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Date post: 26-Jul-2016
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Il Magazine dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige
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EDITORIALE Cavalli più veloci 3 ARTICOLO DI FONDO Ne valeva la pena? 4 5 INFORMAZIONI & NEWS Indagine clima interno 6 Alla fine una festa 6 Ancor più sicurezza 7 Sportelli per cura e assistenza 7 COMMENTO 8 Pronti per il decollo 9 MANAGEMENT & AMMINISTRAZIONE Wanted! 10 Dirigenti definiscono formazione 10 Confronto di piano 11 Evoluzione dei sistemi sanitari 12–15 SANITà IN IMMAGINI 16 17 STORIA DI COPERTINA Changemanagement 18 23 THE STORY Priscillalaclown 24 15 DAI COMPRENSORI BRUNICO “Coglieognioccasione” 27 28 Centro multidisciplinare 28 Evento di successo 29 Kinaesthetics per tutti 29 MERANO “Conoscersi aiuta” 30 Diagnosi “can- cro” 31 Punto di riferimento 32 Accolto positivamente 32 BRESSANONE CRO – cambio al timone 32 BOLZANO “Piccole Porte Sante” 34 Forum Radioprotezione 35 Paziente stomizzata 35 VITA La vita–un labirinto 36–37 GRAFICO INFORMATIVO 38 SUL PERSONALE 39 SALUTE IN RETE Più social 39 CONTATTI & COLOPHON 40 “La resistenza che si diffonde tra i collaboratori e le parti interessate è naturale.” ANDREAS UNTERHOFER CHANGE MANAGEMENT PAGINA 18 IL MAGAZINE DELL'AZIENDA SANITARIA DELL’ALTO ADIGE 09.03.2016 #01/16
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EditorialE Cavalli più veloci 3 articolo di fondo Ne valeva la pena? 4–5 informazioni & nEws Indagine clima interno 6 Alla fine una festa 6 Ancor più sicurezza 7 Sportelli per cura e assistenza 7 commEnto 8 Pronti per il decollo 9 managEmEnt & amministr azionE

Wanted! 10 Dirigenti definiscono formazione 10 Confronto di piano 11 Evoluzione dei sistemi sanitari 12 –15 sanità in immagini 16 –17 storia di copErtina Change management 18 – 23 thE story Priscilla la clown 24–15 dai comprEnsori Brunico “Coglie ogni occasione” 27 –28 Centro multidisciplinare 28 Evento di successo 29 Kinaesthetics per tutti 29 Mer ano “Conoscersi aiuta” 30 Diagnosi “can-cro” 31 Punto di riferimento 32 Accolto positivamente 32 Bressanone CRO – cambio al timone 32 Bol z ano “Piccole Porte Sante” 34

Forum Radioprotezione 35 Paziente stomizzata 35 Vita La vita – un labirinto 36 –37 gr afico informatiVo 38 sul pErsonalE 39 salutE

in rEtE Più social 39 contat ti & colophon 40

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„Cultura del dato“, così s’intitolava l’evento che ha recentemente avuto luogo presso l’ospedale di Bolzano e durante il quale è stato dimostrato in che modo la medicina basata sui dati possa essere utilizzata per il bene delle/dei pazienti.

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Henry Ford, pioniere dell’automobile e fondatore dell’omo-nima industria automobilistica una volta ha puntualizza-to così la problematica del cambiamento anticipatorio: „Se avessi chiesto alle persone cosa avrebbero voluto, la loro risposta sarebbe stata: dei cavalli più veloci”.

Si dice che nulla sia tanto insicuro quanto il futuro e que-sto non rende affatto semplice prendere delle decisioni le cui conseguenze si faranno sentire in un lasso di tempo di cinque o dieci anni.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige si trova attualmente in una fase in cui queste decisioni sono prossime, in una fase di cambiamenti, di “changes”. Quali sono i problemi che sorgono in queste fasi e come questi possano essere affron-tati è la storia di copertina di quest’edizione.

“Bisogno imparare a cambiare” è il titolo del testo sulla gestione del cambiamento, che inizia a pag. 18.

Due testi molto personali e leggibilissimi di questo numero sono quelli delle rubriche “Vita” e “The story”. Nel primo, la nostra redattrice Sabine Flarer, descrive il tortuoso per-corso di una collaboratrice Sabes che da infermiera, dopo una permanenza di alcuni anni in un monastero, diventa infine assistente religiosa. Il titolo calzante del testo: “Il la-birinto della vita”, a pagina 36. E da pagina 24 la clown Priscilla dell’Associazione Medicus Comicus racconta la sua gioia nello svolgimento di questo lavoro e degli effetti benefici e concreti di una delle sue esibizioni.

Da pagina 12 troverete la seconda parte dell’esposizione del Prof. Francesco Longo, professore alla Bocconi, sull’an-damento degli sviluppi epidemiologici e le tendenze della salute in Europa.

Da pagina 26 ci sono di nuovo molte notizie dai quattro Comprensori sanitari e a pagina 39 troverete una lista di indirizzi sui diversi social network dedicati all'Azienda sanitaria dell'Alto Adige

Peter a . seeBacher

Auguro a tutti/tutte voi una piacevole lettura.

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A nche il settimanale in lingua tede-sca „ff“, in un editoriale pubblicato il 25 febbraio scorso, concludeva che

dopo due anni di polemiche e fiumi di paro-le attorno ad originali piani di riforma non sarebbe restato un granché: per ottenere il consenso dei politici locali la Stocker avreb-be dovuto pagare un alto prezzo.

E di fatto molti ne sono rimasti irrita-ti. Da una parte ci sono quelli che hanno creduto nell’originale documento della riforma, che di fronte al fatto che i bisogni assistenziali della popolazione stanno cam-biando, ai nuovi sviluppi clinico-tecnologici ed ai fondi che iniziano a scarseggiare, rite-nevano che si dovesse “ridisegnare” l’offerta medico-sanitaria provinciale; tutti questi adesso si strofinano gli occhi, scuotendo increduli la testa, perché ancora una volta “nulla” cambierà. Dall’altra parte vi sono in-vece coloro che si sono battuti affinché tutti i reparti ed i servizi dei piccoli ospedali ve-nissero conservati: per ora si sono calmati, ma nello stesso momento sono sempre più convinti che se non si fossero mobilitati, il “centralismo” di Bolzano avrebbe investito sia loro che le loro valli. Perdita di fiducia, quindi, per ambedue le parti.

Ma qualcosa di positivo è rimasto? Pen-so di sì. Chi ha presente il concetto “ospe-dale con due sedi” e “gestione congiunta di reparti simili” noterà che qui è stato fatto un notevole passo in avanti. Infatti, una se-rie di primariati e di funzioni dirigenziali verranno accorpati. A questo proposito va ricordato quel che avvenne nel 2008 quando l’allora Assessore alla Sanità Richard Thei-ner annunciò che il Primariato di Radiolo-gia di Silandro non sarebbe stato ricoperto. Per giorni e giorni si sono susseguiti articoli e lettere di protesta. Da notare che si tratta-va di un unico posto da primario! Ora, in un sol colpo, gli interessati saranno una dozzi-na. Visto così – un “taglio” epocale.

In questo contesto sembra bene ricorda-re che il risparmio non è l’unico obiettivo (ed ovviamente nulla si vuol togliere all’opera-to dei Primari, che fino ad ora hanno svolto la propria attività nei servizi coinvolti dal-la riforma). Dal momento però che le unità operative verranno avvicinate e gli ospedali periferici usciranno dal loro isolamento, l’intero servizio sanitario altoatesino sarà complessivamente rafforzato – ovviamente solo se le “fusioni” saranno implementate bene e in maniera prudente. Sembra infat-

ne valeva la pena?

articolo di fondo luk a s r affl

Qualche giorno fa i „Verdi“ altoatesini hanno inviato un comu- nicato stampa nell’etere mediatico. L’ “Ausschuss” della SVP aveva approvato i cosiddetti “profili di prestazioni” degli ospedali alto- atesini, evidenziando ulteriori “precisazioni” a tutela dell’offerta degli ospedali periferici. Il giudizio dei Verdi, simile a quello del consigliere provinciale della SVP Josef Noggler (“Si può essere d’ac-cordo, tanto rimane più o meno tutto così com’è”), era unanime, con un pizzico di cattiveria: ci si sarebbe potuto risparmiare molto di tutto questo!

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“dal momento però che le unità operative verranno avvicinate, l’intero servizio sanitario altoatesino sarà complessivamente rafforzato.”

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Inoltre, il modello finanziario all'interno di quest'organigramma cambierà radical-mente: i Comprensori – per certi versi - non saranno più i “Signori” degli ospedali, ma acquisteranno dalla rete ospedaliera provin-ciale le prestazioni di cui hanno bisogno per assistere la popolazione. L’obiettivo che vi sta dietro è chiaro: in futuro le prestazioni do-vranno essere usufruibili nei pressi del luogo di residenza del cittadino ed al tempo stesso avere il minor costo possibile. Se questo mo-dello finanziario verrà davvero attuato, nel giro di pochi anni l’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige cambierà profondamente.

Allo stato attuale nessuno é in grado di dire se con i citati interventi gli obiettivi di salute originariamente prefissati saranno raggiunti (valorizzazione dell’assistenza sa-nitaria territoriale; integrazione delle pre-stazioni sociali e sanitarie; maggiore coinvol-gimento della Medicina Generale; network provinciale). Ma una cosa è sin d’ora certa: le discussioni, ma anche i dibattiti attorno alla riforma sanitaria hanno in qualche modo “sciolto” parecchie rigidità e fermezze, tanto che ora molto viene percepito come modifica-bile e plasmabile.

R imane però la necessità di disegnare la “vision” in modo ancora più netto e chiaro per far capire concretamente

quale sarà l’Assistenza sanitaria 2020, al di là dei dibattiti sui modelli strutturali ed or-ganizzativi. Solo così, con soddisfazione, sarà possibile dire: sì, ne valeva la pena!

ti chiaro che vi è una grande differenza se, ad esempio, un primario si deve accollare controvoglia anche un secondo reparto o se sin dall’inizio ha da occuparsi della ge-stione di entrambe le unità ed è quindi in grado di vedere il proprio incarico per due reparti come se si trattasse di un qualcosa di unico. Non per ultimo questo dipenderà anche dai team, dai singoli e dalle singole dipendenti (e presumibilmente anche dai loro rappresentanti sindacali), dal fatto che siano disposti o meno a percorrere la stessa strada ed a guardare alla rotazione tra i due reparti come ad una chance per crescere professionalmente. In Germania, per esempio, tutto questo è già realtà e funziona bene. Reparti e servizi “trasver-sali” sono già stati istituiti non solo in funzione del risparmio, ma piuttosto con l’intento di un potenziamento strutturale della qualità clinica a livello locale e come mezzo per contrastare la carenza di medici nelle periferie.

Un secondo risultato da evidenziare é la proposta del nuovo organigramma dell’Azienda sanitaria che costituisce un tassello importante della “Legge sul rior-dino della Sanità” e che prevede una serie di posizioni dirigenziali da “amalgamare”: i Direttori di Comprensorio p.es. andran-no ad incorporare funzioni che fino ad ora facevano parte dei compiti autonomi del Territorio; i Coordinatori sanitari ed i Dirigenti coordinatori tecnico-assisten-ziali non esiteranno più come funzioni a sé stanti; la riorganizzazione dell’ammini-strazione non è ancora partita, ma è chiaro che anche in questo settore avverrà una sostanziale “ricomposizione”.

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Il 15 febbraio, nell’Azienda sanita-ria dell`Alto Adige, è partita un indagi-ne online alla quale i collaboratori e le collaboratrici possono partecipare ed esprimere la loro opinione riguardante il clima interno. L’indagine ha la fina-lità di rilevare l`opinione del personale su aspetti riguardanti l’organizzazione e l’ambiente di lavoro e anche il rappor-to con i colleghi e con i superiori, con l’o-biettivo di migliorarli nel futuro.

In tale data ogni collaboratore/colla- boratrice ha ricevuto al proprio in-dirizzo di posta elettronica azienda-le una e-mail contenente un link che permette di accedere direttamente al questionario e di spedirlo all`indirizzo prestabilito. Al momento dell`invio del questionario compilato la password si disattiva, diventando quindi inutilizza-bile una seconda volta. Il questionario è compilabile collegandosi ad internet da un qualsiasi computer aziendale o pri-vato ed è attivo 24 ore su 24.

I risultati di questo progetto – che è partito su iniziativa del Direttore ge-nerale Thomas Schael – saranno con-sultabili, previa registrazione gratuita, al link performance. sssup.it/netval/ start.php. È nell`interesse dell`Azien-da la partecipazione al progetto della maggior parte di collaboratrici e colla-boratori dell`Azienda sanitaria dell`Al-to Adige. Il rispetto della riservatezza nella compilazione del questionario, nonché nella rilevazione dei risultati è garantita. Perciò, a garanzia della tutela

L’Azienda sanitaria partecipa al progetto di indagine sul clima interno condotto dal Labora-torio Management e Sanità (MeS), della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

clima interno nell’azienda sanitaria?

informazioni & nEws Beatrix ePPacher

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dell anonimato e della terzietá, l´indag-ine è stata affidata al Laboratorio MeS che valuterà e metterà a disposizione i risultati in forma anonima e aggregata.

Quest`iniziativa si colloca all`in-terno del Sistema di valutazione delle performance dei sistemi sanitari di un Network di Regioni. Il sistema di valu-tazione si basa su sei ambiti: lo stato di salute della popolazione, la valutazione sanitaria, la capacità di perseguire le strategie regionali, la valutazione della soddisfazione e dell`esperienza dei cit-tadini, la valutazione della dinamica economica finanziaria e la valutazione interna, nella quale si colloca quest`in-dagine sul clima interno.

L`organizzazione a livello aziendale è affidata al direttore aziendale per il personale, Christian Kofler. Per avere aiuto nella compilazione del questio-nario o per ulteriori informazioni i col-laboratori e le collaboratrici possono contattare il personale del laboratorio Management e Sanità tramite e-mail al-l`indirizzo [email protected].

“Alla fine una festa” Il Comitato etico provinciale presen- ta una serata cine- matografica sul tema dell’eutanasiaMercoledì 9 marzo alle ore 20.00 presso il Filmclub di Bolzano (via Dr. Streiter 8/d) e con ingresso libero sarà proiettato il film “Am Ende ein Fest” (IL/De 2014, 93 min.). Il film narra la storia tragicomica di una casa di cura e delle persone che vi risiedono nel momento in cui queste decidono di esaudire il desiderio di morte di un loro amico malato terminale.

