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Lombardia: crollo occupazionale anche per i lavoratori stranieri · 2013-11-06 · regolarmente...

Date post: 14-Aug-2020
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Newsletter periodica d’informazione Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL Anno XI n. 32 del 05 novembre 2013 Consultate www.uil.it/immigrazione Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri Lombardia: crollo occupazionale anche per i lavoratori stranieri Forte crescita a Milano e Lombardia del tasso di disoccupazione tra gli immigrati La crisi miete vittime tra gli immigrati, peggiorando il loro status economico e sociale. Questo trend ha una valenza particolare in una regione come la Lombardia ed una città come Milano, un tempo aree occupazionali per eccellenza. La Fondazione Ismu prende in esame l’andamento occupazionale nella regione tra il 2006 ed il 2012, registrando un calo della quota occupati di oltre 2 punti percentuali (dal 52,5% al 50,2%). Per gli stranieri le cose vanno decisamente peggio: tra il 2011 ed il 2012 in fatti si registra un forte aumento del tasso annuale di disoccupazione, che è passato a Milano città dal 7,2% al 19,4% con un aumento esponenziale del 169%. Il tutto, contro un tasso di disoccupazione generale che è invece stato del 5,7% nel 2011 e del 5,8% nel 2012. Anche il tasso di occupazione a tempo indeterminato è diminuito di 4 punti percentuali a Milano, con gravi conseguenze per chi, oltre a perdere il lavoro, rischia di perdere il diritto a stare in Italia. SOMMARIO Appuntamenti pag. 2 Milano: boom di stranieri disoccupati pag. 2 Assistenza sanitaria per chi attende la regolarizzazione pag. 4 Reato di clandestinità: “inutile e dannoso” pag. 4 Italia – Brasile: confronto su lavoro domestico pag. 5 Profughi: nel 2013 sbarcati in oltre 35 mila pag. 7 Castellammare: polemiche per asilo agli stranieri pag.8 Sicilia: il dramma dei giovani immigrati scomparsi pag. 9 Il sindaco di Milano e l’editore Feltrinelli nuovi portavoce della campagna sulla cittadinanza pag.10 50 milioni di immigrati climatici pag. 11 Assistenza sanitaria: l’immigrazione indispensabile pag. 11 A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil Dipartimento Politiche Migratorie Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751 E-Mail polterritoriali2@uil.
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Newsletter periodica d’informazione

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Anno XI n. 32 del 05 novembre 2013

Consultate www.uil.it/immigrazione Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

Lombardia: crollo occupazionale anche per i lavoratori stranieri

Forte crescita a Milano e Lombardia del tasso di disoccupazione tra gli immigrati La crisi miete vittime tra gli immigrati, peggiorando il loro status economico e sociale. Questo trend ha una valenza particolare in una regione come la Lombardia ed una città come Milano, un tempo aree occupazionali per eccellenza. La Fondazione Ismu prende in esame l’andamento occupazionale nella regione tra il 2006 ed il 2012, registrando un calo della quota occupati di oltre 2 punti percentuali (dal 52,5% al 50,2%). Per gli stranieri le cose vanno decisamente peggio: tra il 2011 ed il 2012 in fatti si registra un forte aumento del tasso annuale di disoccupazione, che è passato a Milano città dal 7,2% al 19,4% con un aumento esponenziale del 169%. Il tutto, contro un tasso di disoccupazione generale che è invece stato del 5,7% nel 2011 e del 5,8% nel 2012. Anche il tasso di occupazione a tempo indeterminato è diminuito di 4 punti percentuali a Milano, con gravi conseguenze per chi, oltre a perdere il lavoro, rischia di perdere il diritto a stare in Italia.

SOMMARIO

Appuntamenti pag. 2

Milano: boom di stranieri disoccupati pag. 2

Assistenza sanitaria per chi attende la regolarizzazione pag. 4 Reato di clandestinità: “inutile e dannoso” pag. 4 Italia – Brasile: confronto su lavoro domestico pag. 5 Profughi: nel 2013 sbarcati in oltre 35 mila pag. 7 Castellammare: polemiche per asilo agli stranieri pag.8

Sicilia: il dramma dei giovani immigrati scomparsi pag. 9

Il sindaco di Milano e l’editore Feltrinelli nuovi portavoce della campagna sulla cittadinanza pag.10 50 milioni di immigrati climatici pag. 11 Assistenza sanitaria: l’immigrazione indispensabile pag. 11

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.

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Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti

Roma 13 novembre 2013, ore 10.30, Teatro Orione Presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2013 “dalle discriminazioni ai diritti” (Giuseppe Casucci, Angela Scalzo) Treviso 16 novembre 2013, 0re 16.00, sede UIL Costituzione UIM di Treviso (Guglielmo Loy) Napoli 14 novembre 2013, ore 10.00, sala della Regione Campania Opera Nomadi: conferenza Meridionale per la regolarizzazione degli operai Rom (Giuseppe Casucci) Roma 18 novembre 2013, ore 18.00, sede ILO via Panisperna Ricevimento per la visita in Italia di Guy Ryder, Direttore Generale dell’International Labour Organization. (Giuseppe Casucci) Roma, 3 dicembre 2013, ex pastificio “Pantanella”, ore 10.00 UIL – ITAL: seminario incontro con la Ministra Cécile Kyenge su riforma dell’Immigrazione (Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo) Bruxelles, 12 dicembre 2013, sede CES ore 09.00 First European Conference of Trade Union Services for migrants (Giuseppe Casucci)

Prima pagina

Boom di disoccupati tra i lavoratori stranieri a Milano e provincia In un anno sono aumentati del 169%. Le condizioni occupazionali variano in base a residenza, genere e Paese di provenienza. Il rapporto della Provincia di Milano

Milano – 29 ottobre 2013 - La crisi miete vittime tra

gli immigrati, peggiorando il loro status economico e sociale, tanto in Lombardia quanto a Milano e Provincia. In entrambi i territori, tra il 2006 e il 2012 la quota occupati è diminuita di oltre 2 punti percentuali: dal 52,5% al 50,2% in Lombardia, dal 53,6% al 51,2% nel milanese. Il tasso di occupazione a tempo indeterminato scende dal 34,3% al 30,1% nel capoluogo lombardo e dal 39,4% al 33,6% nei comuni di provincia. In Lombardia il dato si assesta al 32,5%. Calano contestualmente anche gli immigrati impiegati irregolarmente: in Lombardia sono il 9,7%, nel territorio provinciale il 12,0% (10,8% a Milano e 13,5% nei comuni extra-capoluogo). Sono alcuni dei dati della ricerca "Il mercato del lavoro immigrato in provincia di Milano" realizzata da Provincia e Fondazione Ismu, da oggi disponibile online. A conferma di questi trend negativi, da una parte, il forte aumento annuale del tasso di disoccupazione, passato tra il 2011 e il 2012 dal 7,2% al 19,4% (+169%) a Milano città e dal 10,5% al 13,5% (+23,9%) nelle municipalità dell'hinterland; dall'altra, l'ampliamento della quota di soggetti in cerca d'impiego, che lo scorso anno valeva il 5,8% a Milano e provincia e il 5,6% in Lombardia. La domanda di lavoro immigrato a Milano e provincia si concentra nel comparto dei servizi (53,1%), del turismo (23,5%), dell'industria e delle costruzioni (12,8%) e del commercio (10,6%). Il turismo è tuttavia il solo settore in cui vi è una netta preferenza (41,1%) da parte dei datori di lavoro per personale di origine straniera. La professione più diffusa tra gli stranieri occupati è quella di addetto alla ristorazione e agli alberghi, con quote superiori all'11% sia nel capoluogo, sia nei comuni di provincia. Seguono le figure di operaio edile (9,5%) e operaio generico nell'industria (7,1%) a Milano città; quelle di domestico a ore (9,7%) e assistente domiciliare (9,0%) nell'hinterland. E' in ogni caso evidente come all'interno della popolazione straniera le condizioni occupazionali mutino a seconda della zona di residenza, del genere e della provenienza. Per esempio, le disparità tra uomini e donne, sebbene mitigate dalla congiuntura economica negativa, restano evidenti. Nel 2012, il tasso di attività maschile (63,1%), pur in decrescita rispetto ai dati del 2006 (64,8%), resta nettamente superiore a quello femminile, che negli ultimi anni è comunque cresciuto, assestandosi al 48,5%. Gli uomini risultano sì maggiormente soggetti alla disoccupazione (25,5% vs. 11,8%) e all'occupazione irregolare (12,5% vs. 8,7), ma presentano allo stesso tempo una maggiore propensione al lavoro autonomo e alla imprenditorialità (11,4% vs. 4,7%). Rilevanti sono anche le differenze sul piano etnico: nel 2012, i latini presentano tassi di disoccupazione (13,8%) e di occupazione irregolare (4,6%) più bassi, e si distinguono anche per quote consistenti di occupazione a tempo indeterminato; al contrario, gli

