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L'Amico del Popolo

Date post: 12-Mar-2016
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edizione del 14 dicembre 2008
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N. 40 - 14 Dicembre 2008 Esce il Venerdì - Euro 1,00 Anno 53 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento 7 30° anniversario del RnS Un primato tutto nostro: classifica ItaliaOggi 2008 2 di LdP Educare: una sfida da cogliere 5 3 Enti inutili e carrozzoni di Franco Pullara di Salvatore Pezzino di Raniero Di Nolfo VITA ECCLESIALE SOCIETÁ PROVINCIA CITTA’ Auguri Agrigento Chi era presente nella Basi- lica dell’Immacolata, il giorno della Solennità, ha potuto no- tare (forse lui stesso ne è stato protagonista) una cosa insolita: un lungo e fragoroso applauso ha seguito l’omelia dell’arcive- scovo mons. Montenegro. Un fatto insolito che mi ha fatto andare con la memoria al lun- go e fragoroso applauso che ha suggellato le parole di Giovan- ni Paolo II, quando, nella Valle dei Templi, perorando la causa del popolo siciliano, rivolto ai mafiosi, ha esclamato: «con- vertitevi, un giorno verrà il giu- dizio di Dio». Come le parole del Papa anche quelle di mons. Montenegro rimarranno scol- pite nel cuore degli agrigentini per il messaggio di speranza di cui sono cariche. E perché, forse, gli agrigentini aspetta- vano tali parole. L’Arcivescovo ha parlato di Maria, del cielo, della bellezza ma anche della terra, di noi, della nostra città. «Questa città è la tela affidataci dal Signore perché la tessiamo con i colori della bellezza, che Lui ha affidato a ciascuno di noi… Come Maria, ognuno di noi è una pennellata di colore per questo mondo. Tocca so- prattutto a noi credenti uscire allo scoperto. Non possiamo nasconderci nelle chiese per vivere la fede… Essere cristiani non è solo guardare il cielo, ma essere protagonisti della vita della città. Di essa non siamo sudditi, né spettatori passivi, ma siamo - e dobbiamo volerlo - cittadini consapevoli e attivi». «…Non possiamo – ha conti- nuato - preferire il disinteresse e l’indifferenza… Il richiuderci in esperienze di spiritualità consolatoria è sonnambulismo della coscienza. Una fede che non si fa storia, che non genera vita, non fa luce, non dà sapore, è una fede vuota, è albero che non produce frutto, è rete da pesca che resta vuota». I cuori dei presenti hanno cominciato a battere all’unisono quando ha esclamato: «Agrigento, la nostra città, non possiamo sopportarla, ma amarla, solo così finirà di essere negli ulti- mi posti delle varie classifiche nazionali… Prendiamo consa- pevolezza delle nostre risorse, valorizziamole, potenziamole, vivifichiamole per una città nuova… Agrigento di oggi è lo specchio di ciò che noi siamo. Ma sappiamo bene che possia- mo essere ancora altro, altro di più». «Auguri Agrigento», ha concluso l’arcivescovo. A noi adesso trasformare quell’ap- plauso, lungo e fragoroso, in gesti, parole, azioni e testimo- nianza. Carmelo Petrone Mercoledì 3 dicmebre nella Chiesa Madre di Favara S.E. mons. Montenegro ha ordinato diaconi Antonio Cippolla, della Comunità eccelsiale di Favara e Luca Restivo, della Comunità ecclesiale di Ca- strofilippo. Nell’omelia l’arcivescovo ha sottolineato i servizi propri del diacono: servizio della Parola, della liturgia ed il servizio della ca- rità. Siamo grati al Signore per questo dono che prima di tutto fa ad Antonio e Luca, ma anche alla nostra comunità diocesana. ORIDNAZIONI Antonio e Luca sono diaconi L a vicenda della discarica di Monserrato ripor- ta l’attenzione su come, in questi ultimi anni, ed ancora è viva questa abitudine, sia facile per i nostri amministratori, a tutti i livelli, dal locale al nazionale, svendere il territorio cittadino, provin- ciale, regionale o statale che sia. Molto spesso quelle che a prima vista appaiono come delle situazioni per apportare una boccata di ossigeno in un territorio boccheggiante si rivelano essere la scelta più infelice sotto il punto di vista della salute. Prendiamo il caso di Porto Empedocle, l’impian- to Italcementi, l’ex Montedison, la centrale Enel se da un lato hanno apportato benefici economici, togliendo dalla strada e dando opportunità occu- pazionale a tanta gente, dall’altro qual è il prezzo che si sta pagando in termini di sicurezza ambien- tale, vivibilità e pubblica salute? Contrada Fauma nel territorio di Agrigento, ma vicina a Siculiana, Porto Empedocle e Realmonte tra qualche mese ospiterà un impianto biomasse, ebbene se la scelta può considerarsi a basso impat- to ambientale, dovrebbe bruciare sansa o vegetali che stanno crescendo in Mozambico (della de- sertificazione che deriverà da questa coltivazione intensiva nessuna associazione umanitaria si inte- ressa?) e chi passa dall’ex cantina Zicari può con- statare la pessima aria che si respira, se sorgesse in un ambiente sano non comporterebbe nulla di gra- ve per l’ambiente ma se già l’aria è altamente com- promessa come la mettia- mo? In fin dei conti a pochi chilometri sorgono le ciminiere dell’Italcementi e della centrale Enel e la discarica di Siculiana. Ma sicuramente l’ARPA e l’ente che ha rilasciato l’autorizzazione avranno monitorato per un anno tutta la zona ed i risulta- ti saranno stati sicuramente confortanti. Che sul territorio della provincia vi sia un impianto indu- striale che produca diossina nessuno ne parla, ma si scatena la guerra quando si parla di termovalo- rizzatori o rigassificatore, che in questo scenario è sicuramente l’impianto meno inquinante. Adesso ci spieghino i nostri rappresentanti come e dove è possibile dar vita a strutture recettive e turistiche? Davvero la spartizione di posti di lavoro tra i tanti adepti in cambio di autorizzazioni, conces- sioni e nulla osta vale la lenta agonia di un territo- rio come il nostro? Che si cominci a fare chiarezza sui reali interessi che spingono chi ci amministra a fare certe scelte, che qualcuno, la magistratura, gli ambientalisti, l’ARPA (visto che l’APEA è morta e sepolta) comincino ad attenzionare maggiormen- te l’assalto al nostro territorio, tra dieci anni po- tremmo realmente essere una nuova Gela. SVILUPPO E AMBIENTE continua a pag 5 Politica accattona Riportiamo integralmente il testo dell’omelia che Mons. Monte- negro ha pronunciato in occasione della Solennità dell’Immaco- lata presso la Basilica di San Francesco in Agrigento. « La liturgia di oggi ci spiazza. Noi corriamo tra casa, ufficio, scuola. La televisione e i giornali ci portano in casa un modo di- sastrato, e poi politica, economia, problemi sociali, lo stesso sport è deviato … e veniamo in chiesa e sentiamo parlare di Adamo ed Eva, di Angeli … Quasi fosse un mondo di favole, lontano dalla nostra non facile realtà. Ma chiediamoci: è dav- vero una stonata storiella per bambi- ni questo racconto della bibbia che in realtà ci parla di cielo e di bellezza? Sì, oggi, festa dell’Immacolata è la festa della bellezza, della luce, del cielo e anche della terra. La Chiesa infatti ci presenta la figura di Maria, incarnazione della bellezza, divina e umana. Della piccola e semplice donna di Nazareth, riflesso della bel- lezza di Dio che è “Bellezza di ogni bellezza” . Un antico inno recitava: “Essa è santa nel suo corpo, bella nel suo spirito, pura nei suoi pensieri, sincera nella sua intelligenza, perfetta nei suoi senti- menti, casta, ferma nei suoi propositi, immacolata nel suo cuore, eminente, colma di tutte le virtù” . Noi le cantiamo: “Dell’aurora tu sorgi più bella” . “Vestita di sole, coronata di stelle…” “Mira il tuo popolo bella signora…” Maria è la piena di grazia: è la graziosissima. Mentre ci stupia- mo e restiamo incantati dalla luce che emana da lei, nello stesso tempo la desideriamo. Quella di Maria è una luce che non abba- glia. Se attrae è perché anche noi, come Maria, siamo fatti per la bellezza.In lei il sogno di Dio – quello di volerci santi e immaco- lati dinanzi a lui (belli) - trova piena attuazione (2 lett). In Maria vediamo noi stessi che, sebbene nati nel peccato, nel Battesimo abbiamo ricevuto un seme di vita eterna per cui chiamiamo Dio: «Abbà, Padre»! Dio ha creato gli uomini belli, felici, pieni di vita, ma ... il peccato ha rovinato tutto. Tra noi e Dio si è alzato un muro. Ma un figlio è sempre un figlio e il Padre non vuole per- Montenegro: «Agrigento va amata non sopportata» Pontificale dell’Immacolata APPUNTAMENTO Gli emblemi della Cattedrale Sarà presentato venerdì 19 dicembre, alle ore 17.00, pres- so la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, il libro postumo di mons. Domenico De Gregorio “La Cattedrale di Agrigento e i suoi emblemi” . Il libro, stampato grazie al contributo del Centro Studi Pastore, continie , arricchito da una ampia documentazione fo- tografica, la raccolta di articoli che mons.De Gregorio ha pub- blicato sul nostro settimanale su gli insegnamenti morali de- gli embleami. La presentazione si inserisce nel programma di riapertura della Cattedrale di Agrigento. foto Tornatore “...come agrigentini non possiamo nasconderci dietro l’affermazione: viviamo nel paese di Pirandello. E’ un alibi colpevole.”
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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 40 - 14 Dicembre 2008Esce il Venerdì - Euro 1,00

Anno 53

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

7

30° anniversario del RnS

Un primato tutto nostro: classifica ItaliaOggi 2008

2di LdP

Educare: una sfida

da cogliere

53

Enti inutili e carrozzoni

di Franco Pullara di Salvatore Pezzino di Raniero Di Nolfo

Vita ecclesialesocietÁProVinciacitta’AuguriAgrigento

Chi era presente nella Basi-lica dell’Immacolata, il giorno della Solennità, ha potuto no-tare (forse lui stesso ne è stato protagonista) una cosa insolita: un lungo e fragoroso applauso ha seguito l’omelia dell’arcive-scovo mons. Montenegro. Un fatto insolito che mi ha fatto andare con la memoria al lun-go e fragoroso applauso che ha suggellato le parole di Giovan-ni Paolo II, quando, nella Valle dei Templi, perorando la causa del popolo siciliano, rivolto ai mafiosi, ha esclamato: «con-vertitevi, un giorno verrà il giu-dizio di Dio». Come le parole del Papa anche quelle di mons. Montenegro rimarranno scol-pite nel cuore degli agrigentini per il messaggio di speranza di cui sono cariche. E perché, forse, gli agrigentini aspetta-vano tali parole. L’Arcivescovo ha parlato di Maria, del cielo, della bellezza ma anche della terra, di noi, della nostra città. «Questa città è la tela affidataci dal Signore perché la tessiamo con i colori della bellezza, che Lui ha affidato a ciascuno di noi… Come Maria, ognuno di noi è una pennellata di colore per questo mondo. Tocca so-prattutto a noi credenti uscire allo scoperto. Non possiamo nasconderci nelle chiese per vivere la fede… Essere cristiani non è solo guardare il cielo, ma essere protagonisti della vita della città. Di essa non siamo sudditi, né spettatori passivi, ma siamo - e dobbiamo volerlo - cittadini consapevoli e attivi». «…Non possiamo – ha conti-nuato - preferire il disinteresse e l’indifferenza… Il richiuderci in esperienze di spiritualità consolatoria è sonnambulismo della coscienza. Una fede che non si fa storia, che non genera vita, non fa luce, non dà sapore, è una fede vuota, è albero che non produce frutto, è rete da pesca che resta vuota». I cuori dei presenti hanno cominciato a battere all’unisono quando ha esclamato: «Agrigento, la nostra città, non possiamo sopportarla, ma amarla, solo così finirà di essere negli ulti-mi posti delle varie classifiche nazionali… Prendiamo consa-pevolezza delle nostre risorse, valorizziamole, potenziamole, vivifichiamole per una città nuova… Agrigento di oggi è lo specchio di ciò che noi siamo. Ma sappiamo bene che possia-mo essere ancora altro, altro di più». «Auguri Agrigento», ha concluso l’arcivescovo. A noi adesso trasformare quell’ap-plauso, lungo e fragoroso, in gesti, parole, azioni e testimo-nianza.

Carmelo Petrone

Mercoledì 3 dicmebre nella Chiesa Madre di Favara S.E. mons. Montenegro ha ordinato diaconi Antonio Cippolla, della Comunità eccelsiale di Favara e Luca Restivo, della Comunità ecclesiale di Ca-strofilippo. Nell’omelia l’arcivescovo ha sottolineato i servizi propri del diacono: servizio della Parola, della liturgia ed il servizio della ca-rità. Siamo grati al Signore per questo dono che prima di tutto fa ad Antonio e Luca, ma anche alla nostra comunità diocesana.

◆ OridnaziOni

antonio e Luca sono diaconi

La vicenda della discarica di Monserrato ripor-ta l’attenzione su come, in questi ultimi anni,

ed ancora è viva questa abitudine, sia facile per i nostri amministratori, a tutti i livelli, dal locale al nazionale, svendere il territorio cittadino, provin-ciale, regionale o statale che sia.

Molto spesso quelle che a prima vista appaiono come delle situazioni per apportare una boccata di ossigeno in un territorio boccheggiante si rivelano essere la scelta più infelice sotto il punto di vista della salute.

Prendiamo il caso di Porto Empedocle, l’impian-to Italcementi, l’ex Montedison, la centrale Enel se da un lato hanno apportato benefici economici, togliendo dalla strada e dando opportunità occu-pazionale a tanta gente, dall’altro qual è il prezzo che si sta pagando in termini di sicurezza ambien-tale, vivibilità e pubblica salute?

