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Linee guida per una valutazione delle possibilit di utilizzo dei...

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Qualità dell’Ambiente Poste Italiane - Spedizione in A.P. - art.1. C. 1 - D.L. 353/03 Conv. in L. 27/02/04 - N. 46 - Filiale di Varese Anno XXXIX - N. 80 bis Bollettino Ufficiale Regione Lombardia n. 16 Edizione Speciale del 21 aprile 2009 Milano, aprile 2009 DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER L'INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI SULL'UTILIZZO DEI SISTEMI DI PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI NELLE AREE PROTETTE
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  • Qualità dell’Ambiente

    Poste Italiane - Spedizione in A.P. - art.1. C. 1 - D.L. 353/03 Conv. in L. 27/02/04 - N. 46 - Filiale di VareseAnno XXXIX - N. 80 bis

    Bollettino UfficialeRegione Lombardia n. 16

    Edizione Speciale del 21 aprile 2009

    Milano, aprile 2009

    Direzione e redazione:Giunta Regionale - via F. Filzi, 22 - 20124 Milano - tel. 02/6765 - interno: 4071 - 4107

    Editore e stampatore:La Tipografica Varese S.p.A. - via Cherso, 2 - 21100 Varese

    Autorizzazione del Tribunale di Varese

    9,20

    Documento Di inDirizzoper l'inDiviDuazione Degli aspetti

    ambientali sull'utilizzo Dei sistemiDi proDuzione Di energia elettrica Dafonti rinnovabili nelle aree protette

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    DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER L’INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI SULL’UTILIZZO

    DEI SISTEMI DI PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI NELLE AREE PROTETTE

    Milano, aprile 2009

  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Il presente documento è stato predisposto dall’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA) su incarico della Direzione Generale Qualità dell’Ambiente della Regione Lombardia: Direttore Generale: Umberto Benezzoli Dirigente Unità Organizzativa Parchi e Aree Protette: Anna Bonomo Responsabile del progetto: Alessandra Monti

    Il documento è a cura di Lucia Naviglio (ENEA-BAS), con i contributi di: Maurizio Bucci e Luciano Pirazzi (ENEA-ACS), Mario Castorina, Germina Giagnacovo, José Giancarlo Morgana, Sandro Paci, Vito Pignatelli, Gian Luigi Rossi, Marco Sbrana e Matteo Scoccianti (ENEA-BAS-BIOTECAMB), Caterina Salvadego (ENEA-RES), Paolo Morgante e Francesco Vivoli (ENEA-TER-AGE).

    Si ringraziano Gianni Ferrario e Cinzia Secchi, precedenti dirigenti della U.O. Parchi ed Aree Protette, che hanno avviato e contribuito alla sviluppo di questo studio.

    Si ringraziano per la collaborazione I PARCHI: Parco dell’Adamello, Parco dell’Adda Nord, Parco dell’Adda Sud, Parco Agricolo Sud Milano, Parco dell’Alto Garda Bresciano, Parco naturale Bosco delle Querce, Parco del Campo dei Fiori, Parco dei Colli di Bergamo, Parco della Grigna Settentrionale, Parco delle Groane, Parco del Mincio, Parco del Monte Barro, Parco del Monte Netto, Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, Parco Nord Milano, Parco dell’Oglio Nord, Parco dell’Oglio Sud, Parco delle Orobie Bergamasche, Parco delle Orobie Valtellinesi, Parco della Pinetadi Appiano Gentile e di Tradate, Parco del Serio, Parco della Spina Verde di Como, Parco della Valle del Lambro, Parco Lombardo della Valle del Ticino, Silvana Di Matteo, Mariosiro Marin, Antonella Negri e Fabio Piemonti (Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile), Gabriele Boccasile, Aldo Deias e Giuseppe Fiore (Direzione Generale Agricoltura), Filippo Dadone, Luisa Pedrazzini e Diego Terruzzi (Direzione Generale Territorio ed Urbanistica), Pietro Lenna e Marta Vailati (Direzione Generale Qualità dell’Ambiente), Giuseppe Rotondaro (ARPA Lombardia), Dino De Simone (Cestec S.p.A.), Paolo Nastasio (ERSAF), Antonio Colangelo (ENEA-TER-ENESIST), Maria Rita Minciardi (ENEA-BAS), Agapito Ludovici (WWF Lombardia), Augusto De Sanctis (WWF Abruzzo), Fabio Vallarola (AIDAP - Associazione direttori aree protette), FERA (Fabbrica Energie Rinnovabili) con particolare riguardo a Giulia Canavero.

    Per le fotografie di copertina si ringraziano gli archivi del Parco Agricolo Sud Milano, del Parco della Grigna Settentrionale, del Parco delle Orobie Valtellinesi, del Parco Lombardo della Valle del Ticino e dell’ERSAF.

    Il documento è disponibile al sito intenet www.parchi.regione.lombardia.it

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    http://www.parchi.regione.lombardia.it/

  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    PRESENTAZIONE Lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili rappresenta un fattore strategico per il contenimento delle emissioni di gas ad effetto serra e dei fenomeni di inquinamento dell’aria, in armonia con le più recenti politiche energetiche europee e nazionali che puntano all’aumento della quota di energie rinnovabili per rispondere ai fabbisogni energetici. Le aree protette regionali, interessate da fabbisogni energetici più o meno rilevanti in funzione della popolazione residente e delle attività che in esse si svolgono, possono diventare luoghi di eccellenza nei quali sperimentare l’utilizzo di varie tipologie di fonti energetiche rinnovabili al fine di individuare quelle più idonee ed efficaci sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della biodiversità. Con questo documento, Regione Lombardia intende fornire agli Enti gestori delle aree protette, chiamati a svolgere un ruolo strategico nella tutela della biodiversità, uno strumento di supporto per individuare gli aspetti ambientali da conoscere e approfondire in caso di valutazione o progettazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, nella consapevolezza che la prevenzione dei potenziali impatti può discendere solo da un’attenta analisi delle caratteristiche e delle specificità del territorio che ospiterà l’intervento.

    Assessore alla Qualità dell’Ambiente Massimo Ponzoni

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Deliberazione n. VIII/8781 del 22 dicembre 2008 Presa d’atto della comunicazione dell’Assessore Ponzoni di concerto con l’Assessore Buscemi avente ad oggetto: “Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali sull’utilizzo dei sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nelle aree protette”

    LA GIUNTA REGIONALE Vista la comunicazione dell’Assessore Ponzoni di concerto con l’Assessore Buscemi avente ad oggetto: “Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali sull’utilizzo dei sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nelle aree protette”; Udita la discussione che ha fatto seguito alla comunicazione; Visto l’art. 6, del regolamento di funzionamento delle sedute della Giunta regionale, approvato con DGR 21.2.2002 n. 8091; All’unanimità dei voti, espressi nelle forme di legge

    DELIBERA di prendere atto della comunicazione sopracitata, allegata alla presente deliberazione, quale parte integrante e sostanziale, unitamente alla documentazione consegnata.

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    COMUNICAZIONE DEGLI ASSESSORI MASSIMO PONZONI E MASSIMO BUSCEMI

    ALLA GIUNTA REGIONALE NELLA SEDUTA DEL 22 DICEMBRE 2008 Oggetto: Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali sull’utilizzo dei sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nelle aree protette Le iniziative in materia di utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili nelle Aree Protette hanno portato l’Assessorato a realizzare un documento, con il contributo dell’ENEA, che fornisce agli Enti gestori elementi per valutare la sensibilità ambientale delle diverse zone nelle quali vengono proposti i progetti di installazione di impianti energetici. Lo scopo prioritario è quello di indirizzare in maniera ottimale l’uso delle energie rinnovabili, all’interno dei parchi, tenendo conto del valore naturalistico e paesistico, intrinseco delle stesse aree. Infatti, qualsiasi impianto, ancorché finalizzato alla produzione di energia convenzionale o da fonti rinnovabili, è comunque un’attività antropica che interferisce con la qualità ambientale. Con questo documento si evidenziano le caratteristiche delle tipologie principali di impianti di produzione di energia rinnovabile disponibili in Italia e le loro relazioni con l’ecosistema. Per ogni impianto sono stati individuati gli “aspetti ambientali” e i loro rapporti con le componenti ambientali da conoscere o approfondire in caso di pianificazione o valutazione di progetti. Le Aree Protette potranno, da un confronto comparativo, capire quali siano i vantaggi e gli svantaggi delle diverse fonti energetiche rinnovabili e scegliere la più adatta, tra quelle disponibili, per un dato territorio e valutare la sostenibilità ambientale degli impianti. La scelta finale potrà quindi essere effettuata solo dopo un’adeguata analisi delle vocazioni specifiche del territorio stesso. I Parchi potranno promuovere e sperimentare l'utilizzo delle fonti energetiche alternative nelle aree protette tenendo conto del loro intrinseco valore naturalistico e paesistico. Poiché le pressioni esercitate sull’ambiente possono essere molto diverse nella fase di costruzione rispetto a quella di esercizio e di smantellamento, sono stati evidenziati gli aspetti ambientali delle tre fasi del ciclo di vita dell’impianto. Sarà poi cura di ogni soggetto interessato applicare le matrici alla propria realtà. La valutazione finale della fattibilità/opportunità o meno di un determinato impianto, o la scelta di quello più idoneo, può scaturire, infatti, solo dopo aver stimato l’entità del “valore” del bene ambientale che subisce la pressione e l’entità delle possibili conseguenze. Nel 2009 l’Assessorato Qualità dell’Ambiente avvierà iniziative di promozione ed informazione affinché nei Parchi le iniziative finalizzate al risparmio energetico siano un esempio di eccellenza per l’inserimento ambientale anche utilizzando eventualmente le misure di incentivazione previste dalla legge quadro sulle aree protette n. 394 del 6 dicembre 1991.

