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L'Amico del Popolo

Date post: 06-Mar-2016
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edizione del 1 agosto 2010
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N. 30 del 01 Agosto 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento 3 La BP in cerca dell’oro nero nel nostro mare di Salvatore Pezzino CULTURA Buone vacanze. Ma... Cari lettori, anche quest’anno sospen- deremo le pubblicazioni per la sosta estiva (ritorneremo in stampa la prima settimana di settembre). Nell’augurarvi un periodo sereno e di riposo non pos- so nascondervi un fatto, per noi di forte preozzupazione: l’attacco frontale alla libera informazione posto in atto dall’attuale Governo che, nello sforzo di recuperare risorse per far fronte alla crisi, ha scelto di raccogliere le briciole (elimi- nazione dei contributi postali e taglio del 50% dei contribu- ti diretti all’editoria), senza considerare se così facendo si mettono in crisi centinaia di testate giornalistiche tra cui la nostra. Per non dire del colpo mortale che viene inferto alla libertà di informazione nel no- stro Paese. Mentre il Governo fa marcia indietro e ridimen- siona la “legge-bavaglio” sulle intercettazioni telefoniche, ad oggi nessuna novità sul fronte delle agevolazioni postali che mettono a rischio la stampa del territorio e i settimanali cattolici. Questa “nuova legge bavaglio”, definita da Avvenire “delitto mediatico”, colpisce an- che “L’Amico del Popolo”. Se non si troverà una qual- che soluzione seria e concreta, non assistenzialistica e clien- telare, dobbiamo dirci chiara- mente, cari amici, che l’anno prossimo potremmo non esse- re più qui ad augurarvi buone vacanze. Buone vacanze... per quest’anno. L a parata dell’amore, la love parade si è trasformata in un incubo. In una tragedia. Come se nell’inutile, vano ma- cello di questi poveri ragazzi, tra cui una italiana – bella e sensibile – di 21 anni, ci fosse un marchio strano, un avviso strano di questa epoca strana. Come in altri casi, ad esempio nell’indimenticato stadio Heysel, lo show è andato avanti. Dopo molte ore, molti delle migliaia dei ragazzi partecipanti non sapevano nul- la di quanto accaduto, storditi dal ballo, dal bere e da altro. Ma l’avviso, il segno che leggiamo dentro questo ballare che si trasforma in morte, dentro questa pa- rata che da eccitante si fa morente, non è quello immediato, evidente che hanno colto subito gli stessi organizzatori. Che hanno deciso: mai più. Non è solo un segno, ennesimo, di «eccesso giovani- le» su cui non è giusto speculare. E non si tratta solo del segno che qualcuno ha chiamato del fascino della «tribù». È vero, c’è in questo potente richiamo a radunarsi, a ‘sentirsi’ vicini, a condivi- dere ritmo e corpo, a condividere modi e gergo, sì c’è un segno dell’ancestrale richiamo degli uomini a fare tribù. Richiamo che le esperienze e i mezzi della globalizzazione, la coscienza del- le distanze e dei rapidi modi per supe- rarle, non hanno illanguidito, semmai fortificato e reso potente, più esplosivo. Ma c’è di più di quell’antico segno. La parade è un corteo. na proces- sione. So che storceranno il naso. Ma è così. Si tratta di una ripresa della usanza antica che, sempre a sfondo religioso, ha mosso cor- tei di ogni genere, per celebrare dei, imperatori o generali che si credono dei, per ringraziare il cielo di vittorie, per supplicare interventi celesti, per la fine di ca- lamità, o per l’arrivo delle piogge. È un grande rito. Secolarizzato, come dicono, con una parola che vuol dire poco o niente. Che cosa ormai è secolare e cosa no? Davvero ci sono dif- ferenze, in questa epoca di suggestioni e di superstizioni? Il fatto è proprio questo, il segno purtroppo scritto anche con il sangue, come sempre accade quando la nostra attenzione intorpidita deve riscuotersi e guardare. n grande rito nel cuore d’Eu- ropa. n grande rito che somiglia (nel- la sua eccezionale differenza) ai grandi ritrovi dei giovani lanciati da Giovanni Paolo II – ancora storceranno il naso quelli di prima. n rito di una «tribù» che ha come dei le immagini dell’Amo- re, della Musica, e della loro medesima Tribù. Come antichissimi riti. Che se- gno, che avviso per coloro che pensano che l’uomo sia progredito abbando- nando quei culti e quei riti. Che segno per coloro che anche sulla pagine dei nostri giornali e nei parlamenti europei si consumano il cervello per mostrare che credere in Gesù Cristo e mostrare segni cristiani sia oscuro e antidemocra- tico mentre avere altre fedi, altre superstizioni, e sì, altri riti e ‘parate’ no? Che avvi- so, che segno per tali cervelli torbidi e oziosi. La loro lotta senza quartiere al cristianesi- mo, alla Croce e al Crocifisso, punta a far scomparire o a far rientrare nelle catacombe i riti cristiani, le processioni, le preghiere. E se si faranno lar- go – e già si fanno largo – al- tre processioni, altri riti, uo- mini dediti ad altri dei? Altro che secolarizzazione. Come per i primi cristiani si tratta di vivere in un mondo pieno di adoratori. Di riti strani, dai risvolti spesso violenti, di po- teri oscuri. Questo il segno che arriva da Dui- sburg. Lo stiamo leggendo? Davide Rondoni Il segno di Duisburg nell’Europa che rivuole le catacombe Ma non ci ruberanno la fiducia nei nostri preti IL PRESUNTO SCOOP SUI SACERDOTI GAY I forum del settimanale Prima di sospendere le pubblicazioni per la pausa estiva, vogliamo offrirvi un altro dei Forum che hanno caratterizzato questo mese di luglio, questa settimana siamo stati ospiti del Prefetto di Agrigento, dott. m- berto Postiglione. Come è ormai noto ad agosto il dott. Postiglione lascerà la Prefettura Agrigento per ricoprire l’incarico di l’incarico di vice capo del dipartimento delle libertà civili dell’immigrazione al Ministero dell’Interno. a pag. 5 AGRIGENTO Acqua, mare, inquinamento e beghe politiche L’estate agrigen- tina da un paio di anni, se non di più, si caratterizza per la presenza sulle pagine dei giornali e nelle chiacchiere sotto l’ombrellone dei soliti argon- menti uno dei quali è stato trattato dal sindaco nel corso di una conferenza stampa. a pag. 2 Sembra pro- prio che le pro- teste dei mesi scorsi siano ser- viti a qualcosa se, lo scorso 26 luglio è stato riaprerto il reparto di cardiologia del nosocomio riberese. a pag. 4 RIBERA Riapre il reparto di cardiologia dell’Ospedale Nella bonaccia di un luglio scarso di quei fatti di cronaca che aiutano le tirature dei giornali, uno dei più diffusi settimanali italiani dedica la copertina alle “notti brave dei preti gay” . Sette pagine fitte di viaggio fra i peccati dei preti nella Città Eterna, fra feste, pub e saune; dove un prete afferma che “il 98 per cento dei sa- cerdoti che conosce è omosessuale” . Foto, registrazioni, puntigliose verifi- che, una ostinazione da Pulitzer. Per dimostrare cosa? Che ci sono, fra le molte centinaia di preti che vivono o studiano a Roma, dei gay. Mettiamo per ipotesi che tutto ciò che racconta Panorama sia oro colato. Che alcuni sacerdoti a Roma vivano una doppia vita. È un fatto che provoca dolore e sconcerto in un credente. Ma quella inchiesta accani- ta, quelle compiaciute immagini di mani maschili con le unghie laccate che sgranano una corona di Rosario, a cosa tendono davvero? Mettiamo che sia proprio tutto vero, continua a pag.7 AVVISO AI LETTORI Con questo numero sospediamo le pubblicazioni del settimanale per la sosta estiva, ritorneremo in stampa la prima settimana di settembre. Come avrete avuto modo di notare quest’an- no il nostro impegno, a differenza de- gli altri anni, si è protratto fino a tutto il mese di luglio e, durante la sosta estiva, potrete seguire gli avvenimenti eccle- siali, culturali e d’attualità sul sito del nostro giornale. Buone vacanze! Continua a seguirci su: www.lamicodelpopolo.net Ritardi Postali Il presente giornale è stato consegnato al Centro Postale Operativo di Agrigento Giovedì 29 Luglio 2010 4-5 Massoneria: storia e contenuti di Mattioli Vitalino SOCIETA’ 3 «I Promessi sposi» nella Valle incantano gli agrigentini di MDM CULTURA
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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 30 del 01 Agosto 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

3

La BP in cerca dell’oro nero

nel nostro mare

di Salvatore Pezzino

Cultura

Buone vacanze.

Ma...Cari lettori,anche quest’anno sospen-

deremo le pubblicazioni per la sosta estiva (ritorneremo in stampa la prima settimana di settembre).

Nell’augurarvi un periodo sereno e di riposo non pos-so nascondervi un fatto, per noi di forte preozzupazione: l’attacco frontale alla libera informazione posto in atto dall’attuale Governo che, nello sforzo di recuperare risorse per far fronte alla crisi, ha scelto di raccogliere le briciole (elimi-nazione dei contributi postali e taglio del 50% dei contribu-ti diretti all’editoria), senza considerare se così facendo si mettono in crisi centinaia di testate giornalistiche tra cui la nostra. Per non dire del colpo mortale che viene inferto alla libertà di informazione nel no-stro Paese. Mentre il Governo fa marcia indietro e ridimen-siona la “legge-bavaglio” sulle intercettazioni telefoniche, ad oggi nessuna novità sul fronte delle agevolazioni postali che mettono a rischio la stampa del territorio e i settimanali cattolici. Questa “nuova legge bavaglio”, definita da Avvenire “delitto mediatico”, colpisce an-che “L’Amico del Popolo”.

Se non si troverà una qual-che soluzione seria e concreta, non assistenzialistica e clien-telare, dobbiamo dirci chiara-mente, cari amici, che l’anno prossimo potremmo non esse-re più qui ad augurarvi buone vacanze. Buone vacanze... per quest’anno.

La parata dell’amore, la love parade si è trasformata in un incubo. In una

tragedia. Come se nell’inutile, vano ma­cello di questi poveri ragazzi, tra cui una italiana – bella e sensibile – di 21 anni, ci fosse un marchio strano, un avviso strano di questa epoca strana. Come in altri casi, ad esempio nell’indimenticato stadio Heysel, lo show è andato avanti. Dopo molte ore, molti delle migliaia dei ragazzi partecipanti non sapevano nul­la di quanto accaduto, storditi dal ballo, dal bere e da altro. Ma l’avviso, il segno che leggiamo dentro questo ballare che si trasforma in morte, dentro questa pa­rata che da eccitante si fa morente, non è quello immediato, evidente che hanno colto subito gli stessi organizzatori. Che hanno deciso: mai più. Non è solo un segno, ennesimo, di «eccesso giovani­le» su cui non è giusto speculare. E non si tratta solo del segno che qualcuno ha chiamato del fascino della «tribù».

È vero, c’è in questo potente richiamo a radunarsi, a ‘sentirsi’ vicini, a condivi­dere ritmo e corpo, a condividere modi e gergo, sì c’è un segno dell’ancestrale richiamo degli uomini a fare tribù. Richiamo che le esperienze e i mezzi della globalizzazione, la coscienza del­le distanze e dei rapidi modi per supe­rarle, non hanno illanguidito, semmai fortificato e reso potente, più esplosivo. Ma c’è di più di quell’antico segno. La

parade è un corteo. U­na proces­sione. So che storceranno il naso. Ma è così. Si tratta di una ripresa della usanza antica che, sempre a sfondo religioso, ha mosso cor­tei di ogni genere, per celebrare dei, imperatori o generali che si credono dei, per ringraziare il cielo di vittorie, per supplicare interventi celesti, per la fine di ca­lamità, o per l’arrivo delle piogge. È un grande rito. Secolarizzato, come dicono, con una parola che vuol dire poco o niente. Che cosa ormai è secolare e cosa no? Davvero ci sono dif­ferenze, in questa epoca di suggestioni e di superstizioni?

Il fatto è proprio questo, il segno purtroppo scritto anche con il sangue, come sempre accade quando la nostra attenzione intorpidita deve riscuotersi e guardare. U­n grande rito nel cuore d’Eu­ropa. U­n grande rito che somiglia (nel­la sua eccezionale differenza) ai grandi ritrovi dei giovani lanciati da Giovanni Paolo II – ancora storceranno il naso quelli di prima. U­n rito di una «tribù» che ha come dei le immagini dell’Amo­re, della Musica, e della loro medesima Tribù. Come antichissimi riti. Che se­gno, che avviso per coloro che pensano che l’uomo sia progredito abbando­nando quei culti e quei riti. Che segno per coloro che anche sulla pagine dei

nostri giornali e nei parlamenti europei si consumano il cervello per mostrare che credere in Gesù Cristo e mostrare segni cristiani sia oscuro e antidemocra­tico mentre avere altre fedi, altre superstizioni, e sì, altri riti e ‘parate’ no? Che avvi­so, che segno per tali cervelli torbidi e oziosi. La loro lotta senza quartiere al cristianesi­mo, alla Croce e al Crocifisso, punta a far scomparire o a far rientrare nelle catacombe i riti cristiani, le processioni, le preghiere. E se si faranno lar­go – e già si fanno largo – al­tre processioni, altri riti, uo­mini dediti ad altri dei? Altro che secolarizzazione. Come per i primi cristiani si tratta di vivere in un mondo pieno di adoratori. Di riti strani, dai risvolti spesso violenti, di po­

teri oscuri. Questo il segno che arriva da Dui­

sburg. Lo stiamo leggendo?Davide Rondoni

Il segno di Duisburg nell’Europa che rivuole le catacombe

Ma non ci ruberanno la fiducia nei nostri preti

Il prEsunto sCoop suI saCErDotI gay

I forum del settimanalePrima di sospendere le pubblicazioni per la pausa

estiva, vogliamo offrirvi un altro dei Forum che hanno caratterizzato questo mese di luglio, questa settimana siamo stati ospiti del Prefetto di Agrigento, dott. U­m­berto Postiglione. Come è ormai noto ad agosto il dott. Postiglione lascerà la Prefettura Agrigento per ricoprire l’incarico di l’incarico di vice capo del dipartimento delle libertà civili dell’immigrazione al Ministero dell’Interno.

a pag. 5

◆ agrigento

acqua, mare, inquinamento e beghe politicheL’estate agrigen­

tina da un paio di anni, se non di più, si caratterizza per la presenza sulle pagine dei giornali e nelle chiacchiere sotto l’ombrellone dei soliti argon­menti uno dei quali è stato trattato dal sindaco nel corso di una conferenza stampa.

a pag. 2

Sembra pro­prio che le pro­teste dei mesi scorsi siano ser­viti a qualcosa se, lo scorso 26 luglio è stato riaprerto il reparto di cardiologia del nosocomio riberese.

a pag. 4

◆ ribera

riapre il reparto di cardiologia dell’ospedale

Nella bonaccia di un luglio scarso di quei fatti di cronaca che aiutano le tirature dei giornali, uno dei più diffusi settimanali italiani dedica la copertina alle “notti brave dei preti gay”. Sette pagine fitte di viaggio fra i peccati dei preti nella Città Eterna, fra feste, pub e saune; dove un prete afferma che “il 98 per cento dei sa­cerdoti che conosce è omosessuale”.

Foto, registrazioni, puntigliose verifi­che, una ostinazione da Pulitzer. Per dimostrare cosa? Che ci sono, fra le molte centinaia di preti che vivono o studiano a Roma, dei gay.

