+ All Categories
Home > Documents > l'AFRICA nella STAMPA

l'AFRICA nella STAMPA

Date post: 24-Jan-2017
Category:
Upload: phamdiep
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
4
l'AFRICA nella STAMPA Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 5, No. 6 (Giugno 1950), pp. 122-124 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757545 . Accessed: 15/06/2014 01:11 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.78.31 on Sun, 15 Jun 2014 01:11:37 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
Transcript

l'AFRICA nella STAMPASource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 5, No. 6 (Giugno 1950), pp. 122-124Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757545 .

Accessed: 15/06/2014 01:11

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 185.44.78.31 on Sun, 15 Jun 2014 01:11:37 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

II problema delle ex colonie Sul « Corriere Lombardo » in una

interessante corrispondenza da Roma di Salvatore Aponte, viene precisato il punto di vista italiano sul proble- ma delle ex Colonie. Dopo aver af- fermato la necessità di mantenere ri- gidamente l'integrità sia politica che amministrativa di quei territori, poi- ché non sarebbe ammissibile che la rinuncia italiana alla sovranità di- retta, andasse a vantaggio di altre potenze coloniali, l'A. scrive:

« Tutti gli italiani insediati in quei territori, anche se attualmente rifu- giati in Italia, vanno considerati par- te della popolazione delle ex-colonie ed hanno pieno diritto di ritornarvi e di partecipare all'attività politica, sociale ed economica locale ».

Passando poi ad esaminare parti- colarmente il problema dell'Eritrea, Aponte riporta un ampio esame del- la questione fatto dal « Centro Ita- liano di Studi per la riconciliazione internazionale » nel quale si rileva che per propugnare la tesi della spar- tizione, vengono mantenuti e svilup- pati quattro grandi equivoci: 1) L'o- pinione secondo cui l'Eritrea sia una provincia irredenta dell'Etiopia, no- nostante che in diritto e in fatto es- sa costituisca una entità distinta sto- ricamente, economicamente e social- mente, da tutto il resto dell'Abis- sinia; 2) la presunzione che l'unità eritrea sia artificiosa e troppo recen- te, malgrado che i sessanta anni di

vita amministrativa italiana abbiano fornito larghissima testimonianza di un amalgama completo e di una con- vivenza assolutamente tranquilla del- le varie popolazioni e comunità re- ligiose; 3) la deliberata confusione che si vuole fare scambiando il pro- blema eritreo per un problema reli- gioso, da risolvere mettendo da una parte i cristiani, dall'altra i musul- mani; 4) lo strano modo di attuare l'anti-colonialismo, al solo scopo di favorire il colonialismo altrui, come praticamente avverrebbe se si rea- lizzasse la spartizione e l'annessione dei due tronconi nell'Etiopia e nel Sudan.

L'Italia in Somalia Una messa a punto sui primi ri-

sultati della nostra Amministrazione in Somalia viene fatta da Guido Lu- sini sul « Giornale d'Italia » in una corrispondenza da Mogadiscio, nella quale si fa il confronto fra la situa- zione di tre mesi fa e quella di oggi. « Alla fine dello scorso marzo - egli scrive - l'atmosfera somala appariva fluida, sospetta, infida, avvelenata com'era stata da una decennale pro- paganda subdola, fatta di ostinata perfidia, che aveva creato in talune organizzazioni native - come la Le- ga dei Giovani Somali - un'aperta diffidenza ed uno spirito di ribellione nei riguardi dell'Italia, e nelle altre, più numerose, a noi favorevoli, una aspettativa di reazione e di rivincita anch'essa gravida di preoccupazioni e di pericoli. Allora l'ordine pubblico

valutarie lo consentano, di effettuare pagamenti in valuta egiziana agli aventi diritto residenti all'estero che ne abbiano fatta esplicita richiesta. Tuttavia, in caso di difetto di tale disponibilità i pagamenti verranno eseguiti in lire italiane presso l'Istituto di credito bancario della Repubblica indicato dagli aventi diritto.

