Maggio 2012
Energie rinnovabili
9 Detrazioni del 55%, un sistema che funziona, ma … I l rapporto dell ’ENEA
Pavegen, la pavimentazione speciale per produrre energia elettrica arriva in Italia
Numero 55
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Più sostenibilità per uscire dalle Crisi
L’Italia e il riciclo
In aumento i Green Jobs, soprattutto nel Nord Italia
Risparmio energetico e non solo. Condividere gli elettrodomestici grazie agli elettrocomunitari
+ potere alle donne - emissioni di CO22
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Ambiente e società
Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii
S I S T R I Slittato al 30 novembre il pagamento delle quote 2012 Punti fondamentali del sistema SISTRI e adempimenti in vigore La parola al Trasporto: il commento di Paolo Li Donni del Corriere dei Trasporti Pannelli fotovoltaici ad uso domestico: è partita l’era del riciclo
A Roma la prestigiosa convention IFWLA. RELOADER ci sarà
3
RAERAERAEEEE
Associazione RELOADER onlus 00185 Roma ‐ Viale Carlo Felice 89
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Storie di riciclo
13 Arriva l’estate … Come essere trendy con il bikini fatto di Plastica!
LA Street Art: carta riciclata per il decoro urbano
Cosa può rendere davvero economicamente sostenibile i l settore delle rinnovabili?
Il V° Conto Energia e gli incentivi
di Vincenzo D’Onofrio
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RAEERAEERAEE
A quanto si legge nel comunicato
stampa emesso il 23 aprile scorso, «il
Ministero dell’Ambiente sta proceden-do ad una revisione del sistema per
rendere più semplici ed efficienti le
procedure. Nell’ambito di questo lavo-
ro, d’accordo con la società che ha for-
nito il sistema, la Selex Elsag del grup-
po Finmeccanica, è stato concordato un differimento al 30 novembre 2012
del termine per il pagamento dei con-
tributi per l’anno in corso, che scadeva
il 30 aprile».
E’ singolare, per non dire paradossale
che la Selex Elsag, attraverso la control-lata Selex Service Management, ha
conquistato un Cisco Innovation A-
ward 2012 ed è stata premiata a Lon-
dra nel febbraio scorso proprio per il
SISTRI, un sistema che ha dimostrato di non funzionare, il cui software soffre di
numerose pecche e spesso va in tilt co-
me accaduto nel corso dei diversi Click
Day di prova. Si tratta peraltro di un ri-
conoscimento ambitissimo, che premia
tutte quelle soluzioni altamente inno-vative, le best practices nell’ICT che uti-
lizzano tecnologie all'avanguardia. Co-
me si è letto sul sito di Cisco, il Sistri vin-
ce come “Most Society Impacting
Network”, scelto da 10 giudici interna-
zionali dopo un processo molto artico-lato di selezione e valutazione [… !?]
Tornando al comunicato stampa, si
legge che: « Il ministro Corrado Clini ha
proposto al nuovo presidente di Con-
findustria e ai presidenti delle associa-
zioni delle categorie interessate di va-lutare insieme le modalità per rendere
finalmente operativo il sistema, senza
aggiungere oneri amministrativi alle
già complesse procedure cui le impre-
se sono sottoposte per rispettare gli a-dempimenti ambientali ed in particola-
re quelli in materia di rifiuti».
Considerata tuttavia l’estrema variabili-
tà della data di partenza del nuovo si-
stema e il continuo aggiornamento
delle norme operative, è sembrato op-portuno alla nostra redazione riportare
nell'articolo seguente alcuni punti fon-
damentali del sistema pubblicati da Re-
te Ambiente (www.reteambiente.it), in
aprile che rimanda per una completa
disamina al momento in cui il SISTRI sa-rà operativo.
Slittato al 30 novembre
il pagamento delle quote 2012 SISTRI
Punti fondamentali del sistema SISTRI
e adempimenti attualmente in vigore
Fino a quando il Sistri non sarò operativo (30 giugno 2012) la gran parte dei produttori di rifiuti dovrà continu‐are a tenere il registro di carico e scarico e a compilare e conservare il formulario per il trasporto. Dopo l’entrata in operatività del Sistri, tuttavia, rimarrà una categoria residuale di produttori che dovrà continua‐re ad utilizzare registri e formulario. Viene fatta salva la data di partenza per i piccolissimi pro‐duttori di rifiuti pericolosi (che hanno fino a 10 dipenden‐ti); infatti, tali soggetti dovranno iniziare ad utilizzare esclusivamente il Sistri (e quindi ad abbandonare registri e formulari) a decorrere dalla data che sarà individuata da un futuro ed apposito Dm del Ministro dell’ambiente. In ogni caso, tale data non potrà essere antecedente al 30 giugno 2012. Moltissimi di tali piccolissimi produttori, tuttavia, potran‐no essere totalmente esclusi dal Sistri. Infatti, la nuova previsione recata dalla legge di conversione (articolo 6, comma 2, Dl 138/2011 come convertito dalla legge 148/2011) prevede un decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro per la semplificazione norma‐tiva e sentite le categorie interessate, con il quale, entro tre mesi dalla conversione del Dl 138/2011, saranno indivi‐duate specifiche tipologie di rifiuti alle quali, in considera‐zione della quantità e dell’assenza di specifiche caratteri‐stiche di criticità ambientale, “ai fini del sistema di con‐trollo di tracciabilità”, saranno applicate le procedure previste per i rifiuti speciali non pericolosi. Quindi tali rifiuti, pur essendo pericolosi, saranno trattati come non pericolosi, ai soli fini Sistri e purché censiti in un futuro DM. Per quanto riguarda la produzione, il Sistri sarà usato da: a) produttori i cui rifiuti pericolosi non saranno censiti nel futuro Dm sulla “criticità ambientale” (ancora non noti); b) produttori di rifiuti non pericolosi derivanti da indu‐stria, artigianato, da recupero e smaltimento di rifiuti; fanghi da potabilizzazione e da altri trattamenti delle ac‐que, dalla depurazione delle acque reflue e da abbatti‐mento fumi, con più di 10 dipendenti (già previsti).
Per gli altri produttori di rifiuti (pericolosi e non) il Sistri, anche a seguito delle modifiche recate dalla manovra, non è previsto.
Soggetti obbligati
1) Imprese/enti che producono rifiuti speciali pericolosi (*); 2) imprese/enti produttori di rifiuti speciali non pericolo‐si, di cui all’articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g), DLgs 152/2006 (**); con più di 10 dipendenti; 3) imprese ed enti che raccolgono o trasportano rifiuti speciali a titolo professionale; 4) recuperatori e smaltitori; 5) commercianti e intermediari; 6) consorzi per il riciclaggio di particolari categorie di ri‐fiuti; 7) terminalisti concessionari delle aree portuali e imprese portuali; 8) responsabili uffici gestione merci e operatori logistici presso le stazioni ferroviarie, gli interporti, gli impianti di terminalizzazione e gli scali merci; 9) Comuni, enti e imprese che gestiscono rifiuti urbani nella Regione Campania; 10) imprese ed enti produttori di rifiuti speciali pericolosi che hanno fino a 10 dipendenti (*) (***). (*) Sono compresi raccoglitori e trasportatori di rifiuti da sé stessi prodotti. (**) Le lettere c), d) e g) del comma 3 dell’articolo 184, DLgs 152/2006 riguardano, rispettivamente: rifiuti da la‐vorazioni industriali; rifiuti da lavorazioni artigianali; rifiu‐ti derivanti da recupero e smaltimento, fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti di acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento fumi. (***) Il termine iniziale (articolo 6, comma 2, lettera f ‐octies), Dl 70/2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 106/2011 “decreto Sviluppo”) sarà individuato da un apposito Dm Ambiente, ma non potrà essere anterio‐re al 1° giugno 2012.