Al termine della proiezione del film avrà luogo un dibattito. Grazie a questa iniziativa il Comitato etico provinciale desidera portare all’attenzione della cittadinanza questioni come medicina ed etica. Tra i diversi compiti che il Comitato etico provinciale è chiamato a svolgere vi è anche quello della sen-sibilizzazione del personale sanitario e della popolazione in merito alle que-stioni di carattere etico nell’assistenza sanitaria nonché di consigliare la Giun-ta provinciale in materia di bioetica.

Il trailer di “Am Ende ein Fest” è su You Tube:

www.youtube.com/watch?v=dei-j9f3cmko

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Ancor più sicurezza

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Sportelli unici per cura e assistenza – Il punto di infor- mazioneDa gennaio 2016 le persone che hanno bisogno di assistenza e di cure, le loro famiglie e le persone di riferimento ricevono presso gli sportelli unici informazioni dal personale sanitario, sociale e delle case di riposo, nel caso in cui un parente diventi improvvisamente non autosufficiente e necessiti di una intensa assistenza.

In passato le famiglie dovevano rivol-gersi a diversi punti e servizi per avere informazioni su come erano organizza-te l’assistenza e le cure, adesso ottengo-no informazioni, consulenza e supporto nei 20 distretti sociali e sanitari, ma soprattutto in un solo punto. Attraverso questa stretta rete, nonché la coordina-ta ed interdipartimentale collaborazio-ne del personale esistente, le persone che hanno bisogno di assistenza e di cure, le loro famiglie, i parenti e le per-sone di riferimento possono essere più efficacemente supportate nella cura. Il servizio è gratuito. (roBert Peer)

La lista degli sportelli unici dei vari distretti ed i recapiti delle persone di riferimento sono da subito consultabili in internet al seguente indirizzo:

www.provincia.bz.it/politiche-so-ciali/temi/sportello-unico-assisten-za-e-cura.asp

Grazie ad una nuova checklist la sicurezza per i pa- zienti e le pazienti negli ospedali dell’Alto Adige è aumentata. Il sistema di registrazione standard ora adottato contemporaneamente permette anche, e per la prima volta, un monitoraggio a lungo termine di 90 giorni. Il relativo studio è stato presentato all’inizio del mese su “Jama surgery”, una delle quattro migliori riviste specializzate di chirurgia al mondo.

Le nuove checklist sono state obbli-gatoriamente introdotte per ogni ospe-dale dell’Alto Adige e ogni ospedale, con un margine di manovra predefinito, le può adeguare alle necessità individuali. “Per la prima volta abbiamo uno stru-mento unitario” ha spiegato Matthias Bock, primario sostituto del reparto di anestesia e terapia intensiva di Merano, “che ci permette non solo di aumentare gli standard di sicurezza in sala ope-ratoria ma di rispettare anche le real-tà locali. E per la prima volta è inoltre possibile, sulla scorta dei dati raccolti a lungo termine, praticare ricerca ad alto livello”.

Questi primi risultati della ricerca sono stati gli stessi che hanno spinto l’autorevole rivista specializzata “JAMA surgery” alla loro pubblicazione. Com-piaciuto di questo doppio vantaggio è anche il Direttore generale Thomas Schael :“Abbiamo da un lato un vali-do strumento per maggior sicurezza, dall’altra può essere così praticata un’interessante ricerca, che nei Paesi vicini per la mancanza di dati a lungo termine dei neo-operati, non è ancora possibile”.

La checklist non lascia (quasi) nulla al caso: prima dell’intervento ad esem-pio, secondo detta procedura standard, anestesista e chirurgo parlano anco-ra una volta col paziente. Poco prima di ricorrere al bisturi, il team di sala operatoria è tassativamente tenuto a parlare ancora una volta del paziente: portantino, infermiera strumentale di sala operatoria, anestesista, medico o primario, nessuno è escluso. Un breve ‘briefing’ durante il quale tutti i parte-

cipanti, indipendentemente dalle loro mansioni, possono dire la loro, permet-te uno scambio trasversale fra i gruppi professionali. “A ciascuno, presente al tavolo operatorio, è chiaro di che si tratta” spiega il dott. Bock. Questo ge-nere di minimizzazione del rischio è applicato già da molti anni in aereonau-tica poiché anche lì è determinante un team ben affiatato che utilizza la stes-sa terminologia. L’Assessora Martha Stocker è convinta che negli ospedali altoatesini ciò comporta un po’ di sicu-rezza in più per i pazienti e le pazienti: “Ringrazio i componenti del gruppo di progetto dell’Azienda sanitaria e della Ripartizione sanità provinciale, che si sono occupati di elaborare le checklist secondo le più recenti conoscenze scien-tifiche, che renderanno possibile anche una raccolta di risultati il cui impiego tornerà sempre a beneficio dei pazienti e delle pazienti. Il fatto che ciò sia stato riportato anche da un’affermata rivista specializzata, sta a dimostrare che l’Al-to Adige può assolutamente competere con i servizi sanitari leader in ambito internazionale.

Il progetto è stato impostato da col-laboratori e collaboratrici del Diparti-mento provinciale sanità e dell’Azien-da sanitaria. Responsabili sono stati, a fianco dell’anestesista Matthias Bock, da alcune settimane Primario sostitu-to del reparto di anestesia e terapia in-tensiva di Merano, l’urologo bolzanino Primario di urologia Armin Pycha, l’e-sperto di statistica Antonio Fanolla del team di Carla Melani, Direttrice d’uffi-cio dell’Osservatorio Epidemiologico, più rappresentanti di diversi gruppi professionali.

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realizzare dei buoni processi di cambiamento

Il termine „change“ è sulla bocca di tutti. Attual-mente viene utilizzato a molti livelli sociali per rimandare al fatto che i cambiamenti sono inevita-bilmente necessari e che oramai sono diventati delle forme di vita.

commEnto reinhold Bartl

Notizie personali: Reinhold Bartl, nato nel 1957, psicologo, formatore, super-visor, coach; referente in congressi specialistici (inter)nazionali, formatore di sistemi per team e organizzazioni; Direttore del Milton Erickson Instituts di Innsbruck.

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Ci dobbiamo trasformare per salvaguarda-re qualcosa! Le organizzazioni, il cui servizio è quello di promuovere salute e sviluppo, si trovano di fronte alla particolare sfida di re-alizzare dei processi di cambiamento tali da riuscire a mantenere almeno delle forme di lavoro salutari per i propri collaboratori e le proprie collaboratrici.

Un tale obiettivo non è facile da realizzare, valgono comunque termini come ottimizza-zione, contenimento dei costi, orientamen-to all’efficienza, effetti sinergici quali linee guida per orientarsi al cambiamento. Que-sti obiettivi, spesso improntati al risparmio, qualcuno, ad un altro livello, li deve però co-munque “pagare”. I cambiamenti costano an-che se tali costi non possono sempre essere misurati direttamente in euro. Essi costano in termini di motivazione da parte dei colla-boratori e delle collaboratrici, di maggiore in-certezza, di irritabilità, di perdita di fiducia… Anche questi sono costi poiché nelle aziende sono sempre le persone quelle che producono i cambiamenti e che con la loro creatività e le loro attitudini lavorative li devono implemen-tare.Nei processi di cambiamento che riguar-dano le persone vale una regola generale: chi compie un rapido cambiamento a causa di una forte pressione, ha una significativa pos-sibilità che i cambiamenti auspicati creino anche degli effetti collaterali non voluti, non desiderati ed ancora una volta costosi. Questo induce a chiedersi quali principi siano cor-relati a processi di cambiamento sostenibili ed efficaci. Ecco brevemente quanto emerso dall’esperienza pratica con le organizzazioni:

1. Verificare che le esistenti e ben fun-zionanti strutture della comunicazione rimangano parte integrante nei processi

di cambiamento per aiutare i responsabili dell’amministrazione nell’attuazione effica-ce e sostenibile delle nuove forme organizza-tive all’interno dell’azienda. 2. Il “perché” del cambiamento, la realizzazione di obiettivi significativi e motivanti devono essere comu-nicati in modo consequenziale e possibilmen-te partecipativo. Esiste un’immagine legata all’obiettivo che sia di ispirazione e che inviti a partire? Senza una “vision” significativa non ci può essere uno sviluppo sensato. 3. Ricerca e promozione di laboratori, studi, spazi dove poter sperimentare con successo. Soprattutto in tempi di cambiamento c’è bisogno di corag-gio e di una riuscita comunicazione. 4. Il nuo-vo cresce solo sul “vecchio”. A chi cambia in modo sostenibile deve prima di tutto essere chiaro quanto fino ad ora è andato bene e qua-li qualità è possibile continuare ad implemen-tare. L’innovazione può avere successo solo se quanto c’era prima è stabile. 5. Tutte le novità contengono implicitamente il rischio di sva-lutare quanto è stato fatto in precedenza! Va quindi data dignità a quello che è stato fatto fino ad ora, anche se deve essere dato spazio al nuovo. 6. Feedback-rettifiche sono la cosa più importante per i sistemi viventi. Assicurarsi che, soprattutto in tempi di cambiamento, aperti e critici feedback sui cambiamenti sia di successo che anche non di successo venga-no comunicati. Senza feedback non vi è cre-scita per gli obiettivi. 7. Offrire la possibilità di partecipare. Le persone coinvolte sono più motivate e preparate a portare avanti i cam-biamenti, anche se in modo doloroso.

I processi di cambiamento che coinvolgo-no molte persone sono difficili. Spesso le ir-ritazioni sono inevitabili ed i conflitti sugli obiettivi all’ordine del giorno. Ma da questo si esce solo insieme.

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Chi non conosce le affascinanti immagi-ni di aeromobili di grandi dimensioni, con i serbatoi pieni fino all’orlo e le superfici ala-ri ricurve? Chi non ricorda la vista di questi maestosi uccelli che puntano verso l’alto e che gradualmente sparisco all’orizzonte? Ogni volta fanno nascere nuovi dubbi sul fatto di riuscire a vincere la forza di gravi-tà… L’IT-Masterplan, attualmente, asso-miglia un po’ ad un gigantesco velivolo sul quale, appena prima della partenza, vengo-no eseguiti gli ultimi lavori di controllo e di preparazione, anche se tutto è pronto per il decollo. È stato pianificato un viaggio di tre anni ed i passeggeri hanno già preso po-sto: durante molti incontri con i cosiddetti “stakeholder” – primari, coordinatori tecni-co-assistenziali, dirigenti amministrativi, rappresentanti dei medici di medicina ge-nerale e dei pediatri di libera scelta nonché dei sindacati e delle organizzazioni dei pa-zienti e di volontariato – è stato illustrato il vasto “itinerario” pianificato, sono state raccolte delle proposte che serviranno per stabilire quali fermate si dovranno preve-dere, verso quali rotte si dovrà volare… sarà possibile contare anche su un rifornimen-to extra di carburante: i circa 30 milioni di euro promessi dalla Giunta provinciale per gli anni 2016-2018. Tale denaro, che secon-do il Direttore generale Thomas Schael di primo acchito potrebbe sembrare tanto, è però indispensabile per una realtà di queste dimensioni e che presenta una forte neces-sità di riqualificare il settore informatico. Nella stiva del nostro aereo sono già stati imbarcati anche scatoloni e bagagli vari.

Dopo la presentazione ufficiale del piano strategico per l’informatica avvenuta a di-cembre dello scorso anno, tra marzo e aprile sarà approvata la delibera definitiva inerente la strategia aziendale per il settore informa-tico riferita al triennio 2016–2018.

pronti per il decollo

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Importante!Su mysabe.it, l’intranet azien-dale, in questi giorni sarà pubblicata una pagina intera-mente dedicata al progetto per l’IT-Masterplan dove saranno costantemente aggiornate sia le informazioni sullo stato di avanzamento del progetto che le relative attività. Qui saranno anche pubblicati i feedback delle collaboratrici e dei collaboratori sull’IT-Masterplan che sono stati inviati entro il 31 gennaio 2016

Uno degli imballaggi più voluminosi, che quasi non passava attraverso il portellone, è senza dubbio stato quello su cui compari-va la scritta “Privacy”. Il Direttore generale Thomas Schael afferma in merito: “Vogliamo introdurre una Cartella clinica elettronica che superi i confini dell’ospedale e che possa essere utilizzata anche dai tanti “caregivers” che si occupano di assistenza sanitaria sul territorio. Tale Cartella elettronica dovrà es-sere messa a disposizione anche dei medici di Medicina Generale e ciò significa svilup-pare uno strumento ultramoderno e com-plesso! È naturalmente chiaro che in tutto questo, sin dall’inizio, abbiamo bisogno di pensare ad una rigorosa standardizzazione nell’ambito della protezione dei dati.”

Ultimo ma non meno importante è an-che l’ “equipaggio”, vale a dire quel gruppo di persone che sono responsabili per l’ac-compagnamento e lo svolgimento del viag-gio e che sono a disposizione nel momento in cui sorgono difficoltà o domande: i mem-bri del management a livello aziendale, quindi i direttori aziendali e comprensoria-li, i diversi “tecnici”, primo fra tutti il diret-tore aziendale per l’informatica, i responsa-bili dei programmi per l’IT-Masterplan, le varie funzioni come l’incaricato per la pri-vacy oltre ai consulenti esterni di Federsa-nità-Anci e del Dipartimento di Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Milano. Un viaggio di queste dimensioni, necessita di pianificazione, preparazione e monito-raggio. Nel frattempo tutto è pronto per il decollo!

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La carenza di medici specialisti non è una novità e non si tratta di un problema circoscritto all’Alto Adige: la difficoltà nell’attirare medici nelle zone rurali, un aumento del fabbisogno di medici di medicina generale causato dall’innalzamento dell’età media della popolazione e la perseguita conversio-ne degli ospedali in un’assistenza più territoriale, la normativa europea in materia di orario di lavoro – tutti que-sti sono aspetti a cui l’Alto Adige, insie-me a molti altri paesi, deve far fronte.

Per l’assunzione di medici nell’A-zienda sanitaria dell’Alto Adige la Giunta provinciale ha stanziato sette milioni di euro che permetteranno la copertura di circa 100 posti di lavoro (seguiranno anche assunzioni nell’am-bito tecnico-assistenziale). In collabo-razione con le ripartizioni Comunica-zione e Personale, a livello di Direzione generale è già stata elaborata una stra-tegia che permetterà di affrontare le nuove sfide con successo. Il network con le università, gli ordini dei medici e „Südsterne – Südtiroler im Ausland“ (il network per gli altoatesini all’estero) fanno parte di tale strategia così come la realizzazione di profili dell’Azienda sanitaria sui portali online di Linke-dIn e Xing. Per essere in grado di offrire un servizio davvero completo e mirato alle/agli interessati (aiuto nel ricono-scimento del titolo specialistico del medico, informazioni sul bilinguismo e simili) stiamo cercando una persona di riferimento all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Il bando sarà pubblicato su my.sabes.it.