I provvedimenti adottati dal Governo italiano a favore dei cittadini ita- liani lesi nei propri interessi dai prelievi del governo egiziano si vanno ad affiancare a quelli in atto per gli indennizzi riconosciuti ai cittadini ita- liani i cui beni, diritti ed interessi situati sul territorio della reggenza di Tunisi siano stati liquidati in applicazione dell'art. 79 del Trattato di Pace firmato a Parigi il lo febbraio I947 ed in base all'apposita Convenzione stipulata col governo francese in data 29 novembre I947. Per tali indennizzi, che furono riconosciuti con Decreto legislativo 6 aprile I948 n. 52 1, pub- blicato sulla Gazzetta del 26-5- 1 948, fu istituita una speciale commissione che dal suo insediamento - novembre I948 - a tutt'oggi ha concesso 428 acconti per un ammontare pari ad 1. 544.67 5. 000 di fr. francesi. Infine, per i danni di guerra verificatisi nei territori dell'Africa italiana, per i quali esiste un'apposita commissione, sono state definite recentemente nuove mi- sure di acconto: sulle prime 200.000 lire di indennità il loo %, sulle suc- cessive 200.000 lire il 50 %; sulle ulteriori 200.000 lire il 25 %; sulla rima- nenza il lo %. L'acconto non può superare complessivamente L. 500.000 ed h ridotto a metà qualora l'imponibile inscritto a ruolo dell'anno I946 a nome del danneggiato, agli effetti dell'imposta complementare progressiva sul reddito, sia superiore a L. 300.000 esclusi i redditi di lavoro. Se tale impo- nibile supera le L. 500.000 l'acconto non è dovuto.

IL GAZZETTIERE

era affidato alle cure di una polizia civile altrettanto malefica e faziosa che, sostituendosi ai nostri zaptiè di un tempo, per nove anni era stata la vessatrice dispotica contro tutto ciò che era italiano, senza considerare che la stessa polizia, inquadrata da elementi viscidi ed al disotto delle delicate funzioni loro affidate, aveva raccolto nel suo seno quanto di peg- giore in fatto di moralità si poteva trovare in tutta la Somalia.

In un quadro del genere si svilup- pavano quegli episodi dolorosi che tanta eco ebbero nel mondo, in tutto ciò si possono trovare le ragioni pri- me degli incidenti da Baidoa e del Giuba tra somali e somali e somali e arabi.

La situazione di oggi nel territorio della Somalia è profondamente cam- biata. L'Amministrazione Italiana ha in solo due mesi rasserenato l'am- biente ed assicurato l'ordine pubbli- co, facendo passare ogni velleità a quelli sconsigliati che avevano ten- tato, con aggressioni spesso dolorose, di perpetuare un sistema che per nove anni aveva tenuto in sospeso l'animo di tutti.

Diamo uno sguardo per esempio, alla Mogadiscio di oggi. Se prima la vita cittadina si attenuava con il calare del sole per estinguersi nel- le prime ore della notte, oggi si può circolare in tranquillità per ogni via fino alle ore piccole, certi di non fare brutti incontri; se prima, svegliando- ci all'alba, ci si chiedeva chi fosse, la vittima di furti con scasso - fur- ti compiuti da squadracce che aveva- no nelle pattuglie di polizia i «pali» necessari per il lieto esito del colpo - oggi di tali reati non se ne sente parlare; se prima gli atti di prepo- tenza si susseguivano gli uni agli al- tri, oggi è subentrato un certo senso di rispetto che fa vivere e respirare.

A questa situazione non si è giun- ti con provvedimenti ed interventi draconiani, ma con dimostrazioni di prontezza a non permettere alcuna violazione della legge, punendone immediatamente i trasgressori. Alcu- ni tempestivi provvedimenti come la ordinanza sul ritiro delle armi e quella sul temporaneo divieto di ma- nifestazioni pubbliche, tanto favore- voli quanto contrarie a noi, nonché le energiche dichiarazioni fatte in più occasioni dall'amministratore capo Fornari hanno presto dato a tutti la sensazione di questa decisa volontà italiana.

Occorre anche sottolineare come, si sia svolta in questi due mesi anche una delicata azione politica di avvi- cinamento degli elementi contrari, di chiarificazione dei propositi itaiia-ii, di leale comprensione verso coloro che ci erano stati vicini anche nei giorni duri, di intima collaborazione, infine con il comitato consultivo del-

This content downloaded from 185.44.78.31 on Sun, 15 Jun 2014 01:11:37 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

AFFRICA 123

ro.N.U.; sicché, tanto negli ambienti internazionali e neutri quali quelli delle N. U. quanto in quelli somali si è a poco a poco fatta strada la convinzione oggi generale, della pie- na lealtà degli intendimenti italiani.

