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L'Amico del Popolo

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edizione del 28 marzo 2010
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N. 12 del 28 Marzo 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net contiene I.P. Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Era il 25 marzo del 2009 quando, in una Cat- tedrale di Agrigento, gremita in ogni ordine e grado, alla presenza dei vescovi siciliani, dei pre- sbiteri, diaconi e fedeli delle diocesi di Nicosia ed Agrigento veniva ordinato vescovo da S.E. mons. Carmelo Ferraro, mons. Salva- tore Muratore. Un anno è trascorso da quel giorno e dall’inizio di quella nuova vita. Era il 22 gennaio del 2009, quando, in contempora- nea alla diocesi di Nicosia, S.E. mons. Francesco Montenegro presso il palazzo arcivescovile di Agrigento comunicava che: «Il Santo Padre, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Nicosia, mons. Salvatore Mu- ratore». Il 28 marzo del 2009 S.E. mons. Salvatore Muratore ha iniziato il suo ministero epi- scopale nella sua nuova Chiesa ed a pochi giorni, da questi due anniversari, abbiamo sentito mons. Muratore al quale ab- biamo chiesto di parlarci della “nuova vita” nella sua nuova Chiesa e diocesi. A Pagina 7 Via Empedocle raddoppia 2 di U.S. 3 Menfi: presentato “Donne dal cuore di pane” di Alfonso Cacciatore CULTURA CITTÁ L’umanità sulle strade di ieri e di oggi Nelle diverse età della vita nessuno dei viventi è scam- pato a qualche momento di sconfitta, magari di insignifi- cante scacco agli occhi altrui oppure di uno scacco matto da farci tremare dinanzi a noi stessi ed a tutti quelli che co- nosciamo. La depressione è tanto più profonda quanto più profondo è stato l’investimento psico- logico, quanto più radicale è stata la fiducia riposta in chi avrebbe dovuto o potuto gui- darci fuori dall’ondata che ci ha travolto. Spesso ne consegue un ir- rigidimento ed un voluto ab- bandono di ogni iniziativa, proprio per tutelarci da ogni disavventura possibile o im- maginabile. La fanciulla di Nazaret, che si era fatta “docile vela al soffio dello Spirito”, come can- ta la liturgia, mentre il Figlio fiorito in modo così misterioso nel suo grembo veniva massa- crato lungo quella salita che porta al Calvario, non stava subendo lo scacco degli scac- chi? Non aveva riposto tutta e intera la sua fiducia in quel Padre che si era rivelato a Israele nel Roveto Ardente? L’atteso dei secoli, l’atteso dal suo popolo Israele, Colui che avrebbe liberato e redento il popolo, trattato da crimina- le e malfattore, trascinava il patibolo cui con il suo corpo si sarebbe inchiodata una pro- messa fallita. Da Nazaret a Betlemme, passando per l’Egitto e ritor- nando a Nazaret, la giovane visse sempre con la speranza nel cuore, in attesa del grande evento che si stava ora ridu- cendo ad una poltiglia di san- gue. Non c’è che dire: aria di sconfitta, realtà di disfatta. Il suo procedere a fianco del Figlio lungo tutto il percorso, ce la rende sorella e dilata il suo grembo a tutti i cammini della storia e del mondo. Quanti oggi sono ancora torturati? Amnesty Interna- tional continua a fornirci dati su dati. La libertà politica e di religione è solo una parola che corre sui segnali del web ma, in concreto, non esiste o, quanto meno, è conculcata. Quanti oggi cedono alla vita e muoiono perché nemmeno il cibo che noi incoscienti occi- dentali gettiamo in spazza- tura non può giungere alla loro mensa? La sconfitta della fame nel nostro pianeta è solo un punto di ricchi programmi, sempre inevasi, che saziano altri ma non gli affamati. Quanti uomini e donne vi- vono in condizioni precarie sotto tetti di lamiera o senza tetto stesi sui marciapiedi? La casa, l’alloggio per tutti, è un affronto perché le seconde e le terze case abbondano e co- stituiscono un vistoso investi- mento in tutta Europa.Quanti piccoli indifesi sono vittime del turismo sessuale proprio nei Paesi più colpiti dal sisma? Cristiana Dobner Continua a pag.3 Ribera: l’Ospedale si trasforma 4 di Enzo Minio PROVINCIA 7 Giornata di formazione con padre Enzo Amato di Giovanni Russo VITA ECCLESIALE Giochi d’acqua N on chiediamo generosità ma one- stà dei fatti! È con queste parole che, l’ammini- stratore generale di Girgenti Acque, ha dato avvio alla conferenza stampa tenutasi nei locali della zona ASI, con la quale si riprendono gli incontri con la stampa volti a conoscere meglio o almeno a riuscire a dipanare quella ag- grovigliata matassa nella quale si trova avvinghiato il Servizio idrico integrato nella provincia di Agrigento. Con il suo fare da conoscitore della materia di cui parla e di cui si occu- pa da oltre un ventennio, il geometra Giuffrida ha cercato di far compren- dere, dati alla mano, le difficoltà che si presentano a gestire il servizio idrico nella nostra provincia. Ad oggi infatti non è ancora partito il cosiddetto “anno zero” «non per colpa nostra – ci tiene a sottolineare Giuffri- da – ma perché siamo ancora in attesa di avere approvato dall’ATO Idrico il regolamento tariffario presentato al momento della gara di appalto. Marilisa Della Monica continua a pag. 2 ANNIVERSARIO ORDINAZIONE Intervista a mons. Muratore Agrigento terra mia Il settimo poster I nostri abbonati troveranno al- legato al giornale, il quinto poster (foto Angelo Pitrone) dell’iniziati- va Agrigento terramia. La scheda a pag. 5 SEMINARIO ARCIVESCOVILE A Ribera ordinazioni diaconali CENTRI STORICI A Favara gli architetti a Convegno Dopo i fatti avvenuti a Favara, con il crollo in pieno centro storico di una palazzina fatiscente ed in stato di abbandono che ha provocato la morte di due sorelle, l’ordine degli Architetti di Agrigento ha organiz- zato il convegno “Centri Storici Si- ciliani: Politiche di riqualificazione- Piano Casa – Fascicolo Fabbricato – Riforma urbanistica” , per dare ri- sposte concrete alla riqualificazione. A pag. 4 Sono stati ordinati diaconi, giovedì 25 marzo nella Chiesa Madre di Ribera, per mano di mons. Francesco Montenegro sei giovani semina- risti: Salvatore Cardella, Carmelo Rizzo, Salvatore Attardo, Giuseppe Colli, Giuseppe Lentini e Gerlando (Giorgio) Casula. Abbiamo chiesto al vice rettore del Seminario Arcivescovile di presentarceli. A pag. 6 LA VIGNETTA DELLA SETTIMANA Nell’acquario di casa nostra... MiVe
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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 12 del 28 Marzo 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net contiene I.P.

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Era il 25 marzo del 2009 quando, in una Cat-tedrale di Agrigento, gremita in ogni ordine e grado, alla presenza dei vescovi siciliani, dei pre-sbiteri, diaconi e fedeli delle diocesi di Nicosia ed Agrigento veniva ordinato vescovo da S.E. mons. Carmelo Ferraro, mons. Salva-tore Muratore.

Un anno è trascorso da quel giorno e dall’inizio di quella nuova vita. Era il 22 gennaio del 2009, quando, in contempora-nea alla diocesi di Nicosia, S.E. mons. Francesco Montenegro presso il palazzo arcivescovile di Agrigento comunicava che: «Il Santo Padre, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Nicosia, mons. Salvatore Mu-ratore». Il 28 marzo del 2009 S.E. mons. Salvatore Muratore ha iniziato il suo ministero epi-scopale nella sua nuova Chiesa ed a pochi giorni, da questi due anniversari, abbiamo sentito mons. Muratore al quale ab-biamo chiesto di parlarci della “nuova vita” nella sua nuova Chiesa e diocesi.

A Pagina 7

Via Empedocle raddoppia

2di U.S. 3

Menfi: presentato “Donne dal cuore di pane”

di Alfonso Cacciatore

CulturaCittÁL’umanità sulle strade di ieri e di oggi

Nelle diverse età della vita nessuno dei viventi è scam-pato a qualche momento di sconfitta, magari di insignifi-cante scacco agli occhi altrui oppure di uno scacco matto da farci tremare dinanzi a noi stessi ed a tutti quelli che co-nosciamo.

La depressione è tanto più profonda quanto più profondo è stato l’investimento psico-logico, quanto più radicale è stata la fiducia riposta in chi avrebbe dovuto o potuto gui-darci fuori dall’ondata che ci ha travolto.

Spesso ne consegue un ir-rigidimento ed un voluto ab-bandono di ogni iniziativa, proprio per tutelarci da ogni disavventura possibile o im-maginabile.

La fanciulla di Nazaret, che si era fatta “docile vela al soffio dello Spirito”, come can-ta la liturgia, mentre il Figlio fiorito in modo così misterioso nel suo grembo veniva massa-crato lungo quella salita che porta al Calvario, non stava subendo lo scacco degli scac-chi? Non aveva riposto tutta e intera la sua fiducia in quel Padre che si era rivelato a Israele nel Roveto Ardente?

L’atteso dei secoli, l’atteso dal suo popolo Israele, Colui che avrebbe liberato e redento il popolo, trattato da crimina-le e malfattore, trascinava il patibolo cui con il suo corpo si sarebbe inchiodata una pro-messa fallita.

Da Nazaret a Betlemme, passando per l’Egitto e ritor-nando a Nazaret, la giovane visse sempre con la speranza nel cuore, in attesa del grande evento che si stava ora ridu-cendo ad una poltiglia di san-gue. Non c’è che dire: aria di sconfitta, realtà di disfatta.

Il suo procedere a fianco del Figlio lungo tutto il percorso, ce la rende sorella e dilata il suo grembo a tutti i cammini della storia e del mondo.

Quanti oggi sono ancora torturati? Amnesty Interna-tional continua a fornirci dati su dati. La libertà politica e di religione è solo una parola che corre sui segnali del web ma, in concreto, non esiste o, quanto meno, è conculcata.

Quanti oggi cedono alla vita e muoiono perché nemmeno il cibo che noi incoscienti occi-dentali gettiamo in spazza-tura non può giungere alla loro mensa? La sconfitta della fame nel nostro pianeta è solo un punto di ricchi programmi, sempre inevasi, che saziano altri ma non gli affamati.

Quanti uomini e donne vi-vono in condizioni precarie sotto tetti di lamiera o senza tetto stesi sui marciapiedi? La casa, l’alloggio per tutti, è un affronto perché le seconde e le terze case abbondano e co-stituiscono un vistoso investi-mento in tutta Europa.Quanti piccoli indifesi sono vittime del turismo sessuale proprio nei Paesi più colpiti dal sisma?

Cristiana DobnerContinua a pag.3

Ribera: l’Ospedale si trasforma

4di Enzo Minio

provinCia

7

Giornata di formazione con padre Enzo

Amato

di Giovanni Russo

vita eCClesiale

Giochi d’acqua

Non chiediamo generosità ma one-stà dei fatti!

È con queste parole che, l’ammini-stratore generale di Girgenti Acque, ha dato avvio alla conferenza stampa tenutasi nei locali della zona ASI, con la quale si riprendono gli incontri con

la stampa volti a conoscere meglio o almeno a riuscire a dipanare quella ag-grovigliata matassa nella quale si trova avvinghiato il Servizio idrico integrato nella provincia di Agrigento.

Con il suo fare da conoscitore della materia di cui parla e di cui si occu-

pa da oltre un ventennio, il geometra Giuffrida ha cercato di far compren-dere, dati alla mano, le difficoltà che si presentano a gestire il servizio idrico nella nostra provincia.

Ad oggi infatti non è ancora partito il cosiddetto “anno zero” «non per colpa

nostra – ci tiene a sottolineare Giuffri-da – ma perché siamo ancora in attesa di avere approvato dall’ATO Idrico il regolamento tariffario presentato al momento della gara di appalto.

Marilisa Della Monicacontinua a pag. 2

◆ anniversario ordinazioneintervista a mons. Muratore

Agrigento terramia Il settimo poster

I nostri abbonati troveranno al-legato al giornale, il quinto poster (foto Angelo Pitrone) dell’iniziati-va Agrigento terramia.

