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SPIn - Eco Vol.6 Circondario Valdelsa S P I n - E c o STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENA ATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI Volume 6 CIRCONDARIO VALDELSA S P I n - E c o FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI DI SIENA UNIVERSITA’ DI SIENA DIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI ARCA ONLUS PROVINCIA DI SIENA Cop.Circ.Valdelsa.indd 1 Cop.Circ.Valdelsa.indd 1 28-09-2006 9:52:26 28-09-2006 9:52:26
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S P I n - E c o STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENA

ATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI

Volume 6

CIRCONDARIO VALDELSA

S P I n - E c o FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI DI SIENA

UNIVERSITA’ DI SIENADIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI

ARCA ONLUS

PROVINCIA DI SIENA

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S P I n - E c o STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENA

ATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI

Volume 6

CIRCONDARIO VALDELSA

S P I n - E c o FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI DI SIENA

UNIVERSITA’ DI SIENADIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI

ARCA ONLUS

PROVINCIA DI SIENA

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© COPYRIGHT 2006 AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA

Un ringraziamento particolare alla Fondazione Monte dei Paschi di Sienache ha sostenuto in maniera signifi cativa la realizzazione dell’intera ricerca“SPIn-Eco”

Volume interamente stampato con carta riciclata

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INDICE

INTRODUZIONE Pag. 1

PARTE I – LO STATO DELL’AMBIENTE

1 IL TERRITORIO

1.1 L’inquadramento storico Pag. 5

1.2 L’inquadramento geografico Pag. 9

1.3 Aree di interesse naturalistico Pag. 10

2 IL SISTEMA ACQUA

2.1 Le risorse idriche naturali Pag. 14

2.2 La gestione dei servizi idrici Pag. 15

3 IL SISTEMA ARIA

3.1 Il clima Pag. 17

3.2 L’inquinamento atmosferico Pag. 18

3.3 L’inquinamento acustico Pag. 20

4 IL SISTEMA RIFIUTI

4.1 La produzione dei rifiuti Pag. 22

4.2 La gestione della raccolta dei rifiuti Pag. 28

4.3 Gli impianti di smaltimento Pag. 28

5 IL SISTEMA ENERGIA

5.1 I consumi relativi al fabbisogno elettrico Pag. 29

5.2 I consumi relativi al fabbisogno termico Pag. 32

5.3 I consumi relativi al settore dei trasporti Pag. 36

6 IL SISTEMA SUOLO

6.1 L’erosione del suolo Pag. 39

6.2 L’attività estrattiva Pag. 40

6.3 Le foreste Pag. 42

6.4 Il calore geotermico Pag. 45

7 IL SISTEMA SOCIO-ECONOMICO Pag. 46

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SOMMARIO STATISTICO DEI COMUNI

Comune di Casole d’Elsa Pag. 52

Comune di Colle Val d’Elsa Pag. 53

Comune di Monteriggioni Pag. 54

Comune di Poggibonsi Pag. 55

Comune di Radicondoli Pag. 56

Comune di San Gimignano Pag. 57

PARTE II – LE ANALISI SPIN-ECO

8 IL BILANCIO DEI GAS SERRA

8.1 Il protocollo di Kyoto Pag. 58

8.2 Background scientifico Pag. 59

8.3 Applicazione della metodologia IPCC Pag. 60

8.4 Il bilancio dei gas serra nel Circondario Pag. 60

8.5 Conclusioni Pag. 64

9 L’ANALISI EMERGETICA

9.1 Concetti e definizioni Pag. 73

9.2 L’analisi del Circondario Pag. 76

9.3 Il calcolo degli indicatori emergetici Pag. 89

9.4 Flussi di emergia e Indicatori – Schede dei Comuni Pag. 103

9.5 Conclusioni Pag. 116

10 L’IMPRONTA ECOLOGICA

10.1 La formulazione teorica dell’impronta ecologica Pag. 121

10.2 Risultati generali Pag. 124

10.3 Risultati analitici Pag. 127

10.4 Uno sguardo all’interno Pag. 132

10.5 Uno sguardo all’esterno Pag. 139

10.6 Conclusioni Pag. 141

12 CONCLUSIONI Pag. 143

APPENDICE E BIBLIOGRAFIA Pag. 146

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Sostenibilità vuol dire sviluppo

Ciò che la Provincia di Siena ha realizzato attraverso il Progetto SPIn-Eco rappresenta probabilmente une delle prima esperienze europee nelle quali, su vasta scala (un intero territorio provinciale che conta 260.000 abitanti), si sia monitorato con dettaglio, a livello di ogni singolo comune, lo stato di salute di gran parte delle componenti ambientali attraverso l’uso di indicatori ad elevato contenuto scientifico.

Una sistematica ricerca, durata oltre tre anni, finalizzata a produrre una analisi della sostenibilità ambientale dell’attività umana sul territorio provinciale e che ha permesso di attivare e concludere (per la prima volta in Italia) le procedure relative alla certificazione ambientale ISO 14001 dell’intera Amministrazione Provinciale di Siena.

