"Non è un'utopia ~ • perchè poggia su una : •
notizie dalla art~~ ~
A scorrere le notizie dei quotidiani o ad ascoltare i notiziari radiofonici e televisivi si ha la sensazione che
roccia incrollabile" • l'intero pianeta sia in preda ad una specie di epidemia di carattere morale, che gli manchi l'ossigeno per dare respiro ad azioni e pensieri di tenore più elevato, di migliore spessore umano. I "ven ti" dei nostri fallimenti sono davvero rumorosi
: come gli uragani tropicali che adombrano • : l'aria di grigiore o addirittura di oscurità.
Anno XVI - n.3 maggio/giugno 1993
Eppure è necessario aprire gli occhi ed essere capaci di scorgere al di là della bufera, il venticello leggero, la brezza • soave che annuncia già tempi migliori: :
• di un bell'azzurro turchino, con la giusta • • temperatura per la progettazione e l'attua- :
zione di atteggiamenti e idee autenticamen- : te umane.Facevo queste riflessioni guar- : dando la piccola folla di giovani e meno :
giovani che il l' Maggio a ..,....,.
(segue da pagina l) Loppiano riempiva il bel teatro all'aperto. Faceva da sfondo sul palco, coperto da un telone, il titolo della manifestazione: "Unità, futuro dei popoli". A sentirli esprimere in canzoni, esperienze, danze, mimi, la volontà di vivere per questo ideale, qualcuno potrebbe fare un sorrise tto di amabile comprensione. A me sono sembrati saggi, concreti e lungimiranti.
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In quello stesso momento e in tutto questo periodo migliaia di giovani, • nei cinque continenti, hanno dato vita ai "Gen fest" e hanno espresso lo stesso intento. La loro non è un'utopia, un sogno o un desiderio impossibile, perchè poggia su una roccia incrollabile. Questa roccia è Gesù di Nazareth.Alla vigilia della sua morte, Lui ha rivolto al Padre suo e nostro questa preghiera:"Che tutti
• siano una cosa sola" [Gv 17,21). • • Poche ore dopo pendeva da una : croce. Ma la morte non ha avuto :
• vittoria, perchè Risorto vive in : mezzo a noi. La sua preghiera è il suo programma che si attuerà. Noi ne siamo solo gli strumenti convin-ti, gli annunziatori e i testimoni, ma la nostra forza è in Lui, vivo e presente nel mondo. • • • Altro che ill usi questi giovani. : "Vedono" e operano. Il futuro è loro! :
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Vera Araujo :
alle difficoltà, agli aspetti più contraddittori che sono presenti nella vita di ogni giorno. "E' stata una grossa carica" ripetono in tanti. "Sarà dura domani?" Chiedo ad alcuni giovani che stanno ripartendo. "Forse, ma siamo collegati fra noi, siamo già un gruppo e poi ci portiamo via quello che Chiara ha scritto a tutti i giovani per un mondo uni-~
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to: "La mia parola per voi è questa: "CORAGGIO"!
Ore 10.50 Centinaia di giovani arrivano a prendere posto nel grande teatro all'aperto. "Ora si può" canta il complesso. Il gruppo di ragazzi che sul palco dà vita alla prima coreografia coinvolge subito con il suo entusiasmo, i colori e la musica. Nel primo intervallo una ragazza discute con il suo vicino. Si chiedono, partendo da posizioni diverse, se un discorso sull'unità sia possibile fuori da Loppiano. Paolo, che a Loppiano vive
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stabilmente con i suoi, ha appena parlato sul palco definendo la cittadella "un sogno realizzato".
Successivamente Simona, brasiliana, ha raccontato che, 'fuori', appunto, immersi nella vita di ogni giorno, a San Paolo e nelle altre città del Brasile era l'unità l'obiettivo e l'impegno che la legava a tanti altri giovani del suo paese e che per costruire il "mondo unito" sono nate mille iniziative.
