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L'Amico del Popolo

Date post: 15-Mar-2016
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edizione del 28 novembre 2010
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N. 42 del 28 Novembre 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Subito dopo il “laviamo i panni sporchi in casa” del presidente del Consiglio comunale abbiamo deciso di conoscere questo integerrimo e “mili- tare” nuovo Comandante dei Vigili Urbani della città dei Templi che, dal giorno del suo insedia- mento, molto ha fatto parlare per il suo modo di vedere il corpo di polizia cittadina. Devo ammettere che mi aspettavo di trova- re un tipico ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, non me ne voglia la categoria, un uomo tutto di un pezzo, quasi glaciale nell’esporre i fatti, poco propenso allo scherzo ed ad una chiacchierata più che ad una vera e seriosa intervista. Grande sorpresa si palesa dinanzi a me: un gigante, dobbiamo proprio dirlo, il dott. Antoni- ca, ha il fisico del corazziere o del granatiere di Sardegna, ma con un sorriso che contagia con una serenità che riesce a far trasparire durante il nostro incontro, uno stato d’animo, questo, di chi vive in armonia tra il suo essere istituzione ed il privato. a pag. 2 Il Piano Strategico nella lettera del suo coordinatore 2 di Enzo Camilleri 3 Vaticano: presentato il libro intervista a Benedetto XVI di LdP CULTURA CITTÁ «Fateli parlare» Noi siamo con Avvenire. L’iniziativa promossa dal quo- tidiano dei cattolici italiani che, in seguito alla seconda puntata di “Vieni via con me”, di Fazio e Saviano, sta promuovendo la campagna “fateli parlare” per dare voce a chi voce non ha, come accade a tanti malati affetti da pato- logie gravi spesso a carattere invalidante e che non si sono riconosciuti nelle parole, ap- parentemente o velatamente eutanasici, di Fazio, Saviano, Englaro e Welby. Non hanno sortito effetto gli appelli dei cit- tadini che, per una settimana, hanno intasato centralini e caselle di posta elettronica, ma neanche il crescendo biparti- san di proteste dal mondo del- la politica, per chiedere diritto di replica. «Fateli parlare», ha chiesto Avvenire, e non per par condicio ma per verità. «Fate parlare Mario Melanzini, Fulvio De Nigris, Maria Pia Bonante e tanti altri. I prota- gonisti di una lotta quotidiana per il diritto alla vita: i malati gravi, familiari che se ne fanno carico (spesso in assoluta soli- tudine e mancanza vergonosa di mezzi), i genitori delle mi- gliaia di ragazzi in stato vege- tativo, i parenti di chiunque si trovi ad affrontare il dramma della malattia e una vecchiaia estrema e dura». Dopo la pun- tata del 15 novembre - vero inno alla morte e spot all’eu- tanasia - ci si aspettava spazio per altre voci. Ma nulla. “En- cefalgramma: piatto!”. “Ci sentiamo ancora più soli”, gridano coloro che non hanno avuto voce. E come dar loro torto! Abbiamo assistito ad un sermone dal pulpito - la tv di Stato pagata dai contri- buenti italiani - in cui gli “of- ficianti” insegnano che certe vite non hanno alcun senso. Ma questa volta la “realtà” mediatica (certo appagata dai numeri dell’Auditel) si è sco- trata con quella, autentica, di migliaia di casi in cui ci sono uomini e donne che soffrono e madri, mariti, fratelli e fi- gli che assistono da anni un malato, e non ne invocano la morte. Perchè ignorare l’altro sguardo di tante famiglie su in- validi che non chiedono affatto di morire, ma di essere aiutati a vivere? Una censura bella e buona, di fronte a qualcosa di cui non si deve parlare. «Il tabù - scrive Marina Corradi - di cui oggi bisogna tacere è lo scandalo dell’invalidità estre- ma, dell’assoluta dipenden- za, del radicale bisogno. È il porre, certe malattie, noi sani davanti al limite, alla verità della nostra stessa natura. Al non essere, nel tempo degli uo- mini che si credono padroni, in realtà padroni neanche del proprio respiro. Intollerabile verità che ci si svela in un at- timo, magari sull’asfalto di un incrocio, e cambia la vita per sempre». Intanto Fazio e Saviano promettono un’ultima pun- tata straordinaria, a loro, nel nostro piccolo diciamo: lunedì prossimo “fateli parlare”! Carmelo Petrone Ribera: la cittadinanza si mobilita per la struttura ospedaliera 4 di Enzo Minio PROVINCIA 7 Sinodo dei vescovi: presentata la Verbum Domini di Alfonso Cacciatore VITA ECCLESIALE Senza alcun rispetto MORTE E VITA L’inaccettabile censura operata dalla tv pubblica Alla ricerca della felicità cittadina AGRIGENTO Intervista con il Comandante Corpo dei Vigili Urbani Prete tra la gente LUTTO Ritornato al Padre don Calogero Bonelli Domenica 21 novembre, Solen- nità di Cristo Re, è ritornato alla Casa del Padre, don Ca- logero Bonelli. Nato il 5 ottobre del 1922 a Licata, fu ordinato pre- sbitero da mons. Peruzzo il 29 giugno del 1946. Da quella data tanti furono gli incarichi pastorali ricoperti in diversi paesi dell’Arcidiocesi di Agrigento: vicario cooperatore nella parrocchia San Nicolò di Bari a Santo Stefano Quisqui- na, dal 1946 al 1949, parroco della parrocchia del Carmine di Santo Stefano dal 1948 al 1951, Arciprete di Alessandria della Rocca dal 1954 al 1982, parroco della parrocchia Santa Barbara, nella sua città natale dal 1982 fino al 1996 e rettore della chie- sa San France- sco a Licata dal 1982 al 1990. Ha ricoperto anche diversi servizi pastorali: Assi- stente di AC, componente del Consiglio Presbiterale (1969-72, 1987-95), canonico onorario della Cattedrale di Agrigento (dal 1981), assistente del Movi- mento Scouts Adulti (dal 1986), vicario episcopale per la zona “Sant’Angelo” (1986-1994), com- ponente del Consiglio Episcopa- le Diocesano (1986-94). continua a pag. 5 La disabilità interpella la Chiesa CONVEGNO DIOCESANO Sabato 27 novembre Si terrà sabato 27 novembre, dalle ore 9 alle ore 18, nella Parrocchia San Loren- zo – Monserrato, il Convegno diocesano “Disabilità nella Chiesa: realtà che ci in- terpella” . L’iniziativa, promossa dagli Uf- fici del Dipartimento Pastorale, si prefig- ge l’obiettivo di sollecitare una riflessione ecclesiale circa il coinvolgimento dei di- versamente abili presenti in Diocesi. At- traverso l’intervento di numerosi relatori, si proverà a definire la reale entità della presenza dei diversamente abili nella Provincia agrigentina e a riflettere sull’at- tenzione che catechesi, liturgia e carità destinano loro. Nell’ambito Caritas, le relazioni saranno condotte da portato- ri di handicap, ai quali sarà chiesto di presentare la propria esperienza. Nella sessione pomeridiana si svilupperanno i temi dei diritti civili, sociali e lavo- rativi dei diversamente abili, conclu- dendo con una riflessione biblica sul tema proposta da Sr. Benedetta Rossi. L’iniziativa è aperta a tutti, in partico- lare, operatori del sociale, operatori pastorali, insegnanti di religione catto- lica, associazioni di diversamente abili, mondo della cooperazione sociale. In questi giorni tanto si sta parlan- do di quella che è la situazione poli- tica del palazzo di città. Le dichiara- zioni del sindaco di voler restringere il numero degli assessori ha generato malcontento e non solo. a pag. 2 C’è chi pro- pone il ritorno della gestione dei rifiuti ai comuni, chi manifesta per l’ampliamento della discarica di Siculiana, altri, i lavoratori, sul piede di guerra per i pagamenti delle mensilità. a pag. 4 PROVINCIA I rifiuti e la loro gestione PALAZZO S. DOMENICO La situazione politica O gni tanto riaffiora e lo fa in modo subdolo, rifiu- tando ogni confronto. Sembra che parlarne di tanto in tanto sia il modo più efficace per fare breccia. Rifiuta le sedi istituzionali, quelle dove si devono affron- tare le questioni per diritto, e compare nei mass-media. Non tanto nelle pagine culturali o nei dibattiti, quan- to piuttosto nelle trasmissioni serali, quelle che entrano nelle famiglie con il permesso implicito di chi, ottempe- rando al proprio dovere annuale di pagare le imposte, si fida della televisione di Stato, in quanto pensa sia garante dei valori e degli ideali costituzionali. A quell’ora davanti alla televisione ci sono facilmente quanti – adolescenti, genitori, anziani – desidererebbero trascorrere qualche momento di serenità. Nessuno li ha avvertiti, nessuno ha offerto loro qualche informazione previa per affron- tare la serata. Pensano di vedere uno spettacolo televisi- vo e basta. E, invece, ecco comparire un suadente pre- sentatore che introduce e sostiene chi nella vita ha fatto una scelta e vorrebbe che tutti la pensassero allo stesso modo. Non è la pubblicità ad un prodotto, ma poco ci manca. Eppure, se ci si fermasse a pensare, si capirebbe che si sta svendendo la vita. Naturalmente, nessuno può ma- nifestare una posizione diversa. Ecco realizzata – perché non dirlo? – con il portafoglio degli italiani la censura mediante la stampa. Sì, in passato i regimi proibivano la libertà di stampa con il ricorso alla censura su notizie o su fatti contrari a chi comandava. Oggi, i mezzi di co- municazione possono esercitare a pieno il loro essere il quarto potere e censurano pensieri e persone, inducen- do a pensare che tutto sia monocolore e monocorde. Eppure, esiste una verità pubblica, ma non pubblicata, che chiede di essere conosciuta. È in gioco la democra- zia, perché l’informazione obiettiva e corretta ne è parte costitutiva. Se manca il confronto non c’è libertà di opi- nione, né libertà nella comunità civile. C’è imposizione di pochi più forti, perché hanno a disposizione uno spa- zio televisivo pagato, su milioni di persone. Occorre tor- nare alla democrazia, nella quale tutti hanno una voce. In democrazia non conta chi fa la voce più grossa, ma le tante persone che silenziosamente vi appartengono. Soprattutto e – questa è civiltà – contano le persone fra- gili, malate, quelle che combattono una battaglia difficile come è quella della malattia e della disabilità. È dunque assolutamente legittimo chiedere che gli organi di informazione diano buon esempio. In un Pae- se democratico è legittimo che se qualcuno fa un’affer- mazione, qualcun altro gli risponda: il più delle volte per dovere e per chiarezza. Ora, questo non significa arriva- re allo scontro o alla polemica! Stampa e televisione hanno la responsabilità di dare voce a tutti, soprattutto a chi ritiene che i valori sui qua- li è costruita la nostra democrazia abbiano dalla loro la sicurezza del vero e del bene. Prima di demolire con sorrisi e facili moralismi il rispetto incondizionato che si deve ad ogni persona, tutelandone l’integrità fisica in ogni momento dell’esistenza, bisogna domandarsi se erano sciocchi e anacronistici quelli che di tale rispetto hanno fatto un punto cardine dell’Italia repubblicana. Bisogna ancora interrogarsi a che cosa si andrebbe in- contro se si inserisse un’eccezione al rispetto per la vita della persona. Se si dicesse che in alcune situazioni la persona umana non è più un bene assoluto, ma è rela- tivo a quello che di lei pensano gli altri, che cosa succe- derebbe? Quanti cadrebbero sotto questa eccezione. E, poi, fatta un’eccezione, non se ne può pensare altre? Sia ben chiaro: non si vuole la vita a tutti i costi, ma il rispetto della persona ancora in vita per evitare ogni intervento o omissione che procurerebbe intenzional- mente la morte. Probabilmente certe questioni sono troppo serie per essere affrontate in una serata televisi- va. Se proprio, se ne vuol parlare, che almeno si dia voce a chi vive situazioni analoghe e giunge a conclusioni diverse, rispetto ad ospiti proposti in continuazione su tutti i palinsesti. Marco Doldi
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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 42 del 28 Novembre 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Subito dopo il “laviamo i panni sporchi in casa” del presidente del Consiglio comunale abbiamo deciso di conoscere questo integerrimo e “mili-tare” nuovo Comandante dei Vigili Urbani della città dei Templi che, dal giorno del suo insedia-mento, molto ha fatto parlare per il suo modo di vedere il corpo di polizia cittadina.

Devo ammettere che mi aspettavo di trova-re un tipico ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, non me ne voglia la categoria, un uomo tutto di un pezzo, quasi glaciale nell’esporre i fatti, poco propenso allo scherzo ed ad una chiacchierata più che ad una vera e seriosa intervista.

Grande sorpresa si palesa dinanzi a me: un gigante, dobbiamo proprio dirlo, il dott. Antoni-ca, ha il fisico del corazziere o del granatiere di Sardegna, ma con un sorriso che contagia con una serenità che riesce a far trasparire durante il nostro incontro, uno stato d’animo, questo,

di chi vive in armonia tra il suo essere istituzione ed il privato.

a pag. 2

Il Piano Strategico nella lettera del suo

coordinatore

2di Enzo Camilleri 3

Vaticano: presentato il

libro intervista a Benedetto XVI

di LdP

CulturaCittÁ«Fateli parlare»

Noi siamo con Avvenire. L’iniziativa promossa dal quo-tidiano dei cattolici italiani che, in seguito alla seconda puntata di “Vieni via con me”, di Fazio e Saviano, sta promuovendo la campagna “fateli parlare” per dare voce a chi voce non ha, come accade a tanti malati affetti da pato-logie gravi spesso a carattere invalidante e che non si sono riconosciuti nelle parole, ap-parentemente o velatamente eutanasici, di Fazio, Saviano, Englaro e Welby. Non hanno sortito effetto gli appelli dei cit-tadini che, per una settimana, hanno intasato centralini e caselle di posta elettronica, ma neanche il crescendo biparti-san di proteste dal mondo del-la politica, per chiedere diritto di replica. «Fateli parlare», ha chiesto Avvenire, e non per par condicio ma per verità. «Fate parlare Mario Melanzini, Fulvio De Nigris, Maria Pia Bonante e tanti altri. I prota-gonisti di una lotta quotidiana per il diritto alla vita: i malati gravi, familiari che se ne fanno carico (spesso in assoluta soli-tudine e mancanza vergonosa di mezzi), i genitori delle mi-gliaia di ragazzi in stato vege-tativo, i parenti di chiunque si trovi ad affrontare il dramma della malattia e una vecchiaia estrema e dura». Dopo la pun-tata del 15 novembre - vero inno alla morte e spot all’eu-tanasia - ci si aspettava spazio per altre voci. Ma nulla. “En-cefalgramma: piatto!”.

