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IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE NEI MASS MEDIAPROF. ANTONIO MARTUSCIELLO
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Università Telematica Pegaso Il processo di comunicazione

nei mass media

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice

1 DEFINIZIONE------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 3

2 FORMULA DELLE W DI LASSWELL --------------------------------------------------------------------------------- 10

3 CULTIVATION THEORY -------------------------------------------------------------------------------------------------- 12

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16

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Università Telematica Pegaso Il processo di comunicazione

nei mass media

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 Definizione

Nelle società contemporanee gran parte delle informazioni proviene dai media.

Le notizie costruiscono la visione del mondo e forniscono le informazioni necessarie alla

vita quotidiana.

Nelle società pre-moderne il controllo sociale rigido costringeva a una accettazione del

proprio destino personale.

Il soggetto era confinato in un ristretto intorno sociale: il suo paese e il suo lavoro.

Talvolta la grande quantità di informazione odierna impedisce di dare ordine e significatività

e fa percepire come superfluo l’approfondimento.

Oggi la comunicazione diventa spettacolare, asseconda i gusti dei consumatori mediali per

godere di introiti pubblicitari vitali.

In realtà è possibile anche accedere direttamente all’informazione, né si può presumere che

il pubblico dei media sia unicamente massificato e indifferenziato.

Il processo di comunicazione mediale è molto più complesso delle interazioni fra persone.

Questi i soggetti interessati:

Emittente: testate giornalistiche, televisive, internet

Ricevente: pubblici di riferimento

Codici: la parola, la musica, le immagini

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(L. 22.04.1941/n. 633)

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Le “comunicazioni” devono intendersi come un processo che comprende le istituzioni e le

tecniche, grazie alle quali gruppi specializzati impiegano strumenti tecnologici di un certo tipo,

stampa, radio, film, tv, internet per diffondere un contenuto simbolico, a pubblici ampi, eterogenei,

fortemente dispersi (Janowitz 1968).

I mass media di conseguenza sono i diversi sistemi tecnologici che rendono possibile la

comunicazione di massa.

I Per mass media deve essere chiaro che si intendono tutti quegli apparati tecnologici che

servono per la comunicazione di massa.

Ovvero servono per comunicare apertamente e a distanza a numerosi riceventi, entro un

breve spazio di tempo.

C'è uno stretto rapporto fra l'evoluzione della tecnologia e la comunicazione di massa, nel

senso che la comparsa di una nuova tecnologia, molto spesso è destinata a modificare, se non

addirittura a sconvolgere, il panorama comunicativo preesistente.

La comunicazione di massa è per lo più volontaria (io vado al cinema, compro il giornale,

accendo la radio), è modellata dalla cultura, dai bisogni della propria vita e dall’ambiente sociale.

Occorre però fare attenzione: la comunicazione di massa è un concetto astratto, ipotetico,

improntato su alcune risultanze empiriche, raramente reperibili in forma pura (McQuail).

Poiché la comunicazione di massa utilizza modi e tecniche di trasmissione di natura diversa,

come la scrittura, gli audiovisivi, i sistemi elettronici, la tv, la stampa, la radio, il cinema, internet,

attraverso questi modi e queste tecniche si sarebbe formata una nuova cultura peculiare che si fonda

sui modi di trasmissione più che sui contenuti.

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Secondo M. McLuhan, la forma tecnica data ai contenuti cambierebbe la natura stessa di

questi contenuti. Anzi parla di effetti diretti sulla psiche dell’individuo.

Lo studioso canadese infatti è celebre per una serie di “titoli” dei suoi libri che racchiudono

altrettanti concetti: “Il medium è il messaggio”; “La galassia Gutemberg”, “Il villaggio globale”.

Egli scrive:

“Non è a livello delle idee e dei concetti che la tecnologia produce i suoi effetti; sono

piuttosto i rapporti tra i sensi e i modelli di percezione a essere modificati da essa a poco a poco

senza incontrare la minima resistenza” ( McLuhan1964).

La comunicazione è a tutti gli effetti trasmissione, ma la trasmissione in sé è utile per quanto

il destinatario sia in grado di accoglierla.

Per facilitare questa ricezione, l'informazione deve ricorrere alla ripetizione, alla

persuasione, a fattori colorati di affettività ed emozionali.

In base agli studi di H. D. Lasswell (1948) l'intera questione è sintetizzabile in 5 punti così

strutturati:

a) chi controlla l'emissione;

b) struttura e finalità del messaggio;

c) le vie della trasmissione;

d) il pubblico a cui il messaggio è destinato;

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e) gli effetti sperati/gli effetti ottenuti.

