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La Venaria Reale 2017 Dalle Regge d'Italia Cartella stampa · cavalieri della Giarrettiera, il...

Date post: 17-Feb-2019
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La Venaria Reale – Ufficio Stampa Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO) +39 011 4992300 (Centralino Uffici) - +39 011 4992333 (Call Center) [email protected] - www.lavenaria.it
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La Venaria Reale 2017

Dalle Regge d’Italia Tesori e simboli della regalità sabauda

25 marzo 2017 - 2 luglio 2017 Sale delle Arti, II piano

Reggia di Venaria

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Dalle Regge d’Italia

Tesori e simboli della regalità sabauda

Nell’anno in cui ricorre il decimo Anniversario della sua inaugurazione, La Venaria Reale propone una grande mostra in continuità con quella dedicata alla Reggia ed alla storia della dinastia sabauda, che aprì ufficialmente il complesso per la prima volta al pubblico. Il percorso dell’esposizione inaugurale del 2007, partendo dal Cinquecento si concludeva con le prime vicende del ramo dei Savoia-Carignano durante la Restaurazione: la nuova mostra racconta invece la dinastia nel periodo compreso tra il 1860 e il 1920. 130 opere provenienti dalle Regge della Penisola nel periodo in cui i Savoia rivestirono il ruolo di re d'Italia illustrano come gli stessi disegnarono e definirono la regalità italiana, dopo gli esiti del processo risorgimentale. Prestigiosi prestiti di opere e documenti da parte del Palazzo del

Quirinale, Gallerie degli Uffizi, Palazzo Reale di Napoli, Reggia di Caserta per citare solo i principali, intendono raccontare le Regge italiane nel periodo in cui costituirono un compiuto sistema nazionale di Residenze per la Corona.

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La mostra è divisa in cinque sezioni. La prima, Raccontare la regalità, è dedicata a come i Savoia narrarono il proprio essere re: fra i simboli, particolare attenzione è posta alle corone del Regno d'Italia, di cui sono esposti alcuni esemplari; di grande rilievo è poi il prezioso stipo per la corona d'Italia conservato a Palazzo Pitti. Nelle sale sono esposti anche elmi, spade ed altri simboli del potere, fra cui i documenti originali del giuramento che i sovrani prestavano al momento della loro ascesa al trono e che escono per la prima volta dagli archivi del Senato. Uno spazio del tutto particolare è quello dedicato ai Savoia

cavalieri della Giarrettiera, il principale ordine cavalleresco inglese e protestante. Fra le opere simbolo della sezione è il Genio della monarchia dipinto nel 1880 dal grande pittore brasiliano Pedro Amerigo in omaggio a Umberto I. La seconda sezione, Abitare la regalità, racconta come i Savoia organizzarono le Regge del Regno d'Italia: un sistema di palazzi e residenze in precedenza appartenuti a vari sovrani (dai Papi ai re di Napoli, dai granduchi di Toscana ai duchi di Parma, oltre che agli stessi re di Sardegna). Durante i regni di Vittorio Emanuele II ed Umberto I numerose opere lasciarono Torino e le antiche residenze sabaude per esser portate al Quirinale: è questa la storia dei bellissimi piedistalli del celebre

ebanista Pietro Piffetti, appositamente restaurati per questa mostra dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, così come del servizio d'argento da viaggio della regina Maria Teresa, moglie di Carlo Alberto, usato poi dalle regine d'Italia. Altre opere furono acquistate alle Esposizioni d’arte e industria ed altre ancora commissionate direttamente dalla Corona, come la parure da

scrivania di Vittorio Emanuele II. Centrale fu il ruolo della regina Margherita, vera protettrice delle arti, cui sono dedicate alcune sale, nelle quali spicca lo Stipo della città di Milano, dono per le nozze del 1868. La terza sessione è interamente dedicata a Napoli, città cui i Savoia dedicarono una particolare attenzione. Arredi, arazzi e dipinti provenienti dal Palazzo Reale di Napoli e da Capodimonte

