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OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

Date post: 29-Jan-2016
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Local Church Newspaper Rome
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Foglio d’informazione redatto dai parrocchiani e aperto al contributo di tutti i lettori: [email protected] Orizzonte Largo Josemaría Escrivà, 7 www.psanjosemaria.it tel. 065191933 Il Convegno Pastorale Diocesano 2015 In questo numero Pag 2. Prevenire non reprimere Pag 2. La forza degli affetti Pag 5. Beate Laura Vicuna Pag 6. Dieci anni della nostra vita Pag 7. L’orizzionte della nostra vita Pag 7. Ritiro Spirituale Settembre 2015 Pag.8. Un Caro Abbraccio Gli universitari ProLife : “non staremo a guardare” Anche quest’anno Roma ha visto incontrarsi le di- verse realtà parrocchiali della Diocesi in occasione del Convegno Pastorale Diocesano tenutosi il 14 – 16 giugno e chiuso il 14 settembre. Il tema principe sul quale parroci, vicari, catechisti e membri dei consigli pastorali si sono confrontati e sono stati chiamati a dare suggerimenti per l’anno pastorale 2015-2016, è stato quello dei genitori i quali, nel solco della fede in Gesù, sono chiamati ad essere insieme educatori responsabili ed evangeliz- zatori dei propri figli. I convegnisti si sono soffermati sugli strumenti che le parrocchie mettono a disposizione dei genitori per aiutarli ad educare con responsabilità nonché a svi- luppare l’attinenza al confronto con gli altri al fine di cogliere nelle rispettive differenze spunti positivi utili alla crescita felice, responsabile e scevra da ogni egoismo. Ai partecipanti è stato assegnato il compito di porre in essere suggerimenti e proposte partendo in primis dal lavoro svolto e dalle esperienze acquisite. Le linee guida si sono concretizzate nella capacità di saper cogliere la felicità per poi mostrarla ai propri figli, condurli ad affrontare la vita senza paure e contagiarli con atteggiamenti probi ed improntati al rispetto degli altri ed in primis dei più bisognosi. 10 i laboratori di studio: genitori testimoni dell’a- more; la parrocchia accoglie i genitori; la parrocchia e le ferite familiari; l’arte di accompagnare i genito- ri; l’annuncio della fede ai genitori; i genitori prota- gonisti nell’educazione; i genitori e la festa della domenica; i genitori e la formazione scolastica; i genitori e la crescita affettiva dei figli; i genitori e l’educazione alla carità. Da come si può facilmente arguire gli argomenti trattati hanno puntato all’essenza della famiglia in (Continua a pagina 4) «Ama la verità; mostrati qual sei; e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sop- portalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio» (San Giuseppe Moscati) (Continua a pagina 3) Parrocchia San J osemaría Escrivà Ottobre 2015 Anno VII n. 14
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Page 1: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

Foglio d’informazione redatto dai parrocchiani e aperto al contributo di tutti i lettori: [email protected]

Orizzonte Largo Josemaría Escrivà, 7 www.psanjosemaria.it tel. 065191933

Il Convegno Pastorale Diocesano 2015

In questo numero

Pag 2. Prevenire non reprimere

Pag 2. La forza degli affetti

Pag 5. Beate Laura Vicuna

Pag 6. Dieci anni della nostra vita

Pag 7. L’orizzionte della nostra vita

Pag 7. Ritiro Spirituale Settembre 2015

Pag.8. Un Caro Abbraccio

Gli universitari ProLife : “non staremo a

guardare”

Anche quest’anno Roma ha visto incontrarsi le di-

verse realtà parrocchiali della Diocesi in occasione

del Convegno Pastorale Diocesano tenutosi il 14 –

16 giugno e chiuso il 14 settembre.

Il tema principe sul quale parroci, vicari, catechisti e

membri dei consigli pastorali si sono confrontati e

sono stati chiamati a dare suggerimenti per l’anno

pastorale 2015-2016, è stato quello dei genitori i

quali, nel solco della fede in Gesù, sono chiamati ad

essere insieme educatori responsabili ed evangeliz-

zatori dei propri figli.

I convegnisti si sono soffermati sugli strumenti che

le parrocchie mettono a disposizione dei genitori per

aiutarli ad educare con responsabilità nonché a svi-

luppare l’attinenza al confronto con gli altri al fine

di cogliere nelle rispettive differenze spunti positivi

utili alla crescita felice, responsabile e scevra da

ogni egoismo.

