRATRES.C’è un vuoto in questo momento che non viene colma-to da nessuno. I donatori sono un po’ smarriti maggior-mente della Sua assenza. A parte questo, ci manca per le doti umanitarie e, anche se il suo carattere dimostrava una persona chiusa, Egli è stato veramente un uomo e un Medico all’altezza di ogni situazione. Avremmo voluto che il tempo si fosse fermato per tenerlo ancora con noi. Ora però che è tutto deciso, Gli facciamo tanti auguri affettuo-si e sinceri, perché possa godersi un futuro sereno insieme a tutta la sua famiglia. Adriana De Vitis

28

29 APRILE 2013

Ancora un furto presso la stessa azienda.Ad essere colpita per ben due volte inpochissimo tempo è la Ditta GrossanoEdilizia sulla SS 16 tra Molfetta eGiovinazzo. Il 4 marzo è stato perpetra-to un furto di attrezzature e materialeedilizio. Evidente che tale opera potreb-be ripetersi ancora perché questo tipo direato nelle aziende è oramai divenutaun’altra prassi ricorrente a Giovinazzo.Il 16 marzo si è registrato un furto diattrezzature ad opera di minorennigiovinazzesi a bordo di un’imbarcazioneormeggiata nel porticciolo diGiovinazzo. Sono stati denunciati ed af-fidati ai genitori.

L’INCENDIO

Il 22 marzo un’autovettura è stata incen-diata in via Dogali. Una brutta storia chesi aggiunge alle precedenti per le qualinessun autore finora è stato assicurato allagiustizia. Una Fiat Multipla con alimen-tazione a metano è stata completamentedistrutta dalle fiamme. I cittadini recla-

mano maggiore sicurezza e sorveglianza,non si capisce infatti se l’atto sia stato ori-ginato da un piromane o da un gestosconsiderato di vandali. Il problema è cheda fin troppo tempo non si riescono acapire i motivi di tanto scempio notturnonelle vie cittadine lasciate al loro destino.

RAPINE

Il 28 febbraio, nella sera è stata messa asegno una rapina alla Farmacia Fiore invia Papa Giovanni XXIII. Un copione giàvisto. Tre persone incappucciate con pi-stola sono entrate nel negozio e senzamezzi termini hanno invitato tutti a sten-dersi per terra a faccia in giù. Hanno quin-di intimato subito alle cassiere di conse-gnare il danaro contante e poi sono fug-giti su una Fiat Uno. Immediatamentesono stati chiamati i Carabinieri della lo-cale Stazione di Giovinazzo ma i banditiavevano fatto perdere le loro tracce.Grande paura tra i clienti dell’eserciziocommerciale.Il 9 marzo, invece è una data da segnarecon lapis indelebile. Una rapina, l’ottavanegli ultimi 5 anni compiuta ai danni dellaTabaccheria di via Toselli. Una rapina fi-nita male per i malviventi che si eranoaccinti a sottrarre l’incasso del punto ven-dita, con la solita pistola e il viso travisato.Erano riusciti a portar via 150 euro. Nellaloro fuga però in via Bari sono stati inter-cettati dai Carabinieri della locale Stazio-ne che li hanno fermati e trovati in pos-sesso di soldi e pistola. Sono stati imme-diatamente identificati, S.F. di 32 anni eC.F. di 23 anni, pregiudicati di Bitonto etradotti presso la Casa Circondariale di

la cronaca nera

Bari.LE DENUNCE

Il 2 marzo sono stati denunciati a piede li-bero M.U., un pregiudicato ventiduenne diTrani, presunto autore di uno scippo aidanni di una signora di Molfetta e un mi-nore di Bitonto, L.D., resosi responsabiledi un tentativo di furto aggravato di un’au-tovettura nei pressi di via Sindolfi aGiovinazzo.

ATTENZIONE E PREVENZIO-

NE

I Carabinieri della locale stazione di

Giovinazzo invitano i cittadini a segui-

re alcuni consigli:

- chiudere a chiave le porte blindate

delle abitazioni con le mandate previ-

ste;

- non lasciare mai inserite le chiavi nel

cruscotto dell’automobile quando ci si

allontana per qualche minuto per apri-

re il garage;

- non scendere mai dall’auto se si ha

l’impressione di aver subito un urto

sospetto in quanto potrebbe essere un

raggiro da parte di un potenziale rapi-

natore della stessa;

- chiudere bene gli infissi e relativi can-

celli dei balconi anche ai piani supe-

riori degli stabili;

- non portare gioielli a vista per strada

e soldi nelle borse o marsupi;

- nella prossima stagione estiva non

portare chiavi, soldi o valori sulle spiag-

ge lasciandoli incustoditi;

- segnalare immediatamente la presen-

za di persone sospette nei condomini

di qualsiasi quartiere.

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CONTROLLI E

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GABRIELLA

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31 APRILE 2013

più sentite, più tarde e meno radicate sono quelle di Terlizzi eGiovinazzo, che oltre i cinque misteri dolorosi comprendonoaltre immagini di personaggi della Passione di nostro Signore. Sele statue dei misteri di Molfetta sono ascritte al secolo XVI, quelledi Ruvo sono datate 1673, quelle di Terlizzi sono di epoche di-verse (le più antiche sono ascritte al XVII secolo) e per Giovinazzo,fino ad oggi, solo attraverso il carteggio di un contenzioso del1825 relativo alla proprietà della statua di Gesù all’orto, era statopossibile dedurre che l’iniziativa della processione fu della con-fraternita di S. Maria di Loreto (oggi estinta). Un atto notarileinedito ci consente oggi di sapere quando ebbe inizio tale rito, edi datare e conoscere l’autore delle statue che componevano edoggi insieme ad altre compongono la processione, e che nonerano state ascritte ad alcun artista poiché prive di qualsivogliadicitura o firma.

L’ATTO INEDITO

Il 18 marzo del 1718 venne rogato dal notaio Nicola de Adamol’atto con il quale la confraternita di Loreto commissionò a mastroCarlo Cinzio Altieri, nativo di Altamura e residente in Giovinazzo,la fattura di ben 6 immagini: i cinque misteri dolorosi (Orazionenel Getsemani, Flagellazione, Ecce Homo, Cristo carico dellacroce, Cristo morto) e un manichino dell’Addolorata.«Die decimo octavo mensis martii undecime indictionis millesi-mo septingentesimo decimo octavo, Iuvenatii. Nella nostra pre-senza personalmente costituiti Domenico la Bianca di detta cittàdi Giovenazzo priore della confraternità di S. Maria di Loreto diquesta medesima città agente et interveniente alle cose infrascritte,tanto in suo nome quanto in nome e parte de fratelli di dettaconfraternità e suoi successori in futurum da una parte, e CarloGiacinto Altieri scultore della città d’Altamura da più anni casatoe commorante in questa città agente et interveniente alle coseinfrascritte per se, suoi heredi e successori dall’altra parte. DettoCarlo Cintio asserisce nella presenza nostra e di detto Domenico

storia nostraDI DIEGO DE CEGLIA

Nel 2005 pubblicammo l’opuscolo “Pasqua d’altri tempi” convecchie immagini dei riti pasquali Giovinazzesi e le relative notiziestorico documentarie fino ad allora rinvenute.Nel corso di questi anni proseguendo nella consultazione degli attidei notai che hanno rogato sulla piazza di Giovinazzo nel corsodel XVIII secolo, sono emerse delle brevi ma significative notizieche consentono di stabilire con certezza chi e quando ne realizzò leimmagini e con quale forma ebbero inizio le processioni dell’Ad-dolorata e dei Misteri argomento che diventano oggetto dei duearticoli che seguono.Considerato che numerosi sono stati i cambiamenti che ha subitoquest’ultima processione a partire dallo stesso secolo XVIII, e chedi essi nulla è emerso rispetto a quanto già scritto nell’opuscolo del2005, su questi non ci soffermeremo, fiduciosi che nuove ricercheconsentano di rendere più completo l’argomento e di ridare allestampe l’opuscolo in edizione rivista ed aggiornata. Altrettanto dicasiper l’antico culto dell’Addolorata da parte dell’arciconfraternita delSantissimo. Ringrazio l’amico archivista dott. Michele Bonserio chemi ha fornito alcune note relative a questo culto, da lui rilevate neilibri contabili della confraternita del Santissimo.