    L’Assessore L’Assessore Massimo Ponzoni Massimo Buscemi

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    INDICE

    INTRODUZIONE 9

    Peculiarità delle aree protette e impianti di energia rinnovabile 12

    UTILIZZO DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI E NORMATIVA DI RIFERIMENTO 16

    Le fonti energetiche 16 Il contributo dell’energia rinnovabile al bilancio energetico 18 La normativa di riferimento per la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili 19 Le rinnovabili in Lombardia 20 Contributi e incentivi 23

    LE PROBLEMATICHE AMBIENTALI LEGATE ALLE ATTIVITÀ UMANE 25

    PANORAMICA SUGLI ASPETTI AMBIENTALI DEGLI IMPIANTI DA FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE 32

    Box - Le strade in aree montane 34 Box - Paesaggio 38 Le misure di prevenzione e le valutazioni ex ante ed ex-post 42 Gli impianti di energia da fonte rinnovabile e gli aspetti sociali 42 Box - Le unità di misura 43

    GLI IMPIANTI SOLARI 44

    GLI IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI 44

    GLI IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI 48

    Caratteristiche degli impianti fotovoltaici 50 Aspetti ambientali degli impianti fotovoltaici 55 Aspetti ambientali durante la fase di costruzione 57 Aspetti ambientali durante la fase di esercizio 58 La manutenzione straordinaria degli impianti fotovoltaici 58 Operazioni di emergenza 58 Aspetti ambientali durante la fase di dismissione 59 Misure per la prevenzione e la valutazione ex ante ed ex post 61

    GLI IMPIANTI EOLICI 63

    Classificazione degli impianti eolici e loro caratteristiche 66 Struttura di un aerogeneratore 67 L’eolico e la fauna 72 Box - Impianti eolici e fauna 74 Aspetti ambientali degli impianti eolici 76 Gli aspetti ambientali degli impianti eolici di media e grande potenza 80 Aspetti ambientali durante la fase di costruzione 80 Aspetti ambientali degli impianti in fase di esercizio e di manutenzione ordinaria e straordinaria 84 Aspetti ambientali nella fase di dismissione degli impianti 87 Misure di prevenzione e di valutazione ex ante ed ex post 88

    GLI IMPIANTI A BIOMASSA 90

    Aspetti ambientali indiretti comuni degli impianti a biomassa 91 Reperimento della materia prima 91 Trasporto della biomassa 92

    IMPIANTI A CICLO RANKINE 94

    Caratteristiche generali degli impianti a ciclo Rankine 94 Aspetti ambientali degli impianti a ciclo Rankine 96

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Aspetti ambientali durante la fase di costruzione dell’impianto 97 Modificazione del regime idrologico superficiale a causa dei movimenti di terra e della costruzione di strade 98 Aspetti ambientali durante la fase di esercizio dell’impianto 99 Aspetti ambientali durante le operazioni di emergenza 101 Aspetti ambientali durante la fase di dismissione dell’impianto 101

    GLI IMPIANTI A BIOGAS 102

    Caratteristiche generali degli impianti a biogas 102 Aspetti ambientali degli impianti a Biogas 105 Aspetti ambientali durante la fase di costruzione dell’impianto 106 Aspetti ambientali durante la fase di esercizio dell’impianto a biogas 108 Aspetti ambientali durante la fase di dismissione dell’impianto 110 Misure di prevenzione e per la valutazione ex ante ed ex post 110

    GLI IMPIANTI IDROELETTRICI 112

    Caratteristiche degli impianti idroelettrici 113 Gli impianti idroelettrici e la tutela degli ecosistemi fluviali 115 Box - La Direttiva Acque e gli impianti idroelettrici 118 Box - Le comunità biotiche e le modificazioni del regime fluviale 119 Piccoli e medi impianti 123 Aspetti ambientali di un piccolo-medio impianto in fase di costruzione 125 Aspetti ambientali di un piccolo – medio impianto in fase di normale funzionamento 127 Aspetti ambientali di un piccolo – medio impianto in caso di dismissione 128 Micro impianti 131 Misure di prevenzione e valutazione ex-ante ed ex-post 133

    L’ENERGIA RINNOVABILE NELLE AREE PROTETTE 135

    L’energia rinnovabile nelle aree protette della Lombardia 135 Alcuni esempi di esperienze di applicazione di energie rinnovabili o di buone pratiche energetiche in altre aree protette italiane 140

    CONCLUSIONI 146

    BIBLIOGRAFIA 148

    Siti consultati e di interesse 150 Sigle 151

    APPENDICE N. 1: Principali riferimenti normativi per la diffusione delle energie rinnovabili e la valutazione degli aspetti ambientali 152

    Riferimenti internazionali ed europei 152 Riferimenti nazionali 154 Riferimenti regionali 157

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    INTRODUZIONE Lucia Naviglio

    L'obiettivo del presente lavoro è quello di fornire un quadro conoscitivo che consenta di valutare nella maniera il più possibile semplice, ma efficace, proposte per la costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili all’interno di aree protette o di individuare quale, tra le diverse opportunità, sia la più adatta ad affrontare il tema dell’approvvigionamento energetico. E’ nota a tutti la dimensione della problematica energetica, sia per l’incertezza della disponibilità e i costi dei combustibili in continuo aumento, sia per gli effetti che gli attuali processi di produzione causano all’ambiente, con particolare riguardo all’inquinamento dell’aria e ai cambiamenti climatici per immissione in atmosfera di gas ad effetto serra. Come sarà dettagliato in seguito, le più avanzate politiche europee e nazionali cercano di risolvere il problema puntando, non solo al risparmio energetico, ma anche alla differenziazione delle fonti di approvvigionamento, con uno specifico riferimento all’aumento della quota percentuale di energie rinnovabili. La volontà di stimolare la produzione di energie rinnovabili è tale che il Governo italiano si è impegnato a dare degli incentivi sia ai piccoli produttori (es. utenze domestiche, con il conto energia e scambio sul posto), sia a chi è in grado di produrre quantitativi elevati di energia da immettere nella rete di distribuzione e trasmissione (tramite i “certificati verdi”). Il meccanismo degli incentivi ha lo scopo di dare un impulso alla produzione di energia da fonti rinnovabili, anche al fine di ridurre la dipendenza energetica del Nostro Paese. Incentivare dal punto di vista economico tale produzione, se da un lato ha effetti positivi per l’ambiente, rischia, tuttavia, di originare artificiose pressioni per l’installazione di impianti di grandi dimensioni, ovunque e comunque, al solo fine di trarre profitto dai finanziamenti. Un impianto, che sia finalizzato alla produzione di energia convenzionale o da fonti rinnovabili, è comunque un’attività antropica che interferisce con la qualità ambientale. In particolare, il problema della compatibilità o meno, nelle aree protette, delle diverse tipologie di impianti di produzione di energia rinnovabile si pone nei seguenti termini:

    - nessun intervento è a impatto zero; - le aree protette hanno delle peculiarità e delle valenze che richiedono un’attenzione

    maggiore rispetto al restante territorio, anche se i principi e i metodi di valutazione devono essere applicati ovunque, al fine di tutelare in ogni caso le risorse ambientali esistenti;

    - il vantaggio in termini energetici, economici e di contributo alla riduzione dei gas serra deve essere bilanciato e giustificare la convenienza economica, ma anche ambientale, dell’impianto;

    - le pressioni esercitate sull’ambiente da impianti per energia rinnovabile vanno confrontate con quelle prodotte dagli impianti “convenzionali” facendo riferimento a pari quantità di energia prodotta;

    - uno stesso impianto di produzione di energia rinnovabile può essere richiesto per contribuire al fabbisogno energetico locale o generale (immissione in rete e utilizzato altrove) con vantaggi e svantaggi diversi per un territorio protetto e la popolazione che ci vive;

    - ogni tipologia di impianto si adatta a determinate caratteristiche ambientali e anche uno stesso tipo di impianto dovrà avere caratteristiche diverse a seconda del luogo specifico in cui lo si intende installare.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Ciò che si ritiene importante è che i decisori siano messi in condizione di valutare adeguatamente le proposte ed i progetti di installazione di impianti energetici o di indirizzare in maniera ottimale l’uso delle energie rinnovabili all’interno di territori protetti. Per poter affrontare la fase decisionale, essi devono disporre degli elementi utili all’analisi comparativa delle proposte tecnologiche in funzione delle problematiche ambientali. Ciò può essere di aiuto, quindi, anche in Lombardia, dove l’Ente Regionale ha elaborato una politica energetica che, in particolare attraverso il Piano di Azione per l’Energia (vedi capitolo successivo), definisce le linee di sviluppo delle varie tipologie di energia rinnovabile e che si sta occupando di definire le procedure autorizzative specifiche per le varie tipologie di impianto al fine di semplificare gli iter amministrativi per quelli a minore impatto ambientale. Lo scopo del presente documento è quello di mettere in evidenza le caratteristiche delle tipologie principali di impianti di produzione di energia rinnovabile commercializzati in Italia e le loro relazioni con l’ambiente. Per ogni impianto sono stati, quindi, individuati gli “aspetti ambientali” (vedi paragrafo dedicato) e i loro rapporti con le componenti ambientali. Chi deve fare proposte progettuali (progettisti, fornitori di impianti) o valutare domande di installazione di impianti energetici (Regione, Enti Parco ecc.) potrà, con l’aiuto del presente documento, avere un supporto per l’individuazione delle problematiche ambientali da conoscere o approfondire in caso di panificazione o valutazione di progetti di installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Il pianificatore, inoltre, potrà, da un confronto comparativo, capire quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle diverse fonti energetiche rinnovabili e scegliere la più adatta, tra quelle disponibili, ad un dato territorio. E’ ovvio che la scelta finale potrà essere fatta solo dopo un’adeguata analisi delle vocazioni del territorio stesso. Poiché le pressioni esercitate sull’ambiente possono essere molto diverse nella fase di costruzione rispetto a quella di esercizio e di smantellamento, saranno evidenziati gli aspetti ambientali delle tre fasi del ciclo di vita dell’impianto. Verranno considerate anche le diverse pressioni esercitate durante il normale funzionamento dell’impianto e in caso di emergenza. L’impostazione descritta rispecchia la “logica di processo” e i requisiti di un Sistema di Gestione Ambientale, come richiesto dalla norma internazionale UNI EN ISO 14001 e dal regolamento comunitario 761/01/CEE EMAS (Environmental Management and Audit Scheme). Ciò vuol dire che, qualora un ente gestore di un’area protetta (la Regione o il Parco) volesse implementare un sistema di gestione ambientale disporrebbe di dati già strutturati per essere inseriti nella valutazione della significatività degli aspetti ambientali, alla base del Programma Ambientale. Il testo, quindi, è centrato volutamente su elementi tecnici, descritti in maniera sintetica, ma organizzati in modo tale da poter mettere in relazione la fase di costruzione/funzionamento con le pressioni esercitate sulle varie matrici ambientali con brevi indicazioni sui possibili effetti negativi. Sarà poi cura di ogni soggetto interessato applicare le matrici alla propria realtà. La valutazione finale della fattibilità/opportunità o meno di un determinato impianto, o la scelta di quello più idoneo, può scaturire, infatti, solo dopo aver stimato l’entità del “valore” del bene ambientale che subisce la pressione e l’entità delle possibili conseguenze.

