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MAGAZINE n.55-MAGGIO 2012 - Reloader Italia€¦ · SISTRI, un sistema che ha dimostrato di non...

Date post: 26-Sep-2020
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Maggio 2012 Energie rinnovabili 9 Detrazioni del 55%, un sistema che funziona, ma … Il rapporto dell’ENEA Pavegen, la pavimentazione speciale per produrre energia elettrica arriva in Italia Numero 55 Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected] Più sostenibilità per uscire dalle Crisi L’Italia e il riciclo In aumento i Green Jobs, soprattutto nel Nord Italia Risparmio energetico e non solo. Condividere gli elettrodomestici grazie agli elettrocomunitari + potere alle donne - emissioni di CO 2 2 15 Ambiente e società Gli Special Gli Special Gli Special i i i SISTRI Slittato al 30 novembre il pagamento delle quote 2012 Punti fondamentali del sistema SISTRI e adempimenti in vigore La parola al Trasporto: il commento di Paolo Li Donni del Corriere dei Trasporti Pannelli fotovoltaici ad uso domestico: è partita l’era del riciclo A Roma la prestigiosa convention IFWLA. RELOADER ci sarà 3 RAE RAE RAE E E E Associazione RELOADER onlus 00185 Roma Viale Carlo Felice 89 20 Storie di riciclo 13 Arriva l’estate … Come essere trendy con il bikini fatto di Plastica! LA Street Art: carta riciclata per il decoro urbano Cosa può rendere davvero economicamente sostenibile il settore delle rinnovabili? Il V° Conto Energia e gli incentivi di Vincenzo D’Onofrio
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Page 1: MAGAZINE n.55-MAGGIO 2012 - Reloader Italia€¦ · SISTRI, un sistema che ha dimostrato di non funzionare, il cui software soffre di numerose pecche e spesso va in tilt co-me accaduto

 

 

Maggio 2012

Energie rinnovabili

9 Detrazioni del 55%, un sistema che funziona, ma … I l rapporto dell ’ENEA

Pavegen, la pavimentazione speciale per produrre energia elettrica arriva in Italia

Numero 55

Tel: +39 06 70.49.53.20    Fax: +39 06 70.49.04.7    www.reloaderitalia.it     [email protected] 

Più sostenibilità per uscire dalle Crisi

L’Italia e il riciclo

In aumento i Green Jobs, soprattutto nel Nord Italia

Risparmio energetico e non solo. Condividere gli elettrodomestici grazie agli elettrocomunitari

+ potere alle donne - emissioni di CO22 

15

Ambiente e società

Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii

S I S T R I Slittato al 30 novembre il pagamento delle quote 2012 Punti fondamentali del sistema SISTRI e adempimenti in vigore La parola al Trasporto: il commento di Paolo Li Donni del Corriere dei Trasporti Pannelli fotovoltaici ad uso domestico: è partita l’era del riciclo

A Roma la prestigiosa convention IFWLA. RELOADER ci sarà

3

RAERAERAEEEE

Associazione RELOADER onlus  00185  Roma  ‐ Viale Carlo Felice 89     

20

Storie di riciclo

13 Arriva l’estate … Come essere trendy con il bikini fatto di Plastica!

LA Street Art: carta riciclata per il decoro urbano

Cosa può rendere davvero economicamente  sostenibile   i l  settore  delle  rinnovabili?     

Il V° Conto Energia e gli incentivi

di Vincenzo D’Onofrio 

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RAEERAEERAEE

A quanto si legge nel comunicato

stampa emesso il 23 aprile scorso, «il

Ministero dell’Ambiente sta proceden-do ad una revisione del sistema per

rendere più semplici ed efficienti le

procedure. Nell’ambito di questo lavo-

ro, d’accordo con la società che ha for-

nito il sistema, la Selex Elsag del grup-

po Finmeccanica, è stato concordato un differimento al 30 novembre 2012

del termine per il pagamento dei con-

tributi per l’anno in corso, che scadeva

il 30 aprile».

E’ singolare, per non dire paradossale

che la Selex Elsag, attraverso la control-lata Selex Service Management, ha

conquistato un Cisco Innovation A-

ward 2012 ed è stata premiata a Lon-

dra nel febbraio scorso proprio per il

SISTRI, un sistema che ha dimostrato di non funzionare, il cui software soffre di

numerose pecche e spesso va in tilt co-

me accaduto nel corso dei diversi Click

Day di prova. Si tratta peraltro di un ri-

conoscimento ambitissimo, che premia

tutte quelle soluzioni altamente inno-vative, le best practices nell’ICT che uti-

lizzano tecnologie all'avanguardia. Co-

me si è letto sul sito di Cisco, il Sistri vin-

ce come “Most Society Impacting

Network”, scelto da 10 giudici interna-

zionali dopo un processo molto artico-lato di selezione e valutazione [… !?]

Tornando al comunicato stampa, si

legge che: « Il ministro Corrado Clini ha

proposto al nuovo presidente di Con-

findustria e ai presidenti delle associa-

zioni delle categorie interessate di va-lutare insieme le modalità per rendere

finalmente operativo il sistema, senza

aggiungere oneri amministrativi alle

già complesse procedure cui le impre-

se sono sottoposte per rispettare gli a-dempimenti ambientali ed in particola-

re quelli in materia di rifiuti».

Considerata tuttavia l’estrema variabili-

tà della data di partenza del nuovo si-

stema e il continuo aggiornamento

delle norme operative, è sembrato op-portuno alla nostra redazione riportare

nell'articolo seguente alcuni punti fon-

damentali del sistema pubblicati da Re-

te Ambiente (www.reteambiente.it), in

aprile che rimanda per una completa

disamina al momento in cui il SISTRI sa-rà operativo.

Slittato al 30 novembre

il pagamento delle quote 2012  SISTRI

Punti fondamentali del sistema SISTRI

e adempimenti attualmente in vigore

Fino  a  quando  il  Sistri  non  sarò  operativo  (30  giugno 2012) la gran parte dei produttori di rifiuti dovrà continu‐are a tenere il registro di carico e scarico e a compilare e conservare il formulario per il trasporto. Dopo  l’entrata  in operatività del Sistri,  tuttavia,  rimarrà una categoria residuale di produttori che dovrà continua‐re ad utilizzare registri e formulario. Viene fatta salva la data di partenza per i piccolissimi pro‐duttori di rifiuti pericolosi (che hanno fino a 10 dipenden‐ti);  infatti,  tali  soggetti  dovranno  iniziare  ad  utilizzare esclusivamente il Sistri (e quindi ad abbandonare registri e  formulari) a decorrere dalla data  che  sarà  individuata da un futuro ed apposito Dm del Ministro dell’ambiente. In ogni caso,  tale data non potrà essere antecedente al 30 giugno 2012. Moltissimi di tali piccolissimi produttori, tuttavia, potran‐no  essere  totalmente  esclusi dal  Sistri.  Infatti,  la nuova previsione  recata dalla  legge di conversione  (articolo 6, comma  2,  Dl  138/2011  come  convertito  dalla  legge 148/2011) prevede un decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con  il Ministro per  la semplificazione norma‐tiva e sentite le categorie interessate, con il quale, entro tre mesi dalla conversione del Dl 138/2011, saranno indivi‐duate specifiche tipologie di rifiuti alle quali, in considera‐zione della quantità e dell’assenza di specifiche caratteri‐stiche di criticità ambientale, “ai  fini del  sistema di con‐trollo  di  tracciabilità”,  saranno  applicate  le  procedure previste per i rifiuti speciali non pericolosi. Quindi tali rifiuti, pur essendo pericolosi, saranno trattati come non pericolosi, ai soli  fini Sistri e purché censiti  in un futuro DM. Per quanto riguarda la produzione, il Sistri sarà usato da: a) produttori i cui rifiuti pericolosi non saranno censiti nel futuro Dm sulla “criticità ambientale” (ancora non noti); b)  produttori  di  rifiuti  non  pericolosi  derivanti  da  indu‐stria,  artigianato,  da  recupero  e  smaltimento  di  rifiuti; fanghi da potabilizzazione e da altri trattamenti delle ac‐que,  dalla  depurazione  delle  acque  reflue  e  da  abbatti‐mento fumi, con più di 10 dipendenti (già previsti). 

Per gli altri produttori di rifiuti (pericolosi e non)  il Sistri, anche  a  seguito  delle modifiche  recate  dalla manovra, non è previsto. 