LE STATUE DEI

MISTERII riti paraliturgici della settimana santa nelle quattro città della Dio-cesi, si fanno risalire a differenti periodi; propria e peculiare diciascuna è anche la datazione, il valore artistico, iconografico edespressivo di ciascuno dei simulacri portati in processione il vener-dì e sabato santo.Le processioni dei misteri di Molfetta e Ruvo sono le più antiche e

FINALMENTE ATTRIBUITE LE STATUE DEI

MISTERI DI GIOVINAZZO

INEDITO DI PASQUA

32

priore di detta confraternità presente, come sotto li due delmese di gennaro di questo corrente anno 1718 convenne colreverendo sig. d. Oratio Facchini di questa medesima città difar le cinque statue di legname et una testa della Madon-na con le mani, in tutto numero sei cioè un Christo all’or-to con l’angelo che comparisce col calce, Christo alla co-lonna, Christo coronato di spine, Christo al Calvario col-la croce in collo, e Cristo morto». Di queste sei, l’artista nescolpì tre a devozione e ne fece dono alla confraternita. Il prio-re di essa e l’Altieri «convennero e stabilirono il prezzo di trestatue solamente di docati ottanta e che ne dovea tre perfetionareper questo corrente anno 1718 per servirsene in questo prossi-mo venerdì santo, e l’altre tre le dovea dare perfettionate perl’anno venturo 1719, che donava per sua devotione a dettaconfraternità con ponere nella base di dette tre statue il suonome e cognome, come da albarano, che da me si conserva alquale astante che tutte dette sei statue son finite, e venute tutte aperfettione e per exquire detta sua volontà esso Carlo Cintiodona donationis titulo irrevocabiliter inter vivos a detta confraternità eper essa a detto Domenico priore presente, e suoi succesori infuturum, tre di dette sei statue e sono: Christo all’orto, Christoal Calvario, e la Madonna, qual donatione esso Carlo Cintiopromette già mai revocarla».

LA DONAZIONE DELLO SCULTORESicuramente più ricercata appare la realizzazione delle statue dellaFlagellazione, dell’Ecce Homo, e del Cristo morto, per le qualil’Altieri, che dové impegnarsi maggiormente per la rappresen-tazione degli elementi anatomici del corpo del Cristo, chiese ildovuto pagamento. Le statue che egli donò invece, presentanosolo il volto, le mani ed i piedi in legno scolpito, l’Addolorata èinfatti un manichino vestito con abiti in raso mentre il Cristoall’orto ed il Cristo con la croce hanno le vesti in tela gessata,tecnica indubbiamente meno dispendiosa, non solo in terminieconomici.A memoria di questa donazione l’Altieri richiese che fosse ap-

posta sul basamento delle tre statue un’iscrizione che cosìinconfutabilmente gli sarebbero state attribuite. Nel rogito notarileinfatti si legge: «che sotto le base di dette tre statue donate essomastro Carlo Cintio si debba mettere la sequente inscrittione:“Carolus Altieri sculpsit et puplico cultui donavit. AnnoDomni 1718”. E togliendosi per qualche incidente, si devono dinuovo rifare l’estesse parole, quale innovazione di detta inscrittionesia tenuto detto Carlo Cintio, suoi heredi e successori, richiedereil priore e fratelli qui pro tempore di essa confraternità a rifare lemedesime parole a spese del medesimo Carlo e suoi heredi esuccessori e caso che contravenissero detti priore e fratelli, quipro tempore di detta confraternità a fare rifare detta iscrizione,possa detto Carlo Cintio, suoi heredi e successori cedere e dona-re dette tre statue ad altra confraternità a suo arbitrio e che lapresente donatione sia nulla, come non fusse facta, così de patto,dichiarando esso mastro Carlo Cintio esser stato sodisfatto dellidetti docati ottanta per il prezzo dell’altre tre statue e per tal pa-gamento seguito, quieta tanto esso sig. d. Oratio, quanto essoDomenico priore e fratelli di detta confraternità di S. Maria delloReto, facendoli finale e generale quietanza [...] Ita che da oggiavanti le dette tre statue come sopra descritte passano in pienodominio di detta confraternità ad haverle, tenerle e possederlecome vera signora e padrona, riserbandosi esso Carlo Cintio,suoi heredi e successori, detto ius che quando venisse a guastarsidetta descritione di nuovo rifarla a sue spese con tutti l’altri pattiapposti in detto instrumento, et sic etiam. Et promissero e con-vennero dette parti sollene stipulatione per tutto e quanto in det-to instrumento si contiene haverlo per rato, grato e fermo et aquello non contravvenire per qualunque capo causa e ragione,quia sic» (Arch. di Stato Bari, piazza di Giovinazzo, sk. 21, prot. a.1718, f. 38-40).

ALCUNE STATUE VENGONO ALIENATEAnche se attualmente nessuna delle tre statue presenta l’iscrizionedettata dall’Altieri, è da supporsi che la sua volontà circal’apposizione del suo nome sul basamento delle stesse fosse stata

33 APRILE 2013

rispettata, poiché le statue rimasero in possesso della confrater-nita di S. Maria di Loreto fino agli anni Quaranta del Settecentoquando questa confraternita le alienò tutte, tranne quella del Cri-sto con la croce.La statua dell’Addolorata realizzata dall’Altieri è quella espostain Cattedrale nel cappellone della confraternita del Santissimoche la acquistò dalla confraternita di S. Maria di Loreto nel 1742pagando per questa e per quella del Cristo morto la somma di15 ducati e 37 cavalli. Nel 1743 la confraternita di S. Maria diLoreto vendette la statua di Gesù nell’orto all’Universitas diGiovinazzo per il prezzo di 10 ducati (Arch. di Stato Bari, piaz-za di Giovinazzo, sk. 23 not. F. P. De Musso, prot. a. 1743, ff.78-81), mentre non è dato sapere il prezzo che ricavò dalla ven-dita del Cristo flagellato alla confraternita della SS. Trinità edell’Ecce Homo alla confraternita di S. Maria degli Angeli. Nel-l’atto di vendita del Cristo all’orto infatti si legge solo che laconfraternita di S. Maria di Loreto possedeva «molte statue dilegno che rappresentano la passione del nostro Redentore, dellequali se ne serviva ogn’anno con fare una solenne processionenella sera del venerdì santo, e perché la detta confraternità pre-sentemente si è resa impotente a portare il peso così grande dicera ed ogn’altro bisognevole per detta processione, … ha de-liberato di cedere ed assignare alcune di esse statue a persone eluoghi pii».Le immagini del Cristo, opere di mastro Carlo Cinzio Altieri,che tuttora compongono la processione del venerdì santo insie-me ad altre di epoche successive, presentano la particolare fat-tura dei capelli con scanalature e la stessa postura delle statue diRuvo di Puglia (Getsemani, Ecce Homo, e Cristo con la croce)e di Altamura (Flagellazione, Ecce homo, Cristo con la croce)tutte opere di Filippo Altieri, padre di Carlo Cinzio.

NOTE BIOGRAFICHE DELL’ARTISTAA mastro Carlo Cinzio Altieri è intitolata una strada in Giovinazzoanche se lo storico Giuseppe De Ninno asseriva di non cono-scerne né le opere né la valenza artistica; quando infatti nel 1890il De Ninno inserì il nome di questi nel suo testo Memorie storichedegli uomini illustri della città di Giovinazzo, scrisse: «si distinte al suotempo nell’arte scultorea, secondo appunto rileviamo dal suoatto di morte. … Quali fossero state le opere da lui eseguite edove, da procacciarsi il titolo di egregius sculptor, è a noi ignoto».Mastro Carlo Cinzio, nacque ad Altamura nel 1669 da AdeliaMaria Santoro e Filippo Altieri, noto scultore, e si trasferì inGiovinazzo intorno al 1698. Sono sue opere anche S. Nicola, S.Corrado e la Madonna dei martiri una volta sul torrione dellaporta della città di Molfetta e oggi conservate in altre sedi; il S.Rocco, l’Immacolata e S. Nicola Pellegrino che tuttora decora-no la facciata della chiesa del Purgartorio di Palo del Colle; lastatua di S. Giuseppe ancor oggi presente nella Chiesa matricedi Capurso; la cappella della confraternita di S. Pasquale Baylonnella chiesa di S. Maria della Chinisa di Bitonto. Non sono inve-ce più rintracciabili un crocifisso ed una statua del Salvatore re-alizzate per la vecchia cappella del Santissimo nella Cattedrale diGiovinazzo.

