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NOTIZIE RASSEGNE, RECENSIONI E SCHEDE a cura di A G C T - UGTportal.ugt.org/fflc/ambitos/ARTICULO...

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OMMARIO TECA Numero 9-10 (marzo, settembre 2016) RICERCHE RITA BERTANI, PAOLO TINTI, Filippo Beroaldo il Vecchio e le dediche. Sondaggi e problemi nelle edizioni a stampa (secc. XV-XVI) …………………………….pag. 9 GIAN LUIGI BETTI, MARINA CALORE, Indagine sugli scritti, la biblioteca e il „museo‟ di Ercole Bottrigari, eclettico intellettuale bolognese (1531-1612)……….» 39 SILVIA MUNARI, Nuove testimonianze su Pietro Brighenti e sulla sua famiglia nelle Carte Viani dell‟Archivio di Stato di Reggio Emilia ...……………………….» 71 ANNA GIULIA CAVAGNA, Linguaggio dei segni, macchine per comunicare. Il Tachifenografo (1808) fra tipografia e manualistica sulla sordità d‟antico regime (XVI-XVIII) ………………………………………………………………………..» 107 ANDREA RISI, L‟arte della scrittura con lo stencil. Il caso dei manoscritti liturgici della Collegiata di San Giovanni Battista in San Giovanni in Persiceto …………» 129 MARINA GARONE GRAVIER, Editorial production, circulation and consumption of books from Puebla in Mexico City. Commercial networks of printer Pedro de la Rosa‟s family (1777-1821) …………………………………………………………» 171 ELENA FERNÁNDEZ GÓMEZ, Libros, lecturas y lectores obreros en la biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid ……………………………………………………...» 185 ELISA MORBIDELLI, «Come autore dello Struzzo». Piero Camporesi e Casa Einaudi (1961-1979) ……………………………………………………………….» 209 NOTIZIE CHRISTIAN GENETELLI, Leopardi, Inno a Nettuno e Odae adespotae. Per una recente edizione commentata …………..…………………………………..............» 239 CATERINA ALGHISI, Silvio D‟Arzo e gli editori ….…….……..…………………..» 253 RASSEGNE, RECENSIONI E SCHEDE a cura di ANNA GIULIA CAVAGNA e PAOLO TINTI Incunabula, Printing, Trading, Collecting, Cataloguing. Atti del convegno internazionale, Milano, 10-12 settembre 2013, a cura di Alessandro Ledda, Firenze, Olschki, 2015 (Graziano Ruffini) ………….…………………….…......» 267 Xylographa Bavarica: Blockbücher in bayerischen Sammlungen (Xylo-Bav), herausgegeben von Bettina Wagner, Wiesbaden, Harrassowitz Verlag, 2016 (Federica Fabbri) …………………………………………………………………..» 272 Libri, lettori, immagini. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, a cura di Luca Rivali, Udine, Forum, 2015 (Paolo Tinti) ………………………..» 275 ALBERT CORBETO, MARINA GARONE, Historia de la tipografía. La evolución de la letra desde Gutenberg hasta las fundiciones digitales, Lleida, Editoral Milenio, 2015 (Aitor Quiney) ……........................................................................................» 277 Nel segno di Aldo. Catalogo della mostra. Biblioteca Universitaria. Bologna, 29 ottobre 2015 – 16 gennaio 2016, a cura di Loredana Chines, Piero Scapecchi, Paolo Tinti, Paola Vecchi Galli, Bologna, Pàtron, 2015 (Davide Ruggerini)…………………….» 279 S
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OMMARIO TECA Numero 9-10 (marzo, settembre 2016)

RICERCHE

RITA BERTANI, PAOLO TINTI, Filippo Beroaldo il Vecchio e le dediche. Sondaggi e problemi nelle edizioni a stampa (secc. XV-XVI) …………………………….pag.

9

GIAN LUIGI BETTI, MARINA CALORE, Indagine sugli scritti, la biblioteca e il „museo‟ di Ercole Bottrigari, eclettico intellettuale bolognese (1531-1612)……….»

39

SILVIA MUNARI, Nuove testimonianze su Pietro Brighenti e sulla sua famiglia nelle Carte Viani dell‟Archivio di Stato di Reggio Emilia ...……………………….»

71

ANNA GIULIA CAVAGNA, Linguaggio dei segni, macchine per comunicare. Il Tachifenografo (1808) fra tipografia e manualistica sulla sordità d‟antico regime (XVI-XVIII) ………………………………………………………………………..»

107 ANDREA RISI, L‟arte della scrittura con lo stencil. Il caso dei manoscritti liturgici della Collegiata di San Giovanni Battista in San Giovanni in Persiceto …………»

129

MARINA GARONE GRAVIER, Editorial production, circulation and consumption of books from Puebla in Mexico City. Commercial networks of printer Pedro de la Rosa‟s family (1777-1821) …………………………………………………………»

171 ELENA FERNÁNDEZ GÓMEZ, Libros, lecturas y lectores obreros en la biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid ……………………………………………………...»

185

ELISA MORBIDELLI, «Come autore dello Struzzo». Piero Camporesi e Casa Einaudi (1961-1979) ……………………………………………………………….»

209

NOTIZIE

CHRISTIAN GENETELLI, Leopardi, Inno a Nettuno e Odae adespotae. Per una recente edizione commentata …………..…………………………………..............»

239

CATERINA ALGHISI, Silvio D‟Arzo e gli editori ….…….……..…………………..» 253

RASSEGNE, RECENSIONI E SCHEDE a cura di ANNA GIULIA CAVAGNA e PAOLO TINTI

Incunabula, Printing, Trading, Collecting, Cataloguing. Atti del convegno internazionale, Milano, 10-12 settembre 2013, a cura di Alessandro Ledda, Firenze, Olschki, 2015 (Graziano Ruffini) ………….…………………….…......»

267 Xylographa Bavarica: Blockbücher in bayerischen Sammlungen (Xylo-Bav), herausgegeben von Bettina Wagner, Wiesbaden, Harrassowitz Verlag, 2016 (Federica Fabbri) …………………………………………………………………..»

272 Libri, lettori, immagini. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, a cura di Luca Rivali, Udine, Forum, 2015 (Paolo Tinti) ………………………..»

275

ALBERT CORBETO, MARINA GARONE, Historia de la tipografía. La evolución de la letra desde Gutenberg hasta las fundiciones digitales, Lleida, Editoral Milenio, 2015 (Aitor Quiney) ……........................................................................................»

277 Nel segno di Aldo. Catalogo della mostra. Biblioteca Universitaria. Bologna, 29 ottobre 2015 – 16 gennaio 2016, a cura di Loredana Chines, Piero Scapecchi, Paolo Tinti, Paola Vecchi Galli, Bologna, Pàtron, 2015 (Davide Ruggerini)…………………….»

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MONICA BOCCHETTA, Biblioteche scomparse. Le librerie claustrali degli eremiti del Beato Pietro da Pisa, ricostruzione storico-bibliografica, Cargeghe (SS), Editoriale documenta, 2016 (Anna Giulia Cavagna) ......................................................pag.

283 GIAN BATTISTA MARTINELLI, I librai pontremolesi. Storia esemplare di un mestiere meraviglioso, Mulazzo (MS), Tarka, 2014 (Paolo Tinti) …..…………………………»

285

Lost books. Reconstructing the print world of pre-industrial Europe, edited by Flavia Bruni, Andrew Pettegree, Leiden, Boston, Brill, 2016 (Francesca Nepori) ……….»

286

La libraria settecentesca di San Francesco del Monte a Perugia. Non oculis mentibus esca, a cura di Fiammetta Sabba con la collaborazione di Maria Paola Barlozzini, Perugia, Fabrizio Fabbri, 2015 (Anna Giulia Cavagna)........»

292 GIUSEPPE MANITTA, Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (2004-2008). Con appendice (2009-2012), Castiglione di Sicilia (CT), Il convivio, 2015

(Andrea Campana) ....…..........................................................................................»

295 RAPHAËL MULLER, Le Livre français et ses lecteurs italiens. De l‟achèvement de l‟unité à la montée du fascisme, Paris, Armand Colin, 2013 (Paolo Tinti) ……...»

297

Giulio Einaudi nell‟editoria di cultura del Novecento italiano: atti del Convegno della Fondazione Giulio Einaudi e della Fondazione Luigi Einaudi ONLUS, Torino, 25-26 ottobre 2012, a cura di Paolo Soddu, Firenze, Olschki, 2015 TOMMASO MUNARI, L‟Einaudi in Europa, 1943-1957, Torino, Einaudi, 2016 (Elisa Pederzoli) ……..............................................................................................»

299

Dessì e la Sardegna. I carteggi con il «Ponte» e Il Polifilo, a cura di Giulio Vannucci, Firenze, University Press, 2013 (Lucia Coppari) …………………..»

306

EZIO RAIMONDI, Dialoghi dall‟IBC. Corrispondenze tra lavoro e amicizia (1995-2009), a cura di Ivan Orsini, Bologna, Bononia University Press, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2016 (Alberto Di Franco) ………………………………………………………………»

308

Lettere per Armando Petrucci da Alberto Asor Rosa, Alfredo Stussi, Carlo Federici, Charles Radding, Enrica Schettini, Ezio Ornato, Guglielmo Cavallo, Paul Gehl, Roberto Antonelli, Roger Chartier, Salvatore Settis, Tullio De Mauro, a cura di Luisa Miglio, Spoleto: Fondazione Centro Italiano di studi sull‘Alto Medioevo, 2012 (Francisco M. Gimeno Blay)………………………………………………….»

314 Noetica versus informatica. Le nuove strutture della comunicazione scientifica. Atti del Convegno internazionale, Roma, Tempio di Adriano, 19-20 novembre 2013, a cura di Fiammetta Sabba, Firenze, Olschki, 2015 (Anna Giulia Cavagna) ……»

317

MARIO ANDREOSE, Uomini e libri, Milano, Bompiani, 2015 (Elisa Pederzoli)…..» 322

ASSOCIAZIONE INCISORI LIGURI, XXVII Rassegna, Genova, Museo di Sant‟Agostino, 9 ottobre – 21 ottobre 2015, Genova, Arti grafiche francescane (Anna Giulia Cavagna)…………………………………………………………....»

