Date post: | 29-Jan-2016 |
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Foglio d’informazione redatto dai parrocchiani e aperto al contributo di tutti i lettori: [email protected]
Orizzonte Largo Josemaría Escrivà, 7 www.psanjosemaria.it tel. 065191933
Il Convegno Pastorale Diocesano 2015
In questo numero
Pag 2. Prevenire non reprimere
Pag 2. La forza degli affetti
Pag 5. Beate Laura Vicuna
Pag 6. Dieci anni della nostra vita
Pag 7. L’orizzionte della nostra vita
Pag 7. Ritiro Spirituale Settembre 2015
Pag.8. Un Caro Abbraccio
Gli universitari ProLife : “non staremo a
guardare”
Anche quest’anno Roma ha visto incontrarsi le di-
verse realtà parrocchiali della Diocesi in occasione
del Convegno Pastorale Diocesano tenutosi il 14 –
16 giugno e chiuso il 14 settembre.
Il tema principe sul quale parroci, vicari, catechisti e
membri dei consigli pastorali si sono confrontati e
sono stati chiamati a dare suggerimenti per l’anno
pastorale 2015-2016, è stato quello dei genitori i
quali, nel solco della fede in Gesù, sono chiamati ad
essere insieme educatori responsabili ed evangeliz-
zatori dei propri figli.
I convegnisti si sono soffermati sugli strumenti che
le parrocchie mettono a disposizione dei genitori per
aiutarli ad educare con responsabilità nonché a svi-
luppare l’attinenza al confronto con gli altri al fine
di cogliere nelle rispettive differenze spunti positivi
utili alla crescita felice, responsabile e scevra da
ogni egoismo.
Ai partecipanti è stato assegnato il compito di porre
in essere suggerimenti e proposte partendo in primis
dal lavoro svolto e dalle esperienze acquisite. Le
linee guida si sono concretizzate nella capacità di
saper cogliere la felicità per poi mostrarla ai propri
figli, condurli ad affrontare la vita senza paure e
contagiarli con atteggiamenti probi ed improntati al
rispetto degli altri ed in primis dei più bisognosi.
10 i laboratori di studio: genitori testimoni dell’a-
more; la parrocchia accoglie i genitori; la parrocchia
e le ferite familiari; l’arte di accompagnare i genito-
ri; l’annuncio della fede ai genitori; i genitori prota-
gonisti nell’educazione; i genitori e la festa della
domenica; i genitori e la formazione scolastica; i
genitori e la crescita affettiva dei figli; i genitori e
l’educazione alla carità.
Da come si può facilmente arguire gli argomenti
trattati hanno puntato all’essenza della famiglia in
(Continua a pagina 4)
«Ama la verità; mostrati qual sei; e senza infingimenti e
senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la
persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sop-
portalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e
la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio»
(San Giuseppe Moscati)
(Continua a pagina 3)
Parrocchia San J osemaría Escrivà Ottobre 2015 Anno VII n. 14
2
Sabato 26 settembre sono rico-
minciati gli “Incontri di fami-
glia”, con un appuntamento dal
titolo “La forza degli affetti - In-
contro semiserio su come amare
da 0 a 100 anni”.
Mattatore della serata è stato Pier-
luigi Bartolomei , direttore della
Scuola di Formazione Elis, non-
ché sceneggiatore ed attore dello
spettacolo “I cinque linguaggi
dell’amore”, che riproduce sulla
scena i contenuti dell’omonimo
libro di Gary Chapman, un noto
psichiatra americano. Il pubblico
ha assistito ad un incontro inten-
so, divertente, mai banale, che ha
sviscerato in maniera umoristica
le problematiche quotidiane ed i
contrasti che caratterizzano quasi
tutte le coppie e che, spesso, sono
causa di litigi, rancori ed anche
rotture definitive. Per Bartolomei,
non esiste l’anima gemella e gli
uomini e le donne sono profonda-
mente diversi tra loro: queste due
cose insieme determinano una
sorta di incomunicabilità nella
coppia. Per vivere insieme, quin-
di, oltre all’amore, devono esser-
ci un progetto di vita e delle fina-
lità che vanno oltre il temporaneo
innamoramento; secondo Bartolo-
mei questo è destinato a finire
dopo nell’arco di breve tempo.