Le “comunicazioni sociali” si svolgono nella sfera pubblica, trattano materie di interesse

pubblico e le questioni su cui si forma l’opinione pubblica, rispondono della loro attività alla società

esterna, secondo regole e pressioni che provengono dallo Stato o dalla società.

Pur godendo di un ampio margine di libertà, formalmente i mass media sembrano privi di

potere e sembrano privi di vincoli sociali.

Quindi i mass media sono da considerare un’istituzione costituita dall’ “insieme delle

attività e delle organizzazioni mediali aventi regole formali o informali di funzionamento

all’interno di quadri giuridici e politici imposti dalla società”.

I media sono interamente segmentati secondo il tipo di tecnologia, stampa, cinema, tv, e

secondo sotto-tipi, stampa nazionale, locale. (McQuail 2000).

Noi oggi viviamo in una società in cui la comunicazione non solo è molto complessa, ma è

anche più pervasiva che in passato.

Abbiamo spesso l'impressione di non essere in grado di farcela a sopportare la quantità di

informazioni che permeano l'ambiente in cui siamo immersi.

E questo grazie soprattutto alla grande evoluzione tecnologica di cui siamo ostaggio che fa

sì che l'informazione ci arrivi da tutte le parti.

Per perfezionare l'idea della ruota ci sono voluti secoli.

Ma ci sono ancor oggi tribù dell'Africa che non l'hanno ancora introiettata.

Mentre noi siamo passati dal 1990, dal telefono portatile che pesava 3 chili, all'I Pad di Jobs.

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In realtà però, modifiche tecnologiche a parte, la comunicazione di massa è sempre stata la

prerogativa dei gruppi dominanti.

Il suonatore di tamburo che aveva il compito di comunicare i pericoli che minacciavano il

gruppo, prendeva ordini dal capo.

Una sua autonoma o bizzarra iniziativa poteva mettere a repentaglio la tribù. Il

pittore chiamato a illustrare le storie evangeliche sulle chiese medioevali, doveva far

riferimento all'autorità ecclesiastica.

Se avesse dato al demonio l'aspetto di George Clooney sarebbe finito al rogo. Gli inviati di

guerra in Iraq devono far riferimento alle disposizioni per la stampa dei comandi militari alleati. C'è

quindi sempre stata una stretta correlazione fra comunicazione di massa e potere.

In genere al giorno d'oggi l'opinione pubblica alimentata dai mass media è diventata un

fattore costante di qualsiasi competizione o in qualsiasi battaglia internazionale.

Tutto ciò dipende dal fatto che l'industria dei media è capace di raggiungere la maggioranza

della popolazione, esercitando un certo grado di controllo autoritario (autorevolezza) e

monopolistico al vertice o al centro, ma anche esercitando una forte influenza su un pubblico

affezionato ai media e sensibile al loro fascino. (McQuail)

Quando si parla di società di massa si intendegenericamente quel tipo di organizzazione

sociale che fra il 1800 e il 1900 ha cominciato a delineare l'aspetto delle città europee e del Nord

America.

Si tratta di profondi cambiamenti che sono legati all'avvento della società industriale.

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Per sintetizzare, si tratta dello sviluppo di alcune fonti di energia, quella idroelettrica per

esempio, che hanno potuto alimentare i macchinari impiegati nella produzione delle merci.

Questo ha dato luogo alle fabbriche, sorte spesso in zone concentrate, che a loro volta hanno

richiamato molta manodopera.

La rivoluzione industriale si è sviluppata principalmente nelle città o attorno a esse, dove si

concentrarono le persone che avevano abbandonato la campagna e la vita rurale.

L'avvento della società industriale, comporta fra l'altro un modo diverso di strutturare il

tempo delle persone.

L'urbanizzazione crea situazioni nuove fino ad allora impensate: grandi folle che vengono

impiegate per lavorare nelle grandi fabbriche, grandi concentrazioni di insediamenti proletari.

Ma anche la travolgente sostituzione dei valori arcaici con condizioni di vita spesso

alienate, interamente assorbite dalla necessità di procurare il salario per vivere o per accumulare

ricchezza, divenuti il fine ultimo dell'attività umana.

Tutto ciò ha provocato quello che il sociologo Max Weber ha chiamato “il disincanto del

mondo”.

In sostanza l'industrializzazione porta a un’impostazione razionalista dell'organizzazione

sociale, basata sull'efficienza e il sapere tecnico, in quanto la metropoli è essenzialmente uno spazio

economico.

Ovvero la città è il luogo dominante del consumo, della produzione, del commercio ed è

nella città che si concentrano le funzioni di controllo del sistema economico.

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Sul potere dei mass media di influenzare la società esistono idee divergenti e contrastanti.

Di certo tutte le scuole di pensiero sono concordi nell'attribuire comunque ai media un

grandissimo potere di influenza.

