+ All Categories
Home > Documents > notizie dalla perchè poggia su Non è un'utopia una A ... 3.pdf · magistrato a 'rischio' in...

notizie dalla perchè poggia su Non è un'utopia una A ... 3.pdf · magistrato a 'rischio' in...

Date post: 21-Feb-2019
Category:
Upload: phamkhanh
View: 215 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
9
"Non è un'utopia perchè poggia su una : notizie dalla A scorrere le notizie dei quotidiani o ad ascoltare i notiziari radiofonici e televisivi si ha la sensazione che roccia incrollabile" • l 'intero pianeta sia in preda ad una specie di epidemia di carattere morale, che gli manchi l'ossigeno per dare respiro ad azio- ni e pensieri di tenore più elevato, di migliore spessore umano. I " ven ti" dei nostri fallimenti sono davvero rumorosi : come gli uragani tropicali che adombrano : l'aria di grigiore o addirittura di oscurità. Anno XVI - n.3 maggio/giugno 1993 Eppure è necessario aprire gli occhi ed essere capaci di scorgere al di della bufera, il venticello leggero, la brezza soave che annuncia già tempi mig liori: : di un bell' azzurro turchino, con la giusta temperatura per la progettazione e l'attua- : zione di atteggiamenti e idee auten ticamen- : te umane.Facevo queste riflession i guar- : dando la piccola folla di giovani e meno : giovani che il l' Maggio a .., .... ,.
Transcript

"Non è un'utopia ~ • perchè poggia su una : •

notizie dalla art~~ ~

A scorrere le notizie dei quotidiani o ad ascoltare i notiziari radiofonici e televisivi si ha la sensazione che

roccia incrollabile" • l'intero pianeta sia in preda ad una specie di epidemia di carattere morale, che gli manchi l'ossigeno per dare respiro ad azio­ni e pensieri di tenore più elevato, di migliore spessore umano. I "ven ti" dei nostri fallimenti sono davvero rumorosi

: come gli uragani tropicali che adombrano • : l'aria di grigiore o addirittura di oscurità.

Anno XVI - n.3 maggio/giugno 1993

Eppure è necessario aprire gli occhi ed essere capaci di scorgere al di là della bufera, il venticello leggero, la brezza • soave che annuncia già tempi migliori: :

• di un bell'azzurro turchino, con la giusta • • temperatura per la progettazione e l'attua- :

zione di atteggiamenti e idee autenticamen- : te umane.Facevo queste riflessioni guar- : dando la piccola folla di giovani e meno :

giovani che il l' Maggio a ..,....,.

(segue da pagina l) Loppiano riempiva il bel teatro all'aperto. Faceva da sfondo sul palco, coperto da un telone, il titolo della manifestazione: "Unità, futuro dei popoli". A sentirli esprimere in canzoni, esperienze, danze, mimi, la volontà di vivere per questo ideale, qualcuno potrebbe fare un sorrise t­to di amabile comprensione. A me sono sembrati saggi, concreti e lungimiranti.

• • • • • • •

In quello stesso momento e in tutto questo periodo migliaia di giovani, • nei cinque continenti, hanno dato vita ai "Gen fest" e hanno espresso lo stesso intento. La loro non è un'utopia, un sogno o un desiderio impossibile, perchè poggia su una roccia incrollabile. Questa roccia è Gesù di Nazareth.Alla vigilia della sua morte, Lui ha rivolto al Padre suo e nostro questa preghiera:"Che tutti

• siano una cosa sola" [Gv 17,21). • • Poche ore dopo pendeva da una : croce. Ma la morte non ha avuto :

• vittoria, perchè Risorto vive in : mezzo a noi. La sua preghiera è il suo programma che si attuerà. Noi ne siamo solo gli strumenti convin-ti, gli annunziatori e i testimoni, ma la nostra forza è in Lui, vivo e pre­sente nel mondo. • • • Altro che ill usi questi giovani. : "Vedono" e operano. Il futuro è loro! :

l • • •

Vera Araujo :

alle difficoltà, agli aspetti più contraddittori che sono presenti nella vita di ogni giorno. "E' stata una grossa carica" ripetono in tanti. "Sarà dura domani?" Chiedo ad alcuni giovani che stanno ripartendo. "Forse, ma siamo collegati fra noi, siamo già un gruppo e poi ci portiamo via quello che Chiara ha scritto a tutti i giovani per un mondo uni-~

l

to: "La mia parola per voi è questa: "CORAGGIO"!

