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l'AFRICA nella STAMPA

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l'AFRICA nella STAMPA Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 5, No. 9 (Settembre 1950), pp. 217-218 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757676 . Accessed: 15/06/2014 12:17 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.109.12 on Sun, 15 Jun 2014 12:17:39 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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l'AFRICA nella STAMPASource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 5, No. 9 (Settembre 1950), pp. 217-218Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757676 .

Accessed: 15/06/2014 12:17

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

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Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

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AFFRICA _- - -

quota-parte di 86 milioni ed antici- pare i restanti 28 milioni, che do- vranno esser recuperati entro l'eser- cizio finanziando 1949-50. Il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei Deputati, è ora all'esame del Se- nato.

La prima Commissione permanen- te della Camera dei Deputati (Inter- ni), sotto la presidenza dell'on. Mi- gliori e con l'intervento del Sottose- gretario all'Interno on. Bubbio e di quello per la Presidenza del Consi- glio on. Martino, ha esaminato la proposta di legge dell'on. Bellavista per la «sistemazione nei ruoli ordi- nar! del personale a contratto tipo dipendente dal Ministero dell'Africa Italiana ».

Su proposta del relatore, on. Paga- nelli, è stato deciso di rinviare sine die tale esame, data la connessione del disegno di legge con la riforma generale dell'Amministrazione dello Stato.

* E' stato deferito all'esame ed alla

approvazione della quinta Commis- sione permanente del Senato il dise- gno di legge: «Estensione ai muti- lati ed invalidi ed ai congiunti dei morti in occasione di azioni di ter- rorismo politico nei territori dèlie ex colonie italiane delle disposizioni del- la legge 19 agosto 1948, n. 1180».

* Ad un'interrogazione presentata dal

sen. Braschi il Ministro degli Esteri ha dato la seguente risposta scritta:

« I competenti servizi del Ministero degli Esteri e le rappresentanze di- plomatico-consolari di Parigi e Tuni- si hanno svolto e svolgono tuttora una intensa e continua azione per ottenere dalle autorità francesi la revoca dei provvedimenti di espulsio- ne dalla Tunisia adottati a suo tem- po nei confronti di numerosissimi nostri connazionali.

Sono lieto di informarla che, pur trattandosi di un problema la cui so- luzione completa presenta tuttora notevoli difficoltà, si è potuto con- statare un sensibilissimo aumento nel ritmo delle concessioni di tali revo- che, cosicché negli ultimi mesi molte centinaia di espulsi, nella massima parte ex militari, hanno avuto la pos- sibilità di unirsi alle famiglie resi- denti nel territorio di quella Reg- genza ».

* I deputati Almirante, Mieville, Ro-

berti e Michelini del M.S.I. hanno presentato un'interpellanza rivolta al Presidente del Consiglio ed al Mini- stro degli Affari Esteri «per cono- scere: 1) se le dichiarazioni del Sot- tosegretario Brusàsca sulla sorte del- l'Eritrea riflettono il pensiero uffi- ciale del Governo; 2) se tali dichia- razioni debbono essere interpretate, come appare dal testo, nel senso che il Governo abbia abbandonato o sia sul punto di abbandonare la tesi del- l'indipendenza eritrea; 3) se il Go- verno ritenga di potersi assumere una così pesante responsabilità di fronte alla Nazione e in particolare di fronte agli italiani di Eritrea, mal- grado i ripetuti e solenni impegni in contrario assunti dinanzi al Pae-

LA TERRA LIBERA. Sul quotidiano « H Tempo » del 29

agosto un editoriale di uno scienzia- to poeta, Alberto De Stefani.

Dopo aver accoratamente rilevato che, in Italia, « ci sentiamo tutti, più o menò, sbandati, senza scopo » e che « non abbiamo ancora ritrovato una idea comune che ci affratelli nella azione, un comune sentimento che ci sospinga » o, in altre parole, quella « Coesione, dalla quale gli istituti ci- vili traggono forma e solidità e le leggi senso e valore », De Stefani ar- riva al punto dolente « che lo fé' par- lare », all'Eritrea, dalla quale sta per essere cancellato anche il nostro ri- cordo.

« Nessuno ne parla - scrive il De Stefani - le invocazioni degli ita- liani che la abitano e degli stessi eri- trei cadono in questo nostro vuoto. Nessun balcone di municipio si ani- ma, nessuna folla commenta. E' co-

se e al Parlamento; 4) quale concre- ta validità e portata possa attri- buirsi alle assicurazioni del Sotto- segretario Brusàsca circa la tutela degli interessi degli italiani in Eri- trea, nel quadro di una politica co- sì manifestamente abulica e rinun- ciataria ».