Il/la responsabile per il reclutamen-to del personale avrà il compito di cu-

rare i contatti, sia a livello nazionale che internazionale, con le agenzie per il personale, gli “headhunter”, le uni-versità, le cliniche ed altre istituzioni dedicate alla formazione specialistica. In occasione di manifestazioni rivolte al settore sanitario (fiere, congressi) dovrà attirare l’attenzione delle/degli interessate/i sull’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e motivarli allo sposta-mento. Inoltre, lavorerà alla realizza-zione di campagne d’informazione e d’immagine sull’assistenza sanitaria nonché alla messa in rete della gestio-ne aziendale. Farà da tramite per un primo contatto tra le persone interes-sate ed i responsabili di riferimento presso gli ospedali o i distretti. L’obiet-tivo è quello di realizzare uno specifico ambito per il reclutamento del perso-nale all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e di rafforzarlo nei pros-simi mesi ed anni.

Per rendere più semplice l’assunzio-ne di nuove collaboratrici e nuovi colla-boratori nell’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige, anche la Giunta provinciale ha approvato l’adozione di particolari iniziative, tra cui anche un compenso aggiuntivo e la possibilità di svolgere lavoro part-time.

Nuove collaboratrici e nuovi collaboratori da assu-mere: l’Azienda sanitaria parte con una campagna per trovare personale medico. Si cerca anche un/a responsabile per l’ambito della ricerca di possibili candidate e candidati.

Wanted!

managEmEnt & amministr azionE evelyn GruBer-fischnaller

I dirigenti definiscono la loro formazioneIn fatto di aggiornamento dei suoi dirigenti, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige percorre nuove strade innovative. Il clou: gli interessati elaborano insieme quale direzione l’aggiornamento deve seguire.

Circa 100 dirigenti dell’Azienda sani-taria dell’Alto Adige si sono incontrati alla fine di gennaio 2016 per pianificare insieme il loro stesso aggiornamento. Così l‘obbligatoria formazione di ma-nagement per dirigenti nell’Azienda sanitaria è stata posta su una base completamente nuova ed innovativa. Un ulteriore effetto positivo di questa linea di condotta è stato sottoline-ato dal Direttore Generale, Thomas Schael, nel suo discorso di benvenu-to: “Quest’incontro che permette lo scambio di priorità tematiche è anche un’importante occasione per instaurare team building e cultura aziendale oltre i confini comprensoriali”.

Primari, dirigenti infermieristici e am-ministrativi d’ambo i sessi durante que-sta riunione moderata, hanno stabilito una parte dei contenuti del corso.

“Esattamente questa è la particolarità di quest’iniziativa” ha dichiarato Bernd Karner, assistente e moderatore del progetto, “domande e richieste dei futuri partecipanti vengono inserite in un piano di formazione dettagliato con moduli di aggiornamento. E: durante la formazione quattro corsi pianificati, che si svolgono parallelamente, e che riguardano gli ambiti della riforma sanitaria, collaborazione trasversale fra i reparti, percorsi assistenziali e gestio-ne delle conoscenze, manterranno un programmato e fitto scambio reciproco di informazioni.

I vantaggi del metodo partecipativo sono evidenti: le esistenti conoscenze interne possono essere utilizzate e tra-smesse. In questo modo, in parte, si può fare a meno di costosi relatori e relatrici. Allo stesso tempo si possono consul-tare i partecipanti sulle loro esigenze di aggiornamento che possono essere definite insieme.

I primi moduli di accesso avranno luogo già a metà aprile 2016. Per giugno 2017 è programmato un convegno in chiusura del corso. Circa cento dirigenti dell’A-zienda sanitaria dell’Alto Adige avranno concluso quindi il loro aggiornamento obbligatorio. (eGf)

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Più efficienti – e più economici – di qualsiasi agenzia di “headhunting” o di campagna pubblicitaria sono i con-tatti personali. Conoscete qualcuno

che si sta specializzando e che vorrebbe lavorare in Alto Adige? Conoscete un uomo o una donna medico che vorrebbe venire (tornare) in Alto Adige? Parlatene con lui/lei e prestate atten-zione alle offerte di lavoro pubblicate su www.asdaa.it/carriera.

Seguiteci sui nostri profili online LinkedIn und XING: i link sono a pagina 39.

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Dopo la nomina del nuovo Direttore generale Thomas Schael tali incontri si svolgono in ogni Comprensorio sanitario a cadenza trimestrale ed in forma di eventi “semi” aperti a cui partecipano, insieme ai rappresentanti della Direzione aziendale e dei relativi staff, anche vertici dei singoli Comprensori sanitari così come un nutrito numero di primari e di coordinatori tecni-co-assistenziali nonché i direttori delle ri-partizioni aziendali.

C onfronto di piano – la definizione sta ad indicare ciò di cui effettiva-mente si tratta. Ogni azienda pia-

nifica prestazioni e spese che nell’arco dell’anno vengono confrontate con il reale andamento; la domanda per ogni singolo settore aziendale è sempre la stessa: siamo in linea con quanto pianificato o dobbia-mo intervenire per riaggiustare la rotta? In un’azienda di queste dimensioni molti

Come ogni grande organizzazione anche la Direzione strategica dell’Azienda porta regolarmente avanti i cosiddetti “confronti di piano”.

confronto di piano: semaforo verde

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ambiti sono interessati da questo tipo di analisi: le prestazioni di assistenza sani-taria sul territorio così come gli screening di prevenzione, le prestazioni di speciali-stica ambulatoriale nonché i ricoveri ordi-nari ed i day hospital. Si guarda in modo particolare anche ai costi: a quanto am-montano le spese correnti, quelle per la tecnologia, la manutenzione, gli acquisti e tanto altro ancora?

E come appare tutto dopo tre mesi di “produzione”? Secondo il Direttore gene-rale Thomas Schael tutto, nella sua globa-lità, è in divenire. Naturalmente vi sono sviluppi positivi come, ad esempio, l’in-cremento delle prestazioni ambulatoriali e di day hospital con la conseguente ridu-zione delle degenze ospedaliere, l’aumen-to della distribuzione diretta dei farmaci o le spese per beni non sanitari che sono in calo. “Dobbiamo però tenere d’occhio il forte aumento dei costi per i beni sanitari, in particolare per quanto riguarda i medi-cinali innovativi”, spiega il Direttore gene-rale Thomas Schael, il quale ricorda che la questione dell’appropriatezza sarà un im-portante tema per il prossimo anno.

Per il massimo rappresentante della più grande azienda dell’Alto Adige è pos-sibile dare anche un’altra buona notizia: grazie al finanziamento aggiuntivo pari a 30 milioni di euro da parte della Provin-cia, sarà possibile assumere 100 nuovi me-dici, l’iniziativa pianificata per il settore informatico potrà decollare ed infine si potrà dare il via libera per una dozzina di progetti innovativi come, ad esempio, l’in-fermiere di famiglia per quanto riguarda l’assistenza sanitaria sul Territorio.

Ad inizio marzo la Direzione generale, sulla base di questo ulteriore finanzia-mento provinciale, ha approvato il bilan-cio suppletivo 2016.

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1. diffusione di modelli di disease manage-ment e integrated care per la presa in carico olistica del paziente cronico. Si tratta di reclutare il prima possibile i pazienti cronici e di assegnarli ad un case manager capace di sostenere le persone nel loro percorso di cura, garanti della loro com-pliance e verificatori dell’esito intermedio atteso. Il case manager deve variare in fun-zione del tipo e dello stadio di patologia. In uno stadio di patologia alto dovrebbe essere un medico specialista; in uno stadio basso un MMG; quando invece prevalgono bisogni socio-sanitari potrebbe essere un infermie-re. Nei modelli di disease management si cerca di coordinare le prestazioni che affe-riscono ai diversi setting assistenziali (dia-gnostica, MMG, specialistica, riabilitazio-ne, ecc.) in modo tale che la fruizione per gli utenti risulti semplificata e unitaria. Que-sto può avvenire, ad esempio, prenotando unitariamente all’inizio di un percorso di cura, di tutte le prestazioni necessarie, evi-tando inutili passaggi amministrativi suc-cessivi, accompagnando la compliance con

La prima parte del testo elaborato dal Professor Francesco Longo della Bocco-ni è già stata pubblicata sul precedente numero di “one”. Ora segue la seconda parte nella quale i riflettori vengono puntati sulle tendenze di sviluppo atte-se e sulle relative possibili reazioni.

un sistema di remainder per il paziente, che viene avvisato qualche giorno prima per telefono, per SMS o per email, scelti a suo piacimento. Inoltre, nei modelli di integra-ted care, si cerca di coordinare prestazioni sanitarie con quelle socio-sanitarie. Questo modifica, in parte, anche le logiche di misu-razione delle attività, non più a prestazione, ma a “pacchetto” per presa in carico ed esiti.

2. forte reintegrazione tra la componente specialistica ospedaliera e quella delle cure primarie, proprio per rispondere al bisogno di coordinamento che impone la presa in ca-rico dei pazienti cronici. Per facilitare i meccanismi di coordina-mento in alcuni casi si scelgono soluzioni istituzionali (ad. esempio reinserimento dei policlinici Universitari nelle Asl in FVG), in altri logiche di fundholding (UK), in altri sperimentazioni e contratti congiunti tra le diverse categorie di professionisti (Germa-nia). A prescindere dalla scelta del driver di cambiamento, la tensione comune è quella di creare filiere professionali integrate tra diversi ambiti assistenziali.

3. precisa configurazione dei servizi so-cio-sanitari per anziani, per evitare che biso-gni socio-sanitari, trovino impropriamente risposta in ambito sanitario, a danno degli utenti e del sistema sanitario.A questo proposito la Germania ha istitu-ito l’assicurazione obbligatoria per la LTC (Pflegeversicherung), che costituisce un II pilastro a se stante, mentre l’UK ha defini-to che dopo un certo periodo assistenziale (di norma 60 giorni) qualsiasi trattamento è da considerarsi socio-assistenziale e quin-di a carico della famiglia o degli enti loca-li, mentre la Svezia ha assegnato il budget socio-sanitario interamente agli enti loca-li, i quali sono responsabili del pagamento dell’ospedale, se, dopo la dimissione, non esiste una pronta risposta socio-assisten-ziale per il paziente, obbligandolo a stare

Tendenze nell’evoluzione dei sistemi sanitari europei

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altri giorni ricoverato. A prescindere dalla soluzione adottata, ognuno di questi paesi ha sentito la necessità di definire con preci-sione un confine tra prestazioni sanitarie e socio-sanitarie/socio-assistenziali, mecca-nismo fondamentale per poi poter creare i necessari meccanismi di coordinamento.

3. Evoluzione e diversificazione della geogra-fia dei servizi. a) Sviluppo di presidi a vocazione per i post-acuti o subacuti, in una prospettiva di lungodegenza utile per la stabilizzazione o il mantenimento con un forte orientamento agli anziani. Queste strutture possono tro-vare aree di coordinamento e interscambio di servizi con le strutture protette “aperte” contribuendo complessivamente allo svi-luppo delle cure intermedie. Le cure inter-medie vengono solitamente distinte tra:

quelle subacute, utili per offrire un set-ting assistenziale più appropriato ed effica-ce, soprattutto per pazienti anziano o non autosufficienti, necessarie per prevenire dannose e inutili ospedalizzazioni;

post-acute, necessarie per offrire una as-sistenza post ospedaliera il più rapidamen-te possibile a quelle persone che hanno su-perato la fase clinica specialistica, ma che necessitano ancora un percorso di stabiliz-zazione assistenziale.

b) Lo sviluppo di presidi territoriali con una specifica vocazione per l’attività ambulato-riale e gli interventi a bassa soglia. Sono la risposta più robusta per affrontare l’aumen-to dei fabbisogni ambulatoriali che richiede il trattamento delle patologie per cronici.c) La nascita di centri di cure primarie (nati in UK e in Spagna) o Casa della Salute (det-ta anche unità complessa di cure primarie –UCCP-) che contengono tutti i servizi di prossimità per garantire il massimo dell’ac-cessibilità e della fruibilità ai pazienti.

4 diffusione di accordi inter-nazionali o inter-regionali per la concentrazione delle casistiche per le alte specialità, garantendo percorsi di fruizione privilegiati, raccordo con le funzioni assistenziali locali in fase pre e post ricovero. Questo garantisce un bilanciamento nello sviluppo delle unità Hub tra enti che sotto-scrivono la partnership, assegnando ad ogni partner alcune funzioni per cui esistono delle tradizioni elettive, evitando pericolo-se e dannose duplicazioni. La programma-zione delle alte specialità ad area vasta au-menta la fluidità dei percorsi ai pazienti e la possibilità di accedere a tutte le prestazioni di base vicino al proprio domicilio, limitan-do la mobilità sanitaria alla fase più specia-listica dell’assistenza. Inoltre, la

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presenza di accordi stabilizza per i produt-tori i volumi, mettendoli nelle condizioni di poter programmare per tempo i fattori pro-duttivi necessari, precondizione necessaria per il miglioramento dell’efficacia e della qualità.

6. concentrazione delle casistiche complesse nelle unità operative in grado di garantire la necessaria clinical competence, l’indispensa-bile disponibilità tecnologica e la completez-za della filiera clinica.

5. la gestione ad area vasta delle funzioni pro-duttivi e amministrative di back office, che non producono valore per i pazienti, per libe-rare risorse, che invece vengono reimpiegate per aumentare i servizi sanitari per i cittadini. Citiamo a questo proposito servizi come i magazzini, le centrali di sterilizzazione, i laboratori diagnostici (e non i punti prelievi che devono rimanere decentrati e anzi au-mentare la capillarità).

Il combinato disposto di queste innova-zioni genererà in Europa un portafoglio di servizi sanitari profondamente diverso da quelli che siamo abituati a conoscere. Un cambiamento di questa portata richiede tempi lunghi per la sua messa a regime (5-10 anni), potendo registrare improvvise accele-razioni, lunghi periodi di resistenza, appli-

cazioni disomogenee, territori che riescono ad avere una velocità evolutiva diversa da altri. Questa trasformazione comporta, in-fatti, dei cambiamenti culturali ed organiz-zativamente profondi. Anche se si tratta di innovazioni diverse tra di loro, esse hanno alcuni tratti distintivi comuni:

enucleano e distinguono il governo del-le piastre assistenziali dal governo clinico, separando nitidamente le funzioni (es. il governo delle piastre dell’ospedale per in-tensità di cura): il governo delle piastre non è più necessariamente assegnato a clini-ci, rispondendo anche in questo modo allo shortage dei medici;

si sviluppano molteplici e nuovi setting di cura, la maggior parte dei quali hanno una forte impronta assistenziale più che clinica, come tutto l’ambito in espansione delle cure intermedie;

la maggior parte di questi ambiti assi-stenziali richiede lo sviluppo di una for-te funzione di case management capace di garantire presa in carico e contestuale fluidità nei passaggi da un setting assi-stenziale all’altro (transitional care): casa della salute, presidio ambulatorile, cure intermedie;

Il fabbisogno di servizi ambulato-riali è destinato ad aumentare

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l’accresciuta attenzione ad approcci di medicina di iniziativa richiede di svilup-pare nuove logiche e strumenti di recluta-mento precoce dei pazienti, di educazione alla compliance alle terapie, di verifica delle medesime, di call e recall di coloro che sono usciti dal percorso o necessitano una sua ri-visitazione;

molte fasi dei processi clinici più “inge-gnerizzati” potranno essere delegati a pro-fessioni sanitarie (es. eseguire follow up di percorsi codificati o gestire processi di scre-ening).