“Ci sentiamo ancora più soli”, gridano coloro che non hanno avuto voce. E come dar loro torto! Abbiamo assistito ad un sermone dal pulpito - la tv di Stato pagata dai contri-buenti italiani - in cui gli “of-ficianti” insegnano che certe vite non hanno alcun senso. Ma questa volta la “realtà” mediatica (certo appagata dai numeri dell’Auditel) si è sco-trata con quella, autentica, di migliaia di casi in cui ci sono uomini e donne che soffrono e madri, mariti, fratelli e fi-gli che assistono da anni un malato, e non ne invocano la morte. Perchè ignorare l’altro sguardo di tante famiglie su in-validi che non chiedono affatto di morire, ma di essere aiutati a vivere? Una censura bella e buona, di fronte a qualcosa di cui non si deve parlare. «Il tabù - scrive Marina Corradi - di cui oggi bisogna tacere è lo scandalo dell’invalidità estre-ma, dell’assoluta dipenden-za, del radicale bisogno. È il porre, certe malattie, noi sani davanti al limite, alla verità della nostra stessa natura. Al non essere, nel tempo degli uo-mini che si credono padroni, in realtà padroni neanche del proprio respiro. Intollerabile verità che ci si svela in un at-timo, magari sull’asfalto di un incrocio, e cambia la vita per sempre».

Intanto Fazio e Saviano promettono un’ultima pun-tata straordinaria, a loro, nel nostro piccolo diciamo: lunedì prossimo “fateli parlare”!

Carmelo Petrone

Ribera: la cittadinanza si mobilita per la

struttura ospedaliera

4di Enzo Minio

provinCia

7

Sinodo dei vescovi: presentata la

Verbum Domini

di Alfonso Cacciatore

vita eCClesiale

senza alcun rispetto morte e vita L’inaccettabile censura operata dalla tv pubblica

alla ricerca della felicità cittadina

agrigento Intervista con il Comandante Corpo dei Vigili Urbani

prete tra la gentelutto Ritornato al Padre don Calogero Bonelli

Domenica 21 novembre, Solen-nità di Cristo Re, è ritornato alla Casa del Padre, don Ca-logero Bonelli.

Nato il 5 ottobre del 1922 a Licata, fu ordinato pre-sbitero da mons. Peruzzo il 29 giugno del 1946. Da quella data tanti furono gli incarichi pastorali ricoperti in diversi paesi dell’Arcidiocesi di Agrigento: vicario cooperatore nella parrocchia San Nicolò di Bari a Santo Stefano Quisqui-na, dal 1946 al 1949, parroco della parrocchia del Carmine di Santo Stefano dal 1948 al 1951, Arciprete di Alessandria della Rocca dal 1954 al 1982, parroco

della parrocchia Santa Barbara, nella sua città natale dal 1982 fino al 1996 e rettore della chie-sa San France-sco a Licata dal 1982 al 1990. Ha ricoperto anche

diversi servizi pastorali: Assi-stente di AC, componente del Consiglio Presbiterale (1969-72, 1987-95), canonico onorario della Cattedrale di Agrigento (dal 1981), assistente del Movi-mento Scouts Adulti (dal 1986), vicario episcopale per la zona “Sant’Angelo” (1986-1994), com-ponente del Consiglio Episcopa-le Diocesano (1986-94).

continua a pag. 5

la disabilità interpella la ChiesaConvegno dioCesano Sabato 27 novembre

Si terrà sabato 27 novembre, dalle ore 9 alle ore 18, nella Parrocchia San Loren-zo – Monserrato, il Convegno diocesano “Disabilità nella Chiesa: realtà che ci in-terpella”. L’iniziativa, promossa dagli Uf-fici del Dipartimento Pastorale, si prefig-ge l’obiettivo di sollecitare una riflessione ecclesiale circa il coinvolgimento dei di-versamente abili presenti in Diocesi. At-traverso l’intervento di numerosi relatori, si proverà a definire la reale entità della presenza dei diversamente abili nella Provincia agrigentina e a riflettere sull’at-tenzione che catechesi, liturgia e carità

destinano loro. Nell’ambito Caritas, le relazioni saranno condotte da portato-ri di handicap, ai quali sarà chiesto di presentare la propria esperienza. Nella sessione pomeridiana si svilupperanno i temi dei diritti civili, sociali e lavo-rativi dei diversamente abili, conclu-dendo con una riflessione biblica sul tema proposta da Sr. Benedetta Rossi. L’iniziativa è aperta a tutti, in partico-lare, operatori del sociale, operatori pastorali, insegnanti di religione catto-lica, associazioni di diversamente abili, mondo della cooperazione sociale.

In questi giorni tanto si sta parlan-do di quella che è la situazione poli-tica del palazzo di città. Le dichiara-zioni del sindaco di voler restringere il numero degli assessori ha generato malcontento e non solo. a pag. 2

C’è chi pro-pone il ritorno della gestione dei rifiuti ai comuni, chi manifesta per l’ampliamento della discarica di Siculiana, altri, i lavoratori, sul piede di guerra per i pagamenti delle mensilità.

a pag. 4

◆ provincia

i rifiuti e la loro gestione

◆ palazzo S. Domenicola situazione politica

Ogni tanto riaffiora e lo fa in modo subdolo, rifiu-tando ogni confronto. Sembra che parlarne di

tanto in tanto sia il modo più efficace per fare breccia. Rifiuta le sedi istituzionali, quelle dove si devono affron-tare le questioni per diritto, e compare nei mass-media.

Non tanto nelle pagine culturali o nei dibattiti, quan-to piuttosto nelle trasmissioni serali, quelle che entrano nelle famiglie con il permesso implicito di chi, ottempe-rando al proprio dovere annuale di pagare le imposte, si fida della televisione di Stato, in quanto pensa sia garante dei valori e degli ideali costituzionali. A quell’ora davanti alla televisione ci sono facilmente quanti – adolescenti, genitori, anziani – desidererebbero trascorrere qualche momento di serenità. Nessuno li ha avvertiti, nessuno ha offerto loro qualche informazione previa per affron-tare la serata. Pensano di vedere uno spettacolo televisi-vo e basta. E, invece, ecco comparire un suadente pre-sentatore che introduce e sostiene chi nella vita ha fatto una scelta e vorrebbe che tutti la pensassero allo stesso modo. Non è la pubblicità ad un prodotto, ma poco ci manca.

Eppure, se ci si fermasse a pensare, si capirebbe che si sta svendendo la vita. Naturalmente, nessuno può ma-nifestare una posizione diversa. Ecco realizzata – perché non dirlo? – con il portafoglio degli italiani la censura mediante la stampa. Sì, in passato i regimi proibivano la libertà di stampa con il ricorso alla censura su notizie o su fatti contrari a chi comandava. Oggi, i mezzi di co-municazione possono esercitare a pieno il loro essere il

quarto potere e censurano pensieri e persone, inducen-do a pensare che tutto sia monocolore e monocorde.

Eppure, esiste una verità pubblica, ma non pubblicata, che chiede di essere conosciuta. È in gioco la democra-zia, perché l’informazione obiettiva e corretta ne è parte costitutiva. Se manca il confronto non c’è libertà di opi-nione, né libertà nella comunità civile. C’è imposizione di pochi più forti, perché hanno a disposizione uno spa-zio televisivo pagato, su milioni di persone. Occorre tor-nare alla democrazia, nella quale tutti hanno una voce. In democrazia non conta chi fa la voce più grossa, ma le tante persone che silenziosamente vi appartengono. Soprattutto e – questa è civiltà – contano le persone fra-gili, malate, quelle che combattono una battaglia difficile come è quella della malattia e della disabilità.

È dunque assolutamente legittimo chiedere che gli organi di informazione diano buon esempio. In un Pae-se democratico è legittimo che se qualcuno fa un’affer-mazione, qualcun altro gli risponda: il più delle volte per dovere e per chiarezza. Ora, questo non significa arriva-re allo scontro o alla polemica!

Stampa e televisione hanno la responsabilità di dare voce a tutti, soprattutto a chi ritiene che i valori sui qua-li è costruita la nostra democrazia abbiano dalla loro la sicurezza del vero e del bene. Prima di demolire con sorrisi e facili moralismi il rispetto incondizionato che si deve ad ogni persona, tutelandone l’integrità fisica in ogni momento dell’esistenza, bisogna domandarsi se erano sciocchi e anacronistici quelli che di tale rispetto

hanno fatto un punto cardine dell’Italia repubblicana. Bisogna ancora interrogarsi a che cosa si andrebbe in-contro se si inserisse un’eccezione al rispetto per la vita della persona. Se si dicesse che in alcune situazioni la persona umana non è più un bene assoluto, ma è rela-tivo a quello che di lei pensano gli altri, che cosa succe-derebbe? Quanti cadrebbero sotto questa eccezione. E, poi, fatta un’eccezione, non se ne può pensare altre?

Sia ben chiaro: non si vuole la vita a tutti i costi, ma il rispetto della persona ancora in vita per evitare ogni intervento o omissione che procurerebbe intenzional-mente la morte. Probabilmente certe questioni sono troppo serie per essere affrontate in una serata televisi-va. Se proprio, se ne vuol parlare, che almeno si dia voce a chi vive situazioni analoghe e giunge a conclusioni diverse, rispetto ad ospiti proposti in continuazione su tutti i palinsesti.

Marco Doldi

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo28 Novembre 2010Città

In Breve palazzo san domenico

la città sopra, sotto e dietro i partiti

la settimana di Eugenio Cairone

Il giocattolo si é rotto

Il “giocattolo” Giunta al Comune di Agrigento ormai si è rotto e non sarà facile ripararlo.

Per il bene della città, l’augurio è che ciò sia possibile. La gente, in queste ore, si chiede se non era il caso di

trattenere in “servizio” un uomo volenteroso che ha dato tutto per la buona amministrazione della città, piuttosto che lasciarlo andare via così come se nulla fosse.

Non sappiamo cosa si saranno detti il sindaco Zambuto e Franco Iacono.

Sappiamo solo che l’assessore Iacono non lo vedremo più per strada a fianco dei suoi collaboratori, alla ricerca di soluzioni concrete dal punto di vista della viabilità, un settore difficile ed alquanto complicato da sempre.

Franco Iacono, non lo vedremo più svolgere il ruolo di amministratore tra i cittadini. L’ex assessore, ci aveva abi-

tuati a un nuovo modo di fare amministrazione attiva ma le cose belle, purtroppo, durano poco.

Franco Iacono non lo dice ma lo lascia intendere, ha dovuto lasciare pressato dal rincorrersi di voci su un im-minente azzeramento della Giunta da parte del sindaco Marco Zambuto che ha fatto di tutto, insomma, perché il giocattolo cessasse di funzionare.

Intanto, a parte i tagli del numero di assessori per rispar-miare, qualche altra persona di sua iniziativa farebbe bene, a questo punto, a restituire la delega o farebbe bene il sin-daco a revocargliela.

Perché, non è possibile che esistano a Palazzo dei Gigan-ti uffici preposti a ricevere le segnalazioni dei cittadini se poi nessuno in questi uffici risponde al telefono come nel caso dell’ufficio dell’assessore al Verde pubblico.

via Erodoto dramma della povertà e della solitudine

Gli agenti della Polizia municipale di Agrigento sono intervenuti nei pressi dell’ex carcere di San Vito, per sgomberare un’anziana, che tempo si era stabilita in un angolo all’esterno della chiesa del Santissimo Crocifisso. La donna aveva trasformato la zona sottostante al cavalcavia della via Erodo-to, in una sorta di discarica abusiva a cielo aperto. Vivendo il quel posto da alcuni anni, aveva accu-mulato decine e decine di sacchi, scatoloni, diversi oggetti di varia natura e rifiuti di ogni genere. Ma-teriali che l’anziana, all’arrivo degli agenti ha tentato di difendere, dando il via ad una trattativa.

ciavolotta Messa in onore di Santa Barbara

Si terrà venerdì 3 dicembre alle ore 16.00 presso il giardino della miniera Ciavolotta a 1 km e mezzo dal Villaggio Mosè una messa in onore di Santa Barbara e dei caduti in detta miniera. La messa sarà officiata da don Mario Sorce, vicario foraneo di Agrigento ed animata dalla Parrocchia Sacro Cuore di Gesù.

uffici coMunali Bliz delle forze dell’ordine

Blitz degli investigatiori della Digos e della Squa-dra Mobile della Questura di Agrigento, negli uffici comunali di Palazzo dei Giganti. In particolare, gli agenti, diretti sul posto dal vice questore aggiunto Carlo Mossuto, hanno acquisito documenti negli uffici Protocollo di Piazza Pirandello e Utc e Urba-nistica di piazza Gallo. Massimo riserbo sull’oggetto delle indagini che sono coordinate della Procura del-la Repubblica di Agrigento. Durante la permanenza dei poliziotti è stato inibito l’ingresso degli impiegati negli uffici interessati dal blitz.

contrada piattaforMa Muore giovane in un incidente

Tragico incidente stradale sabato pomeriggio sulla SS 122, nei pressi dell’imbocco per la via Mattarella, sotto contrada Calcarelle. La vittima è Francesco Siragusa, 22 anni. Il giovane, in sella ad un motociclo, si è schiantato contro un camion, che stava per fermarsi a un posto di blocco.

Caro Direttore, le scrivo in merito all’articolo pubblicato sul numero 41 del 21

novembre, “Un occasione da non perdere”, nel quale l’articolista si chiedeva che fine avesse fatto il Piano Strategico, e stigmatizzava il fatto che a livello di comunicazione istituzionale non si hanno noti-zie dello stato dell’arte del Piano strategico di Agrigento.

Quando un imprenditore edile guarda al proprio futuro, prima immagina cosa fare, cioè, ha un’idea e decide di volerla realizzare. Sceglie se realizzare un palazzo, piuttosto che una serie di villette a schiera o un edificio per uffici, dall’idea poi passa ad un program-ma costruttivo.

Poi pensa a come attuarlo: comincia a richiedere i progetti, le autorizzazioni e poi i finanziamenti. Infine, costruisce!

Allo stesso modo, un popolo, quando guarda al futuro deve ave-re una visione, deve crederci, costruire uno o più programmi su di essa e, poi, pensare ad attuarla.

