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LUIGI AURIEMMA D I O GENE - 081grafica.it · esattamente esposta e non immediatamente decifrabile,...

Date post: 18-Feb-2019
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LUIGI AURIEMMA D_I_O_GENE
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Page 1: LUIGI AURIEMMA D I O GENE - 081grafica.it · esattamente esposta e non immediatamente decifrabile, dalla cui difficoltà pre- ... La parola con il proprio sangue e pensiero viene

LUIGI AURIEMMAD_I_O_GENE

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LUIGI AURIEMMAD_I_O_GENE

a cura di

Marco De GemmisPatrizia Di Maggio

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È stato tutt’uno accostarsi al lavoro di Luigi Auriemma e, tentati dall’idea di ve-derlo confrontarsi con il Museo, ritenere che la statua rinvenuta nella “Palestra Sannitica” di Pompei quasi allo scadere del ‘700, poi ritenuta copia del “Do-riforo” di Policleto, fosse l’opera, o il tema, con cui avrebbe potuto entrare più profondamente in sintonia per poi avviare una delle sue ricerche: prendere cioè, raccolta la nostra sfida e intrapresa l’esplorazione, a inanellare una sua catena di riflessioni e connessioni e pertinenti ma talvolta inattesi slittamenti transitando per ambiti diversi del sapere: passaggi, questi, su cui qui si soffermano, per la maggior parte della loro conversazione, Patrizia Di Maggio e il nostro artista.Gli anelli hanno dato corpo a queste opere che si vedono ora in mostra - che poi è un’unica, articolata opera -, accomunate da un’intenzione formale di geo-metrica purezza che viaggia altresì sulla stessa lunghezza d’onda della geome-tria già insita nella statua ispiratrice e in tutti i contenuti da essa chiamati in causa e nei ragionamenti e suggestioni affiorati nel corso dell’indagine. L’installazione è così, fra le altre cose, uno dei non frequentissimi omaggi alla possibilità che idee complesse e talvolta appartenenti al composito territorio delle scienze o della filosofia o della teologia si trasformino in cose tangibili e visibili attraverso i modi in cui possono esprimerle gli artisti e non in quelli, più semplicemente illustrativi e didascalici, che sono propri di matematici o biologi. Quella di Auriemma è una visionarietà controllata e rigorosa che non si acco-moda e anzi forse contrasta ogni soluzione facilmente seduttiva: per privilegia-re, piuttosto, una ricercata, apparente freddezza che rallenti nell’osservatore il tempo dell’appropriazione e consumo dei messaggi inviati tramite le cose, e qui anche le parole, raffigurate. Tutto quel che ora vediamo poeticamente rappresentato nella installazione ha l’aspetto e l’aura di una autorevole verità esattamente esposta e non immediatamente decifrabile, dalla cui difficoltà pre-sto ci allontaneremmo se non fossimo chiamati dalla austera, limpida bellezza a soffermarci per individuare e seguire anche i sottili fili del discorso e scioglierne i nodi più intricati. Fare l’opera anche con le parole: Auriemma ancora una volta, come gli è consueto da sempre, le chiama a collaborare, in esse riconoscen-do quasi un materiale di costruzione - forse il più nobile e mobile - del senso e dell’oggetto, da affiancare agli altri, non proprio tradizionali, a portata di mano

PARTENDO DAL “DORIFORO”Marco De Gemmis

LUIGI AURIEMMAD_I_O_GENE

14 aprile - 15 maggio 2016

Museo Archeologico NazionaleNAPOLI

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI

DirettorePAOLO GIULIERINI

La mostra è un’iniziativa del Servizio Educativo

Coordinamento tecnico-scientificoMarco De Gemmis

Comunicazioni istituzionalILucia Emilio

Attività redazionali e ricercheMichele Iacobellis con Constantin Kappe

Assistenza agli allestimentiAntonio Aletto SegreteriaAntonietta ParenteMaria Vozzella

