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OipaMagazine Dossier

Date post: 16-Mar-2016
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Bimestrale di approfondimento su imprese e Pubblica Amministrazione - Numero 2 - www.oipamagazine.eu
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dossier Bimestrale di approfondimento su imprese e Pubblica Amministrazione ANNO I - NUMERO 2 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011 www.oipamagazine.eu Lavoro&Previdenza - Lavoro&Fisco - Lavoro&Imprese Lavoro&Sindacati - Lavoro&Giovani - La Manovra in pillole Intervista al ministro per le Pari Opportunità MARA CARFAGNA Più collaborazione con le imprese ANTONIO MASTRAPASQUA (Presidente Inps)
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dossierBimestrale di approfondimento su imprese e Pubblica Amministrazione

ANNO I - NUMERO 2 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011

www.oipamagazine.eu

Lavoro&Previdenza - Lavoro&Fisco - Lavoro&ImpreseLavoro&Sindacati - Lavoro&Giovani - La Manovra in pillole

Intervista al ministroper le Pari OpportunitàMARA CARFAGNA

Più collaborazionecon le impreseANTONIO MASTRAPASQUA(Presidente Inps)

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Editoriale

Pianeta LavoroFrancesco RuoppoloDirettore responsabile

a seconda manovra correttiva in due mesi è stata messa in ghiaccio con il via liberadefinitivo della Camera arrivato il 14 settembre. A questo punto, l’obiettivo del pa-reggio di bilancio fissato per il 2013 e gli spettri del default agitati dalla speculazione

internazionale cedono il passo alla prospettiva di riparare ai danni provocati dalla lunga crisieconomica mondiale culminata nella virulenta coda di questa estate. Per ricostruire e andare

oltre lo scenario spazzato via dall’uragano scatenatosi sui mercati, punto di par-tenza e antidoto contro la fase di stallo attraversata dell’economia sono rap-presentati dalle politiche per lo sviluppo. Con un sistema Paese che continua asubire gli effetti della crisi in atto, tra le misure che si rendono necessarie per laripresa, quelle legate al lavoro e all’occupazione si impongono come un’auten-tica priorità per il governo.È proprio intorno a questo tema che si sviluppa il secondo numero del nostrodossier. Anche in questa occasione abbiamo cercato una chiave interpretativa

ad una delle questioni aperte della società italiana, grazie al contributo di addetti ai lavori eprotagonisti del mondo delle istituzioni.Il nostro viaggio nel pianeta lavoro comincia con le interviste ai due personaggi che si divi-dono la copertina: il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna e il presidente dell’InpsAntonio Mastrapasqua. L’esponente del governo ripercorre le norme approvate nel corsodella legislatura per favorire l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro e bilanciare ilpredominio maschile nei ruoli chiave delle aziende, grazie ad una svolta di portata storicacome l’introduzione delle quote rosa.Con il numero uno dell’istituto previdenziale facciamo invece il punto sui provvedimenti ap-provati dal Parlamento, sullo stato di salute e le prospettive del sistema pensionistico. Sullostesso argomento, le riflessioni del vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera,Giuliano Cazzola. Anche nel corso dell’attuale mandato il deputato esperto di previdenza sista battendo per completare una riforma delle pensioni che, sebbene abbia accolto in senouna serie di misure strutturali, ha bisogno di ulteriori ritocchi per essere all’altezza dei prov-vedimenti più avanzati in Europa.Una visione d’insieme sulle problematiche relative al mondo del lavoro emerge dalle dichia-razioni che il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni ha rilasciato ad Oipa Magazinedossier. Il leader del sindacato confederale affronta i punti più discussi degli ultimi mesi, que-stioni sulle quali si è confrontato senza mai salire sulle barricate. Dall’articolo 8 della mano-vra che deroga alla contrattazione nazionale, passando per le pensioni, fino alla riforma delmercato del lavoro vengono fuori spunti che saranno oggetto di dibattito nei prossimi mesi.Sempre attuale, e fin troppo spesso assurto agli onori della cronaca, è il tema delle mortibianche e della sicurezza sul lavoro. Un fenomeno al quale negli ultimi anni si è cercato diporre un argine, anche se resta tanta la strada da fare. Ne parliamo all’interno del nostro ma-gazine con il senatore Antonio Paravia.Il percorso intrapreso dal dossier in questo bimestre si conclude tra uno sguardo alla legisla-zione sul lavoro, con la certificazione dei contratti a progetto, e la manovra in pillole, unaguida ragionata alle misure adottate dall’esecutivo per il contenimento della spesa pubblica.

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Sommario

OIPA MAGAZINE DOSSIERAutorizzazione Tribunale di RomaN. 483 DEL 31/12/2010

DIRETTORE EDITORIALEAntonio [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEFrancesco [email protected]

SEGRETARIA DI REDAZIONEAdriana [email protected]

REDAZIONEMaurizio Pezzuco, Martina Fusco, Pietro Giunti

HANNO COLLABORATOValentina Guzzanti, Ada Pontesilli

SI RINGRAZIAIl ministro per le Pari Opportunità, Mara Car-fagna, il presidente Inps, Antonio Mastrapa-squa, il segretario generale Cisl, RaffaeleBonanni, l’onorevole Giuliano Cazzola, il se-natore Antonio Paravia

SEDEVia dei Bergamaschi, 58 – 00186 RomaVia Francesco Gentile 135 – 00173 Roma

CONTATTI06 726542348 +39 320 [email protected]

PUBBLICITA’[email protected]

STAMPAStar Servizi srl - Roma

EDITORIALE

Pianeta Lavoro pag 13di Francesco Ruoppolo

L’unica strada possibile è quellache si percorre insieme pag 16di Antonio Persici

LAVORO&DONNE

Spazio alle donne, ma senza inficiarela libertà d’impresa pag 18Intervista a Mara Carfagna,ministro per le Pari Opportunitàdi Martina Fusco

LAVORO&PREVIDENZA

Obiettivo Inps:più collaborazione con le imprese pag 12Intervista ad Antonio Mastrapasqua,presidente Inpsdi Maurizio Pezzuco

Riforma delle pensioni, serve uncollegamento con il mercato del lavoro pag 16Intervista all’on. Giuliano Cazzoladi Francesco Ruoppolo

Sicurezza sul lavoro:infortuni e morti bianche in calo pag 20di Pietro Giunti

L’investimento in sicurezza è una sceltadi competitività qualitativa pag 22Intervista al sen. Antonio Paraviadi Martina Fusco

LAVORO&FISCO

Occupazione e pressione fiscale: i regimicontributivi agevolati, gli incentivialle famiglie e alle imprese pag 24di Valentina Guzzanti

LAVORO&IMPRESE

Contratti a progetto sicuri?Finalmente si può pag 25di Ada Pontesilli

LAVORO&SINDACATI

Nuovi interventi strutturali per tutelarei lavoratori e favorire l’occupazione pag 28Intervista a Raffaele Bonanni,segretario generale Cisldi Francesco Ruoppolo

LAVORO&GIOVANI

Crisi occupazione giovanile,apprendistato e stage per invertire la rotta pag 30di Maurizio Pezzuco

LA MANOVRA IN PILLOLE

di Valentina Guzzanti pag 32

IN BREVE

di Martina Fusco pag 34

PianetaLavoro

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Editoriale

L’unica strada possibileè quella che si percorre insieme

Antonio PersiciDirettore editoriale

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Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Così recita l’articolo unodella nostra Costituzione. Infatti l’economia dello Stato, il benessere dei suoi cit-tadini, lo sviluppo economico e sociale, dipendono dalla capacità delle nostre im-

prese nel creare la ricchezza necessaria e quindi dipendono anche dalla professionalità edall’impegno delle persone che vi lavorano a qualsiasi livello, ma dipendono anche da comela più grande impresa italiana, la Pubblica Amministrazione, riesce a realizzarsi raggiungendoil giusto rapporto tra costi e benefici.Ma qual è lo status del lavoro nel nostro Paese? C’è forse un buon rapporto tra datori e la-voratori? Uno spirito di squadra? Vi è un vivo senso di appartenenza con l’impresa? Una com-

plicità, un rispetto e una stima reciproca tra imprenditori e lavoratori?I posti di lavoro nella PA sono stati creati per un’effettiva necessità delloStato o anche per occupare persone che poi fanno poco o nulla , ma soloperché rappresentano voti nelle tante tornate elettorali?Sopravvivono ancora ideologie che vogliono dare al meritevole e al lava-tivo lo stesso compenso, solo perché entrambi valgono una tessera? O an-cora l’idea che il lavoratore a torto o ragione vada comunque difeso?Questi non troppo nobili ed egoistici atteggiamenti sono alla base dellanostra più grande capacità negativa, quella di generare liti. Tutti litiganocon tutti. La contrapposizione regna sovrana, mentre la concertazione siavverte in misura assolutamente insufficiente, non solo nel mondo del la-voro, ma anche nella politica e tra le istituzioni.

Tutto ciò purtroppo non contribuisce al successo di questo Paese, ma al contrario lo deprimesempre di più. Se sono questi i disvalori che dominano il mondo del lavoro beh, perché cisorprendiamo se non siamo competitivi, se le aziende chiudono, se si perdono posti di la-voro e se le imprese fuggono all’estero?Come possiamo sperare nel futuro se non ci impegniamo a cambiare questo clima con labuona volontà di tutti, con la concertazione e non con la contrapposizione sistematica, pro-muovendo progetti lavorativi secondo criteri meritocratici per i lavoratori e sostenibili per leimprese. Diritti sì per i lavoratori, ma in conseguenza e nel rispetto dei doveri e dell’impegnoche sono necessari per il successo, in ragione del quale, si creano le possibilità per conce-derli. Nulla si può dare se prima non lo si crea.Insomma, non si può fare l’interesse di una sola parte, ma gli interessi devono essere con-vergenti e orientati all’aumento della produttività e del reddito dell’impresa. Un aumento o,al contrario, un decremento del reddito, deve riguardare in modo proporzionale e secondouna logica meritocratica individuale anche i dipendenti, i quali devono essere solidali conl’impresa nella buona e nella cattiva sorte, essendo così motivati a profondere tutto il loro im-pegno per il successo dell’azienda che è allo stesso tempo il proprio.

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Editoriale

Non c’è dubbio che un’impresa in cui domina la contrapposizione, basata sull’egoismo reci-proco, che pretende senza voler dare, non potrà mai sperare in un successo stabile e duraturo.Eppure basterebbe guardare non molto lontano dai nostri confini nazionali per capire che ilgiusto modello di impresa può non essere un’utopia. La Volkswagen è il caso più emblema-tico. Nel quartier generale di Wolfsburg in Germania, infatti, negli ultimi 35 anni non vi è statoun solo sciopero; nel 1994 gli operai hanno visto una diminuzione dei loro stipendi del 15-

16%, ma hanno sal-vato 30mila posti dilavoro. Quando lecose sono andate me-glio successivamente,hanno partecipato airisultati dell’azienda(nella misura del 10%operativo) e a marzohanno siglato unnuovo contratto di la-voro che prevedevaun aumento dei salaridel 3,2% e un paga-mento straordinarioda 500 a 1000 euro.In Italia le cose nonvanno per lo stessoverso. Lo dimostra ilcaso Fiat e il referen-dum che ha vistocoinvolti i lavoratoridella più grandeazienda automobili-stica nazionale.Marchionne, puravendo vinto con il re-ferendum, si ritrovacon le maestranzespaccate in due, una

situazione che riflette quella politica del nostro Paese. In queste condizioni, sia l’azienda Fiatche l’azienda Italia non hanno grandi speranze. La guerra non conviene a nessuno, neanchea chi pensa di averla vinta.L’Italia ce la può fare se gli Italiani capiscono che per crescere bisogna essere coesi e chel’unica strada possibile è quella che si percorre insieme.