Carlo Cinzio tramandò l’arte scultorea al figlio Antonio Altieriautore delle due statue di S. Michele e S. Cristoforo presenti inpiazza Costantinopoli in Giovinazzo.

LA GLORIOSISSIMA

VERGINE DE’ SETTE

DOLORISuo culto in Giovinazzo nel

secolo XVIII

LA FESTA DEI DOLORI DI MARIALa processione dell’Addolorata al termine del periodo quaresi-male è un rito che caratterizza quasi tutti i paesi del meridioned’Italia. L’attuale forma della processione e le caratteristiche dellesue statue hanno una chiara ascendenza spagnola essendo stato ilsud Italia per lungo tempo sottoposto al dominio spagnolo dalsec. XV al sec. XVIII. Le origini del culto dell’Addolorata co-munque risalgono ad epoca medievale, quando si sviluppò unaletteratura “de passione Christi et dolore et planctu Matris eius”, cui cele-bre esemplare è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ attribuito aJacopone da Todi che compose in lingua volgare anche le famo-se ‘Laudi’ tra le quali “Donna del Paradiso” anch’essa legata aquesto culto.Nel 1233 era sorto a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”,che si distinse nei secoli per la diffusione del culto dell’Addolora-ta; l’abito di questi frati era nero proprio in memoria dellavedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passionedel Figlio.A questi frati nel 1668 la S. Congregazione dei Riti permise dicelebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine,fissata da papa Innocenzo XII alla terza domenica di settembre.La stessa Congregazione nel 1714 ne fissò la celebrazione ancheal venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VIIpoi, nel 1814, estese la festa liturgica della terza domenica di set-tembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romanoin ricordo delle sofferenze inflitte da Napoleone alla Chiesa e peressa al Papa suo capo.Infine papa Pio X fissò la data definitiva al 15 settembre, comememoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamentecome celebrazione della “Beata Vergine Maria Addolorata”. No-nostante il calendario liturgico post conciliare abbia lasciato soloal 15 settembre la “memoria” della Beata Vergine Maria Addo-lorata, i riti paralitirgici legati ad Ella sono rimasti concentrati inperiodo pre pasquale.

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PRIME TESTIMONIANZE IN GIOVINAZZOIn Giovinazzo, per quanto sin dal secolo XVI si abbia un riferi-mento a “prediche della passione” il venerdì santo (prediche chesicuramente dovevano contenere riferimenti ai dolori della Ver-gine, e che con le disposizioni del Sinodo diocesano del 1639furono ben disciplinate), il culto delle immagini legate alla passio-ne di Cristo ed ai dolori della Vergine in tempo quaresimale sisviluppò solo nel secolo XVIII.Anche se nel sinodo del 1639 tra le feste da celebrarsi dal clero epopolo di Giovinazzo non appare quella dei dolori di Maria,pare opportuno segnalare l’esistenza in un Antifonario mano-scritto della Cattedrale di Giovinazzo, che raccoglie pentagrammidi epoche diverse, un «Officium de septes doloribus Beatæ Mariæ Virginis»datato 1692. Sui fogli pentagrammati le iniziali del testo sonoarricchite da decorazioni miniate. Particolarmente interessante èla miniatura della “A” di Amen nell’ultimo foglio che da quanto èscritto sul cartiglio che l’avvolge, ci consente di conoscere il nomedel committente, don Nicola Francesco Forte presbitero dellachiesa di Acquaviva; dell’amanuense, don Palmo AntonioAnnecchino di Acquaviva; nonché di chi adattò la salmodia incanto gregoriano, don Donato Francesco Ingellis sempre diAcquaviva, per uso del canonico della Cattedrale di Giovinazzodon Oronzo Fanelli (Exaravit r. d. Palmus Antonius Annecchino Aqueviveecclesie sacerdos, petente r. d. Nicolao Francisco Forte eiusdem ecclesie presbi-teri. 1692. / Quod ad formam gregoriani cantus redegit r. d. DonatusFrancisci Ingellis ecclesiae collegiate Aquaviven. Canonicus, hoc ad usum reve-rendi d. Orontii Fanelli Cathedralis ecclesie Iuvenacen. canonici).Si può ipotizzare pertanto una particolare devozione di donOronzo Fanelli verso l’Addolorata alla fine del ‘600, anche senelle chiese di Giovinazzo non c’è nessuna immagine dell’Addo-lorata di epoca precedente al ‘700, né se ne fa menzione negli attidelle visite pastorali o in altri carteggi.

LA STATUA DONATA DAL VESCOVO DE MERCU-RIONel 1731 infatti Paolo de Mercurio nativo di Camerota (Salerno),eletto vescovo di Giovinazzo, nel prendere possesso della Dio-cesi fece dono a questa confraternita di una immagine dell’Ad-dolorata. L’evento dovè essere solennizzato poichè tra le spesesostenute dalla confraternita nell’anno seguente è segnato: «Per ilsparo nella processione della Madonna de’ sette dolori donataalla confraternita dall’ill.mo e rev.mo monsignor de Mercurio

odierno Vescovo» (ADG, fondo confr.Santissimo, Libri di conti).Della donazione vi è testimonianza anchenell’atto rogato dal notaio Nicolad’Adamo il 25 settembre 1732 quandoalcuni canonici della Cattedrale diGiovinazzo su richiesta dello stesso Ve-scovo dichiaravano «come sanno benissimo chenell’ingresso (che) fece l’illustrissimo e reverendissimosignor d. Paolo de Mercurio vescovo di questapredetta città, in questa sua residenza ... fè venireda Napoli a sue spese in questa città una statuadi legno della Vergine Addolorata con duoi puttinia fianco, uno delli quali tiene la croce e l’altro lacorona di spine, situata sopra una pedagna a mododi piramide ben lavorata, contornata e tutta la-vorata, che a loro giudizio può valere detta sta-tua docati 100 in circa, qual statua fu donatada esso mons. Vescovo all’arciconfraternità delSS. Sacramento sita dentro la Cattedrale di que-sta città» (ASBa, piazza di Giovinazzo sk.

21, vol. 371, f. 88).L’immagine è quella che tuttora è esposta sull’altare del Crocifisso(terzo a sin.) in Cattedrale, come è possibile rilevare anche dagliatti della Visita Pastorale che lo stesso vescovo de Mercurio com-pì nel 1737: «Visitavit successive altare Sanctissimi Crucifixi … in quoaltare ultra sacratissimam statuam seu imaginem Sanctissimi Crucifixi adsuntdepicte in lateribus sacre imagines sancti Joannis Apostoli ac sancte MarieMagdalene et in parte inferiori sanctissime Crucis adestfenestrella in qua est reposita sacra imago seu statuaSanctisssime Virginis Addolorate satis decenter ornata etpientissime que sumptibus illustrissimi et reverendissimidomini Episcopi fuit constructa et donata eidemconfraternitati Sanctissimi Sacramenti et cum decenti cultumanuteneatur decrevit quod provideatur et decenter aptetur ante illumlamina ex cristallo» (BNBa, fondo De Ninno, vol. 17/2, f. 29v), lanicchia alla quale il Vescovo ordinava di apporre il vetro la con-fraternita l’aveva fatta realizzare l’anno precedente insieme allagrande tela che la sovrasta, fatta dipingere da Saverio de Musso(ADG, fondo Arciconfr. Santissimo, Libri di conti).Nella relazione della Santa Visita non si fa menzione dei dueangioletti di cui si parla nell’atto del 1732, angioletti che peraltroneanche al giorno d’oggi adornano l’effigie. È ipotizzabile peròche siano i due puttini con croce e corona di spine che tuttoravengono posizionati alla testa ed ai piedi del feretro del Cristomorto durante la processione del venerdì santo.Nel 1742 la confraternita del Santissimo acquistò dalla confrater-nita di S. Maria di Loreto al prezzo di 15 ducati e 37 cavalli oltrealla statua del Cristo morto, anche quella statua dell’Addolorata amanichino vestito che oggi si vede nel suo cappellone in Catte-drale (ADG, fondo confr. Santissimo, Libro di conti).Non ci è dato sapere quindi con quale delle due immagini dellaVergine di sua proprietà la confraternita del Santissimo tenesse laprocessione a partire da tale anno: se con il mezzo busto ricevutoin dono dal vescovo Paolo de Mercurio o l’opera dell’Altieri ac-quistata dalla confraternita di Loreto.

