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L'Amico del Popolo

Date post: 13-Mar-2016
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edizione del 23 maggio 2010
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N. 20 del 23 Maggio 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net - contiene I.P. Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento La Valle ad 1 euro per gli agrigentini 2 di U.S. 3 Convegno: Protagonisti del rinnovamento di U.S. CULTURA CITTÁ Legge 194 32 anni dopo “La responsabilità dei gior- nalisti di fronte alla vita umana, specie quella nascente, è grande”. Da questa convinzione del pre- sidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, prende il via, a Roma dal 21 al 23 maggio, la “tre giorni di non rassegnazio- ne” che lo stesso Movimento, il Forum delle associazioni fami- liari e Scienza & Vita promuo- vono in occasione dei 32 anni dalla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (22 maggio 1978). Agli operatori dei media è dedicato il momento di riflessione “Tempo di riforme, e la legge 194? Le responsabi- lità della comunicazione nella difesa anche politica della vita nascente” in programma sabato 22 alla Lumsa. Domenica 23 appuntamento, alle 10, davanti al Senato “per non dimenticare i 5 milioni di bambini mai nati”, e alle 12 in piazza San Pietro per la benedizione del Papa e “per non dimenticare i 120 mila bambini nati grazie ai Centri di aiuto alla vita”. “A 32 anni dalla 194”, secondo Casini, “sembra giunto il momento di cambia- re qualcosa”. Di qui l’invito a “ragionare insieme sulla legge, sui suoi effetti e sulle possibili alternative, ma soprattutto sul- la responsabilità dei giornalisti chiamati a trattare il tema della vita”. L’esperienza maturata nei 330 Centri di aiuto alla vita e delle Case d’accoglienza dice che in molti casi le parole ascoltate da una mamma in difficoltà per una gravidanza difficile o non desiderata, possono salvare una vita. Parole di familiari, medici, amici, istituzioni, ma anche dei mezzi di comunicazione sociale. “Proprio questi ultimi – sostie- ne il presidente Mpv – hanno l’efficacia più importante, per- ché influiscono anche sull’intero ambiente in cui la donna vive” e influenzano “persino il pensiero di politici, legislatori e ammi- nistratori”. Riprendere oggi in mano la legge, fa notare la prof. ssa Sindoni dell’Università di Messina, “potrebbe comportare il rischio di scivolamenti ancora più pericolosi. Per questo occor- re molta vigilanza e soprattutto un impegno di coscientizzazione e sensibilizzazione, con le armi della persuasione e del buon senso, sulla profonda ferita per l’umanità che ogni aborto rap- presenta”. A distanza di 32 anni è bene “disturbare” le coscienze sempre più contrapposte in due visioni della vita: quella fondata sul valore assoluto della persona umana e quella individualisti- ca basata su un presunto diritto della donna a gestire anche la vita indifesa di chi è altro da sé. In questo senso la 194 non pro- muove alcun diritto, al contrario priva il nascituro del diritto più elementare e fondamentale, che consente il godimento di tutti gli altri: il diritto alla vita. Anzi potrebbe, la ricorrenza, mettere in risalto quella parte della leg- ge 194 che prevedeva un’attività di prevenzione dell’aborto e di sostegno e accompagnamento alla donna in un momento così drammatico, di fatto completa- mente disattesa per privilegiare il bisogno medico-chirurgico di eliminare il problema. (C.P.) Ribera: fiaccolata della CGIL per morti sul lavoro 4 di Enzo Minio PROVINCIA 7 Alla riscoperta del Concilio Vaticano II di Alfonso Cacciatore VITA ECCLESIALE PALAZZO DEI FILIPPINI Il fascino della divisa PROVINCIA D’Orsi azzera la Giunta Non una bocciatura poli- tica ma una scelta coraggiosa di rimettersi in gioco. Così Eugenio D’Orsi ha motivato la sua scelta di azzerare la pro- pria squadra amministrativa. Le motivazioni che lo hanno spinto a prendere questa deci- sione derivano dalla mancata rappresentanza di alcuni ambiti territoriali (zone montane, ad esempio) all’interno dell’ex giunta provinciale. Oltre ad azzerare la giunta D’Orsi ha voluto manifestare la sua solidarietà al pres. Lombardo. A pag. 4 È stata inaugurata nei giorni scorsi la mostra intitolata “Il fascino della divisa” , organizzata dalla sezione agrigentina dell’associazione “Unuci” , unitamente alle forze dell’ordine presenti nel territorio Agrigentino. Le più antiche uniformi delle forze dell’ordine sono infatti visitabili al Pa- lazzo dei Filippini, ad Agrigento. a pag.3 AGRIGENTO Zambuto Ter: assegnate le deleghe agli assessori Il 17 maggio è ricorso il secon- do anniversario dell’inizio del mi- nistero episcopa- le nell’Arcidiocesi di Agrigento di mons. Francesco Montenegro. Lo abbiamo incontrato per tracciare con Lui un bilancio di questi due anni di permanenza tra noi. Il 17 maggio è ricorso il secondo an- niversario della sua nomina a vescovo di Agrigento, volendo tracciare il percorso di questi due anni quali per Lei le tappe più significative? Tra le date più significative sicuramente l’Anno dell’ascolto. Questo mettersi a guarda- re alla propria vita passata in una proiezione futura; credo che questa scelta di riflessione e di ascolto sia stato apprezzato dalla gente. Mo- menti forti sono state anche le assemblee che abbiamo vissuto insieme ed avere tracciato quelli che devono essere i binari su cui cammi- nare nel futuro: la comunione, la missione e la formazione. Il primo anno, come lei già ricordava, è stato caratterizzato dall’“Ascolto” , culmina- to nell’Assemblea (di Villaseta) e nella con- segna alla diocesi delle linee guida (comu- nione, missione e formazione) per il piano pastorale 2009-10. Quanto è stato recepito? Credo che ancora sia presto per poter dire cosa sia stato e cosa non sia stato recepito, LdP continua a pag 6 Mons. Montenegro: «questa terrà l’ho amata e continuo ad amarla» “Tutti con te!” . È il coro unanime con cui oltre 200 mila persone si sono strette attorno a Benedetto XVI dopo mesi di polemiche per lo scandalo della pedofilia domenica 16 maggio. Un calore, quello salito da Piazza San Pietro nella giornata di solidarietà, che papa Ratzinger ha ac- colto con emozione e gratitudine. «Qui vediamo presente tutta l’Italia!», ha detto alla folla. «Grazie per la vostra presenza e fiducia». «L’Italia vuol bene al Papa», ha com- mentato con soddisfazione il card. An- gelo Bagnasco che ha guidato un mo- mento di preghiera. La manifestazione, ha detto Bagnasco, più che un no contro gli attacchi diretti al Papa, rappresenta «un modo di dire sì al Pontefice e al suo amore che ha per la Chiesa e per l’Italia, per la Chiesa nel mondo e l’umanità in- tera». Un sì che si è trasformato in un grande boato quando il Papa si è final- mente affacciato dalla finestra del suo studio. «Grazie»: ha esordito Benedetto XVI nel suo intervento per salutare i duecentomila fedeli convenuti in piazza San Pietro, in risposta all’invito del Cnal (Consulta nazionale delle aggregazioni laicali), per esprimere sostegno e affet- to al Papa. Piazza San Pietro, piazza Pio XII e via della Conciliazione, stracolme di persone, sono state anche colorate da bandiere, cappellini, striscioni e pallon- cini delle diverse associazioni, gruppi e movimenti che hanno aderito all’iniziati- va. «Il vero nemico da temere e da com- battere – ha avvertito Benedetto XVI - è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri del- la Chiesa». Di qui l’invito a «guardarci» dalle seduzioni del mondo. «Dobbiamo temere il peccato – ha sostenuto il Papa - e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio. E’ quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido im- pegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo». «E’ quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti – ha continuato: servire Dio e l’uomo nel nome di Cristo. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza». «Tutti con Te» Foto Palamenghi Venerdì 14 maggio presso il Palazzo dei Filippini, il Sindaco ha convocato la stampa per comunicare le deleghe assegnate agli as- sessori dopo il rimpasto. Il Zambuto ter entra così nel pieno delle sue funzioni. a pag.2 I nostri abbonati trove- ranno allegato al giornale, l’undicesimo poster (foto Angelo Pitrone) dell’inizia- tiva Agrigento terramia. La scheda a pag. 8 AGRIGENTO TERRAMIA BENEDETTO XVI: «Il peccato è il nemico da combattere» INTERVISTA
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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 20 del 23 Maggio 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net - contiene I.P.

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

La Valle ad 1 euro per gli agrigentini

2di U.S. 3

Convegno: Protagonisti del rinnovamento

di U.S.

CulturaCittÁLegge 194 32 anni dopo

“La responsabilità dei gior-nalisti di fronte alla vita umana, specie quella nascente, è grande”. Da questa convinzione del pre-sidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, prende il via, a Roma dal 21 al 23 maggio, la “tre giorni di non rassegnazio-ne” che lo stesso Movimento, il Forum delle associazioni fami-liari e Scienza & Vita promuo-vono in occasione dei 32 anni dalla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (22 maggio 1978). Agli operatori dei media è dedicato il momento di riflessione “Tempo di riforme, e la legge 194? Le responsabi-lità della comunicazione nella difesa anche politica della vita nascente” in programma sabato 22 alla Lumsa. Domenica 23 appuntamento, alle 10, davanti al Senato “per non dimenticare i 5 milioni di bambini mai nati”, e alle 12 in piazza San Pietro per la benedizione del Papa e “per non dimenticare i 120 mila bambini nati grazie ai Centri di aiuto alla vita”. “A 32 anni dalla 194”, secondo Casini, “sembra giunto il momento di cambia-re qualcosa”. Di qui l’invito a “ragionare insieme sulla legge, sui suoi effetti e sulle possibili alternative, ma soprattutto sul-la responsabilità dei giornalisti chiamati a trattare il tema della vita”. L’esperienza maturata nei 330 Centri di aiuto alla vita e delle Case d’accoglienza dice che in molti casi le parole ascoltate da una mamma in difficoltà per una gravidanza difficile o non desiderata, possono salvare una vita. Parole di familiari, medici, amici, istituzioni, ma anche dei mezzi di comunicazione sociale. “Proprio questi ultimi – sostie-ne il presidente Mpv – hanno l’efficacia più importante, per-ché influiscono anche sull’intero ambiente in cui la donna vive” e influenzano “persino il pensiero di politici, legislatori e ammi-nistratori”. Riprendere oggi in mano la legge, fa notare la prof.ssa Sindoni dell’Università di Messina, “potrebbe comportare il rischio di scivolamenti ancora più pericolosi. Per questo occor-re molta vigilanza e soprattutto un impegno di coscientizzazione e sensibilizzazione, con le armi della persuasione e del buon senso, sulla profonda ferita per l’umanità che ogni aborto rap-presenta”.

A distanza di 32 anni è bene “disturbare” le coscienze sempre più contrapposte in due visioni della vita: quella fondata sul valore assoluto della persona umana e quella individualisti-ca basata su un presunto diritto della donna a gestire anche la vita indifesa di chi è altro da sé. In questo senso la 194 non pro-muove alcun diritto, al contrario priva il nascituro del diritto più elementare e fondamentale, che consente il godimento di tutti gli altri: il diritto alla vita. Anzi potrebbe, la ricorrenza, mettere in risalto quella parte della leg-ge 194 che prevedeva un’attività di prevenzione dell’aborto e di sostegno e accompagnamento alla donna in un momento così drammatico, di fatto completa-mente disattesa per privilegiare il bisogno medico-chirurgico di eliminare il problema. (C.P.)

Ribera: fiaccolata della CGIL per morti sul

lavoro

4di Enzo Minio

provinCia

7

Alla riscoperta del Concilio Vaticano II

di Alfonso Cacciatore

vita eCClesiale

◆ Palazzo dei filiPPiniil fascino della divisa

◆ Provinciad’orsi azzera la Giunta

Non una bocciatura poli-tica ma una scelta coraggiosa di rimettersi in gioco. Così Eugenio D’Orsi ha motivato la sua scelta di azzerare la pro-pria squadra amministrativa. Le motivazioni che lo hanno spinto a prendere questa deci-sione derivano dalla mancata

rappresentanza di alcuni ambiti territoriali (zone montane, ad esempio) all’interno dell’ex giunta provinciale. Oltre ad azzerare la giunta D’Orsi ha

voluto manifestare la sua solidarietà al pres. Lombardo.

A pag. 4

È stata inaugurata nei giorni scorsi la mostra intitolata “Il fascino della divisa”, organizzata dalla sezione agrigentina dell’associazione “Unuci”, unitamente alle forze dell’ordine presenti nel territorio Agrigentino. Le più antiche uniformi delle forze dell’ordine sono infatti visitabili al Pa-lazzo dei Filippini, ad Agrigento. a pag.3

◆ aGriGentozambuto ter: assegnate le deleghe agli assessori

Il 17 maggio è ricorso il secon-do anniversario dell’inizio del mi-nistero episcopa-le nell’Arcidiocesi di Agrigento di mons. Francesco Montenegro.

Lo abbiamo incontrato per tracciare con Lui un bilancio di questi due anni di permanenza tra noi.