Mettiamo per ipotesi che tutto ciò che racconta Panorama sia oro colato. Che alcuni sacerdoti a Roma vivano una doppia vita. È un fatto che provoca dolore e sconcerto in un

credente. Ma quella inchiesta a c c a n i ­ta, quelle compiaciute immagini di mani maschili con le unghie laccate che sgranano una corona di Rosario, a cosa tendono davvero? Mettiamo che sia proprio tutto vero,

continua a pag.7

AVVISO AI LETTORICon questo numero sospediamo le

pubblicazioni del settimanale per la sosta estiva, ritorneremo in stampa la prima settimana di settembre. Come avrete avuto modo di notare quest’an­no il nostro impegno, a differenza de­gli altri anni, si è protratto fino a tutto il mese di luglio e, durante la sosta estiva, potrete seguire gli avvenimenti eccle­siali, culturali e d’attualità sul sito del nostro giornale. Buone vacanze!

Continua a seguirci su:www.lamicodelpopolo.net

Ritardi PostaliIl presente giornale è stato

consegnato al Centro

Postale Operativo di Agrigento

Giovedì 29 Luglio 20104-5

Massoneria:storia

e contenuti

di Mattioli Vitalino

soCIEta’

3

«I Promessi sposi» nella Valle incantano

gli agrigentini

di MDM

Cultura

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo01 Agosto 2010Città

Dobbiamo ammetterlo, dopo il botta e risposta tra il sindaco della città dei

templi, Zambuto ed il ministro della giustizia Alfano sulle somme che il ministero deve al comune capoluogo attraverso le quali si risol-leverebbe la situazione economico/finanzia-ria della città ci si aspettava che, l’argomento della conferenza stampa convocata per mer-coledì 28 luglio fosse lo strappo definitivo con il ministro Alfano ed invece, argomento della conferenza è stato le condizione del mare agrigentino. Ebbene sì, il sindaco per evitare ulteriori strumentalizzazioni che cagionano un danno di immagine alla città ed alla sua costa non certo indifferente ha convocato la stampa perché fornisse alla cittadinanza il quadro reale della situazione alla luce delle analisi effettuate dall’Azienda sanitaria pro-vinciale. Dalle analisi effettuate nei periodi 22 aprile, 4 maggio, 17 maggio, 4 giugno, 23

giugno e 13 luglio i campioni esaminati (pre-levati a Cannatello, lido Le dune, II traversa, lido PS, stabilimento Aster, Babaluciara, Mi-sita Zingarello, Maddalusa, 200 m. a dx Foce fiume Naro e 200 m. sx Foce Fiume Naro) «rientrano nei limiti previsti dal DPR 470/82 e s.m.i. e dal D.L. 116/08» così si legge nelle copie inviate al sindaco e diffuse alla stampa da parte delle dott.sse Randazzo e Todaro dell’ASP.

«Il mare di San Leone – ha dichiarato il sindaco – è giusto che si dica non è inquinato ma solamente sporco». Questo è sicuramen-te dovuto alle correnti marine che, altro non fanno che spingere sulla costa quanto dai pennelli a mare fuoriesce e che dovrebbe de-fluire in mare aperto, sempre che, come già detto le correnti non siano contrarie.

Quello che ha voluto mettere in chiaro e sottolineare il sindaco che non ci saranno

sconti per nessuno, il riferimento è a quei bravi cittadini che scaricano abusiva-mente a mare senza avere provveduto ad allacciarsi alla condot-ta fognaria o a munir-si di fossa biologica.

Ma ormai la situa-zione del mare agri-gentino è il refrain dei mesi estivi che per-mette alla stampa di potere andare avanti senza troppo arran-care in questi mesi di stasi ed ai soliti aman-ti della polemica steri-le di ripetere gli stessi copioni annuali.

Quello che necessita realmente la nostra città, il nostro mare è la concretezza nella risoluzione dei problemi, che si faccia final-mente il depuratore che permette di evitare l’uso dei pennelli a mare, che si punisca l’inci-vile sporcaccione con pene dure e severe sen-za alcuna pietà. Le leggi sono fatte per essere rispettate anche se ritenute inique.

Ritornando alla questione “Alfano vs Zam-buto” ci è parso di comprendere dalle rispo-ste date dal sindaco che non fa proprio tutto d’amore e d’accordo come Quando Berlusco-ni affermava a mezzo Ansa “abbiamo tra i nostri il sindaco più giovane d’Italia”. «Io con-tinuerò ad andare avanti per il bene della mia città – ha affermato Zambuto - dobbiamo uscire da questa situazione di crisi e da que-sto immobilismo della politica nazionale e regionale». Un grido di protesta che dovreb-be scuotere anche chi siede in consiglio co-munale perché proponga agli uffici preposti tutte le possibili idee volte a realizzare pro-getti da presentare alla regione per chiedere finanziamenti e non solo per rinviare sedute ad oltranza.

Marilisa Della Monica

In Breve palazzo san domenico Conferenza stampa del sindaco

il mare non è inquinato...è soltanto sporco!

ad abitarvi soltanto un ficusvalle dei templi Casa del podestà

immigrazione gli sbarchi direttamente a San Leone

Nei giorni scorsi gli agenti della Polizia di Stato hanno fermato un autotreno nei pressi di un’area di servizio dell’autostrada Catania-Messina, tra Taormina e Roccalumera, al cui interno erano stipati degli immigrati che sarebbero sbarcati tra l’arenile di San Leone e la spiaggia di Punta Bianca. Gli investigatori sospettano, che dopo lo sbarco, avvenuto alcuni giorni prima, i circa cen-to clandestini sarebbero stati presi in consegna dai componenti di una banda criminale dedita al traffico di essere umani tra il Nordafrica e le coste dell’agrigentino. Dalla spiaggia a bordo di camion o furgoni, gli immigrati sarebbero stati portati in qualche casolare diroccato situato con molta probabilità tra il viale Cannatello e il Villaggio Mosè, tenuti nascosti per qualche giorno, in at-tesa del trasferimento finale nel Nord Italia. Così, migliaia di clandestini negli ultimi mesi sarebbe-ro arrivati nell’agrigentino dopo aver versato di-verse migliaia di euro a organizzazioni criminali, si sospetta sicule-egiziane, che si occupano della traversata, dello sbarco, della sosta temporanea di un paio di giorno, in alcuni casi di qualche ora, in casolari di campagna, ed infine del loro trasfe-rimento lungo la Penisola con lo smistamento nelle grandi città, principalmente Milano.

prefettura Cambio al vertice

Francesca Ferrandino, 48 anni, è il nuovo pre-fetto di Agrigento. Prende il posto di Umberto Postiglione, trasferito in un’altra sede. Il nuovo prefetto della città dei templi si insedierà il pros-simo 1 settembre. Francesca Ferrandino provie-ne da Palermo, dove svolgeva funzioni di vice prefetto vicario. Postiglione è stato trasferito a Roma dove ricoprirà l’incarico di vice capo del dipartimento delle libertà civili dell’immigrazio-ne presso il ministero dell’Interno. Postiglione è stato in prima linea nella campagna contro i furti dell’acqua dalla dissalata, nel progetto di dragag-gio del porto di Porto Empedocle e in quello per la creazione di una via di fuga dal centro storico di Agrigento, contro il rischio di chiusura del-l’ospedale e contro il fenomeno dell’immigrazio-ne clandestina a Lampedusa e Linosa.

sale

scende il gazebo delle meraviglie

Dobbiamo proprio ammet-terlo, questo gazebo è pro-prio ben piantanto! Passano i giorni, i mesi, gli anni e lui, il nostro magnifico gazebo, mai utilizzato, mai terminato, mai spostato, continua a fare bella mostra di sé in piazza Sinatra. Aveva promesso l’allora asses-sore Biondi che si sarebbe spostato a ridosso del muro del Museo civico ma ad oggi, lui, resta lì dov’è come se, i nostri amministratori non lo vedessero. Per fortuna, in questi giorni di calura sta ser-vendo a qualcosa: i cani ran-dagi cittadini sotto il suo tetto trovano ombra e refrigerio.

Le grigliate domenicaliOdio l’estate! Sì! Odio l’esta-te agrigentina, fatta di fiere che bloccano il lungomare, di traffico pedonale e veicolare impazzito, di bambini che in piazza Cavour immaginano di essere al Maracanà, di mamme che, qualsiasi ora del giorno e della notte “abbanniano” per chiamare i pargoli, ma soprat-tutto, quello che non sopporto è vedere bivaccare, grigliare e campeggiare in quel che resta della pineta del viale Le Dune. Nel terzo millennio la gente deve continuare a comportarsi come ai tempi dell’età della pietra? E poi non stupiamoci se nel mare galleggia qualche bel escremento umano!

Il cittadino che da Agrigento percor-re la via Crispi, per scendere a S. Leone, dopo qualche chilometro di marcia, di-fronte il Museo Archeologico scorge un vecchio edificio, ad un piano, a confine con il quartiere ellenistico romano.

La costruzione ha mille lesioni e la se-guente storia infelice.

Il marchese Ignazio Giambertoni, il 16 dicembre 1930, donò al comune di Agri-gento, e per esso al podestà, un appezza-mento di terreno della superficie di mq 1.000, nella contrada San Nicola, nel sito in cui, oggi, resta lo sventurato edificio.

Nel rogito si legge che la donazione aveva lo scopo di fornire, all’Opera Na-zionale Balilla, l’area su cui costruire un edificio da destinare a scuola rurale. Il podestà, subito dopo, donò il terreno al cav. Vincenzo Morello, rappresentante dell’Opera Nazionale Balilla. Quest’ulti-ma, allo scopo di realizzare l’edificio, adi-bì l’impresa di costruzione S. A. Astaldi. Questa, senza compenso, realizzò, sulla

detta area, il fabbricato.Il cav. Vincenzo Morello, subito dopo la

costruzione, donò area e fabbricato all’avv. Ottavio Lo Presti, a quel tempo potestà di Agrigento.

Nel rogito, conservato presso l’Archivio storico del comune di Agrigento, si legge che il potestà accettò il dono e si obbligò ad adibire il fabbricato esclusivamente per usi scolastici e di provvedere alla relativa manutenzione. La costruzione è censita in Catasto e, inoltre, questo ufficio, spe-cifica, candidamente, che la costruzione è un fabbricato urbano da accertare; non è intestato ad un privato, non al demanio dello Stato, non alla Regione Sicilia, non al comune: nessuno si dichiara proprietario.

Oggi, all’interno della costruzione, si alza, maestoso, un gigantesco ficus: i rami coprono l’intera superficie interna; anche le lesioni sui muri sono maestose. Sulla loro crescita si potrebbe fare ironia, inve-ce, occorre solo concretezza. Gli inglesi, con l’usuale pragmatismo, indicherebbero

almeno due vie che il Comune, legittimo proprietario, potrebbe seguire. La prima è quella maestra in cui siamo specialisti: non fare nulla ed attendere anni (non po-chi) per il totale crollo della costruzione, però, potrebbe intraprendere un secondo percorso cioè porre all’asta la costruzione che, probabilmente, sarebbe acquisita da un privato. Questi potrebbe restaurarla ed affidarla in locazione, ad esempio ad una scuola di restauro o al Polo universi-tario.

Livio Cutaia

la settimana di Eugenio Cairone

Pausa EstivaIl nostro settimanale va in ferie. Non ci vanno, purtroppo, le polemiche e gli scontri verbali

che stanno caratterizzando la vita politica locale che è quella che ci interessa.

La speranza, o meglio l’augurio, è di poter ritrovare al nostro rientro un dialogo disteso tra le parti nell’interesse della città e degli agrigentini che sono davvero stanchi di leggere frasi ad ef-fetto, risposte al vetriolo, missive d’amore e di odio.

Non ci si può scontrare sulla pelle della popolazione come si è soliti fare dalle nostre parti. Ci deve essere un momento per dire basta e fare le persone serie.

Se tra il nostro sindaco Marco Zambuto e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, le cose non vanno per come do-vrebbero andare, nell’interesse esclusivo di tutti noi, sarebbe bene una pausa di riflessione.

Senza affidarsi più a missive dal contenuto che abbiamo letto in questi giorni.

Mentre scriviamo al Comune è in corso una conferenza stampa del sindaco Zambuto. L’annuncio è di quelli che met-tono ansia,

Convocando i giornalisti si è fatto riferimento a comunica-zioni importanti da fare ai cittadini. Auguriamoci che non sia-no altri colpi bassi all’indirizzo di qualcuno ma possa trattarsi di riflessioni serie per uscire dall’imbarazzante momento che loro stessi, sindaco e ministro per primi, stanno attraversando.

Intanto, siamo convinti scottati dal passato, che al rientro in redazione troveremo sul tavolo gli stessi comunicati di sempre con le stesse lamentele e le identiche proteste. Perché nulla di nuovo ci sarà sotto il sole di Agrigento.

Nulla che possa cambiare il volto di una terra destinata a su-bire sempre delle mortificazioni. Il mare, malgrado ci sia l’uffi-cialità dell’Asp che dice il contrario, resta “inquinato”, il caos a San Leone continuerà ad averla vinta e la maleducazione an-che. Augurarsi e augurare buone vacanze cosi potrebbe appari-re una provocazione. Perché rilassarsi in questo stato è difficile.

villaseta Piscina comunale

ad agosto? si chiudeQuando arriva il

mese di agosto o le vacanze di Natale cosa accede nella piscina comunale?

Che, come per magia, e sempre ne-gli stessi periodo di chiuda per eseguire i lavori di ordinaria manutenzione. È davvero sconcer-tante dovere assistere sempre alla stessa storia.

La piscina comunale di Vil-laseta sembra proprio più che una fonte continua di spesa che di guadagni che ogni sei mesi si deve chiudere per un mese all’utenza. E pensare che, mol-ti giovani ma anche mamme, papà e anziani potrebbero pre-ferire fare il bagno in un’acqua resa pura al 100% attraverso il cloro e non dovere evitare di bagnarsi in acque non certo pu-lite.

Siamo alle solite, chi volesse usufruire della struttura acqua-tica agrigentina deve sottostare ad orari non certo agevoli, aper-tura alle nove del mattino così tutti coloro i quali volessero fare una nuotata prima di andare in ufficio non possono farlo. Chiu-

sura alle 12.30 e così chi volesse andare a fare quattro bracciate a pranzo non può, come non può nel pomeriggio perché fino alle ore otto le scuole di nuoto occupano tutte le corsie, meno una che, quasi sempre non è la più agevole per il nuoto.

Adesso chiediamo ma se per il comune è così difficile gesti-re questa struttura perché non affidarla a dei privati? Perché le scuole di nuoto devono essere privilegiate e gli utenti sem-plici sottostare alle esigenze di questi? Cominciamo a pensa-re al bene di tutti a chi vuole praticare uno sport e non può perché… la piscina è chiusa per manutenzione. Sarà, ma poi alla fine sempre nelle stesse condi-zioni riapre!

LdP

Page 3: L'Amico del Popolo

Cultura �L’Amico del Popolo01 Agosto 2010

Incantati da «I Promessi Sposi»sIcIlIanItÁ pIano san gregorIo Teatro valle dei templi

esperienza pastorale

Si Vispichi e Parrini ‘su ‘ncuntrastu,/lu Populu, di certu, nun sta ‘npaci,/nni la Chiesa si surchia vinu guastu/e di fari lu beni si è ‘ncapaci

È stato sempre motivo di soddisfazione, per i preti ed anche per i laici, che si fossero trovati a contrastare con il Vescovo, di poter provare con i fatti e gli avve-nimenti, di avere ragione. Ecco cosa avvenne, dopo un incontro con i “maggiorenti”di una comunità agrigen-tina irritati contro il Vescovo che voleva azzerare la Parrocchia di san Gregorio.

Correva l’anno di grazia 1986. Si era prossimi alla Quaresima. Il sottoscritto si ferma ai piedi della solen-ne scalinata di marmo che immette nel circolare – uni-co caratteristico edificio dell’Era Fascista – Ufficio delle Poste, ad osservare un gruppo di giovani – maturi, che discutono animatamente in cima alla scalinata. Li co-nosce tutti, da ragazzi, ma è da anni che non li incon-tra. Ora, hanno messo su famiglia, con villetta al mare e annesso giardino, nonchè sicuro lavoro con ottimo stipendio, cosa che non guasta.