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    Come richiesto dalla Regione Lombardia, sono stati presi in considerazione impianti ad oggi commercializzabili, ossia a tecnologia “matura” per cui la Regione stessa, o gli Enti Parco, potrebbero ricevere richieste di installazione finalizzate ad aumentare l’autonomia energetica del territorio protetto con fonti rinnovabili. Il settore industriale degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili è in una fase di rapida trasformazione, nuove soluzioni tecnologiche e nuovi materiali sono attualmente allo studio e molte nuove tipologie di impianto sono oggi in fase di prototipo. Tali impianti non sono stati volutamente presi in considerazione, ma lo potrebbero essere in futuro, attraverso opportuni aggiornamenti, dopo che avranno raggiunto uno stato di maturità tale da essere commercializzabili ed economicamente vantaggiosi. L’impostazione data al lavoro, in ogni caso, permetterà facilmente di applicare la logica utilizzata a qualsiasi altra tipologia di impianto attraverso l’uso della matrice degli aspetti ambientali. Si richiama l’attenzione sulle situazioni tipiche che possono richiedere la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili in aree protette: - serve portare energia a strutture isolate, per cui l’installazione di un impianto può

    evitare l’utilizzo di gruppi elettrogeni o la realizzazione di cavidotti (aerei o interrati) per lunghe distanze. E’ il caso dei rifugi di montagna o di edifici in aree di interesse agricolo o forestale situati in posizioni isolate;

    - vi è una richiesta di energia in loco, all’interno del Parco, per rendere autonomi (o alleggerire il peso dell’approvvigionamento energetico), comuni o aggregati urbani di varie dimensioni;

    - vi è l’interesse di soggetti terzi di utilizzare territori situati entro i confini del Parco per installare impianti energetici da collegare alla rete elettrica nazionale e accedere ai finanziamenti dei certificati verdi.

    E’ evidente che, a parità di pressione sull’ambiente, queste tre diverse motivazioni hanno delle ripercussioni ben diverse sull’economia locale per cui, oltre alle considerazioni di tipo ambientale, nella fase di valutazione della fattibilità di un impianto si deve tener conto anche delle esigenze socio-economiche delle popolazioni locali. Non solo, ogni fonte energetica ha i suoi pregi e i suoi difetti, per cui la scelta di una o di un’altra soluzione tecnologica dipende sia dalle caratteristiche ambientali sia dai vincoli tecnici ed è da valutare caso per caso in un bilancio costi/benefici. Tenendo conto di quanto descritto, il presente documento è strutturato in modo da fornire:

    a. gli elementi generali sull’utilizzo dell’energia derivante da fonti rinnovabili e le principali normative ad esse connessa;

    b. indicazioni sulle peculiarità rappresentate dalle aree protette rispetto al restante territorio ai fini della scelta di installare o no un impianto FER;

    c. indicazioni sulle problematiche ambientali legate alla realizzazione di un impianto FER;

    d. trattazione degli aspetti ambientali degli impianti FER; e. caratteristiche degli aspetti ambientali delle varie tipologie di impianto (solare, a

    biomassa, eolico e idroelettrico); f. indicazioni esemplificative su soluzioni/buone pratiche sperimentate da varie aree

    protette nel campo dell’energia.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Peculiarità delle aree protette e impianti di energia rinnovabile

    Le aree protette sono istituite in ambiti territoriali che, nonostante la presenza dell’uomo e un’antropizzazione più o meno spinta, conservano ancora risorse naturalistiche, paesaggistiche e, in genere, anche culturali di elevato valore. L’installazione di impianti energetici nelle aree protette, quindi, deve fare riferimento non solo alla normativa valida su tutto il territorio nazionale, ma anche a norme specifiche finalizzate alla salvaguardia dei beni ambientali e culturali. Nelle aree protette, infatti, sono valide tutte le procedure di analisi e valutazione richieste per qualsiasi altra parte del territorio, ma, in aggiunta, vanno previsti approfondimenti specifici al fine di comprendere con estremo dettaglio le possibili interazioni tra l’intervento antropico (in questo caso l’installazione di un impianto energetico) e gli ecosistemi, habitat e specie oggetto di tutela. Ai fini di una valutazione sulla fattibilità di un impianto energetico vanno considerate non solo le aree protette istituite da una legge nazionale o regionale (parchi nazionali, parchi naturali regionali, riserve), ma anche i siti della Rete Natura 2000, cioè i siti di importanza comunitaria e le zone di protezione speciale (SIC e ZPS). Il sistema delle aree protette lombarde (tab.1.1) comprende parte di un Parco nazionale (il Parco Nazionale dello Stelvio), 24 parchi regionali, 13 parchi naturali regionali, 2 riserve statali, 62 riserve naturali regionali, 31 monumenti naturali, 67 parchi di interesse locale sovra comunale e 7 parchi locali di interesse sovra comunale interprovinciale per un totale di 592.280,18 ha, pari al 24,81% del territorio regionale.

    Tipo di tutela ha % del territorio regionale

    SIC * 224.203,17 9,39%

    ZPS * 297.346,24 12,46%

    Riserve naturali 12.445,92 0,52%

    PLIS 57.953,37 2,43%

    Monumenti naturali 1.412,80 0,06%

    Parchi regionali 402.672,98 16,87%

    Parchi naturali 58.046,65 2,43%

    Parco nazionale Stelvio in Lombardia 59.748,46 2,50%

    Totale superficie aree protette senza SIC e ZPS 592.280,18 24,81

    Aree di rilevanza ambientale e non vincolato 468.702,64 19,64

    *Alcuni SIC e ZPS si sovrappongono, per cui le superfici non possono essere sommate

    Tab. 1.1. – Sistema delle aree protette in Lombardia – dati regionali

    In Lombardia non tutte le aree protette sono istituite ai sensi della legge 394/91, pertanto cambia, a seconda del tipo di Parco, l’applicazione della normativa sulla valutazione ambientale. Gran parte dei Siti di Importanza Comunitaria si trovano all’interno di parchi, per cui la loro gestione è contemplata nei Piani del Parco (o nei Piani di assetto o nei Piani Territoriali di Coordinamento). La restante percentuale, sebbene non inquadrata all’interno delle normative e dei piani che regolano il funzionamento dei parchi, deve essere comunque gestita e tutelata, per cui qualsiasi intervento antropico è, quanto meno, soggetto a Valutazione di Incidenza ai sensi della direttiva comunitaria Habitat (92/43/CEE).

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    Fig. 1.1. – Localizzazione delle aree protette lombarde (in giallo) Fonte Regione Lombardia

    Tutte le aree protette potrebbero essere interessate da richieste di installazione di una qualche tipologia di impianto per la produzione di energia. Vi sono, però, delle limitazioni specifiche a seconda del fine istitutivo del Parco stesso, degli habitat e delle specie presenti, della loro vulnerabilità e della sensibilità alle pressioni antropiche, delle peculiarità paesaggistiche e delle caratteristiche intrinseche del territorio. Il Piano di Azione per l’Energia della Regione Lombardia fornisce indicazioni sull’idoneità “generale” del territorio regionale rispetto alle varie fonti di energia rinnovabile, ma non approfondisce le problematiche legate alle aree protette. Le opportunità per l’energia eolica, ad esempio, sono indicate per le aree collinari e montane, dove sono localizzate gran parte delle aree protette lombarde. Gli impianti di produzione di energia idroelettrica possono trovare eventuali futuri spazi, invece, non più nell’ambiente montano, come in passato, ma nella rete di canali e fiumi delle aree di pianura. Infatti, nelle aree montane, dove già esiste un denso sistema di impianti, è difficile pensare di sfruttare ulteriormente la risorsa idrica esistente. È da ricordare che la Lombardia ha numerosi Parchi lungo le aste fluviali e nelle zone umide.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    L’energia da biomassa, per essere conveniente, deve essere prodotta da un impianto in grado di approvvigionarsi di materia prima senza grandi costi di raccolta e trasporto. Sono quindi più adatte ampie aree agricole o zone collinari/montane con boschi molto produttivi ed estesi. In Lombardia alcuni Parchi di pianura comprendono vaste aree agricole, mentre alcune di ambiente montano sarebbero interessate a ottimizzare gli interventi esistenti di gestione del bosco.

    Il rapporto tra la produzione di energia rinnovabile e la gestione di un’area protetta assume un doppio significato e va visto da due punti di vista.

    Da una parte, come già detto, ogni impianto di produzione di energia, in quanto attività antropica che interferisce con l’ambiente, comporta delle pressioni e può causare degli impatti su habitat e specie e richiede un corretto approccio per l’analisi e la valutazione delle pressioni in relazione alle specificità del luogo.

    Dall’altra, le energie rinnovabili, essendo un’alternativa alla produzione di energia da combustibili fossili, possono costituire una “buona pratica” che l’area protetta, per il suo stesso ruolo di “laboratorio all’aperto”, è in grado di mostrare, comunicare e diffondere anche al di fuori dei propri confini per contribuire al miglioramento della qualità ambientale a scala globale.

    Le aree protette inoltre, sono il territorio elettivo ove coprire il fabbisogno energetico con fonti energetiche col più basso impatto ambientale possibile. E’ allora necessario distinguere tra impianti installati per far fronte alle esigenze locali e impianti la cui installazione è richiesta solo per fini commerciali.

    Negli ultimi anni si è assistito a prese di posizione che difendono strenuamente la diffusione di sistemi di produzione di energia rinnovabile dentro e fuori le aree protette, ma anche a prese di posizione esattamente opposte, al punto che in alcuni territori sono state bandite alcune tipologie di impianto. Come al solito non esiste “una verità” assoluta e ogni iniziativa va contestualizzata, analizzata e riferita alla realtà specifica a cui deve fare riferimento.

    È per questo che è fondamentale adottare un approccio corretto al problema basandosi su dati concreti, risultanti da un’analisi preventiva e dal monitoraggio, in grado di mettere effettivamente in relazione gli aspetti ambientali dei vari impianti energetici con lo stato dell’ambiente locale. In tal modo si evitano aprioristiche prese di posizione sia in un senso che nell’altro.

    La legge quadro sulle aree protette (394/91), all’articolo 7, comma 1/h, tra le misure di incentivazione, prevede espressamente una priorità per chi si attiva per la realizzazione di “strutture per l’utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale ... nonché interventi volti a favorire l’uso di energie rinnovabili”. E’ da sottolineare che la legge parla di “uso” delle energie rinnovabili, e non di “produzione”, cosa che sembrerebbe poter limitare il campo ai piccoli impianti di produzione “domestica”, cioè dell’ordine di pochi kW.