Il progetto – la cui sigla SPIn-Eco significa “Sostenibilità in Provincia di Siena mediante Indicatori Ecodinamici” – è stato voluto dall’Amministrazione Provinciale ed ha visto il coinvolgimento di tutti i comuni della Provincia. La sua realizzazione è stata possibile grazie al finanziamento della Fondazione Monte dei Paschi ed al contributo scientifico, coordinato dall’Università di Siena, di oltre cinquanta giovani ricercatori, allievi di prestigiosi scienziati nel campo dello sviluppo sostenibile, con la supervisione di quattordici docenti provenienti dalle Università del Maryland, della California, di Berlino e di Copenhagen. Tutti guidati dal professore Enzo Tiezzi, docente di chimica fisica presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell’Ateneo senese.

A lavoro svolto, preme evidenziare la valenza politico-amministrativa di questo studio e i suoi risvolti economici e sociali, visto che i risultati di SPIn-Eco garantiranno indicazioni di tutela ambientale e indirizzi per il governo del territorio mirati a favorire, grazie anche alla possibile ed auspicata certificazione dei prodotti, nuova e maggiore qualità dello sviluppo. Quindi ne risulteranno accresciuti e qualificati il quadro conoscitivo e l’assetto programmatico della stessa Amministrazione Provinciale. Così come certi indicatori di sostenibilità supporteranno i processi avviati con Agenda 21. Insomma, di quella che fino ad oggi poteva apparire una pura teoria scientifica (il cosiddetto sviluppo sostenibile) è dimostrabile e verificabile l’applicazione alla realtà, proprio in virtù di questo originale lavoro di ricerca che fa del territorio senese un enorme laboratorio nel quale andranno attentamente tutelati tutti quegli elementi di valore ambientale che garantiscono il mantenimento ed il miglioramento dei valori degli indicatori calcolati.

E’ dunque auspicabile che in tale contesto innovativo e qualificante siano riconducibili le diverse attività agricole, industriali, turistiche, in modo da costituire una programmazione “di sistema” che sappia concretamente coniugare e far interagire sviluppo e sostenibilità.

Fabio Ceccherini

Presidente Provincia di Siena

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SPIn-Eco – Un patrimonio di conoscenza

Il Progetto SPIn-Eco costituisce un prezioso patrimonio di conoscenza nell’ambito della vasta ed articolata esperienza della provincia di Siena e del suo intero territorio nel mondo della “sostenibilità ambientale”.

Il percorso iniziato a suo tempo con il progetto SPIn-Eco ha già prodotto effetti e risultati positivi fra i quali spicca la certificazione ambientale ISO 14001.

La spinta del progetto è destinata comunque a prolungarsi ulteriormente in quanto si sta trasmettendo questa esperienza dell’Amministrazione Provinciale ad un primo gruppo di dodici comuni (il comune di Montalcino ed il “Comitato Tecnico Intercomunale Val d’Orcia” sono già certificati ISO 14001) con il chiaro obbiettivo di diffonderla nel tempo a tutto il territorio provinciale e non solo agli enti locali. Dunque, non solo uno strumento di valutazione ma anche e soprattutto un supporto alla attività programmazione che potrà garantire scelte e decisioni orientate al rispetto ed al miglioramento delle prestazioni ambientali complessive del nostro territorio.

Altre e nuove esperienze si vanno aggiungendo al già vasto contesto di attività che è nato intorno all’esperienza di SPIn-Eco:

preme citare l’attività dell’Associazione Qualitambiente, un organismo a carattere nazionale che ha sede a Siena ed al quale aderiscono gran parte dei territori certificati e che si pone l’obbiettivo di studiare e proporre schemi normativi che permettano di realizzare concrete misure di agevolazione e sostegno per gli enti certificati;

non si può peraltro sottacere la notevole attività già svolta ed in corso di svolgimento da parte della neo-costituita Agenzia per l’Energia e l’Ambiente s.r.l. che nasce ed opera come valido strumento operativo dell’Amministrazione Provinciale di Siena e dei comuni del territorio per le varie attività connesse con la certificazione ambientale, il risparmio energetico e gli altri temi legati allo sviluppo sostenibile.

Non mancano, peraltro, occasioni di confronto con l’esterno: la Provincia di Siena è infatti partner, insieme ad altre 15 città e regioni europee, del progetto “Managing Urban Europe 25” con il quale, oltre a scambiare e conoscere esperienze significative relative alla pratica della “sostenibilità ambientale” si potranno individuare percorsi tecnico-amministrativi al fine di trasformare i Sistemi di gestione Ambientale anche in strumenti adatti per il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano.

Un panorama vasto e complesso di attività ed impegni per i quali SPIn-Eco costituisce un insostituibile livello di conoscenza e monitoraggio, e che testimoniano l’interesse e la volontà di questa Amministrazione Provinciale di mantenere e raggiungere livelli sempre più elevati di qualità ambientale nel proprio percorso di sviluppo.

