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Mese di marzo A.D. 2014 Anno XVIII - Numero 01 ... · stituito sommo Sacerdote per offri- ... mora...

Date post: 22-Feb-2019
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Editoriale Un evento di Grazia di don Adriano Valagussa Cassago Brianza Anno XVIII - Numero 01 Notiziario di informazione parrocchiale Mese di marzo A.D. 2014 U n evento di grazia. Il dono che ci è sta- to dato della presenza del nostro Arcivescovo per la dedicazione del- l’altare è stato davvero un evento di grazia. C’è un bene che il Signore ha messo nel cuore di tanta gente, anche in chi per motivi diversi frequenta solo saltua- riamente la chiesa. Di questo dobbiamo pro- prio ringraziare il Si- gnore, come pure dob- biamo ringraziare tutti coloro che in ambiti di- versi hanno preparato questo incontro. L’Arci- vescovo, che è stato molto contento dell’in- contro con la nostra parrocchia, nel collo- quio personale mi ha più volte richiamato a riprendere e approfon- dire i 4 punti che ave- vo indicato nella rela- zione sulla parrocchia che mi era stata chiesta e che gli avevo mandato. Li richiamo qui in modo molto sintetico: 1. “Avere il pensiero di Cristo”: Maturare sempre più una unità tra la fede e la vita, così che tutta la vita sia radicata in Cristo e trovi in lui la ragione per cui ci si muove. 2. “La co- munità educante”: fare in modo che tutti coloro che hanno a che fare in modo più diretto nell’educazione cristiana dei ragazzi, adolescenti, gio- S S o o m m m m a a r r i i o o E E d d i i t t o o r r i i a a l l e e U U n n e e v v e e n n t t o o d d i i g g r r a a z z i i a a (pagina 1) D D e e d d i i c c a a z z i i o o n n e e d d e e l l l l a a l l t t a a r r e e (pagina 3) R R i i f f u u g g i i o o C C a a r r i i t t a a s s d d i i L L e e c c c c o o (pagina 4) « « C C i i s s e e m mb b r r a a v v a a d d i i s s e e n n t t i i r r e e p p i i ù ù v v i i c c i i n n o o G G e e s s ù ù » » (pagina 4) I I l l b b u u o o n n s s e e m me e c c h h i i a a m ma a t t o o a a d d i i v v e e n n t t a a r r e e g g r r a a n n o o (pagina 5) L L a a g g i i o o i i a a d d e e l l V Va a n n g g e e l l o o (pagina 6) L L e e Q Q u u a a r r a a n n t t o o r r e e n n e e l l l l a a n n o o s s t t r r a a p p a a r r r r o o c c c c h h i i a a (pagina 7) L L a a D D i i v v i i n n a a L L i i t t u u r r g g i i a a i i n n r r i i t t o o B B i i z z a a n n t t i i n n o o - - S S l l a a v v o o (pagina 8) C C h h i i e e r r a a p p a a d d r r e e S S c c a a l l f f i i (pagina 9) D D o o n n B B o o s s c c o o a a M M i i l l a a n n o o (pagina 11) L L a a s s c c o o m mp p a a r r s s a a d d i i E E u u g g e e n n i i o o C C o o r r t t i i (pagina 11) M M o o n n t t m ma a r r t t r r e e (pagina 12)
Transcript

EditorialeUn evento di Grazia

di don Adriano Valagussa

Cassago BrianzaAnno XVIII - Numero 01

Notiziario di informazioneparrocchiale

Mese di marzo A.D. 2014

Un evento di grazia.Il dono che ci è sta-

to dato della presenzadel nostro Arcivescovoper la dedicazione del-l’altare è stato davveroun evento di grazia. C’èun bene che il Signoreha messo nel cuore ditanta gente, anche inchi per motivi diversifrequenta solo saltua-riamente la chiesa. Diquesto dobbiamo pro-prio ringraziare il Si-gnore, come pure dob-biamo ringraziare tutticoloro che in ambiti di-versi hanno preparatoquesto incontro. L’Arci-vescovo, che è statomolto contento dell’in-contro con la nostraparrocchia, nel collo-quio personale mi hapiù volte richiamato ariprendere e approfon-dire i 4 punti che ave-vo indicato nella rela-

zione sulla parrocchia che mi era stata chiesta e che gli avevo mandato.Li richiamo qui in modo molto sintetico: 1. “Avere il pensiero di Cristo”:Maturare sempre più una unità tra la fede e la vita, così che tutta la vitasia radicata in Cristo e trovi in lui la ragione per cui ci si muove. 2. “La co-munità educante”: fare in modo che tutti coloro che hanno a che fare inmodo più diretto nell’educazione cristiana dei ragazzi, adolescenti, gio-

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marzo 2014 Shalom2

Archivio Parrocchiale 2013Archivio Parrocchiale 2013a cura della Segreteria parrocchiale*

Sono diventati figli di Dio conil battesimoAbello LorenzoAmati Benedetta GabriellaCappellini AlessioCarrino DaliaCiotta Jennifer FrancescaCitterio MatildeColombo GiorgiaConti GiorgioCorbetta GaiaCostanzo GinevraDi Pasquali NoemiDi Sanzo GabrielFarinella NoemiFumagalli IreneFumagalli MatildaGiambona AlessandroGiambrone GabrieleInzaghi EvaMancino FrancescaMeregalli Anna VajoletMonti CarloMorandi MartinaPapa GinevraPietrafesa MichelePusceddu GiuliaRedaelli SilviaRedaelli SimoneSalvò MatteoSchinello MattiaSchinello MorganSerra AlessandroValli SamueleValsecchi Pietro

Villa DanieleVilla EdoardoVilla GinevraVitullo Nicole

Si sono uniti in matrimonioBanfi Veronica e Beltramo Gian-carloChiodi Maria Francesca e Mag-gioni PaoloD’Eredità Maria Lucia e Comi Et-tore GiacomoFumagalli Barbara e Viganò Pier-carloManfroi Alessandra e Bassani Ste-fanoMauri Federica Carolina Prima E-milia e Lissoni SergioPerego Silvia e Gatti GiuseppePronesti Pamela e Villa Paolo

Sono tornati alla Casa delPadreBertini Gaspare, di anni 89Besana Rolando, di anni 77Brivio Dionigi, di anni 77Carsaniga Angelo Natale, di anni56Cattaneo Carla, di anni 83Cattaneo Maria, di anni 91Cinalli Gennaro, di anni 85Colombo Pietro, di anni 80Colzani Augusta, di anni 84Comi Mariella, di anni 70Farina Maria Luisa, di anni 85

Farina Vittorio, di anni 76Formenti Angela, di anni 88Giussani don Ambrogio, di anni 84Giussani Giovanni Franco, di anni75Giussani Pasquale, di anni 87Grazioli Ester, di anni 82Guglielmetti Anna, di anni 87Latini Michelangelo, di anni 78Longoni Benito Angelo, di anni 84Maggioni Giovanna Maria, di an-ni 70Maresca Giancarlo, di anni 67Mottadelli Fernanda, di anni 71Parente Angelo, di anni 83Perego Clementina Marcellina, dianni 89Perego Natale, di anni 69Procopio Angela, di anni 84Proserpio Emilia, di anni 71Radaelli Piergiorgio, di anni 68Ratti Giuseppina, di anni 89Redaelli Angela, di anni 93Redaelli Vittoria, di anni 91Rigamonti Clementina, di anni 82Rigamonti Pietro, di anni 87Sala Rina Luigia, di anni 88Sangiorgio Carla, di anni 79Serafini Luigi, di anni 79Sironi Gianluigi, di anni 73Viganò Teresina, di anni 87

* Si ringraziano le operatrici del-la Segreteria per i dati forniti. Tut-ti i nomi sono presentati in ordi-ne alfabetico.

vani crescano nella consapevolez-za di essere chiamati a diventaresempre più una fraternità che vivaed esprima una radicalità in Cristoe che partendo da un aspetto del-la vita dei ragazzi diventi ambito diuna esperienza di vita bella, buonache nasce dall’incontro con Cristoe che vale per tutta la vita. 3. “Legiovani coppie”: far crescere sem-

pre di più un ambito di fraternità inCristo fra giovani coppie che di-ventino anche proposta di accom-pagnamento per altre famiglie neiprimi anni di vita familiare e nell’o-pera di introduzione alla vita cri-stiana per i figli con il battesimo. 4.“Gli adolescenti e giovani”: muo-versi con loro e nei loro confrontiavendo sempre lo sguardo aperto

a 360 gradi cioè a tutta la vita enon semplicemente nell’ambito del-l’oratorio. Sono alcuni punti. Ce nesarebbero altri altrettanto impor-tanti. Su questi punti ci stiamomuovendo e siamo pronti anche adaccogliere contributi che siano diaiuto. Anche questo è un dono digrazia che interpella la nostra li-bertà.