Stabilimento Volkswagen - Germania

Protesta operai Fiat - Italia

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Lavoro&DonneMartina Fusco

l livello di occupazione femminile costituisceancora oggi un elemento critico del sistemaeconomico italiano. Le donne, innegabil-

mente, rappresentano una risorsa importante dallaquale non si può prescindere se si mira alla crescitae allo sviluppo del Paese. Una potenzialità, ad oggi,ancora parzialmente inespressa. Il divario di retri-buzione tra uomini e donne è ancora una realtà - idati Istat non mentono: confrontando il salario diuna donna con quello di un uomo, la differenza èquasi del 20% a sfavore delle lavoratrici - e soprat-tutto al Sud l’occupazione femminile è ancoratroppo debole.Siamo di fronte a una risorsa che per poter passareda potenza ad atto deve ricevere un aiuto. Aiuto do-

veroso che permetterebbe alle donne di dispiegareil proprio potenziale e scongiurare quella che rap-presenterebbe una sconfitta non solo in termini diuguaglianza, ma anche per il nostro sistema pro-duttivo. Lo sa bene il ministro per le Pari Opportu-nità, Mara Carfagna, che in questa intervista, parladel percorso intrapreso per invertire questa ten-denza e dei primi risultati raggiunti. Quote rosacome misura di emergenza introdotta per riequili-brare l'ago della bilancia; politiche volte al soste-gno della famiglia e corsie preferenziali per offrirealle donne la possibilità di contribuire e inserirsinel mondo del lavoro. Azioni a favore delle lavo-ratrici che finiranno per trasformarsi in una decisaspinta all’economia.

Spazio alle donne, ma senza inficiare lalibertà d’impresaIntervista a Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità

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foto di Livio Anticoli

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Purtroppo l’occupazione femminilein Italia mostra ancora forti ritardirispetto al resto d’Europa. Secondolei quali sono le principali cause?

Rispetto a molti Paesi europei, so-prattutto del Nord, l’occupazionefemminile, in Italia, raggiunge per-centuali sensibilmente più basse. Ilnostro Paese in generale, e le Regionidel Sud Italia in particolare, scontanoun ritardo storico importante. Ciò chemi interessa, però, è che, seppur in unquadro generale di grave crisi econo-mica, l’occupazione femminile ha co-minciato a crescere e lo fa, seppur apiccoli passi, anche in controtendenzarispetto a quella maschile. Gli ultimi dati diffusidall' Istat ci parlano di un aumento dello 0,4 percento su base annua. Segnali positivi che si incro-ciano con quelli venuti dal rapporto Unioncamere:sono sempre di più le donne che si dedicano a fareimpresa e, in qualche caso, si "mettono in proprio":negli ultimi 12 mesi sono nate oltre 14.000 aziendenuove guidate da donne.

Quali incentivi per l’occupazione femminile sonostati previsti dal governo?

Come dicevamo prima, il nodo principale resta labassa occupazione femminile al Sud. Per questa ra-gione, con il decreto sviluppo, abbiamo voluto in-trodurre incentivi che consentano alle donne chevivono nel Mezzogiorno di trovare con più facilitàun posto di lavoro stabile. Insieme a Maurizio Sac-coni e Paolo Romani abbiamo creato contratti age-volati che potranno essere applicati alle donnedisoccupate da almeno sei mesi. E ancora: le im-prese che assumeranno personale femminile po-tranno contare su una defiscalizzazione per i nuoviassunti pari al 50 per cento degli oneri salariali finoa 2 anni. Entro settembre, quando la Commissioneeuropea avrà terminato le sue analisi, potremo par-tire.

Lei è stata la principale promotrice del provve-dimento che obbliga le società quotate e a parte-cipazione pubblica a riservare alle donne unaquota pari al 30% dei posti nei Consigli d’am-ministrazione. Possiamo parlare di un’impor-tante conquista per noi donne?

Non credo di esagerare nel definire questa legge ap-provata dal Parlamento una legge di portata storica.

Sono convinta che sia così e non mi sfugge l'impor-tanza che si sia arrivati all'approvazione di questalegge, fortemente voluta dalla deputata del Pdl LellaGolfo, con il contributo dell'opposizione e, in parti-colare, del Pd. Le donne, ora, avranno meno pro-blemi a ritagliarsi il proprio spazio alla guida delleaziende che, magari, già amministrano con compe-tenza e profitto. Anche l'applicazione graduale delprincipio scritto nella legge penso sia stata unascelta saggia: consentirà di creare spazio alle donne,ma senza inficiare in nessun modo la libertà d’im-presa.

Non crede che dover ricorrere alle “quote rosa”per garantire la presenza femminile nel mercatodel lavoro sia sintomo di un’arretratezza cultu-rale del nostro Paese?

Io ho sempre guardato con molto sospetto alle"quote", continuo a pensare che la meritocraziadebba essere la strada maestra per le donne comeper gli uomini. Ma la percentuale delle donne neicda delle imprese italiane denunciava una emer-genza alla quale bisognava in qualche modo ri-spondere: solo il 6%. Così è nata questa legge, cheabbiamo voluto intendere come norma transitoria,che consentirà il riequilibrio della rappresentanzafemminile nel mondo dell'impresa. Una strada che,prima dell'Italia, avevano già percorso molti altriPaesi europei. Un obiettivo simile in politica, masenza parlare di "quote", il governo sta provando araggiungerlo con il disegno di legge che porta la miafirma e che introduce la doppia preferenza di genereper le elezioni Comunali e rafforza la presenza fem-minile nelle liste per le Provinciali. Un modo perconsentire un voto facoltativo e aggiuntivo alledonne, lasciando sempre e comunque la libertà discelta all'elettore, senza risultati precostituiti.

Lavoro&Donne

foto Livio Anticoli

Il ministro Carfagna con il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi

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Lavoro&DonneTornando alle novità riguardo il contratto di in-serimento delle donne al Sud. Può spiegarci neldettaglio di cosa si tratta? Potranno usufruirnetutte le donne del meridione?

Molto semplicemente, come ho già detto, le donneavranno una “corsia preferenziale” nell’inserimentonel mondo del lavoro, in quanto residenti in zone ri-tenute svantaggiate per ciò che riguarda l’occupa-zione, vale a dire dove il tasso di occupazionefemminile è inferiore almeno del 20% rispetto aquello maschile. Inoltre coloro che volessero usu-fruire di questo vantaggio, devono risultare senzalavoro regolarmente retribuito da almeno sei mesi.

Un modo per agevolare l’ingresso delle donne nelmondo del lavoro è investire sui servizi alla fa-miglia, semplificando la vita alle lavoratrici/mamme. Cosa è stato fatto a riguardo? E in fu-turo?

Troppe donne, ancora oggi, sono costrette a rinun-ciare ad una occupazione perché non sono in con-dizione di assistere i figli o i familiari e,contemporaneamente, lavorare.Un altro modo per sostenere l'occupazione femmi-nile, dunque, è quello di agevolare la "concilia-zione" dei tempi di vita e di lavoro. Per questaragione, sin dal suo insediamento, il governo è in-tervenuto in maniera pronta: abbiamo trasferito alle

Regioni 40 milioni di euro da investire in servizialle famiglie e asili nido, incentivato part-time e te-lelavoro. Le misure, contenute anche nel Piano “Ita-lia 2020” predisposto con il Ministro Sacconi,mirano al potenziamento delle strutture di acco-glienza, come la figura della tagesmutter, già finan-ziata con 700 progetti di formazione.Con il Ministro Renato Brunetta e il SottosegretarioCarlo Giovanardi abbiamo poi stanziato altri 25 mi-lioni di euro per aprire asili nido nelle pubblicheamministrazioni.In un anno sono stati creati 1.000nuovi posti e, nel prossimo decennio, dobbiamo ar-rivare a coprirne altri 80/100 mila.Bisogna proseguire su questa strada e sono certache, superato questo momento di crisi economicaacuta, tireremo dritti nella direzione del potenzia-mento dei servizi alla famiglia.

Ultimamente si fa ungran parlare di sostegnoal reddito delle famiglie.A suo avviso, potrebbeessere una soluzioneplausibile quella dell’in-troduzione del quozientefamiliare?

Assolutamente sì. Il fisco,nel nostro Paese, è stato fi-nora poco amico delle fa-miglie, ha badato poco alnumero dei componenti.Penso che la discussionesulla Manovra in corso siail momento politico giustoper colmare questo gap eintrodurre, anche col con-tributo delle forze politichepiù sensibili al tema dellafamiglia, il "quoziente fa-miliare".

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Lavoro&PrevidenzaMaurizio Pezzuco

Obiettivo Inps: più collaborazione conle impreseIntervista ad Antonio Mastrapasqua, presidente Inps

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al rapporto con le im-prese alle misureadottate per agevo-

lare i lavoratori; dall’ azionedi contrasto all’evasionecontributiva alle problemati-che giovanili.Questi sono solo alcuni deitemi affrontati con il presi-dente dell’Inps, Antonio Ma-strapasqua che, con l’onestàe la professionalità che locontraddistingue, ci ha per-messo di arricchire il nostro “Pianeta Lavoro” con lacompetenza istituzionale del principale Ente previ-denziale italiano.

Alla luce degli ultimi interventi del Governo,quali sono le novità nel sistema pensionistico ita-liano?

La manovra di agosto deve essere vista insieme aquella approvata in luglio. I due interventi norma-tivi hanno soprattutto riguardato le pensioni per ledonne che lavorano nel settore privato e l’anticipodel collegamento dell’età pensionabile con l’aspet-

tativa di vita. Nel primo caso, a partire dal 2014 l’etàper la pensione di vecchiaia delle donne sarà pro-gressivamente innalzata fino a coincidere, nel 2026,con quella degli uomini. Scatterà invece dal primogennaio del 2013 quell’automatismo che innalzeràprogressivamente l’età di pensione per tutti, in coin-cidenza con l’allungamento dell’aspettativa di vita.Sono i due elementi di novità “strutturale”, ma nongli unici interventi. Tra gli altri ricordo che sonostate “raffreddate” per due anni le rivalutazioni dellepensioni che valgono cinque volte il minimo; è statointrodotto un contributo di solidarietà per i pensio-nati con assegni superiori a 90mila (contributo del5%) o a 150mila (10%) all’anno.

Il nostro magazine si rivolge al mondo della pub-blica amministrazione e delle piccole e medie im-prese. Dal punto di vista della disciplinaprevidenziale quali provvedimenti interessano davicino le Pmi?

I provvedimenti approvati del legislatore non di-stinguono rispetto alla tipologia d’impresa e di con-seguenza alle Pmi si applicano le normativeriservate alla generalità dei datori di lavoro. Recen-temente sono state approvate norme che prevedono

agevolazioni contri-butive per favorire lariassunzione di lavo-ratori provenienti daaziende colpite dallacrisi economica op-pure appartenenti aparticolari categoriecome i giovani. L’ul-tima novità in ordinedi tempo riguardal’incentivo di 5.000euro in favore delleaziende che assu-mano giovani “pre-cari” con massimo 35anni di età, e con

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da sin. Mastrapasqua (Inps), Sangalli (Confcommercio), Sacconi (min. Lavoro),Brunetta (min. Pa), Marcegaglia (Confindustria)

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figli; per questo si potrà utilizzare la “Banca dati perl’occupazione dei giovani genitori” istituita pressol’Inps per iniziativa del Ministro per la Gioventù.

Nel primo semestre 2011, l’Inps ha incassato 2miliardi di euro in più rispetto allo stesso periododello scorso anno. Possiamo interpretarlo comeun segnale di forte stabilità per l’Istituto maanche un dato incoraggiante per le numerose Pmipresenti nella Penisola?

Per quanto riguarda il pagamento dei contributi daparte delle aziende, i dati relativi alle entrate delprimo semestre di quest’anno rappresentano sicura-mente un’inversione di rotta. Questo incremento nelpagamento dei contributi suggerisce, a nostro av-viso, una almeno timida ripresa dell’attività produt-tiva da parte delle aziende e anche una maggiorfiducia nel sistema, grazie soprattutto all’azione dicontrasto all’evasione contributiva attuata dall’Isti-tuto. L’azione a difesa della legalità ha creato quella“compliance” necessaria tra strutture dello Stato eprivati, anche sul fronte della contribuzione previ-denziale.

Il mondo imprenditoriale ha espresso in più oc-casioni la propria preoccupazione in riferimentoai costi previdenziali che gravano sulle aziende.Vi sono misure allo studio dell’Inps?

Il “peso” della contribuzione è definito dalle leggidello Stato. Per quanto riguarda l’Inps l’obiettivo èquello di una sempre più facile collaborazione con leimprese che per l’Istituto sono contribuenti, maanche partner nell’erogazione dei servizi del welfareitaliano: dagli ammortizzatori sociali per i dipen-denti delle imprese in temporanea difficoltà, finoagli interventi di politica attiva per il lavoro.