Ai partecipanti è stato assegnato il compito di porre

in essere suggerimenti e proposte partendo in primis

dal lavoro svolto e dalle esperienze acquisite. Le

linee guida si sono concretizzate nella capacità di

saper cogliere la felicità per poi mostrarla ai propri

figli, condurli ad affrontare la vita senza paure e

contagiarli con atteggiamenti probi ed improntati al

rispetto degli altri ed in primis dei più bisognosi.

10 i laboratori di studio: genitori testimoni dell’a-

more; la parrocchia accoglie i genitori; la parrocchia

e le ferite familiari; l’arte di accompagnare i genito-

ri; l’annuncio della fede ai genitori; i genitori prota-

gonisti nell’educazione; i genitori e la festa della

domenica; i genitori e la formazione scolastica; i

genitori e la crescita affettiva dei figli; i genitori e

l’educazione alla carità.

Da come si può facilmente arguire gli argomenti

trattati hanno puntato all’essenza della famiglia in

(Continua a pagina 4)

«Ama la verità; mostrati qual sei; e senza infingimenti e

senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la

persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sop-

portalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e

la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio»

(San Giuseppe Moscati)

(Continua a pagina 3)

Parrocchia San J osemaría Escrivà Ottobre 2015 Anno VII n. 14

Page 2: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

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Sabato 26 settembre sono rico-

minciati gli “Incontri di fami-

glia”, con un appuntamento dal

titolo “La forza degli affetti - In-

contro semiserio su come amare

da 0 a 100 anni”.

Mattatore della serata è stato Pier-

luigi Bartolomei , direttore della

Scuola di Formazione Elis, non-

ché sceneggiatore ed attore dello

spettacolo “I cinque linguaggi

dell’amore”, che riproduce sulla

scena i contenuti dell’omonimo

libro di Gary Chapman, un noto

psichiatra americano. Il pubblico

ha assistito ad un incontro inten-

so, divertente, mai banale, che ha

sviscerato in maniera umoristica

le problematiche quotidiane ed i

contrasti che caratterizzano quasi

tutte le coppie e che, spesso, sono

causa di litigi, rancori ed anche

rotture definitive. Per Bartolomei,

non esiste l’anima gemella e gli

uomini e le donne sono profonda-

mente diversi tra loro: queste due

cose insieme determinano una

sorta di incomunicabilità nella

coppia. Per vivere insieme, quin-

di, oltre all’amore, devono esser-

ci un progetto di vita e delle fina-

lità che vanno oltre il temporaneo

innamoramento; secondo Bartolo-

mei questo è destinato a finire

dopo nell’arco di breve tempo.

Comincerà poi la vera vita di cop-

pia caratterizzata sia da momenti

felici, sia da difficoltà, incom-

prensioni, litigi, che metteranno a

dura prova il rapporto. E solo se

alla base c’è comprensione, affet-

to, pazienza e la voglia di condi-

videre un percorso di vita, il rap-

porto potrà durare nel tempo.

“Non ti ho sposata perché ti ama-

vo, ma perché ho deciso di amarti

per tutta la vita” : questa frase,

citata da Bartolomei, riassume al

meglio il suo pensiero sul senso

dello stare insieme.

Nicola Salvi

Prevenire, non reprimere

Qual è il rapporto che oggi han-

no i giovani verso la dottrina

cristiana? Per la maggior parte

è caratterizzato da una grande

confusione di idee, nutrita di

pregiudizi e da notizie che, in

genere, non hanno il minimo

fondamento.

Occorre allora ritornare alle

origini dell’insegnamento cri-

stiano, seguendo gli esempi di

San Giovanni Bosco e di San

Filippo Neri, che predisponeva-

no i giovani all’apprendimento

della religione in un’atmosfera

di gioiosa serenità.

L’amore e la temperanza diven-

nero le virtù più praticate da

quei giovani che seguivano assi-

duamente Don Bosco, come

anche per i ragazzi di che si

incontravano nell’oratorio, un

luogo di preghiera, ma anche di

gioco e amicizia.

Ultimamente molti giovani si

sono avvicinati alla dottrina

cristiana grazie a Don Fabio

Rosini, biblista, Direttore del

Servizio per le Vocazioni in

Vicariato, noto per aver iniziato

il progetto di Catechesi su I Die-

ci Comandamenti, diffusosi a

macchia d’olio in tutta Italia.

Con le sue meditazioni sul Van-

gelo, convoglia l’attenzione del

giovane pubblico su argomenti

teologici di grande importanza.

Purtroppo c’è molta confusione

riguardo al cristianesimo, non

solo nei giovani, ma anche negli

adulti e sono le nuove genera-

zioni a pagarne le conseguenze,

perché non hanno punti di riferi-

mento, non sanno se dare ragio-

ne all’insegnante o al migliore

amico, e questo causa uno stra-

volgimento della religione.