La scheda a pag. 5

◆ seMinario arcivescovilea ribera ordinazioni diaconali

◆ centri storicia Favara gli architetti a convegnoDopo i fatti avvenuti a Favara, con

il crollo in pieno centro storico di una palazzina fatiscente ed in stato di abbandono che ha provocato la morte di due sorelle, l’ordine degli Architetti di Agrigento ha organiz-

zato il convegno “Centri Storici Si-ciliani: Politiche di riqualificazione-Piano Casa – Fascicolo Fabbricato – Riforma urbanistica”, per dare ri-sposte concrete alla riqualificazione.

A pag. 4

Sono stati ordinati diaconi, giovedì 25 marzo nella Chiesa Madre di Ribera, per mano di mons. Francesco Montenegro sei giovani semina-risti: Salvatore Cardella, Carmelo Rizzo, Salvatore Attardo, Giuseppe Colli, Giuseppe Lentini e Gerlando (Giorgio) Casula. Abbiamo chiesto al vice rettore del Seminario Arcivescovile di presentarceli.

A pag. 6

◆ la vignetta della settiMana

nell’acquario di casa nostra...

MiVe

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo28 Marzo 2010CittàIn Breve servizio idrico integrato Di chi sono le responsabilità?

Balletto e giochi d’acqua

la settimana di Eugenio Cairone

Vergognoso disinteresseIl buio continua ad impensierire, creando enormi disagi, tutti

coloro che abitano o lavorano a nord del capoluogo tra la roton-da di via Mazzini e il centro commerciale di Fontanelle dove le uniche luci accese di sera, e naturalmente fino alla chiusura, sono quelle dei negozi. Una situazione insopportabile che suscita rab-bia per il disinteresse che stanno dimostrando gli uffici comuna-li. Sono giorni difficili per l’incolumità, soprattutto, di chi a piedi rischia di essere investito a causa dell’oscurità. Una vergogna che non smuove minimamente coloro che sono preposti al servizio della pubblica illuminazione, ammesso che ci siano. Il dubbio nasce, visto che nessuno ancora è riuscito a parlare con questi signori telefonicamente. E, intanto, stando alle segnalazioni dei cittadini, il problema del buio interessa intere zone in quasi tutta la città. Dal Villaggio Mosè alla zona industriale, cioè da nord a

sud, sono diversi gli impianti dell’illuminazione pubblica in tilt da troppo tempo.A San Leone, il caso più eclatante. La luce, infatti, manca dall’inizio di marzo in via Carrà, una traversa del viale del-le Dune. E’ chiaro che si debba intervenire per evitare alla gente disagi del genere, evitabili se ci si mette la buona volontà. Perché non è solo questione di manutenzione o di appalto non rinnova-to come lo stesso Comune sostiene. Nel nostro caso, a mancare è proprio la volontà di gestire le cose con responsabilità e rispetto delle persone. Se al Comune presso l’ufficio addetto nessuno ri-sponde al telefono, si dovrebbe capire perché succede.

Semplicemente per una questione di trasparenza.C’è chi dice che siamo quasi arrivati al capolinea, qualcuno direbbe alla frut-ta. A questo punto, oltre al rimpasto in Giunta di cui si parla, il sindaco Marco Zambuto dovrebbe provvedere ad una rota-zione dei dirigenti magari iniziando dall’ufficio tecnico.

Chissà che non si ottengano dei servizi migliori in favore dei cittadini.

(continua dalla prima) L’unificazione ta-riffaria, da noi ancora non è avvenuta, noi non possiamo applicare la tariffa unica di 1 euro e 40 centesimi per tutti i comuni del-l’Ato idrico perché ci sono comuni che non hanno ancora consegnato le condotte e so-prattutto perché, come dicevo – continua Giuffrida – l’Ato e quindi i sindaci apparte-nenti non ci hanno fatto pervenire il regola-mento tariffario approvato».

Per rinfrescarci un po’ la memoria, Gir-genti Acque ha assunto la gestione del ser-vizio idrico nella città dei Templi nel mar-zo del 2008 ed a cascata negli altri comuni della provincia, esclusi quelli che, ad oggi on hanno consegnato le condotte, e dopo due anni da tale date ancora non si è riusciti ad approvare un regolamento tariffario, era già conosciuto perché presentata in gara di appalto.

«I politici, o chi per loro – ha affermato un infastidito Giuffrida – non devono gio-

care con le parole, cominciassero a dire la verità assumendosi le proprie responsabi-lità, che fossero tutti coerenti fino alla fine dandoci le responsabilità che abbiamo, che noi ci prendiamo tutte, ma abbiano la forza di rigettare quelle che non ci spettano».

Un non velato riferimento al sindaco del-la città, Marco Zambuto ed al suo vigilare su GirgentiAcque affinché venissero modi-ficate le bollette «di pazzo in quelle bollette non c’era nulla o meglio – afferma Giuffri-da – di pazzo c’erano i dati che il comune di Agrigento ci aveva fornito. Il comune ci aveva fornito non i dati delle letture effetti-ve dei contatori ma dei pagamenti forfettari degli utenti dai quali con operazione mate-matica ha fatto derivare il dato delle letture. Quando siamo andati a effettuare le letture dei contatori ecco scattare le cifre pazze, proprio perché il comune non ha fatto pa-gare dal 2005 quanto consumato ma quan-to forfettariamente pagato. Noi – conclude

Giuffrida – abbiamo dato la nostra dispo-nibilità quando il co-mune si è reso conto

dell’errore ad incontrarci con i capi gruppo del Consiglio Comunale per trovare una so-luzione la successiva modifica delle bollette, non errate per causa nostra».

Ma Giuffrida ha tenuto anche a precisare che la tariffa più alta d’Italia riguardo all’ac-qua ad Agrigento non è dovuta a Girgenti Acque, non essendo ancora applicata la tariffa della società di gestione ma è quel-la che il comune di Agrigento si era data in precedenza, amministrazione Piazza, e che ancora nelle more del regolamento viene applicata.

Ed in tutto questo il controllore, l’Ato idrico cosa fa?

Cosa pensa di questa incresciosa situa-zione che si è venuta a creare nella nostra provincia il presidente dell’Ato e presidente della Provincia in cui un regolamento per essere approvato deve attendere più di due anni?

«Dobbiamo indignarci come siciliani – ha detto Giuffrida – se ancora ad oggi le cose al sud non sono come nel resto d’Europa», noi come agrigentini lo siamo ancora di più.

Marilisa Della Monica

“Un altro fatto concreto si ag-giunge a quelli posti in essere dall’attuale amministrazione co-munale di Agrigento”. Con que-ste parole il sindaco Marco Zam-buto commenta la sottoscrizione dell’apposita convenzione avve-nuta questa mattina a Palermo, presso il Provveditorato alle ope-re pubbliche, relativa ai lavori per il raddoppio della via Empedocle finanziati dal Comitato intermi-nisteriale per la programmazio-ne economica.

“E’ un passo avanti – conti-nua Zambuto – non solo come un’occasione di occupazione e sviluppo economico ma anche perché consentirà lo snellimen-to del traffico in una zona par-ticolarmente critica del nostro centro. Né è da sottovalutare la valenza di tali lavori per la riqua-lificazione della zona intorno alla storica e suggestiva piazza Rava-nusella – dice ancora il sindaco di Agrigento – con i connessi la-vori di consolidamento della via Empedocle.”

Grazie a questa convenzione, il Provveditorato alle opere pubbli-che, quale organo tecnico del mi-nistero delle Infrastrutture e dei trasporti, curerà l’aggiornamento

e l’adeguamento del vecchio pro-getto già finanziato per 6 milioni di euro. Lo stesso Provvedito-rato si occuperà quindi di tutti i successivi passaggi, compresa la predisposizione del capitolato e del bando di gara, l’acquisizione dei pareri di legge e l’affidamento dei lavori, anche se l’ultima paro-la dovrà pronunziarla comunque il consiglio comunale che dovrà esprimersi sulla proposta di va-riante al piano particolareggiato del centro storico che attualmen-te non prevede tale opera. I lavori potrebbero quindi iniziare pure entro la fine dell’anno e conclu-dersi entro i successivi 24 mesi.

U.S.

il raddoppio nel 2012viaBilitÁ Via Empedocle

teatro pirandello Solenghi e Micheli dal 25 marzo

italiani si nasce...Sarà in scena del 25 al 28

marzo al teatro Pirandello di Agrigento lo spettacolo “Italiani si nasce… e noi lo nacquimo” con Tullio Solenghi e Maurizio Micheli.

Lo spettacolo vuole celebrare in maniera ironica e scherzo-sa i 150 anni dell’Unità d’Italia che ricorrono nel 2010. Quale miglior occasione per riflettere sugli aspetti del nostro costume e del nostro carattere nazionale? Malgrado il passare dei secoli, non sembrano cambiati e puntualmen-te si ripropongono e – dato che l’ironia è di tutte le riflessioni la più acuta ed efficace e il teatro il luogo perfetto per significare la propria identità – Micheli e Solenghi pro-pongono questo “Italiani si nasce”; e postillano “e noi lo nacquimo”, implicito omaggio al genere del varietà teatrale che, stagionato al-meno quanto “l’Unità Nazionale”, rimane a tutt’oggi un’ispirazione irresistibile.

L’azzardo non è quello della rie-vocazione nostalgica, bensì rac-contare con l’occhio critico di oggi il carattere degli italiani nel tempo. E così, in una piazza italiana, ai piedi dei due monumenti di Ga-ribaldi e di Vittorio Emanuele II°, una compagnia teatrale comincia a narrare una storia d’Italia che si dipana da Adamo ed Eva (italia-ni anch’essi, secondo gli autori) per poi passare ad alcuni grandi protagonisti della nostra storia (Leonardo, Colombo, Casanova, Leopardi) e a più umili comparse (due cristiani che stanno per esse-re sbranati dai leoni del Colosseo, due santi alla continua ricerca di

fedeli, ecc.).Scopriremo così che tutti sono

accomunati dallo stesso irresistibi-le denominatore comune: l’italia-nità. Ma esiste ancora? E come si manifesta oggi? E che fine hanno fatto “Dio, Patria e Famiglia” o gli inevitabili e invadenti “poeti santi e navigatori”?

Forse lo si può scoprire e rac-contare scandagliando la storia patria con la comicità del teatro: di quel teatro speciale, così tipica-mente italiano, che è il varietà di sangue nobile, con musiche, umo-rismo, prose, versi e canzoni, dove i due protagonisti, sostenuti da una compagnia di altri sei validissimi at-tori, si caleranno nel funambolismo dei personaggi, per ripercorrere attraverso carat-terizzazioni, truc-chi, dialetti, trave-stimenti, le mille identità necessarie a raccontare i loro “Italiani”.

LdP

centro storico necessari altri sgomberi

Prosegue il lavoro della Protezione civile comu-nale nel centro storico agrigentino. I tecnici, nei giorni scorsi, hanno effettuato un sopralluogo in vi-colo Madonna della neve, e in queste ore il sindaco provvederà a firmare una ordinanza per provvedere allo sgombero di una abitazione in gravi condizioni di staticità dove abitano quattro persone. Lo stabile di tre piani, pesantemente degradato, dovrà essere svuotato in tempi brevi per garantire la sicurezza dei residenti. Al pericolo, però, si aggiunge il dramma umano di una famiglia con una figlia in gravi condi-zioni di salute e un padre disoccupato. I tecnici, di-retti sul posto da Attilio Sciara, interesseranno anche l’unità sanitaria del Comune.

viale della vittoria dal 28 marzo il mercatino di campagna

Si svolgerà domenica 28 marzo al viale della Vitto-ria il “Mercato di campagna amica”, in collaborazione con la Coldiretti e la fondazione “Campagna amica”. L’iniziativa è stata illustrata dal sindaco Marco Zam-buto, dall’assessore comunale allo sviluppo economi-co e politiche agricole Franco Iacono e dall’assessore comunale alle politiche per la salute ed ambientali Rosalda Passarello, presenti il direttore generale della Coldiretti Achille Ribolla e quello regionale Giuseppe Campione. Si tratta del primo mercatino dal produt-tore al consumatore con prodotti sicuri in termini di qualità e sicurezza che permettono un risparmio del trenta percento.