Sempre a proposito dell'Eritrea è stata presentata dal d.c. sen. Menghi lja seguente interrogazione al Mini- stro degli Esteri: «Interrogo con urgenza il Ministro degli Esteri per sapere: 1) se non ritenga necessario far conoscere all'O.N.U. che la carta di San Francisco, cui sono impegna- te tutte le Nazioni aderenti, prevede solo che le colonie abbiano l'indi- pendenza e l'autonomia; il che non avverrebbe se si addivenisse ad una Federazione coatta tra l'Eritrea e l'Abissinia, mascherante fra l'altro un'annessione a favore di questa, resasi mancipja dell'Inghilterra per il Trattato del 1947;

2) Se sono stati depositati nella segreteria dell'O.N.U. ì documenti comprovanti come la Nazione occu- pante dell'Eritrea fosse d'accordo con l'Etiopia per la preparazione e la consumazione dei molti delitti perpetrati dagli sciftà nella colonia italiana contro le persone e le pro- prietà degli indipendentisti, sciftà che ora vengono compensati all'atto di sottomettersi con la concessione dell'onore delle armi e con impieghi largamente retribuiti;

3) Se non reputi opportuno far presente alla nobile Nazione degli Stati Uniti, tenace sostenitrice di democrazia e di libertà dei popoli, che gli italiani considerano somma- mente immorale e ingiusto mettere a capo della civilissima Eritrea l'Im- peratore Selassie, schiavista e fedi- frago (Trattato italo-abissino del 1928), che ha dato prove palesi di non saper governare nemmeno le terre fino ad ora a lui soggette ».

Vintelo Araldi

me se dicessimo « Faccia il Governo, è pagato per questo ». Stanchezza po- litica? Indifferenza provocata delle sofferte delusioni? Dogali e Saati, Amba Alagi, che lievitarono il popolo di un tempo, chi li ricorda più? Quando fu nota la disfatta di. Adua si piangeva per le strade e ciascuno la sentì come sciagura propria. Ora si sta perdendo l'Eritrea; irrimediabil- mente. Il Paese tace: pensa alle sue pìccole cose quotidiane.

Non c'è proprio più nulla da fare? Nessuna esigenza nazionale ed umana da esprimere nel mondo? La Patria è oggi territorio da difendere, ma è anche un succedersi di scopi da far prevalere, una esigenza concreta e ideale insieme, che dovrebbe accomu- nare il popolo ».

Proseguendo, De Stefani non ac- cenna neppure all'enorme e da chiun- que valutabile danno che deriverà dal sacrificio dei nostri interessi in Eritrea; non vi accenna, perché que- sta è cosa che egli da evidentemente - e purtroppo con ragione, forse - scontata. Egli guarda oltre, guarda verso quello che ci sarà ancora pos- sibile fare, purché si ritrovi « un'idea comune che ci affratelli nell'azione ».

Un'idea comune. « Se c'è un Governo che possa e

debba sventolare la bandiera della terra libera, questo Governo è il no- stro. Lo è perché le sue carte di le- gittimazione sono cristianesimo e de- mocrazia; lo è pèrche rappresenta un popolo insofferente di incoerenze ed educato alla tradizione giuridica; lo è anche perché le democrazie uscite vincitrici ci hanno sottratto quelle zone di popolamento e di espansione che noi ci eravamo create, pure a be- neficio delle popolazioni indigene, col lavoro di due generazioni e con iner- narrabili sacrifici. Ci si risponde che dobbiamo limitare le nascite, come se la natalità italiana fosse un effet- to della politica demografica fascista e come se l'accrescimento della popo- lazione fosse dovuto a questa politica e non alla diminuzione della mor- talità ottenutasi negli ultimi decenni. Fino a quando all'uomo non manche- rà la terra, il non disinteressato in- vito d'oltre Manica alla diminuzione dei concepimenti è una turpe cosa. La nostra decadenza demografica cor- risponde ad un interesse nazionali- stico altrui, che recalcitra di fronte alla istanza della libertà.

Ecco un motivo, di grande portata umana, che il popolo italiano dovreb- be ̂ proporre come necessario svilup- po del principio democratico e dello spirito del nuovo ordine politico oc- cidentale. Il popolo italiano ha anco- ra qualche cosa di importante da fare per se stesso e per la comunità delle genti: la creiuione di una patria senza confini ». ETIOPIA.

L'Ambasciatore Giuliano <?ora, che fu per dodici anni neJJs^iostra Le-

l lili IMVUím. Iliiiâ ̂ jMrisTrd

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AFFRICA

gazione di Addis Abeba come se- gretario e consigliere e Ministro, pubblica su « II Mattino » di Firenze e su « II Giornale di Napoli » un ar- ticolo che richiama la nostra stam- pa ad una maggiore obiettività nel parlare dell'Etiopia.