326

ARTE E LIBRO

a cura di IRENE GUZMAN E GIOVANNA PESCI ENRIQUES Contributi Una scultura ad ogni pagina di Emanuela Ferro ……………………………….» 329 La Sardegna in copertina. Alla scoperta degli illustratori di Sardegna attraverso la mostra allestita presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze dal 20 Aprile al 4 Maggio 2016 di Angelino Mereu ………….…….….»

333

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Basilea nel Cinquecento: itinerari delle stampe e della cultura a sud delle Alpi. Una mostra di esemplari presso la Biblioteca Salita dei Frati a Lugano di Laura Luraschi Barro, Luciana Pedroia ….…………………………………..pag.

337 Un quarto di secolo in punta di penna: lo sguardo al futuro dell‘Associazione Calligrafica Italiana di Francesca Biasetton ……...…..…......»

341

Rompete le righe, alla Poletti! Una mostra e una collezione di libri futuristi di Paolo Tinti ………………………………………………………………………»

345

Versione elettronica / Online version www.teca.patroneditore.it

Contatti / Contacts: [email protected] +39-051-2098566 ; +39-051-2098555 (fax) Indirizzo postale / Postal address: CERB – Centro di Ricerca in Bibliografia, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica, v. Zamboni, 32, 40126 Bologna Copertina / Cover art: L‘immagine di copertina è di / The Cover art is realized by Quint Buchholz, Copyright © 2011

Pàtron editore, via Badini 12, Quarto Inferiore 40057 Granarolo dell‘Emilia – Bologna, Tel. 051 767003 – Fax 051768252 [email protected] - www.patroneditore.com/teca Stampa / Printing: Rabbi Giuseppe, Bologna per conto della Pàtron Editore

Fascicolo 9-10 – marzo, settembre 2016 – TECA finito di stampare nel luglio 2017

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TECA – Testimonianze, editoria, cultura, arte

Rivista internazionale di arte e di storia della scrittura, del libro, della lettura International Journal of Art and History of Writing, Book and Reading Periodicità / Issue

semestrale / semiannual

Direzione / Direction:

Paolo Tinti Paola Vecchi (Responsabile / Legal)

La rivista fondata nel 2011 da Maria Gioia Tavoni, Paolo Tinti e Paola Vecchi, è stata condiretta da Maria Gioia Tavoni fino al n. 5-2014. Comitato scientifico nazionale e internazionale / International advisory comitee:

Angela Andrisano Gian Mario Anselmi Andrea Battistini Antonio Castillo Gómez Pedro M. Cátedra Anna Giulia Cavagna Loredana Chines Stefano Cracolici Vera Fortunati Sabine Frommel Giuseppe Olmi Francesca Roversi-Monaco Juan Miguel Valero Moreno Françoise Waquet

Comitato di redazione / Editorial staff:

Rita Bertani Giovanna Boldrini (referente abstract)

Emanuela Fortunato Federico Olmi Elisa Pederzoli Chiara Reatti Davide Ruggerini Marco Serra (referente aggiornamenti e sviluppo tecnologico) Annafelicia Zuffrano

Norme redazionali / Editorial rules

Le norme redazionali sono scaricabili dal sito della rivista, link «La Rivista»: www.teca.patroneditore.it /PDF/TECA_Normeredazionali.pdf

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Politica di Peer Review Processo di valutazione tra pari La selezione dei revisori per ogni articolo sottoposto spetta al comitato scientifico internazionale e tiene conto, nella revisione degli articoli per TECA, dell‘esperienza dei recensori, delle competenze maturate, dei suggerimenti dei redattori e dell‘esperienza conseguita in precedenza da TECA. Ogni proposta presentata per la pubblicazione è letta almeno da due membri del comitato scientifico, per una revisione iniziale. Se l‘articolo concorda con le politiche editoriali e con il livello minimo di qualità richiesto da TECA, è inviato a due revisori anonimi per la valutazione. TECA si avvale di revisori anonimi sia italiani sia stranieri. Il processo di revisione intende fornire agli autori un parere competente sul loro articolo. La revisione dovrebbe offrire suggerimenti agli autori, se necessari, su come migliorare i loro contributi.

Peer Review Process Reviewer selection for each article submitted is up to the international advisory commitee and takes into account reviewers‘ experience, competence, suggestions by editors, and a previous experience in reviewing papers for TECA. Every proposal submitted for publication is read at least by two editors, for an initial review. If the paper agrees with editorial policies and with a minimum quality level, is sent to two reviewers for evaluation. TECA uses a double blind peer review, at national and international level. The review process aims to provide authors with a competent opinion on their paper. A review should give authors suggestions, if needed, on how to improve their papers.

Tempi di pubblicazione TECA intende rispettare la cronologia di pubblicazione illustrata in calce gestendo il flusso del lavoro editoriale secondo le seguenti scansioni temporali: - Prima revisione interna al comitato scientifico, con conseguente rifiuto o assegnazione della valutazione al revisore anonimo (entro 2 settimane dalla presentazione alla rivista); - Primo giro di valutazione (entro 4 settimane dall‘assegnazione ai revisori); - Comunicazione all‘autore (entro 6 settimane dalla presentazione); - Modifiche dell‘autore al contributo (entro 4 settimane dalla richiesta del redattore); - Ultima decisione editoriale (entro 2 settimane dalla ricezione delle modifiche).

Publication timeline TECA aims to respect the publication timeline shown below in managing editorial workflow: - First editorial review, with consequent rejection or peer review assignment (within 2 weeks after submission); - First round of peer review (within 4 weeks after the assignment to the blind peer reviewers); - Communication to the author (within 6 weeks after the submission); - Author‘s modifications of the paper (within 4 weeks after editor‘s request); - Last editorial decision (within 2 weeks after modifications received).

Nota di redazione Saggi, contributi e notizie vanno inviati alla redazione in tempo utile per la lettura dei refree anonimi. Ogni saggio va corredato del relativo abstract in lingua inglese. Libri e periodici per recensione vanno inviati in due copie alla redazione.

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ELENA FERNÁNDEZ GÓMEZ

Libros, lecturas y lectores obreros en la biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid*

ABSTRACT One of the main users of the popular libraries was the working class, which found in the books the opportunity to go to an education previously inaccessible. Their literacy was thus a key factor in the configuration of self-awareness and in the struggle for their rights as a class. Thus, this article constitutes an approximation to the function of the book and reading among the workers of socialist tradition from the study of the library of the House of the People from Madrid in the first third of the twentieth century. History of Written Culture, History of Education, History of book and reading, History of libraries, socialist working class, workers Libraries, Library of the House of the People from Madrid. Uno de los principales usuarios de las bibliotecas populares fue la clase obrera, que encontró en los libros la oportunidad de acudir a una formación hasta entonces inaccesible. Su alfabetización constituyó así un hecho clave en la configuración de la conciencia de sí y en la lucha por sus derechos como clase. De este modo, este artículo constituye una aproximación a la función del libro y de la lectura entre los obreros de tradición socialista a partir del estudio de la biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid en el primer tercio del siglo XX. Historia de la Cultura Escrita, Historia de la Educación, Historia del libro y de la lectura, Historia de las bibliotecas, clase obrera socialista, bibliotecas obreras, Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid.

__________________________________

milio González Linera, en El pastor de los pastores, nos cuenta la historia de Pedro quien, día tras día, cuidaba de su ganado. Una mañana cualquiera de un día cualquiera, se le acercaron dos

cazadores que le propusieron un trato: si atrapaba a un oso que habían visto por aquella zona, le entregarían una buena suma de dinero. Pedro aceptó y, tras un duro y peligroso forcejeo con el animal, consiguió su propósito. Cuando los cazadores regresaron y vieron satisfecho su deseo, le entregaron el dinero prometido, pero Pedro lo rechazó, pues consideraba que un acto de tal envergadura necesitaba de una recompensa mucho mayor y más digna: quería aprender a leer. Los cazadores no pudieron darle lo que pedía, pero tras contar la hazaña en el pueblo, un vecino se ofreció a aliviar la necesidad de aquel pastor que había cazado un oso. Pedro aprendió a leer y, a su vez, enseñó a otros pastores, convirtiéndose así en el pastor de los pastores: «Si queréis aprender lo poco que yo sé, os lo iré enseñando, ¡porque si vierais qué bien se pasa el tiempo cuando se estudia!».1

* Siglas: AFFLC: Archivo Fundación Francisco Largo Caballero; AFPI: Archivo Fundación Pablo Iglesias; BCPM: Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid; FPI: Fundación Pablo Iglesias.

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n. 9-10, marzo-settembre 2016ISSN 2240-3604 TECA

En España desde mediados del siglo XIX y, sobre todo, a partir del primer tercio del siglo XX, el aumento de la alfabetización entre los sectores más humildes de la sociedad, y concretamente de la clase obrera, se fue convirtiendo poco a poco en una realidad. Las iniciativas para fomentar la lectura entre el proletariado abarcaron desde la creación de una literatura específica para esta clase social, hasta la organización de asociaciones en cuyos centros se impartieron asignaturas relacionadas con el aprendizaje de la misma pasando por la apertura de bibliotecas adaptadas a sus necesidades, más un amplio etcétera de oportunidades cuyo fin fue promover el encuentro entre el obrero y la lectura. El cuento del escritor socialista González, escrito hacia 1922, pertenece a la primera opción mencionada. Fueron muchos los literatos socialistas que, a través de sus cuentos, novelas, poemas y obras de teatro, promovieron la cultura obrera y la ideología del partido al que pertenecían, contribuyendo a difundirla.