Parco dell’addolorata arrestati ladri di palme

Dopo i danneggiamenti degli scorsi giorni, i ca-rabinieri della Compagnia di Agrigento hanno fer-mato due soggetti nei pressi del Parco Icori a bordo di un’autovettura carica di foglie di palma, da usare verosimilmente per creare le tradizionali trecce che vengono benedette durante la Domenica delle pal-me. Il parco dell’Addolorata, che ancora attende i necessari fondi per una profonda riqualificazione e per l’installazione di impianti di sorveglianza, si con-ferma insomma un “supermarket” per chi si occupa del commercio non legale di questi prodotti e deve rifornirsi di “materia prima”. Gli arrestati sono en-trambi dei quarantenni le cui iniziali sono C.Z. e G.V, rispettivamente di Porto Empedocle e Agrigento.

albo Pretorio selezione per albo muratori

Dal 22 marzo è affisso, all’albo pretorio del Comu-ne e negli spazi adibiti alle pubbliche affissioni, l’avvi-so di selezione pubblica per soli titoli finalizzato alla formazione della graduatoria, di durata triennale, per l’assunzione a tempo determinato di personale, da inserire nei cantieri di lavoro finanziati dalla Regione siciliana, con la qualifica di operaio specializzato mu-ratore, categoria B (ex quarta qualifica funzionale). A comunicarlo è il Comune di Agrigento. Le domande di partecipazione dovranno pervenire all’ufficio del protocollo del Comune entro martedì 6 aprile 2010. Tra i requisiti richiesti per partecipare è previsto il possesso dell’attestato di qualifica professionale.

Page 3: L'Amico del Popolo

Cultura �L’Amico del Popolo28 Marzo 2010

«Chi erano le donne siciliane […] dove e come riuscivano a “sopportare” il peso dell’apparente subordinazione all’uomo? Come trascorrevano la loro giornata, quali lavori e con quali abilità li svolgevano, in quali “ambienti” a “differenza degli uomini “dominavano”?»

Sono gli interrogativi a cui Donne dal cuore di pane cerca e dà la sua risposta: «Se la terra e il letto erano gli ambienti maschili, dove - la donna - maggiormente appariva in subordinazione, la cucina ed il cortile erano il suo regno, dove pa-droneggiava con gesti e rituali che davano sacra-lità alla vita. E si, perché la cucina rafforzava il suo ruolo di donna nel contesto familiare, il cortile in quello sociale».

Il volume, fresco di stampa, è stato presentato in una sala stracolma di Casa Planeta a Menfi. Costi-tuisce un segmento di un progetto pluriennale di educazione alimentare, Cibo e Tradizioni Religio-se, che coinvolge diverse persone e soggetti istitu-zionali, coordinati dai tecnici dell’Unità operativa dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste, sezione di Menfi.

Il sottotitolo del volume, La donna nella civiltà contadina siciliana, esplica i suoi guadagni nelle quattro grandi arcate che lo costituiscono, le qua-li si nobilitano ulteriormente per il corredo foto-grafico. La donna di un tempo viene “sorpresa” da Margherita Venezia “in cucina e nel cortile” ovve-ro nella sapiente gestione delle relazioni intime e comunitarie: famiglia (cura del marito, educazione dei figli, governo della casa, relazioni con la paren-tela) e cortile (vicinato); la coglie nella santità del quotidiano fatta di riti sacri, devozioni e preghie-re. Il tutto: lavoro, alimenti, pietà, si coagula nelle feste religiose ove la donna della civiltà contadina esperisce la sua funzione di sacerdotessa delle re-lazioni intime e sociali: dalla preparazione dei cibi votivi (muffuletta, cuccia, cucciddati) alla questua per la minestra di San Giuseppe, alla disposizione delle pietanze sulla Tavulata di San Gisippuzzu.

Ai Testi informativi della Venezia si intreccia-

no quelli narrativi di Gaetana Lipari: Maria Rita Spanò, La lavoratrice di Palma nana, Lu cu-ratulu, Lu salatu, La Tavulata. Testi nei quali emerge la ge-stualità della donna contadina. L’autri-ce è affascinata da quelle sapienti mani di donna segnate dal tempo e dall’usura, dalle vene in rilievo, forse per un’alimentazione non del tutto ricca ed equilibrata. Mani che danno prova dell’ingegno femminile nel ricamo, nell’intreccio della qruina (palma nana), in cucina: vera e propria officina, atelier, metafora dell’ utero dove si dona, si acco-glie e si nutre la vita; luogo nel quale risuona l’in-nodia delle nostre nonne e bisnonne fatta di gia-culatorie, gesti, canti, rosari (prierie e divozioni), che rendevano meno pesante e solitaria la quoti-dianità. Quelle melodie è come se oggi risuonas-sero in noi. Pertanto spontaneo si leva un moto di grata memoria, che è valido per ogni tempo, ben espresso dal nostro Arcivescovo nella Introduzio-ne al volume: «Ricordiamoci sempre del magnifico dono che Iddio ha voluto fare all’umanità creando la donna, la sua figura rende la vita migliore».

L’opera è un omaggio lirico alle donne di un tempo. Un vomere che incide e squarcia la crosta della terra: sepoltura del ricordo. È una protesta contro l’oblio. Traspare il bisogno di rivivere, fosse anche per un momento, le sensazioni di un tempo, laddove la quotidianità non veniva stancamente e sciattamente consumata, ma orgogliosamente vis-suta. Certo si rischia la mitizzazione del passato e l’enfatizzazione della religiosità popolare, ma ri-cordare è elaborare nuovamente.

Alfonso Cacciatore

Si sono svolte all’interno del-la biblioteca Lucchesiana, le

due giornate di studi sociali dei cattolici agrigentini organizzati dall’ufficio di pastorale Sociale e del lavoro della curia di Agri-gento, in attesa della Settimana Sociale dei cattolici italiani in programma a Reggio Calabria nel mese di ottobre.

Due giorni in cui sono sta-ti analizzati due temi piuttosto delicati della società dei giorni nostri: il lavoro nero e lo sfrutta-mento della dignità dell’uomo e la piaga dell’usura, male oscuro della nostra terra.

Se nella prima giornata, attra-verso le relazioni e gli interventi programmati si analizzato il pro-blema proponendo le soluzioni più adeguate affinchè non venga perseguito dai datori di lavoro questo strumento di sfrutta-

mento sociale, nella seconda giornata si ci è calati anche nel vissuto di chi, la piaga dell’usura l’ha vissuta sulla sua pelle.

La relazione di Giovanni Ca-scino, del Fondo anti-usura della Caritas di Palermo, ha permesso di avere una visione completa del fenomeno, di come sia facile cadere nelle maglie degli usurai specialmente nella società di oggi in cui l’apparire viene pri-ma di tutto e per potere essere all’altezza degli standard imposti si ci rovina la vita facendo ricor-so agli strozzini per recuperare il denaro necessario a pagare le rate delle diverse finanziarie ac-cese.

Dello stesso avviso il prefetto di Agrigento, il quale raccontan-do la sua esperienza di sindaco della città di Angri ha delineato un’immagine alquanto dram-

matica della società dei nostri giorni, provocata da un “a me tutto è concesso” che provoca in alcuni casi un delirio di on-

nipotenza che non permette di comprende-re i limiti del possibile.

Toccante la testimonianza d e l l ’av v o c a -to Salvago la quale ha spie-gato come sia difficile per il vuoto norma-tivo presente nel nostro or-dinamento riuscire a denunciare gli “strozzini” senza vivere nella paura delle ripercussioni che tale atto potrebbe avere sulla propria famiglia; altrettanto toc-cante il racconto di don Salvato-re Licata, impegnato a Licata, a combattere questo male oscuro della nostra società.

Le conclusioni sono state af-fidate al nostro arcivescovo il quale ha sottolineato come tan-to vi sia ancora da fare ma che

la Chiesa, nel suo piccolo, con varie iniziative, come quella del microcredito, ad esempio, cerca di aiutare e di stare accanto a chi potrebbe cadere nella rete degli estortori.

Dispiace dover far notare una poca affluenza di pubblico, an-che di sacerdoti, non dovuta ad una mancanza di comunicazio-ne, ma semplicemente specchio della società dei nostri giorni.

LdP

I cattolici nell’Italia di oggisIcIlIanItÁ bIlbIoteca lucchesIana Giornate di studi sociali dei cattolici agrigentini

l’eredità di zia “titì”

appunti Nell’ex chiesa Vecchia di

Porto Empedocle, oggi au-ditorium san Gerlando, è visitabile la mostra di pit-tura Fausto Pirandello, ri-torno alla marina. 30 opere realizzate dal primogenito di Luigi Pirandello, per la prima volta esposte nella terra di origine della fami-glia. Fino al 6 aprile dalle 16.00 alle 20.00.

Giovedì 1 aprile alle ore 18.00 presso il museo et-noantropologico in via Pi-randello, 27 a Calamonaci, sarà inaugurata la mostra fotografica (itinerante) “Mi-grazioni italiane” a cura di Maddalena Tirabassi.

Sarà inaugurata domeni-ca 28 marzo alle ore 18.00 presso le Fabbriche Chia-ramontane ad Agrigento la mostra “Astrazionesiciliana 1945/1968” a cura di marco Meneguzzo.

Si terrà sabato 27 marzo alle ore 18.30 presso il santuario dell’Addolorata ad Agrigen-to la sacra rappreentazione sulla Passione di cristo “Je-sus” dell’associzione cultu-rale teatrale Currivò. sarà replicata il 29 marzo alle ore 19.30 presso la parroc-chia di san Leone di Agri-gento ed il 31 marzo alle ore 20.00 presso la parrocchia san Gregorio a Cannatello, Agrigento.

Il cinismo di chi approfitta dell’estrema po-vertà altrui per soddisfare le proprie voglie perverse, tocca il vertice di ogni residuo ani-mo umano, insieme con lo sconcio di chi or-ganizza e pianifica da un ufficio ben protetto all’estero.

Quante famiglie vivono sull’orlo della mi-seria per la carenza del lavoro? Nel vortice di un’economia che si dimostra fallimentare, sarebbe proprio interessante riuscire a capire come alcuni siano riusciti a guadagnare di più dell’anno passato. Non hanno spogliato, anche della pelle, i fratelli che non possono alzare la voce?

Quanti i vili tradimenti di chi è stato unto sacerdote e abusa dei piccoli? L’affronto pesa su tutti noi che ci diciamo cristiani, perché il corpo è uno e non siamo capaci di autentica trasparenza e autentico amore.

Quanti anziani languono e viene loro sot-

tratto il respiro in nome di “una vita che non è vita”? Quando la distorsione è nostra, di tutti, perché non sappiamo apprezzare il dono au-tentico, non quello che rende, ma quello che palesa la relazione con il Padre.

Quanti diversi vengono oltraggiati perché si ritrovano diversi? Come misuriamo le uova o le mele perché rispondano ai contenitori pre-fabbricati, così vogliamo che le persone umane superino i parametri che noi riteniamo nor-mali, mentre in concreto ci impediscono di co-gliere il loro valore e la loro bellezza nascosta, celata.

Gli interrogativi che si sono susseguiti non sono retorici o pie invenzioni commoventi, sono strade umane, vie sulle quali, passo dopo passo, l’umanità procede nel tempo e nella sto-ria.

Il Figlio, salendo lungo la sua via, stava racco-gliendo tutte queste vie e ne accusava il colpo,

lo stordimento, proprio perché echeggiavano in un animo puro, innocente, ma le faceva sue per purificarle, per perdonare, per trasfigurare.

Si faceva bersaglio perché il rimbalzo sgor-gasse come acqua fresca che ristora nella sali-ta, come certezza che ognuno/a non è solo ma la sua pena, il suo dolore, è già stato portato, ha trovato il suo significato.

Ed ancora lei, sfatta quanto il Figlio era sfatto, non lasciava che il cumulo angustian-te coprisse ed annullasse il grido di speranza che accompagnava ogni caduta, ogni colpo di martello, ogni dileggio.