Ci consenta, l'amico e collabora- tore Cora, di osservare che è ben difficile, ancor oggi, parlare dell'E- tiopia senza entrare nel vivo d'una polemica, che l'avversario ha impo- stata su basi sleali; e che più grave ancora della slealtà delle argomen- tazioni avversarie è la slealtà delle azioni, per cui sono compromessi non solo i diritti, ma la vita degli italiani in Eritrea e la libertà degli stessi eritrei. Il che spiega, anche se non giustifica, certe intemperan- ze della nostra stampa. Ma è sacrosanto che ci si debba

sforzare di essere obiettivi anche nel vivo d'una polemica, anzi d'una lotta, che ha per posta la vita, la libertà e il diritto di decine e cen- tinaia di migliaia d'uomini; e che il più civile fra i due avversari deb- ba per primo dare prova di obietti- vità, cioè di sana conoscenza cri- tica dei fatti e di moderazione di giudizio.

Lo spunto a parlare dell'Etiopia è offerto naturalmente all'Amba- sciatore Cora dalla questione eritrea. La Federazione Eritrea -Etiopia, dice in sostanza il Cora, è la soluzione più logica ed auspicabile; è da rite- nersi che la tesi stessa della indi- pendenza dell'Eritrea non escludes- se, in un secondo tempo, la fede- razione con l'Etiopia; è certo - co- me ha rilevato anche la rivista « Esteri » - che non pochi italo- eritrei « temono bensì la federazione se questa dovesse divenire un truc- co diplomatico, ma la auspicano qualora garantisse veramente l'au- tonomia degli eritrei e degli ita- liani ecc. ecc. ». Non ci sentiamo di seguire il Co-

ra da queste giuste premesse alla affrettata conclusione che « la so- luzione federativa non sia da scar- tarsi anche se non sarà preceduta dal- l'indipendenza » ; ma, ripetiamo, sia- mo d'accordo pienamente con lui quando afferma che è « necessaria una parola obiettiva per far cono- scere meglio l'Etiopia e l'imperato- re ». Siamo persino d'accordo con lui nel non condanare l'assolutismo negussita in sé stesso, in quanto tale assolutismo trova, in Etiopia, la sua giustificazione storica. (Altra cosa è, naturalmente, il considerarlo adatto al reggimento di un Paese più evoluto, quale l'Eritrea). Pos- siamo anche ammettere, con il Co- ra, che i nostri connazionali rimasti in Etiopia « non cambierebbero l'as- solutismo negussita con quello sta- liniano ». E siamo certi che questi connazionali « vogliono rimanere là, e continuare a lavorarvi, ed essere raggiunti da altri che, in un regime di rapporti normali e fiduciosi, po- trebbero trovar lavoro in un paese che noi italiani conosciamo come nessun altro ».

Concludiamo con una citazione dall'articolo del Cora: « L'imper^ töit Hailè Selassie è un

uomo di carattere mite, intelligente e fine. Ritengo di poter parlare di lui perché lo conosco da quando salì al potere nel 1916 come reggente, e l'ho seguito in tutta la sua ascensione fino all'incoronazione imperiale nel 1930. Per circa due anni ebbi poi con lui contatti personali quasi giornalieri durante i negoziati che condussero alla conclusione del Trattato e della Convenzione Stradale per la costru- zione della Assab-Dessiè del 2 agosto

. 1928. Possono dire che durante tutta la mia lunga missione presso di lui ho sempre riscontrato la sua lealtà, la sua comprensione, la sua bontà d'animo, ed un grande desiderio di migliorare le sorti del suo paese e del governo. Compito difficile assai, perché la personalità del fragile im- peratore è ad un livello più alto dell'ambiente, e di uomini come lui in Etiopia non ne conosco altri. Vec- chi e giovani etiopici seguono a no- tevole distanza. Il compianto Duca degli Abruzzi, uomo superiore, quan- do venne ad Addis Abeba in visita ufficiale (e fu un notevole succes- so), ebbe a dirmi del Negus: «E' un uomo di grande intelligenza e finezza - molto suoi colleghi europei potrebbero imparare da lui ».

Di tale giudizio sulla persona del Negus prendiamo volentieri atto, poiché esso è certamente uno dei fattori che fanno sperare nella pos- sibilità che, al difuori e al disopra di ogni contrario interesse estraneo, si possa ristabilire fra l'Italia e la Etiopia quella schiettezza di rappor- ti che è nell'interesse intrinseco dei due Paesi.