E se ne sono avute le prime conse- guenze: la Lega dei giovani somali - questa organizzazione che fu a noi estremamente ostile, composta di elementi generalmente giovani ma disorientati e impreparati tanto da accoppiare a talune tendenze demo- cratiche e progressiste altri sorpassati ed ingenui atteggiamenti nazionali- stici ed attivisti, come gli esercizi premilitari in camicia rossa, la crea- zione delle squadre d'azione - ha rinnovato il suo consiglio direttivo, eliminandone gli elementi più facino- rosi ed a noi contrari, ha favorito alcuni incontri dei suoi esponenti con gli esponenti dei partiti filoita- liani della conferenza della Somalia, per giungere, se non ad una intesa, per lo meno alla auspicata distensio- ne, fino a giungere per bocca del suo presidente, a questa pubblica dichia- razione: «Desidero chiarire che è in- tenzione della Lega di cooperare sin- ceramente con l'amministrazione fi- duciaria per il benessere e il progres- so della Somalia, e spero che tale nostra intenzione sarà corrisposta e incoraggiata dall' amministrazione stessa ».

Il 15 corrente, la Lega ha festeg- giato invitandovi anche i rappresen- tanti dell'AFIS, quelli dell'ONTJ e quelli degli altri partiti, il VII anni- versario della sua fondazione, e que- sta data da molti temuta come pos- sibile giorno di disordini, ha invece segnato una tappa verso la tranquil- lità e la cooperazione. Superfluo dire che a questa politica di distensione hanno collaborato con la migliore buona volontà i partiti filoitaliani della Conferenza, dimostratisi an- cor più ottimi e leali amici, anche dotati di particolare, e forse da ta- luni imprevista, sensibilità politica.

I somali stessi si dicharano, del resto, tuttora impreparati ad assu- mere importanti responsabilità po- litiche ed hanno perciò assai apprez- zato i programmi di istruzione pub- blica annunziati dall'Amministrazio- ne Italiana, e con il primo luglio prossimo avranno inizio in tutto il territorio i corsi delle scuole per na- tivi destinati a formare la classe col- ta da cui trarre gli elementi che do- vranno più in là assicurare la vita politico-amministrativa del Paese. II primo passo verso una collabora-

zione ancora più efficiente nel cam- po dei pubblici affari si avrà con la nomina del « Consiglio Territoriale » previsto dall'Accordo di Tutela; ma fin d'ora l'Amministrazione ha in- détto una specie di referendum fra i Capi ed i Notabili e gli esponenti dei partiti di tutta la Somalia per conoscere le loro idee circa la forma- zione di tale Consiglio, ed ha chiesto in proposito anche il parere del Co- mitato dell'ONU. Analoga procedura ha seguito per il problema della lin- gua e della scrittura da introdurre nelle scuole accanto all'italiano, at- tenendosi ed anticipando così meto-

di democratici neppure previsti dal- l'Accordo di Tutela.

Questa delicata ed intensa azione politica ha generato, ripetiamo, la massima fiducia di tutti nell'Ammi- nistrazione Italaina, e tale fiducia è stata espressamente dichiarata, in pubbliche dichiarazioni alla stampa, ed a noi in particular modo nel corso di un simpatico e cordiale colloquio, dal Delegato Egiziano al Consiglio dell'ONU, eccellenza Mohamet Alim Rosten Bey, il quale all'atto di par- tire per un breve soggiorno nel suo Paese, si è espresso in termini assai lusinghieri per l'Amministrazione e personalmente per l'Amministratore Capo, Fornari.

Ma l'Amm.ne si è occupata e pre- occupata già anche di altri settori. Ha disposto importanti lavori pubbli- ci, ha concesso alcuni indispensabili aumenti di salario per consentire al- l'operario indigeno un più decente tenore di vita, ha affidato ad un Co- mitato Prezzi l'arduo compito di fre- nare l'aumento del costo della vita non soltanto con una regolamenta- zione calmieratrice, ma anche e so- prattutto nel fare tempestivamente affluire importanti correnti di merci che aumentando l'offerta facciano da calmiere naturale. Ha posto allo stu- dio la futura legislazione sul com- mercio estero, argomento di partico- lare delicatezza data anche la intro- duzione della nuova moneta, « il so- malo » ; ha già chiesto l'invio dal- l'Italia, oltreché di maestri di scuo- la, di alcuni medici e di veterinari per intensificare l'assistenza nei due campi sopratutto nell'interno del Paese, dove saranno ripristinate le « Carovane sanitarie e veterinarie », che già nella vecchia colonia avevano dato così buoni disultati.