attestano in maniera quanto mai eloquente lo splendore delle Regge napoletane negli anni dei Savoia re d'Italia. La culla del principe di Napoli, proveniente dalla Reggia di Caserta, non è solo un'opera dallo straordinario valore artistico, ma rimanda alla scelta operata da Umberto I di conferire al principe ereditario (il futuro Vittorio Emanuele III) questo titolo, per rendere ancora più forte il legame fra la dinastia e la città partenopea. La quarta sezione conduce il visitatore in quegli aspetti della vita dei sovrani posti al confine fra vita

privata e vita pubblica. Alcune realizzazioni della bottega degli orafi Castellani per la regina Margherita e un suo splendido abito proveniente da Palazzo Mocenigo di Venezia, raccontano il ruolo della prima regina d'Italia come fautrice d'una moda nazionale. Un'altra sala è dedicata alle Residenze di caccia ed alle regie villeggiature con cui Umberto e Margherita diedero impulso sia alla tutela del patrimonio forestale (si pensi al Gran Paradiso) sia alla moderna «industria del forestiere».

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L’epilogo racconta, infine, I Palazzi e le Ville che non sono più del Re e cioè la progressiva dismissione di un'ampia parte delle Regge da parte di Vittorio Emanuele III negli anni della Prima guerra mondiale, prima con il loro uso quali ospedali e poi con la loro trasformazione in spazi museali o caserme. La chiusa della mostra ci riconduce ai tempi di Umberto e Margherita con l'esposizione del Trono dei re d'Italia, proveniente dai depositi del Palazzo del Quirinale e di una armatura da corazziere proveniente dalla caserma «Negri di Sanfront», ancora oggi sede del Reggimento. La sala è allestita, inoltre, con gli splendidi arazzi delle storie di Scipione, anch'essi in prestito dal Quirinale. La mostra intende essere sia una narrazione di una importante pagina della storia d'Italia, sia uno stimolo a riflettere sulle residenze nella contemporaneità e sulle loro possibili collaborazioni come parte di un sistema comune.

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DOVE

Reggia di Venaria, Sale delle Arti, II piano

QUANDO

Dal 25 marzo al 2 luglio 2017

COME

Intero: 12 euro Ridotto (gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni e quanti previsti da Ridotti): 10 euro Ridotto over 6 under 21 (ragazzi dai 6 ai 20 anni) - Universitari under 26: 6 euro Scuole (classi minimo di 18 studenti, ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 27 studenti): 3 euro Minori di 6 anni e quanti previsti da Gratuiti: gratuito

La mostra è inoltre compresa nel biglietto “Tutto in una Reggia”.

Servizi educativi:

[email protected] - tel. +39 011 4992355

Per altre informazioni:

tel. +39 011 4992333 - www.lavenaria.it

Sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Mostra organizzata e realizzata dal Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale in collaborazione con il Senato della Repubblica e con le Gallerie degli Uffizi, i Musei Reali di Torino, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Palazzo Reale di Genova, il Polo Museale della Campania, il Polo Museale del Piemonte, la Reggia di Caserta e la Regione autonoma della Valle d'Aosta. A cura di Silvia Ghisotti e Andrea Merlotti

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La mostra

Nel decimo anniversario della sua apertura, La Venaria Reale ha organizzato presso le Sale delle Arti una mostra per raccontare la storia delle regge del Regno d'Italia dal 1860 al 1920. I palazzi, le ville e le residenze dei Savoia, oggetto principale del racconto insieme ai sovrani che le abitarono, sono presentati ricostruendone non tanto la storia artistica e architettonica, quanto, piuttosto, la loro funzione di simbolo per eccellenza della regalità dei re d'Italia. La mostra è un'occasione per riflettere sulle forme di rappresentazione - dai palazzi alle corone, dalle cerimonie ai ritratti - che i Savoia usarono per raccontare il loro rango e che segnarono la storia delle Regge d'Italia. Si colloca in voluta continuità con quella dedicata alla Reggia di Venaria e alla dinastia sabauda, che nel 2007 aprì al pubblico il complesso dopo un decennale restauro. Punto d'arrivo del racconto è la decisione assunta da Vittorio Emanuele III nel 1919 di donare allo Stato la maggior parte delle residenze reali. Una scelta motivata anche dalla volontà di «sistemare nel modo più conveniente il patrimonio artistico nazionale, che è tanta gloria italiana», come scrisse lo stesso sovrano, e che poté esser definita all'epoca «l'evento più importante e anche più clamoroso» nella storia dei monumenti italiani dal 1861, dopo l'Unità. La mostra intende essere sia la narrazione di un'importante pagina della storia d'Italia, sia uno stimolo a riflettere sulla condizione attuale di tali residenze e sulle loro possibili collaborazioni come parte di un sistema. È di particolare importanza che essa, oltre a esser posta sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, sia stata organizzata dalla Reggia di Venaria in collaborazione con il Senato della Repubblica e con quasi tutte le antiche residenze reali italiane, che con generosità hanno concesso in prestito oltre 130 opere, molte delle quali inedite.