Shalom marzo 20143Dedicazione dell’altare: il significato dei gesti

di Tiziano Proserpio

La scorsa domenica 26 gennaio lanostra comunità parrocchiale ha

vissuto un importate momento digrazia: la visita del nostro cardina-le arcivescovo Angelo Scola, che èstato fra noi per celebrare la S.Messa domenicale durante la qua-le il nuovo Altare è stato dedicatoe sono inoltre stati inaugurati e be-nedetti il nuovo Battistero e il nuo-vo Ambone. La liturgia della Dedi-cazione dell’Altare è stata così den-sa e ricca di gesti significativi che èforse il caso di “raccontarli”, così dacoglierne meglio il profondo signi-ficato.L’Arcivescovo, rivestiti i paramentisacri, insieme agli altri concelebrantie ai chierichetti si è portato pro-cessionalmente all’Altare mentreveniva intonato il canto di ingres-so: questo momento – insieme alsaluto del Cardinale all’assemblea– ha dato inizio alla celebrazione.Dopo il saluto del Parroco, l’Arci-vescovo ha raggiunto in processio-ne il nuovo Battistero dove ha be-nedetto l’acqua con cui ha poi a-

sperso il popolo in segno di peni-tenza e in ricordo del Battesimo.Con la stessa acqua anche il nuovoAltare è stato asperso.Cantato l’inno di lode e recitata l’o-razione all’inizio dell’assemblea li-turgica, la Santa Messa è prose-guita con la liturgia della Parola edè stato in questo momento che èavvenuta l’inaugurazione dell’Am-bone: l’Arcivescovo ha infatti mo-strato all’assemblea il Lezionario ac-compagnando il gesto con la pre-ghiera di benedizione. In questomodo, insieme alla mensa eucari-stica del nuovo Altare, è stata i-naugurata anche la mensa della Pa-rola, simboleggiata dal nuovo Am-bone. A questo punto si è potutoprocedere alla proclamazione dellaLettura, al canto del salmo e allaproclamazione di Epistola e Vange-lo, cui ha fatto seguito l’omelia delCardinale Arcivescovo, ascoltata datutta l’assemblea.La liturgia della dedicazione dell’Al-tare è stata vissuta nel momentoimmediatamente successivo al can-

to “dopo il Vangelo”. Anchequi la densità dei gesti èstata tale che vale la penadi ripercorrerli passo pas-so:Con le Litanie dei Santil’Arcivescovo ci ha anzitut-to invitato alla preghiera,perché quanto si stavacompiendo fosse per tuttimotivo di crescita spiritua-le e di edificazione del cor-po di Cristo che è la Chie-sa. Si sono quindi cantatele litanie dei Santi per chie-dere ai nostri fratelli chehanno già raggiunto la glo-ria del cielo di intercedereper noi.Ha fatto seguito la Pre-ghiera di Dedicazione:in questa solenne preghie-ra sono state proclamate le

meraviglie che Dio ha compiuto lun-go la storia della salvezza degli uo-mini e che ancora oggi compie inmezzo a noi nei segni sacramen-tali. Con questa preghiera si è vo-luta esprimere l’intenzione di de-dicare in perpetuo l’Altare stesso aDio invocando la Sua benedizione.Durante il momento dell’Unzionel’Altare è stato accuratamente un-to in tutta la sua superficie con ilsacro crisma affinché potesse di-venire simbolo di Cristo che, untodal Padre con lo Spirito santo, è co-stituito sommo Sacerdote per offri-re sull’Altare il sacrificio del suo cor-po per la salvezza di tutti.Attraverso l’Incensazione si è vo-luto mostrare – bruciando l’incen-so direttamente sopra l’Altare – cheil sacrificio di Cristo, del quale la co-munità cristiana fa memoria nel-l’Eucaristia, sale gradito a Dio co-me profumo soave: questo gestoindica infatti come le preghiere deifedeli s’innalzino accette e graditefino al Padre celeste.È seguita immediatamente la Co-

marzo 2014 Shalom4

Da alcuni anni, durante il perio-do invernale, è attivo a Lecco

il rifugio notturno Caritas. Prima letende, poi i container, adesso da unpaio di anni, i locali della parrocchiaS. Nicolò, offrono ai senza fissa di-mora di Lecco e dintorni un postocaldo dove passare la notte. Oltreall’emergenza di fornire un letto, ilrifugio offre anche l’accoglienza daparte di operatori e volontari. Io ealtri giovani di Cassago stiamo vi-vendo l’esperienza come volonta-ri. Parlare del rifugio è parlare dipersone, di storie, di nomi, di vol-ti. Dal padre separato che ha per-so tutto al venditore ambulante, dachi è stato in carcere a chi prendequalcosa da mangiare e poi va pre-ferendo comunque dormire all’”a-perto”. È confrontandoti con loro ti

accorgi delle fortune che hai, un la-voro, una casa, una famiglia, degliamici. Perché in fondo oltre allamancanza di una casa, ciò che ac-comuna gli ospiti del rifugio, è lamancanza e la “fame” di relazioni.Tra quattro chiacchiere e una par-tita a carte cresce la stima e l’ami-cizia. Ci si conosce per nome, ed èbello, varcando la porta del rifugio,non distinguere chi sono i volonta-ri e chi gli ospiti. Certo non è tuttorose e fiori, gli ospiti sono segnatidalla sofferenza, dalla disillusione,anche dalla fatica, compresa quel-la di dover chiedere, persino l’ele-mosina per poter mangiare qual-cosa. C’è anche la fatica per gli o-peratori di far stare insieme in unospazio relativamente ristretto 22persone italiane e straniere, con et-

nie, religioni e sensibilità diverse.Personalmente mi piace andare alrifugio, è un luogo un po’ “fuori dalmondo”, dove ci si prova a incon-trare per quello che si è, e non tan-to per quel (poco) che si ha. Rien-trando a casa mi accorgo semprepiù come normalmente queste per-sone siano invisibili, di come larealtà dei senza fissa dimora ci sfio-ri appena, forse pensando che sialontana dalla nostra Brianza, quan-do invece, una serie di “sfortune”,possono portare tutti nella stessasituazione. E come ha detto un al-tro volontario: «Ringrazio i senzatetto di Lecco che con la loro sem-plicità mi fanno trovare la forza pernon lamentarmi delle piccolezze chemi mancano».

Il Rifugio Caritas di Lecco di Chiara Fumagalli

pertura dell’Altare, che dopo es-sere stato rivestito con la tovagliaè stato subito ornato con i fiori e-sprimendo così il fatto che questasuperficie, oltre ad essere il luogodel Sacrificio, è anche mensa im-bandita per la nostra fame e la no-stra sete nella festa del Signore.A questo punto è finalmente potu-ta avvenire l’Illuminazione: tutte

le candele e le altre luci della Chie-sa sono state accese proprio comenella veglia pasquale, a simboleg-giare la luce di Cristo trasmessa almondo attraverso la Chiesa. LaSanta Messa è poi proseguita conla liturgia Eucaristica, i riti di co-munione e i riti di conclusione, ter-minando con la solenne benedizio-ne dell’Arcivescovo.

Possiamo quindi davvero ringrazia-re il Signore Gesù che ha donato al-la nostra comunità e a ciascuno dinoi la possibilità di vivere questoimportante momento per la nostrafede. E ringraziamo anche il nostroArcivescovo, il card. Angelo Scola,per aver accettato il nostro invito apresiedere questa solenne celebra-zione.