Soggetti obbligati 

1)  Imprese/enti  che  producono  rifiuti  speciali  pericolosi (*); 2)  imprese/enti produttori di rifiuti speciali non pericolo‐si, di cui all’articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g), DLgs 152/2006 (**); con più di 10 dipendenti; 3)  imprese  ed  enti  che  raccolgono o  trasportano  rifiuti speciali a titolo professionale; 4) recuperatori e smaltitori; 5) commercianti e intermediari; 6) consorzi per  il riciclaggio di particolari categorie di ri‐fiuti; 7) terminalisti concessionari delle aree portuali e imprese portuali; 8)  responsabili uffici gestione merci e operatori  logistici presso le stazioni ferroviarie, gli interporti, gli impianti di terminalizzazione e gli scali merci; 9)  Comuni,  enti  e  imprese  che  gestiscono  rifiuti  urbani nella Regione Campania; 10) imprese ed enti produttori di rifiuti speciali pericolosi che hanno fino a 10 dipendenti (*) (***). (*) Sono compresi raccoglitori e trasportatori di rifiuti da sé stessi prodotti. (**) Le  lettere c), d) e g) del comma 3 dell’articolo  184, DLgs  152/2006  riguardano,  rispettivamente:  rifiuti da  la‐vorazioni industriali; rifiuti da lavorazioni artigianali; rifiu‐ti derivanti da  recupero  e  smaltimento,  fanghi prodotti dalla  potabilizzazione  e  da  altri  trattamenti  di  acque  e dalla depurazione delle acque  reflue e da abbattimento fumi. (***)  Il  termine  iniziale  (articolo 6, comma 2,  lettera  f  ‐octies),  Dl  70/2011,  convertito,  con modificazioni,  dalla legge  106/2011  “decreto  Sviluppo”)  sarà  individuato  da un apposito Dm Ambiente, ma non potrà essere anterio‐re al 1° giugno 2012. 

www.reteambiente.it 

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RAEERAEERAEE Il Ministro Clini rimanda il pagamento annuale del Sistri Dal 2010 ad oggi il sistema di tracciabilità dei rifiuti voluto ed imposto dall’ex Ministro Stefania Prestigiacomo ha totalizzato ben 7 rinvii, ma si continua a pagare

Il  Sistri,  il  sistema  di  controllo che  con GPS  e  telecamere  se‐gue  i movimenti dei rifiuti peri‐colosi  in  tutta  Italia,  non  si smentisce  mai.  Ogni  anno  ci regala nuovi record. Fortemen‐te  voluto  dall’ex  Ministro dell’Ambiente  Stefania  Presti‐giacomo,  che  con  piglio  deci‐sionista lo impose affermando‐ne  il  primato  europeo.  Con  il Sistri  nel  vecchio  continente saremmo stati i primi della clas‐se in tema di rifiuti pericolosi. Niente  e  nessuno  in  questo settore  sarebbe  ormai  più  po‐tuto sfuggire, l’occhio telemati‐co del Ministero avrebbe tenu‐to tutto e tutti sotto controllo. Il  29  dicembre  2010,  data  del debutto  del  nuovo  sistema  di tracciabilità, sarebbe diventata una  data  spartiacque  nel  con‐trasto delle ecomafie. Ma qual‐cosa già allora andò storto e  il debutto  venne  posticipato  di sei mesi,  all’aprile del  2011. Da quel primo rinvio ne seguirono molti altri fino all’ultimo,  il set‐

timo, che ne spostò  il debutto dal 2 aprile al 30 giugno. Ma  il vero primato di questo Grande Fratello  dei  rifiuti  è  un  altro. Nonostante non sia ancora en‐trato in funzione il Sistri è stato comunque  pagato  anno  per anno da  tutte  le  imprese  inte‐ressate  dal  provvedimento. Settanta  milioni  di  euro  ogni anno  pagati  per  nulla,  in  uno dei periodi più drammatici per l’economia  nazionale  dal  1929 ad oggi. Non c’è che dire. Anzi forse  l’unica affermazione sen‐sata sarebbe che piove sul ba‐gnato. Nonostante tutto il con‐tributo  annuale  a  carico  delle imprese previsto per fine mese è  stato  spostato  al  30 novem‐bre.  Non  è  funzionato  prima, continua a non funzionare oggi ma il contributo si deve pagare lo  stesso.  Il  Sistri  certamente rappresenta una delle peggiori pagine  politico/amministrative degli ultimi anni e su cui si do‐vrà  ancora  fare  luce  sulle  re‐sponsabilità.  Sta  di  fatto  che nonostante la conclamata figu‐raccia ci si ostina a voler far pa‐gare le imprese. La scorsa esta‐te proprio  il Governo Berlusco‐ni deve aver avuto un attimo di 

lucidità/dignità,  tant’è  che  ne propose l’abrogazione sbugiar‐dando  pubblicamente  anche  il suo Ministro che al Corriere dei Trasporti  avevamo,  nel  frat‐tempo,  ribattezzato  Prestisi‐stri. Quella sarebbe stata la de‐cisione più saggia che avrebbe fermato  questo  scandalo,  che in nome di un presunto contra‐sto  al  crimine  organizzato  è stato  perpetrato  alla  luce  del sole anno dopo anno. Il risulta‐to? Nulla di fatto. Il Sistri, nella convinzione di un mix eteroge‐neo di parlamentari provenien‐ti da destra e sinistra, è stato a gran voce riconfermato. Di rin‐vio  in  rinvio  le  nostre  imprese si  sono  impoverite, mentre  le cosche e  i clan malavitosi delle ecomafie  hanno  continuano  a prosperare. L’indignazione dal‐la scorsa estate è cominciata a montare  ed  ha  trovato  i primi contestatori  proprio  tra  le  fila d e l l ’ a s s o c i a z i o n i s m o dell’autotrasporto.  Lo  scorso settembre  è  proprio  la  CNA‐Fita, che dopo aver verificato la praticabilità  dell’azione  legale, ha avviato la richiesta della do‐cumentazione  necessaria  alle proprie  imprese per attivare  la 

di F. Paolo Li Donni 

Per gentile concessione del  Corriere dei TRASPORTI 

causa  collettiva  per  il  recupero dei contributi fin qui pagati per  il Sistri. Cinzia Franchini, Presidente nazionale  dell’associazione,  spie‐gò  chiaramente  che  “Il  tema  è molto sentito dalle imprese che si sentono truffate in un momento di drammatica crisi di liquidità. Le banche  ci  chiudono  i  rubinetti  ‐ dichiarava in una nota il presiden‐te della CNA‐Fita  ‐ mentre  i costi operativi  salgono  alle  stelle.  In questa  situazione  in modo  reite‐rato  lo Stato cosa pensa di  fare? Far  pagare  una  piattaforma  agli autotrasportatori già  in difficoltà e  per  giunta  senza  dare  loro  il servizio  per  cui  hanno  pagato”. Proprio  nell’autotrasporto,  già gravato dal caro costi, la questio‐ne  Sistri  ha  acquisito  i  contorni della  beffa.  Anche  Anita, l’associazione  degli  autotraspor‐tatori  aderenti  a  Confindustria, ha  più  volte  preso  posizione  in questi  mesi  fino  all’ultima  nota stampa  della  scorsa  settimana prima  che  fosse  ufficializzato l’ennesimo rinvio. Mancano pochi giorni  ‐  recita  la nota Anita  ‐ alla scadenza del pagamento del con‐tributo  annuale  per  il  Sistri,  ma nessun  provvedimento  è  stato posto  in  essere  per  evitare  che anche quest’anno  le  imprese pa‐ghino  per  un  sistema  ancora  in sperimentazione.  Il  governo  ha mostrato disattenzione e  indiffe‐renza  sulle  problematiche  che 

riguardano  il  Sistri,  introdotto due anni fa ma la cui piena opera‐tività  è  stata  puntualmente  rin‐viata  da  diversi  provvedimenti legislativi.  Nonostante  questo  ‐ prosegue  la  nota  ‐  le  imprese  di autotrasporto  hanno  continuato a  sostenere  i  costi  di  iscrizione, installazione  delle  black  box  e attivazione  delle  sim  card.  “Non siamo  più  disposti  a  pagare  per un  sistema  non  ancora  piena‐mente  operativo”,  ha  dichiarato Carlo  Coppola  presidente  della sezione  trasporto  rifiuti di Anita. “Chiediamo al governo di sospen‐dere il pagamento del contributo annuale e di individuare meccani‐smi  di  compensazione  per  recu‐perare  i  costi  finora  sostenuti... attendiamo  risposte dal Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini”. Dal Ministero  dell’Ambiente  è  così giunto  l’ennesimo  rinvio.  Il  forte 

senso  di  indignazione  che  da  al‐meno 8 mesi a questa parte CNA‐Fita  insieme ad Anita non hanno mai mancato di manifestare aper‐tamente  è  stato  raccolto  anche dalle  maggiori  Confederazioni imprenditoriali  italiane  che  chie‐dono  la  soppressione  del  paga‐mento, vissuto dagli imprenditori come  una  “vessazione  ingiustifi‐cata”.  I  presidenti  di  Confindu‐stria, Rete Imprese Italia, Confapi e  Confagricoltura  hanno  anche chiesto  una  completa  revisione del progetto:  “Il  sistema di  trac‐ciabilità  dei  rifiuti  continua  a  es‐sere per le imprese motivo di pre‐occupazione  e  di malcontento.  I rinvii dell’operatività,  che  si  ripe‐tono  trimestralmente da due an‐ni,  testimoniano,  infatti,  una  si‐tuazione non gestibile, che richie‐de  la  rivisitazione  totale del pro‐getto”. 

Il Ministro 

dell’Ambiente 

Clini 

La parola al Trasporto: il commento di Paolo Li Donni del Corriere dei Trasporti

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RELOADER Magazine - maggio 2012 Pagina 8    RAEERAEERAEE

A Roma la prestigiosa convention IFWLA RELOADER ci sarà

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La annuale convention di IFWLA si coniu-ga quest'anno con un'area espositiva, RO-ME LOWE, creando un doppio evento do-ve incontrarsi con i delegati internazionali rappresentativi delle realtà aziendali di 18 Paesi, scambiarsi conoscenze ed avviare partnership.