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La prima sezione della mostra è dedicata a come i Savoia raccontarono la propria regalità nei due secoli intercorsi tra l'ottenimento del titolo regio, nel 1713, e la fine della Belle epoque, nel 1914-1915, con lo scoppio della Prima guerra mondiale. La prima sala vuole essere anche un ideale punto di contatto con l'attuale percorso di visita della Reggia. Dopo aver illustrato quali fossero i principali simboli dei Savoia monarchi assoluti d'antico regime, si passa, attraverso una sala dedicata a Carlo Alberto, alle figure di Vittorio Emanuele II e Umberto I, che dovettero costruire una retorica adatta alla nuova figura del re d'Italia. Un compito reso ancora più arduo dal non potersi servire di simboli religiosi, normalmente tipici del linguaggio delle grandi monarchie, ma ormai impossibile in un Paese il cui Risorgimento aveva avuto nel Papa uno dei suoi più ostinati avversari. Il racconto ricostruisce, inoltre, la vicenda delle residenze reali, probabilmente il principale strumento di autorappresentazione della monarchia della Nuova Italia. Dalla «corona di delizie», realizzata per i Savoia fra Cinque e Settecento, si passa progressivamente al sistema di residenze che essi realizzarono nel Regno d'Italia.

Sezione 1. Raccontare la regalità: simboli e storie

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Con il 1861 e l'unificazione degli antichi Stati della Penisola nel Regno d'Italia i Savoia entrarono in possesso dei palazzi e delle residenze che erano appartenute ai sovrani spodestati. Un patrimonio che comprendeva i sistemi delle regge dei re di Napoli, dei granduchi di Toscana, dei duchi di Parma e Modena e del Lombardo-Veneto. Nel 1870, infine, s'aggiunsero i palazzi pontifici, a partire dal Quirinale, che, da reggia dei papi, si trasformò nella reggia dei re d'Italia. I Savoia costituirono un nuovo sistema di residenze, capace di abbracciare tutta la Penisola, fornendolo di arredi adatti alle esigenze di rappresentanza della nuova monarchia. A tal fine, essi sacrificarono alcuni edifici, così da trasferirne gli arredi in altri, considerati di maggior importanza. Essi, inoltre, commissionarono e acquistarono nuove opere ai principali artisti italiani dell'epoca, allo scopo di conferire un gusto uniforme alle Regge della Nuova Italia. Un continuo movimento di opere tra i palazzi, che, insieme a quello dei sovrani, ha indotto a scegliere il treno reale come simbolo di questa sezione.

Sezione 2. Abitare la regalità: arredi per le Regge d'Italia

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Quando nel 1864 si decise di trasferire la capitale, furono in molti a pensare che solo Napoli, per storia, rango e prestigio, potesse ambire a tale ruolo, in attesa della liberazione di Roma. I Savoia, in effetti, ebbero sempre una particolare predilezione per questa città, che fu la loro residenza preferita dopo Roma. Il Palazzo Reale, la Reggia di Capodimonte e, in misura minore, la Reggia di Caserta e la residenza di Carditello furono sede di lunghi soggiorni ed eventi importanti come le nascite di due eredi al trono. Le opere presenti in questa sezione sono relative in particolare alla Reggia di Capodimonte, abitata sia dai reali sia dai duchi di Aosta, Emanuele Filiberto ed Elena d’Orléans. Da essa provengono gli arredi in stile neoclassico della camera da letto commissionati dalla regina, poi trasferiti a Caserta per la camera dei duchi d’Aosta. Il gusto eclettico di Margherita, rivolto in particolare al barocco e al rococò, portava a mischiare mobili, quadri, arazzi sei-settecenteschi originali ad arredi in stile fatti realizzare da abili artigiani o acquistati alle esposizioni d’arte e industria, con una profusione di stoffe di vari colori, suppellettili, fiori e piante.