Durante il cammino di iniziazionecristiana, nell’anno che precede

il sacramento della Confermazione,noi catechiste accompagniamo i no-stri ragazzi a comprendere il pro-getto che Dio ha su di loro, ovverola loro vocazione, il ruolo che cia-

scuno ha all’interno della comunitàcristiana.Pietro Filippini, Gabriele Marrocco,Mattia Pirovano e Riccardo Vanottisono quattro ragazzi di V elemen-tare che hanno già fatto una loro pri-ma scelta di servizio; volevano di-

ventare chierichetti, e domenica 22dicembre la loro domanda di potersvolgere questo servizio è stata inmodo ufficiale accolta durante il ri-to della vestizione.Ecco cosa vogliono dirci alcuni deiprotagonisti che desiderano condi-

«Ci sembrava di sentire più vicino Gesù»di Rosa Pirovano

Shalom marzo 20145videre con noi le loro emozioni diquel giorno.“La nostra esperienza di chierichet-ti è iniziata domenica 22 dicembre.Durante la messa, Fabio, uno dei ce-rimonieri ci ha chiamati per nome,ci siamo alzati e abbiamo detto il no-stro ‘Eccomi’. Dopo ha chiesto a DonAdriano se potevamo servire anchenoi il Signore aiutandolo durante laS. Messa. Noi abbiamo detto il no-

stro ‘sì’. È stata una bella scelta per-ché in questo modo ogni domenicapossiamo servire Gesù. Quindi i no-stri compagni, già chierichetti, cihanno aiutato a indossare la veste.È stato molto emozionante perchésembrava che stessimo in un altromondo; ci sembrava di sentire piùvicino Gesù. Questa esperienza ci haportato a vivere altre possibilità diincontro con Gesù: la celebrazione

della messa di Natale, la partecipa-zione alla messa di rito bizantino-sla-vo, per pregare per l’unità dei cri-stiani e la consacrazione del nostroaltare, dell’ambone e del battisteroda parte dell’arcivescovo AngeloScola. Queste esperienze sono sta-te molto importanti perché ci hannoaiutati a rafforzare la nostra fede ea viverla nella gioia del servizio”. (Ga-briele e Mattia)“Quando ho fatto il chierichetto perla prima volta ho provato tante e-mozioni ma anche un po’ di timi-dezza... ero felice di questa sceltae di poter aiutare la comunità nellacelebrazione delle prossime S. Mes-se. C’è stata anche una cosa che miha fatto ridere e mi fa ridere ancheora: avevo una tunica formato gi-gante!”. (Riccardo)“Io mi sono proposto per fare il chie-richetto per servire Dio e le volte chemi sono più piaciute sono: l'incontrocon il Cardinale, dove ho provato si-curezza, e a Natale, dove è stata lamia prima volta e ho provato gioia”.(Pietro)La gioia che traspare dalle loro pa-role è una bella testimonianza peraltri ragazzi che sono invitati a se-guire il loro esempio. Non è tardi! Sipuò in qualunque momento entrarea far parte del gruppo chierichetti.

Chi sono io? Con chi sono? Dovevado? La pastorale giovanile del-

la nostra Diocesi ha pensato a tre

bellissimi incontri per cercare di ri-spondere a queste domande profon-de e significative che ogni uomo, e amaggior ragione un giovane, si po-ne. Prendendo spunto dalla letterapastorale dell'Arcivescovo, cogliamoil principio che ogni giovane è unbuon seme e come tale chiamato acrescere e a portare frutto. Già loscorso anno, con le catechesi del-l'Arcivescovo impostate sul cammino"Varcare la soglia", tanti giovani del-la nostra Diocesi si erano posti mol-

te domande. E questo stesso cam-mino sta continuando anche que-st'anno, grazie all'intervento di cate-chisti di grande spessore come pa-dre Ermes Ronchi (Teologo - Ordinedei Servi di Santa Maria - comparsoin televisione nel programma "A suaimmagine"), don Cesare Pagazzi (Do-cente di Teologia - Diocesi di Lodi)e suor Maria Gloria Riva (Studiosa diSacra Scrittura - Monaca dell'Adora-zione Eucaristica).La profondità delle domande su cui

Il buon seme chiamato a diventare granodi Matteo Villa

«Ora vado sulla mia strada con l'amore tuo che mi guidao Signore ovunque io vadaresta accanto a me.Io ti prego, stammi vicinoogni passo del mio camminoogni notte, ogni mattino resta accanto a me»

marzo 2014 Shalom6

La gioia del Vangelodi Cristina Proserpio

« Questa è la prima parola chevorrei dirvi: Gioia! Non siate

mai uomini e donne tristi: un cri-stiano non può mai esserlo!» (PapaFrancesco, Omelia della Domenicadelle Palme 2013).Sono ormai ben note le esortazionidi Papa Francesco a uscire verso ilprossimo, a percorrere le Vie di Ge-rico delle nostre città. «La Chiesadeve uscire da se stessa verso le pe-riferie esistenziali. Quando la Chie-sa diventa chiusa si ammala. Dob-biamo far uscire Cristo. C’è il rischiodi incidenti, ma preferisco mille vol-te una Chiesa incidentata, piuttostoche chiusa e malata». Queste le pa-role di Papa Francesco durante laVeglia di Pentecoste del 18 maggio2013. Con la Gaudium Evangelii Pa-pa Francesco invita ancora una vol-ta tutti noi e tutta la chiesa a esse-re Testimoni gioiosi: «spero che lecomunità facciano in modo di por-re in atto mezzi necessari per a-vanzare nel cammino di una con-versione pastorale e missionaria,

che non può lasciare le cose comestanno».Per fare questo nell’Assemblea Mis-sionaria Diocesana del 25 gennaioscorso a Milano, ci hanno aiutatole parole di Don Dario Viganò, ori-ginario della nostra Diocesi, ora re-sponsabile del Centro Televisivo Va-ticano. Occorre essere missionari e“costitutivamente” discepoli attra-verso - Un cammino di discernimento ri-

conoscendo il primato di Dio.Chiedere a Lui! Non si può pre-scindere da una intensa vita spi-rituale, ma occorre essere mis-sionari nella forma e nei modi cheLui vuole realizzare.

- Vivere l’esperienza di misericordiaprima di annunciarla. «La miseri-cordia è in se stessa la più gran-de delle virtù, infatti spetta a es-sa donare ad altri e, quello che piùconta, sollevare le miserie altrui»(Evangelii gaudium, Cap. 37).

- Raccontare dell’amato: «La primamotivazione per evangelizzare è

l’amore di Gesù che abbiamo ri-cevuto, l’esperienza di essere sal-vati da Lui che ci spinge ad amarlosempre di più. Però, che amoreè quello che non sente la neces-sità di parlare della persona ama-ta, di presentarla, di farla cono-scere? Se non proviamo l’intensodesiderio di comunicarlo, abbia-mo bisogno di soffermarci in pre-ghiera per chiedere a Lui che tor-ni ad affascinarci. Abbiamo biso-gno d’implorare ogni giorno, dichiedere la sua grazia perché a-pra il nostro cuore freddo e scuo-ta la nostra vita tiepida e superfi-ciale» (Evangelii gaudium, Cap.264).

A seguire una breve pausa duran-te la quale l’assemblea ha potutotemporeggiare con un’ottima me-renda oppure ha scelto di portarsi acasa un “libro regalo”, cioè un volu-me della ricchissima biblioteca delCentro Documentazione alla Mon-dialità della Diocesi che purtroppoè in fase di chiusura.