Il 17 maggio è ricorso il secondo an-niversario della sua nomina a vescovo di Agrigento, volendo tracciare il percorso di questi due anni quali per Lei le tappe più significative?

Tra le date più significative sicuramente l’Anno dell’ascolto. Questo mettersi a guarda-re alla propria vita passata in una proiezione futura; credo che questa scelta di riflessione e di ascolto sia stato apprezzato dalla gente. Mo-menti forti sono state anche le assemblee che abbiamo vissuto insieme ed avere tracciato quelli che devono essere i binari su cui cammi-nare nel futuro: la comunione, la missione e la formazione.

Il primo anno, come lei già ricordava, è stato caratterizzato dall’“Ascolto”, culmina-to nell’Assemblea (di Villaseta) e nella con-segna alla diocesi delle linee guida (comu-nione, missione e formazione) per il piano pastorale 2009-10. Quanto è stato recepito?

Credo che ancora sia presto per poter dire cosa sia stato e cosa non sia stato recepito,

LdPcontinua a pag 6

Mons. Montenegro: «questa terrà l’ho amata e continuo ad amarla»

“Tutti con te!”. È il coro unanime con cui oltre 200 mila persone si sono strette attorno a Benedetto XVI dopo mesi di polemiche per lo scandalo della pedofilia domenica 16 maggio. Un calore, quello salito da Piazza San Pietro nella giornata di solidarietà, che papa Ratzinger ha ac-colto con emozione e gratitudine. «Qui vediamo presente tutta l’Italia!», ha detto alla folla. «Grazie per la vostra presenza e fiducia».

«L’Italia vuol bene al Papa», ha com-mentato con soddisfazione il card. An-gelo Bagnasco che ha guidato un mo-mento di preghiera. La manifestazione, ha detto Bagnasco, più che un no contro gli attacchi diretti al Papa, rappresenta «un modo di dire sì al Pontefice e al suo amore che ha per la Chiesa e per l’Italia,

per la Chiesa nel mondo e l’umanità in-tera». Un sì che si è trasformato in un grande boato quando il Papa si è final-mente affacciato dalla finestra del suo studio. «Grazie»: ha esordito Benedetto XVI nel suo intervento per salutare i duecentomila fedeli convenuti in piazza San Pietro, in risposta all’invito del Cnal (Consulta nazionale delle aggregazioni laicali), per esprimere sostegno e affet-to al Papa. Piazza San Pietro, piazza Pio XII e via della Conciliazione, stracolme di persone, sono state anche colorate da bandiere, cappellini, striscioni e pallon-cini delle diverse associazioni, gruppi e movimenti che hanno aderito all’iniziati-va. «Il vero nemico da temere e da com-battere – ha avvertito Benedetto XVI - è il peccato, il male spirituale, che a volte,

purtroppo, contagia anche i membri del-la Chiesa». Di qui l’invito a «guardarci» dalle seduzioni del mondo. «Dobbiamo temere il peccato – ha sostenuto il Papa - e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio. E’ quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido im-pegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo». «E’ quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti – ha continuato: servire Dio e l’uomo nel nome di Cristo. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza».

«tutti con te»

Foto Palamenghi

Aricidiocesi di Agrigento - Ufficio CulturaCamera di Commercio di Agrigento

Studio Teologico - San Gregorio AgrigentinoL’Amico del Popolo Settimanale Cattolico Agrigentino

con il Patrocinio dellaFacoltà Teologica di Sicilia - S. G. Evangelista

Protagonisti

nel Meridionedella società civile

del rinnovamento

Tavola rotonda a margine del documento della CEI “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”

Saluti:Vittorio Messina - Presidente della C.C.I.A.Francesco Montenegro - Arcivescovo di Agrigento

Comunicazione:Angelo Chillura – Studio Teologico «San Gregorio Agrigentino»

Interventi:Luigi D’Angelo - Presidente del Tribunale di AgrigentoFrancesca Paola Puleo - Istituto di Studi Bioetici «Salvatore Privitera» - Fac. Teologica di SiciliamoderaSalvatore Pezzino - giornalista

PROGRAMMA

venerdì 28 maggio, alle ore 17Sala convegni della Camera di Commercio - Agrigento (Via Atenea)

Venerdì 14 maggio presso il Palazzo dei Filippini, il Sindaco ha convocato la stampa per comunicare le deleghe assegnate agli as-sessori dopo il rimpasto. Il Zambuto ter entra così nel pieno delle sue funzioni.

a pag.2

I nostri abbonati trove-ranno allegato al giornale, l’undicesimo poster (foto Angelo Pitrone) dell’inizia-tiva Agrigento terramia.

La scheda a pag. 8

◆ aGriGentoterraMia

Benedetto Xvi: «Il peccato è il nemico da combattere» intervista

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo23 Maggio 2010Città

Venerdì 14 maggio nel corso di una con-ferenza stampa tenutasi in una delle

sale dell’ex Collegio dei Filippini il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto ha ufficialmente assegnato le deleghe ai nuovi assessori della sua giunta. Scriviamo ufficialmente perché queste, erano state totalmente annuncia-te da quotidiani e tv locali, il giorno prima ed il sindaco, non ha fatto altro che ripete-re quanto già abbondantemente detto, non sappiamo da chi, alla stampa.

Cominciamo con la delega più importante per la vita amministrativa del Comune, quel-la al Bilancio che il sindaco non ha voluto af-fidare a nessuno tenendola per se, altrettanto ha fatto con quella al personale.

Massimo Muglia, viene riconfermato vice sindaco e gli vengono affidate le deleghe: realizzazione del programma amministrati-vo; rapporti con il consiglio comunale; beni ed attività culturali; università; relazioni isti-tuzionali.

Renato Buscaglia tiene i lavori pubblici a cui si aggiungono le politiche comunitarie, la protezione civile e la sicurezza sui luo-ghi di lavoro. Roberto Campagna prende la programmazione e gestione del territorio, il piano regolatore generale, il centro storico, l’edilizia privata e le politiche dello sport.

Olimpia Campo deleghe alle politiche agricole, politiche relative al verde pubblico e po-litiche di tutela dei consuma-tori. Elio Cordaro deleghe alle politiche dell’istruzione e della formazione professionale, edili-zia scolastica, pari opportunità (un uomo, ndr) servizi demo-grafici ed informatici.

Francesco Iacono tiene la de-lega alla polizia municipale, a cui si aggiungono la vigilanza urbana e sicurezza, le politiche della mobilità, i trasporti e gli affari legali.

Angelo La Rosa prende le politiche finan-ziarie delle entrate, i tributi, il patrimonio e le attività produttive ( prima di competenza dell’ass. Iacono).

Rosalda Passarello deleghe all’ambiente, ecologia, sanità e servizi cimiteriali. Giu-seppe Putrone le politiche ed interventi nel campo della solidarietà sociale ed a Gianluca Spinnato le deleghe al turismo, lo spettacolo, le politiche giovanili e le relazioni con il pub-blico (URP).

Il Sindaco ha poi determinato di conferire al dottor Settimio Biondi l’incarico di colla-

borazione volontaria a titolo gratuito fina-lizzato all’espletamento della funzione ono-raria di soprintendere alle varie espressioni dell’identità culturale agrigentina nei suoi molteplici aspetti documentari, monumen-tali, urbanistici e demo psicologici. Lo stesso dr. Biondi è stato nominato presidente della Commissione toponomastica comunale.

Le deleghe sono state assegnate adesso sta ai nuovi assessori dare la dimostrazioni di quanto questo Zambuto ter sia stato e sia utile per la città di Agrigento.

Marilisa Della Monica

In Breve Palazzo san domenico Il sindaco assegna le deleghe agli assessori

É tempo di concretizzare

la settimana di Eugenio Cairone

Aumentare i controlli a San Leone

Tre furti in appartamento nel giro di poche settimane e cre-sce giustamente la paura tra i residenti al lido di San Leone.

Via dei Tulipani, dietro al Ragno d’oro, è diventata una zona franca per i delinquenti che hanno capito di potere agire indi-sturbati visto che nella via, lasciata tra l’altro scarsamente illu-minata, non vi sono più controlli da quando è andato via dalla traversa un magistrato che vi abitava.

La presenza del giudice, aveva fatto si che la zona venisse sorvegliata dagli agenti e dai carabinieri.

Adesso, però, favoriti anche dal buio, i malviventi riescono a saccheggiare le abitazioni indisturbati. Ad essere preso di mira stavolta è stato il villino abitato dalla famiglia di un architetto la cui moglie rientrata con i propri bambini, ha trovato l’abitazio-

ne messa a soqquadro e diversi oggetti spariti. Il nuovo episodio delinquenziale ha fatto scattare un vero e

proprio allarme tra la gente che non si sente affatto protetta.Nella frazione balneare, in pratica, si è venuta a creare una

situazione che non fa dormire sonni tranquilli a nessuno e la ri-chiesta che vengano rafforzati i controlli delle forze dell’ordine si fa pressante.

Il proprietario del villino di via dei Tulipani, ultima vittima in ordine di tempo della banda di criminali, ha già pronto un esposto denuncia che farà pervenire al prefetto Umberto Posti-glione e ai vari Comandi delle forze dell’ordine del capoluogo. Ad essere sollecitata, naturalmente, è un’attenta vigilanza del territorio alla luce di quanto accaduto nelle ultime settimane anche in pieno giorno.

É chiaro che da parte delle Istituzioni una risposta, in termini di sicurezza, alle persone per bene bisogna cominciare a darla sul serio.sale

scende La sosta selvaggiaOre 19.30, Parcheggio Ospedale S. Giovanni di Dio, dopo essermi recata in visita ad un’amica, da poche ore mamma, la felicità provata per quella nuova vita evapora come neve al sole alla vista della solita tipica e perseve-rante maleducazione agri-gentina: la sosta selvaggia. L’agrigentino (inteso come abitante della provicnia) se non trova parcheggio nei luo-ghi a questo deputati cosa fa? se lo inventa ed ecco auto sui marciapiedi ed al centro del parcheggio che impediscono, a chi ha correttamente par-cheggiato, di potere andare via.

La conoscenza dell’italiano

Cosa potete leggere nella foto soprastante? É vietato abban-donare o depositare rifiuti. Un cartello simile è stato apposto in via Capitano (per intenderci via Cavaleri Magazzeni zona Parco della Valle) per spiegare agli zozzoni che lì, dove un tempo vi erano i cassonetti per i rifiuti ed oggi non più, non è consentito lasciare i rifiuti. Secondo voi il divieto apposto nel cartello è stato rispettato? E così abbiamo avuto la conferma che oltre che zozzoni ed incivili sono pure analfabeti.

stanziati i fondi per l’assetto della Rupe

L’assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana ha stabilito, con decreto, il prezzo di ingresso in tutti i musei siciliani.

Il provvedimento stabilisce, inoltre, una tariffa unificata di 1 euro del costo del biglietto per i residenti delle rispettive province in cui ricade ciascun sito cultu-rale.

Il sindaco di Agrigento, il qua-le aveva precedentemente invia-to una nota all’assessore Armao sulla iniquità del pagamento della tariffa intera per i residenti nella città dei templi per potere accedere alla valle, ha deciso di ringraziare l’assessore tramite una nota stampa.

«La ringrazio per ciò che ha decretato. In questo modo fa-vorisce una “saldatura” tra gli agrigentini e la “loro” Valle, con-sentendo anche l’incremento dei flussi turistici per l’effetto di trascinamento che gli stessi no-stri concittadini possono in que-st’ambito esercitare. Sembra così

avviarsi a soluzione una decen-nale questione che tante polemi-che aveva provocato, prima per introdurre l’accesso a pagamento e poi per evitare che i residen-ti dovessero avere il medesimo trattamento dei turisti. Adesso ci aspettano altri impegni volti al-l’ulteriore valorizzazione del no-stro patrimonio culturale e pae-saggistico per i quali non potrà che trovare la piena disponibilità dell’Amministrazione locale.

U.S.

Per i residenti in città accesso ad un euro

valle dei temPli Nuove tariffe valle dei temPli Inaugurato il sottopoasso

associazionismo nasce ad agrigento coDici

É nata giovedì 20 maggio, la delegazione di Agrigento denominata “Codici”, Centro per i di-ritti del cittadino. Si tratta di un’associazione di cittadini, senza fini di lucro, impegnata ad affer-mare, promuovere e tutelare i diritti dei cittadi-ni con particolare riferimento alle persone più indifese ed emarginate. Essa è presente in modo capillare sull’intero territorio nazionale. L’asso-ciazione, infatti, con le sue sedi regionali e pro-vinciali, si caratterizza per il contatto diretto che cerca di creare con i cittadini, al fine di cogliere le reali necessità ed offrire soluzioni concrete. In tale occasione, alla presenza delle rappresentan-ze nazionali e regionali dell’associazione, si inau-gurerà ufficialmente la delegazione di Agrigento.

verDe pubbLico accordo per il decespugliamento

A seguito di un incontro avuto nei giorni scorsi dall’assessore comunale alle Politiche ambientali Rosalda Passarello, con Teresa Restivo dell’Ato Gesa Ag2, è stato deciso che saranno formate dieci squa-dre composte da due unità ciascuna che si occupe-ranno di effettuare il decespugliamento della città di Agrigento, iniziando dai quartieri di Monserrato, Villaseta, Fontanelle e Villaggio Mosè. Secondo gli accordi raggiunti, il Comune per porre in essere il servizio fornirà i mezzi necessari, quali i decespuglia-tori, mentre l’Ato Gesa Ag2 metterà a disposizione il personale.