    Non è un caso, comunque, che molte aree protette abbiano avviato progetti e iniziative finalizzate sia al risparmio energetico, sia all’installazione, spesso anche a fini dimostrativi, di sistemi di produzione di energia rinnovabile (Naviglio L., Pigliacelli P, Motawi A. – 2003). Alcuni esempi per la Lombardia e per altri parchi italiani sono riportati nel capitolo 9.

    D’altro canto, la stessa 394/91 ha come finalità (art. 1, comma 3 e seguenti) la “conservazione di specie animali e vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici”.

    Ciò vuol dire che, comunque, progetti di installazione di impianti energetici, benché di energia rinnovabile, sono “compatibili” solo se si rispetta anche l’art. 1 della Legge quadro sulle aree protette. Ciò comporta che, in linea di massima, nelle aree protette l’installazione di impianti energetici, per rispettare le normative nazionali, debbano essere

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    previsti prevalentemente in Zona D (secondo la nomenclatura della 394/91), cioè nelle aree urbanizzate dove è ammessa la presenza di impianti produttivi non tradizionali. D’altra parte alcuni impianti a biomassa affiancati ad aziende agricole potrebbero trovarsi in Zona C, dove “possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali...”.

    Le citazioni si riferiscono alla legge quadro nazionale, che si applica ai Parchi Nazionali ed è il riferimento per la stesura delle leggi regionali, anche se le singole Regioni possono adottare definizioni e sistemi di “zonizzazione” differenti.

    Il tema energetico, comunque, non è marginale rispetto alle più generali problematiche di gestione sostenibile di un’area protetta e trova gli enti gestori molto sensibili, tanto quanto preoccupati di eventuali storture dettate da contraccolpi puramente speculativi legati al profitto o alla scarsa attenzione/conoscenza che spesso i progettisti hanno nei confronti dei delicati equilibri ambientali.

    La gestione integrata del territorio viene sostenuta dalle politiche europee e nazionali che chiedono uno sforzo affinché le pubbliche amministrazioni pianifichino e gestiscano tenendo conto dell’ambiente naturale e culturale, del paesaggio, della qualità della vita dell’uomo, degli aspetti sociali ed economici. L’energia è una delle problematiche che condiziona tutti gli aspetti socio-economici e che influisce direttamente e indirettamente sulle scelte ambientali, sia a livello locale sia globale.

    Grande rilevanza, nelle scelte a livello locale, merita l’analisi e la valutazione delle alternative esistenti dal punto di vista strategico, strutturale e operativo, nonché delle possibilità di ottenere mitigazioni o compensazioni delle pressioni/impatti.

    Le procedure di valutazione di impatto ambientale, di valutazione di incidenza e di valutazione ambientale strategica richiedono chiaramente azioni di analisi e di monitoraggio. Ai nostri scopi, soprattutto quando si tratta di un’area protetta, hanno grande importanza gli approfondimenti riguardanti le conoscenze sulla distribuzione di specie a maggiore rischio di estinzione o più vulnerabili e sulla distribuzione delle aree a maggiore concentrazione di biodiversità.

    La Regione Lombardia ha individuato (Bogliani e altri, 2007) come aree a maggiore valenza per la biodiversità e di prioritaria importanza ai fini della tutela quelle del territorio padano. Nelle fasi di valutazione della fattibilità degli impianti potrà quindi essere tenuto in debito conto la localizzazione delle maggiori valenze ambientali per l’aspetto “biodiversità”, in quanto già disponibili.

    Lo studio ha messo in evidenza 35 aree prioritarie nell’ambito della “Ecoregione Pianura Padana”, che va ad integrare quanto già previsto nell’ambito dell’Ecoregione delle Alpi. Il lavoro illustra i corridoi ecologici e le varie aree che ospitano una maggiore biodiversità. Dalla descrizione di ognuno è possibile individuare le specie o i processi ecologici che potrebbero essere maggiormente danneggiati dall’installazione di impianti per la produzione di energia e/o trovare le migliori misure di mitigazione. La cartografia mette in evidenza come le aree protette si sovrappongano a parte del territorio delle aree prioritarie.

    La rete dei SIC e delle ZPS in Lombardia si trova interamente all’interno delle aree prioritarie, evidenziando l’importanza della tutela di tali aree ai fini della conservazione. Il lavoro mette in risalto come, tra le varie tipologie di ecosistemi naturali, quelli che possono subire maggiori pressioni da impianti di produzione di energia sono i fiumi. Infatti gli impian-ti termoelettrici, con il rilascio di acque calde, e gli impianti idroelettrici, che comportano la costruzione di sbarramenti, l’artificializzazione delle sponde e dell’alveo e l’alterazione del regime idrologico possono costituire minacce per la qualità dei corsi d’acqua causando cambiamenti del microclima, alterazione di composizione e struttura delle comunità animali e vegetali, frammentazione ecologica e alterazione delle dinamiche fluviali naturali. L’alterazione dei flussi nelle acque superficiali, inoltre, può influenzare anche le zone umide e le aree lacustri connesse con fiumi e canali.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    UTILIZZO DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI E NORMATIVA DI RIFERIMENTO Lucia Naviglio

    Le fonti energetiche

    La produzione di energia elettrica si basa su processi di trasformazione di altre forme di energia: meccanica, termica, chimica, cinetica, radiante. La maggior parte dell’energia, in Italia e nel mondo, è oggi prodotta dalla trasformazione di energia termica in energia elettrica. Possiamo distinguere tra: Impianti con influenza sull’inquinamento dell’aria e sull’effetto serra - impianti che bruciano combustibili fossili (petrolio, carbone, gas): la combustione

    trasforma l’energia chimica (del combustibile) in energia termica, quindi in energia meccanica e, infine, in energia elettrica. Il calore della combustione, riscaldando un liquido, produce il vapore che aziona il movimento delle turbine di un generatore di forza elettromotrice producendo elettricità. Sono le centrali “convenzionali”, che emettono in atmosfera sostanze inquinanti e gas climalteranti, contribuendo all’effetto serra. La loro convenienza economica è influenzata dal mercato del petrolio e degli altri combustibili fossili;

    Impianti di energia da fonti rinnovabili basati sulla trasformazione di calore - impianti solari termodinamici: i raggi solari sono concentrati su tubazioni che

    contengono particolari fluidi capaci di raggiungere temperature elevate; tali fluidi trasferiscono il calore all’acqua che, come in una centrale convenzionale, produce il vapore che aziona il moto delle turbine. Il sistema, in fase di normale esercizio, non ha emissioni inquinanti;

    - impianti con uso di biomasse come combustibile: anche questi impianti appartengono alla categoria delle fonti rinnovabili in quanto sfruttano la capacità delle piante di trasformare l’energia del sole in energia chimica attraverso la produzione di biomassa, cioè della sostanza organica che compone il vegetale. L’energia chimica della massa vegetale attraverso la combustione diretta, o del biogas da essa derivato, viene trasformata in energia termica, quindi meccanica e poi elettrica. La quantità di CO2 emessa (e di altri composti volatili) corrisponde alla quantità di sostanza sintetizzata dalle piante. In un bilancio finale, quindi, si ha un contributo alle emissioni in atmosfera uguale a zero: la quantità di CO2 catturata nella formazione della biomassa vegetale è uguale a quella rilasciata in fase di combustione. Il contributo netto alle concentrazioni in atmosfera di CO2 è, quindi, nullo.

    Gli impianti citati necessitano di acqua per la produzione di vapore e di sistemi di raffreddamento. Impianti di energia rinnovabile senza trasformazione di calore - impianti eolici: il vento, con la sua energia cinetica, fa girare le pale che, attraverso

    un generatore, producono energia elettrica. Si tratta di impianti che non producono alcun tipo di emissione in atmosfera;

    - impianti idroelettrici: l’energia cinetica dell’acqua fa girare delle turbine la cui energia meccanica, attraverso un generatore, diventa direttamente energia elettrica. Anche questa tipologia di impianti non comporta emissioni in atmosfera;

    - impianti solari fotovoltaici: l’energia radiante del sole viene trasformata direttamente in energia elettrica dalle celle fotovoltaiche.

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    Ogni impianto di produzione di energia ha, comunque, interazioni con l’ambiente e, se anche non influenza la qualità dell’aria e del clima (impatto “globale”), può causare altri impatti ambientali, soprattutto di tipo “locale”. Per il primo principio della termodinamica, ogni ciclo di trasformazione energetica comporta una perdita di energia sotto forma di calore. Il rendimento (o efficienza energetica), quindi, è sempre inferiore all’unità. Conoscere il rendimento è importante per stabilire le dimensioni dell’impianto a partire dall’energia elettrica che si vuole ottenere. Ad esempio, se una nuova tecnologia fosse in grado di raddoppiare il rendimento dei pannelli fotovoltaici, a parità di energia prodotta, la superficie occupata dai pannelli sarebbe la metà. Tutti gli impianti energetici affrontano problemi strutturali simili. Devono essere il più vicino possibile alla rete elettrica di distribuzione della media o alta tensione; necessitano di cavidotti e cabine adeguati per collegarsi alla rete e di trasformatori e rifasatori per adattare le caratteristiche dell’energia prodotta a quelle della rete. Manufatti in cemento o in metallo e viabilità di servizio completano normalmente le esigenze di funzionamento dell’impianto. I problemi generali che hanno rallentato l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile e per cui esiste un grande sforzo di innovazione e ricerca, sono:

    • variabilità e intermittenza della generazione, caratteristica peculiare dell’eolico e del solare termodinamico e fotovoltaico. Poiché l’energia dovrebbe essere immessa in rete in funzione della richiesta nelle varie ore del giorno, è necessario trovare il modo di adeguare la produzione alle esigenze. Per il solare termodinamico vi sono ricerche per sviluppare grandi serbatoi interrati per un accumulo stagionale dell’energia da restituire tramite teleriscaldamento. A seconda del tipo di impianto, l’energia idroelettrica può variare stagionalmente in funzione della portata del corso d’acqua. Sono allo studio soluzioni tecniche economicamente vantaggiose per integrare diversi tipi di impianti tra loro (eolico, fotovoltaico e biomassa) in modo tale che complessivamente la curva di generazione corrisponda alla curva di carico e, quindi, alle esigenze della rete;

    • connessioni con la rete di distribuzione elettrica: sistemi di produzione come l’eolico o l’idroelettrico sono localizzati in aree rurali o remote, spesso lontane da infrastrutture e da reti di collegamento e distribuzione e possono avere problemi per collegarsi alla rete. Il problema è affrontato da TERNA, il gestore della rete di trasmissione nazionale, con l’avvio di opere di ristrutturazione della rete esistente e la realizzazione di nuovi elettrodotti;

    • immissione in rete di una potenza che può non essere sopportata dalla tipologia di impianto di distribuzione esistente nel luogo, cosa che succede spesso per impianti che, come l’eolico o l’idroelettrico, possono essere localizzati in aree rurali;

    • possibile difficoltà a immettere su una stessa linea elettrica energia prodotta da fonti diverse e, quindi, con differenti caratteristiche;

    • limitata disponibilità di siti idonei per alcune tipologie di produzione. Ad esempio, è ovvio che impianti eolici possono essere progettati solo in aree sufficientemente ventose, gli impianti idroelettrici sono proponibili in una bassa percentuale di siti, considerando che quelli idonei sono già stati quasi del tutti utilizzati, la produzione di energia da biomassa è economicamente valida solo se l’approvvigionamento della materia prima avviene da zone prossime all’impianto, senza troppi oneri di trasporto (e contributi indiretti alle emissioni in atmosfera);

    • scarsa incidenza dell’Italia nel sistema di produzione delle componenti impiantistiche (Nazioni in cui il settore delle imprese si è specializzato nella produzione delle componenti necessarie all’installazione dei sistemi di produzione di energie rinnovabili permettono la realizzazione di impianti a costi minori e più competitivi).