è stata strutturata la catechesi dio-cesana, tocca i temi della "coscien-za personale", la qualità delle "rela-zioni delle persone" e del "vissuto",con lo scopo di fare della propria vi-ta un'avventura bella e saggia per-ché impostata su uno stile autenti-co, lungimirante nelle scelte e de-terminata nelle sfide. Il primo incontro, tenutosi nella ba-silica S. Nicolò di Lecco da padreRonchi, è stato un raffinato momen-to di riflessione e confronto perso-nale, che ha guidato i giovani sul te-ma della propria "identità spirituale".Ciascuna persona non è la somma diciò che ha vissuto, ma l'insieme di ciòche può diventare, non è il risultatodei propri peccati, limiti, difetti, ben-sì di motivazioni, potenzialità perso-

nali e volontà di maturare. E ancora,ognuno non è solo le proprie emo-zioni, la propria volontà e i propripensieri, ma qualcosa di più profon-do: infatti la vita avanza per una pas-sione e tale passione nasce da unabellezza precedentemente intuita. Ta-le intuizione nasce dal fatto che l'uo-mo è un essere di ricerca e deside-rio, e per comprendere se stessi laprima cosa da fare è comprendereil proprio desiderio, dove il cuore ciporta, "perché la dove è il tuo teso-ro, li va il tuo cuore". Ma un altro fon-damentale e indiscutibile punto è chela vita non può che essere una ri-cerca della felicità e di ciò che dagioia vera e duratura: la vita allora a-vanza per una passione e non per or-dini o divieti, la vita cresce e matu-

ra per seduzioni e non per imposi-zioni. Pregevole la citazione: "L'amorevero è quello che ti obbliga a diven-tare il meglio di ciò che puoi diven-tare" (Rainer Maria Rilke).L'identità spirituale del credente simanifesta allora con una vita in pie-nezza cioè attenta a diventare sem-pre più somigliante a Cristo e quin-di al Padre. E da qui, resta indiscuti-bile riconoscere che "la fede è nel-l'infinita passione per l'esistente" (Sö-ren Kierkegaard). Nei successivi in-contri, verranno trattati le restanti te-matiche. Per maggiori informazionie approfondimenti è possibile con-sultare il sito web http://www.chie-sadimilano.it/pgfom/giovani/servizio-giovani/20-30enni/.

Shalom marzo 20147Come vivono i giovani la Gioia del-l’essere cristiano? Questo il temadella tavola rotonda a seguire, cuihanno partecipato Alex Zappalà re-sponsabile nazionale di MissioGio-vani (organismo missionario dellaCEI), un membro del neonatogruppo MissioGiovaniMilano e ungiovane animatore decanale. Co-me non poter uscire profonda-mente arricchiti da questo con-fronto? Impossibile! L’entusiasmoe il carisma di Alex nello spiegare:la difficoltà dei giovani d’oggi di a-bitare le domande più vere, la ne-cessità di recuperare la Parola Vi-va e di riscoprire Dio come un Pa-dre che ci ama, un Dio che ci in-

contra dal quale non ci si può se-parare se incontrato davvero con ilcuore. Un Dio che non possia-mo/dobbiamo tenere per noi.Cosa ci faceva MissioGiovani tra unpubblico anagraficamente non piùtanto giovane, ma giovane nelloSpirito? Anche nella GMG a Rio ilPapa ha invitato i giovani a giocar-si per grandi ideali, a non guarda-re la propria vita dal balcone, ma ascendere per le strade del mondo.Proprio in quest’ottica il GruppoMissioGiovaniMilano vuole essereun filo conduttore tra la PastoraleGiovanile della Diocesi e tutte lerealtà missionarie della Zona perpermettere a tutti i giovani che

hanno voglia di “giocarsi per lestrade del mondo” di trovare i giu-sti contatti.Di recente abbiamo avuto l’onoredi avere in Diocesi l’urna con le re-liquie di San Giovanni Bosco, e po-chi giorni fa mi hanno regalatoun’immaginetta proprio del Santocon una preghiera con la quale visaluto con l’augurio che ciascunocompia la propria missione, qui, inoratorio, in parrocchia o là doveverrà chiamato: «Sono certo che ilSignore affida a ciascuno una mis-sione da compiere nel mondo, in-dica a tutti la strada per la qualecamminare per arrivare alla sal-vezza eterna nel Paradiso di Dio».

Le Quarant’ore nella nostra parrocchia di Piera Merlini

Si sono svolte nel-la nostra Parroc-

chia da giovedì 30gennaio a domenica2 febbraio, giornodella festa della no-stra patrona S. Brigi-da d’Irlanda. Che si-gnficato hanno que-ste ore? Mettere Ge-sù al centro, con at-teggiamento di fidu-cia nella Sua presen-za reale, fare adora-zione con la conse-gna di sé al proprioCreatore, rendere lo-de, ringraziare, in-tercedere per le va-rie intenzioni e me-ditare la Parola di Diocon il cuore, vale adire che racconta ilmodo di amare Dionella storia e perso-nalmente.Il Beato GiovanniPaolo II (in “Ecclesiade Eucharistia”, n.

marzo 2014 Shalom8

La Divina Liturgia in Rito Bizantino-Slavodi Luigi Beretta

Nell’ambito della Settimana del-l’Ecumenismo si è tenuta pres-

so la chiesa parrocchiale di Cassa-go, venerdì 17 gennaio, una cele-brazione della Divina Liturgia in ritoBizantino-slavo, che è stata presie-duta da padre Rostislav Kolupaev. Èstato un momento di preghiera e-cumenico e missionario per l’unitàdella Chiesa nell’incontro con la ric-chezza della tradizione dell’orientecristiano.Per l’occasione era presente il Corodi “Russia Cristiana”, una associa-zione molto attiva, che venne fon-data nel 1957 con l’intento far co-noscere le realtà cristiane oppressenella Russia comunista e di aiutar-le a sopravvivere, favorendo l’unitàtra le Chiese cristiane. La celebrazione della liturgia se-condo il rito bizantino-slavo intro-duce al Mistero divino e ha un gran-de significato ecumenico. Ripropo-nendo il tesoro comune della tradi-zione ecclesiale, la ritualità introdu-

ce gesti che fanno memoria e co-munione con la Chiesa d’Oriente.Una espressione rilevante nella li-turgia è quella incarnata dal Coroche coadiuva il celebrante. Tutti ipresenti alla celebrazione hanno po-tuto ammirare il calore delle voci delCoro di Russia Cristiana e la sua ca-pacità di coinvolgimento nella litur-gia. Grazie all’esperienza del prof.Ludwig Pikler, del Collegio Russicumdi Roma, i coristi hanno studiato eripropongono la tradizione del can-to bizantino nelle Divine Liturgie co-me un vero e proprio modo di pre-gare. Il tutto secondo la tradizione delmondo bizantino, dove, per arriva-re a Dio si coinvolge tutta la perso-na: “ecco allora i canti, si vedono leicone, si sente il profumo di incen-so, si baciano le icone (…) tutti isensi sono attirati dal mondo di Dio(…) a Dio, ci si va proprio attraver-so quei simboli, immersi in un o-ceano di luce e di bellezza (…)”.

Ai presenti alla celebrazione è statoconsegnato un libretto dove si è po-tuto seguire i momenti e le pre-ghiere della Divina Liturgia, che so-no stati spiegati da un lettore di“Russia Cristiana”. Il termine DivinaLiturgia designa la liturgia eucari-stica nella tradizione bizantina delCristianesimo ed è usata dalla Chie-sa ortodossa e dalla Chiesa aposto-lica armena, nonché in tutte le Chie-se cattoliche orientali. Alcuni orto-dossi adottano invece il termine san-ta offerta (in siriaco: qurbono qa-disho, in armeno: surb badarak). Al-cune volte si applica questa deno-minazione anche alle liturgie del ri-to latino, benché sia prevalente l’u-so del termine Messa.Quella celebrata nella chiesa di Cas-sago è la Divina Liturgia codificatada S. Giovanni Crisostomo, il cui te-sto rappresenta la celebrazione eu-caristica più in uso nella Chiesa Bi-zantina e che risale al sec. IV. L’at-tuale formulario costituisce il risul-