Qualcuno del gruppo, si accorge dell’amico Prete dell’adolescenza, lo indica agli altri, e tutti scendono a salutarlo. Non c’è, tuttavia, tempo da perdere in conve-nevoli. I volti sono scuri, e Paolo, il più anziano – voce alquanto agitata -, prende parola. “Siamo stati dal Ve-scovo, che ci ha comunicato di dover chiudere la Par-rocchia, data la necessità di trasferire l’attuale Parroco e non avendo con chi sostituirlo”. Tronca il suo dire, ma appare sempre più agitato, guarda l’amico Prete con strani occhi, ripiglia a parlare e il tono della voce è già più agitato. “Ci dica lei, se questa è decisione da prendere, per una Parrocchia che esiste da quarant’an-ni, comprende un territorio di parecchi chilometri quadrati, con almeno quattromila persone residenti – che diventano quindicimila durante i quattro mesi estivi – e con la possibilità di una espansione illimitata, dato che il territorio confina con i paesi più vicini, Fa-vara e Palma di Montechiaro.”

L’amico Prete, non è più giovane, ha superato i 60 anni. Guarda quei giovani adulti, che ritengono - e molto probabilmente non a torto – di essere persone responsabili e di saper vedere lontano, e teme di esse-re costretto a dover dare loro ragione, tanto più che il Rag. Tanino interviene per assicurare che una quaran-tina di famiglie si è già impegnata a versare una quota mensile per l’affitto di un ampio magazzino, capace di accogliere duecento persone, per la celebrazione della Santa Messa, e potendo usufruire di un antistante am-pio parcheggio per le macchine.

Non si può negare che il sentimento di delusione di questi giovani, che ritengono di essere cristiani re-sponsabili, appare commovente, e il maturo Prete deve pertanto restare perplesso sul perchè il Vescovo non si dia piuttosto da fare a cercare e trovare tutte le vie possibili per progettare l’edificazione di un complesso parrocchiale.

Sì, è vero. Durante tutti questi anni, di Parroci se ne sono succeduti almeno tre. Ma, tutto il loro impegno pastorale, in definitiva, non andava al di là della Cele-brazione Eucaristica domenicale presso una famiglia disposta ad accogliere i fedeli più vicini, lasciando che i più si recassero in macchina nelle chiese viciniori.

Mi guardano tutti e leggo sulle loro fronti enormi interrogativi. Lascio che ognuno dica la sua, e anche che ci sia chi minacci scismi o interventi violenti. Effet-tivamente, i problemi pastorali, propri di una grande comunità parrocchiale, vanno molto al di là e al di so-pra, e vanno radicati ben più profondamente di quanto non possano pensare le famiglie borghesi, il cui assillo fondamentale è lo stipendio sicuro, un solido conto in banca, e, al massimo, due figli da educare. L’anziano Prete, invece, si rende conto che, qui, non si tratta di venire incontro o “contentare” un gruppo di amici, per cui basta assicurare la Messa domenicale, ma del grave rischio di far disperdere migliaia di persone (con centi-naia di fanciulli da catechizzare e preparare per Prima Comunione e Cresima), nonchè provvedere in manie-ra permanente tutte le attività di catechesi, e organiz-zando al meglio le attività di apostolato per gli adulti.

Il vero problema, quindi, è quello di pensare decisa-mente e responsabilmente “in grande”, cioè alla costru-zione di un complesso parrocchiale che abbracci le va-rie categorie e avvii a soluzione ogni problematica che riguardi l’Annunzio del Vangelo.

L’anziano amico Prete non vuole deludere il gruppo, che attende risposta: pertanto, suggerisce un rimedio, che, ad un tempo, li sorprende ma non senza parec-chia perplessità.

Come siano andate le cose in seguito, lo sapremo alla prossima puntata a settembre, dopo le vacanze.

Augurando a tutti che il mese di Agosto trascorra nella gioia e nella pace di Cristo, ringraziamo gli amici lettori che hanno seguito questa rubrica, e speriamo di potere contentare chi vorrebbe che si possa realizzare la pubblicazione degli ammonimenti in lingua siciliana che hanno fatto da introduzione alle varie puntate di questa rubrica.

Piresse

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365 giochi senza la Tv

girgenti: le chiese, i conventi, i monasteridistruzioni e trasformazioni a cura di Nino Sciangula

Convento S. Francesco di Assisi 1

Da un Atto di D o n a -z i o n e del 1295 in cui si parla di un “ borgo di S. Fran-c e s c o “fuori le mura (G. Picone, Memorie Stori-che Agrigentine, 604, III, Agrigento 1937) è lecito desumere che, agli inizi del Tre-cento, dovette esistere un monastero del Terz’Ordine Francescano al di fuori della città, attorno al quale, nel tempo, si venne a costituire una comunità rurale.

Chiesa e Convento S. Francesco di Assisi 2

Tra il 1307 ed il 1308 Matteo Chiara-monte donò il suo palazzo cittadino ai

Francescani per farne un convento più di-gnitoso. Nello stesso periodo fu costruita la chiesa. In questo nuovo edificio diven-ne francescano il beato Matteo e, nel suo atrio, si tennero le adunanze del Consiglio Civico, quando ancora non era stata co-struita l’antica Casa Comunale, oggi Pa-lazzo della Camera di Commercio. Dopo l’annessione al Regno d’Italia, il convento fu requisito dal demanio e, nel 1863, ven-ne deliberato che vi venissero ospitate le Scuole Tecniche, il Ginnasio, il Liceo e il Gabinetto di Fisica. Ancora oggi c’è il Li-ceo-Ginnasio Empedocle. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la chiesa ed al-cuni locali dell’ex convento subirono gravi danni e, molti agrigentini, che si erano ri-fugiati in un ricovero allestito in un locale sotterraneo, vi trovarono la morte.

Le foto mostrano importanti e significa-tivi resti del convento:

La Cappella Chiaramontana (Aula Dei) ed il Conventino (Aula Capitolare?).

Il cosiddetto Conventino ha un ingres-so incorniciato da un grosso arco ogivale gotico risultante da un insieme di piccoli

archivolti degradanti sorretti da colonnine, che contengono al loro interno motivi geo-metrici, tra cui lo zig zag o “chevron”, segno distintivo dell’ arte chiaramontana. Accan-to al portale due eleganti finestre bifore sormontate da archi dello stesso tipo e so-pra di essi tre grandi rosoni. L’ interno del Conventino, a pianta quadrata con volta a crociera, custodisce il sarcofago di marmo del barone M a c i o t t a del Porto ed un gruppo scultoreo del XVI sec. rap-presentante la Pietà. Al-cuni locali adiacenti al Conventino sono attual-mente uti-lizzati come gallerie d’arte contempora-nea (Fabbriche Chiaramontane).

Devo proprio ammetterlo, quando il di-rettore mi ha proposto di andare a ve-

dere lo spettacolo alla Valle dei templi “I Pro-messi Sposi – Opera moderna” di Michele Guardì ero abbastanza scettica. Pensavo mi sarei trovata dinanzi una pseudo rappresen-tazione artistica facente il verso ai musical del tipo Notre Dame de Paris o Tosca amore di-sperato, poi avendo visto gli allestimenti degli spettacoli all’Arena di Verona mi immagina-vo una cosuccia da niente. Mai errore fu più grande. Sono rimasta estasiata, senza parole, senza fiato ed alcune volte con le lacrime agli occhi. Michele Guardì, anche questa volta ci ha azzeccato in pieno. Mai la storia tormen-tata di Renzo e Lucia ha appassionato come la sera del 27 luglio. Mai, prima d’ora ad Agri-

g e n t o si era potuto assiste-re ad

uno spettacolo così grandioso con scenografie mobili che, nel giro di pochi attimi trasportano lo spet-tatore da una parte all’altra della Lombardia. Ma quello che più di altro lascia senza possibilità di muovere critiche sono le musiche del maestro Pippo Flora. Il mae-stro Flora è riuscito a mettere in musica la tenerezza dell’amore di Lucia, l’arroganza di don Rodrigo, il tormento della monaca di Mon-za, la codardia di don Abbondio, la redenzione dell’Innominato, la gioia di avere tutti sconfitto la peste. Il motivo che immediata-mente resta impresso nella mente è quello di Azzeccagarbugli che verrà utilizzato anche da Fra Cristoforo (Sì… la legge è uguale per tutti e C’è una legge sopra ogni legge).

Noemi Smorra nella parte di Lucia dona la personaggio manzoniano tutta la dolcezza e

l’innocenza di questa giovane lombarda, Graziano Galatone ci presenta invece un Renzo meno vittima del destino e delle in-giustizie, bravi Lola Ponce, anche se un po’ meno esplosiva come solitamente la si vede e Giò Dio Tonno che riesce a far odiare don Rodrigo ma anche far provare tenerez-za nella scena 20 del secondo atto, quando

nel salone della sua casa dichiara il suo amore “folle” per Lucia. Commoventi i duetti tra la monaca di Monza ed Egidio, o quando Renzo nel momento della festa pre-nuziale annuncia a Lucia la fine dell’amore da loro tanto sogna-to.

Vittorio Matteucci nel ruolo dell’Innomi-nato è il protagonista indiscusso, insieme a Christian Gravina del secondo atto, le loro performance tengono vivo l’interesse del pub-blico oltre ai colpi scenografici, come gli spari a salve dei cannoni alla finale pioggia purifica-trice dalla peste.

Un’opera che, non per piaggeria, vi invitia-mo ad andare a vedere, scoprirete e vi inna-morerete del romanzo manzoniano, troppo spesso bistrattato ma un capolavoro della nostra letteratura.Nota di costume alla prima de “I Promessi Sposi” presenti oltre alle auto-rità locali anche personalità del mondo dello spettacolo come Fabrizio Frizzi.

MdM

appunti Il Prof. Nuccio Mula, do-

cente universitario, scrittore, giornalista e critico interna-zionale d’arte e letteratura, è il nuovo Direttore Artistico del-l’Enciclopedia d’Arte Italiana per l’edizione multimediale sul web, primo portale in Ita-lia su tutti i motori di ricerca nel vasto settore delle enciclo-pedie artistiche nazionali ed estere. Al prof. Mula gli au-guri per questo nuovo presti-gioso traguardo da parte della redazione.

La Scale Reale del palaz-zo della Provincia, in piazza Aldo Moro, ospita la mostra di antichi mattoni in maioli-ca su inziativa della Procult. I pannelli nella vetrina risalgo-no dalla metà ‘500 agli inizi del ‘900 e sono costituiti da 4 mattoni formanti geometrie o fiori.

Il complesso monumentale dei Padri Liguorini ospita la mostra che raccoglie arredi e collezioni d’arte della casa dei missionari redentoristi. Il titolo è Arredi e collezioni dei padri liguorini di Agrigento. Tutela e conservazione.

Visibile a Porto Empe-docle la mostra itinerante Sicilia forme/colori a Sud, che propone le opere degli artisti Zambuto e Fasulo.

Come divertirsi senza tv. Questa frase riassume per-fettamente quanto il libro “365 giochi senza tv” pro-pone a genitori, educatori ed animatori di bambini e ragazzi perchè, questa esta-te, sia all’insegna del sano divertimento, non necessa-riamente provocato da con-solle ultra tecnologiche ma da semplici oggetti reperiti in casa.

I giochi e le attività pre-sentati da questo libro richie-dono poca preparazione, ma garantiscono momenti divertenti, permettendo ai ragazzi di fare qualcosa che li coinvolga e permetta loro di mettere in modo oltre che il fisico anche la fantasia.

V e n -g o n o suggeriti g i o c h i da fare all’aper-to ed al chiuso, in rela-zione alle condizioni metereologiche.

Ogni gioco ed attività è dettagliatamente spiegato e facilmente realizzabile, insomma un aiuto alle fa-miglie per ritrovarsi, per i genitori stare insieme ai figli condividendo i momenti lu-dici e perchè no coinvolgen-do anche i nonni, gli zii ed i cugini.

C.P.

Alle FAM evento doppioSaranno inaugurate venerdì 30 luglio alle

ore 19,30 presso gli spazi espositivi delle Fab-briche Chiaramontane in piazza S. Francesco 1, le due nuove mostre-evento “Il senso della luce” di Gauthier e “I volti e le figure” di Gar-bolino Rù.

Un doppio appuntamento con l’arte, figu-rativa e plastica quello che, le FAM, la galleria d’arte moderna delle Fabbriche Chiaramonta-ne di Agrigento, hanno in serbo dal 31 luglio al 12 settembre.

A convivere, nei raffinati spazi espositivi delle FAM, saranno contemporaneamente la luce mediterranea e dilagante delle 70 opere di Luc Gauthier, il neo figurativista francese dallo straordinario talento che con Cet été, narra il suo Grand Tour in Sicilia come nel ‘700 fece-ro Goethe, Houel e Maupassant, e le algide sculture in acciaio, alluminio, bronzo candido marmo di Carrara realizzate da Gabriele Gar-bolino Ru’, un giovane artista di origine pie-montese, reduce da una analoga performance a Modena conclusasi con grande favore di pubblico e critica il 27 giugno scorso.

Page 4: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo01 Agosto 2010Speciale Massoneria

propongono un’utopia di religione naturale

i contenuti della Massoneria

Massoneria: storia e contenuti

il noMe è stato assunto dall’attivita’ che veniva svolta

Breve storia della Massoneria

Il nome Massoneria è stato assunto dal tipo di attività che veniva svolta. Per edificare le grandi costruzioni si dovevano lavorare ‘massi’, blocchi di pietra. Da ‘masso’ deriva Massone. Questi ultimi erano gli operai, scalpel-lini, tagliapietre addetti alla lavorazio-ne dei ‘massi’ di pietra e di marmo.

Una osservazione preliminare: la Massoneria attuale, pur conservando il nome ed i simboli non ha niente a che vedere con questa antica Masso-neria.

Normalmente l’evoluzione della Massoneria viene distinta in tre pe-riodi.

Primo: periodo antico. Si rifà al-l’antichità classica (Medio Oriente, Egitto). I costruttori del medioevo intravidero le loro radici storiche nella costruzione dei grandi monumenti, piramidi, templi, edifici, eseguiti dai loro antenati.

Secondo: periodo medievale. Il nome ‘Massoneria’ veniva assunto dalle Corporazioni formate da mae-stranze ed operai incaricati di costrui-re le Cattedrali. Lo scopo dunque era eminentemente religioso, sacro. Per questo, edificare la casa di Dio, tutti gli addetti dovevano essere profon-damente religiosi e cattolici e fare una Professione di fede in Dio Grande Ar-chitetto dell’Universo, il primo Mas-sone e protettore della categoria.

Gli imperatori, tenendo conto della finalità sacra di questa attività esone-rarono le corporazioni massoniche dal pagamento di alcune tasse. Da qui il nome di Liberi Muratori (Francs Maçons, Free Masons).

La Loggia era il locale delle riunio-ni.

Il segreto era motivato per non sve-lare i... segreti del mestiere.

Con il tempo le cose cambiarono. Un inizio di trasformazione fu moti-vato da due fattori.

Con la fine del medioevo si smise anche la costruzione delle grandi cat-tedrali. Di conseguenza queste cor-porazioni diminuirono di numero, di personale.

Inoltre l’uomo del rinascimento avvertiva ancora l’importanza di una formazione religiosa. Non trovando-la altrove, chiese ‘ospitalità’ in queste corporazioni massoniche che conser-vavano ancora viva questa esigenza.