www.reteambiente.it
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RAEERAEERAEE Il Ministro Clini rimanda il pagamento annuale del Sistri Dal 2010 ad oggi il sistema di tracciabilità dei rifiuti voluto ed imposto dall’ex Ministro Stefania Prestigiacomo ha totalizzato ben 7 rinvii, ma si continua a pagare
Il Sistri, il sistema di controllo che con GPS e telecamere se‐gue i movimenti dei rifiuti peri‐colosi in tutta Italia, non si smentisce mai. Ogni anno ci regala nuovi record. Fortemen‐te voluto dall’ex Ministro dell’Ambiente Stefania Presti‐giacomo, che con piglio deci‐sionista lo impose affermando‐ne il primato europeo. Con il Sistri nel vecchio continente saremmo stati i primi della clas‐se in tema di rifiuti pericolosi. Niente e nessuno in questo settore sarebbe ormai più po‐tuto sfuggire, l’occhio telemati‐co del Ministero avrebbe tenu‐to tutto e tutti sotto controllo. Il 29 dicembre 2010, data del debutto del nuovo sistema di tracciabilità, sarebbe diventata una data spartiacque nel con‐trasto delle ecomafie. Ma qual‐cosa già allora andò storto e il debutto venne posticipato di sei mesi, all’aprile del 2011. Da quel primo rinvio ne seguirono molti altri fino all’ultimo, il set‐
timo, che ne spostò il debutto dal 2 aprile al 30 giugno. Ma il vero primato di questo Grande Fratello dei rifiuti è un altro. Nonostante non sia ancora en‐trato in funzione il Sistri è stato comunque pagato anno per anno da tutte le imprese inte‐ressate dal provvedimento. Settanta milioni di euro ogni anno pagati per nulla, in uno dei periodi più drammatici per l’economia nazionale dal 1929 ad oggi. Non c’è che dire. Anzi forse l’unica affermazione sen‐sata sarebbe che piove sul ba‐gnato. Nonostante tutto il con‐tributo annuale a carico delle imprese previsto per fine mese è stato spostato al 30 novem‐bre. Non è funzionato prima, continua a non funzionare oggi ma il contributo si deve pagare lo stesso. Il Sistri certamente rappresenta una delle peggiori pagine politico/amministrative degli ultimi anni e su cui si do‐vrà ancora fare luce sulle re‐sponsabilità. Sta di fatto che nonostante la conclamata figu‐raccia ci si ostina a voler far pa‐gare le imprese. La scorsa esta‐te proprio il Governo Berlusco‐ni deve aver avuto un attimo di
lucidità/dignità, tant’è che ne propose l’abrogazione sbugiar‐dando pubblicamente anche il suo Ministro che al Corriere dei Trasporti avevamo, nel frat‐tempo, ribattezzato Prestisi‐stri. Quella sarebbe stata la de‐cisione più saggia che avrebbe fermato questo scandalo, che in nome di un presunto contra‐sto al crimine organizzato è stato perpetrato alla luce del sole anno dopo anno. Il risulta‐to? Nulla di fatto. Il Sistri, nella convinzione di un mix eteroge‐neo di parlamentari provenien‐ti da destra e sinistra, è stato a gran voce riconfermato. Di rin‐vio in rinvio le nostre imprese si sono impoverite, mentre le cosche e i clan malavitosi delle ecomafie hanno continuano a prosperare. L’indignazione dal‐la scorsa estate è cominciata a montare ed ha trovato i primi contestatori proprio tra le fila d e l l ’ a s s o c i a z i o n i s m o dell’autotrasporto. Lo scorso settembre è proprio la CNA‐Fita, che dopo aver verificato la praticabilità dell’azione legale, ha avviato la richiesta della do‐cumentazione necessaria alle proprie imprese per attivare la
di F. Paolo Li Donni
Per gentile concessione del Corriere dei TRASPORTI
causa collettiva per il recupero dei contributi fin qui pagati per il Sistri. Cinzia Franchini, Presidente nazionale dell’associazione, spie‐gò chiaramente che “Il tema è molto sentito dalle imprese che si sentono truffate in un momento di drammatica crisi di liquidità. Le banche ci chiudono i rubinetti ‐ dichiarava in una nota il presiden‐te della CNA‐Fita ‐ mentre i costi operativi salgono alle stelle. In questa situazione in modo reite‐rato lo Stato cosa pensa di fare? Far pagare una piattaforma agli autotrasportatori già in difficoltà e per giunta senza dare loro il servizio per cui hanno pagato”. Proprio nell’autotrasporto, già gravato dal caro costi, la questio‐ne Sistri ha acquisito i contorni della beffa. Anche Anita, l’associazione degli autotraspor‐tatori aderenti a Confindustria, ha più volte preso posizione in questi mesi fino all’ultima nota stampa della scorsa settimana prima che fosse ufficializzato l’ennesimo rinvio. Mancano pochi giorni ‐ recita la nota Anita ‐ alla scadenza del pagamento del con‐tributo annuale per il Sistri, ma nessun provvedimento è stato posto in essere per evitare che anche quest’anno le imprese pa‐ghino per un sistema ancora in sperimentazione. Il governo ha mostrato disattenzione e indiffe‐renza sulle problematiche che
riguardano il Sistri, introdotto due anni fa ma la cui piena opera‐tività è stata puntualmente rin‐viata da diversi provvedimenti legislativi. Nonostante questo ‐ prosegue la nota ‐ le imprese di autotrasporto hanno continuato a sostenere i costi di iscrizione, installazione delle black box e attivazione delle sim card. “Non siamo più disposti a pagare per un sistema non ancora piena‐mente operativo”, ha dichiarato Carlo Coppola presidente della sezione trasporto rifiuti di Anita. “Chiediamo al governo di sospen‐dere il pagamento del contributo annuale e di individuare meccani‐smi di compensazione per recu‐perare i costi finora sostenuti... attendiamo risposte dal Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini”. Dal Ministero dell’Ambiente è così giunto l’ennesimo rinvio. Il forte
senso di indignazione che da al‐meno 8 mesi a questa parte CNA‐Fita insieme ad Anita non hanno mai mancato di manifestare aper‐tamente è stato raccolto anche dalle maggiori Confederazioni imprenditoriali italiane che chie‐dono la soppressione del paga‐mento, vissuto dagli imprenditori come una “vessazione ingiustifi‐cata”. I presidenti di Confindu‐stria, Rete Imprese Italia, Confapi e Confagricoltura hanno anche chiesto una completa revisione del progetto: “Il sistema di trac‐ciabilità dei rifiuti continua a es‐sere per le imprese motivo di pre‐occupazione e di malcontento. I rinvii dell’operatività, che si ripe‐tono trimestralmente da due an‐ni, testimoniano, infatti, una si‐tuazione non gestibile, che richie‐de la rivisitazione totale del pro‐getto”.
Il Ministro
dell’Ambiente
Clini
La parola al Trasporto: il commento di Paolo Li Donni del Corriere dei Trasporti
RELOADER Magazine - maggio 2012 Pagina 8 RAEERAEERAEE
A Roma la prestigiosa convention IFWLA RELOADER ci sarà
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La annuale convention di IFWLA si coniu-ga quest'anno con un'area espositiva, RO-ME LOWE, creando un doppio evento do-ve incontrarsi con i delegati internazionali rappresentativi delle realtà aziendali di 18 Paesi, scambiarsi conoscenze ed avviare partnership.
La nostra Associazione porta il suo contri-buto alla Conferenza, il 16 maggio, nell’ambito del topic “Best Practices and Innovation in Logistics”, con un intervento dal titolo “A Technological Platform for WEEE Reverse Logistics Management". RE-LOADER sarà presente anche alla tre gior-ni di Exhibition con uno stand per pro-muovere progetti ed iniziative degli asso-ciati. Ulteriori informazioni sono disponibi-li all’indirizzo www.romelowe.it o presso la segreteria della nostra Associazione.
I FOCUS di ROME LOWE
LOGISTICA URBANA Soluzioni e tecnologie per arginare i problemi di inquinamento che interessano le nostre città e per la gestione e l'ottimizzazione dei flussi di mer-ci provenienti dalle piattaforme extra-urbane con destinazione nei centri storici.
SICUREZZA Servizi e progetti di innovazione tecnologica sia per quanto riguarda la safety che per quanto ri-guarda la security.
AMBIENTE Prospettive e modelli di sviluppo di un trasporto merci sostenibile.
PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Soluzioni e sistemi per il trasporto in sicurezza delle opere d'arte.
CATENA DEL FREDDO Sistemi di monitoraggio della catena del freddo, conservazione e stoccaggio merci con attenzione particolare ai settori Agroalimentare, Farmaceu-tico e Florovivaistico.