Sezione 3. Napoli e le sue Regge

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Fra 1860 e 1920 la stampa fu un formidabile strumento che la monarchia ebbe per diffondere nel Paese la propria immagine. Anche se l'analfabetismo era ancora molto diffuso, i disegni e le immagini presenti su giornali quali «L'illustrazione italiana» e «La Domenica del Corriere» erano comprensibili da tutti e furono il principale veicolo di un vero e proprio romanzo popolare incentrato sui sovrani e sul loro stile di vita. Margherita, in particolare, fu oggetto di attente e continue cronache mondane, che ne fecero la protagonista indiscussa della vita sociale della capitale d'Italia, allora fra le città europee più alla moda, soprattutto presso il pubblico anglo-sassone. Furono gli anni di quel fenomeno noto come Margheritismo, di cui però finì per approfittare anche Umberto e, più in generale, l'istituzione monarchica tout court. Che si trattasse dei baffi del re o degli abiti e delle collane di perle della regina, la coppia reale divenne la norma cui la buona borghesia italiana guardava per riprenderne stili di comportamento. Di ciò i sovrani erano ben consapevoli e fecero il possibile per contribuire con la loro azione allo sviluppo di industrie e pratiche sociali allora nascenti. Le opere e gli oggetti presenti in questa sezione raccontato appunto gli ambiti e gli aspetti principali del vissuto della dinastia tra “pubblico” e “privato”.

Sezione 4. Tra vita pubblica e vita privata

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La storia delle residenze dei re d'Italia conobbe una svolta a inizio Novecento. Diversamente da Umberto e Margherita, Vittorio Emanuele III ed Elena non amavano né la vita di corte né lo sfarzo dei palazzi reali. A Roma decisero di trasferirsi a Villa Savoia, residenza suburbana appositamente acquistata, loro principale dimora sino al 1943, utilizzando il Quirinale solo per le occasioni ufficiali e limitando la vita di corte allo stretto necessario. Nello stesso tempo, mentre chiudevano Monza e cessavano la pratica delle cacce alpine, i sovrani ristrutturarono Racconigi, Pollenzo e Sant'Anna di Valdieri, tornando a fare del Cuneese la meta principale delle villeggiature reali, come ai tempi di Carlo Alberto. La ricerca di spazi in cui praticare una vita privata, con caratteristiche quasi borghesi, allontanò i nuovi sovrani dai palazzi e dalle Regge tanto care a Umberto e Margherita. La svolta definitiva avvenne con la Prima guerra mondiale, dopo la quale, nel 1919, la maggior parte di esse venne ceduta allo Stato. Mentre la Corona concentrava la propria presenza a Roma, Torino e Napoli, le antiche residenze iniziavano una nuova pagina della loro storia secolare.

Epilogo. I palazzi e le ville che non sono più del re

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In ogni monarchia la sala del trono costituisce lo spazio più rappresentativo e prezioso: questa mostra ha voluto dedicare l’ambiente più scenografico delle Sale delle Arti, il Teatro delle Commedie, proprio al trono dei re d’Italia proveniente dal Quirinale, che per la prima volta è esposto al pubblico fuori dalla sua sede originaria. Nel Regno d'Italia esistevano sale del trono in tutte le principali Regge: da Torino a Napoli, da Genova a Firenze, ma certo la sala del trono del Palazzo del Quirinale era quella più importante. In essa, fra l'altro, il re riceveva le delegazioni degli ambasciatori stranieri, gli ospiti per le cerimonie di capodanno e carnevale e registrava gli atti ufficiali. Quando prese possesso del palazzo, Vittorio Emanuele II decise di mantenere come sala del trono quella che a tal uso avevano già destinato i pontefici. Come trono fece portare quello di Maria Luigia dal Palazzo Reale di Parma, che da allora avrebbe accompagnato i destini della monarchia per settantacinque anni. In mostra è eccezionalmente riallestito con i velluti originali e il suo imponente baldacchino. Umberto I compare davanti a questo trono nel ritratto ufficiale di Pasquale di Criscito, cui si deve anche quello di Margherita, che indossa l’abito esposto in sala 11. Arricchiscono l'ambiente i preziosi cimeli di elmo e corazza dei Corazzieri di epoca umbertina e i due magnifici arazzi fiamminghi seicenteschi con Storie di Scipione l’Africano, pervenuti al Palazzo del Quirinale da Firenze, ma in origine collocati nelle collezioni ducali parmensi.