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Il contributo dell’energia rinnovabile al bilancio energetico

    In Italia il contributo dell’energia rinnovabile al bilancio energetico, confrontato con le altre forme di produzione è attualmente il seguente (fig. 2.1):

    9%

    36%43%

    7% 5%

    combustibili solidi gas petrolio rinnovabili importazione

    Fig. 2.1. - Consumi interni lordi di materie prime per la produzione di energia in Italia 2007

    fonte Ministero Sviluppo Economico L’energia da fonti rinnovabili, nel 2007, ha coperto circa il 7% del fabbisogno nazionale. I settori che consumano più energia sono i trasporti e l’industria (fig. 2.2)

    2%28%

    31%

    30%

    6% 3%

    agricoltura industria trasportiusi civili usi non energetici bunkeraggi

    Fig. 2.2. - Impiego percentuale dell'energia per settore economico in Italia nel 2007 fonte Ministero Sviluppo Economico

    Tra le fonti rinnovabili, quella che nel 2007 ha dato il maggiore contributo è stato l’idroelettrico, che in Italia ha una lunga tradizione (fig. 2.3).

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    66,41%11,27%

    8,16%0,08%

    14,07%

    Idroelettrico Geotermico EolicoSolare Biomasse

    Fig. 2.3. - Incidenza percentuale delle varie fonti rinnovabili nella produzione di elettricità in Italia

    dati 2007 fonte GSE Considerando le previsioni di incremento della quota di rinnovabili prevista per l’Italia, così come per tutti i paesi del mondo, la richiesta di installazione di impianti sarà sempre maggiore, per cui aumenterà la probabilità che vengano interessate aree ad alto valore ambientale e si debba procedere a valutazioni di grande dettaglio per garantire, insieme al contributo energetico, la tutela delle risorse naturali. La tecnologia e la ricerca, comunque, vanno avanti occupandosi sia dei processi, sia dei materiali e si auspica che nel prossimo futuro vengano messe sul mercato nuove alternative tecnologiche, oggi allo stato progettuale, a sempre minore pressione sull’ambiente.

    La normativa di riferimento per la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili

    La normativa che definisce le scelte delle politiche energetiche europee, nazionali e regionali, regola il mercato dell’energia e detta regole specifiche per i vari tipi di impianti, è estremamente vasta, e non è obiettivo di questo documento farne una trattazione. Può, tuttavia, essere utile, per chi si occupa del settore, rendersi conto di quali siano i principali riferimenti che sostengono e promuovono un sempre maggiore utilizzo delle energie da fonti rinnovabile a livello internazionale e nazionale. In appendice (Appendice 1) si riportano gli estremi dei principali provvedimenti. Per il momento, ci interessa solo notare che lo sviluppo delle energie rinnovabili ha avuto un grande impulso a fronte dei rischi, connessi all’uso preponderante dei combustibili fossili, in termini di impatto economico, politico e sociale. Il riconoscimento e la quantificazione economica dei danni ambientali, legati in particolare all’effetto serra, ha indotto i Governi a pianificare politiche di mitigazione e adattamento che si fondano sul risparmio energetico e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. Il Protocollo di Kyoto è uno dei pilastri di questa nuova strategia, ma non l’unico, in quanto iniziative di promozione delle fonti rinnovabili sono state intraprese a livello internazionale sia prima che dopo.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Nel presente lavoro si dà per scontata la conoscenza e il rispetto della normativa ambientale nazionale e regionale, nonché l’importanza delle fonti di energia rinnovabile. Nelle aree protette, come già illustrato, oltre al rispetto della normativa valida a livello nazionale, può essere necessario adottare misure più restrittive per tutelare habitat o specie particolarmente sensibili.

    Le rinnovabili in Lombardia

    A seguito della liberalizzazione del sistema elettrico non è più prevista una pianificazione energetica nazionale, ma si fa riferimento alle regole del libero mercato e alla pianificazione energetica regionale, perseguita attraverso i Piani Energetici Ambientali Regionali (PEAR). Tutte le regioni italiane si erano impegnate a redigere entro il 31 dicembre 2002 il proprio PEAR, teso a definire le linee strategiche dello sviluppo energetico regionale, verificandone la sostenibilità ambientale e demandando alla fase autorizzativa la verifica del rispetto della compatibilità ambientale delle singole opere. In Lombardia il Programma Energetico Regionale (PER) e il Piano di Azione per l'Energia (PAE), descritti in appendice 1, costituiscono il riferimento principale per lo sviluppo del settore energetico da fonti rinnovabili. La Lombardia, nel 2007, era in grado di coprire con fonti rinnovabili il 17,5% della produzione elettrica regionale totale e il 13,8 % della domanda energetica regionale, tali percentuali inducono a ritenere possibili elevati margini di crescita nel settore (http://enerweb.casaccia.enea.it/enearegioni/UserFiles/OSSERVATORIO/Sito/Interventi%20regionali%20FR.doc e dati inediti) (tab. 2.1.). Gli impianti in progetto dovrebbero coprire, in base alle previsioni del 2007 (Producibilità degli impianti in progetto da fonte rinnovabile qualificati da GRTN) circa 1634 GWh/anno, concentrati prevalentemente in impianti idroelettrici (455,61 GWh/anno), biomasse/biogas (1132,34 GWh/anno) e la combustione di rifiuti (46,31 GWh/anno) (tab 2.2.). La Regione punta molto anche a ridurre la domanda di energia attraverso il risparmio energetico e l’adozione di sistemi di tipo domestico (solare termico e fotovoltaico): prevede infatti di ridurre del 6,5% l’energia da dover distribuire per il fabbisogno regionale.

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    http://enerweb.casaccia.enea.it/enearegioni/esplora/download.asp?File=/enearegioni/UserFiles/OSSERVATORIO/Sito/Lombardia/PAE_Lombardia_2007.ziphttp://enerweb.casaccia.enea.it/enearegioni/esplora/download.asp?File=/enearegioni/UserFiles/OSSERVATORIO/Sito/Lombardia/PAE_Lombardia_2007.ziphttp://enerweb.casaccia.enea.it/enearegioni/UserFiles/OSSERVATORIO/Sito/Interventi%20regionali%20FR.dochttp://enerweb.casaccia.enea.it/enearegioni/UserFiles/OSSERVATORIO/Sito/Interventi%20regionali%20FR.doc

  •  

    Produzione lorda di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili in Italia nel 2007 (GWh)

    Regioni Idrico Eolico FV Geotermico Biomasse Totale

    Quota rispetto al totale FR

    Italia

    Quota rispetto alla produzione regionale totale

    Quota rispetto alla richiesta

    regionale totale

    Emissione CO2 evitata (kt)

    Piemonte 5.185,0 2,6 324,2 5.511,8 11,2% 25,7% 19,2% 3.125,2

    Valle d’Aosta 2.768,8 0,1 4,1 2.773,0 5,6% 100,0% 234,5% 1.572,3

    Lombardia 7.520,9 4,5 2.239,7 9.765,1 19,8% 17,5% 13,8% 5.536,8

    Trentino A. A. 6.958,4 3,5 4,7 79,1 7.045,7 14,3% 92,2% 105,0% 3.994,9

    Veneto 3.229,6 2,9 437,2 3.669,7 7,4% 19,6% 11,2% 2.080,7

    Friuli V.G. 1.304,6 2,0 266,6 1.573,2 3,2% 13,2% 14,7% 892,0

    Liguria 146,7 16,8 0,3 71,4 235,2 0,5% 1,9% 3,4% 133,4

    Emilia R. 750,9 3,6 3,8 936,0 1.694,3 3,4% 6,3% 5,8% 960,7

    Toscana 494,5 37,1 2,0 5.569,1 270,2 6.372,9 12,9% 31,7% 28,8% 3.613,4

    Umbria 920,2 3,0 2,6 145,1 1.070,9 2,2% 20,2% 16,5% 607,2

    Marche 211,2 1,2 60,5 272,9 0,6% 7,1% 3,3% 154,7

    Lazio 624,1 9,8 1,6 364,2 999,7 2,0% 5,8% 4,0% 566,8

    Abruzzo 890,5 236,5 1,3 33,5 1.161,8 2,4% 26,5% 16,1% 658,7

    Molise 120,4 145,1 92,6 358,1 0,7% 6,5% 22,3% 203,0

    Campania 354,4 777,6 1,4 77,0 1.210,4 2,4% 12,6% 6,5% 686,3

    Puglia 1.077,3 3,7 425,2 1.506,2 3,0% 3,8% 7,7% 854,0

    Basilicata 230,8 262,0 0,5 21,5 514,8 1,0% 32,3% 16,3% 291,9

    Calabria 705,7 17,0 0,9 790,8 1.514,4 3,1% 16,2% 24,1% 858,7

    Sicilia 97,5 854,7 1,5 58,7 1.012,4 2,0% 4,0% 4,6% 574,0

    Sardegna 300,9 590,2 1,5 256,1 1.148,7 2,3% 7,8% 9,1% 651,3

    Totale 32.815,1 4.034,2 39,1 5.569,1 6.953,7 49.411,2 100,0% 15,7% 14,5% 28.016,2

    Tab 2.1. – Confronto tra regioni per la produzione di energia rinnovabile elaborazione ENEA su dati Terna

  •  

    Producibilità degli impianti in progetto a fonte rinnovabile qualificati da GRTN al 30/6/2007. I dati sono espressi in gwh/anno.