Ore 10.50 Centinaia di giova­ni arrivano a pren­dere posto nel grande teatro all'aperto. "Ora si può" canta il com­plesso. Il gruppo di ragazzi che sul palco dà vita alla prima coreografia coinvolge subito con il suo entusia­smo, i colori e la musica. Nel primo intervallo una ragazza discute con il suo vicino. Si chiedono, parten­do da posizioni diverse, se un discorso sull'unità sia possibile fuori da Loppiano. Paolo, che a Loppiano vive

l

stabilmente con i suoi, ha appena parlato sul palco definendo la cittadella "un sogno realizzato".

Successivamente Simona, brasiliana, ha raccontato che, 'fuori', appunto, immersi nella vita di ogni giorno, a San Paolo e nelle altre città del Brasile era l'unità l'obiettivo e l'impe­gno che la legava a tanti altri giovani del suo paese e che per costruire il "mondo unito" sono nate mille iniziative.

Il microfono ora passa a Ligia: una storia personale e familiare travagliata. Portoghese, trasferita forza-

tamente in Mozambico e poi in Sud Mrica: "A Johannesburg lo shock dell'apartheid. Mi chiedevo continuamente: perché? Ci sarà una chiave per capo­volgere tutto questo, ci sarà una strada per supe­rare questi conflitti? Quando avevo 16 anni siamo tornati in Portogallo. Non avevamo più niente: parenti, casa, lavoro ... Sono stati anni durissimi. Mi accorgevo che esisteva anche un altro tipo di raz­zismo: eravamo dello stes­so paese, parlavamo la stessa lingua, eppure ci sentivamo rifiutati. Passavo le giornate con gli

amici: feste, musica, assalti ai supermercati, finché il mio ragazzo è finito in pri­gione. Un giorno incontro un gruppo di persone che

vivono per l'unità. Era come uscire dal tunnel: vedevo la vita di una comu­nità di persone grandi e piccole che condividevano tutto, anche i beni materia­li. E' stato l'incontro con Dio-amore che mi ha costretto a rivedere ed a cambiare le mie posizioni nei confronti di tutti: dei miei familiari o di chi incontro per la strada alla ricerca di un lavoro o di qualcosa da mangiare."

I tremila nell'anfiteatro ascoltano attentissimi. E Ligia conclude: "Un amore che entra in tutte le fessure della vita e che ci fa scopri-

re fratelli."

E' la volta di Anny: "Già da piccola c'era qualcosa che non andava in casa. Tra i miei genitori c'era una grande difficoltà di rappor­to. Come figlia sarebbe stato normale aspettarsi di essere amata, ma in una situazione così ho compre­so che dovevo amare per prima senza chiedere nien­te. Ho cominciato con la mamma e poi con il papà

anche se è stato più diffici­le ed ha richiesto il mio impegno costante. Quello che mi ha dato sem­pre una grande forza è

stato condividere l'espe­rienza che stavo vivendo con altri giovani per un mondo unito , rimettendo a fuoco , ogni volta che ci incontravamo, la scelta di seguire Gesù, credendo all'amore di Dio per tutta la mia famiglia. La cosa più bella è che ora, dopo qualche anno, vedo che in casa ci vogliamo bene veramente e che c'è una crescita continua nel rapporto".

l

Una coreografia capta l'attenzione di tutti: sembra quasi visualizzare interro­gativi ed angosce di oggi. Si conclude con un giovane steso a terra, immobile, al centro del palco, che viene via via coperto da giacche, sciarpe, dal rispetto e dall'amore degli altri: "Sì, perché è possibile vedere più in là e scoprire che, racchiuso all'interno della sofferenza personale e col­lettiva c'è già il seme di qualcosa di nuovo che dopo l'inverno fiorirà".

l

Orel2.00 E' l'ora del time out, questo appuntamento

universale per ~ la pace: il rac­

coglimento si fa solenne. "NESSUNO PUO' SENTIR­SI ESTRANEO ALLA GESTA­ZIONE DI UN MONDO NUOVO"o1.