Inps e Inail hanno recentemente siglato un pro-tocollo d’intesa che favorisce lo scambio di infor-mazioni tra i due istituti. Ci spiega nel dettaglio itermini dell’intesa?

La convenzione siglata all’inizio di agosto ha per og-getto lo scambio di informazioni e dati fra i due entiallo scopo di elevare le capacità di vigilanza sull’at-tuazione delle leggi in materia di lavoro e di legisla-zione sociale, nonché di migliorare l’efficacia el’efficienza dell’azione ispettiva nella lotta all’eva-sione contributiva e al lavoro sommerso. L’accordoindividua le categorie e le tipologie di dati oggettodell’interscambio, le finalità e le regole di tratta-mento e sicurezza in conformità al Codice in mate-

ria di protezione dei dati personali. La programma-zione dell’attività di vigilanza avverrà in maniera si-nergica, sfruttando l’incrocio dei dati provenienti daidue enti in modo da indirizzare l’indagine su obiet-tivi concreti e ottimizzando l’utilizzo di tutte le ri-sorse disponibili.

L’Inps ha avviato una vera e propria rivoluzione“telematica”. Quali sono i servizi on line già at-tivi e quali entreranno a regime nei prossimimesi?

I risultati ottenuti dall’operazione di telematizza-zione nei primi sei mesi del 2011 sono stati incorag-gianti: oltre un milione e mezzo le domande inviateonline per servizi e prestazioni; 70 mila nuove iscri-zioni alla Gestione separata e più di 15 mila do-mande di mobilità. Fino ad oggi sono già statitelematizzati in via “esclusiva” molti servizi fonda-mentali come l’iscrizione, la denuncia e il paga-mento dei bollettini per le colf; le domanda dimobilità e disoccupazione, l’iscrizione alla GestioneSeparata, i ricorsi amministrativi e così via. Dal 1°settembre sono online le domande di autorizzazionedei versamenti volontari e per fine mese sono previ-ste altre procedure automatizzate per ricostituzionie pensioni. Il calendario è molto lungo, ma può es-sere consultato sul sito dell’Inps. Nelle nostre pre-visioni, contiamo di completare la nostrapiccola-grande “rivoluzione telematica” entro ilmese di aprile del prossimo anno, rendendo così frui-bili online tutti i servizi Inps. In ogni caso, per cia-scuno dei passaggi all’esclusività telematica verrà

Lavoro&Previdenza

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Lavoro&Previdenzadata notizia al pubblico e sarà previsto un periodotransitorio durante il quale le modalità tradizionalicoesisteranno con quelle telematiche. Ci sarà sem-pre la possibilità di integrare il canale web conquello telefonico (al numero verde 803.164 non si

chiedono solo informazioni, ma anche servizi) e conl’ausilio degli intermediari autorizzati (patronati,caf, consulenti del lavoro, etc.).

Nei mesi di giugno e luglio si è registrato un calodelle richieste di Cassa integrazione guadagni(Cig). Lo considera un segnale importante per ilsistema Paese?

È un segnale positivo che sembra si stia consoli-dando negli ultimi mesi. Stiamo registrando, infatti,un sensibile calo nella richiesta di ore di cassa inte-grazione, soprattutto da parte del comparto indu-striale e questo, al pari dell’incremento dei contributiversati dalle aziende, ci lascia ben sperare in u n aripresa dell’attività produttiva. Al calo delle do-

mande si aggiunge il “tiraggio” sempre molto basso:cioè le aziende consumano meno della metà delle oredi cassa integrazione che hanno chiesto e ottenuto.

Concludiamo con un messaggio ai giovani cheguardano con pessimismoil proprio futuro. Una ge-nerazione chiamata a so-stenere, con un reddito“precario”, le pensioni deigenitori con la seria pro-spettiva che la propria restisolamente un miraggio.

Con il passaggio dal sistemaretributivo a quello contribu-tivo si va consolidando nelnostro sistema previdenzialeun meccanismo in base alquale al momento della pen-sione si avrà quel che si èmesso nel proprio salvada-naio previdenziale, e che sitroverà al momento di rom-perlo quando si lascia il la-voro.

È per questo che i giovani devono guardare con at-tenzione alla propria situazione previdenziale, fin daquando iniziano a intraprendere un’attività, anche seprecaria, o temporanea. E ancor prima non appenalaureati.Quest’anno è partita una nuova iniziativa, intitolata“Un giorno per il futuro”, pensata appositamente perfavorire la diffusione di una nuova cultura previ-denziale tra le giovani generazioni.I giovani di oggi dovranno guardare al loro futuroconsiderando il loro fascicolo personale fatto diistruzione, formazione e previdenza.E sul fronte previdenziale, non sarà un fascicolovuoto, solo a condizione che venga progressiva-mente riempito. Magari fin dal riscatto della laurea,che deve diventare una semplice abitudine.

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NON VENIRE SAREBBE UN PECCATO.

CREDIT VILLAGE DAY MILANO - 9 NOVEMBRE 2011

Peccato chiamarlo solo recupero crediti.

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Lavoro&Previdenza

Intervista a Giuliano Cazzola (Pdl), vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera

Francesco Ruoppolo

Riforma delle pensioni, serve uncollegamento con il mercato del lavoro

l sistema pensionistico, capo-saldo del nostro welfare,negli ultimi anni è stato pun-

tellato da misure che ne hanno scon-giurato il collasso. Le riforme che sisono susseguite nel tempo denun-ciano, tuttavia, il limite di una so-stanziale incompiutezza alla quale –per le forti resistenze conservatriciche si trova ancora ad affrontarechiunque intenda mettere mano allepensioni – la manovra bis varata il14 settembre ha saputo porre rime-dio solo in parte.Ne parliamo in questa intervista conil vicepresidente della CommissioneLavoro della Camera, Giuliano Caz-zola. Docente universitario di dirittodella previdenza sociale, una vitaprofessionale precedente nel sinda-cato, Cazzola è un riformista per vo-cazione e formazione. Con il suoaiuto cercheremo di capire qualicose sono state fatte e quali restanoancora da fare per completare il qua-dro degli interventi strutturali di cuinecessita la riforma.

Onorevole Cazzola, proviamo afare il punto sulle misure che ilGoverno ha assunto per la soste-nibilità del nostro sistema pensio-nistico durante l’attualelegislatura?

In materia di pensioni il Governonon è rimasto inerte nel corso del-l’attuale legislatura. Più volte ha av-vertito la necessità di adottare uncomplesso di provvedimenti – par-ziali, ma di carattere strutturale, coneffetti economici molto importanti –che ricordo per titoli: l’adozione deinuovi coefficienti di trasformazione;

l’aggancio dell’età di pensiona-mento con criteri di automaticità alledinamiche demografiche a partiredal 2015 prima, poi anticipato al2013; una ristrutturazione delle “fi-nestre” che comporta un allunga-mento della permanenza al lavoro e

quindi un rinvio del pensionamento;tale ristrutturazione è stata ulterior-mente ritoccata per il pensiona-mento con 40 anni di anzianità aprescindere dal requisito anagrafico;l’accelerazione – sicuramente un po’brusca in conseguenza del diktat be-nefico della Ue – dell’allineamento a65 anni dell’età di vecchiaia delle la-voratrici del pubblico impiego che sicompleterà nel 2012 anziché nel2018. Infine, si è cominciato a sfi-dare anche il tabù dell’età di vec-chiaia delle donne dei settori privati(da noi vengono considerati inalie-nabili quei “diritti” che in Europasono ritenute discriminazioni di ge-nere come l’anticipo del pensiona-mento delle lavoratrici quale vagorisarcimento postumo di una vita didoppio lavoro) che sarà allineata con

quella degli uomini nel 2032. Sitratta di provvedimenti significativi,come ricordato, anche sul piano fi-nanziario. Per non parlare poi delcontributo che le pensioni hannodato all’ultima manovra, anche intermini di cassa, con gli interventi

sulla rivalutazioneautomatica per itrattamenti medio-alti nel prossimobiennio e con ilcontributo di soli-darietà richiestoalle cosiddettepensioni d’oro dal1° agosto a tutto il2014. Tutto ciònella manovra diluglio. Quando siè scelto di antici-pare il pareggio dibilancio al 2013 si

è posto nuovamente il problemadelle pensioni, ma alla fine, ancheper contrasti interni alla maggio-ranza si è finito per anticipare al2014 l'inizio del percorso che por-terà nel 2026 l'età pensionabile divecchiaia a 65 anni delle lavoratricidel settore privato. Oltre alla esten-sione delle nuove finestre anche nelcomparto scuola.

Abbiamo risolto tutti i probleminell’assicurare l’equilibrio futurodel sistema?

A mio parere non si tengono nel de-bito conto le conseguenze della crisianche sui sistemi pensionistici, chetanto preoccupano la Ue.Basti pensare che, nell’ultimo rap-porto sull’invecchiamento Ue, gli

I

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Lavoro&Previdenzaeffetti della crisi economica e ilcrollo del pil vengono cifrati in unincremento medio dell’incidenzadella spesa nell’ordine del 2%.Anche in Italia - basta scorrere i do-cumenti ufficiali - l’evoluzione dellaspesa pensionistica sul Pil (per ef-fetto del crollo riscontrato, al deno-minatore, nel 2009) si èprofondamente trasformata nelsenso che vi è stata, a partire dal2010, un’anticipazione del “picco”(al di sopra del 15%) previsto per il2035, mentre il rientro al di sotto del14% si è spostato in avanti di ventianni (al 2060) rispetto alle previsioniprecedenti. I correttivi finanziarifunzionano, ma non sono in grado dimodificare la linea di tendenza dellacurva della spesa se non di pochi de-cimali di punto tra qualche anno. Poiè inutile mentire a noi stessi. Le pen-sioni sono una componente tropporilevante nell’ambito della spesapubblica e non consentono a nessunGoverno responsabile di promettereche il settore sarà risparmiato se sirenderanno necessarie altre mano-vre. Rimane aperto il problema delpensionamento di anzianità e so-prattutto quello del percorso checonsente di andare in pensione con40 anni di versamenti a qualunqueetà.Per la generazione dei baby boomersche hanno cominciato a lavorareprecocemente o che hanno potuto ri-scattare lunghi periodi formativi,questa possibilità consente loro diarrivare alla soglia magica del pen-sionamento prima dei 60 anni. Ciòsignifica riscuotere la pensione per20-25 anni.

Quali sono gli interventi necessariper mettere in sicurezza i contidell’Inps e le pensioni dei giovani?

Le regole sono importanti, matroppo spesso si sopravvaluta il loroeffetto. A determinare la messa in si-curezza del sistema pensionisticoconterà molto l’andamento dell’eco-nomia e con esso le performance

dell’occupazione.I grandi sistemi pensionistici sonofinanziati a ripartizione ovvero toccaagli occupati sostenere con i lorocontributi le pensioni in essere, conla speranza, garantita dallo Stato,che quando verrà il loro turno peruscire dal mercato del lavoro ci saràuna generazione di lavoratori attiviin grado di onorare gli impegni cheil sistema ha assunto nei loro con-fronti. Questa regola fondamentaleè divenuta una sorta di “triangolodella morte” del nostro sistema pen-sionistico. Le generazioni precedentisi sono concesse regole troppo ge-nerose e le hanno difese oltre ogniragionevolezza (pensiamo al cancrodel pensionamento di anzianità cheha consentito a milioni di lavoratoridi andare in quiescenza poco più checinquantenni) proprio quando la di-namica dell’attesa di vita subivaun’accelerazione straordinaria. Losa che per ogni lavoratore andato inpensione, negli anni 90, a 58 annicon 35 anni di anzianità e col calcoloretributivo il sistema regala, nei fatti,nove anni di erogazione del tratta-mento non coperti da contribuzione?E che nel caso dei lavoratori auto-nomi addirittura una ventina? Cosìil peso dell’aliquota pensionisticagrava sul costo del lavoro, in questomodo è divenuto un ostacolo perl’ingresso di giovani nel mercato dellavoro, quegli stessi che dovrannosostenere con quote elevate del loromodesto reddito trattamenti riservatiai padri e ai nonni pensionati cheloro non potranno permettersi per-ché le riforme sono state fatte a lorospese. Come possono le norme cor-reggere questa situazione di fatto,anche se ci impuntassimo, come fala sinistra, a sostenere che nulla do-vrebbe cambiare?