IFWLA ‐ International Federation of Warehousing and Logistics Associations è la federazione che riunisce le più importanti realtà del settore logistico
I primi pannelli fotovoltaici installati hanno già com‐piuto o sono vicini a compiere i 20/25 anni, raggiun‐gendo così il termine del loro ciclo di vita, secondo quanto previsto anche dal IV ° conto energia. Il nu‐mero degli impianti in Italia è poi cresciuto in manie‐ra esponenziale allargandosi all’uso domestico. Si è reso perciò necessario organizzare un sistema di smaltimento nazionale, più agevole rispetto alle pre‐cedenti procedure, secondo le quali le aziende italia‐ne del fotovoltaico dovevano rivolgersi all’estero e aderire al Consorzio PV Cycle per garantire ai propri clienti il corretto smaltimento dei moduli end of life. Il primo passo è stato compiuto mediante un accor‐do di programma siglato nello scorso ottobre da Co‐bat ‐ Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo e dal Comitato IFI ‐Industrie Fotovoltaiche Italiane, grazie al quale si è istituita una filiera italiana di raccolta, riciclo e smaltimento dei pannelli. Quando poi la nor‐mativa ha equiparato i pannelli fotovoltaici ai rifiuti elettronici, anche il consorzio nazionale per la ge‐stione dei RAEE Ecolight, ha presentato il suo siste‐ma integrato per la raccolta e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici dismessi. Su queste basi è final‐mente giunto il momento anche dei pannelli foto‐voltaici “domestici”: lo scorso 3 aprile è stato stipu‐lato un nuovo Accordo di Programma tra Cobat e Silea S.p.A., che sancisce la nascita del primo servi‐zio italiano dedicato alle utenze domestiche per il riciclo dei moduli fotovoltaici, già sperimentato nella provincia di Lecco. In particolare, il progetto è pen‐sato per i cittadini che decideranno di provvedere autonomamente alla disinstallazione dei pannelli ad uso domestico e di disfarsi dei moduli obsoleti. Stan‐do ai dati del Gestore dei Servizi Energetici, l'iniziati‐va dovrebbe coinvolgere circa 20.684 moduli foto‐voltaici, considerando gli impianti fino a 10 kW e cal‐colando orientativamente 4 moduli per ogni kW di
potenza installata. Il servizio, interamente gratuito, verrà gestito da Silea per quanto riguarda la raccolta dei moduli, mentre il Cobat avrà il compito di avviarli al trattamento ed allo smaltimento in impianti auto‐rizzati. Una volta raccolto il modulo giunto a fine ciclo, il consorzio si occuperà di suddividere e ricicla‐re i componenti metallici e il vetro, mentre la cella fotovoltaica dovrà essere inviata all'estero, vista la mancanza, in Italia, di impianti dedicati. Per accedere ai nuovi incentivi al fotovoltaico, dopo il 30 giugno, sarà necessario dunque aderire a un consorzio per lo smaltimento e il riciclo dei moduli a fine vita. E’ quanto prevede il nuovo Conto energia, che, di fatto, dà il via all’era del riciclo dei pannelli. Attualmente, secondo i dati del Gse, sono oltre 345 mila gli impianti fotovoltaici installati in Italia, im‐pianti che hanno permesso al nostro Paese di supe‐rare, nel mese di gennaio, i 12 GW di capacità totale. Si tratta di oltre 50 milioni di moduli fotovoltaici, suf‐ficienti a coprire una superficie di oltre 75 km qua‐drati. E i pannelli installati prima del 30 giugno? Sa‐ranno inseriti nella Direttiva RAEE in approvazione al Parlamento Europeo, insieme alle altre apparecchia‐ture elettriche ed elettroniche. Si legge in una nota alla stampa: “L'Accordo tra Co‐bat e Silea si propone di affrontare, quindi, una pro‐blematica ambientale prima dell'emanazione della nuova Direttiva del Parlamento Europeo, che include‐rà i moduli fotovoltaici giunti a fine vita nella categori‐a 4 dei RAEE, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. In seguito al recepimento della Direttiva da parte dell'Italia, l'Accordo sarà riformulato nel pie‐no rispetto delle normative”.
Pannelli fotovoltaici ad uso domestico: è partita l’era del riciclo
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Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili
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edilizio (strutture verticali e strutture oriz‐zontali) il costo del €/kWh si è mantenuto tendenzialmente costante. [Figura 3]
Le Conclusioni del Rapporto In conclusione, il rapporto evidenzia anche i limiti di questo sistema incentivante che for‐se non ha ancora espresso tutte le sue reali potenzialità. Ecco quanto si legge: « la sem‐plificazione delle procedure per accedere agli incentivi (inizialmente nel 2008 per le prati‐che relative alla sostituzione degli infissi, suc‐cessivamente nel 2009 per le pratiche da ef‐fettuarsi ai sensi del comma 347), riducendo di fatto drasticamente il numero di attestati di qualificazione/certificazione energetica da inviare, ha ridotto l’attendibilità tecnica (e conseguentemente le potenzialità tecnico‐scientifiche) della banca dati connessa al sito http://finanziaria2010.enea.it. Il significativo scostamento tra il costo dell’intervento me‐dio e le informazioni sui costi unitari che giun‐gono dagli operatori di settore, può certa‐mente essere definito come l’anello debole dell’intero meccanismo. In tal senso, l’assenza di un parametro regolatore agente direttamente sui valori di costo unitario dei singoli interventi ammessi a beneficio fiscale (in sostituzione o anche solo ad integrazione del valore di soglia ammissibile per intero in‐tervento) è stato più e più volte segnalato dai vari operatori come un fattore di potenziale miglioramento. L’assenza di un reale ed espli‐cito regime sanzionatorio per dichiarazioni false, mendaci o anche solo semplicemente erronee potrebbe essere la causa dell’aumento degli errori macroscopici spes‐so rilevati nell’analisi della documentazione inviata. E’ stata spesso segnalata dai benefi‐
ciari, attraverso l’apposito servizio di consu‐lenza via e‐mail, la natura “non propriamente tecnica” dei controlli sulla documentazione
inviata, la cui verifica non è specifico oggetto dell’incarico affidato ad ENEA. La conse‐guenza diretta più evidente dei limiti sopra citati può essere rappresentata dalla diffusa predisposizione dei beneficiari a privilegiare interventi di riqualificazione di “bassa effica‐cia” sotto il profilo del risparmio energetico: questa tendenza, già rilevata nei Rapporti Tecnici degli anni passati, durante il 2010 si è ulteriormente accentuata. Ad una fortissima crescita del mercato degli infissi, ad esempio, non si riesce ad associare un’analoga risposta del settore delle chiusure verticali e/o oriz‐zontali, per le quali, anzi, si osserva un’effettiva riduzione in numero. Essendo lo scopo primario dell’intera iniziati‐va la riduzione dei consumi energetici nazio‐nali, è auspicabile che la distribuzione del nu‐mero degli interventi sia quanto più propor‐zionale possibile all’effettiva efficacia di que‐sti ultimi in termini di risparmio energetico. La distribuzione del numero degli interventi sul territorio nazionale è del tutto arbitraria rispetto alla loro incidenza in chiave di effi‐cienza energetica: si ritiene che questo aspet‐to possa rappresentare oggi l’effettivo perno attorno a cui potrà ruotare la crescita futura di un settore indicato da più parti come stra‐tegico per il sistema Italia».
Mirko Turchetti
Il rapporto è disponibile all’indirizzo: http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/doc/
rapporto_2010_pubblicato.pdf
Detrazioni del 55%, un sistema che funziona, ma...