Comincerà poi la vera vita di cop-
pia caratterizzata sia da momenti
felici, sia da difficoltà, incom-
prensioni, litigi, che metteranno a
dura prova il rapporto. E solo se
alla base c’è comprensione, affet-
to, pazienza e la voglia di condi-
videre un percorso di vita, il rap-
porto potrà durare nel tempo.
“Non ti ho sposata perché ti ama-
vo, ma perché ho deciso di amarti
per tutta la vita” : questa frase,
citata da Bartolomei, riassume al
meglio il suo pensiero sul senso
dello stare insieme.
Nicola Salvi
Prevenire, non reprimere
Qual è il rapporto che oggi han-
no i giovani verso la dottrina
cristiana? Per la maggior parte
è caratterizzato da una grande
confusione di idee, nutrita di
pregiudizi e da notizie che, in
genere, non hanno il minimo
fondamento.
Occorre allora ritornare alle
origini dell’insegnamento cri-
stiano, seguendo gli esempi di
San Giovanni Bosco e di San
Filippo Neri, che predisponeva-
no i giovani all’apprendimento
della religione in un’atmosfera
di gioiosa serenità.
L’amore e la temperanza diven-
nero le virtù più praticate da
quei giovani che seguivano assi-
duamente Don Bosco, come
anche per i ragazzi di che si
incontravano nell’oratorio, un
luogo di preghiera, ma anche di
gioco e amicizia.
Ultimamente molti giovani si
sono avvicinati alla dottrina
cristiana grazie a Don Fabio
Rosini, biblista, Direttore del
Servizio per le Vocazioni in
Vicariato, noto per aver iniziato
il progetto di Catechesi su I Die-
ci Comandamenti, diffusosi a
macchia d’olio in tutta Italia.
Con le sue meditazioni sul Van-
gelo, convoglia l’attenzione del
giovane pubblico su argomenti
teologici di grande importanza.
Purtroppo c’è molta confusione
riguardo al cristianesimo, non
solo nei giovani, ma anche negli
adulti e sono le nuove genera-
zioni a pagarne le conseguenze,
perché non hanno punti di riferi-
mento, non sanno se dare ragio-
ne all’insegnante o al migliore
amico, e questo causa uno stra-
volgimento della religione.
La Chiesa viene spesso accusata
in modo infondato e molti gio-
vani la ritengono inutile se non
negativa, poiché capace solo di
imporre regole. Da recenti son-
daggi, per la quasi totalità degli
under18 italiani la religione è al
sesto posto tra gli aspetti princi-
pali della vita, anche se la mag-
gior parte si dichiara i qualche
modo credente. Come si fa a
dichiararsi credenti ed affermare
poi che la religione non è un
elemento importante nella no-
stra vita? Cadiamo quindi in una
contraddizione, molto comune
in questo periodo.
La catechesi, l’educazione al
senso della preghiera e della vita
liturgica e sacramentale, posso-
no quindi far molto per aiutare i
giovani ad appropriarsi della
loro interiorità e spiritualità. I
riti, le insegne e i simboli cri-
stiani possono partecipare a
questa costruzione interiore e
proprio per questo sono a volte
tanto apprezzati dai giovani, con
grande sorpresa degli adulti.
La vita interiore si costituisce
così, in rapporto con una realtà e
una presenza esterne. La Parola
di Dio, trasmessa dalla Chiesa,
svolge questo ruolo mettendo i
giovani in relazione con Dio
attraverso le mediazioni umane,
inaugurate da Cristo e divenute
così segni della sua presenza.
Nella preghiera fiduciosa, gui-
data e sostenuta dalla Chiesa, si
stabilisce un rapporto privilegia-
to tra Dio e coloro che Egli
chiama a conoscerlo. L’espe-
rienza della preghiera è il cro-
giolo dell’interiorità umana,
l’unico mezzo per metterci in
contatto con il divino.
Per concludere, insegniamo e
trasmettiamo questi valori alle
nuove generazioni per pervenire
a quei giusti comportamenti che
non reprimano il desiderio di
spiritualità dei giovani.