Foto Tornatore

Il “progetto degli interventi per il miglioramento dell’assetto idrogeologico del versante nord-est di Rupe Atenea a partire dal-l’alveo del fiume Ipsas” presen-tato lo scorso anno dal Comune verrà finanziato. A comunicarlo è il dirigente del dipartimento regionale dell’ambiente.

L’intervento consentirà la sal-vaguardia e la messa in sicurez-za delle pendici del costone della Rupe Atenea sul quale insiste il

bosco ed i vari uffici dell’azien-da sanitaria provinciale ed inte-ressa anche le costruzioni della via Minerva e di via Giovanni XXIII, oltre al serbatoio idrico della zona. I lavori, che verran-no eseguiti con tecniche di inge-gneria naturalistica e con l’uso di materiali biodegradabili, pre-vedono un piano di monitorag-gio ed uno di manutenzione an-che con l’intervento dell’azienda delle foreste demaniali.

Botta e risposta tra il sindaco e l’assessore Gentile

Ha risposto nel più breve tempo possibile l’assessore regionale alle In-frastrutture Luigi Gentile, alla lettera inviatagli dal primo cittadino della città dei templi il quale sollecitava un rapido esame, da parte della Com-missione regionale ai Lavori pubblici, recentemente ricomposta, al pro-getto di rifacimento della fatiscente della rete idrica della città per il quale si legge nella lettera «mi batto costantemente sin dal mio insediamento a sindaco». “La Commissione regionale dei lavori pubblici – ha risposto l’assessore regionale – espleta compiti di enorme rilevanza nel sistema procedimentale volto alla realizzazione delle opere pubbliche ed il fun-zionamento della Commissione risponde all’esigenza primaria di soddi-sfare le esigenze della collettività. Del resto, il soddisfacimento del bene comune, si ritiene appartenga a tutti coloro che sono incaricati di svolgere un ruolo istituzionale senza che occorra, per la sua tutela, alcuna “solle-citazione”. Ciò, a maggior ragione, quando si tratta di opere volte a lenire la “grande sete” che, anche in qualità di agrigentino, conosco bene. Ras-sicuro, il Sindaco che, prima ancora della sua lettera, si è provveduto alla convocazione della Commissione, e che i relativi lavori sono stati calendarizzati, secondo le norme regolamentari che ne disciplina-no il funzionamento, e che entro breve termine il progetto relativo alle opere di ristrutturazione e automazione per l’ottimizzazione della rete idrica di Agrigento, fra l’altro pervenuto in Assessorato nel febbraio 2010, sarà esaminato dalla stessa Commissione – con-clude l’assessore Gentile.”

NozzeGiorno 15 maggio presso la Cattedrale di Agrigento hanno coronato il loro sogno d’amore

Roberta Terrasi e

Pietro Aparo

Alla neo coppia gli auguri

della redazione

Volontari in AbruzzoA poco più di un anno dal sisma che la notte del 6

aprile 2009 ha devastato la provincia de L’Aquila, causan-do 308 morti e circa 1.600 feriti, oltre che la distruzione di interi centri, Caritas conferma la sua presenza in terra d’Abruzzo, a fianco della popolazione che, pur impegna-ta coraggiosamente nella ricostruzione di case e progetti di vita, porta ancora evidenti cicatrici psicologiche e af-fettive. Se la scorsa estate ha visto un numero incredibile di volontari intenti a sostenere la popolazione raccolta nelle tendopoli, quest’anno Caritas immagina la presen-za di volontari che, con competenza e spirito di sacrificio, collaborino alla realizzazione dei progetti di animazione e ricostruzione sociale predisposti da Caritas Italiana e Caritas Diocesana L’Aquila.

Con questo scopo, Caritas Diocesana Agrigento apre ufficialmente le iscrizioni per quanti vogliano offrire una settimana delle loro ferie a servizio dei fratelli abruzzesi. Si richiede ai partecipanti la maggiore età (salvo che si sia almeno 16enni e ci sia un accompagnatore adulto), la di-sponibilità ad adattarsi alla vita da campeggio (si dorme in tenda da 12 posti, mentre i WC sono in un container) e tanta voglia di vivere un’esperienza unica.

Per la definizione dei servizi e dei periodi di disponibi-lità o per qualunque ulteriore informazione, è possibile rivolgersi all’Ufficio Caritas Diocesana, in Via Duomo, 96, anche contattando il n. 0922.490043 o via mail all’in-dirizzo [email protected].

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Cultura �L’Amico del Popolo23 Maggio 2010

A vent’anni dalla pubblicazione del documento Sviluppo nella so-lidarietà Chiesa italiana e Mezzo-giorno, i vescovi italiani riprendo-no la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d’Italia ed ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all’attenzione della comunità ecclesiale nazionale.

Nel nuovo documento “Per un Paese solidale Chiesa Italiana e Mezzogiorno”, si legge che «non manca lo stile realistico dell’analisi delle povertà, mentre si constata-no aspetti di validità del cammino percorso dal 1989 ad oggi. Tutto è un segno di amore per la propria terra, anche il riconoscere la pia-ga profonda della criminalità, che

crea, ancora, lutti e sofferenze alla gente del Sud». I vescovi italiani, «riaffermando la scelta della con-divisione fraterna, riconoscono l’impegno di promozione umana manifestato dalla parte migliore della Chiesa nel Sud» che, come si legge nel documento, «si è presen-tata come testimone credibile della verità e luogo sicuro dove educare alla speranza per una convivenza civile più giusta e serena».

Sullo sfondo dell’ultimo docu-mento della Cei si colloca la tavola rotonda “Protagonisti del rinnova-mento della società civile nel Me-ridione” che si svolgerà venerdì 28 maggio a partire dalle ore 17 pres-so la sala convegni della Camera di Commercio di Agrigento.

L’iniziativa, che gode del Pa-trocinio della Facoltà Teologica di Sicilia – S.G. Evangelista, è stata promossa dall’Ufficio Cul-tura dell’Arcidiocesi di Agrigen-to, dalla locale Camera di Com-mercio, dallo Studio Teologico – San Gregorio Agrigentino e dal settimanale cattolico agrigentino

- L’Amico del Po-polo.

Il programma dell’incontro, volu-to principalmente dall’Ufficio Cultura diretto da Vincenzo Lombino, prevede i saluti del presidente della Camera di Commercio, Vittorio Messina, e dell’arcivescovo, Francesco Monte-negro. Dopo la comunicazione di Angelo Chillura, dello Studio Teo-logico – San Gregorio Agrigentino, e prima del dibattito, ci saranno gli interventi di Luigi D’Angelo, Presi-dente del Tribunale di Agrigento, e di Francesca Paola Puleo, della Fa-coltà Teologica di Sicilia.

La tavola rotonda avvia un per-corso che l’Ufficio Cultura della diocesi vuole portare avanti pro-prio alla luce del documento del-l’Episcopato Italiano dove viene tracciato “un itinerario di crescita per una nuova generazione di cri-stiani, pronti a porre competenza, creatività e coraggio al servizio di un’Italia solidale, in cui l’attenzio-

ne efficace e privilegiata ai poveri determinerà la realizzazione della giustizia per tutti”. Una prospettiva che si colloca all’interno del cam-mino del ‘Progetto Culturale’ e che consente di affrontare la questione meridionale per dire una parola incisiva sull’Italia di oggi e sul cam-mino della Chiesa. Una prospettiva per trasferire l’appello dei vescovi «alle non poche risorse presenti nelle popolazioni e nelle comuni-tà ecclesiali del Sud, a una volontà autonoma di riscatto, alla neces-sità di contare sulle proprie forze come condizione insostituibile per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà che devono provenire dall’Italia intera nell’articolazione di una sussidiarietà organica».

Salvatore Pezzino

Protagonisti del rinnovamento

sicilianitÁ camera di commercio Convegno - riflessione

il lumino

appunti Lo Spasimo e gli Spasimi

in Sicilia è la mostra allesti-ta nella chiesa S. Lorenzo di Agrigento in via Atenea, su inziativa delle Soprintenden-ze di Agrigento, Caltanissetta e della Galleria regionale Pa-lazzo Abatellis di palermo. In vetrina opere provenienti da tutta la Sicilia: dai disegni di Dürer alle sculture e dipinti di Paladini o Crescenzio. Visita-bile ogni giorno dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 19 tranne la domenica. Fino al 30 mag-gio.

Andrà in scena il 29 e 30 maggio al Teatro Pirandello di Agrigento lo spettacolo The dreamboat realizzato da Mar-co Savatteri. Si tratta di uno show musicale organizzato dalla Associazione giovani farmacisti Agrigento. Il rica-vato della vendita dei biglietti verrà utilizzato per l’acquisto di una farmacia mobile per aiuti immediati in caso di ca-l a m i t à naturali.

“La Fidi nni li Santi s’havi aviri,/pi cupiari la bona virtù/e no pi ‘ncuitalli, stannu a diri:/“si nun mi fai ‘a grazia, ‘un vegnu cchiù.”/Fidi sincera eni amari a Diu/e manu stenniri a tutti,/cu gestu piu”.

Quella mattina, don Rocco si era alzato di malo umo-re, e perciò decise di portare, con un giorno d’anticipo, il solito lumino settimanale a Sant’Antonio. Si recava ogni mattina a Messa nella vicina chiesa di San Francesco, dove ogni mercoledi, immancabilmente, accendeva un lumino sull’altare di Sant’Antonio. Non gli era mai venuto in mente che San Francesco, padrone di casa, la cui statua troneggiava nella cappella dell’altare maggiore, potesse offendersi per quella preferenza, ma da qualche giorno il sospetto aveva cominciato a fare capolino nella sua te-sta. Certo, qualcosa non andava: aveva trovato il lumino spento più di una volta. Che il sacrista si fosse permesso di smorzare quella fiammella che da anni esprimeva la fede di don Rocco verso il Santo dei miracoli, neanche a pensarlo.

Decise di provare col nuovo lumino. L’aveva scelto con accuratezza. La marca era delle migliori e garantita: “sette giorni di luce”. “Sant’Antonio, amico dell’anima mia, sa-pete la fede che ho in Voi, il lumino ve Lo attesta notte e giorno, se anche questa volta dovesse spegnersi, è cer-to che Voi avete allontanato da me la Vostra protezione”. Fatta questa preghiera, con tutto il fervore possibile, si alzò rincuorato, ma deciso a sorvegliare più volte al gior-no se il lumino fosse rimasto acceso.

Tornato in chiesa verso mezzogiorno, il lumino era ac-ceso, e don Rocco scoccò un bacione tale al suo santo da fare voltare incuriosite due ragazze che supplicavano con fervore la grazia di un buon marito. Ma nel pomeriggio al pover’uomo lo stomaco gli si rimescolò in malo modo: tutti gli altri lumini erano accesi tranne il suo. Non volle, tuttavia, drammatizzare. Si disse di stare calmo e chiese al sacrista un altro lumino che accese e depose dinanzi all’al-tare di San Francesco. E sì! Doveva essere proprio quella la causa: aveva trascurato il padrone di casa, ma ora tutto era a posto. Riaccese il lumino a Sant’Antonio e cercò di tornare sereno.

In serata ritornò in chiesa e quale non fu il suo sgo-mento nel trovare di nuovo spento il lumino a Sant’Anto-nio, mentre quello a San Francesco brillava per due. Non sapeva che dire e pensare. Al parroco non voleva parlare perché sapeva che si sarebbe messo a ridere, come aveva fatto altre volte. Decise di confidarsi col sacrista, col qua-le aveva una buona amicizia, anche per via della mancia domenicale. Questi, alquanto sopra pensiero, infine sen-tenziò: “Sentite, don Rocco, che i lumini siano garantiti non c’è dubbio, tant’è vero che stanno tutti accesi, tranne il vostro. Se, come dite, vi angustia il dubbio che il lumino si spegne perché il Santo è offeso con voi, e non capisco il perché, fate così: prendete un altro lumino e accende-telo in casa dinanzi alla statua che avete comprato l’anno scorso. Se si spegne anche quello, pazienza, è segno che il Santo ce l’ha proprio con voi”. Il consiglio poteva anche andare. Bisognò vincere l’avversione di Concetta, la figlia nubile, che non sopportava l’odore di cera bruciata. Ma il padre le disse che c’era in vista un buon partito per lei e che quindi conveniva raccomandarsi al Santo.

Il lumino fu acceso dinanzi alla statuina che adornava il posto più in vista del salottino, e padre e figlia andarono a dormire. I sogni di don Rocco quella notte non dovettero certo essere allegri perché, nella mattinata, prima dell’al-ba, si alzò per andare a controllare il lumino.

Era la fine! Concetta si svegliò spaventata al grido an-gosciato del padre e accorse in camicia, prima che il po-veretto si accasciasse sulla poltrona: il lumino era spento.