Questo è ciò che è stato fatto dal- l'Italia nei due primi mesi di am- ministrazione ».

Meccanizzazione dell'agricoltura Per un paese come la Somalia la

cui unica ricchezza è o almeno do- vrebbe essere la terra, lo sviluppo e l'incremento dell'agricoltura diventa problema di vitale importanza. Ugo Matteucci sul giornale «Alto Adige»» fa appunto una breve storia dell'ini- zio di questa agricoltura da parte di coloni italiani che venti o trenta an- ni fa piantarono le tende lungo i grandi fiumi somali e cominciarono i* oonificare. Dopo un particolareg- giato esame dei vari prodotti, primo e più importante di tutti la banana, che questa terra può dare e ha dato in abbondanza prima che le nostre concessioni fossero distrutte e dan- neggiate, il Matteucci osserva che l'economia di anteguerra « era stata concepita e attuata su un piede co- loniale: le concessioni non interes- sano più di 168 concessional su tutto il territorio per complessivi et- tari 68 mila, concessi a 29 mila in coltivazione. Ora si tratta di svilup- pare un'economia la quale dovrà co- stituire il nerbo del futuro stato. Non si dovrà più considerare l'Italia l'unico mercato, ma cercarne e con- quistarne altri nel Mar Rosso, nel- l'Oceano Indiano, in Etiopia tenendo presente la concorrenza del Kenia,

dell'Uganda e del Tanganica. Due ci sembra siano le cose da far subito; cercare il modo di svincolarsi dalla potestà dei fiumi, cercando acqua nel sottosuolo, da estrarre con gli aereo- motori alla maniera delle Tripolita- nia, della Tunisia, dell'Algeria e del Marocco; e meccanizzare al massimo l'agricoltura. Lo svincolo dai fiumi permetterebbe di estendere il coltivo oltre i comprensori, in territori fer- tili e immensi. Tanto più che lo Scebeli per esempio non da quasi più acqua; una gran parte evapora lun- go il suo corso. Inoltre le opere da noi costruite sull'alto Scebeli (che, come il Giuba, nasce in Etiopia) per raccoglierne le acque sono decadute, come le strade, i ponti e tutto quanto costruimmo in Etiopia. La mecca- nizzazione permetterebbe di ovviare alla scarsità della mano d'opera, alla quale un tempo si rimediava, oltre che con le macchine, con una forma di lavoro obbligatorio retribuita. Ma queste sono esperienze e tentativi che il singolo concessionario non può più fare, impoverito com'è da anni di inattività o da attività ri- dotta ».

Da tutto ciò appare evidente che sarebbe assolutamente necessario lo intervento comprensivo ed energico di Enti governativi o di Consorzi che provvedessero con mezzi adegua- ti ad incrementare le vecchie col- ture e ad incoraggiarne delle nuove.

« Bisogna costruire un'economia prevalentemente agricola, non ele- fantiaca ma capace di sfruttare tut- to ciò che il territorio può dare, non solo al milione di somali che lo abi- tano, ma ai territori vicini».

Tutto questo però ai finì del pro- blema italiano della sovrabbondanza N della mano d'opera non servirà a molto, « non si illudano gli italiani che la Somalia possa costituire uno sbocco per la nostra popolazione in soprannumero. La Somalia potrà assorbire qualche migliaio di agri- coltori, ciò che non nuoce alla indi- pendenza dei somali, perché qualcu- no che valorizzi il territorio ci vuo- le; ma non di più. Anche perché bi- sognerà condurre, come si è detto al- trove, i nativi alla convinzione che il lavoro, prima che un diritto, è un dovere ».

Un singolare giudizio americano sulla Somalia

Ralph Chapman, il primo giorna- lista straniero che visita la Somalia dopo l'insediamento dell'Amministra- zione italiana, pubblica due articoli sul « New York Herald », dal tono agrodolce. Egli alterna obiezioni ed elogi; comincia osservando un rista- gno degli affari ed una situazione economica caotica perché nella mas- sima parte le ditte sono britanniche e l'Italia non concede permessi di importazioni, ed i guadagni non pos- sono essere versati a Londra. Subito dopo, però il giornalista riconosce che gli inglesi consumarono nei pri- mi mesi dell'anno tutta la quota di importazioni annue, cosicché le re- strizioni italiane sono giustificate.