    REGIONE IDROEL. EOLICI BIOGAS BIOMASSE SOLARE GEOT RIFIUTI TOTALE

    ABRUZZO 86,93 17,23 38,38 142,54

    BASILICATA 647,24 0,25 346,00 993,49

    CALABRIA 21,50 1.633,68 282,80 1.937,98

    CAMPANIA 42,01 910,70 27,12 749,92 16,00 1.745,75

    EMILIA R. 15,79 30,00 35,92 833,61 0,13 90,30 1.005,75

    FRIULI V.G. 217,19 17,04 300,00 534,23

    LAZIO 140,11 4,05 395,99 540,15

    LIGURIA 60,25 11,42 8,17 29,40 109,24

    LOMBARDIA 455,61 131,01 1.001,33 46,31 1.634,26

    MARCHE 14,39 665,00 14,88 6,36 700,63

    MOLISE 6,01 490,32 150,80 85,00 732,13

    PIEMONTE 956,39 0,06 42,44 284,13 1.283,02

    PUGLIA 8,68 5.181,96 25,71 1.611,17 0,70 6.828,22

    SARDEGNA 26,40 1.425,87 20,20 175,48 1.647,95

    SICILIA 6.346,87 58,47 1.036,09 2,78 7.444,21

    TOSCANA 99,41 15,70 13,55 409,25 0,03 202,24 32,00 772,18

    TRENTINO A.A. 1.120,37 3,73 62,38 23,40 1.209,88

    UMBRIA 522,12 12,00 3,58 207,60 745,30

    VALLE D'AOSTA 124,22 8,40 132,62

    VENETO 209,10 44,62 1.327,75 1.581,47

    TOTALE 4.126,48 17.374,87 463,92 9.256,84 2,94 202,24 293,71 31.721,00

    Tab 2.2. -Producibilità degli impianti regionali per energia da fonti rinnovabili elaborazione ENEA su dati GSE

  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    Contributi e incentivi

    Per ottemperare alla normativa sulla diffusione dell’energia da fonti rinnovabili, a partire dal D.lgs. 79/99 (decreto Bersani) è stato messo a punto, negli anni, un sistema di incentivi. Gli incentivi non servono a “premiare” solo il contributo ai minori oneri di importazione dell’energia, ma anche la qualità ecologica di tali sorgenti. Il loro uso, infatti, consente una diminuzione delle sostanze inquinanti immesse in atmosfera dalle fonti convenzionali e permette un risparmio “sociale” non trascurabile evitando i costi degli effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. Le ricadute negative indotte dalle centrali convenzionali costano da 5 (per le centrali a gas) a 30 volte (per le centrali a olio combustibile) in più di quelle di una fonte eolica. A questo va aggiunto che le centrali di energia rinnovabile hanno un minore costo di esercizio e non richiedono movimentazione di combustibili (anche da enormi distanze), con conseguente risparmio sui processi produttivi. L’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili è indispensabile ai fini del rispetto degli impegni presi, a livello internazionale, dal Governo Italiano, che ha sottoscritto il protocollo di Kyoto: è da rilevare che il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati per la riduzione delle emissioni ad effetto serra comporta il pagamento di pesantissime multe. La produzione di energia rinnovabile, pur incentivata dai contributi pubblici produce, quindi, un risparmio in termini di costi sociali tale da renderla competitiva rispetto alla produzione con impianti tradizionali a combustibili fossili. Non bisogna inoltre trascurare che in tal modo si viene a ridurre la dipendenza energetica da paesi stranieri (sia per gli approvvigionamenti di combustibile, sia per l’acquisto di energia elettrica). I contributi previsti per incentivare la diffusione delle fonti di energia rinnovabile non vanno confusi con i sussidi, bensì vanno considerati “learning investment” (Pirazzi e Gargini 2008). Infatti i sussidi sono forme di contribuzione per attività che non hanno prospettiva di crescita mentre i contributi servono a permettere lo sviluppo di attività fin tanto che non saranno in grado di competere sul libero mercato. I sussidi di cui godono le fonti energetiche convenzionali sono sei volte superiori agli incentivi erogati per le rinnovabili. Gli incentivi si distinguono in: - Conto energia, riservato ai produttori di energia elettrica da impianti fotovoltaici (anche

    se con la finanziaria 2008 anche le altre fonti rinnovabili possono accedere ad un meccanismo di incentivazione in conto energia);

    - Scambio sul posto (con la finanziaria 2008 anche le altre fonti rinnovabili possono accedere allo scambio sul posto);

    - Certificati Verdi, destinati ai grandi produttori che immettono energia direttamente in rete.

    Il Conto Energia prevede il riconoscimento al produttore di energia elettrica da fotovoltaico, da parte del GSE (Gestore Servizi Elettrici) di un valore che oscilla tra 0,36 a 0,49 centesimi di euro per ogni kWh prodotto, a seconda della taglia e del tipo d’integrazione nel manufatto edile. Il prezzo pagato al produttore è maggiore del normale costo di acquisto del kWh da parte degli utenti; questo dovrebbe consentire di ammortizzare il costo dell’investimento necessario per costruire l’impianto, cosa che avviene a circa metà del suo ciclo di vita (circa dopo 10 anni su una vita media di 30 anni).

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Con riferimento alla legge finanziaria 2008, i piccoli produttori di elettricità da fonte rinnovabile (fino a 200 kW con impianti nuovi) potranno accedere, dopo l’emanazione del decreto attuativo, ad un’ulteriore facilitazione scegliendo lo “scambio sul posto” dell’energia prodotta. Gli incentivi del Conto Energia riguardano per ora solo il solare fotovoltaico, ma sempre con riferimento alla legge finanziaria 2008 e al prossimo decreto attuativo anche le altre fonti rinnovabili per potenze non superiori ad 1 MW (con l’eccezione dell’eolico, che è limitato a 200 kW) potranno accedere a tale incentivo differenziato per tecnologia. I Certificati Verdi (CV) sono i meccanismi di incentivazione introdotti con il decreto Bersani per garantire il mantenimento della quota percentuale stabilita in sede internazionale e nazionale di contributo italiano all’energia rinnovabile. Chi produce/importa energia da fonti energetiche convenzionali è obbligato a produrre, in proprio o comprarne i diritti, una quota proporzionale di energia derivante da fonti rinnovabili. Si è creato, quindi, un mercato (borsa dei CV) tra produttori di energia rinnovabile, soggetti obbligati all’acquisto e “trader”. Per ottenere i certificati verdi, i produttori devono far certificare il proprio impianto in base alla procedura tecnica definita dal GSE per la qualificazione degli Impianti Alimentati da Fonte Rinnovabile (IAFR). Oltre che dal Decreto Bersani (79/99), i certificati verdi sono regolamentati dai DM 11/11/99 e 18/3/2002. Con la legge finanziaria 2008, a partire dal 2008, i certificati verdi emessi dal GSE ai sensi dell’art.11, comma 3, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, sono collocati sul mercato a un prezzo, riferito al MWh elettrico, pari alla differenza tra il valore di riferimento, fissato in sede di prima applicazione in 180 euro per MWh, e il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica, definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas in attuazione dell’art. 13, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, registrato nell’anno precedente e comunicato dalla stessa Autorità entro il 31 gennaio di ogni anno a decorrere dal 2008.

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    LE PROBLEMATICHE AMBIENTALI LEGATE ALLE ATTIVITÀ UMANE Mario Castorina

    Questo capitolo intende fornire un glossario dei termini e una chiave di lettura per le schede tematiche che seguiranno. Il soggetto e il centro del capitolo, così come dell’evoluzione di un territorio, è l’interazione tra il presidio umano e i determinanti naturali. Il sistema socio-economico e gli ecosistemi sono dei “sistemi complessi”, caratterizzati dal fatto di essere “aperti”, in quanto scambiano materia ed energia con l’esterno, così che risulta arduo separare una parte dal tutto e ciò, quando anche avvenga, costituisce sempre un arbitrio dettato da esigenze convenzionali piuttosto che da verità oggettive. Inoltre, tali sistemi sono dinamici a entropia negativa, cioè sistemi che, usando i mezzi a disposizione, creano in continuazione le condizioni per la loro stabilità nel tempo. Gli equilibri di tali sistemi sono mobili e dinamici e, anche se stazionari per intervalli di tempo più o meno lunghi, sono pur sempre effimeri e imprevedibili nella loro evoluzione lungo una scala temporale adeguata (fig. 3.1). Tutto ciò contribuisce ad incrementare le difficoltà di stabilire relazioni di causa-effetto nelle decisioni che riguardano il territorio, compito già intrinsecamente complicato per la numerosità dei percorsi dialettici possibili a fronte di interessi, bisogni e motivazioni di vari gruppi di persone.

    Fig. 3.1 - Esempio schematico di “sistema aperto” In rosso e in blu sono evidenziati, rispettivamente, i cicli (feedback) di materia/energia prodotti

    all’esterno e all’interno dall’attività del sistema. (fonte: http://www.hospal.it/) Il modo in cui i sistemi complessi costruiscono il loro futuro, quindi, non è diretto da leggi di natura universali come, per esempio, accade per la traiettoria di caduta di un grave, ma è la volontà, cioè la scelta dell’Uomo, che gioca un ruolo determinante per l’evoluzione dei sistemi (Popper, 1974). Per mantenere il più possibile l’oggettività si farà pertanto riferimento alle prescrizioni normative e precisamente ai principi dello sviluppo sostenibile già consolidati in Europa attraverso piani di azione, direttive e regolamenti. Il Consiglio Europeo, nel 2002, con la così detta “Strategia di Goteborg”, ha richiesto agli Stati Membri di verificare la sostenibilità delle loro politiche basandosi sui “tre pilastri” dello sviluppo sostenibile:

    • efficacia economica • solidarietà sociale • responsabilità ecologica

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    mailto:[email protected]://www.hospal.it/

  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Poiché il compito di questo studio è quello di articolare il terzo pilastro, è opportuno ricordare le “regole di Daly”, enunciate nel 1996 da Herman E. Daly, capo economista della World Bank e docente della University of Maryland School of Public Policy (Daly, Herman E. (1996), Beyond Growth: The Economics of Sustainable Development. Boston: Beacon Press):

    1. le risorse rinnovabili debbono essere consumate ad un tasso non superiore a quello della loro rigenerazione;

    2. le risorse non rinnovabili non devono essere consumate ad un tasso superiore a quello con cui viene operata la loro sostituzione con risorse rinnovabili;

    3. l’inquinamento e i rifiuti non debbono essere prodotti ad una velocità superiore di quella che il sistema naturale impiega per assorbirli, riciclarli o renderli inoffensivi.