Questo fattore provocò verso il ‘600 in Inghilterra un fenomeno che avrebbe essenzialmente cambiato la struttura e finalità della Massoneria medievale. Furono infatti assunti an-che membri estranei all’arte murato-ria, specialmente nobili ed intellettua-li, attratti dai principi di fratellanza. La

loro presenza era semplicemente tol-lerata, accettata (accepted massons) in vista di protezione ed aiuti che po-tevano derivare alla corporazione.

Con il tempo, nel generale deca-dere delle corporazioni artigiane, i ‘Liberi Muratori Accettati’ finirono per prevalere anche come numero. Le Logge allora persero il loro carattere iniziale per assumere quello di asso-ciazioni più o meno mondane, pur conservando rituali e simboli dell’arte muratoria.

Così nello spazio di circa due secoli si entrò nel terzo periodo: il passaggio dalla Massoneria operativa alla Mas-soneria speculativa, in quanto i nuovi adepti appartenevano alla sfera intel-lettuale ed aristocratica.

Terzo: periodo moderno. Il suo ini-zio risale ad una data ben precisa.

Il 24 giugno 1717 a Londra, festa di S. Giovanni evangelista, quattro Logge si fusero insieme, sotto la guida di un protestante francese, Jean-Théophile Désaguliers membro della Royal So-ciety, dando vita alla Grande Loggia di Londra, abbandonando definitiva-mente ogni carattere di associazione di mestiere. Da questo momento la Libera Muratoria da operativa si tra-sformò in speculativa, assumendo l’aspetto di un’ associazione chiusa e segreta, praticante determinate attivi-tà, anche civili e sociali.

Questa Gran Loggia di Londra desi-derava darsi statuti propri. Per questo incaricò il pastore protestante James Anderson ed il già nominato Desagu-liers per stenderne la redazione. Il 17 gennaio 1723 fu approvata la prima edizione nota come Costituzioni di Anderson, divenute la Magna Charta della Massoneria universale.

La prima fase di questo nuovo pe-riodo fu caratterizzata da una fede religiosa e da filantropia. Si richiese ancora l’accettazione dell’articolo di fede nel Glorioso Architetto dell’Uni-verso. Furono conservati i tre gradi di apprendista, compagno e maestro.

Seconda fase: dopo il 1720 la mas-soneria si estese nel continente. Le logge riconoscono come suprema au-torità dell’Ordine la Grande Loggia di Londra. In Italia sorse verso il 1730.

Terza fase: si abbandona la strut-tura inglese dei tre gradi (massoneria azzurra) e si inaugurano gli alti gradi (massoneria scozzese).

Quarta fase. A cavallo tra il ‘700 ed ‘800 si può porre l’inizio della vera cultura massonica. Sotto l’influsso del positivismo, dell’enciclopedismo e da tendenze anarcoide politiche fu ab-bandonata l’idea religiosa per andare verso un agnosticismo di stampo ma-

terialista ed anticlericale.Con la seconda metà dell’800 la

massoneria perde completamente la sua unità ideologica e culturale. La Massoneria speculativa in poco tem-po si estese in tutta l’Europa: Francia (1721), Olanda (1725), Spagna (1726), Russia (1732), Italia (1724 o 1735), Svezia (1735), Svizzera (1736), Polo-nia (1739), Austria (1742), Danimarca (1743), Norvegia (1745). In America (Massachussets-1735).

la Massoneria in italiaGli inizi sono un pò dubbi. Alcuni sostengono un

primo insediamento nel 1724 a Roma dove avrebbe operato una pseudo-loggia dei Gorgomoni; altri ne pongono la nascita solo nel 1735 con l’introduzione di una regolare Loggia sulle rive del Tevere.

Durante il Risorgimento la Massoneria non operò in maniera diretta. E’ tuttavia indubbio che le Società Segrete ne furono derivazioni ed affilia-zioni. Molti uomini politici e rivoluzionari ne erano iscritti (p. e. Crispi, Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vit-torio Emanuele II). Il corrispondente italiano della Massoneria era la Carboneria, organizzata in ‘Ven-dite’, corrispondente alle Logge nella Massoneria.

Porto soltanto qualche esempio per mostrarne l’incidenza nella società e l’accanimento contro la Chiesa. Nel 1819 l’Alta Vendita italiana emana que-ste istruzioni: “Schiacciate il nemico, ovunque esso sia, schiacciatelo con potenza a forza di maldicen-ze e di calunnie… Dovete sembrare semplici come colombe, ma sarete prudenti come i serpenti… Dovete presentarvi con tutte le apparenze dell’uo-mo serio e morale. Una volta che la vostra buona reputazione sia stabilita nei collegi, nei ginnasi,

nelle università, nei seminari, una volta che abbiate catturato la confidenza di professori e studenti, fate in modo che a cercare la vostra compagnia siano soprattutto quanti sono arruolati nella milizia cle-ricale… Si tratta di stabilire il trono degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia: che il clero mar-ci sotto la vostra bandiera mai dubitando di seguire quella delle chiavi apostoliche” (1) (J. Crétineau-Joly, L’Eglise romaine en face de la Révolution, Paris 1861, vol. II. P. 76-78; da ricordare che secondo il loro linguaggio la prostituta di Babilonia è la Chiesa cattolica).

Un’astuzia è stata quella di usare il termine ‘an-ticlericalismo’ e non ‘anticattolico’. “Il termine ‘an-ticlericalismo’, comunemente utilizzato per descri-vere l’atteggiamento dei liberali nei confronti della Chiesa in questo periodo, è decisamente inappro-priato. Qui non si osteggia né il clero, né una parte del clero: si combatte la Chiesa cattolica in quanto tale. La stessa fortuna del termine attesta i risultati di quella lotta: se ancora oggi si parla dell’anticleri-calismo dei liberali dell’Ottocento, ciò significa che la campagna orchestrata ai danni della Chiesa ha

ottenuto un successo duraturo. Quella campagna, infatti, ha uno dei suoi punti di forza nel saper con-fondere le acque, impedendo ai cattolici di rendersi conto del vero bersaglio: la Chiesa cattolica…

La politica anticattolica è infatti l’unico ‘valore’ che accomuna gli sforzi di gruppi politici estre-mamente eterogenei: monarchici, repubblicani e socialisti, liberali di destra e di sinistra, massoni na-zionali e internazionali” (2).

La stessa Autrice nelle p. 133 ss. sottolinea come il pensiero massonico e liberale coincidevano nel tentativo di appropriarsi della scuola per distrug-gere lo spirito religioso (l’attaccamento alla Chiesa) nei giovani.

Di fronte alla scomunica, la Massoneria ha nega-to alla Santa Sede il diritto di scomunicarla.

Nell’aprile 1914 Mussolini al XIV Congresso So-cialista dichiarò la non compatibilità tra socialisti e Massoneria (3).

Il fascismo la sciolse con un provvedimento del Gran Consiglio il 13 febbraio 1925. Dopo la libera-zione si è ricostituita con obbedienze dipendenti dal Grande Oriente di Francia e dal Rito Scozzese.

le origini sono dubbie

Le Co-stituzioni di James A n d e r -son (foto accanto) costitui-s c o n o il docu-mento più significa-tivo del p a s s a g -gio dalla

Massoneria operativa a quella speculativa. Propongono un’utopia di religione naturale

con temi di umanitarismo, cosmopolitismo e tol-leranza. Lo stesso Anderson ne curò una nuova edizione del 1738. In ambedue le redazioni appare manifesta la preoccupazione di rimediare in qual-che modo agli effetti della riforma protestante, cercando di stabilire pacifica convivenza sulla base della aconfessionalità e dello spirito di tolleranza. In particolare si nota il tentativo di staccare defi-nitivamente la Massoneria dal cattolicesimo per inserirla nell’anglicanesimo. E’ vero che ambedue le redazioni fanno un richiamo alla Bibbia come norma dottrinale e morale, ma in una forma così vaga e indeterminata da potervi accogliere per-sone d’ogni setta ed opinione religiosa. Del resto insistere molto sulla Bibbia staccandola dal magi-stero della Chiesa è già un passo esplicito verso il

protestantesimo. Delle quattro parti in cui sono divise le Costi-

tuzioni, notevole è la seconda contenente i punti fondamentali della Libera Muratoria, le caratteri-stiche antropologiche e sociali della Massoneria attuale.

L’Art. I si riferisce ai doveri dei massoni riguar-do a Dio ed alla religione: “Un massone è per sua natura obbligato a seguire la legge morale e se in-tende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stu-pido né un libertino irreligioso. Nei tempi antichi i massoni erano obbligati a seguire la religione do-minante nel loro Paese, qualunque essa fosse; oggi si ritiene più conveniente vincolarlo unicamente a professare quella religione sulla quale tutti gli uo-mini concordano, lasciando ciascuno libero delle proprie opinioni, cioè di essere uomini buoni e leali, onesti e probi quali che siano le denominazioni o le persuasioni che le possono distinguere; per cui la Massoneria diventa il Centro di unione e il mezzo per conciliare sincera amicizia tra persone che sa-rebbero rimaste perpetuamente distanti”.

Il II Art. invece descrive l’atteggiamento della Massoneria di fronte allo Stato: “Il massone deve essere un pacifico suddito dei poteri civili, qualun-que sia il luogo ove lavori o risieda, e non deve mai essere coinvolto in complotti o cospirazioni contro la pace e il benessere della nazione, né mancare ai suoi doveri nei confronti dei magistrati inferiori… Se un Fratello si ribella contro lo Stato non lo si deve appoggiare nella sua ribellione”.

Nell’Art. VI si evidenzia l’obiettivo unificatore: “Non bisogna dire né fare nulla che offenda o metta in pericolo la libera conversazione, perché guasterebbe la nostra armonia ed i nostri lodevoli propositi. Pertanto non si promuoveranno dispute né discussioni private nell’ambito della loggia e tanto meno contese sulla religione, nazioni o politica dello Stato, perché in quanto massoni non solo siamo membri della religio-ne universale ma anche di tutte le nazioni, lingue e razze e ci op-poniamo ad ogni lotta di parte perché non ha mai contribuito, né mai lo potrà, al benessere delle logge” (4).

Da queste Costituzioni non si può dedurre l’atteggiamento negativo contro la religione, ed il cattolicesimo in particolare, aspetto che si è maggiormente affermato nell’Ottocento. Tutta-via è possibile riscontrarvi ele-menti introduttivi che ne hanno aperto la strada.

Il concetto fondamentale su cui poggia lo stato massonico è quello della libertà della re-ligione: ognuno è libero di pra-

ticare la religione che preferisce; lo Stato non può intervenire né mostrare preferenze per una piutto-sto che per un’altra. Per lui tutte le religioni sono uguali ed hanno pari diritti.

Ad una lettura superficiale può apparire che questi principi siano carichi di equilibrio e rispec-chino molto bene il diritto naturale e la dottrina del Concilio Vaticano II. In realtà, ad una riflessio-ne più attenta e matura, questa visione è pregna di ambiguità ed apre la strada al più gretto laicismo. Come poi si è realizzato nella storia, lo Stato che nel diritto si mostra “aperto” verso tutte le religio-ni, in realtà non ne fa propria nessuna, finisce con il disconoscere un Dio sopra di lui (Stato agnostico ed ateo), si sente svincolato da una legge morale.

Di conseguenza lui si erge a divinità (Stato to-talitario-dittatoriale) ed ai propri sudditi lui stesso si pone come inventore e fondamento della norma morale (Stato etico).

Inoltre la religione viene ridotta ad un fatto puramente privato. La sua pratica viene presen-tata come qualcosa che può nuocere all’armonia del genere umano e alla concordia. Salta il princi-pio di un riferimento oggettivo (legge naturale) ma prevale il soggettivismo etico: ognuno può diven-tare legge di se stesso, ciascuno può formarsi una morale “su misura”. Il problema religioso ed i rife-rimenti morali diventano irrilevanti.

Uno Stato non può permettersi di esprimere un suo parere “etico” sulla vita cittadina. Per cui l’ateismo può risultare un fatto positivo. Compor-tamenti considerati immorali vengono a perdere questa connotazione e possono diventare non solo legittimi ma perfino auspicabili.

Non si arriva a negare un Dio trascendente ma lo si emargina dal tessuto sociale.

Lo stesso matrimonio e famiglia, che sono alla base e fondamento della società civile, perdono la loro valenza e riferimento religioso. Per cui si possono avere più tipi di famiglia e forme di vita parallele al matrimonio (convivenze, coppie gay, scambi di coppie…).

Potremmo sintetizzare il pensiero massoni-co nella formula: “Non serviam-Non servirò” a Dio. Dal punto di vista cattolico, inoltre, sminuisce completamente il valore unico della religione cri-stiana, depositaria dell’unica salvezza operata da Cristo e del contenuto della rivelazione. Non per niente, nella evoluzione della dottrina e prassi massonica, gli strali si sono appuntati maggior-mente contro la religione cristiana, specialmen-te nella forma cattolica, contro il Papa vicario di Cristo e contro la dottrina rivelata.

Eliminato dunque il problema religioso e mo-rale, alla luce di una falsa interpretazione della modernità, l’attenzione massonica si pone pra-ticamente al benessere dello Stato. In realtà il problema religioso è accantonato, come si evin-ce dall’intento di opporsi a qualunque formula e pratica religiosa.

Riporto un citazione: “Nello stato massonico il problema, almeno apparentemente, non è più per nulla religioso, ma solo politico. Dico ‘appa-

rentemente’ perché, in realtà, sia pure sotto la for-ma negativa della persecuzione selvaggia e feroce e subdola e corruttrice, la religione resta sempre l’interesse primario; basta pensare alla rivoluzione liberale francese e a quella comunista russa; inol-tre, è noto quale rilievo rivestono nell’ambito delle sette massoniche la magia e il culto satanico.

In questo clima di politicizzazione, l’uomo mo-derno viene invitato a scegliere tra formule poli-tiche, ideologiche, partiti; la religione e la morale vengono considerati fatti privati, socialmente e praticamente irrilevanti, così come irrilevanti, di conseguenza, appaiono, nelle prospettive della so-cietà e del diritto odierni, appunto il bene e il male. Il compito di guidare lo Stato, quindi, viene affida-to alle ideologie e ai partiti che le incarnano: ognu-no di essi propone la sua ricetta di felicità” (5).

Ora si può comprendere perché alcuni parti-ti hanno considerato inconciliabile l’iscrizione al partito e contemporaneamente alla massoneria

Ripeto: questo non emerge direttamente dalle Costituzioni di Anderson. Lui però ne ha posto le premesse. In seguito questi obiettivi sono emersi con chiarezza nei programmi massonici.

E’ sufficiente leggere semplicemente alcune del-le 40 conclusioni del Congresso Internazionale di Buenos Aires del 1906:

“n. 3) E’ necessario adottare una morale più am-pia e generosa e liberarsi da quella vacua, imbecille morale ecclesiastica; n. 4) Si deve stabilire il di-vorzio; n. 7) L’insegnamento pubblico deve essere laico;n. 8) L’insegnamento dogmatico e le pratiche religiose costituiscono un ostacolo per il recupero dei reclusi; pertanto devono essere bandite dal re-gime penitenziario; n. 15) I conventi femminili de-vono essere aboliti; n. 17) La scuola laica è l’unica che risponda agli interessi della società moderna; n. 18) E’ necessario impedire la fondazione di nuo-vi conventi; n. 20) Bisogna dare maggior spazio all’istruzione laica dello Stato ed esercitare il più severo controllo sull’istruzione data dai privati; n. 22) Gli ordini religiosi devono essere aboliti; n. 27) Si riconosce la necessità di creare a Roma un gior-nale combatta il Vaticano; n. 33) Le processioni pubbliche devono essere abolite in quanto perico-lose per la pubblica tranquillità” (6).

Quando si parla di Massoneria si ha subito l’impressione si inol-trarsi nella sabbie mobili. Tutti ne parlano; ma quando si deside-ra specificarne storia e contenuti allora si nota una grande incer-tezza.