Come ben sanno coloro che hanno ottenuto gli in‐centivi per installare nelle proprie abitazioni im‐pianti di energie rinnovabili, è l'ENEA che gestisce il portale sul quale presentare le richieste [http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/]. I risultati delle operazioni compiute nel 2010 sono stati riportati nel documento pubblicato in aprile dal titolo “Le detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione e‐nergetica del patrimonio edilizio esistente nel 2010”, che fornisce il quadro complessivo degli in‐terventi realizzati sugli edifici residenziali. Nel rapporto si legge che, fino dalla sua nascita, questa formula di incentivi ha ottenuto sul territo‐rio nazionale un grande successo che, di anno in anno, si è sempre ampliato. Le proiezioni attual‐mente disponibili lasciano supporre che per il 2012 (la data della presunta chiusura del meccanismo fiscale sin qui attivato) è possibile ipotizzare un ri‐sparmio energetico superiore a 9.000 GWh/anno, con un corrispondente beneficio ambientale di ol‐tre 2.000 kt/anno di CO2 risparmiata. Più in detta‐glio, le pratiche totali sono state 405.600, gli inve‐stimenti complessivi hanno superato i 4.600 milio‐ni di euro, il valore degli importi portati in detrazio‐ne è oltre 2.500 milioni di euro, il risparmio energe‐tico complessivo in energia primaria è superiore ai 2.000 GWh/anno, c'è stata una riduzione di CO2 emessa nell'atmosfera pari a circa 430 kt/anno. Tuttavia dal rapporto emergono anche dati non proprio incoraggianti. La diffusione (distribuzione numerica, risultati e tipologia) degli interventi di riqualificazione energetica ammessi a beneficio fiscale della L.296 e successive modifiche, non può essere considerata omogenea sul territorio nazio‐nale: si evidenzia infatti la solita, netta differenza tra il Nord e il Sud Italia. Il dato più preoccupante è quello secondo cui più del 70% del valore di energia primaria risparmiata è concentrato in sole 4 regioni (Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Roma‐gna). Dall'analisi quantitativa è emerso che, tra tut‐te le pratiche lavorate, il 55% ha riguardato inter‐
venti di sostituzione degli infissi; il 31% ha coinvolto la sostituzione dell’impianto di climatizzazione in‐vernale; il 12% ha previsto interventi di installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria; e solo l'1% ha impegnato la coibentazione di strutture opache orizzontali e un altro 1% quella di strutture opache verticali. [Figura 1]
Le valutazioni tecniche In merito al risparmio energetico ottenuto con le detrazioni del 55%, agli interventi di riqualificazione dell’involucro edilizio sono associati valori medi di risparmio energetico compresi tra i 17 e i 24 MWh/anno per intervento. La sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale è risultata efficace nel 2010, con dati medi compresi tra i 7,5 e i 19 MWh/anno. I risultati dichiarati per gli interventi di instal‐lazione di pannelli solari termici invece sono meno evidenti con circa 5,5 MWh/anno. Infine il risparmio medio per la sostituzione degli infissi ha prodotto valori inferiori ai 3MWh/anno. [Figura 2]
Gli elementi in evidenza Relativamente al periodo 2007‐2010, i costi medi, i risparmi ad essi associati e il conseguente costo del kWh risparmiato, non subiscono differenze nel tempo in riferimento al mercato degli infissi, del solare termico e degli impianti di climatizzazione invernale su scala nazionale. Sono cresciuti sensi‐bilmente, invece, sia il costo medio sia il risparmio energetico prodotti dagli interventi sulle strutture opache verticali. Per gli interventi sull'involucro
Figura 2
Figura 1
Figura 3
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Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili
Pagina 11 RELOADER Magazine - maggio 2012
La superficie superiore della piastrella è compo‐sta da gomma riciclata da copertoni di auto, i componenti interni provengono da alluminio riciclato, il contenitore esterno è ottenuto da Acciaio Inossidabile Marino Grado 316L. La parte trasparente è costituita da una vetro rinforzato e coperto da un film ottico per minimizzarne la resistenza allo scivolamento. E’ una realizzazio‐ne U.K. a basso rilascio di Carbonio. La resisten‐za ai carichi è di 4 tonnellate.
Ciascuna piastrella genera da 4 a 5 Watt per passo al secondo e più piastrelle possono es‐sere unite insieme per alimentare luci e se‐gnaletica. Il voltaggio in uscita è pari a 12 Volt in Corrente Continua; può essere regolato tra 2 e 12 Volt.
La generazione di energia è evidenziata per mezzo di un display a LED che mostra l’energia emessa. L’energia può, anche, esse‐re stivata e utilizzata per disporre di un’illuminazione costante.
Più piastrelle possono, se calpestate, genera‐re un’alimentazione a 12 Volt per applicazioni luminose o una piastrella può caricare una batteria da 1Ah in un arco di tempo di 12 h.
La pavimentazione speciale per produrre energia elettrica arriva in Italia Un marciapiede in grado di convertire in energia elettrica l'energia cinetica, che sprigioniamo con‐tinuamente camminando, grazie alla presenza di “speciali” lastre ecosostenibili rivestite in gomma
riciclata. Si tratta di “Pavegen”, la Piastrella ge‐neratrice di elettricità. Il sistema è stato sottopo‐sto a test, eseguiti con un robot appositamente realizzato, che lo ha sottoposto ad un passaggio continuo di due milioni di passi e ha dimostrato che le oltre 250.000 “falcate” sulle piastrelle han‐no alimentato la carica di ben 10.000 cellulari. La tecnologia utilizzata è derivata da un progetto di sostenibilità per l’illuminazione stradale dell’Università di Loughborough. E dopo aver trovato numerosi impieghi a Londra, ora Pave‐gen si può trovare anche nel nostro Paese, distri‐buito dalla ETS di Monfalcone. Ulteriori informa‐zioni si trovano al numero +39 0481/795002; [email protected]
Pavegen è in sostanza una piastrella che amplifica
l’energia generata dall’energia cinetica della gente
che vi cammina. L’energia è prodotta ogniqualvolta
un piede comprime la piastrella. Laddove esiste un
frequente passeggio, l’energia cinetica è raccolta
per alimentare un’ampia gamma di applicazioni a
bassa energia: il 5% dell’energia generata da ogni
passo è utilizzata per illuminare la piastrella, il resto
può essere trasferito a diverse applicazioni come luci
o segnaletica a basso consumo energetico. L’energia
generata dal sistema pavimento può essere utilizza‐
ta per alimentare schermi e display di informazione
ai cittadini, luci stradali, insegne di negozi, indicazio‐
ni luminose per ritrovare la strada o il cammino ver‐
so l’uscita di sicurezza in caso di nebbia e fumo.
Il Comune di Londra ha deciso la posa di 60 pia‐strelle lungo il tratto di strada pedonale che uni‐sce la stazione metropolitana di West Ham al Villaggio Olimpico per il 2012 e che accoglierà un quarto di tutto il traffico pedonale del Villaggio Olimpico, stimato in un milione di persone nell’arco di due settimane. l’energia generata alimenterà i cartelloni pubblicitari e le luci. Oltre ad alcune scuole inglesi, anche il centro commerciale Westfield di Stratford ospita 20 piastrelle, con una previsione di almeno 40 mi‐lioni di passaggi all’anno. La Pavegen ha inoltre progetti pronti, per alberghi, stazioni della me‐tropolitana e uffici statali.
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Storie di ricicloStorie di ricicloStorie di riciclo
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Un costume da bagno ecosostenibile realizzato interamente con materiali riciclati. È un'idea lanciata dal marchio di moda Agogoa, che per questa estate ha deciso di creare un bikini trendy e glamour, ma anche green e in linea con i principi dell'eco‐compatibilità. L'azienda bolognese fondata da Jerry Tommolini, si è spinta decisamente oltre producendo costumi da bagno eleganti, chic e completamente rici‐clati, grazie al recupero e al riciclo della plastica di ogni tipo di bottiglie in PET: del latte, delle bottiglie d'acqua e delle normali bibite., che o‐gni giorno vengono gettate nei bidoni della rac‐colta differenziata. “Il polietilene tereftalato – hanno fatto sapere dalla Agogoa ‐ è comune‐mente utilizzato per imballaggi di uso quotidia‐no, come ad esempio, le bottiglie d'acqua, e può essere riutilizzato. Da questo materiale in‐
fatti può essere ricavata una fibra di qualità re‐golare e con caratteristiche uguali a quelle pos‐sedute da materie prime vergini. La filatura, prodotta da Filature Tessiture Mirogli, azienda impegnata nel ridurre l'impatto ambientale gra‐zie al riuso di polietilene, si chiama Mirhon Ne‐wlife: non solo per la sua produzione non viene impiegato ulteriore petrolio ma, durante la la‐vorazione, viene utilizzata una ridotta quantità di energia”. L'azienda – da anni impegnata a realizzare co‐stumi ed accessori super chic – ha annunciato che la vendita della nuova linea di costumi in plastica riciclata ‐ composta per lo più due pezzi a triangolo personalizzati da motivi nei toni dell'arancio, del marrone e del lilla ‐ avverrà e‐sclusivamente online, su un portale presto ac‐cessibile dal sito dell'azienda bolognese.
carta riciclata per i l decoro urbano
Arriva l ’estate .. .