La nostra Associazione porta il suo contri-buto alla Conferenza, il 16 maggio, nell’ambito del topic “Best Practices and Innovation in Logistics”, con un intervento dal titolo “A Technological Platform for WEEE Reverse Logistics Management". RE-LOADER sarà presente anche alla tre gior-ni di Exhibition con uno stand per pro-muovere progetti ed iniziative degli asso-ciati. Ulteriori informazioni sono disponibi-li all’indirizzo www.romelowe.it o presso la segreteria della nostra Associazione.

I FOCUS di ROME LOWE

LOGISTICA URBANA Soluzioni e tecnologie per arginare i problemi di inquinamento che interessano le nostre città e per la gestione e l'ottimizzazione dei flussi di mer-ci provenienti dalle piattaforme extra-urbane con destinazione nei centri storici.

SICUREZZA Servizi e progetti di innovazione tecnologica sia per quanto riguarda la safety che per quanto ri-guarda la security.

AMBIENTE Prospettive e modelli di sviluppo di un trasporto merci sostenibile.

PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Soluzioni e sistemi per il trasporto in sicurezza delle opere d'arte.

CATENA DEL FREDDO Sistemi di monitoraggio della catena del freddo, conservazione e stoccaggio merci con attenzione particolare ai settori Agroalimentare, Farmaceu-tico e Florovivaistico.

IFWLA ‐ International Federation of Warehousing and Logistics Associations  è la federazione che riunisce le più importanti realtà del settore logistico 

I primi pannelli fotovoltaici installati hanno già com‐piuto o sono vicini a compiere  i 20/25 anni, raggiun‐gendo così  il termine del  loro ciclo di vita, secondo quanto previsto anche dal  IV  ° conto energia.  Il nu‐mero degli impianti in Italia è poi cresciuto in manie‐ra esponenziale allargandosi all’uso domestico. Si è reso  perciò  necessario  organizzare  un  sistema  di smaltimento nazionale, più agevole rispetto alle pre‐cedenti procedure, secondo le quali le aziende italia‐ne del  fotovoltaico dovevano  rivolgersi all’estero e aderire al Consorzio PV Cycle per garantire ai propri clienti il corretto smaltimento dei moduli end of life. Il primo passo è stato compiuto mediante un accor‐do di programma siglato nello scorso ottobre da Co‐bat  ‐  Consorzio Nazionale  Raccolta  e  Riciclo  e  dal Comitato IFI ‐Industrie Fotovoltaiche Italiane, grazie al quale  si è  istituita una  filiera  italiana di  raccolta, riciclo e smaltimento dei pannelli. Quando poi la nor‐mativa ha equiparato  i pannelli fotovoltaici ai rifiuti elettronici,  anche  il  consorzio  nazionale  per  la  ge‐stione dei RAEE Ecolight, ha presentato  il suo siste‐ma  integrato  per  la  raccolta  e  lo  smaltimento  dei pannelli fotovoltaici dismessi. Su queste basi è final‐mente  giunto  il momento  anche  dei  pannelli  foto‐voltaici “domestici”: lo scorso 3 aprile è stato stipu‐lato  un  nuovo Accordo  di  Programma  tra  Cobat  e Silea S.p.A., che sancisce  la nascita del primo servi‐zio  italiano  dedicato  alle  utenze  domestiche  per  il riciclo dei moduli fotovoltaici, già sperimentato nella provincia di Lecco.  In particolare,  il progetto è pen‐sato  per  i  cittadini  che  decideranno  di  provvedere autonomamente alla disinstallazione dei pannelli ad uso domestico e di disfarsi dei moduli obsoleti. Stan‐do ai dati del Gestore dei Servizi Energetici, l'iniziati‐va dovrebbe  coinvolgere  circa  20.684 moduli  foto‐voltaici, considerando gli impianti fino a 10 kW e cal‐colando orientativamente 4 moduli per ogni kW di 

potenza  installata.  Il servizio,  interamente gratuito, verrà gestito da Silea per quanto riguarda la raccolta dei moduli, mentre il Cobat avrà il compito di avviarli al trattamento ed allo smaltimento in impianti auto‐rizzati.  Una  volta  raccolto  il modulo  giunto  a  fine ciclo, il consorzio si occuperà di suddividere e ricicla‐re  i componenti metallici e  il vetro, mentre  la cella fotovoltaica dovrà essere  inviata all'estero, vista  la mancanza, in Italia, di impianti dedicati.  Per accedere ai nuovi incentivi al fotovoltaico, dopo il  30  giugno,  sarà  necessario  dunque  aderire  a  un consorzio per lo smaltimento e il riciclo dei moduli a fine vita. E’ quanto prevede il nuovo Conto energia, che, di  fatto, dà  il via all’era del  riciclo dei pannelli. Attualmente, secondo i dati del Gse, sono  oltre 345 mila  gli  impianti  fotovoltaici  installati  in  Italia,  im‐pianti che hanno permesso al nostro Paese di supe‐rare, nel mese di gennaio, i 12 GW di capacità totale. Si tratta di oltre 50 milioni di moduli fotovoltaici, suf‐ficienti a coprire una  superficie di oltre 75 km qua‐drati. E  i pannelli  installati prima del 30 giugno? Sa‐ranno inseriti nella Direttiva RAEE in approvazione al Parlamento Europeo, insieme alle altre apparecchia‐ture elettriche ed elettroniche.  Si  legge  in una nota alla stampa: “L'Accordo tra Co‐bat e Silea si propone di affrontare, quindi, una pro‐blematica  ambientale  prima  dell'emanazione  della nuova Direttiva del Parlamento Europeo, che include‐rà i moduli fotovoltaici giunti a fine vita nella categori‐a 4 dei RAEE,  rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. In seguito al recepimento della Direttiva da parte dell'Italia, l'Accordo sarà riformulato nel pie‐no rispetto delle normative”. 

Pannelli fotovoltaici ad uso domestico: è partita l’era del riciclo

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Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili

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edilizio  (strutture  verticali  e  strutture  oriz‐zontali)  il  costo  del  €/kWh  si  è  mantenuto tendenzialmente costante. [Figura 3] 

 

 

Le Conclusioni del Rapporto In conclusione,  il  rapporto evidenzia anche  i limiti di questo sistema  incentivante che for‐se non ha ancora espresso  tutte  le  sue  reali potenzialità. Ecco quanto  si  legge:  «  la  sem‐plificazione delle procedure per accedere agli incentivi  (inizialmente  nel  2008  per  le  prati‐che relative alla sostituzione degli infissi, suc‐cessivamente nel 2009 per  le pratiche da ef‐fettuarsi ai sensi del comma 347), riducendo di  fatto drasticamente  il numero di attestati di qualificazione/certificazione energetica da inviare,  ha  ridotto  l’attendibilità  tecnica  (e conseguentemente  le  potenzialità  tecnico‐scientifiche) della banca dati connessa al sito http://finanziaria2010.enea.it.  Il  significativo scostamento  tra  il  costo dell’intervento me‐dio e le informazioni sui costi unitari che giun‐gono  dagli  operatori  di  settore,  può  certa‐mente  essere  definito  come  l’anello  debole dell’intero  meccanismo.  In  tal  senso, l’assenza di un parametro regolatore agente direttamente  sui  valori  di  costo  unitario  dei singoli  interventi ammessi a beneficio fiscale (in sostituzione o anche solo ad integrazione del valore di soglia ammissibile per  intero  in‐tervento) è stato più e più volte segnalato dai vari operatori come un  fattore di potenziale miglioramento. L’assenza di un reale ed espli‐cito  regime  sanzionatorio  per  dichiarazioni false, mendaci  o  anche  solo  semplicemente erronee  potrebbe  essere  la  causa  dell’aumento degli errori macroscopici  spes‐so  rilevati  nell’analisi  della  documentazione inviata. E’  stata  spesso  segnalata dai benefi‐

ciari, attraverso    l’apposito servizio di consu‐lenza via e‐mail, la natura “non propriamente tecnica” dei controlli sulla documentazione  

 inviata, la cui verifica non è specifico oggetto dell’incarico  affidato  ad  ENEA.    La  conse‐guenza  diretta  più  evidente  dei  limiti  sopra citati può essere  rappresentata dalla diffusa predisposizione  dei  beneficiari  a  privilegiare interventi di  riqualificazione di “bassa effica‐cia” sotto  il profilo del risparmio energetico: questa  tendenza,  già  rilevata  nei  Rapporti Tecnici degli anni passati, durante  il 2010 si è ulteriormente accentuata. Ad una  fortissima crescita del mercato degli infissi, ad esempio, non si riesce ad associare un’analoga risposta del  settore  delle  chiusure  verticali  e/o  oriz‐zontali,  per  le  quali,  anzi,  si  osserva un’effettiva riduzione in numero. Essendo  lo scopo primario dell’intera  iniziati‐va  la  riduzione dei consumi energetici nazio‐nali, è auspicabile che la distribuzione del nu‐mero degli  interventi  sia quanto più propor‐zionale possibile all’effettiva efficacia di que‐sti  ultimi  in  termini  di  risparmio  energetico. La distribuzione del  numero degli  interventi sul  territorio nazionale è del  tutto  arbitraria rispetto  alla  loro  incidenza  in  chiave  di  effi‐cienza energetica: si ritiene che questo aspet‐to possa rappresentare oggi l’effettivo perno attorno a cui potrà ruotare  la crescita futura di un settore  indicato da più parti come stra‐tegico per il sistema Italia».  

Mirko Turchetti  

Il rapporto è disponibile all’indirizzo: http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/doc/

rapporto_2010_pubblicato.pdf 

Detrazioni del 55%, un sistema che funziona, ma...