PARTICOLARI DELLA CELEBRAZIONEDettagli sul culto dell’Addolorata voluto da mons. de Mercurioemergono più chiaramente da un atto notarile del 12 novembre1743 con il quale lo stesso Vescovo fece un lascito di 100 ducatialla confraternita del Santissimo nella persona del suo priore Ni-cola Cirillo e del tesoriere Martino Missere: «Asserisce alla presenzanostra detto ill.mo et rev.mo sig. d. Paulo de Mercurio vescovo ut supra qualmente

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da dodici anni in circa per sua particolar devozione a sue proprie spese fecevenire da Napoli la statua seu immagine della gloriosissima Vergine desette dolori, e quella immediatamente la cedè e donò alla detta venerabilecongregazione, affinchè l’officiali pro tempore della medesima nel giornodella sua festività con l’accompagnamento di questo rev.mo Capitolo e cleroprocessionalmente si fusse portata per tutta questa città non solo per la dilui devotione ma anco di tutto il popolo della medesima come anco in dettogiorno far celebrare non solo la messa cantata ma anco un panegirico inlode di detta Vergine addolorata. In virtù della quale donatione di dettastatua di detta Vergine addolorata dalli predecessori officiali di detta ven.arciconfraternita si è fatta e continuata detta processione sincome nel cor-rente anno da detti officiali si è praticato. La onde detto ill.mo e rev.moVescovo sig. d. Paolo de Mercurio havendo fatto matura riflessione allespese et altro bisognevole per detta processione così per la cera come peraltro affare importante per solennizzare più decorosamente detta processio-ne ha disposto e deliberato in acie eius mentis voler donare per titulo didonatione irrevocabile tra vivi alla ven. congregatione … la summa didocati 100 con la conditione patto e legge che ... come si è fatto in passatoli officiali di detta congregatione continuino a solennizzare la festa pagandocon quei soldi cera, messa cantata e panegirico». Nell’accettare la dona-zione alle condizioni imposte dal Vescovo, la confraternita nel-le persone di rettore priore e tesoriere «promettono et obliganoimpiegare li sudetti ducati 100 come sopra non solo ma anco solennizzaree far solennizzare la suddetta festività e processione nel venerdì di passionenel modo come di sopra espressato ogni anno, e nel giorno della festività didetta gloriosissima Vergine addolorata» (ASBa, piazza di Giovinazzo,sk. 17 not. G. B. Cianciola, vol. 340, f. 325v). Che il Vescovode Mercurio fosse devoto della Madonna venerata sotto que-sto titolo ne viene chiara conferma dalla seguente nota di spesasempre della confraternita del Santissimo: «1738 a dì 5 aprile,Per due torce servite alla processione della Vergine de’ dolori, per uso delVescovo e l’altra per il Vicario, ducati 1.70». Le seguenti note dispesa poi attestano che tale culto si andasse sempre più propa-gando: 1741 «a 24 marzo, Regalia alli musici per lo Stabat Mater,

ducati 0.82»; 1746 «1 aprile, al Violicello venuto da Palo per la processio-ne dell’Addolorata, ducati 1.53.¾»; 1748 «5 aprile, Al padre lettore fraNicolò da Barletta per il panegirico dell’Addolorata ed aggio, ducati 2.60»;1750 «per la processione dell’Addolorata pagato il violoncello venuto daBari»; spesa fissa era quella per l’onorario ai canonici della Cat-tedrale che partecipavano alla processione, canonici che nel 1754però durante la visita pastorale dichiaravano un loro onere quellodi partecipare alla processione che si teneva «nel giorno dellidolori di Maria Santissima nella settimana di Passione». Sul fini-re del secolo XVIII poi la manifestazione dové arricchirsi nel-l’apparato esteriore tant’è che nel 1779 la confraternita pagava«alli soldati del sig. Marziani <comandate della Guardia naziona-le> per la processione di S. Maria Addolorata».Nel 1781 l’arciconfraternita del Santissimo chiese ed ottennedal vescovo Michele Continisi l’autorizzazione a potere effet-tuare la processione dell’Addolorata non più il venerdì di pas-sione ma la terza domenica di settembre (ADG, fondo ArchivioCapitolare, docc. cartacei sec. XVIII, fasc. 7, doc. 116b). Dome-nica 16 settembre 1883, lo storico don Luigi Marziani, arcipretedella Cattedrale, mentre si accingeva a accompagnare la statuadell’Addolorata in processione, fu colto da fulminante infartosul sagrato della Cattedrale, come si legge nella raccolta dei suoinecrologi fatti pubblicare in suo onore dai familiari per i tipi diF. Petruzzelli & Figli (A Luigi teologo Marziani, arciprete della Catte-drale di Giovenazzo, rapito al cielo il dì 16 settembre 1883, Bari 1883).Non sappiamo fino a quando si sia mantenuta l’usanza di que-sta processione, infatti al giorno d’oggi l’arciconfraternita delSantissimo a settembre cura soltanto la celebrazione eucaristicain onore dell’Addolorata. In periodo pasquale invece, il suoculto è divenuto appannaggio della Confraternita dellaPurificazione, che reca in processione una ulteriore immaginedella Vergine dolorosa della quale sinora si ignora autore edatazione.

DIEGO DE CEGLIA

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Carne di cavallo sì, carne di cavallo no. L’ar-gomento è abbastanza dibattuto oggi. Altritempi! Quando ero giovanotto – ahimè set-tant’anni orsono – il pranzo domenicale con-sisteva in un piatto di pasta fatto in casa damani di fata, ebbene sì proprio quelle dellenostre mamme. Indovinate il condimento? Unbel sugo cotto con carne di cavallo, il famosoragù.Quelle sì che erano pietanze gustose. La car-ne di cavallo, allora era molto ricercata sulletavole domenicali (a quei tempi solo la dome-nica si mangiava il ragù di carne di cavallo)poiché durante la settimana il pasto quotidia-no consisteva in pietanze gustose di legumi everdure di stagione.Ma la domenica non si sfuggiva. Carne dicavallo, a volte anche di mulo, asino… senzadifferenza alcuna…purché carne!All’epoca c’erano due macellerie: una era pocodistante dalla Pro loco, all’altezza di PiazzaCostantinopoli e l’altra si trovava nei pressidell’Hotel S. Martin. Era sufficiente ordinarela quantità desiderata. Al resto ci pensava ilmacellaio. La quantità della carne che il ma-cellaio dava al cliente consisteva in pezzi dicostate e spalla. Il tutto rigorosamente in car-ta gialla, grezza. Il prezzo? Sempre meno sa-lato della carne di maiale o di pecora. Se vo-gliamo usare dei termini esatti per descriverei sughi domenicali, si parlava di sugo alla car-ne di cavallo «evasa» o «sfuggita», meglio«scomparsa» o mai comprata. La carn sfcent!Il venerdì era usanza macellare le bestie (due,al massimo tre) e il sabato la carne era in ven-dita nelle due macellerie. E la gente ci andavaper comprare le solite porzioni striminzite per