25) diceva: «Il culto reso all’Euca-ristia fuori della Messa è di un va-lore inestimabile nella vita dellaChiesa. È bello intrattenersi con Luie, chinati sul suo petto come il di-scepolo prediletto, essere toccatidall’amore infinito del suo cuore.Se il cristianesimo deve distinguer-si, soprattutto per l’arte della pre-ghiera, come non sentire un rinno-vato bisogno di trattenersi a lungo,in spirituale conversazione, in ado-razione silenziosa, in atteggiamen-to di amore, davanti a Cristo pre-sente nel santissimo Sacramento?Quante volte, miei cari fratelli e so-relle, ho fatto questa esperienza ene ho tratto forza, consolazione,sostegno!».Padre Gianluca Garofalo, Passioni-sta, è stato il relatore presentan-do la terza parte della lettera pa-

storale del Cardinale Scola “Il cam-po è il mondo”. Dalla parabola delseminatore del Vangelo di Matteo(Cap. 13, 1-2, 24-27) ha fatto ri-flettere sull’iniziativa buona di unAltro cui occorre riferirsi senza stan-carsi. Il mondo è il campo di Dio,il luogo in cui Dio si manifesta gra-tuitamente agli uomini. Gesù Cri-sto vivente si offre alla nostra li-bertà nella forma familiare di un in-contro umano: la fede è ricono-scerlo.Anche il Vangelo di Luca 9, 10-17che narra la moltiplicazione dei pa-ni e dei pesci è Gesù che sta da-vanti a noi per donarci quello di cuiabbiamo bisogno. La risposta di Ge-sù ai discepoli “Date voi qualcosada mangiare a questa gente” ci de-ve interpellare: noi che ci nutriamodell’Eucaristia, non facciamo nien-

te per essere eucaristici? Il Papaci ricorda che ogni cristiano è chia-mato a testimoniare Cristo con lavita, con la gioia del Vangelo e di-ventare dono per chi incontriamo.Ai bambini è stato presentato ilVangelo di Luca (Cap. 22, 14-20)dell’ultima cena. Gesù spiega agliApostoli il gesto che farà: darà lavita per tutti, Lui è dono, amore, sioffre gratuitamente, è un amicoche rende tutto più bello: “Fatequesto in memoria di me”. La S.Messa è quindi un gesto d’amoredi Gesù per noi, nell’ostia c’è tuttoDio, nel suo farsi piccolo ci insegnaad amare.Insieme e poi in silenzio si è rin-graziato Gesù per le cose belle cheabbiamo e chiesto perdono perquello di sbagliato che sentiamo nelcuore.

Shalom marzo 20149tato di una lunga evoluzione che siè stabilizzata nel secolo XI in mo-do definitivo. Attualmente la Divi-na Liturgia è officiata in tutte leChiese ortodosse (Costantinopoli,Grecia, Russia, Romania, Bulgaria,Serbia, Cipro, ecc.) e nelle Chiese o-rientali cattoliche di tradizione bi-zantina (Melchita, Ucraina, Rome-na, Bulgara, Russa). Anche la Chiesa italo-albanese diCalabria e di Sicilia usa questo for-mulario, tradotto pure nel locale dia-letto italo-albanese. Allo stesso mo-do è utilizzata nella chiesa di sant’A-tanasio dei Greci a Roma fin dal1582 quando fu consacrata da pa-pa Gregorio XIII.Lo schema liturgico della Divina Li-turgia sostanzialmente è analogo aquello della S. Messa della ChiesaLatina e si compone di cinque par-ti e cioè: I Protesi o rito di preparazioneQuesta prima parte è necessaria perpreparare il pane necessario per lacelebrazione. Il pane utilizzato è delnormale pane lievitato. Mentre il po-polo canta la grande Dossologia, ilsacerdote, primo celebrante, assie-me al diacono, prepara su un alta-re laterale quanto serve per la ce-lebrazione, con un rito abbastanza

complesso. La disposizione del Pa-ne sulla patena, con l’Amnos (l’a-gnello del sacrificio) posto al centrocon le altre particole, costituisce l’e-spressione liturgica della comunio-ne ecclesiale attorno a Cristo, co-munione che, con la menzione de-gli angeli, dei Santi dell’Antico e delNuovo Testamento, dei fedeli de-funti e dei viventi, comprende la to-talità della Chiesa, la stretta con-nessione tra Chiesa celeste e Chie-sa terrestre. II Liturgia della ParolaQuesta parte comprende la grandelitania di pace (Irinikà), il canto ditre salmi (Antifone), la processionecon il Vangelo (Isodos), le letture(Epistole o Atti degli Apostoli, e Van-gelo), l’omelia. La processione con il Vangelo di tut-ti i concelebranti costituisce l’ele-mento visivo caratterizzante questaparte e cioè il Vangelo portato inmezzo al popolo. III Liturgia dei fedeliHa inizio con una processione concui si trasportano sull’altare i SacriDoni (Pane e Vino preparati nel ri-to della Protesi). Comprende una li-tania, l’abbraccio di pace, la profes-sione di fede o recita del Credo, l’A-nafora o Prece Eucaristica dove si

celebra la storia della salvezza, l’i-stituzione dell’Eucaristia, l’Anamne-si, l’Epiclesi e altre intercessioni. Il segno di pace viene dato primadella recita del Credo dopo il se-guente invito del diacono: «Amia-moci gli uni gli altri affinché in unitàdi spirito professiamo la nostra fe-de in relazione a quanto ha detto ilSignore: ́ Se stai presentando la tuaofferta sull’altare e se ti ricordi chetuo fratello ha qualcosa contro di te,lascia il tuo dono davanti all’altaree vai prima a riconciliarti con il tuofratello e poi torna ad offrire il tuodono». (Mt. 5,23-24). IV Partecipazione alla Comu-nioneQuesta parte comprende una lita-nia, la recita del Padre Nostro, la fra-zione del Pane, la comunione al Cor-po e al Sangue di Cristo, e infine ilcongedo. V Distribuzione dell’AntidoronIl resto del pane da cui è stata pre-sa la parte che è servita per la Mes-sa, viene benedetto durante l’a-nafora e distribuito ai presenti. Untempo si dava soltanto a coloro chenon avevano potuto partecipare al-l’Eucarestia; oggi lo ricevono e lohanno ricevuto anche a Cassagotutti i presenti al rito.

Il fondatore di Russia Cristiana ènato a Tione di Trento nel 1923,

ed è protojerei mitrato. Dopo l’ordi-nazione sacerdotale, ha insegnatoper tre anni nel seminario minoredella sua città. Nel 1951 si trasferi-sce a Roma, presso il Collegio Pon-tificio Russicum (istituito da Pio XIappositamente per preparare i sa-cerdoti alla missione in Russia), do-ve riceve un’approfondita formazio-ne sulla Russia e sull’Est Europa.Nel 1954 si laurea in Scienze socialipresso la Pontificia Università Gre-

goriana di Roma e collabora alla fon-dazione e alla redazione della rivi-sta “Notizie Russe”. Nel 1957 si tra-sferisce a Milano, dove fonda il Cen-tro Studi Russia Cristiana, cui asso-cia l’omonima rivista “RUSSIA CRI-STIANA”, con l’intento di far cono-scere la tradizione letteraria, artisti-ca e religiosa della Russia e di dar vo-ce al Samizdat (auto editoria clan-destina) facendosi egli spesso por-tavoce in Occidente della difesa deidiritti religiosi e umani. Agli inizi de-gli anni Sessanta, il Centro trova la

sua sede definitiva per la generositàdi Betty Ambiveri, che mette a di-sposizione di Russia Cristiana la suavilla seicentesca di Seriate, alle por-te di Bergamo.Gli obiettivi del Centro vengono per-seguiti agli inizi attraverso lo studio,i contatti diretti, anche se difficolto-si, con i credenti in Russia, le cam-pagne di sensibilizzazione sul loro tra-gico destino (alcuni di loro sono sta-ti liberati grazie alle pressioni dell’o-pinione pubblica occidentale, sensi-bilizzata da Russia Cristiana), la rac-

Chi è Padre Romano Scalfi di Luigi Beretta

colta di materiale (che è andato a co-stituire una biblioteca di notevoli di-mensioni), la celebrazione della Di-vina Liturgia in rito bizantino-slavo eCorsi di iconografia secondo l’anticatecnica bizantina.Nel 1978 padre Scalfi dà inizio a Se-riate alla prima “Scuola iconografica”d’Italia, tuttora esistente, dove le i-cone vengono dipinte secondo l’an-tica tecnica bizantina. Alla “Scuolaiconografica di Seriate” hanno inse-gnato i migliori maestri iconografirussi. Nel 1993 Padre Scalfi, tramitela Fondazione Russia Cristiana, in col-laborazione con l’Amministrazione a-postolica a Mosca e la Fondazione or-todossa Santi Cirillo e Metodio di Min-sk, ha fondato a Mosca la “Du-chovnaja Biblioteka” (Bibliotecadello Spirito), centro culturale, e-

ditoriale e di distribuzione libraria,che ha diffuso in lingua russa oltreun milione di volumi, sia ortodossi siacattolici, nei territori dell’ex UnioneSovietica.Il 19 novembre 2004 è stata inau-gurata, alla presenza di autorità ci-vili e religiose, una nuova sede del-la “Biblioteca dello Spirito” a pochipassi dal Cremlino, in via Pokrovka27, che organizza e ospita convegni,mostre, presentazioni di libri, incon-tri con personaggi della cultura, per-mettendo di sviluppare i rapporti daanni intessuti da padre Scalfi e daisuoi collaboratori, con personalità delmondo della cultura, dell’arte e del-la Chiesa, favorendo così la cono-scenza reciproca e lo scambio tra leculture dell’Oriente e dell’Occidenteeuropei.