La Chiesa viene spesso accusata

in modo infondato e molti gio-

vani la ritengono inutile se non

negativa, poiché capace solo di

imporre regole. Da recenti son-

daggi, per la quasi totalità degli

under18 italiani la religione è al

sesto posto tra gli aspetti princi-

pali della vita, anche se la mag-

gior parte si dichiara i qualche

modo credente. Come si fa a

dichiararsi credenti ed affermare

poi che la religione non è un

elemento importante nella no-

stra vita? Cadiamo quindi in una

contraddizione, molto comune

in questo periodo.

La catechesi, l’educazione al

senso della preghiera e della vita

liturgica e sacramentale, posso-

no quindi far molto per aiutare i

giovani ad appropriarsi della

loro interiorità e spiritualità. I

riti, le insegne e i simboli cri-

stiani possono partecipare a

questa costruzione interiore e

proprio per questo sono a volte

tanto apprezzati dai giovani, con

grande sorpresa degli adulti.

La vita interiore si costituisce

così, in rapporto con una realtà e

una presenza esterne. La Parola

di Dio, trasmessa dalla Chiesa,

svolge questo ruolo mettendo i

giovani in relazione con Dio

attraverso le mediazioni umane,

inaugurate da Cristo e divenute

così segni della sua presenza.

Nella preghiera fiduciosa, gui-

data e sostenuta dalla Chiesa, si

stabilisce un rapporto privilegia-

to tra Dio e coloro che Egli

chiama a conoscerlo. L’espe-

rienza della preghiera è il cro-

giolo dell’interiorità umana,

l’unico mezzo per metterci in

contatto con il divino.

Per concludere, insegniamo e

trasmettiamo questi valori alle

nuove generazioni per pervenire

a quei giusti comportamenti che

non reprimano il desiderio di

spiritualità dei giovani.

Chiara Chiessi

“La forza degli affetti ”

Page 3: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

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Gli universitari ProLife : “non staremo a guardare”

Domenica 10 Maggio a Roma si è

svolta la V edizione della Marcia

Nazionale per la Vita. Quest’anno

tra i tanti simboli, striscioni e car-

telli esibiti nel corteo che, partito

alle 14:00 da via della Conciliazio-

ne (angolo via Traspontina) si è

snodato lungo corso Vittorio Ema-

nuele II, piazza Venezia, Teatro di

Marcello ed, infine, è giunto alla

Bocca della Verità, si è registra-

ta un’autentica novità:

LA CAPPELLANIA DI ROMA

TRE.

Il logo della Cappellania

(un pileo universitario

bianco sullo sfondo nero

della cappellania, realiz-

zato da uno studente d’in-

gegneria informati-

ca), affiancato ai nomi

dei gruppi attivi in tale

istituzione, ha inteso te-

stimoniare non solo

il convinto rifiuto dei

contenuti della legge

194/1978 (una legge pro-

fondamente ingiu-

sta poiché viola il diritto alla vita

del nascituro), da parte degli stu-

denti cattolici dell’Ateneo, ma

anche il motivato dissenso ad ogni

forma di violazione della legge

morale che, in quanto legge divina

e naturale, non conosce eccezioni,

è assoluta, essendo inscritta nella

coscienza e nell’animo di ogni

uomo.

Gli universitari della Cappellania

di Roma Tre, dunque, hanno dato

la loro testimonianza concreta di

pro-life, a favore della vita umana

dal concepimento fino alla morte

naturale, unendosi alle migliaia di

persone di buona volontà, accorse

da tutto il mondo per dimostrare il

loro sì convinto alla vita, marcian-

do per tutti quegli esseri umani che

da più di 40 anni vengono legal-

mente eliminati.

Gli studenti scesi in piazza hanno

lanciato un messaggio preciso:

“Dobbiamo affrontare la situazio-

ne e far sentire la voce del popolo

universitario cattolico! La difesa

della vita, che è sempre qualcosa

di inviolabile, deve partire da noi;

finché ne avremo la forza, gridere-

mo al mondo la terribile realtà:

l’aborto è un omicidio, la legge

194 è ingiusta perché dal 1978 ha

causato la morte di 6 milioni di

vite. Così è forse tutelato il diritto

del nascituro? Gli viene impedito

addirittura di aprire gli occhi al

mondo! La vita è il primo diritto.

Poi, il resto.

La via più semplice spesso non è

quella eticamente più giusta: chie-

diamo allo Stato un aiuto concreto

per le donne in difficoltà, doman-

diamo per esse un supporto psico-

logico ed economico e non di

offrire su un piatto d’argento l’a-

borto, ma di puntare sulla vita,

sperare, credere e proteggere la

vita, in ogni tempo e condizione.”