fare il sugo domenicale. Il tardo pomerig-gio del giorno di sabato, mio padre e miamadre chiamavano me e il primo dei mieitre fratelli. Ci davano la solita paghetta e cidicevano di andare alla solita macelleria equi-na nel paese vecchio, nei pressi dell’Hotel S.Martin per comperare la solita porzione dicarne.Una volta fatta la spesa si rincasava e miamadre si accertava della quantità. Né ungrammo in più, né un grammo in meno do-veva essere presente nell’incarto. Anche al-lora però il cavallo oltre che essere macella-to, era usato per trainare i carri, era una be-stia necessaria all’uomo.Oggi l’argomento della carne di cavallo è mol-to discusso. Effettivamente la parzialetracciabilità del cibo che acquistiamo quoti-dianamente non è una pratica corretta e de-pone completamente a sfavore del consu-matore. La questione principale riguardal’eventuale e presunto utilizzo delle carni dicavalli da corsa ai quali, nel corso della lorovita e per esigenze agonistiche, probabilmentesono state somministrate sostanze nocive ov-vero medicinali che possono risultare dan-nosi per l’uomo.Il problema principale che sta portando alsequestro di tutti gli alimenti contenenti per-centuali minime di carne di cavallo è pro-prio questo. Ovviamente in questi casi scat-tano anche delle forme di psicosi abbastan-za diffuse ed ora è caccia in tutto il mondoagli alimenti dove non è indicata la prove-nienza della carne di cavallo utilizzata. Midomando e dico però? Ai nostri tempi qualicontrolli venivano effettuati? E ancora: ma

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questo problema non potrebbe ora verifi-carsi anche per altri tipi di carne utilizzatinegli alimenti e non indicati?

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15 aprile 2013

PIETROD’AMBROSIOcompirà 40 anni

39 APRILE 2013

Adesso è ufficiale: è di Giovinazzo il migliorolio del mondo. A dirlo non certo noi ma ilverdetto finale, dopo l’accuratissimapreselezione dell’Università di Bologna, di bentre diverse giurie nel concorso internazionaleche si tiene ad Olio Capitale, la fiera-mercatodi Trieste che a livello mondiale è divenutaun riferimento assoluto per il settore degliextravergine di oliva . Per capirci meglio, OlioCapitale è l’esatto corrispondente per l’oliodi quello che Vinitaly è per il vino; ovvero unappuntamento anche questo divenuto irrinun-ciabile per buyers, produttori, importatori, di-stributori, tecnici, giornalisti e opinion leaders cheda ogni parte del globo vengono a cercare inItalia il meglio del meglio. Ed è pure inutilecontinuare a sprecare altre parole per ricor-dare quale è la reputazione di cui gode il no-stro Paese, nel mondo intero, per l’eccezio-nalità della sua cucina e dei suoi prodottiagroalimentari. Un risultato straordinario,dunque, quello che il vincitore assoluto di unconcorso così prestigioso (e riservato esclu-sivamente agli extravergine di oliva) sia risul-tato un olio di Giovinazzo , il D.O.P. «Le tre

colonne» dell’azienda agricola di Salvatore

Stallone cui sono stati attribuiti sia il primopremio che la Menzione d’Onore. Primus inter

pares l’olio di Giovinazzo per il suo «fruttatointenso» , hanno vinto il primo premio nelleloro rispettive categorie – sulle ben 230 eti-chette anche estere in concorso - l’olio dellaCooperativa Olivicoltori Valle Cedrino diOrosei (fruttato leggero) e quello dell’azien-da agricola Il colle di Paoletti Flavia di Ba-gno a Ripoli (fruttato medio). Solo un oliospagnolo nei 15 finalisti e soddisfazione nellasoddisfazione, se la parte del leone l’ha fattala Toscana con ben 6 nomination, è stata peròla Puglia a sbancare il concorso aggiudican-dosi ben 4 premi sui 7 assegnati quest’anno.Un risultato che la dice lunga sugli altissimilivelli qualitativi raggiunti dalla produzionedella nostra regione, ma anche e soprattuttosulla validità dell’affermazione del nostro olio«Le tre colonne» di Giovinazzo quasi acompletamento di un palmarès di successiguadagnati in un impressionante work in

progress di premi e riconoscimenti: SLOWFOOD (già 3 Olive d’Oro, 2 menzioni‘Grande Olio’) ORCIOLO D’ORO (GranDistinzione Miglior Olio selezioni Ogliarola)SOL D’ORO VERONA - rassegna oli delVinitaly (Gran Menzione per il migliorextravergine BIO) LOS ANGELESINTERNATIONAL EXTRA OLIVE OILCOMPETITION (1° class. ‘fruttato inten-

so’ Best of Show e Medaglia d’Oro Bestof Class Award) PREMIOMONTIFERRU (2 Menzioni d’Onore,D.O.P. e BIO) BIOL (Gold Medal forthe Best Organic Extra Virgin Oil) L’OROD’ITALIA (un1° ed un 2° posto in Italiaper il suo BIO “coratina”). Notizie dovutequeste, giusto fermandoci all’anno scor-so e pure tralasciando qualcosa, per evi-tare che l’oggettività di informazione po-tesse essere invece scambiata per un ec-cesso di entusiasmo campanilistico che nonavrebbe certo reso merito né a noi nétantomeno a chi ha reso possibile questosuccesso. Un’affermazione, quella del te-nace imprenditore giovinazzese, che nonsolo ci inorgoglisce, ma apre col suoesempio nuove prospettive di svilupponon solo per la nostra città ma anche perl’intera Puglia. Tutti qui «sapevamo da sem-pre» e dicevamo che «l’oro verde» della no-stra campagna non conosce rivali ma, sen-za il risultato di quell’ innovatore della tra-dizione quale si è rivelato Salvatore Stal-lone, chissà per quanto tempo ancora cisaremmo dovuti accontentare del sem-plice apprezzamento di pochi capaciestimatori ed intenditori e di una fama lon-tana nel tempo; oppure continuare a bril-lare della luce riflessa dal “cima” della vici-na Bitonto. Si riappropria di tutta la suacredibilità, ora, quel cartello all’ingressodella città che dice «Giovinazzo Città del-l’Olio» e il recente successo ci riconciliapure con un passato che parla di una ri-conosciuta eccellenza che si perde nellanotte dei tempi: quando, per esempio, ipotentissimi Rufolo di Ravello (Gabellieri

di Puglia) si trasferirono qui in un maesto-so castello di cui è però rimasta (restaura-

ta a metà) l’incredibile struttura del frantoiomedievale, oppure quando i raffinatiGonzaga mandavano qui le loro navi a cari-care l’olio con cui rifornire la loro splendidacorte. Solo una nota amara, e non certo nelnostro meraviglioso distillato di olive, in tuttaquesta vicenda: la defezione all’ultim’ora diquasi tutti gli altri produttori d’olio diGiovinazzo pur invitati ed incoraggiati in tuttii modi a partecipare alla importante rasse-gna triestina dall’assessore alle Attività Pro-duttive, l’altro Salvatore Stallone (a scansodi equivoci l’omonimo cugino del proprie-tario dell’azienda «Le tre colonne» che, comeassessore, sta letteralmente rianimando tuttoil suo settore). Una preziosa opportunità per-sa per i loro frantoi perché, proprio grazieall’ exploit del loro concittadino, anche loroavrebbero potuto aprire lì nuovi e proficuicontatti. E senza dover stare più a spiegareche Giovinazzo è praticamente l’affaccio almare di Bitonto, fa parte del cosiddetto«triangolo d’oro dell’ olio migliore del mon-do…». Basta la parola, d’ora in poi dicendo«olio di Giovinazzo» le porte si aprirannoda sole. Persino quelle più arrugginite: all’oc-correnza e tra le tante altre sue straordinarieproprietà, pur se è uno spreco, vi è anchequella che l’olio è un ottimo lubrificante.