La Sala del Trono

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Alessandro Monteneri (Perugia, seconda metà del XIX secolo) Domenico Bruschi (Perugia, 1840- Roma 1910) Guglielmo Ciani (Castrocaro, 1817-Perugia 1890)

Stipo per la Corona d’Italia

1861 - 1865 mogano intarsiato, madreperla, acero Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti

Quando Vittorio Emanuele II divenne re d'Italia si pensò di realizzare una nuova corona d’Italia e per contenerla fu approntato questo splendido stipo. Realizzato fra 1861 e 1865, esso fu pensato per il Palazzo Reale di Torino; la sommità è composta da altre quattro tavolette intarsiate con le figure allegoriche della Ricchezza, della Pace, della Gloria e della Guerra, sulle quali un gruppo di puttini sorregge la corona d’Italia composta da otto targhe incise a bassorilievi con gli stemmi delle principali città italiane ed i nomi di alcune celebri battaglie. Quando fu ultimato la capitale era ormai Firenze. Vittorio Emanuele II lo fece portare a Palazzo Pitti, dove, però, non fu mai usato per lo scopo per cui era stato costruito.

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Enrico Alvino, Domenico Morelli, Ignazio Perricci ed altri

Culla del principe di Napoli, futuro Vittorio Emanuele III

1869 legni vari, intarsi in tartaruga e madreperla, lamina d’oro, coralli, seta, raso Caserta, Palazzo Reale Frutto dal lavoro d’équipe dei migliori artigiani napoletani, fu realizzata, su disegno del pittore Domenico Morelli, in un raffinato stile eclettico secondo un complesso programma iconografico. Perni ideologici e visivi sono il «lazzariello» che porta il futuro sovrano e l’angelo che sorreggeva un prezioso velo ricamato proveniente da Bruxelles. La natura morta alla base della culla celebra le ricchezze del territorio napoletano e numerosi simboli alludono alla casa regnate.

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Jona Ruben

Uovo di struzzo intagliato

con gli stemmi dei capoluoghi di provincia del Regno d'Italia 1892 Superga, Basilica – Convento dell’Ordine dei Servi di Maria, Biblioteca (dalla Biblioteca Reale di Torino)

Opera dell'intagliatore di Carmagnola, ma residente a Livorno, Jona Ruben, questo singolare uovo di

struzzo fu regalato nel 1892 ad Umberto e Margherita allora in visita a Livorno. Prima di esser

donato ai sovrani, Ruben espose l'uovo per diversi giorni nella vetrina della sua bottega, dove, come

racconta il «Corriere israelitico», «una gran ressa di curiosi» si fermò ad ammirarlo. Un regalo che

intendeva anche celebrare gli ottimi rapporti allora esistenti fra il mondo ebraico e la Corona.

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Bottega milanese

Scrigno 1869 legno, avorio, madreperla, bronzo Racconigi, Castello – Polo Museale del Piemonte La decorazione del prezioso stipo, donato il 4 settembre 1869 dalla Città di Milano alla principessa Margherita, è legata sia ai Savoia, sia alla città meneghina, di cui è lodato il ruolo di ‘patrona delle arti’. Le figure femminili angolari sono infatti allegorie della pittura, scultura, letteratura e musica, mentre gli otto medaglioni celebrano uomini illustri che resero immortale Milano grazie alla loro arte: Francesco Appiani, Cristoforo Foppa detto il Caradosso, Alessandro Manzoni, Giuseppe Parini e Giovanni Battista Sammartini.