Le misure contenute nelle mano-vre correttive vanno nella giustadirezione?

Sì, anche se avrei apprezzato piùcoraggio nella adozione delle misure

di carattere strutturale legate all’in-nalzamento dell’età di pensiona-mento.

In quali termini una riformastrutturale può avere ricadute po-sitive sull’economia del Paese?

Una buona riforma delle pensionidovrebbe essere collegata alla ri-forma del mercato del lavoro. Noinon possiamo rinunciare alla flessi-bilità, ma dobbiamo evitare che sitrasformi in precarietà. La sinistra famolta demagogia su questo tema edavanza promesse di stabilità chenessuno potrebbe mantenere. Ma deiproblemi esistono. Occorre realiz-zare un nuovo ordinamento nelcampo degli ammortizzatori socialiin grado di proteggere anche il la-voro non standard. Poi occorrerebbereinserire nel sistema pensionisticoun forte elemento di flessibilità del-l’età pensionabile e di solidarietà in-fragenerazionale.Mi spiego. Penso ad un pensiona-mento unificato per tipologia e ge-nere, che consenta alla persona discegliere in un range compreso tra63 e 68 anni (ambedue queste sogliesarebbero sottoposte all’aggancioautomatico all’attesa di vita ed ope-rerebbero in funzione di incen-tivo/disincentivo i coefficienti ditrasformazione anch’essi sottopostia revisione periodica in base agli an-damenti demografici).Penso poi alla istituzione di una pen-sione di base o al ripristino dell’in-tegrazione al minimo anche nelsistema contributivo allo scopo diassicurare adeguatezza ai trattamentidi quanti trascorrono una vita lavo-rativa difficile.

La previdenza è uno di quei temiche ci rimanda immediatamenteai concetti di futuro, programma-zione e oculatezza. Come possonoprepararsi i giovani all’appunta-mento con la pensione? Quali so-luzioni adottare per difendersidall’incertezza?

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Lavoro&PrevidenzaSi assiste ad un sovraccarico diaspettative sulle soluzioni normativequando il nodo sta nella crescita eco-nomica. Un giovane dovrebbe ap-profittare di tutte le occasioni dioccupazione che gli sono offerte,convincendosi che tutti i lavori re-golari ed onesti sono “decenti”. Poidovrebbe cogliere tutte le opportu-nità per entrare nel circuito dellaprevidenza pubblica (con il riscattodegli anni di laurea per esempio) eprivata (investendo nel risparmio afini pensionistici).

Il nostro magazine guarda conparticolare attenzione al mondodelle Pmi. Quali misure potreb-bero interessare questa realtà, dalpunto di vista della disciplina pre-videnziale?

Come ho già detto la previdenza ètanta parte del costo del lavoro che

opprime la piccola impresa, spessoneppure traendone particolari van-taggi dal momento che molte formedi tutela sono state pensate per l’im-presa medio-grande (come gli am-mortizzatori sociali).Suggerisco una particolare atten-zione alle forme di sussidiarietà chepossono essere costituite tramite lacontrattazione collettiva (come glienti bilaterali, per esempio).

La commissione Lavoro, di cui leiè vicepresidente, sta lavorando aduna norma che prevede l’even-tuale “prosecuzione del rapportodi lavoro oltre i limiti di età per ilpensionamento di vecchiaia”.Quale incidenza può avere questamisura?

L’impostazione iniziale (contenutain un progetto mio e del sen. Ichino)consisteva in una sfida interessante.

Era previsto che il lavoratore, nelcaso in cui intendesse posticipare ilpensionamento di vecchiaia,avrebbe potuto, proseguendo nel-l’attività lavorativa, godere di untrattamento economico superiore aquello che avrebbe percepito sefosse andasse subito in pensione.Il datore di lavoro poteva continuaread avvalersi dell’opera di lavoratoricon un elevato livello di esperienzaa costi più contenuti, in virtù dellariduzione del carico contributivo. Incaso contrario il lavoratore che sifosse visto respingere la domandaavrebbe riscosso una piccola inden-nità aggiuntiva.Il tutto avrebbe avuto carattere spe-rimentale per un paio di anni. Pur-troppo in Commissione Lavoro ognigruppo ha voluto metterci del suo,così il progetto iniziale si è trasfor-mato in un piccolo “mostro” privodi reali prospettive.

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Lavoro&Previdenza

Nel 2010 per la prima volta dal dopoguerra il numero di decessi è inferiore ai mille casi all’anno.Per le imprese virtuose in arrivo incentivi Civ Inail per un ammontare di 183,6 milioni di euro

Pietro Giunti

Sicurezza sul lavoro: infortuni e mortibianche in calo

ebellare definitivamente l’in-crescioso problema dellemorti bianche si può. Il no-

stro Paese nell’ultimo periodo hacompiuto passi da gigante affron-tando di petto una triste realtà che,negli anni, ha mietuto un numero in-definito di vittime sul posto di la-voro.Sensibilizzazione e controllo sonostati i due punti da cui si è partiti percostruire una nuova politica rivoltaal lavoratore e a tutto ciò che con-cerne la sua sicurezza. La strada dapercorrere è ancora lunga e imper-via, ma i dati dell’ultimo biennio at-testano che la missione daimpossibile può divenire finalmentepossibile.Già l’anno 2009 aveva prodotto unbuon risultato in termini di statisti-che riferite ad un drastico calo degliinfortuni in parte ricollegati agli ef-fetti della difficile situazione econo-mica nazionale. È nel 2010 cheancor di più si evidenzia il risultatonotevole: per la prima volta dal do-poguerra il numero di morti sul la-voro è sceso sotto i mille casiall’anno.Il rapporto annuale dell’Inail (Isti-tuto nazionale per l’assicurazionecontro gli infortuni sul lavoro) pre-sentato alla Camera, riferisce diun’ulteriore contrazione di 15000denunce a fronte delle 775000 com-plessive. Un bilancio confortante selo paragoniamo a quello di diecianni fa che aveva fatto registrare piùdi un milione di infortuni e ben 1475casi mortali. Il miglioramento dellestrutture, la prevenzione sul posto di

lavoro e l’opera di formazione ri-volta ai lavoratori hanno lasciato ilsegno in Italia. L’andamento decre-scente del 2009 e del 2010 ha supe-rato brillantemente anche quello delperiodo 2008-2009, nel quale vi erastata la riduzione più alta dell’ultimoquindicennio: una contrazione quasidel 2% dei casi denunciati (da790000 a 775000) e un numero didecessi in diminuzione ( da 1053 a980, pari al 6,9%). Volendo analiz-zare invece di più la situazione nellungo termine e prendendo quindi inesame l’intervallo che va dal 2001 al2010, c’è da essere soddisfatti perquanto fatto: partendo dal dato del

5,9% equivalente all’aumento del-l’occupazione, la flessione è stataaddirittura del 28,4%. Resta da pre-cisare, tuttavia, che i dati prodottidall’Inail non tengono ovviamenteconto dei lavoratori in nero che,solo per l’anno 2009, sono statiquantificati in quasi 3 milioni se-condo le stime dell’Istat.Ma quali sono i settori che hannoconseguito i risultati più incorag-gianti? In primis è l’agricoltura adare il dato migliore con il 4,8%;segue l’industria con il 4,7%. In con-trotendenza è il comparto dei servizia far registrare un lieve aumento(pari allo 0,4%) per cause ancora

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Lavoro&Previdenzatutte da decifrare. Particolarmente ri-levante è il dato relativo al settoredelle costruzioni che fa registrare uncalo di circa 10000 infortuni(12,4%). Tra i lavoratori stranierisono aumentati gli infortuni dello0,8% mentre i casi di morte sono ca-lati del 4%. Il 40% degli infortuniagli stranieri e il 50% dei casi mor-tali sono registrati tra i lavoratoridella Romania, del Marocco edell’Albania.Il 2010 fa registrare una diminu-zione sensibile dei decessi in tutti irami di attività: l’agricoltura(10,2%), l’industria (9,7%) e i ser-vizi (3%). Una sensibile riduzione èstata riscontrata nel settore metallur-gico (37,8%) e nel commercio(26,3%). Spia rossa invece perquanto riguarda i trasporti con un in-cremento deciso del 9,8%.Il maggior numero di denunce perinfortunio si sono avute in Lombar-dia con 133000 casi; seguonol’Emilia Romagna con 106000 e ilVeneto con 87000.Il calo degli infortuni interessa quasitutte le aree del Paese, ma in ma-niera più intensa regioni come la Ba-silicata, la Campania, la Calabria ela Sardegna. Il Molise è la regionepiù “virtuosa” che registra una di-minuzione dell’8,9% degli infortuni.Alla Lombardia, invece, il primatodel territorio con la più alta flessionedi casi mortali (quasi il 30%). Undato importante se si tiene conto chein questa zona ci sono le maggioriindustrie metalmeccaniche italiane.Interessante anche il calo nel Laziocon l’8,7%, un traguardo che capo-volge le statistiche impietose del2009.Dal punto di vista medico-sanitariosono aumentati i casi di malattie del-l’apparato muscolo-scheletrico, pas-sate da 10000 casi del 2006 a 26000del 2010. L’aumento del numero didenunce di malattie professionalidegli ultimi anni è legato sia ad unaserie di iniziative promosse dal-l’Inail al fine di sensibilizzare i la-voratori e i datori di lavoro al ricorso

alla tutela assicurativa e sia all’inse-rimento di diverse malattie profes-sionali nelle nuove tabelle.Qualche ombra emerge sul frontedelle donne, tra le più colpite in ma-teria d’infortunistica nell’ultimoanno con quasi il 6,8% contro il1,2% dei colleghi uomini.Gli infortuni "in itinere" verificatisial di fuori del luogo di lavoro, nelpercorso casa-lavoro-casa sono cau-sati principalmente, ma non esclusi-vamente, dalla circolazione stradale:nel 2010 si è avuta la riduzionemaggiore (4,7%). Da segnalare lacrescita (5,3%) degli infortuni oc-corsi ai lavoratori per i quali lastrada rappresenta l'ambiente di la-voro ordinario come autotrasporta-tori, rappresentanti di commercio,addetti alla manutenzione stradale:i casi sono aumentati dai 50.969del 2009 ai 53.679 del 2010. Ilvalore più alto dal 2005,primo anno di rilevazionestrutturale e completa deldato.Le statistiche attestano che gliimportanti correttivi applicati dalleaziende hanno dato un esito soddi-

sfacente. Risultati destinati a mi-gliorare dopo l’approvazione degliincentivi Civ Inail alle imprese cheinvestono in sicurezza per 183,6 mi-lioni di euro, di cui 173,6 per i bandia sportello e 10 milioni per quelli agraduatoria. Altri contributi sarannoassegnati nell’anno in corso secondole modalità di finanziamento a spor-tello esclusivamente in base agli in-vestimenti e all’adozione di modelliorganizzativi e di gestione, per unmassimo di 100 mila euro e fino acoprire il 50%dell’investi-mento.

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Palazzo Inail - Roma

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Lavoro&Previdenza

Intervista al senatore Antonio Paravia (Pdl) membro della Commissione parlamentare diinchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette"morti bianche".

Martina Fusco

L’investimento in sicurezza è una scelta dicompetitività qualitativa

enatore Paravia, ci può spiegare di cosa si oc-cupa la Commissione parlamentare di inchie-sta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con

particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche"?

La Commissionesvolge un lavoro di in-dagine, approfondendoalcuni aspetti specificidi un fenomeno certa-mente complesso e va-riegato - com’è quellodegli infortuni sul la-voro - per offrire al Par-lamento e al Governoun migliore quadro co-noscitivo e, di conse-guenza, eventualiproposte di migliora-mento delle norme e

delle procedure esistenti; poi si pone come elemento distimolo e di raccordo per l’azione dei diversi soggettipubblici e privati chiamati a operare per la tutela dellasalute e della sicurezza sul lavoro.In particolare, la Commissione, nell’ambito della pro-pria attività, accerta:a) la dimensione del fenomeno degli infortuni sul lavoro;b) l’analisi del lavoro minorile;c) le cause degli infortuni sul lavoro con particolare ri-guardo alla loro entità nell’ambito del lavoro nero osommerso;d) il livello di applicazione delle leggi antinfortunisti-che e l’efficacia della legislazione vigente per la pre-venzione degli infortuni;e) l’idoneità dei controlli da parte degli uffici addetti allaapplicazione delle norme antinfortunistiche;f) quali nuovi strumenti legislativi e amministrativi sianoda proporre al fine della prevenzione e della repressionedegli infortuni sul lavoro.A tal fine, la Commissione si avvale degli strumentidelle audizioni, dei sopralluoghi e dell’acquisizione didati e documenti.