Come ben sanno coloro che hanno ottenuto gli in‐centivi  per  installare  nelle  proprie  abitazioni  im‐pianti di energie rinnovabili, è l'ENEA che gestisce il portale  sul  quale  presentare  le  richieste  [http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/].  I  risultati  delle operazioni  compiute  nel  2010  sono  stati  riportati nel documento pubblicato  in  aprile dal  titolo  “Le detrazioni  fiscali  del  55%  per  la  riqualificazione  e‐nergetica  del  patrimonio  edilizio  esistente  nel 2010”, che fornisce  il quadro complessivo degli  in‐terventi realizzati sugli edifici residenziali. Nel  rapporto  si  legge  che,  fino  dalla  sua  nascita, questa formula di  incentivi ha ottenuto sul territo‐rio  nazionale  un  grande  successo  che,  di  anno  in anno,  si  è  sempre  ampliato.  Le  proiezioni  attual‐mente disponibili  lasciano supporre che per  il 2012 (la  data  della  presunta  chiusura  del meccanismo fiscale sin qui attivato) è possibile  ipotizzare un ri‐sparmio  energetico  superiore  a 9.000 GWh/anno, con un corrispondente beneficio ambientale di ol‐tre 2.000 kt/anno di CO2  risparmiata. Più  in detta‐glio,  le pratiche totali sono state 405.600, gli inve‐stimenti complessivi hanno superato  i 4.600 milio‐ni di euro, il valore degli importi portati in detrazio‐ne è oltre 2.500 milioni di euro, il risparmio energe‐tico complessivo  in energia primaria è superiore ai 2.000  GWh/anno,  c'è  stata  una  riduzione  di  CO2 emessa nell'atmosfera pari a circa 430 kt/anno.  Tuttavia  dal  rapporto  emergono  anche  dati  non proprio  incoraggianti.  La diffusione  (distribuzione numerica,  risultati  e    tipologia) degli  interventi di riqualificazione  energetica  ammessi  a  beneficio fiscale della L.296 e successive modifiche, non può essere considerata omogenea  sul  territorio nazio‐nale:  si evidenzia  infatti  la  solita, netta differenza tra il Nord e il Sud Italia. Il dato più preoccupante è quello secondo cui più del 70% del valore di energia primaria risparmiata è concentrato in sole 4 regioni (Lombardia,  Veneto,  Piemonte  ed  Emilia  Roma‐gna). Dall'analisi quantitativa è emerso che, tra tut‐te  le pratiche  lavorate,  il  55%  ha  riguardato  inter‐

venti di sostituzione degli infissi; il 31% ha coinvolto la  sostituzione dell’impianto di  climatizzazione  in‐vernale; il 12% ha previsto interventi di installazione di pannelli solari per  la produzione di acqua calda sanitaria; e solo l'1%  ha impegnato la coibentazione di strutture opache orizzontali e un altro 1% quella di strutture opache verticali. [Figura 1] 

Le valutazioni tecniche In merito al  risparmio energetico ottenuto  con  le detrazioni del 55%, agli interventi di riqualificazione dell’involucro edilizio sono associati valori medi di risparmio energetico compresi tra  i 17 e i 24 MWh/anno per intervento. La sostituzione degli impianti di climatizzazione  invernale è risultata efficace nel 2010, con dati medi compresi tra  i 7,5 e  i 19 MWh/anno. I risultati dichiarati per gli interventi di instal‐lazione di pannelli solari termici  invece sono meno evidenti con circa 5,5 MWh/anno. Infine il risparmio medio per  la sostituzione degli  infissi ha prodotto valori inferiori ai 3MWh/anno. [Figura 2] 

Gli elementi in evidenza Relativamente al periodo 2007‐2010,  i costi medi,  i risparmi ad essi associati e il conseguente costo del kWh  risparmiato,  non  subiscono  differenze  nel tempo  in  riferimento  al mercato  degli  infissi,  del solare  termico  e  degli  impianti  di  climatizzazione invernale  su  scala nazionale.  Sono  cresciuti  sensi‐bilmente,  invece, sia  il costo medio sia  il risparmio energetico prodotti dagli  interventi sulle strutture opache  verticali.  Per  gli  interventi  sull'involucro 

Figura 2

Figura 1

Figura 3

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Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili

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La superficie superiore della piastrella è compo‐sta  da  gomma  riciclata  da  copertoni  di  auto,  i componenti  interni  provengono  da  alluminio riciclato,  il  contenitore  esterno  è  ottenuto  da Acciaio Inossidabile Marino Grado 316L. La parte trasparente è costituita da una vetro rinforzato e coperto da un film ottico per minimizzarne  la resistenza allo scivolamento. E’ una realizzazio‐ne U.K. a basso rilascio di Carbonio. La resisten‐za ai carichi è di 4 tonnellate.  

Ciascuna piastrella genera da 4 a 5 Watt per passo al secondo e più piastrelle possono es‐sere  unite  insieme  per  alimentare  luci  e  se‐gnaletica. Il voltaggio in uscita è pari a 12 Volt in Corrente Continua; può essere regolato tra 2 e 12 Volt. 

La generazione di energia è evidenziata per mezzo  di  un  display  a  LED  che  mostra l’energia emessa. L’energia può, anche, esse‐re  stivata  e  utilizzata  per  disporre  di un’illuminazione costante. 

Più piastrelle possono, se calpestate, genera‐re un’alimentazione a 12 Volt per applicazioni luminose  o  una  piastrella  può  caricare  una batteria da 1Ah in un arco di tempo di 12 h. 

La pavimentazione speciale per produrre energia elettrica arriva in Italia Un marciapiede  in grado di convertire  in energia elettrica l'energia cinetica, che sprigioniamo con‐tinuamente camminando, grazie alla presenza di “speciali” lastre ecosostenibili rivestite in gomma 

riciclata. Si tratta di “Pavegen”, la Piastrella ge‐neratrice di elettricità. Il sistema è stato sottopo‐sto a  test, eseguiti con un  robot appositamente realizzato,  che lo ha sottoposto ad un passaggio continuo di due milioni di passi e ha dimostrato che le oltre 250.000 “falcate” sulle piastrelle han‐no alimentato la carica di ben 10.000 cellulari. La tecnologia utilizzata è derivata da un progetto di sostenibilità  per  l’illuminazione  stradale dell’Università  di  Loughborough.    E  dopo  aver trovato  numerosi  impieghi  a  Londra,  ora  Pave‐gen si può trovare anche nel nostro Paese, distri‐buito dalla ETS di Monfalcone.  Ulteriori informa‐zioni  si  trovano  al  numero  +39  0481/795002; [email protected] 

Pavegen è  in sostanza una piastrella che amplifica 

l’energia  generata  dall’energia  cinetica  della  gente 

che vi cammina. L’energia è prodotta ogniqualvolta 

un piede  comprime  la piastrella. Laddove esiste un 

frequente  passeggio,  l’energia  cinetica  è  raccolta 

per  alimentare  un’ampia  gamma  di  applicazioni  a 

bassa  energia:  il  5%  dell’energia  generata  da  ogni 

passo è utilizzata per  illuminare  la piastrella,  il resto 

può essere trasferito a diverse applicazioni come luci 

o segnaletica a basso consumo energetico. L’energia 

generata dal sistema pavimento può essere utilizza‐

ta per alimentare schermi e display di  informazione 

ai cittadini, luci stradali, insegne di negozi, indicazio‐

ni  luminose per ritrovare  la strada o  il cammino ver‐

so l’uscita di sicurezza in caso di nebbia e fumo. 

Il Comune di Londra ha deciso la posa di 60 pia‐strelle lungo il tratto di strada pedonale che uni‐sce  la  stazione metropolitana  di West  Ham  al Villaggio Olimpico per il 2012 e che accoglierà un quarto di tutto  il traffico pedonale del Villaggio Olimpico,  stimato  in  un  milione  di  persone nell’arco  di  due  settimane.  l’energia  generata alimenterà i cartelloni pubblicitari e le luci.  Oltre  ad  alcune  scuole  inglesi,  anche  il  centro commerciale  Westfield  di  Stratford  ospita  20 piastrelle, con una previsione di almeno 40 mi‐lioni di passaggi all’anno. La Pavegen ha  inoltre progetti pronti, per alberghi, stazioni della me‐tropolitana e uffici statali. 