Questo può dipendere sia dal ‘segreto’ al quale gli iscritti al mo-vimento sono tenuti come anche dal poco impegno nello studio di tale fenomeno ma specialmente da vaghe nozioni che si sono ap-prese sui banchi di scuola e non più approfondite.

Di recente il mensile Not Magazine (Anno 2 n.6), in un articolo a firma del direttore Michele Ruvolo, ha pubblicato l’elenco delle 22 logge massoniche, appartenenti prevalentemente a “Il Grande Oriente d’Italia”, alla “Gran Loggia d’Italia” e alla “Gran Loggia regolare d’Italia” che operano nella provincia di Agrigento. Nel-

l’articolo vengono indicati i paesi dove le logge operano. Il Gran-de Oriente d’Italia è presente ad Agrigento con le logge “Giuseppe Garibaldi” e “Concordia” (che di recente ha celebrato il 30° anni-versario della fondazione); “Atena” a Favara; due a Licata, “Salva-tore Quasimodo” e “Arnaldo da Brescia”; i “Figli di Hiram” a Men-fi; “Armonia” a Sambuca di Sicilia, “Saverio Friscia” a Sciacca; La Gran Loggia Regolare d’Itlaia, sempre secondo Not Magazine, è presente ad Agrigento, Sambuca di Sicilia, Ribera, Naro, Sciacca, Santa Margherita Belice, Canicattì e Menfi. La Gran Loggia rego-lare d’Italia è presente a Naro, Sciacca, Agrigento, Menfi e due a Montevago.

Nella pagina, anche se in modo sintetico proviamo a fornire ulte-tiri chiarimenti sulla Massoneria circa i contenuti e la storia.

Page 5: L'Amico del Popolo

�L’Amico del Popolo01 Agosto 2010 Speciale Massoneria

propongono un’utopia di religione naturale

i contenuti della Massoneria

Massoneria: storia e contenuti

Massoneria e chiesal’intervento dei papi

Note

1) J. Crétineau-Joly, L’Eglise romaine en face de la Révolution, Paris 1861, vol. II. P. 76-78; da ricordare che secondo il loro linguaggio la prostituta di Babilonia è la Chiesa cattolica).

2) Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere-Liberali & Massoni contro la Chiesa, Ares, Milano 1998, p. 98 s. e 103).

3) Foschi Enrico, Documento LXXVI-Socialismo e Massoneria, Biblioteca dell’Istituto di Studi per la sto-ria del Movimento Repubblicano, Documenti 1, Archivio Trimestrale, Roma 1991, p. 99-101.

4) Questi tre articoli si trovano in: James Anferson, The Constitutions of the Free-Masons, Ed. Lauzeray International, (ed. Bilingue inglese-francese), Paris 1973, p. 50 e 54. Per il testo italiano: cfr. James Anderson, Le Costituzioni dei Liberi Muratori 1723, Bastoni, Foggia 1991, p. 87-95.

5) AA.VV., La massoneria-Società segreta iniziatica, Ed. Civiltà, Brescia 1994, p. 13.6) Lazaro Pedro Alvarez, Libero pensiero e massoneria, Ed. Gangemi, Roma 1991, p. 94-96. 7) Testo in Foschi Enrico, o.c., p. 119-122.

8) In AA.VV., La Framassoneria in dieci domande e risposte, Genova 1867, Appendice 1, p. 91 e 94; cit. anche in A. Pellicciari, o.c., p. 153).

9) Testo e commento di Giovanni Caprile in: La Civiltà Cattolica, 20 settembre 1980, n. 3126, p. 487-502. Per saperne di più - Breve bibliografia in lingua italiana, oltre quella citata nelle Note: AA.VV., Il mondo della massoneria, Bastoni, Foggia 1991-1995. Si tratta di 10 volumi monografici raccolti

in cofanetto.AA.VV, La massoneria-Ecco il nemico!, Ed. Civiltà, Brescia 1995.Epiphanius, Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia, Trento, senza data.Introvigne Massimo, Massoneria e Religioni, a c. del CESNUR, LDC, Torino 1994.Jacq Christian, La massoneria-Storia e iniziazione, Mursia, Milano 1975.Mola Aldo Alessandro, Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano

1992. Troisi Luigi, Dizionario massonico, Bastogi, Foggia, senza data.Il testo è di Mattioli Vitaliano ed è tratto da www.culturacattolica.it

Le Co-stituzioni di James A n d e r -son (foto accanto) costitui-s c o n o il docu-mento più significa-tivo del p a s s a g -gio dalla

Massoneria operativa a quella speculativa. Propongono un’utopia di religione naturale

con temi di umanitarismo, cosmopolitismo e tol-leranza. Lo stesso Anderson ne curò una nuova edizione del 1738. In ambedue le redazioni appare manifesta la preoccupazione di rimediare in qual-che modo agli effetti della riforma protestante, cercando di stabilire pacifica convivenza sulla base della aconfessionalità e dello spirito di tolleranza. In particolare si nota il tentativo di staccare defi-nitivamente la Massoneria dal cattolicesimo per inserirla nell’anglicanesimo. E’ vero che ambedue le redazioni fanno un richiamo alla Bibbia come norma dottrinale e morale, ma in una forma così vaga e indeterminata da potervi accogliere per-sone d’ogni setta ed opinione religiosa. Del resto insistere molto sulla Bibbia staccandola dal magi-stero della Chiesa è già un passo esplicito verso il

protestantesimo. Delle quattro parti in cui sono divise le Costi-

tuzioni, notevole è la seconda contenente i punti fondamentali della Libera Muratoria, le caratteri-stiche antropologiche e sociali della Massoneria attuale.

L’Art. I si riferisce ai doveri dei massoni riguar-do a Dio ed alla religione: “Un massone è per sua natura obbligato a seguire la legge morale e se in-tende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stu-pido né un libertino irreligioso. Nei tempi antichi i massoni erano obbligati a seguire la religione do-minante nel loro Paese, qualunque essa fosse; oggi si ritiene più conveniente vincolarlo unicamente a professare quella religione sulla quale tutti gli uo-mini concordano, lasciando ciascuno libero delle proprie opinioni, cioè di essere uomini buoni e leali, onesti e probi quali che siano le denominazioni o le persuasioni che le possono distinguere; per cui la Massoneria diventa il Centro di unione e il mezzo per conciliare sincera amicizia tra persone che sa-rebbero rimaste perpetuamente distanti”.

Il II Art. invece descrive l’atteggiamento della Massoneria di fronte allo Stato: “Il massone deve essere un pacifico suddito dei poteri civili, qualun-que sia il luogo ove lavori o risieda, e non deve mai essere coinvolto in complotti o cospirazioni contro la pace e il benessere della nazione, né mancare ai suoi doveri nei confronti dei magistrati inferiori… Se un Fratello si ribella contro lo Stato non lo si deve appoggiare nella sua ribellione”.

Nell’Art. VI si evidenzia l’obiettivo unificatore: “Non bisogna dire né fare nulla che offenda o metta in pericolo la libera conversazione, perché guasterebbe la nostra armonia ed i nostri lodevoli propositi. Pertanto non si promuoveranno dispute né discussioni private nell’ambito della loggia e tanto meno contese sulla religione, nazioni o politica dello Stato, perché in quanto massoni non solo siamo membri della religio-ne universale ma anche di tutte le nazioni, lingue e razze e ci op-poniamo ad ogni lotta di parte perché non ha mai contribuito, né mai lo potrà, al benessere delle logge” (4).

Da queste Costituzioni non si può dedurre l’atteggiamento negativo contro la religione, ed il cattolicesimo in particolare, aspetto che si è maggiormente affermato nell’Ottocento. Tutta-via è possibile riscontrarvi ele-menti introduttivi che ne hanno aperto la strada.

Il concetto fondamentale su cui poggia lo stato massonico è quello della libertà della re-ligione: ognuno è libero di pra-

ticare la religione che preferisce; lo Stato non può intervenire né mostrare preferenze per una piutto-sto che per un’altra. Per lui tutte le religioni sono uguali ed hanno pari diritti.

Ad una lettura superficiale può apparire che questi principi siano carichi di equilibrio e rispec-chino molto bene il diritto naturale e la dottrina del Concilio Vaticano II. In realtà, ad una riflessio-ne più attenta e matura, questa visione è pregna di ambiguità ed apre la strada al più gretto laicismo. Come poi si è realizzato nella storia, lo Stato che nel diritto si mostra “aperto” verso tutte le religio-ni, in realtà non ne fa propria nessuna, finisce con il disconoscere un Dio sopra di lui (Stato agnostico ed ateo), si sente svincolato da una legge morale.

Di conseguenza lui si erge a divinità (Stato to-talitario-dittatoriale) ed ai propri sudditi lui stesso si pone come inventore e fondamento della norma morale (Stato etico).

Inoltre la religione viene ridotta ad un fatto puramente privato. La sua pratica viene presen-tata come qualcosa che può nuocere all’armonia del genere umano e alla concordia. Salta il princi-pio di un riferimento oggettivo (legge naturale) ma prevale il soggettivismo etico: ognuno può diven-tare legge di se stesso, ciascuno può formarsi una morale “su misura”. Il problema religioso ed i rife-rimenti morali diventano irrilevanti.

Uno Stato non può permettersi di esprimere un suo parere “etico” sulla vita cittadina. Per cui l’ateismo può risultare un fatto positivo. Compor-tamenti considerati immorali vengono a perdere questa connotazione e possono diventare non solo legittimi ma perfino auspicabili.

Non si arriva a negare un Dio trascendente ma lo si emargina dal tessuto sociale.

Lo stesso matrimonio e famiglia, che sono alla base e fondamento della società civile, perdono la loro valenza e riferimento religioso. Per cui si possono avere più tipi di famiglia e forme di vita parallele al matrimonio (convivenze, coppie gay, scambi di coppie…).

Potremmo sintetizzare il pensiero massoni-co nella formula: “Non serviam-Non servirò” a Dio. Dal punto di vista cattolico, inoltre, sminuisce completamente il valore unico della religione cri-stiana, depositaria dell’unica salvezza operata da Cristo e del contenuto della rivelazione. Non per niente, nella evoluzione della dottrina e prassi massonica, gli strali si sono appuntati maggior-mente contro la religione cristiana, specialmen-te nella forma cattolica, contro il Papa vicario di Cristo e contro la dottrina rivelata.

Eliminato dunque il problema religioso e mo-rale, alla luce di una falsa interpretazione della modernità, l’attenzione massonica si pone pra-ticamente al benessere dello Stato. In realtà il problema religioso è accantonato, come si evin-ce dall’intento di opporsi a qualunque formula e pratica religiosa.

Riporto un citazione: “Nello stato massonico il problema, almeno apparentemente, non è più per nulla religioso, ma solo politico. Dico ‘appa-

rentemente’ perché, in realtà, sia pure sotto la for-ma negativa della persecuzione selvaggia e feroce e subdola e corruttrice, la religione resta sempre l’interesse primario; basta pensare alla rivoluzione liberale francese e a quella comunista russa; inol-tre, è noto quale rilievo rivestono nell’ambito delle sette massoniche la magia e il culto satanico.

In questo clima di politicizzazione, l’uomo mo-derno viene invitato a scegliere tra formule poli-tiche, ideologiche, partiti; la religione e la morale vengono considerati fatti privati, socialmente e praticamente irrilevanti, così come irrilevanti, di conseguenza, appaiono, nelle prospettive della so-cietà e del diritto odierni, appunto il bene e il male. Il compito di guidare lo Stato, quindi, viene affida-to alle ideologie e ai partiti che le incarnano: ognu-no di essi propone la sua ricetta di felicità” (5).

Ora si può comprendere perché alcuni parti-ti hanno considerato inconciliabile l’iscrizione al partito e contemporaneamente alla massoneria

Ripeto: questo non emerge direttamente dalle Costituzioni di Anderson. Lui però ne ha posto le premesse. In seguito questi obiettivi sono emersi con chiarezza nei programmi massonici.

E’ sufficiente leggere semplicemente alcune del-le 40 conclusioni del Congresso Internazionale di Buenos Aires del 1906:

“n. 3) E’ necessario adottare una morale più am-pia e generosa e liberarsi da quella vacua, imbecille morale ecclesiastica; n. 4) Si deve stabilire il di-vorzio; n. 7) L’insegnamento pubblico deve essere laico;n. 8) L’insegnamento dogmatico e le pratiche religiose costituiscono un ostacolo per il recupero dei reclusi; pertanto devono essere bandite dal re-gime penitenziario; n. 15) I conventi femminili de-vono essere aboliti; n. 17) La scuola laica è l’unica che risponda agli interessi della società moderna; n. 18) E’ necessario impedire la fondazione di nuo-vi conventi; n. 20) Bisogna dare maggior spazio all’istruzione laica dello Stato ed esercitare il più severo controllo sull’istruzione data dai privati; n. 22) Gli ordini religiosi devono essere aboliti; n. 27) Si riconosce la necessità di creare a Roma un gior-nale combatta il Vaticano; n. 33) Le processioni pubbliche devono essere abolite in quanto perico-lose per la pubblica tranquillità” (6).

E’ comprensibile che da quando la Massoneria assunse un carattere areligioso, laicista ed anticristiano, la Chiesa dovette illuminare i fedeli, come in seguito hanno fatto anche alcuni partiti per i loro iscritti.

La prima condanna fu emanata da Clemente XII con la Lettera Apostolica “In Eminenti”, 28 aprile 1738. Si commi-nava la scomunica riservata al Sommo Pontefice agli aderenti al movimento e si ordinava ai Vescovi di procedere contro i Massoni in quanto ritenute persone sospette di eresia (7). Be-nedetto XIV rinnovò la scomunica con la Costituzione Provi-das (18 maggio 1751).

Stessa condotta fu seguita da Pio VII (Ecclesiam a Iesu Cristo del 13 settembre 1821) (Enchiridion delle Encicliche, vol. 1, EDB., 1994, p. 1450-1461).

Da Leone XII (Ubi primum ad summi del 5 maggio 1824) (Enchiridion delle Encicliche, vol. 1, EDB., 1994, p. 1152-1169). Pio IX, Costituzione Apostolicae Sedis. Di fronte a queste scomuniche, la Massoneria ha contestato alla Santa Sede il diritto di scomunicarla: “I cattolici romani non sono tenuti a obbedire agli ordini del Pontefice, come capo della Chiesa, se non nelle materie puramente ecclesiastiche, o di giurisdizione spirituale. Ora, l’Associazione massonica non es-sendo ecclesiastica, né occupandosi menomamente di religio-ne, egli è evidente che nell’emanare un ordine a suo riguardo, i Papi oltrepassarono i limiti della loro giurisdizione… Ognun vede del resto come con pretesti speciosi la Corte romana ab-bia voluto e voglia arrogarsi il diritto di intervenire in affare temporali” (8). Ma la Santa Sede non si è lasciata impressiona-re. Per cui i Pontefici seguenti hanno seguito le orme dei loro predecessori. Leone XIII enciclica Humanum Genus, 20 aprile 1884 (Enchiridion delle Encicliche, vol. 3, EDB, 1997, 286-321). Lo stesso Pontefice ritornò sulla massoneria in Italia con due documenti datati lo stesso giorno Inimica vis e Cu-stodi, 8 dicembre 1892 (Enchiridion delle Encicliche, vol. 3, EDB, 1997, 1562- 1579).

In questo documento Leone XIII espone tutto il negativo della Massoneria non solo nella ideologia ma anche dell’ope-rato. “Una setta che dopo diciannove secoli di cristiana civiltà si sforza di abbattere la Chiesa cattolica, e reciderne le divine sorgenti; che, negatrice assoluta del soprannaturale, ripudia ogni rivelazione, e tutti i mezzi di salute che la rivelazione ci addita…; tale setta non può essere altro che il sommo dell’or-goglio, della cupidigia, della sensualità… Vi additiamo la mas-soneria come nemica ad un tempo di Dio, della Chiesa e della nostra patria… Ricordatevi che essenzialmente inconciliabili tra loro sono cristianesimo e massoneria… La massoneria si è impadronita delle scuole pubbliche… Voi, cattolici italiani, fate anche voi la vostra professione di fede”.