Chiara Chiessi
“La forza degli affetti ”
3
Gli universitari ProLife : “non staremo a guardare”
Domenica 10 Maggio a Roma si è
svolta la V edizione della Marcia
Nazionale per la Vita. Quest’anno
tra i tanti simboli, striscioni e car-
telli esibiti nel corteo che, partito
alle 14:00 da via della Conciliazio-
ne (angolo via Traspontina) si è
snodato lungo corso Vittorio Ema-
nuele II, piazza Venezia, Teatro di
Marcello ed, infine, è giunto alla
Bocca della Verità, si è registra-
ta un’autentica novità:
LA CAPPELLANIA DI ROMA
TRE.
Il logo della Cappellania
(un pileo universitario
bianco sullo sfondo nero
della cappellania, realiz-
zato da uno studente d’in-
gegneria informati-
ca), affiancato ai nomi
dei gruppi attivi in tale
istituzione, ha inteso te-
stimoniare non solo
il convinto rifiuto dei
contenuti della legge
194/1978 (una legge pro-
fondamente ingiu-
sta poiché viola il diritto alla vita
del nascituro), da parte degli stu-
denti cattolici dell’Ateneo, ma
anche il motivato dissenso ad ogni
forma di violazione della legge
morale che, in quanto legge divina
e naturale, non conosce eccezioni,
è assoluta, essendo inscritta nella
coscienza e nell’animo di ogni
uomo.
Gli universitari della Cappellania
di Roma Tre, dunque, hanno dato
la loro testimonianza concreta di
pro-life, a favore della vita umana
dal concepimento fino alla morte
naturale, unendosi alle migliaia di
persone di buona volontà, accorse
da tutto il mondo per dimostrare il
loro sì convinto alla vita, marcian-
do per tutti quegli esseri umani che
da più di 40 anni vengono legal-
mente eliminati.
Gli studenti scesi in piazza hanno
lanciato un messaggio preciso:
“Dobbiamo affrontare la situazio-
ne e far sentire la voce del popolo
universitario cattolico! La difesa
della vita, che è sempre qualcosa
di inviolabile, deve partire da noi;
finché ne avremo la forza, gridere-
mo al mondo la terribile realtà:
l’aborto è un omicidio, la legge
194 è ingiusta perché dal 1978 ha
causato la morte di 6 milioni di
vite. Così è forse tutelato il diritto
del nascituro? Gli viene impedito
addirittura di aprire gli occhi al
mondo! La vita è il primo diritto.
Poi, il resto.
La via più semplice spesso non è
quella eticamente più giusta: chie-
diamo allo Stato un aiuto concreto
per le donne in difficoltà, doman-
diamo per esse un supporto psico-
logico ed economico e non di
offrire su un piatto d’argento l’a-
borto, ma di puntare sulla vita,
sperare, credere e proteggere la
vita, in ogni tempo e condizione.”
La Cappellania Universitaria di
RomaTre, che ha partecipato per la
prima volta a tale evento, nella
speranza di aver dato l’avvio ad
una partecipazione crescente e
condivisa da parte degli altri Ate-
nei, comprende i gruppi::
F.U.C.I. (Federazione Universi-
taria Cattolica Italiana),
Comunione e Liberazione,
GiurCap (afferente al Diparti-
mento di Giurisprudenza)
Comunità Sant’Egidio,
Giovani Sacro Cuore
Varie realtà, con carismi
ed obiettivi diversi, ma
che sono scese in piazza
il 10 Maggio 2015 con un
intento comune.
“Una cosa è certa: non
staremo a guardare la
morte di così tanti inno-
centi, non possiamo ri-
manere inerti mentre la
vita viene calpestata. Il
nostro appello è rivolto a
tutte le altre università,
ad ogni giovane di buona
volontà che ama la vita e
vuole impegnarsi per difenderla:
uniamoci, collaboriamo!
Soltanto così ce la faremo. Non da
soli, certo, ma con l’aiuto della
Provvidenza, consapevoli che Dio
darà la vittoria.”
