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Machiavelli Espresso X

Date post: 08-Apr-2016
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Numero V - Anno II - Febbraio 2015 Giornalino scolastico ISI N.Machiavelli Lucca
24
Anno II - Numero V - Febbraio 2015
Transcript
Page 1: Machiavelli Espresso X

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Page 2: Machiavelli Espresso X

I

ndic

e

2 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Il terrorismo e i bambini: l’infanzia

che non c’è più

di GRETA ORSI

Se non cambiasse mai nulla

non ci sarebbero le farfalle

di MIA MARTINEZ

& RACHELE PELLEGRINI

Morire per delle idee

di CHIARA BARTOLI

Sottomissione: prospettive dopo la strage

di ALESSANDRO AGNITTI

……………………………………

Lucca Film Festival

di MATILDE DAL CANTO

Inaugurazione del Cineforum

di IACOPO COTALINI

……………………………………

Primo viaggio AVITAE: una settimana

all’Orestad Gymnasium di Copenhagen

di CAMILLA ANGELOTTI

……………………………………

David Cronenberg

di GIOVANNI GIANNINI

……………………………………

Baustelle

di MATTEO ANASTASIO

Tristi lettere d’amore dal “Wrong Side

of the road”

di STEFANO SESTANI

……………………………………

Sofonisbe risponde...

di SOFONISBE

Il Topo Impertinente

……………………………………

Giochi

4

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23 24

Page 3: Machiavelli Espresso X

3

C aro Matteo,

dopo aver dedicato al tuo più fa-

moso (ma non te la prendere, eh!)

omonimo politico parole di elogio,

ho deciso di rivolgere anche a te sinceri com-

plimenti per i tuoi successi politici. Il tuo

partito è l’unica opposizione (come, in Italia

esiste ancora?) che supera il 10 % e che non

cerca un giorno sì e un giorno no di tuffarsi

nel gran calderone del PD (Partito Dellana-

zione). Devi però ammettere che ultimamente

non te la sei passata bene, durante l’elezione

del Presidente della Repubblica il tuo parere è

contato “come el 2 de coppe co’ndemo a

bastoni”, come direbbero nel tuo amato nord,

ma non credo che questo ti abbia particolar-

mente preoccupato; infatti, quando il neoelet-

to Mattarella ha convocato tutte le opposizio-

ni (e tu sei all’opposizione, ricordi?) hai rifiu-

tato l’incontro, liquidando la questione con un

“Che ci vado a fare? Cosa devo chiedergli? Il

numero del suo parrucchiere?”.

Non preoccuparti se senti un complesso di

inferiorità nei confronti del tuo omonimo-al-

potere: la tua carriera politica è stata molto

più dirompente della sua. Nel lontano 2009,

quando il Matteino fiorentino era già sindaco

di Firenze, tu eri ancora un giovane militante

che a Pontida cantavi sotto un gazebo: “Senti

che puzza, scappano anche i cani. Sono arri-

vati i napoletani…”. Tranquillo, Matteo, sap-

piamo che hai cambiato idea: adesso ai

“terun” vuoi bene, hai anche presentato una

lista “Il Sud con Salvini”. Certo, in molti ti

accuseranno di opportunismo politico, ma

non capiscono niente di politica: tu sei soltan-

to un po’ confuso, no? E, caro Matteo, io ti

capisco perfettamente, ogni tanto hai questi

lapsus: nel dicembre 2013 sei stato a protesta-

re fuori dall’Europarlamento con alcuni am-

ministratori locali del tuo partito, e nella foga

del momento ti sei scordato che anche tu ne

facevi parte. Ma nessuno è perfetto, no? E poi

c’è la necessità di rinnovare, di

“rottamare” (ops, questa non era tua!): e chi

meglio di te può farlo, mio caro? Chi meglio

di uno che ha proposto a Milano una nuova

metro, in salsa apartheid, “con posti o vagoni

riservati ai milanesi o alle donne che si sento-

no insicure per la maleducazione degli extra-

comunitari”? Chi meglio del segretario di un

partito che ogni anno organizza una simpatica

festicciola animata da individui verdastri

agghindati con corna da vichingo, in cui vie-

ne ripetuto un giuramento del 1167 e in cui

viene prelevata la “purissima acqua padana”,

insomma una vera festa rivolta al futuro?

Oltre che la tua coerenza e la tua modernità,

voglio lodare anche la tua perspicacia: hai

finalmente risolto il problema del continuo

flusso di migranti nel Canale di Sicilia. Aiu-

tiamoli sì, ma lasciamoli al largo! E che mica

deve sempre andare a finire come la pubblici-

tà dell’Amaro Montenegro? (a proposito, che

ci fanno quattro musicisti su una chiatta in

mezzo al mare? n.d.a.). Sei un genio, un au-

tentico genio! Continua così e sono sicuro che

vincerai le prossime elezioni, se mai ci saran-

no. Oppure puoi fare come il tuo omonimo

fiorentino e farti dare l’incarico dal Presiden-

te della Repubblica. Vedi che magari facevi

bene ad andarci a quel colloquio? Magari

iniziavate a fare amicizia e, chissà, forse il

numero del suo parrucchiere te lo dava dav-

vero!

Un “terun” della Toscana (ma ora non lo

siamo più, vero?)

P.S. Ho appena scoperto un’altra tua illumi-

nante dichiarazione “Qualche calcio in culo a

qualche giornalista servo infame comincere-

mo a tirarlo”. Onde preservare l’integrità

delle mie natiche, ti assicuro che questa

lettera non era ironica. Conto sulla tua intel-

ligenza e moderazione.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Caro Matteo ti scrivo… pt. 2 Alessandro Marchetti III C LC

l’Editoriale

Page 4: Machiavelli Espresso X

Att

uali

N el suo discorso

per il giuramen-

to, il neo Presi-

dente della Re-

pubblica, Sergio Mattarella,

ha sottolineato l’importanza

della lotta al terrorismo e ha

ricordato Stefano Taché, il

bimbo di due anni rimasto

ucciso il 9 ottobre 1982,

nell’attentato Sinagoga di

Roma a opera di un gruppo

di terroristi palestinesi.

Mentre ascoltavo il Presi-

dente, i miei pensieri conti-

nuavano a concentrarsi su

quella bambina fatta saltare

in aria dai terroristi di Boko

Haram in un mercato di

Maiduguri, in Nigeria, pro-

prio nei giorni in cui il mon-

do era in lutto per Charlie

Hebdo.

La violenza contro i bambi-

ni, messa in atto dalle orga-

nizzazioni terroristiche di

tutto il mondo, è un argo-

mento attuale e, purtroppo,

ancora troppo poco discusso.

Leggo, mi informo, tuffo il

naso nella cronaca più o

meno recente per capire a

che punto arriva la strage di

innocenti, quanto i bambini

sono legati al terrorismo, e

scopro massacri di cui si è

parlato poco alla televisione

e sui giornali.

Dicembre 2014, Pakistan. A

Peshawar i talebani fanno

strage in una scuola: muoio-

no più di 130 bambini fra i

6 e i 16 anni, figli di militari.

Il portavoce dei talebani

pachistani, Mohammed

Umar Khorasani, rivendica

l’attentato con queste parole:

“Il governo sta prendendo di

mira le nostre famiglie e le

nostre donne. Vogliamo che

provino lo stesso dolore.”

Lo stesso giorno, muoiono

altri sedici bambini in Ye-

men, in un attacco ad un bus

scolastico.

Otto mesi prima, in Nigeria,

i jihadisti di Boko Haram

4

Il terrorismo e i bambini:

l’infanzia che non c’è più Greta Orsi IV D LSU

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 5: Machiavelli Espresso X

5

hanno fatto irruzione in una

scuola spacciandosi per sol-

dati e hanno rapito 270 stu-

dentesse cristiane fra i 15 e i

18 anni. Le hanno ridotte in

schiavitù, vendute come

schiave e “spose” in nome di

Allah, come ha detto il leader

dei terroristi, Abubakar

Shekauha.

I Boko Haram (che significa

letteralmente “l’educazione

occidentale è peccato”) ucci-

dono più di Ebola e nel gen-

naio scorso, a pochi mesi

dalle elezioni presidenziali in

Nigeria, hanno distrutto sedi-

ci villaggi, uccidendo duemi-

la persone, proprio nei giorni

dell’attentato a Parigi a opera

dell’Isis.

Già a dicembre i terroristi

nigeriani avevano fatto saltare

in aria due donne al mercato,

come hanno fatto l’11 gen-

naio, imbottendo di esplosivo

tre bambine nel giro di due

giorni e causando complessi-

vamente la morte di più di

venti persone.