Il Testo unico inmateria di salute e sicurezza nei luo-ghi di lavoro (TUSL), successivamente integrato dalD.lgs. 106/2009, ha riordinato e razionalizzato tuttala normativa precedente inmateria. La disciplina ri-sultante è esaustiva? Cosa c’è da migliorare o even-tualmente da introdurre?

La disciplina risultante può dirsi in linea con gli stan-dard giuridici comunitari e internazionali: l’ordinamentoitaliano ha infatti riunito per la prima volta in un corpusorganico ed esaustivo le varie norme di una materiacomplessa e multiforme e ciò ha comportato notevoliesigenze di adeguamento per tutti i soggetti pubblici eprivati coinvolti nel sistema della prevenzione degli in-fortuni e delle malattie sul lavoro.Molte questioni rimangono ancora aperte e il quadro cheemerge è variegato: da un lato si nota un concreto sforzodi adeguamento da parte delle amministrazioni pubbli-che coinvolte (enti locali e istituti di controllo) e delleparti sociali (imprese e rappresentanti dei lavoratori),segno di una maturazione di quella «cultura della sicu-rezza» da più parti invocata come il più efficace stru-mento per la prevenzione e la riduzione di incidenti e dimalattie sui luoghi di lavoro. Dall’altro lato, però, si con-fermano alcuni ritardi e incertezze, legati in parte al-l’obiettiva complessità delle norme e dei connessiadempimenti tecnici, in parte alle differenti capacità or-ganizzative e strutturali che si riscontrano, inevitabil-mente, nelle varie parti d’Italia. Difficoltà maggiori,ancora una volta, dovranno essere affrontate dalle pic-cole e micro imprese per le quali l’adeguamento allanuova disciplina è di non facile applicazione e poi co-stosa. Tuttavia, lo sviluppo della sicurezza e salubritàdei luoghi di lavoro rimane il vero valore aggiunto a cuimirare per la crescita di una società moderna e compe-titiva.

L’Inail ha rilevato che, per la prima volta dal dopo-guerra, le “morti bianche” sono scese sotto le milleunità, facendo registrare a livello nazionale un calodel 6.9%. Per molti è stato decisivo proprio il TestoUnico, è d’accordo?

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Lavoro&PrevidenzaLe statistiche dell’Inail sono divenute negli anni semprepiù accurate e precise, ma esistono alcuni limiti oggettivi,legati al fatto di registrare solo i casi di infortunio e ma-lattia riguardanti i lavoratori iscritti all’assicurazione ob-bligatoria e da questi denunciati. Restano fuori, quindi, icasi non denunciati perché coinvolgono lavoratori noniscritti o irregolari.Sebbene quindi il fenomeno degli infortuni sul lavoro edelle malattie professionali in Italia abbia mostrato negliultimi anni un trend decrescente, dovuto all’effettivo mi-glioramento delle condizioni di sicurezza dei lavoratori- il che rappresenta un segnale certamente positivo - i nu-meri restano tuttavia poco attendibili.Appare quindi indispensabile uno sforzo ulteriore percercare di prevenire e di contrastare il fenomeno, inter-venendo su tre aspetti fondamentali: la formazione/in-formazione dei lavoratori e delle imprese; i controllisull’applicazione delle norme; il coordinamento fra tuttii soggetti sociali e istituzionali competenti.Al tempo stesso, occorre non sottovalutare il fatto chel’andamento degli incidenti assume caratteri differentiper le varie tipologie di lavoratori, di settori produttivi edi territori, postulando quindi la necessità di interventimirati sulle specifiche situazioni.

Qual è l’incidenza complessiva del costo degli infor-tuni sulla finanza pubblica e sul Servizio sanitarionazionale?

È un calcolo complesso che in tanti hanno provato aquantificare senza riuscirci e, comunque, fornendo solodelle stime molto diverse tra loro.

La presenza di imprese controllate direttamente oindirettamente dalla criminalità organizzata incidesul fenomeno?

Il problema, di cui non si conoscono per ovvie ragionidati certi, riguarda, in vario modo, tutti i settori del-l’economia locale, in particolare agricoltura ed edilizia,dove sono diffusi fenomeni di lavoro nero e di capora-lato. A riguardo, in un’ottica di sempre più stretta colla-borazione tra istituzioni e imprese, sarebbe auspicabileuno sforzo concreto da parte di tutti i soggetti volto asbarrare il passo alla criminalità organizzata che vincepresentando spesso offerte solo apparentemente van-taggiose (massimo ribasso nelle gare), per poi lucraresulla pelle dei lavoratori.Un aspetto che negli ultimi anni sta prendendo piede nelnostro Paese e di cui poco si parla riguarda poi la pre-senza sempre più capillare sul territorio di aziende stra-niere, in particolare dell’area dell’est asiatico, per nienteattente al rispetto dei diritti e della sicurezza dei lavora-tori, quasi sempre assunti irregolarmente e con retribu-zioni irrisorie.

Come viene affrontata la questione degli infortunisul lavoro nell’ambito del lavoro nero?

Dovrebbe essere affrontato attraverso una seria attivitàispettiva, da parte di tutti gli Enti interessati, che pre-veda controlli mirati nelle aziende, in particolare delSud, per stanare il lavoro nero, soprattutto nel settoreagricolo ed edile. Invece ciò avviene poco perché è piùagevole e sicuro ispezionare le aziende note, trala-sciando i controlli su quelle non in regola, mai “votateall’accoglienza”.Solo da poco e solo in qualche provincia sono iniziate leispezioni presso le attività di proprietà di stranieri, inparticolare cinesi, che hanno portato alla scoperta di verie propri lager ove sfruttano per lo più i loro connazionali.

Interventi di formazione/informazione dei lavoratorie di sensibilizzazione delle imprese sono fondamen-tali per creare una cultura della sicurezza. In Italiaa che punto siamo?

La formazione/informazione dei lavoratori e dei datoridi lavoro, che deve essere impostata in un’ottica di pre-venzione, è un aspetto cruciale per la promozione di unavera cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.A riguardo, si segnala una crescente presa di coscienzagenerale dei problemi della sicurezza; tuttavia il pro-cesso è ancora lontano dal dirsi completato: ci vuole unanuova cultura della sicurezza che deve coinvolgere leimprese, le quali devono capire che l’investimento in si-curezza non è un costo da evitare, ma una scelta di com-petitività qualitativa a vantaggio del prodotto e/o delservizio. Sono scelte al momento non paganti perché,dallo Stato ai privati, si guarda al solo costo più basso enon vengono esaminate, nella maggioranza dei casi,qualità, sicurezza e ambiente.Meno retorica e ipocrisia e più coscienza e serietà in fu-turo modificheranno questa situazione.Molto tempo fa, nel mio ruolo di presidente di Confin-dustria-Salerno, proposi all’Inail di effettuare uno studioper ciascun settore merceologico sulla ripetitività degliinfortuni sul lavoro, in particolare per quelli mortali.Gli esiti di tale ricerca suggerii di pubblicizzarli attra-verso i media e le associazioni categoriali e sindacali.A riguardo poco è stato fatto, mentre nell’ambito delmio privato e cioè nelle società di ascensori che ho pre-sieduto, dopo l’attuazione del programma di pubbliciz-zazione degli infortuni occorsi ai lavoratori, ho ottenutonegli anni recenti un tasso infortunistico pari a zero.Sono convinto che se l’Inail operasse di più in tal sensoe con ricorso anche a spot e trasmissioni televisive ri-portanti alcuni di questi eventi si svilupperebbe di certouna coscienza del problema e si otterrebbe da parte deilavoratori un maggior senso di responsabilità e rispettodella propria persona.

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Lavoro&FiscoAvv. Valentina Guzzanti

Dottore di ricerca in diritto tributariopresso l’Università degli Studi di Foggia

Avvocato presso lo Studio LegaleTributario - Fantozzi & Associati

Occupazione e pressione fiscale:i regimi contributivi agevolati, gli incentivi allefamiglie e alle imprese

e questioni dell’occupazione edella pressione fiscale, che inqualche misura sono collegatetra loro, rappresentano pro-

blemi strutturali del nostro Paese. La dif-ficoltà di inserimento nel mondo dellavoro per i giovani, come pure la ricol-locazione di chi perde il posto, spesso in-fatti sono direttamente proporzionaliall’eccessivo “costo del lavoro”.Tale costo, che involge un profilo retri-butivo e un profilo contributivo, moltevolte non viene correttamente “utiliz-zato” ai fini fiscali dalle imprese, che nonriescono a sostenere la spesa della “tra-sparenza” (cioè del lavoro regolare), edalle persone fisiche (si pensi all’assun-zione di badanti), che non hanno mododi “scaricare” effettivamente tale aggra-vio economico. Il rischio è dunque, perun verso, che la “trasparenza” venga ac-cantonata per dare spazio al lavoro som-merso, e per altro verso, che venganoadottati metodi di assunzione (e retribu-zione) meno costosi quali, a esempio, icontratti a progetto oppure i co.co.co, chealtro non sono che un “inno al precariatoa vita” non solo psicologico ma ancheeconomico. Riassumere in una paginaquali siano le problematiche legate allac.d. “fiscalità del lavoro” senza stermi-nare i lettori alla terza riga è praticamenteimpossibile, poiché si rischierebbero inu-tili e incomprensibili tecnicismi oltre atante ovvietà. Allora, forse, un buoncompromesso potrebbe essere quello dielencare sinteticamente i “regimi agevo-lati” presenti nel nostro sistema fiscaleche completano il quadro unitamente allaintricata legislazione del testo unico delleimposte sui redditi.

Per esempio, il “regime semplificato”,che prevede una riduzione del quantumda versare e lo snellimento degli obbli-ghi formali, è rivolto alle imprese che ge-nerano un volume di affari minimopredeterminato, ai neo-imprenditori, agliimprenditori che investono in c.d. areesvantaggiate, ecc… Inoltre, anche per ic.d. “contribuenti minimi” (trattasi inquesto caso solamente di persone fisi-che), così denominati poiché produconoun reddito c.d. “minimo” prestabilito,sono del pari previste facilitazioni sugliadempimenti formali e applicano l’Ivasecondo un regime speciale chiaramentemeno macchinoso di quello ordinario, esoprattutto meno gravoso dal punto divista economico. Inoltre, il recente de-creto n. 98/2011 ha introdotto all’art. 27il regime dei c.d. “super minimi”, cherappresenta un ulteriore incentivo a co-loro che intraprendono la via dell’im-prenditoria e che prevede ulteriorisemplificazioni formali, e una sostan-ziale e aggiuntiva riduzione della pres-sione fiscale concentrata nei primi treanni di attività, privilegiando l’impiegodei capitali negli investimenti di base. Lalogica sottesa a tale ultimo “regime”, main generale a tutti i “trattamenti speciali”– strutturati come “agevolazioni” il cuiaccesso è subordinato alla esistenza deirequisiti prescritti dalla legge –, è delresto proprio quella di accrescere gli in-vestimenti offrendo in cambio la ridu-zione dell’imposizione fiscale, chesoprattutto nei primi anni di attività è de-terminante per la sopravvivenza delleaziende e per l’avvio verso la “norma-lità”. Da ultimo, nel quadro delle novitàestive, ma questa volta non approvate,

merita un breve cenno l’eliminazione daltesto definitivo della Manovra di Ferra-gosto di alcuni provvedimenti rivolti almondo del lavoro, quali, a esempio,l’inasprimento delle addizionali (comu-nali e regionali), ma soprattutto l’inseri-mento in busta paga (di parte) deltrattamento di fine rapporto.Tale ultima misura, qualora fosse pas-sata, avrebbe potuto provocare un du-plice effetto distorsivo. Per un verso, ilcosto del lavoro (che per semplicità assi-miliamo al quantum inserito in bustapaga) sarebbe immediatamente lievitato,con conseguente insorgere di un serioproblema di liquidità per le imprese(pubbliche e private) abituate ad accan-tonare il tfr e non certamente pronte amonetizzarlo; per altro verso, in capo ailavoratori, l’illusione della disponibilitàdi una maggiore ricchezza avrebbe ri-schiato di decurtare pesantemente, finoad azzerarlo, l’importo atteso a conclu-sione del rapporto di lavoro. In defini-tiva, gli strumenti per ridurre la pressionefiscale (sui lavoratori e sulle imprese) giàesistono, anche se debbono essere mi-gliorati, ma il problema è quello di riu-scire a utilizzarli correttamente in modoche i benefici non siano fruibili solo nelbreve periodo, ma esplichino i propri ef-fetti salvifici nel tempo, consentendo aicontribuenti di contribuire alle spesepubbliche senza sopportare sacrifici smi-surati.La recente Manovra apre uno spiraglio intal senso poiché, almeno all’apparenza,sembra (finalmente) improntata al con-trasto all’evasione e alla riduzione deicosti, entrambi problemi strutturali del si-stema fiscale del nostro Paese.