Gli Universitari della
Cappellania di Roma Tre
(Tratto da http://
www.cappellaniauniroma3.org/)
(Continua da pagina 1)
4
Il Convegno Pastorale Diocesano 2015
rapporto con la società. E’ emerso
che tale rapporto, per concretizzar-
si in positivo, ha bisogno di ponti
costituiti da realtà istituzionali or-
ganizzate e propositive; uno di
questi può essere certamente rap-
presentato della parrocchia, la qua-
le, peraltro, rimane punto di riferi-
mento, di accoglienza e di socializ-
zazione delle famiglie. Da tale as-
sunto si deve partire onde incenti-
vare la partecipazione alla vita
parrocchiale prefiggendosi sani
obiettivi e demandando contestual-
mente compiti di responsabilità ai
genitori (ed ai nonni), anche laici,
purché inclini a mettersi in discus-
sione ed a contrastare il soggettivi-
smo aggressivo e l’individualismo
esasperato.
Un ulteriore tema di riflessione è
stato quello del linguaggio usato
per proporre il cammino di fede ai
genitori ed ai ragazzi. A tal propo-
sito è emerso che un linguaggio
eccessivamente dottrinale o norma-
tivo-morale produce un effetto
contrario a quello che si vorrebbe,
per contro, risulta molto apprezzato
un linguaggio che mostri come i
contenuti della fede siano realtà
vive e che la morale non è una se-
rie di regole ma la via della vita
buona. A dare lo spunto al tema
dibattuto è stato un passaggio di
Papa Francesco nell’Evangelii gau-
dium il quale afferma, in estrema
sintesi, che non dobbiamo rimanere
in assoluto fedeli ad una formula-
zione se non trasmettiamo la so-
stanza.
Altro passaggio ha interessato i
problemi della famiglia ed al ri-
guardo si è convenuto che se è vero
che “l’istituzione” Famiglia tiene
(in un recente sondaggio del CEN-
SIS quasi l’80% degli intervistati
ritiene che è una scuola di solida-
rietà, di libertà e di aiuto reciproco:
è il nucleo fondamentale della so-
cietà), è altresì vero che molti sono
gli agenti esterni che minano que-
sta istituzione, a partire dalle ulti-
me concezioni ideologiche che
vorrebbero vederla frutto di una
relazione fra soggetti dello stesso
sesso o da genitore 1 e genitore 2 e
non più padre e madre.
Il Convegno ha anche affrontato,
fra l’altro, l’esigenza della chiesa
di porre in essere scelte pastorali
coraggiose scegliendo un diverso
atteggiamento in merito alle “cure”
delle ferite familiari inferte; ad
esempio, dalla separazione fra i
coniugi che provoca profonde sof-
ferenze, soprattutto agli incolpevoli
figli evidenziando la necessità di
rapportarsi con queste famiglie
partendo dall’effettiva realtà delle
fragilità familiari e sapendo che tali
ferite, spesso, sono più subite con
sofferenza che scelte in piena liber-
tà.
Sul problema della famiglia di fatto
(coppie conviventi non unite in
matrimonio), la linea è quella di
accogliere le diverse realtà sociali
in tema di unione fra uomo e donna
con la consapevolezza che nella
maggior parte dei casi si tratta di
persone che non sono contrarie per
principio al matrimonio o al matri-
monio religioso ed agire con sere-
nità, delicatezza e spirito di evan-
gelizzazione, cercando preventiva-
mente di capire le cause della ces-
sazione dell’unione (immaturità,
fattori economici, scarso cammino
di fede, ecc.), e, nel contempo,
cogliere gli elementi positivi sem-
pre presenti anche in queste situa-
zioni di criticità.
Nessuna famiglia, per quanto co-
raggiosa, può riuscire da sola a
curare le sue ferite; gli operatori
parrocchiali devono saper creare
una rete di relazione fra famiglie,
una rete di solidarietà e di soste-
gno, di cui le coppie abbiano fidu-
cia e sulla quale sappiano di poter
contare.
Il Sinodo trarrà certamente spunto
delle riflessioni emerse dai lavori
del Convegno Pastorale della Dio-
cesi di Roma.
Gianni Cimino
(Continua da pagina 1)
5
E’ stata beatificata da S.Giovanni
Paolo II il 3 Settembre 1988,
splendido esempio di eroismo e di
santità in una bambina. Nata a
Santiago nel 1891, in un momento
di gravi tensioni politiche e milita-
ri, conobbe presto la sofferenza
per la morte del padre pochi anni
dopo.
La famiglia – la madre, Laura e la
sorellina Giulia- si trovò in preca-
rie condizioni economiche.