Il microfono ora passa a Ligia: una storia personale e familiare travagliata. Portoghese, trasferita forza-
tamente in Mozambico e poi in Sud Mrica: "A Johannesburg lo shock dell'apartheid. Mi chiedevo continuamente: perché? Ci sarà una chiave per capovolgere tutto questo, ci sarà una strada per superare questi conflitti? Quando avevo 16 anni siamo tornati in Portogallo. Non avevamo più niente: parenti, casa, lavoro ... Sono stati anni durissimi. Mi accorgevo che esisteva anche un altro tipo di razzismo: eravamo dello stesso paese, parlavamo la stessa lingua, eppure ci sentivamo rifiutati. Passavo le giornate con gli
amici: feste, musica, assalti ai supermercati, finché il mio ragazzo è finito in prigione. Un giorno incontro un gruppo di persone che
vivono per l'unità. Era come uscire dal tunnel: vedevo la vita di una comunità di persone grandi e piccole che condividevano tutto, anche i beni materiali. E' stato l'incontro con Dio-amore che mi ha costretto a rivedere ed a cambiare le mie posizioni nei confronti di tutti: dei miei familiari o di chi incontro per la strada alla ricerca di un lavoro o di qualcosa da mangiare."
I tremila nell'anfiteatro ascoltano attentissimi. E Ligia conclude: "Un amore che entra in tutte le fessure della vita e che ci fa scopri-
re fratelli."
E' la volta di Anny: "Già da piccola c'era qualcosa che non andava in casa. Tra i miei genitori c'era una grande difficoltà di rapporto. Come figlia sarebbe stato normale aspettarsi di essere amata, ma in una situazione così ho compreso che dovevo amare per prima senza chiedere niente. Ho cominciato con la mamma e poi con il papà
anche se è stato più difficile ed ha richiesto il mio impegno costante. Quello che mi ha dato sempre una grande forza è
stato condividere l'esperienza che stavo vivendo con altri giovani per un mondo unito , rimettendo a fuoco , ogni volta che ci incontravamo, la scelta di seguire Gesù, credendo all'amore di Dio per tutta la mia famiglia. La cosa più bella è che ora, dopo qualche anno, vedo che in casa ci vogliamo bene veramente e che c'è una crescita continua nel rapporto".
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Una coreografia capta l'attenzione di tutti: sembra quasi visualizzare interrogativi ed angosce di oggi. Si conclude con un giovane steso a terra, immobile, al centro del palco, che viene via via coperto da giacche, sciarpe, dal rispetto e dall'amore degli altri: "Sì, perché è possibile vedere più in là e scoprire che, racchiuso all'interno della sofferenza personale e collettiva c'è già il seme di qualcosa di nuovo che dopo l'inverno fiorirà".
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Orel2.00 E' l'ora del time out, questo appuntamento
universale per ~ la pace: il rac
coglimento si fa solenne. "NESSUNO PUO' SENTIRSI ESTRANEO ALLA GESTAZIONE DI UN MONDO NUOVO"o1.
Ed è COSÌ, ciascuno sente in quel momento d'unire la propria richiesta a quella dell'altro perché divenga planetaria ed
ottenga risposta. Sarà comprensibile il messaggio? si capirà? E' Daniela a porsi la domanda. Insieme a tanti ha lavorato alla stesura e al coordinamento di questo primo maggio. Spiega: "Come un sasso buttato nell'acqua, anche l'amore si propaga. Si comincia dal coinvolgimento personale ma la vita dell'unità proprio perché tale,·non può prescindere mai dall'altro, è collettiva di sua natura. Arriva anche al sociale, perché chi vive incide su ciò che lo circonda".
Ore 16.00 Antonella di Palermo racconta delle iniziative e della mobilitazione
nate, nella sua terra, per combattere la mafia, della vita per un mondo unito che, per chi è immerso nella realtà siciliana diviene sfida continua. Parla di Rocco e Rosa che a Gela hanno coinvolto 500 persone del loro quartiere e riescono a risorgere insieme dalla situazione di degrado e di carenze in cui erano costretti a stare, di Elena, magistrato a 'rischio' in Calabria, del fermento nuovo portato dalla Parola di Vita all'interno delle carceri. I cerchi si allargano via via sempre più: per questo si parla di 'futuro dei popoli'.
Anche in Francia, in Sicilia,
in Libano e in Portogallo oggi si stanno svolgendo Genfest contemporanei. Un collegamento telefonico con i giovani riuniti a Lisbona e a Beirut fa assaporare il gusto di un'unità già costruita.
