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L'Amico del Popolo

Date post: 21-Feb-2016
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edizione del 4 aprile 2010
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N. 13 del 04 Aprile 2010 - Pasqua di Resurrezione Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Giornata FAI alla scoperta dell’antica Akragas 2 di P.C. 3 - 4 - 5 Excursus nelle commemorazioni della Pasqua SPECIALE SETTIMANA SANTA CITTÁ Se il Natale è la festività che raccoglie la fami- glia, riunisce i parenti lontani, che più fa sentire il calore di una casa, degli affetti familiari, con- dividendoli con chi è solo, nello struggente ricor- do del Dio Bambino; la Pasqua è, invece, la festa della gioia, dell’esplosione della natura che rifiorisce in primavera, ma soprattutto del sollievo, del gaudio che si prova, come dopo il passare di un dolore e di una mestizia che creava angoscia. Per noi cristiani questa è la Pasqua, la dimostrazione rea- le che la Resurrezione di Gesù non è una vana promessa, di un uomo creduto un esaltato dai contemporanei o un maestro (rabbi) da un certo numero di persone, fra i quali i disorientati discepoli. La Resurrezione è la dimostrazione massima della divinità di Gesù, non uno dei numerosi miracoli fatti nel corso della sua vita pubblica, a beneficio di tante persone che credettero in Lui; questa volta è Gesù stesso, in prima persona che indica il valore della sofferenza, comune a tutti gli uomini, che trasfi- gurata dalla speranza, conduce alla Vita Eterna, per i meriti della Morte e Resurrezione di Cristo. La Pasqua è una forza, un’energia d’amore immessa nel Creato, che viene posta come lievito nella vita degli uomini ed è un’energia incredibile, perché alimenta e sorregge la nostra speranza di risorgere anche noi, perché le membra devono se- guire la sorte del capo; ci dà la certezza della Redenzione, per- ché Cristo morendo ci ha liberati dai peccati, ma risorgendo ci ha restituito quei preziosi beni che avevamo perduto con la colpa. Le resurrezione di Gesù è un segno per noi; il più sicuro, il più convincente e decisivo; ma è anche segno di noi, che ci ca- ratterizza, in quanto cristiani. “Non è gran cosa – afferma S. Agostino – credere che Gesù è morto: lo credono i pagani, i giudei, tutti gli empi. Questo credono tutti: che è morto. Ma la fede dei cristiani è la resurrezione di Cristo (Enarrationes in Psalmos, Bac, Madrid, 1956, IV p. 229). È ciò che ci distingue e caratterizza, ci segnala e dimostra; ci costituisce e mantiene: poiché Cristo è risor- to, “non fu vana la predicazione degli Apostoli e non è vana la nostra fede”. (1 Cor 15,14.17). É anche il segno che ci dona tranquillità nelle sofferenze, serenità nelle contraddizioni, nu- tre la speranza, infiamma di carità la fede: Cristo risuscitato, primizia di quella realtà futura che, per noi, proprio in lui, è ricominciata. LdP Stada Statale 640: firmato protocollo per le misure compensative 7 di LdP PROVINCIA 8 Papa Benedetto XVI ricorda Giovanni Paolo II di Sir ATTUALITÁ Carissimi, il mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù, che celebriamo liturgicamente in questi giorni, ci trascende e ci costringe ad una sincera revisione di vita: possiamo dire di “essere risuscitati con Cristo”. Sono visibili in noi i segni della risur- rezione. Possiamo davvero affermare come Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Mentre contempliamo il sepolcro vuoto non possiamo chiedere al Padre il coraggio della risurrezione. Sì, per risorgere davvero ci vuole coraggio. Il sepolcro, con la sua pace, il suo silenzio, il suo calore, può essere una grande tentazione. Chiudersi dentro, decidere di non vedere né sentire quello che accade fuori, può essere una comoda scel- ta di vita. Quando penso al sepolcro penso a tante nostre famiglie, a tante parrocchie, a tante comunità che, magari inconsapevolmente, si sono chiuse in se stesse. Ci vuole coraggio per spogliarsi delle bende e del sudario, simbolo della morte e della vita vecchia, delle sue certezze e finte sicurezze. Ci vuole coraggio perché si ha paura di ritrovarsi nudi, senza capire che solo così Dio potrà vestirci della Sua gloria. Ci vuole coraggio a risorgere prima che qualcuno torni a cospargerci di oli profumati, unguenti e lacrime; ci vuole coraggio a rinunciare alle piccole gratificazioni per l’ansia di annunciare e testimoniare al mondo la gloria di Dio. Ci vuole forza e coraggio, infine, per rotolar via la pietra sepolcrale che ci separa dalla vita, che spesso è una lotta, ma che, se vissuta in Cristo e per Cristo, diventa una meravigliosa avventura d’amore. Ci vuole coraggio per aprirci al futuro ed alla novità di Dio. Una volta fuori dal sepolcro, potremo davvero renderci conto che la vera vita è pro- prio lì, tutta da scoprire e da condividere con gli altri. Ed allora sentiremo incontenibile l’ansia di tirar fuori anche gli altri dai loro sepolcri di solitudine, disperazione, miseria, abbandono, emarginazione… perché anche loro, insieme a noi, possano unirsi al nostro canto di lode: Alleluia, il Signore è veramente risorto… e noi con Lui. Buona Pasqua! Auguri! + Francesco Montenegro, vescovo Non è qui... É risorto! Foto Carmelo Petrone Beati quelli che pur non avendo visto crederanno. (Gv 20,29) L’editore, il direttore, e tutti i collaboratori augurano Buona Pasqua a tutti i lettori. Pasqua: la ragione del nostro essere cristiani
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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 13 del 04 Aprile 2010 - Pasqua di ResurrezioneEsce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Giornata FAI alla scoperta dell’antica Akragas

2di P.C. 3 - 4 - 5

Excursus nelle commemorazioni

della Pasqua

speciale settimana santacittÁ

Se il Natale è la festività che raccoglie la fami-glia, riunisce i parenti lontani, che più fa sentire il calore di una casa, degli affetti familiari, con-dividendoli con chi è solo, nello struggente ricor-do del Dio Bambino; la Pasqua è, invece, la festa della gioia, dell’esplosione della natura che rifiorisce in primavera, ma soprattutto del sollievo, del gaudio che si prova, come dopo il passare di un dolore e di una mestizia che creava angoscia.

Per noi cristiani questa è la Pasqua, la dimostrazione rea-le che la Resurrezione di Gesù non è una vana promessa, di un uomo creduto un esaltato dai contemporanei o un maestro (rabbi) da un certo numero di persone, fra i quali i disorientati discepoli.

La Resurrezione è la dimostrazione massima della divinità di Gesù, non uno dei numerosi miracoli fatti nel corso della sua vita pubblica, a beneficio di tante persone che credettero in Lui; questa volta è Gesù stesso, in prima persona che indica il valore della sofferenza, comune a tutti gli uomini, che trasfi-gurata dalla speranza, conduce alla Vita Eterna, per i meriti della Morte e Resurrezione di Cristo.

La Pasqua è una forza, un’energia d’amore immessa nel Creato, che viene posta come lievito nella vita degli uomini ed è un’energia incredibile, perché alimenta e sorregge la nostra speranza di risorgere anche noi, perché le membra devono se-

guire la sorte del capo; ci dà la certezza della Redenzione, per-ché Cristo morendo ci ha liberati dai peccati, ma risorgendo ci ha restituito quei preziosi beni che avevamo perduto con la colpa.

Le resurrezione di Gesù è un segno per noi; il più sicuro, il più convincente e decisivo; ma è anche segno di noi, che ci ca-ratterizza, in quanto cristiani.

“Non è gran cosa – afferma S. Agostino – credere che Gesù è morto: lo credono i pagani, i giudei, tutti gli empi. Questo

credono tutti: che è morto. Ma la fede dei cristiani è la resurrezione di Cristo (Enarrationes in Psalmos, Bac, Madrid, 1956, IV p. 229).

È ciò che ci distingue e caratterizza, ci segnala e dimostra; ci costituisce e mantiene: poiché Cristo è risor-to, “non fu vana la predicazione degli Apostoli e non è vana la nostra fede”. (1 Cor 15,14.17). É anche il segno che ci dona tranquillità nelle sofferenze, serenità nelle contraddizioni, nu-tre la speranza, infiamma di carità la fede: Cristo risuscitato, primizia di quella realtà futura che, per noi, proprio in lui, è ricominciata.

LdP

Stada Statale 640: firmato protocollo per le misure compensative

7di LdP

provincia

8

Papa Benedetto XVIricorda

Giovanni Paolo II

di Sir

attualitÁ

Carissimi,il mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù, che celebriamo liturgicamente

in questi giorni, ci trascende e ci costringe ad una sincera revisione di vita: possiamo dire di “essere risuscitati con Cristo”. Sono visibili in noi i segni della risur-

rezione. Possiamo davvero affermare come Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Mentre contempliamo il sepolcro vuoto non possiamo chiedere al Padre il coraggio della risurrezione. Sì, per risorgere davvero ci vuole coraggio. Il sepolcro, con la sua

pace, il suo silenzio, il suo calore, può essere una grande tentazione. Chiudersi dentro, decidere di non vedere né sentire quello che accade fuori, può essere una comoda scel-ta di vita. Quando penso al sepolcro penso a tante nostre famiglie, a tante parrocchie, a

tante comunità che, magari inconsapevolmente, si sono chiuse in se stesse.Ci vuole coraggio per spogliarsi delle bende e del sudario, simbolo della morte

e della vita vecchia, delle sue certezze e finte sicurezze.Ci vuole coraggio perché si ha paura di ritrovarsi nudi,

senza capire che solo così Dio potrà vestirci della Sua gloria. Ci vuole coraggio a risorgere prima che qualcuno torni a cospargerci di oli profumati,

unguenti e lacrime; ci vuole coraggio a rinunciare alle piccole gratificazioni per l’ansia di annunciare e testimoniare al mondo la gloria di Dio.

Ci vuole forza e coraggio, infine, per rotolar via la pietra sepolcrale che ci separa dalla vita, che spesso è una lotta, ma che,

se vissuta in Cristo e per Cristo, diventa una meravigliosa avventura d’amore.Ci vuole coraggio per aprirci al futuro ed alla novità di Dio.

Una volta fuori dal sepolcro, potremo davvero renderci conto che la vera vita è pro-prio lì, tutta da scoprire e da condividere con gli altri. Ed allora sentiremo incontenibile l’ansia di tirar fuori anche gli altri dai loro sepolcri di solitudine, disperazione, miseria,

abbandono, emarginazione… perché anche loro, insieme a noi, possano unirsi al nostro canto di lode: Alleluia, il Signore è veramente risorto… e noi con Lui.

Buona Pasqua! Auguri!

+ Francesco Montenegro, vescovo

non è qui... É risorto!

Foto Carmelo Petrone

Beati quelli che pur non avendo visto crederanno.

(Gv 20,29)

L’editore, il direttore, e tutti i collaboratori augurano Buona Pasqua a tutti i lettori.

Pasqua: la ragione del nostro essere cristiani

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� L’Amico del Popolo04 Aprile 2010CittàIn Breve Valle dei templi Giornata FAI di primavera

alla riscoperta di akragas

la Settimana di Eugenio Cairone

Auguri, malgrado tuttoNonostante lo schifo in cui versa gran parte del territorio, vo-

glio augurare lo stesso buone feste all’assessore Renato Busca-glia ed alla collega Rosalda Passarello. Gli agrigentini, trascor-reranno questi giorni tra buche stradali ed erbacce. Ma bisogna avere pazienza e pregare Dio che ci salvi dall’incuria. Comun-que, grazie lo stesso cari assessori. Personalmente non mi sento di infierire. Perchè riconosco le note difficoltà finanziarie che vi legano le mani. Da amico, però, vorrei suggerirvi di abbando-nare la poltrona. Non potendo operare, sarebbe una decisione saggia.

É assurdo restare al vostro posto. La gente è stanca di sentirsi rispondere che il Comune è a corto di fondi e non si può far nulla. Se non si è in condizione di dare risposte ai cittadini, me-glio allora tornare ognuno alle proprie attività private. Sarebbe,

anzitutto, un atto di onestà. San Leone, la zona archeologica ed i quartieri periferici, ver-

sano in condizioni davvero vergognose. Le buche e le erbacce sono a bella vista ovunque. A Fontanelle, forse, si verifica il caso più eclatante.

Come se non bastassero le condizioni ambientali, con le er-bacce che sovrastano le piante, non si è riusciti a far rimuove-re dalla piazzetta vicino le scuole del quartiere un cumulo di sabbia e pietrisco che una ditta privata dopo avere eseguito dei lavori ha abbandonato sul suolo pubblico. Inutili sono state le segnalazioni e le richieste di far ripulire i luoghi.