Ed è COSÌ, cia­scuno sente in quel momento d'unire la pro­pria richiesta a quella dell'altro per­ché divenga planetaria ed

ottenga risposta. Sarà com­prensibile il messaggio? si capirà? E' Daniela a porsi la domanda. Insieme a tanti ha lavorato alla stesura e al coordinamento di questo primo maggio. Spiega: "Come un sasso buttato nell'acqua, anche l'amore si propaga. Si comincia dal coinvolgimento personale ma la vita dell'unità pro­prio perché tale,·non può prescindere mai dall'altro, è collettiva di sua natura. Arriva anche al sociale, perché chi vive incide su ciò che lo circonda".

Ore 16.00 Antonella di Palermo racconta delle ini­ziative e della mobilitazione

nate, nella sua terra, per combattere la mafia, della vita per un mondo unito che, per chi è immerso nella realtà siciliana diviene sfida continua. Parla di Rocco e Rosa che a Gela hanno coinvolto 500 perso­ne del loro quartiere e rie­scono a risorgere insieme dalla situazione di degrado e di carenze in cui erano costretti a stare, di Elena, magistrato a 'rischio' in Calabria, del fermento nuovo portato dalla Parola di Vita all'interno delle car­ceri. I cerchi si allargano via via sempre più: per que­sto si parla di 'futuro dei popoli'.

Anche in Francia, in Sicilia,

in Libano e in Portogallo oggi si stanno svolgendo Genfest contemporanei. Un collegamento telefonico con i giovani riuniti a Lisbona e a Beirut fa assaporare il gusto di un'unità già costruita.

"UNITA' FUTURO DEI POPOLI": perché può essere futuro? perché malgrado tutto la nostra fede nell'unità è così forte da divenire sicurezza? "C'E' ANZITUTTO UN MOTIVO REMOTO CHE SPECIE NOI CRISTIANI NON POSSIAMO NON TENER PRESENTE: IL MONDO TENDE SENZ'ALTRO ALL'UNITA': E' IL SUO DESTINO O MEGLIO: E' IL DISEGNO DI DIO SU DI ESSO. E' VERO:

l

LA STORIA CAMMINA GUI­DATA DALLE LIBERE SCELTE NON SEMPRE BUONE E INDOVINATE DEGLI UOMINI. DIO NON VUOL FARLE VIOLENZA. PUR TUTTAVIA UN GIOR­NO L'UNITA' CI SARA' ".121

"DOMANDIAMOCI CHE DIREBBE GESU' DIFRON­TE A TANTI DRAMMI? "AMATEVI COME IO VI HO AMATO". E CIO' CHE DICE E' DI UN'IMPORTANZA IMMENSA. PERCHE' QUE­STO AMATEVI A VICENDA E' LA CHIAVE PRINCIPALE PER LA SOLUZIONE D'OGNI PROBLEMA ".13!

A boomerang tornano dai giovani stessi risposte, commenti, propositi d'impegno: "E' stata una

di quelle poche volte in cui mi sono sentita potenzialmente in grado di rivoluzionare il mondo, sicuramente perché

oggi, tutti abbiamo contri­buito a formare un pezzetto di mondo unito" S., NAPOLI, 16 ANNI

"Torno a casa con una cari­ca ed una voglia di portare questo messaggio nelle nostre case, sul lavoro, a scuola ... " S., GENOVA, 25 ANNI

"Carissimi amici, sono tin rumeno che abita ormai da un anno in Italia. Permettetemi di chiamarvi amici perché oggi ho speri­mentato che c'è fra di noi una fratellanza che va oltre le razze, le età, le culture."

G., ROMANIA, 19 ANNI

"Torno a casa sicura che nel mondo non sono la sola a sognare e a vivere nella speranza anzi nella certez­za che un giorno il mondo sarà migliore, sarà uno!" L., PADOVA, 26 ANNI

a cura di Luisa Colombo e Salvatore Maciocco (l) Chiara Lubich - 11 / 12 giugno '88 Cillà Nuova N' 12 (pag. 36) (2) Chiara l.ubich - Genrest '85 Cillà Nuova N' 7 1pag. 321 (3) Chiara Lubich - Gcnrcsl '90 Cillà Nuova N' 7 (pag. 38).