"UNITA' FUTURO DEI POPOLI": perché può essere futuro? perché malgrado tutto la nostra fede nell'unità è così forte da divenire sicurezza? "C'E' ANZITUTTO UN MOTIVO REMOTO CHE SPECIE NOI CRISTIANI NON POSSIAMO NON TENER PRESENTE: IL MONDO TENDE SENZ'ALTRO ALL'UNITA': E' IL SUO DESTINO O MEGLIO: E' IL DISEGNO DI DIO SU DI ESSO. E' VERO:
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LA STORIA CAMMINA GUIDATA DALLE LIBERE SCELTE NON SEMPRE BUONE E INDOVINATE DEGLI UOMINI. DIO NON VUOL FARLE VIOLENZA. PUR TUTTAVIA UN GIORNO L'UNITA' CI SARA' ".121
"DOMANDIAMOCI CHE DIREBBE GESU' DIFRONTE A TANTI DRAMMI? "AMATEVI COME IO VI HO AMATO". E CIO' CHE DICE E' DI UN'IMPORTANZA IMMENSA. PERCHE' QUESTO AMATEVI A VICENDA E' LA CHIAVE PRINCIPALE PER LA SOLUZIONE D'OGNI PROBLEMA ".13!
A boomerang tornano dai giovani stessi risposte, commenti, propositi d'impegno: "E' stata una
di quelle poche volte in cui mi sono sentita potenzialmente in grado di rivoluzionare il mondo, sicuramente perché
oggi, tutti abbiamo contribuito a formare un pezzetto di mondo unito" S., NAPOLI, 16 ANNI
"Torno a casa con una carica ed una voglia di portare questo messaggio nelle nostre case, sul lavoro, a scuola ... " S., GENOVA, 25 ANNI
"Carissimi amici, sono tin rumeno che abita ormai da un anno in Italia. Permettetemi di chiamarvi amici perché oggi ho sperimentato che c'è fra di noi una fratellanza che va oltre le razze, le età, le culture."
G., ROMANIA, 19 ANNI
"Torno a casa sicura che nel mondo non sono la sola a sognare e a vivere nella speranza anzi nella certezza che un giorno il mondo sarà migliore, sarà uno!" L., PADOVA, 26 ANNI
a cura di Luisa Colombo e Salvatore Maciocco (l) Chiara Lubich - 11 / 12 giugno '88 Cillà Nuova N' 12 (pag. 36) (2) Chiara l.ubich - Genrest '85 Cillà Nuova N' 7 1pag. 321 (3) Chiara Lubich - Gcnrcsl '90 Cillà Nuova N' 7 (pag. 38).
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Roma Daniela Rossi Via Blaserna, 46 00146 Roma Tel: 06/5587250
Castelli Alessandra e Stefano V aselli Via Col di Lana, 134 00143 Ciampino Tel: 0617911977
Bologna Maria Teresa e Giuseppe Malerba Via Emingway, 30 47040 Villa Verucchio (FO) Tel: 0541/678176
Napoli Giuseppe Iorio Via A.Boccio, 4 7 80035 Nola (NA) Tel: 081/8235962 Sicilia Maria Santa Giacchi Via Cavour, 257 97019 Vittoria (RG) Tel: 0932/981822
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• • • • • • DIVERSI
SOLO IN APPARENZA
S ulla strada che fa da anello a Loppiano, una casa attrae spesso lo
sguardo per la graziosa fioritura che la correda. Oggi è un pupazzetto colorato che penzola al vetro di una finestra a richiamare, invitante, l'attenzione di chi passa. Qui abita una giovane famiglia: Chiara e Gabriele con il piccolo Giulio di due mesi. Poco più di un anno fa si sono sposati nelle Filippine: Manila infatti, è la città dove Chiara è nata e vissuta fino al momento in cui ha deciso di partire per gli Stati Uniti per un corso di specializzazione. Il viaggio contemplava una breve tappa in Italia, a Loppiano, dove Chiara aveva mantenuto i contatti con alcune ragazze dopo un congresso
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gen3. La storia va avanti da sola. "A Loppiano ci siamo conosciuti -dice Gabriele, che vive qui dall'età di due anni- ci siamo sentiti fatti l'uno per l'altro e abbiamo deciso di sposarci. Ma non è stato tutto così fulmineo. Chiara ha voluto pensarci bene, perché voleva essere sicura dei suoi sentimenti; io invece, ho sentito subito che lei era il dono di Dio per me".