La storia e le storie si radunavano, percor-revano e solcavano i secoli, ritornavano tutte a Gerusalemme e vi portavano tutti i volti, tutti i dolori, tutti i desideri, si stava compiendo, e solo lei lo credeva, la grande speranza: il Croci-fisso stava donando salvezza eterna.

Cristiana Dobner

“È lu Rusariu prighera putenti,/la Madunnuz-za, ch’e’ Matri Divina,/pi la salvizza di tutti li genti,/la raccumanna sira e matina./È midicina daveru celesti,/chi duna all’arma la vera saluti,/ni fa scurdari li cosi mulesti,/e ni sulliva, si semu abbattuti.”

La zia Titì (Agata), illuminata, certo, dai Doni dello Spirito Santo (Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza, Fortezza, Pietà, Timor di Dio), aveva capito che il modo migliore per farci conoscere ed amare il Divino Maestro e Salvatore Gesù e la Sua Madre Santissima, era quello di presentare i Misteri del Rosario raccontando gli avvenimenti. Mandare a memoria i Comandamenti, i Sacramenti e i Precetti, sarebbe stato opportuno man mano che nella nostra mente si presentassero spontanee le domande.

Titì, prima annunziava il Mistero in versi squil-lanti e rimati, in lingua siciliana. A noi, specie ai più piccoli, per la verità, suonavano alquanto oscuri, an-che se l’udito ne restava dolcemente carezzato: nel-l’ordine, venivano prima i “Misteri Gaudiosi”: “Diu ti manna l’ambasciata,/e di l’Angilu è purtata,/è man-nata da Diu Patri,/già Maria si fici Matri.” A queste parole, che annunziavano il Primo Mistero, segui-va una specie di ritornello, ripetuto all’annunzio di ogni Mistero: “O Gran Vergini Maria,/mi cunsolu assai cu Tia.”

Qui, qualcuno domandava: «Titì, che vuol dire ‘ambasciata’?» «Zitti, che vi spiego». Così, con un tono di voce dolce e suasivo, che sembrava carez-zarci l’anima prima che le orecchie, Titì ci accompa-gnava a Nazareth per assistere all’Annunzio dell’An-gelo a Maria Vergine, che trovavamo con le mani alzate al Cielo, in preghiera. Ascoltavamo ammirati l’elogio delle Virtù di Maria, mentre non sapevamo se congratularci o indignarci al sentire che la Sua Casetta era più piccola e disadorna della nostra. La gran meraviglia di noi piccoli, però, era per l’Ange-lo Gabriele, che – col suo splendore – trasformava in un Paradiso l’umile dimora di Maria. Allo Spirito Santo, visto che la Sua Azione era tanto nascosta e misteriosa, non riuscivamo a porre attenzione.

Seguiva il Secondo Mistero: la Visita di Maria alla cugina Elisabetta: “Ti partisti cu gran fretta,/isti in casa di Elisabetta,/San Giuvanni nun era natu,/fu pi Tia santificatu”. Qui, il racconto si allargava alla vita di San Giovanni, che, da piccolo, si recava nel deserto a vivere da eremita; al suo ministero di An-nunziatore del Messia, Battezzatore e coraggioso Apostolo della Giustizia e della Verità. Si giungeva così alla stupida crudeltà di Erode che, stregato dal-le gambe di una ballerina (una ‘velina’ dell’epoca?), fa tagliare la testa all’unico uomo che lo aveva fatto sentire quello che era: un lurido verme. La fantasia si armava allora di tutta la potenza della nostra in-nocente indignazione, per farci sentire seguaci di un esercito disposto a lottare contro ogni malvagità.

Si arrivava al Terzo Mistero Gaudioso: la Nasci-ta di Gesù: “Intra ‘na povira mangiatura,/parturì la Gran Signura,/nascì Gesù Bammineddu,/‘mmezzu ‘u vo’ e l’asineddu”. Qui, la narrazione della Nascità di Gesù, si prolungava tanto che i più piccoli, senza chiedere che Titì smettesse, finivano lo stesso ad-dormentati, con la boccuccia aperta, sognando di stare al calduccio, tra la paglia, accanto al Bambino Gesù.

La recita del Rosario, continuava più velocemente anche se gli interlocutori erano rimasti in due o tre. Bisognava concludere i primi Cinque Misteri, segui-ti sempre dalle Dieci Ave Maria, dal Padre Nostro e dal Gloria Patri, nonché dalla recita della Litania, regolarmente in latino e in ginocchio.

Quando Titì morì, fu vestita di bianco, l’abito del-la Verginità e della Fede. Tutti dissero che a nessuno conveniva quell’abito quanto a lei. I nipoti – alcuni ancora in vita, ultraottantenni, altri in Cielo a farle compagnia – durante il funerale, si aspettavano che, da un momento all’altro, uscisse dalla bara e se ne volasse via, su, su, tra le stelle del Cielo, dando loro la possibilità di aggrapparsi al suo velo.

Alla prossima, la pubblicazione dei Venti Misteri del Rosario in siciliano.

Piresse

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Continua dalla Prima

Page 4: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo28 Marzo 2010Provincia

Brevi provincia

Quale futuro per i nostri centri storici

favara Convegno regionale architetti

licata indigente assalta il comune

Rivolta, a Licata, da parte di un indigente, M.A., 38 anni, che ha assaltato il Comune e, si è introdotto nella sala del sindaco. Lì ha dato sfo-go a tutta la sua rabbia prendendo i mobili e get-tandoli dalla finestra. L’uomo è stato raggiunto dai familiari che, però, si sono tenuti fuori dalla vicenda. Sul posto sono intervenute le forze del-l’ordine che hanno portato M.A. in caserma e lo hanno denunciato per danneggiamenti.

favara chiesto l’annullamento della nuova giunta

Un ricorso per l’annullamento della delibera di nomina della nuova Giunta comunale di Favara perché in essa non è presente alcuna donna. Lo ha presentato il consigliere comunale del Pdl Antonio Fallea, che lo ha depositato nelle mani del segretario generale, ma inoltrato anche al prefetto di Agrigento, all’assessore regionale alle Autonomie locali Chinni-ci ed anche al ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. Secondo il consigliere, la formazione della nuova Giunta vìola palesemente lo Statuto comuna-le che prevede la presenza di un minimo del 20% di donne. L’iniziativa di fallea è stata sostenuta dai con-siglieri comunali del Partito Democratico.

porto empedocle ripescata un’antica ancora

Quando l’ha ripescata, tirandola su con le reti e con il pescato, al largo di Porto Empedo-cle, l’equipaggio del peschereccio “marinisi” ha subito sentito il bisogno di avvere telefonica-mente il sindaco. Che si è fatto trovare al molo al momento dell’attracco, in mezzo a tanti cu-riosi e ai Vigili Urbani, per verificare “de visu” il ritrovamento. L’ancora, che verrà esaminata nelle prossime ore dagli esperti della Sovrin-tendenza Regionale del Mare è poi stata tra-sferita e data in custodia al Comando dei Vigili Urbani fin quando non troverà la sua definitiva collocazione presso il Museo del Mare.

Organizzato dall’Ordine degli Architetti della provincia di Agrigento, in collabora-

zione con la Consulta regionale degli architetti, ha avuto luogo all’interno del castello Chiara-montano di Favara il convegno sul tema “Centri Storici Siciliani: Politiche di riqualificazione”.

Dopo il saluto del sindaco di Favara, Dome-nico Russello, e del presidente del consiglio comunale, Luca Gargano, sono intervenuti il presidente della Provincia Regionale di Agrigento, Eugenio D’Orsi, il presiden-te del Corso di Laurea in Architettura di Agrigento, Francesco Giambanco e Ga-briella Costantino, soprintendente BB.CC.AA. di Agrigento.

La prima parte dell’evento ha visto il confron-to tra gli esperti. Tra gli altri Teresa Cannarozzo prof. ordinario Urbanistica Università di Paler-mo e direttore del C.I.R.CE.S.(Centro Interdi-partimentale Ricerca Centri Storici), e Marco Dezzi Bardeschi prof. Ordinario di Restauro Architettonico Università di Milano.

Nella seconda sessione dei lavori il giornalista Carmelo Sardo ha moderato il confronto politi-co a cui hanno preso parte Roberto Di Mauro e Michele Cimino, rispettivamente assessore regionale al Territorio e Ambiente e vice presi-dente della Regione, e il parlamentare regionale Giovanni Panepinto. Al dibattito hanno offerto il proprio contributo, tra gli altri, anche Dome-nico Fontana, presidente regionale Legambien-te, e Giuseppe Trombino, presidente Inu Sicilia.

«Il territorio e la sua salvaguardia – ha sotto-lineato Michele Cimino – sono uno dei pilastri dell’azione del nostro governo. I recenti fatti che

hanno colpito soprattutto alcuni cen-tri del messinese ci inducono a ope-rare al meglio per recuperare ritardi e, a volte, disattenzioni. Nei prossimi giorni saranno attivati i bandi relativi alle azioni 7.1 e 7.2 del Par-Fas (Pro-gramma attuativo regionale dei Fondi per le aree sottoutilizzate). Le somme saranno ripartite secondo le priorità definite in sede di giunta regionale e saranno impiegate per migliorare la qualità della vita nelle aree urbane, attraverso la realizzazione di opere strutturali. Parte dei fondi Fas finanzierà la realizzazione di opere strutturali in quei comuni siciliani che hanno necessità di interventi urgenti per il recupero edilizio. In particolare, circa 30 milioni saranno destinati proprio a contributi in conto interesse per interventi di recupero edilizio e di riqualifi-cazione urbana. All’azione 7.1, è stata assegnata la somma di 450 milioni di euro, 128 dei quali saranno utilizzati per sistemare piazze e scuole, realizzare nuove aree di verde pubblico, giardini e parchi, strade di tipo sovracomunale, ripristi-nare edifici comunali di alto valore artistico».

«Demanio, parchi naturali e riserve, e urba-nistica sono tre temi che godono della nostra massima attenzione – ha precisato nel suo in-tervento Roberto Di Mauro – e come Governo mettiamo in campo tre disegni di legge che ri-guardano questi importanti ambiti. In merito ai centri storici, dobbiamo mettere in campo norme che immaginino non solo la trasforma-zione urbana come momento qualificante del-l’Amministrazione, ma anche la possibilità che

il centro storico venga inteso come sistema del-le quantità edilizie per mantenere il cosiddetto vissuto, e laddove ci sono abitazioni vetuste dobbiamo avere il coraggio di guardare avanti e immaginare una riedificazione che possa dare luogo all’interesse di siciliani di ritornare nei centri storici».

A seguito dell’approvazione del documento scaturito dalla giornata di studi, è stata conse-gnata una targa ricordo agli architetti volontari di protezione civile intervenuti in Abruzzo, ad Agrigento ed a Favara oltre che al prof. France-sco Saverio Brancato, supervisore del progetto Hyperion.

«Apprezzo – ha concluso l’architetto La Mendola – la partecipazione degli onorevoli Roberto Di Mauro e Michele Cimino e Pane-pinto che hanno ascoltato con molta attenzione le proposte dei professionisti impegnandosi a promuovere una riforma che sia condivisa con gli addetti ai lavori, ed a reperire le risorse ne-cessarie per riqualificare i centri storici e incen-tivare la creazione di alloggi a canone sociale in seno a processi di recupero del patrimonio edi-

lizio esistente».Salvatore Pezzino

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Mi rendo conto che spesso la pubblicità nasconde insidie ed è ingannevole. Come difendersi? (A.G., Agrigento)

Ecco un piccolo decalogo: 1) Diffidare dai messaggi pubblicitari che promettono risultati miracolosi (ad es. metodi dimagranti, prodot-ti di bellezza, etc.). 2) Leggere attentamente il testo del messaggio pubblicitario e controlla-re che non ci siano richiami, ad esempio con asterischi, a caratteri di stampa minuscoli (che di solito contengono le informazioni più im-portanti e veritiere). 3) Non firmare alcun mo-dulo senza aver letto prima tutte le condizioni. 4) Controllare sempre l’effettiva convenienza delle operazioni promozionali (sconti, liqui-dazioni, numero effettivo dei pezzi disponibi-li, tariffe, ecc.). 5) Qualora vengano proposti prestiti personali e mutui, verificare le effetti-ve condizioni delle proposte di finanziamento (tassi d’interesse TAN, TAEG, periodo di va-

lidità). 6) Accertare che il prezzo indicato sia comprensivo di oneri o spese accessorie (IVA, tasse d’imbarco, quote di iscrizione, spese di consegna, scatto alla risposta, ecc.). 7) Ov-viamente, occorre tenersi alla larga da maghi, cartomanti ed operatori esoterici, che posso-no rivelarsi truffaldini e pericolosi. Non esiste alcun metodo per rendere più probabili o per prevedere le vincite dei giochi a estrazione. 8) Leggere attentamente le avvertenze inserite nella pubblicità e nella confezione del prodot-to: se è pericoloso la pubblicità deve avvertire il consumatore. 9) Controllare la pubblicità di-retta ai bambini. Alcuni messaggi, non ingan-nevoli per gli adulti, possono invece indurre in bambini e adolescenti un pericoloso travisa-mento della realtà. 10) Infine, fare attenzione alla pubblicità occulta: può essere nascosta in contesti dall’apparente natura informativa o di intrattenimento.