Il Piano Strategico è un programma, un grande programma di sviluppo economico e sociale che guarda a 360 gradi attraverso gli occhi dei concittadini e le potenzialità del territorio. Tutti coloro che hanno potuto, hanno contribuito ad immaginare il futuro, conver-gendo su molte delle soluzioni possibili. Il Piano Strategico è stato condiviso ed approvato.

Il Programma va poi attuato: occorre fare i progetti, renderli ese-cutivi, trovare i finanziamenti, realizzare le opere e le azioni.

Tutti noi sappiamo del caos politico in cui viviamo e della crisi economica e della scarsità delle risorse e finanze. Poi abbiamo an-che appreso che di queste risorse, il Nord intende esigerne una fetta e che la Regione Sicilia non è ancora riuscita a mettere a disposi-zione dei Comuni e dei privati i soldi per l’attuazione dei program-mi operativi 2007-2013; ciononostante, Agrigento ha risposto alle aspettative con la grandiosa partecipazione di tanti.

Il Comune di Agrigento grazie a ciò, ha fatto uno sforzo mai visto: ha partecipato alla costruzione di un Parco progetti Regionale che, nell’idea dell’ex assessore Gentile, avrebbe dovuto consegnare ai Co-muni i soldi necessari a trasformare progetti incompleti in progetti esecutivi e cantierabili. Per questo, ha concentrato le attenzioni in una delle visioni del Piano Strategico: la riqualificazione ed il rilan-cio del centro storico per turismo, cultura, commercio e abitabilità. Grazie all’impegno congiunto e mai ripagato di architetti, ingegneri e funzionari, ben 15 progetti (dico 15!) hanno varcato i confini della semplice visione e sono divenuti programma operativo: tre grandi fabbricati storici, tante e tante strade e vicoli della “Terravecchia”, parcheggi pluriplano, piccoli autobus e auto elettriche, scale mobi-li, e poi servizi sociali alla popolazione debole ed agli immigrati e servizi al commercio ed un grande progetto culturale per la città d’arte.

Un passo avanti è stato fatto con questi stessi progetti e molti altri ancora (circa 30), partecipando ai Programmi di Sviluppo In-tegrato lanciati dalla Regione nel 2009 (denominati PISU-PIST), sui quali, proprio in questi giorni finalmente la Regione chiamerà i ter-ritori, per valutarne i migliori da finanziare.

Certamente, Agrigento in questi ultimi anni, a prescindere da chi ha governato la città, ha tessuto una robusta trama, ha mantenu-to la barra dritta verso una meta.

Penso di interpretare le volontà di tanti, amministratori e non af-fermando: Agrigento la vogliamo finalmente cambiare. Pensiamo di avere pieno diritto ai finanziamenti, non di una singola opera di cui fregiarsi, non in ragione di un qualche specifico interesse, ma di un programma messo in campo da tante forze sane, ad ampio raggio di intervento, cioè, in grado di dare fiato anche e soprattutto alle visioni dei tanti cittadini, protagonisti del territorio e che credo-no nel proprio futuro ed in quello del territorio.

Proprio in questi giorni si riattiva la macchina della condivisione; si passa alla costituzione del Forum del partenariato del PISU-PIST, per verificare i programmi svolti, per gli aggiornamenti e per dare spazio alle idee concrete ed alle visioni realizzate o da attuare di chi, in questi tempi, non è stato con le mani in mano e di chi ha la volontà di realizzare i propri sogni ed i propri obiettivi.

Il Piano Strategico è vitale e prosegue la sua marcia. Enzo Camilleri

(coord. piano strategico)

Caro Enzo,scriveva il poeta Kahlil Gibran “Preferisco essere un sogna-

tore fra i più umili, immaginando quel che avverrà, piut-tosto che essere signore fra coloro che non hanno sogni e desideri”. Grazie per la tua risposta, precisa e puntaule, ai nostri interrogativi. Auguro a te e a quanti lavorano e sognano una Città diversa di continuare a sognare e di lavorare perchè il sogno diventi realtà. Cordialmente

Carmelo Petrone

Lett

era

al d

iret

tore

Unico momento in cui si rabbuia è quando parla della società civile agrigen-tina «essa vive – ci dice – in una grande implosione interna che non riesce a defla-grare appieno. Apprezza chi fa rispettare le regole ma non riesce a manifestare questo consenso a causa di un sistema clientelare minoritario, più alla base, che è in grado di coordinare tutte le azioni per orientare l’opinione pubblica ma non la coscienza individuale».

E da qui parte la domanda sull’affer-mazione dei panni sporchi del presidente Callari «non deve esistere – ci dice un ri-flessivo Comandante – una divaricazione tra chi governa il popolo (la città) ed il po-polo; lavare i panni sporchi in casa per me significa rendere partecipi gli abitanti della città, della “casa” Agrigento, di tutto quello che accade al suo interno, tra le sue mura». E alla domanda se abbia ricevuto attestati di solidarietà dai consiglieri comunali o da qualche assessore dopo la famosa seduta del consiglio comunale in cui è stata letta la lettera da cui tutto è partito, un velo sembra ricoprire gli occhi luminosi di questo giova-ne uomo: «mi dispiace che, l’intera vicenda, non sia stata valutata sul piano etico ma sia rimasta su quello formale. Durante la sedu-ta in cui sono stato “processato” e dichia-rato colpevole alcuni consiglieri erano in disaccordo con coloro i quali hanno preso

la parola ma non hanno fatto sentire la loro voce dissonante. Ho preso atto di questo silenzio, una stretta di mano, una pacca sulla spalla ma nessuna posi-zione decisa e netta in consiglio comu-nale».

Ma oltre al silenzio in tutta questa vi-cenda qualcos’altro ha colpito Antonica «i sofismi procedurali, le regole sono regole, in quel momento quel divieto di sosta in piazza Pirandello che non veniva rispettato era come un oltraggio al tricolo-re».

Come vive il suo ruolo di Comandante dei Vigili Urbani?

«Io non esercito un potere ma esplico un servizio, non è essere un privilegiato anzi mi autolimita, perché non posso chiedere agli altri di rispettare le regole e poi essere io il primo ad infrangerle. Credo che in cit-tà la situazione di “privilegio” spetti ai più deboli».

Molti lettori ci hanno fatto notare come, in alcuni mercatini rionali, non vi siano per i commerciati dei posti fissi prestabiliti.

«Ed hanno ragione, stiamo cercando di avere un’anagrafe di coloro i quali occupa-no il suolo pubblico, sapere chi sono, cosa vendono e dove sono esattamente collocati per avere sempre un quadro della situazio-ne trasparente. Comunque in città stiamo

lavorando su più fronti, perché è presente un radicamento di abusi davvero elevato. Non c’è una parte di territorio in cui non sia necessaria un’operazione di ripristino della legalità. In ogni settore in cui abbiamo messo mano (parcheggi, mercatini rionali, cartellonistica pubblicitaria, insegne…) ci sono una serie di abusi che si sono perpe-trati nel tempo».

E poi alla fine un augurio per la nostra città «credo che l’obiettivo primario per chi svolga una funzione di governo, di qualsiasi natura e ramo, sia quello di essere costrut-tore di felicità. Questo è il mio obiettivo e spero, nell’ambito di mia competenza, di riuscirvi, attraverso degli interventi che ga-rantiscano la vivibilità urbana in una città troppo conflittuale».

Anche noi ci auguriamo di potere essere, in un futuro molto prossimo, dei cittadini felici di vivere ad Agrigento.

Marilisa Della Monica

Continua dalla Prima

Se la vita amministrativa di Agrigento fosse effervescente quanto quella politica, di cer-

to la nostra città verserebbe in condizioni diver-se da quelle in cui ad oggi si trova. A meno di quattro anni dalla sua elezione il sindaco Marco Zambuto si prepara ad entrare pienamente in una terza fase della sua zigzagante carriera po-litica. Le fasi, per chi non avesse seguito la vita politica locale, potrebbero essere identificate in: “Agrigento sopra i partiti”, “Agrigento sotto i partiti” e “Agrigento dietro i partiti”. Se nella “Primavera agrigentina” si sognava una politica che fosse al servizio della città, poco dopo ci si trovò costretti a veder “vendere” il Municipio ai vari esponenti politici che componevano il go-verno regionale e nazionale, per finire, adesso, con la visione di un sindaco che si prepara al “grande salto”, attendendo dall’Udc, futuro Pdn, una candidatura sicura che gli consenta di la-

sciare Agrigento dopo quattro anni di governo segnato dalla profonda crisi economica.

La scelta annunciata dal sindaco di ridurre del 40% la sua Giunta, passando però, dicono gli addetti ai lavori, da un azzeramento ed una ricomposizione, è dettata dalla mancanza di liquidità. Un taglio che rientra nelle iniziative che il sindaco proporrà al Consiglio comunale per recuperare i quasi otto milioni di passivo che ad oggi ancora affliggono le casse comuna-li ed evitare il commissariamento e il dissesto. Già, dissesto, parola da anni bandita e adesso ripetuta da molti nei corridoi di palazzo dei Gi-ganti, e possibilità tutt’altro che remota dato lo stato dei conti.

La scelta di ridurre la squadra amministra-tiva, però, non è piaciuta né nella forma né nei modi agli assessori attualmente in carica, soprattutto a quelli che fin da subito hanno

sostenuto Zambuto e che gli sono stati ac-canto in un contesto oggettivamente com-plesso. Nella riunione di Giunta di venerdì 19 novembre, pare che, il sindaco avesse annun-ciato l’azzeramento per l’anno 2011 incassando però il “no” di alcuni.

“Se devi buttarci fuori fallo adesso. Non possiamo sopportare per altri mesi la pres-sione di un nuovo rimpasto – avrebbero dichiarato”. Una que-stione di dignità, ma non solo, perché in alcuni c’è la voglia di mettere Zambuto con le “spalle al muro”, co-stringendolo a rendere chiari i motivi della sua scelta. “Marco (Zam-

buto ndr) – ci dicono – vo-leva ridurre la Giunta dopo gennaio per vedere se fosse stato necessa-rio proseguire nel l ’att iv i tà amministrati-va oppure se fosse soprag-giunta la can-didatura nel Partito della nazione”.

Le reazio-ni suscitate dalla notizia, tra l’altro, parlano da sole. Non ci riferiamo ovviamente alla scelta di Elio Cordaro, che lascerà a breve per motivi la-vorativi, quanto piuttosto a quella ad esempio di Franco Iacono, bravo assessore alla Polizia municipale, che lunedì 22 novembre ha fir-mato le proprie dimissioni, formalmente per motivi personali ma nei fatti per protesta nei confronti dell’atteggiamento del sindaco.

In bilico anche Renato Buscaglia, che però dovrebbe avere un incontro con il primo citta-dino prima di formalizzare la sua scelta, men-tre gli altri assessori al momento sarebbero di-sponibili a seguire le scelte del sindaco ma non interessati alle dimissioni.

Lo spirito, però, non è dei migliori. “Non c’è più entusiasmo – racconta uno di loro - la situazione economica e le scelte politiche di Zambuto hanno cancellato in tutti noi la voglia di lavorare, e sinceramente un nuovo rimpasto sembra a tutti decisamente troppo”. Intanto il sindaco nega che la sua sia una mossa politica e smentisce le voci che volevano il consigliere Udc Maurizio Calabrese nuovo assessore al posto di Iacono. “Non sono previsti ingressi in Giunta – ha detto”.

Vedremo dopo il 14 dicembre cosa accadrà.Gioacchino Schicchi

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Cultura �L’Amico del Popolo28 Novembre 2010

Cinquantamila copie già edita-te dalla Libreria Vaticana, al-

trettante in ristampa, 7 editori che hanno già provveduto a lanciare la prima edizione nelle principali lingue mondiali, 12 editori in altre lingue “in trattativa”, quasi pronte le edizioni in polacco, svedese e sloveno: sono queste alcune delle informazioni fornite a centinaia di giornalisti che hanno affollato la Sala Stampa Vaticana per la pre-sentazione del volume-intervista di Peter Seewald a Papa Benedetto XVI “Luce del mondo – Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi”.

Presenti oltre all’autore anche mons. Rino Fisichella, Luigi Ac-cattoli giornalista, don Giuseppe

Costa direttore della Libreria Edi-trice Vaticana e al direttore della Sala stampa p. Federico Lombardi. Peter Seewald è ben conosciuto da Papa Ratzinger perché, prima della sua elezione al soglio pon-tificio, aveva curato un servizio speciale su di lui e due libri-inter-vista. “Sono stato molto contento di poterlo intervistare di nuovo – ha detto – e ho riscontrato che è aumentata la sua amabilità per-sonale, la sua cortesia, la sua umil-tà. Il Papa ti facilita la vita, non si presenta come ‘cardinale’ o ‘papa-panzer’, ti accoglie, si sofferma su ogni domanda, non ha paura di affrontare nessuna questione. La sua enorme forza intellettuale – ha proseguito l’autore – si unisce a una altrettanta forza spirituale, è un uomo veramente semplice e pio, ancora più pio di come lo ave-vo conosciuto”. Seewald ha anche aggiunto che “mentre l’esistenza del pianeta è messa a repentaglio, non è ridicolo che metà dei gior-nalisti si concentrino sul tema del preservativo?”

“L’impressione che si ricava è quella di un Papa ottimista sulla vita della Chiesa, nonostante le difficoltà che l’accompagnano da sempre. La Chiesa cresce ed

è viva, è molto dinamica”: con queste parole mons. Rino Fisi-chella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova Evangelizzazione.

Alle numerose domande su come interpretare la presunta “apertura” del Papa all’uso del preservativo, ha risposto affer-mando che “le questioni morali non sono condensate su que-sto punto, ma sono di ben più ampia portata e riguardano ad esempio la bioetica e la geneti-ca. Il progresso non si ferma e più esso aumenta più aumente-ranno gli interrogativi etici”. “Il Papa ‘dubita e si interroga’; con schiettezza chiede a se stesso e quasi anche a noi se sia vera-mente giusto offrirsi alle folle e far-si acclamare come una star; tratta ampliamente del conflitto della fede cristiana con il nostro tempo e almeno in due passi riconosce con parole impegnative ‘la moralità della modernità’”: così il giornalista esperto di cose vaticane Luigi Ac-cattoli. “Il Papa non teme di usare espressioni come ‘peccaminosità della Chiesa’ – prosegue – motiva e precisa la novità della preghiera per gli ebrei; difende Pio XII indi-candolo come ‘uno dei grandi giu-

sti’; cerca con cautela una via prag-matica attraverso cui i missionari possano aiutare a vincere la pande-mia dell’Aids e riafferma il caratte-re ‘profetico’ della ‘Humanae Vitae’ di Paolo VI”. Sul celibato dei preti, Accattoli nota che il Papa “ne parla affermando di ‘poter capire’ che i vescovi ‘riflettano’ sulla possibilità di ordinare ‘anche’ uomini sposati e aggiunge: ‘Il difficile viene quan-do bisogna dire come una simile coesistenza dovrebbe configurarsi’.