Anche la spazzatrice che puntualmente puliva la piazzetta, non può intervenire a causa proprio di quel cumulo di sabbia. Una vergogna tra le tante che, invano, purtroppo si è cercato di sottoporre alla vostra cortese attenzione di rappresentanti del-l’Amministrazione comunale.

Ma è stato tutto inutile.

Tre giorni dedicati alla “Giornata FAI di Pri-mavera”, giunta quest’anno alla XVIII edi-

zione quelli del 26-27 e 28 marzo.Come consuetudine. il FAI (Fondo per l’Am-

biente Italiano) durante queste giornate “tra-sforma” l’Italia in un immenso museo aperto a tutti, dando la possibilità a chiunque di am-mirare la bellezza e l’armonia del patrimonio artistico e naturale che ci circonda, facendo conoscere ed apprezzare anche aspetti inediti e sconosciuti, poiché non sempre si è pienamen-te consapevoli di ciò che ci appartiene.

Il FAI, è una fondazione nata a Milano nel 1975 che si occupa della tutela del patrimonio storico, artistico e naturalistico della nostra Na-zione attraverso il restauro di castelli, ville, pa-lazzi ed aree naturali di grande pregio.

Ad Agrigento la fondazione ha recuperato, dopo anni di incuria e di degrado, la Kolym-bètra, l’antica piscina di Terone, nella Valle dei Templi, tra il santuario delle divinità ctonie e il Tempio di Vulcano, che in queste giornate è stata visitata gratuitamente.

Protagonisti della manifestazione, unitamen-te ai responsabili dell’organizzazione, sono stati i ragazzi di diverse scuole della nostra città che

piacevolmente e con grande entusiasmo hanno accompagnato i visitatori attraverso un itinera-rio suggestivo per aiutarli ad apprezzare, con spiegazioni dettagliate, gli angoli più preziosi e le opere più interessanti che si trovano nel Pog-getto San Nicola, quest’anno centro dell’atten-zione del FAI.

L’itinerario si è snodato nel cuore dell’antica città greca comprendendo: il Quartiere elleni-stico-romano, la Chiesa di San Nicola, l’Ekk-lesiastérion, l’Oratorio di Falaride, il Chiostro dell’antico Convento di San Nicola.

Ai piccoli ciceroni della Scuola media statale Pirandello è stato affidato l’incarico di illustrare l’interno della chiesa di San Nicola e in modo particolare l’iconostasi, di rara bellezza e mae-stosità, forse unica in Europa, con i suoi abbel-limenti pittorici eseguiti nella seconda parte del 1500 e il pregevole sarcofago di Ippolito e Fe-dra, opera di grande livello artistico.

Gustavo Chiesi, giornalista modenese nel 1892 scrive del sarcofago “Non avessi altro, Girgenti, non avesse cioè il suo cielo splendido, eternamente sereno, il suo clima mite delizioso nell’inverno: le meraviglie dei suoi templi dorici, le attrattive tutte d’un paese originale, caratteri-

stico, meriterebbe pur sempre di essere fatto meta del pellegrinaggio di chi ama l’arte e ne comprende il vero bel-

lo grande e semplice nelle sue m a n i f e -stazioni, per una visita a q u e s t o m i r a b i -le saggio d e l l ’ a r -te greca giunta alla più alta e pura sua espressio-ne”.

Quella delle Giornate di primavera del FAI sono un’esperienza che, ogni anno, viene vissu-ta in modo entusiastico e coinvolgente da parte delle giovani “mini guide” che, con competen-za e maestria sanno trasmettere ai visitatori la gioia di un approccio innovativo alle bellezze artistiche meritevoli di studio e attenzione. Inoltre, quest’anno grazie ad un’alunna, della Pirandello, Susanna Cassaro, la quale parlando in tedesco ha fornito ad un nutrito gruppo di visitatori d’oltralpe spiegazioni nella loro lingua rispondendo in modo esauriente alle loro cu-riosità.

Pietro Conte

Viale della Vittoria Novità dal Genio Civile

recupero di Villa lizziIl muro di sostegno di via Gio-

vanni XXIII e l’area di Villa Lizzi saranno presto oggetto di un in-tervento di recupero.

Lo ha comunicato il sindaco Marco Zambuto, il quale ha avu-to notizie da parte dell’Ufficio del Genio civile di Agrigento in me-rito alla redazione del progetto esecutivo del muro di sostegno, che completerà i lavori già avviati d’urgenza lo scorso anno, dopo il cedimento della strada.

Il progetto, sarà inserito ai pri-mi posti degli appositi program-mi di finanziamento dell’Assesso-rato regionale delle infrastrutture, per cui si ritiene ragionevolmente che la ricostruzione del muro sarà completata entro pochi mesi. «Intanto - continua il sin-daco - l’amministrazione comu-nale ha in corso la redazione del

progetto di recupero della villa “Lizzi” per restituire al più presto quest’importante spazio verde alla fruizione dei cittadini. Non appena saranno ultimati i lavori strutturali del Genio civile, verrà eseguito quest’ultimo intervento. Con l’occasione - continua Zam-buto - al fine di fornire la corretta informazione ed evitare inutili ed immotivati allarmismi, si fa pre-sente che il modesto fenomeno di distacco che, in atto, interessa una parte del nuovo marciapiede di via Giovanni XXIII, realizzato in corrispondenza del tratto di muro già ricostruito, è dovuto soltanto ad un previsto fisiologico assestamento del terrapieno ad esso retrostante alto una decina di metri. Tale marginale movimento sarà eliminato nelle prossime set-timane». (U.S.)

rapporti internazionali protocollo italia-Malta

La Giunta provinciale, presieduta dal presiden-te della Provincia regionale di Agrigento, Eugenio D’Orsi, su proposta dell’assessore alle Politiche co-munitarie, Giuseppe Arnone, ha approvato il pro-gramma di cooperazione transfrontaliera “Italia – Malta”. Il programma ha come obiettivo quello di rafforzare l’attrattività e la competitività tran-sfrontaliera nel rispetto del principio di sosteni-bilità ambientale. Nel programma di cooperazio-ne la Provincia sarà capofila con un partenariato composto da soggetti provenienti dal territorio agrigentino ed uno dalla Repubblica di Malta.

quartieri iniziati lavori di pulizia a Montaperto

Prosegue l’attenzione dell’amministrazione co-munale per rendere più vivibile e gradevole la cit-tà e i suoi quartieri, e in risposta alle richieste di Daniele Tedesco, presidente dell’Assmo onlus e del consigliere Nino Amato, in questi giorni si sta provvedendo al decespugliamento delle vie della borgata di Montaperto. «Grazie al continuo inte-ressamento del consigliere Nino Amato e dell’as-sessorato al Verde pubblico - ha detto il presidente dell’Assmo - stiamo provvedendo, in questi giorni, a un’ampia opera di decespugliazione e pulizia dalle erbacce che sta riguardando le vie e gli spazi verdi del quartiere di Montaperto».

parco dell’addolorata lavori di recupero dell’anfiteatro

Sono iniziati da alcuni giorni i lavori di riqualificazione dell’anfitetro del parco del-l’Addolorata. Gli operai del settore Verde pubblico, insieme a quelli dell’Esa, oltre ad aver rimosso i detriti che coprivano il pal-co dell’anfiteatro, stanno liberando i viali potando alberi ed arbusti. Si tratta di lavori che serviranno al momento a rendere fruibi-le quella parte del parco, ma che sono però parziali. I fondi, circa 180 mila euro, infat-ti, saranno forse sufficienti solo per la ma-nutenzione. Per una riqualificazione della struttura saranno necessari altri finanzia-menti, forse quelli previsti nei fondi Fas. In-tanto, nei prossimi giorni dovrebbe ripartire il funzionamento dell’impianto di illumina-zione all’interno del parco.

piazza Marconi tocca palo della luce e prende la scossa

Sarebbe stata una dispersione di energia elettri-ca a provocare la scarica su un giovane agrigentino, lungo la scalinata che da via Pirandello porta alla piazza Guglielmo Marconi, ad Agrigento. Il ragazzo, trasportato poi al pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento per accertamenti, avrebbe toccato un palo dell’illuminazione pubblica, posto lungo la ringhiera che costeggia i gradini. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Agrigento che, dopo aver interrotto l’energia elettrica in quella zona, hanno accertato la dispersione.

Lo scorso 11 marzo si è laureata, a Pisa, presso la Facoltà di Farmacia nel corso di laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutica

Francesca Pancucci.Alla neo dottoressa, alla sua famiglia ed a

Massimo Macaluso, suo fidanzato e nostro collaboratore, gli auguri della nostra Reda-zione.

Centro Ascolto della CaritasSaranno inaugurati il 6 aprile alle ore 9.30 i nuovi locali del Centro

di Ascolto della Caritas Diocesana, siti in Vicolo Lauricella, n. 7 (tra-versa di Viale della Vittoria – vicino il santuario di san Calogero) ad Agrigento.

Il Centro di Ascolto diocesano vuole essere un punto di riferimen-to per le persone in difficoltà: troveranno qualcuno che le accoglie, ascolta, orienta e accompagna alla conoscenza e all’utilizzo delle ri-sorse disponibili del territorio. Il Centro di Ascolto proprio per que-sto è un’antenna, un punto di osservazione privilegiato per la cono-scenza delle situazioni di emarginazione presenti sul territorio.

Le funzioni specifiche del Centro di Ascolto sono tre: l’ascolto, l’orientamento e la presa in carico.

Oltre ad essere aperto al pubblico e ad effettuare colloqui appro-fonditi con l’utenza, il Centro di Ascolto collabora con la Commis-sione per il Microcredito e con gli animatori del Progetto Policoro, è in rete con i servizi pubblici e privati presenti sul territorio, promuo-ve i Centri di Ascolto parrocchiali, si occupa della formazione degli operatori.

Il Centro di Ascolto è aperto lunedì, martedì, mercoledì e vener-dì dalle ore 09.30 alle 12.30; il martedì e il giovedì dalle 15.30 alle 18.00 (tel. 0922/490043 (provvisorio) - fax: 0922.490024 (provviso-rio) e-mail: [email protected]).

palazzo dei giganti Voci di modifica della giunta

tira aria di rimpastoSi fanno sempre più incessanti le

voci di un possibile rimpasto nella giunta Zambuto. Se all’inizio sem-bravano solo voci di corridoio nate subito dopo la conferenza stampa del ministro Alfano ad Agrigento in occasione della non chiusura del nosocomio San Giovanni di Dio, nella quale la mancanza del sindaco di Agrigento si è fatta notare e non poco. Adesso, non c’è giorno in cui, esponenti politici cittadini manife-stano la loro intenzione di far parte o meno del nuovo governo Zam-buto. E ieri sera (31 marzo per chi legge, ndr) il primo cittadino della città dei Templi ha partecipato alla seduta del consiglio comunale dove ha relazionato sullo stato di attua-zione del programma da parte della sua, attuale, amministrazione.

Ribadendo le difficoltà economi-che riscontrate in questi anni di am-ministrazione della città che ancora oggi attanagliano le casse comunali, il primo cittadino ha rivendicato l’azione di risanamento portata avanti da assessori e dirigenti, che hanno portato alla riduzione del debito del Comune a 11 milioni di euro, a fronte dei circa 40 trovati al suo insediamento ed il fatto di esse-re riusciti a garantire i servizi indi-spensabili, come quelli sociosanita-ri, oltre al compimento di strumenti indispensabili per la città come Prg, il piano particolareggiato del centro storico e il piano strategico. Zam-buto ha fatto riferimento, tra le altre cose, anche ai passi avanti compiuti nel settore dell’informatizzazione

del Comune, del lavoro condotto per il verde pubblico ( con il recu-pero di strutture a lungo abbando-nate come il parco dell’Addolorata e villa del Sole) e quello riguardan-te le strutture sportive. Per quanto concerne la vicenda rimpasto, il primo cittadino, ricordando la sua elezione e lo slogan “al di sopra dei partiti” ha riconosciuto alle forze politiche che contribuirono alla sua vittoria elettorale ed a tutto il con-siglio comunale un apporto importante in termini di impe-gno per la città che adesso però dovrà essere trasferito in una squadra di as-sessori per affrontare tre temi per Zambu-to imprenscindibili: il rifacimento della rete idrica, i fondi per la riqualificazio-ne del centro storico ed il completamento dell’opera di risana-mento finanziario.

M.D.M.