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est europei non comunitari e gli africani sub-sahariani incontrano serie difficoltà lavorative, con una forte disoccupazione ed elevate quote di lavoro irregolare. In costante ascesa in tutta la Lombardia il numero delle imprese straniere, che si caratterizzano per tassi di natalità più elevati, tassi di mortalità più contenuti e, di conseguenza, per tassi di crescita più accentuati. Esse hanno infatti una durata media di 85 mesi (svettano quelle i cui titolari sono marocchini, 158 mesi, ed egiziani, 143), di ben 9 mesi superiore rispetto a quella delle imprese a titolarità italiana. Nel 2012 l'incidenza dell'imprenditoria straniera è più elevata nelle telecomunicazioni (69,3%), nei servizi postali e attività di corriere (53,4%) e nei servizi per edifici e paesaggio (50,8%). Queste dinamiche, l'etnicizzazione di alcuni settori produttivi e i differenti tassi di crescita, hanno portato, nella fase oggetto di studio, ad un progressivo processo di sostituzione degli imprenditori italiani da parte di quelli stranieri. Nel 2006, a Milano e provincia, gli immigrati titolari d'impresa erano 18.954, il 15,1% del totale. Sei anni dopo, nel 2012, se ne contano 26.153 su 118.764, il 22%. A fronte delle 7.000 unità in più tra gli stranieri, fa da contraltare la contrazione del numero di imprenditori italiani: -14.000. In provincia di Milano ha inoltre sede il 26% delle imprese a gestione straniera con base in Lombardia. Scarica Il mercato del lavoro in Provincia di Milano

Circa due milioni di immigrati lavorano, solo 26 mila prendono una pensione Sono 2 milioni di lavoratori immigrati regolari, in più di 300mila hanno un’impresa individuale, creano 10% del PIL italiano, versano tasse e contributi. Ma solo 26 mila prendono una pensione previdenziale.

Roma - 2 novembre 2013 - Sono circa 2 milioni i lavoratori regolari in Italia, mentre il numero di pensionati Inps è esiguo. Molto contenute anche le altre prestazioni sociali. E se lasciano l'Europa prima

che acquisiscano il diritto alla pensione, perdono tutti i contributi. Sono dati resi noti il 30 ottobre dal presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, che insieme al ministro per l'Integrazione Cècile Kyenge ha presentato la campagna “Il lavoro è cittadinanza”, un progetto che si propone di dimostrare l'apporto

positivo che i lavoratori stranieri producono il termini di valore aggiunto e per la contribuzione nei bilanci del nostro sistema previdenziale. I cittadini extra Ue che lavorano in Italia si suddividono in 883mila dipendenti con contratto a tempo indeterminato e circa 270 a tempo determinato, ai quali si aggiungono 467mila lavoratori domestici e 159mila esercenti di attività commerciali. Gli artigiani sono circa 120mila e 19mila i lavoratori subordinati. Inoltre, 136mila sono i lavoratori dipendenti in ambito agricolo, quasi 17mila gli stagionali e circa 1.500 i coltivatori diretti. Quanto alle imprese individuali, sono oltre 300mila gli stranieri non comunitari che hanno avviato questo tipo di impresa, per la maggior parte (132mila) titolari di ditte di commercio all'ingrosso e al dettaglio. Seguono i titolari di ditte di costruzioni (74.600), di attività manifatturiere (27.600), di servizi di alloggio e ristorazione (circa 15mila) e di attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (13.800). Non mancano, tuttavia, presenze importanti di cittadini extracomunitari in settori come agricoltura, selvicoltura e pesca (circa 7mila), trasporto e magazzinaggio (6.500), servizi di informazione e comunicazione (4.400) e attività professionali, scientifiche e tecniche (3.900). "Il lavoro non ha colore, etnie o appartenenza. È solo lavoro, con i suoi diritti": ha detto il ministro per l'Integrazione, Cècile Kyenge, sottolineando che "i dati ci dicono che i lavoratori migranti producono il 10% del Pil". Le prestazioni di cui usufruiscono i lavoratori stranieri, ha sottolineato Mastrapasqua, sono contenute: 323.500 sono che usufruiscono dell'assegno al nucleo familiare; 297mila i titolari di indennità di disoccupazione, 123mila coloro che fruiscono di cassa integrazione e 15.500 i titolari di indennità di mobilità. Ancora, 32.500 ricevono l'indennità di maternità e 15mila beneficiano dei congedi parentali. Peggio ancora quando si parla di pensioni. A fronte di circa due milioni di lavoratori regolarmente assunti, sono solo 26mila i lavoratori stranieri non comunitari che usufruiscono di una pensione previdenziale in Italia, e 38mila quelli che ricevono una pensione di tipo assistenziale. “Con l'attuale sistema, – ha concluso il presidente Inps – se un lavoratore extra Ue va via dall'Italia i contributi che ha versato decadono. Bisogna convertire gli accordi bilaterali per far sì che il lavoratore sappia di poter avere le prestazioni dovunque decida di andare a lavorare".

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Regolarizzazione. Sì al medico di base per chi attende la risposta Nuova procedura per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale. Bisogna presentarsi alla Asl con la ricevuta della domanda

(www.stranieriinitalia.it)

Roma – 4 novembre 2013 - A oltre un anno dalla presentazione delle domande, sono ancora tantissimi i lavoratori stranieri in attesa di regolarizzazione. Ora, però, potranno almeno

iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale con tutti i diritti riconosciuti agli immigrati regolari, ad esempio scegliendosi un medico di base. Il problema in realtà era stato già affrontato, in parte, nell’autunno dello scorso anno. Il ministero dell’Interno aveva stabilito che chi attendeva la regolarizzazione andava iscritto obbligatoriamente al Servizio sanitario nazionale, ma come Straniero Temporaneamente Presente, lo stesso trattamento riservato agli irregolari. L’esame delle domande, però, va per le lunghe, e chi attende una risposta rischiava di rimanere per troppo tempo in un limbo anche per quanto riguarda l’iscrizione al Ssn. Così i ministeri dell’Interno e della Salute , insieme all’Agenzia delle Entrate, hanno trovato un modo per dare a quanti attendono la regolarizzazione “ la possibilità di fruire pienamente del diritto all’assistenza sanitaria”, come spiega una nuova circolare. Basterà presentarsi alla Asl con la ricevuta della domanda di regolarizzazione, sulla quale ci sono i propri dati anagrafici. L’operatore potrà iscrivere il lavoratore al SSn e assegnargli un medico di base utilizzando un codice fiscale provvisorio che dovrebbe essere già presente nel sistema informatico. Se però questo codice fiscale provvisorio non c’è, il lavoratore dovrà recarsi al più vicino ufficio dell’Agenzia delle Entrate per verificare la sua posizione. Dopo l’iscrizione Ssn, al lavoratore straniero verrà anche rilasciato un certificato sostitutivo della tessera sanitaria. Quando poi, finalmente, terminerà la procedura di regolarizzazione, potrà ottenere la tessera vera e propria. Scarica la circolare EP