Tanto es así que desde la Casa del Pueblo de Madrid, por medio del Grupo de Educación y Cultura de la Juventud Socialista Madrileña, convocaban a menudo «Concursos de cuentos socialistas» con este fin.2

Dado que el cuento que abre paso a este artículo ensalza la lectura, en este trabajo intento acercarme a la extensión y práctica de la misma a través de la biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid. Esta funcionó, de igual modo, como elemento potenciador de la cultura y la lectura. Es por ello que fijaremos la mirada en los libros que el obrero pudo leer en dicha biblioteca, lo cual nos permitirá conocer parte de la oferta bibliográfica que tenían a su disposición, qué intenciones buscaban los autores de estos libros en sus prólogos, si se dirigían al lector obrero y en qué términos, y las posibles huellas que los lectores dejaron en sus hojas. La posibilidad (y la necesidad) de ser obrero lector Según el primer censo publicado sobre la alfabetización en España, en 1860 un 80% de la población era analfabeta.3 El descenso del analfabetismo fue casi imperceptible en los últimos años del siglo XIX, pero a partir del nuevo siglo, el desarrollo industrial y las migraciones interiores y exteriores, entre otros aspectos, favorecieron el crecimiento de la

Este trabajo se enmarca en el Proyecto de Investigación «Scripta in itinere». Discursos, formas y apropiaciones de la cultura escrita en espacios públicos desde la primera edad moderna a nuestros días (Ministerio de Economía y Competitividad HAR2014-51883). 1 EMILIO GONZÁLEZ LINERA, El pastor de los pastores, en El abuelo y otros cuentos, Madrid, Tipografía San Lucas, [¿1924?2], p. 14-21. Cfr. FRANCISCO DE LUIS MARTÍN, LUIS ARIAS

GONZÁLEZ, La narrativa breve socialista en España. Antología (1890-1936), Madrid, Unión General de Trabajadores (UGT), Centro de Estudios Históricos, 1998, p. 325-7. 2 Un ejemplo de ello lo podemos ver en: Concurso de cuentos socialistas, «El Socialista», 1256, 8.04.1910, p. 4, y «Fundación Pablo Iglesias», 1258, 22.04.1910, p. 4 (FPI). 3 MERCEDES VILANOVA, JULIÁ XAVIER MORENO, Atlas de la evolución del analfabetismo en España de 1887 a 1981, Madrid, Ministerio de Educación y Ciencia, 1992, p. 62.

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alfabetización, que tuvo su edad de oro a partir de la década de los años 30, coincidiendo con la instauración de la II República.4

Que el analfabetismo en España fuera tan elevado durante tanto tiempo estuvo motivado por cuatro factores fundamentales. Por un lado, los problemas económicos, que impedían el acceso al sistema educativo. De forma muy ligada, el elemento geográfico, pues las migraciones hacia las ciudades favorecieron el aislamiento de las zonas rurales, en las que imperó la necesidad de una numerosa mano de obra (tanto infantil como adulta) para trabajar unas tierras de poca productividad, trabajo que no dejaba espacio ninguno a la educación en las vidas de un buen número de personas. Por supuesto, también hay que contar con los problemas educativos propios del momento (métodos obsoletos, concepción tradicional de la enseñanza, etc.) y las irregularidades existentes a la hora de mantener la obligatoriedad frente al alto nivel de absentismo escolar propiciado, a su vez, por los factores ya enumerados.5

A pesar de estos obstáculos, y gracias a diversos elementos que permitieron su difusión, las clases populares fueron conquistando la cultura escrita.6 Destacaremos en este espacio algunos de ellos, como el importante desarrollo que sufrió la industria editorial desde mediados del siglo XIX y hasta mediados del XX, lo que permitió abaratar los precios y acercar el libro al público que iniciaba entonces su andadura en el mundo de la lectura.7

La prensa, por otro lado, evolucionó considerablemente gracias a la introducción en las imprentas de las rotativas y las linotipias. Como consecuencia de las mejoras que en materia productiva tuvieron lugar, aumentó el número de publicaciones periódicas, lo que benefició a grupos políticos, sindicatos y asociaciones, que vieron en la misma la oportunidad de difundir su ideología entre los trabajadores.8

El aumento de la alfabetización en la sociedad española también se debió a la existencia de instituciones políticas, asistenciales, benéficas y de carácter popular que crearon sus propias bibliotecas y escuelas (clases para adultos), permitiendo así el encuentro entre la cultura y el pueblo. Es el caso de los ateneos, los círculos republicanos, las casas del pueblo, los círculos católicos, los casinos, las bibliotecas populares, etc., que desarrollaron 4 ANTONIO VIÑAO FRAGO, Escuela para todos. Educación y modernidad en la España del siglo XX, Madrid, Marcial Pons, 2004, p. 212-3. Véase también M. VILANOVA y J. XAVIER

MORENO, Atlas de la evolución del analfabetismo, cit., p. 63. 5 M. VILANOVA, J. XAVIER MORENO, Atlas de la evolución del analfabetismo, cit., p. 72. 6 Para profundizar en este tema véase: ALEJANDRO TIANA FERRER, Lectura y educación popular, en Historia de la edición y de la lectura en España 1472-1914, a cargo de Víctor Infantes et al., Madrid, Fundación Germán Sánchez Ruipérez, 2003, p. 754-61. 7 A. VIÑAO FRAGO, Escuela para todos, cit., p. 215. 8 JULIO RUIZ BERRIO, Alfabetización y modernización social en la España del primer tercio del siglo XX, en Leer y escribir en España. Doscientos años de alfabetización, Madrid, Fundación Germán Sánchez Ruipérez, 1992, p. 103.

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n. 9-10, marzo-settembre 2016ISSN 2240-3604 TECA

actividades adaptadas a las necesidades, gustos y horarios de los obreros a los que se dirigían, llevándose a cabo una vez que la jornada laboral finalizaba.9 Estas organizaciones construyeron así un modelo educativo alternativo al oficial y «concebían en efecto la ―educación integral‖ sobre la base de la laicidad, el racionalismo, la coeducación y en el marco de una formación completa».10 No es casualidad que la mayoría de estas asociaciones pusieran todo su empeño en que el obrero se acercara a los libros. Casi todos los autores que han trabajado sobre educación popular coinciden en señalar que la adquisición de la lectura y de la escritura favoreció la emancipación social de los trabajadores y contribuyó a forjar una conciencia de «clase» que hizo posible que las condiciones de vida y trabajo fueran mejorando y dignificándose al tiempo que el mundo se transformaba con la llegada de la contemporaneidad.

Algunos ejemplos de las propuestas que se llevaron a cabo tanto en la Casa del Pueblo de Madrid, como en otras organizaciones socialistas, muestran esta realidad. En la Memoria de la Escuela Obrera de dicha Casa del Pueblo, se hace alusión a los alumnos que asisten a sus clases y los fundamentos en los que se basa su propuesta educativa:

Hemos podido apreciar que muchos de los compañeros que asisten a las clases abandonaron, como la generalidad de los trabajadores, demasiado pronto la escuela elemental –los que han tenido la suerte de pasar por ella–, y sus conocimientos son bastante limitados. Por ende, la fatiga del trabajo manual y las preocupaciones de la vida cotidiana les han hecho perder la costumbre de la lectura y de la intuición reflexiva. Y, sin embargo, los mismos profesores declaran que estos compañeros no son reacios a una disciplina pedagógica, que, para ser eficaz, bastará adaptarla a las condiciones receptivas de los compañeros a los cuales está destinada. No se trata de imponer un método preconcebido y formulista, sino crear el método que más convenga a los fines de la Escuela y a las condiciones intelectuales de los alumnos, procurando, ante todo, educar su voluntad.11

Otros testimonios se ven reflejados en el periódico «El Socialista». En el mes de abril del año 1910 se publicó un pequeño anuncio, dando noticia del éxito con el que comenzaron las clases promovidas por el Grupo de Educación y Cultura de la Juventud Socialista Madrileña. Además, se informaba de la 9 A. VIÑAO FRAGO, Escuela para todos, cit., p. 215. Véase también: Historia de la Educación en la España contemporánea: Diez años de investigación, a cargo de Jean-Louis Guereña et al., Madrid, Centro de Publicaciones del Ministerio de Educación y Ciencia, CIDE, 1994, o JEAN-LOUIS GUEREÑA, Las Casas del Pueblo y la educación obrera a principios del siglo XX, «Hispania. Revista española de Historia», LI, 1991, 178, p. 645-92. 10 JEAN-LOUIS GUEREÑA, ALEJANDRO TIANA FERRER, Influencias europeas en la educación popular española. El caso de la casa del pueblo de Madrid y el modelo belga (1897-7929), en Formas y espacios de la educación popular en la Europa mediterránea. Siglos XIX y XX, a cargo de J.L. Guereña y A. Tiana Ferrer, Madrid, Editorial UNED, 2016, p. 170. 11 AFFLC, Sindicatos, Documentos varios, 003557-1, in Memoria de la Escuela Obrera, Madrid, Gráfica Socialista, 1929, p. 12-3.

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creación de una nueva asignatura: Lectura y Escritura, impartida por el tipógrafo Virgilio Isa.12 El Grupo de Cultura del Centro Obrero de Puente de Vallecas (Madrid) también ofertaba clases nocturnas totalmente gratuitas en 1920. En las mismas se enseñaba Lectura, Escritura, Aritmética, Gramática, Geografía, Historia y Dibujo artístico. El anuncio correspondiente a esta escuela obrera vallecana finalizaba con una sugerente y enérgica frase: «¡¡Obrero!! ¡No te cuesta nada! ¡Instrúyete y te redimirás!».13

Fueron, de este modo, muchos los métodos que se propusieron para la enseñanza de la lectura desde partidos y sindicatos, algunos de ellos alternativos, desligándose así la educación obrera del carácter tradicional y obsoleto de la educación general básica que el Estado proporcionaba. Ni el Partido Socialista, ni anarquistas, entre otros, se sintieron identificados con el sistema educativo que existía en la España de aquellos momentos, considerado de corte burgués, por lo que lanzar propuestas propias, verdaderamente destinadas a sus militantes fue para todos ellos una necesidad.14 Por citar algún caso particular, las cartillas de lectura creadas por Juan Almela Meliá se alejaban de las máximas religiosas «que entumecen los cerebros infantiles, privándoles de ejercitarse sobre temas de verdadera moral»15 (fig. 1).

Fig. 1. Cartillas para enseñanza racionalista. Anuncio publicado en «El Socialista», 1191, 1.1.1909, p. 4, Alcalá de Henares, Madrid (FPI).