Pio X Allocuzione concistoriale del 20 novembre 1911Ne seguirono parecchie altre, convalidate dal Codice di Di-

ritto Canonico del 1917, can. 2335, da parte di Benedetto XV: “Coloro che danno il nome a sette massoniche o a qua-lunque altro genere di associazioni che macchinano contro la Chiesa o contro le legittime autorità civili, contraggono ipso facto la scomunica riservata alla Sede Apostolica”.

Dopo il Concilio Vaticano II, specialmente durante il perio-do di preparazione del nuovo Codice, girarono voci di cam-biamento di posizione da parte della Chiesa. Per questo riten-ne opportuno ribadire la condanna del Codice mediante una Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede in data 19 luglio 1974, nella quale si legge: “Il predetto canone 2335 riguarda soltanto quei cattolici che si iscrivono ad associazioni le quali di fatto operano contro la Chiesa. Ri-mane tuttavia in ogni caso la proibizione a chierici, religiosi e membri di istituti secolari di iscriversi alle associazioni masso-niche” (Enchiridion Vaticanum, vol. V, EDB, 1992, p. 350 s.).

Ci fu anche una ratifica il 17 febbraio 1981 nella quale si conferma che la disciplina del Codice del 1917 rimane immu-tata in attesa del nuovo Codice (Enchiridion Vaticanum, vol. VII, EDB, 1997, p. 1036-1039).

Il 25 gennaio 1983 veniva promulgato il nuovo Codice di Diritto Canonico. Nel can. 1374 veniva attutito il tono di quello del 1917 abrogando l’espressione “sette massoniche”, ma riferendosi a sette in genere. Questo aveva dato l’idea che il pensiero della Chiesa fosse cambiato. Per tale motivo la stes-sa Congregazione dovette rettificare l’interpretazione con una Dichiarazione del 26 novembre 1983.

Per la sua brevità e chiarezza riporto il testo per intero: “E’ stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confron-ti della Massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene esplicitamente menzionata come nel Codice anteriore. Questa Congregazione è in grado di rispon-dere che tale circostanza è dovuta ad un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzio-

nate in quanto comprese in categorie più ampie. Rimane per-tanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appar-tengono alle associazioni massoniche sono in stato di pecca-to grave e non possono accedere alla santa comunione. Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che im-plichi deroga su quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la di-chiarazione di questa s. congregazione del 17 febbraio 1981” (Enchiridion Vaticanum, vol. IX, EDB, 1997, p. 482-487).

A questa seguì un testo esplicativo de L’Osservatore Romano del 10 marzo 1985. Prima della promulgazione del nuovo Codice, la Conferenza Episcopale tedesca pubblicò un Documento a conclusione di incontri e studi durati alcuni anni (1974-1980) circa la compatibilità dell’appartenenza simultanea alla Chiesa Cattolica ed alla Libera Muratoria.

Nella conclusione del Documento (datato: Würzburg, 28 aprile 1980) (9) emerge una completa inconciliabilità.

Considerata la sua grande importanza, mi dilungo nella esposizione del Testo.

I Vescovi precisano che le loro conclusioni si deducono dall’esame dei Rituali ufficiali dei primi Tre Gradi della Libera Muratoria (i Testi sono stati messi a disposizione): Apprendi-sta, Compagno, Maestro. Le discussioni durate sei anni mo-strano la serietà del lavoro svolto.

Si chiarisce un equivoco ai quali i Massoni si rifanno. Molti pensano che: “la precedente posizione della Chiesa fosse supe-rata e che ogni cattolico potesse appartenere senza problemi ad una loggia massonica… L’opinione menzionata fu favorita da un certo modo, completamente falso, di interpretare l’ul-timo Concilio… Secondo questa concezione, il Concilio, con una vera svolta copernicana, avrebbe messo da parte, nella Chiesa, l’idea orientatrice di una verità obiettiva, sostituendola con quella della dignità umana” (p. 489).

“Il fatto che la Libera Muratoria metta in questione la Chie-sa in modo fondamentale non è mutato” (p. 489). I Vescovi si rifanno al Documento massonico Tesi per l’anno 2000 (pub-blicato nel 1980). “In esso si nega in linea di principio il valore della verità rivelata, e con questo indifferentismo viene esclusa fin dall’inizio una religione rivelata” (p. 490).

Il risultato dei colloqui: “La Libera Muratoria non è mutata nella sua essenza. Un’appartenenza ad essa mette in questione i fondamenti dell’esistenza cristiana. L’esame approfondito dei Rituali della Libera Muratoria e del modo di essere massonico, come pure la odierna immutata autocomprensione di sé, met-tono in chiaro che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa Cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa” (p. 490).

Il Documento prosegue evidenziando i motivi di questa in-conciliabilità.

Circa la visione del mondo si nota che “il relativismo appar-tiene alle convinzioni fondamentali dei liberi massoni… Un soggettivismo di questo genere non si può armonizzare con la fede nella parola di Dio rivelata e autenticamente interpre-tata dal Magistero della Chiesa” (p. 491). Nella stessa pagina su questo punto viene citato il Lessico internazionale dei Liberi Muratori: “La Libera Muratoria è verosimilmente l’unica isti-tuzione che è riuscita nel tempo a conservare, in larga misura, libere da dogmi ideologia prassi”.

Inoltre “i liberi muratori negano la possibilità di una co-noscenza oggettiva della verità… La relatività di ogni verità rappresenta la base della Libera Muratoria… Un tale concetto di verità non è compatibile con il concetto cattolico di verità, né dal punto di vista della teologia naturale, né da quello della teologia della rivelazione”.

Per quanto riguarda “il concetto del ‘Grande Architetto del-l’Universo’… Si tratta di una concezione di stampo distico. In tale contesto non vi è alcuna conoscenza obiettiva di Dio nel senso del concetto personale di Dio del teismo. Il Grande Ar-chitetto dell’Universo è un ‘Esso’ neutrale, indefinito e aperto ad ogni possibile comprensione… Questa rappresentazione mina i fondamenti della concezione di Dio dei cattolici” (p. 492).

Dichiarazione conclusiva: “Le opposizioni indicate toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana. Gli esami approfonditi dei Rituali e del mondo spirituale massonico mettono in chia-ro che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa”.

Nonostante questo, la Chiesa continua nell’approfondi-mento per comprendere meglio contenuti e finalità di questi movimenti, sempre disposta a coglierne gli aspetti evolutivi positivi.

Quando si parla di Massoneria si ha subito l’impressione si inol-trarsi nella sabbie mobili. Tutti ne parlano; ma quando si deside-ra specificarne storia e contenuti allora si nota una grande incer-tezza.

Questo può dipendere sia dal ‘segreto’ al quale gli iscritti al mo-vimento sono tenuti come anche dal poco impegno nello studio di tale fenomeno ma specialmente da vaghe nozioni che si sono ap-prese sui banchi di scuola e non più approfondite.

Di recente il mensile Not Magazine (Anno 2 n.6), in un articolo a firma del direttore Michele Ruvolo, ha pubblicato l’elenco delle 22 logge massoniche, appartenenti prevalentemente a “Il Grande Oriente d’Italia”, alla “Gran Loggia d’Italia” e alla “Gran Loggia regolare d’Italia” che operano nella provincia di Agrigento. Nel-

l’articolo vengono indicati i paesi dove le logge operano. Il Gran-de Oriente d’Italia è presente ad Agrigento con le logge “Giuseppe Garibaldi” e “Concordia” (che di recente ha celebrato il 30° anni-versario della fondazione); “Atena” a Favara; due a Licata, “Salva-tore Quasimodo” e “Arnaldo da Brescia”; i “Figli di Hiram” a Men-fi; “Armonia” a Sambuca di Sicilia, “Saverio Friscia” a Sciacca; La Gran Loggia Regolare d’Itlaia, sempre secondo Not Magazine, è presente ad Agrigento, Sambuca di Sicilia, Ribera, Naro, Sciacca, Santa Margherita Belice, Canicattì e Menfi. La Gran Loggia rego-lare d’Italia è presente a Naro, Sciacca, Agrigento, Menfi e due a Montevago.

Nella pagina, anche se in modo sintetico proviamo a fornire ulte-tiri chiarimenti sulla Massoneria circa i contenuti e la storia.

Page 6: L'Amico del Popolo

6 L’Amico del Popolo01 Agosto 2010Società

Il Prefetto che ha parlato alla gente

forum� In Prefettura incontriamo Umberto Postiglione, prefetto uscente

Questa settimana siamo stati ospi-ti presso il suo ufficio alla Preft-

tura di Agrigento del dott. Umberto Postiglione, prefetto uscente trasferito ad un nuovo incarico presso il Mi-

nistero dell’Interno dove ricoprirà la carica di vice capo del dipartimento delle libertà civili dell’immigrazione. Il dott. Postiglione ha risposto alle do-mande rivolte dai nostri collaboratori Eugenio Cairone, Paolo Cilona, Mari-lisa Della Monica e Salvatore Pezzino a moderare la conversazione il diretto-re Carmelo Petrone.

Nell’intervista rilasciata al nostro settimanale al suo insediamento ci colpì la sua suddivisione della socie-tà in furbi e non furbi, in questi quasi tre anni di permanenza quale tipo ha incontrato maggiormente?

Noi meridionali propendiamo tutti per la furbizia, non solo gli agrigentini. Quando esprimo questo concetto in maniera semplice, perché cerco di far-mi capire, voglio sottolineare due fatti fondamentali, l’organizzazione di una società, lo ha dimostrato la storia, è una cosa intelligente, la ripartizione fra i vari componenti dei ruoli secondo delle re-gole non è un’imposizione dovuto al convincimento di un dittatore o al desti-no avverso ma è una scelta intelligente condivisa con tutti perché, nell’organiz-zazione della società si trovino le rispo-ste alle esigenze dei singoli individui. La libertà deve essere una caratteristica essenziale della società e non dei sin-goli individui, i quali devono trovare la loro libertà nella realizzazione del piano complessivo, se manca quello manca tutto il resto. Chi è il nemico dell’orga-nizzazione che è risposta intelligente alle esigenze di tutti? Colui il quale nel meccanismo si inserisce senza sincera partecipazione al disegno, chi finge di essere una componente razionale ed in-quadrata ma in realtà è un piccolo pre-

datore che vuole approfittare, appena possibile, dall’organizzazione del siste-ma qualcosa a proprio vantaggio.

Può farci un esempio di quanto detto nella nostra realtà territoriale?

Tutti quanti, ad esempio, ad Agri-gento, vogliono l’acqua, tutti sono a co-noscenza di questo problema ma l’ac-qua non arriva come dovrebbe. Questo accade perché, negli anni, il problema ha preso una piega sbagliata; solo oggi, grazie ad una forte convinzione nel-l’amministrazione si è compreso come eliminare la furbizia nell’organizzazio-ne del sistema, che permetterà di avere tutti quanti l’acqua quando e come si vorrà.

Siete riuscito a far comprendere come dovrebbe funzionare questo sistema organizzativo acqua?

Credo di si. Sono riuscito a far cam-biare idea all’amministrazione comu-nale riguardo alla costruzione di un altro dissalatore a Porto Empedocle, che avrebbe soltanto aumentato il co-sto dell’acqua agli agrigentini spostando l’interesse sul rifacimento della rete idri-ca. In questi giorni sono scaduti i con-tratti sostenuti dalla Regione ed i dissa-latori di Porto Empedocle sono stati chiusi perché, nel frattempo, è arrivato l’acquedotto Favara di Burgio che porta l’acqua dalla diga Garcia, per cui, real-mente non c’è più bisogno dell’acqua dissalata. Adesso bisogna fare la rete ed il sindaco ha chiesto il finanziamento, poi tutti dovranno dotarsi di contatore idrico perché tutti paghino quanto ef-fettivamente consumato.

“Mediare” è un verbo che ha dovu-to coniugare molto spesso in questi anni, delle volte anche tra diversi per-sonalismi ed enti che hanno lo scopo di perseguire il bene comune ma che alla fine si contrapponevano al suo raggiungimento.

La mediazione fondamentale è stata tra ciò che dovrebbe esistere e quello che realmente esiste.

Quello di cui ho parlato in preceden-za è il quadro generale al quale si ispi-rano, senza che sia un fatto volontario, i comportamenti di tutti. Quando vado a parlare nelle scuole cerco di far capi-re ai ragazzi ed ai docenti un principio elementare: che la legge non è un peso, ma una soluzione, una convenienza, è, quasi un paradosso, un atto di egoismo rispettare la legge perché significa ave-re capito in che direzione l’interesse di ognuno deve marciare. La legge non è altro che la mediazione tra le recipro-che convenienze.

Nella duplice veste di prefetto ed ex sindaco qual è il suo stato d’animo nel vedere situazioni che non esalta-

no la politica (quelle del comu-ne di Siculiana, Licata, Lampe-dusa, ndr)?

Quello di cui mi parlate per me non sono fatti nuovi. Io pro-vengo dalla Campania e, per fare un esempio, la sanità, settore ge-stito dalla Regione, ha miliardi di deficit che fanno comprendere come la Regione non abbia ap-plicato altra legge che quella della fur-bizia. Sempre in Campania l’emergenza rifiuti è un problema di durata decen-nale perché non ci si è voluti organizza-re, troppo spazio avevano all’interno di questo settore, soggetti che cercavano di prendere per loro a discapito degli al-tri. Come società avremmo bisogno di rifondarci ponendo alla base di tutte le nostre riflessioni un’operazione “verità” che si deve fare quando si devono me-diare interessi contrapposti.

Nei ritardi di sviluppo della nostra terra contano di più la mancanza di risor-se economiche o la mancanza di idee?

La mancanza di ri-sorse economiche è un problema che sta venendo fuori adesso, noi di risorse a dispo-sizione ne abbiamo avuto tantissime ma non le usiamo. Nei primi giorni del mio arrivo qui ad Agrigen-to convocai tutti i sin-daci della Provincia e nel corso dell’incontro feci presente a tutti che reperire risorse nel territorio era difficile però vi erano i fondi europei ai quali pote-re accedere. Dei fondi 2007-2010 ad oggi, in Sicilia sono stati spesi soltanto 3 miliardi di euro.

Qualcuno ha vi-sto il suo tentativo di scuotere i cittadini e la classe dirigen-te nel suo complesso come una inva-sione di campo.

È probabile però le garantisco che nella cultura di molti sindaci non c’era la coscienza di cosa fossero i fondi europei e del fatto che occorressero dei progetti per potervi accedere.

Lei è riuscito a creare con i diversi interlocutori del territorio, sindaca-listi, politici, imprenditori, rapporti amichevoli che non è frequente tro-vare.

Se uno dall’incarico che ricopre vuo-le ricavare qualcosa e non svolgere una

funzione rivolta al bene degli altri nasce boria, presunzione, distacco, muri alza-ti, vendita del proprio ruolo. Se uno in-vece si rende conto che, l’unica cosa che si può lasciare è qualcosa di ben fatto che verrà ricordata cercherà di volgere il suo impegno alla risoluzione dei pro-blemi.

Qual è stato il momento più e meno esaltante della sua permanen-za ad Agrigento.