Riavutosi alquanto, per le spruzzate d’acqua e gli ener-gici strattoni della figlia, che per la verità non condivideva la morbosa devozione paterna, don Rocco non pensò neppure a riaccendere il lumino e tornò a letto senza dire una parola. Concetta, invece, continuava a sbraitare che non c’era bisogno di lumini e parole inutili ai Santi per es-sere protetti, la vita va come va, la cosa essenziale è essere onesti se ci si vuol salvare l’anima. Quindi, pensasse a dor-mire e a lasciar dormire anche lei, che l’indomani avrebbe dovuto lavare una montagna di biancheria.

Invece Concetta, fattosi giorno, non potè pensare alla biancheria: bisognò correre dal medico perché il padre aveva trentanove di febbre.

Il medico sentenziò che si trattava solo di febbre ner-vosa: prescrisse qualche calmante e assoluto riposo.

La figlia, tuttavia, cominciò a preoccuparsi davvero il terzo giorno, vedendo che non solo la febbre non dimi-nuiva, ma l’ammalato non voleva assolutamente ingoiare nulla e non le rivolgeva neppure la parola.

Per la povera ragazza il padre era tutto e con terrore cominciò a pensare che potesse veramente lasciarla. Fu lei, allora, che – postasi dinanzi alla statuina di Sant’Anto-nio -- quasi senza accorgersene, si trovò impegnata in una fervorosa e collerica preghiera: “Sentite, Sant’Antonio, io non so cosa abbiate con mio padre, e non voglio saperlo. Io lo conosco per uomo onesto e buono, Vi prego quindi di farlo guarire… perché, se Dio ci liberi, dovesse lasciar-mi, Ve l’assicuro, Vi farò volare dalla finestra e mi darò alla mala vita”. Don Rocco non si alzò più e spirò, senza dire nulla, alle tre del pomeriggio, dopo una settimana di feb-bre misteriosa. Poco dopo, i ragazzi incuriositi raccoglie-vano per la strada i cocci della statuina di Sant’Antonio.

Piresse

ex collegio filiPPini Mostra sulle Forze Armate

ritorna “il fascino della divisa”

c. sardo ed. Mondadori € 18,50

Vento di Tramontana

Aricidiocesi di Agrigento - Ufficio CulturaCamera di Commercio di Agrigento

Studio Teologico - San Gregorio AgrigentinoL’Amico del Popolo Settimanale Cattolico Agrigentino

con il Patrocinio dellaFacoltà Teologica di Sicilia - S. G. Evangelista

Protagonisti

nel Meridionedella società civile

del rinnovamento

Tavola rotonda a margine del documento della CEI “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”

Saluti:Vittorio Messina - Presidente della C.C.I.A.Francesco Montenegro - Arcivescovo di Agrigento

Comunicazione:Angelo Chillura – Studio Teologico «San Gregorio Agrigentino»

Interventi:Luigi D’Angelo - Presidente del Tribunale di AgrigentoFrancesca Paola Puleo - Istituto di Studi Bioetici «Salvatore Privitera» - Fac. Teologica di SiciliamoderaSalvatore Pezzino - giornalista

PROGRAMMA

venerdì 28 maggio, alle ore 17Sala convegni della Camera di Commercio - Agrigento (Via Atenea)

Il 14 maggio, è stata inaugurata ad Agrigento, nei magnifici saloni dell’ex Collegio dei Filippini la IV edizione della mostra “Il Fascino della Divisa - Le Uniformi Sto-riche dall’Ottocento ad Oggi”.

La mostra è finalizzata se-condo gli organizzatori (Salva-tore Fucà e Carmelo Fenech) a ricostruire i momenti salienti della nostra storia attraverso le uniformi storiche.

Ogni divisa richiama epi-sodi, battaglie, appartenenza ai corpi militari. Divise che si richiamano alle guerre napoleo-niche, ai moti antiborbonici alle guerre di Indipendenza, nonchè alle odierne missioni di pace.

Una rassegna di divise indossa-te nel corso del tempo da migliaia e migliaia di italiani, che hanno

ben servito la patria in guerra e in pace. Una straordinaria esposizio-ne dai colori vivaci (azzurro-scu-ro, grigio-verde, bianco-celeste,

giallo-oro.).Dai fanti agli avieri, dai marinai

agli alpini, dagli artiglieri ai carristi, dai paracadutisti al genio pompie-ri. Nelle sale si intravedono poi le candide divise delle crocerossine e tante bandiere tricolore.

Molto interessanti gli stand del-la Guardia di Finanza, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia Pe-nitenziaria e della Polizia di Stato.

Un lungo percorso, ben rappre-sentato da indumenti militari, pastrani, giubbotti, tute e man-telline, scafandri e bombe a mano. Frammenti di storia mi-litare, come regolamenti e carte militari, ordini e disposizioni, bandiere regie e repubblicane, gagliardetti e foulard.

La mostra resterà aperta al pubblico per tutto il mese

di maggio, e costituisce da par-te degli organizzatori una buo-na opportunità per i cittadini di stringersi attorno alla divisa, come segno imprescindibile dell’Unità del Paese.

Paolo Cilona

Il museo della mafia di Salemi

È stato inaugurato lo scorso 11 maggio dal presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Ita-lia, il Museo della mafia di Salemi. A realizzarlo, Nicolas Ballario (di-rettore artistico) e Cesare Inzeril-lo (allestimenti e progettazione), insieme con i quindici giovani del

«Laboratorio creativo Città di Sa-lemi». Ad accogliere il visitatore, dieci cabine elettorali anni Cin-quanta che racchiudono - e sve-lano come scatole-sorpresa - vari tasselli del mosaico di Cosa No-stra: dalle stragi al rapporto con la religione, dalle intimidazioni alla gestione dell’energia e dell’acqua. E poi il carcere, il ruolo della fami-glia, la politica, l’informazione, la sanità. Si entra uno per volta, per provare il brivido di un’esperienza.

Ecco la cabina sulle stragi, ispirata al retro di una vecchia macelleria, quella dedicata al rapporto con la religione, rosso porpora, addob-bata con rosari e statuette di santi, quella sul potere, tutta dorata, con un trono dove il visitatore potrà sedersi per guardarsi in uno spec-chio deformante, o per vedere sfi-lare le facce di politici collusi, da Lima a Ciancimino. C’è la cabina sulla gestione delle risorse idriche, dove ci si trova faccia a faccia con

una scultura che riproduce con realismo choc un cadavere disi-dratato. Un percorso emozionale, sensoriale, una sorta di via crucis laica che dura circa mezz’ora, a ritmo di tre minuti per cabina. Per orientarsi cronologicamente nella storia della mafia, corrono in aiuto trecento prime pagine di quotidia-ni. Per il forte contenuto la visita al Museo è stata vietata ai minori di 16 anni.

U.S.

giusePPe marciante

Sacerdoti di Caltabellotta dal 1900 al 2000L’indizione dell’Anno sacerdotale ha favorito

il crescere di un interesse particolare verso la figura del presbitero, come ministro di Dio, ma anche come punto di riferimento per la cresci-ta della comunità cristiana e civile. Questo ci permette di riflettere sul valore della vocazio-ne sacerdotale: preziosa per chi ricevendola è chiamato a farla fruttiferare, e ugualmente im-portante per le comunità alle quali il sacerdote è mandato a svolgere la propria missione, con le quali condivide gioie, affanni, progetti e fatiche.

Il lavoro di don Giuseppe Marciante compo-ne, con lodevole impegno e grande coinvolgi-mento personale, una ricca galleria di sacerdoti che, a partire dai primi decenni del secolo scor-so, hanno operato a Caltabellotta e Sant’Anna o perché nativi o perché inviativi a svolgere il

ministero. Tutte le ricerche, sottraendoli all’ine-sorabile legge del tempo, ripropongono perso-naggi che hanno lasciato traccia del loro transito e su di loro richiamano l’attenzione delle nuove generazioni, legando passato e presente, risulta-no preziose. Esse, infatti, restituiscono impor-tanti brandelli di vita comunitaria che appaiono anche lontani ed estranei alla cultura, alla sensi-bilità ed ai modi di vivere dei nostri tempi eppu-re di essi sono radici preziose.

«Nel contesto dell’Anno sacerdotale – scrive nell’introduzione al testo don Giuseppe – ho ritenuto doveroso richiamare alla memoria, il bene ricevuto direttamente e non, con la parola, l’esempio, il consiglio, l’ammonimento, dai sa-cerdoti che hanno prestato servizio ministeria-le dal 1900 ad oggi a Caltabellotta, a S. Anna di

Caltabellotta. L’intento del lavoro non è quello di scrivere la vita dei vari sacerdoti, e non ha la pretesa della scienti-ficità, in senso storico e biografico, ma di mettere in risalto la fi-gura del sacerdote nel servizio ministeriale ed il contesto della vita ecclesiale. In concreto, cercherò di traccia-re un breve profilo biografico, mettendo in luce alcuni aspetti o episodi della vita ecclesiale dei sacerdoti che hanno svolto il loro ministero a Caltabellotta perché vengano conosciuti dalle generazioni future».

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� L’Amico del Popolo23 Maggio 2010Provincia

Brevi provincia

“Se Lombardo è mafioso...”provincia regionaLe Azzeramento giunta e solidarietà al presidente della Regione

Chi era presente alla confe-renza stampa del presidente

della Provincia, Eugenio D’Orsi, è rimasto doppiamente sorpreso.

Prima i rumors su un probabi-le rimpasto erano rimbalzati da un quotidiano locale all’altro, ma non si ci aspettava proprio che avrebbe azzerato la giunta, nata lo scorso 13 luglio. Non una ridi-stribuzione delle deleghe come lo scorso anno, dopo il primo anno di amministrazione, ma un vero e proprio azzeramento, forse ri-marranno solo due degli attuali assessori.

«Ritengo dobbiamo essere il più possibile rappresentativi dell’inte-ro territorio provinciale dal quale siamo stati eletti, dunque credo sia indispensabile la rappresen-tanza del territorio nel rispetto dei paesi montani, dei paesi costieri o di comuni come Ravanusa, Naro o Licata».

Non dunque un rimpasto che poggia le basi su una bocciatura politica degli ex assessori pro-vinciali o di una loro non buona amministrazione, ma per il pas-

saggio ad una nuova fase dell’ente Provincia.

«Dopo la fase della costruzio-ne delle fondamenta – ha detto il presidente – adesso si passa a quella della concretizzazione. I partiti hanno un mese di tempo per fornirmi tre nomi ma voglio rimarcare loro che le deleghe sa-ranno assegnate da me e secondo le peculiarità degli uomini che verranno designati». Più volte il presidente ha voluto sottolineare e rendere i dovuti ringraziamenti agli ormai ex assessori, i quali han-no dato sempre il loro proficuo apporto muovendosi con onestà ma soprattutto per la solidarietà dimostrata al presidente in questi giorni di grande tensione (que-stione degli agricoltori di Licata contrari all’aeroporto, ndr).

Ma il Presidente ha anche pre-sentato la sua nuova idea della macchina amministrativa pro-vinciale «portare il numero degli assessori dagli attuali 12 ad 8, nel rispetto di quello che stiamo fa-cendo come amministrazione, nel rispetto della coalizione di centro-

destra e dei voti di co-loro i quali hanno per-messo la mia elezione. So che questa soluzione non mi porterà le sim-patie di molti ma io cre-do di dovere ammini-strare nel rispetto della collettività, nel rispetto della situazione di crisi che stiamo vivendo».

Dopo queste dichia-razioni il colpo di scena, il presidente si è alzato dal tavolo attorno al quale erano riuniti tut-ti i giornalisti presenti alla conferenza stampa e dopo essersi tolto la giacca ha cominciato a sbottonare la camicia fino a toglierla total-mente rimanendo con indosso soltanto una maglia nera sulla quale era scritto: “Se Lombardo è mafioso… lo sono anch’io” dopo di che ha consegnato un comu-nicato a tutti i presenti nel quale spiegava il suo gesto.

«È giunto il momento – si leg-ge nella nota – di dar vita ad una

ribellione civile e democratica. Non è più accettabile essere addi-tati all’opinione pubblica da certa stampa come mafiosi, destinatari di avvisi di garanzia o peggio di mandati di arresto. Per ammini-strare occorre serenità e coope-razione tra i vari apparati dello Stato per contribuire insieme allo sviluppo della nostra terra».