LdP

Libro-intervista al PapasiciLianitÁ

La persona cresce e matura nella famiglia

Dici l’Anticu: “D’i fimmini, billizza / si cerca a prima vista. / Di l’omu la saggizza, / senz’esseri arrivista. / L’omu ca si pupìa / e pari va dicennu: / ‘Taliati tutti a mmia’, / propriu nun havi sen-nu. / Vidennulu passari, / a rìdiri si mettinu, / tutti li cummari.”

Nei nostri paesi, dire di una donna: “È solo bella”, significa squalificarla in quanto a doti intellettive o, peggio, qualità morali. Se si vuole dare, invece, un giudizio positivo ed esaltarne mente e cuore, si dice: “È ‘na fimminuna”. Parimenti, per l’uomo do-tato di saggezza, fermo carattere ed onestà, si affer-ma: “È veru omu, anzi: ominuni”.

Anche il documento della CEI, sull’emergenza educativa, sottolinea che, nell’uomo e nella donna, si deve educare “tutta la persona”, nelle sue varie facoltà di: intelligenza, volontà, affettività, che si esprimono nella ricerca del Bene, del Vero, del Bel-lo, in una tensione ascensionale che attinge l’Infini-to e si riposa nell’idea di Dio Creatore e Padre.

Si può pervenire ad una maturità pienamente educata per tante vie e circostanze varie e moltepli-ci, ma non si può negare che l’ambiente più auten-tico, perché più naturale e voluto da Dio, è quello della famiglia. Chi non riesce a rapportarsi e rea-lizzarsi come figlio e poi, come genitore, con i figli e, quindi, come padre e madre, vuol dire che non è stato capace di formarsi ed educarsi come persona. Deve essere ben chiaro, tuttavia, che, per realizza-re il rapporto genitoriale, bisogna realizzare ancor prima un rapporto coniugale che concretizzi il ca-lore dell’amore fecondo, raggio dell’infinita Bontà del Creatore.

Sono contento di riportare una lettera in cui una nostra parrocchiana di adozione, la signora Giu-lietta Mauriello (nata a Bologna), fa del marito, ing. Francesco Mauriello (1927–2006), un profilo, in cui le doti e la dignità della persona emergono in pienezza, pur esprimendosi in una quotidianità semplice e lineare: “Le sono grata per avermi sol-lecitata a descrivere, brevemente, un profilo della vita di mio marito. Cercherò di essere obiettiva e sintetica, anche se tanto ci sarebbe da dire. Egli era guidato da una forte carica etica, che era la base su cui si fondava il suo modo di essere, mai di appa-rire.

Uomo vero, come figlio, marito, padre, e nella sua varia attività, specialmente come insegnante, ingegnere, dirigente, per tanti anni, dell’Enel a Por-to Empedocle (1983–1992). Si è cimentato in diver-se attività, sempre con successo, ma è come marito che debbo ricordarlo: fedele sempre, attento, pre-muroso, gentile e previdente, prevenendo sempre i miei bisogni ed anche i desideri. I miei figli ripeto-no sempre che, per loro, è stato ‘padre speciale’. Per loro, sia da vivo come ancora ricordandolo quoti-dianamente, rimane riferimento ed esempio da se-guire al di sopra di ogni altro.

Dotato di una grande intelligenza (la nipote Mar-zia, ormai laureata, rivolgendosi a lui per qualche spiegazione e consiglio che riguardasse le discipli-ne scientifiche, lo definiva: ‘una Ferrari’), forte di carattere, intransigente con se stesso, ligio ai do-veri, generoso ed altruista, donava se stesso per il bene degli altri. Anche i dipendenti della centrale Enel di Porto Empedocle, che egli dirigeva con pas-sione e alta professionalità, lo definivano un padre, perché, pur essendo sempre vigile ed esigente sul lavoro, era sempre umanissimo con loro, metten-dosi a disposizione per ogni aiuto possibile oltre le attività lavorative. Vero credente, cristiano cattoli-co, amava la Chiesa e ne seguiva gli insegnamenti. Aveva avuto da Dio speciali doni di intelligenza e di bontà, che egli cercò sempre di impiegare con un integerrimo stile di vita. Personalmente, oggi, rian-dando con la memoria, specialmente agli ultimi mesi della sua esistenza, lo definisco: ‘un santo del-la normalità’. Sono convinta, infatti, che per essere santi, non occorra compiere cose straordinarie, ma fare bene le cose ordinarie, come del resto insegna la Chiesa. Un giorno, un suo collega mi disse: ‘È il migliore di tutti noi’.

Non posso non fare cenno agli ultimi giorni della sua esistenza: furono un vero martirio, stranamen-te i medici lo curavano per malattie che non aveva, riducendolo inspiegabilmente in fin di vita. Il suo corpo martoriato, intubato, sfinito, mi ricordava il Cristo morente in croce. Ha sopportato tutto in si-lenzio, senza un lamento. Il vuoto che ha lasciato è immenso, per i figli, i nipoti, che immensamente amava, ricambiato con tanto affetto, che perdura. Il mio dolore trova conforto solo durante la Liturgia Eucaristica, nelle opere di carità e nella preghiera, che tanto mi consola nella certezza che il mio Fran-co, dall’Alto, in seno a Dio, ci vede e ci protegge”.

Piresse

Girgenti: le chiese, i conventi, i monasteridistruzioni e trasformazioni a cura di Nino Sciangula

vaticano Sala Stampa

Monastero di S. Stefano 1

Nel “Breviario Gallo-Siculo”, o “Cronaca di S. Agrippina”, del 1572, ripreso anche da Pirandello nel romanzo “I Vecchi e i Giova-ni”, viene riportata la leggenda della traslazione delle reliquie del-la Santa da Roma, dove era stata martirizzata, a Mineo. Nell’opera si sostiene che, al momento del-l’approdo temporaneo in un tratto della nostra costa, il forte odore che emanava il cadavere attrasse l’attenzione di un monaco del mo-nastero di S. Stefano, ubicato nel villaggo di Tyro (presso l’Emporio,

il por-to di Akra-g a s /Agri-g e n -tum), il quale

era diretto in città. Da questo do-cumento emerge un’informazione per noi interessante: in un villag-gio denominato Tyro c’era un mo-nastero intitolato a S. Stefano. Una teoria archeologica in voga ai tem-pi di Pirandello, e riportata dallo scrittore nel romanzo “I Vecchi e i Giovani”, voleva, anche sulla base del Breviario, che il porto di Akra-gas (Emporion/Emporium) fosse stato non alla foce del fiume omo-nimo, come verrà documentato in seguito, ma in un’insenatura naturale di Punta Bianca, dove già i Fenici avevano creato uno scalo marittimo collegato ad un villag-getto costruito sul vicino Monte Grande dove coltivavano gelsi ed allevavano bachi per la produzio-ne della seta. Questo villaggetto si chamava “Tyro”, che è una parola fenicia la quale significa “pietra”, ma anche “monte”. Monte Gran-de, per l’appunto. Da tutte queste

ipotesi si arriva alla conclusione che, sul Monte Grande, nelle vi-cinanze di un’insenatura adatta ad essere utilizzata come approdo, ci sarebbe stato un villaggetto di origine fenica chiamato Tyro ove sarebbe stato eretto da monaci basiliani un monastero (D. De Gregorio, La Chiesa Agrigentina I, 281, Agrigento 1997).

La foto mostra l’insenatura di Punta Bianca, ripresa da S. Leone, e le propaggini del Monte Gran-de.

Chiesa di S. Marco e Monastero di S. Stefano 2

In V. Amico, Dizionario Topo-grafico della Sicilia, 517, Catania 1757, si attesta l’esistenza di un monastero delle monache basi-liane di S. Stefano ad un miglio dalla città, “dove sorge oggigiorno l’antica chiesa S. Marco. Sull’orlo

settentrionale della Kolymbetra, in località S. Marco, sono ancora visi-bili i resti di quella che viene detta “Badia Bassa”, probabilmente per-chè la più lontana dalla città posta sul Colle di Girgenti. La struttura è chiaramente composta da due cor-pi distinti, tutto sommato in buo-no stato, nel senso che consentono di farci un’idea abbastanza precisa delle loro dimensioni (modeste) e della loro forma (assomigliano ad una casa di campagna). Pur con la dovuta cautela, penso che si possa concludere che, il complesso della cosiddetta “Badia Bassa” compren-da sia il monastero delle monache di S. Stefa-no che l’antica c h i e -sa S. M a r -co.

appunti Venerdì 26 novembre

alle ore 17.00 presso la chiesa S. Antonio abate (Salita S. Antonio - Raffa-dali) si terrà il convegno sul tema: “Il Concilio Ecu-menico Vaticano II a qua-rantacinque anni dalla sua conclusione: un tentativo di lettura Storico-ecclesio-logica”.

Si terrà domenica 5 di-cembre alle ore 9.30 pres-so la Chiesa del Carmine di Licata il IX Corso di formazione per operatori CAV il cui tema sarà “Vo-lontariato: tra solidarietà e assistenzialismo”.

Può essere visitata tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 20.30 presso le fabbriche Chiara-montane di Agrigento, in piazza S. Francesco la mostra fotografica di Franco Carlisi “Il valzer di un giorno”.

Il gruppo 283 di Agri-gento di Amnesty Interna-tional, invita alla serata in-titolata “Non vale la pena”. Un incontro per riflettere sulla pena di morte nel mondo e in particolare ne-gli USA. Al Centro Pasoli-ni, via Atenea,123 Agrigen-to alle ore 17.30.

inaugurata “i colori della Pace”favara Castello Chiaramonte - Mostra di pittura

A Favara presso il Castello Chiaramonte si sono avvicendate, secondo una consolidata tradizione cul-turale, tre ‘P’ (prosa, poesia, pittura) ed una ‘M’ (Mu-sica).

L’incontro è stato organizzato dal Centro Program-mazione Azione Sociale, nel quadro della XXXIV Rassegna Internazionale del Premio Telamone.

Tredici poeti (Sebastiano Valfrè, Giuseppina Mira, Giuseppe Burgio, Lina Lipari, Liliana Arrigo, Fran-cesca Vitello, Elisa Valfrè, Sabrina Turano, Loredana Amato, Ettore Sciortino, Sabina Schifano, Sabrina Scozzari e Gero Ferlisi) hanno recitato diverse poesie del loro ricco repertorio poetico. Alcune delle loro composizioni sono state lette dalla nota attrice agri-gentina Giusi Carreca. La stessa attrice ha recitato, inoltre, brani di opere letterarie e di propri componi-menti, secondo un certo andamento assiale e armo-nioso, caratterizzato da cadenze e da pause appro-priate capaci di mettere in risalto la forza espressiva e vocale nella recita.

I pittori invece che hanno partecipato alla 18ª edi-zione della mostra di pittura “I colori della pace” sono diciotto (Anna Zattolo, Maria Sajeva, Carmelo Zaga-rella, Carlo Rigano, Marisa Callisti, Giada Attanasio, Carmelo Terrasi, Gaetano Licata, Claudio Guada-gna, Nuccia Quintini, Gerlando Meli, Giovanni Sci-fo, Giuseppe Costanza, Federica Mula, Lia Spallino,

Edith Dzieduszycka, Zara Saffi, Antonella Messina). L’esposizione delle tele è stata curata dal pittore Gae-tano Licata, mentre madrina è stata la dottoressa Leda Amato. Le tele con ordine, rigore e colori, offrono ed esprimono le varie capacità degli espositori in ordine al tema della pace.

La mostra resterà aperta al pubblico fino a venerdì 26 novembre.

Il momento musicale è stato curato da due giovani pianiste, le sorelle Angela ed Elisa Valfrè di Canicatti che hanno riscosso un generale consenso da parte del pubblico. La loro esibizione è stata fortemente ap-prezzata.

LdP

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� L’Amico del Popolo28 Novembre 2010Provincia

Il vero problema? L’evasionerIfIutI L’amministratore unico dell’Ato Ge.Sa Ag 2, Restivo risponde a Zambuto Brevi provincia

provincia regionale D’orsi invita i sindaci per parlare dei centri storici

“Azioni e strumenti per garantire la rivitalizza-zione, la riqualificazione e la valorizzazione dei centri storici dei comuni della Provincia di Agri-gento” è il tema dell’incontro fra il Presidente della Provincia Eugenio D’Orsi ed i sindaci di tutti i co-muni agrigentini. L’incontro, si terrà giovedì 25 no-vembre, presso la Sala Convegni “Silvia Pellegrino” della Provincia Regionale di via Acrone (ex locali Enel), ed ha lo scopo di individuare ogni percorso utile a favorire il recupero e la rivitalizzazione de-gli antichi centri storici.

favara Una città contro la mafia

“Favara contro la mafia” sottotitolo “Dare voce alla Favara della gente pulita, dire no alla mafia violenta e criminale, isolare e sconfiggere la cul-tura mafiosa” è la manifestazione che si terrà il 26 novembre, organizzata dal comune di Favara, dal Consiglio comunale e dall’amministrazione co-munale. Previsto alle ore 9.30 il raduno di tutte le scuole a Piazza della Vittoria da dove partirà un corteo per via Crispi, viale Nenni, viale Stati Uni-ti, piazza d’Armi (san Francesco). Alle ore 11.30 è previsto presso la sala teatro del Boccone del Po-vero un consiglio comunale aperto dove saranno consegnati riconoscimenti speciali a magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine che si sono distinti nelle attività contro la mafia.

licata cittadini incivili? arnone spiega le sue parole

L’infelice frase “Licata deve essere civilizzata”, pronunciata dal vicesindaco della città Giuseppe Arnone ai microfoni di una emittente televisiva, ha indignato migliaia di licatesi che si sono sentiti offesi dalle parole dell’amministratore comuna-le che ha dato l’impressione di generalizzare e di volere dare un giudizio affrettato. A tali accuse ri-sponde lo stesso Arnone. “Per quanto concerne le accuse che mi vengono mosse, preciso subito che l’intervista ad una televisione locale aveva come oggetto il recupero di una scuola ed ho dichiarato che civilizzazione di una collettività significa pari diritti e doveri – afferma – per alzare gli standard qualitativi di un’intera collettività. ll termine civil-tà deriva dal latino civilitas che è l’insieme delle qualità e delle caratteristiche del membro di una comunità cittadina, nel senso di buone maniere cittadine contrapposte a rusticitas, la rozzezza de-gli abitanti della campagna che a Licata io non ho ancora conosciuto, anche se una minoranza cerca di fare della strumentalizzazione politica e perso-nale un momento di notorietà».

porto empeDocle omicidio adorno, nessun responsabile

L’omicidio di Giuseppe Adorno, trovato morto nell’agosto del 2009, resta senza responsabili. Il Gip del tribunale di Palermo ha disposto l’archiviazio-ne del caso sulla morte del giovane empedoclino, accogliendo la richiesta del Pm Rita Fulantelli, e in contrasto invece con quanto era stato chiesto dai familiari di Adorno alcuni giorni fa, che avevano chiesto supplementi di indagine a carico di uno dei presunti responsabili, Giuseppe De Rubeis. Scagionati quindi Giuseppe e Gerlando Distefano, Giovanni Distefano, figlio di Giuseppe, Giuseppe Filippazzo.