Contrada Fauma nel territorio di Agrigento, ma vicina a Siculiana, Porto Empedocle e Realmonte tra qualche mese ospiterà un impianto biomasse, ebbene se la scelta può considerarsi a basso impat-to ambientale, dovrebbe bruciare sansa o vegetali che stanno crescendo in Mozambico (della de-sertificazione che deriverà da questa coltivazione intensiva nessuna associazione umanitaria si inte-ressa?) e chi passa dall’ex cantina Zicari può con-statare la pessima aria che si respira, se sorgesse in un ambiente sano non comporterebbe nulla di gra-ve per l’ambiente ma se già l’aria è altamente com-

promessa come la m e t t i a -mo? In fin dei conti a pochi chilometri sorgono le ciminiere dell’Italcementi e della centrale Enel e la discarica di Siculiana. Ma sicuramente l’ARPA e l’ente che ha rilasciato l’autorizzazione avranno monitorato per un anno tutta la zona ed i risulta-ti saranno stati sicuramente confortanti. Che sul territorio della provincia vi sia un impianto indu-striale che produca diossina nessuno ne parla, ma si scatena la guerra quando si parla di termovalo-rizzatori o rigassificatore, che in questo scenario è sicuramente l’impianto meno inquinante. Adesso ci spieghino i nostri rappresentanti come e dove è possibile dar vita a strutture recettive e turistiche?

Davvero la spartizione di posti di lavoro tra i tanti adepti in cambio di autorizzazioni, conces-sioni e nulla osta vale la lenta agonia di un territo-rio come il nostro? Che si cominci a fare chiarezza sui reali interessi che spingono chi ci amministra a fare certe scelte, che qualcuno, la magistratura, gli ambientalisti, l’ARPA (visto che l’APEA è morta e sepolta) comincino ad attenzionare maggiormen-te l’assalto al nostro territorio, tra dieci anni po-tremmo realmente essere una nuova Gela.

sViluPPo e ambiente

continua a pag 5

Politica accattona

Riportiamo integralmente il testo dell’omelia che Mons. Monte-negro ha pronunciato in occasione della Solennità dell’Immaco-lata presso la Basilica di San Francesco in Agrigento.

« La liturgia di oggi ci spiazza. Noi corriamo tra casa, ufficio, scuola. La televisione e i giornali ci portano in casa un modo di-sastrato, e poi politica, economia, problemi sociali, lo stesso sport è deviato … e veniamo in chiesa e sentiamo parlare di Adamo ed Eva, di Angeli … Quasi fosse un mondo di favole, lontano dalla nostra non facile realtà. Ma chiediamoci: è dav-vero una stonata storiella per bambi-ni questo racconto della bibbia che in realtà ci parla di cielo e di bellezza?

Sì, oggi, festa dell’Immacolata è la festa della bellezza, della luce, del cielo e anche della terra. La Chiesa infatti ci presenta la figura di Maria, incarnazione della bellezza, divina e umana. Della piccola e semplice donna di Nazareth, riflesso della bel-lezza di Dio che è “Bellezza di ogni bellezza”. Un antico inno recitava: “Essa è santa nel suo corpo, bella nel suo spirito, pura nei suoi pensieri, sincera nella sua intelligenza, perfetta nei suoi senti-menti, casta, ferma nei suoi propositi, immacolata nel suo cuore, eminente, colma di tutte le virtù”.

Noi le cantiamo: “Dell’aurora tu sorgi più bella”. “Vestita di sole, coronata di stelle…” “Mira il tuo popolo bella signora…”

Maria è la piena di grazia: è la graziosissima. Mentre ci stupia-mo e restiamo incantati dalla luce che emana da lei, nello stesso tempo la desideriamo. Quella di Maria è una luce che non abba-glia. Se attrae è perché anche noi, come Maria, siamo fatti per la bellezza.In lei il sogno di Dio – quello di volerci santi e immaco-lati dinanzi a lui (belli) - trova piena attuazione (2 lett). In Maria vediamo noi stessi che, sebbene nati nel peccato, nel Battesimo abbiamo ricevuto un seme di vita eterna per cui chiamiamo Dio: «Abbà, Padre»! Dio ha creato gli uomini belli, felici, pieni di vita, ma ... il peccato ha rovinato tutto. Tra noi e Dio si è alzato un muro. Ma un figlio è sempre un figlio e il Padre non vuole per-

montenegro: «agrigento

va amata non sopportata»

Pontificale dell’immacolata

◆ appuntamentO

Gli emblemi della Cattedrale

Sarà presentato venerdì 19 dicembre, alle ore 17.00, pres-so la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, il libro postumo di mons. Domenico De Gregorio “La Cattedrale di Agrigento e i suoi emblemi”.

Il libro, stampato grazie al contributo del Centro Studi Pastore, continie , arricchito da una ampia documentazione fo-tografica, la raccolta di articoli che mons.De Gregorio ha pub-blicato sul nostro settimanale su gli insegnamenti morali de-gli embleami. La presentazione si inserisce nel programma di riapertura della Cattedrale di Agrigento.

foto Tornatore

“...come agrigentini

non possiamo nasconderci dietro l’affermazione:

viviamo nel paese di Pirandello. E’ un alibi colpevole.”

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008Città

palazzo di cittÁ presentato il Natale edizione 2008

Presepi, novene, concerti. Le tradizioni natalizie torneranno ad “accendere” il cen-tro storico ed i quartieri satellite. Lo hanno annunciato il sindaco Zambuto ed alcuni assessori della sua giunta. Si chiama “Natale in città 2008” il calendario di iniziative pa-trocinate dal Comune in collaborazione di artisti, gruppi musicali, artigiani ed altri. La novità più sperimentale, consiste nel prese-pe vivente che grazie al coinvolgimento della popolazione avrà luogo nell’antica frazione di Montaperto. Altro evento di aggregazio-ne sarà il concerto della notte di Capodanno in programma in piazza Stazione. «É nostro obiettivo - dichiara Zambuto - creare un turismo itinerante, offrendo momenti di at-trazione all’agrigentino e al visitatore. Con i commercianti - prosegue il sindaco - stiamo portando avanti il progetto della trasforma-zione di via Atenea in centro commerciale naturale, offrendo agli utenti il collegamento WI-FI».

associazioNismo Un concorso fotografico canino

“Il tuo scatto per la Natura, l’Uomo e gli Animali”: è così che l’Associazione Animali-sta ARONNE onlus vuole dare un’impron-ta particolare a questo Natale. Quest’anno i volontari hanno pensato di coinvolgere i tanti giovani amatori della fotografia del-l’agrigentino con una Rassegna Fotografica volta a cogliere il meraviglioso ma talvolta controverso rapporto dell’ uomo con la na-tura e gli animali. Il 28 dicembre presso il Palacongressi di Agrigento si terrà la sesta edizione di “Un Natale anche per loro” ad ingresso gratuito, al termine della serata, ol-tre alla consueta estrazione dei premi della lotteria di beneficenza, si passerà alla pre-miazione delle tre fotografie più significative, scelte da una giuria di fotografi professionisti della nostra città. Le iscrizioni alla Rassegna dovranno pervenire, obbligatoriamente, via e-mail all’indirizzo di posta elettronica del-l’Associazione Animalista ARONNEonlus: [email protected], con oggetto “CONCORSO FOTOGRAFICO” entro e non oltre il 18 dicembre; mentre, i giovani fotografi dovranno consegnare le tre foto-grafie al Teatro della Posta Vecchia entro e non oltre il 23 dicembre; per qualsiasi altra informazione, i partecipanti potranno chia-mare uno di questi numeri: 320.8343131, 333.6442476, 349.8111610.

ceNtro storico No alla via di fuga

Parere negativo da parte della soprinten-denza ai beni culturali di Agrigento al pro-getto relativo una via di fuga dalla piazza don Minzoni. La notizia è arriva per mezzo lette-ra nel corso del tavolo tecnico tenutosi pres-so la protezione civile a cui la sovrintendenza non ha partecipato. All’incontro erano pre-senti oltre i rappresentanti della Protezione civile, anche quelli del comune di Agrigen-to e dell’arcidiocesi dai quali si è elevato un grido unanime: «discutere tutti insieme per cercare di trovare un’alternativa ed una solu-zione che vada bene a tutti». Tra i motivi che fanno dire “no” al progetto tecnico da parte della Soprintendenza ci sarebbe l’assenza di percorsi storicizzati, con questo parere nega-tivo si arresta qualsiasi progetto relativo alla “via di fuga” anche se la situazione sarà posta all’attenzione del Ministro ai beni culturali.

In Breve

la Settimana di Eugenio Cairone

Un primato tutto nostro e meritato

qUalitÁ della vita Agrigento ultima nella classifica di ItaliaOggi

ALIBI COLPEVOLENo, di classifiche non voglio parlare affatto. Perché siamo davvero stanchi di essere visti sempre alla

stessa maniera, sempre ultimi che sia o non sia vero poco im-porta.

Un cenno, però, non si può evitare di farlo dopo aver ascol-tato l’omelia del nostro Arcivescovo nel giorno dell’Immaco-lata.Immagino che il sindaco Marco Zambuto, fosse piena-mente d’accordo con Don Franco quando ha affermato che “Agrigento va amata e non sopportata perché solo cosi si pos-sono risalire le classifiche”.

C’è un passo dell’omelia che non si può non riprendere: “Non possiamo preferire il disinteresse e l’indifferenza, né vale come scusa il dire: io non posso farci niente o c’è niente da fare.E come agrigentini, non possiamo nasconderci dietro l’af-fermazione: viviamo nel paese di Pirandello. E’ un alibi colpe-vole. Il disinteresse o la rassegnazione sono atteggiamenti pe-ricolosi perché sporcano e distruggono la vita della comunità

e rendono difficile la costruzione di una città e di una convi-venza a misura d’uomo”.

L’Arcivescovo, ha dimostrato di conoscere già abbastanza Agrigento e gli agrigentini e il loro modo di pensare e di ope-rare. Incapaci, soprattutto, di reagire. “Questa città – ha detto monsignor Montenegro - può essere diversa ma solo se noi cambiamo atteggiamento”.

CHE MERAVIGLIAEleonora Giorgi, interprete principale con Remo Girone del-

lo spettacolo in cartellone al Pirandello la settimana scorsa, arri-vando in conferenza stampa tenuta nel foyer del teatro, appena varcato il portone del municipio, è rimasta sorpresa dalla bellezza del sito. ”Che meraviglia – ha esclamato – mi avete portato in un posto che non ha eguali”.

Peccato, però, che nessuna classifica ci riconoscerà di possede-re simili tesori.

lettera - esposto alla ProcuraComitato agrigentoviva Presentati risultati raccolta firme

Sono stati presentati, presso i locali adia-centi alla Libreria “Capalunga”di Via Atenea, durante una conferenza stampa tenuta dal Comitato Civico “Agrigento Viva”i risultati della raccolta firme contro la privatizzazio-ne delle risorse idriche. Le firme sono state

raccolte in diversi punti nevralgici della cit-tà, quali Via Atenea, il Viale della Vittoria, le scuole superiori, i mercati popolari.

Queste firme, nel corso della prossima settimana, verranno consegnate brevi manu da una delegazione del Comitato al prefet-

to dott. Umberto Posti-glione ed al procuratore capo della Repubblica dott. Renato Di Natale. Inoltre, tramite una lette-ra-esposto, sarà richiesta ufficialmente al Procu-ratore l’istituzione di un pool di magistrati che si occupi principalmente della mala gestione delle risorse idriche nel terri-torio agrigentino, al fine di individuare precise responsabilità civili e pe-nali degli enti gestori. La popolazione si è dimo-strata sensibile e attenta nei confronti dei gravi problemi causati dal-

la cronica carenza d’acqua nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro. Da parte della gente non sono mancate segnalazioni relative ad altre problematiche urbane, che il Comita-to si riserva di esaminare attivamente nelle prossime settimane. Il Comitato ha reso noto altresì di aver aderito ufficialmente al Movimento Nazionale per l’acqua, che lo scorso 21 novembre, a Roma, ha organizza-to il Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Da segnalare anche il documen-to programmatico che molti Sindaci della provincia di Agrigento hanno sottoscritto all’unanimità il 4 dicembre scorso (a Burgio) contro la privatizzazione del servizio idrico. I Primi Cittadini si sono impegnati a soste-nere tutte le iniziative promosse a livello na-zionale e locale per modificare la legislazione vigente in modo da ripristinare la gestione pubblica dell’acqua. L’ elemento più eclatan-te è costituito dal fatto che è stato rivolto alla provincia Regionale un forte appello affinchè sia indetto un referendum volto a chiama-re tutta la popolazione a pronunziarsi sulla contestata privatizzazione.

M.P.la voglia di Natale

Giorni frenetici quelli che in questi giorni stiamo vievendo, anche se inpen-sieriti dalla crisi, non ci lasciamo prendere dal cat-tivo umore. Tante le par-rocchie che si apprestano ad offrire ai loro fedeli, e non solo, delle iniziative volte a riscoprire lo spi-rito ed il vero significato della venuta del bambino Gesù. Novene, tombolate di beneficenza, presepi viventi, raccolta di generi alimentari e giocattoli per bambini poveri, tutti uniti dalla voglia e dal desiderio di essere felici ma soprat-tutto di regalare a tutti un Natale davvero sereno.

sale

scendele strade cittadine

Questi primi giorni di dicembre ci hanno regalato le tanto richieste e sperate piogge ma ahinoi le strade cittadine, ma anche quelle provinciali e statali, ci fanno pentire di averle tanto desi-derate. Laghi artificiali! Ecco in cosa si trasformano le maggiori arterie della città. Arrivare da San Leone in centro è un avventura; si ci trasforma in novelli bar-caioli con la differenza che sono le automobili le nuove imbarcazioni. Per non par-lare della brutta vita dei pedoni, uscire indenni da un acquazzone mentre si cammina sui marciapiedi è un impresa.

Lo scorso anno nello stesso periodo aveva-mo commentato la classifica del quotidiano

ItaliaOggi sulla qualità della vita nelle città ca-poluogo di provincia che ci poneva al 98° posto, quest’anno dobbiamo proprio essere fieri di noi, siamo scesi al 103° posto, complimenti!