La madre si trasferì con le figlie,
nella vicina regione argentina del
Neuquén, dopo essere stata as-
sunta nella tenuta agricola di Ma-
nuel, uno dei tanti colonizzatori
della Patagonia.
La madre di Laura si trovò in una
situazione difficile: a causa
dell’insistente pressione psicologi-
ca di Manuel, accettò di divenire
la sua compagna; ovviamente
Laura, nonostante fosse appena
una bambina, si rese conto dell’e-
vidente situazione di irregolarità
della madre, la quale non poteva
essere ammessa a ricevere i Sacra-
menti. A 9 anni Laura, con la so-
rella Giulia, fu iscritta al Collegio
Missionario delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, che si trovava ai con-
fini con il Cile. L’anno successivo
ricevette la Prima Comunione;
comprendeva inoltre ogni giorno
di più, la situazione negativa in
cui si trovava la madre con Ma-
nuel: pregava continuamente,
afiinché la madre si decidesse a
lasciarlo. Il giorno della Prima
Comunione, scrisse alcuni propo-
siti, molto simili a quelli di
S.Domenico Savio, l’allievo quin-
dicenne di Don Bosco:
“O mio Dio, voglio amarti e ser-
virti per tutta la vita; perciò ti do-
no la mia anima, il mio cuore,
tutto il mio essere. Voglio morire
piuttosto che offenderti col pecca-
to; perciò intendo mortificarmi in
tutto ciò che mi allontanerebbe da
te. Propongo di fare
quanto so e posso perché
tu sia conosciuto e ama-
to, e per riparare le offe-
se che ricevi ogni giorno
dagli uomini, special-
mente dalle persone del-
la mia famiglia. Mio
Dio, dammi una vita di
amore, di mortificazione,
di sacrificio”
Aveva solamente 10
anni.
Decise di iscriversi alla
Pia Unione delle Figlie
di Maria, per la grandis-
sima devozione che nu-
triva verso l’Immacolata,
Madre dei piccoli.
Quando nel periodo delle vacanze,
Laura e Giulia tornarono dalla
madre, Manuel mostrò un interes-
se nei confronti di Laura.
La bambina, coraggiosamente,
(aveva 11 anni!), lo respinse e
Manuel risentito, decise di non
pagare più le rette del collegio alle
bambine.
Mossa da pietà, la direttrice le
accolse comunque.
Il 29 Marzo 1902, Laura e Giulia
ricevettero la Cresima; in
quell’occasione Laura chiese di
poter essere ammessa tra le postu-
lanti delle Figlie di Maria Ausilia-
trice.
Le dissero che non era possibile, a
causa della situazione familiare.
Il mese successivo, pronunciò
privatamente i voti di castità, po-
vertà, obbedienza: voleva essere
tutta di Gesù.
Offrì la sua vita per il ritorno alla
fede della madre: ben presto, il
suo fisico iniziò a deperire.
Tornò dalla madre, ma Manuel
continuò ad importunarla: fu per-
cossa e picchiata dall’uomo, il
quale la lasciò traumatizzata e
sanguinante per strada. Il 22 Gen-
naio 1904, ricevette il Viatico e
parlò con la madre. Le spiegò la
sua offerta e le chiese di pentirsi.
La madre in lacrime, promise alla
figlia che avrebbe cambiato vita.
Poi, Laura, rivolta al Crocifisso
della stanza, spirò serenamente
dopo aver detto:
“Grazie Gesù, Grazie Maria! Ora
muoio contenta”
Oggi la Beata Laura è pregata ed
invocata da molti, e molte sono le
grazie ottenute da questa bambina:
con il riconoscimento di un altro
miracolo, Laura potrebbe essere la
più giovane santa non martire del-
la Chiesa.
Chiara Chiessi
http://servimariae.wordpress.com
BEATA LAURA VICUNA: L’EROISMO DEI PICCOLI
6
Poco tempo fa ho fe-
steggiato il mio anni-
versario di matrimonio.
Questo non è stato un
anniversario come tutti
gli altri perché ha rap-
presentato il raggiungi-
mento di un primo im-
portante traguardo.
Era il 24 agosto del
2005 quando io e mio
marito abbiamo giurato
amore e fedeltà eterna
davanti a Dio.