ENRICO TEDESCHI

E’ DI GIOVINAZZO IL MIGLIOR OLIO DEL MONDO

l’avvenimento

PH. E. TEDESCHI

Sbanca la Puglia degli extravergine di oliva a Olio Capitale

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41 APRILE 2013

Non potevo esimermi dal fare commentisulla campagna elettorale italiana, considera-to che solo qualche mese orsono tale climaè stato da me vissuto in America.È naturale quindi porsi davanti all’esigenzadi confrontare le realtà di due continenti cosìlontani ma sempre molto vicini nella storiaper una forte alleanza e un granitico rispetto.Il nostro Presidente è stato eletto direttamen-te dal popolo ed è anche a capo del Gover-no. Indubbiamente aver espresso un con-senso di tale portata fortifica tantissimo que-sta figura che diventa fondamentale nel go-verno delle nazioni e difficilmente potràscontrarsi irrimediabilmente con le altre forzepolitiche.Non così in Italia. La fiducia al capo delGoverno deriva dai componenti delle Ca-mere che, negli ultimi anni in Italia sono sem-pre stati in forte fermento e che oggi, dal-l’ultima campagna elettorale appaiono com-pletamente scollegati ognuno rispetto alle al-tre forze politiche presenti.Si parte con tale sistema, basato anche sullapresenza di vari partiti, da un’infallibileingovernabilità che non porterà da nessunaparte ma che potrà produrre solo risultatidisastrosi.L’America inoltre registra la presenza di duesoli grandi partiti. Nei risultati o è bianco o ènero. O vincono i democratici oppure i re-pubblicani (sinistra e destra).Questa è solo la premessa. Se poi ci adden-triamo nei discorsi ventilati da questi partitinella campagna elettorale recente, in Italia nonsi capisce dove si va a parare. Si è tanto di-scusso di crescita, economia reale, sviluppodelle opportunità di lavoro per precari e gio-vani disoccupati. Ma quale sarà la molla chepotrà concretizzare tutte queste promesse?Ancora. Se confrontiamo i dati possiamoben affermare che gli USA contano unapopolazione di 316 milioni di abitanti dalpiù recente censimento. Vi sono due organi,la Camera dei Rappresentanti e il Senato checostituiscono il Congresso. La prima conta435 membri, il secondo ne conta 100. Ognidue anni, poiché i senatori vengono eletti dalpopolo, quest’ultimo ha l’opportunità dirieleggerne un terzo o meno e quindi deci-dere se conferma o no l’orientamento e lescelte politiche che hanno effettuato.In Italia invece il recente censimento ha con-tato quasi 60 milioni di abitanti cioè ben cin-que volte in meno rispetto alla popolazioneamericana. In proporzione e secondo logi-ca, do«Porcellum», una legge elettorale in-giusta, vengono inseriti nelle liste direttamentedai partiti senza scelta democratica del po-polo. E poi il numero non conforta. Ci sono630 deputati e 315 senatori per un totale di

945 membri, una vera e propria follia. Un apparato che difficilmente una nazione inforte crisi economica come l’Italia può essere in grado di supportare. Per non parlaredella presenza dei senatori a vita che lucrano altissimi emolumenti in aggiunta alleagevolazioni quotidiane loro spettanti.La domanda quindi in questo momento sorge naturale e spontanea. Come può l’Italiauscire dalla crisi se i suoi politici ragionano e agiscono in questi termini? Quello chevediamo in Parlamento in realtà non è lo specchio del comportamento di tanti elettoriche vorrebbero un forte cambiamento ma poi tornano a votare solo quelli che finorahanno fatto solo promesse mettendosi intanto in tasca tanti soldi? Cosa ne sarà deigiovani italiani e del loro futuro? Noi, oltreoceano, staremo a guardare.

little italyDI VITO BAVARO

little italyDI NICK PALMIOTTO

FAMIGLIA E AMICI? AL TRAMONTO!Noi emigranti d’antan abbiamo vissuto una vita dura, una vita che solo noi possiamotestimoniare. Le traversate in mare ci hanno formato ad una vita improntata al sacri-ficio e alla solidarietà, alla ricerca di alleanze nel nuovo Continente, nella terra straniera.Che dire però? Siamo anche riusciti a farci le ossa con la gente, a distinguere i veri amicida quelli falsi. Nel nostro percorso questa capacità di distinzione è stata fondamentaleperché non è difficile cadere nell’illusione di avere dei veri amici. Per noi era importan-te perché rischiavamo di ritrovarci da soli in un paese e con una lingua del tuttosconosciuti. Devo testimoniare che anche io sono incorso in amare delusioni e, spesso,dopo tanto tempo mi accorgevo di aver sbagliato a valutare; molti concittadini cheoggi non ci sono più, mi mettevano in guardia. E così sono arrivato alla conclusioneche un vero amico non ti asseconda ma ti affronta, ti fa riflettere, mentre il falso amicoti dà sempre ragione.L’esperienza in particolare mi ha insegnato che per risolvere qualsiasi problema perso-nale si deve contare solo su se stessi, non si deve dipendere da nessuno. Come dire!Vale sempre il motto: chi fa da se fa per tre. Tra l’altro noi non avevamo l’abitudine dicontare sugli altri perché eravamo da soli in quell’avventura e il nostro tempo lo dedi-cavamo alla famiglia, a pensare di costruirci una realtà responsabile. In pratica adapplicare tutti i principi che i nostri genitori ci avevano insegnato.Oggi no. L’educazione che noi abbiamo trasmesso ai nostri figli non ha valore alcuno,si è rivelata un disastro. I figli oggi guardano i genitori come se fossero delle vittimedella vita, gente incapace di vivere realmente ma solo trincerati dietro principi che nonservono più a niente. Probabilmente avranno pure ragione, un dato però è certo. Noiabbiamo fatto una vita di sacrifici che ci ha permesso di sopravvivere alla miseria, loroinvece, pur avendo una laurea all’attivo non hanno un lavoro bensì tanti bisogni e vizida soddisfare a tal punto che non riescono a gestirsi, al punto che spesso con grandetristezza ascoltiamo notizie di omicidi commessi dai figli nei confronti dei poverigenitori per questioni economiche o di eredità. Atti per noi inimmaginabili.Questi comportamenti si registrano in tutto il mondo senza distinzione. Prima quindisi viveva poveri ma ricolmi di valori oggi…tutto fumo e niente arrosto! E cosa po-tranno insegnare ai loro figli? Forse abbiamo sbagliato noi a monte che non avevamonulla ma poi abbiamo dato tutto ai nostri figli? Ormai però è troppo tardi, difficilerimediare.Sull’altro versante ci troviamo poi in un clima politico dove gli eletti continuano avaneggiare e cercano di imbastire proposte di miglioramento delle nazioni che nonhanno né capo né coda. Siamo arrivati in molti Stati a non ascoltarli più perché sicuridi ascoltare solo fandonie. L’ultima resa è stata anche quella di Papa Benedetto XVI. Aparte i problemi di salute evidenziati, sono sicuro che il pontefice non è più in grado diaffrontare i gravi problemi odierni, soprattutto la perdita di credibilità della Chiesa nelMondo. Le stesse abitudini dei cristiani sono cambiate, oggi ci si spaccia per cattolicianche se viene condotta una vita atea. A differenza della severità dei comportamentidel passato dei cattolici soprattutto nei momenti sacri di ricevimento dei Sacramenti.Ieri si poteva entrare in Chiesa solo nella massima compostezza e serietà di abiti ecomportamenti, oggi tutti si permettono di avvicinarsi alla Comunione magari incostume da bagno! Mille cambiamenti, mille delusioni del mondo odierno!