Giurisprudenza

Reato di clandestinità, i magistrati contro: "E' inutile e dannoso"

(www.dire.it) Roma, 25 Ottobre 2013 - "Non serve indugiare in vane polemiche sul reato di ingresso illegale nel territorio dello Stato, reato palesemente inutile e dannoso e la cui abrogazione non sarebbe certo una concessione all'ingresso incontrollato nei nostri confini". Lo dice il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, nel corso del XXI congresso dell'Anm. "Esso è inutile- spiega-, perché una sanzione pecuniaria non è in grado di esercitare alcun effetto dissuasivo; dannoso, perché ingolfa gli uffici giudiziari, costringendo le Procure della Repubblica a iscrivere nel registro delle notizie di reato migliaia di immigrati; dannoso, ancora, perché intralcia le indagini contro gli scafisti e gli altri responsabili del traffico di clandestini, trasformando questi ultimi da testimoni in coimputati". C'e' un approccio "inutilmente repressivo che continua a ispirare" anche "dopo gli interventi della Corte costituzionale e i richiami del Consiglio d'Europa, la legislazione penale in materia di immigrazione", prosegue Sabelli nel corso del XXI congresso dell'Anm. "Quanto tale approccio sia inutile e sbagliato- spiega- ne hanno offerto, da ultimo, tragica dimostrazione le stragi consumatesi nelle scorse settimane nel mare di Scicli e di Lampedusa. Non serve una demagogica retorica della sicurezza ma piuttosto una gestione del fenomeno che punti su efficaci strumenti amministrativi piuttosto che su quelli penali"

Il procuratore di Novara: "Tempo perso processare i clandestini" Francesco Saluzzo: “Sanzioni ridicole. Ho deciso di accantonare i processi per non sprecare risorse. Sono altri i reati da perseguire”

Roma -28 ottobre 2013 - “Ho deciso di accantonare i procedimenti relativi alla condizione di clandestinità. È una perdita di tempo inseguire fantasmi per tutta Italia a fronte di una

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sanzione irrisoria e un grande impegno della macchina giudiziaria”. Lo ha detto sabato Francesco Saluzzo, capo della Procura di Novara, intervenendo a margine della presentazione di un rapporto sull’immigrazione. “Clandestino – ha sottolineato Saluzzo - non è uguale a delinquente e italiano non è sinonimo di persona perbene. Il problema è che siamo di fronte a una situazione drammatica e impossibile da risolvere. Quindi ho fatto una scelta di cui sono pronto a rispondere se me ne chiederanno conto”. “Ho stabilito – ha spiegato il Procuratore - di accantonare i processi che riguardano l’articolo 6 del Testo Unico sull’immigrazione [mancata presentazione dei documenti n.d.r.]: è un gioco dell’oca alla rincorsa di chi magari non è nemmeno più qui. Una sanzione ridicola a fronte di un processo è prevista anche per l’articolo 10 bis sul reato di clandestinità. Così non ho ritenuto di usare le risorse dell’ufficio per questi reati”. È una posizione in linea con la denuncia dell'Associazione Nazionale Magistrati, secondo la quale il reato di clandestinità è “inutile e dannoso”. Saluzzo ha lanciato però l’allarme su altri crimini che hanno per protagonisti i cittadini stranieri. “Assistiamo preoccupati al moltiplicarsi di violenze familiari, in forme che arrivano anche alla segregazione, da parte di stranieri nei confronti di coniugi o figli che vogliono “occidentalizzarsi”. Un caso è emerso in questi giorni: la vittima era stata addirittura ritirata da scuola da due anni” ha raccontato. In questi casi, ha commentato, “è necessaria una sorta di “prevenzione culturale”. Bisogna far comprendere che certi atteggiamenti qui non sono tollerati. Sulla clandestinità, invece, non ho ricette: gli strumenti penali non servono, quelli amministrativi come l’espulsione sono molto difficili da attuare”.

Società

“Il lavoro è cittadinanza”: la campagna di sensibilizzazione del Ministero dell’integrazione e dell’Inps

Un’iniziativa per sensibilizzare e far riflettere sull’importanza dei lavoratori stranieri in Italia.

“La ministra per l’integrazione Cecile Kyenge e Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, presenteranno alla stampa, mercoledì 30 ottobre alle 18, presso la sala Monumentale di Largo Chigi 19, la campagna Il lavoro è cittadinanza. Saranno presenti Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro

alla Camera dei deputati, e Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato. Lo annuncia il Ministero dell’integrazione. “Il progetto, promosso dalla ministra Kyenge in collaborazione con l’Inps – si legge nella nota – si propone di comunicare il positivo apporto che i lavoratori migranti producono in termini di valore aggiunto nel Pil e per la contribuzione nei bilanci del nostro sistema previdenziale. I lavoratori provenienti da altri Paesi sono una parte importante dello sviluppo economico, sociale e culturale del nostro Paese, sia come lavoratori dipendenti, autonomi o parasubordinati, sia come imprenditori”. Per Kyenge “lo scopo della campagna è far riflettere, grazie alla più approfondita conoscenza di questi dati, sull’importanza dei lavoratori stranieri in Italia. Uomini e donne che spesso siamo abituati a vedere soltanto come un problema, ma non come una risorsa”. Per Mastrapasqua “è importante comunicare a tutti i cittadini che il lavoro non ha colore, etnia, lingua o religione. Il lavoro è lo strumento di contribuzione alla crescita della comunità nazionale”. Durante la presentazione verrà proiettato lo spot Il lavoro è cittadinanza. Lo scopo del progetto è di sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso i media e gli organi di stampa, sul fatto che un migrante che lavora in Italia non è un ospite, ma un lavoratore nel pieno dei suoi diritti così come stabilito dalla Costituzione italiana. Un lavoratore che produce reddito per sé e una risorsa per tutto il Paese.

Italia - Brasile: un confronto sul tema del lavoro domestico Una full immersion di tre giorni sul tema del lavoro domestico si è svolta la scorsa settimana a Roma presso l'ILA, Istituto Latino Americano grazie ad una iniziativa promossa dal CISP in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nell’ambito del programma comunitario Eurosocial II.