Nel frattempo, altri bambini

sono rimasti vittime

di attacchi terroristici

nel West Bank, Israele e in

Pakistan.

Il 2014 è stato «un anno de-

vastante per milioni di bambi-

ni» afferma Anthony Lake,

Direttore dell’UNICEF.

«Bambini sono stati uccisi

mentre erano nelle loro aule a

studiare o mentre dormivano

nei loro letti. Mai nella storia

recente così tanti bambini

sono stati soggetti a brutalità

così orribili.»

A livello globale, sono 230

milioni i bambini che vivono

in Stati e regioni attualmente

colpite da conflitti armati e

sono 300 mila i bambini sol-

dato al di sotto dei 18 anni

che attualmente combattono.

Le stragi di bambini conti-

nuano anche in Siria, dove i

miliziani dell’Isis, nella loro

folle conquista del territorio,

si lasciano dietro una lunga

scia di sangue.

Secondo quanto dichiarato al

Consiglio di Sicurezza

dell’Onu da Leila Zerrougui,

rappresentante speciale delle

Nazioni Unite per i minori nei

conflitti armati, da gennaio

2014 in Iraq almeno 700

bambini sono stati uccisi o

mutilati, vittime anche di

esecuzioni sommarie, mentre

l’UNICEF ha stimato che

entro il 2015 saranno più di 8

milioni e 600 mila i minori

siriani vittime del terrorismo

dell’Is e della guerra civile.

Ci sconvolge la denuncia

choc dell’ONU sulle barbarie

dell’Isis: bambini iracheni

rapiti, venduti come schiavi

del sesso, torturati con la

crocefissione, sepolti vivi

oppure uccisi in massa. Ra-

gazzini ammazzati perché

guardano una partita di cal-

cio, usati come kamikaze,

costruttori di bombe e infor-

matori.

Da mesi, inoltre, non smetto-

no di diffondersi in rete i

video che documentano gli

orrori perpetrati dallo Stato

Islamico, che non solo massa-

cra i bambini, ma li rapisce a

centinaia, dagli ospedali e

dalle scuole, inserendoli nelle

proprie “scuole” coraniche,

indottrinandoli all’estremi-

smo religioso e arruolandoli

nelle proprie fila armate,

come denuncia l’Osservatorio

per i diritti umani in Siria.

E’ in uno di quei video che si

vede un bambino di dieci anni

sparare a due prigionieri ka-

zaki accusati di essere spie

russe. Lo stesso bambino

appare in un video di novem-

bre mentre si addestra per

imparare ad usare i kalashni-

kov e dice: “Sarò uno di quel-

li che vi sgozzerà.”

L’Isis non solo priva i bambi-

ni della loro infanzia, li usa

per fare propaganda, ma in

questo modo costituisce una

preoccupante minaccia per-

ché forma i jihadisti del futu-

ro, bambini plagiati, converti-

ti ai principi dell’estremismo.

L’Isis lascia mine sul territo-

rio del domani.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 6: Machiavelli Espresso X

Att

uali

tà Se non cambiasse mai nulla

non ci sarebbero le farfalle Mia Martinez & Rachele Pellegrini III B LC

6

" Todos somos americanos": con que-

ste parole il presidente degli Stati

Uniti d'America Barack Obama ha

concluso il suo discorso alla nazione

lo scorso 17 dicembre. Un piccolo passo, un

cambio di rotta nelle relazioni con l'isola a

soli 90 miglia di distanza dal continente

americano, ma così lontana e opposta per

politica, economia e filosofia: Cuba.

Cinquacinque anni dopo l'embargo, "el

bloqueo", nei confronti dell'isola caraibica e

la rottura delle relazioni diplomatiche, l'an-

nuncio dei due leader, che prima di parlare

alla nazione si erano sentiti al telefono, è

avvenuto lo stesso giorno della liberazione

del contractor americano Alan Gross - rila-

sciato da Cuba dopo cinque anni di prigio-

nia - e di un agente cubano che lavorava per

i servizi segreti americani. In cambio gli

Usa hanno liberato tre membri dell'intelli-

gence di Cuba.

L'intenzione dei due leader, Raul Castro e

Obama, è quella di normalizzare le loro

relazioni, nonostante la "storia complicata"

degli anni all'indomani della rivoluzione

castrista. "Adesso inizia un nuovo capitolo",

ha continuato il capo della Casa Bianca. "Le

cose principali sono state risolte. Questo

non vuol dire che l'embargo economico sia

stato risolto. Restano delle differenze", ha

specificato Castro nel suo discorso, aggiun-

gendo che "la decisione di Obama di impri-

mere una svolta ai rapporti merita il rispet-

to e la riconoscenza del nostro popolo".

Intenzionato a porre fine all'embargo, il

presidente americano deve però prima atten-

dere il voto favorevole del congresso ameri-

cano.

I due Paesi hanno annunciato l'avvio di

colloqui al fine di arrivare a una normaliz-

zazione delle relazioni e all'apertura di

un'ambasciata statunitense all'Avana già nei

prossimi mesi. Obama, che ha affidato l'ini-

zio del dialogo al segretario di Stato John

Kerry, ha garantito una serie di misure di-

stensive; prima fra tutte le aperture recipro-

che; la cancellazione delle restrizioni sui

viaggi e il ristabilimento delle relazioni

diplomatiche. Cuba sarà inoltre tolta dalla

lista nera dei Paesi che sponsorizzano il

terrorismo, aumenteranno i collegamenti per

le telecomunicazioni e sarà infine possibile

inviare denaro nell'isola.

Pur non sfociando in un diretto conflitto

armato, "el bloqueo" ha avuto le caratteristi-

che di una vera e propria guerra, dal punto

di vista diplomatico, economico e legale

delle relazioni. Nonostante la forte reazione

dei repubblicani, contrari a questa svolta,

convinti che la fine dell'embargo sia "un

precedente pericoloso di cui gli americani

pagheranno le conseguenze", il discorso dei

due leader ha ridato speranza al popolo

cubano e ha dimostrato come, al di là delle

enormi differenze e dei contrasti della se-

conda metà del secolo scorso, il cambia-

mento e il progresso siano sempre possibili.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 7: Machiavelli Espresso X

7

D ove finisce la libertà di un uo-

mo?

Tra le bandiere che portano lo

stemma di un regime, tra le

lacrime di una madre che piange il figlio

morto per difendere un ideale, tra i tagliatori

di teste e i kamikaze che nell’atto di uccide-

re ripetono “Allah akbar, Dio è grande”.

Ora, com’è possibile che si combatta e si

uccida per qualcosa d’invisibile e forse

inesistente? E’ questo il fanatismo: la cecità

che impedisce di vedere la realtà dei fatti e

che spinge a compiere gesti estremi su se

stessi e sugli altri.

Il fanatico ha una visione ben definita di sé

e del suo obbiettivo e non si sofferma sul

perché agisce ma lo fa e basta, andando in

cerca di chi non la pensa come lui affinché

sia punito e giustiziato, anche a costo di

farsi saltare in aria. Ma come si può privare

un uomo, una donna, un bambino, della

propria libertà? Un uomo che ama un altro

uomo, una donna che guida, un bambino

che gioca a calcio, e per questo torturati,

giustiziati, uccisi, per aver disobbedito alla

“legge”. Questi non hanno diritto di vive-

re?!

Ma i carnefici si sono dimenticati che anche

la vita stessa è dono di Dio e perciò destina-

ta ad essere protetta, rispettata senza pensa-

re troppo all’aldilà. Così hanno dichiarato

guerra all’Occidente e con esso la sua cultu-

ra, la sua storia, la sua arte.

Tutto questo fa ricordare un uomo, al con-

trario europeo, che diede l’ordine di far

bruciare milioni di libri nelle piazze france-

si, viennesi, tedesche, con l’intento di offu-

scare la mente degli uomini per limitarli a

materia non pensante e quindi facile da

suggestionare. Ciò ci dimostra che niente è

cambiato. Il mondo è rimasto sempre lo

stesso nella sua bellezza e nella atrocità, due

forze contrastanti ma eternamente unite, in

mezzo alle quali, si trovano i Pochi che non

si avvalsero né dell’una né dell’altra.

“Coloro che seppero mantenere la testa

quando tutti intorno la perdevano”, coloro

che riconobbero la pazzia e cercarono di

combatterla. Furono, sono e saranno questi i

veri eroi: coloro che muoiono per difendere

la nostra libertà dal carnefice, dal dittatore,

dal fanatico e che sperano che tutto il loro

sforzo non sia dissipato dall’indifferenza.