Per accoglierla Gabriele si è messo a ristrutturare assieme al padre, la vecchia casa colonica con le travi a vista: bella come il paesaggio intorno ma che certamente non richiama quello delle Filippine. "Come può una ragazza cresciuta a Manila in un mondo tanto diverso, con la prospettiva di una laurea negli Stati Uniti, fermarsi a vivere qui?"
Chiara:" Sono vissuta in una famiglia benestante, ma i miei genitori quando hanno conosciuto il Movimento dei focolari hanno cercato di mettere a frutto la loro ricchezza per il bene della gente vivendo concretamente la comunione dei beni e cercando di trasmettere a noi figli i valori cristiani. Da piccola ho partecipato agli
••••••••••••••••••••••• incontri gen ma crescendo, per me diventava difficile vivere l'ideale della fratellanza universale nel mio paese, dove il distacco fra le classi sociali è enorme. Ho studiato sempre in scuole private e di élite perché la scuola pubblica nelle Filippine non è come in Italia. Per salvare l'amicizia con le mie compagne, a un certo punto ho cominciato a vivere come loro: per esempio, in quell'ambiente, ci si lascia servire dalle cameriere anche per un solo bicchiere d'acqua. Se mi comportavo diversamente, il mio modo di fare non era capito dai miei amici e mi sentivo ridicola davanti a loro; nello stesso tempo provavo un disagio dentro di me. Sentivo di dover cambiare ogni cosa ma non accettavo neppure i suggerimenti di mia madre. In crisi con me stessa e con tutti ho deciso di partire. E proprio qui, in Italia, aiutata dagli amici di Loppiano, ho incominciato a lavorare, ad insegnare inglese in una scuola, a gestire i miei soldi, a farmi da mangiare, a pulire la mia stanza. lavori che prima non avevo mai fatto. Che strano, dicevo a me stessa, vivo in una società più evoluta di quella del mio paese e faccio cose manuali, devo contare i soldi per arrivare alla fine del mese ma sono contenta. Ho cominciato a capire di più il valore della vita e della gente che lavora. Gabriele mi ha aiutato tanto col suo modo di rapportarsi con gli altri. Vedevo che anche un semplice saluto, per lui, era come lasciare un
messaggio: anch'io ho cominciato a fare così, non per formalità ma per amore. Il suo modo di essere mi ha attirato a condividere la vita con lui, una vita semplice ma che mi fa sentire realizzata". "Come può esserci un pieno incontro fra due persone come voi, diverse per razza e cultura?" Gabriele risponde: "Apparentemente diverse, perché man mano che ci siamo conosciuti le differenze venivano messe in secondo piano. Abbiamo parlato a lungo del nostro passato, ci siamo aperti l'uno all'altra scoprendo che la
cosa più preziosa che entrambi avevamo, dentro di noi, era il seme dell'Ideale dell'Unità, ricevuto da bambini. I miei genitori, dopo la mia nascita, hanno fatto una scelta cristiana determinante per la loro vita. Non sono mancali i soliti conflitti generazionali; certi valori però, sono passati a noi figli, come quello di formare una famiglia che non deve restare chiusa nella sua intimità ma che vuole vivere aperta agli altri.
l Gabriele e Chiara con il piccolo Giulio
Intanto cerco sempre di essere in donazione verso mia moglie e, quando viviamo in questa armonia, si senle che si realizza, anche in famiglia, la presenza di Dio .. . e siamo più gentili con gli altri, più pazienti e più disposti verso tutti: unità e gioia infatti, vorremmo donare".
a cura di Elda Pardi
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Un momento particolarmente forte
del l o maggio a Loppiano è stato il racconto in prima persona di alcuni giovani della ex-Jugoslavia.
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PIÙ FORTE DELLA GUERRA
Ianco: A Roma nell990, durante il Genfest, con una danza abbiamo espresso la realtà del nostro Paese: tanti popoli, etnie, minoranze che, nonostante alcune tensioni, convivevano pacificamente. Un anno dopo, però, inaspettata è esplosa la guerra in tutta la
• sua violenza e crudezza. Morti, rovine, bombe ... che colpivano nel profondo il
nostro ideale di un mondo unito. Sorgevano barriere che ci impedivano di comunicare, aumentava la confusione per le notizie contrastanti diffuse dai mass-media.