    È stato osservato da più commentatori che le regole di Daly sono basate sulle leggi della Termodinamica e che esse rappresentano il complementare fisico della definizione etica di Bruntland per lo sviluppo sostenibile. È innegabile che la produzione di energia da fonti rinnovabili possieda tutti i requisiti per soddisfare le prime due regole, se parliamo solo di trasformazione di energia. Invero, la trasformazione di energia è solo uno dei processi che consumano risorse naturali durante la messa in opera e il funzionamento degli impianti. E’ nella finalità del presente studio verificare la presenza di altri processi, connessi alla produzione, che potrebbero, invece, interferire in modo diverso con la sostenibilità. Resta infine da verificare cosa occorra e basti perché sia soddisfatto il terzo requisito. L’analisi della terza regola (l’inquinamento e i rifiuti non debbono essere prodotti ad una velocità superiore di quella che il sistema naturale impiega per assorbirli, riciclarli, o renderli inoffensivi) ne mostra i diversi aspetti da connotare in maggior dettaglio:

    1. come si caratterizzano “inquinamento e rifiuti” negli impianti di energia da fonte rinnovabile?

    2. quali sono i meccanismi attraverso i quali inquinamento e rifiuti hanno effetti sull’ambiente naturale?

    3. attraverso quali meccanismi l’ambiente naturale “assorbe, ricicla o depotenzia” rifiuti e inquinamento?

    E’ bene precisare, se non fosse sufficientemente chiaro, che qui per “inquinamento” si intende ogni tipo di alterazione della risorsa naturale, qualunque sia la risorsa (per esempio il paesaggio, l’acqua di un torrente, l’aria e così via) e non l’inquinamento in senso stretto, cioè la presenza di sostanze estranee nell’aria, nell’acqua o nel suolo. È anche utile approfondire il concetto di “ambiente naturale”, che non è concepito nello stesso modo da naturalisti, ingegneri, progettisti, architetti, gestori di aree protette, uomo della strada. La molteplicità dei linguaggi, infatti, è un problema di non poco conto, che dà spesso adito a incomprensioni e mancate aspettative. Tra le diverse definizioni, quella che si ritiene sia la più idonea a esprimere la complessità di ciò che si deve intendere per ambiente naturale, e che è senz’altro più confacente alla spiegazione della terza regola di Daly, è la definizione di environment fornita dall’American Heritage Science Dictionary (The American Heritage® Science Dictionary Copyright © 2005 by Houghton Mifflin Company): “All of the biotic and abiotic factors that act on an organism, population, or ecological community and influence its survival and development. Biotic factors include the organisms themselves, their food, and their interactions. Abiotic factors include such items as sunlight, soil, air, water, climate, and pollution. Organisms respond to changes in their environment by evolutionary adaptations in form and behaviour” Cioè, per Ambiente si intende l’insieme di “tutti i fattori biotici e abiotici che agiscono su un organismo o su una comunità ecologica e che influenzano la sua sopravvivenza e il suo

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    sviluppo. I fattori biotici comprendono gli stessi organismi, il loro cibo e le interazioni fra loro. I fattori abiotici comprendono alcuni elementi come la luce, il suolo, l’aria, il clima e l’inquinamento. Gli organismi rispondono ai cambiamenti del proprio ambiente mediante adattamenti evolutivi della forma e dei comportamenti”. Questa definizione distingue tra fattori biotici, le comunità di specie vegetali e animali, e fattori abiotici, suolo, aria, acqua, radiazione solare (a cui aggiungiamo quella elettromagnetica se parliamo di fattori che possono influenzare gli organismi), il clima, la presenza di inquinamento. Inoltre, la definizione pone tra i fattori biotici l’interazione degli organismi tra loro e con tutti gli altri fattori, biotici e abiotici. Possiamo identificare con l’habitat il luogo in cui avviene detta interazione. Pertanto la qualità dell’habitat delle specie è compresa tra le componenti che debbono essere prese in esame nelle valutazioni ambientali. Da ultimo, osserviamo che nella definizione di ambiente è insito il concetto di risposta dinamica degli organismi alle sfide poste dalle alterazioni ambientali. Questo comporta-mento è alla base del concetto di resilienza, la capacità di un ecosistema di ripristinare il proprio equilibrio che è stato perturbato ovvero di evolvere verso un nuovo equilibrio. Si noti, ancora, che nella definizione di ambiente, così come nelle valutazioni ambientali, si mettono insieme concetti che non appartengono allo stesso livello gerarchico nella struttura dei significati. Infatti, se da una parte si prendono in considerazione fattori elementari, quali l’aria, l’acqua e il suolo, che sono matrici ambientali ben connotate e semplici da immaginare, toccare, misurarne la qualità, dall’altra si parla di interazioni tra tali matrici e gli organismi e tra gli organismi stessi. Queste ultime comprendono le influenze reciproche di vario tipo, quali la modifica dell’ambiente per costruzione di nidi e tane, il mutualismo, la predazione, la modifica di abbondanza o la perdita di specie in comunità biologiche in seguito all’inquinamento, ecc. Interazioni che esistono tra le specie animali, vegetali, funghi, batteri e che, nel loro insieme, connotano gli habitat e gli ecosistemi. Questi concetti sono ben più complessi rispetto a quello di matrice ambientale e richiedono un maggiore sforzo ermeneutico piuttosto che una semplice definizione. Mettere insieme in una stessa tabella di analisi ambientale, come si fa comunemente, proprietà di oggetti elementari, come le matrici, e di oggetti complessi quali sono la qualità degli habitat, l’importanza per la conservazione e il valore biogeografico di una specie, ecc., rappresenta un’incongruenza dal punto di vista epistemologico. Ciò nonostante tale prassi è funzionale alla spiegazione, in quanto evidenzia immediatamente quale può essere l’effetto dell’interazione di un’attività umana con l’ambiente. Per semplificare le cose, si potrebbero usare i fattori ambientali prescindendo dalla semantica dei termini che li definiscono, ma, più semplicemente, come se fossero le grandezze osservabili riportate su un astratto sistema di riferimento a più assi, di tante dimensioni quanti sono i fattori ambientali considerati nell’analisi. Ciascun asse misura una variabile all’interno del proprio campo di variabilità, oppure stabilisce semplicemente una relazione ordinale. Così i valori di parametri misurabili speditamente (per esempio: l’ossigeno disciolto nell’acqua, la temperatura, ecc.) e le valutazioni di qualità espresse invece per ranghi (per esempio: lo stato di conservazione degli habitat, il valore biogeografico delle specie, ecc.) determinano un insieme di punti a cui facciamo corrispondere l’equilibrio ecologico ex-ante nel nostro sistema di riferimento. Tali punti dovranno essere confrontati con quelli risultanti da rilevazioni eseguite ex-post la realizzazione degli impianti. Al venir meno dell’equilibrio si ha un impatto. In conclusione, per caratterizzare l’interazione tra i processi conseguenti alle attività umane e l’ambiente si deve scegliere un insieme di elementi atti a rappresentare adeguatamente le dinamiche ambientali in cui i processi si svolgono; in questo caso quelli connessi alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER).

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Nel presente lavoro gli elementi selezionati come sistema di riferimento per caratterizzare l’equilibrio ecologico sono:

    • aria • acqua • suolo • biodiversità • paesaggio

    Accanto a questi elementi, denominati da qui in poi componenti ambientali, sono stati analizzati altri fattori che contribuiscono a caratterizzare la sostenibilità di un’attività antropica. Si tratta di:

    • rifiuti • rumori • radiazioni elettromagnetiche

    Torniamo alla terza regola di Daly (l’inquinamento e i rifiuti non debbono essere prodotti ad una velocità superiore di quella che il sistema naturale impiega per assorbirli, riciclarli, o renderli inoffensivi). Riguardo alla “naturalità” dell’ambiente, è risaputo che nel nostro continente ormai sono presenti solo pochi ambienti naturali di limitata estensione, se intendiamo con ciò un ambiente non modificato dalla nostra specie, bensì esistono perlopiù ambienti semi-naturali, quale risultato di millenni di interazione tra l’uomo e il suo territorio. Gli ambienti più pregiati dei parchi (zone A) appartengono a questa categoria nella maggior parte dei casi e sicuramente sono di questo tipo le altre zone, gli ambienti contigui e i corridoi biologici. Sono questi ambienti, privati del loro contesto naturale originale, che debbono essere conservati, dove l’azione umana non sempre è un disturbo, anzi spesso è parte integrante dell’ecosistema ed è indispensabile per il suo mantenimento. È in questi ambienti che, presumibilmente, saranno collocati gli impianti energetici FER nei parchi. L’approccio ecosistemico, così come delineato dalla Convenzione sulla Diversità Biologica e dai principi di Addis Abeba sull’uso sostenibile della Biodiversità, impone che la gestione delle fonti energetiche sia programmata nel rispetto della piena armonia con l’erogazione dei servizi ecosistemici, come definiti dal Millenium Ecosystem Assessment, e continuamente monitorata e rimodulata in quest’ottica. Le attività umane, pertanto, dovrebbero essere programmate in modo tale da, non solo non ostacolare, ma addirittura potenziare i servizi ecosistemici in una prospettiva globale. Ne discende che la sostenibilità dell’implementazione nei parchi di impianti energetici, come del resto di ogni altra opera, deve essere valutata attentamente fin dalla sua pianificazione/programmazione. In breve, la realizzazione degli impianti dovrebbe essere prevista nei Piani dei Parchi e questi ultimi dovrebbero, a loro volta, aver superato una valutazione ambientale strategica. In mancanza dello strumento di piano, può essere utilizzata ogni altra pianificazione, ferma restando la premessa di una valutazione strategica. Per comprendere come l’ambiente naturale “assorbe, ricicla o depotenzia” rifiuti e inquinamento si debbono individuare le forze che mantengono l’equilibrio stazionario e quelle che tendono ad alterarlo, cioè le pressioni ambientali. Analizziamo ora il concetto di “pressione ambientale” nei confronti degli ecosistemi. La direttiva Habitat nel trattare l’incidenza delle attività umane sugli ecosistemi (Art. 6) parla di degrado degli habitat e perturbazione di specie (animali e vegetali). Un intervento (realizzazione di un piano o di un progetto) quando non agisce direttamente sugli habitat, appunto degradandoli o alienandone le matrici ambientali, o sulle specie, con la cattura e l’uccisione, produce una perturbazione che si propaga attraverso un mezzo (aria, acqua, suolo) e raggiunge il bersaglio ambientale (habitat e specie) provocando un eventuale impatto. La rilevanza della perturbazione e le sensibilità e vulnerabilità degli ecosistemi rispetto al tipo di perturbazione di cui si parla determinano la significatività dell’impatto. Altre

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    attività possono agire sinergicamente sullo stesso sito e nella valutazione della significatività degli impatti devono essere presi in considerazione gli effetti cumulativi. Il bersaglio ambientale, a sua volta, può essere più o meno vulnerabile alle perturbazioni e potrebbe tornare autonomamente all’equilibrio in breve tempo (capacità di resilienza) oppure subire alterazioni permanenti. Inoltre, l’effetto della perturbazione (impatto) è tanto più significativo quanto più il bersaglio è importante in termini di valore biogeografico e per la conservazione. In sintesi, una buona valutazione degli effetti di un piano e di un progetto sugli ecosistemi dovrebbe considerare:

    • la rilevanza della perturbazione, • gli effetti cumulativi che si integrano nel percorso dalla sorgente della

    perturbazione al bersaglio, • la vulnerabilità degli elementi del bersaglio (i costituenti dell’habitat e le specie

    interessate dall’impatto), • il valore biogeografico delle specie, • l’importanza per la conservazione degli habitat e delle specie considerate.