La Cappellania Universitaria di

RomaTre, che ha partecipato per la

prima volta a tale evento, nella

speranza di aver dato l’avvio ad

una partecipazione crescente e

condivisa da parte degli altri Ate-

nei, comprende i gruppi::

F.U.C.I. (Federazione Universi-

taria Cattolica Italiana),

Comunione e Liberazione,

GiurCap (afferente al Diparti-

mento di Giurisprudenza)

Comunità Sant’Egidio,

Giovani Sacro Cuore

Varie realtà, con carismi

ed obiettivi diversi, ma

che sono scese in piazza

il 10 Maggio 2015 con un

intento comune.

“Una cosa è certa: non

staremo a guardare la

morte di così tanti inno-

centi, non possiamo ri-

manere inerti mentre la

vita viene calpestata. Il

nostro appello è rivolto a

tutte le altre università,

ad ogni giovane di buona

volontà che ama la vita e

vuole impegnarsi per difenderla:

uniamoci, collaboriamo!

Soltanto così ce la faremo. Non da

soli, certo, ma con l’aiuto della

Provvidenza, consapevoli che Dio

darà la vittoria.”

Gli Universitari della

Cappellania di Roma Tre

(Tratto da http://

www.cappellaniauniroma3.org/)

(Continua da pagina 1)

Page 4: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

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Il Convegno Pastorale Diocesano 2015

rapporto con la società. E’ emerso

che tale rapporto, per concretizzar-

si in positivo, ha bisogno di ponti

costituiti da realtà istituzionali or-

ganizzate e propositive; uno di

questi può essere certamente rap-

presentato della parrocchia, la qua-

le, peraltro, rimane punto di riferi-

mento, di accoglienza e di socializ-

zazione delle famiglie. Da tale as-

sunto si deve partire onde incenti-

vare la partecipazione alla vita

parrocchiale prefiggendosi sani

obiettivi e demandando contestual-

mente compiti di responsabilità ai

genitori (ed ai nonni), anche laici,

purché inclini a mettersi in discus-

sione ed a contrastare il soggettivi-

smo aggressivo e l’individualismo

esasperato.

Un ulteriore tema di riflessione è

stato quello del linguaggio usato

per proporre il cammino di fede ai

genitori ed ai ragazzi. A tal propo-

sito è emerso che un linguaggio

eccessivamente dottrinale o norma-

tivo-morale produce un effetto

contrario a quello che si vorrebbe,

per contro, risulta molto apprezzato

un linguaggio che mostri come i

contenuti della fede siano realtà

vive e che la morale non è una se-

rie di regole ma la via della vita

buona. A dare lo spunto al tema

dibattuto è stato un passaggio di

Papa Francesco nell’Evangelii gau-

dium il quale afferma, in estrema

sintesi, che non dobbiamo rimanere

in assoluto fedeli ad una formula-

zione se non trasmettiamo la so-

stanza.

Altro passaggio ha interessato i

problemi della famiglia ed al ri-

guardo si è convenuto che se è vero

che “l’istituzione” Famiglia tiene

(in un recente sondaggio del CEN-

SIS quasi l’80% degli intervistati

ritiene che è una scuola di solida-

rietà, di libertà e di aiuto reciproco:

è il nucleo fondamentale della so-

cietà), è altresì vero che molti sono

gli agenti esterni che minano que-

sta istituzione, a partire dalle ulti-

me concezioni ideologiche che

vorrebbero vederla frutto di una

relazione fra soggetti dello stesso

sesso o da genitore 1 e genitore 2 e

non più padre e madre.

Il Convegno ha anche affrontato,

fra l’altro, l’esigenza della chiesa

di porre in essere scelte pastorali

coraggiose scegliendo un diverso

atteggiamento in merito alle “cure”

delle ferite familiari inferte; ad

esempio, dalla separazione fra i

coniugi che provoca profonde sof-

ferenze, soprattutto agli incolpevoli

figli evidenziando la necessità di

rapportarsi con queste famiglie

partendo dall’effettiva realtà delle

fragilità familiari e sapendo che tali

ferite, spesso, sono più subite con

sofferenza che scelte in piena liber-

tà.