L’auspicio è che questa pubblicazione possa costituire ulteriore e valido riferimento al fine di permettere orientamenti e scelte di programmazione conformi ad un percorso condiviso di sviluppo sostenibile del territorio e delle sue attività.

Ernesto Rabizzi Assessore all’Ambiente

Vice-Presidente Provincia di Siena

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SPIn-Eco: la ricerca scientifica come fondamento per lo sviluppo sostenibile

Un modello di sviluppo che voglia tenere conto della complessità del territorio deve trovare riferimento e forza nei principi dello sviluppo sostenibile perchè possano essere create condizioni di vita e di benessere economico e sociale, nel pieno rispetto delle future generazioni e della capacità di carico dell’ambiente. Uno dei punti caratterizzanti il pensiero epistemologico dello sviluppo sostenibile è condensato nello slogan emerso dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992: pensare globalmente e agire localmente. In sintonia con questo filone di pensiero è nato il progetto “Una prospettiva di sostenibilità per la Provincia di Siena” denominato con l’acronimo SPIn-Eco.

Il Progetto SPIn-Eco (Sostenibilità della Provincia mediante Indicatori Ecodinamici), è stato voluto dall’Amministrazione Provinciale di Siena e finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi. Il progetto è stato affidato alla direzione del Prof. Enzo Tiezzi e alla sua équipe del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell’Università di Siena, con la collaborazione di ARCA Onlus e di molti ricercatori di Università e Enti di ricerca italiani, europei e americani.

Il progetto, nei tre anni previsti (2001-04), si è posto l’obiettivo di esaminare il territorio senese (la Provincia e i 36 Comuni) mediante vari indicatori di sostenibilità per offrire una valutazione delle risorse ambientali e della loro gestione nel territorio senese. Tutto questo è stato sintetizzato in mappe territoriali di sostenibilità, che costituiscono una sorta di “TAC” del territorio, in grado di mostrare i fattori che possono frenare lo sviluppo futuro dell’economia locale.

L’aspetto da sottolineare è che la scelta di questo ventaglio di indicatori ha consentito di descrivere un quadro completo delle relazioni tra risorse naturali e attività umane presenti sul territorio, gettando le basi per definire le migliori alternative nella gestione dell’ambiente per il territorio senese. Gli indicatori usati sono riconducibili a diverse metodologie, dall’analisi eMergetica a quella eXergetica, dall’Impronta ecologica alla valutazione dei flussi di anidride carbonica (bilancio dei gas serra), dall’analisi dei cicli di vita (Life Cycle Assessment) all’analisi dei dati da satellite (Remote Sensing).Sono stati oggetto del Progetto anche alcuni studi di settore sull’analisi del ciclo di vita sia in campo agricolo (produzione di vino) sia in campo industriale (produzione del cristallo).

Un altro aspetto d’avanguardia dell’analisi del Progetto SPIn-Eco è lo studio svolto sui possibili scenari di turismo sostenibile in Val di Merse, una zona della provincia con uno scarso sviluppo dell’attività turistica. Vista infatti la scarsa attenzione, a livello internazionale, prestata al turismo come elemento di pressione sull’ambiente, questo studio si propone di fornire dei nuovi modelli di analisi della questione e degli strumenti per valutare e ripartire in modo più sostenibile i costi ambientali ad esso legati.

La complessità e l’importanza del progetto SPIn-Eco hanno portato la Provincia di Siena al centro del dibattito scientifico sullo sviluppo sostenibile come dimostrano i congressi internazionali “Ecosud”2003,“Sustainable City”,“Brownfields” e quello nazionale di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, tenutisi nel giugno 2004, fra Siena e Colle Val d’Elsa, che hanno visto la partecipazione di qualche centinaio di scienziati di varie parti del mondo. Nel Giugno 2006, inoltre, si terrà nel nostro territorio anche il primo workshop mondiale sull’Impronta Ecologica (“Accounting for a Small Planet”), organizzato dall’Università di Siena, dal Global Footprint Network con il sostegno dell’Amministrazione Provinciale di Siena.

Enzo Tiezzi

Professore Ordinario di Chimica Fisica Direttore scientifico del Progetto SPIn-Eco

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SPIn-Eco – Un’esperienza nuova e complessa per la Pubblica Amministrazione

Il Progetto SPIn-Eco ha rappresentato e rappresenta una novità assoluta nell’esperienza amministrativa dell’Amministrazione Provinciale: è un’attività nuova e assolutamente inedita che si può inquadrare nella fattispecie dei c.d. “strumenti volontari”. La novità più rilevante non riguarda comunque solo la ricerca in se stessa ma anche e soprattutto gli scenari successivi che ha permesso di aprire con particolare riferimento alla Certificazione Ambientale ISO 14001 ed alla Registrazione EMAS II.