Carmelo Petrone

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Mi è successa una cosa che ha dell’incredibile. Ho contattato un falegname per fare delle ripa-razioni nel mio appartamento, chiedendogli un preventivo. Poi ho deciso di rivolgermi ad altri; ma il falegname al quale mi ero rivolto per pri-mo pretende di essere pagato per aver effettuato il preventivo. (R.T., Agrigento)

Questo caso sembra urtare contro il buon senso e contro ciò cui siamo abituati. Non vi è una norma che regoli specificatamente questa materia: dun-que bisogna riferirsi alle norme generali contenute nel Codice Civile, alle consuetudini ed agli accordi intervenuti tra artigiano e consumatore. Occorre concordare in modo chiaro che ci si riserva di ordi-nare il lavoro solo dopo aver valutato il preventivo: in tal caso, quest’ultimo si considera una proposta contrattuale, che come tale, ai sensi dell’art. 1326 del codice civile, può essere accettata, oppure no, dal consumatore. Se, invece, nulla è stato detto tra

le parti a tal proposito, vi è una proposta contrat-tuale da parte del consumatore volta alla realizza-zione di un preventivo; l’artigiano, da parte sua, nel compilare tale documento, accetta la proposta del consumatore. Così, tra le parti, si perfeziona un contratto; ma attenzione: questo non ha per og-getto la realizzazione del lavoro, bensì la compila-zione del preventivo. Quest’ultimo lavoro richiede, comunque, dei tempi; ed a fronte di esso va pagato un corrispettivo. Il relativo importo, se non è stato preventivamente concordato, si determina, ai sen-si dell’art. 2225 del codice civile, secondo le tariffe professionali, gli usi, o il “lavoro normalmente ne-cessario per ottenerlo”. Conclusione: la richiesta di un compenso per il solo preventivo, quando il rela-tivo lavoro non viene eseguito, è legittima se il con-sumatore non ha fatto scrivere su tale documento, o non può dimostrare, che vale come proposta con-trattuale formulata soltanto dal prestatore d’opera.

ribera Marcia morte giovane tunisino

Fredda partecipazioneLa polizia di Stato ha fe-

steggiato il suo 158° anniver-sario a Canicatti, città tra le più laboriose, ma anche tra le più complesse del territorio agrigentino. Una manifesta-zione ben riuscita, con l’in-tervento di numerosi sindaci della provincia, del prefetto di Agrigento, dell’Arcivesco-vo, del presidente del Tribu-nale di Agrigento, del procu-ratore della Repubblica, del presidente della provincia e della Camera di Commercio, i Comandanti della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, del Corpo Forestale e della Polizia Penitenziaria. Nume-rosa la presenza dei cittadini e degli studenti di Canicatti.

Raccontare l’attività della Questura di Agrigento non è impresa agevole.

Dalle dichiarazioni rese dal Questore sono venute fuori le diverse attività, le azioni più salienti, le operazioni di controllo che gli uomini della Polizia (di tutti i reparti) han-no svolto nel territorio della nostra provincia. Un grande lavoro a servizio della gente

e per la gente, tra la cronaca e la storia quotidiana, dove nel silenzio istituzionale pri-meggia il dovere, la passione, la dedizione a garanzia della sicurezza, dello sviluppo e del benessere della provincia agrigentina, una terra forte-mente condizionata da atavici problemi non sempre positivi dove spesso appare difficile fare quadrato.

Il Questore dott. Fazio nel giorno della festa della polizia oltre ad avere sottolineato il senso del dovere e la profes-sionalità del poliziotto, si è soffermato giustamente ai caduti della Polizia, che han-no immolato la propria vita in difesa della legalità. Dopo la consegna degli encomi ai dirigenti, ai sottufficiali e agli agenti, sono stati premiati numerosi studenti delle scuo-le medie inferiori della città ospitante la manifestazione.

A conclusione della mani-festazione ai numerosi pre-senti è stato offerto un rin-fresco negli spazi della villa comunale.

Paolo Cilona

porto empedocle Si ristruttura il palazzo comunale

Il sindaco, Calogero Firetto, ha reso noto che a breve partiranno i lavori per il restauro e l’adegua-mento degli impianti del palazzo municipale. Il pia-no degli interventi prevede il rifacimento del pro-spetto, la razionalizzazione dell’ingresso principale e degli uffici oltre che l’adeguamento normativo del-l’impianto elettrico e il superamento delle barriere architettoniche. La ristrutturazione del palazzo di città è finanziata con un contributo regionale di 330 milioni di euro mentre la rimanenza dell’importo, per oltre 250 mila euro, sarà coperta con mutuo contratto con la cassa depositi e prestiti.

favara Il festaincontro tra sport e cultura

Un evento spettacolare per coinvolgere giovani e forze sane: si presenta così la grande “Festagiova-ni 2010” che sarà ospitata il 28 maggio al Palasport Giglia di Favara. La manifestazione è organizzata dalla Consulta pastorale giovanile e dalla Lega calcio interparrocchiale. La Festagiovani metterà insieme emozionanti sfide con le finali del campionato di calcio interparrocchiale Church League ma anche momenti di riflessione e una festa che concluderà l’anno pastorale dei gruppi giovanili parrocchiali, in un Giovaninfesta favarese. menfI Idrocarburi, sindaco avvia indagine

Il sindaco, Michele Botta, ha disposto un’indagine interna tesa a ricostruire la vicenda della “campagna di prospezioni geologiche per la ricerca di idrocar-buri” e ad accertare eventuali responsabilità circa possibili inadempienze. Questo atto segue il manda-to assegnato scorsa all’ufficio ambiente del Comune di Menfi al fine di predisporre opposizioni, osser-vazioni, memorie, documenti e relazioni tecniche nei confronti dell’iniziativa della società “San Leon Energy Srl”.

lIcata Si dimettono tre assessori

Si sono dimessi gli assessori comunali Maria Amoroso, Giuseppe Rizzo e Marina Barbera, que-st’ultima con delega di vice sindaco, “non potendo adempiere al meglio il proprio mandato – è quanto testualmente dichiarato – per sopraggiunti impegni personali e professionali”, hanno rassegnato le pro-prie dimissioni dall’incarico di assessori. “A breve, procederò alla nomina dei nuovi assessori – assicu-ra il Sindaco – onde garantire la ricostituzione della Giunta Comunale”.

rIbera Silenzio assordante sull’ospedale

Complici le elezioni amministrative che hanno diviso i leaders politici che avevano programmato di rivolgersi al presidente della Regione Lombardo per gli impegni non mantenuti dall’assessore alla Sanità, oggi sull’ospedale di Ribera è calato il silenzio. C’è stata solo la conferenza dei sindaci agrigentini con il direttore generale dell’Asp Olivieri per un esame della situazione ospedaliera e del distretto sanitario di Ribera. Il direttore Olivieri ha detto che il noso-comio di Ribera avrà un’unità operativa complessa e dieci unità operative semplici. Il dirigente sanitario ha confermato il numero dei posti letto che com-plessivamente assommano a 125 unità, compresi quelli della lunga degenza e della riabilitazione per la quale si parla del prossimo arrivo della Fondazione Maugeri.

La città, la popolazione, le au-torità istituzionali, le organizza-zioni professionali agricole (era presente solo la Cia) e perfino i gruppi culturali e sociali, non hanno partecipato, come era doveroso, alla fiaccolata indetta dalla locale Camera del Lavoro per ricordare la morte sul lavoro del giovane tunisino di appena 25 anni, avvenuta a seguito di un incidente mentre era intento in cam-pagna a raccogliere le arance in con-trada “Giardinello” di Ribera.

Un rimprovero sottile e velato è venuto dagli interventi finali della manifestazione, in piazza Giovanni XXIII, fatti dal segretario regionale della Flai-Cgil Salvatore Tripi e dalla responsabile agrigentina dello stesso sindacato Mariella Lo Bello, con un lungo striscione sul quale era scritto “Noi siamo qui”, quasi a sottolineare una popolazione che non c’era.

“Abbiamo visto una città in silenzio – hanno detto – ma assente. Vi sono stati troppo silenzi della società loca-le e provinciale. Ameur Ghrairi vale certamente di più delle arance non raccolte. Vogliamo ricordare che gli agricoltori e i produttori non posseg-gono la vita dei lavoratori, specie de-gli extracomunitari. Per tale ragione, abbiamo deciso come sindacato di costituirci parte civile in tutte le sedi

opportune per rivendicare la sicurez-za sui luoghi di lavoro. Nuovi cittadini italiani così bisogna chiamare quanti, soprattutto comunitari e non, lavora-no al nostro fianco per fare crescere la nostra economia”.

Mentre la Lo Bello ha accennato alla tragedia del lavoratore romeno di Torre di Gaffe di Licata morto sotto le macerie, il riberese Onofrio Firetto ha ricordato che la Camera del Lavoro di Ribera è al servizio di tutti i lavoratori siano essi italiani o stranieri. Davanti ad un buon centinaio di lavoratori tu-nisini, un connazionale di Ameur ha ricordato sul palco che il giovane la-voratore con i suoi sacrifici mantene-va una intera famiglia in Tunisia. Con tutto lo staff della Cgil al completo, è stato sottolineato che assicuare oggi un lavoratore agricolo costa appena 8 euro e che presso gli uffici postali vi sono voucher a 10 euro.

Enzo Minio

Foto Schicchi

Foto Minio

canicatt� Villa Comunale

La polizia in festa

cattoLica eracLea AVIS

nuova e moderna sedeL’Avis, dopo circa tre

anni di attesa, ha una nuo-va sede, moderna e fun-zionale, situata nei locali della guardia medica di via Oreto, messi a disposizione dall’Azienda Sanitaria Pro-vinciale di Agrigento.

L’inaugurazione è avve-nuta nei giorni scorsi alla presenza delle autorità isti-tuzionali locali e provincia-li. A benedire la nuova sede sono intervenuti l’arciprete don Nino Giarraputo ed il parroco don Giuseppe Mi-liziano.

Dopo la manifestazione, si è tenuto un convegno sulla solidarietà sociale po-nendo attenzione sulla do-nazione del sangue.

Presenti la massime autorità provinciali e regionali dell’Avis, ri-spettivamente Alessio Bruno e Domenico Al-fonzo, nella manifesta-zione che ha visto l’ade-sione e gli interventi del direttore dell’Asp Salvatore Oliveri e del cardiochirurgo di Ribera Giovanni Ruvolo. Il saluto è stato portato ai presenti dal sindaco Cosimo Piro.

Sinceri apprezzamenti sono stati tributati al cat-tolicese Alfonso Trizzino, fondatore e presidente del-l’Avis di Cattolica Eraclea, il quale ha messo a disposi-zione del paese e di tutta la collettività il suo impegno

quotidiano. Sono stati evidenziati i

preziosi risultati raggiun-ti dall’Avis cattolicese che, in meno di tre anni di vita, ha raggiunto quasi 200 soci che hanno saputo donare ben 500 sacche di sangue.

La prima donazione pres-so la nuova sede avrà luogo il 27 maggio.

E.M.

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5 L’Amico del Popolo23 Maggio 2010

Con il tuo modello CUD puoi partecipare alla scelta dell’8xmille anche se non sei tenuto a presentare ladichiarazione dei redditi. Basta firmare due volte la scheda allegata al CUD: nella casella “Chiesacattolica” e, sotto, nello spazio “Firma”. Poi chiudere solo la scheda in una bustabianca indicando sopra cognome, nome e codice fiscale e la dicitura “Scelta perla destinazione dell’otto e del cinque per mille dell’Irpef” e infine consegnarla allaposta. Per ulteriori informazioni puoi telefonare al Numero Verde 800.348.348.

www.8xmille.itC.E.I. Conferenza Episcopale Italiana

Su l la tua d ich ia raz ione de ire d d i t i o s u l m o d e l l o C U D

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CON L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICAAVETE FATTO MOLTO, PER TANTI.

Italia, sostentamento sacerdoti Piancastagnaio (Siena), restauro chiesa

Uganda, St. Mary's Hospital Roma, aiuto ai senza fissa dimora

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� L’Amico del Popolo23 Maggio 2010Vita Ecclesiale

IntervIsta� A due anni dall’inizio del ministero episcopale ad Agrigento

«Questa terra l’ho amata e continuo ad amarla»

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(continua dalla prima) in questo momento si sta lavorando affinchè il Piano Pastorale e le sue linee guida, possano essere mentalizzati da tutti. É chiaro che non è un cammino facile e non mi riferisco soltanto ad Agrigento ma in generale è una questione di Chiesa, di una missione di Chie-sa comunione tra le comunità all’interno delle co-munità. C’è un salto da fare e questo salto richie-de che ognuno scopra la fedeltà al Vangelo e che poi la viva nella vita pratica di ogni giorno. Una fatica, questa, che la Chiesa e la nostra Chiesa, sta facendo anche in sintonia con il cammino di tante altre comunità e tante altre diocesi. Questo tempo e queste difficoltà non devono spaventare, un cambiamento di stile richiede sempre sacrifi-cio, difficoltà nell’affrontare l’incertezza del futu-ro e paura di ciò che si lascia, ma come dicevo, non si deve essere spaventati.

Uno dei temi che sta portando avanti, negli incontri con i presbiteri e laici, è quello spino-so delle unità pastorali, sfida e meta del piano pastorale. Si sta realizzando una sintonia pro-gettuale a vari livelli della diocesi o saremo co-stretti alla realizzazione delle unità pastorali dagli eventi futuri visto il calo numerico delle ordinazioni presbiterali?

Io non collegherei le Unità Pastorali con il calo delle vocazioni e dunque dei preti anche se, è chiaro il collegamento e non si può negare. Ma, proprio in virtù di quanto detto prima, questa vi-sione di Chiesa diversa non può che non portare alle Unità pastorali. Da tanti individualismi, dalla frammentazione si dovrà arrivare ad un lavoro di insieme che si chiamerà Unità pastorale, ma potrebbe chiamarsi anche in un altro modo, ma il suo significato resta sempre quello di uno stile di Chiesa diverso. Ritengo che noi non possiamo, guardando alla corsa che il mondo va facendo in avanti, continuare a proporre una visione di Chiesa, un po’ ferma un po’ bloccata, abbiamo bisogno di individuare come mettere la “marcia in più” che non serva per inseguire il mondo ma per camminare insieme a lui. Ecco che quindi le Unità pastorali diventano lo strumento affinchè, in questa comunione, possiamo tenere un po’ il passo anche degli uomini di oggi.