Tra quei Pochi, un leader della resistenza

greca durante il regime dei colonnelli morì

per aver attaccato il potere in difesa della

democrazia e della verità. A distanza di anni

resta il suo messaggio, un invito a combat-

tere e a vincere senza farsi piegare dagli

altri.

“E tu se vuoi trovarti tra quei pochi/ sappi

che diventerai compagno del deserto/ Che

da solo parlerai, piangerai e ti arrabbierai/

Più tardi piangerai e ti arrabbierai/ Più

tardi ancora penserai solamente e piange-

rai/ quando sarai lassù/ sappi che dopo

troverai la verità o la follia/ forse sono due

cose uguali/ Ma tu spera”.

Alekos Panagulis 1971 - Delirio

Morire per delle idee Chiara Bartoli I B LC

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 8: Machiavelli Espresso X

Att

uali

G li avvenimenti di

Parigi del mese

scorso hanno

scosso, più o

meno consapevolmente, le

coscienze di tutti noi europei

che, dimentichi delle ferite

di Londra e Madrid, ci sia-

mo ricordati di non essere

poi così tanto invulnerabili.

Un libro in particolare ha

alimentato il dibattito lette-

rario d’oltralpe già alcune

settimane prima dei fatti di

Parigi: si tratta di Sottomis-

sione, dello scrittore france-

se Michel Houellebecq, il

cui romanzo - per una crude-

le ironia della sorte - è uscito

nelle librerie francesi pro-

prio la mattina dell’assalto

alla redazione di Charlie

Hebdo.

Da alcuni tacciato di islamo-

fobia e considerato un vero e

proprio cadeaux de Noël per

la leader di destra Marine Le

Pen, elogiato da altri come

esempio di romanzo distopi-

co al pari di 1984 di Orwell

e Il mondo nuovo di Huxley,

Sottomissione ha comunque

il merito di essere un libro

che fa riflettere.

Il romanzo racconta un ipo-

tetico futuro prossimo per la

Francia, lacerata da conflitti

interni tra movimenti identi-

tari di destra e organizzazio-

8

Sottomissione: prospettive dopo

la strage Alessandro Angnitti III A LC

Ora che le matite sono state posate, le piazze si sono svuotate e il dibattito

#jesuisCharlie/#jenesuispasCharlie va scemando, è arrivato il momento di interro-

garci sulle reali implicazioni dell’attentato di Parigi. Il romanzo “Sottomissione” di

Michel Houellebecq, da poco uscito nelle librerie italiane, costituisce uno spunto

ideale per riflettere sulla vicenda.

Copertina del libro “Sottomissione” di Michel Houellebecq

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 9: Machiavelli Espresso X

9

ni islamiste salafite, in un

clima di violenze e tensioni

che ricordano le rivolte nelle

banlieues francesi del 2005

(che forse non molti di noi

ricordano perché ancora trop-

po piccoli). Intanto la scena

politica è dominata da due

partiti, il Front National di

Marine Le Pen e la Fratellan-

za Musulmana di Mohammed

Ben Abbes, leader carismati-

co portavoce di un Islam

moderato. Quest’ultimo rie-

sce a vincere le elezioni gra-

zie all’appoggio di socialisti e

conservatori (ormai schiera-

menti politici marginali) e

riesce a salvare la Francia

dalla imminente guerra civile.

Una volta al governo, Ben

Abbes lascia i ministeri di

Economia e Interni agli allea-

ti di coalizione, mentre si

interessa personalmente agli

affari esteri, alla cultura e

all’istruzione: taglia i fondi

alle scuole laiche e istituisce

scuole musulmane private,

che finiscono per godere di

maggior prestigio di quelle

pubbliche, impone una gra-

duale sobrietà di costumi e

legalizza la poligamia per gli

uomini.

Nel giro di poco tempo la

società francese si trasforma

radicalmente, l’ordine pubbli-

co raggiunge una stabilità mai

sperimentata prima, le donne

vengono gradualmente spinte

a non lavorare e a dedicarsi

alla famiglia e così viene

risolto ogni problema di di-

soccupazione.

La Francia illuminista, seco-

larizzata e laica nata dalla

Rivoluzione e dal Maggio ’68

si riscopre patriarcale in chia-

ve islamica.

Il tutto è raccontato attraverso

gli occhi di François, un gio-

vane docente di lettere mo-

derne all’Università della

Sorbona che incarna perfetta-

mente il moderno intellettuale

metropolitano dalla vita sre-

golata e dissoluta.

François consuma la sua esi-

stenza in un piccolo apparta-

mento nel centro di Parigi,

intrattiene relazioni con le sue

studentesse dalla durata di un

ciclo di studi e passa le serate

mangiando cibo precotto e

guardando distrattamente

dibattiti politici che nemmeno

lo interessano, nella più totale

indifferenza nei confronti del

mondo che lo circonda.

Ma l’inasprirsi delle tensioni

e il radicale cambiamento che

la società sta subendo spinge-

ranno il protagonista a inter-

rogarsi sul valore della pro-

pria libertà e del rapporto che

essa ha con la felicità e il

benessere. Cosa è preferibile:

un’esistenza libera ma incerta

e in balia dei pericoli di una

società fuori controllo o una

vita sicura, a costo della sot-

tomissione?

Il romanzo costituisce prima

di tutto un’accesa critica nei

confronti della società euro-

pea - ormai confusa, refratta-

ria alle proprie radici e priva

di valori di riferimento - e

della politica francese, in cui

Centro-destra e Centro-

sinistra, sempre più simili tra

loro, si alternano meccanica-

mente al potere secondo un

tacito accordo.

Rimarranno dunque delusi

coloro che vedono nella de-

scrizione di un’Europa tra-

sformata in nome di Allah il

Misericordioso e del suo

Messaggero Muhammad un

pretesto per elevare (o deni-

grare) Houellebecq al rango

di profeta di una crociata

contro l’Islam.

A riprova di ciò, in un’inter-

vista al Corriere della Sera, lo

stesso Houellebecq ha affer-

mato che in un primo mo-

mento l’elemento islamico

non aveva alcun ruolo nello

sviluppo del romanzo e che

debba perciò essere inteso

alla stregua di un mero espe-

diente letterario.

Letto in maniera lucida, Sot-

tomissione è dunque un libro

in grado di suggerirci una

valida chiave di lettura degli

eventi dello scorso mese che

– a costo di sembrare cinico -

i fratelli Kouachi e il loro

complice Amedy Coulibaly

hanno avuto il merito provo-

care, offrendo a noi tutti

un’immensa opportunità: ci

hanno permesso di interrogar-

ci sui valori e i principi che

vogliamo dare all’Europa di

domani e di riflettere sul si-

gnificato della nostra identità.

Un rischio tuttavia c’è e non

va sottovalutato: quello di

interpretare il corso degli

eventi come il ripresentarsi di

un millenario scontro di civil-

tà tra Oriente e Occidente, un

rischio che purtroppo va con-

cretizzandosi nelle menti di

molte persone.

Non sprechiamo questa op-

portunità, non lasciamo che il

tributo di sangue versato dalla

redazione di Charlie Hebdo

sia stato vano. Pensiamo al

futuro che vogliamo per l’Ita-

lia e l’Europa.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 10: Machiavelli Espresso X

Cro

naca

10

I l 15 febbraio si è aperto il Lucca Film

Festival, nato nel 2005 dalla volontà

di proporre un nuovo approccio al

cinema, vivendo un’esperienza intel-

lettuale e sensibile più elaborata e acquisen-

do una cultura cinematografica più profon-

da.

Quest’anno il Festival lucchese, giunto all’

undicesima edizione, si unisce al Festival

Europa Cinema di Viareggio creando un

evento unico in Italia e dedica un omaggio

ad uno dei grandi maestri del cinema con-

temporaneo, David Cronenberg, autore di

numerosi film del genere “body horror”, di

cui il più noto è “La mosca”.

La manifestazione presenta un programma

molto articolato, con una serie di eventi che

animeranno le città di Lucca e Viareggio

fino al 3 maggio e si apre con 4 mostre

internazionali, organizzate dal Comitato

Nuovi Eventi per Lucca in collaborazione

con il Festival.