In molti sistemi sanitari non sono così diffuse queste competenze, essendo essi fo-calizzati su due tipi di profili: quello clinico e quello amministrativo. Mancano invece i profili professionali con competenze distin-tive sul governo delle piastre, focalizzati sull’operation management e la capacità di ottimizzarne l’utilizzo. Rimane da svilup-pare il know how per gestire efficacemente una casa della salute o un presidio preva-lentemente ambulatoriale. Le tecniche per migliorare, monitorare e incentivare la compliance dei pazienti ai percorsi e agli stili di vita appropriati sono ancora com-piutamente da sviluppare e ingegnerizzare. Per le professioni sanitarie, anche alla luce del crescente shortage dei medici, si aprono piste di diversificazione e crescita estrema-mente interessanti, che richiederanno però percorsi di sviluppo differenziati.

Risulta estremamente interessante os-servare come la nuova geografia dei servizi richiede un upgrading delle competenze a tutte le figure professionali della sanità. I medici ospedalieri devono concentrarsi sempre sui pazienti più gravi e sulle fasi più acute e specialistiche. Le cure intermedie devono imparare a gestire pazienti comples-si ad alta intensità di bisogno socio-sanita-rio. In attività ambulatoriale ci si trova a

svolgere compiti e funzioni cliniche ad alto valore aggiunto. I MMG e gli infermieri ter-ritoriali sono chiamati a prendersi in carico pazienti e fasi assistenziali complesse lega-te ai bisogni della cronicità. La possibilità di svolgere un lavoro professionalmente più sfidante, che richiede nuove e accresciute competenze tecniche, che necessita l’uti-lizzo di tecnologie più complesse, rappre-senta per ogni professionista sanitario una grande opportunità di crescita che suscita entusiasmo e un clima di lavoro generativo. Nel SSN l’upgrading necessario delle com-petenze viene chiesto a professionisti che in media hanno più di 50 anni (55 nel caso dei MMG) e quindi si collocano in una età dove la propensione al cambiamento tende a scemare. Se riusciremo a cogliere la pos-sibilità di innovare come una opportunità di crescita umana e professionale, la svolta sarà possibile, offrendo un servizio a mag-giore valore per i cittadini e che garantisce opportunità di crescita culturale ed orga-nizzativa ai professionisti.

“molte fasi dei processi clinici più ‘ingegnerizzati’ potranno essere delegati a professioni sanitarie ”

fr ancesco lonGo

L’autore: Francesco Longo è profes-sore presso l’Università Bocconi. Alcune delle sue principali aree di interesse sono l’economia e la gestione delle aziende sanitarie nonché l’amministrazione dei servizi socio-sanitari e l’assistenza sanitaria di base

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Questi sono i colpevoli della carie. Il batterio Streptococcus mutans si piazza sulla superficie dentale, utilizza lo zucchero come nutrimento e produce un acido che attacca lo smalto dei denti cariandoli.

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Questi sono i colpevoli della carie. Il batterio Streptococcus mutans si piazza sulla superficie dentale, utilizza lo zucchero come nutrimento e produce un acido che attacca lo smalto dei denti cariandoli.

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Cambiare le proprie amate abitudini non è facile. Quanto può essere difficile introdurre e portare avanti un cambiamento per una struttura grande come quella di un’azienda? L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è in procinto di scoprirlo.

L a Quaresima ci pone ogni anno di fronte alla difficoltà che s’incontra nell’abbandonare comportamenti ed

abitudini molto ben radicate in noi – an-che quando queste non sempre sono favo-revoli alla nostra salute e al nostro benes-sere. Studi e statistiche non smettono di evidenziare quanto un eccessivo apporto di zuccheri, nicotina, alcool o lunghe ore

trascorse sul divano a guardare la TV e ad ingozzarsi di patatine fritte non siano salutari – eppure non è facile liberarsi da queste abitudini. Lo scrittore americano Mark Twain, nel suo tipico stile ironico, descrisse così questo tipo di situazioni: “È possibile cambiare sia il mondo che se stes-si, ma la seconda è più difficile.”

Bisogna imparare a cambiare

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Tuttavia: imprese e aziende sono un po’ come degli organismi viventi che svilup-pano le proprie abitudini e che non sono in grado di cambiarle così facilmente. Ma per poter evolvere – un po’ come per noi es-seri umani – ogni tanto sarebbe ragione-vole mettere in discussione tali abitudini. Spesso sono sufficienti circostanze ester-ne, vincoli e aggiornamenti in generale per obbligare le aziende a compiere un cam-biamento. Questo processo di cambiamen-to, normalmente, non avviene in modo spontaneo, ma deve essere incanalato ed accompagnato. Il cambiamento previsto deve essere gestito e tale gestione, in lin-gua inglese, prende il nome di “Change ma-nagement”.

P er trovare degli esempi in merito a cosa accade se un’azienda non rico-nosce i segnali del proprio tempo e la

necessità di cambiare e quindi adattarsi, non è necessario guardare in un passato molto lontano. Nokia, Blackberry o Kodak rappresentano perfettamente situazioni di questo tipo. La gestione di queste im-prese ha riconosciuto con troppo ritardo gli sviluppi del “branche” o non li ha rico-nosciuti per nulla e quindi non ha adegua-tamente preparato le proprie aziende. Il risultato è noto: quelli che erano colossi a livello mondiale ora giocano un ruolo mar-ginale o sono completamente scomparsi dal mercato diminuendo, di conseguenza, la propria forza lavoro.

Sabine Bendiek, presidente del consi-glio di amministrazione della Microsoft Germania, in un proprio intervento per il Harvard Business Manager, descrive come particolarmente pericolosa per un’azien-da la permanenza flemmatica nello status quo: “Frasi come ‘va bene così come sta an-dando’ non mi piacciono. Questo tipo di approccio, dove nulla deve essere cambiato perché le cose di per sé funzionano abba-stanza bene, secondo la mia esperienza è immensamente pericoloso. Prima che uno

se ne renda conto ha già raggiunto il punto di non ritorno.” I motivi per cui un’azienda debba continuare a svilupparsi sono diver-si. Klaus Doppler e Christoph Lauterburg, nella loro opera più famosa “Changemana-gement - realizzare il cambiamento azien-dale”, citano tre condizioni che rendono necessario un cambiamento:

spinta innovativa nell’informatica e nella telecomunicazione

scarsità di tempo inteso come risorsa scarsità di risorse economiche

S ebbene gli autori vogliano che que-ste condizione vengano intese in modo globale, nell’Azienda sanita-

ria dell’Alto Adige esse sono riscontrabili anche nel dettaglio. Che il sistema infor-matico dell’Azienda sanitaria necessiti di urgente riqualificazione e riadattamento lo si sa da anni, tanto che questo è stato an-che il tema centrale della cronaca media-tica degli ultimi tempi. Lo sviluppo demo-grafico calcolato in Alto Adige, che indica un costante aumento della percentuale di persone anziane – e di conseguenza di ma-lati cronici – mette in evidenza il fatto che in futuro la risorsa “tempo” – parola d’or-dine carenza di personale infermieristico e medico - sarà vissuta come un qualcosa di mancante. Questa evoluzione riguar-derà anche la quantità di denaro per l’as-sistenza sanitaria – la risorsa denaro sarà di conseguenza meno disponibile. Sono dunque chiare le condizioni che rendono i cambiamenti necessari all’interno dell’A-zienda sanitaria.

La consulente aziendale nonché trainer di Brunico, Sabine Fischer, è in ogni caso convinta che oggi nessuna azienda possa rimanere allo status quo: “Il processo im-prenditoriale di rinnovamento e di sosti-tuzione fa parte di ogni organizzazione. I cambiamenti del 21esimo secolo, quelli che avvengono in modo spaventosamen-te rapido e complesso, le innovazioni

“la più grande difficoltà del mondo non è quella di convincere la gente ad accettare nuove idee, ma a dimenticare quelle vecchie.”

John Maynard keynes, econoMista Britannico

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tecnologiche, il flusso delle informazioni ed il nuovo ciclo che attualmente notiamo nelle aziende, oltre alla pressione econo-mica, rendono ogni domanda superflua. Si tratta piuttosto di un compito che le organizzazioni del 21esimo secolo sono esplicitamente chiamate ad adempiere per abbracciare il cambiamento ed accoglierlo come fattore costante nella gestione della società e dei dipendenti.” Per Andreas Un-terhofer della società di consulenza azien-dale Business Pool di Bolzano, ne va della salute di un’azienda: “Chi si adatta soprav-vive. Non sopravvivono i più forti, ma i più adattabili. Tutto questo non è una novità, ciò che invece è notevolmente variato ne-gli ultimi decenni è la velocità con la quale sia noi esseri umani che le imprese ci dob-biamo confrontare. Aziende ed imprese che anticipano un simile processo perché sono in grado di riconoscerlo in tempo e vi si preparano adeguatamente, non solo vi-vono più a lungo, ma lo fanno sicuramente in modo definitivo ed anche più sano.”

La dinamica dei processi di “Change management” è difficilmente prevedibile e

procede in modi differenti. Sabine Fischer ne spiega così il perché: “Ogni persona rea-gisce – e questo è provato anche dal punto di vista neuro-scientifico – con resistenze interne ad un cambiamento che non è sta-to desiderato.” La trainer spiega che questo può durare pochi minuti come qualche settimana, mesi o addirittura anni – a se-conda del tipo di personalità. La dott.ssa Fischer aggiunge: “I processi di cambia-mento sono caratterizzati dal fatto che ciò che è a noi noto non è più applicabile nella stessa modalità mentre il nuovo non è an-cora del tutto chiaro e testato. Nel vivere un cambiamento si scopre che molti fatto-ri di sicurezza non esistono più e che i nuo-vi punti saldi non sono ancora tangibili. In questa fase è normale fare dei tentativi di-sperati per evitare i cambiamenti.”

I l cambiamento, spiega Sabine Fischer, è come una camminata nell’oscurità, senza punti di riferimento, in condizio-

ni di scarsa visibilità, poco orientamento e la consapevolezza che, lungo la strada per giungere al nuovo, ancora non è possibile sapere con certezza se questo nuovo sarà davvero meglio. Nel percorrere questa via è necessario avere fede, le persone coinvol-te dovrebbero lasciare le loro competenze ed esperienze fuori dai processi di cam-biamento ed avere il coraggio di continua-re a marciare anche su terreni difficili. “Il cambiamento fa spesso paura”, così la dott.ssa Fischer, “perché potenzialmente perdiamo ciò che ci è familiare, ci viene a mancare la prospettiva e semplicemente dobbiamo resistere. Se si guarda allo svi-

“se avessi chiesto alle persone cosa volevano, queste avrebbero risposto di desiderare il cavallo più veloce.”

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Change managementCon il termine inglese Change ma-nagement si intende un approccio strutturato al cambiamento negli individui, nei gruppi, nelle organiz-zazioni e nelle società che rende possibile (e/o pilota) la transizione da un assetto corrente ad un futuro assetto desiderato.

Il Change management, così come viene comunemente inteso, fornisce strumenti e processi per riconosce-re e comprendere il cambiamento e gestire l’impatto umano di una transizione. (WikiPedia)

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luppo del Change management, tristezza e frustrazione sono i due aspetti del proces-so emozionale per imparare ad affrontare il cambiamento.”I problemi che possono emergere durante i processi di Change management sono molteplici, spiega la dott.ssa Fischer. Questi vanno dall’impa-zienza di alcuni dirigenti incaricati quali “responsabili” al vertice, per giungere al coinvolgimento tardivo delle parti inte-ressate nel processo e fino alla non con-sequenziale conclusione del processo di cambiamento perché i responsabili sono dell’opinione che “tutto sta già andando bene”. Importante in un processo di Chan-ge management sarebbe, dichiara sempre Sabine Fischer, che tutti i collaboratori e le collaboratrici comprendessero cosa sta accadendo. Senza una piena comprensio-ne di quel che succede e di cosa questo si-gnifichi, il giusto atteggiamento è impos-sibile. Questo però non significa che tutti i dettagli debbano essere già chiari o noti. Così la dott.ssa Fischer: “Le persone hanno bisogno del senso di appartenenza. Il pro-cesso di Change management deve tenere conto del desiderio di partecipazione. Un precoce coinvolgimento degli stakeholder è molto importante. Così tutti si assumono la responsabilità per il processo di cambia-mento e sono anche consapevoli di que-sto.” E, particolarmente importante: tutti gli organi dirigenziali dovrebbero unire le forze in direzione del cambiamento e pun-tare verso nuovi obiettivi.

In tutti i processi di Change manage-ment è normale, così Andreas Unterhofer, che questi avvengano sempre a più livelli, cosa che presenta diverse dinamiche. Que-ste potrebbero esistere a livello di riflessio-ne e di apprendimento, sul piano dei fatti, a livello manageriale ed infine su quello psico-sociale-emozionale. Quest’ultimo riguarda gli atteggiamenti, i sentimenti, le emozioni, le motivazioni, le voci, i timo-ri, le paure, le speranze, le possibilità che influenzano in modo significativo il pro-cesso. “Molte aziende falliscono su que-sto punto perché preferiscono escludere e ignorare questo aspetto dal momento che si tratta della parte più sgradevole e meno tangibile di ogni processo di cambiamen-to”, così Unterhofer. Vi è anche un altro tas-sello che fa parte di ogni processo di Chan-ge management: la resistenza. Andreas Unterhofer: “La resistenza che si diffonde tra i collaboratori e le parti interessate è naturale. Ma se questo fatto viene ignora-to porta ad un blocco che può rallentare

l’intero processo. La causa delle resistenze ha sempre delle basi emozionali e non ra-zionali. D’altro canto, se questo approccio umano fallisce, dal mio punto di vista mi preoccupo di più, perché questo significa che i collaboratori si rassegnano e sempli-cemente ‘sopportano’ invece di ‘supporta-re’.”

L ’Azienda sanitaria dell’Alto Adige si trova, e questo è chiaro, all’inizio di una fase di cambiamento, in procin-

to di intraprendere un processo di Change management. Con tutte le forme ed i pro-blemi che ne possono derivare. Andreas Unterhofer: “Il cambiamento è amato solo quando lo si compie. Se qualcuno è sotto-posto a questo cambiamento, se lo deve sopportare senza possibilità di scelta, non lo apprezza. In questo semplice dato di fat-to stanno tutte le difficoltà e le dinamiche dei processi di cambiamento. Ogni gran-de processo di cambiamento è la somma di tanti piccoli passi. Se i piccoli successi dei collaboratori e delle parti interessate vengono riconosciuti, l’organizzazione ac-quista molto in termini di competenza ed efficienza.”