I presbiteri ma anche i laici, come vedono l’avanzamento verso le unità pastorali, come un cercare di togliere loro un “potere” acqui-sito o invece una possibilità per arricchirsi?

Il problema non è come le unità pastorali ven-gono viste dai presbiteri e dai laici ma quello che, il mondo di oggi ed il Vangelo chiedono a loro ed a tutti quanti noi. Se ci mettiamo davanti a quan-to ci viene chiesto da Dio e dagli uomini, aldilà di quello che io, laico o presbitero, vedo, devo farlo tenendo presente la fedeltà al Vangelo, raggiunge-re questo traguardo sarà faticoso però, allo stesso

tempo, è una fatica da fare e se la nostra fedeltà al Vangelo significa amore per l’uomo, e per amore, lo sappiamo bene, si accetta qualunque fatica.

Fin da subito lei si è ritenuto agrigentino es-sendo passati due anni dal suo arrivo le chie-diamo come un’istantanea sulla nostra realtà ecclesiale e sociale.

Sono agrigentino e voglio esserlo. Questa terra l’ho amata da subito e continuo ad amarla, ma è chiaro che, come in ogni altra parte del mondo essa ha i suoi aspetti positivi e negativi. Ritengo che, come Chiesa, abbiamo bisogno di confron-tarci più con il territorio, questa è una necessità, proprio per evitare di essere staccati da quello che la gente vive. Questo territorio, come dico sempre, ultimo della fila, siamo in fondo all’Eu-ropa e di questo essere indietro ne risentiamo, ha

bisogno di una spinta, di persone che vogliano investire nel meglio, che credano di più in loro stessi, che riscoprano determinate po-tenzialità, ma soprattutto che sen-tano la voglia di cambiare qual-cosa. Quello che noto è una certa forma di rassegnazione, “ormai è così”, ma la storia non si costruisce in questo modo, dobbiamo tenere a mente, che, in fondo alla strada, può esserci una svolta, dobbiamo avere il coraggio di vedere come continua la strada. Come Chiesa e come territorio non possiamo vivere nella rassegnazione. Come credenti abbiamo bisogno di sen-tire lo Spirito che è dentro di noi, che ci anima, che ci parla, dobbia-mo sentire che, questo territorio lo abitiamo noi, ci appartiene, lo co-struiamo e rendiamo migliore noi e non possiamo permettere che altri lo facciano al posto nostro. Prendere consapevolezza di di-ventare protagonisti della propria fede e della propria storia questa la via di svolta.

In questi due anni quali cam-biamenti ha potuto scorgere nella vita sociale, politica ed am-ministrativa della nostra diocesi sia essi positivi che negativi?

Credo che la storia si possa pa-ragonare ad un viaggio in automo-bile con il suo susseguirsi di rettili-

ni, improvvise fermate, sensi obbligati che, delle volte, possono farci apparire il viaggio più lungo, ed alcune volte si scopre anche che, l’altra strada era migliore rispetto a quella scelta. Ebbene credo che si possa determinare, segnare e progettare il cammino che si vuole intraprendere soprattutto se è un cammino complesso. Due anni sono po-chi ma allo stesso tempo tanti. Quando, ad esem-pio vedo che, in certe comunità c’è tanta vitalità, una riscoperta dell’altro, del servizio dell’uomo, comprendo che c’è qualcosa che va avanti, altre volte si presentano, invece, delle situazioni che rallentano il passo generale, ma soltanto alla fine vedremo dove ci avrà condotto il cammino. In questi anni i segnali positivi ci sono stati, questo non si può negare e non lo dico solo tanto per confortarci, forse, quello che ci manca è avere avere un po’ più di coraggio.

Nella sua riflessione del venerdì santo, in p.zza Pirandello, ha focalizzato la nostra at-tenzione sui temi che hanno come soggetto ed oggetto la famiglia. Dal suo punto di vista come sta la famiglia agrigentina?

Forse ho voluto sottolineare quei problemi per-ché probabilmente davanti alla famiglia si mette una tendina più o meno trasparente, per dare l’impressione che tutto vada bene, che tutto fun-ziona quando, in realtà bisogna guardare meglio dentro. Quando avverti che c’è violenza, disagi dovuti alla situazione economica, alla difficoltà di convivenza, o al difficile rapporto genitori e figli ti accorgi che bisogna dare più attenzione senza dare tutto per scontato. Oggi molti ragazzi sono allo sbando, molti sono messi ai margini, tanti i ragazzi che cercano qualcosa ma ai quali, noi adulti non riusciamo a trasmettere nulla, le fami-glie prese dalle difficoltà economiche, cercano di produrre di più per avere di più ed in questa cor-sa alla produzione saltano le relazioni, uscendo allo scoperto le violenze, il non rispetto, i tradi-

menti, il sopportarsi a vicenda. Una maggiore attenzione è ne-cessaria e la famiglia deve ritor-nare ad essere al centro dell’at-tenzione della Chiesa anche se dovrebbe esserlo anche di più all’interno della società.

In questi due anni ha in-contrato, nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, gio-vani, adolescenti e fanciulli, speranza e preziosa risorsa della nostra terra. Che cosa la colpisce di queste giovani generazioni, che cosa le han-no trasmesso nei numerosi incontri?

Tanta vitalità e vivacità anche se, ogni volta che vado nelle scuole, o nelle occasioni che incontro giovani mi sovviene una stretta al cuore. Voi di-cevate “il futuro della nostra terra” ma quando mi trovo con quei ragazzi mi chiedo “quanti di questi resteranno in questa terra?” È questa l’ombra che, tante volte, si frappone tra me e l’incontro tra i ra-gazzi, il pensiero che ci sia una riserva di vita, di pensiero, di giovinezza che questa terra potrebbe avere e sapere che molti di loro se ne andranno. E pensando a loro, a questi giovani che andranno via, mi sorge un po’ di paura, il più delle volte è il migliore che deciderà di andare via perchè più coraggioso, allora mi chiedo questa terra che cosa merita? Perché deve avere una ricchezza tale e poi non ne deve approfittare? Guardando ai giovani noi adulti dobbiamo comprendere che abbiamo, nei loro confronti, delle responsabilità; dobbiamo pensare di più a questa terra ed al modo per far rimanere questa linfa vitale rappresentata dal-le nuove generazioni.

Per quale motivo, secondo lei, la terra agrigentina è detta l’“irredimibile”?

La terra agrigentina, sta viven-do una situazione difficile come del resto tutto il meridione. Da noi questo disagio è più accentuato, ci troviamo in una terra priva di quel-le che potrebbero essere risorse. La nostra provincia ha una viabilità da far paura, le comunicazioni con l’esterno sono difficoltose, ai quali si aggiunge la crisi del settore agricolo, il turismo che non si riesce a carica-re di quella tensione apportattrice di ricchezza. Venendo a mancare tutto questo ecco che, la gioventù è costretta ad andare via. Nel meri-dione forse, c’è una politica che non è molto attenta, delle volte è litigio-sa, altre è più preoccupata di salvare l’immagine del partito che di opera-re per il bene comune, delle volte ci sono degli interessi particolari che fanno perdere di vista gli interessi comuni. Una politica, delle volte instabile, ogni giorno ci chiedia-mo “oggi cosa accadrà”?, senza una grande progettazione o una vera progettazione, un darsi un traguar-do e poi cercare di raggiungerlo, un vivere alla giornata, cambiando programma diverse volte, sopravvi-vere, tutto questo influisce sul terri-torio e sui suoi abitanti. E così, con questo vuoto creato dalla instabilità della politica, chi ha voglia di fare qualcosa non sa su chi poggiarsi a chi rivolgersi. Qui ad Agri-gento siamo pe-nalizzati perché non si è riusciti a creare una struttura solida di convivenza che possa creare delle possibilità economiche e culturali che rie-scono a riscat-tarci facendoci uscire dai mar-gini in cui siamo stati relegati.

Un augurio per questo nuovo anno di man-dato nella nostra diocesi?

Convincerci che essere cristiani, ed è un au-gurio che faccio soprattutto a questa chiesa, è bello, può sembrare uno slogan da nulla ma se risentiamo la bellezza di un Dio che agisce, che opera, che vive dentro di noi, e che vive con noi, cammina con noi, forse ritroveremo lo stes-so slancio dei due di Emmaus o degli apostoli chiusi nel cenacolo, quando ritroveremo quello slancio costruiremo comunione e missione. A questa terra l’augurio è che possa, davvero, es-sere consapevole non di trovare ricchezze ma di essere una ricchezza. Siamo ricchi di tante cose e se aprissimo gli occhi riusciremmo ad apprez-zarle trovando il modo per convertirle in bene comune.

LdP

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Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo23 Maggio 2010

a cura di Gino FaragonePentecoste

Differenze annullate dalla forza dello Spirito

«Manda il tuo

Spirito,

Signore,

a rinnovare

la terra»

la Parola

«Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un ven-to che si abbattè impetuoso, e riempì tutta la casa dove stava-no. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,2-4). Luca ri-corre alle immagini del vento e del fuoco per descrivere l’evento della Pentecoste e richiamare così alla nostra attenzione il si-gnificato profondo che gli Ebrei davano alla loro festa, il dono dell’Alleanza e della Legge. Al Sinai infatti in quel giorno “vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte, un suono for-tissimo di tromba” (Es 19,16).

Luca precisa però che la festa degli Ebrei sta per finire e per i cristiani perciò sta per iniziare un corso nuovo della storia se-gnato dalla presenza dello Spi-rito. Dopo la morte del “giusto”, nulla potrà essere come prima. Quelli che avevano seguito il Maestro si ritrovano insieme per pregare e ascoltare le Scritture. L’unico episodio che viene regi-strato è la sostituzione di Giuda, per ripristinare il numero sim-bolico di 12. Da sottolineare il ruolo riconosciuto a Pietro e il modo di rileggere i testi antichi come profezie per comprendere la storia recente, anche in quegli aspetti negativi come il tradi-mento di Giuda. Ma la Chiesa non può chiudersi dentro quat-tro mura e preoccuparsi solo di ricostituire la struttura portante

della nuova comunità e di con-servare e celebrare la memoria di quanto accaduto. É’ chiama-ta a guardare avanti, ad essere testimone e portare a tutti il vangelo della verità su Dio e sul-l’uomo. Occorre un vento impe-tuoso che scuota le porte, che costringa questa comunità ad uscire, ad annunciare le grandi meraviglie del Signore. Occorre una “potenza dall’alto”, la forza dello Spirito che permetta agli apostoli di continuare la missio-ne iniziata dal Figlio di Dio.

Quel cinquantesimo giorno segna la nascita della nuova co-munità, nascita di cui lo stesso Gesù aveva parlato in quel col-loquio notturno con Nicodemo. Quel vento trasforma davvero questi uomini e li abilita all’an-nuncio franco e coraggioso del

vangelo. Nasce la vera Chiesa, mistero di comunione, chiama-ta ad incarnare una spiritualità di comunione, respingendo le tentazioni di sempre, l’indivi-dualismo e il centralismo, con-cezioni che favoriscono solo gelosie, invidie, carrierismo, competizioni. Noi Chiesa siamo chiamati non solo a discutere in riunioni interminabili, ma a rendere più visibile una spiritua-lità di comunione, a riscoprire l’aspetto carismatico, purtrop-po nel passato penalizzato da una immagine di Chiesa come società piramidale. Dobbiamo lasciare più spazio allo Spirito, che ci darà linguaggi nuovi per comunicare meglio e costruire l’Antibabele, la nuova città più a misura d’uomo, proprio perché fondata da Dio. Come al Sinai

nasce il popolo di Dio, così a Gerusalemme nasce il nuovo popolo di Dio, che ascolta la sua voce e parla i linguaggi del-lo Spirito. Anzitutto il linguag-gio dell’amore, che permette ai genitori di comprendere i loro figli, agli sposi di comprendersi reciprocamente. Linguaggio che permette non solo di conoscere quel che avviene oltre l’Oceano, ma di accorgersi anche di quel che avviene di fronte a casa no-stra. Linguaggio che permette a chi governa di ascoltare le voci dei più deboli e di non piegarsi davanti a chi economicamente è più forte e grida di più. Occorre una nuova Pentecoste, un nuo-vo miracolo delle lingue, che sappiano trafiggere il cuore de-gli uomini e annunciare le gran-di opere di Dio.

www.vivailconcilio.itRoma, Basilica di San Paolo fuori le mura,

25 gennaio 1959. Giovanni XXIII «tre-mando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito» pronuncia la doppia proposta di celebrazione di un Sino-do per la Chiesa di Roma e del Concilio Ecu-menico per la Chiesa universale.