Evolution, a Lucca presso la fondazione

Ragghianti: l’esposizione, attraverso oltre

un centinaio di oggetti di scena, costumi,

fotografie, filmati mai visti, interviste segue

cronologicamente lo sviluppo e la matura-

zione della carriera di Cronenberg. Evolution ha una speciale sezione distacca-

ta presso il Museo di Puccini-casa natale

intitolata “M. Butterfly” . La mostra presen-

ta, accanto ai cimeli e ai documenti autogra-

fi riguardanti M. Butterfly conservati nel

Museo, anche gli oggetti di scena e lo spet-

tacolare costume indossato dal personaggio

di “Song Liling”, nell’omonimo film di

Cronenberg del 1993, creando un interes-

sante parallelismo tra la vicenda dell’opera

lirica e quella del protagonista del film.

Red Cars, sempre a Lucca presso l’ Archi-

vio di Stato (ex Macelli): è un’installazione

multimediale dedicata alla sceneggiatura

“Red Cars”, scritta da Cronenberg e mai

realizzata in film, ma presentata in un libro

che racconta la rivalità di due piloti di For-

mula Uno.

Infine, Chromosomes, è a Viareggio presso

la Galleria Arte Moderna e Contemporanea,

basata sulla visione di settanta fotogrammi

scelti da Cronenberg tra i suoi film più fa-

mosi, divenuti ormai icone dell’arte con-

temporanea.

Cronenberg ha annunciato che non potrà

esser presente al Festival, per gravi proble-

mi personali, ma cercherà di venire a Lucca

prima della chiusura e continuerà a lavorare

con l’organizzazione del festival perché

siano presenti illustri rappresentanti del suo

mondo cinematografico.

Inoltre il 10 febbraio, in collaborazione con

il Lucca Film Festival, è partita presso l’A-

gorà la sesta edizione del Corso di storia del

cinema, con il titolo ‘Il cinema nord Ameri-

cano’, che prevede complessivamente dodi-

ci incontri. Alle lezioni teoriche si affian-

cheranno visite guidate alle mostre del festi-

val.

“Il festival – ha spiegato il presidente Nico-

la Borrelli – che grazie al successo del 2014

con David Lynch, continua a crescere espo-

nenzialmente, si appresta a diventare il

grande evento cinematografico italiano, e

non solo, congiunge inverno e primavera

con un progetto culturale di ampio respiro

internazionale”.

Lucca Film Festival

Matilde Dal Canto V A LC

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 11: Machiavelli Espresso X

11

I ncredibile, ma vero, il

cineforum sarà ripristi-

nato. Infatti, qualche

anno fa, alcuni studenti

del classico avevano portato

avanti questo progetto inte-

ressante, ricevendo, peraltro,

una buona adesione da parte

dei coetanei. Da giovedì 12

febbraio, nelle aule munite di

LIM del Paladini, si effettue-

rà il primo incontro del cine-

forum, attraverso la visione

del film “il dotttor Stranamo-

re”, seguita dal dibattito. Il

progetto avrà luogo ogni due

settimane, sempre di giovedì,

e sarà totalmente autogestito

e aperto a chiunque voglia

partecipare, anche se proba-

bilmente la dirigenza vorrà la

lista delle pellicole scelte, a

causa di lamentele da parte di

alcuni insegnanti e qualche

genitore riguardo l'ultima

assemblea di istituto del

triennio. Il responsabile della

scelta dei film e del dibattito

sarà Giovanni Giannini, alun-

no della IIIC del Liceo Clas-

sico, il quale sarà supportato

da altri studenti del liceo

stesso, quindi chiunque abbia

bisogno di informazioni può

rivolgersi a lui o anche ai

rappresentanti di istituto.

Iacopo Cotalini II A LC

ISI Machiavelli a contatto con il cinema:

inaugurato il cineforum

C omplimenti alle 4

vincitrici del Con-

corso Era-

smus+AVITAE

(Tema motivazionale):

Irene Petroni (IIIB LC), Sara

Bertolli (IA LC) e Giulia

Paladini (IA LC), Sara Cec-

chi (IIB LC).

Le 4 studentesse avranno

diritto a partecipare gratuita-

mente ad uno dei viaggi di

studio e formazione previsti

dal Progetto (la prima a parti-

re sarà Irene Petroni, selezio-

nata per partecipare alla visi-

ta della scuola partner di

Arta, Grecia, a fine aprile).

Complimenti ai tre vincitori

del Concorso Erasmus+

AVITAE (Logo): Marco

Ridolfi (IIIC LC), Ilda Taba-

ku (IB LC) e Elena Amato

(IIIA LC) e al vincitore del

concorso per la selezione

della Mascotte di Progetto

(Marco Ridolfi). Purtroppo,

la giuria delle scuole partner

ha premiato il logo danese e

la mascotte della scuola part-

ner cipriota, ma i nostri pro-

totipi si sono piazzati benissi-

mo nella graduatoria finale

(II posto).

I tre studenti saranno premia-

ti in occasione dell'AVITAE

DAY che si svolgerà nel

corso del mese di maggio nei

locali del Liceo Classico.

Un ringraziamento particola-

re va alla classi IB e IIIA LC,

e in particolare a Elena Mo-

dena (IIIA LC) per la realiz-

zazione del video di presen-

tazione del liceo (proiettato

nei locali del liceo Oerestad

di Copenhagen in occasione

della visita alla scuola part-

ner danese di fine gennaio), e

a Alessandro Agnitti (IIIA

LC) per la realizzazione della

Presentazione Powerpoint del

liceo (utilizzata durante la

visita alla scuola partner

danese, novembre 2014).

Ringraziamenti dalla prof.ssa Delia Tocchini

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 12: Machiavelli Espresso X

12

l’

Int

ervi

sta

Primo viaggio AVITAE: una

settimana all’Orestad Gym-

nasium di Copenhagen Camilla Angelotti I B LC

F inalmente ci siamo; sono a Copen-

hagen, immersa in una vita e una

realtà del tutto diverse

dalla mia piccola città, davanti alla

porta girevole della scuola di cui così tanto

avevo sentito parlare. “Credi che oggi avrem-

mo bisogno di un quaderno?” chiedo alla mia

host, facendo brillare gli occhi con impazien-

za, e lei subito scoppia a ridere. Questa è

stata la mia splendida, grandiosa entrata al

liceo altamente tecnologico di Orestad, Co-

penhagen, il 26 Gennaio 2015.

Dopo aver capito che usare un quaderno è

per uno studente di Orestad tanto strano

quanto lo sarebbe per noi usare un calamaio,

mi sono decisa a entrare dalla porta dei so-

gni, e subito mi sono ritrovata in un altro

pianeta. Luci brillanti e accese illuminavano

una gigante scala in legno, centro della strut-

tura, mentre decine di ragazzi muniti di smart

phone, i pads e imac si indaffaravano fra le

stanze spaziose e gli uffici. Sulla sinistra, una

caffetteria e i tavoli della mensa, poco più in

alto delle strutture sospese circolari con co-

modissime poltrone che, come ora ho impa-

rato, sono chiamati “fatboys”. Mi giro di

nuovo a sinistra, e vedo Meave, la mia com-

pagna di classe, accanto alla sua host danese,

che mi saluta con occhi emozionati ed eufori-

ci. Eravamo senza parole: non c’era una sola

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 13: Machiavelli Espresso X

13

persona senza qualcosa di tecnologico fra le

mani, non una sola persona con un libro, della

carta o una penna in mano, e subito ho co-

minciato a capire come funzionano le cose in

quella scuola. Infatti, le mie impressioni sono

anche state chiarite dalle parole del direttore,

che ha subito presentato la scuola il primo

giorno come “misto fra l’in-

segnamento dei contenuti e

un tentativo di fare qualcosa

di diverso, di educare ad un

uso buono e responsabile

delle risorse tecnologiche”.

Piena di entusiasmo, ho subi-

to riempito la mia host di

domande riguardo alla scuo-

la, e lei ha risposto più che

volentieri, chiedendomi di

raccontare tutto quando sarei

poi tornata a casa. E così

voglio fare, perché è incredi-

bile e splendido avere l’op-

portunità di capire quanto

diverse sono le culture in

Europa, e aprire la nostra

mentalità al mondo che ci

circonda è una grandissima

opportunità.

Che tipo di materie studia-

te nel vostro liceo?

Il liceo, che dura tre anni, è

specializzato in programmi

di studio di scienze naturali,

scienze sociali e studi umani-

stici. Abbiamo materie obbli-

gatorie, come inglese in

fascia B, due lingue straniere

e Danese, ma ogni studente può scegliere i

corsi che vuole frequentare. Nei primi sei

mesi il programma è uguale per tutti, mentre

per i restanti due anni e mezzo ci sono corsi

specializzati; ne abbiamo tredici fra cui sce-

gliere nella nostra scuola. Si chiamano “lines”

e riguardano soprattutto la lingua inglese, il

design, il giornalismo, le medie e le scienze

sociali; durante il primo anno, comunque, si

può cambiare programma di studio senza

problemi.