Non potevamo proprio fare meglio e poi il prossimo anno, per fortuna, più in basso di così non possiamo scendere, abbiamo già toccato il fondo classifica!

Ce lo meritiamo tutto questo ultimo posto, è proprio tutto nostro!

Perché? perché in più di mezzo secolo i proble-mi sono sempre gli stessi, le emergenze non sono più degne di essere chiamate così ma fanno parte del nostro DNA, saremmo mai gli stessi se aves-simo l’acqua dai rubinetti, come nel resto d’Italia, tutti i giorni? Saremmo gli stessi se avessimo una classe politica che non pensa ai propri interessi ma al bene della comunità che l’ha messa in quel posto di “prestigio”? Quello che ItaliaOggi ha fon-damentalmente evidenziato è la sconfitta, non solo della classe politica che ci amministra, che dovrebbe fare i nostri interessi, risolvere i nostri problemi, ma anche, e soprattutto, di noi citta-dini, che non siamo capaci di alzare la testa, che siamo buoni a lamentarci davanti alle telecamere, ai giornalisti, ma con il politico di turno siamo remissivi, in attesa che scenda dal cielo la manna tanto attesa. Il sindaco della città capoluogo, Mar-co Zambuto addebita questo posto in classifica alla carenza anzi mancanza di infrastrutture. Di-chiara il primo cittadino della città dei templi allo stesso quotidiano: «Il territorio provinciale, con i suoi 43 comuni, è estremamente variegato. Ma con una nota in comune: le difficoltà nei collega-menti e le lacune infrastrutturali, che penalizzano tutto il territorio, sia rispetto al resto dell’isola, sia

rispetto al terri-torio nazionale. Manca un col-legamento aero-portuale, quello autostradale è accessibile alme-no dopo un’ora d’auto, quello ferroviario tutto da migliorare», precisa Zambu-to. «Il lavoro è certo il proble-ma per eccellen-za», ammette, «cui è legato quello dell’emigrazione e dello spo-polamento, ma pure l’economia soffre, anche per la concorrenza internazionale: si pensi a specialità come le pesche di Bivona o le arance di Ribera, o l’uva di Canicattì, tutti prodotti che ormai devono fare i conti con una competizione spietata da par-te di Spagna e paesi africani».

La provincia è arrivata 87ª per l’ambiente, 97ª per i servizi, 98ª per il tempo libero. Zambuto si sofferma infine sui costi e sull’impegno per una maggiore efficienza della pubblica amministra-zione: «Nel comune di Agrigento, abbiamo attua-to una politica di riduzione delle spese eliminando le consulenze inutili e tagliando le indennità del sindaco e della giunta del 30%». Ed eccoci al so-lito refrain, diminuzione indennità degli assessori, alcuni dei quali percepiscono anche lo stipendio da impiegati statali, ma manca il richiamo alla si-tuazione difficile delle casse comunali, quello lo aggiungiamo noi…

Il presidente della provincia Eugenio D’Orsi in-vece, secondo quanto rilasciato ad un quotidiano

locale, non crede molto nella attendibilità di que-ste classifiche: «anche in questo caso il dato che emerge, secondo me, non rispecchia in pieno la situazione reale, almeno per quanto riguarda al-cuni parametri. Esiste infatti parecchio sommerso che, qualora emergesse, collocherebbe la pro-vincia in una posizione diversa Con questo non voglio dire che le cose vanno bene. Il problema a mio avviso – continua D’Orsi – è soprattutto culturale. Bisogna avere un approccio diverso con gli enti pubblici i quali non devono fare clientela o costruire precariato, ma lavorare concretamen-te affinchè i giovani prima possano studiare e poi trovare un’occupazione stabile e definitiva. Biso-gna costruire infrastrutture e quant’altro serva a dare servizi di elevata efficienza».

Da queste dichiarazioni emergono i problemi di sempre i quali sembra siano stati scoperti, dai nostri politici, in questi giorni, lasciamo a voi i commenti ulteriori, anzi inviateceli li pubbliche-remo sul nostro sito internet.

LdP

Mercoledì 10 dicembre pres-so la Basilica dell’Immacolata

GIUSI e GIULIOsi sono uniti in Matrimonio

La Redazione de L’Amico del Popolo di Agrigento si unisce alla gioia e agli auguri dei pa-renti e degli amici

Nozze

Page 3: L'Amico del Popolo

Cultura �L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008

Prima le persone giornata della Pace 2009� Messaggio di Benedetto XVI

Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace

del 1 gennaio 2009 è stato pre-sentato il 12 dicembre dal car-dinale Martino e il vescovo Cre-paldi, presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giusti-zia e della Pace. Il Messaggio di quest’anno, dal titolo “Combat-tere la povertà, costruire la pace”, è tutto interessato a mostrare in ogni suo passaggio come il pro-blema della povertà non sia pri-ma di tutto di ordine economi-co, cioè quantitativo e materiale, ma sia di ordine morale e perfi-no religioso. «Se la povertà fosse solo materiale, le scienze sociali che ci aiutano a misurare i fe-nomeni sulla base di dati di tipo soprattutto quantitativo, sareb-bero sufficienti ad illuminarne le principali caratteristiche», ma così non è, ed è per questo che la soluzione del problema è molto

più complicata e difficile. Capita infatti che ci siano povertà pro-fonde anche nelle società ricche. Sottolineando questo, Benedetto XVI non si riferisce solo alle po-vertà materiali esistenti anche da noi, ma a quelle spirituali: il disagio, la solitudine, l’angoscia, la mancanza di senso pur in mezzo a mille cose possedute, o forse proprio per questo. E questo vuoto, frutto di povertà spirituale, è a sua volta causa di molte povertà materiali dentro e fuori il nostro mondo. Come aveva detto nella Spe Salvi rifa-cendosi a San Bernardo, non si può dissodare il terreno incolto avendo un’anima inselvatichita. Così, anche la questione della povertà, che i marxismi di va-rio conio avevano ricondotto a cause materiali, o “strutturali” come meglio si diceva in gergo, viene liberata dai sociologismi e riportata alla responsabilità morale dell’uomo. Dell’uomo ricco ed anche dell’uomo pove-ro. Non è da trascurare, infatti, il riferimento del Messaggio al fatto che «nelle società co-siddette “povere”, la crescita economica è spesso frenata da impedimenti culturali, che non consentono un adeguato utilizzo delle risorse».

Anche gli altri temi del Messaggio sono affrontati in questa chiave: sono la testa e il cuore dell’uomo all’origine della povertà e non il contra-rio. L’uomo non è un prodotto sociale. Ancorché condizio-nato, è lui a far andare le cose in un certo senso piuttosto che un altro. L’aborto, la crisi alimentare in corso, la crisi finanziaria nascono da scelte e non sono frutto di anonime strutture impersonali. La crisi alimentare, per esempio, «è caratterizzata non tanto da

insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi e quindi da carenza di un assetto di istitu-zioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le necessità e le emergenze».

Di notevole interesse il pas-saggio sulle pandemie, compre-sa l’Aids. Come è noto, su questo c’è una notevole distanza tra la Santa Sede e le agenzie interna-zionali. Anche nel messaggio di quest’anno Benedetto XVI riba-disce che sia all’origine che alla soluzione del problema dell’Ai-ds sta il problema morale della gestione della sessualità. La so-luzione non può venire da stru-menti tecnici, che finiscono per deresponsabilizzare la persona piuttosto che il contrario e che non educano al rispetto della sua dignità.

Le principali proposte del messaggio sono pure impronta-te ad una nuova assunzione di responsabilità, piuttosto che alla mobilitazione di nuove strut-ture. Il messaggio nota come

«politiche marcatamente assi-stenzialiste siano all’origine di molti fallimenti nell’aiuto ai Pae-si poveri», che «va sgomberato il campo dall’illusione che una politica di pura ridistribuzione della ricchezza esistente possa risolvere il problema in maniera definitiva», e infine che «I pro-blemi dello sviluppo, degli aiuti e della cooperazione internazio-nale vengono affrontati talora senza un vero coinvolgimento delle persone, ma come questio-ni tecniche, che si esauriscono nella predisposizione di struttu-re, nella messa a punto di accor-di tariffari, nello stanziamento di anonimi finanziamenti».

Sembra così che Benedetto XVI chieda una vera svolta nel senso del realismo: le persone prima delle strutture, condivi-sione di responsabilità piuttosto che accuse ideologiche, aiuti tecnici ma non solo tecnici, riconduzione sistematica dei problemi alle loro cause umane, ossia morali.

Stefano Fontana

vincenzo restivo Edizioni Avanzato

La Resca Ai nostri affezionati

lettori che, a più riprese hanno potuto godere e meravigliarsi nel leggere dalle colonne del nostro giornale alcune liriche di mons. Vincenzo Restivo,

chiedendosi la ragione di tanta sublimità e ricchezza di idee, alla giovane età di 94 anni, ce ne dà spiegazione, egli stesso nella prefazione di quest’ultima sua pubbli-cazione: «la presente “trilogia” teatrale, segna un mo-mento di evasione, di relax per l’autore, d’altronte im-pegnato nel costante ministero pastorale. È stata infatti, un’efficace strumento di ricreazione e formazione dei giovani di Canicattì, nella occasionale e ripetuta recita nel glorioso Oratorio S. Domenico Savio della Chiesa Madre. Il tutto nello stile del santo dei ragazzi S. Gio-vanni Bosco che diceva: servite il Signore in letizia. Per una nativa risorsa personale e culturale, leggendo le vicende della Storia e le “storielle” del nostro tempo – socio - politico – ecclesiale ne ho colto gli aspetti piacevoli o meno con humor ed ironia per trarne la

divertente antologia che dopo talune esibizioni in cit-tà e fuori, vede oggi la luce in carta ad usum delphini.Nessuna pretesa artistica, nel farraginoso contesto del-la produzione teatrale di alto e discutibile livello, ma l’umile consapevolezza di avere fatto qualcosa di utile per chi avesse il piacere di leggere o ascoltare dal pal-coscenico. Un’ora, un’ora appena di spasso per… “La Resca”, “La fuitina”, “La forza del destino”, atte a ricreare, a riflettere e pazientare, a sperare. Il tuo sorriso mi ripa-gherà della fatica».

A queste sue motivazioni, ci permettiamo di aggiun-gere che non va sottovalutata la preziosità del linguag-gio popolare, così esplosivo e scoppiettante, proprio della nostra gente. Da notare come sia costituito ed impastato da espressioni, proverbi, modi di dire e ri-ferimenti a luoghi e personaggi locali: una vera manna per i ricercatori ed i filologi del futuro, quando il plu-rietnico impasto della popolazione italiana, impegnerà gli studiosi ad una ricerca faticosa della madre lingua siciliana ed italiota.

Piresse

appunti Dal 12 dicembre

presso il Complesso Mo-numentale di S. Spirito di Agrigento sarà possibile visitare la mostra di Piero Zambuto “Forme svelate” rientrante nella rassegna Agrigento in arte - Vetrina di artisti agrigentini.

Martedì 16 dicembre alle ore 20.30 presso il Museo Archeologico Regionale di Agrigento verrà presentato il calendario 2009 al quale seguirà un galà lirico.

Giovedì 18 dicembre alle ore 17.00 presso la Bibliote-ca Museo Luigi Pirandello sarà presentato il libro “Il miracolo di S. Calogero “di Pascal Schembri, la relazio-ne “Ricordi e infanzia nel-l’isola d’amare” di Ubaldo Riccobono.

Venerdì 19 dicembre alle ore 17.00 presso la Bibliote-ca Lucchesiana di Agrigen-to verrà presentato il libro “Signum salutis - La Catte-drale di Agrigento e i suoi emblemi” testo postumo di Domenico De Gregorio.

giusePPina mira Edizioni Bastogi

Soffi di vitaL e

p o e s i e che Giu-seppina

Mira ha messo insieme in questa raccolta ci rimandano al significato originario dell’atto poetico: al poieo greco, che indica un fare, un forgia-re. Nella pronuncia poetica dell’au-trice la parola, volta per volta, tenta di riedificare una realtà, quella del rapporto tra l’uomo e la natura che lo circonda, tra l’uomo e gli altri uo-mini, e soprattutto tra l’uomo e lui stesso. È un’ansia demiurgica quella che muove Giuseppina Mira, che la ispira, che la possiede, e che prende corpo in qualcosa che è subito rico-noscibile, e che sta davanti ai nostri occhi. Qualcosa che di volta in volta viene rinominato dall’innocenza, dal

candore dell’autrice di questi versi, la quale, nel momento stesso in cui dice, fa, agisce, opera sulla propria coscienza e su quella degli altri, sul-la propria e sull’altrui percezione. C’è uno slancio creaturale in queste poesie, il bisogno di un ricongiungi-mento con quanto dall’uomo è stato violentato e cancellato. Giuseppina Mira ha imprigionato nella pagina della sua raccolta di poesie i soffi vitali, i refoli di un’esistenza tutta ri-volta alla bellezza ed all’amore. L’au-trice è come se alitasse sui suoi fogli, rendendoli vivi, palpitanti. Le poesie di Giuseppina Mira sono come mes-saggi che, in un mondo per niente pacificato come il nostro, sono timi-de fiammelle nell’oscurità della notte.

Salvatore Ferlita

Novi

tà e

dito

riali

Gli internauti conoscono YouTube come il più grande archivio mondiale di video e filmati online. Oltre 10 milioni di persone ogni giorno vi si collegano per visualizzare o mettere in rete im-magini di ogni tipo. La sua capacità di penetrazione fra i giovani è talmente elevata che perfino il ministro dell’Istruzione, Maria-stella Gelmini, ha deciso di dedicare uno spazio settimanale al-l’interazione in diretta con gli utenti, seguendo l’esempio di altre personalità - non ultimo l’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi - che nel recente passato hanno affidato le loro parole anche a questo mezzo.

