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New media per una nuova didattica

Date post: 01-Jul-2015
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New media per una nuova didattica?” da “INSEGNARE CINEMA”; M.Marangi-UTET
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Page 1: New media per una nuova didattica

“New media per una nuova didattica?”

da “INSEGNARE CINEMA”; M.Marangi-UTET

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Il ruolo dell’evoluzione digitale nell’ambito dell’attuale contesto mediatico non si limita ad offrire

maggiori opportunità tecnologiche, ma implica una nuova didattica degli

audiovisivi, la necessaria elaborazione di nuovi dispositivi di analisi, differenti

da quelli utili ad interpretare il testo scritto, e che, inoltre, implica anche la rivisitazione del concetto di istruzione.

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Le nuove tecnologie audiovisive e digitali, infatti, da un lato affiancano

nuovi strumenti e sussidi ai tradizionali materiali testuali scritti, ma, soprattutto, dall’altro lato, richiedono la necessaria

trasformazione dei moduli didattici, prendendo atto dei nuovi processi di

significazione diversi da quelli del testo scritto, caratterizzati dal carattere

reticolare e dalle dimensioni di multimedialità e interattività.

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Il libro, tradizionale strumento nell’ambito dell’apprendimento scolare,

non è semplicemente una risorsa materiale, ma concretizza una

pedagogia che possiamo definire “curricolare”, ben diversa dalla

“pedagogia multimediale”. .

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La trasformazione, allora, non può significare “ampliamento e aggiornamento dei programmi disciplinari”, che non consente il superamento

della ghettizzazione che per decenni ha “chiuso” i linguaggi audiovisivi, e i cinema nello specifico, in aree ricreative fine a se

stesse. E’ necessario, invece, provvedere ad una “revisione e ristrutturazione degli oggetti, dei regimi, delle forme del sapere formativo”, realizzando una pedagogia multimediale che , richiede “nuovi metodi” superando i

concetti di “analisi chiusa”, “scomposizione dei singoli elementi”, e di “controllo e

prevedibilità”, che caratterizzano la concezione statica e oggettiva del testo come

materiale su cui costruire interamente la conoscenza.

Page 6: New media per una nuova didattica

“Complessità”, “interpretazione”, “molteplicità dei livelli dell’analisi”,

“intertestualità e interdisciplinarietà”, sono, invece, i parametri entro i quali

concretizzare una valida trasformazione in campo pedagogico, prevedendo

percorsi integrati con le altre discipline insegnate e anche con l’extrascuola, e

non provvedendo a superficiali aggiustamenti di discipline e attività

occasionali.

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Alla rigidità del programma va sostituita la flessibilità delle procedure comunicative e finisce, così, per decadere la centralità del “contenuto in sé” <<…a vantaggio di una

maggiore attenzione verso l’atto interpretativo, che coinvolge maggiormente la soggettività

del discente>> (New media per una nuova didattica? Da Insegnare cinema

pag 214).

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Non basta, però, modificare la prassi didattica operativa da parte dei singoli docenti, né limitarsi all’acquisizione di competenze

tecnologiche per rinnovare il proprio bagaglio professionale, bensì occorre rivedere la

dimensione strutturale dell’impianto didattico impostato sulla pratica di “trasmissione del sapere” e garantire la tutela del rapporto privilegiato dell’insegnante con la classe

rispetto all’intervento, per di più episodico, di “esperti” esterni delegati a concretizzare la

“didattica dei media”.

Il problema è ben più complesso, allora.

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Si tratta di riconoscere l’indissolubile legame tra tecnologie e nuove tipologie di

insegnamento-apprendimento, poiché i codici audiovisivi e le tipologie fruitive dei new media modificano i modi di apprendere una materia e

anche il ruolo e i compiti del docente, che deve favorire l’interazione, la

personalizzazione dei percorsi di apprendimento, e riconoscere la ricchezza di

stimoli visivi, sonori, narrativi ed emotivi a cui il discente è già esposto quando arriva a scuola e che, quindi, non può essere considerato una

“tabula rasa”.