Tutti gli strumenti per ridurre la pressione fiscale sui lavoratori e sulle imprese

L

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Contratti a progetto sicuri? Finalmente si puòPer fornire maggiori certezze alle imprese sarà possibile ottenere in via preventivala certificazione dei contratti a progetto

Ada PontesilliConsulente del lavoro

C.T.U. Tribunale di Roma

Lavoro&Imprese

cco come è possibile scon-giurare il pericolo per l’im-presa del ricorso al Giudice

da parte del lavoratore, utilizzandogli strumenti offerti dalla disciplinadettata dal D.Lgs. n. 276/2003 (art.75) e dal D.Lgs. n. 251/2004.Come garantire il datore di lavoro eridurre il contenzioso che potrebbe

nascere con il lavoratore (magarimedio tempore “cessato”) in meritoalla qualificazione dei contratti di la-voro?Spesso accade di trovarsi nella ne-cessità di ricondurre la concreta ese-cuzione di una data prestazionelavorativa ad una delle varie tipolo-gie contrattuali che il nostro ordina-mento espressamente ha disciplinato(contratti tipici) ovvero che comun-que nella prassi sono di uso fre-quente (contratti atipici).La difficoltà dell’interprete (prima insede consultiva) e del giudice (poi insede contenziosa) è tanto più neces-saria in quanto ad ogni singola tipo-logia contrattuale sono connessi

effetti civili, amministrativi, previ-denziali e fiscali di volta in volta dif-ferenti.Nel nostro ordinamento, dunque, èstata finalmente prevista la possibi-lità di ottenere in via preventiva (ri-spetto alla insorgenza di unacontestazione o, peggio, di una lite)la certificazione dei contratti a pro-getto, proprio al fine di fornire mag-giori certezze agli operatori(imprese) ed ai lavoratori, rendendopossibile alle parti contraenti il cor-retto e puntuale inquadramento exante del contratto in concreto stipu-lato. Inoltre, l’utilizzo di tale formadi asseverazione/certificazione pre-ventiva deve (questo è in realtàl’obiettivo dichiarato della norma edanche auspicato dagli organi prepo-sti alla vigilanza sul lavoro) compor-tare la riduzione dell’alea che spessocirconda la stipula di taluni contratti“a rischio”, con la conseguente de-flazione della notevole mole di con-tenzioso amministrativo egiudiziario che attualmente caratte-rizza la qualificazione dei contratti dilavoro a seguito delle denuncie dellavoratore o degli accertamenti ispet-tivi degli organi all’uopo preposti.Infatti, spesso accade che duranteuna verifica ispettiva gli organi di vi-gilanza riconducano un determinatocontratto di lavoro, così come sotto-scritto e qualificato dal datore di la-voro e dal lavoratore, ad una diversatipologia contrattuale (ad esempio, ilcontratto a progetto usato per le atti-vità dei Call Center potrebbe esseredisconosciuto dagli organi di con-trollo e vigilanza e ricondotto da

questi – o peggio dal giudice del la-voro – a rapporto di lavoro subordi-nato) oppure può accadere che altermine di una prestazione lavorativacontrattualmente prevista, il lavora-tore rivendichi, nei confronti del da-tore di lavoro, il riconoscimento didiritti che sono tipicamente previstiper altre tipologie contrattuali (adesempio, al termine di un contratto aprogetto il lavoratore rivendica il pa-gamento del trattamento di fine rap-porto o delle ore di straordinario odelle mensilità aggiuntive quali latredicesima ecc.) ovvero di istituti ti-pici del lavoro subordinato.La certificazione dei contratti di la-voro perciò deve consentire di eli-minare una buona parte di questeincresciose quanto onerose (per ildatore di lavoro) situazioni.Difatti, allorché un contratto acqui-sisce il visto di certificazione daparte dell’apposita commissione,esso acquista “piena forza legale” siafra le parti, sia nei confronti dei terzi(Le Direzioni Provinciali del La-voro, l’Inps, l’Inail, l’Enpals, l’Ena-sarco). Da ciò consegue che, glieffetti civili, previdenziali, ammini-strativi, fiscali, ecc. del contratto cosìcertificato permangono, anche neiconfronti dei terzi fintanto che nonsia stato accolto, con sentenza di me-rito, uno dei ricorsi giurisdizionaliesperibili (comunque sempre esperi-bili dal lavoratore, ma con molte mi-nori – se non marginali e residue –chances di successo).Infatti, per i contratti certificati, in-terviene il c.d. principio dell”’inver-sione dell’onere della prova”, in

E

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ragione del quale spetta a chi conte-sta la regolarità del contratto (organidi vigilanza compresi) dimostrarenell’eventuale sede giudiziale l’in-validità del testo che è stato preven-tivamente certificato. Insomma, unvantaggio non da poco a carico del-l’imprenditore che – una volta tanto– potrà contare su un (meritato) van-taggio in sede giurisdizionale, impo-nendosi la regola di giudizio dettatadal legislatore anche nei confrontidel giudice.Ebbene, a questo punto – vista l’uti-lità dell’istituto – appare opportunochiarire quali sono gli organi (Com-missioni) deputate all’attività di cer-tificazione.Le commissioni in questione sonoistituite da:• gli enti bilaterali territorialmentecompetenti, istituiti a iniziativa diuna o più associazioni dei datori edei prestatori di lavoro comparativa-mente più rappresentative, ai diversipossibili livelli territoriali;• le Direzioni Provinciali del lavoroe le Province;• le Università sia pubbliche che pri-vate, per i soli rapporti di collabora-zione e consulenza instaurati con idocenti;• la Direzione Generale della tuteladelle condizioni di lavoro, a cuiviene riconosciuta una competenzaesclusiva di certificazione nel caso in

cui il datore di lavoro abbia sede inalmeno due province, anche di re-gioni diverse, oppure in favore diquei datori di lavoro associati ad or-ganizzazioni datoriali che abbianopredisposto convenzioni a valenzanazionale;• i consigli provinciali dei consulentidel lavoro, previsti dalla legge n.12/79.In particolare, rivolgendosi al pro-prio Consulente del Lavoro (e nonad altri professionisti o a soggettinon qualificati come purtroppo im-propriamente troppo spesso accade)è possibile per l’imprenditore otte-nere consigli utili ed essere “accom-pagnati” nel percorso dicertificazione che, come evidenziato,può essere concluso efficacementeanche presso i consigli provincialidei consulenti del lavoro.Per esperienza diretta possiamo evi-denziare con soddisfazione il consi-stente lavoro di certificazione cheabbiamo portato a termine per contodi svariate aziende con la Commis-sione istituita presso l‘Ordine deiConsulenti del Lavoro di Roma dovenell’anno 2009 abbiamo certificatoben n. 322 contratti di lavoro e nel-l’anno 2010 n. 341.Peraltro, rivolgendosi ad un Consu-lente del Lavoro specializzato e qua-lificato nella certificazione deicontratti, l’impresa può ottenere

anche una sensibile riduzione deicosti per il conseguimento dell’ago-gnata preventiva certificazione.Infatti gli Ordini dei Consulenti delLavoro solitamente praticano unasensibile riduzione dei costi fissi disegreteria a seconda della quantità dicontratti che il singolo consulentepresenta per la certificazione (peresempio, a fronte del costo di circa €150,00 per ogni singolo contrattocertificato, un Consulente del La-voro che presenta all’Ordine unamole significativa di contratti puòanche ottenere di versare per cia-scuno di questi il minore importo di€ 100,00 con conseguente risparmioin favore dell’impresa di circa €50,00 per ogni singolo contratto).Che aspettano, dunque, le impresead utilizzare con fiducia l’utile stru-mento che il legislatore ha final-mente posto a loro disposizione perconsentire di contenere e quantifi-care da subito i costi per un contratto“sicuro” piuttosto che soggiacere(magari) per anni a lunghi, costosi edestenuanti contenziosi che frequen-temente vengono definiti in senso fa-vorevole al lavoratore?Occorre che le imprese per prime co-noscano i loro diritti per poterli poiesercitare a vantaggio loro ed, in de-finitiva, a vantaggio della comunitànazionale nella quale operano spessocon sacrificio ed abnegazione.

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Lavoro&Imprese

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Lavoro&SindacatiFrancesco Ruoppolo

egli ultimi anni la Cisl ha consolidato il pro-prio profilo di sindacato dialogante, riu-scendo a condurre in porto piccole ma

significative conquiste per il mondo del lavoro. Inquesto colloquio con il segretario generale RaffaeleBonanni, una summa dei temi più discussi della ma-

novra e i progetti del sin-dacato per tutelare ilavoratori, proteggere ilpotere d’acquisto delle fa-miglie e rilanciare l’occu-pazione.

Segretario Bonanni, cidia un suo giudizio com-plessivo sulla manovra.Quali sono i punti di de-bolezza su cui si poteva edoveva fare qualche ulte-riore intervento migliora-tivo?

Di sicuro, la manovra è necessaria per risponderealla gravità della situazione finanziaria del Paese e airitardi con i quali stiamo affrontando il problema deldebito pubblico e del necessario pareggio di bilan-cio. Tant’è vero che per la prima volta sono statetutte le parti sociali a sollecitare un clima di coe-sione nazionale e un intervento immediato del go-verno per arginare la grave speculazione in Borsacontro il nostro Paese.Ma fatta questa premessa, il giudizio sulla manovrafinanziaria rimane fortemente negativo. La manovranon può non tener conto della graduatoria socialedel nostro Paese. Siamo perfettamente consapevoliche bisogna stringere la cinghia e ridurre la spesapubblica. Ma non si può pensare di risparmiare fa-cendo leva sui sacrifici di quelli che guadagnano epossiedono di meno. Non si può scaricare il peso delrisanamento solo sui lavoratori dipendenti e sui pen-sionati, che pagano fino all'ultimo centesimo con laritenuta alla fonte. Ecco perché quello che la Cislcondanna maggiormente è la mancanza di misure

adeguate sul piano dell'equità nei confronti dei red-diti più alti, la riduzione troppo blanda dei privilegidella politica e del costo degli assetti istituzionali,la mancata tassazione dei patrimoni immobiliari emobiliari più alti.Chiediamo che venga discussa ed approvata al piùpresto in Parlamento la delega per la riforma fiscaleper ridurre le aliquote sui redditi più bassi e sulle fa-miglie e, sul piano europeo, la tassazione delle tran-sazioni finanziarie finalizzata a creare un Fondo perlo sviluppo. Riteniamo, poi, fondamentale una lottapiù forte ed incisiva all'evasione fiscale e che il re-perimento delle risorse necessarie al pareggio di bi-lancio nel 2012 avvenga senza danneggiare la tutelasociale ed assistenziale delle persone. È tempoormai di rilanciare una politica per la crescita che,con l'impegno e la responsabilità diretta delle partisociali, veda il Governo e le Regioni maggiormenteimpegnate nell'utilizzo delle risorse disponibili pergli investimenti in infrastrutture, reti energetiche, in-novazione, Mezzogiorno.

Quali sono i punti di forza dell’articolo 8 e i mo-tivi per cui la Cisl lo difende?