• • • • • Come tenersi in contatto • • • • • • • • • • • • • • • • • Trento Stella Bozzarelli Via Tasso, 5/4 30030 Maerne (VE) Tel: 041/640030

"' Torino ~--...,... Claudio Bianco

Via Servais, 51 · 10146 Torino

Tel: 01117790625

Firenze Nino Ferro Via del Soderello, 94/C 50019 Sesto Fiorentino (FI) Tel: 055/4210011 Valdarno Maria Teresa Majjoni Via Roma, 50 50064 Incisa (FI) Tel: 055/8335991

\ Milano

l Donatella e Gia,nni Conconi Via Primavera, 6 20080 Coazzano di Vernate (MI) Tel: 02/9054824

Roma Daniela Rossi Via Blaserna, 46 00146 Roma Tel: 06/5587250

Castelli Alessandra e Stefano V aselli Via Col di Lana, 134 00143 Ciampino Tel: 0617911977

Bologna Maria Teresa e Giuseppe Malerba Via Emingway, 30 47040 Villa Verucchio (FO) Tel: 0541/678176

Napoli Giuseppe Iorio Via A.Boccio, 4 7 80035 Nola (NA) Tel: 081/8235962 Sicilia Maria Santa Giacchi Via Cavour, 257 97019 Vittoria (RG) Tel: 0932/981822

l

• • • • • • DIVERSI

SOLO IN APPARENZA

S ulla strada che fa da anello a Loppiano, una casa attrae spesso lo

sguardo per la graziosa fiori­tura che la correda. Oggi è un pupazzetto colorato che penzola al vetro di una finestra a richiamare, invitante, l'attenzione di chi passa. Qui abita una giovane famiglia: Chiara e Gabriele con il piccolo Giulio di due mesi. Poco più di un anno fa si sono sposati nelle Filippine: Manila infatti, è la città dove Chiara è nata e vissuta fino al momento in cui ha deciso di partire per gli Stati Uniti per un corso di specializzazione. Il viaggio contemplava una breve tappa in Italia, a Loppiano, dove Chiara aveva mantenuto i contatti con alcune ragazze dopo un congresso

l

gen3. La storia va avanti da sola. "A Loppiano ci siamo conosciuti -dice Gabriele, che vive qui dall'età di due anni- ci siamo senti­ti fatti l'uno per l'altro e abbiamo deciso di spo­sarci. Ma non è stato tutto così fulmineo. Chiara ha voluto pensarci bene, perché voleva essere sicura dei suoi sentimenti; io invece, ho sentito subito che lei era il dono di Dio per me".

Per accoglierla Gabriele si è messo a ristrutturare assieme al padre, la vecchia casa colo­nica con le travi a vista: bella come il paesaggio intorno ma che certamente non richiama quel­lo delle Filippine. "Come può una ragazza cresciuta a Manila in un mondo tanto diver­so, con la prospetti­va di una laurea negli Stati Uniti, fermarsi a vivere qui?"

Chiara:" Sono vissuta in una famiglia bene­stante, ma i miei genitori quando hanno cono­sciuto il Movimento dei focolari hanno cercato di mettere a frutto la loro ricchezza per il bene della gente vivendo concretamente la comunio­ne dei beni e cercando di trasmettere a noi figli i valori cristiani. Da piccola ho partecipato agli