La politica della scuola è insegnare agli alun-

ni come utilizzare le proprie conoscenze nella

società, provando nuovi metodi di insegna-

mento con lo scopo di educare i ragazzi alla

possibilità di lavorare in campi differenti e

creativi. Ecco perché facciamo continuamente

ricerche, presentazioni,

brain-stormings, lavori di

gruppo, guide ai musei e

simili attività interattive; le

lezioni sono sempre incen-

trate sugli studenti.

La scuola è diversa da

qualsiasi altro liceo a

Copenhagen, non è vero?

La struttura è stata desi-

gnata esclusivamente per

la mentalità innovativa del

liceo; la scuola è aperta e

tutti gli ambienti si svilup-

pano su quattro piani in-

torno alla grande scala. Le

classi sono quasi comple-

tamente circondate da

vetro: dobbiamo imparare

a concentrarci sul profes-

sore... in questo modo, ci

insegnano a continuare a

guardare l’insegnante

anche se da una parte ci

sono i nostri amici e com-

pagni, dall’altra possiamo

vedere fuori. All’Orestad

Gymnasium, stare per più

di due ore in una stessa

classe è assolutamente

vietato: gli studenti cambiano stanza per ogni

lezione, spesso lavorando nei tavoli fuori

dalle classi per ricerche, lavori di gruppo o

materie come biologia.

La scuola è aperta fino alle nove di sera, ma

le lezioni finiscono alle quattro e mezzo del

pomeriggio; tuttavia, se i ragazzi hanno biso-

gno di usare le attrezzature della scuola, fra

cui una palestra e sale di musica e film ma-

king, possono entrare anche durante il wee-

“La scuola è aper-ta fino alle nove di sera, ma le le-zioni finiscono alle quattro e mezzo del pome-riggio; tuttavia, se i ragazzi han-no bisogno di usare le attrezza-ture della scuola, fra cui una pale-stra e sale di mu-sica e film ma-king, possono en-trare anche du-rante il weekend o di sera ”

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 14: Machiavelli Espresso X

14

l’

Int

ervi

sta

kend o di sera, semplicemente richiedendo

una carta.

“Avete molti compiti?” ho chiesto una matti-

na a Molly, affrettandomi sulla metro

“Compiti?!” ha risposto lei, quasi sconvolta.

Ebbene sì, per loro il concetto che credevo

universale di “homework” non esiste e questa

è stata una delle cose che

più mi ha stupito. Ecco

esattamente cosa ha

detto riguardo a questo:

“Ci sono degli assigne-

ments, non dei veri e

propri compti. La mag-

giorparte delle volte

consegnati durante le

lezioni e non di pomerig-

gio, che i ragazzi posso-

no liberamente decidere

di fare o no: in ogni

modo, sanno che farli

aumenterà il loro voto

finale, e sta a loro la

scelta. Non c’è bisogno

di permessi né di entrata

né di uscita, la scuola è

sempre aperta e basta

scrivere nel sito web che

si arriva in ritardo, l’as-

senza viene segnata e poi

riportata nel sito web, in

un grafico preciso. Ab-

biamo un sito accessibile a tutti, dove ogni

mattina viene scritto se qualche corso è can-

cellato, così sappiamo tutte le materie della

mattinata”

E se manca un professore?

Beh, in quel caso verrà scritto nel sito... puoi

rimanere a casa e farti una dormita, oppure

puoi fare un giro nel centro commerciale

davanti al liceo, prenderti un caffè con gli

amici, o utilizzare gli ambienti della scuola.

Abbiamo una palestra gratuita abbastanza

grande e delle docce, quindi possiamo anche

fare un po’ di esercizio.

Come funzione una lezione tipo al tuo

liceo?

Ogni classe dura 90 minuti; entriamo nella

stanza, ogni volta diversa. Ognuna ha un

numero preciso, che vediamo scritto sul sito

per ogni lezione; quando il professore entra

non dobbiamo alzarci... abbiamo un rapporto

di confidenza ed è quello che preferisco della

nostra scuola, gli insegnanti

sono persone che stimiamo

molto. In classe possiamo

tenere smart phone, tablet e

computer sotto gli occhi e

abbiamo la wifi, perciò non è

difficile vedere studenti su

social networks, ma se i pro-

fessori ti beccano possono

arrabbiarsi davvero molto.

Abbiamo una lavagna, ma la

maggior parte delle volte è

usata come proiettore e i pro-

fessori proiettano slideshows

o presentazioni sugli argo-

menti che affronteremo; non

siamo costretti a prendere

appunti, perché solitamente

tutte le cose dette dal profes-

sore verranno pubblicate nel

gruppo facebook o sul sito

della scuola. Dopo un po’ di

spiegazione, facciamo sempre

brain stormings insieme al

professore e ci viene richiesto

di commentare l’argomento e di parlare ri-

guardo a quello che pensiamo; poi quasi ogni

volta veniamo divisi in gruppi per l’ultima

parte della lezione. Questo è il momento

dove possiamo andare in qualsiasi altro am-

biente della scuola, volendo anche nella caf-

fetteria, per lavorare con calma: solitamente

abbiamo piccoli esercizi da svolgere, articoli

da scrivere o da elaborare alcuni pensieri.

Finita l’ora, mandiamo il lavoro fatto all’in-

segnante e se non è stato fatto va a svantag-

gio nostro e dei nostri voti.

Dovete pagare per andare a scuola?

Assolutamente no! Anzi, è la scuola che ci

“Avete molti compiti?” ho chiesto una mat-tina a Molly, af-frettandomi sulla metro. “Compiti?!” ha ri-sposto lei, quasi sconvolta. Ebbe-ne sì, per loro il concetto che cre-devo universale di “homework” non esiste”

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 15: Machiavelli Espresso X

15

paga: prendiamo circa 300 euro al mese e

nelle scuole dove si usano i libri, questi sono

interamente procurati dalla scuola. Noi abbia-

mo molti computer a disposizione a scuola,

ma ogni studente deve avere un tablet o un

portatile; purtroppo, questo dobbiamo com-

prarlo noi, ma la scuola può aiutare gli stu-

denti in difficoltà, nel caso ce ne sia il biso-

gno. Abbiamo anche scuole private, ma non

cambia molto da quelle pubbliche, solitamen-

te.

Visto che non può essere tutto così positivo,

cosa credi che manchi ad una scuola come

la tua?

Per quanto non ci avessi mai pensato prima,

stare per una settimana ventiquattr’ore su

ventiquattro con una ragazza abituata a stu-

diare per mezzo di libri mi ha insegnato tante

cose; probabilmente, usando così tanta tecno-

logia, la mente si vizia e avremmo bisogno di

trovare un equilibrio utilizzando anche qua-

derni, ad esempio... siamo a malapena abitua-

ti a scrivere! Inoltre, di sicuro rispetto a una

scuola come il Liceo Machiavelli impariamo

meno contenuti di cultura artistica o classica,

ma in fondo credo che dovremmo essere posi-

tivi. Ogni sistema scolastico ha delle fratture

e non potrebbe essere del tutto perfetto: la

nostra scuola è molto buona per la comunica-

zione, per imparare il piacere dello studio e

sviluppare la capacità di mettere in pratica lo

studio in un contesto di tecnologia e moderni-

tà; per tutto il resto, il progetto AVITAE ser-

virà per migliorare tanti aspetti.

Errata corrige

Nell’articolo dello scorso numero del giornalino “Ribelli si nasce – Macchiaioli a Lucca”, il

secolo è XIX invece che XVIII.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 16: Machiavelli Espresso X

R

itra

tti

D avid Cronenberg

è nato a Toronto

nel 1943, da una

famiglia di origi-

ne ebraica. Dopo aver ab-

bandonato gli studi di medi-

cina, prese la laurea in lette-

ratura, per poi dedicarsi al

cinema.

Gli anni dei suoi primi lun-

gometraggi corrisposero al

felice periodo della New

Hollywood, in cui il pubbli-

co americano apprezzava

sempre di più artisti liberi

dalla censura, che non teme-

vano di affrontare argomen-

ti spinosi o di mostrare

scene di violenza e di sesso

esplicito. In questo periodo,

Cronenberg, novello regista,

decide di cimentarsi nel

filone horror, che aveva

mostrato un'evoluzione

nell'abbattimento dei tabù e

nella rappresentazione degli

incubi della società di mas-

sa.

