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Neanche il fumo

Date post: 31-Dec-2016
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DENTAL CADMOS | 2013;81(2):57 | 57 Scorrendo la letteratura odontoiatrica pubblicata nel 2012 e indicizzata in PubMed po- treste scoprire che i vostri pazienti affetti da malattia parodontale sono da considerarsi, proprio a causa di questo problema già piuttosto serio e invalidante, a rischio di: tumori maligni del tratto digerente, osteoporosi, artrite reumatoide, spondilite anchilosante, morbo di Alzheimer, deficit cognitivi, steatosi epatica, nefropatie croniche, obesità, broncopneumopatia cronica ostruttiva e leucoplachia, oltre alle ben note associazioni con problemi cardiovascolari e complicanze della gravidanza. Ultima associazione in ordine di tempo è quella con la disfunzione erettile. D’altronde un po’ di sesso (ma davvero poco vista la malattia in questione) non fa mai male. Non è mia intenzione fare dell’ironia sul lavoro di tanti colleghi. La ricerca clinica è impegnativa, complicata da svolgere, complessa da interpretare e sono sicuro che ognuno degli articoli che descrivono le associazioni appena citate merita di essere preso sul serio e analizzato con grande attenzione. Ciò però non toglie che il quadro complessivo risulti sorprendente: di questo passo la malattia parodontale potrebbe scalzare il fumo dal ruolo di principale causa prevenibile di malattia, morte e disabilità. La spiegazione probabilmente è che la malattia parodontale è molto comune e con- divide con diverse malattie croniche importanti fattori di rischio noti (e forse anche qualcuno ancora da scoprire). Inoltre la salute dento-parodontale è un ottimo indicatore di quella che gli anglosassoni chiamano self-care e che potremmo tradurre con “cura di sé”… come provato da un provocatorio studio di qualche anno fa che stabiliva quanto il filo interdentale risultasse efficace nel prevenire l’obesità. Si aggiunga che la maggior parte delle associazioni citate si basano su studi condotti con metodi a elevato rischio d’errore. È ancora presto, quindi, per prescrivere la clorexidina come “viagra liquido”. Buona lettura. Neanche il fumo Not even smoking editoriale Giovanni Lodi Ricercatore Università degli Studi di Milano UCL Eastman Dental Institute [email protected] Gi iL di © 2013 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
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Page 1: Neanche il fumo

DENTAL CADMOS | 2013;81(2):57 | 57

Scorrendo la letteratura odontoiatrica pubblicata nel 2012 e indicizzata in PubMed po-

treste scoprire che i vostri pazienti affetti da malattia parodontale sono da considerarsi,

proprio a causa di questo problema già piuttosto serio e invalidante, a rischio di: tumori

maligni del tratto digerente, osteoporosi, artrite reumatoide, spondilite anchilosante,

morbo di Alzheimer, deficit cognitivi, steatosi epatica, nefropatie croniche, obesità,

broncopneumopatia cronica ostruttiva e leucoplachia, oltre alle ben note associazioni

con problemi cardiovascolari e complicanze della gravidanza. Ultima associazione in

ordine di tempo è quella con la disfunzione erettile. D’altronde un po’ di sesso (ma

davvero poco vista la malattia in questione) non fa mai male.

Non è mia intenzione fare dell’ironia sul lavoro di tanti colleghi. La ricerca clinica è

impegnativa, complicata da svolgere, complessa da interpretare e sono sicuro che

ognuno degli articoli che descrivono le associazioni appena citate merita di essere

preso sul serio e analizzato con grande attenzione. Ciò però non toglie che il quadro

complessivo risulti sorprendente: di questo passo la malattia parodontale potrebbe

scalzare il fumo dal ruolo di principale causa prevenibile di malattia, morte e disabilità.

La spiegazione probabilmente è che la malattia parodontale è molto comune e con-

divide con diverse malattie croniche importanti fattori di rischio noti (e forse anche

qualcuno ancora da scoprire). Inoltre la salute dento-parodontale è un ottimo indicatore

di quella che gli anglosassoni chiamano self-care e che potremmo tradurre con “cura

di sé”… come provato da un provocatorio studio di qualche anno fa che stabiliva

quanto il filo interdentale risultasse efficace nel prevenire l’obesità. Si aggiunga che

la maggior parte delle associazioni citate si basano su studi condotti con metodi a

elevato rischio d’errore.

È ancora presto, quindi, per prescrivere la clorexidina come “viagra liquido”.

Buona lettura.

Neanche il fumoNot even smoking

editoriale

Giovanni Lodi

Ricercatore

Università degli Studi di Milano

UCL Eastman Dental Institute

[email protected]

Gi i L di

© 2013 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.

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