Iniziato dalla prima Giunta Ceccherini con l’attività di Alessandro Piccini che ha impostato il percorso fino alla certificazione ambientale ISO 14001 del 2003, il progetto prosegue oggi sotto la guida di Ernesto Rabizzi che, fra l’altro, ha attivato con successo il processo di estensione della certificazione ambientale ad un primo gruppo di comuni della provincia e sta concludendo il percorso per la registrazione EMAS II.

Il Sistema di Gestione Ambientale, del quale l’Amministrazione Provinciale si è dotata, è uno strumento nuovo e di non semplice applicazione alla realtà amministrativa di un ente locale. E’ infatti non solo un elemento fondamentale per acquisire la certificazione ambientale ma si configura come un sistema di gestione indirizzato all’organizzazione dell’ente locale con l’obbiettivo di favorire la razionalizzazione della gestione ambientale basata non solo sul rispetto dei limiti imposti dalle leggi ma anche su un impegno rivolto al miglioramento continuo della varie prestazioni che coinvolge anche altre istituzioni pubbliche ed imprese private.

In questo contesto, che implica notevoli effetti sia sulla gestione quotidiana dell’ente sia sull’impostazione delle varie politiche con particolare riferimento alla programmazione, il processo di trasformazione delle procedure è inevitabile e lo sarà ancora di più con la registrazione EMAS II che impegna l’amministrazione ad un forte coordinamento dei processi decisionali e amministrativi di gestione del territorio.

Rispetto alla “normale” organizzazione del lavoro di un ente locale le modifiche apportate da SPIn Eco e dalle sue attività successive hanno richiesto e richiedono un costante sforzo di adeguamento ed aggiornamento sia dal punto di vista delle procedure amministrative, sia dal punto di vista della capacità professionale dei singoli.

A distanza di oltre tre anni dall’inizio del progetto registriamo con soddisfazione una notevole attenzione della struttura amministrativa verso queste nuove tematiche e verso le loro implicazioni che costituiscono un giornaliero banco di prova verso un modo nuovo di lavorare nell’ente locale, più dinamico e fortemente attento alle tematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile.

Dr. Paolo Casprini

Direttore Area Politiche per l’Ambiente Dirigente Servizio Ambiente

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Parte I - Lo Stato dell’Ambiente

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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1 Il territorio

La presenza della popolazione è il primo fattore di pressione esercitato sull’ambiente,

direttamente connesso al modello insediativo specifico di quella popolazione sul

territorio, alla modifica dell’ambiente originario, allo sfruttamento delle risorse naturali

e alla produzione di scarti. Dunque, la relazione tra qualità dell’ambiente e dimensione

demografica risente di molteplici fattori, quali le scelte localizzative e produttive, la

tipologia dei consumi, il grado di istruzione, la dotazione infrastrutturale. La

comprensione di questi meccanismi insediativi è indispensabile per valutare

correttamente l’impatto antropico sul territorio.

La Provincia di Siena è tra le meno popolate della Toscana e la sua densità demografica

è molto inferiore alla media regionale (68 ab/km2 contro 155 ab/km2). Ad uno sguardo

generale, la caratteristica principale del territorio è quella della varietà del suo

paesaggio. Accanto ad una rilevante presenza di aree montane e di alta collina, dove

ampie superfici sono coperte da foreste, vi sono diffuse aree rurali, con un paesaggio

prettamente collinare, una densità di abitanti piuttosto bassa e una presenza diffusa di

piccoli centri abitati. In questo contesto l’agricoltura svolge insieme una funzione

produttiva e di manutenzione ambientale.

1.1 L’INQUADRAMENTO STORICO

Il Circondario della Val d’Elsa è distinto in sei comuni: Casole d’Elsa, Colle di Val d’Elsa,

Monteriggioni, Poggibonsi, Radicondoli e San Gimignano.

Il Comune di Casole d’Elsa si trova nella parte centro settentrionale delle Colline

Metallifere e parte occidentale della Montagnola Senese. Il capoluogo è ad altitudine m.

420 s.l.m. e presenta una interessante condizione idrografica: il territorio è tra i bacini

dei fiumi Cecina ed Elsa e prospiciente il bacino del Merse, percorso dai torrenti Sellate,

affluente di destra del Cecina, e dal torrente Senna, affluente di sinistra dell’Elsa. La

localizzazione dei primi insediamenti è dovuta alla presenza delle risorse minerarie ed il

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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successivo consolidamento alla presenza dei valichi di transito fra le valli fluviali. Il

fiorire di Volterra, centro dell’ellenismo, porta al territorio di Casole un nuovo sviluppo

demografico e consolida un processo di rivitalizazione dell'agricoltura e dell'artigianato.