Come essere trendy
con il bikini
fatto di PLASTICA!
Street ArStreet ArStreet Arttt
Negli ultimi mesi gli abitanti di Los Angeles hanno visto com‐parire, tra le fessure dei matto‐ni degli edifici più degradati, cristalli, quarzi, pietre preziose dalle mille sfaccettature e mi‐nerali di varia natura a tre di‐mensioni. Essi sono stati realiz‐zati con carta stagnola e carta da pacchi lucida di recupero, al fine di dare un tocco di colore ed allegria alla spesso grigia atmosfera urbana. Le forme delle opere tridimensionali imi‐tano, spesso alla perfezione gli agglomerati di minerali preziosi creati dalla natura stessa, in omaggio ad essa ed alle crea‐zioni dalle infinite sfumature a cui riesce a dare vita. Il proget‐to di Street art è nato dalla fan‐tasia dell'artista e designer Pai‐ge Smith, residente proprio nella metropoli della quale desi‐derava cambiare il volto. Ha così deciso di realizzare degli oggetti che imitassero forme presenti in natura e che si tra‐sformassero in doni preziosi ed inaspettati per gli osservatori più attenti. Paige ha deciso di distribuire i propri doni in diver‐si angoli della città, pur nella certezza che essi si sarebbero
potuti rovinare a causa della pioggia e delle intemperie ‐ che avrebbero agito analogamente sui loro corrispettivi reali ‐, che qualcuno avrebbe potuto sot‐trarli dalla loro postazione e gettarli, o che non sarebbero nemmeno stati notati, certa che i più attenti sarebbero ri‐masti rallegrati alla loro vista e avrebbero agito in modo tale da prendersi cura di essi. Le creazioni dalle dimensioni mag‐giori sono state realizzate dall'artista per rimpiazzare let‐teralmente i mattoni mancanti di numerosi edifici abbandonati a se stessi. Alcuni sono più facil‐mente visibili, poiché posti agli angoli delle abitazioni, altri si trovano a pochi centimetri da terra e possono facilmente sfuggire alla vista. Nel dare vita alla propria idea, Paige ha pun‐tato sulla propria capacità di riuscire a creare oggetti d'arte che non fossero fini a se stessi e che riuscissero a richiamare subito alla mente i tesori pre‐ziosi che la natura ci offre, ma che spesso non abbiamo occa‐sione di poter osservare da vici‐no. Alcuni di essi vanno ad ar‐ricchire di bagliori cangianti gli
edifici delle strade che attraver‐sano Echo Park, Arts District o Abbot Kinney Boulevard. Per dare ai più curiosi la possibilità di poter vedere da visini una delle proprie creazioni tridi‐mensionali, l'artista ha pensato di realizzare una mappa interat‐tiva online grazie alla quale è possibile rintracciare i luoghi in cui sono situati gli edifici che le ospitano. Ad essa si unisce l'in‐vito ad accorrere numerosi per cogliere i bagliori delle "pietre preziose" rimaste, prima che le forze della natura o la distrazio‐ne dell'uomo le possano rovina‐re in modo irreparabile. (tratto da greenme.it ‐ M.Albé)
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Più sostenibilità per uscire dalle Crisi
LE CRISI? Sì, perché quella che affligge oggi il mon‐do occidentale non è solo di carattere economico, è di più: è in crisi il sistema intero di organizzazione delle nostre società, dalle regole di comportamen‐to dei mercati, alle relationship internazionali, alla visione del ruolo della specie umana nel futuro del pianeta. Da più parti giungono i segnali d’allarme e i moniti ad orientarsi verso percorsi innovativi e so‐prattutto sostenibili in chiave di organizzazione so‐ciale, economica ed ambientale. Per restare in casa nostra e sulla necessaria evoluzione del nostro si‐stema industriale, sono state molto incisive le di‐chiarazioni rese da Daniel Kraus in occasione della presentazione di squadra e programma del presi‐dente designato di Confindustria, Giorgio Squinzi. Le proposte del Vice Direttore di Confindustria Kraus scommettono sul settore manifatturiero [che in Europa occupa il 35% della forza lavoro e che in Italia produce il 27% del PIL] come volano per creare quel valore aggiunto reale indispensabile a sostene‐re una crescita sostenibile e dunque duratura. “Serve un programma per la ripresa degli investi‐menti e dello sviluppo in modo da contrastare la crisi finanziaria; servono misure orientate a raffor‐zare l'economia reale, modernizzare le infrastruttu‐re, migliorare la competitività e incrementare il va‐lore aggiunto del sistema produttivo” – ha dichiara‐to Kraus. Ed ha poi aggiunto: “quello che oggi è as‐solutamente necessario è sviluppare programmi di crescita coordinati a livello europeo. È l'unico modo per far sì che tutti i Paesi UE ne escano vincitori e assicurare un vero rinnovamento all'intera industria europea, indipendentemente dall'eterogeneità dei settori coinvolti, dalle diverse situazioni presenti nei mercati del lavoro e della produzione, e dalla propensione all'innovazione degli Stati”. Ci vuole anche più green economy: «Occorre investire nuo‐ve e maggiori risorse in prodotti innovativi e in pro‐cessi ecosostenibili, da mettere a disposizione delle imprese che vorranno sviluppare programmi di ri‐cerca in questi campi … Occorre aumentare le spe‐
se in R&S del 10% a livello europeo e tutti i Paesi do‐vranno porsi l'obiettivo di investire il 3% del PIL in ricerca”. Kraus vede il futuro «sempre più orienta‐to verso le energie rinnovabili, l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse naturali, le sfide del cam‐biamento climatico e le aumentate necessità di mo‐bilità e comunicazione». La crisi dunque è senz’altro vista da Kraus come un’occasione per una riconver‐sione ecologica dell’economia, fatta di efficienza e risparmio di flussi di energia e flussi di materia: «Più produttività ed efficienza nell'impiego delle risorse, unite a una diffusione del riutilizzo e al riciclo di ma‐terie prime, hanno già sostenuto negli anni la com‐petitività dell'industria europea. Ma c'è spazio per un miglioramento». Sulla necessità di attivarsi per il miglioramento è della stessa opinione Il Parla‐mento Europeo. Qual‐che settimana fa, infatti, i parlamentari hanno evidenziato in una riso‐luzione come il VI ° piano di scadenze ambientali (EAP) per la riduzione delle emissioni ed il ri‐sparmio di energia, sot‐toscritto dai Paesi membri, che avrebbe dovuto tro‐vare attuazione entro il prossimo luglio, “è stato compromesso da una mancata attuazione... nei set‐tori del controllo dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del trattamento delle acque reflue, dei rifiuti e della salvaguardia della natura”. Anche il Ministro dell'Ambiente danese Ida Auken ha ribadi‐to l’importanza di una produzione sostenibile asse‐rendo, a conclusione di un incontro a Horsens (Danimarca) dei Ministri dell'Ambiente: “è evidente che i Paesi europei sono d'accordo che la transizio‐ne verde è l'unico modo dalla crisi”. I ritardi dell’Unione Europea sono stati riconosciuti anche dal Commissario per l'ambiente Potocnik, che ha più volte sostenuto l’idea secondo cui un'economia
verde inclusiva sarà essenziale per la crescita e la eradicazione della povertà, offrendo op‐portunità a tutti i Paesi del mondo e in tutte le fasi di sviluppo. Rispondere alle sfide poste dal vincolo delle risorse richiede a tutti noi di concentrarsi su obiettivi chiari in cinque "pilastri della vita": acqua, energia sostenibi‐le, oceani, terra e degli ecosistemi e l'efficien‐za delle risorse e dei rifiuti, in particolare. Un altro richiamo, altrettanto netto, è stato di‐retto dal mondo scientifico al mondo politico ed economico, per agire con urgenza ed avvi‐are il mondo ed i nostri modelli di sviluppo sulla strada di una sostenibilità globale. E’ ac‐caduto nel corso della conferenza sui cambia‐menti globali «Planet Under Pressure. New Knowledge Towards Solutions», organizzata alla fine di marzo dall'International Council for Science (ICSU, la più prestigiosa organiz‐