L’annuncio è scioccante quanto la determi-nazione del Papa, la quale conosce immedia-tamente ostacoli e lentezze, ma queste non lo scoraggiano né lo flettono alla desistenza. L’11 ottobre 1962 con la indimenticabile allocuzione «Gaudet Mater Ecclesia» il proposito giovan-neo si traduce in un avvenimento la cui portata storica è quella dell’evento. L’attesa celebrazio-ne d’apertura risulterà così suggestionante da suscitare nelle genti di Roma un moto di gra-titudine che si traduce in un pellegrinaggio aux flambleau a S. Pietro ovvero al suo successore. Papa Giovanni si schernisce, si vuole sottrarre all’onere della pronunzia di altre parole - in Ba-silica, la mattina, in un solennissimo latino, ne ha pronunziate tante e sostanziose - ma poi dal suo cuore di anziano Pontefice fluisce, in un italiano comprensibile a tutti, il «Discorso alla luna» che, con piacevole sorpresa ancora oggi, dopo quarantasette anni, è molto cliccato su YouTube. Finalmente il Concilio è avviato.

Il 3 giugno del 1963 Angelo Giuseppe Ron-calli viene a mancare, ma ormai il solco è trac-ciato; toccherà a Papa Montini guidare la com-plessa macchina conciliare e portare a termine i suoi lavori. L’8 dicembre 1965, Paolo VI lo dichiara concluso.

Ora, che il Concilio, al di là dell’attuale que-relle circa la sua ermeneutica, abbia segnato uno storico spartiacque pare indiscutibile, non a caso si fa riferimento storicamente e teolo-gicamente ad un’epoca «pre» e ad una «post» conciliare. I guadagni del XXI Concilio Ecume-nico sono sotto gli occhi di tutti: 4 Costituzioni; 9 Decreti; 3 Dichiarazioni. Non si dimentichi però che se la «lettera» del Concilio è impre-scindibile parimenti lo è lo «spirito», l’una senza l’altro si presterebbero a letali derive. E c’è un’altra deriva che va scongiurata, quella

dell’oblio. Il Concilio Vaticano II, del quale nella Chiesa siamo figli, non va dimenticato. Né pos-siamo dimenticare la vita e l’opera di quanti vi presero parte o vi lavorarono a vario titolo.

Uno di questi, Edward Schillebeechx (1914-2009) che affermava di essere teologo «felice», non nascondeva negli ultimi anni della sua vita un velo di tristezza per «certe cose che avven-gono nella Chiesa […] vedo che l’anima, lo spi-rito del Vaticano II si sta affievolendo. Per non parlare poi di tutto il nostro lavoro di riflessio-ne teologica… Che cosa è rimasto? È davvero un peccato». Tuttavia, ci sono dei segnali inco-raggianti che voglio porre in evidenza: due si collocano nel cyberspazio, l’altro è una iniziati-va editoriale di Jesus, benemerito mensile della grande famiglia paolina di don Alberione.

Per i naviganti: www.vivailconcilio.it è un sito internet che annovera quali promotori tre au-torevoli testimoni: i cardinali Martini e Tucci, il vescovo Bettazzi, sei teologi dell’ATI di tutto rispetto: Cannobbio, Coda, Dianich, Nardello, Routhier e Vergottini. Il sito offre fonti, inter-venti magisteriali, saggi teologici, segnalazioni di iniziative varie: testi, video, convegni … una galleria fotografica e delle divertenti spigolatu-re; insomma è da visitare, per conoscere e non obliare. Nel salutare con vivo favore questa ini-ziativa, Giordano Frosini scrive a proposito del Concilio e del dibattito in corso : «Forse non è in questione tanto l’avversità, quanto piuttosto il non aver capito fino in fondo la lettera e, so-prattutto il non essere riusciti a impadronirsi dello spirito. Perché il Concilio ha insegnato anche un metodo e il primo modo per tradirlo è esattamente quello di dimenticare il processo che l’ha reso possibile». Il teologo conclude il suo intervento con un’osservazione a propo-sito dell’invocazione urgente di una rilettura del Concilio: «Dire “rilettura” non è forse un complimento che ci stiamo facendo per troppa generosità? Quanti hanno letto il Concilio nella sua interezza, specialmente nelle sue parti più importanti? Si allude certamente ai fedeli, ma purtroppo l’elenco non può escludere nemme-no i ministri ordinati, quelli che avevano il do-

vere di guidare n e l l a lettura e nella p r a s s i la co-munità loro af-fidata».

A l -tro sito che si consiglia agli internauti www.statusec-clesiae.net il quale con la sua attività vuole scongiurare nella Chiesa italiana la tentazione di una possibile, ma quanto mai catastrofica, «rottamazione del Concilio Vaticano II» e per-tanto si propone di promuovere un confronto «sine ira» incoraggiando e promuovendo un «coordinamento di gruppi di studio che […] af-frontino con rigore teologico e storico i grandi nodi che oggi vengono in discussione […] per rilegittimare il dialogo e anche le divergenze fra le componenti ecclesiali». La Redazione che è composta da Bartolomei, Cortesi, Guerzo-ni, Melloni, Nicolini, Parola, Rioli, Rosenberg, Ruggieri, Scatena, Valli.

Concludiamo, per chi preferisce la carta stampata o unisce questa alla navigazione, se-gnalando che in occasione del 50° anno dell’in-dizione del Concilio, Jesus, mensile paolino, ha lanciato la collana «Per leggere il Vaticano II», nove agili volumi, sette dei quali sono stati già distribuiti (nessun patema, per chi ne fosse in-teressato, li si può richiedere o alle librerie Pao-line oppure direttamente allo 02.48027575.

In essi trovate proposti i testi integrali dei maggiori documenti del Concilio, introdot-ti dalla storia del dibattito conciliare, la storia della recezione e dei cammei su alcuni teolo-gi conciliari. La cura della collana è affidata a Marco Ronconi.

A tutti, al fine di non mettere la lampada sotto il moggio, buona navigazione e una felice lettura.

Alfonso Cacciatore

concilio vaticano ii Un sito internet per ricordare e conoscere Giubilei sacerdotali

Il prossimo 26 maggio don Giuseppe Sicilia festeggiare i suoi 50 anni di sacerdozio. Per l’occasione tutta la comunità parroc-chiale della parrocchia Sacro Cuore di gesù al Quadrivio Spinasanta di Agrigento è in fer-meto ed ha preparato una tre giorni in prepa-razione alla festa.Si comincia lunedì 24 maggio con la visita della suore presso la Scuola media Anna Frank per proseguire nel pomeriggio con la visita agli ammalati ed agli anziani della parrocchia. Alle ore 18.00 la celebrazione Eucaristica con la catechesi di don gaetano Montana su “Il sacer-dote ministro di comunione”; alle ore 21.00 la vegli notturna con l’adorazione Eucaristica. Il 25 maggio la celebrazione Eucaristica delle ore 18.00 sarà presieduta da don Pino Agozzino con catechesisul tema “Il sacerdote ministro di grazia”. Il 26 maggio la S. Messa in occasione del 50° anniversario di sacerdozio del parroco, don Giuseppe Sicilia, sarà presieduta dal vica-rio generale, mons. Melchiorre Vutera.

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i festeggiamenti dal 24 maggio

cammarata Madonna Ausiliatrice

La festa della Ma-donna Ausiliatrice in programma dome-nica 24 maggio pres-so la chiesa Batia di Cammarata, richia-ma sempre tanti fe-deli.

La Messa solenne, quest’anno verrà ce-lebrata dall’arciprete di San Giovanni Ge-mini, don Giovan-ni Mangiapane. La funzione religiosa, è una promessa fatta dalla famiglia Catarella ma anche da altre persone che hanno ricevuto delle grazie. Il simulacro della Madonna verrà portato in processio-ne per le vie del paese in occasione della festa di San Giovanni Bosco che si tiene a settembre.

La statua della Madonna, collocata da sempre nel-la nicchia dell’altare maggiore della Batia, arrivò a Cammarata il 18 Gennaio del 1904 ad opera di don Salvatore La Corte Carmeci che, durante un viaggio a Torino, era rimasto impressionato dalla statua del-l’Ausiliatrice tanto da acquistarne una copia. In pae-se si ricorda ancora con commozione la processione che si fece il 24 Settembre del 1950, presieduta dal cammaratese vescovo di Piazza Armerina monsignor Antonino Catarella e dal vescovo di Agrigento mon-signor G.B. Peruzzo. Per iniziativa dell’allora parroco della Batia, don Nicola Chimento, della famiglia Ca-tarella e del signor Francesco Sciacchitano, nonché di numerosi altri fedeli sangiovannesi e cammaratesi i quali offrirono i propri oggetti d’oro, un orafo paler-mitano ha realizzato l’attuale corona e lo scettro.

Irene Catarella

la vita... una questione di “stili”centro missionario diocesano Incontro con Agostino Rigon

Domenica 16 maggio, presso l’aula multime-diale dell’Amico del Popolo, ad Agrigento, il V incontro di formazione missionaria organizza-to dal centro missionario diocesano, nell’am-bito del programma annuale “Abbracciamo il mondo”.

L’incontro è stato tenuto dal prof. Agostino Rigon, direttore della scuola di animazione missionaria della Diocesi di Padova e autore del libro edito dalla EMI “Abbracciamo il mondo”.

Dopo la presentazione del continente Euro-peo, da parte del vice direttore del Centro Mis-sionario Diocesano, il prof Rigon, ha proposto ai presenti una riflessione sul tema della Mis-sione come evangelizzazione e costruzione del Regno, nel contesto europeo e sul tema dei co-sidetti “nuovi stili di vita”. La domanda che ha fatto da sfondo a tutto l’incontro è stata: come

rievangelizzare l’Europa? Rigon ha tracciato alcune linee guida: riscoprirsi pellegrini fra i nomadi, il pellegrino empatizza con i viaggia-tori di questo tempo che fanno fatica a credere; lasciarsi ancora sorprendere da Dio educando la nostra “attesa” di nuovi cieli; essere voce di chi non ha voce smascherando i meccanismi occulti di “esclusione”; risvegliare la speranza e il sogno della “Terra promessa” praticando la “terapia del desiderio” e “l’evangelizzazione per attrazione”; reinventare “nuovi stili di vita”. Pro-porre, cioè nuovi, alternativi e “attraenti” modi di vivere.

Su questa ultima linea guida, il prof Rigon, si è soffermato particolarmente, offendo delle esemplificazioni pratiche evangelicamente si-gnificative. I nuovi stili di vita generano un nuo-vo rapporto con le cose, le persone, la natura e

il mon-do e tre sono i b i n a -ri sui quali si muovono: la sobrietà, dall’effimero all’essenzialità; il tempo, da vittime dell’ora a protagonisti del tempo; lo spazio, da luoghi di conflitto a dimore di solidarietà.

All’incontro hanno preso parte circa cin-quanta animatori missionari che a vario titolo si spendono, nell’ambito delle proprie comuni-tà di appartenenza, per la pastorale missiona-ria. Il prof Rigon tornerà domenica 20 giugno per il Meeting Missionario di Fraternità che chiuderà il percorso formativo promosso que-st’anno dal Centro Missionario Diocesano.

Giovanni Russo

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� L’Amico del Popolo23 Maggio 2010Attualità

diario multimedi@le«Chi di telefogne ferisce,

di teleratti patisce»Caro diario,sul “web” c’è un “blogger”, Davide Maggio (colto,

anticonformista, brillante, giovanissimo) che, per sua e nostra fortuna, è del tutto diverso dalle massifican-ti clonazioni dei tanti milioni di suoi colleghi “inter-nauti” nelle più varie (e spesso inutili) faccende affac-cendati; ed infatti, da tempo, ha raggiunto meritata notorietà, anche e soprattutto fuori da Internet, per aver ideato e realizzato, nel 2006, con un vero colpo di genio mediatico (e civile, e morale) una manifesta-zione, i “Teleratti”, ormai autorevole per originalità di proposta e soprattutto per l’encomiabilità con cui prosegue ad identificarsi “controaltare” dei più noti (ma non sempre azzeccati, e comunque, ormai de-funti) “Telegatti”, mandando annualmente alla ribalta (per così dire: in realtà sappiamo tutti dove lo manda, e noi con lui) il peggio del peggio in tv, in una sorta di “Oscar” al contrario che ci ricorda le ormai celeber-rime “Pernacchie d’oro” assegnate, in Usa, ad attori, film e produzioni “trash”.