Ufficio Stampa e P.R.Ornella FalcoVittorio Melini

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nel suo laboratorio: lucidi, nitidi, specchianti materiali le cui scrupolose lavora-zioni esaltano le intrinseche caratteristiche rivelandone la sorprendente capacità estetica e poetica, coerente con i valori concettuali e artistici che devono contri-buire a veicolare fisicamente.Plinio il Vecchio, non ponendo nella più stretta relazione la statua originale in bronzo del Doriforo e il perduto trattato intitolato Kanon, che ebbero entrambi per autore lo scultore di Argo e furono l’una l’applicazione concreta della teoria espressa nell’altro, scrive (Naturalis Historia, XXXIV, 55-56) che “Policleto di Sicione, allievo di Hageladas, fece il Diadumeno, mollemente giovane, famoso per essere stato valutato cento talenti; e fece anche il Doriforo, virilmente fanciul-lo. Creò inoltre quello che gli artisti chiamano Canone, traendo da esso, come da una legge, i lineamenti dell’arte, ed è ritenuto l’unico fra gli uomini ad aver rappresentato l’essenza dell’arte con un’opera d’arte”. Molto più tardi - nel II secolo d.C. - Galeno invece dirà (De Placitis Hippocratis et Platonis, 5, 3) che “Policleto, avendoci insegnato in quello scritto tutte le simmetrie del corpo, con-solidò il ragionamento con l’opera, avendo creato una statua secondo i dettami del ragionamento, ed avendo poi chiamato la statua, come appunto lo scritto, Canone”.Ammesso che il Doriforo, e non un’altra delle creazioni policletee, sia davvero il Kanon, la controversa duplice identità Doriforo/Canone, tradizionalmente dai più sostenuta, è tra i motivi per cui abbiamo proposto ad Auriemma di misurarsi con questa ipotetica Statua/Parola. Mentre gli esperti ne discutono, in ogni caso possiamo dire che probabilmente nessun altro capolavoro dell’arte antica sia stato quanto quelli di Policleto consapevolmente costruito sotto il governo di rapporti numerici, di una “regola”, una “legge”; che in nessun altro prima, e così perentoriamente neppure in seguito, coincidano soggetto e concetto, personag-gio e astrazione. Auriemma non poteva che esserne catturato: come dice, “Il Doriforo è parola cristallizzata in statua”. E poi è il naturale che però è ideale e perciò sopravanza la natura; è l’immaterialità perfetta dei numeri combinata con la materialità di una geniale invenzione artistica; è l’armonia musicale di dinamiche flessioni e tensioni; è l’assoluto equilibrio ritmicamente ottenuto, se-condo il celebre schema chiastico, impegnando nel maggior sforzo un braccio

e la gamba del lato opposto e risparmiando gli altri due. E se la filologia vorrà ancora tenacemente provare a sciogliere tutti gli enigmi e approdare alla realtà dei fatti antichi, intanto il Doriforo anche o soprattutto questo è diventato per noi tutti e per Auriemma: al quale avrà interessato relativamente di quale mito o storia quel giovane atletico - Achille? Teseo? - sia stato protagonista, o quali attributi abbia tenuto nelle mani che sono andati perduti: problemi controversi per i quali rinviamo agli interessanti studi di Vincenzo Franciosi, che riassumono il dibattito negando che la statua, pur se copia di un’opera policletea, sia il Doriforo, e affermando che questo sia piuttosto da riconoscere nell’Efebo tipo Westmacott del British Museum; così come avrà contato fino a un certo punto, per Auriemma, che l’eccellente replica del Museo - forse in assoluto la migliore di una straordinaria opera di metà V secolo a.C. dello scultore argivo - non sia che lo splendido ma imperfetto riflesso del prototipo greco che non si sbaglia a considerare “classico” per antonomasia.

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Incontro Luigi Auriemma al Museo Archeologico di Napoli, davanti al Doriforo, e scambiamo qualche idea sui pensieri che stanno dietro a D_I_O_GENE, il suo recente progetto, che già nel titolo suscita curiosità e suggerisce differenti ipotesi di lettura: il gioco di parole richiama il filosofo cinico che scelse come dimora una botte, lo storico con lo stesso nome che ne narrò la vita e il pensiero, o forse le due parole, Dio e Gene, rimandano alla dualità sacro-profano, o ancora...Di certo non si è in presenza di un lavoro di facile comprensione, o di una mo-stra celebrativa sul Doriforo. E, a prescindere dagli studi sulla scultura esposta al MANN, e, più in generale, a prescindere dall’analisi del Canone e dalla ricostruzione critica della figura di Policleto, Luigi Auriemma ha costruito l’iter progettuale della mostra intorno alla scultura intesa come modello tradizionale di bellezza e di “misura”. Dal Doriforo, tuttavia, egli ha voluto operare una separazione, seppur parziale, «per analizzarlo attraverso diverse discipline e attualizzarlo in una visione con-temporanea, mettendo in risalto non più la struttura, bensì il contenuto». E poiché «il Doriforo nasce prima come parola, poi come opera statuaria», il punto di contatto con la sua ricerca consiste nel collegare parola e immagine. Nel caso specifico il collegamento si va attuando attraverso alcune variabili, ossia lo studio della sezione aurea e l’analisi delle regole, estetiche e conte-nutistiche, che sono alla base del Canone, regole dalle quali scaturisce quel concetto di bellezza e di perfezione, affrontate da Auriemma in tre diversi step, che così descrive: «Nell’istallazione centrale, DIO_GENE, utilizzo la parola di Policleto nota dai frammenti rinvenuti da diverse fonti. Nel secondo lavoro, composto da quattro pannelli e intitolato DI_ORIGINE_GENETICA, utilizzo la parola che si ispira all’uomo nella sua totalità, rappresentato con la forma delle molecole, delle basi azotate, delle eliche del DNA. Nell’ultimo lavoro, DORIFO-RO_IERI_OGGI_E_NELL’_ETERNITA, le parole si confrontano con la silhouette specchiante del Doriforo. I materiali utilizzati sono vetri con parole e forme riflet-tenti, che creano un dialogo, uno scambio di rimandi, informazioni ed emozioni tra specchio, forme e trasparenze, tra l’opera e l’osservatore». E, aggiungerei, il gioco dei rimandi stuzzica il raffronto, di certo in apparenza contraddittorio, tra l’originale e la sua trasposizione e “traduzione” nei modi della contemporaneità,