Nel 1200, l’originario insediamento etrusco di Casole passò sotto il dominio del Vescovo

di Volterra. Il territorio per lungo tempo fu conteso tra fiorentini e volterrani, fin quando

non cadde definitivamente sotto Siena. Furono fortificate le mura (130m x 420m). Il

centro storico è ben conservato e la nuova urbanizzazione limitata e controllata. Le

principali attività sono legate al turismo di qualità, ad iniziative culturali e mirate alla

valorizzazione del territorio e delle risorse locali. E’ presente un piccolo distretto

industriale specializzato nel settore della meccanica.

Il Comune di Colle Val d’Elsa, di fondazione romana, si sviluppa intorno al 1000 come

feudo e Castello degli Aldobrandeschi. Data la sua posizione di dominio della Val d'Elsa,

era di notevole importanza strategica e fu oggetto di contesa fra senesi e fiorentini, fino

a quando i residenti del borgo non si misero sotto la protezione fiorentina nel 1107 e il

nome del paese fu cambiato da Piticcino a Castrum Collis, che è divenuto poi Colle. Così

nacque il primo nucleo di Colle. Attorno al 1150 i Senesi stilarono un nuovo tracciato

della Via Francigena che evitasse il territorio fiorentino. Colle era equidistante fra la via

vecchia e quella nuova, e di conseguenza la sua importanza aumentò, come anche la

popolazione. In questo periodo Colle si dichiarò Comune Libero e stabilì un’alleanza con i

fiorentini. Si insediarono nel paese l’ordine dei Francescani, che costruirono il loro

convento sulla collina adiacente, collegandolo alla porta del paese mediante un viadotto,

e l’ordine degli Agostiniani, che presero possesso di una vecchia pieve nel fondovalle. Nel

frattempo l'industria fiorì. L'arte della lana ebbe un ruolo importante, e il fiume fu

canalizzato, rendendo possibile lo sviluppo di cartiere. Nel 1338 Firenze assunse il

controllo diretto di Colle, che crebbe ancora, aumentando il numero di cartiere,

cominciando a lavorare il ferro, aprendo vetrerie e anche una delle prime tipografie

italiane, nel 1478. Delle varie industrie, quella vetraria ebbe il maggior successo: nel

1577 Cosimo I proibì l'utilizzo del vetro di origine straniera in Toscana. Attualmente Colle

è il maggior produttore di cristallo in Italia.

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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Il territorio del Comune di Monteriggioni appare con tratti fisici estremamente

differenziati al suo interno. Nei pressi del rilievo di Monte Maggio sono presenti alcune

piccole pianure come Pian del Lago e il Canneto (l’antico toponimo delle terre intorno ad

Abbadia a Isola), mentre una serie di piccole valli intorno a torrenti caratterizzano la

parte centrale e orientale del territorio. Il fiume Elsa fa da confine a nord-ovest e il

crinale di Monte Maggio sul lato occidentale. Gli altri elementi di confine risultano

artificiali. Lo sviluppo storico è legato alla prossimità con la via Francigena e le tappe

storiche principali risalgono alla costruzione del Castello di Monteriggioni da parte del

Comune di Siena (1213) e alla sua resa a Cosimo dei Medici (1554) e sviluppo successivo.

Intorno al piccolo borgo medioevale non sorge un paese vero e proprio ma una serie di

piccoli agglomerati, per lo più derivanti da insediamenti intorno a case coloniche. Si

ritrovano facilmente i segni di una lunga attività e tradizione legata all’agricoltura e alla

mezzadria. L’assetto produttivo è agricolo e, soprattutto, industriale e artigianale.

L’attuale centro del Comune di Poggibonsi corrisponde all’antico assetto urbanistico di

Borgo Marturi, appartenente all’Abbazia e al Castello omonimi, che lo sovrastano. Un

borgo che, già ai primi del XII secolo, era divenuto un nodo viario sul più antico tracciato

della Francigena, punto di passaggio obbligato ai confini fra gli stati di Siena, Volterra e

Firenze e, alla confluenza dei torrenti Staggia e Foci con il fiume Elsa. La storia più

significativa, che ha portato il centro all’attuale sviluppo, è tuttavia recente. Il ‘900 ha

visto nascere un’intensa attività commerciale e industriale, con l’esportazione del Vino

Chianti e con la produzione vetraria; la distruzione pressochè totale della città sotto

oltre 50 bombardamenti aerei nel ‘43 e nel ’44; la ricostruzione un po’ caotica della

città, sotto la sferza dell’emergenza; la nascita e la prodigiosa affermazione di uno dei

poli industriali più importanti della regione; il miracolo economico degli anni Cinquanta e

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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Sessanta, con il conseguente massiccio fenomeno dell’inurbamento, che trasformò

socialmente e strutturalmente la città. Il Comune di Poggibonsi è attualmente il centro

più grande della Provincia, dopo il capoluogo; una vera e propria città, con tutte le sue

caratteristiche: elevata densità di popolazione, commercio sviluppato, attività industriali

ed artigianali che proseguono, senza soluzione di continuità, anche nel Comune di San

Gimignano e di Barberino Val d’Elsa (FI) a formare una sorta di distretto industriale-

commerciale, sorto nel tempo al confine di questi tre comuni.