L'espressione società di massa che si è affermata di recente, come concetto risale in realtà ai

primi dell'Ottocento, collegato proprio alla comparsa dell'industrializzazione.

Anche massa è un termine che ha due accezioni, una negativa e una positiva.

La prima vede la folla come ignorante, rozza, incontrollabile, perfino violenta.

La seconda, risale alla tradizione socialista e vede la massa organizzata a scopo solidaristico,

con connotati positivi. Anche termini come adesione di massa, movimento di massa, azione di

massa, indicano una valutazione positiva.

Esistono insomma dei modi differenti di considerare la gente come massa. In definitiva però

prevale l'accezione negativa in quanto nelle aggregazioni di massa, l'individualità tende a sparire.

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2 Formula delle W di Lasswell

Le 5 w di Lasswell sono: Who, What, Whom, Where, What effects.

Who (chi dice) emittente.

Questi gli elementi di cui tener conto: fonti di emittenza, testate giornalistiche, Tv, operatori

professionali e loro preparazione, leggi sull’emittenza, diritti e doveri.

What (cosa) messaggio prodotto

Questi gli elementi di cui tener conto: i codici espressivi, le immagini, il montaggio, i modi

della produzione entro un genere, analisi del contenuto dei diversi media, analisi delle notizie

distinte per settori-argomento, confronto fra generi-contenuti (e con quale frequenza) dalle emittenti

pubbliche e private, confronto fra notizie televisive e nei quotidiani

Il messaggio si concretizza in una precisa struttura narrativa (contenuti, trama, protagonisti

principali e secondari, una particolare coloritura emotiva).

Il prodotto è messo a punto nelle sue varie fasi: ideazione, produzione, distribuzione-

promozione.

In relazione al mezzo e al pubblico si definisce il Whom (a chi) = (pubblico gusto tipo e

modalità di consumo).

Questi gli elementi di cui tener conto: Auditel, Audiradio e Audipress.

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Ci si rivolge a un pubblico reale o potenziale che si vuole conservare o aumentare. Le

ricerche possono aiutare a conoscere il proprio pubblico, con variabili socio-demografiche o

culturali, si può analizzare il processo di ricezione (es. comprensione dei contenuti) e il significato-

valore attribuito a quel prodotto da chi ne fruisce

Where è il mezzo = da dove, da quale canale comunicativo.

Questo implica anche l’analisi del controllo economico e politico delle grandi emittenti, la

quantità e fonti delle entrate, le tecnologie che utilizzano.

Ciascun mezzo è caratterizzato da specifici codici linguistici.

What effects =con quali effetti o efficacia (successo ottenuto).

A tal proposito è utile vedere come un prodotto mediale ha modificato conoscenze e

atteggiamenti di un pubblico.

La tv e i principali media nel tempo costruiscono una particolare rappresentazione sociale

(della giustizia, della violenza, della politica, dell’infanzia, della famiglia).

Per effetti a breve termine intendiamo il gradimento o successo nella trasmissione di

informazioni.

Per effetti a lungo termine intendiamo la creazione di atteggiamenti, modelli culturali e

valori che l’insistere di certi messaggi può formare e/o rendere stabili.

Tutte le fasi della produzione di un messaggio contengono numerosi vincoli.

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3 Cultivation Theory

La Cultivation Theory afferma che l’insistere dei media su certi contenuti proposti in un

determinato modo finisce per farli ritenere rilevanti nel determinare i modelli culturali di

riferimento di una determinata società in un particolare momento storico.

Secondo George Gerbner e i ricercatori che insieme a lui hanno elaborato questa teoria, la

televisione rappresenta la forza dominante nel modellare la società odierna. Ciò grazie alla sua

capacità di diventare in ogni casa la fonte che fornisce la maggior parte dei ‘racconti’.

In ogni epoca i narratori hanno svolto il ruolo di dare un’idea il più possibile coerente di ciò

che deve essere considerato importante e giusto, e di come le cose devono andare avanti.

Mentre nel passato gli individui traevano le loro storie dalle istituzioni religiose, oggi questo

è fatto dalla televisione. Il quotidiano racconto della televisione riempie di simboli il contesto in cui

viviamo, coltiva in noi un certo modo di guardare alla vita e al mondo, modella la nostra percezione

della realtà. Facilmente accessibile a tutti, la televisione contribuisce in maniera determinante a

creare una visione collettiva del mondo.

In questo senso, è molto importante prestare attenzione ai contenuti che essa trasmette

quotidianamente.

Gerbner e i suoi collaboratori si sono soprattutto interessati alla violenza rappresentata in

televisione e agli effetti che essa produce sulla percezione della realtà da parte del pubblico.