Non abbiamo chiesto noi l'introduzione dell'articolo8 in manovra. Ben altri lo hanno voluto. Tuttavia laCisl si è battuta perché la nuova formulazione pre-cisasse che solo i sindacati più rappresentativi sulpiano nazionale e territoriale, legittimati attraversole leggi e gli accordi interconfederali, possano si-glare intese a livello aziendale.Ciò, infatti, permette di recuperare l'Accordo Inter-confederale del 28 giugno sia relativamente alleRappresentanze Sindacali operanti in azienda, sia disalvaguardare la necessità che, per essere validi, gliaccordi debbono essere approvati dalla maggioranzadelle rappresentanze stesse. C’è una parte, però, inquella norma, che riguarda la possibilità di derogarealle norme dello statuto dei lavoratori che, ovvia-mente, la Cisl non ha alcuna intenzione di applicare.Siamo pronti a metterlo nero su bianco insieme aglialtri sindacati confederali.

Nuovi interventi strutturali per tutelarei lavoratori e favorire l’occupazioneIntervista a Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl

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I detrattori della manovra concentrano le propriecritiche sullo sbilanciamento delle misure sulfronte delle entrate piuttosto che suitagli alla spesa. Non c’erano mar-gini per intervenire in modo piùincisivo sulle pensioni?

Prima di parlare di pensioni, bi-sogna intervenire sui costi dellapolitica e mettere al bando ineffi-cienze e sprechi della Pubblica am-ministrazione, delle Regioni, degliEnti locali. La riforma delle pensioni l’ab-biamo già fatta e anche a livello europeo è stato ri-conosciuto che il nostro è un sistema solido. Eccoperché siamo contrari ad ulteriori interventi sullepensioni di anzianità e non condividiamo la scelta diutilizzare, per l’ennesima volta, il capitolo pensioniper far cassa, soprattutto imponendo ulteriori misurefinalizzate a differire il momento di uscita dal la-voro. Tali scelte, oltre che inique, rischiano di rive-larsi parzialmente inefficaci, in considerazione delladifficile situazione occupazionale e delle imprese.

Lei si è espresso contro l’aumento dell’Iva decisocon la manovra. Quale soluzione alternativa au-spicava per recuperare le risorse necessarie?Come pensa di difendere il potere d’acquisto deilavoratori?

Per alzare i salari bisogna agire sulla leva fiscale.Come prima cosa sarebbe utile spostare la tassazionedalle persone alle cose, riducendo l'Irpef ai lavora-tori, alle famiglie numerose e alle imprese, gravandosu chi ha di più e facendo pagare gli evasori che,come tutti sanno, spendono e spandono. Pagare tutti,pagare meno, questo rimane l'obiettivo da realizzare.Le risorse per la riforma fiscale si possono recupe-rare dal disboscamento delle tante agevolazioni fi-scali concesse anche a chi non ne ha bisogno. Se ilGoverno vuole davvero fare un intervento equo econdiviso socialmente, introduca anche una patri-moniale, escludendo la prima casa, e ripristini il con-tributo di solidarietà a partire da chi non ha laritenuta alla fonte, facendo pagare chi guadagna dipiù e possiede di più.

La necessità di una nuova disciplina del lavoro alpasso con i tempi, che tuteli i giovani e garantiscaloro un futuro è ormai diventata una questione ine-ludibile. Come pensa di affrontarla il sindacato?

Noi pensiamo che occorra favorire e migliorare l’in-terazione tra scuola e lavoro. Ecco perché stiamo ri-

lanciando l'apprendistato, come vero e proprio con-tratto di primo impiego che faciliti l’incontro tra

le competenze dei giovani e le esigenzereali delle aziende. E sulla sua impor-

tanza ed utilità, la riforma appenaapprovata ci ha dato ragione. Manon ci fermiamo a questo. Infatti,per le aree territoriali a maggioreintensità di disoccupazione, in

particolare nel Mezzogiorno, cistiamo impegnando a stimolare gli

investimenti in innovazione e ricercaper formare giovani diplomati e laureati e

creare, così, opportunità di lavoro qualificato. Fon-damentale, in questo, l’utilizzo mirato degli sta-ges/tirocini che devono rientrare all’interno degliultimi anni di ogni ciclo scolastico e formativo comeoccasione di alternanza ed interazione scuola/ la-voro. Inoltre, la Cisl, si sta dando da fare affinchévenga promossa una riforma degli ordinamenti sco-lastici che dia maggior peso alle scuole tecniche eprofessionali ed alle aree scientifiche, collegate sem-pre di più allo sviluppo della ricerca.Puntiamo molto sui fondi interprofessionali per laformazione continua che servono a dare risposteconcrete a lavoratori e aziende sia sul piano profes-sionale che culturale. Rilanciare e potenziare la for-mazione a partire da quella giovanile, di certo,permetterà di avere lavoratori preparati e qualificatiin grado di rispondere in pieno alle esigenze dei varisettori di impiego, rendendo, così, il paese competi-tivo. E questo significa rimettere in moto l'economiae sostenere la ripresa con misure di stimolo alla cre-scita, alla produttività, agli investimenti.

La Cisl ha effettivamente fatto quello che potevaper il diritto al lavoro dei giovani (ma non solo)?

Di sicuro la Cisl non è tra quelli che fanno demago-gia e populismo sui temi del lavoro illudendo i gio-vani con proposte velleitarie ed irrealizzabili.Dobbiamo saper affrontare il problema della disoc-cupazione e del precariato con il dialogo e gli ac-cordi tra imprese e sindacati.Ma allo stesso tempo dobbiamo essere capaci di ini-ziare a costruire, fin da ora, le riforme strutturali ne-cessarie, come lo Statuto dei Lavori e l’estensionedelle tutele e degli ammortizzatori sociali, attraversola bilateralità e la sussidiarietà. Certo, ci aspettanoancora mesi non facili dal punto di vista occupazio-nale. Ma la Cisl lavorerà con determinazione e re-sponsabilità insieme agli altri soggetti responsabiliper una stagione di riforme condivise del mercatodel lavoro.

Lavoro&Sindacati

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Crisi occupazione giovanile,apprendistato e stage per invertire la rotta

Maurizio Pezzuco

ccupazione, crescita profes-sionale, stipendio fisso, pro-getto di vita. Sono le paroletabù per una generazione

“di mezzo”: i giovani italiani travoltidalla tempesta socio-economica del-l’ultimo quinquennio.Il valzer dei numeri è continuo, ma lamusica non cambia. L’allarme rossosull’occupazione giovanile nel nostroPaese non sembra essere avviato versotonalità più rassicuranti.L’Eurostat ha recentemente calcolatoin 5 milioni e 115 mila i giovani(under 24) senza lavoro in Europa.Sostanzialmente tra i ragazzi la disoc-cupazione colpisce uno su cinque, il20,5%. E in Italia il verdetto è ancorapiù duro, con ben il 27,6% dei giovanialla ricerca di un’occupazione.Aquesto ritornello vanno ad accodarsii freschi dati raccolti dall'Ufficio studidella Confartigianato che assegna alnostro Paese il primato negativo nelVecchio Continente dei giovani (under35 questa volta) senza lavoro.In totale sono 1 milione e 138 mila igiovani sotto i 35 anni di età privi dioccupazione; inoltre tra il 2008 e il2011, anni della grande crisi, gli oc-cupati under 35 sono diminuiti di ben926 mila unità.A livello territoriale la Sicilia è la Re-gione con la maggior quota di giovanidisoccupati pari al 28,1%; seguono laCampania con il 27,6% e la Basilicatacon il 26,7%. Maggiori opportunitàper i ragazzi sono presenti invece inTrentino Alto Adige dove il tasso didisoccupazione tra i 15 e i 34 anni ècontenuto al 5,7%.Aseguire troviamo

la Valle d'Aosta con il 7,8% e il FriuliVenezia Giulia con il 9,2%.Il ventaglio delle opportunità dunquesi assottiglia sempre più, ma per i gio-vani italiani ci sono ancora degli stru-menti efficaci per l’ingresso nelmercato del lavoro: l’apprendistato elo stage.Il governo ci crede e si è mosso perriorganizzare e fugare i dubbi su que-sti due strumenti “cuscinetto” tra lenuove generazioni e l’occupazione.Prima della pausa estiva il Consigliodei ministri ha approvato definitiva-mente il Decreto Legislativo che ri-forma l'istituto dell'apprendistatoconfigurandolo quale contratto di la-voro a tempo indeterminato. Il prov-vedimento garantisce una maggiore

agibilità dello strumento, per lavora-tori e imprese, attraverso una drasticasemplificazione della materia che di-viene omogenea sull'intero territorionazionale.Secondo la rilevazione di Confartigia-nato, gli apprendisti in Italia sono592.029. In particolare l'artigianato è ilsettore con la maggiore vocazione al-l'utilizzo di questo contratto: il 12,5%delle assunzioni nelle imprese arti-giane avvengono infatti con l'appren-distato, a fronte del 7,2% delle aziendenon artigiane.“La riforma dell'apprendistato volutadal Ministro Sacconi - ha sottolineatoil Segretario Generale di Confartigia-nato Cesare Fumagalli - potrà contri-buire a ridurre la distanza tra i giovani

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Rapporto Confartigianato: tra il 2008 e il 2011, anni della grande crisi, gli occupati under 35sono diminuiti di 926 mila unità. Italia maglia nera in Europa

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e il mondo del lavoro. Da un lato, i ra-gazzi potranno trovare nuove stradeper imparare una professione, dall'al-tro le imprese potranno formare la ma-nodopera qualificata di cui hannonecessità”.Anche lo stage, nonostantela congiuntura economica poco bril-lante, si conferma come uno dei canaliprivilegiati per il reclutamento di gio-vani da parte delle aziende.

I dati elaborati parallelamente daUnioncamere e Ministero del Lavoroevidenziano che più di 38 mila gio-vani, che nel corso del 2010 hanno ef-fettuato un tirocinio, sono stati poiconfermati dall’azienda che li ospi-tava. Un trend in crescita dato che nel2009 gli stagisti assunti sono stati 37mila. I settori che hanno dimostratomaggiore disponibilità ad assumere i

tirocinanti sono statiquelli relativi alle im-prese chimiche, farma-ceutiche, petrolifere(dove tra l’altro si è regi-strata una maggiore ri-chiesta di laureati elaureandi) e del settoredella meccanica.Con la manovra finan-ziaria di Ferragosto il go-verno ha modificato irequisiti per l’attivazionedei tirocini riducendonedrasticamente la duratamassima a sei mesi (unanno solo in casi ecce-zionali) e riservandoquesto strumento a chista compiendo o ha ap-pena completato un per-corso formativo.I tirocini “possono esserepromossi unicamente afavore di neo-diplomati

o neo-laureati entro e non oltre dodicimesi dal conseguimento del relativotitolo di studio”.L’intento dichiarato è di ridurre l’uti-lizzo “abusivo e fraudolento” dellostage da parte delle imprese, favo-rendo al contempo l’assunzione tra-mite contratti veri: tra cui quello diapprendistato, tutelante per il lavora-tore e conveniente per l’azienda.