    Le informazioni di cui agli ultimi tre punti dovrebbero poter essere reperite, ai fini della valutazione, negli studi di settore effettuati per la predisposizione dei piani di gestione dei parchi o, nel caso di siti della rete Natura 2000, nella terza sezione del Formulario Standard, “Informazioni Ecologiche”, riferito ai siti di cui si parla. Purtroppo non sempre questo è vero e la mancanza di dati adeguati è un problema abbastanza comune. Cosa si fa in caso di mancanza di informazioni o di informazioni inesatte o incomplete? L’orientamento della Comunità Europea, che ha poi indirizzato le politiche nazionali e regionali, è ispirato a due principi:

    1. il “principio di precauzione” che suggerisce di non autorizzare l’intervento, o di autorizzarlo con condizioni, quando si sospetti, sulla base della conoscenza empirica del valutatore, un impatto negativo che è difficilmente dimostrabile senza dati;

    2. il principio “chi inquina paga” che assegna ai referenti dell’intervento, ma sarebbe logico anche a chi lo autorizza, la responsabilità civile e penale, ove previsto, del danno ambientale e del ripristino, quando possibile, dello stato imperturbato.

    Non è che con l’osservanza di questi principi si risolvano i problemi posti dalla sostenibilità dello sviluppo. Infatti, col principio di precauzione si ricade nella soggettività dei giudizi, sempre contestabile e che si presta a valutazioni sbagliate, mentre il danno ambientale sarebbe meglio prevenirlo, considerato che gli ecosistemi più importanti per la conservazione, e per i quali si sono costituite le aree protette e le reti ecologiche, sono quelli per cui madre natura ha dedicato centinaia di anni al loro sviluppo e che sopravvivono solo in poche aree del pianeta rispetto alla loro distribuzione originale. Sono quindi impossibili da ripristinare. Sarebbe quindi utile procedere quanto prima all’acquisizione dei dati mancanti e necessari per fornire ai proponenti del piano/programma (non dell’impianto!) risposte preparate con cognizione di causa. Questo processo dovrebbe essere razionalizzato, per evitare duplicazioni di attività e di costi, ed è questo il motivo per il quale nelle tabelle di sintesi presentate per ogni tipologia di impianto FER sono stati inseriti dei suggerimenti riguardanti una serie di misure per la prevenzione degli impatti e per le valutazioni ex-ante che dovrebbero essere predisposte dalle autorità regionali e dai parchi. I suggerimenti sono ben lontani dall’essere esaustivi, ma vogliono fornire esempi. Ad ogni modo, occorre sempre mettersi nelle condizioni di immaginare diversi scenari possibili, di effettuare confronti e non basare mai la valutazione su un solo rigido punto di vista.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    Allo stesso modo, una volta concessa un’autorizzazione, bisognerebbe valutare l’efficacia della valutazione effettuata e quella delle eventuali misure di mitigazione o di compensazione prescritte. Ciò allo scopo di migliorare continuamente le procedure di valutazione. Pertanto, nelle stesse tabelle, per ciascun intervento sono state individuate alcune delle misure da disporre ex-post per il monitoraggio della situazione. Le informazioni che riguardano la rilevanza delle perturbazioni e gli effetti cumulativi, concernono invece, rispettivamente, la conoscenza delle caratteristiche dell’intervento che si intende realizzare e quella del territorio e delle sue dinamiche e pressioni ambientali. Le caratteristiche che ci interessano in un piano o progetto sono i loro aspetti ambientali. Gli aspetti ambientali di un’attività rappresentano il contributo di quell’attività alle pressioni ambientali presenti sul territorio e che sono all’origine degli impatti. Per la definizione di “aspetto ambientale” riteniamo che sia soddisfacente il glossario del Regolamento EMAS (761/2001 Environmental Management Audit Scheme) che fornisce le seguenti definizioni: 1. Aspetto ambientale: elemento di un'attività, prodotto o servizio di un'organizzazione

    che può interagire con l'ambiente; 2. Aspetto ambientale significativo: è un aspetto ambientale che ha un impatto

    ambientale significativo. dove: 3. Impatto ambientale: è qualunque modificazione dell'ambiente, negativa o benefica,

    totale o parziale, conseguente, direttamente o indirettamente, ad attività, prodotti o servizi di un'organizzazione.

    Riguardo al punto 3 abbiamo già chiarito cosa intendiamo con significatività degli impatti e, riguardo al punto 1, abbiamo articolato il concetto di ambiente nelle sue componenti ambientali. Resta da presentare come, nel seguito del presente lavoro, abbiamo caratterizzato gli elementi delle attività che ci riguardano e come abbiamo individuato le loro modalità di interazione con le componenti ambientali. Invero, abbiamo articolato gli elementi di un’attività con i processi necessari per ottenere lo scopo che le attività si prefiggono. All’interno di un’attività un processo è un procedimento da seguire per ottenere un determinato scopo. Per ciascun processo sono quindi state evidenziate le interazioni con le componenti ambientali, appunto gli aspetti ambientali. Siccome nello svolgimento di un’attività esistono diversi livelli gerarchici di processo, innestati uno all’interno dell’altro, il livello di riferimento effettivamente considerato è quello per il quale gli aspetti ambientali erano ben connotati (vale a dire simili tra di loro e diversi dagli altri). Le attività considerate sono quelle relative a:

    • costruzione e messa in esercizio degli impianti; • funzionamento in condizioni ordinarie, straordinarie e di emergenza degli stessi

    impianti; • smantellamento dell’opera e ripristino dello stato dei luoghi.

    Riassumendo gli interrogativi posti nell’interpretazione della terza regola di Daly:

    1. come si caratterizzano “inquinamento e rifiuti” negli impianti di energia da fonte rinnovabile?

    2. quali sono i meccanismi attraverso i quali inquinamento e rifiuti incontrano l’ambiente naturale?

    3. attraverso quali meccanismi l’ambiente naturale “assorbe, ricicla o depotenzia” rifiuti e inquinamento?

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  • Documento di indirizzo per l’individuazione degli aspetti ambientali nelle aree protette

    Le risposte cercate sono: 1. la caratterizzazione degli effetti ambientali degli impianti di produzione di FER è

    effettuata attraverso la descrizione degli aspetti ambientali dei processi svolti per la loro costruzione e funzionamento;

    2. l’alterazione dei fattori ambientali, con conseguente spostamento dall’equilibrio, può comportare il degrado degli habitat e la perturbazione delle specie (animali e vegetali), considerando anche gli effetti cumulativi;

    3. l’ambiente naturale reagisce all’alterazione dei fattori attraverso la capacità di resilienza degli ecosistemi, è questa capacità che determina la significatività degli impatti.

    Senza informazioni sulla localizzazione degli impianti, sulle caratteristiche fisiche del territorio che li circonda e sui tipi di habitat o specie interessati da un possibile impatto, nonché sulle loro caratteristiche di qualità, nulla si può dire riguardo agli impatti e, tanto meno, alla loro significatività. Si possono, però, analizzare gli aspetti ambientali e la loro rilevanza rispetto alle pressioni ambientali che da queste scaturiscono.

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  • Regione Lombardia – Qualità dell’Ambiente  

    PANORAMICA SUGLI ASPETTI AMBIENTALI DEGLI IMPIANTI DA FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE Mario Castorina, Lucia Naviglio

    In questo capitolo si descrivono, in forma generale, gli aspetti ambientali da prendere in considerazione per la costruzione, il funzionamento e lo smantellamento degli impianti energetici da FER. Nelle schede tecniche che saranno presentate più avanti per ciascun tipo di impianto sono riportati, nella prima colonna, i processi che competono alle attività connesse al ciclo di vita dell’impianto e, nella prima riga, le componenti ambientali. Gli aspetti ambientali di un intervento (piano o progetto) emergono dall’incrocio dei processi individuati per ciascuna fase di vita di ogni tipo di impianto con le componenti ambientali. Le componenti ambientali selezionate per l’analisi, come presentate nel capitolo precedente, riguardano:

    • aria: intesa come qualità dell’aria, • rumore: inteso come naturalità dei suoni, cioè assenza di rumori di origine

    antropica, • acqua: intesa come quantità e qualità delle risorse idriche superficiali e

    sotterranee, • suolo: inteso come qualità e naturalità dei suoli, • rifiuti, inteso come integrità delle matrici, cioè assenza di rifiuti, • radiazioni elettromagnetiche e, in particolare, radiazione luminosa, intesa

    come naturalità della radiazione luminosa e del campo elettromagnetico in genere, cioè assenza di inquinamento luminoso e da radiazioni elettromagnetiche,

    • biodiversità: intesa come valore della biodiversità desunto dalla qualità degli habitat, della flora e della fauna,

    • paesaggio, inteso come integrità del paesaggio. Gli aspetti ambientali possono avere una maggiore rilevanza per alcune tipologie di impianti e minore per altri. Infatti, essi dipendono da diversi elementi, tra cui la dimensione degli impianti, le entità delle opere accessorie richieste, le esigenze di posizionamento e così via. Le pressioni originate dall’intervento, a parità di aspetto ambientale, dipendono dalla dimensione e dalla frequenza dell’aspetto ambientale, dall’esistenza di effetti cumulativi prodotti da altre attività umane e dalle caratteristiche del mezzo che veicola la perturbazione. Infine, l’eventuale impatto, a parità di pressione, dipende dalla sensibilità, dall’importanza e dalla vulnerabilità di habitat e specie. Pressioni e impatti, pertanto, potranno essere valutati in modo appropriato solo con un’adeguata conoscenza del te


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