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Pedro Américo de Figueiredo e Melo

(Areia 1843 – Firenze 1905)

Il Genio d’Italia 1880 olio su tela Torino, Musei Reali – Palazzo Reale Opera del pittore brasiliano Pedro Americo, attivo tra Rio de Janeiro e Firenze, nell’opera è raffigurata una figura femminile alata, sospesa sopra una veduta di Roma, in cui si distinguono la cupola di San Pietro e il profilo di Castel Sant’Angelo. La donna, sul cui capo splende la stella d’Italia, indossa una veste candida, stretta in vita da una fascia con lo stemma sabaudo; nella destra reca una corona d’alloro e un nastro su cui s’indovinano i nomi di Vittorio Emanuele II e di Umberto I; con la sinistra regge una bandiera tricolore. Da un punto di vista iconografico, la figura richiama le personificazioni dell’Italia, frequenti nelle commissioni pubbliche nei decenni successivi all’unificazione.

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Manifattura italiana

Abito cerimoniale della Regina Margherita raso di seta bianco, borchie, paillettes, oro lamellare e filato, madreperla 1868 - 1880 Venezia, Fondazione Musei Civici – Museo di Palazzo Mocenigo Margherita ebbe un ruolo fondamentale per lo sviluppo di un gusto che dalla monarchia potesse esser condiviso dalle classi dominanti del paese: un compito che esercitava con piena e gradita consapevolezza. Particolarmente importanti furono le riviste destinate al pubblico femminile, fra cui va ricordato il quindicinale «Margherita. Giornale delle signore italiane». Esso proponeva la regina come modello della donna della Nuova Italia, che da lei poteva trovare la norma non solo in fatto di moda o vestiti, ma anche di musica, letteratura e arte. I giornali italiani e stranieri fecero a gara, quindi, nel raccontare la vita di Margherita, i suoi incontri con letterati ed artisti, le sue passioni musicali, il suo modo di vestire. Esempio delle sue elaborate toilettes descritte da D’Annunzio, è l’abito ricamato da cerimonia qui esposto, di colore avorio, il suo preferito, indossato dalla regina, insieme alle immancabili perle.

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Pasquale Vinaccia (Napoli 1806 - 1882)

Mandolino napoletano a 4 ordini costruito per la regina Margherita 1881 tartaruga, avorio, madreperla, ebano, argento, oro bianco e giallo Collezione Giovanni Accornero La regina Margherita fece realizzare questo prezioso mandolino nel 1881 da Pasquale Vinaccia, principale liutaio dell'epoca e artefice della nascita del mandolino napoletano moderno. Mandolinista ella stessa la regina incoraggiò la diffusione dello strumento nell'Italia unita e favorì il propagarsi di una vera e propria moda musicale nazionale, raccogliendo anche un importante collezione di mandolini, lasciata alla sua morte all'Accademia di Santa Cecilia. Lo strumento, qui esposto per la prima volta, è pervenuto in perfetto stato di conservazione con la custodia originale in cuoio, sul quale è posta la dedica alla regina sovrastata dallo stemma dei Savoia. Il guscio è ricoperto da un’alternanza di tessere a scaglia, in tartaruga e avorio, separate da filetti d’argento e disposte a scacchiera. Sulla controfascia è presente un’ampia incisione in avorio raffigurante motivi floreali, tralci di vite, con ai lati due angeli musicanti il cui sguardo è rivolto allo scudo centrale che reca la dedica: A / Sua Maestà / Margherita / di Savoia / Regina / d'Italia.