A questo genere appartiene

quindi il suo primo film, Il

demone sotto la pelle, pelli-

cola di genere che ha però

come tematica principale le

malattie veneree, tema cui

Croenenbreg ha sempre

dimostrato un particolare

interesse, probabile retaggio

dei suoi studi medici. Il tema

della malattia sessuale è

importante per comprendere

la sua poetica, una poetica di

èros e thànatos, nei cui versi

vita e dolore, piacere e mor-

te sono sempre indissolubil-

mente legati.

Affermatosi sempre più

come regista di fama inter-

nazionale negli anni succes-

sivi, Cronenberg ha sempre

dato prova della sua tenden-

za ad andare contro corrente,

frutto di un atteggiamento

16

David Cronenberg Giovanni Giannini III C LC

Il regista di èros e thànatos

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 17: Machiavelli Espresso X

17

critico nei confronti della

società materialista e consu-

mistica in cui viviamo. Tutta-

via, a differenza di altri regi-

sti di genere di idee radicali,

come John Carpenter e Geor-

ge A. Romero (grandi amici

di Cronenberg nella vita pri-

vata) non ha mai aderito

esplicitamente ad un partito

politico, e il suo anticonfor-

mismo è sempre stato silen-

zioso quanto coerente.

La sua avversione per le gran-

di produzioni hoollywoodiane

e per un cinema spettacolare

fine a se stesso, per esempio,

lo portò a rifiutare la regia del

seguito di Guerre Stellari,

film che prometteva di dimo-

strarsi economicamente re-

munerativo come l'episodio

precedente e che gli era stato

proposto da George Lucas. La

vera causa del rifiuto va ricer-

cata nella volontà, nel biso-

gno di esprimere un messag-

gio attraverso il cinema. Que-

sto “snobbismo” mostrato nei

confronti di Lucas è stato il

primo di una lunga serie di

contrasti tra Cronenberg e il

mondo del cinema statuniten-

se, tra cui c'è sempre stato un

rapporto di reciproca antipa-

tia.

Questo atteggiamento di criti-

ca lo ha portato, anche negli

anni seguenti, ad attaccare

alcuni dei cardini fondamen-

tali della società contempora-

nea; il suo bersaglio preferito,

in film come Videodrome e

La mosca è lo scientismo,

quella corrente di pensiero

per cui il progresso scientifi-

co e tecnologico porterà l'u-

manità a un benessere sempre

maggiore. Invece di mettere

in scena cavalieri spaziali che

combattono il male armati di

spade laser, Cronenberg mo-

stra uomini angosciati di

fronte ad una tecnologia che

non comprendono e di cui

non hanno bisogno, ma che

diventa inevitabilmente sem-

pre più presente nelle loro

vite e che talvolta arriva a

trasformarli in mostri.

Negli anni Duemila, questa

spregiudicata critica della

società cambia il suo asse di

equilibrio, e le trame e le

tematiche si spostano sempre

di più sull'analisi psicologica

degli individui. I protagonisti

di A History of Violence, A

Dangerous Method (film

omaggio a Sigmund Freud e

Carl Jung, i padri della psica-

nalisi) e del recente Maps to

the Stars hanno tutti delle

caratteristiche in comune:

persone apparentemente inte-

grate nei loro mondi, che però

sono costrette a nascondere

alla società i lati più scabrosi

della propria personalità,

riducendosi ogni giorno a

mentire per poter far parte

dell'universo dei “normali”;

così i violenti, i depravati

sessuali, gli schizofrenici

subiscono una continua re-

pressione, che trascina le sue

vittime in un baratro di peren-

ne insoddisfazione. E così,

alla fine, l'unica scelta possi-

bile per queste “anime danna-

te” del nostro tempo rimane

l'antiedonismo, ovvero la

sofferta decisione di affron-

tare i propri incubi e i lati più

oscuri della propria personali-

tà, consapevoli che questa via

porterà inevitabilmente

chiunque deciderà di intra-

prenderla alla solitudine e alla

follia, fino alla morte.

L'eclettismo di questo regista,

che ha toccato quasi tutti i

generi della settima arte, na-

sconde in realtà alcuni temi di

fondo che non variano mai.

Oltre al già citato rapporto tra

amore e morte, tra piacere e

sofferenza, l'altra idea cardine

della poetica di Cronenberg è

la metamorfosi, tematica cara

ai letterati di tutti i tempi, da

Ovidio a Kafka passando per

Stoker. La mutazione com-

porta necessariamente la

completa trasformazione del

mondo in cui viviamo. Per

questo il regista canadese è

così affascinato da questo

tema, e lo affronta sotto nu-

merose forme (la malattia

sessuale, la genetica, e, infi-

ne, la follia), i cui effetti sulla

vita del “malato” vengono

analizzati con occhio clinico

e ossessivo. Cronenberg non

è solo uno dei più grandi

registi della storia recente, ma

anche un acuto intellettuale,

capace, con la sua sensibilità,

di cogliere numerosi aspetti

della psiche umana, riuscendo

talvolta a precorrere i tempi

nell'affrontare tematiche d'a-

vanguardia. La sua poetica e

il suo anticonformismo, con-

segnati alla storia dai suoi

film, dei veri cult, sono desti-

nati a perdurare nella storia.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 18: Machiavelli Espresso X

M

usic

a

V orrei parlarvi di

un gruppo che

apprezzo e con-

sidero speciale,

uno dei migliori nell'attuale

panorama italiano.

Questi sono i Baustelle, nati

nel 1996 presso Montepul-

ciano (Siena).

Hanno ormai all'attivo sei

album, originali e variegati.

Attualmente riunisce tre

elementi: Francesco Bianco-

ni (cantante e principale

autore dei testi, oltre che di

un romanzo inusuale e inte-

ressante dal titolo “Il regno

animale”), Rachele Bastre-

ghi ( in primis voce femmi-

nile, cristallina e straordina-

riamente appassionante, ma

suona anche tastiere e per-

cussioni), e Claudio Brasini

(esperto chitarrista e arran-

giatore).

Il nome significa “cantiere”

in tedesco, ed è stato scelto

sfogliando un dizionario

bilingue, ma affatto casual-

mente: fu prediletto perché

al suo interno compaiono la

parola “stelle” , “elle” (in

francese “lei”), e la simpati-

ca onomatopea “bau”.

Il loro debutto lo si deve

all'album “Sussidiario illu-

strato della giovinezza” che

dopo varie traversie verrà

infine pubblicato nel 2000

dall'etichetta indipendente

Baracca&Burattini.

Federico Guglielmi su “il

Mucchio Selvaggio” lo defi-

nisce: «un album diverso dal

solito: poliedrico ma stilisti-

camente omogeneo, raffina-

to ma ruvido, trascinante ma

vellutato, serio ma faceto,

accattivante ma alternativo,

"trendista" ma lontano da

qualsiasi trend.», ed è bene o

male proprio così.

Ciò che sorprende in que-

st'opera (come poi anche

nella successiva produzione)

è la fruttuosa commistione

di generi in apparenza in-

conciliabili che in questo

caso riesce straordinaria-

mente (e forse anche ina-

spettatamente perché un

esordio).

Vi si trovano infatti senza

difficoltà tracce del cantau-

torato italiano e francese

anni '60 e '70, del “new

wave” anni ottanta e “uno

stile riconducibile ai generi

18 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Baustelle Matteo Anastasio II C LC

La copertina dell’album “Fantasma”

Page 19: Machiavelli Espresso X

19

exotica e easy liste-

ning” (Wikipedia).

Tracce davvero tutte belle, in

special modo “le vacanze

dell'ottantatre”, “Gomma”,

“la canzone del riformatorio”

e “io e te nell'appartamen-

to” (potente).

La loro carriera prosegue con

“la moda del lento” (2003), in

cui i sintetizzatori sono predi-

letti rispetto alle chitarre elet-

triche, pressoché egemoni

nell'album precedente. Ottie-

ne successo tra pubblico e

critica. Le migliori a mio

avviso, davvero meritevoli:

“La canzone di Alain Delon”,

“Love affair”, il racconto

della prima volta di due ra-

gazzi fragili e teneri, e “La

moda del lento”, una delle

loro più celebri.