zazione scientifica internazionale) e dall'Earth System Science Partnership (ESSP), il grande par‐tenariato mondiale che riunisce i più au‐torevoli programmi di ricerca sul cambia‐mento globale. La Conferenza, alla qua‐
le hanno preso parte quasi 3.000 scienziati, studiosi ed esperti governativi sui cambia‐menti globali, si è conclusa con il lancio di u‐no “State of the Planet Declaration” molto esplicito in merito al quadro che la ricerca scientifica ci fornisce sullo stato di salute dei sistemi naturali. In sintesi è a rischio la conti‐nuazione del funzionamento dei sistema Ter‐ra, che ha supportato nei secoli recenti il be‐nessere umano e la nostra civilizzazione. Sen‐za azioni urgenti avremo sempre più difficol‐tà ad affrontare le minacce alle risorse criti‐che dell'acqua, dell'alimentazione e della bio‐diversità. Tali minacce rischiano di intensifica‐re le crisi economiche, ecologiche e sociali,
creando il potenziale per un'emergenza uma‐nitaria su scala globale. La straordinaria inter‐connessione ed interdipendenza esistente tra i sistemi economici, sociali, culturali e poli‐tici sta esercitando pressioni molto significati‐ve sui sistemi naturali, causando cambiamen‐ti fondamentali al sistema Terra e muovendo le società umane oltre i "confini planetari" naturali. La stessa interconnessione può però essere utilizzata per individuare le soluzioni a questi gravi problemi. La risposta è che la so‐stenibilità globale deve diventare il fonda‐mento delle nostre società. Ecco dunque le principali indicazioni rivolte ai governi ed alle istituzioni mondiali. È necessario al più presto prevedere un sistema condiviso di regole per la protezione e la salvaguardia del Sistema Terra. Il ritmo sempre più accelerato dei cam‐biamenti imposti dalle attività antropiche all'ambiente planetario non è oggi più soste‐nibile. Il modo corrente di gestione del Siste‐ma Terra non è più un'opzione percorribile e deve essere al più presto sostituito con stra‐tegie di sviluppo sostenibile che possono pre‐servare l'ambiente e, allo stesso tempo, per‐seguire obiettivi di sviluppo sociale ed econo‐mico. Infine, è attualmente in evoluzione un nuovo sistema di ricerca che va implementa‐to: deve necessariamente essere fondato sul‐le basi disciplinari delle singole scienze che si occupano dei cambiamenti globali, ma deve anche integrare discipline diverse, le temati‐che dell'ambiente con quelle dello sviluppo e le scienze naturali con le scienze sociali. Il si‐stema deve anche sviluppare collaborazioni a livello internazionale basate su infrastrutture comuni, avendo cura di favorire al massimo il coinvolgimento di scienziati dei Paesi in via di sviluppo e di valorizzare le potenzialità scien‐tifiche e la complementarietà di tutti i Paesi e le aree del pianeta per costruire un efficiente sistema internazionale per le scienze ambien‐tali a livello globale. M. Melissari
[Per approfondimenti si può visitare il sito: www. planetunderpressure2012.net ]
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Il rapporto “Il riciclo ecoefficiente. L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi” fotografa la situazione nel nostro Paese, secondo in Europa solo alla Germania per raccolta e gestione efficiente dei rifiuti solidi urbani
L’Italia e il ricicloL’Italia e il ricicloL’Italia e il riciclo
Commissionato all’Istituto di Ricerche Ambiente Ita‐lia dal comparto del riciclo degli imballaggi, compo‐sto da Cial, CNA, Comieco, Corepla, Rilegno e da CO‐NAI, il rapporto descrive un settore aperto ai merca‐ti internazionali e in ascesa, nonostante la crisi eco‐nomia abbia fatto scendere i consumi, danneggian‐do numerosi settori industriali. L’Italia recupera 33 milioni di tonnellate di materie seconde, senza con‐tare inerti e frazione organica, evitando emissioni di CO2 pari a 53 milioni di tonnellate nel solo 2010, un quantitativo che vale circa il 10% del totale delle e‐missioni di cui è responsabile il nostro Paese in un anno. Sale il riciclo e quindi scende il consumo di materia prima: la produzione di alluminio primario tra il 2008 e il 2010 si è ridotta del 30%, mentre la rac‐colta differenziata e il riciclo degli imballaggi in allu‐minio sono cresciuti del 20%, raggiungendo nel 2010 il tasso record di riciclo del 72,4% rispetto a quanto è stato immesso sul mercato. Per la raccolta differen‐ziata degli imballaggi in plastica stessi successi: nel 2009‐2010 si è registrato un aumento del volume dei prodotti che hanno alimentato la catena del riciclo. Per la carta, invece, la flessione della produzione ha portato ad una riduzione del consumo delle materie seconde e, nonostante la crescita, il settore del rici‐clo non è stato in grado di assorbire l’aumento della raccolta, che è stata quindi presa in gestione dal set‐tore internazionale, in particolare dalla Cina. Il setto‐re del legno e dell’arredamento registra da sempre alti tassi di riciclo. Il tasso di raccolta, ad esempio,
degli imballaggi in legno, è stato pari, nel 2010 al 62,8%, il valore più elevato finora registrato. Oltre al recupero e al riciclo in patria, contribuiscono all’efficienza del settore anche i numeri delle mate‐rie seconde esportate: materie plastiche, carta, rot‐tami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale; legno, vetro e piombo, invece, da mercato continentale.
Il commento del Ministro Clini
“L’Italia è leader in Europa – ha dichiarato Corrado Clini nel corso della presentazione in Parlamento in aprile dello studio “Riciclo ecoefficiente” – secon‐da solo alla Germania, nell’industria del riciclo, com‐ponente fondamentale dello sviluppo della green economy. La strada da percorrere è ancora lunga, dobbiamo ulteriormente rafforzare le leve per valo‐rizzare il potenziale di recupero di materia e di e‐nergia, connesso al ciclo dei rifiuti, perché fa bene alla nostra economia e all’ambiente. Strumenti co‐me il “Green Procurement” o la fiscalità verde pos‐sono sostenere quei materiali che non riescono an‐cora a trovare un mercato nel sistema industriale a valle del riciclo. I consorzi hanno raggiunto preziosi risultati perché hanno saputo traghettare la gestio‐ne dei rifiuti da servizio pubblico a ciclo industriale. Ora è necessario fare passi in avanti per creare competizione nella gestione efficiente dei rifiuti e, in questa prospettiva, vanno create le condizioni per una concorrenza leale tra operatori diversi nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani e speciali”.
In aumento i Green Jobs, soprattutto nel Nord Italia
In Italia cresce il riciclo e crescono anche le professioni legate al mondo dell’ecologia: progettisti e addetti al montaggio di impianti fotovoltaici sono sempre più richiesti. I dati raccolti dal canale GreenJob di InfoJobs, atti‐vo ormai dal 2009, dicono che la Lombardia è in pole position tra i territori più green del Pa‐ese (29,6%), seguita da Emilia Romagna, Vene‐to, Lazio, Piemonte e Toscana. Secondo il Rapporto Green Italy, tra il 2008 e il 2011 il
29,3% delle imprese ha investito in tecnologie e prodotti green o ha messo in programma di farlo nel più breve tempo possibile. Il 38% del‐le assunzioni programmate nel 2011, riguarda proprio l’ambito dello sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili, che vedono il fotovol‐taico in testa, seguito dall’eolico. Nel 2011, in‐fatti, l’Italia ha battuto la Germania, notoria‐mente impegnata nel campo delle energie rinnovabili, per l’incremento del fotovoltaico.