Sul problema della famiglia di fatto

(coppie conviventi non unite in

matrimonio), la linea è quella di

accogliere le diverse realtà sociali

in tema di unione fra uomo e donna

con la consapevolezza che nella

maggior parte dei casi si tratta di

persone che non sono contrarie per

principio al matrimonio o al matri-

monio religioso ed agire con sere-

nità, delicatezza e spirito di evan-

gelizzazione, cercando preventiva-

mente di capire le cause della ces-

sazione dell’unione (immaturità,

fattori economici, scarso cammino

di fede, ecc.), e, nel contempo,

cogliere gli elementi positivi sem-

pre presenti anche in queste situa-

zioni di criticità.

Nessuna famiglia, per quanto co-

raggiosa, può riuscire da sola a

curare le sue ferite; gli operatori

parrocchiali devono saper creare

una rete di relazione fra famiglie,

una rete di solidarietà e di soste-

gno, di cui le coppie abbiano fidu-

cia e sulla quale sappiano di poter

contare.

Il Sinodo trarrà certamente spunto

delle riflessioni emerse dai lavori

del Convegno Pastorale della Dio-

cesi di Roma.

Gianni Cimino

(Continua da pagina 1)

Page 5: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

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E’ stata beatificata da S.Giovanni

Paolo II il 3 Settembre 1988,

splendido esempio di eroismo e di

santità in una bambina. Nata a

Santiago nel 1891, in un momento

di gravi tensioni politiche e milita-

ri, conobbe presto la sofferenza

per la morte del padre pochi anni

dopo.

La famiglia – la madre, Laura e la

sorellina Giulia- si trovò in preca-

rie condizioni economiche.

La madre si trasferì con le figlie,

nella vicina regione argentina del

Neuquén, dopo essere stata as-

sunta nella tenuta agricola di Ma-

nuel, uno dei tanti colonizzatori

della Patagonia.

La madre di Laura si trovò in una

situazione difficile: a causa

dell’insistente pressione psicologi-

ca di Manuel, accettò di divenire

la sua compagna; ovviamente

Laura, nonostante fosse appena

una bambina, si rese conto dell’e-

vidente situazione di irregolarità

della madre, la quale non poteva

essere ammessa a ricevere i Sacra-

menti. A 9 anni Laura, con la so-

rella Giulia, fu iscritta al Collegio

Missionario delle Figlie di Maria

Ausiliatrice, che si trovava ai con-

fini con il Cile. L’anno successivo

ricevette la Prima Comunione;

comprendeva inoltre ogni giorno

di più, la situazione negativa in

cui si trovava la madre con Ma-

nuel: pregava continuamente,

afiinché la madre si decidesse a

lasciarlo. Il giorno della Prima

Comunione, scrisse alcuni propo-

siti, molto simili a quelli di

S.Domenico Savio, l’allievo quin-

dicenne di Don Bosco:

“O mio Dio, voglio amarti e ser-

virti per tutta la vita; perciò ti do-

no la mia anima, il mio cuore,

tutto il mio essere. Voglio morire

piuttosto che offenderti col pecca-

to; perciò intendo mortificarmi in

tutto ciò che mi allontanerebbe da

te. Propongo di fare

quanto so e posso perché

tu sia conosciuto e ama-

to, e per riparare le offe-

se che ricevi ogni giorno

dagli uomini, special-

mente dalle persone del-

la mia famiglia. Mio

Dio, dammi una vita di

amore, di mortificazione,

di sacrificio”

Aveva solamente 10

anni.

Decise di iscriversi alla

Pia Unione delle Figlie

di Maria, per la grandis-

sima devozione che nu-

triva verso l’Immacolata,

Madre dei piccoli.

Quando nel periodo delle vacanze,

Laura e Giulia tornarono dalla

madre, Manuel mostrò un interes-

se nei confronti di Laura.

La bambina, coraggiosamente,

(aveva 11 anni!), lo respinse e

Manuel risentito, decise di non

pagare più le rette del collegio alle

bambine.

Mossa da pietà, la direttrice le

accolse comunque.

Il 29 Marzo 1902, Laura e Giulia

ricevettero la Cresima; in

quell’occasione Laura chiese di

poter essere ammessa tra le postu-

lanti delle Figlie di Maria Ausilia-

trice.

Le dissero che non era possibile, a

causa della situazione familiare.

Il mese successivo, pronunciò

privatamente i voti di castità, po-

vertà, obbedienza: voleva essere

tutta di Gesù.

Offrì la sua vita per il ritorno alla

fede della madre: ben presto, il

suo fisico iniziò a deperire.

Tornò dalla madre, ma Manuel

continuò ad importunarla: fu per-

cossa e picchiata dall’uomo, il

quale la lasciò traumatizzata e

sanguinante per strada. Il 22 Gen-

naio 1904, ricevette il Viatico e

parlò con la madre. Le spiegò la

sua offerta e le chiese di pentirsi.