Andreas Unterhofer è un esperto di Change management presso l’agenzia di consulenze Business Pool.

Sabine Fischer è consulente aziendale e trainer a Brunico.

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signor atz, lo scorso anno lei ha ricevuto da parte del “comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del be-nessere del personale e contro le discrimina-zioni” un incarico ad eseguire un sondaggio on-line sulla soddisfazione delle collaborat-rici e dei collaboratori. Qual è il risultato?Per questo studio non sarebbe corretto par-lare di un solo risultato. Sono state infatti estrapolate diverse aree tematiche e molto dipende da quello a cui si è specificatamen-te interessati. Direi che sono emersi impor-tanti risultati in tutti i settori. Basti pensa-re, ad esempio, alla struttura dei dipendenti dove la presenza di personale femminile è altissima – e questo riguarda quasi tutte le figure professionali. È presumibile che que-

Nuovo Piano Sanitario, riforma sanitaria, aumento del numero di malati cronici, carenza di personale medico – è ovvio che anche l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige non può ignorare un cambiamento e che deve giungere ad un “change” se deside-ra continuare a svolgere il proprio compito nel garantire un’assistenza sanitaria di alta qualità per i prossi-mi dieci o vent’anni. Alcuni “change” sono già stati avviati negli ultimi mesi. Il settore degli obiettivi con-cordati, ad esempio, è stato elevato ad un nuovo livello di pianificazione.

Con la definizione degli obiettivi per il nuovo anno, in tutti i Comprensori sanitari, si era partiti la scorsa estate e in autunno tutto era già deciso.

I cambiamenti nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige non avverranno solo nel settore dell’informatica, ma in particolar modo anche nell’utilizzo dei dati. Fino a pochi anni fa la me-dicina si basava solo sui dati relativi all’osservazione del/della paziente con i suoi sintomi e le sue caratte-ristiche. Attraverso questo veniva riconosciuto il problema e definita

l’efficacia della cura. La cultura del dato riferita a fenomeni più ampi, vale a dire quella basata sulla raccol-ta di informazioni, sul loro studio e la loro corretta interpretazione, era ed è ancora molto meno diffusa. Questo in futuro, almeno per quanto riguar-da l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, cambierà. A fine gennaio, presso la sala congressi dell’ospedale centrale di Bolzano, si è tenuto un convegno intitolato “Lo sviluppo della cultura del dato”. All’evento hanno preso parte numerosi relatori e relatrici di fama nazionale e locale che han-

no offerto alle/ai partecipanti un panorama completo sui sistemi di gestione dei dati in ambito sanitario ed hanno mostrato come utilizzarli a beneficio dei/delle pazienti.

Cultura del cambiamento

il cambiamento rende insicuri

L’Istituto bolzanino per le indagini demoscopiche Apollis, lo scorso anno, ha condotto un sondaggio tra i dipendenti dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Hermann Atz, Di-rettore scientifico dell’Apollis, parla dei risultati piuttosto sorprendenti.

sta tendenza continuerà ad aumentare. Ciò emerge anche quando si guarda a tale strut-tura in termini di età. Prendendo in consi-derazione i collaboratori e le collaboratrici più anziani si nota che la presenza di maschi e di femmine è quasi paritaria, mentre tra i dipendenti più giovani la presenza di donne è più alta. Anche tra il personale medico è in aumento la presenza femminile. A questo va aggiunto che nei prossimi anni nell’A-zienda sanitaria vi saranno lavoratrici e la-voratori più anziani, ci sarà quindi da fare i conti con le dimissioni dal servizio legate al raggiungimento dei limiti d’età. Questo porterà ad un aumento della percentuale di donne dal momento che subentreranno per lo più dipendenti di sesso femminile.

cosa significa questo trend per l’azienda?Per ora solo il personale femminile ha speci-fiche esigenze. La domanda è dunque quella di capire se l’Azienda si sia già preparata ad affrontare tutti gli aspetti di tali esigenze. Una questione importante in questo son-daggio era proprio quella della conciliazio-ne tra famiglia e lavoro. In questo ambito è già stato fatto molto e la situazione è abba-stanza buona. Al contrario, l’impressione è che molte donne cerchino di avere l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige quale datore di la-

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zazioni sono in calendario. Questa è la mia opinione a causa delle tante voci critiche che spingono dall’esterno. Non perché la situazione sia di per sé brutta, ma perché la situazione ottimale è un po’ peggiorata.

ma un po’ di incertezza non è normale in de-terminate fasi di cambiamento?Sì, senz’altro, per questo sarebbe impor-tante portare avanti questa fase di cam-biamento nel modo più compatto possi-bile, ma questo non è facile nei casi in cui anche la politica è coinvolta. Per un’azien-da privata è senz’altro più semplice poiché tutto si svolge più velocemente.

domanda conclusiva: quale problematica andrebbe affrontata con maggiore urgen-za?Il problema della conciliazione tra fami-glia e lavoro sarà sempre più sentito dal-le collaboratrici dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige con la conseguente mag-giore necessità di poter avere un orario di lavoro ridotto. Quel che potrebbe accadere è noto: il lavoro part time si ripercuote ne-gativamente sui futuri diritti pensionisti-ci e sulla carriera. Questo lo sanno bene anche le persone interessate. Per tale mo-tivo a questa prima possibilità, vale a dire il lavoro a tempo parziale, andrebbe data un’alternativa offrendo asili nido ubicati all’interno dell’Azienda o sviluppando, con le collaboratrici interessate, una pia-nificazione della carriera a medio e lungo termine.

voro poiché è in grado di offrire loro delle condizioni favorevoli alla famiglia. Le gio-vani donne medico o quelle che si trovano in posizioni dirigenziali hanno però un ulteriore problema, dal momento che non riescono a conciliare così bene vita privata e lavoro. A medio-lungo termine in questo ambito si dovrà fare qualcosa se l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige desidera mante-nere alta la sua reputazione di interessan-te datore di lavoro. Anche le/i dirigenti do-vrebbero riuscire ad avere una vita privata.

ci sono altri risultati sorprendenti?Un altro importante tema era quello del ca-rico di lavoro. Si tratta di un aspetto piutto-sto sentito sia dai/dalle dipendenti dell’A-zienda sanitaria dell’Alto Adige che tra i/le dirigenti. Pur tenendo conto che la previ-sta ristrutturazione viene percepita come situazione stressante, bisogna dire che tra i collaboratori e le collaboratrici dell’Azien-da sanitaria dell’Alto Adige è emersa un’al-ta soddisfazione professionale. Anche colo-ro che si sentono molto gravati dal lavoro hanno dichiarato di essere essenzialmente soddisfatti della propria attività.

Qual è stato il risultato più eclatante?Questa elevata identificazione con la pro-fessione, insieme alla convinzione di fare qualcosa di utile, hanno contribuito all’al-to livello di soddisfazione legata al lavoro svolto e questo è un risultato di fatto im-portante.

il risultato complessivo appare dunque ab-bastanza positivo per l’azienda.Sì, certo, vi sono solo pochi segnali d’allar-me. Uno riguarda la formazione dei giova-ni medici. In questo settore la valutazione da parte delle persone interessate è stata molto negativa. Però sì, fondamentalmente il sondaggio ha delineato un quadro positi-vo dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, ma anche le critiche vanno prese sul serio.

la percezione degli interni e quella degli esterni non sembrano collimare. nell’opini-one pubblica l’azienda sanitaria non viene percepita in modo così positivo.Ebbene sì, i tempi d’oro se ne sono andati. Vi sono stati momenti in cui tutto era an-cora più positivo, più sicuro, meno stres-sante e vi erano molte più risorse su cui poter contare. Nessuno temeva ristruttu-razioni – anche perché queste non veniva-no minimamente prese in considerazione. Ora tutto questo è destinato a cambiare, arriveranno nuove richieste, le riorganiz-

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Hermann Atz, responsabile scientifico e socio amministratore Apollis

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La clinica dei clown – Il (mio) lavoro da sogno

Il clown Priscilla dell’Associazione Medi-cus Comicus racconta della sua gioia nell’a-dempiere a questo ruolo, di un incontro importante e del perché lo humor dovrebbe essere preso più seriamente.

D a più di sei anni, per l’associazione Medicus Comicus, vesto i panni del clown Priscilla (sempre in coppia

con un altro clown) muovendomi tra gli ospedali dell’Alto Adige. E posso dire che il mio entusiasmo non è mai diminuito. Anzi! Grazie ai miei progressi personali e professionali, all’aggiornamento continuo in quest’arte, il piacere, l’emozione e la soddisfazione sono in costante aumento.

Come molte altre persone anch’io avevo da tempo allontanato lo “humour” e le ri-sate dalla mia vita relegando questi aspet-ti nel regno della superficialità ma ora, per esperienza e conoscenza, posso dire che l’umorismo è una cosa seria, anche all’in-terno di un ospedale. È un valore esisten-ziale, se è vero che si tratta di una forza liberatrice e di grande aiuto in molte – se non in tutte – le situazioni della vita. Si tratta di un fenomeno che sia io che i miei colleghi e le mie colleghe sperimentiamo costantemente.

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Con questo intendo quell’umorismo “beside the gag”, un atteggiamento che arriva da dentro e che viene trasmesso da cuore a cuore, un umorismo che è amore in tutte le sue sfaccettature e che nasce pro-prio dall’affetto per gli esseri umani, so-prattutto quelli più deboli.

Dal mio punto di vista essere clown è una meravigliosa opportunità per rap-portarsi alle persone in modo autentico, senza regole e senza convenzioni sociali e morali. Gli incontri che avvengono in ospedale sono solitamente brevi ma, gra-zie a questi momenti di condivisione, at-traverso la mia immagine di clown riesco ad entrare velocemente e direttamente in contatto con pazienti sia piccoli che gran-di utilizzando metodi diversi. La visita dei clown è solitamente una sorpresa che porta leggerezza e gioia all’interno dell’o-spedale, spesso fa nascere uno o più sorrisi sulle labbra e, nel migliore dei casi, anche una bella risata.

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S econdo la saggezza popolare “ridere è salute” o “ridere è la migliore medi-cina”. Gli effetti curativi dell’umori-

smo sono stati provati addirittura scienti-ficamente, con tanto di studi in merito. E così, ad esempio, ridere riduce la pressione del sangue, rafforza il sistema immunita-rio ed allevia il dolore. In ogni caso si tratta del mezzo anti-stress più naturale nonché della malattia infettiva più sana che esi-sta! Per questo trovo che sia qualcosa di grande e sono infinitamente grata del fat-to che noi clown siamo in grado di regalare un sorriso alle persone malate e sofferenti.

Quando giungiamo in ospedale ci tuf-fiamo in un mondo pazzo insieme al nostro “pubblico”, viviamo insieme storie diver-tenti, condividiamo momenti toccanti. Mi fa particolarmente piacere quando, con le nostre visite, riusciamo a donare gioia e conforto, ad aprire una finestra su nuovi spazi che suscitano sensazioni in grado di rimanere nei cuori anche dopo il ricovero.

A questo punto, per concludere, desi-dero raccontare una delle esperienze più belle che ho vissuto: un mercoledì, come accade ogni settimana, ci troviamo in visi-ta presso il reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale di Bolzano e come sempre, prima del nostro ingresso, il personale infermieristico ci fornisce alcune infor-mazioni sui pazienti. Quel giorno l’infer-miera di turno ci spiega che tra i pazienti ricoverati vi è un bimbo di otto anni che, per la paura di provare dolore, dopo l’ope-razione alle tonsille non parla e non man-gia più. Dopo il colloquio ci infiliamo nei nostri costumi, ci caliamo nei nostri ruoli e diamo così vita ai nostri personaggi. Ac-compagnati da un’allegra musica e dalla delicata magia delle bolle di sapone dia-mo inizio al nostro giro per il reparto av-vicinandoci con cautela alla stanza che ci è stata indicata. Facendo attenzione, con

una giocosa tecnica clownesca, cerchiamo di aprire le porte dei due piccoli pazienti. Partiamo subito con un divertente gioco a quiz in cui la risposta può essere data solo da chi mostra la lingua, cominciamo così ad attirare i due bambini nel nostro “stra-no” mondo. Proprio nel momento in cui il bimbo di otto anni ed il suo compagno di stanza stanno per diventare i vincitori del gioco a quiz con noi clown, arriva la nonna in visita e la prima reazione del bambino, “muto” fino a pochi istanti prima, è per fortuna quella di esclamare: “Ciao nonna! Ho vinto uno yoghurt! Ho vinto il gioco!”. Al termine della nostra visita in ospedale l’infermiera, sorridente, ci mostra un va-setto di yoghurt vuoto…

Anche se non sempre il successo delle nostre visite è immediatamente ri-scontrabile siamo in ogni caso felici

che il nostro passaggio lasci, sia nelle stan-ze che nei cuori dei piccoli e grandi pazien-ti, una tranquilla gioia di vivere… un’al-legria che forse continua ad agire anche quando ce ne siamo già andati. Poter por-tare gioia e divertimenti a molte persone grazie al mio lavoro – cosa voglio di più?

“gli effetti curativi dell’umori-smo sono stati provati addirittura scientificamente, con tanto di studi in merito. ”

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BrEssanonE CRO cambio al timone 32 Bolzano “Piccole Porte Sante” 34 Forum Radioprotezione 35 Paziente stomizzata 35

Bolzano “Piccole Porte Sante” 34 Forum Radioprotezione 35 Paziente stomizzata 35

Brunico “Coglie ogni occasione” 27 –28 Centro multidisciplinare 28 Evento di successo 29 Kinaesthetics per tutti 29 mEr a-

no “Conoscersi aiuta” 30 Diagnosi “cancro” 31 Punto di riferimento 32 Accolto positivamente 32 BrEssanonE CRO - cam-bio al timone 32 Bolzano “Piccole Porte Sante” 34 Forum Radioprotezione 35 Paziente stomizzata 35

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Da alcuni anni presso il Servizio per le Dipenden-ze di Brunico viene offerta un’ulteriore opportunità alle persone con un problema di dipendenza e ai loro familiari. Oltre alla terapia medica, alla psicoterapia e alla consulenza, i pazienti possono usufruire della possibilità di un sostegno creativo integrativo indivi-duale o di gruppo.

“cogli ogni occa-sione poiché è una possibilità!”