Di Francesca Ferrari, www.ilorome.org

Roma, 29 ottobre 2013 - Al Workshop, organizzato su richiesta del governo del Brasile, ha partecipato una

delegazione brasiliana del Ministério da Previdência Social,

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e rappresentanti governativi di Italia, Francia, Spagna e Belgio e delle parti sociali italiane che si sono resi disponibili a fornire ai colleghi d'oltreoceano nozioni e informazioni sulle rispettive legislazioni e prassi in materia di lavoro domestico in vista della ratifica da parte del Brasile della Convenzione ILO 189. Il Brasile è infatti tra quei paesi che ha avviato un processo di riforma legislativa sul lavoro domestico e quest’anno l’ILO stessa ha facilitato la riforma costituzionale che garantisce ai lavoratori domestici gli stessi diritti degli altri lavoratori. Il prossimo passo per il Brasile sarà creare istituzioni e costruire capacità in grado di mettere in pratica le nuove misure. Partendo dai risultati di un progetto europeo affidato all'ILO "Promuovere l'integrazione socio-economica dei lavoratori migranti domestici in Europa", è stato possibile mettere intorno ad un tavolo esperti governativi di alto livello dei 4 paesi europei che il primo giorno hanno illustrato ai colleghi brasiliani le rispettive caratteristiche e peculiarità sul tema del lavoro domestico, con particolare riferimento alla sicurezza sociale e alla copertura assicurativa. Il secondo giorno è stato dedicato alle ricerche condotte nell'ambito del Progetto ILO nei 4 paesi interessati, compresa l'Italia. Il terzo giorno, infine, ha visto le parti sociali italiane (CGIL, CISL e UIL e Assindatcolf e Fidaldo) illustrare agli ospiti brasiliani l'importanza e le specificità della contrattazione nazionale per questa particolare tipologia di lavoro. E infatti il caso italiano ha destato molto interesse, non solo per la sua antica e consolidata normativa e prassi nazionale sul tema, ben illustrata dalla rappresentante dell'INPS e dal documento preparato per l'occasione dal Ministero del Lavoro, ma soprattutto per il ruolo determinante che le parti sociali svolgono nel miglioramento delle condizioni sia dei lavoratori che dei datori di lavoro di questo settore. Secondo i dati INPS, attualmente sono circa 800 mila i lavoratori domestici regolari in Italia ma le stime sindacali sostengono che questo dato rappresenti solo 1/3 del totale. Ciò significa che i 2/3 si trova nella totale informalità. Basti pensare che nel 2009, una regolarizzazione limitata a colf e badanti, ha portato ad una emersione di quasi 400 mila persone. E’ un settore caratterizzato dal 90% di manodopera femminile, di cui l'80% migrante. L’intreccio di questa professione con l’immigrazione, ma anche la natura stessa del rapporto di lavoro (tra lavoratori e famiglie), rende difficile l’attività di ispezione e rende complicato al sindacato svolgere la funzione di tutela dei propri iscritti e dei lavoratori in generale. E’ questa una difficoltà di rappresentanza che hanno i sindacati ma anche le associazioni dei datori di lavoro. Nella maggior parte dei casi, infatti, il lavoratore o la famiglia si rivolgono alle istanze competenti solo se nasce un conflitto al momento

della rottura del rapporto di lavoro. Oltre che dal punto di vista socio-economico, quello del lavoro domestico è un settore "anomalo" anche dal punto di vista antropologico in quanto spesso il lavoratore è considerato come un servo o un membro della famiglia. Dall’altro lato, sottolineano i datori di lavoro, le famiglie non possono essere considerate e trattate come una multinazionale. La finalità del datore di lavoro non è ottenere un profitto e il luogo di lavoro non è un'unità produttiva. Benché l’Italia sia considerata un buona pratica in ambito europeo, con il più antico contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore domestico che risale al 1974 e che copre oggi praticamente tutti gli aspetti relativi alla condizione ed al rapporto di lavoro nel settore, molto resta ancora da fare e le parti sociali hanno individuato due aspetti che contribuirebbero a migliorare in maniera significativa la situazione. Innanzitutto è fondamentale promuovere una grande operazione di regolarizzazione. La proposta delle parti sociali al governo per far emergere il sommerso è la defiscalizzazione totale degli oneri. Questa operazione sarebbe a costo zero per il governo, spiegano le parti sociali, in quanto l'impegno finanziario pubblico iniziale sarebbe successivamente compensato dal versamento dei contributi dei lavoratori emersi. Un altro aspetto riguarda la professionalizzazione del settore e le parti sociali stanno collaborando in tal senso, anche attraverso gli enti bilaterali, affinché si riconosca a questa professione una sua dignità. La formazione professionale è il mezzo per raggiungere questo obiettivo e sono in corso studi di settore per capire come sviluppare programmi mirati ad accrescere la professionalità di questi lavoratori che non possono continuare ad essere considerati di serie b. Quello del lavoro domestico quindi è un settore che andrebbe valorizzato non solo per la sua funzione sociale con una popolazione che invecchia sempre più bisognosa di cure e assistenza, ma anche perché, nonostante la crisi, è l’unico settore che ha registrato un aumento dei posti di lavoro. Negli ultimi due anni abbiamo anche assistito ad un cambiamento dello scenario con l’aumento della presenza italiana nel settore come effetto della crisi. L’Italia è dunque un paese all'avanguardia nella regolamentazione del settore domestico, tanto da essere quasi completamente allineata alla Convenzione ILO 189 che l’Italia ha ratificato alla fine del 2012. L’unico aspetto che prefigura differenze di trattamento tra lavoratrici italiane e straniere, è il tema delle tutele delle lavoratrici madri, in particolare la durata del congedo per maternità ed il periodo nel quale esse non possono essere licenziate, ma su questo c'è l'impegno del governo di arrivare ad un totale allineamento con la Convenzione. Benché vi siano profonde differenze con la realtà italiana, il ruolo

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chiave del dialogo sociale nella disciplina di un settore così delicato e variegato è stato recepito dalla delegazione brasiliana che ha chiesto ulteriori approfondimenti. Il tema del lavoro domestico continua ad essere all’ordine del giorno a livello internazionale. Proprio pochi giorni fa si è tenuta all’ILO di Ginevra una discussione ad hoc nel corso del Consiglio di Amministrazione sui progressi compiuti all’indomani dell’adozione della Convenzione 189 e sulle sfide ancora da affrontare. Tra queste, la prima riguarda la transizione dall’economia informale a quella formale essendo quello del lavoro domestico uno dei settori con il più elevato livello di informalità al mondo. A conclusione della discussione, il Consiglio di Amministrazione dell’ILO ha annunciato che sarà organizzata una conferenza di alto livello sul tema del lavoro domestico.

Rifugiati

Nel 2013 sbarcati in Italia 35mila migranti (Tra cui 9.805 siriani)

(Fonte: Consiglio italiano per i rifugiati) 17 ottobre 2013 - Nella

conferenza promossa l'altro ieri dal CIR, il Prefetto

Riccardo Compagnucci – Capo dipartimento

Vicario Dipartimento delle Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno - ha presentato i dati aggiornati degli sbarchi: per il 2013: dal 1° gennaio al 14 ottobre sono sbarcati in Italia 35.085 migranti, di cui 9.805 siriani, 8.443 eritrei, 3.140 somali, 1.058 maliani, 879 afgani. Di queste il 73% del totale degli arrivati, circa 24mila persone, necessitano di protezione internazionale. Per quanto riguarda i porti di provenienza 21.027 vengono dalla Libia, 8.159 Egitto, 1.825 dalla Turchia, 1.650 dalla Grecia e 1.480 dalla Siria. Il Prefetto Compagnucci ha anche sottolineato come 25.000 migranti siano stati tratti in salvo grazie a operazioni di soccorso in mare da parte delle autorità italiane.

Europa

Consiglio europeo: “principio di

solidarietà” e potenziamento di Frontex. Tutto il resto rimandato a giugno 2014.