Da eccellenza a casa di riposoribera La strana storia dell’Ospedale

Levata di scudi, a Ribera, della popolazione, dei politici, degli utenti e della stessa chiesa per il drastico ridimensionamento dell’ospedale di zona, sancito per legge dal recente decreto as-sessoriale di Massimo Russo. Lamentele, rabbia e proteste già annunciate non appena è stata pubblicata la mappa dell’assistenza medica in Si-cilia. L’ospedale di zona è stato ridotto ad un vero e proprio ricovero per anziani. Le promesse, che l’assessore alla Salute Russo ha fatto a Ribera, si sono rivelate vane perché non c’è alcun cenno alla cardiologia e vi sono soltanto 10 posti letto per la chirurgia e 20 per la medicina Non vi sono gli 8 posti che l’assessore aveva promesso per oculistica e otorinolaringoiatria.

La rimodulazione ospedaliera prevede per la sanità riberese solo 30 posti per acuti, con l’ag-giunta di 16 posti di day hospital. Vi sono per la verità 8 posti letto indistinti per l’area di car-diologia, nefrologia e endocrinologia, ma sono in day hospital e ricondotti all’Unità Operativa Complessa dell’ospedale di Sciacca, come pure i 4 posti indistinti dell’area chirurgica (urologia, ortopedia). L’unica unità che avrà un primario a Ribera sarà la medicina generale con i suoi 20 posti.

“Non solo hanno ridotto l’ospedale riberese ad una astratta struttura sanitaria e ad una divi-sione di riabilitazione di là ancora da venire – ci hanno detto operatori sanitari, utenti e cittadini comuni – ma la cosa grave è che l’assessore Rus-

so abbia dimenticato le promesse fatte 60 giorni fa alla popolazione, alla deputazione nazionale e regionale locale e alle forze politiche, dentro al palazzo di città”.

Prende posizione pure la chiesa locale che ha riunito il consiglio interparrocchiale e ha delibe-rato di dare voce ad una protesta forte e precisa a salvaguardia della salute della popolazione di un comprensorio con 60-70 mila abitanti, in un territorio nel quale la viabilità è quella del secolo scorso con l’impossibilità di potere raggiungere in tempo utile gli ospedali di Sciacca e di Agri-gento. Il provvedimento – affermano i parroci – emesso per un problema economico, mortifi-ca la dignità dell’uomo e mette a serio rischio la sua sicurezza e la sua salute.

Enzo Minio

Finalmente riapre il collegamento tra la Strada Provinciale 58 e la Strada Statale 189, chiuso nel 2008 per lavori di sistemazione ed ampliamento della strada ferrata compiuti dalla R.F.I.

Due anni di attesa in cui, sia l’Amministra-zione cammaratese, sia molti cittadini hanno sollecitato la fine dei lavori per la riapertura dell’importante collegamento.

Il Prefetto di Agrigento, Umberto Posti-glione, ha indetto una conferenza dei servizi, nella quale tutti gli intervenuti si sono im-pegnati, ciascuno relativamente alle proprie competenze, a completare i lavori entro il 30 Marzo 2010.

Alla conferenza dei servizi hanno parte-cipato il Sindaco Vito Mangiapane, il presi-

dente del Consiglio Antonio Mangiapane e l’ingegnere Giuseppe La Greca. Per la Pro-vincia era presente l’ingegnere Michelangelo Di Carlo. Anche la ditta appaltante R.F.I., ha garantito l’impegno nel rispettare la scadenza ultima di fine Marzo.

Il Sindaco di Cammarata ha ringraziato il Prefetto per l’interesse manifestato al fine di risolvere finalmente l’annosa situazione. La chiusura del collegamento, infatti, aveva rap-presentato un ingente problema perché ave-va impedito il transito ai cittadini residenti presso le contrade di Bocca di Capra, Ficuz-za, Sciso e Scrudato, recentemente colpiti dalle frane che hanno ulteriormente aggrava-to le difficoltà dei loro spostamenti.

Irene Catarella

riapre la SP 58cammarata Novità nella viabilità

Cattolica Eraclea: parroco e volontari dipingono pareti e porte chiese

In tempi di grandi ristrettezze economiche suc-cede che i parroci e tanti fedeli volontari, con pro-pri mezzi e a proprie spese, dipingano nelle chiese le pareti, gli arredi e anche i portoni d’ingresso.

É avvenuto a Cattolica Eraclea dove, artefice dell’iniziativa, è stato l’arciprete don Nino Giarra-puto il quale, in collaborazione con un gruppo di imbianchini locali, decisamente volontari, ha di-pinto tutte le pareti interne della chiesa del Rosa-rio che è stata in buona parte rimessa a nuovo.

Mentre proseguono i lavori di ricostruzione della cappella centrale della Chiesa Madre, ecco che viene rimessa a nuovo la chiesa del Rosario dove si celebrano le manifestazioni religiose più importanti e dove nella navata centrale si trova la statua di San Giuseppe che è il patrono di Catto-lica Eraclea.

Con i fedeli, l’arciprete, inoltre, ha provveduto a fare riverniciare tutti i portoni delle altre chiese della cittadina. «Abbiamo fatto tutto a nostre spe-se – spiega soddisfatto don Nino Giarraputo – ci dispiace di non avere ridipinto pure il tetto della chiesa del Rosario perché l’intervento sareb

be stato più costoso. Prima o poi p r o b a b i l -mente fare-mo anche quello. Lo sforzo è co-mune perché la comunità non mette a disposizione solo le brac-cia, nelle ore libere dal lavoro, ma ha provveduto anche a mettere le mani nelle proprie tasche per l’acquisto del materiale».

I fedeli hanno provveduto, inoltre, alla pittu-razione delle pareti e della porta d’ingresso della chiesa San Calogero, posta sull’omonimo colle e davanti alla quale si erge maestoso il suggestivo calvario con le 14 cappellette in pietra bianca lo-cale della Via Crucis. Si tratta di opere meritevoli della comunità cattolicese che andrebbero salva-guardate come altri beni artistici e storici ecclesia-stici, con l’aiuto di benefefattori e con qualche in-tervento finanziario della civica amministrazione, le cui economie purtroppo, come in altri comuni, viaggiano in brutte acque. (E. M.)

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5 L’Amico del Popolo28 Marzo 2010Società

diario multimedi@le«Uffici pubblici senza soldi?

Tranquilli, arriva lo sponsor»

Caro diario,in Italia, come tutti sappiamo, i soldi pubbli-

ci vanno a finire, da sempre e quasi sempre, nel-le mani e nelle tasche sbagliate; e se, da un lato, le malefatte del potere consentono, ai suoi “boss”, ge-stioni tanto “allegre” quanto disoneste (mazzette, speculazioni, arricchimenti ai danni delle persone oneste come prassi consolidata da decenni e sem-pre più in variegata, irrefrenabile “escalation” anche ai danni dei più disperati: rileggiti le intercettazio-ni con le grasse risate del “clan degli sciacalli” che accolsero il terremoto in Abruzzo come una vera e propria manna di lordure criminali, roba da sbat-terli dentro a vita), dall’altro le ipocrisie altrettanto delinquenziali del neoregime odierno ci vorrebbero persuadere, simultaneamente, d’uno stato di pover-tà estrema che comunque, vedi caso, va sempre e soltanto a colpire, ancora una volta, le indifese vit-time del malaffare, con ampia scelta fra pensionati, disoccupati, sottoccupati “et similia”, ideali soggetti da truffare con editti di “austerity” e tetri appelli a tirare una cinghia ormai, però, all’ultimo buco. Ca-tegorie sociali che, peraltro, vanno a ritrovarsi quasi sempre anche in compagnia di “partners” istituzio-nali fuori da ogni ragionevole prevedibilità di con-divisione dell’indigenza ma ridotti lo stesso a limoni spremuti. Di che parlo, caro diario? Fattelo dire da giornali, tg e web: non c’è giorno in cui tutti i pub-blici uffici non si dichiarino in trincea, allo stremo, allo sfascio; e ciò (irrisolte, vergognose precarietà o persino riduzioni di personale a parte) anche per quanto concerne gli aspetti tanto più banali quanto più essenziali per la gestione di un’ovvia, quotidiana, normale vivibilità. In poche parole (cioè quelle del potere suddetto): non c’è un euro (per voi), quindi non rompete con queste continue lagne per carta, carpette, penne, benzina, gomme a terra, vetture di servizio tenute con lo spago e quant’altro indispen-sabile per il vostro lavoro, che comunque dovete fare sempre, bene e puntuali sennò Brunetta vi spe-disce subito tutti a casa: arrangiatevi e ciao ciao. Le conseguenze, sempre agli onori (per dire) della cro-naca: dirigenti ed impiegati d’ogni ordine e grado che arrivano a pagare di tasca propria carburante, olio, gomme, carta e via consumando pur d’essere in grado di fare il proprio dovere senza accampare (legittime) scuse e restare senza far nulla per colpa di chi se ne frega di fare il suo anche solo per questi “minimi gestionali”; ed anche nuove storie, incredi-bili ma vere, come questa qui. Un ufficio giudiziario è ridotto al collasso da decesso di cartoleria. Manca di tutto, i cicli dei ricicli sono alla decomposizione totale. E allora un’impresa del posto fa un’offerta di quelle che non si possono rifiutare (ma stavolta, per fortuna, senza “padrini”). Amici cari, paghiamo noi carpette e faldoni, ma ci mettiamo lo “sponsor”. Ok, risolto, benché, fatta la “legge” (cioè il contratto) l’acume giuridico di quell’ufficio abbia trovato subito “l’inganno” (cioè un trucco degno di Silvan): grazie, però adesso noi rivoltiamo tutto, così la pubblicità resta all’interno. Una soluzione “all’italiana” (magari adesso la ditta, presa per i fondelli, farà causa pro-prio a quei giudici che, però, non avrebbero agito così se non fossero stati tanto disperati da accettare uno “sponsor” pur di lavorare); e chi lo sa, forse a giorni avremo anche l’ufficializzazione generalizza-ta degli “sponsor salvauffici”, con carpette e faldoni dagli “spot” non rivoltati ma in doverosa, gratissima mostra, tipo, e tanto per rimanere fra tribunali & dintorni, i casi da insabbiare nei fascicoli dell’Antica Ditta “Acchiappa & Ammuccia”, o quelli sui terzetti “politici/affaires/escort” con il marchio (non d’in-famia, purtroppo) del Club Privé “Tanti Festini nei Vostri Destini”; o quelli sui clandestini con il logo dell’Agenzia Viaggi di Ritorno “Tutti a Casa & Ad-dio Per Sempre”.

Nuccio Mula

roma-p.zza s. giovanni La manifestazione del PdL

Un’altra “faccia” del premier

Chiuso il 24 Marzo ore 12.00

Il 20 marzo è ormai una pagi-na del recente passato eppure,

della manifestazione del PdL or-ganizzata a Roma in piazza San Giovanni in Laterano in quella giornata, si continua a parlare.