Veronica: Ma paradossalmente il crollo drammatico di tutto un paese ci ha portati a rivivere la stessa scoperta fatta agli inizi del
Movimento: tutto passa, solo Dio resta. E, come allora, la certezza che Dio è Amore ci ha accompagnato nei rifugi, durante gli allarmi, in ogni situazione limite. Lui è stato ed è la nostra forza nel vivere il dramma di questa assurda guerra. Così era possibile portare nei rifugi speranza e consolazione: dividere con gli altri quel poco che avevamo, fare insieme il timeout (pregare per la pace), giocare coi bambini. .. e le ore passavano più serene. Alcuni, invece, erano stati arruolati a forza nell'esercito e questo Ideale ha dato loro la forza di rischiare anche la vita pur di non sparare, di non uccidere.
Marko: Quando è scoppiata la guerra in Croazia, io mi trovavo a Zagabria. Davanti a tutto il dolore che portava questa assurda situazione ci sentivamo impotenti.
"Dio-amore è la nostra forza nel vivere il l dramma di questa assurda guerra"
Solo mettere in comune questi problemi con gli altri del Movimento, il pregare insieme, ha dato a tutti la forza di non fermarsi. Un giorno, mentre andavo al lavoro, ho sentito sparare e ho visto conficcarsi davanti a me le pallottole. Sentivo la morte vicina. Ma, dopo alcuni momenti di paura, ho avvertito nell'anima la pace: ho capito che la morte più terribile non è quella di essere
ammazzato, ma è quando ti lasci prendere dalla logica della guerra e dall'odio. Un anno fa sono venuto a Loppiano. Proprio in quel tempo è cominciata la guerra anche in Bosnia ed era impossibile avere notizie della mia famiglia rimasta in una piccola città a 60 chilometri da Sarajevo. La mancanza di notizie aumentava in me il dolore che la situazione del mio Paese già mi provocava.
Finalmente, dopo quattro mesi ho potuto parlare per telefono con mia sorella e mia cognata che erano riuscite a scappare con i loro bambini in Germania. Mi hanno parlato di case distrutte, di amici morti, di donne rimaste sole coi loro figli. Ho ascoltato fino in fondo e ho cercato di non fermarmi a condannare, ma di trasmettere loro speranza, un po' di pace.
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E adesso, anche se la situazione in Bosnia continua ad aggravarsi ed è sempre molto difficile avere notizie, più forte è sentire che questo problema non è più solo mio, anzi, che l'esperienza che sto vivendo è già una risposta. Veronica: Nelle città risparmiate dalla guerra, cresce di giorno in giorno il numero dei profughi. Abbiamo cercato di essere loro vicini, di ascoltarli, di mettere a disposizione le nostre case, di far sentire la presenza di fratelli che li amavano. Da tanti Paesi europei ci sono arrivati camion e camion di beni di ogni genere, messaggi, aiuti... e si può immaginare quanto anche un semplice dono abbia ridato speranza. Il desiderio di poter arrivare a più persone possibile, spinge i giovani per un mondo unito a superare tante difficoltà, come scaricare i camion mentre suonano gli allarmi o raggiungere a rischio i villaggi più isolati. Una signora di Vukovar, che più volte era venuta da
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• • • • : IN LIBRERIA ~----____,
noi a cercare coperte o • altro, una volta ci ha confi- ' • • dato: "Ho avuto quattro • morti nella mia famiglia, • • ma tutto l'amore che ho • trovato qui ha consolato il mio dolore e mi ha fatto vedere che Dio è più forte dell'odio e della guerra". Ianco: Questi sono solo alcuni fatti, accenni di una vita che sta coinvolgendo tante persone che continuano a credere nell'unità. Così, nel luglio scorso per la Mariapoli eravamo in 1.100, provenienti da tutta la ex Yugoslavia e ora stiamo preparando il nostro Genfest. Inoltre sta sorgendo a 60 Km da Zagabria una cittadella come Loppiano. Si chiama "Mariapoli Faro" perché vuole essere una luce nel cammino verso l'unità, un punto di incontro per tutti, dove non esistono barriere di nazionalità, cultura, religione.