Bruxelles, 28 ottobre 2013 - Accettazione del principio di solidarietà, in base al quale gli sbarchi di immigrati non possono essere un problema gestito solo dagli Stati che si affacciano sul mare;

accordo sulla necessità di un’azione determinata per evitare drammi umani e di cooperare con i Paesi dai quali emigrano migliaia di persone disperate “per fronteggiarne le cause e sviluppare una politica per i ritorni”. Sì a una serie di misure per l’emergenza: rafforzamento di Frontex, l’agenzia di gestione delle frontiere e l’attuazione rapida del nuovo sistema di sorveglianza dei mari. Sono queste le conclusioni del Consiglio europeo, che ha accolto la richiesta dell’Italia – spalleggiata da Francia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro – di discutere, sulla scia della tragedia di Lampedusa, già nel summit del 24 e 25 dicembre le questioni migratorie. Restano aperti tutti i temi del “medio termine” a cominciare dalla “divisione” delle responsabilità che chiama in causa gli Stati nei quali gli immigrati si distribuiscono da sud e da sud-est. Tutto è stato rimandato a giugno: nessun Governo vuole affrontare le elezioni europee con un argomento così scottante per paura di alimentare un voto euroscettico. Ecco i cinque paragrafi del testo delle conclusioni del vertice sulla questione immigrazione: “46. Il Consiglio europeo esprime profonda tristezza per la recente e tragica morte di centinaia di persone nel Mediterraneo che ha sconvolto tutti gli europei. Sulla base dell’imperativo della prevenzione e della protezione e ispirandosi al principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità, occorre intraprendere un’azione decisa per prevenire la perdita di vite in mare e per evitare che tali tragedie umane si verifichino nuovamente. 47. Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di affrontare le cause profonde dei flussi migratori potenziando la cooperazione con i paesi di origine e

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di transito, anche attraverso un appropriato sostegno dell’Ue allo sviluppo e un’efficace politica di rimpatrio. Chiede inoltre una cooperazione più stretta con le pertinenti organizzazioni internazionali, in particolare l’Unhcr e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni nei Paesi terzi interessati. Occorre intensificare la lotta contro la tratta e il traffico di esseri umani non soltanto nel territorio degli Stati membri dell’Ue ma anche nei Paesi di origine e di transito. Inoltre, il Consiglio europeo chiede di rafforzare le attività di Frontex nel Mediterraneo e lungo le frontiere sudorientali dell’Ue. La rapida attuazione da parte degli Stati membri del nuovo sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur) sarà determinante per facilitare il rilevamento delle navi e degli ingressi illegali, contribuendo a proteggere e salvare vite umane alle frontiere esterne dell’Ue. 48. Il Consiglio europeo invita la task force per il Mediterraneo, di recente istituzione, guidata dalla Commissione europea e comprendente Stati membri, agenzie dell’Ue e il Seae, a individuare – sulla base dei principi di prevenzione, protezione e solidarietà – le azioni prioritarie per un utilizzo a breve termine più efficiente delle politiche e degli strumenti europei. La Commissione riferirà al Consiglio nella sessione del 5-6 dicembre 2013 in merito ai lavori della task force al fine di prendere decisioni operative. La presidenza riferirà al Consiglio europeo a dicembre. 49. Il Consiglio europeo ritornerà sulle questioni dell’asilo e della migrazione in una prospettiva più ampia e più a lungo termine nel giugno del 2014, quando saranno definiti orientamenti strategici per l’ulteriore programmazione legislativa ed operativa nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia”.

Rifugiati (Cir): "Dal consiglio europeo risposte insoddisfacenti"

Roma, 26 ottobre 2013 - "Dobbiamo riconoscere che c’è stato un cambiamento importante nel linguaggio utilizzato al Consiglio Europeo: si parla in maniera diffusa dei principi di solidarietà e collaborazione che dovranno impregnare le future politiche europee, e questo ci sembra un risultato della politica portata avanti con fermezza dal Governo Italiano. Ma siamo allo stesso tempo fortemente delusi perché non sono state introdotte le misure per l’apertura di canali di ingresso legale e protetto nel territorio dell’Unione per le persone che hanno bisogno di protezione internazionale". E' quanto dichiara Chirstopher Hein direttore del CIR. "Con le operazioni di soccorso - sottolinea Hein - si potrà cercare di limitare le vittime nel Mediterraneo, ma senza l’apertura di un

canale umanitario non si potrà evitare che altre persone rischieranno le loro vite in disperati viaggi via mare. Speravamo nei visti umanitari, nella possibilità di chiedere asilo nei Paesi di transito, nel re insediamento: tutto questo è assente". "Su questo versante le uniche risposte concrete identificate dal Consiglio Europeo - prosegue il direttore del Cir - sono quelle che rafforzano i sistemi di sorveglianza e controllo che per la prima volta vengono messi in agenda come compiti europei che dovranno essere portati avanti dall’agenzia Frontex. Sicuramente un riconoscimento importante alla posizione dell’Italia, ma il tema del soccorso in mare deve essere però coniugato, e questa sembra una grande assenza, con il rispetto del diritto d’asilo. Quali saranno le regole di ingaggio delle operazioni Frontex? Dove verranno fatti sbarcare i migranti intercettati"? “Deve essere chiaro per l’Italia, come per gli altri Paesi Europei - spiega Hein - che né la Libia né l’Egitto possono essere considerati porti sicuri: le missioni di pattugliamento devono servire per mettere in salvo vite e portarle sul territorio dell’Unione Europea. A questo proposito l’enfasi messa nel sottolineare l’importanza della cooperazione coi paesi terzi, che nelle intensioni del Consiglio Europeo dovrebbe rendere più efficace anche il ritorno dei migranti, deve obbligatoriamente sottostare al rispetto degli obblighi internazionali nei Paesi di confine e di transito per garantire la dignità umana e il diritto alla protezione. Ad oggi fare accordi con la Libia che impediscano l’arrivo dei rifugiati o che favoriscano la loro riammissione sul territorio è semplicemente inimmaginabile.”

Castellammare - Asilo agli immigrati, operai in rivolta Una reazione in un certo senso attesa viste le grandi difficoltà che stanno affrontando negli ultimi anni.

Castellammare di Stabia, 4 novembre 2013 - Mondo operaio stabiese in subbuglio per l'ormai famosa delibera per accogliere ed integrare i rifugiati a Castellammare di Stabia. Una reazione in un certo senso attesa viste le grandi difficoltà che stanno affrontando negli ultimi anni. A farsi portavoce di questo malessere è Francesco Martinelli, presidente del Comitato Operai Stabiesi. "Come è possibile che il Comune stanzi 96mila euro per accogliere gli immigrati quando non riesce ad integrare nemmeno i