Il portale è uno dei più frequentati in assoluto, a livello globale. Fondato nel febbraio del 2005, si configura come una community di video, ovvero un contenitore di filmati accessibili a tutti. Ogni minuto accoglie 10 ore di nuovi video, 100 milioni sono i files consultati quotidianamente. In Italia è frequentato da oltre 8 mi-lioni di utenti assidui (84 milioni negli Stati Uniti) e si calcola che chiuderà il 2008 registrando ricavi intorno i 200 milioni di euro. L’utente medio è un maschio di età compresa fra i 12 e i 34 anni, che visita YouTube almeno una volta alla settimana e che condivi-de i video soprattutto con amici o colleghi. Il 40% degli internauti che utilizzano abitualmente il portale ha un’età compresa fra i 12 e i 17 anni.

Sul portale si trova di tutto: dalle immagini divertenti a quelle curiose, dalle bravate di bulli in cerca di gloria a quelle “piccanti”, che piacciono ai guardoni. Da qualche tempo YouTube è stato acquisito dal colosso Google, che ha deciso di offrire agli utenti contenuti che non vadano contro il comune senso del pudore. E così i responsabili hanno deciso di mettere al bando le immagini con contenuti erotici, violenti o blasfemi, i video che alludono più o meno esplicitamente all’atto sessuale, i video che si soffermano sui particolari anatomici più intimi, i nudi parziali o totali.

Il nuovo corso, che tende ad accrescere il controllo sul mate-riale messo in rete, conta anche sull’aiuto e sulla responsabilità degli utenti: i contenuti sconvenienti vengono segnati dal divieto ai minorenni e tutti sono invitati a segnalare i filmati meritevoli del “bollino rosso”. Chiunque voglia rendere caricare su YouTube il proprio video deve fornire una serie di informazioni previe sul-le immagini e garantire che si tratta di contenuti visibili da tutti, senza controindicazioni. Se tali informazioni non sono corrette o mascherano in qualche modo la verità dei contenuti, le immagini sono immediatamente rimosse e l’utente che le ha inviate può es-sere escluso dall’accesso al portale.

A fronte di questa decisione illustri esperti di nuove tecnolo-gie hanno lanciato i loro anatemi, affermando che “questa è pura censura”, che in questo modo “si tarpano le ali alla democrazia in rete”, che “la portata rivoluzionaria di YouTube viene soffocata in maniera irreversibile”, e via di questo passo. In realtà non si tratta né di un’onda anomala di puritanesimo, né di un provvedimento censorio motivato da falsi moralismi. Semplicemente, qualcuno si è finalmente reso conto che avere a disposizione uno spazio sul web in cui chiunque può mettere disposizione di tutti un filma-to autoprodotto può portare i più spregiudicati (come è successo ampiamente) ad approfittare della situazione per diffondere con-tenuti che possono intaccare la libertà di fruizione degli altri. Un po’ come quando si lascia il microfono aperto agli interventi del pubblico; se uno lo usa per dire parolacce e insultare, è bene levar-gli la parola.

La decisione di porre qualche limite all’utilizzo di questo stru-mento è sacrosanta e non risponde ad altri imperativi se non a quelli del buon senso, che impone un uso corretto di un mezzo condivis o. Anche in rete, come in qualsiasi altro ambito dell’agire sociale, la libertà di una persona finisce dove comincia quella degli altri e i diritti del singolo hanno un senso soltanto se rispettano quelli altrui. A chi ha visto nella decisione di stringere un po’ il controllo un attacco alla democrazia mediatica, è facile risponde-re che la decisione dei vertici di YouTube va esattamente nella di-rezione opposta: fissando il rispetto di alcune regole di base si può garantire agli utenti il diritto di utilizzare il portale senza doversi imbattere in immagini sconvenienti che non sono state cercate.

Marco Deriu

criteri più restrittivi per il portale dei video

Youtube, era ora

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� L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008Provincia

L’amministrazione comunale di Raffada-li, guidata dal sinda-co Silvio Cuffaro, ha presentato, nel corso di una conferenza stampa, l’iniziativa della “Save Card” che servirà per ottenere degli sgravi sulle tasse comunali.

In particolare, il sindaco Cuffaro e l’assessore al bilancio Gaetano Di Giovanni hanno spiegato come la nuova card, una sorta di tessera-punti, sarà recapitata a breve a tutte le fami-glie raffadalesi. Ad ogni cittadino che si recherà poi nei negozi convenzionati, contestualmente all’emissione dello scontrino, gli verranno caricati sulla sua card, dei punti, equivalenti all’en-tità della spesa effettuata. A fine anno, ogni raffadalese vedrà quindi i suoi punti trasformati in un maxi-sconto da applicare, a scelta del contribuente, su una delle tasse comunali: tarsu, canone idrico o ICI sulla seconda casa. «Non abbiamo fondi da poter destinare a questa voce – ha spiegato il sindaco Silvio Cuffaro – e allora ci stiamo prodigando per trovare soluzioni idonee al problema. Assieme alla “Save Card”, abbiamo anche deciso di destinare il 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi, alle famiglie disagiate (circa 400 a Raffadali) che riceveranno così un aiuto al momento del pagamento delle bollette. Oltre a ciò – ha concluso Cuffaro - fra breve daremo il via ad un progetto per la raccolta differenziata e con l’inaugurazione del nuovo centro comunale di raccolta, ognuno avrà la possibilità di decidere quanto risparmiare sulla tarsu, credo che stiamo facendo il massimo delle nostre possibilità in favore dei nostri concittadini».

Era il 16 novembre 2007 quando si decise di chiudere al traffico il viadotto Rocca Daniele sulla S.S. 640 a segui-to dell’indebolimento di una trave della terza campata tale da inficiar-ne la stabilità statica del manufatto. Per permet-tere agli automobilisti di poter raggiungere

Caltanissetta, ma anche tutto gli altri centri ubicati al di là del via-dotto, si doveva percorrere la S.P.13 per rientrare sulla 640 all’uscita Favara sud. Quello che in tutta questa vicenda lascia senza parole è l’immobilismo e l’immane passaggio burocratico che ha portato, a poco più di un anno, alla riapertura di una delle principali arterie di collegamento della città con l’autostrada Palermo-Catania. Per ri-

portare alla normalità la trave sono occorsi meno di trenta giorni di lavoro, per dare l’avvio ai lavori quasi 11 mesi. Quello che ci lascia ancor di più attoniti è la cerimonia di riapertura, si sono spesi fiumi di inchiostro in comunicati stampa per dare la notizia della riaper-tura e dalla presenza alla cerimonia dell’assessore regionale ai lavori pubblici, con tutto il suo seguito, del prefetto, del sindaco della città e del dirigente provinciale ANAS, ma nessuno di questi personaggi al momento dello stappo dello spumante ha pensato a quanto risultas-se ridicolo, agli occhi di coloro i quali avrebbero visto la scena, tutto quel brindare. Da agrigentini della provincia si ci sente offesi e quasi sbeffeggiati, di cosa si deve essere felici? A cosa brindare? Al solito immobilismo della classe politica? Ad un fantomatico raddoppio della S.S.640 tanto annunciato (doveva essere posta la prima pietra nell’ottobre 2008) ma che tarderà, come tutto nella nostra provincia, a venire realizzato? Brindiamo anche noi nel nostro piccolo, affinchè scene del genere non si verifichino più e che si riesca a comprendere che certe volte a certe sceneggiate si può anche fare a meno.

LdP

Cosa avranno da brindare?

castrofilippo Nascelaproloco

Dopo il circolo San Luigi, nasce la Pro loco. L’atto di fondazione è stato rogato il 5 dicembre scorso e il neo presidente dell’associazione, Antonio Sferraz-za, ha già fatto sapere che si procederà subito con gli incontri con le istituzioni per la programmazio-ne delle collaborazioni per il 2009. A breve si saprà anche la data dell’inaugurazione della sede della Pro loco, sita in via Palermo 19. I locali sono stati mes-si a disposizione da Don Luigi Sferrazza, fondatore del circolo San Luigi nel lontano 1984.

casteltermiNi intimidazioneaVigiliUrbani

Avrebbero bruciato le gomme delle loro auto al fine di intimidirli. É quanto accaduto nel centro montano dove a subire l’atto sono stati il coman-dante ed un agente della Polizia municipale. Si trat-ta di Franco Giuliano e Giuseppe Vasta. «Un vile atto intimidatorio, - ha detto il sindaco Nuccio Sa-pia non appena appresa la notizia - che non ferme-rà l’azione di legalità intrapresa dalla nostra Polizia. Siamo vicini al comandante Giuliano e all’agente Vasta. Esprimiamo loro - conclude - tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio».

ribera sequestratadiscaricaabusiva

La Guardia Forestale ha sequestrato una discarica del tutto abusiva contenente oggetti di varia natu-ra scoperta in contrada Quartolongo, a circa due chilometri dalla cittadina, lungo la strada che dal centro urbano arriva fino al fiume Magazzolo. Sulla vasta area, della superficie di circa 3500 metri qua-dri, sono stati rinvenuti decine di serbatoi in eternit con la presenza di amianto, tegole del tipo ondu-line sempre in eternit, cumuli scaricati da camion di materiale inerte proveniente da demolizioni di abitazioni, materiale in ferro e plastica, carcasse di auto, batterie fuori uso e soprattutto elettrodome-stici, da cucine a frigoriferi, da forni a televisori ed arredi varii. Un dossier, arricchito di fotografie, è stato inviato alla Procura della Repubblica di Sciac-ca.

realmoNteVicendaitalkali

L’assessorato regionale all’Industria ha deciso la svolta nella politica delle dismissioni degli Enti re-gionali e delle relative partecipazioni azionarie. Il 51% dell’Italkali, da 10 anni affidato al commissa-rio straordinario liquidatore, non sarà più venduto ai privati, né sarà messo sul mercato. La strategia è qualla di liquidare l’Ente minerario siciliano e rica-pitalizzare l’Italkali, mantenendo fermo l’attuale as-sesto societario e gestionale.

licataNoseccoall’impiantooffshoreIl Sindaco Angelo Graci ha confermato il secco no della Città alla realizzazione di un impianto off sho-re nel mare antistante le proprie coste. Tale inter-vento non fa che ribadire quanto deliberato dalla Giunta Municipale l’1 settembre 2008, con atto n° 1144, con il quale è stato espresso parere contrario a qualunque ipotesi di realizzazione di impianti eo-lici off shore per la produzione di energia elettrica, nel mare antistante la costa licatese ed al largo dei comuni di Butera e Gela. Questa anche la risposta ufficiale data dal Comune alla richiesta avanzata dall’ENEL Produzione s.p.a. e dalla Moncada Ener-gy Group s.r.l. per la realizzazione di tale impianto, lungo circa 20 chilometri su una superficie di circa 54 km, da ubicare al largo dei comuni di Licata, Bu-tera e Gela.

Brevi provincia

Enti inutili e carrozzoniFiniti i soldi nelle tasche degli

italiani, adesso è il momento del sacrificio da parte della casta.

La politica costa decisamente troppo. E nel rapporto Nord-Sud, quest’ultimo è vincente nell’ec-cessiva presenza di enti inutili che si sovrappongono nei servizi all’utenza. Nell’Isola, ogni provin-cia ha tre Ato rifiuti è si ritarda l’applicazione del provvedimento di riduzione ad una sola presenza delle Società d’ambito.

Peggiore è il quadro nel servizio idrico tagliato in due, con enti che gestiscono le sorgenti e un rag-gruppamento di imprese che ge-stisce la distribuzione interna nelle città. Intanto, non si vogliono la-sciare le poltrone di sottogoverno. Un esempio è il Tre Sorgenti che si oppone allo scioglimento del-l’Ente e ricorre al Tar sulla nomina dell’ingegnere Ignazio Puccio a commissario ad acta. Il consorzio dovrebbe gestire le sorgenti desti-nate all’approvvigionamento dei Comuni di Canicattì, Campobello di Licata, Licata, Palma di Mon-techiaro, Ravanusa, Naro, Grotte e Racalmuto. In realtà le sorgenti dell’Ente coprono circa il venti per cento del fabbisogno e il Tre Sor-genti acquista da altri enti gestori dell’acqua pubblica la restante quota al raggiungimento della for-

nitura idrica. In pratica, il Tre Sorgenti preleva dalle sue sor-genti e approvvigiona i Comuni con 60 litri al secondo a fronte di circa 300 litri al secondo di fabbisogno dell’utenza servita. Al momento, tra l’altro, Cani-cattì, Licata, Naro Campobello di Licata, Ravanusa e Racalmu-to sono passati sotto la gestio-ne di Girgenti acque. La spesa complessiva di gestione annua del consorzio è di 595mila euro, di cui circa 218mila sono desti-nati al presidente e ai sei com-ponenti del consiglio di ammi-nistrazione.

Nel Sud si ricorre al Tar, men-tre nel ricco Nord, dove impera la Lega gli enti inutili sono scompar-si e si progetta di abolire persino le prefetture. «Solo considerando le spese minime del personale e di gestione – sostiene Federico Bricolo, senatore della Lega nord - questi carrozzoni costano oltre 510 milioni di euro all’anno, cioè oltre mille miliardi delle vecchie lire. E a queste vanno aggiunte le spese sostenute dalle ammini-strazioni attraverso voci varie che comunque finiscono per gravare sui contribuenti». Ovviamente, si tratta di un’esagerazione che ri-sponde alla logica del partito del carroccio di eliminare tutto ciò

che rappresenta il potere centrale di Roma. Le prefetture sono utili e specie nel nostro territorio con la sua classe politica sonnolenta e improduttiva. Verrebbe a mancare una sala regia che, nelle occasioni d’emergenza, ha tolto le castagne dal fuoco ai Comuni. Se è un’esa-gerazione abolire le prefetture, diventa una necessità se riferita al Tre Sorgenti, al Voltano, a due Ato su tre, alle province regionali e l’elenco è lungo. Tagliare è una necessità indifferibile per non gra-vare ancora di più sui contribuenti e per una maggiore efficienza nei servizi che avrebbero responsabili individuabili. Se i turni di distri-buzione dell’acqua di allungano di chi è, oggi, la responsabilità? Nella

nostra provincia potrebbe essere del Favara di Burgio, della dissala-ta di Gela, del dissalatore di Porto Empedocle, del Voltano, del Tre Sorgenti, di Girgenti acque e, per-sino, dell’Ato idrico che non riesce ad essere il momento di sintesi dell’intero servizio. I cittadini, dal canto loro, hanno sempre pagato, ma adesso stretti e costretti dalla crisi economica cavalcante, dalla perdita di potere d’acquisto dei nostri redditi e dall’aumento della povertà possono ancora mante-nere in esistenza “carrozzoni” mal gestiti, diretti da manager spesso incapaci e raccomandati, scelti politicamente e non per i meriti? Meglio farne a meno.