Il momento più esaltante quando riuscimmo a risolvere il problema del dragaggio del porto di Porto Empedo-

cle vorrei tornare quando l’opera sarà ultimata. Meno esaltante quando vi è stata la rivolta e l’incendio al Centro di Lampedusa, una situazione assurda che si aggiungeva ad una lunghissima serie di fatti insopportabili dal punto di vista umano come il sovraffollamento. Nel-l’ambito specifico dell’immigrazione il momento più bello è stato quando si è risolto il problema dei minori, quando sono riuscito a riunire in una conferen-za dei servizi a Palermo tutte le prefet-ture della regione ed avere dall’assessore Scoma stanziati i fondi che poi vennero distribuiti secondo gli accertamenti da

noi fatti alle cooperative che accoglieva-no questi ragazzi.

Per quanto riguarda la lotta alla mafia?

L’arresto di Falsone è l’ultimo dei tan-ti traguardi raggiunti nella lotta contro la criminalità organizzata che si sta ten-tando di estirpare in tutta la provincia anche grazie all’aiuto dei cittadini che hanno compreso da che parte stare, ma soprattutto grazie alle forze dell’ordine; uomini e donne straordinari che lavo-rano, con intensità e passione sul fronte della sicurezza ma anche sul fronte della lotta alla mafia e della sottocultura del-la violenza. A loro va il mio grazie più sentito, sono stato fortunato ad avere la loro collaborazione, e devo dire altresì che Agrigento è fortunata ad avere que-sti uomini.

Ma tanti altri sono stati i segnali che in questi anni abbiamo voluto dare al territorio, come il sostegno alle impre-se, la lotta al pizzo, i certificati antima-fia, per tentare di creare un mercato privo di condizionamenti e alterazioni mafiose. Parecchio resta ancora da fare per debellare la cultura mafiosa negli atteggiamenti quotidiani. Solo uniti, attraverso un lavoro sinergico di tutti si vince.

Come pensa che la ricorderanno gli agrigentini?

Si dimenticheranno di me, come la gente naturalmente è portata a fare.

Ma il dott. Postiglione siamo cer-ti non si dimenticerà di Agrigento, in questi anni di sua permenenza ad Agrigento, ci ha confidato a registra-tore spento, si è innamorato del clima, dei luoghi, del territorio e di comu-ne accordo con la moglie ha preso in considerazione l’ipotesi di acquistare una casa nella città dei Templi dove trascorrere le vacanze e chissà in un futuro anche la pensione.

Noi, come settimanale abbiamo fatto dono al prefetto di alcuni testi (La storia della Chiesa agrigentina di mons. De Gregorio, La Parrocchia di carta e due pubblicazioni sulla Cat-tedrale oltre alla cartella contenente tutte le foto dell’iniziativa Agrigento-terramia) come ricordo della sua per-manenza ad Agrigento affinchè porti anche un po’ de L’Amico del Popolo nei suoi ricordi agrigentini.

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Vi auguriamo

Buone Vacanze!

Siamo in ferie

dall’11 al 21 Agosto

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo01 Agosto 2010

Non si va in pellegrinaggio: si è pellegrini. È uno stile, un modo di essere, una condi-zione, quella di “pellegrini e forestieri”, non un momento, una parentesi all’interno di una stabile sedentarietà fisica e spirituale. E l’Apostolo Giacomo lo sapeva bene. Nutriti dallo stesso spirito di abbandono in Dio, la comunità parrocchiale della Chiesa Madre di Ravanusa, intitolata al santo pellegrino, ha pensato di preparare la festa di S. Gia-como, mettendo insieme i talenti personali, tanta buona volontà, l’entusiasmo necessa-rio e niente soldi.

I sette giorni di preparazione si sono aperti intrecciandosi con l’ormai consueto evento estivo dei “Lunedì nel cortile”, Sono state invitate ad intervenire e testimoniare

con la loro esperienza di vita le suore di Bia-gio Conte, gente che, abbandonate le “sicu-rezze” della famiglia, ha scelto di vivere per strada, per incontrare gli ultimi.

Così, incoraggiati da questo esempio di vita, i giovani della parrocchia, armati di lumini e di buona volontà, sono andati a cercare altri giovani, per invitarli ad accen-dere una luce davanti a Gesù Eucarestia e ad accogliere l’illuminante messaggio di Dio nella loro vita. Martedì 20 luglio è stato caratterizzato, da un altro incontro: tutti in bicicletta verso la parrocchia M. SS. Imma-colata della vicina Campobello di Licata, per ritrovarci compagni di viaggio. Mercoledì nel campetto dell’Oratorio è stato proiettato su grande schermo la vita dell’antica Sicilia

nel film “Baaria”. Giovedì 22 lu-glio, alle 5:30 del mattino parten-za per la collina di “Lu Paitunnu” dove è stata ce-lebrata la messa da don Vincent, nel pomerig-gio i bambini si sono fermati ad adorare Gesù Eucarestia in un piccolo cortile del paese.

Venerdì 23 lu-

glio la sabbia di Mollarella diventa un tappe-to d’oro per la nostra chiesa improvvisata, e come celebrante per la messa don Gaspare, missionario comboniano che opera a Licata e che ben conosce i dolori e le speranze di chi, profugo o no, raggiunge le nostre coste. Al termine un’agape con la gente che si è av-vicinata.

Il 25 luglio, dopo aver percorso insieme a lui le strade del paese, dopo aver portato come lui la Parola di Dio in altri luoghi e ad altri fratelli, fino a quelle che per adesso sono le nostre “finis terrae”, finalmente la fe-sta raggiunge il suo culmine.

Nel giorno della festa abbiamo incontrato la comunità d’origine del nostro don Giu-seppe Colli e la messa è stata celebrata dal suo padre spirituale don Pasqualino Barone.

In conclusione: tutti missionari, tutti in festa e senza spendere soldi. Gesù contento? Pensiamo di sì! E noi con Lui. Ultreia!

Erika Maria LazzaroGiovanni Di Caro

a cura di Gino FaragoneXVIII Domenica del Tempo OrdinarioPerché non mi dicono semplicemente che morirò?

«La vita

non dipende

dai beni

che si

possiedono»

la Parola

É la domanda inquietante di un bam-bino malato di leucemia in fase termi-nale, Oscar protagonista del romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, Oscar e la dama in rosa. I genitori abbattuti dal dolore ed i medici amareggiati dalla loro stessa impotenza evitano di affron-tare la grave situazione e stabiliscono un rapporto privo di spontaneità e di sincerità. Solo Nonna Rosa intuisce la voglia di risposte del bambino e gli pro-pone un gioco: vivere dieci anni in un giorno e scrivere a Dio per raccontargli la sua vita ed i suoi desideri. Oscar alla fine scopre un nuovo modo di vivere, di vedere se stesso e gli altri, conosce nuovi sentimenti un nuovo modo di relazionarsi con gli altri, con i genitori che perdona e riama, di aprirsi al futu-ro. Il romanzo affronta con coraggio il profondo intreccio tra l’amore e la mor-te, un argomento fra i più forti tabù dei nostri giorni.

Perché vivere? Quali sono gli ele-menti più importanti della vita? Val la pena credere in Dio e nella sua Parola? Perché non seguire gli istinti del piace-re, del successo, del proprio interesse? Queste domande mostrano anche l’in-sicurezza per il domani, una voglia forte di affettività e di tranquillità economica. C’è ancora spazio per la speranza, per la gioia? Purtroppo la mentalità corrente del nostro tempo propone una visione di vita in cui valori assoluti sono la ric-chezza e il potere. La liturgia di questa domenica affronta questi problemi nel-la certezza della fede che apre orizzonti di speranza anche per la vita di oggi.

Qohelet, un credente assolutamente sincero nell’affrontare questi problemi, ci invita a riflettere sul senso profondo degli avvenimenti. Il testo pone l’accen-to sul fatto che spesso ci affatichiamo tutta la vita senza concludere niente, abbiamo accumulato ricchezze che

lasceremo a fannulloni e scialacquato-ri. “Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lascia-re la sua parte a un altro, che non vi ha per nulla faticato”. Ha senso tutto ciò? Il saggio Qohelet propone una soluzione di buon senso: avere fiducia in Dio e amministrare con saggezza i doni che ogni giorno ci elargisce.

Il vangelo (Lc 12,13-21) riporta la richiesta di un anonimo che sollecita Gesù ad intervenire per una questio-ne di successione ereditaria. Il codice di Mosè affronta questa problematica, molto spesso motivo di conflitti fa-miliari. Gesù non entra nel merito del dissidio tra i due fratelli e piuttosto che una risposta di carattere giuridico offre un insegnamento sapienziale. La para-bola che racconta va al cuore del pro-blema: evitare di lasciarsi prendere dal-la frenesia di possesso, perché la nostra vita e la nostra serenità non dipendono

dai beni economici. Il protagonista, un ricco latifondista, richiama l’immagi-ne del capitalista di oggi, preoccupato unicamente di accumulare senza limi-ti il proprio patrimonio: avere sempre di più e solo per se stesso. Su questo ideale di vita, il giudizio di Gesù è as-solutamente negativo. E’ ritenuto “stol-to” chi insegue un tale obiettivo e non ha messo in conto che con la morte, e questo potrebbe avvenire anche “questa notte” dovrà lasciare proprio tutto. As-sai squallido appare il quadretto che ri-prende il soliloquio dello stolto davanti ai suoi beni: “Riposati, mangia, bevi, di-vertiti!”. Un tono di autocompiacimen-to. Che tristezza! Quanta solitudine! Una visuale decisamente miope della vita con l’illusione di poter disporre a piacimento dei propri beni. In un con-testo simile ha senso ancora parlare di solidarietà? C’è spazio per gli altri? Stia-mo attenti!

ravanusa� Festa di San Giacomo

sul�suo�esempio�una�settimana�di�festa

Lett

era

test

imon

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a Il camice e la talare. Caro direttore, è vero, l’abito non fa il monaco, ma, certamente, lo

completa. Un ricordo, al quale sono particolarmente af-fezionato, è il vedere entrare in un bar frequentato dai giovani, di tanti anni fa, un padre vocazionista che, con il suo abito, riusciva a trasformare quel posto, spesso mal frequentato, in una sorta di oratorio. Sono convin-to che se fosse arrivato in abiti “borghesi” o in «cler-gyman» non si sarebbe neppure avvertita la presenza sacerdotale. Mi serviva questa breve introduzione per raccontare un fatto diverso dalla polemica tra chi ne è sostenitore e chi ritiene ormai superato l’uso dell’abito talare. Ma veniamo alla nostra storia. Le cattive notizie sembrano appartenere ad un mondo lontano dal nostro. Le avvertiamo da spettatori dispiaciuti. Poi, ad un trat-to, ti trovi in mano un foglio di carta, un’analisi clinica, che in un solo secondo ti accorcia le distanze dal quel mondo prima estraneo e lo fa diventare anche il tuo. E ti spogli delle vesti dello spettatore per indossare quelle dell’attore protagonista. Sei dentro la scena. Il sipario si è alzato sulla sala d’attesa di un ospedale dove, tra i pazienti, c’è anche un anziano prete in abito talare. Ti accorgi dell’abito talare e del camice del medico, il resto della scena non ti interessa, e ti nasce la speranza, figlia dell’amore di Dio e di quello dei tuoi simili. La scienza e la fede. La fiducia nel primario che hai scelto tra tanti altri e la fede che ti porti dentro e che trova una sorta di visibilità nella presenza del prete. Ci hanno aiutato l’una e l’altra. Ci ha aiutato il primario, Gaetano Curto ed il trovarci ricoverati nella stessa stanza con padre Giusep-pe Ferrara, parroco, da oltre mezzo secolo, della Chiesa San Francesco di Prizzi. Padre Giuseppe ha continuato a fare il sacerdote pure nella sua sofferenza ed è stata la nostra medicina e il nostro conforto. L’abito non smes-so è stata la stessa negazione dei due mondi, il nostro e quello degli altri, ché ce n’è uno solo, appartiene a tutti e sulle sue tavole siamo sempre attori e mai dovremmo esserne semplici spettatori. È incredibile come un se-gno riesca a dare all’uomo, quando si trova in situazioni di difficoltà, la forza e l’energia positiva per riemergere. Fa cercare dentro di sé qualcosa di nascosto, una forza che prima non si pensava di possedere. La forza che ti aiuta a guarire e salvarti. Volevo offrire questa mia testi-monianza per condividere con gli altri questa splendida esperienza. E grazie a lei, attraverso il giornale che diri-ge, l’ho fatto.

Franco Pullara

L’infiorata arriva a CaltabellottaSu invito del Co-

mitato per i festeggia-menti del SS.mo Cro-cifisso e di Maria SS. dei Miracoli, lo scorso 23 luglio l’associazione Culturale “Infiorata di Montallegro”, guida-ta dal presidente don Angelo Gambino, si è recata a Caltabellotta per realizzare un qua-dro floreale di 12 mq, raffigurante le due im-magini sacre. I lavori iniziati nel tardo pomeriggio si sono conclusi a notte fonda. Numerosi i visitatori che, incuriositi, hanno sosta-to a lungo per seguire le varie fasi della lavorazione e della posa in opera dei fiori e per tributare un meritato applauso al termine del lavoro di realizzazione del tappeto. Per i membri dell’associazione è stata una nuova esperienza in quanto, per la prima volta, si sono cimentati nella realizzazione di un quadro su una scalinata dove era stato allestito, dai carpentieri del luogo, un piano in legno per il tappeto floreale.

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(dalla prima) la doppia vita, le feste e il resto. Quanto pesa la indegnità di alcuni di fronte della vita di 336 parrocchie romane, dove oltre 1300 preti – con una vita sola – si affannano ogni giorno a dir messa, a stare accanto agli esclusi, a educare ragazzi? La mole di una quo-tidiana oscura fatica annientata da quell’indice puntato sullo scandalo. Scandalo spiato, pedi-nato, zelantemente fotografato; a dire a chi leg-ge, vedete, tutto è falso, bugia – tutto, in fondo, fango. Tra l’esercizio di questo compiaciuto ni-chilismo e la realtà però c’è una distonia netta, che chi frequenta chiese e oratori non può non vedere. I preti, a Roma e altrove, sono altra cosa da quei poveri commedianti raccontati da Pa-norama. Sono uomini che si spezzano la schie-na tra i ragazzi, in oratori di periferia; sono i missionari che passano la vita intera in posti in cui noi non resteremmo tre giorni; sono quelli che ai vecchi e agli sconfitti testimoniano che non è tutto finito.

È un esercizio mediatico di moda, oggi, get-tare melma sui preti. Come, al di là dei loro peccati veri o presunti, in una sorda ostilità; nel bisogno di dimostrare quanto è assurdo promettere fedeltà, assoluta e per sempre, a un Dio. (Fedeltà? Ma via, guardate questi, in tona-ca la mattina e al pub dei gay la sera). L’indice puntato sullo scandalo però lascia nel buio la parte più grande della realtà – la parte buona,

che milioni di credenti ben sanno. Occorre guardarsi, dal riflettore che illumina una sola parte di ciò che è. Perché pretende di annien-tare, per la colpa di alcuni, un bene molto più grande. Tende a annichilire la nostra fiducia in mille altre facce. Facce di poveri uomini, che però ogni giorno testimoniano un’altra certez-za, e una speranza infinitamente più grande.

Squallida, se è vera, la storia dei preti che passano dai festini all’altare. Dei poveracci. Come, in forme meno vistose ed eclatanti, sia-mo in fondo quasi tutti noi: un poco bugiardi, infedeli, furbi. Guardateli, dice la grande in-chiesta, i vostri preti, che cosa sono in realtà. Davvero, è la domanda, potete credere in simili uomini? Non esiste nessuno che meriti fiducia. Ministri di Cristo? Ma via, leggete qui dove vanno, la sera.

Così un tarlo cerca di rodere la nostra spe-ranza. Usando il male per dire che il bene non esiste. E che l’unica cosa vera, attorno a noi, è il nulla. Però, guardatevi intorno: quel prete che sta accompagnando i vostri figli per i sentie-ri delle Dolomiti, quelli che camminano per i corridoi degli ospedali e delle carceri, o dicono messa ogni mattina in paesi dimenticati da tut-ti: nell’ombra, senza alcuna copertina, testimo-ni ostinati di speranza. Una speranza del tutto altra, e straniera a quelle millantate dai giornali.