a cura di Francesco Chatel
• • • "DIO AMORE • :NELLA : TRADIZIONE • :CRISTIANA : E NELLA DOMAN-• • DA DELL'UOMO • : CONTEMPORA-: NEO" • • Dopo la pubblicazione del • primo volume "Dio Amore • • nell'esperienza e nel pensie-• rodi Chiara Lubich" (di : Marisa Cerini), l'editrice • Città Nuova ha presentato : "Dio Amore nella tradizione • cristiana e nella domanda : dell'uomo contemporaneo", • col quale "costituisce ideai• mente un'unica opera". • • Tra i sei autori di questo • secondo volume, tre sono : insegnanti a Loppiano: • Albert Dreston, tedesco : (Antico Testamento), Gérard • Rossé, francese (Nuovo : Testamento) e Vera Araujo, • brasiliana (Sociologia). • • • •
La ricerca di questa "folgorante scoperta" inizia dalle Sacre Scritture, luogo particolarmente privilegiato per andare incontro al mistero più alto della nostra fede. "In tutto l'Antico Testamento -osserva Dreston- non si dice da nessuna parte che Dio è amore. Significa forse che solo col Nuovo Testamento tale realtà ci è manifestata, mentre l'Antico Testamento mette in luce altri aspetti, come per esempio quello di Dio giudice, dai tremendi giudizi, come spesso veniva affermato in passato?". Tutt'altro. Con particolare cura per i primi capitoli della Genesi, l'autore tenta di portarci alla conoscenza intima di quel Dio che da sempre "segue l'uomo con cura amorevole" , con misericordia, vicino a chi lo invoca per comunicare la sua salvezza. Subito dopo, sarà Gérard
Rossé a confermare che il Dio che Gesù rivela non è diverso da quello da sempre conosciuto dagli israeliti: ha gli stessi attributi. "La novità -spiega- sta nel fatto che Gesù trascina ed impegna questo Dio nelle vicende umane".
E osserva ancora Rossé: "è questo che può scandalizzare: un Dio che incarnato in Gesù agisce, mangia con i peccatori, si lascia toccare da donne in stato di impurità, promette l'amicizia a chi non lo merita; ed allo stesso tempo minaccia la rottura con quelli da sempre impegnati a cercare nella sola legge la comunione con Dio". Un Dio che ama tutti, che va al di là della sua stessa legge, che rompe con la logica della mera giustizia
Albert Dreston (a destra), l alla scuola di Loppiano.
Sotto, la copertina del libro
Città Nuova
umana e suscita nell'uomo una risposta d'amore. "Un Dio che in Gesù trova la rivelazione ultima e definiti-va". Dopo altri studi che porteranno il lettore nella tradizione degli antichi Padri
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IN LIBRERIA
della Chiesa e dei grandi teologi e mistici, si profilano due approcci al mondo contemporaneo. Uno studio di taglio filosofico-letterario, un altro sociologico. Vera Araujo ha il compito di presentare quest'ultimo breve saggio. Ma come parlare dell'amore di Dio ad un uomo ed in una società che, per più versi, sembra vivere come se Dio non ci fosse? Siamo di fronte all'uomo che, viste crollare le grandi ideologie del nostro secolo, perso in un universo privo di senso e segnato da conflitti sociali, immerso in un "pensiero debole" è tentato da un riflusso nel privato, da nuovi sincreti-smi e da un nichili-smo sottile e dila-gante. Ecco la grande sfida che
affronta l'autrice. Dopo l'analisi dell'indifferenza religiosa e della secolarizzazione Vera Araujo riconduce "i molti interrogativi ad una sola domanda": il significato e il senso stesso della vita e del vivere e del morire. Ed è a questo punto che riappare nuova, travolgente la risposta cristiana, l'incontro con Gesù "figlio di Dio e figlio
Gérard Rossé. Sotto: Vera Araujo
dell'uomo, che ci prende per mano e ci innesta nella vita vera, che ci parla e ci dice la verità, che ci invita a seguirlo sulla via che porta a Dio". Per questo, dopo aver affermato che "l'esperienza della fede percorre tutta la storia dell'umanità", conclude: "il dono che Dio fa del suo amore, però, ha bisogno di essere accolto". E questo comporta, in definitiva, cambiare se stessi e cambiare la società.
José Maria Poirier
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