Franco Pullara

sErvizio idriCo intEgrato Scontro Girgenti Acque - Tre Sorgenti

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Ho acquistato un’auto usata da un commerciante. Vorrei sapere quanto dura in questi casi la garanzia, e se presenta dei limiti. (A.G. Agrigento).

Il Codice del Consumo prevede che i veicoli usati ven-duti a privati da commercianti abbiano una garanzia di due anni. Con un accordo tra le parti la durata della ga-ranzia si può ridurre ad un anno, ma in nessun caso essa può essere esclusa: ogni patto contrario è nullo. Il vendito-re deve consegnare un bene conforme alla descrizione che ne ha fatto all’acquirente prima della vendita, e deve ga-rantire il rispetto di tale conformità. Pertanto, la garanzia copre tutte le parti del veicolo che non sono esplicitamen

te descritte come difettose. Può essere utile, nell’inte-resse di entrambe le parti, una prova su strada del veico-lo, volta a verificarne le prestazioni. Se viene riscontrato qualche difetto, sarà possibile contestarlo subito, e, se esso non è tale da sconsigliare l’acquisto, potrà essere fatto valere dall’acquirente per ottenere un prezzo più vantag-gioso. il cliente che conosce i difetti dell’auto che acquista non potrà pretendere, ovviamente, alcuna garanzia. Non sono coperti da garanzia i materiali soggetti ad usura ed anche i particolari estetici. L’acquirente ha l’onere di ese-guire regolarmente i tagliandi di manutenzione debita-mente certificati, altrimenti la garanzia decade.

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

Salvatore Pezzino

arriva la save card

s.s. 640� Riaperto il viadotto Rocca Daniele

raffadali Iniziativa del comune Campobello di Licata

La Protezione civile ha finanziato la ristrutturazione della chiesa Gesù e Maria di Campobello di Licata.. Tra gli interventi di manutenzione spic-cano la demolizione della copertura a terrazza per rispristinare l’antico aspetto del tetto, la realizzazione della copertura dei locali annessi, l’eliminazione dell’intonaco esterno per riportare alla luce gli antichi ele-menti in pietra.

foto Tornatore

Page 5: L'Amico del Popolo

Società �L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008

continua dalla prima

Educare: una sfida da cogliere

OpEraziOnE “capO dEi capi”� una riflessione a margine

I recenti fatti di cronaca, accomunati dalla giovane età dei protagonisti, richiamano l’at-

tenzione su un problema che si va sempre più espandendo e che coinvolge diversi segmenti della società: la cosiddetta emergenza educati-va. In particolare, i risultati dell’ultima indagine su un vasto traffico di droga, condotta e coor-dinata brillantemente ad Agrigento da forze dell’ordine e magistratura, segnalano una situa-zione di disagio a rischio devianza che vivono alcuni giovani, evidenziano il pericolo di una criminalità che arruola adepti tra questi sog-getti vulnerabili e mettono in risalto il ruolo di cattiva maestra che in alcuni casi viene svolto dalla televisione.

Si tratta di un fenomeno che trova in una condizione di affanno le primarie agenzie edu-

cative e che dimostra come, accanto al lavoro delle forze di polizia e della magistratura, serve un’azione decisa delle istituzioni in collabora-zione con le famiglie, il mondo della scuola e dell’associazionismo, per un impegno diretto finalizzato alla crescita di responsabilità nei cit-tadini.

Accade ormai da tempo che le istituzioni, ai vari livelli, si ritrovano insieme al mondo della scuola per mettere a confronto le diverse esperienze; per individuare percorsi nuovi e iniziative comuni; per individuare gli interventi da intraprendere per combattere la criminalità ed impedirne la diffusione. Certo la criminalità non si sconfigge con i convegni, servono i fatti. Ma è proprio per questo che oggi è importan-te sollecitare il contributo di tutti i protagonisti

del territorio per dar vita ad un maggiore impegno nel dif-fondere e rafforzare la cultura della legalità.

Questo vuol dire porsi il problema della qualità del-la vita delle città, del disagio giovanile, delle nuove povertà e dell’emarginazione, del ruo-lo della scuola, dei valori che devono tenere insieme, diver-samente si aprono, alle orga-nizzazioni criminali e mafiose, spazi di supplenza e di inter-vento, insidiosi e perniciosi.

E’ necessario, allora, per ogni comunità avere a fonda-mento dei valori di riferimen-to condivisi: la scuola, con la collaborazione della famiglia, deve saper educare ai prin-cipi di libertà, responsabilità, solidarietà e giustizia: valori forti e alternativi a quelli della illegalità, della violenza, della criminalità. Valori che devono continuamente essere radicati nelle coscienze civili e morali.

Ai richiami della cultura dell’illegalità (la ragione del più forte, la possibilità di ottenere tutto con i soldi e con la forza) bisogna contrapporre la cul-tura dell’impegno, del lavoro, della solidarietà; la cultura dei

diritti e dei doveri. La criminalità può essere sconfitta. La condi-

zione è quella di riuscire a svolgere, sempre più e meglio, un’attività di prevenzione, di immet-tere e irrobustire nella società anticorpi costitu-tivi da una cultura della legalità; di rafforzare la solidarietà. Si tratta, in definitiva, di estendere l’efficacia delle politiche sociali: in particola-re, all’istruzione e alla formazione, al diritto al lavoro, a tutti quegli interventi tesi a garantire ai cittadini pari opportunità di vita. In questi settori occorre investire risorse, potenziare e qualificare gli interventi. Agire con una mag-giore efficienza in questa direzione significa investire in legalità, sicurezza e solidarietà. Si-gnifica tagliare l’erba sotto i piedi della crimina-lità, impedirne la diffusione; significa isolare le attività malavitose, ridurre il loro spazio vitale e la possibilità di reperire mano d’opera, sostegni e connivenze.

In sostanza per diffondere e consolidare la cultura della legalità e il diritto alla sicurezza ognuno dovrà fare la sua parte: la società civile, la comunità ecclesiale, la politica, tutte le istitu-zioni.

La diversità dei ruoli e delle competenze rap-presenta, in questo caso, non un limite ma una ricchezza, un’occasione preziosa di collabora-zione, che, se saputa utilizzare al meglio, potrà aiutare a perseguire questo obiettivo.

C’è bisogno di costruire un futuro diverso; c’è bisogno di rassicurare piuttosto che intimorire; c’è bisogno di sollecitare impegni di partecipa-zione e di responsabilità. Oggi, educare è una sfida che non si può lasciare cadere nel vuoto e che rimanda necessariamente al bisogno di va-lori, in quanto non può esistere un’educazione neutra. Educare significa, inoltre, aprire il futu-ro, aiutare e accompagnare le nuove generazio-ni ad essere protagoniste del loro tempo.Del resto, è proprio vero che, educare è il più grande segno di speranza.

Salvatore Pezzino

Egregio Direttore,l’intervista fatta dal vostro settimanale al sindaco di Porto Empe-docle, Calogero Firetto, mi spinge a qualche breve considerazione che spero pubblicherete. Il sindaco, per legittimare la scelta di un impianto così altamente impattante, sotto la casa natale di Luigi Pirandello e a ridosso della Valle dei Templi, che condizionerà il futuro non solo di P.Empedocle ma dell’intera provincia, fa rife-rimento alla vocazione industriale di P.Empedocle, sostenendo che quell’area “è stata pensata 50 anni fa come area industriale” e aggiunge, con una domanda retorica che lascia sottintende-re un’unica categorica risposta, “che facciamo, buttiamo tutto a mare, demoliamo tutto”? Ecco a me pare che questa preoccupazione sia assolutamente in-fondata, perché ciò che rimane oggi a P.Empedocle del vecchio so-gno industriale di 50 anni fa sono proprio soltanto macerie (come quelle della Montedison). Tale sogno industriale per P.Empedocle è durato l’espace d’un matin, in quanto si è rivelato subito effimero. Comprensibile comunque 50 anni fa, oggi appare anacronistico e insensato anche alla luce dei guasti ambientali e sanitari che sono sotto gli occhi di tutti e che impone un’altra domanda retorica: “che facciamo trasformiamo la Valle dei Templi in un’altra Gela, Augusta e Priolo”? La riqualificazione delle aree industriali dismesse è un’operazione consueta e conosciutissima come insegna Milano che 50 anni fa era il cuore pulsante dell’industria italiana e che oggi ha riqualifi-cato tutte le aree industriali dismesse. E’ ovvio che in una situazione complessa, qual è la nostra, resta l’obbligo di mantenere i posti di lavoro legati all’industria già esi-stente ma, per convertire la centrale dell’Enel a gas, non c’è bisogno del rigassificatore perché il gas arriva già dall’Algeria e la metaniz-zazione, sebbene in ritardo, sta arrivando anche a P.Empedocle. Penso perciò che l’unica strada percorribile è quella della riquali-ficazione; di un’industria manufatturiera leggera e del potenzia-mento di un porto in senso commerciale e turistico, cosa che non sarà più possibile, contrariamente a quanto sostenuto dalla “vul-gata” corrente, con le navi gasiere che entrano ed escono dal porto e con un impianto classificato “a rischio di incidente rilevante” e obiettivo sensibile di terrorismo internazionale.Agrigento con il suo immenso patrimonio archeologico e paesag-gistico riconosciuto nel 1997 dall’Unesco patrimonio dell’umanità non può che essere al centro di tutta la provincia che da ovest ad est sta andando, anche se con fatica, in una certa direzione, vedi golf resort di Sciacca e porto turistico di Licata, e perciò può legit-timamente pretendere che gli interessi di pochi non mortifichino le aspettative dei più. Si facciano finalmente le infrastrutture che davvero servono a questa provincia, come le strade, l’aeroporo e il porto. Si assicurino i servizi essenziali e si lasci perdere il rigassifi-catore che non ci serve, giacché la Sicilia esporta la maggior parte dell’energia che produce, così come il gas che arriva dall’Algeria e dalla Libia. Le scelte sbagliate ma comprensibili per l’epoca in cui sono state fatte, 50 anni fa appunto, non possono legittimare né diventare l’alibi per le scelte insensate di oggi. Sarebbe un atto te-merario di cui dover rendere conto alle nuove generazioni che si vedranno defraudate del loro futuro e che sapranno individuare chi ringraziare, e non saranno pochi, per tale misfatto.

Caterina Busettaconsigliere del Parco Archeologico della Valle dei Templi.

Egregia signora Busetta, la sua lettera riporta all’attenzione quelle che sono le domande inerenti l’utilità o meno di un impianto come quello che Enel si appresta a realizzare a Porto Empedocle. La situazione empedo-clina è la risposta ed il risultato di una politica non amante del proprio territorio, i terreni dell’area ex Montedison sono una feri-ta viva che la località marinara porterà con se e che difficilmente dimenticherà, (il terreno è ancora una bomba chimica). Nessuno è intenzionato a realizzare strutture recettive o puntare sul patri-monio culturale della nostra terra perchè diciamolo francamente il nostro territorio ha una vocazione turistica soltanto sulla carta e gli atti posti in essere da chi ci amministra ne sono la conferma.

derlo. In quel muro Egli ha permesso una crepa: Maria. E a noi, attraverso Maria, arriva oggi l’invito alla bellezza, alla gioia, alla vita anzi alla gioia della vita. C’è tanta gente che oggi sporca il mondo, oggi dalla liturgia riceviamo invece l’invito a ungerlo di bellezza. Maria è la più straordinaria e spettacolare pennellata di colore data da Dio ad un mondo che tende ad essere grigio.

Ungere il mondo di bellezza significa caricarlo di amore. Ma ciò può essere fatto solo da chi ha un cuore grande. Solo da cuori grandi nascono grandi azioni. Bi-sogna amarla e volerla la bellezza: essa porta pace, festa, giustizia, ordine, speranza, rispetto, mette gioia nel cuo-re, porta amore, dà coraggio, gusto per la vita e fa sogna-re il futuro. Essa manca dove è assente la gioia di vivere, dove c’è mediocrità, arrivismo, dove è presente il trionfo dei peggiori, dove si vive in modo vuoto e abitudinario.

Oggi Agrigento si sente in festa. Ciò è significato dalla presenza delle autorità che ringrazio e dalla numerosa presenza di voi fedeli. Anche a voi va la mia gratitudine. Stiamo parlando di bellezza, continuiamo a farlo par-lando della nostra città. Non intendo per bellezza quella legata solo alle antiche linee architettoniche e alle imma-gini stupende offerte dalla natura.

Diceva La Pira: “Le città hanno una vita propria: han-no un loro proprio essere misterioso e profondo: hanno un loro volto: hanno, per così dire, una loro anima ed un loro destino: non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di Dio”. Questa città è la tela affidataci dal Signore perché la tessiamo con i colori della bellezza che Lui ha affidato a ciascuno di noi, visto che, come Maria, ognuno è una pennellata di colore per questo mondo. La città non è un museo ove si accolgo-no le reliquie, anche preziose, del passato; è una luce ed una bellezza destinata ad illuminare le la storia di oggi e dell’avvenire.

Se è così, tocca soprattutto a noi credenti uscire allo scoperto. Non possiamo nasconderci nelle chiese per vivere la fede. La fede va vissuto lungo le strade, dentro le nostre case se vogliamo che non si sbiadisca e diventi insignificante. Essere cristiani non è solo guardare il cie-lo, ma è anche essere protagonisti della vita della città. Di essa non siamo sudditi, né spettatori passivi, ma sia-mo - e dobbiamo volerlo - cittadini consapevoli e attivi. Dobbiamo allontanare la paura - è un alibi colpevole e insostenibile - di sporcarci le mani.