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Storie di ricicloStorie di ricicloStorie di riciclo     

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Un costume da bagno ecosostenibile realizzato interamente  con  materiali  riciclati.  È  un'idea lanciata dal marchio di moda Agogoa, che per questa  estate  ha  deciso  di  creare  un  bikini trendy  e  glamour, ma  anche  green  e  in  linea con  i  principi  dell'eco‐compatibilità.  L'azienda bolognese  fondata  da  Jerry  Tommolini,  si  è spinta  decisamente  oltre  producendo  costumi da bagno  eleganti,  chic  e  completamente  rici‐clati, grazie al recupero e al riciclo della plastica di ogni  tipo di bottiglie  in PET: del  latte, delle bottiglie d'acqua e delle normali bibite., che o‐gni giorno vengono gettate nei bidoni della rac‐colta differenziata.  “Il polietilene  tereftalato  – hanno  fatto  sapere  dalla Agogoa  ‐  è  comune‐mente utilizzato per imballaggi di uso quotidia‐no,  come  ad  esempio,  le  bottiglie  d'acqua,  e può essere riutilizzato. Da questo materiale  in‐

fatti può essere ricavata una fibra di qualità re‐golare e con caratteristiche uguali a quelle pos‐sedute  da  materie  prime  vergini.  La  filatura, prodotta da Filature Tessiture Mirogli, azienda impegnata nel ridurre l'impatto ambientale gra‐zie al riuso di polietilene, si chiama Mirhon Ne‐wlife: non solo per la sua produzione non viene impiegato ulteriore petrolio ma, durante  la  la‐vorazione, viene utilizzata una ridotta quantità di energia”.  L'azienda – da anni  impegnata a  realizzare co‐stumi ed accessori  super  chic – ha annunciato che  la  vendita  della  nuova  linea  di  costumi  in plastica riciclata ‐ composta per lo più due pezzi a  triangolo  personalizzati  da  motivi  nei  toni dell'arancio, del marrone e del  lilla  ‐ avverrà e‐sclusivamente online,  su un portale presto ac‐cessibile dal sito dell'azienda bolognese. 

carta riciclata per i l decoro urbano

Arriva l ’estate .. .

Come essere trendy

con il bikini

fatto di PLASTICA!

Street ArStreet ArStreet Arttt 

Negli ultimi mesi gli  abitanti di Los  Angeles  hanno  visto  com‐parire, tra  le fessure dei matto‐ni  degli  edifici  più  degradati, cristalli,  quarzi,  pietre  preziose dalle  mille  sfaccettature  e  mi‐nerali  di  varia  natura  a  tre  di‐mensioni. Essi sono stati realiz‐zati  con  carta  stagnola  e  carta da pacchi  lucida di recupero, al fine di dare un  tocco di  colore ed  allegria  alla  spesso  grigia atmosfera  urbana.  Le  forme delle opere  tridimensionali  imi‐tano, spesso alla perfezione gli agglomerati di minerali preziosi creati  dalla  natura  stessa,  in omaggio  ad  essa  ed  alle  crea‐zioni  dalle  infinite  sfumature  a cui riesce a dare vita.  Il proget‐to di Street art è nato dalla fan‐tasia dell'artista e designer Pai‐ge  Smith,  residente  proprio nella metropoli della quale desi‐derava  cambiare  il  volto.  Ha così  deciso  di  realizzare  degli oggetti  che  imitassero  forme presenti  in natura  e  che  si  tra‐sformassero  in doni preziosi ed inaspettati  per  gli  osservatori più  attenti.  Paige  ha  deciso  di distribuire i propri doni in diver‐si  angoli  della  città,  pur  nella certezza  che  essi  si  sarebbero 

potuti  rovinare  a  causa  della pioggia e delle intemperie ‐ che avrebbero  agito  analogamente sui  loro corrispettivi reali  ‐, che qualcuno  avrebbe  potuto  sot‐trarli  dalla  loro  postazione  e gettarli,  o  che  non  sarebbero nemmeno  stati  notati,  certa che  i  più  attenti  sarebbero  ri‐masti  rallegrati alla  loro vista e avrebbero  agito  in  modo  tale da  prendersi  cura  di  essi.  Le creazioni dalle dimensioni mag‐giori  sono  state  realizzate dall'artista  per  rimpiazzare  let‐teralmente  i mattoni mancanti di numerosi edifici abbandonati a se stessi. Alcuni sono più facil‐mente visibili, poiché posti agli angoli  delle  abitazioni,  altri  si trovano  a  pochi  centimetri  da terra  e  possono  facilmente sfuggire alla vista. Nel dare vita alla propria  idea, Paige ha pun‐tato  sulla  propria  capacità  di riuscire  a  creare oggetti  d'arte che non  fossero  fini a se stessi e  che  riuscissero  a  richiamare subito  alla mente  i  tesori  pre‐ziosi  che  la natura  ci offre, ma che  spesso non abbiamo occa‐sione di poter osservare da vici‐no. Alcuni  di  essi  vanno  ad  ar‐ricchire di bagliori  cangianti gli 

edifici delle strade che attraver‐sano Echo Park, Arts District o Abbot  Kinney  Boulevard.  Per dare ai più curiosi  la possibilità di  poter  vedere  da  visini  una delle  proprie  creazioni  tridi‐mensionali,  l'artista ha pensato di realizzare una mappa interat‐tiva  online  grazie  alla  quale  è possibile rintracciare  i  luoghi  in cui sono situati gli edifici che  le ospitano. Ad essa si unisce  l'in‐vito ad accorrere numerosi per cogliere  i  bagliori  delle  "pietre preziose" rimaste, prima che  le forze della natura o la distrazio‐ne dell'uomo le possano rovina‐re in modo irreparabile.  (tratto da greenme.it ‐ M.Albé) 

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Ambiente e societ

Ambiente e societ

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Più sostenibilità per uscire dalle Crisi

LE CRISI?   Sì, perché quella che affligge oggi il mon‐do occidentale non è solo di carattere economico, è di più: è  in crisi  il sistema  intero di organizzazione delle nostre società,  dalle regole di comportamen‐to dei mercati, alle relationship    internazionali, alla visione del ruolo della specie umana nel futuro del pianeta. Da più parti giungono i segnali d’allarme e i moniti ad orientarsi verso percorsi  innovativi e so‐prattutto sostenibili  in chiave di organizzazione so‐ciale, economica ed ambientale. Per restare in casa nostra  e  sulla necessaria  evoluzione del nostro  si‐stema  industriale,  sono  state molto  incisive  le  di‐chiarazioni  rese da Daniel Kraus  in occasione della presentazione  di  squadra  e  programma  del  presi‐dente  designato  di  Confindustria,  Giorgio  Squinzi. Le  proposte    del  Vice  Direttore  di  Confindustria  Kraus scommettono sul settore manifatturiero [che in Europa occupa  il 35% della  forza  lavoro e che  in Italia produce il 27% del PIL] come volano per creare quel valore aggiunto reale indispensabile a sostene‐re  una  crescita  sostenibile  e  dunque  duratura. “Serve  un  programma  per  la  ripresa  degli  investi‐menti  e  dello  sviluppo  in modo  da  contrastare  la crisi  finanziaria;  servono misure orientate a  raffor‐zare l'economia reale, modernizzare le infrastruttu‐re, migliorare  la competitività e  incrementare  il va‐lore aggiunto del sistema produttivo” – ha dichiara‐to Kraus. Ed ha poi aggiunto: “quello che oggi è as‐solutamente necessario è sviluppare programmi di crescita coordinati a livello europeo. È l'unico modo per  far sì che  tutti  i Paesi UE ne escano vincitori e assicurare un vero rinnovamento all'intera industria europea,  indipendentemente dall'eterogeneità dei settori  coinvolti,  dalle  diverse  situazioni  presenti nei mercati  del  lavoro  e  della  produzione,  e  dalla propensione  all'innovazione  degli  Stati”.  Ci  vuole anche più green economy: «Occorre  investire nuo‐ve e maggiori risorse in prodotti innovativi e in pro‐cessi ecosostenibili, da mettere a disposizione delle imprese  che  vorranno  sviluppare  programmi  di  ri‐cerca in questi campi … Occorre aumentare le spe‐

se in R&S del 10% a livello europeo e tutti i Paesi do‐vranno porsi  l'obiettivo di  investire  il 3% del PIL  in ricerca”. Kraus vede  il futuro   «sempre più orienta‐to  verso  le  energie  rinnovabili,  l'ottimizzazione dell'utilizzo delle  risorse naturali,  le  sfide del  cam‐biamento climatico e le aumentate necessità di mo‐bilità e comunicazione». La crisi dunque è senz’altro vista da Kraus come un’occasione per una riconver‐sione ecologica dell’economia,  fatta di efficienza e risparmio di flussi di energia e flussi di materia: «Più produttività ed efficienza nell'impiego delle risorse, unite a una diffusione del riutilizzo e al riciclo di ma‐terie prime, hanno già sostenuto negli anni la com‐petitività dell'industria europea. Ma c'è  spazio per un miglioramento».  Sulla necessità di attivarsi per il miglioramento  è  della stessa  opinione  Il  Parla‐mento  Europeo.  Qual‐che settimana fa,  infatti, i  parlamentari  hanno evidenziato  in  una  riso‐luzione come il VI ° piano di  scadenze  ambientali (EAP)  per  la  riduzione delle  emissioni  ed  il  ri‐sparmio  di  energia,  sot‐toscritto dai Paesi membri, che avrebbe dovuto tro‐vare  attuazione  entro  il  prossimo  luglio,  “è  stato compromesso da una mancata attuazione... nei set‐tori  del  controllo  dell'inquinamento  dell'aria, dell'acqua e del trattamento delle acque reflue, dei rifiuti  e  della  salvaguardia  della  natura”.  Anche  il Ministro dell'Ambiente danese Ida Auken ha ribadi‐to l’importanza di una produzione sostenibile asse‐rendo,  a  conclusione  di  un  incontro  a  Horsens (Danimarca) dei Ministri dell'Ambiente: “è evidente che i Paesi europei sono d'accordo che la transizio‐ne  verde  è  l'unico  modo  dalla  crisi”.  I  ritardi dell’Unione  Europea  sono  stati  riconosciuti  anche dal  Commissario  per  l'ambiente  Potocnik,  che  ha più volte sostenuto l’idea secondo cui un'economia 