Chapman denunzia gli eccessivi controlli burocratici sulla rete delle relazion icablogr afiche, il numero di

This content downloaded from 185.44.78.31 on Sun, 15 Jun 2014 01:11:37 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

124 AFFRICA

documenti richiesti per visitare gli aeroporti ed i moli, con pagamento di tasse, e finalmente lamenta che le richieste d'informazioni spesso non siano evase. Egli riferisce però ragionevoli discussioni avute con lo ambasciatore Fornari, amministrato- re della Somalia che, parlando col giornalista, avrebbe riconosciuto non esservi ancora un piano economico, avendo egli avuto soltanto due mesi di esperienza in Somalia. Chapman aggiunge che l'amministratore si è mostrato « notevole » nelle sue in- tenzioni di democrazia e di educa- zione dei somali all'indipendenza, accusando delle difficoltà e dei ri- tardi l'amministrazione inglese pre- cedente.

Il corrispondente trova che almeno una parte delle critiche rivolte agli inglesi sono giustificate. Lamenta l'aumento dei salari dei lavoratori indigeni, osservazione invero strana in un americano. Chapman teme il rialzo dei prezzi e l'inflazione. Quan- to alla preparazione dei somali al- l'indipendenza, il corrispondente ne- ga che possano bastare dieci anni ma afferma che ce ne vorranno al- meno venticinque. Egli riferisce il parere espostogli da alcuni commer- cianti inglesi, secondo i quali allora la Somalia sarà del tutto italianiz- zata.

Lo stato d'animo dei somali è de- scritto veristicamente: la maggio- ranza della popolazione, dice Chap- man, sarebbe costituita da nomadi indifferenti: nulla a loro importe- rebbe di chi domini il Paese, purché essi possano muoversi e far pasco- lare i loro greggi. Le storie di atro- cità commesse dalle truppe italiane, fatte circolare dal partito contra- rio all'Italia, sono, dichiara Chapman, senza conferma, anzi egli elogia il comportamento delle truppe italia- ne ed accusa la Lega dei giovani somali di minacciare un ricatto con l'appoggio comunista. Chapman de- scrive l'altro partito somalo, quello della « Conferenza della Somalia » come uno strumento delle autorità italiane. Egli ritiene che l'opinione pubblica somala, se tale espressione può essere usata, sia per metà in favore dell'Italia, ed ammette che vi sarebbero persino dei somali de- siderosi di un ritorno del fascismo con i suoi larghi programmi di ope- re pubbliche.

Il corrispondente americano critica l'atteggiamento delle Autorità ita- liane, che sarebbero sospettose di ri- volte, e trova motivo di obiezioni per- sino ai recenti discorsi dell'ammini- stratore Fornari, nei quali si promet- teva stretta osservanza delle leggi e punizione severa dei colpevoli, come se questo atteggiamento fosse d'in- tralcio allo sviluppo della democra- zia.

Chapman conclude affermando che gli italiani possono avere ragione di cercare di realizzare al più presto l'indipendenza della Somalia, in mo- do che cessino presto le gravi spese dell'amministrazione, ed anche allo scopo di mostrare la capacità italiana in questo primo inserimento dell'Ita- lia negli affari internazionali dopo la fine della guerra.

LIBRERIA ARKMA C. Wauters. « L'ésoterie des Noirs

dévoilée». Editions Européennes, Bruxelles 1949, pag. 386.

Da tempo l'etnologia ha scoperto il sottofondo asiatico dell'Africa negra. « Quasi tutta l'Africa appare come una sola grande eco, più o meno affie- volita, dell'Asia », ha scritto Ratzel, conformandosi alla lapidaria formula di Frobénius : « L'Africa è una scatola di marmellata di antiche civiltà ».

L'opera di M. Wauters « L'esoteria dei negri svelata », da per la prima volta al pubblico europeo un'esposizio- ne quasi completa dell'insegnamento esoterico che viene impartito in un gruppo di popolazioni congolesi. Cer- to fino ad oggi gli studi sulle cre- denze indigene non sono stati molto notati, ma molto spesso essi si limi- tavano alla descrizione di manifesta- zioni esteriori e l'interpretazione del- le varie tradizioni generalmente non andava oltre i dati immediati del simbolismo rituale, spesso alterato dalle deformazioni popolari.