Page 3: L'Amico del Popolo

Speciale Settimana Santa �L’Amico del Popolo04 Aprile 2010

La Settimana Santa ad AgrigentoLa Settimana Santa agrigentina rappresenta ormai un appunta-

mento di grandissimo richiamo per quanti amano le tradizioni re-ligioso-popolari della nostra terra. Per gli agrigentini, in particolare, il Venerdì santo richiama alla mente il bagno di folla che, al seguito delle processioni mattutina e serale, ogni anno si riversa per le vie del centro. Un fitto calendario di appuntamenti, eventi culturali e, soprattutto, celebrazioni liturgiche che si articolano dalla domenica delle Palme alla notte di Pasqua. Un contributo significativo è dato dalle Arciconfraternite del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma dei Sette dolori, le quali, con le centinaia di loro aderenti, rappresenta-no ormai un punto di forza nell’organizzazione delle iniziative della Settimana Santa.

Il primo momento celebrativo è dato dalla Domenica delle Palme, durante la quale l’Arcivescovo mons. Francesco Montenegro, dopo la benedizione delle Palme e dei ramoscelli d’ulivo, presiede la Cele-brazione Eucaristica con la quale introduce la chiesa agrigentina alla settimana più significativa per la fede cristiana.

Nella mattina del Giovedì Santo, tutti i sacerdoti ed i diaconi della Diocesi si ritrovano attorno all’Arcivescovo, per la celebrazione della Messa Crismale, così chiamata perché in essa vengono consacrati gli olii che serviranno per l’amministrazione dei sacramenti. L’olio dei Catecumeni è il segno sacramentale della forza e della sapienza divina, sostegno e luce per quanti iniziano il loro cammino di vita cristiana; l’olio degli Infermi da conforto al corpo e all’anima degli ammalati; il Sacro Crisma, infine, è segno sacramentale di Cristo sacerdote, re e profeta. Alla celebrazione prendono parte anche co-loro che riceveranno il sacramento della Cresima nel corso dell’an-no. Durante la celebrazione i presbiteri presenti rinnovano solen-nemente i loro impegni sacerdotali, nella consapevolezza di essere lo strumento attraverso cui lo stesso Cristo continua a dispensare i suoi doni sacramentali.

La sera del Giovedì Santo, l’Arcivescovo presiede la Messa in Coe-na Domini, durante la quale, alla presenza di centinaia di aderenti alle confraternite del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma dei Sette dolori, facendo memoria della Lavanda dei piedi, la Chiesa rinnova il proprio impegno al servizio e alla carità. La celebrazione si con-

clude con la reposizione del SS.mo Sacramento, sulle note del canto Pange lingua, che tradizionalmente viene eseguito dalle sezioni ma-schili del Coro Santa Cecilia di Agrigento. Alle 22.30 la Comunità del Seminario guida un’ora di Adorazione Eucaristica davanti all’Al-tare della Reposizione.

Il Venerdì santo rappresenta il momento clou della settimana. Alle 9.00 parte la processione del simulacro di “Gesù appassionato” che, dalla Cattedrale, per le vie del Ràbbato, giunge fino al Santuario dell’Addolorata, dove avviene l’incontro con la statua della Vergine.

La processione prosegue per Via Garibaldi e Via Atenea, per poi risalire, percorrendo la Via Porcello, fino alla Cattedrale dove, intor-no alle 14.00, ha luogo la crocifissione. Il Calvario realizzato all’in-terno della Chiesa, gli schiaffetti che i fedeli si danno sulle guance ad ogni colpo di martello, in segno di contrizione per le sofferenze inflitte al Redentore, il silenzio dei presenti… contribuiscono a crea-re un clima di grande e sentito raccoglimento.

L’azione liturgica continua con la predica delle Sette parole e l’Adorazione della croce. Nel tardo pomeriggio, prima della deposi-zione del Crocifisso, ai piedi della croce vengono eseguiti canti sul tema della Passione. Intorno alle 20.00 prende il via la processione serale con l’Urna del Salvatore che, seguendo il tradizionale itinera-rio per le vie del centro storico, con le note dell’immancabile canto “Ah sì versate lacrime” regala ai presenti, fedeli e non, momenti di grande commozione.

Accanto agli appuntamenti “istituzionali”, ogni anno si realizzano svariate iniziative collaterali, quali drammatizzazioni e concerti, ad opera di associazioni culturali agrigentine.

Il sabato santo, giorno di silenzio e riflessione in preparazione alla Pasqua, i fedeli sono invitati in Cattedrale a partecipare alla Medita-zione sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo attorno all’Ur-na contenente il Simulacro del Cristo morto. Allo stesso modo, nel Santuario dell’Addolorata, nel pomeriggio, si celebra l’Ora della De-solata. Alle 23.00 l’Arcivescovo presiede la Solenne Veglia Pasquale che, celebrando la vittoria della Vita sulla Morte, rappresenta la litur-gia più significativa della fede cristiana.

Valerio Landri

per le vie del rabbato il cristo appassionato Le Confraternite dell’arcidiocesi

Le confraternite della nostra Arcidiocesi, già nel tempo quaresimale, cominciano la preparazione immediata alla ce-lebrazione dei Riti della Settimana Santa. Sono consapevoli dell’importanza e della rilevanza socio-ecclesiale del proprio ruolo. La loro presenza va dalla città di Licata con la confra-ternita SS. Salvatore la più antica e dalla città di Agrigento con l’Arciconfraternita SS. Crocifisso della Cattedrale, al-l’isola di Linosa, dove recentemente è stata istituita la con-fraternita Stella Maris.

Le confraternite attualmente registrate presso il Centro Diocesano delle Confraternite sono 52. Esse contribuiscono all’integrazione della Liturgia con la religiosità popolare, sa-pendone vedere la distinzione e il rapporto.

Mentre la religiosità popolare rievoca con sacre rappre-sentazioni la storia della Salvezza, suscitando attenzione ed emozioni, la Liturgia attraverso i segni sacramentali rende realmente presenti i Misteri della Salvezza, invitando i cre-denti ad accogliere il perdono dei peccati e la vita di grazia. La religiosità popolare, vissuta con vera fede, predispone a partecipare responsabilmente alla Liturgia, fino al culmine della Veglia Pasquale nella quale si rinnovano le promesse battesimali.

Le confraternite organizzano e guidano le processioni con i simulacri del Redentore, dell’Addolorata, eseguono la rappresentazione della crocifissione, della deposizione e del-l’ultima processione con l’urna di Gesù morto e poi risorto. Uomini e donne indossano, con devozione, il saio, segno di appartenenza al proprio sodalizio e, soprattutto, ricordo del battesimo: è “rivestirsi di Cristo” per vivere nella fede, nella giustizia, nella carità e nella grande speranza. Portano le in-segne che testimoniano la loro storia di fedele servizio alla Chiesa e alla società.

Gaetano Di Liberto(responsabile diocesano delle confraternite)

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� L’Amico del Popolo04 Aprile 2010Speciale Settimana Santa

La Settimana Santa in Sicilia

La Pasqua cristiana è in stretta relazione con quella ebraica, chiamata Pesach e cele-bra essenzialmente la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè. La parola ebraica Pesach significa passare oltre, tralasciare, e deriva dal racconto della Decima Piaga, in cui l’Angelo sterminatore, o angelo della Morte, vide il sangue dell’agnello del Pesa-ch sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”, uccidendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso quello del faraone.

Ma come viene vissuta la pasqua negli altri paesi del mondo? Ecco un piccolo as-saggio.

I paesi nordici accolgono la Pasqua fe-steggiando anche l’arrivo della primavera. In Svezia e Finlandia la domenica delle

Palme si benedicono dei rami di pioppo bianco con le gemme. Di origine medievale è il rito che i bambini compiono la settimana prima della Pa-squa: si vestono da streghe e distribuiscono le loro letterine in cambio di caramelle. Cibo caratteristi-co delle festività pasquali in Finlandia è il “Pasha” a

base di formaggio e il “Mammi”, un budino di segale.

In Svezia si man-giano uova sode co-lorate.

In Danimarca le case vengono orna-te con rami fioriti e uova dipinte.

La domenica di

Pasqua l’intera famiglia si riunisce per un buffet freddo e ai bambini viene regalato il coniglio di cioccolato.

Le campane delle chiese in Francia restano si-lenziose fino il venerdì Santo in segno di dolore per Gesù Crocifisso. Ai bambini si racconta che queste volino via verso Roma per poi tornare la domenica della Santa Pasqua. Quando risuonano dai campanili i più piccoli cominciano la ricerca delle uova di cioccolato nascoste dai genitori pri-ma dei festeggiamenti.

I fuochi di Pasqua bruciati a mano con pezzi di legno o con una grande lente sono un’usanza te-desca. In Germania, infatti, è accesa la fiamma del “fuoco sacro” come tradizione pasquale, men-tre le ceneri, disseminate negli orti dai contadini, sono l’augurio propiziatorio per il raccolto. Dolci

e pietanze tipiche della festa sono l’agnello e l’uovo di cioccolato, donato ai bambini da un coniglietto chiamato “Osterhase”.

In Israele si festeggiano due eventi: la Pasqua cristiana e la festa ebraica del “Pesach”. Durante la settima-na santa si svolgono processioni e si riper-corrono le tappe della Vita Crucis. La festa ebraica ha inizio il giovedì prima di Pa-squa e ricorda l’esodo degli ebrei in Egitto e ha la durata di sette giorni.

La Pasqua in Russia si celebra con una proces-sione attorno alla cattedrale della città di Zargor-sk, dove risiede il pope di tutta la Russia. La dome-nica tutta la famiglia si riunisce e organizzano un picnic sulla tomba di un parente morto e la sera si prepara un banchetto con diversi tipi di carni, pesce e funghi.

La Grecia festeggia la Pasqua con riti greco-or-todossi: ogni fedele accende in chiesa una candela che porterà con sè a casa. In occasione della Pa-squa è tradizione mangiare dolcetti, pane pasqua-le, uova colorate e la “Marghiritsa”, una zuppa tipi-ca pasquale fatta con l’agnello.

In Inghilterra durante le festività pasquali ven-gono rivolte particolari attenzioni a persone biso-gnose: ai poveri vengono donate delle offerte e gli anziani vengono aiutati nel lavaggio dei piedi. Il

dolce tipico è rappresentato dagli “hot cross buns”, piccole brioches fatte con uvetta e cannella e deco-rate con una croce fatta di glassa per ricordare la passione di Cristo.

In Spagna la Settimana Santa è un momento di grande emozione. La gente prende parte intensamen-te agli atti e alle tradizioni. Di gior-no e di notte le vie si trasformano in spazi dove si me-

scolano il suono dei tamburi, il colore dei fiori e l’arte delle sculture religiose, componendo un’im-

magine davvero commovente.La Settimana Santa si celebra in tutte le città e i

luoghi della Spagna. Tuttavia ci sono alcune feste che, per la loro bellezza e particolarità, sono molto conosciute e sono state dichiarate di Interesse Tu-ristico Internazionale.

Durante la Pasqua di Siviglia ad esempio i mem-bri delle confraternite riescono a sopportare il peso delle immagini della Madonna, riccamente adornate, mentre sfilano per le stradine del centro storico. Malaga conserva il privilegio di liberare un detenuto e uno dei momenti più emotivi è pro-prio quando la figura di Gesù benedice il recluso.

A León si celebra l’incontro di San Giovanni e la Madonna nella Plaza Mayor, atto che conclude la Ronda e la Processione dei Pasos (immagini e sculture sacre). A Cartagena il momento conclu-

sivo delle processioni della Pasqua è molto emo-zionante perché le voci di migliaia di persone si uniscono per intonare il Salve Regina alla Madon-na. La Pasqua di Lorca è particolarmente origina-le perché sfilano anche personaggi e rappresentazio-ni di scene della Bibbia e di antiche civiltà. Nella pro-vincia di Albacete, il momento più alto della Settima-na Santa di Hellín è la Tamborada, quando il suono di 20.000 tamburi pervade le stra-de del posto.La

Pas

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Nella nostra provincia fortemente sentita è la Settimana Santa. In quasi tutti i paesi la Pasqua rappresenta un momento ricco di manifestazioni che iniziano con la drammatica passione di cristo e si concludono con la gioia della Risurrezione. Uno scenario di rinascita. Le chiese profumano di preghiere.

I riti della Settimana Santa si snodano in una sequenza narrati-va che, in parte, richiamano la ritualità simbolica precristiana e la Pasqua assume il valore ed il significato di rigenerazione, indican-do il passaggio della natura da una fase di sonno, qual è l’inverno, ad una fase di risveglio, qual è la primavera, secondo un transito che si sviluppa con la morte e la rinascita di Dio.

Ribera: il Risorto incontra MariaLa Pasqua di Ribera è la festa più popolare e partecipata di

tutto l’anno. I momenti religiosi e tradizionali, i più significativi, sono la corsa di San Michele che annuncia la lieta novella e “Lu ‘Ncontru” tra Gesù Risor-to (la statua è coperta da nastri multicolori, fiori, spighe e fave) e la Madonna, il cui simulacro, dopo avere perso in corsa il lungo manto nero, si inchina per ben tre volte davanti al Fi-glio Risorto, al centro del corso principale cittadino. La tradi-zione vuole che siano le stesse famiglie a portare a spalla o a mano i fercoli dei santi.