••••••••••••••••••••••• incontri gen ma crescendo, per me diventava difficile vivere l'ideale della fratellanza univer­sale nel mio paese, dove il distacco fra le classi sociali è enorme. Ho studiato sempre in scuole private e di élite perché la scuola pubblica nelle Filippine non è come in Italia. Per salvare l'amicizia con le mie compagne, a un certo punto ho cominciato a vivere come loro: per esempio, in quell'ambiente, ci si lascia servire dalle cameriere anche per un solo bicchiere d'acqua. Se mi comportavo diversamente, il mio modo di fare non era capito dai miei amici e mi sentivo ridicola davanti a loro; nello stesso tempo provavo un disagio dentro di me. Sentivo di dover cam­biare ogni cosa ma non accettavo neppure i suggerimenti di mia madre. In crisi con me stessa e con tutti ho deciso di partire. E pro­prio qui, in Italia, aiuta­ta dagli amici di Loppiano, ho incomin­ciato a lavorare, ad insegnare inglese in una scuola, a gestire i miei soldi, a farmi da man­giare, a pulire la mia stanza. lavori che prima non avevo mai fatto. Che strano, dicevo a me stessa, vivo in una società più evoluta di quella del mio paese e faccio cose manuali, devo con­tare i soldi per arrivare alla fine del mese ma sono contenta. Ho cominciato a capire di più il valore della vita e della gente che lavora. Gabriele mi ha aiutato tanto col suo modo di rapportarsi con gli altri. Vedevo che anche un semplice saluto, per lui, era come lasciare un

messaggio: anch'io ho cominciato a fare così, non per formalità ma per amore. Il suo modo di essere mi ha attirato a condividere la vita con lui, una vita semplice ma che mi fa sentire rea­lizzata". "Come può esserci un pieno incontro fra due persone come voi, diverse per razza e cultura?" Gabriele risponde: "Apparentemente diverse, perché man mano che ci siamo conosciuti le differenze venivano messe in secondo piano. Abbiamo parlato a lungo del nostro passato, ci siamo aperti l'uno all'altra scoprendo che la

cosa più preziosa che entrambi avevamo, dentro di noi, era il seme dell'Ideale dell'Unità, ricevuto da bambini. I miei genitori, dopo la mia nascita, hanno fatto una scelta cristiana determinante per la loro vita. Non sono mancali i soliti conflitti generazionali; certi valori però, sono passati a noi figli, come quello di formare una famiglia che non deve restare chiusa nella sua intimità ma che vuole vivere aperta agli altri.

l Gabriele e Chiara con il piccolo Giulio

Intanto cerco sempre di essere in donazione verso mia moglie e, quando viviamo in questa armonia, si senle che si realizza, anche in fami­glia, la presenza di Dio .. . e siamo più gentili con gli altri, più pazienti e più disposti verso tutti: unità e gioia infatti, vorremmo donare".

a cura di Elda Pardi

l

t:'' .

Un momento particolar­mente forte

del l o maggio a Loppiano è stato il racconto in prima persona di alcuni giovani della ex-Jugoslavia.

l

PIÙ FORTE DELLA GUERRA

Ianco: A Roma nell990, durante il Genfest, con una danza abbiamo espresso la realtà del nostro Paese: tanti popoli, etnie, minoranze che, nonostante alcune tensioni, con­vivevano pacifica­mente. Un anno dopo, però, inaspettata è esplosa la guerra in tutta la

• sua violenza e cru­dezza. Morti, rovine, bombe ... che colpiva­no nel profondo il

nostro ideale di un mondo unito. Sorgevano barriere che ci impedivano di comunicare, aumentava la confusione per le notizie contrastanti diffuse dai mass-media.

Veronica: Ma paradossalmente il crollo drammatico di tutto un paese ci ha portati a rivivere la stessa scoperta fatta agli inizi del

Movimento: tutto passa, solo Dio resta. E, come allora, la certezza che Dio è Amore ci ha accompagnato nei rifugi, durante gli allar­mi, in ogni situazione limi­te. Lui è stato ed è la nostra forza nel vivere il dramma di questa assurda guerra. Così era possibile portare nei rifugi speranza e con­solazione: dividere con gli altri quel poco che aveva­mo, fare insieme il time­out (pregare per la pace), giocare coi bambini. .. e le ore passavano più serene. Alcuni, invece, erano stati arruolati a forza nell'eserci­to e questo Ideale ha dato loro la forza di rischiare anche la vita pur di non sparare, di non uccidere.

Marko: Quando è scoppiata la guerra in Croazia, io mi trovavo a Zagabria. Davanti a tutto il dolore che portava questa assur­da situazione ci sentivamo impotenti.