Una prolungata esperienza degli ambienti indigeni unita ad una vasta cultura ha permesso a M. Wauters di esplorare un dominio ancora poco conosciuto: quello che Padre Tem- pels aveva chiamato : « La filosofia bantù ».

Ma M. Wauters si addentra nella realtà più a fondo di Padre Tempels, ciò che gli permette di controbattere alcune affermazioni di quest'ultimo. Padre Tempels infatti, dopo aver spiegato la concezione che i bantù hanno dell'«uomo e dell'universo», fì augurava che tali idee fossero uni- te in sistema dagli educatori euro- pei; M. Wauters non vede invece ia necessità di questo intervento euro- peo perché tale sistema già esiste ed egli l'ha scoperto nel « Bukishi » termine che indica tutto ciò che ha attinenza con le forze latenti e lo insegnamento esoterico relativo a ta- li forze.

Il « Bukishi » da un'istruzione re- ligiosa di due gradi: uno destinato alla massa, l'altro riservato a un'eli- te. Le due versioni della Genesi ban- tù che sono state raccolte dall'auto- re marcano fin dalle prime parole questa dif f erenzazione : mentre la ver- sione elementare presentando il Creatore dice semplicemente: « Efi- le Aìne Potenza in atto », la ver- sione di grado superiore precisa: « Efile Aìne Potenza in atto Eterna,

il Sein Aìne Potenza in atto Eterna, tutti e due sono un solo Efile ».

Questo insegnamento, ancor oggi praticato, getta una nuova luce sul- le profonde credenze dei neri: esso rifletterebbe una vera religione bantù la regione della « Vita totale » che per raggiungere il suo obiettivo - la realizzazione di questa vita totale - postula una lotta contro sé stessa; lo scopo dell'insegnamento infatti è quello di apprendere all'uomo a li- berarsi sul piano umano per raggiun- gere la pace e l'armonia dominando gli automatismi. Tale dominio è ot- tenuto con un'ascesi praticata in speciali luoghi dove si riuniscono i candidati all'iniziazione.

In queste concezioni religiose si scopre Una storia della creazione del mondo che si allontana nettamente dalle tradizioni cristiane per avvici- narsi invece a quelle dell'India e del- l'Egitto come pure avviene per le nozioni che hanno i neri della vita e dell'anima. L'uomo per essi, è un fascio di forze creatrici alcune eter- ne altre mortali, la morte separa queste differenti forze; l'anima non è altro che la vita individuata e la vita segue un movimento trasformi- sta e ciclico che determina una g:e- rarchia di forze interdipendenti. L'a- scesi stessa permette, come in Orien- te, la concentrazione dell'energia vi- tale in coloro che la praticano.

Non si tratta più quindi di vedere nei Bantù un ammasso informe di superstizioni e di concezioni primi- tive; troviamo invece un sistema re- ligioso, che si presenta come una proiezione simbolica delle loro cono- scenze, basato sul ritmo vitale. Con- siderando così questa religione ban- tù, il più delle volte rimasta nasco- sta all'europeo, l'autore pone sotto un nuovo punto di vista la questione dei rapporti fra bianchi e neri; d'ac- cordo con Padre Tempels, egli pen- sa che i bianchi non abbiano a che fare con dei bambini grandi, ma con una umanità adulta e cosciente della propria saggezza. Questa saggezza, egli aggiunge, è differente dalla no- stra, ma simile a quella dell'Asia. Non è quindi ignorando questa tra- dizione o tentando di distruggerla, ma rendendole invece tutta la sua importanza, che l'europeo potrà ten- tare la collaborazione fra le due cul- ture, collaborazione fatta anzitutto di comprensione e di rispetto reci- proco.

Non vogliamo tuttavia affermare che l'opera di M. Wauters sia senza difetti, gli si potrebbe infatti rim- proverare, come del resto ad altri autori, una tendenza a generalizzare la portata delle sue conclusioni e inoltre uno stile rozzo e una sintassi maleabile che ne rendono difficolto- sa la lettura ma sotto una scor- za sgradevole appare, appassionante, un nuovo aspetto dell'Africa, aspetto che va sempre più precisandosi man mano che sempre più numerosi sor- gono i tentativi di riabilitare i va- lori culturali bantù di cui Andre Gi- de fu uno dei precursori.

Andre Schohy

This content downloaded from 185.44.78.31 on Sun, 15 Jun 2014 01:11:37 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions


Recommended