Quando si è ragazzi si
pensa al matrimonio
come a una prigione;
quante volte parlando
con gli amici si sente
spesso dire “io non mi
sposerò mai”. Il concet-
to di matrimonio è as-
sociato al venir meno
della libertà, alla noia di
dover stare per tutta la
vita sempre con la stes-
sa persona, che, peral-
tro, con gli anni perde
gli aspetti estetici e
caratteriali che hanno
innescato l’innamora-
mento.
Anche io avevo quella
visione del matrimonio,
ma quando all’età di 25
anni ho conosciuto
l’uomo che sarebbe
diventato mio marito,
ho sentito un forte desi-
derio di sposarmi. Il
termine
“libertà”, la
cui perdita
era così
temuta, ha
assunto un
diverso si-
gnificato;
non coinci-
deva più con
la possibilità di prende-
re decisioni, a prescin-
dere da tutto e tutti, su
qualsiasi cosa, ma di
prenderle con lui, an-
che se questo avrebbe
comportato qualche
rinuncia. Dal giorno in
cui ho conosciuto mio
marito a quello in cui
ho pronunciato il fatidi-
co “si” sono trascorsi
circa cinque anni. Que-
sti anni sono stati utili
per poterci conoscere,
considerato che vi sono
state delle parentesi
dovute al fatto che vi-
vevamo in città diverse
e molto distanti; tutta-
via, probabilmente, il
fidanzamento sarebbe
stato più breve e ci sa-
remmo sposati prima se
non mi fossi scontrata
con le difficoltà di tro-
vare un impiego lavora-
tivo stabile.
Purtroppo, oggi è molto
frequente rinviare il
progetto di costituire
una famiglia per ragioni
legate alle scarse oppor-
tunità di lavoro, anche
se, in questi ultimi anni
ho maturato la convin-
zione che, se ci si affida
a Dio, si trova il corag-
gio di fare quella che
può sembrare una scelta
irrazionale ovvero di
iniziare la vita matrimo-
niale anche se non si
possiede un apparta-
mento o un reddito di
un certo tipo. Il bilan-
cio di questi dieci anni
di matrimonio è stato
positivo e io e mio ma-
rito continuiamo ad
amarci con la stessa
intensità del primo gior-
no. Questo non signifi-
ca che non abbiamo
vissuto momenti di
grande difficoltà.
In tali momenti ho con-
tinuato a credere nel
nostro amore, nel vin-
colo sacro del matrimo-
nio e a pregare Dio
affinché mi desse lo
spirito di saggezza per
trovare una soluzione,
e dove questa non c’era,
lo spirito di abbandono
per accettare con sere-
nità quella che era la
Sua volontà o quello
che Lui aveva permesso
che accadesse. Io penso
che il successo, ad oggi,
del mio matrimonio sia
dovuto innanzitutto al
fatto che io e mio mari-
to sappiamo sempre di
poter contare l’uno
sull’altro, di non essere
mai soli nei momenti di
sconforto o necessità;
inoltre, ritengo sia stato
fondamentale anche il
fatto che io e mio mari-
to cerchiamo di fare più
cose possibili insieme,
dal fare la spesa all’ac-
quisto di regali, dal
seguire le catechesi
all’andare in palestra
negli stessi giorni; dal
non uscire separata-
mente, scegliendo di
frequentare persone che
risultino gradite ad en-
trambi.
Annarita Gurrado
Dieci anni insieme
Perù, 22 Settembre. Inizia il
viaggio di 32 studentesse di in-
gegneria, medicina, Sanu e
scienze infermieristiche in un
Paese ricco di contraddizioni.