Por otro lado, no hay que olvidar el establecimiento de bibliotecas populares ya que fueron clave para que los trabajadores, obreros y campesinos pudieran acceder a la lectura. A diferencia de otros países, donde las

12 Por la Cultura, «El Socialista», 1255, 1.04.1910, p. 4. Para saber más sobre Virgilio Isa Martínez véase el Diccionario Biográfico del Socialismo Español, <www.fpabloiglesias.es/archivo-y-biblioteca/diccionario-biografico/biografias/10943_isa-martinez-virgilio>, ultima cons.: 9.9.2016. 13 Grupo de Cultura de Puente de Vallecas, «El Socialista», 3687, 4.12.1920, p. 3 (FPI). 14 FRANCISCO DE LUIS MARTÍN, Cincuenta años de cultura obrera en España: 1890-1940, Madrid, Editorial P. Iglesias, 1994, p. 10 (FPI). 15 Cartillas para enseñanza racionalista, «El Socialista», 1184, 13.02.1908, p. 4 (FPI).

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bibliotecas en las fábricas tenían una gran importancia, en España apenas existieron algunas colecciones de libros reunidas en Escuelas de Trabajo, fábricas y colonias industriales en la zona de Cataluña.16

Sin embargo, se fundaron bibliotecas desde las organizaciones políticas que ponían como centro de su interés la culturización del obrero, como las de las Casas del Pueblo. Estas, se convirtieron en instrumentos esenciales para la consecución de este propósito de alfabetizar y concienciar a los obreros. Pensadas por y para ellos, dichas bibliotecas adaptaron sus horarios a los de los trabajadores y ofertaron el servicio de préstamo para que pudieran llevarse libros a sus hogares:

Una Sociedad de resistencia con una biblioteca selecta es una madre que, paso a paso, con cariño, va educando a sus hijos, a esos hijos que mañana serán hombres y apreciarán la abnegación que tuvo su Sociedad en educarles, en apartarles de los malos senderos para hacerles útiles a su oficio, y lo que es más hermoso, a la Humanidad. […] Aquí, en España, las pocas bibliotecas públicas no pueden ser frecuentadas por los trabajadores. Las horas en que se pueden leer las hacen inaccesibles para los obreros, y por ello es más necesario que los mismos proletarios se cuiden de su educación y preparen los medios de procurarse el volumen que después de la jornada les haga pensar, que les anime en la lucha contra las arbitrariedades, contra las injusticias, y que les guíe en el arduo camino de la vida.17

La importancia que tuvo la biblioteca para los partidos políticos y sindicatos acabó haciendo de ella su seña de identidad, más allá de la ideología que cada cual postulaba. Al igual que ocurría con el sistema educativo, la apuesta por las bibliotecas obreras vino motivada por la inexistencia de bibliotecas públicas que respondieran a las necesidades y posibilidades de los trabajadores18. Las bibliotecas obreras estaban, por tanto, fuera del engranaje de la red de bibliotecas públicas españolas. A diferencia de éstas, apenas recibían subvenciones por parte del Estado. Eran los propios socios y afiliados – obreros y burgueses reformistas que apoyaban el ideal de acercar la cultura a toda la sociedad – quienes debían mantenerlas en funcionamiento, tanto garantizando su servicio al usuario como económicamente hablando.19

16 PILAR FAUS SEVILLA, La Lectura pública en España y el plan de bibliotecas de María Moliner, Madrid, Anabad, 1990, p. 72-3. 17 Nuestras bibliotecas, «El Socialista», 1560, 31.08.1913, p. 3 (FPI). 18 JUAN VICENS, Las bibliotecas obreras, en ID., L‟Espagne vivante: le peuple à la conquête de la culture, París, Sociales Internacionales, 1938. Cfr. BLANCA CALVO ALONSO-CORTÉS, RAMÓN

SALABERRÍA LIZARAZU, Biblioteca en guerra, catálogo de la exposición (Madrid, Biblioteca Nacional, del 15 de noviembre de 2005 al 19 de febrero de 2006), Biblioteca Nacional de España, Madrid, 2005, p. 59-60. 19 Ibíd., p. 59.

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Una de las comunidades españolas que más favoreció la creación de este tipo de bibliotecas fue Asturias.20 Disponía de 433 centros con biblioteca (ateneos, círculos católicos, sindicatos y, por supuesto, Casas del Pueblo) y la cuota de sus bibliotecas, en 1931, costaba entre 0,50 y 2 pesetas al mes. Tal y como ha señalado Ángel Mato, el tener que prescindir de parte de su sueldo para asistir a la biblioteca denotaba el compromiso y el interés del obrero asturiano por la lectura. 21

En definitiva, las Casas del Pueblo socialistas, y concretamente la de Madrid fue, dentro de todas las organizaciones obreras cuyo fin fue educar a los trabajadores, una de las más destacables.22 Francisco Núñez Tomás, testigo de las iniciativas culturales que se realizaron en ella, describía de esta manera en su libro de memorias, aún inédito, el papel que esta organización socialista tuvo para la instrucción cultural obrera:

Desde su inauguración, la Casa del Pueblo ha sido – continuando la tarea ya emprendida en el Centro de la calle de Relatores – el lugar de Madrid desde cuyas tribunas se ha realizado más intensa labor de cultura popular. Todo el que ha tenido algo útil que enseñar a los trabajadores ha sido solicitado y le han sido ofrecidos los salones aquellos para realizar su obra didáctica. Y cuántos hombres ilustres han pasado por allí, han consignado públicamente muchos que aquél había sido el mejor auditorio que jamás tuvieron, porque era el que «mejor sabía oír».23

Asimismo las bibliotecas de las Casas del Pueblo fueron uno de los elementos fundamentales en cuanto a la difusión de la cultura. Gracias a ellas, se posibilitó el acceso directo del obrero a la educación a través del contacto con el libro y la prensa. Independientemente de la cantidad

20 Existen otros ejemplos de biblioteca obrera como, por ejemplo, la perteneciente a la Sociedad de Albañiles de Madrid. Para conocer más sobre la misma véase: MARTA

TORRES SANTO DOMINGO, Testigos de una biblioteca olvidada: la Sociedad de Obreros Albañiles de Madrid, «Pliegos de bibliografía», XXV, 2004, p. 73-6. 21 ÁNGEL MATO DÍAZ, La lectura valorada: las bibliotecas populares en Asturias, in Biblioteca en guerra, a cargo de B. Calvo Alonso-Cortés, R. Salaberría Lizarazu, cit., p. 72. Para conocer más sobre las bibliotecas de las sociedades y ateneos de esta misma comunidad véase: ÁNGEL MATO DÍAZ, La Atenas del norte: ateneos, sociedades culturales y bibliotecas populares en Asturias (1876-1937), Oviedo, KRK Ediciones, 2008. 22 Para tener una visión más general de estas organizaciones véase: ÁNGEL MATO DÍAZ, Las Casas del Pueblo en el socialismo español, en Historia de la sociabilidad contemporánea: del asociacionismo a las redes sociales, a cargo de Ramon Arnabat i Mata y Monserrat Duch Plana, Valencia, Universitat de València, 2014, p. 123-44. 23 FRANCISCO NÚÑEZ TOMÁS, Forjando un pueblo. Cincuenta años de educación ciudadana. Manuscrito, 1931, p. 148-50, AFPI, Alcalá de Henares, Madrid, AARD-389-1. Para saber más sobre Francisco Tomás Núñez, véase el Diccionario Biográfico del Socialismo Español: http://www.fpabloiglesias.es/archivo-y-biblioteca/diccionario-biografico/biografias/13732_ nunez-tomas-francisco, última cons.: 9.9.2016.

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de volúmenes que la integraran, no se concebía una Casa del Pueblo sin su correspondiente biblioteca.24

Fig. 2. De izquierda a derecha fotografía de la fachada de la Casa del Pueblo de Béjar, Salamanca y fotografía de la fachada de la Casa del Pueblo de Pozoblanco, Córdoba, 1933. Por debajo, dibujo de la Casa del Pueblo de Almansa, Albacete, Cfr. «Boletín de la Unión General de Trabajadores de España», núm. 53, mayo de 1933, p. 171, 154 y

172 respectivamente, (FPI), Alcalá de Henares (Madrid).

24 «Boletín de la Unión General de Trabajadores de España», LIII, mayo de 1933, p. 146- 202 (FPI).

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Así se describen hacia 1900 en La Aurora Social (1899-1902), periódico socialista que se publicaba semanalmente, los requisitos indispensables que debía tener una Casa del Pueblo socialista:

Los Centros Obreros pueden y deben establecer clases de escritura, lectura y otras materias no menos útiles, aunque no sea más que durante las noches de invierno. En esto y tener una biblioteca lo más selecta y abundante posible, y dar algunas conferencias científico-sociales y aun artísticas, los socios menos instruidos, como los que poseyesen alguna instrucción, tendrán medios de adquirir y perfeccionar conocimientos que, a pesar de ser tan necesarios, no poseen.25

Un lugar donde leer

Fig. 3. Tarjeta postal de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid (sala de lectura y

servicio circulante). Fotografía de Ángel Castellano, 1929. Archivo de la Fundación Francisco Largo Caballero, (AFLC) Alcalá de Henares (Madrid),

Fotográfico, MG/040/14-10°

La Biblioteca es encantadora, tan aislada, tan tranquila que, aun sin libros como hoy la he visto, invita al estudio y a la meditación. Sus cuatro paredes están cubiertas por una hermosa estantería, donde millares de libros ofrecerán sus bellezas a los que tienen sed de instrucción. Una larga mesa, hecha a propósito, permitirá leer o escribir a los visitantes.26

25 «La Aurora Social», Oviedo, XXIX, 21.04.1900. Cfr. J. L. GUEREÑA, Las Casas del Pueblo y la educación obrera, cit., p. 658. 26 JUAN ALMELA MELIÁ, La Casa del Pueblo, «El Socialista», 1184, 13.11.1908, p. 1 (FPI).