Si discute sul numero reale dei partecipanti – i dati dell’organiz-zazione, come sempre, non coin-cidono con quelli dichiarati dalla questura; si vocifera di figuranti pagati per sventolare le bandie-re-vessillo e di viaggi e colazioni offerte per attrarre il popolo di Berlusconi al raduno capitolino; si commenta il clima da sagra paesana e di kermesse televisiva sapientemente mixato, ancora una volta, a quello di una conven-tion politica dai tratti surreali.

Tutte facce della stessa meda-

glia. Tutti aspetti caratterizzanti, e ormai a questo l’italiano medio dovrebbe essere avvezzo, la co-municazione politica utilizzata dall’universo PdL. Un movimen-to nato a tavolino e dopo appro-fondite ricerche sociologiche e di marketing che, ancora oggi, nonostante tutto e tutti, riesce a calamitare l’attenzione su di sé ed a creare consenso gestendo i suoi contenuti ed il suo linguag-gio come se si trattasse di una trasmissione televisiva o di una campagna pubblicitaria azienda-le. Ed è questo che in realtà è il partito del Popolo della Libertà: un’impresa nata per uno scopo ben preciso che, niente o poco ha a che vedere con i valori e l’ideolo-gia di un partito. Ed il 20 marzo è

stata l’ulteriore conferma. Lo slogan scelto per la

manifestazione, l’investitu-ra dei candidati regionali, tutto è servito per ridare smalto ad un’immagine appannata dalle ultime vi-cende di cronaca giudizia-ria e dare un nuovo corso al movimento. Già quel “l’amore vince sempre sul-l’invidia e sull’odio” la dice lunga e dovrebbe spingere alla riflessione.

Uno slogan, preso a prestito dal titolo del libro scritto dallo stesso Berlu-sconi dopo l’aggressione di Milano, da quel manoscrit-to “popolare perché nato dalla gente (e da internet)” e “testimonianza pubblica di quell’Italia che sa anco-ra amare”. Uno slogan che segna un nuovo capitolo

nella storia del Pdl e che, inco-rona il suo leader come capo di “un movimento ideologico-clericale”.

Quasi vo-lesse epura-re la propria immagine, Berlusconi prende a prestito dal mondo religioso pa-role che, poco o niente si decli-nano col mondo della politica dei nostri giorni. Termini che servo-no a restituire e ricostruire quel-l’integrità morale e valoriale per-duta dai paladini del “Popolo della Libertà”, diventano strumento di coinvolgimento e di stordimento per la massa, per quel popolo che può così sentirsi parte di un gran-de disegno storico.

E come potrebbe essere diver-samente se, dopo la ormai famo-sa aggressione fisica di piazza, il loro leader risponde all’esecutore materiale del deprecabile gesto con parole piene di amore e di comprensione? Come non crede-re che il loro premier è un uomo “inspirato” che, persegue un bene sommo nonostante le mille av-versità ne osteggino la realizza-zione?

Come non pensare di essere, alla luce di tutto questo, parte di un grande movimento politico e sociale che sta scrivendo una pa-gina epocale per il Paese?

Berlusconi, anche stavolta ha mostrato un’abilità fuori dal co-

mune sfoderando doti da trasfor-mista - prestidigitatore. Anche stavolta, come già era avvenuto nel lontano 1992, ha reso possi-bile un nuovo modo di pensare e fare politica in Italia.

Il suo libro, i suoi ultimi discor-si, il giuramento dei candidati alle elezioni regionali di rispettare il “patto per l’Italia” per poi nomi-narli “missionari di verità”, fanno pensare ad una nuova declina-zione del concetto di personifica-zione della politica. Un pensiero poco calzante con il credo demo-cratico dei giorni nostri, ma che a tratti ricorda quella sorta di inve-stitura divina di cui si fregiavano gli imperatori. Berlusconi diventa così, alla luce di questo nuovo credo da lui stesso proclamato, il “sacerdote” della modernità, l’unico ed indiscusso “cerimonie-re” di questo nuovo movimento politico clericale contemporaneo, l’unico rappresentante della “ve-rità” ed il solo degno di guidare il Paese.

A. Chiara Della Monica**Esperta in Comunicazione

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L’Arancia Ribera DOP

Nel comprensorio di Ribera le pian-te d’arancio Navel sono dette Brasi-liani. Infatti è dimostrato che, questo tipo di arancio, sia giunto in Sicilia, intorno al 1920, direttamente dal Bra-sile. La perfetta acclimatazione di que-sti aranci, l’abbondante produzione e l’eccellente qualità del frutto spinsero gli agricoltori locali a propagare ed im-piantare il Brasiliano nei loro campi in sostituzione dei più antichi aranci non ombelicati chiamati “Aranci Partualli”. Tanto che oggi una florida coltura del-l’arancio, estesa 6.000 ettari circa, insi-ste su un comprensorio che interessa quattordici comuni con epicentro Ri-bera, senza alcuna frattura ambienta-te, varietale e colturale tra un comune e l’altro. Si tratta, quindi, di una vera e propria oasi arancicola totalmente di-staccata dal contesto agrumicolo del-l’isola e dell’Italia.

Con DM 11.01.2008, l’Arancia di Ribera ha ottenuto il riconoscimento della DOP, un ambito riconoscimento, l’unico agrume in Europa, che con-sente intanto di far parte a pieno titolo dei prodotti di qualità tutelati a livello nazionale e comunitario e di poter be-neficiare delle politiche per la promo-zione e la comunicazione dei marchi di qualità.

Arancia di Ribera DOP è bionda, “zuccherina”, più adatta al consumo fresco ma adatta anche come spre-muta e per la trasformazione. Quindi un’ottima arancia da tavola, ma che si presta benissimo per la preparazione di piatti dall’antipasto al dolce.

Inoltre, le altre caratteristiche qua-li: organici; la facilità di distacco della buccia dall’endocarpo buccia; l’ele-vato grado di digeribilità e di pronta assimilazione, tanto da consigliarne il consumo anche di sera; il complessivo equilibrio del gusto, dell’aroma e del profumo; la pezzatura media dei frutti alquanto elevata, conferiscono all’aran-cia di Ribera un riconoscimento di mercato a livello nazionale ed europeo con una propria denominazione.

Il Consorzio di Tutela dell'Arancia di Ribera DOP, le O.P. ed i produttori, con il sostegno delle istituzioni locali e regionali hanno intrapreso il cam-mino verso la valorizzazione di que-sto prodotto di qualità, con l’obiettivo di consolidare l'immagine di qualità del prodotto, un aumento della quota di mercato destinata alle regioni del centro nord e all'estero, una migliore visibilità del prodotto nel mercato re-gionale, ma principalmente una mag-giore redditività delle produzioni da garantire ai nostri produttori, alla luce del riconoscimento della DOP.

Giuseppe Pasciuta

Page 6: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo28 Marzo 2010Vita Ecclesiale

ribera� In Chiesa Madre ordinazioni diaconali

Nuova ricchezza per la Chiesa

sCa�Nda�lo a�busi La lettera del Papa ai cattolici irlandesi

una Chiesa ferita si rialza

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Benedetto XVI ha scritto alla Chiesa in Irlanda, ai suoi pastori, religiosi e fedeli. Una lettera che tanti, sia all’interno della comunità cristiana che civile, attendevano. La prima impressione è che il Papa, come in altre circostanze, si sia fatto davvero vicino alla gente, non temendo il confronto con la dura verità dei fatti. Questo smentisce, ancora una volta, lo stereotipo che taluni fanno di Benedetto XVI. Tutto il contrario! Dichiara: “Come voi, sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l’abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da par-te di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi”. Parla di un senso di tra-dimento, che condivide con i suoi fedeli, per gli atti peccaminosi e criminali commessi ed anche per il modo con cui le autorità della Chiesa in quel Paese li hanno affrontati.

Benedetto XVI sceglie la comunicazione diretta e raggiunge tutti: le vittime di abuso e le loro fami-glie; i sacerdoti e i religiosi che hanno abusato dei ragazzi; i genitori; i ragazzi e i giovani dell’Irlanda; tutti i sacerdoti e i religiosi; i confratelli vescovi. Nell’era della comunicazione affida il suo pensiero ad una lettera, nella consapevolezza che tutti la po-tranno leggere e trarre le proprie conclusioni.

Colpisce, ancora, l’equilibrio della posizione, la prudenza delle decisioni, la serietà dei provvedi-menti. Un modo di fare così diverso dal morali-smo, che spesso conduce al giustizionalismo o alla

diffamazione. Quando succedono fatti gravi, come quelli denunciati dal Pontefice, in fretta si cerca il colpevole, consegnando il suo nome e la sua figura al ludibrio pubblico. A volte, si costruiscono casi non veri con l’unico intento di fare notizia, infan-gando persone innocenti. Il moralismo è miope: condanna, a volte giustamente, il comportamento di taluni, ma non propone rimedi e, neanche stu-dia le cause. Meno che meno, indica che cosa è bene e che cosa è male.

La Chiesa, invece, ha un altro modo di fare. Be-nedetto XVI ricorda i passi compiuti: l’incontro a Roma con i vescovi irlandesi; la condanna di que-sto odioso crimine e della debolezza di taluni ve-scovi; la constatazione che l’abuso sui minori non è un fatto specifico né dell’Irlanda, né della Chiesa; il richiamo alla storia di fede dell’Irlanda, che ha avu-to infinite luci e le ha offerte al mondo, tramite i missionari; i cambiamenti recenti che hanno inde-bolito la religiosità; l’invito ad una penitenza seria; l’indizione della visita canonica per alcune diocesi.

La pedofilia è stata una profonda ferita; ha fat-to male alle vittime, ma anche alla Chiesa, che è il Corpo mistico di Cristo; e ogni ferita va curata e guarita. “Intendo esortare tutti voi, come popolo di Dio in Irlanda, a riflettere sulle ferite inferte al cor-po di Cristo, sui rimedi, a volte dolorosi, necessari per fasciarle e guarirle, e sul bisogno di unità, di carità e di vicendevole aiuto nel lungo processo di

ripresa e di rinnovamento ecclesiale”. Non sarà una guarigione immediata, ma occorrerà molto tem-po. È il dramma del peccato, che non è mai solo un fatto individuale, ma è una ferita alla compagine ecclesiale. In questa prospettiva, i sacerdoti e reli-giosi che si sono macchiati di pedofilia dovranno rispondere, innanzitutto, a Dio e, poi, ai Tribunali. Il loro delitto è, insieme, umano e soprannaturale: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani in-nocenti e dai loro genitori; avete perso la stima del-la gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e diso-nore sui vostri confratelli… Avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sa-cro… Insieme al danno im-menso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa”.

I giovani in-sieme alla Chie-sa di Cristo: ecco le prime vittime. Molti di questi gio-vani guardano con freddezza

alla Chiesa, alcuni non riescono più a entrare in un luogo sacro, altri hanno perso la fede. Il Papa ne è consapevole e, per questo, vuole avvicinare, anco-ra, la Chiesa ai giovani. Solo lui può farlo.

“Siamo tutti scandalizzati per i peccati e i falli-menti di alcuni membri della Chiesa – scrive a questi giovani – ma è nella Chiesa che voi trove-rete Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sem-pre. Egli vi ama e per voi ha offerto se stesso sulla croce. Cercate un rapporto personale con lui nella comunione della sua Chiesa”.

Marco Doldi

A poche ore dall’ordinazio-ne diaconale, abbiamo

chiesto a don Giuseppe Cum-bo, vice rettore del Seminario Arcivescovile di Agrigento di presentarci e parlarci un po’ dei nuovi diaconi che arricchi-ranno la nostra Chiesa.

La nostra Chiesa Agrigen-tina si arricchirà di altri sei diaconi che, fra qualche mese, saranno ordinati sacerdoti.

È una grande gioia per la co-munità del Seminario che vede concludere l’itinerario di forma-zione dei sei giovani e fa sognare i seminaristi che avanzano sem-

pre di più “verso la meta”. È una grande gioia per le cinque comu-nità ecclesiali di provenienza che, grazie alla scelta di questi giovani, possono riflettere sul dono gran-de della vocazione sacerdotale. Sono in festa le famiglie dei sei candidati, custodi della vocazione dei loro figli e grate al Signore per un dono così grande.