Rifiuti, rifiuti, rifiuti… Ormai sembra proprio che l’unico problema che penda sulla testa

degli abitanti della Provincia di Agrigento sia quella di vedersi sprofondare in un’emergenza del tipo quella ormai atavica napoletana.

Se si amplia la discarica di Siculiana, per per-mettere così di “smaltire” ancora più rifiuti, non solo nostrani, ci si mettono anche i sindaci a far preoccupare, e non poco, la popolazione. Ulti-mo, in ordine temporale, il sindaco di Agrigen-to, Marco Zambuto che ha dichiarato: «siamo disposti a tornare immediatamente a gestire i servizi relativi ai rifiuti. Chiederemo al Presi-dente della Regione di proporre con la massima urgenza un provvedimento legislativo che con-senta ai comuni di tornare ad occuparsi diretta-mente della gestione del servizio di spazzamen-to, di raccolta e di conferimento dei rifiuti solidi urbani. Garantiamo una forte riduzione dei costi e, nel giro di un paio d’anni, raggiungeremo una rilevante percentuale di raccolta differenziata».

Parole che pesano come macigni, soprattutto in questi giorni in cui, gli addetti hanno “minac-ciato” di non provvedere alla raccolta nei centri rientranti nell’Ato Ag2. Abbiamo chiesto alla

dott.ssa Teresa Restivo, amministratore unico dell’Ato Ge.Sa Ag2, di chiarirci un po’ se l’even-tualità prospettata da Zambuto possa essere fattibile, utopica ma soprattutto se a pagare, come sempre saranno i soliti “fessi” contri-buenti.

«A parer mio – esordisce l’amministratore Restivo - la difficile situazione degli ATO in genere deriva da diversi fattori che cercherò di sintetizzare. In primo luogo, il contribuente paga il servizio quasi a fine anno. Un esempio la rata unica di Agrigento per l’anno 2010 verrà pagata dal cittadino a gennaio del 2011 mentre l’ATO dovrebbe pagare le ditte dei servizi di rac-colta a 60 giorni dalla presentazione della fattura e la ditta che gestisce l’impianto di smaltimento (discarica, ndr) a 30 giorni. In secondo luogo, molti contribuenti, non pagano e la procedura per la riscossione coattiva è lenta. Spesso le dif-ficoltà di questo ATO non nascono dai crediti che esso vanta nei confronti dei comuni soci ma, il più delle volte, dai crediti verso i contribuenti. Inoltre la Regione sta ritardando enormemente ad erogare i trasferimenti ai comuni e quindi, di conseguenza, si entra in un circolo vizioso fatto

di ritardi a catena. In virtù di direttive regionali i comuni

dovrebbero rispondere anche delle somme non pagate dai contribuenti, cosa non facile nella pra-tica perché tutti i comuni sopravvivono grazie alle anticipazioni di cassa erogate dalle tesorerie comunali».

E del paventato ritorno dei rifiuti in mano ai comuni?

«Il ritorno alla gestione diretta del servizio ai comuni, a mio modesto avviso, non risolverà tutti i problemi e non sarà di facile attuazione. I sindaci spesso dimenticano che, in passato, po-tevano gestire questo servizio grazie alla utilizza-zione dei L.S.U. (Lavoratori socialmente utili) il cui costo era a carico del bilancio regionale. Il co-mune di Agrigento, essendo in TIA, è debitore nei confronti dell’ATO delle somme non pagate dai contribuenti e poiché ad Agrigento pagano soltanto il 55% dei contribuenti penso che la ri-sposta sia semplice».

M.D.M.

Dopo dieci anni, il qua-rantaseienne farmacista ha rotto gli indugi.

Forte di esperienza po-litico-amministrativa , consigliere comunale per tre legislature, oltre la pre-sidenza del Consiglio Co-munale, (1997 ed il 1999), ha scelto di aderire all’area politica “Futuro e libertà” che fa capo a Gianfranco Fini, ed ha ricevuto l’inca-rico di coordinatore citta-dino.

Lo ha comunicato, nei giorni scorsi, nel corso di una conferenza stampa, cui erano presenti l’on. Luigi Gentile ex assessore regionale, Alberto Sabella (assessore comunale al la-voro ed al personale), già fautore, con il consigliere Angelo Carlino, pure pre-sente, della lista “Autonomi per Sciacca”, nonché il con-sigliere Michele Patti del

gruppo “Leali per Sciacca”, in qualità di “osservatore”.

«Non intendo provoca-re un terremoto politico, bensì realizzare una disce-sa in campo per spendere la mia esperienza e sensi-bilità in favore del partito appena nato» ha dichiarato Marsala. Di area cattolica, già Democrazia Cristiana, il professionista ha sempre mantenuto un atteggia-mento moderato che ora lo induce a “rinnovare l’im-pegno politico all’insegna di valori quali la famiglia, il lavoro, la difesa della vita sin dal concepimento”.

Il nuovo soggetto poli-tico saccense, al di là della variegata geografia, sta su-scitando logiche attenzio-ni. Alla conferenza erano presenti cittadini anche di varie estrazioni, soliti a se-guire i vari passaggi.

Francesco Cassar

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Sto attraversando un momento di difficoltà econo-mica, avendo perso da poco il lavoro. Ho in corso il pagamento di un mutuo: posso chiedere la sospensio-ne delle rate? (T.P., Agrigento)

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 192 del 18.08.2010 è stato pubblicato il regolamento recante norme di attuazione del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa. L’intervento è rivolto a persone che hanno contrat-to un mutuo per l’acquisto di una unità immobiliare da adibire ad abitazione principale. Requisiti necessari per ottenere l’agevolazione sono il titolo di proprietà dell’im-mobile (purchè non di lusso), la titolarità del mutuo stesso (che non deve essere superiore a 250.000 euro) e l’indica-tore ISEE non superiore a 30.000 euro. Inoltre, occorre che il beneficiario del mutuo sia incorso in un evento tale da determinare la temporanea impossibilità di pagare le rate. Sono eventi considerati idonei dal provvedimento: la perdita del posto di lavoro dipendente a tempo indetermi-nato o termine del contratto di lavoro parasubordinato o assimilato, con assenza non inferiore a tre mesi di un nuo-

vo rapporto di lavoro; la morte o insorgenza di condizioni di non autosufficienza di uno dei componenti il nucleo familiare, nel caso in cui questi sia percettore di reddito per almeno il 30% del reddito imponibile complessivo del nucleo familiare domiciliato nell’abitazione del bene-ficiario; il pagamento di spese mediche o assistenza do-miciliare documentate per un importo non inferiore a 5 mila euro annui; le spese di manutenzione straordinaria, ristrutturazione o adeguamento funzionale dell’immobile oggetto del mutuo, sostenute per opere necessarie e indif-feribili per un importo, direttamente gravante sul nucleo familiare domiciliato nell’abitazione del beneficiario, non inferiore a 5 mila euro; l’aumento della rata del mutuo, regolato a tasso variabile, rispetto alla scadenza immedia-tamente precedente, direttamente derivante dalle fluttua-zioni dei tassi di interesse, di almeno il 25% in caso di rate semestrali e di almeno il 20% in caso di rate mensili. Per beneficiare della sospensione, occorre fare domanda alla banca, allegando documentazione idonea a provare una delle suindicate situazioni.

Marsala aderisce a futuro e Libertà

scIacca Percorsi politici

Da Eraclea a cattolicacattoLIca EracLEa Nuovo libro di Lorenzo Gurreri

Nuova fatica letteraria per Lorenzo Gurreri, docente, ricercatore, storico di Cattolica Eraclea.

Si tratta di un nuovo libro dal titolo “Da Eraclea Minoa a Cattolica” con sot-totitolo “La civiltà minoica nella Valle del Platani”, un interessante volume di storia locale, edito da Book Sprint Edi-zioni, che verrà presentato il prossimo 27 dicembre.

Il libro, di ben 200 pagine, è impre-ziosito dalla prefazione di Francesco Mangiapane e, in appendice, dalle in-terviste a Rosario Gurreri, Giuseppe Cammalleri, Gaspare Ippolito, don Nino Giarraputo e Francesco Renda.

«Lo scopo del libro è quello di anda-re alla ricerca delle radici – ci dice Lo-renzo Gurreri – e ricostruire la storia, partendo dai siti più famosi e arcaici (Makara, Minoa, Eraclea, Ancyra e Platano) per arrivare a quelli più recen-ti e meno noti come Platanella, Col-lerotondo, Giudecca, Punta di Disi e Monforte. Un altro obiettivo è quello di celebrare degnamente il quattrocente-simo anniversario della nascita ufficiale del nostro comune».

La pubblicazione consta di nove

capitoli con diverse fo-tografie in bianco e nero del tessuto urbano e del t e r r i to r i o . Rappresenta uno spaccato, in parte an-che inedito, della storia della citta-dina secentesca, dalla sua fondazione fino ai nostri giorni. Nella prefazione c’è l’invito di Francesco Mangiapane alle istituzioni scolastiche ed ai docenti a dedicare un’ora a settimana allo stu-dio delle origini, delle tradizioni e della storia più o meno recenti della città.

«Con il nuovo libro di Gurreri – scri-ve lo storico cattolicese Francesco Ren-da – il passato preistorico sicano, quello greco e l’abbondanza dei siti archeolo-gici fanno del nostro paese un centro di interesse paesaggistico, archeologico e turistico meritevole di maggiore atten-zione».

Enzo Minio

rIbEra Ospedale

In piazza 10 comuniTorna di grande attualità il pro-

blema del buon funzionamento del-l’ospedale di zona di Ribera, grazie alla manifestazione di massa delle popolazioni di una decina di centri del distretto sanitario.

Scenderanno in piazza sabato 27 novembre per chiedere, alle auto-rità regionali, immediati interventi per la struttura ospedaliera. Nei giorni scorsi, un consiglio comuna-le, in seduta straordinaria ed aperto alla popolazione, aveva discusso sul tema: “Problematiche e prospettive future inerenti il presidio ospedaliero di Ribera”.

A chiedere la seduta del civico con-sesso ed ad organizzare la manifesta-zione sono state le associazioni citta-dine che, con la collaborazione della civica amministrazione locale e dei paesi del comprensorio, da un paio d’anni si occupano periodicamente dell’ospedale per evitare il suo declas-samento o la chiusura di alcuni reparti e per chiedere il potenziamento, come annunciato più volte dall’assessore re-gionale alla Salute Massimo Russo.

Il sindaco di Ribera, Carmelo Pace, con un’accorata lettera ha rivolto un invito a tutti i cittadini, a tutte le istitu-zioni, agli amministratori dei comuni del distretto sanitario riberese, ai par-

lamentari agrigentini, alle associazioni ed ai vari enti, a partecipare massic-ciamente alla giornata di mobilitazio-ne generale.

Lo stesso ha fatto il nuovo arci-prete di Ribera don Pino Maniscalco che, alla fine della messa domenicale, ha invitato i fedeli e le loro famiglie a prendere parte alla manifestazione pubblica.

«Così come abbiamo fatto per la centrale biomasse – afferma il primo cittadino Carmelo Pace – anche per l’ospedale riteniamo che sia opportu-no partecipare alla giornata di lotta per dare alla cittadinanza la possibilità di esprimere la propria opinione e di chiedere i propri diritti in merito alla salvaguardia ed al potenziamento del nosocomio di zona con i reparti ed i 128 posti letto, già annunciati”.