Francesco Fortino, Martina Muggiri e Jacopo Severitano sono 3 neolaureati in disegno industriale e il prototipo dei loro elettrocomunitari è risul‐tato finalista nel tema New electronics for new families del premio Samsung, tenuto‐si a Milano nel mese di mar‐zo. L’idea è mettere in piedi una specie di sharing degli elettrodomestici, a cui posso‐no accedere tutti gli abitanti di un palazzo. Per poter en‐trare nell’area apposita, ogni utente avrà una tessera elet‐tronica dotata di un tag iden‐tificativo a radio frequenza per il riconoscimento. Cia‐scun nucleo familiare potrà accedere al pannello di ge‐stione e sbloccare gli elettro‐comunitari solo nelle fasce orarie assegnate e saranno creati gruppi di condivisione di tre o quattro famiglie con
orari incastrabili. In caso di rottura, l’elettrocomunitario sarà sostituito con uno nuovo da parte del produttore, che si occuperà anche dello smal‐timento senza oneri da parte dell’utente. “Cercavamo la maniera di ridurre l’entità di rifiuti di elettrici e elettroni‐ci”, ha spiegato Fortino. “Con questo sistema, l’azienda produttrice ha un controllo totale della filiera, dalla fase produzione a quella di rifiu‐to». Inoltre, la condivisione consente di sfruttare al mas‐simo il ciclo di vita degli elet‐trodomestici che, nella mag‐gior parte dei casi, rimango‐no inattivi per circa il 67 per cento del tempo. Un vantag‐gio collaterale è il guadagno di spazio all’interno di appar‐tamenti dalla metratura sem‐pre più ristretta a causa della crisi economica.
Risparmio energetico e non solo. Condividere gli elettrodomestici grazie agli elettrocomunitari
La creatività di 3 giovani italiani premiata alla quinta edizione del Samsung Young Design Award
+ potere alle donne - emissioni di CO 2
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Le perplessità che erano sorte a seguito dell’emanazione da parte del Ministero del‐lo Sviluppo Economico della bozza di docu‐mento sul V Conto Energia, pubblicata sul sito internet il 16 aprile 2012, non sono state del tutto fugate dalla Conferenza Stato‐Regioni dello scorso 10 maggio. Tre miliardi di euro all'anno: questa è la riduzione di spesa degli incentivi alle energie rinnovabili rispetto al costo che si sarebbe raggiunto con il precedente regolamento. Il parziale
scetticismo rispetto ai risultati dell’incontro si fonda sulle legittime paure del tempi at‐tuali. Tempi di crisi e recessione. Centinaia di posti di lavoro a rischio, imprese costrette a bloccare investimenti e nuove assunzioni, un duro colpo alla possibilità dei cittadini e delle aziende di poter risparmiare sui costi della bolletta energetica. Sono questi alcuni dei malaugurati effetti che potrebbero pro‐dursi. E’ doveroso però riuscire a capire quale è stata fin dall’inizio l’impostazione e
I N S E R T O N . 5/2012
Gli specialiGli specialiGli speciali
Ogni Paese del mondo, con partico‐lare riferimento agli Stati maggior‐mente caratterizzati dall'industria‐lizzazione, dovrebbe porre partico‐lare attenzione alla riduzione delle emissioni di Co2 prodotte sul pro‐prio territorio. Studi recenti hanno rivelato come le donne potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel porre maggiore attenzione alle que‐stioni ambientali, sia a livello econo‐mico che politico, se soltanto fosse loro garantita una maggiore possibi‐lità di ricoprire incarichi di rilievo. E' stato provato statisticamente che, quando le donne sono al potere, il quantitativo di Co2 emessa da ogni abitante di un determinato stato diminuisce sensibilmente. Lo studio più recente in merito è stato con‐dotto presso il Dipartimento di So‐ciologia dell'Università dell'Oregon da parte di Christina Ergas e Richard York. Le loro ricerche hanno condot‐to a rilevare come le emissioni di Co2 calcolate per gli Stati in cui alle donne è concesso ricoprire incarichi politici di alto livello siano minori rispetto a quanto avverrebbe in Pae‐si in cui il contributo femminile alle decisioni in materia ambientale sia drasticamente minore. La ricerca non manca inoltre di sottolineare come le emissioni inquinanti aumen‐tino ulteriormente nel caso si pren‐da in considerazione una nazione che, oltre ad essere governata pre‐valentemente da uomini, indirizzi gran parte del proprio patrimonio economico verso azioni di tipo mili‐tare. Le nazioni che, da un più am‐
pio lasso di tempo, avrebbero con‐cesso alle donne diritto di voto e pari dignità lavorativa e politica, ol‐tre ad aver garantito ad un consi‐stente numero di esse la possibilità di rivestire ruoli sociali di spicco, ten‐dono a presentare dati relativamen‐te più bassi rispetto alla quantità di emissioni di Co2 pro capite. I ricerca‐tori non sono giunti ad una risposta univoca per chiarire le motivazioni per cui ciò avvenga, ma si sono rive‐lati in grado di formulare alcune ipo‐tesi interessanti. Pare, prima di tut‐to, che le donne al potere riescano a focalizzare più facilmente degli uo‐mini la propria attenzione sulla ricer‐ca di soluzioni a problemi che riguar‐dano inquinamento, qualità dell'aria e della vita, mobilità sostenibile e difesa dell'ambiente. Tale compor‐tamento sarebbe strettamente im‐putabile all'istinto femminile, grazie al quale nel corso dei secoli le donne sono state decretate come le più adatte a ricoprire i ruoli che tradizio‐nalmente le vedevano impegnate nella coltivazione dei frutti della ter‐ra che si sarebbero trasformati nel cibo da destinare ai figli, nella cura della casa e degli spazi circostanti, nonché della famiglia, oltre che pre‐scelte per lo svolgimento di compiti di vitale importanza come l'approv‐vigionamento dell'acqua o la raccol‐ta della legna, tutte attività da esse condotte sulla base della propria volontà di proteggere sia il proprio nucleo affettivo che il proprio habitat. Secondo quanto rilevato dai ricercatori, perché vengano real‐
mente attuati dei cambiamenti all'interno delle politiche nazionali, le donne dovrebbero detenere al‐meno un terzo delle posizione di spicco in materia. Nel caso la loro presenza fosse più esigua, infatti, si correrebbe il rischio che il loro pare‐re non venga ascoltato o supporta‐to dalla controparte maschile, oppu‐re a loro stesse potrebbe mancare il coraggio necessario per intervenire individualmente. Un numero scarso di donne al potere potrebbe non essere in grado di rappresentare in toto la volontà delle elettrici e si po‐trebbe infine incorrere nel rischio che esse siano state prescelte sulla base del fatto che i loro pareri indivi‐duali fossero risultati analoghi a quanto espresso dagli uomini. Ergas e York hanno sottolineato, infine, come negli Stati Uniti le donne mo‐strino di conoscere in maniera più approfondita rispetto agli uomini le tematiche relative ai cambiamenti climatici, come tendano a percepire rischi e danni ambientali con più spiccata sensibilità, e come sappia‐no prendere parte attivamente e con elevate percentuali di partecipa‐zione a movimenti di stampo am‐bientalista, volti a portare a termine progetti di reale rinnovamento. Ne‐gli Stati Uniti circa l'80% delle posi‐zioni di potere è occupato da uomini e la situazione italiana non appare certamente migliore in tal senso. Che sia giunto il momento di dare vita ad un reale mutamento di pro‐spettiva? (tratto da greenme,it ‐ Marta Albè)
di Vincenzo D’Onofrio
Il V° Conto Energia e gli incentivi Cosa può rendere davvero economicamente sostenibile il settore delle rinnovabili?