Sopra di noi il cielo: un velo
compatto di nuvole grigiastre,
nessun raggio di sole. È il rifles-
so di quei pueblos, baraccopoli
così lontane dalla civiltà; forse
uno dei posti più tristi e poveri al
mondo? Lunghe strade polvero-
se, case prive di acqua potabile
dove vivono uomini che, dimen-
ticando di esserlo, le dividono
con gli animali. Recandoci ogni
giorno presso i villaggi di Roma
e Los Angeles/Miraflores, nella
valle del Cañete a due ore da
Lima, ci accolgono le strutture di
Condoray. Dal 1963 forma le
promotoras, donne indigene che
ritrasmettono nelle loro comunità
il messaggio di progresso acqui-
sito. Ci tocca l’anima aver preso
coscienza di come, anche (o
forse proprio) nella miseria,
esista qualcuno in grado aiutare
chi sta peggio. Abbiamo offerto
lezioni di educazione alimentare
e visite mediche in ambulatori
provvisori, dove il lettino da
visita era una fredda e misera
panca di legno! Credo che il
nostro obiettivo fosse quello di
comprendere il significato della
cooperazione internazionale,
operando sia sull’assistenza so-
cio-sanitaria sia sull’educazione
alimentare. Al “non costruisco il
tetto perché tanto cade” di un
anziano dal viso solcato dal duro
lavoro, abbiamo contrapposto
l’idea che ciascuno abbia il dirit-
to - ma anche il dovere! - di aspi-
rare al meglio, seguendo la
“stella polare” della nostra vita,
perché… “se po’ campà senza
sapè pecché, ma nun se po
campà senza sapè pe Chi!”.
Campà senza sapè pe Chi!?
7
Ritiro Spirituale Settembre 2015
Condotto da Don Enrique e dalla catechista Brunil-
de, sabato 12 settembre 2015 si è tenuto il ritiro
spirituale rivolto ai ragazzi dell’ultimo anno del
Percorso di preparazione al sacramento della Con-
fermazione. Il ritiro, a cui hanno partecipato anche
vari genitori, si è svolto sotto forma di pellegrinag-
gio in varie basiliche di Roma e ha offerto momenti
di intensa spiritualità. Dopo 3 anni passati insieme
a “percorerre la strada di Gesù”, i ragazzi si sono
dimostrati molto interessati e preparati. Non sono
mancati accenni alla storia di Roma, raccontati an-
che in modo simpatico, che hanno permesso ai ra-
gazzi di apprezzare le bellezze dei luoghi e di go-
dersi un bel pomeriggio di sole fra amici. Appunta-
mento alla Basilica di Santa Croce in Gerusalem-
me, Prendendo spunto dalle reliquie conservate
nella Basilica di Santa Croce è stata proposta ai
ragazzi una riflessione sul significato autentico
della croce, che accompagna la vita di ogni cristia-
no e lo unisce a Cristo. Il gruppo ha poi raggiunto
con una piacevole passeggiata la Basilica di San
Giovanni in Laterano. Di fronte alla monumentale
facciata si è parlato della missione a Roma degli
apostoli Pietro e Paolo e delle loro reliquie conser-
vate all’interno. Prima di visitare l’attiguo battiste-
ro, Don Enrique ha ricordato il significato del sa-
cramento del Battesimo, quello praticato antica-
mente e quello vissuto personalmente da ciascuno
dei presenti. All’interno dell’antico edificio veniva-
no battezzate alcune bambine fra la gioia dei pre-
senti. Il gruppo si è poi recato alla Scala Santa, che
molti cresimandi hanno voluto percorrere in ginoc-
chio fino alla cappella del Sancta Sanctorum. Infine
è stata celebrata una messa all’interno della Basili-
ca di Santa Croce, animata da canti accompagnata
dal suono della chitarra.
Natalija
Nell’estate appena trascorsa, calda e afosa come poche
ne ricordo, trovavo la mia quiete in un Santuario in riva
al mare. Alle otto di sera, mentre il sole lasciava la sua
ultima calura sulla terra e s’inabissava in un azzurro
mare, tra il profumo dei fiori e l’odore forte di salsedine,
cominciava la S. Messa. Un momento di pace, di ringra-
ziamento, di lode.
In una di quelle serate torride, nella prima panca, una
mamma, due ragazze e un giovane, ammutoliti, frastor-
nati, distrutti dal dolore per la perdita immatura di una
giovane donna, una giovane madre. Dopo la celebrazio-
ne ho abbracciato l’anziana signora e con un filo di voce
le ho sussurrato “coraggio!”.
Il coraggio, mi ha risposto, dove lo trovo?
Ho pensato spesso a questo incontro, a quella frase tra il
dolore e lo sconforto, e mi ripetevo: quale coraggio riu-
sciamo a dare, nel nostro vivere quotidiano molto fretto-
loso e superficiale per un dolore che non è il nostro, in
una situazione che non ci appartiene?