Page 12: New media per una nuova didattica

La “multimedialità” nella didattica appare una risorsa particolarmente utile per la sua <<…articolazione di una molteplicità di codici e

linguaggi (parola, scrittura, suoni, immagini…>>, poiché risponde a soggetti che <<…mai

come in questo tempo evidenziano un crescente bisogno di diversificazione e di

personalizzazione dell’intervento didattico…>> ( Rivoltella, “Nuovi media, cambiamento nella didattica e

cooperazione in rete”, pag 16).

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Ne consegue che, l’ipertestualità viene ad essere valorizzata come

“processo logico” e non limitata a “caratteristica tecnologica”, e

l’audiovisivo, a sua volta, finisce per essere valorizzato come dimensione

che favorisce tale processo come continuo confronto tra media e testi

differenti.

Page 14: New media per una nuova didattica

Lavoro di gruppo, confronto tra più approcci interpretativi, ricchezza di percorsi di analisi

rispetto non solo ad uno stesso film ma anche alla stessa sequenza, consentono al docente

ci concretizzare una didattica esplorativa in cui egli assume il ruolo di coordinatore,

stimolatore di approcci, sollecitatore di analisi, slittando dalla chiusa lezione frontale e

dall’utilizzo astratto del linguaggio esclusivamente logico-letterale.

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Lo studente, in questo nuovo contesto didattico, va riconosciuto come soggetto

esposto ad una sempre più ampia e diffusa comunicazione mediatica, che ha in sé “competenze innate” che la scuola non accoglie, chiudendosi come fortezza del

“sapere alto” che lascia fuori quello “basso” della quotidianità contemporanea.

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La scuola si trova in una condizione di arretratezza sia rispetto alla prassi didattica e sia perché conservatrice della dimensione conoscitiva e trasmissiva del sapere, finendo, paradossalmente rispetto a studenti sempre più abituati ad usare i media “fuori la scuola”, o per

rimuovere nel senso di ignorare questa realtà sociale difendendosi in nome di una “diversità culturale”, o per accettare di occuparsi dei media, ma utilizzandoli come strumenti a garanzia delle superate logiche didattiche e comunicative, integrandoli per riproporre, però, obiettivi

e contenuti tradizionali, per << replicare tipologie tradizionali quali la “didattica dei contenuti” e il “modello

verticale” di comunicazione interpersonale tra insegnante e allievo>> (G.Jaquinot).

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Lo studente oggi, fin dall’infanzia, ha familiarità con i linguaggi audiovisivi, a

prescindere dalla scuola. Quando arriva nelle prime classi ha già scoperto la possibilità di “imparare divertendosi” e, proprio di questa

esperienza ricca di efficacia e di motivazione, deve spogliarsi ora che entra in un contesto

istituzionale che non crede in questa opportunità. E’ un paradosso se si pensa che

la scuola “nasce per educare” !!!

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Serve una “nuova didattica” che si profili come “didattica dell’immagine audiovisiva”. Una “nuova

didattica” che deve partire dal riconoscere l’arretratezza della scuola attuale, la necessità di riconfigurare il ruolo dell’insegnante e la maggiore diffusione delle abilità e delle competenze degli studenti rispetto ai linguaggi

digitali, che deve dimostrarsi capace di essere coerente con gli sviluppi del contesto mediatico contemporaneo e capace di promuovere maggiori abilità e competenze in senso “metatestuale”, e che deve valutare idonea la

multimedialità per tradurre nei percorsi di apprendimento la “reticolarità del sapere”, l’interattività

e l’abilità cognitiva. Tutto ciò senza ignorare che, la dimensione ideale per esercitare la dialettica tra

intelligenza pratica e conoscenza esperienziale, è lo “spazio della comunità”.


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