verde inclusiva sarà essenziale per la crescita e  la eradicazione della povertà, offrendo op‐portunità a tutti  i Paesi del mondo e  in tutte le fasi di sviluppo. Rispondere alle sfide poste dal vincolo delle risorse richiede a tutti noi di concentrarsi  su  obiettivi  chiari  in  cinque "pilastri della vita": acqua, energia sostenibi‐le, oceani, terra e degli ecosistemi e l'efficien‐za delle risorse e dei rifiuti, in particolare. Un altro  richiamo,  altrettanto  netto,  è  stato  di‐retto dal mondo scientifico al mondo politico ed economico, per agire con urgenza ed avvi‐are  il mondo  ed  i  nostri modelli  di  sviluppo sulla strada di una sostenibilità globale. E’ ac‐caduto nel corso della conferenza sui cambia‐menti  globali  «Planet  Under  Pressure.  New Knowledge  Towards  Solutions», organizzata alla  fine  di  marzo  dall'International  Council for Science  (ICSU,  la più prestigiosa organiz‐

zazione  scientifica internazionale)  e dall'Earth  System Science  Partnership (ESSP), il grande par‐tenariato  mondiale che riunisce  i più au‐torevoli  programmi di ricerca sul cambia‐mento  globale.    La Conferenza, alla qua‐

le  hanno  preso  parte  quasi  3.000  scienziati, studiosi  ed  esperti  governativi  sui  cambia‐menti globali, si è conclusa con  il  lancio di u‐no  “State  of  the  Planet  Declaration”  molto esplicito  in merito  al  quadro  che  la  ricerca scientifica ci fornisce sullo stato di salute dei sistemi naturali. In sintesi è a rischio  la conti‐nuazione del funzionamento dei sistema Ter‐ra, che ha supportato nei secoli recenti  il be‐nessere umano e la nostra civilizzazione. Sen‐za azioni urgenti avremo sempre più difficol‐tà  ad  affrontare  le minacce  alle  risorse  criti‐che dell'acqua, dell'alimentazione e della bio‐diversità. Tali minacce rischiano di intensifica‐re  le  crisi  economiche,  ecologiche  e  sociali, 

creando il potenziale per un'emergenza uma‐nitaria su scala globale. La straordinaria inter‐connessione  ed  interdipendenza  esistente tra i sistemi economici, sociali, culturali e poli‐tici sta esercitando pressioni molto significati‐ve sui sistemi naturali, causando cambiamen‐ti fondamentali al sistema Terra e muovendo le  società  umane  oltre  i  "confini  planetari" naturali. La stessa interconnessione può però essere utilizzata per individuare le soluzioni a questi gravi problemi. La risposta è che la so‐stenibilità  globale  deve  diventare  il  fonda‐mento  delle  nostre  società.  Ecco  dunque  le principali indicazioni  rivolte ai governi ed alle istituzioni mondiali. È necessario al più presto prevedere un sistema condiviso di regole per la  protezione  e  la  salvaguardia  del  Sistema Terra. Il ritmo sempre più accelerato dei cam‐biamenti  imposti  dalle  attività  antropiche all'ambiente planetario non è oggi più soste‐nibile. Il modo corrente di gestione del Siste‐ma Terra non è più un'opzione percorribile e deve essere al più presto sostituito con stra‐tegie di sviluppo sostenibile che possono pre‐servare  l'ambiente e, allo stesso tempo, per‐seguire obiettivi di sviluppo sociale ed econo‐mico.  Infine, è attualmente  in evoluzione un nuovo sistema di ricerca che va  implementa‐to: deve necessariamente essere fondato sul‐le basi disciplinari delle singole scienze che si occupano dei  cambiamenti globali, ma deve anche  integrare discipline diverse,  le  temati‐che dell'ambiente con quelle dello sviluppo e le scienze naturali con  le scienze sociali.  Il si‐stema deve anche sviluppare collaborazioni a livello  internazionale basate su  infrastrutture comuni, avendo cura di favorire al massimo il coinvolgimento di scienziati dei Paesi in via di sviluppo e di valorizzare le potenzialità scien‐tifiche e la complementarietà di tutti i Paesi e le aree del pianeta per costruire un efficiente sistema internazionale per le scienze ambien‐tali a livello globale.        M. Melissari 

[Per approfondimenti si può visitare il sito:  www. planetunderpressure2012.net ] 

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Ambiente e societ

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 Il rapporto “Il riciclo ecoefficiente. L’industria italiana del  riciclo  tra  globalizzazione  e  sfide  della  crisi” fotografa  la  situazione nel nostro Paese,  secondo  in Europa  solo  alla  Germania  per  raccolta  e  gestione efficiente dei rifiuti solidi urbani 

L’Italia e il ricicloL’Italia e il ricicloL’Italia e il riciclo

Commissionato all’Istituto di Ricerche Ambiente Ita‐lia dal comparto del riciclo degli  imballaggi, compo‐sto da Cial, CNA, Comieco, Corepla, Rilegno e da CO‐NAI, il rapporto descrive un settore aperto ai merca‐ti  internazionali e  in ascesa, nonostante  la crisi eco‐nomia abbia  fatto scendere  i consumi, danneggian‐do numerosi  settori  industriali.  L’Italia  recupera  33 milioni di tonnellate di materie seconde, senza con‐tare inerti e frazione organica, evitando emissioni di CO2 pari a 53 milioni di tonnellate nel solo 2010, un quantitativo  che vale  circa  il  10% del  totale delle e‐missioni di  cui è  responsabile  il nostro Paese  in un anno.    Sale  il  riciclo  e quindi  scende  il  consumo di materia  prima:  la  produzione  di  alluminio  primario tra il 2008 e il 2010 si è ridotta del 30%, mentre la rac‐colta differenziata e il riciclo degli imballaggi in allu‐minio sono cresciuti del 20%, raggiungendo nel 2010 il tasso record di riciclo del 72,4% rispetto a quanto è stato immesso sul mercato.  Per la raccolta differen‐ziata degli  imballaggi  in plastica stessi successi: nel 2009‐2010 si è registrato un aumento del volume dei prodotti che hanno alimentato  la catena del riciclo. Per la carta, invece, la flessione della produzione ha portato ad una riduzione del consumo delle materie seconde e, nonostante  la crescita,  il settore del rici‐clo non è stato in grado di assorbire l’aumento della raccolta, che è stata quindi presa in gestione dal set‐tore internazionale, in particolare dalla Cina. Il setto‐re del  legno e dell’arredamento registra da sempre alti  tassi di  riciclo.  Il  tasso di  raccolta,  ad esempio, 

degli  imballaggi  in  legno,  è  stato  pari,  nel  2010  al 62,8%, il valore più elevato finora registrato. Oltre al recupero  e  al  riciclo  in  patria,  contribuiscono all’efficienza del settore anche  i numeri delle mate‐rie seconde esportate: materie plastiche, carta, rot‐tami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale; legno, vetro e piombo, invece, da mercato continentale. 

Il commento del Ministro Clini

“L’Italia è leader  in Europa – ha dichiarato Corrado Clini nel corso della presentazione in Parlamento in aprile dello studio “Riciclo ecoefficiente” –   secon‐da solo alla Germania, nell’industria del riciclo, com‐ponente  fondamentale  dello  sviluppo  della  green economy. La strada da percorrere è ancora  lunga, dobbiamo ulteriormente rafforzare le leve per valo‐rizzare  il potenziale di  recupero di materia e di e‐nergia, connesso al ciclo dei rifiuti, perché fa bene alla nostra economia e all’ambiente.  Strumenti co‐me il “Green Procurement” o la fiscalità verde pos‐sono sostenere quei materiali che non riescono an‐cora a trovare un mercato nel sistema industriale a valle del riciclo. I consorzi hanno raggiunto preziosi risultati perché hanno saputo traghettare la gestio‐ne dei rifiuti da servizio pubblico a ciclo industriale. Ora  è  necessario  fare  passi  in  avanti  per  creare competizione nella gestione efficiente dei  rifiuti e, in  questa  prospettiva,  vanno  create  le  condizioni per una concorrenza leale tra operatori diversi nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani e speciali”. 

In aumento i Green Jobs, soprattutto nel Nord Italia

In  Italia  cresce  il  riciclo  e  crescono  anche  le professioni  legate  al  mondo  dell’ecologia: progettisti e addetti al montaggio di  impianti fotovoltaici  sono  sempre  più  richiesti.  I  dati raccolti dal canale GreenJob di  InfoJobs, atti‐vo ormai dal 2009, dicono che la Lombardia è in pole position tra i territori più green del Pa‐ese (29,6%), seguita da Emilia Romagna, Vene‐to,  Lazio,  Piemonte  e  Toscana.  Secondo  il Rapporto  Green  Italy,  tra  il  2008  e  il  2011  il 

29,3% delle  imprese ha  investito  in tecnologie e prodotti green o ha messo in programma di farlo nel più breve tempo possibile. Il 38% del‐le assunzioni programmate nel 2011, riguarda proprio  l’ambito  dello  sviluppo  sostenibile  e le  energie  rinnovabili,  che  vedono  il  fotovol‐taico  in testa, seguito dall’eolico. Nel 2011,  in‐fatti,  l’Italia ha battuto  la Germania, notoria‐mente  impegnata  nel  campo  delle  energie rinnovabili, per l’incremento del fotovoltaico. 