Forse con un semplice “coraggio” mettiamo a posto la
nostra coscienza…
Una risposta concreta me l’ha data, pochi giorni fa, il
Santo Padre nel commentare la prima lettera di S. Paolo
ai Tessalonicesi.
Il consiglio di Paolo è quello di confortarsi a vicenda,
confortarsi in comunità. E sulla questione il Papa ha
proposto un vero esame di coscienza: “Nelle nostre co-
munità, nelle nostre Parrocchie, si parla del fatto che
siamo in attesa del Signore che viene o si chiacchiera di
questo, di quello, di quella per passare un po’ il tempo e
non annoiarsi troppo? Qual è il mio conforto? È questa
speranza? Io sono sicuro che il Signore verrà a cercarmi
e a portarmi con Lui? Ho questa certezza?”.
L’attesa finale di noi Cristiani è quella della Risurrezio-
ne alla venuta del Signore. Con questa sicurezza ci dob-
biamo avvicinare agli altri, con questa forza dobbiamo
far sentire la Sua presenza per poter dire assieme al San-
to Padre “Io sono certo che vedrò il Signore, io sono
certo che il Signore vive, io sono certo che il Signore
verrà a trovarmi. E’ questo l’orizzonte della nostra vita”.
Auguro a quella povera madre di trovare nella sua Par-
rocchia, nella sua comunità, il conforto non di sterili
parole ma il conforto che viene dal profondo del cuore,
il conforto che dà speranza, perché sorretta dalla grazia
di Dio oltre al coraggio troverà sicuramente la pace.
Laura
L’orizzonte della nostra vita
Un caro abbraccio
Il 24 Agosto don Johannes, dopo 15 anni di permanen-
za, ha lasciato la nostra Parrocchia per trasferirsi alla
parrocchia di S. Eugenio.
La sua bella figura, sempre sorridente, pronta a darci
saggi consigli e a trasmetterci grande serenità è sempre
presente in noi.
Caro don Johannes, La Redazione di Orizzonte vuole
dirLe grazie per tutto quello che ci ha dato e porgerLe,
attraverso il Giornalino, i più affettuosi auguri per il
Suo nuovo incarico con l’augurio di poterLa rivedere di
tanto in tanto tra noi.
Ci ricordi sempre nelle Sue preghiere.
Un caloroso ben tornato a Don Carlos che dopo tre anni
ritorna nella nostra Parrocchia.
A Lei, Don Carlos, i più calorosi auguri perché la Sua
attività di indottrinamento rivolta in particolare ai più
piccoli, possa arricchire sempre di più la spiritualità
della nostra comunità.
Una bella risposta dei parrocchiani
all’appello di Papa Francesco
Alla richiesta di Papa Francesco (vedi sotto) abbia-
mo deciso di rispondere, per ora, con un apparta-
mento da prendere in affitto, dove accogliere una
famiglia di rifugiati (1).
In tutte le messe del 13 settembre ho lanciato questa
idea, proponendo di collaborare con un piccolo con-
tributo mensile per pagare l’affitto e le altre spese.
A fine ottobre quasi 70 parrocchiani hanno già ri-
sposto: il totale dei contributi promessi ha raggiunto
sin’ora 1350 € mensili.
Sono molto contento e aspetto altri collaboratori.
Inoltre, a mano, sono stati già consegnati 925 €,
mentre 480 € sono giunti attraverso conto corrente.
Appena trovato l'alloggio chiederò il regolare versa-
mento dell’offerta.
Ora, però, siamo impegnati a cercare l’alloggio.
Segnalatemi le offerte di appartamenti da pren-
dere in affitto in zona, di cui venite a conoscenza.
Grazie a tutti.
Don Roberto.
P.S. Ricordo le modalità di versamento:
•Con c/c postale n. 88975008 intestato a Parrocchia
San Josemaría Escrivá , Con bonifico: IBAN: IT54
I076 0103 2000 0008 8975 008 oppure Portati in
Parrocchia in busta.
N.B. Sempre sia indicato “Per sostegno profughi”
(1) La Caritas Diocesana ci ha fatto sapere che, per
ragioni legali, nei casi di alloggio in appartamenti
presi in affitto, verranno affidate persone della stes-
sa nazionalità ma non famiglie con minori.