Palma di Montechiaro, Licata, Agrigento, Ribera e Favara sono i paesi di origine dei prossimi “don”.

Storie diverse, itinerari diffe-renti che hanno portato i sei gio-vani a scegliere un unico percor-

so, quello che li invita a seguire il Signore più da vicino consacran-do la loro vita a Lui nel servizio al Vangelo e alla Chie-sa.

Salvatore C a r d e l l a di Licata e C a r m e l o Rizzo di Fa-

vara hanno iniziato il loro cam-mino in Seminario in un’età più matura: Salvatore dopo aver fatto diverse esperienze e avere collaborato nell’azien-da agricola della sua famiglia; Carmelo dopo avere lavorato come cuoco, aiutato anche da forti esperienze di volontariato.

Salvatore Attardo di Palma di Montechiaro ha iniziato il suo percorso vocazionale già nel 2000 entrando nel Semina-rio minore, e, dopo la maturità, ha continuato la sua formazio-ne filosofica e teologica.

Giuseppe Colli e Giuseppe Lentini di Ribera e Gerlando Casula di Agrigento, invece, sono entrati in Seminario su-

bito dopo la licenza liceale. I due Giuseppe fin da bambini han-no vissuto insieme gli anni della formazione scolastica e, grazie anche al loro impegno nella vita parrocchiale hanno maturato la loro scelta. Di Giorgio si potreb-be dire lo stesso aggiungendo, però, un’intensa esperienza scout vissuta nel gruppo della sua par-rocchia.

Preghiamo per loro perché l’esperienza del diaconato non sia soltanto una tappa di passaggio ma detti lo stile del servizio nella loro futura vita sacerdotale, ad imitazione di Gesù che è venuto in mezzo a noi per servire e dare la vita per tutti.

Giuseppe Cumbo

Ca�mpobello di liCa�ta� 25 marzo 2010

un nuovo organo per la Chiesa madre

Fa�va�ra� Ritiro delle famiglie all’Oasi Cana

una giornata in comunione

Pa r te c i -pare ad un ritiro con le famiglie è un’espe-rienza che molte cop-pie di sposi hanno già fatto, come il partecipare al corso di preparazione al matrimonio per i fidanzati è un’espe-rienza consolidata ma, condividere, fidanzati e famiglie, una giornata insieme, accolti dalle famiglie dell’Associazione Oasi Cana, di Sambuca di Sicilia, è stata un’esperienza di comunione unica per il nostro paese di Favara.

É difficile riassumere in poche parole, lo stile, l’accoglienza e la semplicità dell’associazione che ci ha dimostrato come: “an-nunciare, celebrare e servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia” sia possibile e addirittura esigenza per chi è alla seque-la di Cristo.

Qualcuno ascoltando le parole di Enza e Lillo, di Albertina e Gaspare ed altri, forse ha avvertito un senso di vertigine dentro di sé, loro non hanno fatto altro che raccontarci la vita delle fa-miglie: difficoltà, serenità, sofferenza, gioie, percezione d’inade-guatezza davanti al cammino da compiere, tuttavia, illuminati dalla Luce di Dio, sono diventati luce anche loro, insieme, cia-scuna famiglia con i propri tempi, generati a vita nuova, rinati da un’esperienza d’incontro vivo con Gesù Cristo. Occhi nuovi per vedere le povertà della famiglia, iniziando proprio dal guar-dare dentro se stessi, mettendo a disposizione tutto perfino le loro case, per fare incontri con altre famiglie, che per “contagio” fanno lo stesso, divenendo “unità coniugale”.

Poi dopo le testimonianze, durante il pranzo, quasi una gara nel prendersi cura gli uni degli altri, alla maniera di una grande famiglia. Nel primo pomeriggio la celebrazione Eucaristica nella Chiesa Madre, sotto lo sguardo della Madonna dell’Udienza.

Anche questa domenica apparentemente uguale ad altre, na-scondeva doni inaspettati, in realtà sul pullman, ognuno aveva qualcosa da raccontare e proporre, i fidanzati hanno continuato a riflettere a voce alta insieme sulla vocazione, l’impegno, amore alla vita.

Marina e Salvatore Piscopo“Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne,

strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiun-gere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa e di eleva-re potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti”, così afferma la Costituzione “Sacrosanctum Concilium al n° 120, ed è così che a distanza di 45 anni da quell’evento, si realizza concretamente anche nella Chiesa Madre di Campobello di Licata, il desiderio di quanto i padri conciliari hanno espresso per le nostre liturgie. Strumento prezioso, l’organo nasce dal grande desiderio curato da diversi anni, dell’arciprete don Calogero Montana, che ha voluto donare questo splendido omaggio – come ha affermato lui stesso - alla sua diletta parrocchia e perciò alla diocesi. Il travaglio, per poter realizzare tutto ciò, è stato di gran lunga notevole in tutti gli ambiti, sia per i lavori eseguiti dalla Ditta fratelli Cimino di Aragona e il tempo richiesto per tale realizzazione, sia per la spesa sostenuta, alleviata un po’ an-che dai parrocchiani che, generosamente, hanno voluto accogliere l’idea e partecipare alla realizzazione.

Ed è così, dopo parecchi sacrifici che, alla presenza delle autorità civili e religiose e del Consiglio Pastorale Parrocchiale e Cittadino, il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore, alle ore 19, è stato inaugurato e benedetto il nuovo organo a canne della chiesa Madre, santuario dedicato a Maria Santissima dell’Aiuto. Dopo vari

interventi ine-renti i lavori, la benedizione e il concerto d’orga-no del maestro Diego Canniz-zaro, maestro di cappella e or-ganista titolare della Cattedrale di Cefalù, e un concerto “in duo” con la flautista Valentina Alabiso.

In questo giorno di festa, facendo memoria dell’Annuncio dell’An-gelo a Maria, tutta la Comunità parrocchiale ed ecclesiale di Cam-pobello di Licata, rende gloria al suo Signore, Verbo fatto carne con l’augurio più bello che i cuori di ognuno, come il suono melodioso dell’organo, possano innalzare inni di lode consapevoli nelle liturgie domenicali, per rendere la partecipazione delle nostre assemblee, piena e attiva, per raggiungere lo stile della Comunione fraterna.

Piera Accascio

Linosa festeggia il patriarca San GiuseppeAnche quest’anno la comunità di Linosa ha festeggiato

con grande fede e devozione San Giuseppe. La festa è stata preceduta da un triduo di preghiere, con la partecipazio-ne attenta e devota dei fedeli. In questi tre giorni di triduo l’arciprete Padre Giovanni Fregapane ha messo in evidenza la figura straordinaria e ancora attuale del patriarca, sotto-lineandone l’umiltà, il servizio, e l’obbedienza alla Parola di Dio.

Il giorno della festa, Gesù, Giuseppe e Maria - imperso-nati dal piccolo Lorenzo Errera, Vincenzo Luca e Olga Re-mirez - hanno girato per le vie dell’isola bussando alle porte delle case degli anziani, con il tipico triplice colpo, al qua-le ha fatto seguito l’invito alla Santa Famiglia ad entrare. A mezzogiorno ci si è ritrovati in oratorio, dove era pronta la tradizionale minestra di San Giuseppe con i tipici prodotti dell’isola, preparata dalle mamme e dai confrati. Dopo la be-nedizione dei pani di San Giuseppe e della mensa, un mo-mento di agape fraterna. Nel pomeriggio la processione con il simulacro del Santo per le vie dell’isola, al rientro in chiesa la solenne celebrazione eucaristica. (Angela Villa)

Giuseppe Colli Giuseppe Lentini Carmelo Rizzo

Salvatore Attardo Salvatore Cardella Gerlando (Giorgio) Casula

Montevago: giornata di spiritualità vocazionaleDomenica 21 marzo, primo giorno di

primavera con tanto sole, dopo questo inverno buio e piovoso, presso la casa delle Educatrici Missionarie P. Kolbe a Montevago si è realizzata la Giornata di Spiritualità a cui hanno partecipato un centinaio di giovani, cresimandi e non, della forania di Menfi, Sambuca , Santa Margherita e Montevago. La giornata, animata da Don Giusep-pe Morreale Direttore Spirituale del Seminario ed i seminaristi Aldo, Domenico, Antonio e Giuseppe ben articolata nei vari momenti, ci ha coinvolto parecchio, soprattutto la testimonianza di Don Giuseppe e del seminarista Giuseppe entrambi hanno raccontato come hanno risposto al progetto di Dio. Anche la condivisione del pranzo ed i giochi ci hanno permesso di fare nuove amicizie e divertirci insieme, a conclusione un momento di Adorazione Eucaristica ci ha permesso di dire grazie per tutti i doni che il Signore ci ha concesso. (Piera Luisa Faccidomo)

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo28 Marzo 2010

a cura di Gino FaragoneDomenica delle Palme

Condannato anche se innnocente

«Dio mio,

Dio mio,

perché mi

hai

abbandonato?»

la Parola

“Non trovo nessuna colpa in quest’uomo”: Pilato più volte afferma l’innocenza di Gesù, eppure lo condanna. Gesù sarà crocifisso per la sua testimo-nianza della verità. Impotenza della giustizia, fame di potere! Tanti ancora, purtroppo, i Pila-to che cedono alle pressioni del popolo e condannano a morte un innocente; tanti ancora colo-ro che in nome della Ragion di Stato insabbiano la verità. Una vicenda quella di Gesù, che sen-tiamo ancora ripetere, seppure con modalità diverse. La car-riera vale sempre di più, anche della vita di una persona, e in-nocente per giunta. Quante vit-time umane immolate sull’altare dell’onnipotente dio del potere e del successo!

Subito dopo la commemora-

zione dell’ingresso solenne e fe-stoso di Gesù a Gerusalemme, la liturgia ci fa leggere il testo della passione e morte di Gesù nella versione lucana (22,14 – 23,56). Una storia, quella raccontata da Luca, che pur non nascondendo la tragicità dell’evento pone in particolare risalto la misericor-dia di Gesù. Egli è il martire che offre la sua vita per la salvezza di tutta l’umanità e muore pregan-do. La croce diventa la cattedra del suo insegnamento finale, una seria lezione sulla morte, come abbandono perfetto nelle mani di Dio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. L’ultima parola sulle labbra di Gesù, così come la prima, è quella di “Padre”. La preghiera è l’atteggiamento che permette a Gesù di superare la suprema

prova della tentazione e gli con-sente di invitare i discepoli ad andare con lui verso il suo desti-no finale.

Vogliamo ricordare alcuni di questi toccanti episodi: l’acco-glienza amorevole di Giuda, la guarigione del servo a cui è stato tagliato l’orecchio nel momento della cattura di Gesù, lo sguardo benevolo nei confronti di Pie-tro che lo ha tradito, le parole di consolazione nei confronti delle donne che piangono su di lui, il perdono a coloro che lo stanno crocifiggendo, l’ingresso nel regno assicurato al ladrone pentito.

Non soltanto Gesù, ma an-che gli altri personaggi vengono trattati in modo particolare: i discepoli non fuggono e riman-gono fedeli a Gesù nelle prove;

si addormentano al Getsema-ni solo una volta e non tre e a motivo della tristezza; gli avver-sari non presentano durante il processo falsi testimoni; Pilato ripetutamente cerca di liberare Gesù perché lo ritiene innocen-te; anche uno dei due malfattori crocifissi riconosce l’innocenza di Gesù; la numerosa folla che lo segue verso il Calvario, nono-stante il divieto della Legge che impedisce il lamento pubblico per un malfattore (Dt 21,22), si batte il petto e geme su di lui. Gesù sulla croce è amorevol-mente circondato da amici che prendono parte alla sua sof-ferenza. Luca cerca di scusare tutti, non sottolinea neppure le colpe dei Giudei, non riferisce le imprecazioni del sommo sa-cerdote e gli scherni dei soldati.

Il dramma della croce diventa il segno di una particolare pre-senza divina, uno strumento d’amore e di perdono.