É una autentica esplosione: grida di gioia, note della banda mu-sicale, applausi scroscianti, voli di colombi, fedeli che piangono, continui click fotografici, fuochi d’artificio assordanti e tanti ex voto (oggetti d’oro e banconote) offerti per devozione al Cristo Risorto.

Cammarata: la conservazione della tradizioneI riti del Venerdì Santo, conservati intatti grazie al lavoro dei

sacerdoti di Cammarata, vedono la partecipazione di tantissima gente. Dopo la rievocazione della morte di Gesù con l’abbassa-mento del capo dell’artistica statua in cartapesta del Cristo morto, segue la deposizione e la tradizionale processione del Cristo morto e dell’Addolora-ta, inserita nella cornice della ripida scalinata di san Vito e del suggestivo centro storico di Cammarata. Evocativo è il passo lento dei portatori che, nel linguaggio della pietà popolare, di matrice spagnola, simbo-leggia il lamento ed il lutto per la morte del Signore. La processio-ne termina intorno alla mezzanotte, con l’arrivo in Chiesa Madre e l’antica usanza della predica conclusiva detta “della sepoltura”.

I simulacri dell’urna con il Cristo morto e dell’Addolorata ven-gono portati rispettivamente dalla confraternita del SS. Sacra-mento o dei verdi, l’Addolorata da un nutrito gruppo di donne vestite a lutto. L’ultima processione che conclude la settimana Santa è l’incontro del Risorto con la Madonna di Pasqua, recente-mente ripristinata nel viale del largo dei Pini.

Aragona: l’incontro con san Pietro e san PaoloAnche la Pasqua ad Aragona ha una ricca tradizione folklorica

che ha il suo punto cruciale nella processione e nel famoso “In-contro” che avviene la domenica di Pasqua nella piazza Umberto

I, con i fercoli del Cristo Risor-to e della Madonna e che ha, come conseguenza, la caduta del velo da lutto, che aveva adombrato la Vergine Maria nei giorni della Passione e del-la Morte. Partecipano a detto incontro due statue san Pietro e san Paolo, che fanno da am-

basciatori alla Madonna della avvenuta resurrezione di Cristo.

Santa Margherita: rivive la Passione di CristoUn impegno forte per tutto il periodo quaresimale, messo

su in 3 mesi di prove con oltre 100 figuranti, che ha permesso i partecipanti, scelti principalmente dai diversi gruppi ecclesiali, di confrontarsi con i testi sacri. É questa la chiave del successo del-la drammatizzazione vivente della Passione di Gesù Cristo che coinvolge in religioso si-lenzio, per oltre due ore, la co-munità belicina e non solo. 18 quadri itineranti, rappresen-tati nel cuore del paese lungo un percorso che evidenzia la rappresentazione dell’arrivo di

Gesù a Gerusalemme, la Purificazione del Tempio dai mercanti, l’istituzione dell’Eucaristia e lavanda dei piedi, l’orazione e l’arre-sto nell’Orto degli ulivi, il processo davanti al Sinedrio e a Ponzio Pilato. Poi i momenti drammatici della flagellazione, la condanna a morte, il caricamento della croce, il pentimento di Giuda, fino ad arrivare alla Crocifissione, la Morte e la Resurrezione.

Licata: tutti gridano «misericordia»I riti della Settimana Santa hanno inizio il venerdì preceden-

te la Domenica delle Palme con la processione dell’Addolorata, che inizia il suo doloroso cammino alla ricerca del Figlio. Dopo una lunga sosta in piazza Progresso, raggiunge intorno alle ore 15 la Chiesa Madre, dove rimarrà tre gior-ni fino alla sera della Domenica delle Palme, dove, al termine della Santa Messa, riprende la processione che ri-porta il simulacro della Madonna nella chiesa in cui è custodita. Ma è il venerdì Santo il gior-no più impegnativo dell’intera Settimana Santa. Alle ore 13.00 dalla chiesa San Girolamo esce il Cristo Crocifero che giunge in piazza Progresso, dove avviene la “giunta” con la Madonna, uscita dalla chiesa Sant’Angelo, ed insieme si avviano verso il Calvario. Alle ore 15.00 avviene la Crocifissione: il Cristo viene spogliato dalle vesti ed issato sulla croce con accanto la Madon-na. È il momento più struggente e, nei volti dei fedeli, non man-cano segni di commozione.

Tutto il pomeriggio è dedicato alle processioni penitenziali delle parrocchie, dei gruppi, movimenti ed associazioni e dei fedeli ai piedi di Gesù crocifisso e della Madonna Addolorata, mentre gli scout dei quattro gruppi della città, a turno, fanno l’ora di guardia sul Calvario.

Alle ore 19.30 inizia l’ultimo momento del giorno: l’uscita dell’artistica urna che alle ore 21.00, sotto il Calvario, acco-glie il corpo del Cristo morto ed insieme alla Madonna, dopo un’ultima processione con soste nella Chiesa del Carmine ed in Chiesa Madre, intorno alla mezzanotte fa rientro nella chie-sa San Girolamo. La sera della domenica di Pasqua si svolge la processione del Cristo Redentore, detto in dialetto licatese “U Signuri ccu munnu ‘nmanu”, portato dalla Confraternita del SS. Salvatore, la più antica della città e che conclude i riti della Set-timana Santa.

San Biagio Platani: la tradizione degli Archi San Biagio celebra la più grande festa cristiana nel solco di una

tradizione secolare. É la Festa degli Archi di Pasqua divenuta ormai la più importante manifestazione popolare che richiama ogni anno nel piccolo centro dell’agrigentino migliaia di visitatori. Originariamente le due confraternite del SS. Rosario e del SS. Sacramento allestivano, davanti il sagrato della chiesa madre, due archi di trionfo per l’incontro tra Madonna col Cristo risorto. Sono questi i soli elementi ri-masti pressoché immutati nel tempo: ciascuno è costituito da due pali verticali rivestiti di rosmarino che sorreggono ad una certa altezza, nelle due facce, quattro telai triangolari ornati da ciambelle di pane e dalle bianche “marmurate” che punteggiano il tutto con ostensori, calici, chiavi, colombe ed altri simboli. Ma in questi ultimi decenni la manifestazione di San Biagio ha avuto una spettacolare evoluzione al punto da imporsi all’attenzione come una delle più importanti espressioni della creatività popolare della regione.

Le due confraternite, che hanno assunto i nomi di Madunnara e Signurara, realizzano uno scenario di grande effetto figurativo che si snoda per un lungo tratto del corso principale del paese. Una vera e propria galleria d’arte con prospetti di cattedrali, di-pinti, mosaici, sculture, originali lampadari e tanti altri particolari che suscitano interesse ed ammirazione. Il materiale adoperato è quello imposto dalla tradizione, ma le elaborazioni sono di anno in anno diverse ed attraenti. Il pane è un elemento decorativo essenziale ed assume forme di notevole valenza comunicativa. Dopo un lungo lavoro nei rispettivi magazzini, i due gruppi in pacifica competizione danno vita alla frenetica fase di montaggio che si conclude la notte del sabato santo. La mattina di Pasqua il grande intreccio ornamentale si presenta curato nei minimi par-ticolari. L’esposizione degli Archi di solito si protrae per circa un mese. (B.S.)

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�L’Amico del Popolo04 Aprile 2010 Speciale Settimana Santa

La Settimana Santa in Sicilia

La Pasqua cristiana è in stretta relazione con quella ebraica, chiamata Pesach e cele-bra essenzialmente la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè. La parola ebraica Pesach significa passare oltre, tralasciare, e deriva dal racconto della Decima Piaga, in cui l’Angelo sterminatore, o angelo della Morte, vide il sangue dell’agnello del Pesa-ch sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”, uccidendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso quello del faraone.

Ma come viene vissuta la pasqua negli altri paesi del mondo? Ecco un piccolo as-saggio.

I paesi nordici accolgono la Pasqua fe-steggiando anche l’arrivo della primavera. In Svezia e Finlandia la domenica delle

Palme si benedicono dei rami di pioppo bianco con le gemme. Di origine medievale è il rito che i bambini compiono la settimana prima della Pa-squa: si vestono da streghe e distribuiscono le loro letterine in cambio di caramelle. Cibo caratteristi-co delle festività pasquali in Finlandia è il “Pasha” a

base di formaggio e il “Mammi”, un budino di segale.

In Svezia si man-giano uova sode co-lorate.

In Danimarca le case vengono orna-te con rami fioriti e uova dipinte.

La domenica di

Pasqua l’intera famiglia si riunisce per un buffet freddo e ai bambini viene regalato il coniglio di cioccolato.

Le campane delle chiese in Francia restano si-lenziose fino il venerdì Santo in segno di dolore per Gesù Crocifisso. Ai bambini si racconta che queste volino via verso Roma per poi tornare la domenica della Santa Pasqua. Quando risuonano dai campanili i più piccoli cominciano la ricerca delle uova di cioccolato nascoste dai genitori pri-ma dei festeggiamenti.

I fuochi di Pasqua bruciati a mano con pezzi di legno o con una grande lente sono un’usanza te-desca. In Germania, infatti, è accesa la fiamma del “fuoco sacro” come tradizione pasquale, men-tre le ceneri, disseminate negli orti dai contadini, sono l’augurio propiziatorio per il raccolto. Dolci

e pietanze tipiche della festa sono l’agnello e l’uovo di cioccolato, donato ai bambini da un coniglietto chiamato “Osterhase”.

In Israele si festeggiano due eventi: la Pasqua cristiana e la festa ebraica del “Pesach”. Durante la settima-na santa si svolgono processioni e si riper-corrono le tappe della Vita Crucis. La festa ebraica ha inizio il giovedì prima di Pa-squa e ricorda l’esodo degli ebrei in Egitto e ha la durata di sette giorni.

La Pasqua in Russia si celebra con una proces-sione attorno alla cattedrale della città di Zargor-sk, dove risiede il pope di tutta la Russia. La dome-nica tutta la famiglia si riunisce e organizzano un picnic sulla tomba di un parente morto e la sera si prepara un banchetto con diversi tipi di carni, pesce e funghi.

La Grecia festeggia la Pasqua con riti greco-or-todossi: ogni fedele accende in chiesa una candela che porterà con sè a casa. In occasione della Pa-squa è tradizione mangiare dolcetti, pane pasqua-le, uova colorate e la “Marghiritsa”, una zuppa tipi-ca pasquale fatta con l’agnello.

In Inghilterra durante le festività pasquali ven-gono rivolte particolari attenzioni a persone biso-gnose: ai poveri vengono donate delle offerte e gli anziani vengono aiutati nel lavaggio dei piedi. Il

dolce tipico è rappresentato dagli “hot cross buns”, piccole brioches fatte con uvetta e cannella e deco-rate con una croce fatta di glassa per ricordare la passione di Cristo.

In Spagna la Settimana Santa è un momento di grande emozione. La gente prende parte intensamen-te agli atti e alle tradizioni. Di gior-no e di notte le vie si trasformano in spazi dove si me-

scolano il suono dei tamburi, il colore dei fiori e l’arte delle sculture religiose, componendo un’im-

magine davvero commovente.La Settimana Santa si celebra in tutte le città e i

luoghi della Spagna. Tuttavia ci sono alcune feste che, per la loro bellezza e particolarità, sono molto conosciute e sono state dichiarate di Interesse Tu-ristico Internazionale.

Durante la Pasqua di Siviglia ad esempio i mem-bri delle confraternite riescono a sopportare il peso delle immagini della Madonna, riccamente adornate, mentre sfilano per le stradine del centro storico. Malaga conserva il privilegio di liberare un detenuto e uno dei momenti più emotivi è pro-prio quando la figura di Gesù benedice il recluso.

A León si celebra l’incontro di San Giovanni e la Madonna nella Plaza Mayor, atto che conclude la Ronda e la Processione dei Pasos (immagini e sculture sacre). A Cartagena il momento conclu-

sivo delle processioni della Pasqua è molto emo-zionante perché le voci di migliaia di persone si uniscono per intonare il Salve Regina alla Madon-na. La Pasqua di Lorca è particolarmente origina-le perché sfilano anche personaggi e rappresentazio-ni di scene della Bibbia e di antiche civiltà. Nella pro-vincia di Albacete, il momento più alto della Settima-na Santa di Hellín è la Tamborada, quando il suono di 20.000 tamburi pervade le stra-de del posto.