La madre in lacrime, promise alla

figlia che avrebbe cambiato vita.

Poi, Laura, rivolta al Crocifisso

della stanza, spirò serenamente

dopo aver detto:

“Grazie Gesù, Grazie Maria! Ora

muoio contenta”

Oggi la Beata Laura è pregata ed

invocata da molti, e molte sono le

grazie ottenute da questa bambina:

con il riconoscimento di un altro

miracolo, Laura potrebbe essere la

più giovane santa non martire del-

la Chiesa.

Chiara Chiessi

http://servimariae.wordpress.com

BEATA LAURA VICUNA: L’EROISMO DEI PICCOLI

Page 6: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

6

Poco tempo fa ho fe-

steggiato il mio anni-

versario di matrimonio.

Questo non è stato un

anniversario come tutti

gli altri perché ha rap-

presentato il raggiungi-

mento di un primo im-

portante traguardo.

Era il 24 agosto del

2005 quando io e mio

marito abbiamo giurato

amore e fedeltà eterna

davanti a Dio.

Quando si è ragazzi si

pensa al matrimonio

come a una prigione;

quante volte parlando

con gli amici si sente

spesso dire “io non mi

sposerò mai”. Il concet-

to di matrimonio è as-

sociato al venir meno

della libertà, alla noia di

dover stare per tutta la

vita sempre con la stes-

sa persona, che, peral-

tro, con gli anni perde

gli aspetti estetici e

caratteriali che hanno

innescato l’innamora-

mento.

Anche io avevo quella

visione del matrimonio,

ma quando all’età di 25

anni ho conosciuto

l’uomo che sarebbe

diventato mio marito,

ho sentito un forte desi-

derio di sposarmi. Il

termine

“libertà”, la

cui perdita

era così

temuta, ha

assunto un

diverso si-

gnificato;

non coinci-

deva più con

la possibilità di prende-

re decisioni, a prescin-

dere da tutto e tutti, su

qualsiasi cosa, ma di

prenderle con lui, an-

che se questo avrebbe

comportato qualche

rinuncia. Dal giorno in

cui ho conosciuto mio

marito a quello in cui

ho pronunciato il fatidi-

co “si” sono trascorsi

circa cinque anni. Que-

sti anni sono stati utili

per poterci conoscere,

considerato che vi sono

state delle parentesi

dovute al fatto che vi-

vevamo in città diverse

e molto distanti; tutta-

via, probabilmente, il

fidanzamento sarebbe

stato più breve e ci sa-

remmo sposati prima se

non mi fossi scontrata

con le difficoltà di tro-

vare un impiego lavora-

tivo stabile.

Purtroppo, oggi è molto

frequente rinviare il

progetto di costituire

una famiglia per ragioni

legate alle scarse oppor-

tunità di lavoro, anche

se, in questi ultimi anni

ho maturato la convin-

zione che, se ci si affida

a Dio, si trova il corag-

gio di fare quella che

può sembrare una scelta

irrazionale ovvero di

iniziare la vita matrimo-

niale anche se non si

possiede un apparta-

mento o un reddito di

un certo tipo. Il bilan-

cio di questi dieci anni

di matrimonio è stato

positivo e io e mio ma-

rito continuiamo ad

amarci con la stessa

intensità del primo gior-

no. Questo non signifi-

ca che non abbiamo

vissuto momenti di

grande difficoltà.

In tali momenti ho con-

tinuato a credere nel

nostro amore, nel vin-

colo sacro del matrimo-

nio e a pregare Dio

affinché mi desse lo

spirito di saggezza per

trovare una soluzione,

e dove questa non c’era,

lo spirito di abbandono

per accettare con sere-

nità quella che era la

Sua volontà o quello

che Lui aveva permesso

che accadesse. Io penso

che il successo, ad oggi,

del mio matrimonio sia

dovuto innanzitutto al

fatto che io e mio mari-

to sappiamo sempre di

poter contare l’uno

sull’altro, di non essere

mai soli nei momenti di

sconforto o necessità;

inoltre, ritengo sia stato

fondamentale anche il

fatto che io e mio mari-

to cerchiamo di fare più

cose possibili insieme,

dal fare la spesa all’ac-

quisto di regali, dal

seguire le catechesi

all’andare in palestra

negli stessi giorni; dal

non uscire separata-

mente, scegliendo di

frequentare persone che

risultino gradite ad en-

trambi.

Annarita Gurrado

Dieci anni insieme

Perù, 22 Settembre. Inizia il

viaggio di 32 studentesse di in-

gegneria, medicina, Sanu e

scienze infermieristiche in un

Paese ricco di contraddizioni.