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Así es como Juan Almela Melía describe la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid en 1908, antes de que abriera sus puertas en la nueva sede situada en la calle Piamonte, pues hasta entonces había tenido su sede en un edificio alquilado de en la calle Relatores.27 Fue en 1906 cuando el grupo socialista decidió obtener un edificio en propiedad para ofrecerlo como Casa del Pueblo de Madrid. Este lugar fue el Palacio del Duque de Béjar situado en dicha calle Piamonte. Del 28 al 30 de noviembre de 1908 se inauguró con las pertinentes celebraciones: música, charlas y manifestaciones. Sin embargo, la apertura de las puertas de su biblioteca no se produjo hasta enero de 1909 permaneciendo en activo hasta el 29 de marzo de 1939, momento en el que las tropas nacionales entraron en Madrid. Aunque este servicio se mantuviera durante poco más de 30 años, no se pudieron evitar algunos contratiempos e interrupciones. La historia de esta biblioteca no fue fácil, sufrió un complejo y sinuoso itinerario con continuos cierres y cambios de bibliotecario. Ambas cosas conllevaron mucha inestabilidad y contribuyeron a que la conformación de los fondos de la biblioteca fuese bastante anárquica. No se contó con un proyecto de selección claro y, en muchas ocasiones, se admitieron donaciones sin tener en cuenta el nivel cultural del usuario.28 De hecho, en El Socialista, en 1936, cuando la biblioteca llevaba muchos años en activo, se recordaba la necesidad de recibir donaciones, si bien se recalcaba también que era preferible que las obras donadas tuvieran un contenido útil y práctico:

Ponen los encargados de la biblioteca en conocimiento de las personas amantes de la cultura ciudadana, que admitimos todos los donativos en libros que se remitan, prefiriendo, principalmente, aquellas obras de carácter práctico y necesario.29

El fondo de la biblioteca fue aumentando paulatinamente año tras año (fig. 4), pero su incremento progresivo no fue nunca acompañado de un verdadero plan o proyecto. Gracias a los libros que se conservan en la actualidad de la Biblioteca de la Casa del Pueblo, en la Fundación Francisco Largo Caballero, y a su catálogo,30 se pueden recomponer los fondos con los que contaba y hacernos una idea aproximada de qué tipo de obras predominaban en sus estanterías y a qué libros, por tanto, pudieron acceder los obreros madrileños. Sin embargo, no debemos

27 Cfr. FRANCISCO DE LUIS MARTÍN, LUIS ARIAS GONZÁLEZ, Estudio, in NURIA FRANCO

FERNÁNDEZ, Catálogo de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid (1908-1939), Madrid, Comunidad de Madrid; Fundación Francisco Largo Caballero, 1998, p. 21. 28 Acción Social. Los obreros y la cultura, «El Socialista», 1504, 6.7.1913, p. 3 (FPI). 29 Biblioteca de la Casa del Pueblo, «El Socialista», 8073, 1.3.1936, p. 5 (FPI). 30 La Fundación Francisco Largo Caballero está situada en la Calle Colegios, 7, 28801, Alcalá de Henares (Madrid). En cuanto al catálogo véase: N. FRANCO FERNÁNDEZ, Catálogo de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid, cit.

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olvidar que esta biblioteca no estuvo compuesta sólo de libros, la prensa y los folletos fueron lecturas fundamentales para sus usuarios.

Años 1918 1920 Índice de ampliación del fondo

1927 Índice de ampliación del fondo

1930 Índice de ampliación del fondo

1918-1930

Libros 2.915 2.947 101,09% 2.922 99,15% 3.549 121,45% 121,74%

Folletos 1.448 1.558 107,59% 1.335 85,68% 1.402 105,01% 96,82%

Total 4.36331 4.505 103,25% 4.257 94,49% 4.951 116,30% 113,47%

Fig. 4. Evolución del fondo bibliográfico de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid,

1918-1930. Elaboración propia a partir de varias noticias publicadas en «El Socialista», Biblioteca de la Casa del Pueblo, 8373, 22.10.1918, p. 2; Biblioteca de la Casa del Pueblo. Su

reorganización, 3682, 29.11.1920, p. 4; Biblioteca de la Casa del Pueblo, 5606, 22.1.1927, p. 2; así como de los datos contenidos en la Memoria de la Junta Administrativa, Madrid, Gráfico

Socialista, 1930, p. 14. AFFLC, Alcalá de Henares (Madrid), Sindicatos, «Documentos varios», 3557-1.

Aunque, como ya he mencionado, la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid no tuvo una dirección clara a seguir para la adquisición e incorporación de obras, sí se realizó un gran esfuerzo para dotarla de folletos y de la prensa obrera nacional e internacional.32 Asimismo se procedió con las obras de literatura de la época, tal y como demuestra el referido catálogo, de fácil lectura para el obrero, al igual que de libros políticos destinados a una ‗formación‘ ideal. Es de suponer que muchas de ellas no fueran accesibles para todos (o para la mayoría) de los usuarios debido a su dificultad, y que muchas otras, como la primera edición en alemán de El Capital de Marx, tuvieran, fundamentalmente, un valor simbólico. Eran obras que tenían que estar, ante las que se debía sentir respeto y admiración, pero no necesariamente para leer.

Es así como el libro se vuelve un objeto cercano al mismo tiempo que sagrado cuando contiene entre sus páginas la ideología afín al lector: «A principios de la década de los cincuenta, en los tiempos en que mi padre se afilió al Partido Comunista […] entraron en nuestra casa treinta y cinco tomos con una gruesa encuadernación de piel y una cara en relieve dentro de un círculo. […] Pero Lenin no era para ser leído. Sus obras

31 Nótese que existe una diferencia en cuanto a los datos publicados en «El Socialista» y los existentes en la Memoria de la Junta Administrativa de 1930. En ésta última se indica que en el año 1918 había 3.169 libros y 1.349 folletos, haciendo un total de 4.518 obras, mientras que en el periódico figuran los datos presentados en la tabla. 32 En el número 3.683 de «El Socialista» se alude a la importancia de la hemeroteca y la intención de darle un empuje aún mayor: «Para este propósito, la Biblioteca piensa dirigirse a las entidades y prensa obrera de la península y del extranjero, cuidando especialmente de las del Centro y Sur de América, en solicitud del envío de sus respectivas publicaciones»: La Biblioteca de la Casa del Pueblo, «El Socialista», 3683, 30.11.1920, p. 4 (FPI).

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completas eran para ser vistas y expuestas en un lugar prominente de nuestro salón».33

La existencia de este tipo de libros en las estanterías de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid no implicaba que no se llevasen a cabo debates alrededor de qué obras eran las más adecuadas para figurar en una biblioteca obrera. Un ejemplo de ello es el diálogo que mantuvieron a través del periódico «El Socialista», Rafael Urbano y Juan Almela Meliá. Éste último discrepaba de las opiniones de su compañero, vertidas en uno de sus artículos donde publicó una lista de obras «absolutamente necesarias para figurar en la biblioteca de un militante y de una Agrupación».34 En contraposición a lo comentado por su camarada, Meliá expuso su opinión en dicho periódico aconsejando una nueva lista de libros que fuesen más accesibles para los obreros:

Nuestro partido se nutre hasta ahora casi exclusivamente de obreros manuales, y es a éstos a los que debemos preparar con lecturas de fácil comprensión, con conferencias o conversaciones de una sencillez que no es ciertamente muy fácil de lograr. […]. El lector obrero exige folletos o libros de doctrina muy clara y de precio muy económico.

Al finalizar esta nueva lista compuesta por «una docena de folletos y libros de los que figuran en nuestra biblioteca» y que debían servir como iniciación para el socialismo, Juan Almela Meliá asegura que una vez que el obrero leía esas obras estaba ya «en condiciones de acudir a libros de mayor importancia y especializarse en las materias de su preferencia». Y añadía: «Entonces corresponde a las Agrupaciones Socialistas proveer a sus afiliados de esas obras más considerables formando bibliotecas circulantes».35 Este fue, desde luego, uno de los objetivos de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid, mantener entre sus estanterías aquellos

33 DUSAN VELICKOVIC, Amor mundi, Cfr. ANTONIO CASTILLO GÓMEZ, Historia mínima del libro y la lectura, Madrid, Siete Mares, 2004, p. 9. Para conocer el valor simbólico de este tipo de obras véase también: Edição e Revolução. Leituras Comunistas no Brasil e na França, a cargo de Marisa Midori Deaecto, Jean Yves Mollier, Brasil, Ateliê Editorial y Editora UFMG, 2013. 34 RAFAEL URBANO, Los libros de un socialista: I. Los libros que hacen, «El Socialista», 1537, 8.8.1913, p. 3 (FPI). Urbano dedica tres artículos para elaborar esta lista clasificando los libros en: «Los libros que hacen» como el Manifiesto Comunista de Engels y Marx; «Los libros que sostienen» (los cuales divide a su vez temáticamente en: los que tratan de problemas económicos, de la Historia Social¸ del problema político, de los problemas críticos, de los problemas sociales, del problema familiar o del problema religioso como la obra titulada Orfeo de S. Reinach) y, por último, habla de «Los libros que impulsan tales» como Los tejedores de Silesia de E. Heine o El año dos mil de E. Bellamy entre otros. (núm. 1539, 10.8.1913, p. 3 y núm. 1.541, 12.8.1913, p. 3 (FPI), respectivamente). 35 JUAN ALMELA MELIÁ, Lecturas para obreros, «El Socialista», 1546, 17.8.1913, p. 3 (FPI). Algunos de los títulos recomendados por Meliá son: Manifiesto Comunista de Marx y Engels; A.B.C. del Socialismo colectivista de Terwagne; El Programa del Partido Socialista de Pablo Iglesias; La religión del capital de Lafargue; La teoría y la acción de Marx de Kautsky, entre otros.

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libros a los que los obreros no podían acceder por sus dificultades económicas, pero que para leerlos debían ser trabajadores ya instruidos.