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La teoria della coltivazione indaga non tanto gli effetti a breve termine o un certo

contenuto particolare. Il suo interesse focale risiede nell’effetto cumulativo prodotto da una lunga

esposizione alla televisione.

Ciò che conta, per i teorici della coltivazione, è il processo di immersione totale nel mondo

televisivo e non tanto la visione selettiva di determinati programmi. Secondo Gerbner, l’esposizione

prolungata alla televisione produce una vera e propria "cultura televisiva".

Partendo dall’ipotesi che i telespettatori più assidui hanno una percezione della realtà

diversa da quella dei telespettatori saltuari, Gerbner, Signorielli e gli altri hanno studiato le opinioni

dei telespettatori relativamente a quattro "aree" in particolare:

1) possibilità di rimanere vittime di atti di violenza;

2) paura di camminare da soli di notte;

3) percezione della protezione della polizia;

4) diffidenza verso gli altri.

Tra il 1980 e il 1986, questi studiosi hanno intervistato alcuni gruppi di persone, in cinque

occasioni diverse, chiedendo la loro opinione sul mondo. I risultati hanno portato all’elaborazione

dei concetti chiave della teoria della coltivazione.

a) La sindrome del mondo malvagio.

Sebbene negli USA meno dell’1% della popolazione (al tempo dell’indagine) sia veramente

vittima di un crimine, i telespettatori più assidui tendono a considerare il mondo molto pericoloso e

malvagio. Sono portati a pensare che non ci si possa fidare della maggior parte della gente e che

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"ognuno pensa solo a se stesso". Essi tendono insomma a vedere il mondo in modo più negativo dei

telespettatori più saltuari (Violenza nei media).

b) La corrente dominante (mainstreaming).

Alcuni critici di Gerbner sostengono che, analizzando in maniera diversa i dati da lui

raccolti, non risulta alcuna relazione tra tempo di esposizione e percezione della realtà sociale. Altri

affermano che il solo fattore che porta gli individui a considerare il mondo un luogo malvagio e

pericoloso è il fatto che vivono in aree ad alta densità criminale. Per rispondere a queste critiche

Gerbner ha proposto due concetti: la corrente dominante e la risonanza. La relazione tra tempo di

esposizione e percezione della realtà sociale può sembrare ad alcuni inesistente perché la televisione

favorisce la "corrente dominante". A causa della televisione, infatti, la cultura raggiunge un tale

grado di omologazione da rendere meno marcate le differenze tra i vari gruppi. Le parole di

Gerbner ("La corrente dominante fa della televisione il vero crogiuolo del popolo americano")

significano che la televisione agisce non tanto come agente di cambiamento quanto di stabilità. Essa

condiziona lentamente gli spettatori portandoli a percepire il mondo più o meno allo stesso modo.

c) Risonanza.

Gli effetti prodotti dal consumo televisivo sono maggiori se il telespettatore assiduo ha

esperienze di violenza nella sua vita personale. In questo caso, la ripetizione della rappresentazione

simbolica della violenza può portare il telespettatore a rivivere nella sua mente le esperienze di

violenza vissute nella realtà, aumentando così la sua paura della violenza.

"La congruenza tra il mondo televisivo e le circostanze della vita reale possono ‘risuonare’

tra di loro e portare a situazioni di coltivazione marcatamente amplificate."

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Gerbner riconosce che la coltivazione può non essere un fenomeno universale e che la natura

delle interazioni personali di ciascun individuo può condizionare la loro tendenza ad accettare o

meno la realtà televisiva. Per esempio, gli adolescenti che parlano regolarmente con i genitori del

loro consumo televisivo sono potenzialmente meno condizionabili dalle immagini televisive rispetto

agli adolescenti che invece non ne parlano mai.

La teoria della coltivazione ha subito numerose critiche da più parti. Alcuni hanno messo in

discussione la definizione gerbneriana di violenza, la selezione dei programmi da sottoporre ad

analisi, le tecniche di campionamento e il criterio di differenziazione tra spettatori assidui e

spettatori saltuari.

Nonostante tali critiche, il lavoro di Gerbner è di indubbio valore.

L’affermazione generale secondo cui una lunga esposizione alla televisione condiziona la

percezione della realtà da parte dei telespettatori risulta sempre valida. Non c’è da meravigliarsi se

Gerbner ama citare spesso le parole del patriota scozzese Andrew Fletcher: "Se a un solo uomo

fosse permesso di comporre tutte le ballate, costui non avrebbe più bisogno di preoccuparsi di chi fa

le leggi di una nazione".

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Bibliografia

Morcellini M., Comunicazione e media, EGEA, Roma 1993.

Smelser N. J., Manuale di sociologia, Il Mulino, Bologna 2011.


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