Brunico Monik a rieder

Nel giugno 2013, presso il Servizio per le Dipendenze (SerD) di Brunico, è ini-ziato il primo gruppo femminile di lavo-ro creativo integrativo secondo il motto “prendersi cura di se stessi e scoprire i propri punti di forza, le proprie compe-tenze e capacità”. La psicologa dott.ssa

Anja Lageder e la referente per l arte inte-grativa Monika Rieder, per un anno, han-no accompagnato le partecipanti nel loro processo di riflessione su questi temi, se-condo un punto di vista creativo e inte-grativo. Dopo un primo ciclo di lavoro, le partecipanti hanno espresso il desiderio di poter continuare ad avvalersi del grup-po per un periodo più lungo.

Quindi si sono sviluppate diverse pro-poste di sedute individuali e/o di gruppo per pazienti e per i loro familiari, da al-lora molti di loro usufruiscono volentieri di questa offerta. In collaborazione con l’Accademia Europea per la Salute Psi-cosociale, sotto la direzione del Prof. dr. mult. Hilarion Petzold, è nata l´idea di introdurre definitivamente questo meto-do al SerD di Brunico. Nel 2015 è quindi stato eseguito un piccolo sondaggio tra i/le pazienti sulla base dei 14 fattori di ef-ficienza della terapia integrativa. In tale sondaggio si chiedevano informazioni riguardanti l’efficacia e l’accettazione del metodo tra le persone partecipanti. In tutti i suoi punti l’indagine ha portato a un risultato positivo.

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Nel 2016 ne è seguito un progetto pilo-ta dal titolo “Progetto AKU- Lavoro crea-tivo integrativo per la promozione della salute”, concepito e realizzato dalle col-laboratrici del SerD di Brunico assieme al Prof. Petzold. Il progetto AKU riguarda un gruppo di pazienti del SerD e un grup-po di collaboratori/trici del Comprenso-rio sanitario di Brunico. I due gruppi si svolgono parallelamente e indipenden-temente l’uno dall’altro e sono partiti a metà febbraio 2016.

Il lavoro creativo integrativo si svolge attorno al processo del creare. In primo luogo viene implementata la “percezione con tutti i sensi” e promossa la capacità di espressione attraverso i media creati-vi. Mediante il lavoro pratico sull’oggetto (disegno, scultura, danza, poesia,..) i limi-ti del fattibile, le proprie possibilità crea-tive e le proprie risorse diventano vivibili. Concretamente ci si confronta con i pro-pri punti di forza promuovendone lo svi-luppo. Nei lavori, inoltre, spesso si ester-nalizzano conflitti interiori diventando più accessibili al trattamento.

L’obiettivo è di accompagnare le perso-ne nel loro processo di crescita personale e di facilitare la loro capacità di simboliz-zazione, offrendo una nuova via di espres-sione. Viene posta molta attenzione alla concretizzazione dei contenuti elaborati nella vita quotidiana.

I l lavoro creativo integrativo è impie-gabile in diversi contesti come, ad esempio, in ospedale, in casa di riposo,

nell’interazione con i giovani, nelle atti-vità con persone disabili e in tutte le aree pedagogiche. Può offrire un supplemento molto prezioso alla terapia medica e alla terapia psicologica- psicoterapeutica. Il lavoro creativo è altresì molto efficace nella tutela della salute e nel migliora-mento della qualità della vita.

Centro multidisciplinare per la terapia ad onde d’urto (ESWT) Oramai da anni presso l’Ospedale di Brunico i pazienti che soffrono di ten-dinopatia vengono trattati mediante la terapia ad onde. Nel 2015 questo tipo di trattamento è stato esteso alla guari-gione delle ferite. Le onde d’urto ad alta energia trovano una nuova applicazione nel trattamento delle patologie ossee in ortopedia.La terapia extracorporea mediante onde d’urto (ESwT) è diventata uno dei più studiati metodi di trattamen-to conservativo. È da trent’anni che questo tipo di approccio terapeutico ha trovato la sua collocazione in ambi-to urologico, nel trattamento della calcolosi renale, ureterale e vescicale. Negli ultimi anni la ESwT, un approc-cio terapeutico per nulla invasivo, si occupa di curare patologie muscolo- scheletriche e i disturbi di guarigione delle ferite. La ESwT è un’opzione di trattamento efficiente, praticamente privo di effetti collaterali e convenien-te. La sua azione si fonda su effetti biologici, come la neo-angiogenesi, il rilascio di vari fattori della crescita, la riduzione del numero di fibre nervose non mieliniche e l’effetto sul compor-tamento migratorio e sulla differen-ziazione delle cellule staminali. Queste sono indicazioni che sussistono, non solo per la riparazione, bensì anche per la rigenerazione del tessuto trattato. Questi meccanismi vengono utilizzati anche in situazioni in cui la guarigione di fratture ossee risulta difficoltosa. La terapia ESwT, ha differenza di altri metodi conservativi, ha dimostrato di raggiungere un elevato livello di effica-cia. Si può pertanto considerare l’ESwT come indicazione medica standard in alcune patologie.

Dal 2002, il servizio per la riabilitazio-ne dell’ospedale di Brunico, offre la terapia focalizzata ad onde d’urto nelle tendinopatie. Tre medici della riabilita-zione dell’ospedale di Brunico trattano mediamente ogni anno dai 400 ai 750 pazienti mediante ESwT.

Nel 2015, grazie all’acquisto di un piccolo apparecchio ESwT con sonda non focalizzata, è stata estesa l’offerta terapeutica ai disturbi di guarigione delle ferite.

Il giorno 15.02.2016 ha avuto luogo, per la prima volta nella regione Tren-tino-Alto Adige, un trattamento osseo mediante terapia ad onde d’urto ad alta energia. Per questo tipo di terapia è stato acquistato l’apparecchio OG 280. Ciò rende possibile un trattamen-to conservativo efficace per i pazienti con guarigione ossea ritardata, pseu-doartrosi, fratture da stress, necrosi ossea avascolare e osteocondrite dissecante.

Nel centro multidisciplinare di terapia ad onde d’urto operano a stretto con-tatto i reparti di riabilitazione, ortope-dia, chirurgia e dermatologia.

Per la formazione del personale e l’aggiornamento di questa importante innovazione tecnologica è stato invita-to a Brunico il pioniere per la terapia ad onda d’urto, il Prof. dott. wolfgang. Il dott. wolfgang è uno specialista in chi-rurgia traumatologica e dello sport e, fino a poco tempo fa, era il responsabile dell’ambulatorio per la terapia ad onda d’urto presso l’ospedale traumatologi-co di Meidling (A), dove ha condotto più di 3500 trattamenti ESwT sul tessuto osseo. Il secondo relatore di questa giornata è stata la dott.ssa Bettina wachtler, specialista in Fisiatria presso l’ospedale di Brunico. Al convegno interdisciplinare hanno partecipato 60 dipendenti del Comprensorio sanitario di Brunico. (Bet tina Wachtler)

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Dal 2001 il Centro di Sterilità di Brunico si prende cura di coppie con desiderio di prole provenienti dall’Alto Adige e delle Provincie confinanti. Nel 2010 l’attività del Centro è stata ampliata dalle tecniche di crioconservazione ed è stato coniato il nome “Centro di medicina della riproduzione uma-na e crioconservazione di gameti”.

un evento di successo

Brunico Maria theresia k aMMerer

Kinaesthetics è un supporto valido per il carico di lavoro giornaliero

Il Centro è inserito nel contesto del re-parto di ginecologia ed ostetricia e dal 2001 assicura, con delibera della giunta provinciale n° 2510 del 30.07.2001, il Servi-zio a livello provinciale per la procreazione medicalmente assistita. Dal 2003 il Centro gode della certificazione ISO 9001, opera in conformità ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010, sulla base delle linee europee 2004/23/CE, 2006/17/CE e 2006/86/CE, è conforme alla delibera della conferenze delle regioni e delle province autonome del 15.03.2012 e alle “nuove linee guide della legge 40”. L’accreditamento istituzionale da parte del CNT – Centro Nazionale Tra-pianti – e dello staff qualità dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è previsto entro giugno 2016.

I dati del Centro PMA di Brunico ven-gono inviati mensilmente alla direzione medica ed annualmente all’Istituto Su-periore della Sanità. Il DIR (Deutsches IVF-Register) ed il RNI (Registro Nazio-nale Italiano) vengono usati come banche date di riferimento per il Centro di PMA. I dati vengono presentati una volta all’anno in occasione del riesame della direzione.

Il Centro PMA dell’ospedale di Brunico è composto da una equipe medica compe-tente e specializzata in PMA, da biologi al-tamente qualificati e da un team infermie-ristico molto motivato. Da settembre del 2010 la dott.ssa Maria Theresia Kammerer è stata nominata direttrice del Centro e con questa funzione è anche registrata all’Istituto Superiore della Sanità.

il centro offre tutte le tecniche della pma: livello i: iui livello ii: fiVEt, icsi, imsi, crio-icsi, crio-Et livello iii: mEsa, tEsE in collaborazione

con l’urologia dell’ospedale di merano e la chirurgia dell’ospedale di Brunico

pma eterologa: iui, fiVEt, icsi crioconservazione di gameti maschili e

femminili, di embrioni e di tessuto ovarico

La cura completa ed il trattamen-to delle coppie non consiste solamente nell’offrire le tecniche suddette, ma an-che nella pianificazione ed esecuzione di accertamenti approfonditi riguar-danti le cause che provocano sterilità. Grazie all’ottimo ed eccellente team ginecologico chirurgico, alla stretta collaborazione con il laboratorio dell’O-spedale di Brunico e con i reparti di chi-rurgia, medicina e radiologia possiamo garantire una diagnostica esaustiva. Il trattamento delle coppie viene comple-tato dall’assistenza psicologica e, se ne-cessario, da accertamenti andrologici.

Come team siamo riusciti ad aumen-tare continuativamente le prestazioni fornite. Nell’anno 2005 sono stati ese-guiti 500 cicli di PMA, nell’anno 2015 ben 1200 cicli.

Il Centro è attivo tutto l’anno e viene garantita ininterrottamente l’assisten-za. L’obiettivo è il mantenimento delle prestazioni offerte ed il miglioramento continuo della qualità.

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Kinaesthetics per tutti – al centro dell’attenzione i familiari che cu-rano Il gruppo di lavoro Kinaesthetics ha da poco rivolto un invito ai familiari che curano un proprio caro non autosufficiente e a tutti gli interes-sati per partecipare ad una serata informativa nell’atrio dell’ospedale di Brunico.

La maggior parte dei ca. 40 parteci-panti alla manifestazione cura uno o più familiari a domicilio. Queste persone sono in parte confrontate con situazioni che le portano al limi-te della sopportazione sia fisica che psicologica. Un supporto valido per il carico di lavoro giornaliero è Kinae-sthetics. Kinaesthetics trova spazio sia nella cura del malato che nella profilassi della persona sana.

Mediante questa tecnica viene dato al paziente, nello svolgere le attività giornaliere, un valido supporto nel movimento. Contemporaneamente viene alleggerito il carico dei familia-ri che curano. Dopo un’introduzione teorica, durante l’incontro, è stata data una dimostrazione dell’effica-cia di Kinaesthetics tramite un breve filmato. opodiché l’attenzione è an-data ai familiari e alle loro esigenze per aiutarli a garantire, rimanendo in buona salute, una cura protratta nel tempo ai loro cari nonché pazien-ti. Già prima che il malato o la malata venga dimesso/a per rientrare a casa, alcuni reparti degli ospedali di Brunico e San Candido istruiscono i familiari in merito alle tecniche di Kinaesthetics. In futuro si cercherà di promuovere maggiormente l’inse-gnamento di questa tecnica.

Anche le infermiere sul territorio sostengono attivamente i familiari in questo progetto dimostrando a domicilio il corretto funzionamento di Kinaesthetics. (ulrike hilBer)

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“Conoscersi aiuta”

lei ha organizzato questo convegno in gran parte su iniziativa propria insieme a col-leghi italiani ed esteri. che cosa l’ha indotta ad optare proprio per questo tema?„L’idea di base era quella che volevo or-ganizzare qualcosa per i medici dell’Alto Adige. Anche se il numero degli ortopedi-ci in Alto Adige è contenuto, molti di noi non si conoscono. Ho pensato che dovrebbe pur essere possibile organizzare un conve-gno di qualità anche qui. Frequenti voci da parte di medici altoatesini all’estero, diffondono sempre più spesso pubblica-mente, che qui non ci sarebbero medici impegnati! Ho scelto io stesso il tema per-ché ciascuno di noi possiede familiarità con questo quadro clinico. Perlomeno le rotture del femore e dell’omero sono molto

Il 29 gennaio 2016 al Castello di Coldrano ha avuto luogo il convegno di ”Traumatologia Alto Adige“. Tema tratta-to: fratture del femore e dell’omero, cosa che scandisce la quotidianità nei reparti ortopedici ospedalieri. L’organiz-zatore, Michael Raffl, ortopedico al Comprensorio sanita-rio di Merano, trae un bilancio sul convegno, che non ha messo in luce soltanto l’aspetto specialistico. mEr ano saBine fl arer

frequenti. Si è tuttavia visto che anche qui in Provincia vengono adottati trattamenti diversi. Al di là degli standard assistenzia-li ci sono infatti margini di interpretazio-ne di cui un buon medico può e deve tener conto. Nessun caso e naturalmente nessun paziente è uguale ad un altro ed inoltre giocano un ruolo le condizioni contestuali di carattere sistemico ed anche le soft skil-ls del singolo operatore.

Quale è stata la reazione quando lei ha chiesto, tra l’altro, a famosi luminari di cli-niche universitarie tedesche ed austriache se fossero stati disponibili a trasferire le loro conoscenze in occasione del convegno?„Ho la fortuna di conoscere personalmente tutti i relatori stranieri. Mediante queste conoscenze mi è stato possibile convin-cerli a garantire ai medici altoatesini un aggiornamento di qualità. Mi fa partico-larmente piacere che il convegno sia stato ‘nobilitato’, dal fatto che il patrocinio è sta-to assunto dalla „DGU“ (Società tedesca di traumatologia), questo volge a favore della qualità del programma offerto”.

Quali sono stati gli interventi che l’ha mag-giormente colpita?„Erano veramente tutti molto interessan-ti, mi è difficile segnalare il migliore. Ho trovato avvincente anche il ‚mix‘ fra con-

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ferenze scientifiche e le relazioni empiriche tratte dalla pratica. Forse la punta di dia-mante è stata la presenza del presidente della DGU, Prof. Michael Nerlich di Ratisbona. Lo scorso autunno aveva diretto il più grande congresso europeo di ortopedia. Sono orgo-glioso di essere riuscito a farlo venire in Alto Adige“.