Arriva il successo e sono

definitivamente consacrati

con “La Malavita”, sublime

“concept album non dichiara-

to in cui si descrive “il male

di vivere”” (sempre Wikipe-

dia). Già, perchè sono ragazzi

tranquilli ma a volte un po’

tormentati, se non altro certe

canzoni fanno pensare, come

ad esempio “la guerra è fini-

ta” (racconto del tormento di

un sedicenne suicida, e detta

così è tremenda, ma il ritmo

affatto lugubre, anzi orecchia-

bile, ne smorza l’impatto) e

“Sergio”, a cui sono molto

affezionato; racconta la storia

vera di un ragazzo che viene

creduto pazzo e una volta

adulto arriva a negare il blu

del cielo perché lo stesso

colore avevano le botte dei

suoi dottori, dovute al cami-

ce.

C'è poi “il corvo Joe”, la vita

di un corvo e le sue impres-

sioni mentre sorvola un parco

cittadino, “un romantico a

Milano”, e la chiusura:

“Cuore di tenebra”, omaggio

a Conrad che sembra suggeri-

re una sorta di via di fuga alla

“malavita”, forse l’amore.

L'album compare nella lista

dei “100 dischi italiani più

belli di sempre” di Rolling

Stones Italia alla posizione

21. Vince il premio vendita

del disco d'oro, avendo rag-

giunto i 50.000 acquisti, ed è

finalista della Targa Tenco

nella categoria “miglior al-

bum” del 2006.

Invece con Amen, nel 2008, i

Baustelle non solo raggiunge-

ranno la finale, ma la vince-

ranno pure, fregiandosi addi-

rittura del disco di platino.

Amen comprende “Charlie fa

surf”, il loro brano più noto e

che anche troppo spesso si

accompagna (con rammarico

degli autori) al loro nome.

Si tratta di una canzone “di

ribellione pura e di parodia

della ribellione", ispirata a

un'istallazione di Maurizio

Cattelan dal titolo “Charlie

don't surf”.

Vi compaiono poi

“Colombo”, “Baudelaire”,

“Panico”, omaggio a Lee

Hazlewood, Alfredo, ritratto

dell'Italia dei primi anni ot-

tanta incentrato sulla tragedia

di Alfredo Rampi, bambino

caduto in un pozzo e mai

recuperato; i tentativi di sal-

vataggio vennero trasmessi in

diretta RAI per 18 ore e se-

guiti da 21 milioni di spetta-

tori (Dio guardava il figlio

suo/ e in onda lo mandò).

Poi abbiamo “l'uomo del

secolo”, storia di un disertore

dell'esercito italiano durante

la seconda guerra mondiale,

molto molto bella, e

“Andarsene Così”.

L'album successivo, “I mistici

dell’occidente” (stesso titolo

di un saggio di Elémire Zol-

la), verrà prodotto dall'irlan-

dese Pat McCarthy, già noto

produttore di Madonna, U2 e

R.E.M.

La sua uscita, nel 2010, sarà

annunciata da due singoli:

“Gli spietati” (dall'omonimo

film di Clint Eastwood del

'92), ricchissimo di richiami

letterari, cinematografici e

artistici in generali, e “le

rane”, triste incontro del can-

tante con un amico di gioven-

tù con cui andava a caccia di

rane ripreso poi anche nel

“regno animale”, segue anche

una riflessione sul tempo.

Nell'album spiccano “La

canzone della rivoluzione” e

“il sottoscritto”, oltre che la

traccia che intitola l'album,

insolita.

Si giunge infine all'ultimo

straordinario successo: Fanta-

sma (2013), forse il mio loro

disco preferito; è il primo di

cui il gruppo abbia assunto

direttamente la produzione

artistica ed è questa forse la

ragione delle splendide can-

zoni, genuine espressioni

d’arte.

Come ad esempio “il finale”,

ricostruzione dei pensieri

diretti all’amata di Oliver

Messiaen, compositore fran-

cese internato in un campo di

lavoro nazista, immediata-

mente prima che suonasse nel

’41 il suo “Quatuor pur la fin

du temps” di fronte a guar-

die e prigionieri.

Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Page 20: Machiavelli Espresso X

M

usic

a

20 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Ed è proprio il tempo a far

da protagonista qui, come

Bianconi illustra svelandoci

la scelta del titolo:

"sintetizza la nostra idea di

tempo: è il passato che appa-

re nel presente. Ma oggi

anche il futuro è un fanta-

sma, non ha i contorni defi-

niti che avrebbe avuto 25

anni fa. La parola fantasma

evoca infinite suggestioni, da

Edgar Allan Poe al Canto di

Natale di Dickens, passando

per la grafica della copertina,

che si rifà ai film horror di

quarant'anni fa. Ma il solo

fantasma di cui avere paura è

dentro di noi”.

Quest’ultimo concetto è

ribadito a più riprese nel

percorso dell'album, con

maggior vigore in “Cristina”,

brano descrittivo delle emo-

zioni che seguono l'incontro

del narratore con una ragaz-

za che una volta era stata la

sua, ma che, tradita in favore

della migliore amica, lo ave-

va abbandonato, caricandolo

di rimorsi.

“il futuro”, diventata poi

colonna sonora de “I corpi

estranei” di Mirko Locatelli,

viene così descritta sul blog

del “Post” : “ La nostalgia,

da tratto innocuo e comune

della cultura contemporanea,

che attraversa indistintamen-

te il cinema di Wes Ander-

son, le collezioni H&M e I

migliori anni di Carlo Conti,

diventa qui nobiltà d’animo,

chiodo fisso, sentimento

oceanico. Anche per questo

quella canzone è un’opera

d’arte: per aver restituito

circonferenza e romantici-

smo a un sentimento banaliz-

zato e afflosciato nelle cate-

gorie del vintage, del retrò,

del “come-si-stava-meglio”.

C’è poi il singolo estratto:

“la morte (non esiste più)” ,

c’è “Monumentale”, che,

vista la fatica risparmiatami

dalle citazioni, rappresenta

"un invito a ricercare la vera

vita laddove per consuetudi-

ne la vita finisce, in un gioco

del rovescio che trasforma

molti degli elementi comu-

nemente considerati

“sociali” in simboli di morte

del pensiero e dei sentimen-

ti.”

Poi ci sono le bellissime

“Nessuno”, “Diorama”, “la

Natura”, “Contà l’inverni” e

“radioattività”, che però

l’inesorabile contatore di

caratteri quaggiù mi impedi-

sce di approfondire.

Ma al di là di tutti questi

elenchi, la mia voleva essere

una piccola presentazione e

un invito a un gruppo che vi

consiglio davvero di cono-

scere perché, anche se a

volte triste, mi è spesso sem-

brato capace di verità non

banali.

Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini.

Page 21: Machiavelli Espresso X

21 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

E ccentrico, geniale, sperimentatore

e ancora eccentrico: sono questi i

primi aggettivi che ci dovrebbero

venire in mente se stessimo descri-

vendo un musicista come Tom Waits. Classe

1949, questo artista californiano è una delle

personalità più poliedriche della seconda

metà del '900, e non smentisce queste qualità

nemmeno sul piano musicale: i suoi album

di maggior successo (Rain Dogs più di tutti)

vantano infatti sonorità dinamiche e speri-

mentali, con incursioni folk e rock su basi

postmoderne e blues, andando a costruire

uno stile unico, del quale Tom Waits può

definirsi orgogliosamente il padre. Tuttavia

spesso passa nel dimenticatoio il "primo"

Waits, quello jazz e malinconico che ha

pubblicato ben 6 album negli anni '70, tutti

non troppo conosciuti e non gratificati col

successo che si meritavano; e, data l'appena

trascorsa ricorrenza di San Valentino, è do-

veroso parlare di uno di questi dischi pur-

troppo di nicchia: Blue Valentine.

Inciso nel '78, quest'album è l'apice jazzisti-

co di Tom Waits, che con la sua inconfondi-

bile voce ormai formata e “come immersa in

un tino di whiskey, appesa in un affumica-

toio e poi investita con una macchina", ci

porta nella periferia americana, dipingendoci

intorno un'atmosfera surreale, notturna, cal-

da, dove personaggi ai limiti della società, le

cui vite sprofondano nel degrado del falli-

mento tuttavia non perdono quell'umanità

che fa loro inseguire l'amore, anche se il più

delle volte irraggiungibile. Sono le loro

drammatiche storie che questo Waits croo-

ner ci racconta, e basta chiudere gli occhi

per vederlo seduto al pianoforte di un qual-

che fumoso nightclub, mentre suona questi

jazz tormentati.