DELIRIO ELETTORALE ALL’ITALIANA

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43 APRILE 2013

17 febbraio 2013. Carne, pesce e tanto amore sono stati i piatti forti servitisu di un vassoio d’argento ai soci e simpatizzanti che hanno partecipatoall’annuale riunione di S. Valentino organizzata dalla società di S. Antoniodi New York presso il rinomato ristorante «Vetro» gestito dai proprietari delRusso on the Bay. Società con basi ben radicate sul tessuto americano adispetto di tanti altri sodalizi creati nel dopoguerra durante l’esodoemigratorio da tanti nostri conterranei e poi spariti. Niente paura in casa S.Antonio d’America: c’è tanta bella gioventù che non farà tramontare riti ecostumi dei nonni giovinazzesi. Così si spiega il Valentine’s day. Se amaresignifica non dover mai dire mi spiace, amore, giovani o vecchi, allora laComunità di S. Antonio ha detto «Sì, lo voglio»presso una sala elegante-

mente gremita alla quale il presidente Jerry Scivetti indirizzava il suo breve discorso introduttivo della serata, ringra-ziando gli astanti per la loro preziosa partecipazione in particolare alla folta schiera di giovani innamorati, futuro cuorepulsante dell’associazione. Inoltre rammentava che già sono in corso i preparativi per la prossima festività religiosa peril Santo da Padova che si svolgeranno nell’ultima settimana di maggio nella zona della «Piccola Italia», festeggiamentiche cincideranno con il «Memorial Day» (Giorno della memoria). Quindi si procedeva alla presentazione di Christofer

Jackson «Grand Marshall» (ordinatore) per i festeggiamenti, padre Fabian direttore spirituale della società (assentegiustificato) e i preziosi collaboratoti Mike e Luigi Serrone, Cosimo Fiorentino, Tony Marzella, Frank Sterlacci,

Benito Dagostino, Frank Ricapito e Nick Giangregorio. ROCCO STELLACCI

IL VALENTINE’S DAY, GLI INNAMORATIDELLA COMUNITÀ DI S. ANTONIO

DI ROCCO STELLACCI

IL VALENTINE’S DAY, GLI INNAMORATIDELLA COMUNITÀ DI S. ANTONIO

INNAMORATI.JERRY SCIVETTI & EMILY

DEPALO

INNAMORATI.GRAZIA & MIKE SERRONE

INNAMORATI.COSIMO, JESSICA,

MICHELLE, ANTONIETTAFIORENTINO

ESECUTIVO E CONSORTI DELLA

SOCIETÀ S. ANTHONY

little italy

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L’ANGOLODI FIDO

UNA POLITICA ANIMALISTA PER GIOVINAZZONegli anni scorsi, animalismo ed animalistierano due parole poco conosciute. Si par-lava degli animalisti come di un gruppo dipersone che ritenevano il benessere deglianimali una priorità assoluta. Da tanti in-fatti venivano visti come ragazzini deditisolo a fare «ragazzate», come gettare ver-nice sulle signore impellicciate. Con il pas-sare del tempo però le cose sono cambia-te, molta più gente si è avvicinataall’animalismo, diffondendo i propri prin-cipi cardine. In alcuni paesi d’Italia ,alcunianimalisti sono riusciti anche ad essere elettinei vari enti amministrativi, provando adintrodurre la cosidetta politica animalista.Giovinazzo ad esempio è un paese chenecessita di tale politica, visti gli avveni-menti che si stanno susseguendo ormai datroppo tempo. Personalmente sono d’ac-cordo con quegli storici che parlando deigrandi movimenti o dei cambiamenti im-portanti della storia li descrivono attraversotre fasi: quella della derisione, quella delladiscussione ed infine quella dell’accettazio-ne. Giovinazzo si trova ancora sulla sciadella prima fase, le problematicheanimaliste e la tutela degli animali risultanoessere ancora qualcosa di astratto. E’ trop-

po poco infatti quello che viene fatto perla salvaguardia degli animali. Basti pen-sare all’ordinanza 42 (forse solo ora sa-ranno applicate le modifiche tanto spe-rate), allo scempio dei veleni e delle bot-tiglie avvenuto l’estate scorsa e alla que-stione area cani. E’ triste ammetterlo, maper entrare nella famosa fase della discus-sione ci vuole ancora molto lavoro e mol-to tempo, gli incontri e i dibattiti avutifino ad ora non hanno portato affatto lafamosa situazione dell’accettazione, masoprattutto non sono ancora serviti nem-meno a sensibilizzare a pieno chi di do-vere su tali tematiche. Obiettivo princi-pale per arrivare ad una politica animalistaè sicuramente trovare un punto in co-mune per il reciproco rispetto e per lacivile e corretta convivenza tra associa-zioni e amministratori e tra «cinofili» e«cinofobi». Per ottenere tutto questo bi-sogna partire con campagne disensibilizzazione mirate ed efficaci, ini-ziando un po’ a rivedere le posizioni as-sunte da chi ci amministra riportandoli alconcetto di base, la tutela degli animali.Bisogna anche entrare nell’ottica che lasofferenza, la solitudine e l’abbandono,

LA GRANDEZZA DI UNA NAZIONE E IL SUO PROGRESSO MORALE SIPOSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI

spesso hanno varie sfaccettature e si manife-stano a volte con sembianze umane, altre vol-te con sembianze animali, ma alla fine provo-cano lo stesso dolore e sono entrambi meri-tevoli di aiuto perché gli esseri viventi sonotutti uguali.

SAVERIO SOLLECITO

IL CERCA COCCOLEURIEL, INVESTITO ERESUSCITATOUriel è un cucciolo di 4 mesi, è stato raccolto da alcuni volon-tari a ridosso di una strada a scorrimento veloce. Infatti dopoessere stato investito, è stato abbandonato li al suo destino,nell’indifferenza di tutti. Subito soccorso, al piccolino è statodiagnosticato un forte trauma cranico e soprattutto una bruttafrattura alla zampa. Dopo le attenzioni e le cure dei volontari,Uriel pian piano si è ripreso ed ora è salvo. Il piccolo ha ripresoa correre, a giocare: ama molto le coccole. Adesso Uriel ha bi-sogno di una famiglia che lo ami e lo accolga con sè, perchéquesto cucciolo dopo tutte le disavventure che ha passato fi-nalmente merita una gioia. E’ una futura taglia media , incrociopastore. Si adotta in tutta Italia con controlli pre e post affido.PER INFO TELEFONARE AL NUMERO DI

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45 APRILE 2013

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ANIMALISTI ITALIANISEZ. GIOVINAZZO

IL GATTINO DELLA DISCORDIAIl primo cittadino di Giovinazzo probabil-mente è uno specista serio. Per lui esistonoanimali di serie A (i cani) e animali di serie B(i gatti).Eppure le colonie feline in città sono tantee tutte meritano un degno rispetto. Bastaosservarle per capire al volo che dovreb-bero essere fermamente protette e tenutesotto osservazione costante dall’Ammini-strazione Comunale così come avviene intante città italiane di grande civiltà.«Il 6 marzo ho soccorso un gattino con una zampafratturata che si trascinava da giorni – commentaGabriella Marcandrea – CommissarioE.N.P.A. – Sezione di Barletta – trovandomilì perché interpellata dalle gattare della zona chegià avevano segnalato la vicenda al Comune proprionella persona del Sindaco».Un gatto però non è come una persona.Tutti d’altronde sono a conoscenza dellegrandi opere ed azioni compiute nell’ulti-mo anno dal Sindaco Depalma e i notevolicambiamenti registrati nella cittadina, soprat-tutto a favore dei giovani che, poverini, con-tinuano a sbattere per poter restare ancoranella loro cittadina. Non c’è quindi da me-ravigliarsi se, interpellato telefonicamente perchiedere delucidazioni per un veloce con-tatto con la ASL competente attraverso l’in-tervento della Polizia Municipale mi è statocosì risposto “Io ho già avvisato chi di dovere perla cattura di quel gatto, in ogni caso nessun vigileinterverrà in quanto hanno altro da fare e io, per-sonalmente devo pensare alle persone e non aigatti!Non mi disturbate più per queste cose!».Occorre però ricordare al SindacoDepalma che esiste una responsabilitàpenale ai sensi dell’art. 544 bis per uc-cisione di animali, ergo chi si rifiuta di farsoccorrere un animale randagio e, in questocaso, di sua proprietà, rischia la reclusioneda tre mesi a diciotto mesi. Con l’aggra-vante in questo caso del rifiuto di informa-re immediatamente i Vigili Urbani cheavrebbero dovuto contattare direttamentel’ASL Veterinaria, quanto meno per l’im-mediato trasporto presso un ambulatorioautorizzato. RIFIUTO CHE IN ITALIANON SI PUO’ ASSOLUTAMENTEOPPORRE! Per di più al danno si è ag-giunta la beffa: il Sindaco Depalma si è ri-fiutato di pagare qualsiasi spesa per even-tuali cure da lui non autorizzate, lasciandoquindi al gatto una sola ed unica opportu-nità: quella di morire! Nonostante la miaraccomandata a mano protocollata in data08 marzo, il nostro puntuale Sindaco adoggi non ha dato nessuna risposta alla ri-chiesta di chiarimenti in relazione all’acca-duto, preferisce il silenzio nei confronti