San Giovanni Bosco a Milano di Piera Merlini

marzo 2014 Shalom10

Dichiarazione comune di Papa Paolo VIDichiarazione comune di Papa Paolo VIe del Patriarca Athenagorase del Patriarca Athenagoras

Proprio quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dell’incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca diCostantinopoli Atenagora I, avvenuto il 5 gennaio del 1964 a Gerusalemme, dove fu deciso di comune ac-cordo di togliere “dalla memoria e dal mezzo della Chiesa” le sentenze di reciproca scomunica emessenove secoli prima, tra il 1054 e il 1056. Quelle reciproche scomuniche avevano portato allo scisma tra laChiesa cattolica e quella ortodossa. Nel 1965 fu poi letta contemporaneamente a Roma, durante il Conci-lio Vaticano II, e a Costantinopoli, davanti al Santo Sinodo ortodosso, una dichiarazione nella quale le dueChiese cristiane si proclamavano pronte “a perdonare mentre ci perdoniamo gli uni gli altri” esprimendoa nome del cattolicesimo e dell’ortodossia il desiderio di “reciproca e sincera volontà di riconciliazione” nel-l’intento di proseguire “in uno spirito di fiducia, di stima e di carità reciproche, il dialogo che condurrà, conl’aiuto di Dio, a vivere nuovamente, per il maggior bene delle anime e la venuta del Regno di Dio, nella pie-na comunione di fede, di concordia fraterna e di vita sacramentale che esisteva nel corso del primo mil-lennio della vita della Chiesa”.

Sabato pomeriggio 1 febbraio, l’ur-na trasparente con la statua in

gesso e resina che riproduce il cor-po incorrotto del Santo, custoditonella basilica di Maria Ausiliatrice a

Torino, e la reliquia della sua manodestra, dopo la tappa a Lecco arrivaa Milano. Dopo un tragitto in tram fino a Piaz-za Fontana, sotto la pioggia viene ac-

colta con canti da una folla di bam-bini e ragazzi di una quindicina di co-munità salesiane e diocesane e infi-ne accompagnata in Duomo. Ad ac-coglierla c’è il vicario generale mon-

Shalom marzo 201411signor Delpini e la cattedrale stra-piena di catechiste ed educatori del-la Diocesi.Dirà mons. Delpini «Don Bosco nonpassa invano, il suo passaggio lasciail segno di una gioia che contagia.Dio, attraverso Don Bosco, vuolecontagiare noi con la sua gioia, lagioia di ritrovare la pecorella di Dioche si era smarrita. La via di Don Bo-sco: amando ciò che i ragazzi ama-

vano, li ha aiutati ad amare quelloche lui amava, il Signore Gesù e Ma-ria Ausiliatrice e la vocazione di tut-ti a diventare santi».Anche noi catechiste di prima mediaeravamo presenti, e poi avremmopartecipato all’incontro della presen-tazione dei “100 giorni”, ultimo cam-mino dei cresimandi per la prepara-zione al Sacramento della Confer-mazione e all’incontro con il nostro

Cardinale a San Siro, in programmaper il 2 giugno.Con il canto “Don Bosco è qui” o-gnuno si è avvicinato con emozioneall’urna e, penso che nel cuore di tut-ti ci fosse la richiesta di aiuto per i“propri ragazzi/e” e la capacità di tra-smettere la fede con amore e gioia.Dopo di noi l’omaggio di altri migliaiadi fedeli in attesa in piazza e questofino a mezzanotte.

Notizie dal Progetto Gemma di Loretta Magni

Domenica 2 febbraio la nostraparrocchia ha aderito alla “36°

Giornata Nazionale per la vita” pro-ponendo la tradizionale vendita diprimule in collaborazione con il CAVdi Merate e il rinnovo del “ProgettoGemma”.

Come consuetudine, la risposta deiparrocchiani è stata generosa; infattile primule sono state tutte vendutecon un incasso lordo di Euro 1237.00che sarà interamente versato al CAVdi Merate mentre, la vendita delletorte ha prodotto un incasso netto

di Euro 190.00 che sarà devoluto alCAV di Besana che sosteniamo dadiversi anni. Nel frattempo è stato riproposto il“Progetto Gemma” che ha come slo-gan “Adotta una mamma, salva ilsuo bambino”.

Le responsabili sono in fase di rac-colta delle adesioni e sicuramente siriuscirà a promuovere due nuovi pro-getti.Il lavoro che svolgono i vari CAV sulterritorio nazionale è di enorme im-portanza in quanto forniscono so-stegno psicologico e materiale allefamiglie in difficoltà per svariati mo-tivi. Troverete sotto indicato un re-soconto annuale del CAV di Merateper farvi un’idea dei numeri di assi-stiti del nostro decanato.Come spunto di riflessione, è bellocondividere questi interventi di Pa-pa Francesco a favore della vita: “Ifigli sono la pupilla dei nostri occhi(…) Che ne sarà di noi se non ciprendiamo cura dei nostri occhi? Co-me potremo andare avanti?”. CosìPapa Francesco all’apertura della

XXVIII Giornata Mondiale della Gio-ventù ha illuminato ed esortato tut-ti alla custodia della vita, ricordandoche generare ha in sé il germe delfuturo. Il figlio si protende verso ildomani fin dal grembo materno, ac-compagnato dalla scelta provvida econsapevole di un uomo e di unadonna che si fanno collaboratori delCreatore.Già da Arcivescovo di Buenos Aires,Papa Bergoglio ha sempre fattoun’opposizione dura contro l’abortoe l’eutanasia definendo “cultura del-la morte” quella espressa dalle for-ze politiche che invece li promuovo-no. Ha detto in più occasioni: “Il pro-blema morale dell’aborto è di natu-ra pre-religiosa perché è nel mo-mento del concepimento che risie-de il codice genetico della persona.

Lì è già presente l’essere umano. Ec-co perché separo il tema dell’abor-to da qualsiasi concezione religiosa.Perché è piuttosto un problemascientifico. Impedire lo sviluppo diun essere che ha già in sé l’interocodice genetico di un individuo nonè etico. Il diritto alla vita è il primodei diritti umani. Abortire equivale auccidere chi non ha modo di difen-dersi!”.Papa Francesco si è espresso diver-se volte anche sul “valore” che lepersone anziane portano in sé, con-trariamente alla mentalità semprepiù diffusa dell’anziano vissuto co-me un “peso”. Il 15 marzo 2013, in-contrando i Cardinali ha detto: “Sia-mo nella vecchiaia, è la sede dellasapienza della vita. I vecchi hannola sapienza di aver camminato nel-la vita…doniamo questa sapienza aigiovani: come il buon vino, che congli anni diventa più buono, doniamoai giovani la sapienza della vita”. Nel settembre scorso, durante un’o-melia ha detto che: “Gli anziani so-no quelli che ci portano la storia, checi portano la dottrina, che ci porta-no la fede e ce la danno in eredità.Sono quelli che, come il buon vinoinvecchiato, hanno questa forza den-tro, per darci un’eredità nobile. Unpopolo che non rispetta i nonni nonha futuro perché non ha memoria”. Lasciamo che le parole seminate daquesto grande pastore che lo Spiri-to Santo ci ha donato, penetrino neinostri cuori affinché possiamo ve-derne i buoni frutti nelle nostre fa-miglie e nella nostra parrocchia.