Marina Corradi

Ma�non�ci�ruberanno�la�fiducia�nei�nostri�preti�

AVVENIRE PARLA DI NOI

Il quotidiano Avvenire nel numero in edicola mercoledì 28 luglio, ha chiesto anche al nostro settimanale, nella per-sona della coordinatrice di re-dazione, nonchè responsabile del servizio abbonamenti e spedizione, Marilisa Della Mo-nica di raccontare la situazione de L’Amico del Popolo dopo la soppressione delle tariffe age-volate postali. «Il settimanale - ha dichiarato Della Monica al collega di Avvenire - cerca soluzioni per non andare in perdita a causa dell’aumento di circa 300 euro settimanali per le spedizione. Il passaggio a inizio anno dalla carta patinata a quella dei quotidiani, frutto di una scelta estetica, s’è rivela-ta anche una buona scelta eco-nomica, che ci aiuta, in parte, a coprire le spese di spedizione». Le soluzioni possibili? «Da un lato stiamo cercando in tutti i modi di racimolare più pubbli-cità, dall’altro vorremmo sen-sibilizzare i nostri già generosi lettori a sottoscrivere gli abbo-namenti “sostenitori”».

Page 8: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo01 Agosto 2010Provincia

diario multimedi@le«I sacrifici milionari dei

poveri ricchi»Caro diario,scusami se, “una tantum”, ti confondo con un qua-

derno a quadretti, ma debbo fare un po’ di conti fra il solito grigio delle mie entrate, il solito rosso delle mie uscite e, ahimé, il solito “profondo verde” delle mie tasche; e, fra qualche rigo, ti spiegherò anche il perché. Guarda qui: è il mio bilancio familiare di un mese e qualche giorno. Corso per il patentino di guida del ciclomotore per Federica: versamenti 60 euro, esami 120 euro. Rinnovo della patente di Manuela: 80 euro, irrinunciabili, altrimenti restia-mo a piedi, visto che odio guidare. Acquisto di un ciclomotore di quarta mano, con 15.000 chilometri dichiarati sul cruscotto (figurati quelli effettivi), e dalla veneranda età di 15 anni 15: 450 euro. Libretto e nuova targa del ciclomotore: 70 euro. Assicurazio-ne del motorino medesimo, 450 euro, tanto/quanto il beneamato catorcio, per mia somma fortuna gra-ditissimo alla pargola che, come mamma Manuela, sa accontentarsi di poco fin da piccola e non corre dietro all’effimero ed al “firmato”, attentando alla so-pravvivenza di una famiglia monoreddito come tan-te altre, né sul vestiario né per quant’altro a costo furto: e meno male che ci sono i cinesi e gli “hard discount”.

E passiamo alla mia utilitaria, una Punto del 1999 che non cambiamo perché anche 100 euro al mese di rata, in questo momento di crisi per tutti, pesano come 1000 euro; e soprattutto perché non vogliamo infognarci nella logica perversa (che sta mettendo in ginocchio anche l’Italia) dei finanziamenti “facili” ed ormai concessi a tutti, ma proprio a tutti, persino a nullafacenti senza reddito, ad insolventi professioni-sti e a pensionati fino a 95 anni di età (non scherzo, caro diario, l’ho proprio letto: figurati che in Sicilia c’è pure un’agenzia di pompe funebri che rateizza, a interessi zero, non solo i funerali dei congiunti ma persino le future esequie dei “finanziati”...). Ancora l’auto, dimenticavo. Sostituzione motorino d’avvia-mento, dopo un rimedio parziale andato subito in fumo come i miei primi 70 euro all’elettrauto, altri 120 euro. Cambio ruote, ormai lisce come il culet-to d’un neonato, 140 euro. Come se non bastasse, fusione della testata, e testate (mie) sul muro della mia dimora in affitto (altra croce mensile): 450 euro, e pure tante grazie al meccanico di famiglia che mi ha rispettato “perché sono io”(a tal proposito ho in-terrogato la mia faccia allo specchio, ma mi ha ri-sparmiato, pietosamente, ogni sgradevole verità). A questo “menu” di doglianze (e debbo comunque e sempre ringraziare Dio poiché milioni di persone stanno molto peggio di me) vanno, infine, ad affian-carsi altre giornaliere partite di bilancio (e sempre alla voce “uscite”): la spesa (poiché lo stomaco, pur-troppo, non è asportabile), medicine, luce, telefono, acqua (pure se non arriva), immondizia, benzina, paghette, tasse scolastiche, più alcuni lussi da mi-lionari, cioè i sigari, le sigarette, un libro, una pizza o un cinema solo ogni tanto, sporadiche puntate al bar e via gaudendo. Evito di fare, anche in parte, la somma di cui sopra, poiché mi viene una tristezza, ma che dico, un’angoscia che manco te l’immagini, caro diario; ed anche una rabbia bestiale, da camicia di forza, dato che l’idea di trascriverti questi quat-tro conti m’è venuta dopo aver letto che un politico, inquisito per i soliti “affaires” con ambigui utili da capogiro, se n’è uscito con una faccia da bàsole di Catania: quei milioni e milioni, alla faccia di inchie-ste e denunce, sarebbero soltanto “frutto di sacrifi-ci” suoi, dei suoi familiari e dei suoi soci. “Sacrifici”? Quindi proprio questo qui, che ha intascato in poco tempo, e non si sa come, ciò che decine di lavoratori messi assieme non riescono a racimolare in un’inte-ra vita di stenti, ardisce blaterare di “sacrifici”? Ma si vergogni, ma vada a quel paese e ci resti, lui e tutte le fetide cricche di milionari “sacrificati/santificati” da questo nefando neoregime, caro diario!

Nuccio Mula

Chiuso il 28 Luglio ore 17.00

La BP in cerca dell’oro nero LamPedusa Trivellazioni petrolifere

La Bp cerca petrolio nel Mediterraneo ed il comune di Lampedusa chiede verifi-

che sulle operazioni che la società petrolifera britannica effettuerà al largo delle coste libi-che.

«Ci auguriamo che le trivellazioni venga-no sottoposte a controlli internazionali - dice l’assessore Pietro Busetta – perché il comu-

ne di Lampedusa esprime preoccupazione per le conseguenze sul difficilissimo e fragile ecosistema del Mediterraneo. Pur compren-dendo le esigenze della ricerca di idrocarbu-ri per un mondo che ha bisogno di sempre maggiore energia, ci auguriamo che tali tri-vellazioni vengano sottoposte a controlli in-ternazionali” - afferma l’assessore comunale

al turismo commentando la notizia che a poche centinaia di chilometri dalle coste della Sicilia inizieranno ricerche di petrolio da parte della compagnia britannica responsabile della marea nera che ha investito il Golfo del Messico.

«Lampedusa, sentinella del mare profondo ed avamposto europeo - continua Busetta - si augura che tali autorizzazioni del governo li-bico siano sottoposte a forme di controllo molto attente e si candida come sede euromediterranea per un incontro nel prossimo mese di ottobre per fare il punto sulle tri-vellazioni, sui rigassificatori e sulle azioni di controllo per una gestione attenta delle strade del petrolio».

Intanto, arriva un no secco della Regione Sicilia alla realizzazione del progetto che prevede tre piattafor-me e tre pozzi di metano nel Canale di Sicilia. Lo ha ribadito con forza l’assessore regionale al territorio ed Ambiente, on. Roberto Di Mauro.

«In una regione come la Sicilia per la quale il mare rappresenta una delle attrattive turistiche fon-damentali – ha spiegato l’assessore Di Mauro – è ragionevole consi-derare che l’installazione di nume-rose piattaforme off-shore con il conseguente impatto paesaggistico sull’orizzonte marino e le potenziali

ricadute in termini di inquinamento da fuo-riuscite di gas metano, porterebbero benefici praticamente nulli per la collettività e per il comparto dell’industria, della pesca e del terziario turistico avanzato, mentre altissimi potrebbero risultare i potenziali costi relativi alla sostenibilità economica. Costi per in-frastrutture private con risorse regionali ed europee».

L’Assessore Di Mauro ha proposto una delibera, approvata dalla giunta regionale, in cui si esprime una chiara e netta contrarietà al rilascio di permessi di ricerca nel territorio della Regione siciliana ai sensi della legge del 21 luglio 1967, n. 613, già presentati al Mi-nistero dello Sviluppo economico e di even-tuali altre richieste future.

«La posizione della Regione Sicilia – ha aggiunto Di Mauro - è netta perché il Canale di Sicilia è sicuramente uno dei più pescosi d’Europa e presenta una ricchezza in termi-ni di fauna e biodiversità. La Regione Sicilia proporrà all’Eni, che vuole investire in piat-taforme e pozzi, di destinare le risorse alla ricerca nell’ambito dell’energia geotermica di cui la Sicilia è ricca, un esempio per tut-ti l’Etna che potrebbe fornire molta energia pulita».

Salvatore Pezzino

Intanto a Pozzallo c’è VegaNon tutti sono a conoscenza che, davanti alle coste

siciliane, precisamente nel mare dinanzi a Pozzallo (Rg) è presente, sin dal 1987, Vega la più grande piat-taforma petrolifera fissa realizzata nell’off-shore ita-liano. Il campo Vega è ubicato a circa 12 miglia a sud della costa meridionale della Sicilia, al largo di Poz-zallo. Comprende una piattaforma denominata Vega – A per lo sfruttamento del giacimento petrolifero e un deposito galleggiante da 110.000 tonnellate ricava-to dalla trasformazione della ex-petroliera Leonis in FSO (Floating – Storage – Offloading). Il galleggiante è ormeggiato alla monoboa SPM (single point moo-ring) situata a circa 1,5 miglia dalla piattaforma e ad essa collegata tramite condotte sottomarine.

La piattaforma, nel febbraio 1987, è stata appoggia-ta su un fondale di circa 122 metri di profondità d’ac-qua tramite un Jacket, struttura di acciaio tubolare a forma di traliccio con otto gambe ancorate al fondo marino per mezzo di 20 pali, su questi sono stati suc-cessivamente posati i restanti moduli di produzione e servizi. La piattaforma Vega è munita di un sistema di sicurezza combinato di rivelazione gas/incendio e ar-resto di emergenza che garantiscono un alto livello di sicurezza. Dal febbraio del 2000 il sistema di gestione ambientale è stato certificato Iso 14001.

Il giacimento si trova ad una profondità sotto il li-vello del mare variabile da 2400 a 2800 metri, il qua-le si estende su una superficie di circa 28 chilometri quadrati. La produzione è stata avviata nell’agosto del 1987; attualmente sono in produzione 20 pozzi.

joPPoLo giancaxio Iniziative estive

i sicani in tour

Rubrica a cura Avv. Adele FalcettaPer ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:

Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

Lo scorso 30 giugno, scompariva im-maturamente, a soli 37 anni, lungo la strada statale 640,

Dino SaievaDino era un giovane dalle tante qua-

lità che, in un attimo, vuoi per il desti-no, vuoi per la strada pericolosa, ci ha lasciati così presto lasciando nel dolore i suoi familiari e quanti lo conoscevano.

Nel trigesimo della scomparsa ricor-diamo Dino, giovane dal volto solare, sempre pronto alla battuta spiritosa, educato e gentile con tutti.

Dino sarà sempre nei nostri cuori e rimarrà la persona sorridente e affet-tuosa che era.

Fam. LaLicata -Restivo

Trigesimo

Lo scorso 22 luglio ha preso il via da Ioppolo Gian-caxio il tour estivo della sabettese associazione teatrale “I Sicani”. Il tour 2010 dei giovani attori sabettesi mirerà a replicare il successo ottenuto nella passata edizione quando, complice la calorosa accoglienza manifestata dai numerosi spettatori presenti, la divertente comme-dia “Natura strana” iniziò ad essere rappresentata, dap-prima sul palco di piazza San Carlo a S. Elisabetta, per poi successivamente essere ospitata sui palcoscenici di tanti paesi dell’agrigentino, allietando così le serate esti-ve del pubblico presente.

L’Associazione Culturale Teatrale “I Sicani” si com-pone di sedici soci: undici attori, un suggeritore, un tecnico audio e delle luci, un regista e due addetti alle scenografie.

Per ora mette in scena solamente commedie in dia-letto, ma a partire da dicembre 2010 verrà allestito un nuovo spettacolo. Sarà portato in scena sia “Natura strana” che “Affari di matrimoniu”, con una maggiore prevalenza della seconda. Siamo stati il 22 luglio a Ioppolo e saremo il 30 a Santa Elisabetta, il 03 agosto a Grotte ed il 09 agosto a Cianciana, ma sono in program-ma altri spettacoli ancora con data da desti-narsi.

A. Fragapane

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Avevo prenotato una vacanza da un cata-logo de “I Viaggi del Ventaglio”. Ora l’agen-zia viaggi mi ha detto che questo tuour operator è stato dichiarato fallito. Chi mi restituisce l’anticipo versato?

Il giorno 16 luglio 2010 il Tribunale di Mila-no ha dichiarato il fallimento di Viaggi del Ven-taglio. Per ottanere il rimborso dell’eventuale anticipo versato, occorre inviare un’apposita domanda al Fondo Nazionale di Garanzia del Consumatore (ai sensi dell’art.100 del Codi-ce del Consumo). La domanda va inviata a mezzo raccomandata A/R alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo - Ufficio per lo sviluppo del turismo e la gestione degli interventi- Servizio IV “Assistenza alla doman-da turistica e Vigilanza”- Via della Ferratella in Laterano n. 51 - 00184 Roma. Ad essa vanno allegati i seguenti documenti: copia di un do-

cumento d’identità di chi fa la domanda di rim-borso; originale del contratto di viaggio; copia della ricevuta del versamento della somma data all’agenzia di viaggio; ogni elemento che pos-sa provare la mancata utilizzazione dei servizi pattuiti. Ad esempio: comunicazione di cancel-lazione del viaggio, comunicazione sospensio-ne attività del tour operator, biglietto aereo del rientro anticipato, eventuali spese sostenute per escursioni non svolte. Se il contratto di viaggio prevedeva anche una polizza assicurativa per eventualità del genere, si può sfruttare anche questa possibilità. Infine, ci si può insinuare al passivo del fallimento: a tal fine, occorrerà ri-volgersi ad un avvocato, e le probabilità di re-cupero del credito non sono elevate, visto che ad avere la precedenza sono i dipendenti della ditta fallita e l’erario. Gli altri creditori verranno pagati soltanto dopo, sempre che vi siano anco-ra somme disponibili.

riBera Ospedale

riapre cardiologiaMigliora l’assistenza sanitaria per gli

utenti del distretto sanitario riberese: la divisione di cardiologia, è stata riaperta al pubblico da lunedì 26 luglio.

A 48 ore di distanza il direttore genera-le dell’Asp di Agrigento Salvatore Oliveri in una conferenza stampa ha presentato, a tutte le autorità ed agli operatori dell’in-formazione, il reparto cardiologico che, affidato alla direzione del dottor Pietro Gambino, avrà locali e personale autono-mo.

All’incontro hanno partecipato le au-torità amministrative locali, la deputazio-ne regionale e nazionale ed il personale medico e infermieristico del nosocomio. La divisione, che affiancherà il reparto di medicina, potrà contare su sei posti letto

ordinari con l’aggiunta di due postazioni per il Day Hospital.

La riapertura del reparto rappresen-ta una vittoria degli utenti che nei mesi scorsi sono stati protagonisti di numerose proteste verso l’assessore alla Sanità Mas-simo Russo che, nel gennaio scorso ,aveva fatto promesse precise alla popolazione poi non mantenute per l’ospedale riberese fortemente ridimensionato dalla recente riforma sanitaria regionale.

Enzo Minio


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