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I curatori

Silvia Ghisotti, storica dell’arte, è responsabile della Conservazione delle Collezioni e del percorso museale della Reggia di Venaria. Ha collaborato a lungo con la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici del Piemonte, realizzando la revisione del patrimonio artistico del Castello di Masino e l’inventariazione degli arazzi del Palazzo Reale di Torino e dal 1997 al 2001 ha poi compiuto ricerche documentarie e coordinato la catalogazione dei dipinti nell’ambito del progetto Studi e Ricerche sul

Palazzo Reale di Torino, promosso dalla Compagnia di San Paolo. Inoltre ha fatto parte per diversi

anni del gruppo di studio su Villa della Regina, dedicando contributi al tema della cineseria in

Piemonte nel ‘700. Sin dal 1985 è attiva nella ricerca sulla Reggia di Venaria; nel 2000 è entrata a far parte della Struttura di monitoraggio che ha seguito i restauri per il recupero del complesso e poi della Struttura di museologia che ha guidato la realizzazione del percorso di visita della Reggia. Nel 2007 è stata fra i curatori della mostra inaugurale La Reggia di Venaria e i Savoia. Negli anni successivi ha collaborato alla progettazione e alla realizzazione di diverse mostre temporanee. Nel 2014 insieme ad Andrea Merlotti ha diretto scientificamente l'allestimento de La Regia Scuderia: il Bucintoro e le

Carrozze Regali.

Andrea Merlotti. Dal 2007 dirige il Centro Studi della Reggia di Venaria. Laureatosi in Storia moderna all’Università di Torino (1993), dove nel 1997 ha conseguito il PhD (1997), dal 2011 è docente a contratto presso la Scuola di Dottorato (ScuDo) del Politecnico di Torino. Dal 2010 partecipa attivamente, come rappresentante della Reggia di Venaria, all'attività dell'Association

Résidences Royales Européennes (ARRE). Dal 2015 è membro del Comité scientifique del Centre de

recherche du Château de Versailles (CRCV) e nell'ambito di tale attività è membro del Comité de

pilotage del progetto L’Europe des Cours, diretto da Gerard Sabatier. Siede, inoltre, nel Comitato scientifico di «Studi piemontesi». A Venaria è stato fra i curatori della mostra inaugurale La Reggia

di Venaria e i Savoia (2007-08), ha poi curato con Sandro Barbero la mostra Cavalieri. Dai Templari

a Napoleone, ha diretto scientificamente con Clara Goria la mostra Moda in Italia. 150 anni di eleganza (2011), e ha curato con Marco Lattanzi e Fausta Navarro la mostra Carrozze reali. Cortei di gala di Papi, Principi e Re (2013-14). Nel 2014 con Silvia Ghisotti ha diretto scientificamente l'allestimento de La Regia Scuderia: il Bucintoro e le Carrozze Regali. Inoltre nel 2011 ha coordinato la sezione Piemonte della mostra Regioni e testimonianze d’Italia (Roma, Vittoriano) e nel 2016 con Franca Porticelli e Gustavo Mola di Nomaglio, ha curato la mostra Piemonte Bonnes Nouvelles, organizzata dal Centro Studi Piemontesi e dalla Biblioteca Nazionale di Torino per i 600 anni del Ducato di Savoia. È autore di vari libri e d’un centinaio di saggi. Sua ultima fatica è la Storia degli

Stati sabaudi, scritta insieme a Paola Bianchi (Morcelliana, 2017). Attualmente sta scrivendo per la collana «Ritrovare l'Italia» della casa editrice il Mulino un volume sulle Regge d'Italia dal Medioevo al Novecento, la cui uscita è prevista per il 2018.

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La Venaria Reale – Ufficio Stampa

Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO) +39 011 4992300 (Centralino Uffici) - +39 011 4992333 (Call Center)

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Biglietti

Intero 12 euro Ridotto (gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni e quanti previsti da Ridotti)

10 euro

Ridotto over 6 under 21 (ragazzi dai 6 ai 20 anni) - Universitari under 26 6 euro

Scuole (classi minimo di 18 studenti, ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 27 studenti) 3 euro

Minori di 6 anni e quanti previsti da Gratuiti Gratuito

La mostra inoltre è compresa nel biglietto di ingresso “Tutto in una Reggia”

Orari

Dal 25 marzo al 2 luglio 2017

Lunedì: giorno di chiusura (tranne eventuali giorni Festivi, che hanno gli stessi orari della domenica) Da martedì a venerdì: dalle ore 9 alle 17 Sabato, domenica e festivi: dalle ore 9 alle 18.30 Le biglietterie e gli ingressi chiudono 1 ora prima rispetto agli orari sopra indicati.