QUELLO CHE PENSANO GLI ITA-

LIANI IN ERITREA.

Vale la pena di leggere l'editoriale dell'll settembre di « Eritrea Nuova », il bisettimanale dell' Asmara, per sape- re quali apprensioni e quali reazioni abbiano suscitato nell'ambiente ita- liano dell'Eritrea, cioè nell'ambiente direttamente interessato, i faticosi tentativi che sono stati fatti a Lake Success per dar corpo e vita ad un progetto destinato, per logica inter- na, a non acquistare maggior con- cretezza e realtà di un'ombra. Gli italiani dell'Eritrea sanno

quanto si siano battuti i nostri dele- gati, a Lake Success, contro l'assur- do di una federazione Eritrea-Etio- pia non preceduta dalla proclama- zione della piena sovranità dell'Eri- trea, e quanto abbiano continuato a battersi anche quando la partita sembrò perduta, per cercare di cir- coscriverne il danno. Lo sanno e lo apprezzano. Ma essi sanno anche che non giova sperare nella possibilità di circoscrivere il danno. Alla difesa illusoria offerta da compromessi de- stinati a rimanere inoperanti, al ri- schio di veder coinvolto - foss'an- che indirettamente - il Governo italiano in un ignobile mercato, essi preferiscono difendersi da soli. Nello stesso numero dello stesso

giornale è riportata per esteso la let- tera indirizzata dal nostro direttore a « II Tempo » di Roma, e da questo pubblicata il 5 settembre con qual- che mutuazione. Una nota di reda-

zione commenta: «Riteniamo di far cosa grata ai nostri lettori pubbli- cando il testo integrale della im- portantissima lettera che abbiamo avuto direttamente dall'Autore e che esprime, in forma serena, chiara e convincente, un punto di vista lar- gamente condiviso dagli italiani e che noi sottoscriviamo pienamente ».

DA CHE COSA SARA» DETERMI- NATO IL VALORE E IL DESTI- NO DELL'AFFRICA. In una corrispondenza pubblicata

sul quotidiano « II Tempo » del 29 agosto, Gianni Granzotto sofferma la sua attenzione sulle conversazioni mi- litari franco-britanniche iniziatesi il giorno prima a Dakar, la capitale dell'Africa Occidentale Francese.

« Ufficialmente - scrive il Gran- zotto - le conversazioni hanno per oggetto i problemi locali relativi alla difesa dei territori francesi e britan- nici dell'Africa occidentale ed equa- toriale. Ma appare del tutto verosi- mile che l'incontro di Dakar si in- quadri in un tema assai più vasto, i cui termini sono la funzione strate- gica del Continente africano nel caso di conflitto mondiale e la opportunità di ripetere la formula dell'alleanza atlantica per le zone dell'Atlantico del Sud.

Sia Ü Trattato di Bruxelles che il Patto Atlantico considerano soltanto l'Africa francese del Nord (Marocco e Algeria) come parte integrante del- la difesa collettiva. Ma, benché gli esperti militari concordino nel rite- nere che la zona attiva al conflitto abbia ogni probabilità di limitarsi a territori situati al nord del Sahara, una attenzione sempre maggiore è rivolta, sopratutto da parte britanni- ca, ai compiti affidati al resto del Continente africano, sotto l'aspetto di una gigantesca base di riforni- menti e depositi al di fuori della por- tata diretta di attacchi nemici.

Già nel corso dell'ultima guerra, gli inglesi si servirono delle retrovie equatoriali africane come itinerario di arroccamento per i rifornimenti da inviare in Egitto durante le battaglie mediterranee; e oggi insistono ancor più sulle funzioni strategiche del Continente nero, secondo un concetto militare che si accompagna perfet- tamente agli interessi della loro po- litica imperiale. Nel mese prossimo, una delegazione dell'Unione sudafri- cana si recherà a Londra per discu- tere varie questioni più o meno con- nesse a questa impostazione strategi- ca: tra esse, ad esempio, quella della organizzazione di una industria bel- lica in Africa del Sud.

Il governo sudafricano non dissi- mula le sue intenzioni di chiedere la costituzione di un'alleanza difensiva la quale,' nel sud dell'Atlantico, possa condurre alle medesime garanzie e agli stessi reciproci legami di quella firmata tra le Potenze del settore atlantico settentrionale. La Gran Bretagna non sarebbe aliena dall'ap- poggiare una simile richiesta ». L'articolo si conclude con una acuta

analisi della posizione della Francia, per la quale il problema essenziale è, per ora, la difesa del nucleo conti- nentale europeo.

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