Sopra di noi il cielo: un velo

compatto di nuvole grigiastre,

nessun raggio di sole. È il rifles-

so di quei pueblos, baraccopoli

così lontane dalla civiltà; forse

uno dei posti più tristi e poveri al

mondo? Lunghe strade polvero-

se, case prive di acqua potabile

dove vivono uomini che, dimen-

ticando di esserlo, le dividono

con gli animali. Recandoci ogni

giorno presso i villaggi di Roma

e Los Angeles/Miraflores, nella

valle del Cañete a due ore da

Lima, ci accolgono le strutture di

Condoray. Dal 1963 forma le

promotoras, donne indigene che

ritrasmettono nelle loro comunità

il messaggio di progresso acqui-

sito. Ci tocca l’anima aver preso

coscienza di come, anche (o

forse proprio) nella miseria,

esista qualcuno in grado aiutare

chi sta peggio. Abbiamo offerto

lezioni di educazione alimentare

e visite mediche in ambulatori

provvisori, dove il lettino da

visita era una fredda e misera

panca di legno! Credo che il

nostro obiettivo fosse quello di

comprendere il significato della

cooperazione internazionale,

operando sia sull’assistenza so-

cio-sanitaria sia sull’educazione

alimentare. Al “non costruisco il

tetto perché tanto cade” di un

anziano dal viso solcato dal duro

lavoro, abbiamo contrapposto

l’idea che ciascuno abbia il dirit-

to - ma anche il dovere! - di aspi-

rare al meglio, seguendo la

“stella polare” della nostra vita,

perché… “se po’ campà senza

sapè pecché, ma nun se po

campà senza sapè pe Chi!”.

Campà senza sapè pe Chi!?

Page 7: OrizzonteNOV2015 Finale2 Def

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Ritiro Spirituale Settembre 2015

Condotto da Don Enrique e dalla catechista Brunil-

de, sabato 12 settembre 2015 si è tenuto il ritiro

spirituale rivolto ai ragazzi dell’ultimo anno del

Percorso di preparazione al sacramento della Con-

fermazione. Il ritiro, a cui hanno partecipato anche

vari genitori, si è svolto sotto forma di pellegrinag-

gio in varie basiliche di Roma e ha offerto momenti

di intensa spiritualità. Dopo 3 anni passati insieme

a “percorerre la strada di Gesù”, i ragazzi si sono

dimostrati molto interessati e preparati. Non sono

mancati accenni alla storia di Roma, raccontati an-

che in modo simpatico, che hanno permesso ai ra-

gazzi di apprezzare le bellezze dei luoghi e di go-

dersi un bel pomeriggio di sole fra amici. Appunta-

mento alla Basilica di Santa Croce in Gerusalem-

me, Prendendo spunto dalle reliquie conservate

nella Basilica di Santa Croce è stata proposta ai

ragazzi una riflessione sul significato autentico

della croce, che accompagna la vita di ogni cristia-

no e lo unisce a Cristo. Il gruppo ha poi raggiunto

con una piacevole passeggiata la Basilica di San

Giovanni in Laterano. Di fronte alla monumentale

facciata si è parlato della missione a Roma degli

apostoli Pietro e Paolo e delle loro reliquie conser-

vate all’interno. Prima di visitare l’attiguo battiste-

ro, Don Enrique ha ricordato il significato del sa-

cramento del Battesimo, quello praticato antica-

mente e quello vissuto personalmente da ciascuno

dei presenti. All’interno dell’antico edificio veniva-

no battezzate alcune bambine fra la gioia dei pre-

senti. Il gruppo si è poi recato alla Scala Santa, che

molti cresimandi hanno voluto percorrere in ginoc-

chio fino alla cappella del Sancta Sanctorum. Infine

è stata celebrata una messa all’interno della Basili-

ca di Santa Croce, animata da canti accompagnata

dal suono della chitarra.

Natalija

Nell’estate appena trascorsa, calda e afosa come poche

ne ricordo, trovavo la mia quiete in un Santuario in riva

al mare. Alle otto di sera, mentre il sole lasciava la sua

ultima calura sulla terra e s’inabissava in un azzurro

mare, tra il profumo dei fiori e l’odore forte di salsedine,

cominciava la S. Messa. Un momento di pace, di ringra-

ziamento, di lode.

In una di quelle serate torride, nella prima panca, una

mamma, due ragazze e un giovane, ammutoliti, frastor-

nati, distrutti dal dolore per la perdita immatura di una

giovane donna, una giovane madre. Dopo la celebrazio-

ne ho abbracciato l’anziana signora e con un filo di voce

le ho sussurrato “coraggio!”.