Aunque no se han conservado las listas de préstamos, ni tampoco el libro de peticiones que se empleaba en la sala de lectura ni las sugerencias que, al parecer, los lectores depositaban en un buzón que estuvo instalado en la biblioteca,36 sí que podemos hacernos una idea de qué temas fueron los que más pudieron interesar a los obreros socialistas madrileños gracias a los datos proporcionados por el periódico «El Socialista» (fig.5) y a las Memorias de las Juntas Administrativas de la Casa del Pueblo de Madrid, junto con las reflexiones aportadas en el estudio, ya citado, de Francisco de Luis Martín y Luis Arias González.37

Según estas fuentes, los obreros socialistas mostraron una mayor preferencia por la literatura hasta los años 30, momento en que sus inquietudes se inclinaron hacia los libros sobre sociología. Un cambio en las tendencias lectoras de los obreros motivadas, posiblemente, por la implantación de la II República, que además de acercar a la clase popular preguntas y respuestas sobre sus derechos y posibilidades, facilitó la edición de obras de esta temática diseñadas para el público popular.38

No debemos olvidar, por otro lado, que seguramente fue en este momento cuando se consolidó, tras varios años de desarrollo, una «conciencia de clase», una identidad propiamente obrera, en la que el interés por la política y los problemas sociales y laborales era parte fundamental del «ser obrero».39

36 AFFLC, Sindicatos, Documentos varios, 002557-2, Art. 142. (Del personal para el servicio de la Biblioteca), Reglamento de la Sociedad Casa del Pueblo de Madrid, Madrid, Gráfico Socialista, 1928. 37 Estos datos pueden encontrarse en el periódico «El Socialista» en los artículos: Biblioteca de la Casa del Pueblo, 8373, 22.10.1918, p. 2; MIGUEL GANTES, Biblioteca de la Casa del Pueblo. Su reorganización, 3682, 29.11.1920, p. 4, y Se inaugura la biblioteca, 6.561, 18.2.1930, p. 4, (FPI). Asimismo en las Memorias de la Junta Administrativa de la Casa del Pueblo de Madrid de los años 1929, 1930 y 1932. Cfr.: AFPI, 3557-1, Memoria de la Junta Administrativa de la Casa del Pueblo de Madrid, Madrid, Gráfica Socialista. Finalmente, es de indispensable consulta para este trabajo: F. DE LUIS MARTÍN, L. ARIAS GONZÁLEZ, Estudio, cit., p. 21-68. 38 ANA MARTÍNEZ RUS, La expansión de la lectura: las iniciativas editoriales durante la Segunda República, en Biblioteca en guerra, a cargo de B. Calvo Alonso-Cortés, R. Salaberría Lizarazu, cit., p. 103-17. Para profundizar en el tema véase de la misma autora: La política del libro durante la Segunda República: socialización de la lectura, Trea, Gijón, 2003. 39 F. DE LUIS MARTÍN, L. ARIAS GONZÁLEZ, Estudio, cit., p. 36.

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Fig. 5. Movimiento de lectores durante los años 1918 a 1928. Cfr. Se inaugura la Biblioteca, «El Socialista», 6561, 18.2.1930, p. 4 (FPI).

Gracias a estas estadísticas, y a algunos, aunque pocos, testimonios conservados de los lectores,40 podemos suponer que la lectura de los obreros socialistas madrileños que acudieron a esta biblioteca siguió la tónica general del público popular: las obras de Joaquín Dicenta o de Joaquín Belda, de Benito Pérez Galdós o Emilia Pardo Bazán, las traducciones adaptadas y resumidas de los clásicos, sobre todo franceses, ingleses y soviéticos, fueron las obras de literatura popular que mejor supieron adaptarse a los gustos e intereses de los trabajadores41 a pesar del rechazo que frente a ellas mostraban sus líderes:

No pierdas el tiempo en leer folletines novelescos, que nada instruyen; no malgastes las horas en repasar librotes de aventuras guerreras; no emplees el tiempo en hojear historietas y biografías de bandidos, en las cuales se hallan las fechorías que cometían antaño los salteadores de caminos; al contrario, lee, sí, pero en los libros de divulgación científica.42

Sin embargo, es importante recalcar que estas estadísticas no contemplan la consulta de prensa y de revistas, lo cual, en cierto modo, hace que las mismas tengan un carácter incompleto y sesgado puesto que si algo leyó la clase obrera fue, sin duda, la prensa y más concretamente la prensa

40 Francisco de Luis Martín y Luis Arias González recogen el testimonio de un tipógrafo que escribe una carta a la Gaceta Literaria afirmando que los intereses literarios de sus compañeros se inclinaban hacia la literatura popular. Cfr. F. DE LUIS MARTÍN, L. ARIAS

GONZÁLEZ, Estudio, cit., p. 37. 41 FRANCISCO DE LUIS MARTÍN, Lecturas y lectores en la Casa del Pueblo de Madrid, «Estudios e investigaciones. CEE Participación Educativa», número extraordinario, 2010, p. 78. Véase también el ejemplo del caso Asturiano en: ÁNGEL MATO DÍAZ: Las bibliotecas de sociedades populares en Asturias en el primer tercio del siglo XX: Lectores, lectoras y lecturas, in Formas y espacios de la educación popular, a cargo de Jean-Louis Guereña, Alejandro Tiana Ferrer, cit., p. 248-74. 42 ANÍBAL OLEA, Estudia proletario, «El Socialista», 4279, 28.10.1922, p. 3 (FPI).

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obrera. El periódico funcionó no sólo como un instrumento informativo, creador de opinión y difusor de ideas y valores, sino que, además, jugó un papel esencial en la configuración de la identidad y de la cultura obrera43 como bien refleja este pasaje de la conocida obra de José Dicenta, Juan José:

PERICO. (Leyendo en voz alta el periódico que tiene en la mano y deletreando al leer.) «No… es… posi… ble… sopor… tar… en… si… lencio… la… con… du… ta…. de… un… go… bierno… que… así… vi…vio…viola… los… sa… cra… tí… si… mos… de… re… chos… del… ciu… da… dano… Hora… es… ya… de… que… el… noble… pue… blo… es… pañol… pro… tes… te… de… tan… ini… ini… ini… ini… cuos… a… ten… tados… y… salga a… la… defen… sa… de… la… libertá… y… de… la… patría… escar… escarnecidas… por… los… se… se… secuaces de la reación». (Deja el periódico y da un puñetazo sobre la mesa.) ¡Pero que ni más ni menos!... Este papel está muy bien. (A IGNACIO). ¡Hay que echarse a la calle y acabar con el hato de granujas que nos oprime!44

Por otra parte, el hecho de que se cuenten libros y no lectores, tal y como se procede en los datos que estamos analizando, puede falsear también, en cierto modo, la realidad, pues probablemente un mismo lector consultara más de una obra. Por ello, no podemos determinar cuál fue la cifra real de lectores ni valorar si los datos ofrecidos benefician mucho o poco a la biblioteca, que independientemente de esto, funcionó muy bien en estos años puesto que entre 1918 y 1934 se consultaron un total de 157.879 volúmenes. 45 Las lecturas del obrero lector Apartándonos de estadísticas, testimonios y opiniones, conocer qué leía el obrero usuario de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid nos lleva, como no podía ser de otro modo, hasta los libros situados entre sus estanterías. Intentaremos conocer al lector implícito, aquél al que el autor se dirige y hacia el que orienta su obra en los prólogos de dichos libros. Algunos de ellos se dirigen a los obreros lectores o a las clases populares, fundamentalmente los manuales referidos a temas científicos y prácticos, que buscaban adaptar estas materias a la comprensión de cualquier lector, independientemente de su nivel cultural. Acercándonos detenidamente a estos prólogos, pues es donde el autor suele expresar sus intenciones al escribir su obra y las referencias al lector al que va dedicado, encontramos, por regla general, una doble postura. Por un lado, algunos autores emplean el prólogo para justificarse ante un posible lector más ilustrado y que pueda juzgar su obra como menor por simplificar los contenidos que en ella se

43 Prensa obrera en Madrid 1855-1936, a cargo de Santiago Castillo, Louis Enrique Otero, Madrid, Consejería de Cultura, Alfoz Cidur, 1987, p. 25-6. 44 JOAQUÍN DICENTA, Juan José, Madrid, Cátedra, 1992, p. 73. 45 Se inaugura la biblioteca, «El Socialista», cit., 18.2.1930, p. 4 (FPI), y F. DE LUIS MARTÍN, L. ARIAS GONZÁLEZ, Estudio, cit., p. 35.

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ofrecen. Otros, por el contrario, argumentan y defienden la necesidad de que los libros sean instrumentos de conocimiento democratizados, tan válidos para un lector culto como para un lector popular.

Alberto Bosch, por ejemplo, con su Manual de astronomía popular, perteneciente a la colección «Biblioteca Enciclopédica Popular Ilustrada», podría representar la primera postura. Su prólogo comienza sentenciando que: «Un verdadero tratado de Astronomía popular es imposible». A pesar de esta imposibilidad, Bosch considera importante acercar esta ciencia «al vulgo», de ahí que decidiera sacar a la luz su libro, al tiempo que se excusaba ante quienes pudieran juzgar su propósito de inadecuado:

Sin embargo, no dejándose arrastrar por un espíritu de rigor técnico exagerado, y prescindiendo de los escrúpulos excesivos tal vez de los hombres de ciencia, todavía se ocurren algunos medios de presentar al vulgo, en un cuerpo de doctrina, una reunión de verdades que, sin constituir la ciencia astronómica ni mucho menos, baste para tener una idea de un orden tan abstruso de conocimientos […]. Los sabios le encontrarán defectuoso. Yo me daré por satisfecho si el buen sentido le declara útil […]. Conozco la crítica a que se presta este plan; pero entiendo que es el más sencillo, y la sencillez se impone en una obra de esta índole.46

Una posición muy similar a la de Bosch la encontramos en Alexander Merzen, autor de Fisiología de la voluntad. En el prólogo, Merzen pide disculpas al «lector instruido», pero también intenta mostrar la necesidad de que la ciencia sea transmitida a todas las clases sociales para que queden atrás ciertas supersticiones arraigadas sobre el funcionamiento del cuerpo humano:

Perdóneme el lector instruido, a quien tal vez parecerán ociosos los tres primeros capítulos; al dirigirme a un público completamente extraño a los estudios fisiológicos, he creído oportuno y necesario iniciarle poco a poco en el conocimiento de los numerosos fenómenos que aquellos comprenden y no abordar el verdadero tema de este trabajo sino después de haber dado una idea bastante clara del alfabeto fisiológico, puesto que sin él sería completamente imposible descifrar el gran libro de la vida […]. Todavía se manifiesta general repugnancia para reconocer que las fuerzas elaboradas por el organismo no son extraordinarias ni sobrehumanas; continuase creyendo que se manifiestan espontáneamente en su seno sin tener nada de común con las que se conocen con el nombre de fuerzas físicas. Hora es ya de abandonar esa absurda idea que durante mucho tiempo ha dificultado la marcha de la observación exacta en el terreno más difícil de su aplicación, que es en la psicología […]. La exposición de esta teoría con la claridad necesaria para que sea fácilmente asequible a todas las inteligencias es el verdadero objeto de este ‗ensayo‘.47

46 ALBERTO BOSCH, Manual de astronomía popular, Madrid, Tipografía de Gustavo Estrada, 1879, p. 5-6. FFLC, BCPM, BOSC/Manu. 47 ALEXANDER MERZEN, Al lector, en ID., Fisiología de la voluntad, Madrid, Francisco Iravedra, 1880, s.p. Las comillas son originales del texto. FFLC, BCPM, MERZ/Fisi.