L'esistenza del nucleo abitativo del Comune di Radicondoli viene fatta risalire da alcuni

storici al 750 d.c. ad opera di Desiderio Re dei Longobardi. Da notizie storiche

attendibili, comunque, si ha per certo che già da prima del 1216 il castello di Radicondoli

apparteneva alla potente famiglia dei conti Aldobrandeschi di Siena e di Santa Fiora.

Altrettanto certo è che a quell'epoca Radicondoli era già una comunità tutt'altro che

frazionata con una propria organizzazione comunale.

Attualmente il capoluogo è un centro piuttosto piccolo immerso tra le colline boscose

della Val d’Elsa al confine con la Val di Merse; poco popolato con un territorio vasto e

non urbanizzato. Attività di rilevo è la produzione di energia geotermica (il territorio

comunale è prossimo alle zone geotermiche del Larderello). Il turismo è limitato e si

concentra in alcuni periodi estivi. Sviluppato l’agriturismo.

La cittadella di San Gimignano nella Val d’Elsa, nasce come sede di un piccolo villaggio

etrusco del periodo ellenistico (III-II sec. a.C.) e inizia la sua storia intorno al X secolo

prendendo il nome del Santo Vescovo di Modena che avrebbe salvato il borgo dalle orde

barbariche. Ebbe grande sviluppo durante il Medioevo grazie alla prossimità della via

Francigena. Nel 1199 divenne libero comune, combattè contro i Vescovi di Volterra ed i

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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comuni limitrofi, patì lotte intestine dividendosi in due fazioni al seguito degli Ardinghelli

(guelfi) e dei Salvucci (ghibellini). Dopo la peste nel XIV sec. La cittadina si sottomise a

Firenze. Dal degrado e abbandono dei secoli successivi si uscì soltanto quando si cominciò

a riscoprire la bellezza della città, la sua importanza culturale e l’originaria identità

agricola. Attualmente il Comune di San Gimignano è una prestigiosa meta turistica e vive

i pro e i contro di una quotidiana presenza di massa del tipo “mordi e fuggi”.

1.2 L’INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Il Circondario della Val d’Elsa occupa un territorio prevalentemente collinare, situato

nella parte settentrionale della Provincia di Siena. La superficie complessiva del

Circondario è di 68.242 ettari, pari a circa il 17,8% del territorio provinciale. La

popolazione residente al 2003 è di 67.920 abitanti ed è distribuita nei sei comuni facenti

parte del circondario: Casole d’Elsa, Colle di Val d’Elsa, Monteriggioni, Poggibonsi,

Radicondoli e San Gimignano.

Il trend demografico del Circondario della Val d’Elsa indica un aumento della

popolazione residente (+11,29%) negli ultimi anni pari a circa 6.888 unità.

Tabella 1.1: Popolazione residente e densità demografica del Circondario della Val d’Elsa: serie storica 1991-2003. Fonte: ISTAT.

In base ai dati provvisori del 5° Censimento Generale dell’Agricoltura il 17% del totale è

attribuibile ad aree edificate o altrimenti antropizzate, mentre il restante 83% è

suddiviso in 29.013 ha di Superficie Agricola Utilizzata e 27.383 ha di altra superficie

quasi totalmente dominata da aree boschive, che occupano una superficie pari a 23.201

ha. La Superficie Agricola Utilizzata locale è caratterizzata prevalentemente da

seminativi e coltivazioni legnose.

Anno 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Popolazione residente 61.032 61.390 61.778 62.134 62.646 63.345 63.828 64.263 64.896 65.660 65.855 66.461 67.920

Variazione anno precedente 0,59% 0,63% 0,58% 0,82% 1,12% 0,76% 0,68% 0,99% 1,18% 0,30% 0,92% 2,20%

Densità demografica ab/km2 89,4347 89,9593 90,5278 91,0495 91,7998 92,8241 93,5318 94,1693 95,0969 96,2164 96,5022 97,3902 99,5281

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Tabella 1.2: Dati provvisori per il Circondario della Val d’Elsa. Fonte: 5° Censimento Generale dell’Agricoltura.

I dati sulla ripartizione degli usi del suolo per i Comuni della Provincia di Siena sono

stati rilevati nel 1995 dal Corine Land Cover. La classificazione successiva, sopra

riportata, risale al 2000.

1.3 AREE DI INTERESSE NATURALISTICO

La particolare vocazione naturale di questa area e, soprattutto, le sue condizioni

paesaggistiche e storiche sono riconosciute e sottolineate dalla presenza, all’interno del

territorio, di due delle undici riserve naturali istituite dalla Provincia di Siena nel 1996: la

riserva “Castelvecchio” e la riserva “Cornate e Fosini”.

La riserva Castelvecchio delimita un’area di 744 ettari situata nel Comune di San

Gimignano. È un’area collinare boscata che comprende il Poggio del Comune e alcuni

rilievi circostanti. Nella zona meridionale sono presenti i botri di Libaia e di Torri che

assumono l’aspetto di canyon. Sono presenti all’interno del perimetro i ruderi di

Castelvecchio.