Se con la prima traccia, "Somewhere", pote-

vamo credere di trovarci di fronte a un disco

dalle eleganti sonorità retrò, l'evaporante e

criptico pianoforte di "Red Shoes by the

Drugstore" e l'inquietante e gutturale "a

Sweet Little Bullet from a Pretty Blue Gun"

ci fanno subito cambiare idea. Si susseguono

poi brani di puro blues come "a Christmast

Card from a Hooker in Minneapolis" e "Blue

Valentines", turbinose ballate distrutte dalla

tristezza, e pezzi jazz e incalzanti come

"Whistilin' Past the Graveyard" e la delirante

"Wrong Side of the Road", dove Waits da

sfoggio di tutta la sua perversa ed espressiva

capacità canora. Trova spazio nell'album

anche il rythm & blues di "Romeo is Biee-

ding", che descrive gli ultimi istanti di vita

di un delinquente ispanico ferito in una spa-

ratoria. Bisogna infine inchinarci al capola-

voro di fronte alla toccante "Kentucky Ave-

nue", sicuramente la miglior canzone dell'al-

bum: un talking blues con un accompagna-

mento pianistico semplicemente perfetto, sul

finale poi raggiunto da delicati e ariosi violi-

ni, che incantandoci ci culla in un soffuso

paesaggio surreale: "prendi i raggi della tua

sedia a rotelle e le ali di una gazza/ legatele

alle spalle ed ai piedi/ ruberò un seghetto a

mio padre per tagliare le protesi che porti

alle gambe/ le seppelliremo stanotte nel

granturco". Mai San Valentino è stato tanto

malinconico quanto meraviglioso nello

stesso momento.

Stefano Sestani I B LC

Tristi lettere d’amore dal

“Wrong Side of the road”

Page 22: Machiavelli Espresso X

Pos

ta

22 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

A matissima Sofonisbe ,

sono passati cinque mesi dall’ini-

zio della scuola e non mi sono

ancora integrata!

Non ho ancora capito α β γ ed ho dei proble-

mi pure a riconoscere i miei compagni. La

mattina capisco che qualcuno è della mia

classe solo perché mi accenna un saluto o

perché mi chiede se ho fatto questo o quell’e-

sercizio - e lo chiede a me che porto a mala

pena la penna per scarabocchiare, mentre i

professori spiegano e spiegano e spiegano,

alterandosi e alternando tutto questo ad inter-

rogazioni!

Vogliamo poi parlare di quelli di terza liceo!!

Io li definisco i SOPPRAVVISSUTI… I miei

tre e quattro si accumulano senza mai som-

marsi e sto già progettando di fare un bel

buco nel vocabolario per nasconderci il cellu-

lare.

Insomma, mi sento persa ma so che questa è

la scuola che voglio fare. Onnisciente Sofoni-

sbe , consigliami tu!

Lost-in-confusion

Carissima ,

comprendo la tua situazione da non integrale integrata. Non per scoraggiarti, ma credimi,

se per Dante l’inferno è durato pochi giorni

per te durerà almeno cinque anni!

Però se vuoi sopravvivere all’Inferno e giun-

gere al Paradiso, la tua amica di penna Sofo-

nisbe è qui per offrirti alcuni consigli! Ciò

che seguirà è il frutto di varie interviste dato

che io non ho fatto il liceo ma ho studiato

sull’Olimpo in compagnia del grande Zeus!

1. Se non hai studiato e il professore

dopo quei secondi interminabili in cui

scorre il dito sul registro pronuncia

proprio il tuo nome che rimbomba

nella stanza con la stessa intensità di

quando Heidi chiamava il suo nonno

nella baita, tu alza la mano e chiedi al

professore di poter andare in bagno,

guadagnerai tempo!

2. Se proprio non sai niente e quel tem-

po che hai guadagnato andando in

bagno non è sufficiente è il momento

del…dell’ATTACCO IMPROVVI-

SO E QUASI FATALE DI MAL DI

PANCIA!

3. Quando le lezioni diventeranno più

potenti dell’Halcion (potentissimo

sonnifero) devi essere pronta a

“inforcare” le cuffie ed ascoltare

musica, meglio se rock!

4. Quando lo zaino ti opprimerà come

un macigno e tu ormai camminerai

naso-asfalto, sarà l’ora di rompere il

tuo maialino e investire i tuoi rispar-

mi in un facchino!

5. Se pensi che al classico la matematica

non esista forse hai sbagliato scuola,

al classico l’unica cosa che scarseg-

gia è la fauna maschile!

Non ti preoccupare però, ci sono anche molti

aspetti positivi nell’intraprendere questo per-

corso, per esempio potrai uscire con frasi

dotte del tipo “cave canem” o ,perché no,

ottenere la ragione in una discussione conclu-

dendo con ”Nunc est bibendum” e poi ricor-

da: grazie al classico potrai occupare spazio

nella libreria, altrimenti deserta! Ah, quasi

dimenticavo, diffida da quelli che tu chiami

sopravvissuti perché anche se girottolano con

il dizionario di greco sotto il braccio come se

fossero la reincarnazione di Schopenhauer

ancora non riconoscono un aoristo da un

indicativo, ancora non sanno scrivere Macc-

chiavelli!

XoXo Sofonisbe

P.S. Sofonisbe non si ritiene responsabile di

eventuali infortuni, sospensioni o rapporti

disciplinari!

Sofonisbe risponde... Scrivetemi a [email protected]!

Page 23: Machiavelli Espresso X

23 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015

Il Topo Impertinente è un progetto letterario indipendente e anonimo consistente in dieci scritti frammentari pubblicati con frequenza bimensile, sotto forma di note sulla pagina facebook, altrimenti, fisicamente, come pam-phlets, e per la prima volta presente sul giornalino scolastico; que-sto è il terzo pezzo.

III - 2015 Ho tentato di digerire intere filoso-fie che costruivano e imponevano un sistema di valori, o un modo esatto per individuare questi di caso in caso, ma non l'ho trovato spontaneo per un tempo come il mio, dove le notizie su cui co-struiamo il nostro immaginario del-la quotidianità globale sembrano costantemente corrotte e truccate senza risparmio, e ai fini degli inte-ressi di tutti i più robusti uomini, figli di un mondo del quale potreb-bero poi essere allo stesso tempo i padri, e che legittima anche loro in particolare, ma come chiunque altro, a operare d'inganno e truffa, perseguendo senza sosta la ban-diera del successo prima che di-venga fin troppo buio anche per scorgere gli altri, pessimi, corridori, anche per scorgere solo quella stessa bandiera; in un tempo do-ve, messi alle strette da principi fisici regolatori dell'universo nuovi e inediti, a loro volta indifesi dalla minaccia dell'imboscata del dub-bio, vogliamo comunque costrin-gere gli occhi della mente più in là dello spazio stesso, e prevedere che cosa ne sarà di tutto questo

anche oltre il tempo, non renden-doci conto di una vera impossibili-tà, sembrerebbe insormontabile, di tagliare col nostro intelletto il tra-guardo della soddisfazione, della verità sicura, e sempre dovendo andare a guardare indietro ad as-sicurarsi che tutti i superati pas-saggi non siano tornati cento mi-glia avanti a noi, magari proprio nell'atto stesso del tornare a consi-derarli, finendo col confonderci su chi sia andato da chi, e non sa-pendo più la direzione, se stiamo proseguendo avanti o ci eravamo inconsapevolmente voltati da tem-po. In un tempo così non posso che giustificare ciò che potrebbero anche bandire come relativismo scettico, assieme a tutte le passio-ni e le inquietudini proprie di tutti quei tempi in cui questa, più o me-no silenziosa, naturale natura umana, si è vista accettata, quasi abbracciata (ma per ricevere con-forto più che porgere ringrazia-mento) dall'umano stesso, mosso dalla storia, dalle circostanze e dagli eventi, la sua storia, sue cir-costanze, suoi gli eventi. www.facebook.com/IlTopoImpertinente

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Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015 24

la Redazione

Marco Ridolfi

Alessandro Marchetti

Giovanni Giannini

Iacopo Cotalini

Mia Martinez

Rachele Pellegrini

Matilde Dal Canto

Greta Orsi

Matteo Anastasio

Alessandro Agnitti

Camilla Angelotti

Chiara Bartoli

Stefano Sestani

Francesca Dalle Piagge

Beatrice Del Carlo

Rebecca Catani

Marianna Savonetti

Ringraziamenti

Prof.essa Elisabetta Visconti ,

Prof.essa Donatella Batistoni per la correzione

delle bozze

Prof. Giorgio Macchiarini per la stampa

Prof. Stefano Giampaoli per il supporto tecnico

Contatti

Sito: studentimachiavelli.wordpress.com

Email: [email protected]

Profilo Facebook: Machiavelli Espresso

Copertina e vignette:

Marco Ridolfi


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