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Riepilogo dell'attività CAV Riepilogo dell'attività CAV al 31 dicembre 2013al 31 dicembre 2013

- Famiglie assistite: 464- Nuove famiglie (2013): 106- Donne in gravidanza assistite: 78- Donne non in gravidanza assistite: 28- Bambini nati (2013): 91

- Progetti Nasko gestiti (2013): 7- Media mensile pacchi alimentari distribuiti: 70- Famiglie ospitate a Villa Guarnazzola (2013): 12- Spese per acquisto pannolini, pappe, latte: Euro

17.431

Shalom marzo 201413

Durante l’avvento 2013, la Cari-tas parrocchiale di Cassago in

collaborazione con le parrocchie diBarzanò, Cremella e Sirtori, ha or-ganizzato una raccolta di alimentidove le famiglie dei ragazzi che fre-quentano il nostro oratorio hannocontribuito generosamente. Il centro Raccolta di Barzanò rin-grazia tutti con una breve lettera,alla quale aggiungiamo anche i no-stri più sinceri e sentiti ringrazia-menti.

Una lettera di ringraziamentoai nostri ragazzi

di Orazio Caliandro

Nella tarda serata di martedì 4febbraio ci ha raggiunto la no-

tizia della morte di Eugenio Corti,uno dei più importanti romanzieridel 900 italiano. Aveva 93 anni, a-mico di don Carlo Gnocchi, avevacombattuto sul fronte russo duran-

te la Seconda guerra mondiale. Lesue opere esprimono ancora oggila voce del popolo uscito dalle du-re prove della guerra. A parlare, neiromanzi di Corti, è anzitutto l’espe-rienza della fede cristiana condivi-sa e vissuta, che ha proposto un

modo di vivere mite e operoso, ca-pace di sorreggere finora la societàe le istituzioni. Primo di dieci figli, durante gli an-ni al collegio San Carlo a MilanoCorti scoprì la propria vocazione discrittore rimanendo affascinato dai

La scomparsa di Eugenio Cortidi Luigi Beretta

marzo 2014 Shalom14poemi omerici che lo indirizzaronoalla ricerca della verità e della bel-lezza. Nel giugno del ’42 Corti fu de-stinato al fronte russo. La successiva ritirata diede origineal diario de “I più non ritornano”(1947) che rappresenta la prima te-stimonianza a dare voce a quellatragedia bianca. Dal dicembre del 1972 Corti si de-dicò completamente all’arte delloscrivere: per undici anni si dedicòalla stesura de “Il Cavallo rosso”pubblicato nel 1983. Seguiranno i“racconti per immagini”: “La terradell’indio” (1998) sulle Riduzioni inSudamerica, “L’isola del paradiso”(2000), sulla vicenda degli ammu-tinati del Bounty e “Catone l’anti-co” (2005). I saggi di Eugenio Cor-ti vengono raccolti nel 1996 nel vo-lume “Il fumo nel tempio”, mentre“Il Medioevo e altri racconti”(2008) raccoglie tutte le storie bre-vi. Le sue opere sono state tradotte intutto il mondo e recentemente erastato proposto per il premio Nobel. Nel 2011 è stata presentata a Cas-sago, in Oratorio, una Mostra dedi-cata alla sua trilogia “Il cavallo ros-so”, accompagnata da alcuni in-contri che ne hanno presentato lafigura e l’opera.In quella circostanza fu realizzataun’Intervista che purtroppo, per va-ri motivi, non fu mai pubblicata, mache oggi desideriamo riproporre perla freschezza, pacatezza e l’amoreche sa esprimere.L’intervista fu realizzata con una si-gnora (che sicuramente saprete ri-conoscere anche senza nominar-la) piuttosto nota in paese, per il la-voro che ha svolto e svolge da de-cine di anni a contatto con la gen-te vendendo pane con il suo pic-colo negozio in centro paese.Per l’occasione della mostra ero en-trato nel suo piccolo regno del pa-ne per portare un manifesto dellamostra di Eugenio Corti. Mi accolsesubito con un largo sorriso quan-do vide a chi era dedicata la mani-festazione. E mi ha spiegato che a-veva conosciuto bene Eugenio Cor-ti, anzi era una sua parente. Si ri-

cordava bene, quasi con commo-zione, gli anni passati fra famiglieparenti e vicine di casa. Ne è natoun dialogo, con domande e rispo-ste.D. Che cosa si diceva di Eugenionell’ambito familiare, fra gli amici ei conoscenti, qual era il suo carat-tere, le sue inclinazioni. Aveva for-se qualche sogno che desidera rea-lizzare? La famiglia di Corti, in que-gli anni cosa faceva, come viveva?Che stile di vita possedeva?R. La famiglia di Eugenio abitavavicino alla nostra a Besana. Suo pa-dre, “mio zio Mario” era fratello delmio nonno materno e i rapporti trale due famiglie erano ottimi al di làdella parentela. Le prime immagi-ni di Eugenio rimaste nella mia me-moria risalgono alla metà degli an-ni Quaranta quando ragazzo (io so-no più giovane di lui di una quindi-cina d’anni), veniva da noi a pren-dere il pane. Lo zio Mario era unagiato industriale tessile molto at-tivo e generoso e posso dire che glisono debitrice della vita, come midiceva sempre la mamma, perchéfu lui un giorno che decise in quat-tro e quattr’otto di farmi trasporta-re a Milano con la sua auto per ri-coverarmi urgentemente in ospe-dale.D. Avrebbe immaginato che Euge-nio Corti sarebbe diventato unoscrittore e soprattutto uno scritto-re di fama, possiamo ormai dirlo,mondiale?R. Lo zio Mario aveva dieci figli madi questi solo uno l’ing. Achille, havoluto seguirne la vocazione im-prenditoriale, non certo Eugenio.Lui, come sentivo dire in casa, a-veva la testa solo agli studi e se nestava sempre appartato nella suabella casa a leggere. Alla luce diquello che è accaduto dopo possodire che la determinazione con cuiha tenuto fede allo stile di vita scel-to, avrebbe potuto far pensare cheun giorno sarebbe diventato unoscrittore. Non mi sono quindi me-ravigliata più di tanto quando mi haregalato la prima edizione del suo“Cavallo rosso” che ho letto con

molta partecipazione anche se io,con la lettura non sono certo dellarazza di quelli come Eugenio. Sonoormai passati molti anni da quellalettura di mille e più pagine: moltiepisodi e personaggi li ho dimenti-cati ma più che i grandi fatti dellastoria che in quel libro attraversa-no le vite di Ambrogio e degli altrimi sono rimasti nella mente certipaesaggi, certe atmosfere e certicostumi di paese che sono in-confondibilmente nostri. D. Lei ha ricevuto in dono una co-pia con dedica autografa del “Ca-vallo Rosso”. Che cosa riconosce inquel romanzo, negli episodi narra-ti, quanto ha vissuto e sperimenta-to in gioventù nei luoghi dove vis-sero i Corti e la loro grande fami-glia?R. So che prima del “Cavallo rosso”Eugenio ha scritto altro, in parti-colare un libro sulla ritirata di Rus-sia. lo non ho letto “I più non ri-tornano” ma so che quella tragediache lui visse in prima persona lo hasegnato profondamente. Degli an-ni di guerra visti dalla nostra bot-tega di fornai a Besana ho qualcheflebile ricordo. In negozio lavora-vano il papà e due operai. Di que-gli anni di miseria la mamma spes-so ci raccontava quante volte hadovuto dare del pane a delle per-sone che ne chiedevano per sfa-marsi e non avevano un soldo. Conla miseria c’erano anche le bruttenotizie che arrivavano dal fronterusso. Sulla sorte di Eugenio ciinformava la sua mamma che si at-tardava in negozio a raccontarcidelle sue preoccupazioni, special-mente ogni volta che riceveva unalettera.D. Don Gnocchi fu un grande ami-co di Eugenio Corti, che lo accom-pagnò durante la guerra di Russiae che volle sposarlo, come gli ave-va promesso in momenti difficili. Haqualche episodio in particolare chepuò ricordarci questa figura di sa-cerdote che, con Corti, possiamoconsiderare un santo?R. Don Gnocchi non ho mai avutooccasione di conoscerlo. L’unica vol-