dell’E.N.P.A., un’associazione nazionale.Tuttavia, in quel funesto pomeriggio, inaccordo con Daniela Volpicella della Legadel Cane di Giovinazzo il gatto è stato daquest’ultima condotto presso l’ambulato-rio veterinario del Dott. Terlizzi a Bari,dove ha subito un’amputazione della zam-pa anteriore evitando così la morte.Il problema fondamentale è che la parcel-la del dott. Terlizzi (molto salata, di 600euro!!!) è per legge a carico del Comune.E tra mille problemi quotidiani, seppureDaniela Volpicella abbia autonomamentedeciso (senza consultare la sottoscritta) dirichiedere donazioni su FB per raccattarequesta ingente somma, non credo che que-sta possa essere considerata un’azione cor-retta. Per due semplici motivi. In primisva pubblicata la fattura del veterinarioper poter chiedere soldi ai cittadini, inbella evidenza. In seconda battuta èalquanto pretestuoso pensare di copri-re in poco tempo una spesa simile, at-teso che i cittadini intendono le col-lette come qualcosa che possa essereun ausilio senza obbligo di importoalle attività della AssociazioniAnimaliste. Associazioni che però intutto e per tutto devono agire nellatotale trasparenza e legalità, cioè de-vono essere le prime a pretendere difar rispettare le leggi.La correttezza dei rapporti trale Associazioni implicherebbedunque il confronto e le deci-sioni comuni su eventi di que-sto tipo. L’E.N.P.A. non ha al-cun tipo di accordo con l’Am-ministrazione Comunale riguar-dante la gestione del randagismoo il controllo delle colonie feli-ne, ad ogni modo dovrebbeessere chiaro che tali accordidebbano avvenire sulla base didemocratiche decisioni indipen-dentemente dalle conoscenze

dirette o da progetti mai resi pubblici.«Mi riferisco al progetto del Canile Sanitario cheora è stato presentato alla Regione – prosegueGabriella Marcandrea – e che può utilizzarei fondi regionali, recentemente sono stati stanziati400.000 Euro destinati a tutti i comuni pugliesisprovvisti dei Canili Sanitari. Restano in piediperò (che fine faranno?) i 14.000 euro destinatinel 2012 invece alla costruzione del Rifugio e chefinora non hanno trovato destinazione in quantoil Comune di Giovinazzo non disponeva di fondiintegrativi e del terreno necessario per il Rifugio,somma della quale però non si è parlato nel lungointervento che il Sindaco Depalma ha effettuatonell’ambito di un Convegno sul tema tenutosi allaSala S. Felice il 9 febbraio u.s.».E’ importante precisare che tale som-ma non può essere inserita ed utiliz-zata per il progetto attuale del CanileSanitario. Sarà quindi restituita allaRegione? O come diligentemente sipotrebbe fare, perché non destinarlaad un’area naturale di orientamentoturistico che a Giovinazzo non è maistata realizzata, per dare lavoro ancheai giovani della cittadina? Ci si auspica(in ogni caso effettuerò controlli di-retti) che ci sarà massima trasparenzae pubblicità sul sito istituzionale del-l’impiego di tale somma.

GABRIELLA MARCANDREA

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Molti nella Little Italy di New York e di Giovinazzo si senti-ranno più soli. Questa estate non cercate Dino Fiorentino

sullo scoglio della Rotonda con la paglietta in testa, l’eternosigaro in bocca, gli occhiali scuri. Dino Fiorentino si è tuffatoper sempre nell’azzurrità del suo mare che lo ha portato drittoin cielo. Si è tuffato per sempre in quel mare celeste con lamedaglietta della Madonna di Corsignano attaccata alla pelle eadesso chiederà a San Pietro una lenza, un amo, l’esca perpescare una stella cadente.per donarla... a Dio! Con le sue cia-batte strascicate, le bermuda da pesca e la canotta da degusta-zione incontrerà Antonio Azzollini ed Enzo Cervone conil suo inimitabile papillon nero che indossava le serate del galàin onore alla Madonna di Corsignano e riaprirà il sodalizioche insieme fondarono in terra nel 1980. Naturalmente, DinoFiorentino non si dimenticherà di noi. Come in terra così incielo. Anzi, ora avrà dalla sua parte l’intercessione e l’aiuto de-gli angeli affinchè la Grande Festa diventi sempre più Grande.Dino Fiorentino era approdato in America nel 1961, all’età di15 anni con la madre Pasqua e i tre fratelli. Suo padre Nicolae suo fratello maggiore erano lì un anno prima ad accoglierlonella nuova Patria di acquisto che gli regalerà un piccolo pezzodi cielo. Da ragazzo, come tanti della sua età, a Giovinazzo,Dino si dava da fare come poteva per aiutare la famiglia: la-vorò in diverse botteghe dove imparò parecchi, diversi me-stieri. Ma il mare esercitava su di lui un’attrazione speciale, unaforza straordinaria. Quel mare che poi sarebbe diventato ilvero segreto del suo successo. A Giovinazzo insistette per en-trare nel mondo dei pescatori e riuscì a strappare qualche gior-nata di lavoro, scaricando prodotti nei vari mercati, renden-dosi utile in qualsiasi modo, pur di stare in contatto con ilmare: gli bastava guardarlo ed era felice. La fatica non la sen-tiva. Da garzone di Giovinazzo a businessman nella grandedistribuzione ittica di New York. Dino ha scoperto l’America,quella vera, fatta di sogni a stelle e strisce che diventano realtà.Ma quanta fatica! Con il Fulton St. Market, un’importante azien-da fondata nell’ottocento a Manhattan, copre una vasta zonadi quel quartiere di New York, punto di raccolta dei prodottimarini di ogni specie, frutti di mare, pesci, molluschi, prove-nienti da altri stati, come la California, il Maine, ma anche daLong Island, posti molto pescosi dove la pesca rappresentauna tradizione importante e un’apprezzabile fonte di ricchez-za. La sua vita cominciava troppo presto prima di godersi la

meritata pensione. Cominciavanel cuore della notte quando lagrande Mela protegge il sonnoprofondo dei suoi abitanti conun silenzio avvolgente, rotto ognitanto dalla sirena di un’ambulan-za lontana, un treno che passa,una luce che scatta nel buio di unappartamento. Quella luce era lalampada sul comodino di DinoFiorentino. Le due del mattino:squillava la sveglia che interrom-peva bruscamente il sonno e acce-lerava il risveglio. «Per pigrizia – miconfessava - la spengo sempre unaprima volta, fingendo di non aver-la sentita; ma quella dopo un minu-to riprende a suonare, come a dir-mi: andiamo, alzati, è ora di com-piere il tuo dovere». E allora Dinoschiacciava il pulsante della lampa-da e la stanza si illuminava. Fra mil-le sbadigli si avviava verso il bagno,dove con gesto solenne apriva il ru-binetto e il getto d’acqua fredda loriconduceva infine alla realtà dellecose di ogni giorno. E’ così cheDino ce l’ha fatta. «Aveva un cuore

grande. Da presidente della società di Ma-

ria SS di Corsignano – ricorda l’allo-ra assessore Mauro Dinatale – ciemozionava, ci faceva piangere dalla gio-

ia. E amava anche sorprendere. Un gior-

no, venne a prendermi in aeroporto con la

limousine. Sapeva che a Giovinazzo non

avrei mai ricambiato questo suo slancio di

altruismo. Era fatto così. Amava due cose.

L’importanza di dire e sentirsi rispondere

‘Ciao’. E il profumo del mare». Conti-nua a stupirci «Pescatore di stelle».

SERGIO

PISANI

DINO FIORENTINO, PESCATORE DI STELLEnon e’ piu’ tra noi

47 APRILE 2013

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