Enzo Minio

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5L’Amico del Popolo28 Novembre 2010 Società

diario multimedi@le«La mannaia del Moige

sulla tv spazzatura»Caro diario,il “Moige - Movimento Italiano Genitori” è un en-

comiabile e preziosissimo sodalizio di promozione sociale, impegnato in tutta Italia, da oltre 10 anni, con attività volte alla tutela dei minori ed al sostegno dei genitori nel loro importante compito educativo. Il suo “Osservatorio Media” è costituito da un “team” di esperti impegnati costantemente nel monitorag-gio dei vecchi e dei nuovi media, spaziando così dalla televisione al cinema, dai cellulari a Internet; inoltre, tramite il “form” presente sul sito www.genitori.it ed il numero verde 800.93.70.70, raccoglie ed analizza numerosissime segnalazioni dei cittadini, che poi tra-smette agli organi competenti e agli stessi responsa-bili della programmazione con lo scopo di promuo-vere una maggiore attenzione verso i minori. Con il 2010, la più importante pubblicazione del “Moige”, icasticamente titolata “Un anno di zapping”, è arriva-ta al terzo aggiornamento, sempre per la Casa Editri-ce “I Magi” (www.magiedizioni.com). Nel corso degli anni, il “manuale” si è affermato come la più comple-ta guida critica alla tv, proseguendo a monitorare ed a “schedare” minuziosamente uno per uno, con “spie-tata” competenza e lucidissimo senso etico, pregi e difetti di oltre 130 programmi tv italiani trasmessi nella presunta e sempre violata “fascia protetta” sui canali generalisti e satellitari. Dal massimo del “trash”, un bidoncino, alla stellina, simbolo di alta qualità, dal pollice in giù (programmi inadatti ai minori) al polli-ce in su (programmi per tutti ed in base all’età), fino al “top” della conchiglietta (il simbolo del “Moige” as-segnato ai programmi ritenuti “migliori” per qualità tecnica e contenuti adatti a tutta la famiglia) nell’edi-zione 2010 s’è messo in evidenza anche l’aspetto psi-cologico. A realizzare il volume (strutturato, anche in termini di progettualità grafica, con esemplare chia-rezza: c’è persino un breve ma utilissimo glossario sui “neotermini” mediatici), una squadra di autori tv guidati da Alessandra Caneva e coordinati da Daniela Delfini con Francesca Orlando, psicologa, ed Ema-nuela Reali; e tra gli autori, anche alcune studentesse della cattedra di Psicologia del prof. Tonino Cantelmi (docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazio-ne, LUMSA Roma), che hanno preso parte al Corso di Analisi Televisiva tenuto da Alessandra Caneva presso la sede nazionale del “Moige”. L’edizione attua-le riporta la prefazione della prof.ssa Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva (“una guida at-tenta per tutti coloro che vogliano orientarsi nell’of-ferta delle reti televisive nazionali”), e la postfazione del citato prof. Cantelmi (“la riflessione sulla TV e la sua valutazione, proprio come è avvenuto in questo libro, costituiscono la più potente opposizione alla deriva liquido-narcisistica della tv… É importante agire sui contenuti che la televisione offre, ma è an-cora più importante… sostenere l’uso consapevole di uno strumento ancora molto potente e significativo nella costruzione dell’immaginario personale e col-lettivo”). Tanti (e sacrosanti) i bidoncini del “trash”: ‘7 vite - bamboccioni crescono’, ‘Amici di Maria De Fi-lippi’, ‘Cento x Cento’, ‘Ciao Darwin’, ‘Domenica Cin-que’, ‘Grande Fratello’, ‘Pomeriggio Cinque’, ‘Prendere o lasciare’, ‘I Raccomandati’, ‘Tutti per Bruno’, ‘Uomini e donne’, sotto mannaia del “Moige” per immagini, dialoghi, temi, volgarità, esibizionismi e liti, il peggio del peggio anche ai danni dei minori. Di contro, fra le conchiglie, simboli di una tv che vuole e sa coniu-gare qualità ed esigenze di “share”, senza scadere in volgarità, ‘Le avventure di Piggley Wings’, ‘Ballando con le stelle’, ‘Chi vuol esser milionario’, ‘Il Coman-dante Florent’, ‘Cory alla Casa Bianca’, ‘Don Matteo’, ‘La Gaia Scienza’, ‘Gt Ragazzi’, ‘Impero’, ‘La Melevisio-ne’, ‘Merlin’, ‘I migliori anni’, ‘Passaggio a Nord-Ovest’, ‘Passepartout’, ‘Pinocchio’, ‘Report’ e ‘La scatola delle emozioni’, ‘Sfide’, ‘La signora del West’, ‘Sissi’, ‘I soliti ignoti’, ‘S.O.S Tata’, ‘Tracy e Polpetta’.

Nuccio Mula

brescia - p.zza della loggia Dopo 36 anni 8 vittime senza un colpevole

assoluzione che lascia smarriti

Chiuso il 24 Novembre ore 12.00

Maggio 1974. La tensione nel Paese stava crescendo, alimentata da tanti, troppi

atti di violenza. Il primo nel 1969 a Milano, in piazza Fontana. Sedici morti che segnarono l’avvio della “notte della Repubblica”, come la chiamò Sergio Zavoli, nella quale si composero e confusero le violenze di opposti estremismi. A Brescia nei primi mesi del 1974 molti erano stati gli episodi inquietanti. Culminarono nella morte di un giovane neofascista che prepara-va un attentato e rivelavano la presenza di un lavorio occulto per alimentare la tensione, per intimidire. Era l’obbiettivo principale del terro-rismo nero: colpire indiscriminatamente con le stragi per far sentire la gente vulnerabile, alimentare la paura e suscitare una domanda di “ordine”. In ultima istanza per consentire la svolta autoritaria.

Proprio per manifestare contro una deriva neofascista e contro la violenza Brescia scese in piazza il 28 maggio 1974. Una mattina pio-vosa, una manifestazione sobria ma convin-ta, per ricordare che la nostra convivenza è fondata sulla Costituzione. Una Costituzione

nata dal sangue versato durante la Resistenza, un fiore sbocciato dopo l’orrore della Seconda guerra mondiale. Chi mise la bomba irrideva quella convinzione, quel senso di responsabili-tà, quel sangue. Per spargerne altro. Quello di otto morti e oltre cento feriti.

Sono passati trentasei anni. Con grande fa-tica alcuni magistrati hanno portato a termine un’inchiesta immensa, lottando fra ostacoli e depistaggi di ogni tipo, primo – e non il più grave – il lavaggio della piazza poche ore dopo l’attentato. Sempre più nera è apparsa l’ombra di trame incrociate tra ambiente neofascista e pezzi di Stato. Alcune ombre ancora recentis-sime, come l’inspiegabile attesa di quattro anni per redigere il regolamento di attuazione della legge sul segreto di Stato. Ombre che rendono più difficile la lettura dei fatti, ombre che ren-dono meno definiti i contorni delle prove. Con pena i familiari delle vittime hanno ascoltato la sentenza di assoluzione degli imputati perché “la prova manca, è insufficiente o è contraddit-toria” (art. 530 comma 2). Ad osservarli molti giornalisti. Alcuni a cercare a tutti i costi le la-

crime, l’immagine che bucasse il video, magari un grido che chiedesse vendetta. Non l’hanno trovato. Tutti i parenti uniti, come trenta-sei anni fa in piazza. Tutti a dire: “Parlate con Manlio”. Manlio è Manlio Milani, cui l’attenta-to sottrasse la moglie poco più che trentenne, che con gli altri familiari e la città ha voluto e animato la “Casa della memoria” di Brescia, un’istituzione in cui la memoria è coltivata per guardare a un futuro di pace. E Manlio non parla di rancore. Constata che le reticenze mostrano che manca la volontà di affrontare davvero quegli anni. Ma prima di tutto spiega, sommesso, che così “quegli otto morti vaga-no, non hanno un posto per dire: ‘Non siamo morti invano’”.

Molto è stato nascosto in questa vicenda, ma molto si sa. La verità storica è nota. Si sa in quale ambiente sia maturata la strage. Il pro-cesso lo ha reso evidente e solo grazie ad un preoccupante complesso di reticenze le prove, pur raccolte, sono state giudizialmente inde-bolite. Alcuni giornali hanno titolato: “Giusti-zia negata”.

Un verdetto di colpevolezza non avrebbe restituito le vittime alle loro famiglie, ma un’as-soluzione di questo tipo lascia smarriti. Il vero percorso della giustizia mira a riconciliare. Fare giustizia è ricostruire le relazioni lacerate dal reato, dalla violenza, dal male. Fare giustizia, in questo caso, è riuscire a guardarsi negli occhi, incontrandosi nella verità. È sempre difficile riannodare una verità condivisa. È possibile farlo cominciando dal confessare reciproca-mente il dolore subìto.

Riccardo Moro

I funerali sono stati celebrati, lunedì 22 no-vembre nella Chiesa Madre di Licata dall’Ar-civescovo mons. Montenegro che, durante l’omelia, ha ricordato la figura di Padre Bonelli in particolare la sua dote di parroco vicino alla gente.

Al termine del rito un rappresentante della parrocchia Santa Barbara così lo ha ricordato: «Pace e Gioia! Con questo saluto ci accoglievi col sorriso sulle labbra, con voce gentile e de-licata. Il tuo primo compito, appena entravi in chiesa, era di dirigerti sull’inginocchiatoio davanti al tabernacolo e di stare lì in preghiera per un certo tempo. Poi passavi al confessio-nale dove, nel frattempo, si era formata una fila di donne, uomini, ragazzi che volevano riconciliarsi con Dio dopo aver ascoltato i tuoi santi consigli. Poi celebravi la santa messa feli-ce di essere circondato dai tuoi chierichetti e, mentre officiavi, stendevi uno sguardo amo-revole su ogni persona presente. Tu, profondo conoscitore della Bibbia, uomo colto di altri tempi, facevi trasparire il tuo sapere attraverso un linguaggio semplice, comprensibile anche alle persone poco istruite, lo caricavi del senso più profondo appassionandoti così tanto che le spiegazioni, i consigli, le indicazioni di vita andavano spesso oltre il tempo consentito per l’omelia.

Era un piacere ascoltarti anche perché quel-le tue parole penetravano e ci accompagnava-no per il resto della giornata. Così è come ti ri-cordiamo nel quotidiano circoscritto alle varie celebrazioni. C’è ora un altro P. Bonelli: tenace, perseverante, deciso che, con fare instancabile, non ha mai allentato quella che era l’aspirazio-ne sua più grande: la realizzazione della chie-sa di S. Barbara. Sappiamo quando ha penato presentando progetti nelle sedi competenti mentre la sua comunità girovagava da un po-sto all’altro sino a giungere da qualche anno sul luogo del terreno dove “dovrebbe” sorgere la chiesa. Abbiamo un prefabbricato ma noi del-la comunità ci sentiamo privilegiati perché in esso c’è, oltre l’aula liturgica, la sala per le riu-nioni, la segreteria del parroco e la sacrestia.

E nonostante vi piova dentro, si soffre il caldo o il freddo, si è poco isolati dai rumori esterni, noi ci sentiamo chiesa. P. Bonelli non

hai avuto marmi, stucchi, ori, cristalli per la struttura della tua chiesa; hai creato tu le co-lonne, gettato le fondamenta, alzate le pareti, coperto il tetto dando vita ad una Comunità che, mettendosi con te alla sequela di Cristo è diventata una folla di discepoli che vuole se-guire il suo Maestro diventando così una vera Chiesa.

Non poche sono le iniziative da te intrapre-se per raccogliere pecorelle smarrite. In una zona periferica la parrocchia della miniera di Safarello detta S. Barbara, la protettrice dei mi-natori, ha avuto non poche difficoltà. Ed ecco l’abilità, l’energia, l’instancabilità, la tenacia di un sacerdote che ha dato vita a Cenacoli, Senti-nelle, Processioni, Visite nei luoghi di sofferen-za, Preghiere comunitarie in case che accoglie-vano la Madonna pellegrina, senza tralasciare il compito più arduo e delicato: la Confessione. Confessione ai malati, alle suore, alle famiglie disagiate, ai giovani, agli adulti, alle coppie, agli anziani… Ore ed ore di ascolto, di assoluzioni, tentativi instancabili per poter portare nei cuo-ri dei tanti la Parola di Dio, per dare a noi po-veri peccatori consolazione, conforto e pace.

Potremmo raccontare tanti e tanti aneddoti che si raccontano su di te. Un solo aspetto de-sidero evidenziare: non amavi le mormorazio-ni, le incomprensioni a volte inevitabili in ogni parrocchia. Appena ne percepivi l’atmosfera giravi le spalle dicendo: «Basta, non voglio sentire altro!»

Oggi, come uomini fragili noi piangiamo la tua morte terrena; ma come cristiani forgiati alla tua scuola, gioiamo della vita eterna nella quale sei entrato e dalla quale continuerai a pregare per questa comu-nità che spera un giorno in-contrarti las-sù per godere con te della Beatitudine Celeste. Pace e gioia, P. Bo-nelli da tutta la tua comunità di S. Barbara».

Continua dalla prima

Signore, voglio essere innamorato di Te

Pubblichiamo di seguito una preghiera di P. Bonelli trovata nella Bibbia che teneva nel confessionale

Sei stato sempre Signore, Centro di atten-zione. Sempre hai irradiato la Tua luce sulla mia vita sacerdotale. Signore, voglio brucia-re d’amore per Te.

Signore, voglio essere innamorato di teSignore voglio bruciare davanti a Te tutti

gli idoli: le passioni, i desideri della carne, gli interessi umani, tutto voglio sacrificare a Te.

Signore Gesù, Pane di Vita, unico mio bene che per me Ti fai Eucaristia, Ti voglio manifestare anche a parole il desiderio che ho portato sempre con me nella mia vita sacerdotale: voglio essere apostolo dell’Eu-caristia. Chiedo a Te la potenza di amore, la forza di animare tutti, grandi e piccoli, soprattutto i piccoli. Debbono essere loro, i piccoli, puri tabernacoli che palpitano d’amore per Te. Chiamali Tu Signore, la mia voce è molto debole, è fiacca sennò dammi l’ardore che sappia stimolare tutti all’amore verso di Te.

Signore, voglio consacrami davanti a Te, anche se non so dirti niente ti voglio con-templare e Tu parlerai al mio cuore. Inon-derai il mio cuore delle dolcezze del Tuo Amore.

Grazie Gesù di questo Tuo dono e che sappia condividerlo con i fratelli che hai af-fidato alle mie cure.

LuttoÉ ritornata alla casa del Padre la

signora

Rosetta Spitali in Lauretta

alla famiglia le cordoglianze della redazione del settimanale.

LuttoÉ ritornata alla casa del Pa-

dre la signora

Francesca Parelloai figli Alfredo, Zara e Luigi

le cordoglianze della redazio-ne del settimanale.

Uccidersi a 11 anniSuicida a 11 anni. Rim-

balza così sui media la noti-zia di una tragedia avvenuta in un paesino vicino a Pisa. Un ragazzino di 11 anni, Filippo, che si uccide con una cinghia stretta intorno al collo. In casa, all’ora di pranzo, lasciando un bigliet-to in cui chiede perdono ai familiari.

Naturalmente non si può entrare in una vicenda così drammatica a partire dai ti-toli dei giornali. Però anche solo questi lasciano attoniti. C’è poco da sapere, ma quel che si sa non può lasciare indifferenti. Anche perché la notizia squarcia il velo della

normalità intorno a noi, lascia intravedere la possi-bilità che proprio al nostro fianco, nelle vicende quo-tidiane e così rassicuranti, ben conosciute, possa affac-ciarsi l’abisso. Ed è proprio l’abisso quello che spaventa. Come può un ragazzino di 11 anni arrivare al suicidio? Come è possibile che nel-l’età dell’“esplosione”, della ricerca di sé, della voglia di affermarsi che comincia forte con la preadolescen-za e l’adolescenza, come è possibile il gesto dell’an-nientamento? Quale sco-raggiamento, quale mistero e quale abisso hanno cattu-

rato la mente e il cuore di un undicenne?

Sono domande difficili e, nello stesso tempo, imme-diate. Perché ciascuno di noi ha a fianco Filippo, o chi per lui. Magari senza accorger-sene. La tragedia di Pisa ri-guarda un po’ tutti. Si potrà riflettere e cercare a lungo le motivazioni possibili di un gesto così sconcertante. Ma in fondo sono irrilevanti ri-spetto all’enormità del fatto e al messaggio immediato che pare di cogliere e che ri-guarda il mistero della vita, la sua impenetrabilità, a vol-te, insieme alla sua fragilità.