"Dio-amore è la nostra forza nel vivere il l dramma di questa assurda guerra"

Solo mettere in comune questi problemi con gli altri del Movimento, il pregare insieme, ha dato a tutti la forza di non fermarsi. Un giorno, mentre andavo al lavoro, ho sentito spara­re e ho visto conficcarsi davanti a me le pallottole. Sentivo la morte vicina. Ma, dopo alcuni momenti di paura, ho avvertito nell'anima la pace: ho capi­to che la morte più terribile non è quella di essere

ammazzato, ma è quando ti lasci prendere dalla logica della guerra e dall'odio. Un anno fa sono venuto a Loppiano. Proprio in quel tempo è cominciata la guerra anche in Bosnia ed era impossibile avere noti­zie della mia famiglia rima­sta in una piccola città a 60 chilometri da Sarajevo. La mancanza di notizie aumentava in me il dolore che la situazione del mio Paese già mi provocava.

Finalmente, dopo quattro mesi ho potuto parlare per telefono con mia sorella e mia cognata che erano riu­scite a scappare con i loro bambini in Germania. Mi hanno parlato di case distrutte, di amici morti, di donne rimaste sole coi loro figli. Ho ascoltato fino in fondo e ho cercato di non fermarmi a condannare, ma di tra­smettere loro speranza, un po' di pace.

l

E adesso, anche se la situazione in Bosnia conti­nua ad aggravarsi ed è sempre molto difficile avere notizie, più forte è sentire che questo problema non è più solo mio, anzi, che l'esperienza che sto viven­do è già una risposta. Veronica: Nelle città risparmiate dalla guerra, cresce di gior­no in giorno il numero dei profughi. Abbiamo cercato di essere loro vicini, di ascoltarli, di mettere a disposizione le nostre case, di far sentire la presenza di fratelli che li amavano. Da tanti Paesi europei ci sono arrivati camion e camion di beni di ogni genere, messaggi, aiuti... e si può immaginare quanto anche un semplice dono abbia ridato speranza. Il desiderio di poter arriva­re a più persone possibile, spinge i giovani per un mondo unito a superare tante difficoltà, come scari­care i camion mentre suo­nano gli allarmi o raggiun­gere a rischio i villaggi più isolati. Una signora di Vukovar, che più volte era venuta da

l

• • • • : IN LIBRERIA ~----____,

noi a cercare coperte o • altro, una volta ci ha confi- ' • • dato: "Ho avuto quattro • morti nella mia famiglia, • • ma tutto l'amore che ho • trovato qui ha consolato il mio dolore e mi ha fatto vedere che Dio è più forte dell'odio e della guerra". Ianco: Questi sono solo alcuni fatti, accenni di una vita che sta coinvolgendo tante persone che continuano a credere nell'unità. Così, nel luglio scorso per la Mariapoli eravamo in 1.100, provenienti da tutta la ex Yugoslavia e ora stia­mo preparando il nostro Genfest. Inoltre sta sorgendo a 60 Km da Zagabria una citta­della come Loppiano. Si chiama "Mariapoli Faro" perché vuole essere una luce nel cammino verso l'unità, un punto di incon­tro per tutti, dove non esi­stono barriere di naziona­lità, cultura, religione.

a cura di Francesco Chatel

• • • "DIO AMORE • :NELLA : TRADIZIONE • :CRISTIANA : E NELLA DOMAN-• • DA DELL'UOMO • : CONTEMPORA-: NEO" • • Dopo la pubblicazione del • primo volume "Dio Amore • • nell'esperienza e nel pensie-• rodi Chiara Lubich" (di : Marisa Cerini), l'editrice • Città Nuova ha presentato : "Dio Amore nella tradizione • cristiana e nella domanda : dell'uomo contemporaneo", • col quale "costituisce ideai­• mente un'unica opera". • • Tra i sei autori di questo • secondo volume, tre sono : insegnanti a Loppiano: • Albert Dreston, tedesco : (Antico Testamento), Gérard • Rossé, francese (Nuovo : Testamento) e Vera Araujo, • brasiliana (Sociologia). • • • •