Quale è il messaggio per i pazienti e le pazienti che è scaturito nell’ambito di questo convegno? „I pazienti e le pazienti ne traggono beneficio indirettamente. Se riusciamo a conoscerci tutti meglio, a parlare insieme e a discutere regolarmente sulle differenze, auspico che si possa instaurare una propria dinamica: senza paure di contatto o invidie anche con i colleghi e le colleghe operativi nel privato, l’assistenza può raggiungere una qualità migliore, più mirata ed efficace. Mi fa anche molto piacere che c’era un rappresentante di ciascun ospedale altoatesino. Il Prof. Nerlich ha lanciato la figura del ‘chirurgo viaggiante’, vale a dire che in futuro le prestazioni di alta specializzazione verranno erogate da medi-ci altamente specializzati; il medico, in tal caso, raggiunge il paziente e non il contrario. Provocatorio naturalmente, tuttavia se se ne parla può essere solo positivo.”

L’organizzatore del convegno Michael Raffl

Diagnosi “cancro”… stravolgimento degli equilibri

Giornata informativa gratuita al Pavillon des Fleurs di Merano su come affrontare questa diagnosi

Cancro: dopo questa diagnosi nien-te è più come prima. Tutto ciò che ieri era importante oggi è già pas-sato in secondo piano. Indipenden-temente dalle possibilità cliniche che la moderna medicina offre, si tratta ora di imparare a come affrontare la malattia, da persona colpita ma anche come partner o familiare. I servizi psicologici degli ospedali altoatesini conoscono questa problematica e sanno quanto sia importante accogliere le persone in queste situazioni di emergenza. Quest’aspetto verrà trattato il 19 marzo 2016 durante un convegno informativo gratui-to, che avrà luogo al Pavillon des Fleurs di Merano. Famosi referenti tratteranno il tema cancro con i carichi psicologici che lo accompa-gnano. Sono gentilmente invitati tutte le persone interessate, le persone colpite, i familiari ed il personale specialistico.

„Un percorso fra speranza e dispe-razione“, è così che il dott. Norbert Längerer, psicologo ospedaliero presso il Comprensorio sanitario di Merano, riassume la sua re-lazione ed è anche il messaggio chiave della sua affermazione. Lui ed i suoi colleghi e colleghe dei Servizi psicologici degli ospedali dell’Alto Adige sono per lo più le prime persone di contatto con i malati tumorali e loro familiari. Conoscono l’ampia gamma delle

compresibili reazioni umane, come la disperazione ma anche la spe-ranza e cercano di aiutare a gestire questi sentimenti.

L’aspetto clinico verrà illustrato da parte dell’oncologo di Klagen-furt il ddr. Manfred Kanatschnig, che si soffermerà sul tema dei confini dell’assistenza medica. Kanatschnig conosce i due aspetti: da esperto oncologo e nefrologo, direttore del reparto internistico, assiste quotidianamente i pazienti dal punto di vista clinico ma, da laureato in filosofia e responsabile dell’unità di etica, conosce altret-tanto bene la chiave di lettura della dimensione etico-spirituale.

Dopo una breve pausa il noto tera-peuta di coppia tedesco, dott. Hans Jellouschek, scrittore, teologo e filosofo, si dedicherà all’aspetto dell’unione di coppia. La diagnosi di tumore, in questo caso, rappresen-ta sempre una particolare sfida per due persone. Jellouschek spiega come poter gestire quest’espe-rienza straordinaria. Jellouschek, che ha vissuto in prima persona la malattia del cancro della moglie, traducendola nel libro „Cionono-stante: vivere!“ , per le sue terapie di coppia è molto conosciuto nell’a-rea di lingua tedesca e non solo. Non per nulla la sua conferenza si chiama „Cancro – una sfida per la coppia“. (sf )

il convegno avrà inizio alle ore 09:00 con i saluti di benvenuto da parte dell’assessora dott.ssa martha stocker e del direttore dell’ufficio ospedali ulrich seitz e la chiusura è prevista per le ore 12:30.

il convegno è patrocinato dall’assistenza tumori alto adige, dall‘aupi („associazione unitaria psicologi italiani“) e dalla cassa rurale di merano. l’entrata è libera, non serve iscrizione ed è disponibile una traduzione simultanea.

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punto di riferi-mento per pa-zienti palliativi

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Contatti telefonici e consulenze sono possibili durante i giorni feriali dalle ore 08:30 alle ore 11:30; il contatto telefonico è dedicato ai professionisti ed ai pazien-ti che sono già noti all’ambulatorio. Con prescrizione del curante può essere con-cordata una visita in ambulatorio (lune-dì mattina, venerdì pomeriggio) oppure possono essere trasmesse informazioni utili in tema di assistenza palliativa.

„Nessuno può sentire il dolore di un altro così come nessuno può provarne la sua gioia. Si crede di camminare insieme ma si cammina solo e sem-pre fianco a fianco…“ – così la pensava il famoso compositore austriaco Franz Schubert, morto alla giovane età di 31 anni. Anche se la sua malattia e le sue esperienze col dolore – soffriva di sifilide e tifo – sono ai giorni nostri raramente vissute, il messag-gio è pur sempre attuale; la terapia del dolore è an-cor più necessaria se si tratta di pazienti palliativi.

A partire dalla metà di gennaio presso l’Ospedale di Merano è stato aperto l’am-bulatorio per le cure palliative. L’ambula-torio viene gestito dal dott. Paul de Bosio, medico geriatra e vice-primario e si rivol-ge a pazienti che soffrono di malattie ne-oplastiche o cronico-degenerative in fase avanzata, per le quali mancano adeguati approcci terapeutici oppure gli stessi si-ano esauriti. Possibilmente, il paziente dovrebbe essere presentato il più presto possibile.

A fianco dell’assistenza palliativa residenziale nella Casa di cura conven-zionata „Fonte di S. Martino“ nasce con questo ambulatorio un’unità nell’Ospe-dale di Merano che si integra in rete con il Territorio (Medici di Medicina generale, Distretti sanitari, Servizio di Assistenza domiciliare, le Case di riposo), con le Divi-sioni/i Servizi degli Ospedali di Merano e Silandro e con la citata Casa di cura „Fon-te di S. Martino“.

L’ambulatorio e la consulenza per cure palliative sono raggiungibili sotto il nu-mero telefonico 0473 267 680 (c/o Day Sur-gery, torre A, 2° piano, stanza 2.510).

“Accolto positiva-mente”Il progetto del Servizio psichiatrico pres-so il Comprensorio sanitario di Merano, di reclutare volontari per l’accompa-gnamento di pazienti malati psichici è un grande successo: la Primaria dott.ssa verena Perwanger informa sulla risonan-za delle prime “iniziative pubblicitarie”.

il reclutamento di volontari era proba-bilmente terra inesplorata per il servi-zio psichiatrico, non si sapeva, quanto grande sarebbe stata la risonanza. la prima serata informativa ha ora avuto luogo così come le prime formazioni. come è l’attuale situazione?verena Perwanger: La serata informativa del 26 gennaio è stata ampiamente par-tecipata con più di 40 persone arrivate. Sono stati presentati il concetto di base del progetto, gli ambiti di applicazione e le attività. Una collaboratrice dell’Asso-ciazione parenti ed amici di malati psichi-ci ha parlato delle sue stesse esperienze, riscuotendo grande interesse. 16 persone si sono subito dichiarate disponibili al corso introduttivo, alcune si sono ag-giunte più tardi.

chi sono le persone che si sono offerte?verena Perwanger: Le motivazioni per impegnarsi sono molteplici, così come lo sono le persone che si sono annunciate: prevalentemente si tratta di donne di mezza età, ci sono però anche un paio di uomini e persino due ragazzi giovani. Alcuni provengono dal sociale o dall’inse-gnamento; li accomuna il fatto che tutti vogliono dare un contributo per raggiun-gere un miglioramento della vita di altre persone.

in generale come è stata accolta quest’azione? ne hanno parlato anche in televisione, che riscontri ha ricevuto?verena Perwanger: Sono rimasta molto sorpresa per la positiva accoglienza che ha ricevuto anche nei media, così come l’atteggiamento dei giornalisti nei confronti del progetto è stato di grande apertura. La „Südtirol-heute“ ha registrato il servizio in Casa Basaglia e questo ha avuto anche come effetto positivo, che dei pazienti - naturalmente volontari - sono stati coinvolti. Anche la radio (Rai, Grüne welle…) ha trasmesso un servizio.

lei conosce i suoi pazienti e le sue pazienti al meglio, ed ha ora conosciu-to anche chi si è offerto per questo accompagnamento volontario; crede che otterrà un buon esito presso i suoi pazienti questo nuovo accompagna-mento? dove vede ev. punti di forza o di debolezza? verena Perwanger: Ieri (15 febbraio) abbiamo iniziato con il corso introdutti-vo. Durante il corso conosceremo meglio i volontari, vedere chi e per cosa è par-ticolarmente adatto e quali potrebbero essere gli ambiti di impiego. Da parte dei nostri pazienti e delle nostre pazienti stessi ho già ricevuto tanti riscontri posi-tivi in merito al progetto e credo che sarà da loro ben accolto. (sf )

“il palliative care ha come obiettivo pri-mario la salvaguardia ed il miglioramento della qualità di vita, definita dal paziente stesso. E’ il paziente o la paziente che decide cosa sia per sé impor-tante e cosa lo sia di meno.”

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Non è sempre facile trovare persone che sono disposte ad investire tempo, energia ed idee in un’associazione senza scopo di lucro. Ma anche questa volta, nonostante le previsioni non rosee, il di-rettivo uscente del Circolo ricreativo ha trovato i candidati ideali.

Il nuovo Direttivo è stato eletto in dicembre ed è così composto:

stefan Kaltenhauser Presidente e tesoriere

Judith tatz - vicepresidente paula messner - segretaria renato Baù - membro sandra frigerio - membro christa seehauser,

franziska Braunhofer e petra fischnaller sono state nominate revisori dei conti.

I prossimi appuntamenti

gita a ciago – lago di lamar 12.03.2016

da marzo: training–group Bicicletta- (per la “Sellarunde” il 18 giugno)

training–group corsa (per la mezza maratona al wörthersee, 19-21 agosto)

Viaggio di tre giorni in costa azzurra – 15-17 aprile

In primavera (aprile/maggio) sono inoltre previsti:

the mall designer outlet a firenze

Escursione di primavera

gara di Bowling

musical tarzan a stoccarda

QualchE dato:

1458 associati

2015 : 24 eventi con 1074 partecipanti

Evento più grande e seguito Festa natalizia agli ospedali di Bressa- none e vipiteno con il saluto ai colla- boratori che sono andati in pensione nel corso dell’anno.

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Christa Seehauser, Franziska Brau-nhofer und Petra Fischnaller I Circolo ricreativo del comprensorio di Bressa-none è stato fondato nel 1977; da sempre lo scopo principale è quello di promuo-vere i contatti e le relazioni interperso-nali anche al di fuori dell’ambiente la-vorativo.

La ricca e varia offerta di eventi spazia da manifestazioni di tipo ludi-co-sportivo a quelle di tipo culturale, passando anche per quelle gastronomi-che. Nell’atmosfera familiare che con-traddistingue il circolo, i collaboratori del Comprensorio hanno così la possi-bilità di conoscersi meglio e di passare piacevoli momenti in compagnia, indi-pendentemente dalla professione e dal ruolo che coprono giornalmente nel loro lavoro.

Eletto lo scorso dicembre il nuovo direttivo del Circolo ricreativo del Comprensorio di Bressanone

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L‘8 dicembre 2015 Papa Francesco ha in-detto l‘“Anno della Misericordia”. Le Porte Sante, aperte a Roma e nelle varie Dioce-si, stanno a significare Dio che ci abbrac-cia con la sua Misericordia. Su richiesta dell’Assistenza Religiosa Ospedaliera il Vescovo Ivo Muser ha concesso di apri-re una “Piccola Porta Santa” anche negli ospedali. Queste Porte Sante restano aper-te per tutti, ma permettono in particolare a persone malate, sofferenti o anziane, per le quali un pellegrinaggio costituirebbe impresa troppo gravosa, di sperimentare la Misericordia di Dio e di ottenere nuova speranza ed aiuto per le proprie vite.

Bolzano Piero GoBBo

“piccole porte sante” Il 6 febbraio il Vescovo Muser ha aper-

to la prima “Porta Santa” all’Ospedale di Bolzano. Nell’omelia della Santa Messa, celebrata in occasione della Giornata Mon-diale del Malato, ha ringraziato per il loro prezioso servizio tutti coloro i quali vi la-vorano ed ha sottolineato che proprio gli ospedali sono particolari “luoghi di mise-ricordia”.

A Bressanone l’apertura della Porta Santa ha coinciso con l’affidamento del mandato quali Assistenti religiosi ospe-dalieri ad Ancilla Lechner (Ospedale di Bressanone) ed a Hans Kienzl (Ospedale di Brunico/San Candido). Essi hanno com-pletato i loro studi di Assistenza Religiosa Ospedaliera a Verona, essendo già attivi professionalmente ed in tale occasione hanno ricevuto la benedizione vescovile per questo servizio. Durante la celebrazio-ne è stato anche congedato l’Assistente re-

Da inizio febbraio i cattolici credenti possono attraversare le “Porte della Mi-sericordia” che si trovano presso i sette ospedali.

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ligioso Karl Pizzinini, che aveva conclu-so la propria attività a dicembre, dopo più di 20 anni di servizio negli ospedali di Bolzano e Bressanone. Fra le nume-rose persone che hanno preso parte ai festeggiamenti c’era anche l’Assessora Provinciale Martha Stocker. Preti appo-sitamente incaricati dal Vescovo han-no aperto le “Piccole Porte Sante” negli ospedali di Merano, Brunico, Silandro, Vipiteno e San Candido. Dato che si tratta di Porte “piccole”, esse rimarran-no aperte solo fino alla Domenica di Pentecoste. In questo periodo si potrà lucrare (ottenere) l’indulgenza. Le Por-te invitano ad entrare nella cappella, ottenere pace, tendere il proprio cuore ferito a Dio, affinché lo possa guarire, sperimentare perdono e misericordia, trovare consolazione e creare nuova speranza.

In occasione dell’Anno della Miseri-cordia l’Assistenza Religiosa Ospeda-liera propone anche diverse offerte: per il Tempo di Quaresima e di Pasqua l’As-sistenza Religiosa di Bolzano ha creato per il Personale un calendario sulle ope-re di misericordia con citazioni di Papa Francesco.

A Merano viene offerto mensilmen-te un percorso spirituale sulle opere di misericordia ed inoltre - ogni Venerdì - una meditazione sul tema. In questo anno l’Assistenza Religiosa Ospedaliera di Merano si premura particolarmente di coinvolgere anche nuovi operatori e nuove operatrici volontari per l’”Assi-stenza volontaria notturna”, servizi che rappresentano una concreta opera di misericordia, come auspicato da Papa Francesco.