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suoi cittadini - dice Martinelli - Una giunta che delibera un provvedimento così importante ed impegnativo per le casse comunali senza consultarsi prima con i propri consiglieri non è ammissibile. E questi ultimi, a cui noi classe operaia abbiamo dato i nostri voti e la nostra fiducia, perchè non intervengono apertamente? Non hanno nulla da dire? Anche a loro sta bene che si spendano tanti soldi in questo modo? Ci spiace vedere che anche un'amministrazione di centrosinistra operi con le modalità ed i criteri di quella di Bobbio, che abbiamo sempre ed aspramente combattuto. Non vorremmo trovarci ben presto a fare altrettanto con l'amministrazione Cuomo". "Abbiamo già chiesto spiegazioni al sindaco - racconta Giuseppe Giovedì, consigliere comunale in quota SEL nonchè sindacalista della Fincantieri - Abbiamo scritto a Cuomo, poichè in questo momento il primo impegno di un'amministrazione di centrosinistra è dare valore ai lavoratori e fare in modo da creare occupazione a Castellammare. Anche se il progetto messo in campo è da lodare come iniziativa umanitaria, in questo momento la città ha altre priorità. In ogni caso, c'era bisogno anche di una maggiore trasparenza". La rabbia degli operai, in questo caso dei cassaintegrati dell'indotto Fincantieri, è in questo momento ai massimi livelli. Il decreto di proroga dei sussidi non è stato ancora varato e già lo scorso mese non hanno percepito alcun reddito. Lo scontro sulla delibera 46 prosegue anche all'interno del centrosinistra, in piazza come su internet. La pubblicazione di uno stralcio della delibera su facebook da parte di Alfonso Natale, sindacalistica della CGIL che in campagna elettorale è stato vicino a Matteo Cosenza, ha suscitato la reazione indignata di Nora di Nocera, uno dei referenti delle associazioni aderenti al progetto e vicina al PD. "A coloro che sono in cerca di occupazione le considerazioni!": questo il commento finale di Natale alla pubblicazione. "Caro Alfonso - ha replicato sempre su fb Nora di Nocera - mi fa piacere che ti interessi dei 477 euro lordi al mese che guadagnerei per tre anni nel caso il progetto completamente finanziato dal ministero dell'interno venisse approvato. Il senso del pudore non mi consente di risponderti per le rime. Ti consiglierei di pensare agli stipendi ingiusti che vengono percepiti dalle tue parti". Dalla difesa all'accusa. "Certe schifezze da persone che conoscono la tua storia proprio non te l aspetti" conclude Di Nocera poi più replicare all'interno della discussione. Insomma, anche se sindaco ed assessore hanno dichiarato che la delibera non verrà ritirata, c'è da attendersi ancora qualche reazione e considerazione su questo argomento.

Immigrazione: in Sicilia, il dramma

dei giovani migranti scomparsi Le ondate migratorie dirette in Sicilia stanno partorendo il fenomeno dei 'giovani spariti nel nulla': di cosa si tratta e perchè le autorità locali annunciano l'allarme.

(www.immigrazione.biz ) L'ultimo dramma accaduto a Lampedusa ha lasciato sgomenta l'intera opinione pubblica. Ma pochi sanno che dietro quei cadaveri portati in riva dal mare, oltre gli sguardi dei sopravvissuti e lo sforzo umanitario dei volontari accorsi sull'Isola, tra le sue pieghe l'immigrazione clandestina nasconde un altro inquietante fardello morale. a gennaio ad oggi infatti, come del resto accade di anno in anno, dal triangolo siciliano di Siracusa, Pozzalo e Portopalo sono spariti ben 500 migranti: uomini, donne e bambini hanno scavalcato le mura e oltrepassato i cancelli di quei luoghi angusti nei quali sono stati ammassati al loro arrivo sull'isola. Per lo più giovani, o persino ragazzini, che con la paura del rimpatrio e con la speranza di darsi a una nuova vita, se la sono data a gambe dai centri d'identificazione a cui erano stati assegnati. Queste giovani vite possono esser finite nelle mani dei trafficanti, o sbarcate in qualche campo di raccolta, o ancora aver preso una qualunque destinazione europea: fatto sta che si tratta di persone che l'Italia continuerà a nascondere dietro la cecità delle sue leggi. Il fenomeno dei migranti scomparsi nel nulla sta affliggendo l'intera Sicilia, ed in particolar modo la città di Siracusa che per voce del suo sindaco Giancarlo Garozzo lancia un disperato grido d'allarme: "Siccome arrivano nelle coste del mio Comune oppure vengono trasferiti nel mio territorio, allora la competenza è nostra e dovremmo pagare le rette, che vanno dai 50 ai 70 euro, ma noi non abbiamo le risorse e nemmeno le strutture adatte ad ospitarli. Ho scritto diverse lettere al ministro Angelino Alfano, che ha promesso interventi concreti ma ancora non è stato fatto nulla." Insomma, oltre il danno c'è la beffa. Perché se è vero che l'assenza dello Stato sul fronte migratorio si ripercuote sulle già precarie casse comunali, è anche vero che il prezzo di questa gestione incontrollata continuano a pagarlo gli stessi migranti. Ragazzi, che per non veder lesi i loro diritti si sentono costretti alla fuga clandestina e ad una vita da trascorrere nell'illegalità permanente.

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Il sindaco Pisapia e l'editore Carlo Feltrinelli nuovi portavoce della Campagna "L'Italia sono anch'io"

Milano, 31 ottobre 2013 - I promotori della Campagna “l’Italia sono anch’io” hanno incontrato a Milano il sindaco Giuliano Pisapia e l’editore Carlo Feltrinelli, a cui hanno proposto di assumere il ruolo di portavoce della Campagna, in

sostituzione del sindaco di Reggio Emilia Del Rio, nominato ministro. I due nuovi portavoce, assumendo questo impegno, hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalle organizzazioni promotrici su un tema come quello della riforma della cittadinanza, oggi particolarmente sentito e urgente. Pisapia e Feltrinelli si sono quindi impegnati a inviare una richiesta di audizione alla Commissione Affari Costituzionali, per sollecitare la calendarizzazione della discussione alla Camera e accelerare la conclusione dell’iter. Tutti hanno convenuto sulla necessità di rilanciare con efficacia i temi sollevati dalla Campagna – riforma della cittadinanza e diritto di voto alle amministrative per i cittadini residenti di origine straniera –, temi oggetto di due proposte di legge di iniziativa popolare sottoscritte da duecentomila persone e già depositate in Parlamento. Si è deciso di proiettare la Campagna in una dimensione europea, anche in vista della prossima scadenza elettorale per il rinnovo dell’Europarlamento, con un primo importante appuntamento il prossimo 18 dicembre, Giornata internazionale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti. “L’Italia sono anch’io” è promossa da: Acli, Arci, Asgi-Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Città del Dialogo, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Comunità di Sant’Egidio, Coordinamento nazionale degli Enti locali per la Pace e i Diritti umani, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Legambiente, Libera, Lunaria, Il Razzismo è una Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco, Uil, Uisp.

Eventi

UIL – ITAL: incontro con la Ministra per l’integrazione Cécile Kyenge

L’immigrazione cambia, cambiamo le sue norme Roma, 3 dicembre 2013 - ex pastificio Pantanella, via Casilina, ore 09.30

Dopo 10 anni di crescita

ininterrotta, la presenza di stranieri nel nostro Paese segna una lunga battuta d’arresto a

causa della crisi economica e difficilmente rivedrà i tassi di afflusso dell’ultimo decennio. In un certo senso, siamo di fronte ad un mutamento di scenario che è necessario tener di conto, se vogliamo comprendere come cambia l’immigrazione e quali siano le risposte adeguate da dare. La crisi sta modificando progressivamente le prospettive economiche e occupazionali dei migranti che si trovano apertamente in competizione con i nuovi disoccupati italiani. Non sono pochi però gli stranieri che decidono di lasciare il nostro Paese (assieme a molti nostri giovani) per cercare altrove un futuro migliore. Sul versante del Mar Mediterraneo, gli arrivi dall’Africa sono in forte aumento, anche a causa di instabilità sociali, guerre e persecuzioni. Si tratta spesso di potenziali richiedenti asilo o rifugiati che non possono essere trattati alla stregua di migranti economici irregolari, in quanto fuggono da situazioni che mettono a rischio la loro vita. Anche alla luce di questi profondi cambiamenti, l’attuale normativa appare ancor più inadeguata a governare il fenomeno in modo efficace ed al contempo rispettoso dei diritti della persona. Per la UIL, dunque, è tempo di ripensare ad una riforma della legislazione sull’immigrazione e dell’asilo: si tratta per noi di correggerne gli aspetti discriminatori e di rendere efficace il meccanismo d’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, con l’obbiettivo di favorire l’occupazione legale e combattere quella sommersa. Per quanto riguarda l’asilo, è urgente avere anche in Italia una legge organica in materia nonchè una concreta politica di accoglienza per i