La riserva “Cornate e Fosini” delimita un’area di 970 ettari condivisi dai Comuni di

Radicondoli e di Roccastrada (in Provincia di Grosseto). È un territorio montuoso

comprendente le Cornate (1066 m), Poggio Mutti (808 m), l’area di Fosini (764 m) ed il

corso del Torrente Pavone affluente del fiume Cecina. Il castello di Fosini è un complesso

archeologico molto importante.

Infine la Regione Toscana ha recentemente istituito l’Area Naturale Protetta di

Interesse Locale (ANPIL) del Fiume Elsa, perimetrando un’area corrispondente all’asta

del fiume denominata Elsa Viva nel tratto tra Le Caldane e il confine nord del Comune di

USO DEL SUOLO VAL D'ELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI SAN GIMIGNANO RADICONDOLIsuperfici agricole ha ha ha ha ha ha ha

Superficie Agricola Utilizzata (SAU): 29.013,20 6.044,96 5.299,46 4.253,55 3.382,90 5602,71 4.429,62seminativi 19.002,07 3.897,78 4.259,65 3.156,71 2.068,78 2611,84 3.007,31

orti familiari 110,94 17,79 27,28 11,53 23,59 22,04 8,71viti 3.631,18 125,73 383,25 512,55 637,54 1938,43 33,68

coltivazioni legnose agrarie 6.478,28 511,99 1.126,62 764,65 1.154,27 2741,02 179,73prati 788,41 194,76 267,99 169,61 88,70 14,94 52,41

pascoli 3.040,33 1.382,64 64,75 151,05 47,56 212,87 1.181,46Boschi 23.201,49 6.523,92 2.157,35 3.208,13 1.190,94 3927,49 6.193,66Arboricoltura da legno 715,21 180,37 101,98 67,94 88,49 240,57 35,86Superficie agricola non utilizzata 2.271,95 297,44 152,14 490,76 445,81 452,33 433,47Altra superficie 1.194,85 293,55 178,15 90,41 170,75 328,26 133,73Superficie Agricola Totale (SAT) 56.356,70 13.300,24 7.889,08 8.110,79 5.278,89 10551,36 11.226,34

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Colle Val d’Elsa, interessando anche i terreni intorno alle sorgenti delle Vene che

comprendono gli edifici storici di Calcinaia, che utilizzavano l’energia dell’acqua per

fornire forza motrice. Il perimetro dell’area ingloba una fascia di larghezza variabile

lungo l’asse del fiume, compresa tra poche decine di metri fino a raggiungere nel punto

più ampio i 400 metri. Il recupero dell’area consentirà alla città di riappropriarsi di un

territorio di valore paesaggistico ambientale oltre che storico, a cui è sempre stata

funzionalmente e culturalmente legata. L’ANPIL “Fiume Elsa” è stata istituita nel 1997.

Una superficie di 1.067,3 ettari del Circondario della Val d’Elsa costituisce l’area di

interesse naturalistico denominata “Castelvecchio”, interamente compresa all’interno

del territorio del Comune di San Gimignano.

Una superficie di 458,2 ettari del Circondario della Val d’Elsa, interamente situata nel

Comune di Radicondoli, è interna a un sito denominato “Cornate e Fosini” (1.097,7 ettari

complessivi, ripartiti tra le Province di Siena e Grosseto).

Una superficie di 10,6 ettari del Circondario della Val d’Elsa, interamente situata nel

Comune di Casole d’Elsa, è interna a un sito denominato “Macchia di Tatti - Berignone”

(1.320,1 ettari complessivi distribuiti tra le Province di Siena e Pisa).

Infine, una superficie pari a 7.251,6 ettari del Circondario della Val d’Elsa fa parte

dell’area di interesse naturalistico denominata “Montagnola Senese” (13.746,7 ettari

complessivi inclusi interamente nella Provincia di Siena), caratterizzata dalla seguente

estensione sul territorio circondariale: 2.609 ettari sul Comune di Casole d’Elsa, 142

ettari sul Comune di Colle di Val d’Elsa e 4.500,6 ettari sul Comune di Monteriggioni.

Queste quattro aree sono inserite nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria, sulla

base del Progetto Bioitaly del Ministero dell’Ambiente, in attuazione della direttiva

92/43/CEE “Habitat”.

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Figura 1.1: Mappa dei Siti di Importanza Comunitaria del Circondario della Val d’Elsa.

Le caratteristiche del sito “Castelvecchio” sono: massiccio collinare quasi interamente

boscato costituito in gran parte da calcare cavernoso con fenomeni di carsismo. Sono

presenti forre di notevole interesse paesaggistico ed ecologico. Comprende il complesso

dei ruderi di Castelvecchio di valore storico archeologico. Elevata naturalità diffusa.