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REGGIA DI VENARIA

Piazza della Repubblica, 4 - 10078 Venaria Reale (Torino) - Tel. +39 011 4992300 (centralino uffici) INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI

INGRESSI E VISITE GUIDATE

Tel.: +39 011 4992333

[email protected] www.lavenaria.it INFORMAZIONI TURISTICHE

[email protected]

BIGLIETTERIE

È possibile acquistare i biglietti on-line dal sito www.lavenaria.it, oppure presso:

Biglietteria Centrale:

via Mensa 34 - Venaria Reale (Centro Storico a ridosso della Reggia) Tel. +39 011 4992333; Biglietteria Carlo Emanuele II (Garden House), quando attiva: viale Carlo Emanuele II - Venaria Reale (viale che conduce al Parco La Mandria) Tel. +39 011 4992333;

Altre biglietterie:

Punti vendita della rete Ticket One: InfoPiemonte, piazza Castello 165 – Torino - tel. +39 011 4325681

SERVIZI EDUCATIVI

Tel.: +39 011 4992355 - [email protected]

Informazioni

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SERVIZI DISPONIBILI

Bookshop, caffetterie e punti ristoro, ristorante stellato, accessibilità diversamente abili, APP mobile, audioguide, visite guidate, attività didattiche, affitto location. La Reggia dispone stagionalmente di aree picnic attrezzate e di servizi di ristorazione di alto livello per diverse possibilità di spesa: Il Caffè degli Argenti, la caffetteria con terrazza panoramica sul Gran Parterre dei Giardini; La Gelateria delle Rose, la caffetteria-gelateria sotto le pergole dei fiori vicino a un’area picnic; Il Patio dei Giardini, il caffè-ristorante immerso nel verde del Parco basso dei Giardini; Gli Arconi, area al coperto con distributori automatici di bibite e snack. Informazioni e prenotazioni: tel. +39 011 4598835 - [email protected]

Il Dolce Stil Novo, segnalato con la “stella” dalla prestigiosa Guida Michelin, si affaccia sul grandioso scenario del terrazzo del Belvedere all’ultimo piano della Reggia. Un luogo incantevole per gustare la straordinaria cucina dello chef Alfredo Russo. Tel. +39 011 4992343 - [email protected]

COME ARRIVARE

Venaria dista circa 10 chilometri dal centro di Torino e si raggiunge con:

- Linea bus dedicata GTT “Venaria Express”; - Autobus GTT: linee 72, 11; - Treno GTT: linea Torino Dora-Ceres (stazione Venaria, viale Roma); Numero verde: 800 019152 - www.comune.torino.it/gtt;

- Linea City Sightseeing Torino: tel. +39 011 535181;

- Auto: tangenziale di Torino-Nord, uscita Venaria (La Venaria Reale – Reggia e Giardini) o Savonera/Venaria (La Venaria Reale – Scuderie Juvarriane); - Aereo: scalo aeroportuale “Sandro Pertini” di Caselle Torinese, poi via Superstrada per Torino o via ferrovia Torino Dora-Ceres; servizio informazione voli: tel. +39 011 5676361 – www.aeroportoditorino.it;

I principali PARCHEGGI a ridosso del complesso della Venaria Reale sono:

- PARCHEGGI CASTELLAMONTE (A) e CARLO EMANUELE II (B) (nei pressi del viale che conduce al Parco La Mandria, consigliati per i BUS PRIVATI, raggiungibili da tangenziale di Torino-Nord, uscita La Venaria Reale – Reggia e Giardini); - PARCHEGGIO JUVARRA (raggiungibile da tangenziale di Torino-Nord, uscita Savonera/La Venaria Reale – Scuderie Juvarriane)

Per foto Reggia, Giardini e Mostre:

www.lavenaria.it - Press Office - Cartelle Stampa

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LA VENARIA REALE

UFFICIO STAMPA

tel. +39 011 4992300 [email protected]

www.lavenaria.it

Andrea Scaringella (Resp.)

Matteo Fagiano Maria Clementina Falletti

Cristina Negus

Per contatti media:


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