A Pasqua ogni siciliano si sente protagonista, prima dolente e poi esultante, di un mistero che trova, come unica spiegazio-ne, la fede. I rituali della Pasqua in Siciliasi presentano come una sequenza scenica della commemorazione religiosa cristia-na ma anche come richiamo ad una ritualità simbolica dove la Pasqua è la sintesi del rinnovamento.

Ogni città della Sicilia partecipa alle festività pasquali con dei riti che le sono propri, derivanti cioè da usi e costumi locali, da antichissime abitudini e radicate tradizioni delle quali non sempre si riesce a trovare l’aspetto originario e le motivazioni. Abbiamo cercato di riassumere i riti che maggiormente, nel-la nostra isola, rivestono un ruolo pregnante per tradizione e spettacolarità, non tralasciando lo spirito sacro rappresentato.

“A MARONNA VASA VASA” a Modica (RG)Due processioni, una con il simulacro del Cristo Redento-

re e l’altra con quello della Madonna Addolorata percorrono le vie cittadine fino a confluire, allo scoccare del mezzogiorno nella Piazza del Municipio dove avviene “ù ‘ncontru”, l’incontro, tra la Madre ed il Figlio e la vasa-ta. L’operazione viene effettuata tramite meccanismi del fercolo che, mossi adeguatamente, fanno muovere le braccia della Madon-na tese verso il Figlio. I portatori accentuano i gesti dei due simulacri, la scena si ripete due vol-te. Ad ogni incontro alla Madonna viene fatto cadere il manto nero scoprendo la veste azzurra e tutte le volte si fanno volare nel cielo un gruppo di colombe bianche.

“A PACI” a Comiso (RG)Il giorno di Pasqua, dopo una processione con i simulacri

della Madonna Annunziata e del Cristo Risorto, nella Piazza del paese, le due statue ven-gono poste l’una di fronte all’altra ad una distanza di 50 metri, per poi ricongiungersi in un incontro accompagna-to dal battere delle mani dei fedeli, dal movimento di bian-chi fazzoletti e dall’esecuzione dell’inno reale da parte della

banda musicale. Questo incontro viene ripetuto più volte e raggiunge il suo culmine nella Piazza Fonte Diana, dove l’even-to è accompagnato dal suono, senza sosta, delle campane della Chiesa.

“LA REAL MAESTRANZA” a CaltanissettaIl Mercoledì santo sfilano in processione vestite di nero le

più antiche corporazioni artigiane, al seguito del capitano della Real Maestranza. Il Capitano, eletto ogni anno tra gli artigiani, è vestito in abiti settecenteschi e porta un crocifisso velato di nero. Accompagnato dalla marcia funebre si reca fino in Duo-mo dove è esposta l’Eucarestia, sim-bolo del perdono. Qui le maestranze cambiano calze, guanti e fiocco neri con calze, guanti e fiocco bianchi e riprendono la processione, questa volta gioiosa per la redenzione, gui-dati dal vescovo. Sempre il Mercole-dì santo avviene la processione delle “Varicedde”, piccoli gruppi in gesso e cartapesta che fanno da preludio alle “Vare”, o Misteri, che recano im-ponenti statue in legno, cartapesta e gesso che sfilano il Giovedì santo, rappresentando i momenti della Via Crucis. Il Venerdì santo, avviene la processione del Cristo Nero, annerito dai ceri votivi.

IL VENERDÍ SANTO ad EnnaIl momento culminante delle celebrazioni pasquali si svolge

il Venerdì Santo quando, nel primo pomeriggio, tutte le con-fraternite giungono al Duomo e cominciano a comporsi per la solenne processione. Sono oltre duemila i confrati incappuc-ciati che, in ordine ed in assoluto silenzio, precedono le Vare del Cristo morto e dell’Addolorata, dando inizio al lungo corteo

funebre che percorrerà tutta la cit-tà. Ad aprire le sfilata è la Compa-gnia della Passione, i cui confrati portano su dei vassoi i 24 simboli del Martirio di Cristo detti I Miste-ri: croce, borsa con i trenta denari, corona, lanterna, gallo, chiodi e ar-nesi per la flagellazione. La proces-sione raggiunge solennemente la chiesa del cimitero, dove viene im-partita la benedizione con la croce

reliquario contenente la spina della Corona di Cristo.

“IL BALLO DEI DIAVOLI” a Prizzi (PA)La Domenica di Resurrezione due processioni, quella con la sta-

tua dell’Addolorata e quella con Gesù Cristo, si dispongono ad un capo ed all’altro della via principale. Accanto a quest’ultima si tro-vano due angeli con la spada in mano. Ma al momento dell’in-contro tra la Madonna e Cristo due diavoli, con tute rosse ed una maschera di latta, e la Morte, con tuta gialla cominciano ad agitarsi correndo da una statua all’altra. Il tentativo di impedire l’incontro tra la Madre ed il Figlio è detto “abballu di li diavulu”. Ad un certo punto gli Angeli colpiscono i diavoli con la spada e le campane e la banda cominciano a suonare a gloria.

“LA FESTA DEI GIUDEI” a San Fratello (ME)Il Giovedì ed il Venerdì precedenti la Pasqua le strade del paese

sembrano ripercorse dall’agitazione e dal tripudio dei giorni di car-nevale. Salti, corse, rumore di catene e squilli di trombe annunciano la pre-senza dei “giudei”, contadini e pastori vestiti con abbigliamento che vuole alludere agli uccisori di Cristo. Al di sopra del cappuccio i giudei portano un elmetto su cui sono dipinti motivi tratti dalla simbologia cristiana o da quella popolare, come croci, pesci,

cuori intrecciati, corni rossi oppure brevi frasi.

“U SIGNURI DI LI FASCI” a Pietraperzia (EN)Il Venerdì santo rappresenta il momento di maggiore interesse.

Intorno alle 15 cominciano i preparativi per la processione che si snoderà per le vie del paese fino a notte inoltrata. Un nastrino rosso, dopo essere stato strisciato sul corpo del Crocifisso che verrà portato in processione, viene annodato al braccio del fedele, per la credenza magico apotropaica secondo la quale ciò che è stato in contatto con il divino sarà elemento di protezione dalle avversità. All’imbrunire viene portato fuori dalla chiesa un grande albero, una grande asta di legno alla cui sommità, in un cerchio di ferro ven-gono annodate le fasce che, ogni anno, i fedeli annodano per sciogliere il loro voto a Cristo. Le fasce sono strisce di lino bianco lunghe 36 metri e larghe 40 cm. Prima di innalzare la lunga asta, sulla sua sommità viene posto un Crocifisso, ai piedi del quale, è sistemato un globo multicolore. A questo punto U Signuri di li fasci percorre le strade di tutto il paese, gli incappucciati seguono il simulacro portando a spalla la bara di Cristo morto e del-la Vergine. In questa cerimonia l’albero è simbolo della rigenerazio-ne del tempo, della rinascita della vegetazione, metafora del ritorno ciclico della primavera.

“LA PROCESSIONE DEI MISTERI” di TrapaniLa genesi dei Misteri di Trapani sembra essere spagnola. Si trat-

ta di una Sacra rappresentazione che diventa processione figurata. Si effettua cioè con statue, ogni gruppo di statue rappresenta una maestranza, i Mi-steri (mestieri) vennero infatti assegnati alle maestranze con atti notarili a partire dal XVII secolo. In effetti le maestranze sono coinvolte il venerdì santo quando avviene la “scinnuta dei misteri” cioè quando si vedono sfilare venti “Vare” (gruppi statuari), pesanti ognuna più di una tonnellata e risalenti alla tradizione artigiana trapanese del XVII seco-lo, che raffigurano le scene della passione di Cristo. Durante la processione, tra incenso, odore di cera bruciata, bande musicali e campane a morto, sfilano anche i simulacri del Cri-sto Morto e della Madonna Addolorata. Ad accompagnare il corteo, i trapanesi in costumi elegantissimi ed i rappresentanti delle corpo-razioni artigiane con stendardi, croci, paramenti sacri e candele.

I “SANPAULUNA” di San Cataldo (CL)Da ricordare anche la proces-

sione del Cristo Risorto e dei Sanpauluna. Questi, giganti di car-tapesta raffiguranti gli undici Apo-stoli, sono stati inseriti nel catalogo europeo dei giganti di cartapesta e fanno parte di una tradizione, an-ch’essa, risalente al periodo della dominazione spagnola.

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� L’Amico del Popolo04 Aprile 2010Vita Ecclesiale

Venerdì 26 marzo si sono svolte, nei paesi della dio-

cesi, le vie crucis cittadine.Ad Agrigento la via crucis

è partita dalla Cattedrale per concludersi dinanzi al mona-stero di Santo Spirito. A Fava-ra, dove il nostro arcivescovo l’ha presieduta, ha avuto ini-zio in piazza don Giustino per snodarsi lungo via Roma, via Vittorio Emanuele, risalire da via Umberto per giungere fino al calvario e proprio lì, mons. Montenegro ha voluto lanciare un messaggio di amore rivol-to non solo alle città ma anche agli uomini.

«Abbiamo percorso la strada della Croce, passando lungo le vie del centro storico. La storia di dolore di Cristo si è incrocia-ta con le storie di tutti, con la storia di questa città, di questo rione. Abbiamo pregato pen-sando alle terribili flagellazioni inflitteGli dall’incomprensione, dalla violenza, dall’egoismo, dai soprusi, dalla cecità degli uomini: abbiamo pensato a Lui vittima dell’uomo. Abbiamo pregato e pensato anche alle

sofferenze di tanti uomini. Ab-biamo ricordato le nostre Ma-rianna e Maria Pia, morte sotto le macerie della loro casa. Ab-biamo ricordato e pregato per le famiglie che, per motivi di si-curezza, hanno dovuto lasciare la loro casa, abbiamo ricordato e pregato per tutti coloro - e non sono pochi - che vedono sempre più scuro il loro futuro. Abbiamo pensato a loro e pre-gato per questa città, per tutte le città della nostra provincia.

Sulla Croce di Cristo risuona il grido degli uomini di tutti i tempi e sulla Croce il grido di ogni uomo, di ogni vittima in-nocente, diviene sacro. Il Cro-cifisso fa pensare ai centri sto-rici e alle periferie delle nostre città, come anche ai tanti sud del mondo inchiodati nella povertà e nel dolore, ai sud del territorio della nostra diocesi; le sue braccia aperte accolgono tutti i problemi e le sofferenze del mondo: nessuno deve sen-tirsi escluso; il legno piantato in terra e rivolto al cielo, porta salvezza, riscatto, resurrezione, vita.

Dalla Croce, ponte tra cielo e terra, deve pren-dere il via un cammino di spe-ranza. Anche una città ferita può parlare di futuro, di progettualità. La Croce ci dice che niente è finito definitivamente, tutto può comin-ciare».

Ed a conclu-sione «A tutti noi raccolti ai piedi della Sua Croce ci chiede di farci Suo popolo. Di farci partecipi della Sua missio-ne, di tradurre la sua parola nei fatti della nostra vita, nei gesti, nelle azioni, nelle scelte. Que-sta città, le nostre città hanno bisogno di uomini e donne nuovi. Significa far posto a chi è ultimo, a chi è segnato dal-le varie forme di violenza e di indifferenza, a chi non conta nella società e nella comunità

ecclesiale. Significa riconoscere ad ogni nostro fratello la stessa dignità che Gesù ha ricono-sciuto ad ognuno, morendo su quel legno. Significa cercare la giustizia, la verità, la legalità, la carità, senza fermarsi mai, né lasciarsi scoraggiare dalle diffi-coltà».

LdP

favara Via Crucis cittadina

La croce ci dice niente è finito

istituti vita consacrata Conosciamoli meglio

Le suore vocazioniste

siciLianitÁ

i misteri del santo rosario in siciliano

Autore padre Nunzio Russo apostolo e teologo della catechesi a Palermo. Edizione 1892.

Misteri Gaudiosi

L’annunzio dell’angelo a Maria

La visita della Madonna a santa Elisabetta

La nascita di Gesù

La presentazione di Gesù al Tempio

Il ritrovamento di Gesù

O gran Vergini Maria, mi cunsolu assai cu Tia(I Misteri Gaudiosi si recitano il lunedì).