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La segunda postura que los autores muestran en los prólogos en relación a sus lectores tiene un buen ejemplo en la obra de Ricardo Marcos y Bausa, Manual del Albañil. Marcos y Bausa denuncia en su introducción la escasez de obras de este tipo, cuya existencia es de gran importancia para el obrero que se quiere iniciar y profesionalizar en el oficio. Por ello, su interés se centra en ofrecer un punto de apoyo a los futuros albañiles, y con el fin de que éstos comprendan sus teorías, herramientas y procedimientos decide usar un lenguaje más sencillo, dejando de lado tecnicismos y largas descripciones, para pasar al uso de dibujos que expliquen, sólo con un vistazo, qué es lo que realmente se quiere indicar:

La falta que hay en nuestro país de libros puramente prácticos, poco costosos, que en lenguaje usual y sencillo difundan los conocimientos de cada oficio o arte mecánico que hoy adquieren las personas que a ellos se dedican de una manera imperfecta y rutinaria, después de largos y no siempre provechosos aprendizajes, ha motivado la publicación de la BIBLIOTECA ENCICLOPÉDICA POPULAR ILUSTRADA, o sea, Colección de Manuales de Artes y Oficios, lo que dejando a un lado cálculos y fórmulas teóricas que exigen conocimientos superiores previos, y limitándose única y exclusivamente a exponer de un modo claro y tangible los resultados que la experiencia, auxiliada de la ciencia, dicta como leyes y reglas fijas que deben tenerse en cuenta en cada oficio, han de servir para popularizar su enseñanza, fomentando al mismo tiempo la instrucción de las clases obreras, y abriendo su inteligencia a un conocimiento o práctica razonada, que ha de perfeccionar indudablemente los resultados sucesivos.48

Otro libro, que recoge textos escritos por Benjamin Franklin, perteneciente a la colección «Tesoro de autores ilustres de todas las épocas y naciones» de la «Biblioteca del siglo XIX», muestra igualmente de forma ejemplar en su prólogo, en este caso preparado por el editor, la necesidad de que se conozcan estos textos para: «Hacer un servicio a la educación pública y popular dando a luz los presentes extractos de las obras de Franklin, repetidas veces impresos, y siempre con aceptación, en inglés, en francés y otros varios idiomas cultos». De este modo, se recomienda el libro a los maestros para realizar a partir de él ejercicios de lectura en clase, al padre de familia para que se lo ofrezca a sus hijos, y a cualquier persona adulta, para consejo propio para todos los momentos de la vida. La intención con la que se edita la obra no tiene desperdicio: «¡Ojalá la publicación de este libro contribuya a la moralización de la juventud y a la morigeración de las masas, sin cuyos requisitos no hay orden social!».49

Por otra parte, en los libros de la biblioteca encontramos también prólogos en los que el autor se dirige expresamente a las mujeres. Estos, en

48 RICARDO MARCOS Y BAUSA, Introducción, en ID., Manual del albañil, Madrid, Tipografía de Gustavo Estrada, 1879, s. p., FFLC, BCPM, BOSC/Manu. 49 BENJAMIN FRANKLIN, El editor al lector, en ID., El arte de hacerse rico: opúsculos, Barcelona, Tipografía Hispano-Americana, 1891, s. p., FFLC, BCPM, FRAN/Arte.

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lugar de instruir sobre un arte, ciencia u oficio determinado, intentan dar nociones de higiene y salud. Es el caso del autor de La lactancia: cuidado del niño desde su nacimiento hasta la aparición de los primeros dientes, Baltasar Hernández Briz, quien, como decimos, destina las páginas de la obra a la mujer en su papel de madre: «Las enseñanzas de este librito son imprescindibles para toda mujer que tenga un hijo, o esté próxima a dar luz […]. Si con él logro disminuir la mortalidad de los niños en mi patria, quedarán satisfechas, por completo, todas mis aspiraciones».50

Por último, baste con hacer referencia a una obra que menciona de manera directa al obrero afiliado socialista, para cerrar esta distinción de posturas entre unos y otros autores. Se parte de una obra perteneciente a la editorial Sempere, Ibsen y su obra, de Clemencia Jacquinet, traducida al español por José Prat. En este caso no es el autor ni tampoco el editor quien se dirige al lector, sino el traductor, quien afirma que el libro se destina a los obreros socialistas «por su mayor sensibilidad» y su «mayor espíritu de sociabilidad», a quienes, además, incentiva para luchar por su emancipación:

El libro cuya traducción ofrezco ha sido escrito expresamente para esta biblioteca de los señores Sempere y Compañía. Su asunto interesa grandemente al proletariado, y con preferencia al proletariado militante socialista, que por su mayor sensibilidad y consiguiente mayor espíritu de sociabilidad siente más vivamente los sufrimientos que a la clase obrera causa un modo de convivencia social bárbaro e injusto y hace esfuerzos para que se emancipe, y que por querer esta emancipación ha de procurar acertar en aquellos principios y medios más conducentes a este fin.51

Según hemos visto, los prólogos de autores, editores o traductores constituyen un material de interés a la hora de comprender el tipo de obras que conformaban la Biblioteca de la Casa del Pueblo y los horizontes de expectativas de los lectores. Junto a los prólogos, dada la ausencia de testimonios escritos y orales de los usuarios de la biblioteca como cartas, quejas, sugerencias, historias de vida, autobiografías, memorias, etc., otra vía para acercarnos a la práctica lectora de los obreros que frecuentaron la Casa del Pueblo de Madrid concierne a las huellas dejadas en los propios libros, bien en su interior, bien en su portada. Éstas no son abundantes, pues, en general, los libros están en muy buen estado y son pocos los que presentan anotaciones, algo que no es de extrañar si tenemos en cuenta que tanto los dirigentes socialistas como los responsables de la biblioteca se afanaron en hacer entender a los usuarios la importancia que cuidar los

50 BALTASAR HERNÁNDEZ BRIZ, A las madres, en ID., La lactancia: cuidado del niño desde su nacimiento hasta la aparición de los primeros dientes, Madrid, Renacimiento, s.d, s.p., FFLC, BCPM, HERN/Lact. 51 CLEMENCIA JACQUINET, Al lector, en EAD., Ibsen y su obra, Valencia, Madrid, F. Sempere, s. d., s. p., FFLC, BCPM, JACQ/Ibse.

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libros y las instalaciones, siendo, dicho cuidado, el mejor símbolo de respeto y de educación del obrero para el obrero.

De este modo a la biblioteca únicamente podían acceder quienes «guardaran las formas» y supieran comportarse correctamente. De hecho, el comportamiento cívico y respetuoso era una de las normas que regían el funcionamiento de la sala de lectura ya que «los que, prescindiendo del orden y compostura que deben reinar en la sala de la biblioteca, dado el fin educativo a que está destinada, desoyeran las advertencias acerca del particular que hicieran los encargados del servicio, serán invitados a abandonar el local».52 Por otro lado, aquellos que no trataban bien los libros eran multados, consistiendo la multa en sustituir el ejemplar dañado por otro igual o si esto no era posible, pagar su coste.

Para que el lector pudiera conocer y no olvidara estas y otras normas establecidas,53 solían colocarse carteles informativos en las paredes o incluirse pequeñas notas o «avisos al lector» en los libros, especialmente en los pertenecientes al Servicio de préstamo y Circulante. De los primeros no ha quedado rastro, pero de los segundos se conservan algunos ejemplares, donde el libro se dirige directamente al lector (fig. 6).

Los libros que muestran el uso que de ellos hizo el lector, suelen anuales para el estudio de temas específicos. Así, en el Curso de Geografía

y estadística industrial y comercial: obra escrita para que pueda servir de texto a los que siguen la carrera de comercio y de consulta a los comerciantes (1863), de Mariano Carreras y González,54 encontramos una de esas pocas huellas de lectura. Este manual, antes de iniciarse en el desarrollo de la temática a la que se dedica, presenta una lista de «erratas importantes» previamente justificadas. No sabemos cuántos lectores de la biblioteca tuvieron este libro en sus manos, pero sí que uno de ellos fue un lector atento y minucioso, pues al recorrer sus páginas vemos cómo se preocupó de corregir una por una todas las erratas avisadas por el autor. Puede pensarse que quizás ese lector fue el propio bibliotecario, quien, de este modo, trató de facilitar la tarea de los posibles lectores, pero ciertamente también se puede intuir que este lector-corrector fuera uno de los muchos usuarios, habituales o no, de la biblioteca.

ser m

52 AFFLC, Sindicatos, Documentos varios, 002557-2. Art. 131. (Régimen en la sala de lectura), Reglamento de la Sociedad Casa del Pueblo, cit. 53 Como, por ejemplo, que quince minutos antes del cierre de la biblioteca ya no se podían pedir libros o que si la sala de lectura estaba llena no se admitía la entrada de más lectores Cfr. Ibid. 54 MARIANO CARRERAS Y GONZÁLEZ, Erratas importantes, en ID., Curso de Geografía y estadística industrial y comercial: obra escrita para que pueda servir de texto a los que siguen la carrera de comercio y de consulta a los comerciantes, Zaragoza, Imprenta y librería de V. Andrés, 1863, s.p., FFLC, BCPM CARR/Curs.