Alberto Campoleoni

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Speciale Premio Empedocle6 L’Amico del Popolo28 Novembre 2010Promo Amico

AccAdemiA di studi mediterrAnei Ventiquattro anni di presenza e di attività culturali di alto livello

un onore per la cittàLe pAroLe deL sindAco ZAmbuto

premio empedocle: XViii edizione

Professoressa Gallo Af-flitto in un messaggio, il filosofo giurista Luigi Lom-bardi Vallauri, scriveva: «…l’Accademia è un’acqua che da una sorgente anemica scende a irrigare una terra arsa e stupenda…, gli eroici programmi realizzati, anno dopo anno, dall’Accademia meritano l’incoraggiamen-to, il consiglio, il sostegno di quanti amano e sanno riconoscere l’intelligenza nobilmente appassionata. E concludeva: “l’Accademia ha un’anima”.

È vero l’Accademia “ha un’anima”. Questa anima si è fondata e strutturata attraver-so la sapienza e la dottrina dei vari personaggi che hanno dato il loro contributo di scienza e di amore all’Accademia stessa e fra questi le personalità alle quali, verrà conferito il Premio “Empedocle”, che ringrazio di vero cuore perché, con le loro adesioni, hanno reso il Premio più significativo e luminoso.

Anche in questa XVIII Edizione del Premio “Empe-docle” l’Accademia di Studi Mediterranei ha voluto co-gliere l’occasione di premiare studiosi che, nella loro speci-fica attività hanno affrontato problematiche relative agli aspetti più nascosti e più no-bili dell’essere umano, per ri-visitare quei grandi interro-gativi che i primi abitanti di Agrigento si erano posti nel momento in cui decisero di arricchire la Valle, già impre-ziosita di doni naturali, con manufatti altrettanto belli costruiti dall’essere umano.

Immaginatevi come Agri-gento potesse presentarsi a un viaggiatore, duemilacin-quecento, tremila anni fa: una vallata verde piena di sole, fiori, gioiosi abitanti. Eppure, proprio in quella terra così bella e così perfetta gli esseri umani non paghi di tale splen-

dore, consumarono tempo e risorse per costruire qualcosa che volesse significare i loro sentimenti di bellezza e di gratitudine verso il Creatore. Solo coloro che si pongono gli interrogativi i più grandi che affascinano l’essere umano, possono pensare di costruire Templi così belli, in segno di memoria e di intuizione per quel loro volere andare oltre, andare verso…, verso qualcosa che dia significato all’esistenza umana. Durante la program-mazione dei Percorsi di Studio di quest’anno, nei dialoghi con gli studiosi con i quali ho avuto l’occasione di parlare, ho indi-viduato questo sereno amore, questo desiderio… di andare oltre.

Noi qui in Agrigento, cit-tà simbolo della frattura tra Nord e Sud, ma anche città cerniera da cui si può e si deve gettare uno sguardo su tutto il Mediterraneo, sia-mo - quasi a livello geneti-co - in grado di percepire le passioni e le missioni che gli uomini trascinano con sè, soprattutto, siamo in grado di percepire l’esistenza dei sogni e delle grandi visioni che sono alla base dei grandi risultati culturali e sociali.

Quando noi come Accade-mia sottolineiamo il ruolo di personaggi come S. E. l’Arci-vescovo Coccopalmerio, S. E. l’Arcivescovo Rino Fisichella, S. E. l’Arcivescovo Carmelo Ferraro e facciamo memoria dello scienziato Vincenzo Ta-gliasco, ci ricordiamo le parole che in un recente appello Papa Benedetto XVI, in occasio-ne di una messa domenicale a Castelgandolfo, pronunciò: “Senza amore, anche le attività più importanti perdono valore e non danno gioia” I premiati sono personaggi con forti re-sponsabilità studiosi che vivo-no in continua tensione ope-rativa, ma certamente… non

in un “attivi-smo sterile e disordinato”, esercitando il proprio “Amor vitae” in un prolife-rare di attivi-tà svarianti in campi diversi, ma sempre in uno spender-si generoso, altruistico, epicentrico,

per qualche aspetto rinasci-mentale nella sua nobile ir-requietezza, che li sospinge a protendersi verso il limite ine-splorato delle loro potenzialità, sino ad attingere gnoseologi-camente la misura vitale di se stessi.

Il Premio, che per la I Se-zione ha per oggetto “Filo-sofia e Teologia”, è stato as-segnato a S. E. l’Arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Perchè?

L’indicazione che scaturisce dall’attività scientifica di Mons. Fisichella è molto rilevante e significativa, perché mette in risalto la struttura epistemica della Teologia in un quadro teorico in cui Ragione e Fede – e perciò Filosofia e Teologia – si compongono in una sinte-si unitaria non più configuran-dosi come alternative irridu-cibili. La seconda Sezione del Premio, quest’anno destinato a “Diritto, Economia ed Etica”, vede premiato S. E. l’Arcive-scovo Francesco Coccopalme-rio, Presidente del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi. L’attività scientifica e pastora-le di Mons. Coccopalmerio è dettagliatamente esposta nella lunga motivazione del Premio. Io mi limito soltanto a dire che i principi che la ispirano si riassumono nelle sue stesse parole: “Bisogna orientare la sensibilità dei credenti verso comportamenti che rispettino e promuovano la vita di tut-te le creature e che tengano conto delle effettive risorse del nostro pianeta da condividere fra tutti gli uomini e fra tutti i popoli”.

Il Premio “Empedocle” è intitolato a Paolo Borselli-no...

Proprio perché dedicato a Paolo Borsellino il nostro pen-siero deferente va alla indimen-ticabile, severa figura di questo Magistrato, alla sua difesa in-transigente ed appassionata dello Stato democratico e della legalità repubblicana. Paolo Borsellino con il suo cosciente, convinto sacrificio, trasforma una pagina di storia in me-moria collettiva: rappresenta, quindi, un’autentica lezione di servizio alle Istituzioni, contro tutti i pericoli che assediano la democrazia, a partire dal can-cro delle organizzazioni crimi-nali mafiose.

All’interno del Premio,

quest’anno, il Sindaco di Agrigento ha voluto conce-dere la Cittadinanza Ono-raria a mons. Ferraro e sarà assegnata una Borsa di Stu-dio in memoria del prof. Ta-gliasco.

Approfitto dell’occasione per rivolgere un sentito grazie al Sindaco di Agrigento che ha voluto concedere la Cittadi-nanza Onoraria a S. E. l’Ar-civescovo Emerito Carmelo Ferraro. La città di Agrigento, ancora una volta, si arricchisce di cittadini illustri… che, aven-do ricoperto cariche delicate ed impegnative, hanno voluto e saputo salvaguardare i sacri valori della vita. Auspice Mons. Ferraro, l’Accademia di Studi Mediterranei ha spiegato il proprio ruolo, ha aperto le ali, si è data cuore e coraggio, ha fatto della nostra città una sede di incontri, di dibattiti, di con-fronti a livello internazionale. Noi dell’Accademia, nell’Arci-vescovo Ferraro ritroviamo il temperamento dell’Uomo, del Pastore capace di trasformare il tempo in fatto culturale, di leggerlo come evento, di per-petuarlo come storia, e quindi di eternarlo come cultura. Ed è bello poter dire che degna-mente è onorato Vincenzo Tagliasco perché è stata intito-lata a Suo nome una Borsa di Studio. Vincenzo Tagliasco, personalità poliedrica con una umanità ricca di cultura e scienza, vincitore nel 2003 del Premio “Empedocle” per le Scienze Umane - e non sembri… una contraddizio-ne - era un Bioingegnere, ma era, soprattutto, uno Scien-ziato illuminato, un umanista profondo: per Lui la tecnica era un mezzo e non un fine. La Sua scomparsa ha lasciato un vuoto che non può col-marsi. Auguro al vincitore della Borsa di Studio intitola-ta a Suo nome, di onorare la Sua memoria ereditando an-che… solo qualcosa della Sua umanità.

LdP

«L’Accademia ha un’anima»interVistA Al presidente onorario prof.ssa Gallo Afflitto

Prenderà il via il 24 novembre, presso l’ex Collegio dei Padri Filippini, il Percorso di

studio 2010 dell’Accademia di Studi Mediter-ranei. Un calendario, come ogni anno, fitto di eventi, approfondimenti di alto livello e presenze significative che, per tre giorni, gui-deranno la riflessione su un tema di grande interesse e attualità: “Informatica del Terzo Millennio: possibili ricadute su Economia, Etica e Pubblica Amministrazione”. Esperti del settore dell’ICT, dell’industria e dell’eco-nomia si confronteranno su come, le nuove tecnologie informatiche, possano essere po-ste a servizio della Società del nuovo millen-nio.

Nella mattina di sabato 27 novembre, inve-ce, sempre al Palazzo Filippini, dalle ore 9.30, si terrà il seminario di studio sulla presenta-zione del testo “In ascolto dell’Altro - Esercizi spirituali con Benedetto XVI” di don Enrico dal Covolo. Alla presenza dell’autore, Rettore Magnifico della prestigiosa e antica Univer-

sità Pontificia Lateranense e, dal 9 ottobre scorso, consacrato Vescovo, interverranno esponenti di grande prestigio del mondo del-la cultura e della sapienza quali l’Arcivesco-vo Francesco Coccopalmerio, l’Arcivescovo Rino Fisichella, la prof.ssa Angela Ales Bello e il prof. Fabrizio Bisconti. Il momento apicale delle giornate è sabato pomeriggio, presso il Teatro Pirandello di Agrigento, con inizio alle ore 16.00, per la XVIII edizione del Premio Internazionale Empedocle per le Scienze Umane in memoria di Paolo Borsellino, fiore all’occhiello dell’Accademia di Studi Mediterranei, che intende celebrare ogni anno scienziati e studiosi, italiani o stranieri, che abbiano dato contributi di fondamentale importanza al progresso delle Scienze Uma-ne e celebrare, altresì, illustri personalità, che abbiano dato significativi contributi nella lot-ta contro la mafia.

Per la XVIII edizione le Giurie internazio-nali hanno assegnato il Premio Empedocle

per le Scienze umane, per la sezione “Filosofia e Teologia”, all’Arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontifi-cio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e per la se-zione “Diritto, Economia ed Etica” al-l’Arcivescovo Francesco Coccopalme-rio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

Durante la cerimonia, inoltre, il sindaco di Agrigento Marco Zambu-to conferirà la cittadinanza onoraria all’Arcivescovo Emerito di Agrigento, monsignor Carmelo Ferraro, per i 20 anni di servizio pastorale svolto nella città e nell’arcidiocesi di Agrigento, e verrà consegnata, inoltre, una Borsa di Stu-dio, in memoria del prof. Vincenzo Tagliasco, ad un Dottore laureato in Ingegneria Infor-matica che abbia realizzato la migliore “idea progetto su possibili applicazioni dell’e-De-mocracy”.

LA MEDAGLIA DEL CAPO DELLO STATO

Il Premio Empedo-cle per la XVIII edi-zione, evento unico e straordinario, ha ricevuto, da parte del Presidente Napolita-no, quale suo premio di rappresentanza, una medaglia dedicata appositamente al Premio

I premiatiPer la Sezione “Filosofia e Teologia”S. E. Mons. Rino Fisichella

Ordinato sacerdote per la diocesi di Roma il 13 marzo 1976 dal car-dinale Ugo Poletti. Fino alla sua ele-zione a vescovo è stato professore di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoria-na. Consacrato vescovo ausiliare di Roma dal cardinale Camillo Ruini il 12 settembre 1998 incaricato del Settore Sud della Diocesi di Roma, sino alla sua nomina a magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense il 18 gennaio 2002, incarico che ha con-tinuato a mantenere fino al 30 giugno 2010. Già segretario della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi della CEI, è Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e Membro della Congregazione delle Cause dei Santi. Dal 17 giugno 2008 al 30 giugno 2010 è stato presiden-te della Pontificia Accademia per la Vita. Con tale nomina il papa Benedetto XVI lo ha elevato in pari tempo alla dignità di arcive-scovo. Il 30 giugno 2010 è stato nominato presidente del Pontifi-cio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Per la Sezione “Diritto, Economia ed Etica”S. E. Mons. Francesco Coccopalmerio

Dopo essere entrato nel Seminario ar-civescovile di Milano nel 1957, è stato ordinato sacerdote, il 28 giugno 1962.L’8 aprile 1993 è stato nominato vesco-vo ausiliare di Milano.È laureato in Teologia Morale e in Giu-risprudenza. Nel 2007, dopo la rinunzia presentata dal car-dinale Julián Herranz Casado all’incarico di presidente per sopraggiunti limiti di età, il papa Benedetto XVI nomina S.E. Monsignor Francesco Coccopalmerio presidente del Pontifi-cio Consiglio per i Testi Legislativi e lo eleva alla dignità arci-vescovile.Mons. Francesco Coccopalmerio si pone costantemente in evidenza per il vasto campo delle sue competenze nella mol-teplicità delle fattispecie proprie del Diritto Canonico e per la sua apertura e recepirne altre, altrettanto pregevoli, che riguar-dano la sostenibilità del rapporto tra economia e ambiente.

Alla vigilia del Premi Internazionale “Empedocle” per le Scienze Umane, anche l’amministrazione è lieta, nella persona del Sindaco, Marco Zambuto, di far pervenire un pubblico ringraziamento per l’impegno svolto in favore di un evento tanto significativo.

«Esso, - dice il Sindaco - lungi dal costituire un evento alto ma concluso in sè, rappresenta, invece, una sorta di fastigio, di annua-le coronamento, dell’attività accademica dell’Ente, esperita e svolta, come da statuto, in favore delle scienze umane e dei saperi scienti-fici, con particolare riguardo per i valori mediterranei. Nel corso di una ultraventennale attività nel campo dell’alta cultura l’Accademia ha chiamato e riunito ad Agrigento centinaia e centinaia di insigni studiosi, umanisti e scienziati, tra i più grandi d’Italia e tra i più fa-mosi del mondo. Il Premio Empedocle, ha voluto costituire l’acro-terio di tutto ciò. Esso si è affermato. È un onore riceverlo, e per la Città di Agrigento è un altissimo onore che importanti personalità di livello internazionale, accettandolo, raggiungendo la nostra ter-ra, profondendoci le loro Lezioni Magistrali, ne abbiano sancito la valenza. Questi eventi costituiscono per la nostra Città momenti di orgoglio e di crescita. E poiché Agrigento - continua il Sindaco - è cresciuta e va crescendo nella propria e civica coscienza, nel corag-gio di pronunciare tutte le proprie condizioni, nell’orgoglio di porsi ed esternarsi, e poiché essa è cresciuta, nel campo dell’organizzazio-ne ecclesiastica e nelle relative strutture fondative, perché la Diocesi di Agrigento è stata elevata ad Arcidiocesi Metropolitana, ecco che l’Amministrazione Comunale, da me presieduta, ha prescelto di in-serire nella cornice del Premio “Empedocle” il conferimento della Cittadinanza Onoraria a Mons. Carmelo Ferraro, nostro Arcivesco-vo Emerito: un uomo che ha fatto tanto per la Città, quasi a prece-derne profeticamente e ad ispirarne e incoraggiarne la crescita».