Continua nel prossimo numero.Piresse

a cura di Gino FaragonePasqua di Resurrezione

Una tomba vuota rimette la palla in campo

«Alleluia,

Alleluia,

Alleluia»

la Parola

Sembrava tutto finito e con un risultato catastrofico: la cro-cifissione, la morte, la sepoltura erano là davanti agli occhi di tut-ti. Quella pietra poi davanti alla tomba era come il fischio finale dell’arbitro che decreta non solo la fine della partita, ma anche l’esito clamoroso della sconfitta. Ma il nostro Dio non si rassegna davanti alle apparenti sconfitte, sa di poter contare sui tempi supplementari, anzi pare che ci provi gusto a giocare il tutto agli ultimi minuti. Il nostro è un Dio strano, che ama lottare fino all’ultimo e alla fine regalarci la vittoria. Il nostro è un Dio che conosce il dramma della notte, che sa lottare al buio. La storia biblica segnala in modo parti-colare alcune notti: la prima, quella del caos originario, vinta

dalla luce della creazione; poi quella di Abramo che, in Isacco legato sull’altare, vede il figlio della promessa e della fedeltà di Dio; poi la notte dell’esodo, quando Israele esperimenta il passaggio di Dio liberatore; e in-fine la notte, “notte veramente beata”, che da sola è testimone dell’evento più grandioso della storia, la vittoria definitiva della vita sulla morte.

Il nostro è il Dio delle sorpre-se, ama farci sognare: “Quando il Signore ricondusse i prigio-nieri di Sion, ci pareva di so-gnare”. Non solo il ritorno dal-l’esilio, ma tutta la Bibbia è una continua testimonianza delle sorprese di Dio: Adamo, Cai-no, Abramo, Giacobbe, Mosè, Israele, Davide e poi Pietro, Paolo, Maria di Magdala e tanti

altri ancora potrebbero raccon-tare la loro vita come una storia d’amore, un sogno da favola.

Il nostro è un Dio con un di-fetto incorreggibile, insiste ad avere fiducia nell’uomo, nono-stante tutto. Dio crede nell’uo-mo, per questo l’ha creato. Dio crede nell’uomo, nonostante il rifiuto, il peccato. Dio continua a credere nell’uomo, nonostan-te gli sia stato ammazzato il suo Figlio unigenito. Dio crede in me e in te. Si può dunque con-tinuare a “giocare” per scrivere una pagina nuova della storia segnata dall’amore pazzo del nostro Dio.

Ma il nostro Dio non finisce con le sorprese, affida l’esito del risultato a chi in panchina non veniva utilizzato. Avrebbe potuto utilizzare strumenti più

convincenti e invece: una tom-ba vuota e la testimonianza di alcune donne, che nella cultura ebraica non erano abilitate alla testimonianza. «Il primo giorno della settimana, al mattino pre-sto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato» (Lc 24,1).

É il giorno nuovo, il giorno della risurrezione, il giorno della luce vera senza tramonto. Le donne, che hanno seguito Gesù fin dalla Galilea, lo hanno pianto mentre veniva condotto al luogo del supplizio, lo han-no assistito fino alla sepoltura, tornano ora al sepolcro per pregare, piangere e procedere all’imbalsamazione di Gesù. Per le donne il sepolcro è il termine del cammino di ogni uomo. Ma ecco la novità, la prima scoper-

ta del mattino di Pasqua: «Tro-varono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Si-gnore Gesù» (24,2-3).

Una delle certezze in possesso dell’uomo, la morte, è messa in forte discussione dalla scoperta della tomba vuota. La spiega-zione va cercata nell’annuncio dei due uomini, rivestiti di luce sfolgorante: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!» (24,5). Non è qui: il Vivente non può essere cer-cato in un sepolcro. La morte è stata sconfitta, il sepolcro resta vuoto, bisogna cercarlo altrove. Tra i vivi, in mezzo agli uomi-ni. Lo scopriremo in una casa, mentre spezza il pane per i fra-telli, dopo avere spezzato la sua parola.

Il Venerabile don Giustino M. Russolillo, nato a Pianura di Napoli il 18 Gennaio 1891 ed ivi morto, in concetto di santità, il 2 Agosto 1955, ha fondato, nella sua città natale, i Padri e le Suore Vocazioniste con l’impegno della ricerca e cultura delle vocazioni.

Noi Suore, grazie al fondatore, esplichiamo nella Chiesa la mis-sione come: Serve dei santi, Mi-nistre delle vocazioni, Apostole della santificazione universale at-traverso la catechesi e la liturgia.

Noi Suore vocazioniste siamo

state istituite per promuovere, coltivare e servire le vocazioni alla vita, alla fede, alla santità in generale e allo stato religioso in particolare e realizziamo il Cari-sma nei tre campi di azione: par-rocchie, scuole e missioni.

Tutta la nostra vita è voca-zione ed esige un continuo sì all’Amore che gratuitamente ci ha scelto. La Società Divine vo-cazioni è missionaria e si estende in diversi paesi del mondo.

Anche la Sicilia, particolar-mente Canicattì, ha accolto la

Congregazione Voca-zionista nel 1953 anno in cui i P. Vocazionisti aprirono un orfanotro-fio con una significati-va collaborazione delle Suore che in seguito, nel 1958, si stabilirono in Via D. Cirillo con la prima scuola ma-terna. Successivamente si costruì l’attuale “Istituto M. Immacolata” dove opera la nostra comunità interculturale, formata da tredici suore, tutte impegnate anche a livello apostolico.

Offriamo il nostro contributo in diverse parrocchie per la ca-techesi in prepara-zione ai Sacramenti dell’iniziazione cri-stiana, la formazione dei ministranti, l’ani-mazione liturgica. Organizziamo ritiri mensili per ragazzi e giovani, campi vo-cazionali durante il periodo estivo acco-glienza e apertura ai vari gruppi.

La nostra scuola

comprende la scuola dell’Infan-zia e la Primaria; è frequentata da un alto numero di alunni per i quali ci impegniamo ad offrire oltre la formazione culturale, una solida formazione cristiana coin-volgendo soprattutto i genitori attraverso incontri di preghiera, di formazione religiosa, sociale e psico-pedagogica.

Le Suore vocazioniste sono liete di risiedere e lavorare nella terra di Sicilia per l’avvento del-l’amore di Dio e a Lui innalzano un inno di lode e gratitudine. Un grazie di cuore alla Chiesa Agri-gentina particolarmente nei suoi rappresentanti: il Vescovo, e ai Canicattinesi per la loro grande stima, fiducia e affetto che dimo-strano nei nostri confronti.

Insieme a Don Giustino salu-tiamo tutti dicendo “Fatti santo davvero, tutto il resto è zero”.

Le Suore Vocazioniste

Vasto assortimento di Tunichette

per Prima Comunione

a partire da 30,00 euro

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“O del Padre la più amata, dallo Spirito spo-sata - disse l’Angelo a Ma-ria - Madre sei, e così sia.”

Diu ti manna l’ambascia-ta ca di l’angilu è purtata e du Figliu di Diu Patri già Maria è fatta matri.

Maria si alza e va di fretta, dall’anziana Elisa-betta, Giovannino non è nato ma è già santificato.

Ti partisti cu gran fretta isti ‘n casa di Elisabetta San Giuvanni ‘un era natu e pi Tia santificatu.

Povera è la mangiatoia, dove Cristo, nostra gioia, nasce, dolce Bambinello, tra il bue e l’asinello.

‘Ntra ‘na povira mangia-tura, parturì la gran Signu-ra, nascì Gesù Bambineddu, ‘mmezzu lu vo e l’asineddu.

Come le altre femmi-nette buone, pie e po-verette, offre il Figlio al Tempio Santo e del Vate ascolta il canto.

Comu l’autri fimmined-dri, affannati e puvureddri, a lu Tempiu ti nni isti e lu Figliu a Diu offristi.

San Giuseppe, con Ma-ria, per tre giorni in gran-de affanno, di Gesù in cerca vanno. Lo ritrovano nel Tempio, dove insegna e dà l’esempio.

Pi tri jorna Lu circasti, nni lu Tempiu Lu truvasti ca spiegava la duttrina, cu la so’ lingua divina.

XXV Giornata Mondiale della GioventùUna meravigliosa testimonianza di fede, il 28 marzo, una

giornata speciale che ha visto i giovani di Casteltermini ac-cogliere i giovani provenienti dai paesi della diocesi per ce-lebrare insieme la XXV Giornata Mondiale della Gioventù istituita dal venerabile papa Giovanni Paolo II. L’evento for-temente voluto dal nostro arcivescovo è stato organizzato dall’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile, diretto da don Giuseppe Calandra.

Don Franco ha parlato ai presenti partendo dalla doman-da del Vangelo di Marco, “maestro buono, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”, scelta da Papa Benedetto XVI come messaggio ai giovani per la GMG 2010; ha invitato ad attualizzare, oggi, la stessa domanda, ponendo la riflessio-ne fatto che non basta essere stimati, onesti e perbene ma è necessario fare tutto con il cuore pieno di gioia; bisogna mettere ali d’aquila e volare alto, «ci preoccupiamo di non commettere peccati invece dobbiamo preoccuparci di fare il bene… tutti dobbiamo stare in campo e giocare la partita della vita… guardiamo la croce… che indica la strada giu-sta» la strada dell’amore, del perdono, dell’impegno e della fatica. Momento conclusivo della giornata il “festinpiazza”. Prossima tappa del cammino dei giovani diocesani il 22 maggio Veglia di Pentecoste.

Alfonsina Di Francesco

Nella foto la via crucis cittadina per il Centro storico di Agrigento.

Page 7: L'Amico del Popolo

Provincia �L’Amico del Popolo04 Aprile 2010

Ai comuni un po’ di linfainfrAstrutture� Firmato accordo per misure compensative

Si è svolto nei giorni scorsi l’incontro tra alcuni dei sindaci dei Comuni agrigentini

il cui territorio è attraversato dalla strada sta-tale 640 Agrigento-Caltanissetta, e l’assessore regionale alle Infrastrutture, Luigi Gentile per presentare alle varie cittadinanze interessate il protocollo d’intesa per la concessione di misure compensative previste per le ammi-nistrazioni locali firmato da Anas, Regione, Provincia regionale e Comuni.

I fondi, che ammontano a 12 milioni 700 mila euro, saranno usati dai comuni di Agri-gento, Favara, Castrofilippo, Racalmuto, Grotte, Canicattì e dalla Provincia regionale soprattutto per migliorare la viabilità interna e per la manutenzione delle strutture pubbli-che. Altre somme saranno stanziate in futu-ro in favore del Comune di Canicattì e della Provincia regionale.

Una “boccata di ossigeno” per le casse del-le amministrazioni locali, che consentirà di avviare importanti opere come, ad esempio, la riqualificazione del centro urbano a Fava-ra, la realizzazione di una circonvallazione

a Grotte e la trasformazione del quadrivio “Spinasanta” ad Agrigento.

Intanto procedono i lavori sulla Strada Sta-tale 640. Un’infrastruttura che, secondo Gen-tile, sta portando grandi vantaggi dal punto di vista economico alla provincia. “Il secon-do lotto - ha spiegato l’assessore regionale - nel tratto Agrigento-Caltanissetta è stato finanziato, e i lavori del primo lotto procedo-no spediti. Per la prima volta la provincia di Agrigento è quella con più finanziamenti in Italia, e questo porterà nuova linfa, in termini di occupazione e di ripresa dei consumi con almeno due punti percentuali di Pil in più. Ovviamente - ha concluso - gli effetti si ve-dranno tra un paio di anni».

Ed il 30 marzo l’Anas ha aggiudicato, in via definitiva, i lavori per l’ammodernamento e l’adeguamento a quattro corsie della strada statale 640 nel tratto compreso tra il chilo-metro 44 della strada esistente, in località Grottarossa, e lo svincolo di Imera dell’auto-strada A19 “Palermo-Catania”, sottopassan-do in galleria l’abitato di Caltanissetta, per

un’estensione complessiva di 28.2 chiilometri.

«Dopo appena otto mesi dalla pubblicazione del ban-do di gara sulla Gazzetta Ufficiale - ha dichiarato il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci – ci apprestiamo a dare avvio a un intervento che prevede un investimento complessivo del valore di 990 milioni di euro (di cui 787 mi-lioni per lavori), finalizzato al potenziamen-to della statale 640, considerata da Anas una dorsale strategica per la viabilità siciliana, rappresentando il collegamento diretto tra i capoluoghi di Agri-gento e Caltanissetta. Con l’af-fidamento di questa gara, Anas dimostra ancora una volta di profondere sull’isola un enorme impegno. Per quanto riguarda la Sicilia infatti – ha continuato Ciucci – tra lavori programmati, in corso o di prossimo avvio, sia

per la realizzazione di nuove opere che per la manutenzione di quelle esistenti, Anas ha in-vestimenti per circa 5 miliardi di euro, senza considerare il ponte sullo Stretto».