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Lavoro&Giovani

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32 dossier

provvedimenti normativiche si sono succeduti negliultimi mesi ancora unavolta non brillano per chia-

rezza e soprattutto per concretezza.Non è certo una novità questa, madopo tanti anni vive ancora la spe-ranza che prima o poi qualcuno ve-ramente voglia aiutare il sistemafiscale italiano a funzionare per ilbene del nostro Paese. Come ognianno in prossimità dell’estate (edel gran caldo) sono state intro-dotte alcune rilevanti novità ini-zialmente con il d.l. n. 98/2011. Atale ultimo proposito, significativesono state l’introduzione del con-tributo unificato per le spese digiustizia nel contenzioso tributa-rio, la previsione della mediazioneobbligatoria anche in materia fi-scale a decorrere dal 2012, comepure, nel tentativo di decongestio-nare le Commissioni tributarie(oramai lente e sovraccaricate dilavoro), la pesante riforma del loroorganico con l’ampliamento delnovero delle incompatibilità per igiudici che le compongono; mi-sura, quest’ultima, fortementestemperata nel successivo d.l. n.138/2011, poiché per come erastata strutturata rischiava di dequa-lificare troppo detta categoria.A ciò si aggiunga poi la previsionedel regime dei c.d. “super minimi”rivolto ai giovani occupati e alle“giovani imprese”, che consenteuna tassazione più mite per coloroche si fanno carico di dare vita auna nuova attività o che entranonel mondo del lavoro, la deducibi-lità delle perdite fiscali, la sanato-

ria sulle liti pendenti di “modicovalore”, e anche l’eliminazionedell’obbligo di prestare una garan-zia (i.e. la fideiussione) quale con-dizione di accesso, a esempio, alladilazione di pagamento per lesomme iscritte a ruolo. Tali mi-sure, come sempre complicate sianella struttura sia nella formula-zione legislativa e, di conseguenza,anche nell’attuazione, unitamentealle tante altre previste nel citato

decreto hanno rappresentato unprimo pregevole tentativo di alleg-gerire il sistema, per un verso, ri-volgendosi alla giustizia tributaria– che a dire il vero, era ed è tuttoraforse il settore più in difficoltà – e,per altro verso, inserendo stru-menti di dialogo e di semplifica-zione (parzialmente risolutivi)rivolti ai contribuenti. In aggiuntaa questi nuovi interventi, a brevis-sima distanza di tempo con il suc-cessivo d.l. n. 138/2011, gliesponenti politici del nostro Paesehanno provveduto a complicarciulteriormente l’esistenza con la re-

cente “Manovra di Ferragosto”,che, a onore del vero, tanti hannoconosciuto non perché il lavoro sudetto provvedimento si sia concen-trato nel mese di agosto, quantopiuttosto perché ha portato alloslittamento dell’inizio del campio-nato di calcio di serie A. Prima diillustrare brevemente il contenutodella Manovra, che peraltro è bennoto ai più dato che è stato sotto-posto all’attenzione del Paese permolti giorni dalla stampa e dallatelevisione, una prima riflessioneinvolge necessariamente la deci-sione del Governo – arrivata soloin ultima battuta – di strutturare laManovra in questione come unmezzo (legislativo) finalmente eprevalentemente diretto a scovaregli evasori e a “garantirli alla giu-stizia”. Ebbene, in tutta onestà,quello che desta stupore è che perelaborare questo pensiero, peraltrocondiviso dal Paese intero, si siadovuti passare attraverso una seriedi aberrazioni giuridiche che sisono succedute nei caldi giorniestivi. E infatti tra le tante novitàprospettate nel corso del mese diagosto sono stati prospettati: a) ilcontributo di solidarietà (misuradisancorata da qualsivoglia criteriooggettivo e “giusto” che colpivasolo alcuni “paperoni” o, meglio,presunti tali dato che le soglie sta-bilite erano piuttosto basse; b) ilprelievo una tantum sui capitaliscudati (misura che avrebbe – in-costituzionalmente – vanificato ilbeneficio derivato dal recente au-torizzato rimpatrio di capitali, cheha consentito all’Italia di reperire

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Manovra di Ferragosto:riflessioni a margine di provvedimenti complicati

LaManovrainPilloleAvv. Valentina Guzzanti

ministro dell’Economia,Giulio Tremonti

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LaManovrainPilloleliquidità in un momento assai cri-tico); c) l’ennesimo condono (stru-mento premiale che, al solito,consente di fare cassa nel breve pe-riodo, ma non essendo una modi-fica strutturale del sistema nellungo periodo perde qualsivogliaeffetto); d) il concordato triennale(misura anch’essa finalizzata a“guadagnare tre anni” per pensaremeglio a come agire per incremen-tare il gettito); e) l’aumento – recte– il raddoppio dell’aliquota appli-cabile sui titoli; d) il tfr in bustapaga, provvedimento, quest’ul-timo, che avrebbe provocatoun’impennata del costo del lavoroe la conseguente (e forse inevita-bile) progressiva riduzione del-l’occupazione. Le misureipotizzate nel lungo mese di ago-sto, ovviamente, sono state anchetante altre, ma quelle elencate, sucui molto si è discusso, credo sianosufficienti a offrire prima facie lapoca chiarezza degli obiettivi “ori-ginari”, ma soprattutto la consueta(e dannosa) fretta di ridurre l’in-gentissimo debito del Paese conmisure “veloci” ma di scarsa effi-cacia nel lungo periodo. Alla fine,per fortuna, e forse anche conl’aiuto dei calciatori, sembrano es-sere apparsi all’orizzonte i veriproblemi dell’Italia: l’evasione fi-scale e i costi della politica, dellagiustizia e degli enti locali spro-porzionati rispetto ai “servizi” resi.Siamo proprio un Paese strano, cisiamo arrovellati il cervello a pre-vedere misure straordinarie ai li-miti della costituzionalità - peresempio ipotizzando persino unprelievo una tantum sui “capitaliscudati”, misura, quest’ultima, cheriporta un pochino indietro neltempo al Governo Amato del 1992,quando nella manovra finanziariaper ragioni di gettito in una nottefu approvato il prelievo del 6 permille sui depositi bancari - eppuredel ben noto problema strutturaledell’evasione fiscale, il maggiorein Italia, non se ne è mai neppure

parlato per giorni interi.A ogni buon conto, pare che lo spi-rito repressivo abbia pervaso chi cigoverna, e dunque, accanto allacorretta e condivisibile riduzionedei costi della politica, della giu-stizia (tributaria e non) e delle re-altà locali, sia stata prevista unastretta sui controlli preventivi dellaGuardia di Finanza e dell’Agenziadelle entrate e anche un allunga-mento dei termini dell’accerta-mento. Sembra un buon connubio,atteso che i risultati concreti di taleManovra, a mio modesto avviso, sivedranno solamente se tutte quantele misure ivi previste verranno co-stantemente e congiuntamente ap-plicate e rispettate, e il sistema,magari procedendo per gradi, verràsemplificato e di conseguenza resomeno vulnerabile. A oggi, in sin-tesi, il d.l. n. 138/2011, tra i prov-vedimenti di maggiore rilievo e dimaggiore impatto (anche) econo-mico, prevede:1. il contrasto all’evasione con laespressa previsione del carcere peri “grandi evasori”, cioè coloro cheevadono oltre i 3 milioni di euro,senza possibilità di ottenere la so-spensione condizionale della pena;2. un contributo di solidarietà ri-chiesto ai soli (veri) “paperoni”,ossia a coloro che dichiarano red-diti superiori a euro 300.000,00;3. l’aumento di un punto percen-tuale dell’aliquota Iva dal 20% al21%, senza toccare le aliquote“agevolate” del 4% e del 10%;4. tagli drastici agli uffici giudi-ziari a cui si accompagnano anchesanzioni irrogabili agli operatoriche non rispettano i tempi dellagiustizia;5. una vera e sensibile riduzionedei costi della politica;6. tagli anche agli Enti locali conconseguente semplificazione deiruoli e degli organici.Probabilmente tra le tante novitàinserite nella Manovra quelle cheavranno un “più elevato grado disuccesso”, poiché effettivamente

realizzabili nel breve periodo, sa-ranno i tagli previsti per la giusti-zia e per gli enti locali el’applicazione del contributo di so-lidarietà ai c.d. “paperoni”. Gli

altri interventi, anch’essi efficaci,ragionevolmente svolgeranno unafunzione di “sostegno” offrendoentrate più modeste, ma più co-stanti nel tempo consentendo al si-stema di mettersi a regime. Ma ilsuccessivo intervento deve esserediretto alla semplificazione e al co-ordinamento della normativa disettore; l’oscurità e la tortuositàdelle leggi, infatti, sono e restanouna grave pecca in ambito fiscale.In ogni caso, a parte la consuetaconfusione che regna sovrana nelmondo della fiscalità italiana, que-sta Manovra, tanto discussa, rima-neggiata, modificata e criticata,contiene buoni strumenti per(quantomeno provare a) realizzarela perequazione desiderata da tutti,ma soprattutto costituzionalmenteprevista dall’art. 53 della CartaCostituzionale. Del resto, non eradavvero più pensabile chiedere an-cora danaro (solo e sempre) a chigià paga le tasse. Da contribuente,quindi, attendo i primi risultati deldescritto provvedimento, da pro-fessionista, che dire, continuo adaspettare chi ha problemi e incom-prensioni con il fisco, e chi intenderesponsabilmente contribuire allepubbliche spese.

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Martina Fusco

SUL LAVORO LE DONNE “VALGONO” 27 EUROIN MENO RISPETTO AGLI UOMINIIn Italia la giornata lavorativa di una donna non ha lostesso valore economico di quella di un uomo. A rivelarloè la ricerca promossa dalle Acli sul "lavoro scomposto"

secondo la quale ogni giorno, ilgentil sesso guadagnerebbe 27 euroin meno rispetto agli uomini. Altrodato inammissibile è il divario di re-tribuzione, eccessivamente mar-cato, tra un dirigente e un operaio. Il

primo riceverebbe al giorno un compenso superiore diben 356 euro rispetto al secondo. Inoltre, il 19% degli ita-liani e il 42% degli stranieri risultano essere sovra istruitirispetto alla loro occupazione.

DIMINUISCE L’OCCUPAZIONENELLE GRANDI IMPRESENelle grandi imprese a giugno l’occupazione è diminuitadello 0,1% rispetto a maggio e dello 0,6% rispetto a giu-gno 2010. Lo rivela l'Istat che spiega che il dato è al lordodella cassa integrazione. Mentre al netto della cig, l'oc-cupazione nelle imprese con oltre 500 dipendenti è rima-sta invariata rispetto a maggio e ha subito un calo dello0,2% rispetto a giugno 2010.

CERTIFICATI MEDICI SOLO ONLINEAddio ai vecchi certificati medici su carta. Il 13 settem-bre è partito il nuovo sistema cheprevede l’invio di certificati me-dici elusivamente per via telema-tica. Il datore di lavoro non puòpiù richiedere al proprio lavora-tore l'invio della copia cartacea,ma può consultare i relativi documenti attraverso l’uti-lizzo dei sistemi informatici collegandosi al sito dell’Inps.

PIù DI 100 MILA NUOVI IMPRENDITORINEI PRIMI SEI MESI DELL’ANNONei primi sei mesi del 2011 sonostati in 100mila a scommetteresull’impresa. Un neo imprendi-tore su due lo ha fatto per realiz-zare un sogno, mentre per il32,9% la motivazione è stata lanecessità di trovare un primo impiego. Il 24,5% ha menodi 30 anni, mentre il 44,5% è nella fascia 31-35. Lo ri-vela un’indagine del Centro studi di Unioncamere.

DIRITTO AL FUTURO: 120 MILIONI DI EURO PERLA CASA, LO STUDIO E I GIOVANI PRECARIIl Ministero della Gioventù, guidatoda Giorgia Meloni, in collaborazionecon l'Abi e l'Inps ha istituito tre fondidi garanzia per un totale di 120 mi-lioni di euro destinati ai giovani perottenere credito per finanziare glistudi universitari, per l'accesso almutuo per l'acquisto della prima casa da parte delle gio-vani coppie di precari e per il bonus dedicato a stabiliz-zare i giovani genitori precari. I fondi fanno parte delpacchetto di iniziative denominato "Diritto al Futuro".

SETTE ANNI PER SMALTIRE GLI EFFETTIDELLA CRISISenza misure di sti-molo alla crescita eco-nomica le perditeoccupazionali, patitedurante la recessione,saranno assorbite solo nel 2017. A rivelarlo è l’analisi ri-guardante il mercato del lavoro realizzata dall'UfficioStudi Confcommercio. Dal punto di vista territoriale, siconferma il divario tra Nord e Sud, mentre si accentuanole criticità sul versante della disoccupazione giovanile chesupera il 29%.

ITALIA PAESE DI RACCOMANDATIIl 30,7% degli occupati ha otte-nuto il proprio impiego graziealla segnalazione di un qual-che conoscente. Tra i più gio-vani la situazione risultaancora più critica, con 4 per-sone su 10 che hanno ammessodi aver avuto una “spintarella”. Arivelarlo è l’Isfol che ha realizzato un’indagine su 40 milapersone tra i 18 e i 64 anni. Il fenomeno risulta in cre-scita, soprattutto per la componente meno istruita e doveil lavoro scarseggia. Le opportunità di lavoro ottenute at-traverso i contatti nell’ambiente lavorativo sono pari al7,5%, i Centri per l’impiego hanno “piazzato” solo 3 per-sone su 100, per lo più appartenenti a categorie protette.Agenzie di somministrazione, società di ricerca del per-sonale, scuole e università, che solo da alcuni anni pos-sono supportare persone e imprese nell’incontro tradomanda e offerta di lavoro, rappresentano invece una re-altà in crescita.

Inbreve

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