Una bella storia dunque, che ha avuto inizio in una grotta e che si chiude ugualmente in un’altra grotta, il sepolcro. Il suo corpo morto è ora il seme che incomincerà a portare una vita nuova. Quella vita che possia-mo già intravedere sullo sfondo con cui Luca conclude il suo racconto: “Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato” (23,54). Gesù nel sepolcro celebra il riposo sabba-tico, si riposa dalle fatiche, dopo avere trovato nel regno degli in-feri l’uomo da sempre cercato, e inaugura il giorno definitivo della risurrezione, il giorno sen-za tramonto.

«Agrigento nel mio cuore»Ad un anno dalla sua nomina

a Vescovo di Nicosia e dal suo ingresso nella nuova diocesi abbiamo incontrato, S.E. mons. Muratore al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Mons. Muratore come legge questo primo anno di servizio episcopale a Nicosia?

Forse è troppo ovvio dire che sono contento, ma è così. Il Signo-re mi ha chiesto di lasciare la Chie-sa che mi ha generato alla fede e mi ha dato una Chiesa da amare in modo speciale e particolare.

Sono contento per i presbiteri che mi collaborano, per i fede-li che mi attestano attenzione e tenerezza, per i giovani a cui sto dedicando in maniera speciale l’inizio del mio ministero. Ho vis-suto quest’anno con la spinta della sfida dell’uscire, così come avevo annunziato fin dal mio primo ini-zio. Tessere e ritessere la trama del territorio deve essere stile del Vescovo, ma anche stile di Chie-sa - dei presbiteri, dei laici e delle comunità. Prima di tutto ho in-contrato i Comuni e le frazioni per una celebrazione di primo incon-tro; poi, in un secondo tempo, ho fatto una mini visita pastorale alle parrocchie, alle istituzioni e all’in-sieme dei consigli pastorali di ogni paese, in seguito ho celebrato in ogni parrocchia ed ho incontrato il consiglio pastorale parrocchiale il consiglio per gli affari economici e alla fine i giovani, sia nelle parroc-chie che in tutte le scuole superiori della diocesi.

Quali sono le diversità e le analogie tra la diocesi di Agri-gento e quella di Nicosia?

Una differenza è la spropor-zione tra vastità e piccolezza: la Diocesi di Nicosia per il numero di abitanti è un sesto della popo-lazione di Agrigento. La situazio-ne viaria poi è molto differente: a Nicosia le strade sono tortuose e spesso dissestate, sono un po’ le vecchie mulattiere trasformate a misura di auto e ciò non facilita la comunicazione tra i comuni della Diocesi. Agrigento ha una rete via-ria più sistemata anche se alcuni comuni, specie quelli interni sono ugualmente difficili da raggiun-gere. Inoltre ad Agrigento, proba-bilmente per le caratteristiche del terreno e del clima c’è un’agricol-tura più sviluppata. Dall’altra parte Nicosia è una Diocesi più a misura d’uomo e dà l’opportunità di in-tessere relazioni più dirette e per-sonali. Inoltre il Sinodo diocesano celebrato recentemente ha messo alcuni punti fermi e ha dato spinte di forza per una pastorale rinnova-ta. Per il resto siamo in Sicilia ed i problemi sono identici: disoccu-pazione, esodo delle intelligenze, poco mercato, uso di alcool, ecc.

Ha chiesto alla sua diocesi nella lettera pastorale per la de-dicazione della Basilica Catte-drale di partire: quale il viaggio che volete intraprendere?

Quel giorno ci siamo doman-dati: Come vuole il Signore la sua Chiesa di Nicosia? Qual è il sogno di Dio sulla nostra Chiesa? E noi possiamo partecipare a questo sogno di Dio? Ed ho intravisto in quattro caratteristiche il volto della mia Chiesa: appoggiata (ab-bracciata) nella fedeltà; attraente per la comunione; affascinante per

la tenerezza; sempre pie-na di zelo. Su questo ci vogliamo scommet-tere.

N e l l a lettera pa-storale ho tracciato le linee guida del cammi-no: il nuovo it inerario per il com-pletamento dell’iniziazione cristia-na dei fanciulli con la celebrazione di Cresima ed Eucaristia insieme, la missione popolare da vivere con i giovani per i giovani, l’avvio della riflessione diocesana per nuovi itinerari di riscoperta del-la fede per gli adulti (itinerari sul modello catecumenale), l’urgenza di strumenti per la comunicazio-ne sociale (su questo Agrigento è molto più avanti), la sottolineatura sugli organismi di partecipazione, specialmente a carattere cittadino e foraniale. Sogno la mia Chiesa di Nicosia come “umile e glorioso tramite del Salvatore” (Paolo VI), tutta di Cristo e di nessun altro, compagna di strada degli uomini, con nel cuore l’infinita e smisurata tenerezza del Padre.

Come si vede Agrigento da Nicosia?

Purtroppo sotto taluni aspetti si rimane tagliati fuori, i quotidia-ni locali della provincia di Enna non raccontano gli avvenimenti di Agrigento, non c’è Telepace, non ci sono le altre emittenti agri-

gentine, solo L’Amico del Popolo e qualche mia sporadica sortita sul web mi raccontano un po’ della vostra vita. Per il resto Agrigento mi rimane nel cuore, è la mia ma-dre nella fede e tutto ciò che la fa crescere, tutti i passi di positività che la promuovono, mi riempiono il cuore e mi fanno sperare sempre il di più e il meglio.

Cosa augura alla nostra dio-cesi.

Una grande, bella, propositiva comunione presbiterale attorno al Vescovo, il respiro ampio di un piano pastorale condiviso, che ab-bia orizzonti vasti e che a breve, medio e lungo termine aiuti le co-munità a fare passi graduali verso la comunione e verso quell’atten-zione al territorio e alla riscoperta della fede degli adulti su cui si è già incamminata. Infine auguro una Santa Pasqua, all’insegna di un incontro rinnovato con il Signore, per caricare di fiducia, di novità e di speranza le relazioni ed i per-corsi delle comunità.

M.D.M.

AnniversArio Intervista a mons. Muratore ad un anno dal suo episcopato AlessAndriA dellA roccA

iii corso studi sociali«Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il

male delle vostre azioni, cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorre-te l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova».

Con le parole di Isaia, don Baldo Rei-na, vicario diocesano per la pastorale ha dato inizio alla presentazione dell’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate, presso l’Eremo-Santuario della Comunità Apo-stolica Passionista di Alessandria della Rocca.

L’incontro è stato promosso dall’Associazione Cultura-le Laici nella Chiesa e Cristiani nella società, d’intesa con l’Assistente P. Leonardo, responsabile dell’eremo santua-rio Madonna della Rocca, in sintonia e unità d’intenti con Don Giuseppe Castellano,Vicario foraneo.

Forte della sua competenza pedagogica don Baldo ha accompagnato l’uditorio alla scoperta dei tesori dell’En-ciclica, “vero e proprio prontuario sociale cristiano per il XXI secolo”. La carità è la via maestra della dottrina so-ciale della Chiesa ma, in ambito sociale, giuridico, cultu-rale, politico, economico corre spesso il rischio di essere fraintesa ed estromessa dal vissuto etico. Corre il rischio dell’irrilevanza ad interpretare e dirigere le responsabilità morali. Perciò la necessità di coniugare la Carità con la Verità, e nella direzione segnata da San Paolo della “veri-tas in caritate” (Ef.4.15) ma anche in quella della “caritas in veritate”. Solo nella verità la carità risplende e si libera dal rischio del sentimentalismo, dell’emotivismo e del fi-deismo. La carità e la verità costituiscono il fondamento e la dinamica della dottrina sociale della Chiesa.

Proprio ancorando alla carità e alla verità il servizio della Chiesa all’uomo e a Dio, già Paolo VI proponeva la Populorum Progressio, che papa Rattzinger considera la “Rerum Novarum dell’epoca contemporanea” che illu-mina il cammino dell’umanità in via di unificazione. E ribadisce due grandi verità : tutta la Chiesa in tutto il suo essere e il suo agire, quando annuncia, celebra ed opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale del-l’uomo; l’autentico sviluppo dell’uomo riguarda unitaria-mente la totalità della persona in ogni sua dimensione; lo sviluppo è vocazione perché ogni vita è vocazione. Perciò esso nasce da un appello trascendente ed è incapace di darsi da sè il proprio significato ultimo. Non vi è umane-simo vero se non aperto verso l’assoluto.

Procedendo su questa scia don Baldo ha introdotto l’uditorio ai temi della fraternità e della gratuità assolu-tamente richiesta per uno sviluppo veramente umano ma anche a come sia fondamentale comprendere non solo l’approccio teologico dell’enciclica, ma anche quel-lo filosofico ed altamente politico. Dice il Santo Padre: «Occorre impegnarsi incessantemente per favorire un orientamento personalista e comunitario, aperto alla trascendenza, del processo di integrazione planetaria». É evidente che ciò comporta una revisione e una riproget-tazione dei modelli dello sviluppo privilegiati finora. Non è accettabile l’economia di mercato, se questo diventa l’assoluto, non c’è solo la giustizia commutativa, c’è an-che quella distributiva. L’economia deve essere civilizza-ta, posta a servizio dell’uomo, andando oltre la logica del profitto.

Conclude l’oratore il suo articolato percorso con le pa-role del Santo Padre: «senza Dio l’uomo non sa dove an-dare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia» ma «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mon-do» (Mt.28,20).

Pino Frisco

chiesa libera... per liberareUfficio missionArio diocesAno Incontro di formazione

Si è svolto ad Agrigento, presso l’aula multi-mediale de L’Amico del Popolo, il terzo incon-tro di formazione missionaria, nell’ambito del programma annuale “Abbracciamo il mon-do”. L’incontro è stato tenuto da Padre Enzo Amato, della Diocesi di Mazara del Vallo, per diciotto anni missionario in Ecuador.

Dopo una scheda di presentazione sul con-tinente americano, don Enzo, ha raccontato la sua esperienza missionaria soffermandosi su due aspetti particolari: la missione come ricerca della giustizia e la globalizzazione del-la carità.

Non sono mancati i riferimenti alla tanto discussa “teologia della liberazione”. Interes-santi, sono stati alcuni suggerimenti che pa-dre Enzo ha offerto ai presenti: «Per la Chie-sa di un continente ritenuto il più cristiano

e insieme il più disumano, la situazione di oppressione e di ingiustizia sociale in cui versano moltitudini di poveri, costituisce uno scandalo e una sfida... La Chiesa deve stare dalla parte della povera gente, essere orecchio e occhio attento della realtà quoti-diana che questa gente vive, per servirla. La missione quindi deve essere non solo annun-cio ma anche “denuncia” dell’ingiustizia e dei peccati sociali di cui si macchiano le istituzio-ni pubbliche e private. É tempo di passare da una pastorale della “conservazione della fede” ad una pastorale della “trasformazione e della liberazione” della vita per la costruzione del Regno di Dio. Ma la Chiesa se vuole “liberare” deve essere libera... E i laici, il gigante addor-mentato, devono assumersi responsabilità e impegni ministeriali, come del resto avviene

nelle Chiese dell’America Latina». All’incontro hanno preso parte un centi-

naio di animatori missionari che a vario titolo si spendono, nell’ambito delle proprie comu-nità di appartenenza, per la pastorale missio-naria.

Il prossimo incontro di formazione missio-naria si svolgerà Domenica 18 Aprile, alle ore 17, negli stessi locali, ospite Padre Livio Mag-gi, Missionario del PIME in Asia.

Giovanni Russo

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� L’Amico del Popolo28 Marzo 2010Attualità

Con il tuo modello CUD puoi partecipare alla scelta dell’8xmille anche se non sei tenuto a presentare ladichiarazione dei redditi. Basta firmare due volte la scheda allegata al CUD: nella casella “Chiesacattolica” e, sotto, nello spazio “Firma”. Poi chiudere solo la scheda in una bustabianca indicando sopra cognome, nome e codice fiscale e la dicitura “Scelta perla destinazione dell’otto e del cinque per mille dell’Irpef” e infine consegnarla allaposta. Per ulteriori informazioni puoi telefonare al Numero Verde 800.348.348.

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Il cinque per mille si affianca anche quest’anno all’8xmille. Il contribuente può firmare per l’8xmille e per il cinque per millein quanto uno non esclude l’altro, ed entrambi non costano nulla in più al contribuente.

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