LdP

Brevi provincia

canicattÍ La “brava” educatrice

Si mette alla guida di uno scooter a soli 13 anni, i po-liziotti lo fermano e lo riportano a casa. Ed è lì che si beccano gli insulti della madre. É successo a Canicat-tì. La donna, 41 anni, ha detto agli agenti che la multa l’avrebbero pagata loro dopo l’intervento del suo avvo-cato. Ed ha fatto seguire alle parole una serie di sputi all’indirizzo dei poliziotti che, increduli, a quel punto hanno denunciato a piede libero la mamma del ragaz-zino.

ribera Girgenti acque spiega il “caro” bollette

In merito alle bollette emesse a Ribera, Girgenti Acque ha diffuso una nota con cui precisa che delle uniche nove bollette con importo maggiore di mille euro per utente, soltanto tre si riferiscono ad utenze domestiche, mentre le altre si riguardano attività commerciali e industriali. I dati sono già stati presentati sia all’Autorità di Ambito sia al Commissario straordinario del Comune di Ribera. Infine, Girgenti Acque precisa che sono stati applicati il regola-mento ed i corrispettivi tariffari previsti dall’Eas e i consu-mi sono stati determinati partendo dall’ultima lettura rile-vata dall’Eas fino alla lettura effettuata da Girgenti Acque.

araGona rete Wi-Fi pubblica

È Piazza Umberto I il sito comunale in cui l’Ammi-nistrazione Tedesco ha realizzato la prima area co-perta da rete Wi-Fi pubblica. L’idea del Wi- Fi, nata da una esigenza avanzata dai membri del Forum Gio-vanile, è divenuta realtà per rispondere ai bisogni di comunicazione, di relazione ed economici dei giovani aragonesi.

cmpobeLLo di Licata occupnati abusivi e ladri di energia

Dal 2003 avevano occupato abusivamente due pa-lazzine di alloggi popolari dell’Iacp e per fornirle di energia elettrica si erano allacciati ad una cabina elet-trica dell’Enel, realizzando uno scavo di almeno cento metri e un impianto in grado di portare la corrente in tutti gli alloggi. La vicenda è stata scoperta dai ca-rabinieri della Compagnia di Licata che nel corso di un bllitz hanno arrestato quindici persone per furto aggravato.

montAlle�gro Come nasce la sezione della LILT

il sindaco dona l’indennitàNasce a Montallegro la sezio-

ne locale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori grazie ad una corposa donazione, frutto del finanziamento privato offerto del sindaco della cittadina Giuseppe Manzone, medico chirurgo specia-lista in oculistica, il quale ha donato tutta la sua indennità, percepita in qualità di amministratore della cosa pubblica, alla istituenda sezione della Lilt. Si tratta di circa 77mila euro che andranno a riempire il fondo cassa iniziale dell’asso-ciazione che a Montallegro è in via d’istituzione e che porterà il nome di Giulia Mazza.

«Come avevo annunciato già prima di essere eletto a sinda-co – ci dice al telefono il primo cittadino, Giuseppe Manzone – ho creduto opportuno devol-vere l’indennità che percepisco a favore della Lilt, anche in con-siderazione al fatto che, l’area geografica attorno a Montal-legro, è scoperta di un servizio utile per la comunità. Si tratta delle somme di denaro percepite fin dall’inizio del mio mandato amministrativo (circa tre anni) le quali, al netto delle dovu-te trattenute d’ufficio, saranno utilizzate specificatamente per la nascita di un ambulatorio lo-cale per tutti i malati di tumore, e relativi servizi annessi, con la possibilità di potere assistere an-che i malati quando devono re-carsi fuori sede per terapie varie. Collaboriamo attivamente con il presidente provinciale della Lilt

Franco Verderame di Sciacca».La Lilt di Montallegro potrà di-

sporre come sede dei locali sociali dell’ex scuola elementare dove oggi è situata la sezione dell’Avis e dei suoi volontari. Una realtà, quella della Lilt a Montallegro di cui po-polazione e territorio avevano dav-vero bisogno.

Enzo Minio

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Tempo fa ho pubblicato un annuncio immo-biliare finalizzato alla vendita di un mio im-mobile. Sono stato contattato da una persona, che ha detto di essere interessata all’acquisto. Abbiamo fissato un appuntamento, e la perso-na che mi aveva telefonato si è presentata ac-compagnata da un aspirante acquirente. Que-st’ultimo ha acquistato l’immobile. Ora colui che mi aveva contattato, che dice di aver fatto da mediatore, pretende da me il pagamento della provvigione, e mi ha pure diffidato. Ma io non gli avevo conferito nessun incarico. (A.N., Agrigento).

É successo anche in altri casi: ci sono mediatori che sfruttano le inserzioni di privati che voglio-no comprare o vendere casa, e, pur avendo preso contatti con una soltanto delle parti interessate, poi pretendono il pagamento anche da quella che era all’oscuro della mediazione. La provvigione può andare dal 2 al 5 per cento del prezzo: l’art.

1755 del Codice civile stabilisce che “il mediatore ha diritto alla provvigione da ciascuna delle parti se l’affare è concluso per effetto del suo interven-to”. Però, secondo la Corte di Cassazione, questa pèretesa è illegittima. Infatti la Suprema Corte, con la sentenza n. 1626/1983, ha stabilito che “la provvigione non è dovuta quando la parte abbia ignorato senza colpa l’intervento del mediatore”. Pertanto, se il mediatore richiede il pagamento alla parte che aveva ignorato il suo intervento, occor-re opporsi con decisione. Anzi, è bene minacciare che, nel caso in cui il mediatore dovesse intrapren-dere un’azione giudiziaria, si resisterà e si chiederà anche un risarcimento per lite temeraria, ai sensi dell’art. 96 del codice di procedura civile. Diverso è se le parti hanno accettato entrambe la media-zione dell’agenzia: in questo caso devono pagare la provvigione entrambe, anche se possono pattuire che il pagamento rimanga esclusivamente a carico di una di esse.

Foto agrigentonotizie.it

sAntA e�lisAbe�ttA La storia di Biagio Caruana Marsigliese

lo stradivari sabettese“Biagio Caruana Marsigliese, da modesto

intagliatore di mobili (è salito) alla gloria del-l’arte della liuteria italiana e straniera” così il quotidiano “Avanti”, dopo che il liutaio vinse, nel 1949, un concorso internazionale di liute-ria tenutosi a Cremona, la patria di Stradivari, al quale il Premio era dedicato.

Biagio nasce a Santa Elisabetta il 28 no-vembre 1885. Ragazzo si trasferisce con la fa-miglia a Porto Empedocle e da qui, nel 1905, a Roma, da solo, in cerca di lavoro, forte del-la sua valentia come intagliatore di mobili

e della passione per la musica che, in paese, sfogava come contrabbassista nella banda locale. Intaglio e musica anche nella Capi-tale, e ciò gli permette una clientela speciale che gli porta i propri strumenti a riparare: violini, violoncelli, contrabbassi. Dotato di particolare sensibilità e di un potere di osser-vazione fuori dal comune, decide di costruire strumenti a corda. Sono opere d’arte quelle gli escono dalle mani tratte da ceppi d’acero, e musicisti di fama internazionale, quali Am-fiteatrof, Bozza, Billè, imbracciano nei con-

certi che tengono in tutto il mondo.

Costruisce 35 violini, 6 viole, 6 violoncelli e 16 con-trabbassi e intanto la sua passione per la musica lo fa arrivare ad essere secondo contrabbasso dell’orchestra dell’EIAR, poi RAI, dopo

avere fat-to parte di varie f o r m a -z i o n i musicali di presti-gio. Tan-ti aneddoti mi racconta con le lacrime agli occhi intelligenti e di un celeste mansueto il figlio novantaseienne di Biagio, il dott. Elio Caruana Marsigliese, ex pilota dell’Aeronau-tica militare. Con giusto orgoglio mi mostra alcuni documenti e ricorda lucidamente, di come il Duce abbia ricambiato l’omaggio di un violino fatto dal padre con una lettera e una foto autografata. Un grande artista Bia-gio Caruana Marsigliese che, Santa Elisabetta scopre e onora in occasione del 400° anniver-sario della sua fondazione.

Stefano Milioto

Gent.mo Direttore,in questi giorni Favara è tappezzata di manifesti con l’im-magine di una donna dalla bocca tappata recanti la scrit-ta “Hai tolto pure la parola alle donne. Vergogna sindaco.” Con tale segno di protesta si chiede il rispetto delle quote rosa nella nuova giunta Russello. Da un lato si è contenti che finalmente la città abbia un nuovo organo di governo, per risolvere i tanti problemi (sociali e culturali) che non permettono di presentarsi all’esterno con il volto pulito, frutto degli sforzi di tanti suoi figli. Dall’altro si comincia daccapo, con le lotte, con i soliti tentativi di distruggere qualsiasi iniziativa volta al miglioramento della città. La bella trovata dei murales ci offende. Siamo donne che si ribellano ad essere usate per scopi cosiddetti politici con tanta superficialità e in modo tanto poco delicato. Ci dissociamo in modo categorico da questo strumen-talismo politico che non rappresenta la bella realtà femminile di Favara e dei valori di cui essa è portatrice. Nelle dichiarazioni di vari politici favaresi abbiamo sen-tito che sono state infrante leggi e regolamenti, ed anco-ra che sono state deluse le aspettative di tante donne. Siamo noi stesse a considerare legittima e necessaria la presenza delle donne nella politica attiva, presenza da realizzare con altri mezzi e non per bontà legislativa o per riserva di posti (come se si trattasse di invalidi civili) o peggio ancora con iniziative tipo la riscossa di tutta la comunità favarese e delle donne in particolare. Se nessuna donna favarese ha grigato allo scandalo è forse dovuto alla sua lontananza dalla politica causata da un “cattivo esempio” di fare politica dato dai nostri politici?

Cinzia Alba, Cristina Mancuso, M. Pia DrogaGentilissime signore,vi ringrazio per aver voluto presentare un problema al-quanto delicato e ricco di contraddizioni come quello re-lativo alle quote rosa. La situazione favarese è molto si-mile a quella verificatasi, un po’ di tempo addietro dopo il varo della giunta D’Orsi. Si gridò allo scandalo perchè, in seno all’esecutivo provinciale, il presidente non riten-ne opportuno inserire nessuna donna. Se poi questa de-cisione viene strumentalizzata (manifesti murali donna con bocca tappata) e portata ad un ambito differente da quello delle pari opportunità il danno si aggiunge alla beffa. Sono proprio donne come voi, care signore, che devono scendere in politica in prima persona, per far comprendere agli uomini che non si è brave soltanto a fare le mamme e le mogli, anzi, il sapere amministrare bene una famiglia è prova concreta di poterlo fare, ed anche bene, con la cosa pubblica.

Carmelo Petrone

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� L’Amico del Popolo04 Aprile 2010Attualità

diario multimedi@le«Legalità o ambiguità?

Questione di scelte. Ed anche di magliette»

Caro diario,la “t-shirt” è un capo d’abbigliamento costituito

da una maglietta girocollo a “t”, prodotta dall’inizio del ‘900; ma il suo irrefrenabile successo mondiale si ebbe solo dopo che, negli anni ‘40, la Marina USA la utilizzò, bianca, come parte della divisa per i pro-pri marinai; ed infatti spopolò dovunque, durante e dopo la guerra, grazie alla sua pratica modernità che mise subito sotto naftalina, specie tra i giovani, la camicia, diventando un capo d’abbigliamento “cult” multigenerazionale che ha superato anche quei “mi-tici” jeans riproposti e riprogettabili, è vero, in cen-tinaia di modelli per ogni possibile, immaginabile od imprevedibile “look”, ma sempre “fisicamente” tutta un’altra cosa rispetto all’ampio spazio materia-le che la superficie e la collocazione anatomica della “t-shirt” offre ad una creatività senza limiti e confini nell’industriarsi ad ottimizzare il suo spazio, in parte o in tutto, al fine di farla diventare una specie di “sup-porto multimediale itinerante” per assemblaggi d’im-magini, colori, spazi e testi al “top” dell’affabulazione oppure, come più spesso accade, come più semplice ma non meno significativo “manifesto d’identità e di posizioni”, dal momento che, mettendola, divento io stesso “logo” e “slogan” di ciò che, non a caso, scelgo d’indossare.

Lo so, caro diario, qui non sono all’Università; ma tale premessa, come vedrai, ben s’addice a quel che segue, e cioè a due storie di magliette, diverse per tra-ma e messaggi benché unificate da comuni scenogra-fie.