L’OPERA CHE PARLAPatrizia Di Maggio

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segnata dalle tracce vissute del luogo e del tempo presenti, necessariamente lasciate a vista, che sono parti integranti delle opere: la sala in cui si presenta la mostra, il breve percorso che la separa dal Doriforo, esposto all’inizio dello stesso braccio del porticato, il riflesso del visitatore “dentro” le installazioni di Auriemma. La domanda che mi pongo, e la pongo anche all’artista, è se il Doriforo sia tuttora in grado, oltre che di intrattenere un colloquio con il tempo presente, di trasmettere l’idea di bellezza e di perfezione, come già negl’intenti di Policleto, che tradusse quell’idea, espressa nel Canone, nelle perfette membra del gio-vane atletico. Così Auriemma: «Il Doriforo è un’opera che parla. [...] è parola cristallizzata in statua. La parola con il proprio sangue e pensiero viene pla-smata con l’argilla nelle forme del corpo dell’opera. Il corpo ideale della statua policletea abita la parola. Le mie opere dimorano le parole. Il corpo dell’opera si esprime attraverso la parola». Una parola comunque frammentaria, sia per la frammentarietà del Canone come giunto a noi contemporanei, sia per la frammentarietà della scultura na-poletana che, seppur integra nel corpo, manca degli attributi che la connotano come guerriero o come doriforo, e che la rendono, secondo Auriemma, un frammento «ideale dato dalla sua incerta identità. Un frammento di un disatteso atto iconico. Un frammento di visibilità, in quanto una sua parte non è visibile».Cos’altro aggiungere? Soddisfatte, nel confronto con l’autore di D_I_O_GENE, le curiosità più immediate suscitate dal progetto, torno a riflettere sui concetti di corpo e di frammento. L’immagine che dall’opera originale emerge in maniera più immediata è la traduzione dell’ideale policleteo espresso nel Canone attra-verso la parola, ma incarnata dal corpo fatto di ossa, nervi, pelle, sangue, mu-scoli, e trasformato in materia viva e pulsante da passioni, emozioni, sentimenti, desideri, pensieri, che solo in maniera lacunosa è oggi possibile immaginare e, a tratti, percepire. Dietro a quel volto, dietro a quelle membra “messe in posa” c’è la complessità del passato, ci sono i segni indelebili della storia, fortunosamente giunti fino a noi, che siamo testimoni e protagonisti di storie estremamente frammentarie. Auriemma padroneggia la frammentarietà nel gioco delle parole, ma la sottoli-

nea anche attraverso la frantumazione delle forme (e dei pensieri) prodotta dai pezzi di vetro, dagli specchi, dalle superfici riflettenti, che riverberano schegge di realtà e, forse, anche di memoria, quando rispecchiano e reiterano l’esterno, e quando inducono a guardare, più attentamente e in profondità, il proprio io. E nulla è lasciato al caso, ogni elemento dell’installazione è estremamente controllato, nella convinzione che la “tenuta” dell’opera nelle sue varie parti è direttamente proporzionale alla “misura”, rappresenta l’attualizzazione del pensiero di Policleto e della sua nuova idea di scultura basata sul Canone, che Auriemma traduce e ripropone come una sequenza logica, come un teorema, come una regola matematica, come la catena di formule che descrive il DNA.