Non possiamo preferire il disinteresse e l’indifferen-za; né vale come scusa il dire: io non posso farci niente o c’è niente da fare. E come agrigentini non possiamo nasconderci dietro l’affermazione: viviamo nel paese di Pirandello. E’ un alibi colpevole. Il disinteresse o la rasse-gnazione sono atteggiamenti pericolosi perché sporcano e distruggono la vita della comunità, sia ecclesiale che civile, e rendono difficile la costruzione di una città e di una convivenza a misura d’uomo. Rinunciare ad essere strumenti di giustizia, di pace, di solidarietà, è rinunciare ad eliminare quelle “strutture di peccato” che impedisco-no di vivere la libertà dei figli di Dio. E’ non amare la cit-tà. Il richiuderci in esperienze di spiritualità consolatoria è sonnambulismo della coscienza. Una fede che non si fa storia, che non genera vita, non fa luce, non dà sapo-re, è una fede vuota, è albero che non produce frutto, è rete da pesca che resta vuota. La fede, insomma, si vive ad occhi aperti e con le maniche sbracciate.. e le scarpe sporche (perché si sta per strada).

Agrigento, la nostra città non possiamo sopportar-la, ma amarla, solo così finirà di essere negli ultimi po-sti delle varie classifiche nazionali. Amiamo la gente di Agrigento -amiamoci perciò -, amiamo la sua storia, la sua tradizione. Viviamo, non malgrado la nostra città, ma grazie alla nostra città. E’ in essa che noi operiamo, costruiamo la nostra vita e il nostro tempo, realizzia-mo relazioni importanti. Dobbiamo dare e mantenere un’anima alla nostra città, per evitare che si avvilisca, e resti senza speranza. Senza bellezza non si realizza la vita. Non imbrattiamo perciò Agrigento, ma ungiamola di bellezza.

Sentiamoci in debito con quanti per consegnarcela hanno pagato prezzi alti, anche la vita stessa. Sentiamo l’orgoglio di essere agrigentini.

Prendiamo consapevolezza delle nostre risorse, valo-rizziamole, potenziamole, vivifichiamole per una città nuova e sempre più bella.

Agrigento di oggi è lo specchio di ciò che noi siamo. Ma sappiamo bene che possiamo essere ancora altro, al-tro di più. Questa città può essere diversa ma solo se noi cambiamo atteggiamento.

E’ la ricerca e la riscoperta della bellezza che fa rina-scere e vivere le città.

Siamo partiti da Maria, dal cielo, dalla bellezza e ab-biamo parlato di noi, della nostra città, e abbiamo con-tinuato a parlare di bellezza. Il poterlo fare non è perché il cielo e la terra, in effetti, non sono due mondi separati? Essi infatti sono due mondi vicini e uniti, si toccano. E’ questa la certezza che ci viene da Betlemme. Dal giorno della nascita del piccolo Gesù il cielo è venuto sulla terra. E Maria li tiene uniti, lei è donna di frontiera in questa terra e insieme porta del cielo.

Contempliamola e sentiremo dentro di noi che il cielo sostiene la terra, e che la bellezza non solo sarà il nostro destino finale, ma essa già può salverà la terra, la nostra terra.Auguri Agrigento!

Francesco MontenegroArcivescovo

L’aumento di altri 40 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, quasi a sfiorare il miliardo, «è lo scandalo del nuovo millen-nio. Ora è chiaro che non sarà più possibile dimezzare la cifra entro il 2015. E dispiace se la crisi finanzia-ria globale diventa un alibi per non raggiungere il risultato. Oltretutto il numero dei poveri assoluti ri-schia di raddoppiare nel prossimo anno se non si prendono inizia-tive concrete». A parlare è Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italia-na, commentando al SIR le stime preliminari del rapporto della Fao, che denuncia la presenza di 963 milioni di persone sottonutrite nel mondo, in aumento rispetto ai 923 milioni del 2007, soprattutto a cau-sa dell’impennata dei prezzi delle materie prime agricole. Secondo l’agenzia Onu la crisi finanziaria ed economica potrebbe far crescere ulteriormente questa cifra.

Vi aspettavate un aumento del genere?

“Purtroppo sì, perché i segnali che ci arrivavano dalle Caritas nel mondo andavano in questa dire-zione. È un dato inquietante che rattrista, rammarica e preoccupa molto, anche per gli sviluppi futuri dovuti alla crisi finanziaria ed eco-nomica globale. Al fenomeno dei prezzi molto alti del cibo purtrop-

po si somma l’effetto della reces-sione globale. Se non si prendono iniziative decise le prospettive per il futuro rischiano di essere ancora più nere”.

Per la Fao servirebbero 30 mi-liardi di dollari l’anno. Possibile che i governi non vogliano fare questo piccolo investimento per il bene di tutti?

“Che non ci siano 30 miliardi di dollari l’anno, in aggiunta ai 100 miliardi di dollari l’anno necessari contro la povertà, sembra assurdo. Solo per il salvataggio dei prin-cipali gruppi bancari americani sono stati messi a disposizione 700 miliardi di dollari. In Europa sono stati stanziati 200 miliardi di dolla-ri come primissima iniziativa. Ora entrambi stanziano altre centinaia di miliardi di dollari per il rilancio delle imprese e dell’economia reale. Se sommiamo tutte queste risorse andiamo a cifre da capogiro. Sem-bra un discorso miope non capire che rilanciare anche la domanda del Sud del mondo può essere ad-dirittura uno strumento utile an-che per il Nord. D’altra parte è un ritornello già pronunciato diverse volte, quindi se non ci hanno mai sentito per diversi anni sarebbe strano che ci possano sentire ades-so. Ma non vorrei essere troppo pessimista”.

Patrizia Caiffa

Oltre 40 mln gli affamatifaO Allarme fame

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� L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008Vita Ecclesiale

Fragranza di ciambelle

A motivare l’entrata in Seminario dei ragazzini – 10/12 anni -, negli anni Trenta, influiva non poco la mancan-za di scuole medie nei paesi. Ma non si poteva neanche prescindere del tutto dall’assenso, anzi, dalla spinta speranzosa di avere un Pre-te nelle famiglie numerose, ove, per la presenza femminile: nonne, zie, sorelle maggiori e principalmente per la mam-ma, un Prete in casa era ritenuto grazia speciale.

Ma, vedi caso, non poche volte inter-venivano circostanze del tutto “profa-ne” a far decidere ora la famiglia, ora lo stesso ragazzo. Interpellato a tal riguardo, il Dott. Rocco Sciascia - nativo di Ravanusa - entrato in Seminario nel 1940, e rimastovi per otto anni, mi risponde candida-mente: “Non frequentavo particolarmente la chiesa, e tantomeno il catechismo. Non ero, certo, privo del timor di Dio. Mia madre era di esempio a tutti in famiglia, pre-gando e facendo pregare. Terminate le elementari, intan-to, si pose il dilemma della scelta: dovevo continuare a studiare o seguire mio padre nei lavori in campagna? In casa, non solo non mancava il necessario, ma ci si poteva permettere qualcosa in più. I tempi, tuttavia, erano tristi. La guerra era alle porte e, in campagna (anche se proprie-tà di famiglia), le braccia per lavorare erano necessarie.

“Mio zio, fratello di mio padre e amico del Parroco, un bel mattino, presomi per mano, mi chiese: ‘Vuoi andare in Seminario, per studiare?’. ‘Cos’è il Seminario?’, doman-dai. ‘Vieni con me. Te lo spiegherà Padre Stuppìa.’ Arri-vati in sacrestia, trovammo l’anziano buon Prete – lo co-noscevo appena – che stava facendo colazione. Una bella tazza fumante di latte e caffè e un vassoietto di ciambelle, ancor più appetitose per la mia ingorda gola di fanciullo, emanavano dal tavolo un fragrore che rendevano irre-quieta la mia ugola. Lo zio mi presentò: ‘Don Michelino, questo è Rocco, figlio di mio fratello. Che ne facciamo?’. Il Prete mi osserva alquanto, mi sorride e non gli sfugge che l’unico vero mio interesse, in quel momento, andava alle ciambelle. Ci fa accomodare, prende una ciambella e me la porge sorridendo: ‘Tieni, mangia.’ Volsi lo sguardo a mio zio. Visto che assentiva, presa la ciambella la di-vorai in pochi bocconi. ‘Tieni, prendine un’altra’, disse il Prete, sempre sorridendo alla mia voracità. Anche questa volta mio zio mi esortò a prenderla. Soddisfatta – più che l’appetito – la mia gola (a quel tempo, le ciambelle erano riservate solo per gli ammalati, e si vedevano raramente), mio zio mi disse: ‘Vedi, se vai in Seminario e mostri buo-na voglia di studiare, lì le ciambelle le potrai mangiare ogni mattina.’”

Chiedo al mio interlocutore: “Sei stato preso proprio per la gola?”.

“Continuare gli studi non mi dispiaceva, e, visto che in paese non era possibile, meglio scegliere dove a cola-zione si potevano gustare le ciambelle. Fu così che, dopo fortunoso viaggio, trasportando: materasso, biancheria, e una sedia, entrai in Seminario ai primi di Ottobre del 1940. La solennità dell’edificio, la vista del grande atrio, i lunghi corridoi, la camerata con una ventina di letti – de-dicata a un Santo dal nome strano, che non riuscivo a pronunziare: San Stanislao Kosta – la Cappella, dove più di duecento ragazzi, dai dieci ai ventitre anni, tutti con la tonaca, andavano parecchie volte al giorno per pregare tutti assieme, non nego che abbiano prodotto in me una specie di turbinìo che mi squinternava dentro.

“Mi abituerò, mi dicevo. Ma dovettero passare mesi. Mi abituai a svegliarmi ogni mattina alle cinque, al suono della campana, ad osservare il silenzio, lungo i corridoi, durante le ore di studio, e anche durante la colazione, il pranzo e la cena, nonché fu giocoforza mangiare anche quello che non era di mio gusto (altro che ciambelle col buco!). Principalmente, imparai a pregare, mandando a memoria tutte le formule che la maggioranza dei “picco-li” come me, già conosceva”.

Chiedo: “Hai incontrato particolare difficoltà nello stu-dio, specie del latino?”.

“Nessuna in particolare. Mi aiutava la facilità di man-dare a memoria quanto leggevo, anche dopo una sola let-tura. Non mi stancavo né durante le lezioni, né nelle ore di studio. Una vera sofferenza, tuttavia, costituì per tutti quegli anni il non potermi appisolare nel pomeriggio. La Regola era inflessibile: a studio, ore 15.30, dopo il pas-seggio, non si dorme. Il trasgressore veniva richiamato e, se recidivo, obbligato a stare in ginocchio al centro del-l’enorme salone seminterrato. Invano supplicavo il Pre-fetto a farmi appoggiare la testa tra le mani, anche solo pochi minuti. Gli proponevo: ‘Mi conceda almeno 15 minuti, e poi mi metto in ginocchio per scontare la pena.’ Inflessibile. Era un adoratore della lettera. Non restava che darmi pizzicotti alle braccia e alle gambe e mordermi la lingua. Trascorreva così oltre mezz’ora, nel tentativo di aprire il libro e scorrere almeno una pagina. La testa diveniva pesante e non potevo fare altro che rafforzare i pizzicotti, finchè si diradava quella specie di nebbia che mi ottundeva il cervello.”

Anni verdi in Seminarioa cura di Stefano PirreraSembra un sogno! Così

iniziò il discorso di rin-graziamento per la decima convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito, che si tiene ogni anno a Ri-mini, il compianto Don Dino Foglio che per oltre un ven-tennio è stato il coordinatore nazionale del nostro movi-mento.

Sembra un sogno, ma inve-ce è realtà: fra pochi giorni il gruppo di Rinnovamento nel-lo Spirito della Parrocchia del-la Divina Provvidenza di Agri-gento festeggerà trenta anni e lo farà dal 13 al 15 Dicembre.

La convocazione avrà come tema centrale “I nostri 30 anni in comunione di preghiera con i fratelli, camminando con il Padre e il Figlio nella potenza dello Spirito Santo”. Saranno tre giorni di grazia, di festa e di preghiera; quest’ultima sarà così incentrata: il sabato “festa col Padre”, la domenica “festa col Figlio” e il lunedì “festa con lo Spirito Santo”.

Saranno presenti Sebastiano Fascetta (membro del comita-to nazionale di servizio) che domenica spezzerà la parola tratta da 1 Pt 4,10-11 “Come buoni amministratori, ciascu-no viva secondo la grazia rice-vuta da Dio. Chi parla lo faccia come con parole di Dio…per-ché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo”; Salvatore Martinez (presidente nazionale del movimento RnS) che il lunedì ci arricchirà con un insegnamento tratto da Lc 4,18-19 “lo Spirito del Signore è sopra di me…”.

Ma come è nata la nostra co-munità? Dall’impegno di due sacerdoti Padre Giuseppe Pel-litteri e Don Ruggiero Baldan che con un gruppo di giovani che già da un anno si riunivano in preghiera ogni venerdì nella Basilica dell’Immacolata, han-no animato per la prima volta un incontro di preghiera nella chiesa della Divina Provviden-za il primo lunedì di Dicembre del 1978. Ma sicuramente è

nata anche dalla volontà dello Spirito Santo che ha soffiato nel cuore di tanti ragazzi che per decenni si sono riuniti ogni lunedì lasciando per un paio di ore ogni attività per dedicarsi esclusivamente a ciò che è piu’ importante: la lode a Dio.