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rifugiati. C’è poi l’aspetto dei diritti di cittadinanza su cui sono stati presentati in Parlamento 20 proposte di legge e su cui è iniziato un lento confronto in Commissione Affari Costituzionali. Un tema, per noi molto importante, in predicato da molti anni e su cui si stenta a trovare la quadra tra i diversi gruppi politici. Come Uil e Ital, abbiamo deciso di confrontarci su tutto questo, promuovendo un evento ed invitando due ospiti di eccezione: la Ministra per l’integrazione On.le Cécile Kyenge, ed il prof. Antonio Golini, demografo e presidente dell’Istat. L’occasione sarà un seminario nazionale che terremo il 3 dicembre prossimo a Roma, Sala Convegni AIL, via Casilina 5 Per l’occasione verrà convocato il Coordinamento Nazionale Immigrati e la rete di quadri e dirigenti Ital da tempo impegnati nel territorio con azioni concrete e con iniziative tese a sensibilizzare, su questi temi, istituzioni, lavoratori e associazioni. Il seminario è anche aperto a chiunque voglia partecipare. Grande spazio verrà dato al confronto tra i partecipanti, a partire dai nostri quadri immigrati impegnati in categoria e nelle realtà territoriali, e gli ospiti.

CNR – Immigrati, oltre 50 milioni quelli del clima.

Roma, 3 novembre 2013 - Si tratta di un aspetto poco

focalizzato, nell'ambito del dibattito sulle migrazioni, ma che gli esperti ritengono rischi di diventare

davvero preoccupante: i flussi di popolazione legati ai fattori ambientali. Le stime del 2010 parlano di ben 50 milioni di 'profughi del clima' ma secondo l'Iom, l'Organizzazione per le migrazioni, già nel 1990 si contavano 25 milioni di persone che hanno cominciato a le loro terre a causa di problematiche ambientali, inquinamento, desertificazione, siccità. Sempre secondo lo Iom una persona ogni 45, nel mondo, potrebbe essere sfollata a causa del Climate Change. Un fenomeno che finisce per aggravare il problema, considerando le ricadute che uno spostamento così consistente può avere sugli equilibri già precari dei territori coinvolti. "Le emergenze ambientali e il cambiamento climatico stanno provocando e provocheranno sempre più problemi di ordine sociale, oltre che economico'', dichiara il direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente (Dta) del Cnr,

Enrico Brugnoli, in un articolo sul nuovo numero dell'Almanacco della Scienza del Cnr dedicato alle migrazioni. ''Le migrazioni di massa a causa di scarsità di risorse, alluvioni e altri eventi estremi, raggiungeranno - spiega Brugnoli - livelli preoccupanti se non si provvederà ad adottare politiche adeguate a livello globale. Queste criticità tra l'altro implicano aspetti giuridici ancor più complessi di quanto già non sia per il fenomeno delle migrazioni in generale, poiché questo specifico caso ancora non trova una forma di riconoscimento, ad esempio lo status di rifugiato. Va inoltre considerato che abbandoni consistenti delle terre possono comportare ulteriori pressioni e causare maggiori squilibri ambientali''. Anche un gruppo di scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che studia i cambiamenti climatici su mandato Onu, ha confermato che la migrazione umana potrebbe essere ''uno dei fattori piu' importanti'' dei cambiamenti climatici. ''La disponibilità di risorse e l'attenzione ai problemi dell'ambiente sono centrali'', prosegue Brugnoli. ''Il vero interrogativo da porsi a questo punto e' come mai, nonostante l'attenzione internazionale su questa delicata questione, ancora oggi circa 900 milioni di persone soffrono la fame e una quota ancor maggiore e' afflitta da problemi di malnutrizione. E' necessario perciò che vengano adottate adeguate contromisure''.

Immigrazione e salute

Pubblicato il 23/10/2013

Assistenza sanitaria in Italia: l’immigrazione indispensabile

Caterina Francesca Guidi & Laura Bartolini La domanda di assistenza sanitaria a livello globale è in crescita. Nei paesi in via di sviluppo e emergenti la domanda di assistenza cresce con il miglioramento delle condizioni socio-economiche e con l’allargamento della copertura sanitaria a fasce più ampie della popolazione. Nei paesi più avanzati l’aumento e la trasformazione della domanda sono dovuti all’invecchiamento della popolazione, per cui cresce il numero di cittadini affetti da malattie croniche e bisognosi d’assistenza. Questi cambiamenti non sono però bilanciati da un’adeguata offerta di personale. Secondo stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità a livello mondiale mancano circa 4,3 milioni di unità nel

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settore sanitario e, sebbene i deficit più acuti siano rilevati nei PVS, il problema riguarda anche i paesi più avanzati, soprattutto quelli europei (WHO, 2011). Per l’UE, la Commissione Europea ha stimato nel 2010 che la mancanza di personale sanitario potrebbe raggiungere la cifra di un milione di operatori entro il 2020, sebbene con rimarchevoli differenze tra gli Stati Membri. Per colmare questa lacuna, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha adottato il Codice di Condotta per il Reclutamento Internazionale di Personale Sanitario nel 2010. Il Codice detta le linee guida da seguire per agevolare l’assunzione di personale sanitario straniero, riconoscendo condizioni lavorative adeguate e un salario equo e promuovendo la migrazione circolare degli operatori. La situazione italiana e il bisogno di medici stranieri In questo contesto l’Italia vive una duplice emergenza, che mette seriamente a rischio la garanzia di accesso a un livello uniforme di assistenza ai propri cittadini, pilone fondante del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Dal 1999 (Legge 264 del 2 agosto 1999) è stato introdotto il “numero chiuso” alle Facoltà di Medicina (e anche a altre): una decisione contrastata , sia nella logica generale sia nelle sue applicazioni pratiche (tra brogli, ricorsi al TAR, differenze di criteri tra Atenei, domande “originali” nei test, ...), determinata soprattutto dall’eccessivo numero di medici presenti allora in Italia rispetto agli standard e alle raccomandazioni dell’Europa e dal troppo elevato numero di matricole. L’effetto della legge è stato un drastico calo delle immatricolazioni (da oltre 100 mila a circa 10 mila), con forte riduzione, a qualche anno di distanza, del numero di laureati in Medicina, come desiderato, ma con effetti anche sulla distribuzione per età dei medici in servizio: oggi, più del 40% dei medici in Italia ha un’età superiore ai 55 anni.