Storia 1. Sicilia, ti risparmio dove. Atto primo. Al “patron” d’una società sportiva viene il ticchio di de-dicare un successo a un amico non solo suo ma, pare, anche “degli amici”. Alla trovata s’accoppia il finimon-do e da tutto il mondo viene giù di tutto, comprese tonnellate di cacca “made in Padania” già sulle cata-pulte in attesa del momento giusto; per cui decenni di lotte e vittime antimafia rischiano d’essere manda-te in mille pezzi come da storico paragone dell’elefan-te in visita ad un negozio di cristallerie, e l’atto tenta di chiudersi, a danno fatto, in un rattoppante “mix” di proteste, reprimende, ammende & scuse. Che forse non vanno giù ed aprono l’Atto secondo con un tocco di genio. La giustizia (sportiva e non) allontana “fisi-camente” dagli stadi? Ok, e allora il “patron” ci ritor-na “in effigie”, cioè sulle magliette della squadra. Altro putiferio, altre catapulte, altra cacca, altri elefanti: e sipario, speriamo definitivo. Storia 2. Bruxelles, gior-ni fa. Atto primo. 80 universitari di Palermo, invitati a un confronto su mafie e criminalità transnazionale, vengono bloccati all’ingresso poiché in maglietta. No, caro diario, non c’entra il “look”, giacca e cravatta o “tailleur” in ossequio alle istituzioni ed altre fesserie in tema; è che sulle magliette è riportato: “No mafia: siciliani contro tutte le mafie”, ed è questo che non va bene, visto che nelle aule del potere, Europarlamen-to compreso, da sempre le parole che volano (e im-brogliano) predominano sugli scritti che restano (e inchiodano). Atto secondo. Riusciti ad entrare, dopo un’attesa infinita ma senza “t-shirt”, gli studenti, arri-vati al salone dell’incontro, se la rimettono e fregano tutti con la semplicità del due più due che fa quattro: bravi, sipario. Però, dietro le quinte, il fattaccio è ad-ditato con sconcerto da Rosario Crocetta, antima-fioso “storico” eurodeputato Pd, a quell’incontro con Giuseppe Lumia, Commissione Antimafia italiana. Per Crocetta quel “no mafia” non é slogan politico ma, in tutta evidenza, solo esemplare monito civile fuori da ogni partitismo; e Lumia, altrettanto deluso, tuona d’aver trovato “un clima di chiusura e ottusità” a fronte di ben altra accoglienza che s’aspettava, spe-cie dal Parlamento Europeo: ma “sembra che l’anti-mafia crei imbarazzo”. Mentre la mafia forse no, caro diario: questione di scelte e/o di teste, sai; e adesso, vedi, anche di magliette.

Nuccio Mula

Chiuso il 31 Marzo ore 12.00

giovanni paolo ii Il ricordo del Papa a cinque anni dalla morte

lo ha preso per mano“Durante il suo lungo pontificato, si

è prodigato nel proclamare il di-ritto con fermezza, senza debolezze o ten-tennamenti, soprattutto quando doveva misurarsi con resistenze, ostilità e rifiuti”.

È il ricordo di Giovanni Paolo II, a cin-que anni dalla morte, offerto da Benedetto XVI, nell’omelia della messa celebrata il 29 marzo nella basilica di san Pietro. Il 2 aprile, quest’anno, è il Venerdì Santo: da qui la scelta di anticipare la celebrazione eucaristica di suffragio.

“Sapeva di essere stato preso per mano dal Signore – ha proseguito il Papa – e questo gli ha consentito di esercitare un ministero molto fecondo, per il quale, an-cora una volta, rendiamo fervide grazie a Dio”. Nel suo “amato predecessore”, Be-nedetto XVI vede l’immagine perfetta del “servo di Dio”, che – come dicono le Scrit-ture – “agirà con fermezza incrollabile, con un’energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegnato. Eppure, non avrà a sua disposizione quei mezzi umani che

sembrano indispensabili all’attuazione di un piano così grandioso. Si presenterà con la forza della convinzione, e sarà lo Spirito che Dio ha posto in lui a dargli la capacità di agire con mitezza e con forza, assicu-randogli il successo finale”.

Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile del 2005, alle 21.37. Il 28 aprile successi-vo papa Benedetto XVI ha concesso la di-spensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione, che è sta-ta aperta ufficialmente dal card. Camillo Ruini il 28 giugno 2005 e la cui fase dioce-sana si è conclusa a due anni dalla morte, il 2 aprile 2007. Il 19 dicembre 2009, con un decreto firmato da papa Benedetto XVI che ne attesta le virtù eroiche, Giovanni Paolo II è stato proclamato venerabile.

“La regola della comunità di Gesù – ha ricordato il Santo Padre – è quella del-l’amore che sa servire fino al dono della vita. Ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo – ha sottolineato il Papa – non rimane un fatto personale, non ri-

guarda solo il rapporto tra l’individuo e il Signore, ma riguarda l’intero corpo del-la Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce. L’amore non calcola, non mi-sura, non bada a spese, non pone barriere, ma sa donare con gioia, cerca solo il bene

dell’altro, vince la meschinità, la gret-tezza, i risentimenti, le chiusure che l’uomo porta a volte nel suo cuore”, ha sottolineato Benedetto XVI commen-tando il brano evangelico della cena di Gesù a Betania con Lazzaro, Marta e Maria.

Un “compagno di viaggio per l’uomo di oggi”. Così il Papa ha definito Gio-vanni Paolo II. “Tutta la vita del Vene-rabile – ha commentato Benedetto XVI – si è svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo ge-neroso, senza riserve, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l’amore verso Cristo, a cui aveva consa-crato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato”. Giovanni Paolo II, ha proseguito il suo successore, “si è lascia-to consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una sofferenza vissuta fino all’ultimo per amore e con amore”. “Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentarlo – le parole del Pontefice – ha potuto toc-care con mano quanto viva fosse in lui la certezza ‘di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi’; certezza che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza e che, in modo particola-re, si è manifestata durante l’ultimo pe-riodo del suo pellegrinaggio su questa terra: la progressiva debolezza fisica, infatti, non ha mai intaccato la sua fede rocciosa, la sua luminosa speranza, la sua fervente carità”.

Sir

precariato 63% nel pubblico e 32% nel privato

laureati in speranzaMillecinquanta euro al mese: è quanto pren-

de in media un neolaureato secondo il Rappor-to 2010 di Alma Laurea. Certo non sono ricchi i dottori del nostro Paese.

Sicuramente il tempo di crisi economica non aiuta, così il mercato del lavoro si conferma poco ospitale finita l’Università: ad un anno il 21,9%, che ha ottenuto la laurea triennale, e il 20,8% di quelli, che hanno conseguito la laurea specialistica, non hanno ancora trovato un’oc-cupazione.

Non è nemmeno incoraggiante constatare che dopo cinque anni la percentuale dei laureati precari raggiunge il 63% nel settore pubblico e il 32% nel privato.

Insomma rimane veramente difficile orien-tarsi per inserirsi nel mondo della produzione, terminato il percorso di studi. Il rapporto di Alma Laurea toglie due speranze ai tanti genito-ri che vanno emozionati ad assistere alla discus-sione della tesi dei figli: la laurea non garantisce un’occupazione e tanto meno ne garantisce una stabile e sufficiente, durante i primi tempi, a sbarcare il lunario.

C’è bisogno di iniziare a cambiare quadri di riferimento per sostenere le nuove generazioni ad affrontare il loro futuro. Abbiamo la neces-sità di connettere piani diversi. La formazione rimane, quindi, centrale per affrontare la nostra società complessa. Gli adulti hanno un compito fondamentale nell’accompagnare i giovani nelle

loro scelte a partire dalla capacità di trasmettere uno sguardo verso la costruzione della propria vita. Nel rapporto tra le generazioni è importan-te tenere sempre a cuore la sfida educativa che ci propone di offrire senso.

Genitori, insegnanti e i tanti educatori che riempiono la società civile, dai preti delle par-rocchie agli allenatori dei campi da calcio, do-vrebbero sempre invitare i ragazzi a cogliere le opportunità che si trovano di fronte, alzando gli occhi e guardando dove quella strada li porta.

Anche in questo modo si aiuta un giovane a superare le difficoltà che incontrerà nel periodo di inserimento lavorativo che oggi ha tempi lun-ghi e che rischia spesso di diventare un circolo vizioso, dove si gira rinchiusi da un contratto occasionale ad un contratto a progetto. Alla fine non si cerca neanche più la via d’uscita.

Insegnare a vivere, oggi, con la prospettiva aperta alla speranza è una grande aspirazio-ne per chi si dedica all’educazione dei giovani. Occorre aiutare le nuove generazioni a doman-darsi cosa ora si costruisce e quali conseguenze avrà sul nostro domani. C’è bisogno di adottare una prospettiva integrata che unisca i desideri del momento ad un orizzonte più ampio, come propone papa Benedetto XVI nel messaggio per la XXV Giornata mondiale della gioventù, quando invita ad “interrogarsi sul futuro defini-tivo che attende ciascuno di noi”.

Andrea Casavecchia

Culle vuoteIl nuovo rapporto del CISF (Centro Italiano Statistica

sulla Famiglia) ha un titolo provocatorio: il costo dei figli. Il concetto, infatti, che oggi prevale nella testa degli ita-

liani è che il figlio venga considerato come una “merce” qualsiasi, con un costo ben preciso! Chi invece pensa che il figlio sia un dono, non sta a calcolare il prezzo e, con coraggio, direi quasi eroico, accoglie una nuova vita.

I figli nella mentalità oggi predominante vengono vis-suti come un sacrificio, come una scelta che rende in-felici, che limita la libertà personale. In questa maniera l’Italia detiene il record negativo dei Paesi Europei con il più basso tasso di natalità. Le culle vuote sono il vero problema della società italiana anche a causa di una po-litica non rivolta alla famiglia. Cosa ha fatto lo Stato Ita-liano per aiutare le famiglie a sostenere il costo dei figli, in modo da considerare le nuove generazioni un investi-mento virtuoso per tutto il Paese? Ben poco! Il grado di civiltà di un Paese lo si misura da quanto esso fa per inve-stire sul futuro, da quanto fa per sostenere la famiglia ed i figli che da essa vengono.

I catastrofisti degli anni ‘70 sono scomparsi. Essi teme-vano la sovrappopolazione del pianeta con una progres-siva riduzione delle risorse a causa della nascita di troppi bambini. Le famiglie classiche, con figli, in Italia sono di-ventate meno del 50% del totale e molte rinunciano alla procreazione per motivi economici. E ancora sono la-sciate del tutto sole dallo Stato per mancanza di politiche adeguate. L�1,1% del PIL è quanto spendeva nel 2005 lo Stato Italiano in favore della famiglia con un grosso di-vario dagli altri Paesi Europei: Francia 2,5%, Germania 3,2%.

Angelo MarongiuPresidente CAV

non ci sono più alibielezioni regionali Lavorare con coraggio e fiducia

Calano i votanti, in misura molto marcata, più dell’8%. É un “partito” rilevante che lancia, alla classe politi-ca tutta, maggioranza ed opposizione, un messaggio chiaro e forte. Bisogna lavorare, senza alibi: non serve nulla di straordinario, bisogna far funziona-re le cose, nel rispetto delle persone e delle regole.

É vero però che, dal punto di vista dei risultati, “gli assenti hanno sempre torto”. Ed i risultati delle 13 regioni non sono privi di motivi di riflessione.

Questa volta si è trattato di “elezioni di mezzo termine”, in relazione con la legislatura. La maggioranza di centro-destra (Pdl e Lega) partiva da due sole regioni, Lombardia e Veneto. Ad esse ha aggiunto la conquista di Calabria, Campania e, dopo un testa-testa mol-to combattuto, Piemonte e Lazio

Il centro-sinistra, conferma le quat-tro regioni “rosse” Emilia-Romagna, Toscana, Marche ed Umbria, mante-nendo Puglia, Basilicata e Liguria.

Vince il centro-destra, con una si-gnificativa affermazione della Lega, l’unica delle maggiori forze politiche a crescere in modo considerevole. En-trambi ben sotto il 30%, le elezioni re-gionali dimostrano come, i grandi par-

titi di rassemblement, Pd e Pdl, siano ancora alle prese con la loro fondazio-ne molto rapida: c’è certamente molto da fare nella definizione del profilo e nello sviluppo della struttura interna, così come nel sistema delle relazioni di coalizione. L’Udc ha visto la sua poli-tica di alleanze a “geometria variabile” piuttosto stabile nei risultati.

Finita una delle campagne elettorali più rissose, strillate, rocambolesche della storia recente insomma non ci sono più alibi per nessuno. La situa-zione non è brillante, i problemi sono tanti: occorre lavorare molto a tutti i livelli.

Serve allora una classe politica ade-guata. Avremo un paio d’anni senza significative scadenze elettorali: c’è tempo per lavorare, c’è tempo anche per far crescere le forze politiche e le vocazioni alla politica. Abbiamo infat-ti tutti bisogno di guardare avanti con impegno, coraggio e fiducia. A questo proposito il chiaro discorso sull’impe-gno, sui valori di riferimento e sulla stoffa delle persone, che i vescovi ed i cattolici hanno sviluppato nei giorni scorsi, rappresenta un preciso e sereno riferimento per tutti.

Francesco Bonini


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