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Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo28 Novembre 2010

a cura di Gino Faragone

«Andiamo

con gioia

incontro

al Signore»

la Parola

Iniziamo un nuovo anno e lo faccia-mo con uno sguardo attento a ciò che ci aspetta. Si può andare solo verso il futu-ro ed il futuro comincia vivendo bene il presente. Iniziamo perciò con un discor-so sulla fine. Noi cristiani siamo gli uo-mini del futuro, gli uomini che sanno di attendere Qualcuno che sta per venire. La prima lettura della liturgia di questa domenica (Is 2,1-5), testo con lievi cam-biamenti presente in Mi 4,1-3, con una serie abbondante di elementi di movi-mento, delinea un itinerario ben preciso verso il monte del Signore. Se a Babele gli uomini pretendono di salire verso l’alto per arrivare fino a Dio e vengono a motivo di questo orgoglio dispersi, qui a Gerusalemme invece vengono radunati per un cammino verso l’unità, in ascol-to della Parola del Signore. É la stessa Parola ad uscire dalla casa del Signore per venire ad abitare tra gli uomini, è una forma di esodo che Dio compie per

ristabilire una piena comunione con gli uomini. Solo se restiamo in ascolto del-la sua parola saremo capaci di spezzare le nostre spade ed inaugurare un’era di pace. Usciamo anche noi dalle nostre case ed andiamo con gioia incontro al Signore. Andiamo verso Gerusalemme per lodare insieme il nome del Signo-re, sperimentare una vita piena e vivere nella pace. Non possiamo permetterci ancora di dormire, ci ricorda l’Apostolo Paolo (Rom 13,11-14): è tempo di sve-gliarci perché è davvero vicina la nostra salvezza.

Gesù nel vangelo (Mt 24,37-44) esorta i discepoli alla vigilanza e all’impegno. Tentare di giustificarsi adducendo come motivo il fatto che non conosciamo il momento preciso della sua venuta non serve a niente. Siamo frastornati da tanti falsi profeti che ci raggirano e ci promet-tono a basso costo una felicità a portata di mano. Troppo tardi ci si accorge che

l’unico loro interesse era riempire il loro portafoglio. Il pericolo è serio e potrem-mo non accorgerci a tempo della venuta del Signore. Che non ci capiti quanto è descritto nel Primo Testamento al tem-po di Noè. I contemporanei di Noè, pri-ma del diluvio, vivevano nella normalità, come se niente dovesse accadere, man-giando, bevendo, sposandosi e facendo figli. Pur avvisati continuano a vivere nel-la superficialità e nella falsità senza dare il giusto peso agli inviti alla conversione ed ad uno stile di vita più rispondente al progetto di Dio. Non hanno saputo utilizzare il tempo loro concesso, tempo davvero di grazia, per un serio cammino di conversione. Il testo di Genesi accen-tua la malvagità degli uomini prima del diluvio, il testo di Matteo presenta inve-ce una situazione di assoluta normalità, che comprende le attività più comuni degli uomini, come mangiare, bere, spo-sarsi. É questa apparente normalità non

ci permette di renderci conto dei tanti delitti commessi contro la libertà di pen-siero, di libero mercato, di informazione. Occorre stare con gli occhi bene aperti, non vivere nella superficialità e non farsi ingannare da nessuno. Se le cose vanno male è perché lo stato non è in condi-zione di fare applicare le leggi, o perché le leggi sono fatte male? Servono nuove leggi, metodi repressivi, più controlli, o non bisogna davvero cambiare radi-calmente stile di vita? I poveri sono tali perché nascono poveri o perché i ricchi fanno in modo che i poveri restino sem-pre poveri?

Il giudizio di Dio è imminente ed il tempo a nostra disposizione è sempre più esiguo. Occorre subito aprirsi al Dio che viene, rendersi conto del buio che c’è attorno a noi e sentire il bisogno della Luce divina. Forse facciamo tante cose per non fare l’unica cosa che conta: cer-care davvero il regno di Dio.

Ufficio Missionario - CaritasDomenica 28 novembre. Si terrà, alle ore 9.00 alle 18.00, presso l’eremo di Cattolica Eraclea il ritiro di Avvento sul tema: “Prossimità è andare oltre”. Le riflessioni saranno a cura di sr. Benedetta Rossi.

Caritas DiocesanaInizia il 26 novembre ore 15.30 presso la parrocchia san Lorenzo Monserrato e continua il 27 novembre il corso lis per coloro che si erano iscritti. Il corso prevede un week end al mese con le date successive che saranno comuni-cate ai partecipanti.Continuano gli incontri con gli operatori Caritas nelle fora-nie, prossimo appuntamento giorno 1 dicembre, forania di Ribera ore 18.30 parrocchia S. Teresa - Ribera.Si terrà il 30 novembre alle ore 16.00 presso la sala riu-nioni de L’Amico del Popolo l’ultima convocazione dei referenti per i prodotti AGEA, non presenti alla precedente convocazione dello scorso 18 novembre.

In D

ioce

si

Conoscere le Sacre ScrittureSinodo dei veSCovi Presentata l’esortazione apostolica Verbum Domini

I Domenica di Avvento

Si ricomincia dalla fine

Vasto assortimento di presepi,

bambinelli, natività

ed inoltre idee per piccoli lavoretti

per le scuole, asili e comunità.

Via Scalo Caldare, 44 92021 ARAGONA (vicino FS)tel. e fax 0922/36694 - 347/6945188

e-mail: [email protected]

Al termine dei lavori della XII Assemblea Ordinaria

del Sinodo dei vescovi, svoltisi in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008, vennero offerte al Santo Padre 55 Propositiones, frut-to dell’impegno degli incontri assembleari, in forma plenaria e nei circoli minori. I padri si-nodali al loro dono univano la richiesta della elaborazione di un testo magisteriale che ora si offre alla nostra accoglienza e ricezione nell’Esortazione Apo-stolica Postsinodale Verbum Domini.

Presentata l’11 novembre nel corso di una conferenza stam-pa, tenutasi nell’Aula Giovanni Paolo II, della Sala stampa Vati-cana, reca la data del 30 settem-bre, memoria liturgica di san Gerolamo e inoltre vuole ricor-

dare che, il 30 settembre 1943, 67 anni fa, Pio XII promulgava l’enciclica Divino Afflante Spiri-tu, un documento storicamen-te imprescindibile nel tracciato del cammino percorso in casa cattolica dagli studi biblici.

Le tre parti della Verbum Domini sono incluse a livello strutturale tra l’introduzione e la conclusione, tematicamente attraversate dalla gioia che gli adulti nella fede sperimentano nel vedere, toccare, comuni-care il Verbo eterno e santo della Vita, Gesù di Nazaret, il Cristo, Parola di Dio ed esegeta del Padre. Strutturalmente, si è tentati dalla rappresentazione a cerchi concentrici, ma riten-go sia più appropriato parlare di un nucleo che tutto muove a vita, esplicitato nella prima

parte che tratta in tre capitoli della Parola in sé, il Verbum Dei, della fede quale rispo-sta a Dio che si rivela e dell’ermeneutica, tema quest’ultimo tanto delicato quan-to impegnativo e per il quale prevedo una stagione di rinnovato dibattito.

La seconda parte si incarica di articolare la relazione tra la Parola di Dio e la Chiesa, che ne è la casa, Verbum in Ecclesia, anche questa articolata in tre capitoli: il primo sulla relazione tra soggetti, la Parola e la Chie-sa; il secondo verte sulla liturgia quale luogo privilegiato della Parola di Dio; il terzo si occupa della relazione tra Parola e vita ecclesiale.

Nella terza parte, Verbum mundo, ci si occupa della mis-sione della Chiesa in relazione all’annuncio. La Chiesa è nel mondo e nella storia, pur non appartenendovi si muove nel suo orizzonte con un preciso mandato missionario che è quello di comunicare a tutti la gioiosa notizia dell’offerta gra-tuita della salvezza.

Impossibile rendere conto in poco spazio della ricchezza del documento che si presenta sul

tema, come il più importante ed autorevole dopo la Dei Ver-bum, un vero manuale teorico pratico. Basti per il momento evidenziare che Benedetto XVI afferma, contro ogni riduzioni-smo mitico, che la Parola di Dio è una Persona e, contro la ten-tazione privatistica che la Pa-rola di Dio si può comprendere solo nella Tradizione vivente della Chiesa; mette in guardia inoltre, dalla mummificazione storicistica della Parola, propria di un ambiente secolarizzato il quale ritiene che la Bibbia con-tenga reliquie del passato senza legame con l’oggi, ma anche dalla lettura fondamentalista, letteralistica, che deborda in un fideismo che ripudia l’uso della ragione e del buon senso. E a tutti, raccomanda di «diventare sempre più familiari con le sa-cre Scritture».

Alfonso Cacciatore

agrigento Gruppo Gioia Infinita

dieci anni di cantoIl primo

dicembre, in occasione del concerto alla città per i fe-steggiamenti della novena dell’Immaco-lata il gruppo Gioia Infinita festeggierà i 10 anni di canto.

«Tutto cominciò nel di-cembre del 2000 - racconta Giovanna Cavaleri, una delle due componenti del gruppo - senza un progetto nostro, ma seguendo la mano di Dio che ci ha portato a cantare in Suo nome. É un bel modo di evan-gelizzare attraverso i doni che Dio stesso ci ha dato».

«Lungo questi dieci anni - raccontano le due componen-ti del gruppo - siamo stati in tantissimi paesi della diocesi e oltre, offrendo questo servizio in assoluta gratuità. Abbiamo pregato insieme a tanta gente, cercando di mettere nei cuori di chi ascoltava la bellezza del-l’essere figli di uno stesso Pa-dre. Abbiamo collaborato con diverse associazioni presenti nel nostro territorio come il CAV, Porta Aperta, Ismani, Azione Cattolica. Attraver-so le offerte raccolte con il cd Cime registrato nel 2006 e con l’aiuto di Telepace Agrigento siamo risuscite ad adottare

Emakulate una bimba della par-rocchia di Ismani in Ta n z a n i a che ha 10 anni come il nostro

gruppo». Per il concerto dell’Imma-

colata saranno proposti dei canti scritti da lro in questi dieci anni come Sogni d’oro mamma, un dialogo tra un bimbo nel grembo di una gio-vane donna che pensa di abor-tire; Il permesso di soggiorno, chissà se in Paradiso è richie-sto per entrare; Zum zum pà, parole che non dicono niente ma nascondono la realtà che la nostra vita si deve fondare sulla Parola di Dio che è Via, Verità e Vita; Il Figliol prodigo riporta una chiave di lettura critica della parabola di Gesù del Padre buono; L’indifferen-za, il peccato del secolo!

«Invitiamo tutti - conclude Giovanna Cavaleri - a parte-cipare, per pregare insieme. Questo concerto sarà inoltre disponibile gratuitamente a tutte le parrocchie che cerca-no un momento di comunio-ne per le proprie comunità».

Per contatti www.gioiainfi-nita.it cell.3470364824.

LdP

favara Convento S. Antonio

Undici nuovi fratelliLa Famiglia france-

scana di Favara, si è ar-ricchita di undici nuovi fratelli e sorelle che han-no scelto di vivere secon-do gli insegnamenti del Vangelo e nel rispetto della Regola francescana vivendo nel mondo.

Sono Agatina Saieva, Maria Vita, Gabriella Bruccoleri, Antonietta Chianetta, Vale-ria Francolino, Giuseppina Alaimo, Andrea Piscopo, Tonina Castronovo, Giovanna Mendolia, Angela Patti e Mariagrazia Varisano.

La professione solenne è stata emessa in occasione della ri-correnza di Santa Elisabetta, patrona dell’Ordine Secolare Francescano, nella chiesa del convento Sant’Antonio. La cele-brazione è stata presieduta dal padre guardiano del conven-to fra’ Michele D’Agati, alla presenza della ministra dell’OFS Giuseppina Pitruzzella e del presidente regionale della Gi.Fra. (Gioventù Francescana), Carmelo Vitello. Alla fine la Famiglia francescana, nel chiostro del convento di piazzale Belvedere, ha festeggiato l’evento con la Sagra del pane, molto apprezzata da tutti i presenti, sopraggiunti in gran numero per l’occasione.

Totò Arancio

poggio S. franCeSCo Operatori missionari

L’incontro regionaleLo scorso fine settima-

na (20 e 21 novembre) si è svolto, presso il cen-tro Maria Immacolata di Poggio S. Francesco, nei pressi di Palermo, un weekend di formazione missionaria rivolto agli operatori missionari.

Oltre alla ben nutri-ta rappresentanza della diocesi agrigentina composta da membri del Centro Missio-nario diocesano, erano presen-ti anche le diocesi di Catania, Acireale, Siracusa, Ragusa e Messina. L’incontro regionale, occasione di fraternità e utile scambio di esperienze, è sta-to guidato dal prof. Agostino Rigon, docente di religione e direttore della Scuola di anima-zione del Centro missionario diocesano di Padova.

Due giornate di studio ed ap-profondimento delle tematiche e dei problemi legati all’azione missionaria sul territorio loca-le. “Perché non riusciamo più a parlare alla gente? Come farci ascoltare dai giovani?” Questi

alcuni degli interrogativi posti durante i lavori, moderati da don Luigi Mazzocchio, diret-tore dell’Ufficio Missionario di Agrigento e dell’Ufficio Regio-nale per la Cooperazione Mis-sionaria tra le Chiese.

Molto proficuo il risultato finale della due giorni di for-mazione, con l’individuazione di alcuni punti fondamenta-li come l’adozione di nuovi linguaggi per la trasmissione del Vangelo, sapere antico ma sempre attuale, e una maggiore comunicazione e collaborazio-ne tra attività pastorale e mis-sionaria, tra loro strettamente connesse.

Manuela Cumbo

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� L’Amico del Popolo28 Novembre 2010

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