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“LA BELLEZZA NASCEDALL’ESATTA PROPORZIONENON DEGLI ELEMENTI MA DITUTTE LE PARTI TRA LORO”

“IL RISULTATO DIPENDE DAUNA PICCOLEZZA DECISIVAIN MEZZO AI RAPPORTI DI

PROPORZIONE”

frammenti delCANONE di POLICLETO

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...................... Il risultato dipende da una piccolezza decisiva in mezzo ai rapporti di proporzione° .............................................................................................................................................................................................. la bellezza nasce dall’esatta proporzione non degli elementi ma di tutte le parti tra di loro°................................................................................................................................................................................................................. quel corpo che già fu parola non guarderà più il mare pensando a Omero* .......................................................................................................................................................................................... quel corpo ................nato nella scrittura ........... nel corpo della scrittura ............................................................................................................................................ nella scrittura ................. infinita sospensione di corpi ..................................... corpo anatomizzato ........................................................ decostruito ....................... idealizzato ........................... smembrato .............. plasmato con sanguee argilla ...................................... argilla divina .......................................................... traduzione della carne in lettera ......................................... del pensiero in parola ........................................ di funzioni in testo ....................................................La parola ....... il pensiero ...... esistono ...... perché esiste un corpo ....................... la scrittura ................ nasce dal corpo e ................. va verso altri corpi ............................. l’opera .............................................................................. è corpotra corpi ....................................... la frammentazione della parola ................................................................................... della scrittura ...... del testo ............................................................. rimanda alla frammentazione del corpo dell’opera ............................................................ P... A ... R ... O ... L ... A .......................................... la parola ............................................................... è presenza di corpo ..................................................... la scultura si interpone tra Il verbo e il corpo .................... corpus ............................................................ la parola ... non è mimesi ....................................... corpus è .............. scrittura ............ il corpo della scrittura ............. la parola diventa tempo ....... è tempo ...... dove ... Il pensiero ....... viene ......sospeso ........... e ............................diventa puro spirito ..................................................... parole slegate ............. frammentate .............. sciolte .............. in uno spazio senza tempo ............. in una pausa ............ in un singhiozzo letterario .....…............ ogni parola è ritmo ............................. pulsazioni delle arterie ................. ... battito sinusale ............. ogni parola è gravida di altre parole ......................... la parola è creazione ........................................... è principio ...............................................................quando in principio ............. la PAROLA ........ semplicementepronunciata ...... incideva ........... penetrando ... dentro ... la roccia ............................................... nasceva la ......S ... C ... U ... L .... T ... U ... R ... A ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... la sua bocca è chiusa su secoli di parole. I suoi occhi, grandi e scintillanti, restano aperti. Guardano lontano, al di là dei muri e delle montagne. Al di là di ogni silenzio*.

LUIGI AURIEMMA

° Frammenti originali del Canone di Policleto*Tahar Ben Jelloun “Dalle ceneri”, Il Melangolo, 1991

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Fondatore e coordinatore della rivista d’arte “LEONARDA”. Dal 1988 ha parte-cipato a numerosissime esposizioni personali e collettive. Tra le più significative: “FRIENDS”, Galleria Dirarte 2.0 (Caserta); performance con il filosofo Carmine Castoro, CAMUSAC (Cassino); “Lo dovevi fare anche tu”, rassegna video (Na-poli); “C_END_RE”, Museo del Sottosuolo (Napoli); “Collezione Permanente 1”, a cura di Bruno Corà, CAMUSAC (Cassino); “É_CRI_T”, Magazzini Pescatore Arte Contemporanea (Benevento); “Tema affidato all’altrui capacità di interpre-tare o indovinare”, Studio d’Arte Pino Casagrande (Roma); “ENIGMA”, Galleria “L’Opificio” (Benevento); “RITRATTI”, Galleria “Arco di Rab” (Roma); “Trilogia”, Galleria d’Arte Moderna (Cento); “Opera morta”, Galleria “Piano Nobile” (Pe-rugia); “Ipotesi Arte Giovane”, Flash Art (Milano). Sue opere sono in collezioni pubbliche e private.

LUIGI AURIEMMANapoli, 1961

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pag. 10 - 16

DI_ORIGINE_GENETICA | 2016specchio, vetro e acrilico

OPERE

pag. 17 - 24

DIO_GENE | 2016vetro, specchio, ferro e pittura industriale

pag. 25 - 27

DORIFORO_IERI_OGGI_E_NELL’_ETERNITA’ | 2016vetro, specchio e pittura industriale

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081081grafica.it

finito di stampare nel mese di aprile duemilasedici

Foto

copertina, pag. 10 - 28Francesco Rinaldi, Napolipag. 6Doriforo, Museo Archeologico di NapoliGiorgio Albano

Progetto grafico e impaginazione

081grafica.it, Napoli

ISBN 978-88-941735-0-5 © Edizioni Aurea 2016

Edizioni AureaVia Stella, 120 - 80137 [email protected] I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi

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