Ineffabili statuine di topastri che si arrampicano sopra un televisore, i “Teleratti” vengono assegnati (dopo una prima impietosa scrematura degli utenti sul sito www.davidemaggio.it da ben 28 “Giuratti”, au-torevoli giornalisti e scrittori specializzati in cultura, spettacoli e “media” e provenienti, in “par condicio”, compresa “Mediaset”, dal “top” delle testate naziona-li (tra i nomi di punta dei colleghi dell’edizione 2010, Maria Giovanna Maglie, Maria Volpe, Silvia Fuma-rola, Alberto D’Amico, Leandro Palestini). Ebbene, quest’anno, udite udite, la “Regina dei Teleratti” è sta-ta proprio lei, Barbara D’Urso, “stella” (si fa per dire, puàh, vai a rileggermi) anche di varie puntate di que-sta rubrica. Ma ecco categorie e premiati. I 5 minuti da dimenticare: Proposta di matrimonio di George Leonard a Carmela Gualtieri in diretta al “Grande Fratello 10”. Flop dell’Anno: “Il più grande (italiano di tutti i tempi)”. Il Miracolato dell’Anno: Emanuele Filiberto di Savoia (sempre teledovunque e teleco-munque: pietà, rimandatelo in esilio con papi, mami, famiglie & sodali). Le Ultime Parole Famose: “Quan-do i miei figli hanno saputo che avevo accettato, ho fatto loro una promessa solenne: vostra madre non si presterà mai alla volgarità” (la D’Urso alla vigilia del debutto come conduttrice di “Domenica Cinque”:“a nuddru l’à ddìri”, caro diario, altrimenti perché anche questo “en plein”?). Lo Scostumato dell’Anno: George Leonard, GF 2010, campione di moralità, sinceri-tà, stile e “look”, e sempre con la D’Urso, quindi fre-gato & fregante anche lui. Peggior Fiction: “I fratelli Benvenuti”. Peggior Opinionista: Antonia Dell’Atte. Peggior Personaggio Femminile: Barbara D’Urso. Peg-gior Personaggio Maschile: George Leonard (ancora tu…). Peggior Programma di Informazione e Cultura: “Pomeriggio Cinque”. Peggior Programma di Intrat-tenimento: “Domenica Cinque”. Peggior Programma Novità: “Domenica Cinque”. Peggior Programma su un’emittente locale: uno di tale cartomante Rita Rus-so. Peggior Spot Pubblicitario: “Prex”, rosario elettro-nico (tremendo: ci mancavano solo i “robot devoti”). Peggior Quiz/Game Show: “Cuore di mamma”. Peg-gior Reality/Talent Show: “Io canto” e “Vite spiate”. Peggior Programma Satellitare: “SOS Patata”. Perso-naggio Più Fazioso: Augusto Minzolini (detto, chis-sà perché, “Scodinzolini” e che ha scippato lo scettro ad Emilio Fido, pardon, Emilio Fede, ed a Michele Santoro, già “fazioso” di suo da prima dei “Telerat-ti”, vedi democraticissimo “editto bulgaro”). Peggior Programma dell’Anno: Domenica Cinque; ed infine, il superTeleRatto della Critica, in lode al superdetto superMinzolini.

Peccato per alcune “nominations” rimaste fuori dai premi (ma non dai piedi): Pupo, CocaMorgan, “Bar-bareschi Sciock”(ko), “Uomini e Donne”, “GF”, Fabri-zio Corona e gli orrendi “spot” della Hunziker con Travolta: ma per loro e noi già s’annunciano tempi migliori (scusa, peggiori), caro diario. 

Nuccio Mula

Chiuso il 19 Maggio ore 12.00

Una dura austeritàeUropa e crisi Clima politico teso e mutevole

Se le parole hanno un senso compiuto e condiviso, al di là delle differenze lin-

guistiche, ciò che si prospetta per l’Europa è una lunga fase di sacrifici, dopo che ci si è finalmente resi conto che la crisi economica non è affatto passata. Quegli analisti e quei politici che, già alcuni mesi fa, erano convin-ti che fossimo usciti dal tunnel raccontavano una realtà inesistente. La crisi, partita dagli Stati Uniti due anni or sono, ha investito il vecchio continente su tutti i fronti: produtti-vo, occupazionale e, naturalmente, finanzia-rio. Ora – non è mai troppo tardi – è giunto il momento della resa dei conti e dei prov-vedimenti risolutivi, i quali prevedono, ap-punto, tagli e sacrifici. Lo ha spiegato, tra gli altri, con estrema chiarezza Angela Merkel: “Ci aspetta una dura austerità”. La crisi greca obbliga ad agire sul fronte dei conti pubblici e dell’economia reale, facendo coincidere, ha

puntualizzato la cancelliera tedesca, “sta-bilità e solidarietà”.

In realtà Eurolandia e l’Ue nel suo com-plesso si sono già mosse: il fondo da 750 miliardi per soccorrere i Paesi più esposti finanziariamente è stato un segnale forte. Dopodiché giunge il tempo di passare a provvedimenti concreti per tenere sotto controllo i conti statali, per rintuzzare gli attacchi speculativi verso i titoli pubblici, agendo al medesimo tempo per dare re-spiro all’economia reale (credito alle im-prese, investimenti, sostegno all’occupa-zione, crescita dei consumi). È il classico caso della “quadratura del cerchio”.

Il tutto avviene in un clima di accre-sciute tensioni politiche: quando si parla di tagli, di rigore, di provvedimenti più o meno imposti, c’è sempre chi vorrebbe premere sull’acceleratore, chi si barcame-

na tra mille prudenze, chi vor-rebbe rimandare sempre ogni decisione. La stessa Merkel, che aveva definito il piano da 750 miliardi come un “espediente per guadagnar tempo”, è stata duramente apostrofata dal pre-sidente dell’Eurogruppo, il lus-semburghese Jean-Claude Jun-cker, personaggio solitamente molto posato: “La Merkel pensi prima di parlare”.

Sul versante politico ed eco-nomico sono intanto allo studio varie linee d’azione: si sta pen-sando a una “aggiornamento” del Patto di stabilità e crescita (la “sentinella” della stabilità di Euro-landia), con criteri finalmente vin-colanti per quanto riguarda il de-ficit e il debito pubblico degli Stati che adottano la moneta unica. Ma si tratterebbe di buone regole di gestione valide per tutti i Paesi co-munitari. Nel frattempo i Paesi più “traballanti” vengono indirizzati a immediate misure d’intervento: oltre alla Grecia, si tratta per ora di Spagna e Portogallo, benché la lista potrebbe allungarsi visto che in Europa nessun Paese può van-tare bilanci e conti in regola. Tagli alla spesa per le pubbliche ammi-nistrazioni, revisione dei sistemi previdenziali, riforme dei mercati del lavoro, imposizione fiscale… Ogni strada è buona – almeno sul piano del rigore – per agire.

È chiaro che, con una situazione recessiva di tale portata, vengono al pettine una serie di nodi che dovranno essere tenuti ugualmen-te presenti al momento di assu-mere decisioni impopolari, perché queste stesse avranno ricadute sui cittadini, facendo emergere il rischio di forti tensioni sociali, e sulle imprese, mettendo in forse la ripresa. Il rigore dei conti, che comunque va perseguito, non do-vrebbe infatti frenare gli investi-

menti produttivi, la competitività o la ricer-ca, considerando inoltre l’impegno a creare posti di lavoro (i disoccupati nell’Ue sono ben oltre 20 milioni; un giovane su quattro è disoccupato) e a non smantellare i sistemi di welfare, i quali possono essere ripensati senza peraltro mettere a repentaglio la coe-sione sociale e territoriale. Una quadratura del cerchio, appunto.

Tutto ciò richiederà una grande capacità delle classi politiche, nazionali ed europea: sia nello scrivere le “regole” sia, e più ancora, nel farle rispettare (ciò che non è avvenuto in passato). Una importanza strategica rive-ste il coinvolgimento dei cittadini e delle opi-nioni pubbliche, perché certi provvedimenti “lacrime e sangue” peseranno sui lavoratori, sulle famiglie, sulle fasce sociali più povere: se non si vuole giungere alle rivolte di piazza appena registrate ad Atene, sarà opportuno favorire atteggiamenti di condivisione, con-vincimento e coinvolgimento.

Infine – ma non è l’ultimo degli argomen-ti – c’è da attendersi che da questa nuova grande crisi prenderà forma un’Europa dif-ferente. Non a caso quasi tutte le voci sul-la scena continentale hanno invocato una maggiore governance e qualche forma di coordinamento delle politiche economiche a livello europeo. I tempi di crisi lasciano sempre strascichi negativi, ma nella storia dell’integrazione in genere essi portano a significativi passi in avanti della costruzione comunitaria.

Gianni Borsa

La Pe-sca Bivona viene col-tivata nel-l’entroterra s ic i l iano alle pendici dei Monti Sicani ed

interessa i Comuni di: Bivona, Alessandria della Rocca, S. Stefano Quisquina, San Bia-gio Platani e Palazzo Adriano.

Nella splendida cornice dei Monti Sicani si estende la coltivazione della Pesca Bivona o Montagnola come viene chiamata comu-nemente, quasi a sottolineare l’orografia del territorio. Negli ultimi venti anni si è assistito ad un processo di espansione della peschicol-tura. Oggi si calcola che la superficie investi-ta a pesco si aggira intorno ai 650 ettari con una produzione stimabile intorno ai 150.000 quintali. Le peculiarità agronomiche dei terreni, unite al clima particolare dell’areale di coltivazione, caratterizzato da clima mite durante le stagioni autunno-vernino-prima-

verile, con abbassamenti di temperatura in inverno e piovosità sufficienti consentono di ottenere un prodotto di eccellenza riguardo ai profumi e alle sensazioni gustative.

L’altimetria dove viene coltivata la Pesca Bivona varia dai 150 ai 750 m. slm.

La selezione, operata dagli imprenditori agricoli, negli anni ha consentito la creazio-ne di diversi ecotipi locali con maturazione scalare dalla fine di Giugno sino alla fine di Settembre. I frutti presentano polpa bianca e soda con venature rosee, sapore dolce e gra-devolmente aromatico.

La produzione si aggira sui 25-30 kg per pianta con pezzature valutabili commercial-mente in massima parte da “B” ad “AAA”. La forma di allevamento è a vaso, con sesti regolari 4.00 x 4.00 m, innestati prevalente-mente su portainnesto clonale GF677.

Il panorama varietale è rappresentato da: “Murtiddara” matura tra l’ultima decade di Giugno e la prima decade di Luglio; “Bian-ca” tra la fine di Luglio e la prima decade di Agosto; “Agostina” tra la fine di Agosto e l’inizio di Settembre; “Settembrina” dalla se-

conda decade di Settembre sino ai primi di Ottobre.

Le produzioni si aggirano sui 175 q/ha con una produzione complessiva di circa 11.000 tonnellate ed una PLV di 11 milioni di euro.

Da quanto esposto si capisce come la pe-sca di Bivona rappresenta un prodotto tipico dell’areale di produzione.

In un mercato sempre più globalizzato e aperto assume un’importanza notevole la certificazione di qualità e di provenienza quali IGP e DOP, che garantiscono i requisiti di sicurezza ed il legame con il territorio di produzione.

Nel 2008 la Consortile Pesca Bivona srl e i produttori, con il sostegno del comune di Bivona hanno richiesto il marchio IGP per la pesca Bivona. Il riconoscimento comuni-tario rappresenterà un ulteriore contributo al processo di valorizzazione e qualificazione della pesca, nella prospettiva di conquistare fette di mercato nazionale ed estero sempre più crescenti.

dott. Giuseppe CusumanoDirigente SOAT Cianciana

La pesca Montagnola di Bivona

Ed intanto in Parlamento...

Il ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, per aiutare lo Stato italiano a raggranellare i fondi per aiutare la Grecia ma so-prattutto per non fare la stessa fine, vuole aggiun-gere, alle proposte che metterà in atto il ministro della economia e delle finanze Tremonti, quella della decurtazione del 5% degli stipendi dei par-lamentari e dei ministri. Dato il via dal ministro Calderoli gli hanno fatto eco altri nostri rappre-sentanti al Parlamento. Il ministro per l’attuazione del programma, Rotondi non contento di una per-centuale propone una rinuncia, sempre da parte dei ministri e parlamentari, di tre mensilità da de-volvere a chi perde il lavoro. Dello stesso avviso il sen. Gasparri. Ma se anche tre mensilità sembra-no poche il ministro della difesa La Russa propone «devolvere ogni anno uno stipendio intero di tutti coloro che hanno responsabilità politiche o mana-geriali connesse alle politica.

Il ministro Sacconi, ministro del lavoro e delle politiche sociali invece va più a fondo dei propri colleghi “i tagli non si limiteranno agli stipendi dei parlamentari. Pensiamo ai tanti micro-comu-ni sparsi nel paese che devono sostenere ingenti costi per garantire ai cittadini i servizi essenzia-li. Si possono prevedere forme di associazione obbligatoria tra enti locali per fare economie di scala ed ottenere risparmi». I nostri parlamentari guadagnano per servire il Paese e legiferare per il bene comune 14.400,00 euro netti tra stipendi e rimborsi, poi c’è l’indennità d’ufficio che parte dai 4.000 euro di Camera, Senato e Consiglio, ai 1.800 euro di un presidente di commissione, viaggi pa-gati, telefonate rimborsate più vari benefits. Quin-di 5% o tre mensilità, l’importante è che si faccia qualcosa ma soprattutto che si eviti di far diventa-re legge la proposta di tre deputati del Partito De-mocratico (ma dove è finita la sinistra accanto ai lavoratoti?!), con beneplacito del PdL, Maria Luisa Gnecchi, Oriano Giovannelli e Lucia Condurelli i quali vorrebbero dar vita ad un vitalizio per tut-ti i politici, dal sindaco comunale al presidente di circoscrizione, per un costo di quaranta milioni di euro. Orbene ma davvero è così difficile per i nostri servitori della Patria dare il buon esempio? (MDM)


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