La ricerca di questa "folgorante scoperta" inizia dalle Sacre Scritture, luogo par­ticolarmente privilegiato per andare incontro al mistero più alto della nostra fede. "In tutto l'Antico Testamento -osserva Dreston- non si dice da nessuna parte che Dio è amore. Significa forse che solo col Nuovo Testamento tale realtà ci è manifestata, mentre l'Antico Testamento mette in luce altri aspetti, come per esempio quello di Dio giudice, dai tremendi giudizi, come spesso veniva affermato in passato?". Tutt'altro. Con particolare cura per i primi capitoli della Genesi, l'autore tenta di portarci alla conoscenza intima di quel Dio che da sempre "segue l'uomo con cura amorevole" , con mise­ricordia, vicino a chi lo invoca per comunicare la sua salvezza. Subito dopo, sarà Gérard

Rossé a confermare che il Dio che Gesù rivela non è diverso da quello da sempre conosciuto dagli israeliti: ha gli stessi attributi. "La novità -spiega- sta nel fatto che Gesù trascina ed impe­gna questo Dio nelle vicen­de umane".

E osserva ancora Rossé: "è questo che può scan­dalizzare: un Dio che incarnato in Gesù agi­sce, mangia con i pec­catori, si lascia tocca­re da donne in stato di impurità, promet­te l'amicizia a chi non lo merita; ed allo stesso tempo minaccia la rottura con quelli da sempre impegnati a cercare nella sola legge la comunio­ne con Dio". Un Dio che ama tutti, che va al di là della sua stessa legge, che rompe con la logica della mera giustizia

Albert Dreston (a destra), l alla scuola di Loppiano.

Sotto, la copertina del libro

Città Nuova

umana e suscita nell'uomo una risposta d'amore. "Un Dio che in Gesù trova la rivelazione ultima e definiti-va". Dopo altri studi che porte­ranno il lettore nella tradi­zione degli antichi Padri

l

IN LIBRERIA

della Chiesa e dei grandi teologi e mistici, si profila­no due approcci al mondo contemporaneo. Uno studio di taglio filosofico-letterario, un altro sociologico. Vera Araujo ha il compito di presentare quest'ultimo breve saggio. Ma come par­lare dell'amore di Dio ad un uomo ed in una società che, per più versi, sembra vivere come se Dio non ci fosse? Siamo di fronte all'uomo che, viste crollare le grandi ideologie del nostro secolo, perso in un universo privo di senso e segnato da conflitti sociali, immerso in un "pensiero debole" è tentato da un riflusso nel privato, da nuovi sincreti-smi e da un nichili-smo sottile e dila-gante. Ecco la grande sfida che

affronta l'autrice. Dopo l'analisi dell'indifferenza religiosa e della secolarizzazione Vera Araujo ricon­duce "i molti inter­rogativi ad una sola domanda": il significato e il senso stesso della vita e del vivere e del morire. Ed è a questo punto che riappare nuova, travolgente la risposta cri­stiana, l'incontro con Gesù "figlio di Dio e figlio

Gérard Rossé. Sotto: Vera Araujo

dell'uomo, che ci prende per mano e ci innesta nella vita vera, che ci parla e ci dice la verità, che ci invita a seguirlo sulla via che porta a Dio". Per questo, dopo aver affer­mato che "l'esperienza della fede percorre tutta la storia dell'umanità", con­clude: "il dono che Dio fa del suo amore, però, ha bisogno di essere accolto". E questo comporta, in defi­nitiva, cambiare se stessi e cambiare la società.

José Maria Poirier

Bimestrale spedizione in abbonamento postale gruppo IV (70%) · Tassa pagata ulf. PT Firenze

Abbonamento annuale: t 15.000. F.stero: E. 18.000 Direzione, Amminlsuazìone, Redazione in Lopptano · tf.(055) 833509-1-8335169 -INCISA VALDARNO (FI)

direttore responsabile Gugllelmo Boselli · Aut. Trtb. firenze n. 2622 del 09.12.1977 c.c.p. n. 21038500 Intestato a Loppiano Notizie· c.p. &l · ~ldsa Valdarno

Reruione della Martapoli· tf.(05518335t69 Stampa Baldest · firtnze


Recommended