Si stima che in questo decennio il numero di medici che abbandonano la professione per raggiunti limiti di età supererà il numero dei nuovi assunti (OECD, 2012), e questo nonostante il progressivo innalzamento dell’età pensionabile (da 65 anni nel

2012 a 68 anni nel 2018, in crescita di 6 mesi ogni anno). Il deficit di personale è inoltre aggravato dall’emigrazione di medici, infermieri e veterinari verso altri Stati UE: tra il 2009 e 2012 si è registrato un aumento del 40% delle richieste di trasferimento, da 1017 a 1413 unità (Adnkronos Salute). Si tratta di numeri importanti se confrontati con il totale del personale sanitario che lavora per il SSN (Fig. 1) e soprattutto con i dati sul numero annuale di laureati in medicina e nelle professioni sanitarie, che si attesta tra le 10 e le 11 mila unità dal 2001 ad oggi (Fig. 2). Mancano anche gli infermieri Il quadro non migliora se si considera anche il personale infermieristico. Secondo l’IPASVI[1], alla fine del 2009 gli infermieri professionali erano circa 365 mila. Ogni anno circa 17.000 infermieri cessano di lavorare per pensionamento, mentre ne subentrano soltanto 8.000. Qualunque stima si consideri, nessuna colloca la carenza di personale al di sotto delle 50.000 unità. Nonostante l’aumento di laureati in scienze infermieristiche (cfr. Fig. 2), i posti resi disponibili per la formazione non sono sufficienti a coprire la domanda.

In questo quadro, la presenza straniera gioca un ruolo sempre più importante. Nel 2011 i medici stranieri abilitati in Italia erano meno di 15 mila, il 4,4% dei circa 370.000 professionisti iscritti (FNOMCeO[2]). I più numerosi sono i tedeschi (1.070), seguiti da svizzeri (868), greci (864), iraniani (756), francesi (646), venezuelani (630) rumeni (627), statunitensi (617), sauditi (590) e albanesi (552) (ENPAM[3]). Tabella 1: Medici e Infermieri iscritti agli Albi.

Medici Iscritti Infermieri Iscritti

Totale Stranieri Totale Stranieri

370 000 14 737 (4,4%) 375 185

38 315 (10,2%)

% donne

% uomini

% donne

% uomini

44.2 55.7 84.5 15.5

Fonte: FNOMCeO, 2011 e IPASVI, 2010. Allo stesso tempo il numero degli infermieri stranieri in Italia è aumentato di quasi quindici volte tra il

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2002 e il 2010, arrivando a rappresentare oltre il 10% del totale. Alla fine del 2010, gli infermieri stranieri iscritti agli albi provinciali IPASVI erano più di 38.000, in maggioranza donne (84,5% del totale). Merita però segnalare il sensibile calo delle iscrizioni all’Albo negli anni più recenti: mentre nel 2007 gli stranieri rappresentavano il 35,3% dei nuovi iscritti, nel 2012 sono soltanto il 15,3% (IPASVI, 2013). Tra le nuove iscrizioni, gli stranieri più rappresentati sono i rumeni (44%), seguiti da indiani (10,2%), albanesi e peruviani (6-7%). I dati fin qui presentati, inoltre, non considerano il milione e 655 mila badanti (CENSIS e ISMU, 2013), anche se a non pochi tra questi è demandata l’assistenza sanitaria domiciliare degli anziani. Rimane comunque confermato anche in Italia il trend dei Paesi OCSE, dove il personale sanitario straniero ricopre in media il 20% della forza lavoro. Dal 2002 gli infermieri possono entrare in Italia al di fuori dei limiti previsti attraverso il meccanismo delle quote inserite nel decreto flussi, grazie all’ottenimento di permesso di soggiorno legato alla propria professione. Nonostante le indicazioni della Direttiva Blue Card 2009/50/CE[4] sull’ingresso di cittadini stranieri per lavori altamente qualificati, entro cui rientrano diverse categorie del personale sanitario, l’iter di riconoscimento dei titoli di studio risulta ancora lungo e difficile e l’accesso ai concorsi pubblici ristretto ai soli cittadini UE fino a Settembre scorso[5]. Insomma: di fronte a una domanda di assistenza sanitaria in presumibile forte crescita, il personale qualificato, medico e infermieristico, è e ancor più sarà in diminuzione nel prossimo futuro. È forse il caso di cambiare rotta, cominciando, magari, da una maggior apertura delle frontiere all’immigrazione qualificata in questo campo. Per saperne di più CENSIS e Fondazione ISMU (2013), Servizi alla persona ed occupazione nel welfare che cambia, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Roma. Fortunato E. (2012), Gli infermieri stranieri in Italia: quanti sono, da dove vengono e come sono distribuiti, Rivista L'Infermiere N°1 - 2012. IPASVI (2013), Albo IP – Analisi Nuovi Iscritti. Cosa è cambiato negli ultimi cinque anni - Rapporto 2012, Federazione Nazionale Collegi IPASVI. OECD (2012), Health at a glance 2012: Europe 2012. WHO (2011), The Second Global Forum on Human Resources for Health, 25-29 January 2011, Bangkok, Thailand.

Giurisprudenza

Cittadinanza per matrimonio - Applicabile il termine di 6 mesi alle domande presentate prima dell’entrata in vigore della legge 94/2009 Autore: Avv. Alessandra Ballerini, www.meltingpot.org

Il Tribunale di Genova annulla il decreto prefettizio che rigettava la richiesta di cittadinanza della ricorrente, cittadina ecuadoriana coniugata con cittadino italiano, presentata anteriormente alle modifiche introdotte dalla l. 15 luglio 2009, n. 94, e per l’effetto accerta in via autonoma lo status civitatis della stessa ai sensi dell’art. 5, l. 5 febbraio 1992, n. 91. Il Tribunale di Genova, con sentenza depositata il 29.02.2012, n. 801 (R.G. n. 14615/2010, Cron. 29) ha annullato il provvedimento di diniego della richiesta avanzata dalla ricorrente in data 15.05.2009 alla Prefettura di Genova e dichiara che la stessa è cittadina italiana. La sussistenza dei requisiti previsti dalla normativa al momento della presentazione della richiesta, ovvero la residenza in Italia di 6 mesi successivi alla celebrazione di matrimonio con cittadino italiano, non legittimava il rigetto in base alla lex posterior che, in materia, ha esteso a 2 anni il requisito temporale citato. La ricorrente vantava infatti già al momento della presentazione della richiesta un diritto soggettivo ad essere dichiarata cittadina, e pertanto il diritto applicabile non poteva che essere quello in vigore in tale momento, in cui il diritto si è formato e cristallizzato definitivamente e la normativa successiva non poteva così incidere retroattivamente, non prevedendo espresse deroghe al principio generale della non retroattività (principio già chiarito, del resto, dallo stesso Ministero dell’Interno con Circolare n. 5377 del 31 agosto del 2008). Il potere discrezionale dell’amministrazione si esaurisce, in tema di acquisto della cittadinanza del coniuge di cittadino italiano, allo scadere del termine previsto ex lege per la conclusione del relativo procedimento, oggi di due anni. Da ciò discendendo che, come già chiarito dalla Suprema Corte a sezioni unite (Sentenza n. 1000 dd. 27 gennaio 1995), « il diritto del coniuge affievolisce ad interesse legittimo solo in presenza dell’esercizio da parte delle P.A. del potere discrezionale di valutare l’esistenza di motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica che ostino a detto acquisto, con la conseguenza che una volta precluso l’esercizio di tale potere, a seguito dell’inutile decorso del termine previsto per la conclusione del procedimento […], sussiste il diritto soggettivo all’emanazione dello stesso per il richiedente che può adire il giudice ordinario per far dichiarare, previa verifica dei requisiti di legge, che egli è cittadino ». Il diritto soggettivo all’acquisto della cittadinanza sorge dunque sia nel caso che la P.A. ometta di provvedere nel termine di due anni sia in quello che essa decida di rigettare la richiesta per motivi diversi da quelli inerenti alla sicurezza della Repubblica. Scarica:

Sentenza del Tribunale di Genova n. 801 del 29 febbraio 2012


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