Il coraggio, mi ha risposto, dove lo trovo?

Ho pensato spesso a questo incontro, a quella frase tra il

dolore e lo sconforto, e mi ripetevo: quale coraggio riu-

sciamo a dare, nel nostro vivere quotidiano molto fretto-

loso e superficiale per un dolore che non è il nostro, in

una situazione che non ci appartiene?

Forse con un semplice “coraggio” mettiamo a posto la

nostra coscienza…

Una risposta concreta me l’ha data, pochi giorni fa, il

Santo Padre nel commentare la prima lettera di S. Paolo

ai Tessalonicesi.

Il consiglio di Paolo è quello di confortarsi a vicenda,

confortarsi in comunità. E sulla questione il Papa ha

proposto un vero esame di coscienza: “Nelle nostre co-

munità, nelle nostre Parrocchie, si parla del fatto che

siamo in attesa del Signore che viene o si chiacchiera di

questo, di quello, di quella per passare un po’ il tempo e

non annoiarsi troppo? Qual è il mio conforto? È questa

speranza? Io sono sicuro che il Signore verrà a cercarmi

e a portarmi con Lui? Ho questa certezza?”.

L’attesa finale di noi Cristiani è quella della Risurrezio-

ne alla venuta del Signore. Con questa sicurezza ci dob-

biamo avvicinare agli altri, con questa forza dobbiamo

far sentire la Sua presenza per poter dire assieme al San-

to Padre “Io sono certo che vedrò il Signore, io sono

certo che il Signore vive, io sono certo che il Signore

verrà a trovarmi. E’ questo l’orizzonte della nostra vita”.

Auguro a quella povera madre di trovare nella sua Par-

rocchia, nella sua comunità, il conforto non di sterili

parole ma il conforto che viene dal profondo del cuore,

il conforto che dà speranza, perché sorretta dalla grazia

di Dio oltre al coraggio troverà sicuramente la pace.

Laura

L’orizzonte della nostra vita

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Un caro abbraccio

Il 24 Agosto don Johannes, dopo 15 anni di permanen-

za, ha lasciato la nostra Parrocchia per trasferirsi alla

parrocchia di S. Eugenio.

La sua bella figura, sempre sorridente, pronta a darci

saggi consigli e a trasmetterci grande serenità è sempre

presente in noi.

Caro don Johannes, La Redazione di Orizzonte vuole

dirLe grazie per tutto quello che ci ha dato e porgerLe,

attraverso il Giornalino, i più affettuosi auguri per il

Suo nuovo incarico con l’augurio di poterLa rivedere di

tanto in tanto tra noi.

Ci ricordi sempre nelle Sue preghiere.

Un caloroso ben tornato a Don Carlos che dopo tre anni

ritorna nella nostra Parrocchia.

A Lei, Don Carlos, i più calorosi auguri perché la Sua

attività di indottrinamento rivolta in particolare ai più

piccoli, possa arricchire sempre di più la spiritualità

della nostra comunità.

Una bella risposta dei parrocchiani

all’appello di Papa Francesco

Alla richiesta di Papa Francesco (vedi sotto) abbia-

mo deciso di rispondere, per ora, con un apparta-

mento da prendere in affitto, dove accogliere una

famiglia di rifugiati (1).

In tutte le messe del 13 settembre ho lanciato questa

idea, proponendo di collaborare con un piccolo con-

tributo mensile per pagare l’affitto e le altre spese.

A fine ottobre quasi 70 parrocchiani hanno già ri-

sposto: il totale dei contributi promessi ha raggiunto

sin’ora 1350 € mensili.

Sono molto contento e aspetto altri collaboratori.

Inoltre, a mano, sono stati già consegnati 925 €,

mentre 480 € sono giunti attraverso conto corrente.

Appena trovato l'alloggio chiederò il regolare versa-

mento dell’offerta.

Ora, però, siamo impegnati a cercare l’alloggio.

Segnalatemi le offerte di appartamenti da pren-

dere in affitto in zona, di cui venite a conoscenza.

Grazie a tutti.

Don Roberto.

P.S. Ricordo le modalità di versamento:

•Con c/c postale n. 88975008 intestato a Parrocchia

San Josemaría Escrivá , Con bonifico: IBAN: IT54

I076 0103 2000 0008 8975 008 oppure Portati in

Parrocchia in busta.

N.B. Sempre sia indicato “Per sostegno profughi”

(1) La Caritas Diocesana ci ha fatto sapere che, per

ragioni legali, nei casi di alloggio in appartamenti

presi in affitto, verranno affidate persone della stes-

sa nazionalità ma non famiglie con minori.


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