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che il decreto limita il valore degli incentivi alle fonti rinnovabili rispetto alla situazione odierna, è pur vero che il periodo di applica‐zione viene nel complesso prolungato. Si passa infatti dall’originaria previsione di 15 anni per la durata dell’incentivo ad una tarif‐fa omnicomprensiva, commisurata alla vita media utile convenzionale dell'impianto, che il nuovo decreto non fissa mai al di sot‐to dei 20 anni (a partire dalla data di entrata in esercizio), per arrivare fino a 30 anni nel caso di determinate tipologie di impianti i‐droelettrici. Dopo l’esame della Conferenza Stato ‐ Regioni sul quinto conto energia, le possibili modifiche ai testi dei decreti mini‐steriali si sostanziano su un rafforzamento delle tecnologie nazionali, sulla semplifica‐zione delle procedure e riduzione dei pas‐saggi burocratici e sulla revisione del valore degli incentivi. In generale si può dire che alcune proposte di modifica ai decreti mini‐
steriali sono state recepite dai tecnici dei Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo E‐conomico. Tra queste, le principali riguarda‐no l’inserimento del Made in tra i criteri di priorità per l’accesso ai registri, la possibilità di riconoscere una tariffa premiante per chi utilizza componentistica Made In per gli im‐pianti sopra i 100 kW e per chi sostituisce l’amianto con i pannelli. Si tratterebbe di u‐na tariffa di 3 centesimi cumulabile con una riduzione del 10% della tariffa base degli in‐centivi. In merito all’innalzamento della ta‐glia degli impianti, per venire incontro alla richiesta delle Regioni, l’idea ipotizzata dai due Ministeri è di applicare una distinzione tra l’opera privata e l’opera pubblica. L’opera privata rimarrebbe con il limite di 12 kW, mentre per la pubblica si può pensare a un innalzamento fino a 50 kW. Un’ulteriore modifica riguarda l’entrata in vigore del de‐creto, che è stata posticipata di 3 mesi
la scelta di politica economica effettuata. Oltre al testo del quinto conto energia per il solare fotovoltaico, il Ministero dello Svilup‐po Economico ha predisposto uno schema di decreto anche per le altre fonti rinnovabi‐li elettriche (eolico, idroelettrico, biomasse, energia geotermica). Ha definito i nuovi in‐centivi per l’energia fotovoltaica e per le rin‐novabili elettriche non fotovoltaiche (idroelettrico, geotermico, eolico, biomas‐se, biogas), mirando ad allineare gli incenti‐vi alla media europea, con un taglio di oltre il 30% degli incentivi attualmente previsti per il fotovoltaico. Si tratta quindi di un vero e proprio riordino della materia, perché dal testo si evince una duplice ispirazione. Da una parte il proposito del Governo è, infatti, di andare addirittura oltre gli obiettivi fissati dal Pacchetto clima‐energia 20‐20‐20, che delinea la strategia europea in tema di ridu‐zione delle emissioni di anidride carbonica, di aumento del ricorso alle energie rinnova‐
bili e di incremento dell'efficienza energeti‐ca. Dall’altra parte, risulta evidente la neces‐sità di ridurre gli incentivi rispetto a quelli erogati attualmente. Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini già dopo l’emanazione della bozza di Decreto aveva difeso strenuamente i tagli contenuti nel Quinto conto Energia, sottolineando che si trattava di una revisione “necessaria” che « prevista dal decreto del 2011, deve portare a una riduzione degli incentivi tenendo conto dei prezzi attuali dei moduli fotovoltaici e dell’esigenza di non superare il limite stabili‐to di 7 miliardi l’anno ». Il Ministro ha aggiun‐to che non si poteva parlare di clima di in‐certezza perché, per il settore del fotovol‐taico, l’arrivo del Quinto Conto Energia non era una sorpresa: « oggi il contributo si avvi‐cina ai 6 miliardi di euro l’anno e le nuove re‐gole sono preparate in anticipo rispetto alla scadenza, in modo da dare più tempo a con‐sumatori e imprese». Ma se è senz’altro vero
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(quindi non più 1 luglio, ma 1 ottobre) e un possibile innalzamento fino a un massimo di 100 milioni del tetto del cap, vale a dire il valore massimo oltre il quale il mutuo per finanziarsi l’impianto non può andare. Dal nostro punto di vista non si può non condi‐videre la parziale soddisfazione, ma anche i timori, espressi da più parti. Riteniamo però che, per cogliere davvero le prospettive del settore delle rinnovabili, è doveroso esami‐nare l’attrattività per l’eventuale investito‐re, in termini di costi e di redditività. Vi è infatti una semplice considerazione da fare: il settore delle rinnovabili ‐ e quello del foto‐voltaico in particolare ‐ non può reggersi all’infinito grazie a politiche di incentivi e di sostegno, ma deve maturare cominciando proprio con l’affrontare seriamente l’analisi dei costi che compongono l’intero investi‐mento. Solo se questo sarà proficuo si po‐trà sperare nell’evoluzione e nella crescita
dell’intero settore. Recentissimamente nel Solar Energy Report 2012, pubblicato dall'E‐nergy & Strategy Group del Politecnico di Milano, si è condotta una disamina dei ren‐dimenti dell’investitore rispetto al taglio de‐gli incentivi determinati dal quinto conto energia. I ricercatori del Politecnico hanno analizzato l’andamento dei prezzi della componente tecnologica, quella alla quale faceva riferimento il Ministro Clini quando affermava che: «la revisione prevista dal de‐creto del 2011 deve portare a una riduzione degli incentivi tenendo conto dei prezzi at‐tuali dei moduli fotovoltaici». Ebbene, le ri‐duzioni di costo attese per le tecnologie fo‐tovoltaiche tra il 2011 ed il 2012 sembrano particolarmente accentuate, nell'ordine del 31% in media sulle diverse tecnologie, con punte del 39% per il silicio amorfo. Si è regi‐strato un sensibile calo di prezzo anche per gli Inverter, cioè quel tipo particolare di
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componente che converte l’energia elettri‐ca prodotta dal modulo fotovoltaico sotto forma di corrente continua in corrente al‐ternata da immettere direttamente nella rete elettrica. Gli inverter con potenza infe‐riore a 5 kW nel corso del 2011 sono scesi del 32%, arrivando a toccare 0,28 euro/W nel dicembre 2011; sempre nel 2011 il costo pie‐no industriale è calato dell'11,5%. La diminu‐zione di prezzo attesa è dell'ordine del 22% tra il 2011 e il 2012 e dell'8% tra il 2012 e il 2013. E’ necessario allora chiedersi quali so‐no i prezzi che possono rendere davvero conve‐niente l’investimento alla luce delle nuove tariffe in‐centivanti. Rispetto al Quarto Conto Energia (2° semestre 2012), nei primi sei mesi di applicazione del Quinto Conto energia gli incentivi soffriran‐no un taglio del 38,5% per gli impianti di ta‐glia tra 1 e 3 kW, del 41,8% tra 3 e 20 kW, del 42,3% tra 20 e 200 kW, del 54,2% tra 200 e 1000 kW, del 60,7% tra 1000 e 5000 e del 65,4% per la taglia oltre i 5000 kW. Posta u‐na soglia di convenienza del 4% per il seg‐mento residenziale (1‐20 kW) e del 6% per tutte le altre taglie di impianto, l'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha determinato il prezzo che rende economi‐camente sostenibile l'investimento. Consi‐derando un impianto da 3 kW (15% autocon‐sumo) che attualmente ha un costo di 3.190
euro a kW, per mantenere un rendimento di capitale del 4%, il prezzo dovrebbe scen‐dere a 2.900 euro nel I semestre, a 2.400 nel II semestre e a 1.900 nel III semestre del 5° Conto energia. Se ci si riferisce ad un im‐pianto da 200 kW (50% autoconsumo), il co‐sto dovrebbe calare a 1.845 euro nel I seme‐stre, a 1.665 nel II semestre e a 1.440 nel III semestre. Per un impianto da 400 kW (50% autoconsumo), il prezzo dovrebbe diminui‐re a 1.710 euro nel I semestre, a 1.575 nel II ed a 1.395 nel III semestre. Se l’impianto è
di 1.000 kW (50% autoconsu‐mo), il costo dovrebbe ab‐bassarsi a 1.215 euro nel I se‐mestre, a 1.080 nel II ed a 945 del III semestre. Secon‐do l'Energy & Strategy Group del Politecnico di Mi‐lano, per un impianto da 3
kW il prezzo dovrebbe abbassarsi del 41% per rendere l'investimento economicamen‐te sostenibile. Nonostante una riduzione ammissibile del prezzo del 20% per il modu‐lo e del 20% per l'inverter sarebbe quindi ne‐cessaria una riduzione del 56,8% delle altre componenti di costo. Dunque, la diminuzio‐ne del prezzo della componente “tecnologica” non potrà, da sola, essere sufficiente e rendere competitivo l'investi‐mento. Si renderà necessario agire su altri fronti, come il costo della progettazione e dell’installazione che non dipendono dalle politiche economiche.