Francesco  Fortino,  Martina Muggiri  e  Jacopo  Severitano sono 3 neolaureati in disegno industriale   e  il prototipo dei loro elettrocomunitari è risul‐tato  finalista  nel  tema  New electronics  for  new  families del premio Samsung,  tenuto‐si  a Milano  nel mese  di mar‐zo.  L’idea  è mettere  in  piedi una  specie  di  sharing  degli elettrodomestici, a cui posso‐no  accedere  tutti  gli  abitanti di  un  palazzo.  Per  poter  en‐trare nell’area  apposita, ogni utente avrà una  tessera elet‐tronica dotata di un tag  iden‐tificativo  a  radio  frequenza per  il  riconoscimento.  Cia‐scun  nucleo  familiare  potrà accedere  al  pannello  di  ge‐stione e sbloccare gli elettro‐comunitari  solo  nelle  fasce orarie  assegnate  e  saranno creati  gruppi  di  condivisione di  tre o quattro  famiglie  con 

orari  incastrabili.  In  caso  di rottura,  l’elettrocomunitario sarà sostituito con uno nuovo da parte del produttore,  che si occuperà anche dello smal‐timento senza oneri da parte dell’utente.  “Cercavamo  la maniera  di  ridurre  l’entità  di rifiuti  di  elettrici  e  elettroni‐ci”, ha spiegato Fortino. “Con questo  sistema,  l’azienda produttrice  ha  un  controllo totale  della  filiera,  dalla  fase produzione  a  quella  di  rifiu‐to».  Inoltre,  la  condivisione consente di  sfruttare  al mas‐simo  il ciclo di vita degli elet‐trodomestici  che,  nella mag‐gior  parte  dei  casi,  rimango‐no  inattivi per  circa  il 67 per cento del  tempo. Un vantag‐gio  collaterale  è  il  guadagno di spazio all’interno di appar‐tamenti dalla metratura sem‐pre più ristretta a causa della crisi economica.  

Risparmio energetico e non solo. Condividere gli elettrodomestici grazie agli elettrocomunitari

La creatività di 3 giovani italiani premiata alla quinta edizione del Samsung Young Design Award 

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+ potere alle donne - emissioni di CO 2 

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Le  perplessità  che  erano  sorte  a  seguito dell’emanazione da parte del Ministero del‐lo Sviluppo Economico della bozza di docu‐mento  sul  V  Conto  Energia,  pubblicata  sul sito internet il 16 aprile 2012, non sono state del  tutto  fugate  dalla  Conferenza  Stato‐Regioni dello scorso 10 maggio. Tre miliardi di  euro  all'anno:  questa  è  la  riduzione  di spesa degli  incentivi alle energie rinnovabili rispetto  al  costo  che  si  sarebbe  raggiunto con  il  precedente  regolamento.  Il  parziale 

scetticismo rispetto ai risultati dell’incontro si  fonda  sulle  legittime paure del  tempi at‐tuali. Tempi di crisi e recessione. Centinaia di posti di lavoro a rischio, imprese costrette a bloccare  investimenti  e  nuove  assunzioni, un duro colpo alla possibilità dei cittadini e delle aziende di poter  risparmiare  sui  costi della bolletta energetica. Sono questi alcuni dei malaugurati effetti che potrebbero pro‐dursi.  E’  doveroso  però  riuscire  a  capire quale è stata fin dall’inizio  l’impostazione e 

I N S E R T O N . 5/2012

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Ogni Paese del mondo, con partico‐lare  riferimento  agli  Stati maggior‐mente  caratterizzati  dall'industria‐lizzazione,  dovrebbe  porre  partico‐lare  attenzione  alla  riduzione  delle emissioni  di  Co2  prodotte  sul  pro‐prio  territorio.  Studi  recenti  hanno rivelato  come  le donne potrebbero giocare  un  ruolo  fondamentale  nel porre maggiore attenzione alle que‐stioni ambientali, sia a livello econo‐mico che politico, se soltanto  fosse loro garantita una maggiore possibi‐lità di ricoprire  incarichi di rilievo. E' stato  provato  statisticamente  che, quando  le  donne  sono  al  potere,  il quantitativo di Co2 emessa da ogni abitante  di  un  determinato  stato diminuisce sensibilmente.  Lo studio più  recente  in merito  è  stato  con‐dotto  presso  il Dipartimento  di  So‐ciologia  dell'Università  dell'Oregon da parte di Christina Ergas e Richard York. Le loro ricerche hanno condot‐to  a  rilevare  come  le  emissioni  di Co2 calcolate per gli Stati  in cui alle donne è concesso ricoprire  incarichi politici  di  alto  livello  siano  minori rispetto a quanto avverrebbe in Pae‐si  in  cui  il  contributo  femminile alle decisioni  in materia  ambientale  sia drasticamente  minore.  La  ricerca non  manca  inoltre  di  sottolineare come le emissioni inquinanti aumen‐tino ulteriormente nel caso  si pren‐da  in  considerazione  una  nazione che, oltre ad essere governata pre‐valentemente  da  uomini,  indirizzi gran  parte  del  proprio  patrimonio economico verso azioni di  tipo mili‐tare.  Le nazioni  che, da un più  am‐

pio  lasso di  tempo,  avrebbero  con‐cesso  alle  donne  diritto  di  voto  e pari dignità  lavorativa e politica, ol‐tre  ad  aver  garantito  ad  un  consi‐stente numero di esse  la possibilità di rivestire ruoli sociali di spicco, ten‐dono a presentare dati relativamen‐te più bassi rispetto alla quantità di emissioni di Co2 pro capite. I ricerca‐tori non sono giunti ad una risposta univoca  per  chiarire  le  motivazioni per cui ciò avvenga, ma si sono rive‐lati in grado di formulare alcune ipo‐tesi  interessanti. Pare, prima di  tut‐to, che le donne al potere riescano a focalizzare  più  facilmente  degli  uo‐mini la propria attenzione sulla ricer‐ca di soluzioni a problemi che riguar‐dano  inquinamento, qualità dell'aria e  della  vita,  mobilità  sostenibile  e difesa  dell'ambiente.  Tale  compor‐tamento  sarebbe  strettamente  im‐putabile all'istinto  femminile, grazie al quale nel corso dei secoli le donne sono  state  decretate  come  le  più adatte a ricoprire i ruoli che tradizio‐nalmente  le  vedevano  impegnate nella coltivazione dei frutti della ter‐ra  che  si  sarebbero  trasformati  nel cibo da destinare  ai  figli, nella  cura della  casa  e  degli  spazi  circostanti, nonché della famiglia, oltre che pre‐scelte per  lo svolgimento di compiti di vitale  importanza come  l'approv‐vigionamento dell'acqua o la raccol‐ta della  legna, tutte attività da esse condotte  sulla  base  della  propria volontà di proteggere  sia  il proprio nucleo  affettivo  che  il  proprio habitat. Secondo quanto rilevato dai ricercatori,  perché  vengano  real‐

mente  attuati  dei  cambiamenti all'interno  delle  politiche  nazionali, le  donne  dovrebbero  detenere  al‐meno  un  terzo  delle  posizione  di spicco  in materia.  Nel  caso  la  loro presenza fosse più esigua,  infatti, si correrebbe il rischio che il loro pare‐re non venga ascoltato o  supporta‐to dalla controparte maschile, oppu‐re a loro stesse potrebbe mancare il coraggio necessario per  intervenire individualmente. Un numero  scarso di  donne  al  potere  potrebbe  non essere  in grado di  rappresentare  in toto la volontà delle elettrici e si po‐trebbe  infine  incorrere  nel  rischio che esse  siano  state prescelte  sulla base del fatto che i loro pareri indivi‐duali  fossero  risultati  analoghi  a quanto espresso dagli uomini. Ergas e  York  hanno  sottolineato,  infine, come negli Stati Uniti  le donne mo‐strino  di  conoscere  in maniera  più approfondita  rispetto agli uomini  le tematiche  relative  ai  cambiamenti climatici, come tendano a percepire rischi  e  danni  ambientali  con  più spiccata  sensibilità,  e  come  sappia‐no  prendere  parte  attivamente  e con elevate percentuali di partecipa‐zione  a  movimenti  di  stampo  am‐bientalista, volti a portare a termine progetti di  reale  rinnovamento. Ne‐gli  Stati Uniti  circa  l'80%  delle  posi‐zioni di potere è occupato da uomini e  la  situazione  italiana  non  appare certamente  migliore  in  tal  senso. Che  sia  giunto  il momento  di  dare vita ad un  reale mutamento di pro‐spettiva? (tratto da greenme,it  ‐ Marta Albè) 

di Vincenzo D’Onofrio 

Il V° Conto Energia e gli incentivi Cosa può rendere davvero economicamente sostenibile il settore delle rinnovabili?