Quanta grazia in questi trent’anni! Vocazioni sacer-dotali e diaconali, cuori che si sono convertiti e vite che sono completamente cambiate; gli occhi che prima piangevano per disperazione o per ango-scia, oggi piangono di gioia perché hanno incontrato Gesù nella loro vita e tutto è cam-biato! Ma ci sono stati anche tanti ostacoli. Ma certi, come San Paolo, che se il Signore è con noi nulla può essere con-tro di noi, tutte le prove e tutti gli ostacoli sono stati supera-ti ed eccoci ancora qui dopo trent’anni a lodare e glorifi-care il nome che è al di sopra di ogni altro nome, piegando le nostre ginocchia davanti a Gesù Cristo che è stato Signo-

re della Nostra giovinezza ed è oggi Signore e Salvatore delle nostre famiglie nate nel suo Amore e nella convinzione che Lui è sempre con noi nelle no-stre case.

A Te sia lode e gloria per sempre Cristo Gesù Signore dell’universo. Amen. Alleluia!

Raniero Di Nolfo

Sembrava un sogno!rinnovamento nella Spirito festeggiati i 30 anni di fondazione

Da Betlemme alla Chiesa di San Pietro gli Scout “portatori di luce”.

Arriva a Sciacca “La Luce della Pace di Betlemme” por-tata dagli esplorato-ri e dalle guide del gruppo scout AGE-SCI Sciacca 2. La fiammella di questa Luce arriva da lon-tano, dalla Chiesa della Natività di Betlemme dove si trova una lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli. La lampada è posizionata sul punto ove si presume si trovasse la man-giatoia di Gesù appena nato. Questa lampada, alimentata dall’olio donato a turno da tutte le nazioni cristiane della terra, vuol significare che Cri-sto, Luce delle genti, continua ad ir-radiare da Betlemme la sua parola di pace nel mondo intero. Dal 1986 al-cuni scout austriaci hanno iniziato la tradizione di accendere nel periodo natalizio la Luce, dalla lampada del-la grotta, per portarla con un aereo

a Linz in Austria. Da qui con la ferrovia viene diffusa in tutta Europa. In Italia ar-riva da Trieste dove alcune organizza-zioni Scout locali la distribuiscono in tutta Italia a mezzo staffetta ferroviaria. Viene portata anche al Papa. In Sicilia quest’anno la staf-fetta che trasporta la fiammella arriverà a Palermo domenica

14 dicembre e qui sarà presa in con-segna da numerosi gruppi scout, tra i quali lo Sciacca 2 che la porterà nella parrocchia di S. Pietro alla Marina in-torno alle 18.00 dove il parroco, don Giuseppe Marciante, celebrerà la San-ta Messa. Dalla chiesa di S. Pietro qua-lunque persona, qualunque gruppo o comunità potrà diffonderla e distri-buirla come segno natalizio di Pace, fratellanza e amicizia. Invitiamo tutti a farsi portatori di Luce e “costrutto-ri di Pace” diffondendo la fiammella a quanta più gente possibile.

Capi Gruppo AGESCI Sciacca 2

arriva la luce della pace

agrigento Centro Missionario Diocesano

mostra mercato per ismaniSarà inaugurata venerdì 12 dicembre, alle

ore 18, alla presenza dell’Arcivescovo Fran-cesco Montenegro, la Mostra mercato di artigianato africano organizzata dal Centro Missionario Diocesano, ormai giunta alla sua 7ª edizione. La mostra, che quest’anno avrà sede nel CRAL del Banco di Sicilia di Agrigento, in Via S. Francesco d’Assisi (tra-versa di Via Atenea), resterà aperta fino alla sera del 24 dicembre.

Com’è ormai noto, scopo principale del-l’iniziativa è quello di promuovere la cultura tanzaniana attraverso la diffusione di manu-fatti locali e raccogliere fondi per sostenere la realtà missionaria di Ismani che la Diocesi di Agrigento porta avanti da oltre un tren-

tennio. Pare che questo che stiamo vivendo sia un periodo di crisi economica e che gli Italiani abbiano optato per una seria riduzio-ne della spesa per i regali natalizi. In questo contesto, l’iniziativa del Centro Missionario Diocesano rappresenta un’occasione per ri-cordare che dall’altra parte del mondo esiste gente per la quale il nostro superfluo rap-presenta l’indispensabile. Perché allora non acquistare i regali proprio alla Mostra? Con una spesa modesta si potrà avere la certezza di fare due cose buone: mentre i nostri cari riceveranno un oggetto di artigianato afri-cano unico ed originale, quanti vivono nella totale indigenza in quella porzione della no-stra Diocesi che si chiama Ismani riceveran-

no, invece, un sostegno economico e la gratificazione per le loro capa-cità artigianali. Quanti visiteranno i locali della Mostra avranno l’oc-casione di incontrare tanti giovani che hanno vissuto l’esperienza della Missione con cui potranno confron-tarsi, potranno visionare dei video che presentano la realtà di Ismani e

conoscere una cultura diversa dalla nostra che può ancora insegnarci qualcosa. Diversi parroci ed animatori di Pastorale giovanile hanno già manifestato il desiderio di accom-pagnare i loro giovani per presentare loro la realtà missionaria della nostra diocesi.

Potrete visitare la mostra nei seguenti giorni e orari: giorno 13 e 14 dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.30; dal 15 al 19 solo pome-riggio dalle 17 alle 20.30; dal 20 al 24 dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.30.

Valerio Landri

Ufficio Liturgico

L’Anno Liturgico è un’opportunità che ritorna. Non è un kronos che scorre inesorabile, ma è un kairos, un tempo di salvezza che viene dato ad ogni cristiano. Esso è l’itinerario di chi si pone in cammino dietro al Signore Gesù per ascoltarlo, cono-scerlo, divenirgli conforme e vivere di Lui. Per aiutare a vivere meglio le celebrazioni l’ufficio liturgico ha pre-parato dei sussidi pastorali che pote-te trovare sul sito della diocesi, nel quale troverete: la veglia di Natale, i cammini di Avvento, uno cshema di adorazione, la visita al presepe, il Te Deum.

Ritiro SpiritualeVenrdì 19 dicembre alle ore 10.00 presso il Seminario Arcivescovile di Agrigento si terrà il consueto ritiro spirituale diocesano rivolto ai dia-coni ed ai presbiteri.

Ufficio CatechisticoLa nostra Chiesa da qualche tempo si è impegnata nel sostegno degli itinerari di tipo catecumenale per i fanciulli ed i ragazzi. Diverse le comunità parrocchiali che stanno tentando l’esperienza. Per avere la possibilità di un coordinamento e di uno scambio di esperienza il diretto-re dell’ufficio catechistico diocesano chiede cortesemente di comunicare il nome della Parrocchi, quanti sono i gruppi che stanno facendo l’espe-rienza ed i catechisti interessati.

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Sciacca Gruppo AGESCI 2

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Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008

a cura di Gino FaragoneIII Domenica di AvventoChi suona ancora il corno per annunciare il vangelo di libertà?

«Rallegratevi,

il Signore

è vicino»

la Parola

C’è nostalgia del Mistero! Si sente il bisogno di credere, di sperare in un’utopia possibile, in un mondo rinnovato, che cammina secondo giustizia e verità. C’è nel cuore di ogni uomo un sogno, quello di un mondo solidale senza guerre, di una giustizia amministrata non secondo le apparenze, ma nella verità dei fatti. Per-ché davanti alle continue e assurde “morti bianche” sul lavoro si continua a tacere, ad assumere atteggiamenti fatalistici, e non dire aperta-mente che queste sono cau-sate dalla scarsa considera-zione della tutela dei diritti e dell’incolumità dei lavoratori? Perché non dire che si è più interessati al profitto piutto-sto che al rispetto della digni-tà della persona umana? Dio però ascolta il grido d’aiuto

che sale verso di lui e scen-de per riaprire un dialogo con l’uomo, per manifestare i suoi progetti, assai diversi dai nostri, progetti di pace e di amore. Egli ci invita ad uscire dalle nostre sicurezze, a cercarlo nel deserto, dove si comprende ciò che è davve-ro essenziale per l’uomo. Nel deserto abbiamo l’opportuni-tà di ascoltare il desiderio di Dio, l’amarezza che prova nei nostri distacchi totali: «Il mio popolo ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne pie-ne di crepe, che non tratten-gono l’acqua» ( Ger 2,13 ).

Risuonano oggi nella nostra liturgia le voci del Terzo Isaia e del Battista che ridanno fi-ducia ad un mondo che non smette di sperare. Due perso-naggi, due profeti, che leggo-

no la storia nella prospettiva di Dio, che hanno fatto la loro scelta, l’unica possibile, quel-la di stare accanto ai poveri e agli oppressi, prestare loro la voce per riaccendere in loro il desiderio di verità e di giusti-zia. Non temono la reazione del potente di turno, di rom-pere i rapporti diplomatici, sanno perfettamente la sorte loro riservata, la testa taglia-ta, l’emarginazione, eppure coraggiosamente rivelano la falsità e l’ingiustizia. L’impor-tante per il profeta è l’annun-cio, “rendere testimonianza alla luce”, essere un faro nella notte oscura del male. Egli non è attratto dai risultati, non insegue il successo, non bada ai propri interessi, cerca solo di essere fedele al mes-saggio annunciato.

“Lo spirito del Signore Dio è

su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione: mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri, a fa-sciare le piaghe dei cuori spez-zati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore” ( Is 61,1-2 ). E’ la voce calda ed entusiastica del profeta, che annuncia un vero e proprio vangelo, un messaggio di spe-ranza per i malati, gli schiavi, i prigionieri, per tutti i pove-ri. Le stesse parole risuona-no alcuni secoli dopo nella sinagoga di Nazaret, riprese da Gesù, il Figlio di Dio, che commenta con una frase che scandalizza gli ascoltatori di quel sabato: «Oggi si è adem-piuta questa Scrittura che voi avete ascoltato con i vostri orecchi» ( Lc 4, 16-21 ).

«Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» ( Gv 1,26-27 ). E’ la voce e la testimonianza del Battista, di colui che grida nel deserto, che segnala la presenza di Dio nella storia dell’uomo. Noi non lo cono-sciamo, eppure è già presen-te, i nostri occhi non sono in grado di riconoscerlo, ma egli certamente c’è con i suoi innumerevoli doni. L’”anno di grazia” proclamato è già in opera e davvero incalcolabili sono i frutti della sua presen-za.

Se l’abbiamo incontrato, se lo abbiamo riconosciuto, adesso tocca a noi segnalare la presenza di Gesù vivo.

Sambuca di Sicilia Un volume sul culto della Madonna dell’Udienza

Vulgo audentia appellata

Dopo quasi mezzo secolo, ai villafranchesi viene restituita al-l’antico splendore la bella e mo-numentale Chiesa Madre.

Il paese intero ha vissuto inten-samente questo avvenimento sto-rico; grande è stata la commozio-ne quando la Madonna del mirto è entrata nella sua Chiesa, una devozione unanime di tutti i pre-senti che gremivano tutte e tre le navate. Quante lacrime di com-mozione si sono viste scendere dai volti dei fedeli; tutti, a comin-ciare dal parroco, don Giuseppe Catalanotto, hanno vissuto con grande partecipazione e grande fede la lunga liturgia della dedi-cazione presieduta dall’arcivesco-vo mons. Francesco montenegro, e dai vescovi emeriti di Agrigento mons. Luigi Bommarito e mons.

Carmelo Ferraro.Tutto si è svolto

nel miglior modo possibile. Alla ce-lebrazione eucari-stica ed alla riaper-tura della Chiesa Madre non hanno voluto mancare le autorità civili, po-litiche e militari anche dei paesi vicini.

«L’augurio che faccio – ha dichia-rato don Giuseppe Catalanotto – a tutta la comunità è di cogliere questo avvenimento come segno dell’amore paterno di Dio e del-l’amore materno di Maria che non abbandona mai il suo po-polo. Ringrazio tutti coloro – ha

concluso l’arciprete – che hanno fatto delle donazioni per l’acqui-sto dell’arredo, tutti coloro che hanno dedicato del tempo per rendere più accogliente possibile questa Chiesa ed il comitato che con grande impegno ed amore.

La Chiesa Madre di Canicattì si arricchisce di nuove iniziative.

Durante la celebra-zione Eucaristica del 7 Dicembre è stata infatti presentata alla Comuni-tà Parrocchiale l’A.S.D. San Pancrazio (Asso-ciazione Sportiva Dilet-tantistica), e la squadra di calcio a 5 formata da ragazzi dell’A.C.R. under 14.

Il progetto vede come protagonisti, ol-tre i dieci “piccoli atleti” componenti della squadra, anche alcuni Giovani di AC che stanno prestando la loro opera esclusiva-mente per la buona riuscita dell’iniziativa, con la ferma convinzione che la predisposi-zione allo sport e l’entusiasmo mostrato fin da subito dai ragazzi possa essere utilizzato come strumento di aggregazione e mo-mento di fraternità tra i componenti e non solo, ponendo come base e indispensabile

presupposto la vicinan-za all’Azione Cattolica e alla Parrocchia.

La squadra aderirà gia da subito ad un progetto più ampio, che è quello della PGS (Polisportive Giovanili Salesiane), che già ha dimostrato ampia affidabilità di mezzi e di risorse nell’organiz-

zazione di tornei calcistici rivolti ai più e meno giovani, partecipando infatti al tor-neo Provinciale di calcio a 5 in programma nei prossimi mesi.

L’iniziativa, partita in sordina, si prefigge come obiettivo primario la diffusione di uno spirito sportivo sano e consapevole nei ragazzi che parteciperanno, garantendone loro lo sviluppo all’interno di una Comu-nità Parrocchiale attenta ai bisogni dei gio-vani, senza mai distogliere lo sguardo dal Cristo, unico vero obiettivo e traguardo.