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Fig. 6. Aviso del libro al lector. Ejemplar conservado de una de las notas que solían incluirse en los libros del Servicio Circulante de la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid, s.d. En este caso se trata del libro LUIS ARAQUISTAÍN Y QUEVEDO, Polémica de la Guerra 1914-1915, Madrid; Buenos Aires, Renacimiento, 1915. FFLC; BCPM; ARA/Pole.

Fruto del estudio parecen ser también las anotaciones que presentan los libros de Enrico Leone, El sindicalismo,55 y Fisiología de la Voluntad, de Alexander Merzen.56 Mediante signos en rojo y azul ejecutados con rapidez y la marcación de diferentes párrafos a lápiz podemos conocer los fragmentos que algunos lectores consideraron más importantes o interesantes.

Estas huellas de lectura encontradas en obras dedicadas al estudio de distintas materias, responden a lo que Pedro Aullón de Haro denominó como la «lectura eficaz»: «Aquella que el lector aborda de manera ―activa‖, implicándose en la ―búsqueda del significado y la intención comunicativa del escritor‖; una lectura cuestionadora acerca de ―la intención que subyace al mensaje, planteando hipótesis acerca del contenido, detectando fallos de comprensión‖».57

Además de subrayados y marcas, hay ocasiones en las que los lectores realizaron anotaciones de su puño y letra de muy distinta índole. Por ejemplo, en la cuarta edición de La escritura y el libro de Oscar Weiser,

55 ENRICO LEONE, El Sindicalismo, Madrid, Biblioteca Nueva, s.d. FFLC, BCPM, LEON/Sind. 56 A. MERZEN, Fisiología de la voluntad, cit. 57 PEDRO AULLÓN DE HARO, Estética de la lectura. Una teoría general, Madrid, Editorial Verbum, 2012, p. 33.

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aparecen anotados tres nombres propios en el margen superior tanto izquierdo como derecho de las páginas 12 y 13.58

Estas notas personales pueden quizás reflejar cómo los lectores quisieron mostrar que, de alguna manera, ese libro les perteneció, aunque sólo fuera durante las horas que duró su lectura. Los nombres de Juan Miguel Barrameda, José Luis Barrameda y José Antonio Barrameda (probablemente hermanos), escritos con tinta negra, son sólo una muestra de los muchos nombres que portan los libros de la Biblioteca que se han conservado, si bien en su gran mayoría lo habitual es que los lectores pongan su nombre no en páginas interiores, sino en las portadas, haciendo las veces de ex-libris. Esto es lo que ocurre, entre otros, en el libro de Félix González Ruesgas, Diario de la Guerra de África,59 en cuya portada se indica: «Es del Sargento Manuel Peña»; y en el libro de José de Manjarres, Teoría estética de las artes del dibujo,60 donde Carlos Fernández escribió también su nombre acompañado de unos trazos caligráficos a modo de ornamento en la portada de la obra. Podría pensarse que se trata de libros donados a la biblioteca por sus propietarios anteriores, pero ninguno de ellos consta en el registro de donaciones, de modo que si lo fueron o no o si simplemente los lectores se apropiaron de ellos al inscribir sus nombres es algo que no podemos saber.

En el mismo libro en el que aparecen escritos los nombres de los, quizás, hermanos Barraneda, La escritura y el libro, puede verse también otra anotación hecha a lápiz cuya grafía parece no corresponder a la misma persona que anotó dichos nombres. En el margen superior derecho de la página 25, otro lector copió parte del texto que aparece impreso en esa misma página, probablemente para memorizar la información, o sencillamente como entretenimiento. Así, escribió: «450 y 451 la celebre lei de las doc…», parte del siguiente fragmento de la obra: «En bronce hicieron grabar los romanos en los años 450 y 451 la célebre ley de las Doce Tablas»61 [fig.7]. Igualmente ocurre en el mapa de la página 33, que muestra el recorrido que realiza el papel desde que se origina en China hasta que llegó a Occidente. Algún lector rodeó con un círculo varios puntos del mapa, además de realizar con tinta azul distintas marcas en algunas otras hojas que bien pueden señalar el interés por lo que allí se dice o el intento de corregir algún dato contradictorio o poco convincente.

58 OSCAR WEISER, La escritura y el libro, Barcelona, Labor, s. d., p. 12-3. FFLC, BCPM, WEIS/Escri. 59 FÉLIX GONZÁLEZ RUESGAS, Diario de la Guerra de África, Madrid, Imprenta de Anselmo Santa Coloma, 1860, portada. FFLC, BCPM, GONZ/Diar. 60 JOSÉ DE MANJARRES, Teoría estética de las artes del dibujo: comprende la teoría estética de la arquitectura, Barcelona, Establecimiento Tipográfico de Jaime Jepús, 1874, portada. FFLC, BCPM, MANJ/Teor. 61 O. WEISER, La escritura y el libro, cit, p. 24-5.

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Fig. 7. Huellas de escritura en el margen superior derecho de la página del libro de OSCAR WEISER, La escritura y el libro, Barcelona, Labor, s. d., p. 25.

FFLC, BCPM, WEIS/Escri.

Algo parecido encontramos en otro libro, igualmente ya citado, el escrito por Clemencia Jacquinet: Ibsen y su obra.62 En la portada, un lector copió el título del mismo a modo de sencillo ejercicio de escritura, además de emplear el amplio espacio en blanco disponible para hacer unas cuentas (¿El mismo lector? ¿Otro quizás?). Esta obra fue donada a la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid por el Sindicato de Artes Blancas Alimenticias.

Conclusión A modo de conclusión podemos decir que el lector que acudía a la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid se apropió de aquellos libros que consideró adecuados para él, bien porque le entretenían, bien porque resolvían sus dudas o adquirían, gracias a su lectura, una mejor formación y unos más amplios conocimientos. Los autores, en sus prólogos, y los dirigentes socialistas en sus constantes llamadas de atención a sus militantes a través de la prensa, dibujaron un lector obrero ideal. Sin

62 C. JACQUINET, Ibsen y su obra, cit., portada.

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embargo, el lector obrero real no siempre pudo o no siempre quiso seguir sus indicaciones. Seguir su rastro es, desde luego, una tarea difícil, aunque algo de él ha quedado en las anotaciones, subrayados y dibujos que realizaron en los libros: desde nombres propios hasta marcaciones de página para resaltar y comprender las ideas más importantes de cara a su asimilación y estudio, pasando por garabatos y sencillos dibujos realizados en los ratos de distracción. Marcas, todas ellas, que, pese a su brevedad, evidencian cómo sus lecturas se movieron entre la necesidad de instruirse y el placer de entretenerse y divertirse.

No importa que el Partido Socialista intentase formar al obrero a través de los libros de su biblioteca y esperase una respuesta, antes o después, de estos trabajadores en pro de aquellas ideas que debían defender. Tampoco importan las intenciones que guiaron a los autores al escribir sus obras. Lo que importa es que los libros tuvieron lectores y que estos lectores, al margen de consejos y propagandas, los eligieron porque libremente prefirieron leer esos libros a otros: «los lectores son viajeros: circulan sobre las tierras del prójimo, nómadas que cazan furtivamente a través de los campos que no han escrito, que roban los bienes de Egipto para disfrutarlos».63 Los obreros socialistas madrileños, efectivamente, no fueron lectores pasivos.

Unos más convencidos que otros, unos más expertos que otros, decidieron hacerse socios de la biblioteca y libro tras libro, prestado y leído, configuraron su propia «biblioteca personal».64

No podemos saber exactamente cuántos libros se leyeron, ni tampoco exactamente cuáles, ni cuántas veces fueron solicitados, pero sí sabemos que una pequeña proporción de afiliados socialistas utilizó la Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid consciente de la importancia que la lectura tenía para la clase obrera y que, a pesar de las recurrentes instrucciones y consejos que recibieron, estos lectores pudieron por ello desarrollar, al leer, un acto de libertad, en el sentido de que, una vez que tuvieran el libro elegido en las manos, nada ni nadie se interpuso entre ellos y sus lecturas.

Robert Darnton ha señalado que, a pesar de que las bibliotecas suelen disponer de edificios monumentales, como fue el caso del Biblioteca de la Casa del Pueblo de Madrid, esto no evita su real debilidad: «La historia muestra que las bibliotecas siempre se destruyen, y cada vez que cae una biblioteca se va con ella una parte de la civilización».65 Por suerte, han sido muchos los libros de esa emblemática biblioteca que se consiguieron salvar, y gracias a ellos ha sido posible recuperar, también, parte de la historia obrera:

63 MICHEL DE CERTEAU, La invención de lo cotidiano. I. Antes de hacer, México, Universidad Iberoamericana, 1996, p. 187. 64 En el sentido en la que la formula Jorge Luis Borges: diversa, heterogénea, en definitiva, «una biblioteca de preferencias». Cfr. JORGE LUIS BORGES, Biblioteca personal, Madrid, Alianza, 1988, p. 3-4. 65 ROBERT DARTON, El coloquio de los lectores. Ensayos sobre autores, manuscritos, editores y lectores, México D. F., Fondo de Cultura Económica (FCE), 2003, p. 437.

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Inspirados en la certidumbre de que la escritura era la posibilidad más firme de conservar lo pasado, se pensó también que la memoria singular de cada libro tenía que convertirse en memoria colectiva, en espacio de la memoria, en biblioteca. En ella, en ese campo donde habría de madurar, fructificar y revivir la cultura, se solidificaba y construía la historia, y se proyectaba el futuro.66

66 E. LLEDÓ, Los libros y sus destinos, in a cargo de B. Calvo Alonso-Cortés, R. Salaberría Lizarazu, Biblioteca en guerra, cit., p. 21-2.

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