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che  il decreto  limita  il valore degli  incentivi alle fonti rinnovabili rispetto alla situazione odierna, è pur vero che il periodo di applica‐zione  viene  nel  complesso  prolungato.  Si passa  infatti  dall’originaria  previsione  di  15 anni per la durata dell’incentivo ad una tarif‐fa omnicomprensiva,  commisurata alla  vita media  utile  convenzionale  dell'impianto, che il nuovo decreto non fissa mai al di sot‐to dei 20 anni (a partire dalla data di entrata in esercizio), per arrivare  fino a 30 anni nel caso di determinate  tipologie di  impianti  i‐droelettrici. Dopo  l’esame della Conferenza Stato  ‐ Regioni sul quinto conto energia,  le possibili modifiche ai  testi dei decreti mini‐steriali  si  sostanziano  su un  rafforzamento delle  tecnologie  nazionali,  sulla  semplifica‐zione  delle  procedure  e  riduzione  dei  pas‐saggi burocratici e sulla revisione del valore degli  incentivi.  In  generale  si  può  dire  che  alcune proposte di modifica ai decreti mini‐

steriali  sono  state  recepite  dai  tecnici  dei Ministeri  dell'Ambiente  e  dello  Sviluppo  E‐conomico. Tra queste, le principali riguarda‐no  l’inserimento  del Made  in  tra  i  criteri  di priorità per l’accesso ai registri, la possibilità di riconoscere una tariffa premiante per chi utilizza componentistica Made In per gli  im‐pianti  sopra  i  100  kW  e  per  chi  sostituisce l’amianto con  i pannelli. Si tratterebbe di u‐na tariffa di 3 centesimi cumulabile con una riduzione del  10% della  tariffa base degli  in‐centivi.  In merito  all’innalzamento della  ta‐glia degli  impianti, per  venire  incontro  alla richiesta delle Regioni,  l’idea  ipotizzata dai due Ministeri è di applicare una distinzione tra  l’opera  privata  e  l’opera  pubblica. L’opera privata rimarrebbe con il limite di 12 kW, mentre per la pubblica si può pensare a un  innalzamento fino a 50 kW. Un’ulteriore modifica riguarda  l’entrata  in vigore del de‐creto,  che  è  stata  posticipata  di  3  mesi 

la  scelta  di  politica  economica  effettuata. Oltre al testo del quinto conto energia per il solare fotovoltaico, il Ministero dello Svilup‐po Economico ha predisposto uno  schema di decreto anche per le altre fonti rinnovabi‐li elettriche (eolico,  idroelettrico, biomasse, energia geotermica). Ha definito  i nuovi  in‐centivi per l’energia fotovoltaica e per le rin‐novabili  elettriche  non  fotovoltaiche (idroelettrico,  geotermico,  eolico,  biomas‐se, biogas), mirando ad allineare gli  incenti‐vi alla media europea, con un taglio di oltre il  30%  degli  incentivi  attualmente  previsti per il fotovoltaico. Si tratta quindi di un vero e proprio riordino della materia, perché dal testo  si  evince  una  duplice  ispirazione. Da una parte il proposito del Governo è, infatti, di andare addirittura oltre gli obiettivi fissati dal  Pacchetto  clima‐energia  20‐20‐20,  che delinea la strategia europea in tema di ridu‐zione delle emissioni di anidride carbonica, di aumento del ricorso alle energie rinnova‐

bili e di  incremento dell'efficienza energeti‐ca. Dall’altra parte, risulta evidente la neces‐sità  di  ridurre  gli  incentivi  rispetto  a  quelli erogati   attualmente.   Il   Ministro dell’Ambiente  Corrado  Clini  già  dopo l’emanazione della bozza di Decreto aveva difeso  strenuamente  i  tagli  contenuti  nel Quinto conto Energia,  sottolineando che  si trattava di una revisione “necessaria” che « prevista dal decreto del 2011, deve portare a una  riduzione  degli  incentivi  tenendo  conto dei  prezzi  attuali  dei  moduli  fotovoltaici  e dell’esigenza di non superare  il  limite stabili‐to di 7 miliardi l’anno ». Il Ministro ha aggiun‐to che non  si poteva parlare di clima di  in‐certezza perché, per  il  settore del  fotovol‐taico, l’arrivo del Quinto Conto Energia non era una sorpresa: « oggi il contributo si avvi‐cina ai 6 miliardi di euro l’anno e le nuove re‐gole  sono preparate  in anticipo  rispetto alla scadenza,  in modo da dare più tempo a con‐sumatori e imprese». Ma se è senz’altro vero 

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(quindi non più 1  luglio, ma 1 ottobre) e un possibile  innalzamento  fino  a  un massimo di 100 milioni del tetto del cap, vale a dire  il valore massimo oltre  il quale  il mutuo per  finanziarsi  l’impianto non può andare.   Dal nostro punto di vista non si può non condi‐videre la parziale soddisfazione, ma anche i timori, espressi da più parti. Riteniamo però che, per cogliere davvero le prospettive del settore delle rinnovabili, è doveroso esami‐nare  l’attrattività  per  l’eventuale  investito‐re,  in  termini di  costi e di  redditività.   Vi è infatti una semplice considerazione da fare: il settore delle rinnovabili ‐ e quello del foto‐voltaico  in  particolare  ‐  non  può  reggersi all’infinito grazie a politiche di  incentivi e di sostegno, ma  deve maturare  cominciando proprio con l’affrontare seriamente l’analisi dei  costi  che  compongono  l’intero  investi‐mento. Solo se questo sarà proficuo si po‐trà  sperare  nell’evoluzione  e  nella  crescita 

dell’intero  settore.  Recentissimamente  nel Solar Energy Report 2012, pubblicato dall'E‐nergy &  Strategy  Group  del  Politecnico  di Milano, si è condotta una disamina dei ren‐dimenti dell’investitore rispetto al taglio de‐gli  incentivi  determinati  dal  quinto  conto energia.  I  ricercatori del Politecnico hanno analizzato  l’andamento  dei  prezzi  della componente  tecnologica,  quella  alla  quale faceva  riferimento  il Ministro  Clini  quando affermava che: «la revisione prevista dal de‐creto del  2011 deve portare  a una  riduzione degli  incentivi  tenendo  conto  dei  prezzi  at‐tuali dei moduli  fotovoltaici».  Ebbene,  le  ri‐duzioni di costo attese per le tecnologie fo‐tovoltaiche  tra  il  2011  ed  il  2012  sembrano particolarmente accentuate, nell'ordine del 31%  in media  sulle  diverse  tecnologie,  con punte del 39% per il silicio amorfo. Si è regi‐strato un sensibile calo di prezzo anche per gli  Inverter,  cioè  quel  tipo  particolare  di 

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componente che converte  l’energia elettri‐ca prodotta dal modulo  fotovoltaico  sotto forma  di  corrente  continua  in  corrente  al‐ternata  da  immettere  direttamente  nella rete elettrica. Gli  inverter con potenza  infe‐riore  a  5  kW nel  corso del  2011  sono  scesi del 32%, arrivando a toccare 0,28 euro/W nel dicembre 2011; sempre nel 2011  il costo pie‐no  industriale è calato dell'11,5%. La diminu‐zione di prezzo attesa è dell'ordine del 22% tra  il  2011  e  il  2012  e dell'8%  tra  il  2012  e  il 2013. E’ necessario allora chiedersi quali so‐no  i  prezzi  che  possono rendere  davvero  conve‐niente  l’investimento  alla luce  delle  nuove  tariffe  in‐centivanti.  Rispetto  al Quarto  Conto  Energia  (2° semestre  2012),  nei  primi sei mesi di applicazione del Quinto Conto energia gli  incentivi soffriran‐no un taglio del 38,5% per gli  impianti di ta‐glia tra 1 e 3 kW, del 41,8% tra 3 e 20 kW, del 42,3%  tra 20 e 200 kW, del 54,2%  tra 200 e 1000  kW,  del  60,7%  tra  1000  e  5000  e  del 65,4% per la taglia oltre i 5000 kW. Posta u‐na  soglia di  convenienza del 4% per  il  seg‐mento  residenziale  (1‐20  kW)  e del 6% per tutte  le altre  taglie di  impianto,  l'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha determinato  il  prezzo  che  rende  economi‐camente  sostenibile  l'investimento.  Consi‐derando un impianto da 3 kW (15% autocon‐sumo) che attualmente ha un costo di 3.190 

euro  a  kW, per mantenere un  rendimento di capitale del 4%,  il prezzo dovrebbe scen‐dere  a  2.900  euro  nel  I  semestre,  a  2.400 nel II semestre e a 1.900 nel III semestre del 5° Conto energia. Se ci si riferisce ad un  im‐pianto da 200 kW (50% autoconsumo), il co‐sto dovrebbe calare a 1.845 euro nel I seme‐stre, a 1.665 nel II semestre e a 1.440 nel III semestre. Per un  impianto da 400 kW (50% autoconsumo),  il prezzo dovrebbe diminui‐re a 1.710 euro nel  I semestre, a 1.575 nel  II ed a  1.395 nel  III  semestre. Se  l’impianto è 

di 1.000 kW (50% autoconsu‐mo),  il  costo  dovrebbe  ab‐bassarsi a 1.215 euro nel I se‐mestre,  a  1.080  nel  II  ed  a 945 del  III semestre. Secon‐do  l'Energy  &  Strategy Group del Politecnico di Mi‐lano,  per  un  impianto  da  3 

kW  il  prezzo  dovrebbe  abbassarsi  del  41% per rendere  l'investimento economicamen‐te  sostenibile.  Nonostante  una  riduzione ammissibile del prezzo del 20% per il modu‐lo e del 20% per l'inverter sarebbe quindi ne‐cessaria una  riduzione del 56,8% delle altre componenti di costo.  Dunque, la diminuzio‐ne  del  prezzo  della  componente “tecnologica”  non  potrà,  da  sola,  essere sufficiente  e  rendere  competitivo  l'investi‐mento.   Si renderà necessario agire su altri fronti,  come  il  costo della progettazione e dell’installazione  che  non  dipendono  dalle politiche economiche. 


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