Questo corso molto rinomato e richiesto si rivolge ai professioni-sti del settore con aggiornamenti e approfondimenti di carattere tecnico, giuridico, organizzativo e normativo. Il Forum di Sorve-glianza fisica di Radioprotezio-ne è stato costituito a grande richiesta dai professionisti della radioprotezione nel 1994, con base all’Hotel Adler di Ortisei (quindi nel suo 21° anno di età) e fin dall’inizio è stato organizzato e diretto da Ehrenfried Moroder, ex Direttore del Servizio inte-raziendale di Fisica Sanitaria dell’Azienda Sanitaria, in colla-borazione con il servizio stesso diretto dal dott. Markus Haller.

Il Corso rappresenta una piatta-forma di discussione e di aggior-namento regolare per gli esperti sulle varie problematiche ineren-ti alla radioprotezione in campo sanitario (operatori e pazienti in

radiodiagnostica, radioterapia e medicina nucleare) nonché nelle altre molteplici applicazioni della radioattività nell’industria e nella ricerca. Tra i relatori si annoverano non soltanto specia-listi affermati, ma anche rappre-sentanti delle autorità preposte come l’ISPESL e dei vari Ministeri (Lavoro, Salute e Trasporto) nonché dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

In questa 12ma edizione, sono state affrontate le problematiche legate alle novità introdotte dalla recente normativa europea che dovrà essere recepita prossima-mente, con particolare riguardo alla revisione dei valori delle dosi massime ammissibili per la popolazione e i lavoratori radioe-sposti, alla radioattività naturale nei materiali da costruzione e alla questione molto attuale del radon negli ambienti privati e lavorativi.

Sono inoltre state trattate le questioni delle sorgenti radio-attive smaltite abusivamente e la loro individuazione in arrivo agli impianti di incenerimento e presso i rottamatori ( sorgenti “orfane”).

Ampio spazio è stato dedicato alla problematica del controllo di qualità e di radioprotezione per pazienti, medici e tecnici nelle applicazioni mediche riguardanti i grandi impianti (CT-PET , riso-nanza magnetica e Cone beam Ct in odontoiatria).

Nell’ambito del festa del 21° compleanno del Forum di radio-protezione il fondatore e orga-nizzatore, Ehrenfried Moroder, è stato festeggiato dai partecipan-ti provenienti da tutta Italia con una cerimonia molto calorosa. (Markus haller)

XII edizione del Forum di Sorve-glianza fisica di Radioprotezione in Val Gardena Si è svolta a Ortisei la dodicesima edizione del Forum di Radioprote-zione (15.11.– 19.11).

“Un mondo dietro la persona stomizzata”Sabato 14 novembre 2016 si è svolta a Bolzano la giornata informati-va “Un Mondo ‘dietro’ la persona stomizzata” organizzata dall’Asso-ciazione Stomizzati della Provincia e da noi stoma-terapiste dei quattro comprensori aziendali.

L’Assessore alla Sanità, Martha Stocker è intervenuta portando il suo saluto ai presenti, e il Direttore Ufficio Ospedali, Ulrich Seitz, che ha sostenuto l’Associazione nell’or-ganizzazione dei questo evento, ha partecipato moderando insieme alla stoma-terapista Laura Anselmi i vari interventi. Nella prima parte della giornata hanno portato il loro contributo Federico Martin, prima-rio della Chirurgia Generale e Armin Pycha, dirigente dell’Urologia che nei loro interventi hanno parlato del tema stomia dal punto di vista medi-co, illustrando tecniche chirurgiche e possibilità terapeutiche. Maria Antonietta Mazzoldi, Direttrice del servizio psicologico Ospedale-Terri-torio del Comprensorio di Bolzano, ha affrontato gli aspetti psicologici, legati al confezionamento di una stomia. (uk )

I prossimi appuntamenti

dal 9 al 17 maggio 2016 tour Normandia e Bretagna

5 marzo Gita a Pavia - Certosa

12 marzo Gita a Genova - Acquario

19 marzo Gita a Legoland, Germania

2 aprile Gita a Ferrara

9 aprile Gita a Firenze

16 aprile Gita a Torino - Museo Egizio

30 aprile Gita a Bologna

7 maggio Gita a Jesolo (con pranzo a base di pesce o carne)

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Dorothea, anno 1980, è di S. Leonardo in Passiria e, come lei stessa dice, è nata in una ‘normale famiglia religiosa’. Cresciuta con due fratelli, dopo il liceo pedagogico si è laureata come infermiera alla “Claudia-na”. Per circa due anni e mezzo ha lavorato nella Divisione di ortopedia dell’ospedale di Merano. „Un bel lavoro“, come lei affer-ma in retrospettiva, “ho pensato che in un reparto potevo fare del bene solo ad una ventina di persone mentre in preghiere ed intercessioni potevo aiutarne molte di più“. E così Dorothea, dopo un breve perio-do di ferie in una casa-vacanza presso i Be-nedettini a Müstair (Svizzera) ha chiesto di poter svolgere lì un ‘praticantato’. Dopo aver dato le dimissioni dal suo posto di la-voro, nel maggio dello stesso anno si è tra-sferita in Svizzera.

I l monastero, del quale si parla per la prima volta nell‘800, è conosciuto per la bellezza dei suoi affreschi carolin-

gi ed è stato per questo dichiarato patri-monio culturale dell’umanità. Chiesa ed adiacente museo sono meta di tantissimi visitatori. La vita, all’interno del mona-stero, è regolata severamente. Lavoro e si-

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Quella di Dorothea Fauner è una storia affasci-nante e, sentendola parlare del suo passato, non si può non ammirarne il coraggio. La 36enne as-sistente religiosa presso l’ospedale di Merano è in realtà un’infermiera professionale, che è entrata per cinque anni in monastero. La giovane donna, con i suoi modi pacati e gentili, fa oggi parte del team di assistenza religiosa ospedaliera.

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lenzio scandiscono il corso della giornata, è prevista mezz’ora al giorno di ricreazione (intrattenimento, gioco delle carte, etc.). I contatti verso l’esterno sono decisamente limitati, inconcepibile in un mondo oggi perennemente interconnesso. Ciononostan-te Dorothea vi ha trovato un frammento di libertà personale: „Ero più libera dai con-dizionamenti sociali, potevo ascoltarmi e meglio concentrarmi sull’essenziale. Non parlare più di cose inutili e senza senso, non doversi più preoccupare della super cialità – questo rappresenta una grande libertà“.Anche la nullatenenza ha favorito il sentir-si libera poiché ad un tratto poco importava se il foulard fosse in tinta con la camicetta, o se lo Smartphone fosse l’ultimo modello, queste cose semplicemente non servivano.

D orothea si è ambientata bene nella comunità. Molte delle monache ave-vano più di 60 anni. „Erano però spi-

ritualmente molto attive seppure i segnali dovuti anche al prolungato isolamento fos-sero percettibili. Talune ‘moderne’ opinioni laiche erano loro estranee“. Anche se rari, Dorothea ha potuto mantenere i contatti con famiglia, vecchi amici ed amiche, ed era particolarmente contenta che anche alcuni compagni di reparto dove aveva lavorato, le facessero visita.

Allo scadere dei cinque anni, durante i quali la comunità religiosa era divenuta per lei come una seconda famiglia, il contatto con l’esterno ha iniziato a mancarle sem-pre di più: „Vedevo alcune cose in modo di-verso e desideravo poter avere contatto con più persone. Considero il tempo trascorso in monastero come una sorta di periodo di prova. Sono giunta alla conclusione che una vita dietro le mura di un convento non era per me la cosa giusta“. Dorothea non sarebbe Dorothea se anche a questo punto della sua vita non avesse dimostrato il suo coraggio: „E’ stato difficile lasciare tutto dietro di me per ritirarmi in convento ma è stato altret-tanto difficile decidere di tornare“.

Uscita dal monastero e ritornata a casa, ha lavorato di nuovo come infermiera alla casa di riposo di S. Leonardo realizzando il desiderio di studiare contemporaneamente teologia; ha inoltre intrapreso una specia-lizzazione per assistente religiosa. Quando si è reso vacante il posto part-time di assi-stente religiosa all’ospedale di Merano ha cambiato lavoro e qui è ora presente per malati, loro familiari e personale. Ascolta-

“non parlare più di cose inutili e senza senso, non doversi più preoccupare della super cialità – questo rappresenta una grande libertà”

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re e regalare il suo tempo è parte integran-te del suo servizio. Tuttavia è contenta del suo diploma di infermiera: ”Mi permette di valutare meglio determinate situazioni e di mantenere la calma con i malati. L’espe-rienza in reparto mi permette di apprezzare molto il lavoro degli infermieri. Il contatto positivo con il personale apre le porte anche verso i malati, come sottolinea sempre Padre Peter.” A Dorothea fa particolarmente piace-re poter accompagnare le feste liturgiche celebrate in ospedale suonando l’organo.

A lla domanda se ora si senta arrivata Dorothea, raggiante, risponde affer-mativamente ed aggiunge sorriden-

do: „Ho visto che nella vita ciò che si era cre-duto e pianificato avviene spesso in modo diverso. Sono quindi aperta al futuro. In merito al mio tortuoso percorso di vita non nutro ripensamenti, perché sono sicura che soltanto queste esperienze passate e così di-verse, rendono possibile che questo attuale impegno sia per me gratificante“.

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La miglior consulenzaQuante volte i colla-boratori e le collabo-ratrici cercano aiuto rivolgendosi alla consulenza aziendale psico-sociale?Dall’analisi delle anagrafiche utenti è possibile rilevare che il genere più rap-presentato è quello femminile (81%), contro il 19% di maschi.

L’età anagrafica più rappresentata è 40-50 anni (38%), seguita dalla fascia 50-60 anni (28%) e 30-40 anni (27%). Circa il 2% ha un’età superiore ai 60 anni, e circa il 5% tra i 20 e 30 anni.

In termini di anzianità lavorativa il 48% degli utenti ha un’anzianità maggiore a 20 anni, mentre poco meno di 1/3 (31%) un’anzianità compresa tra 10 e 20 anni. Il 20% ha un’anzianità inferiore a 10 anni e l’1% inferiore a 1 anno.

Tra le professioni gli infermieri sono il 49%, gli impiegati l’11%, i medici il 9% mentre il ruolo tecnico è rappresentato dal 5% e i dirigenti il 2%.

Tra le cause che hanno portato a contattare il servizio PSC il 62% ha trovato motivazione nei “conflitti sul luogo di lavoro” mentre circa il 32% è rappresentato da cause quali situazio-ni di sovraccarico di lavoro, situazioni di tensione per mancanza di chiarezza nei ruoli/mansioni, timore per la pro-pria posizione lavorativa (in parte do-vuta alla riorganizzazione aziendale). Circa il 5% dei casi hanno come cause demotivazione sul lavoro e potenziale burn-out. Un caso è stato individuato come potenziale situazione di mobbing ed inviato al medesimo servizio per la sua gestione, in base agli accordi con il Servizio Pari Opportunità. (Pas)

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Christian Piffer – Direttore dell’Area Sanità AnimaleA decorrere dal 1° marzo 2016 christian piffer è il nuovo Direttore del settore che si occupa della salute degli animali, dell’i-giene del bestiame e dei prodotti di origine animale – che fa capo al Servizio veterina-rio aziendale del Comprensorio sanitario di Bolzano.

Piffer ha svolto i propri studi presso la facoltà di Medicina veterinaria dell’Uni-versità di Bologna. Nel 1997 ha conseguito la specializzazione in ”Sanità Pubblica veterinaria” presso l’Università di Parma. Dal 1993 è iscritto all’albo professionale dei medici veterinari della Provincia autonoma di Bolzano e dal 1994 presta servizio presso l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Dal 2007 è Direttore facenti finzioni della struttura complessa per la tutela della salute degli animali e l’igiene del bestiame.

L’attuale incarico di Christian Piffer avrà una durata di due anni.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige rafforza la sua presenza nei social network. Agli ormai da tem-po esistenti accounts su You Tube e Twitter, si sono aggiunti anche quelli di LinkedIn, il network pro-fessionale più diffuso al mondo, e Google Plus.

Il canale You Tube dell’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige esiste già da qualche tempo. Tramite il link

www.youtube.com/user/sabesasdaa è possibile accedere al canale in lingua tedesca. Attraverso

www.youtube.com/user/asdaasabes si entra invece nel canale You Tube dell’Azienda in lingua italiana.

Il nome utilizzato dall’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige per twittare è @SabesAsdaaBZ. Sotto que-sto nome non vengono postati solo i link alle news, ma spesso anche immagini ed informazioni relative ad eventi in tempo reale in entrambe le lingue.

L’indirizzo internet www.linkedin.com/compa-ny/südtiroler-sanitätsbetrieb---azienda-sanitaria-de-ll’alto-adige permette alle/agli utenti di accedere alla pagina dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige che si trova sulla rete professionale LinkedIn. Su Google Plus è possibile trovare l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige con la seguente URL https://plus.google.com/103624010705753070035.

Tutte le persone interessate così come le collabo-ratrici ed i collaboratori hanno dunque l’opportu-nità di esprimere la loro appartenenza all’Azienda sanitaria dell’Alto Adige grazie ai social network ed ottenere informazioni e notizie sull’Azienda anche attraverso questi canali digitali.

I canali social-media vengono gestiti dalle colla-boratrici e dai collaboratori della ripartizione Co-municazione, Marketing e Relazioni con il Pubblico.

salutE in rEtE Peter a . seeBacher

Sabes/asdaa sempre più social

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colophon one – il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nuMero 1 /2016 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) editore: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100 Bolzano diret tore resPonsaBile: Lukas Raffl coordina zione: Peter A. Seebacher reda zione: Evelyn Gruber-Fischnaller (eGf), Ulrike Kalser (uk ), Maria Elisabeth Rieder (Mer), Marina Cattoi (Mc), Sabine Flarer (sf ), Lukas Raffl (lr), Peter A. Seebacher (Pa s) tr aduzioni: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi Gr afic a : Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano PuBBlic a zione: trimestrale indirizzo dell a reda zione: Ripartizione Comu-nicazione, Marketing e Relazioni con il Pubblico, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bolzano tel : +39 0471 907138 e-Mail : [email protected] WeB: www.sabes.it staMPa : Tezzele by Esperia, c/o CoWorking Bolzano, Marie- Curie-Str. 17, 39100 Bolzano

l’aziEnda sanitaria dEll’alto adigE onlinE Homepage: www.asdaa.it Prenotazione prima visita (Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia): www.asdaa.it/prenotazioneonline Dove è possibile usufruire di una prestazione nel più breve tempo possi-bile?: www.asdaa.it/tempidiprenotazione Offerte di lavoro, novità sui trattamenti sanitari, modalità di prenotazione, servi-zi presso ambulatori/reparti: www.asdaa.it/news Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione Questa edizione è online su: www.issuu.com/sabesasdaa

contat ti Redazione one: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Bressanone: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Bolzano: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Merano: [email protected]

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