Antonio Piombino

Riperta la chiesa madreCanicattì - ASD San Pancrazio

Agenda dell’Arcivescovo

SAbAto 13 Dicembre

11.00 Agrigento - Chiesa Santa Lucia Incontra la comunità e celebra la S.Messa

18.30 Sciacca - Chiesa San Pietro Incontra la comunità eccelsiale e celebra la S.Messa

DomenicA 14 Dicembre

18.30 Bivona - Convento Francescano Incontra la Fraternità Francescana

LuneDì 15 Dicembre

16.00 Porto Empedocle - Palazzetto dello Sport Saluta i partecipanti al raduno del Rinnovamento nelle Spirito

16.00 Palma Montechiaro- Chiesa Immacolata Incontra la comunità eccelsiale e celebra la S.Messa

mercoLeDì 17 Dicembre

10.00 Porto Emepdocle Incontra gli alunni delle scuole Vivaldi, Morello e Livatino

GioveDì 18 Dicembre

10.00 Porto Emepdocle - Centrale Enel Celebra la Messa per i lavoratori Enel

VillafRanca Sicula dopo 48 anni

La fede per la Madonna del-l’Udienza di Sambuca di Sicilia si arricchisce di un’altra inte-ressante pubblicazione, frutto di un meticoso lavoro di ricerca svolto da Giuseppe Cacioppo, architetto di professione, stori-co, ricercatore di tradizioni reli-giose e popolari.

Un volume di qualità scien-tifica e con elegante veste tipo-grafica che racchiude la storia antica che lega i sambucesi alla loro Madonna, chiamata, fami-liarmente, Maria dell’Udienza.

L’opera, patrocinata dall’as-sessorato regionale ai Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, porta il ti-tolo “Vulgo Audentia appellata - La devozione per la Madonna

dell’Udienza a Sambuca di Sici-lia nella cultura figurativa sici-liana”.

Giuseppe Cacioppo non è completamente nuovo allo stu-dio del culto di Maria, ha già pubblicato, infatti il testo “Sacro e Profano. Frammenti della Fe-sta di Maria SS. Dell’Udienza a Sambuca”. Con la nuova opera, pone una pietra miliare in uno dei tanti aspetti religiosi e tra-dizionali che stanno alla base della devozione dei fedeli sam-bucesi verso la loro Madonna, nel quadro della storia e della cultura religiosa siciliana.

L’on. Alessandro Pagano nel-la prefazione scrive: «Figura di ieratica grandezza umana e divina, la Vergine dell’Udienza venerata a Sambuca ha ispira-to artigiani e artisti che hanno plasmato con i più diversi ma-teriali – marmo, gesso, terra-cotta, carta - l’effige, il volto, la postura. Maria, porto sicuro in cui approdare, ha significato la realizzazione del progetto divi-no più perfetto dove una donna è elevata alla soglia più alta de-gli onori passando attraverso la sofferenza, il dolore, lo strazio, tappe di croci terrene per mi-gliaia di madri, di figli e di mo-gli».

Certosina la ricerca fatta dal

Cacioppo nelle chiese, tra le fa-miglie e perfino presso la Biblio-teca Apostolica Vaticana, di una corposa serie di stampe antiche che riproducono la Madonna su santini, litografie, incisioni cal-cografiche. Un capitolo del libro è invece dedicato alle sculture, le più variegate, di proprietà privata di famiglie dell’Isola e realizzate da artisti siciliani.

Di grande valore iconografi-co, e tutt’oggi presenti in molte abitazioni di Sambuca, la mat-tonelle devote policrome, in buona parte frutto dell’oculato lavoro artigianale svolto, nel se-colo scorso, dai maestri maioli-cari di Burgio. Pitture su tavole di legno, tele e ricami di abiti, tavolette dipinte presenti nelle edicole votive, medaglie d’oro, argento, ottone, rame, alluminio che mostrano le immagini del-la Madonna dell’Udienza sono raccolti in un altro capitolo del volume. Ricca è stata la produ-zione di santini, alcuni risalenti all’inizio del secolo scorso. Un plauso disinteressato merita il prof. Franco Alloro per la quali-tà delle immagini fotografiche e per l’attenta riproduzione di og-getti e reperti antichi risalenti tutti al culto della Madonna.

Il lavoro attento di Giuseppe Cacioppo, la sua pubblicazione,

ricca di contenuti, alcuni deci-samente inediti, la bellezza delle foto, alcune in bianco e nero e altre in policromia, la veste ti-pografica elegantissima, si spo-sano con il ricordo della storia della Madonna dell’Udienza, con la trasmissione della sua plurisecolare devozione e della festa religiosa e con la conser-vazione della memoria per le future generazioni. Un contri-buto notevolissimo alla cultura e alla storia dell’Uomo e di Dio.

Enzo Minio

Cromolitogarfia del 1903 con l’immagine di Maria Santissima

Mattonella del 1896 dei Maestri Maiolicari di Burgio

Page 8: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo14 Dicembre 2008

diario multimedi@le“Dagli al Crocifisso,

inerme bersaglio di untorie di scimuniti”

Caro diario,per non dare immeritata amplificazione mediatica ad

episodi e personaggi di rara mediocrità, non volevo com-mentare le recenti bravate ai danni del Crocifisso nelle scuole di Zapatero e in uno dei tanti Tribunali nostrani (an-che se, per quanto riguarda le cosiddette “aule di giustizia”, non riesco proprio a fare a meno di controbattere che mi sembra miliardi di volte più offensiva d’ogni Croce indife-sa e silente, quella frase che insiste a contrabbandare per verità assoluta, comprovata ed indiscutibile la più iniqua e ributtante menzogna aconfessionale smentita, ogni giorno ed ogni minuto, da migliaia di fatti & misfatti d’ordinaria ingiustizia italiota: “la Legge è uguale per tutti”). Tuttavia qualche lettore mi chiede d’intervenire e, doverosamente, lo faccio, ma per interposte persone.

E cioè, anzitutto, Renato Corsini, che, via web, sul “Cor-sera Magazine”, scrive proprio quel che penso. “Il Crocifisso rappresenta la Chiesa cattolica e in generale le Chiese cri-stiane che con diversi distinguo interpretativi sulla parola di Cristo trasmessa dagli apostoli, hanno in comune quell’ immagine sacra. E’ custodita nelle chiese, nelle case pri-vate, oggetto di venerazione, e la vediamo lungo le strade, nelle campagne, nelle città, apparire ovunque, segno che i cristiani non ne possono fare a meno. Lo vogliono vedere. La Croce e il Crocifisso sono la stessa cosa. Senza il Cristo o con il Cristo… Chi non ha incontrato il Crocifisso o la Croce camminando, viaggiando in auto, nelle campagne, al mare, in montagna? E la Madonna e i Santi non sono in mostra alla luce del sole nel tessuto urbano? Si può dire ovunque…

Cristo non condiziona l’essere umano che è libero di accettarlo o di ripudiarlo. La sua immagine esposta non può condizionare la libertà di scelta dell’uomo. Che senso ha dunque bandirlo dalla vita pubblica per l’autorità di un giudice o per l’autorità dello Stato? Se ne ha forse paura? Si ritiene che offenda il pensiero laico, ateo? Che offenda le al-tre religioni monoteiste o di altra e diversa ispirazione? La Croce appesa su una parete di un’aula scolastica pubblica ha questo potere? Si rasenta il ridicolo. Non parla il Croci-fisso, è muto, perché ciò che Cristo doveva dire lo ha detto a chi vuole comprendere e abbia orecchie per intendere”.

E concludo con l’amaro, sciabolante, implacabile ma giustificato sarcasmo d’un Maestro della scrittura, Pierluigi Battista, stavolta sul n. 49 cartaceo del suddetto “Magazine” “La rimozione dei crocefissi dalle pareti delle scuole e degli ospedali ha dato vita a una ammirevole opera di bonifica-zione di tutti quei simboli della prepotenza cristo-occiden-tale che avrebbero potuto offendere crudelmente la sen-sibilità delle sue molteplici vittime. Sono stati accolti con gioia e speranza i tecnici che hanno scalpellato dall’esterno dell’ateneo milanese la sfrontata scritta: Università Cattoli-ca del Sacro Cuore… I pittori che hanno dato una mano di bianco su quel simbolo arrogante della Croce Rossa che un tempo deturpava le fiancate delle nostre ambulanze hanno visto la loro laica opera accompagnata dalla commossa par-tecipazione della popolazione cristo-perseguitata… Ogni bestemmia viene bandita, per non offendere la dignità del porco.

Il 25 dicembre viene celebrato come festa laica e demo-cratica, con relativo divieto di presepi e alberi un tempo chiamati… “di Natale”… Particolare euforia ha provocato la demolizione e, dove non è stato possibile, la copertura di campanili e facciate di quelle che un tempo venivano de-finite chiese e che tanto deturpavano il nostro paesaggio multiculturale… Non sono stati ancora svuotati i cassetti privati dai crocefissi, ma presto verrà attuata una radicale purificazione nelle singole case. Non si può pretendere che tutto venga realizzato… in un amen”.

Che tempi vili, che brutta gente, che squallore, che orro-re, caro diario.

Nuccio Mula

Felici di essere diversi

L’Amico del PopoloSettimanale Cattolico Agrigentino Campagna abbonamenti 2009

Ha sessant’anni e una recentissima ricerca, solennemente presentata

alla Camera qualche giorno fa, certifica che il 50% dei giovani italiani “non ne ha mai neanche sentito parlare”. La Dichia-razione universale dei diritti dell’uomo, adottata all’unanimità dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicem-bre 1948, è un riferimento cruciale. Del resto si presenta “come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costan-temente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegna-mento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto”.

La Dichiarazione insomma è innanzi-tutto consegnata al sistema educativo e ai legislatori: i diritti devono essere co-nosciuti e devono essere implementatati, attuati, nella realtà sociale. È insomma necessario - come era evidente nel 1948 e resta evidente oggi - agire sui diversi e paralleli versanti della conoscenza, del-l’educazione nel senso più completo del termine e dell’iniziativa politica e legisla-tiva.

Festeggiare la dichiarazione, dunque, non è certo una clausola retorica o sem-

plicemente una affer-mazione dovuta e “po-liticamente corretta”: è un impegno a moltepli-ci livelli.

Che non sia un ap-puntamento rituale emerge anche da un altro punto di vista. Se c’è molto da fare per attuare a livello plane-tario i diritti enunciati nei trenta articoli, non mancano le proposte per introdurre nuovi di-ritti, come ad esempio l’aborto, o altri ambigui riferimenti, come si è visto nei giorni scorsi a proposito delle equilibrate dichiarazioni di mons. Cele-stino Migliore su una proposta francese a proposito dell’omosessualità. Su queste frontiere occorre la massima vigilanza, non certo per spirito tradizionalistico, ma proprio in nome della stessa coeren-za del dettato del 1948.

Benedetto XVI il 18 aprile scorso ha rivolta all’Assemblea generale delle Na-zioni Unite un importante discorso: “Il merito della Dichiarazione universale - ha detto - è di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali di convergere attorno ad un

nucleo fondamentale di valori e, quindi, di diritti. Oggi però occorre raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni per rein-terpretare i fondamenti della Dichiara-zione e di comprometterne l’intima unità, così da facilitare un allontanamento dalla protezione della dignità umana per sod-disfare semplici interessi, spesso interessi particolari”. Attuare la Dichiarazione e, dunque, dare ancora risposte di libertà, di giustizia e di democrazia al mondo, che tanto ne ha bisogno, significa anche guardarsi da queste derive e così andare veramente avanti.

Francesco Bonino

60°anniversario �della “Dichiarazione Universale”

raddoppiare �gli �sforzi

La penultima di andata del campionato di calcio di Eccellenza, girone A, è stata caratterizzata da tre derby tra le agrigenti-ne. Al comunale di Favara hanno prevalso i favaresi, che hanno messo sotto una de-ludente Akragas, mai entrata in partita e che ha subito la determinazione e la voglia di vincere dei padroni di casa. I quattro gol messi a segno dalla squadra del tecni-co Lillo Farruggia ci stanno tutti, frutto di buon possesso di palla, grinta e tanta vo-glia di tornare alla vittoria, dopo tre mesi di digiuno. Questa partita al di là del risul-tato potrebbe tornare salutare per tutte e due le compagini. Il Licata, continua la sua ascesa verso la vetta. I giallo blu affidati alla cura di Giovanni Di Somma hanno travolto, con un netto tre a zero, il Ribera, che ha resistito solo un tempo alla superio-rità dei padroni di casa, subito in gol dopo tre minuti nel corso della ripresa. Giusto pareggio tra Kamarat e Gattopardo, che al “Salaci” di Cammarata hanno dato vita ad una bella partita, che ha divertito gli sportivi presenti. Da parte dei ragazzi di Maggio il rammarico di non essere riusciti a trasformare le occasioni da rete, mentre

la Gattopardo si morde le mani per aver fallito un rigore, ben parato dall’estremo

difensore del Kamarat, Pellitteri. Salvatore Sciascia

Panorama Calcistico

risULTaTi �e �CLassiFiCa �CaLCio �DiLeTTanTisTiCo

ECCELLENZA GIR. A ECCELLENZA A PROMOZIONE GIR.A

AGROERICINO - CAMPOBELLO 2-0BAGHERIA - MONREALE 1-0FAVARA - AKRAGAS 4-0FOLGORE - CARINI 2-4KAMARAT - GATT.PALMA 0-0LICATA - RIBERA 3-0MARSALA - MAZARA 2-1PARMONVAL - VILLABATE 0-1

P P

Mazara 1946 28 Sancataldese 34S. Villabate 28 Sc Marsala 32Agroericino 27 Atl. Alcamo 29Licata 27 Valderice 28Marsala A.S.D. 21 Raffadali 28C. Bagheria 21 Canicattì 21Kamarat 21 M.Favignana 19Campobello 18 Campobello 19

PROMOZIONE GIR. AALCAMO - RAFFADALI 0-0BUSETO - PETR.MARSALA 2-0CANICATTI’ - SCIACCA 2-1CIANCIANA - CAMPOBELLO 2-0FAVIGNANA - MARSALA_1912 1-2RACALMUTO - PRO_FAVARA 3-1SANCATALDESE - CASTELLAMMARE 1-0VALDERICE - FULGATORE 3-1

Gattopardo 18 Castellammare 19Carini 17 Cianciana 17Parmonval 17 Fulgatore 16Ribera 16 Racalmuto 15Folgore S. 15 Buseto 13Akragas 13 Sciacca 10Favara 9 Pro Favara 8A. Monreale 7 Petrosino Marsala 3

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