Shalom marzo 201415

Domenica 9 febbraio si è tenutopresso l’oratorio un incontro di

approfondimento sulla lettera pa-storale del nostro Arcivescovo “Ilcampo è il mondo”. In essa abbia-mo avuto l’opportunità di accostarciulteriormente a quanto il card. Sco-la ha voluto scrivere alla Diocesiambrosiana per l’Anno pastorale2013-2014.La riflessione che ne è scaturita havisto la partecipazione di molti deipresenti, al punto che – nonostan-te il desiderio di procedere lungouna parte piuttosto cospicua dellalettera lungo i capitoli 3 e 4 – l’at-tenzione si è concentrata su pochidei punti che si sarebbe voluto af-frontare. Ovviamente questo ètutt’altro che un male: approfondi-re significa essenzialmente soffer-marsi e scavare, e per quanto nonsiano state molte le pagine su cuisi è potuta soffermare l’attenzioneva detto che significative sono sta-te le riflessioni offerte dal parroco

e da coloro che sono intervenuti.“I problemi del mondo sono unproblema di Dio”, ci ha detto donAdriano, sottolineando particolar-mente il concetto della presenzadel Signore nella vita di ciascuno,ogni giorno, sempre. Una presen-za senza la quale agli uomini sa-rebbe possibile fare ben poco. An-che la preghiera dell’Ora Media –recitata all’inizio dell’incontro – hacontribuito a concentrare l’atten-zione su questo tema con un ver-setto di Isaia decisamente appro-priato: “Confidate nel Signore sem-pre, perché il Signore è una roc-cia eterna”.Veniamo chiamati, insomma, a uncammino di conversione in cui co-me persone e come comunità ab-biamo il dovere e insieme il dirittodi aprirci a 360 gradi per lasciarciinvestire da ogni lato sia dalla divi-na presenza sia dalla presenza del-l’altro, accorgendoci di come anchela nostra sorella, anche il nostro

fratello, siano una parte importan-te del nostro vivere quotidiano. Co-munità significa in fondo “mettereinsieme”, e facendo ciò riconosce-re la necessità di “essere”, princi-pio e punto di origine di ogni “fa-re”. È del resto vero che ogni in-contro – anche quello con il Signore– si fa “con”, quindi mettendosi ingioco e agendo in prima persona,quindi essendo parte dell’azione enon meri spettatori di qualcosa checi aspettiamo venga unicamente daDio, senza un nostro interventopersonale.La sfida, forse, è davvero tutta qui:nel trovare in se stessi la forza, lafede e il coraggio per abbandonar-si con fiducia nelle braccia del Pa-dre, restando consapevoli che nonè stando sulla soglia della nostracasa che potremo incontrare il Si-gnore ma scendendo nelle nostrestrade, incontrando nel profondo lenostre sorelle e i nostri fratelli,chiunque essi siano.

In Oratorio, domenica 9 febbraiodi Ivano Gobbato

ta che l’ho visto è stato un giornodei primi anni Cinquanta, a Inveri-go, alla Pro Juventute. Il Presiden-te della Repubblica Gronchi era ve-nuto a far visita ai suoi mutilatini.Quel giorno c’era anche Eugenio,che gli era molto amico.D. Siamo alla fine di questa chiac-chierata interessante. Cosa ne pen-sa di tutte le iniziative che hannomesso la figura e l’opera letterariadi Eugenio Corti al centro di un in-teresse generale, direi internazio-nale, tanto che è nato un comitatoper candidarlo al premio Nobel?R. Il grande interesse che è natointorno alla figura di Eugenio nonpuò che farmi piacere: per l’affet-to che gli porto e per il prestigio cheegli dà alla nostra terra.

marzo 2014 Shalom16“Informazioni utili”“Informazioni utili”Sede di ShalomCasa parrocchialeP.zza Beato Giovanni XXIII 1023893 Cassago B.za (LC)Tel. 039.955715 - Fax [email protected]

Orari parrocchialiS. Messe festive (Chiesa parroc-chiale)Sab. 20.00; Dom. 8.00; 10.30; 18.00S. Messe feriali (Chiesa parrocchia-le)Lun., Mar., Giov., Ven. 9.00 (dopo la reci-ta delle lodi alle 8.50)Primo venerdì del meseS. Messa 20.30

Mer. e Sab. preghiera delle lodimat tutine, alle 8.50

S. Messe feriali e festive (Chiesa diOriano)Dom. 9.30; Mer. 9.00Adorazione eucaristica15.00-16.00 (ogni primo giovedì delmese)Sante confessioniTutti i giorni feriali prima delle S. MesseSab. pom. (Chiesa Parrocchiale) 15.00-18.00Orario Segreteria parrocchialeTutti i giorni 9.40-11.30

Associazione S. AgostinoBiblioteca e Sede - Dom. [email protected] - www.cassiciaco.itAppuntamenti: 039.958105 (Beretta)

Orari FarmaciaLun.-Ven. 8.30-12.30 e 15.30-19.30;Sab. 8.30-12.30Tel. 039.955221

Piazzola rifiuti (zona Stazione)1 apr.-31 ott.Mar. 18-21; Sab. 9-12 e 14-171 nov.-31 mar.Mar. 14-17; Sab. 9-12 e 14-17

Centro aiuto alla vita - BarzanòApertura mer. 15-17.30Tel. (parrocchia) 039/955835

Numeri utiliParrocchia 039.955715Oratorio 039.955136Comune 039.921321Asilo nido 039.956623Elementari 039.956078Materna 039.955681Media Cassago 039.955358Biblioteca 039.9213250Guardia medica Casatenovo 039.9206798Pronto Soccorso Carate 0362.984300Pronto Soccorso Lecco 0341.489222Carabinieri Cremella 039.955277

Pagine a cura e responsabilitàdella Parrocchia

MONTMARTREMONTMARTRE

Una corsa pazza, una gara ininterrottadi divertimento materiale, il cui percorsopareva garantisse la vittoria,la medaglia d’oro, l’ammirazione della genteper la mia esistenza super.

Una storia di megalomania,contagiosa,più di mille danze popolari,mi ha condottoin questa via a fondo ciecodella delusione.

Ho ignorato il Tuo Vangelo,mio Signore!Come oggi ignoroche mi sei, comunque, accanto.Desolato, divago

nel timore dello smarrimento:il disordine del cuoredenuncia la presenza del peccato.

Mi disturba la presenza del peccato,ma essendoinnamorato del Tuo amore, voglio meritareil dono dell’indulto.

È il premio a cui aspiro, mio Signore.Lo voglio conquistareesortandomi al camminodegli umili consensi,speranzoso di, poi, giungereall’abbracciodella Tua misericordia.

O. C.

Disordine del cuore

Prosegue su Shalom la rubricain cui riportiamo quanto di-

scusso nell’ultima riunione del Con-siglio pastorale: a turno i vari Con-siglieri scriveranno qualche rigaper raccontare alla comunità quan-to avviene in Consiglio.C’era un solo punto all’ordine delgiorno per la riunione del Consigliopastorale dello scorso 12 febbraio,quando siamo stati chiamati a ri-flettere sulla recente presenza del-l’Arcivescovo per la dedicazione delbell’altare della nostra chiesa. Inquell’occasione infatti – incontran-do brevemente e informalmente

il card. Scola dopo la celebrazio-ne – il Consiglio è stato chiamatoa ragionare su alcuni punti dellarelazione inviata in Diocesi da donAdriano in preparazione alla visitapastorale, di cui il nostro parrocoscrive nell’editoriale che apre que-sto stesso numero di Shalom.Al dibattito, assai articolato, sonointervenuti molti dei componentidel Consiglio con idee, riflessioni eproposte. Del resto non ci si puòspaventare ma occorre raccoglie-re in prima persona la sfida quan-do ci si trova davanti a un campovasto... come il mondo.

Notizie dalConsiglio pastorale

di Ivano Gobbato


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