Complesso boscato stabile e scarsamente antropizzato.

Le caratteristiche del sito “Cornate e Fosini” sono: massiccio calcareo caratterizzato da

una notevole eterogeneità ambientale, coperto da boschi misti di latifoglie decidue sui

versanti settentrionali, da forteti su quelli meridionali e da pascoli in buona parte

abbandonati ed afforestati con resinose. Di notevole valore paesaggistico anche per la

presenza del castello di Fosini arroccato su pareti calcaree a strapiombo. Aree di

notevole interesse floristico per la presenza, nelle praterie su calcare, di specie rare e di

specie endemiche. Gli ecosistemi sono stabili e ben gestiti.

Le caratteristiche del sito “Macchia di Tatti - Berignone” sono: area collinare di

notevole complessità topografica caratterizzata da alcuni affioramenti rocciosi di

notevole pregio paesaggistico. È un’ampia area pressoché interamente boscata e con

scarsissimo disturbo antropico, ottimamente conservata e con alta diversità biologica. Le

condizioni di elevata naturalità diffusa permettono la presenza di numerose specie di

predatori. Gli ecosistemi sono stabili e ben gestiti.

Legenda

Centri abitati

Alta Val di Merse

Basso Merse

Castelvecchio

Cono vulcanico del Monte Amiata

Cornate e Fosini

Crete dell'Orcia e del Formone

Crete di Camposodo e Crete di Leonina

Foreste del Siele e Pigelleto di Piancastagnaio

Lago di Chiusi

Lago di Montepulciano

Lucciolabella

Macchia di Tatti - Berignone

Montagnola Senese

Monte Cetona

Monte Oliveto Maggiore (e Crete di Asciano)

Monti del Chianti

Ripa d'Orcia

Val di Farma

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Le caratteristiche del sito “Montagnola Senese” sono: area sub-montana,

prevalentemente boscata con appezzamenti sparsi di colture, modesti impianti di

conifere e piccole aree a pascolo; complessivamente con un buon livello di naturalità

diffusa ed elevata biodiversità di specie e di habitat. È caratterizzata inoltre da estesi

fenomeni carsici con formazione di numerose cavità naturali e da ecosistemi forestali

stabili.

All’interno del Circondario della Val d’Elsa, i Comuni di Casole d’Elsa e di Radicondoli

sono entrati a far parte, rispettivamente nel 2002 e nel 1999, della Comunità Montana

Val di Merse, attualmente costituita dai Comuni di Chiusdino, Monticiano e Radicondoli

(1999), Casole d’Elsa (2002), Murlo e Sovicille (2003).

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2 Il sistema acqua

L’acqua non è una risorsa illimitata ma un bene prezioso da tutelare con cura

preservandola dallo spreco indiscriminato e dall’inquinamento. La risorsa acqua ha

sempre avuto diversi impieghi: civili, industriali, agricoli, zootecnici ed energetici. La

protezione delle risorse idriche, cioè dei corsi d’acqua, delle sorgenti e delle acque

sotterranee è un compito difficile e complesso che vede coinvolti vari protagonisti: lo

Stato, le Regioni, gli Enti Pubblici locali e gli Enti gestori dei servizi idrici.

È necessario monitorare costantemente gli aspetti qualitativi e quantitativi delle risorse

idriche (acque sotterranee e acque superficiali) presenti all’interno di un territorio

comunale e cercare di migliorare l’efficienza delle reti acquedottistiche e fognarie.

2.1 LE RISORSE IDRICHE NATURALI

I CORSI D’ACQUA SUPERFICIALI

Il territorio del Circondario della Val d’Elsa (Figura 2.1) è compreso nel bacino del fiume

Arno e del Tirrenico Medio.

Figura 2.1: Quadro idrografico della Provincia di Siena con evidenziato il Circondario della Val d’Elsa.

Legenda

ArnoFioraOmbroneTevereTirrenico Medio

Corsi d'acqua principaliCorsi d'acqua secondariLaghi

Bacini idrografici

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2.2 LA GESTIONE DEI SERVIZI IDRICI

IL SISTEMA ACQUEDOTTISTICO E LA DEPURAZIONE

Il Circondario della Val d’Elsa fa parte dell’Ato n° 6 Ombrone dell’Ato Basso Valdarno e

Toscana Costa. La gestione dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione all’interno

del territorio è attualmente gestita dall’Acquedotto del Fiora, da Acqua S.p.a. e da ASA

Livorno.

In Figura 2.2 sono riportate sia le reti acquedottistiche che le sorgenti, i depuratori e i

pozzi presenti nel Circondario. Tutte le informazioni riportate sono riprese dal Sistema

Informativo Territoriale della Provincia di Siena aggiornato al 1997.

Figura 2.2: Sistema acquedottistico della Provincia di Siena con evidenziato il Circondario della Val d’Elsa.

DATI QUANTITATIVI

Nella Tabella 2.1 vengono riportati i dati quantitativi relativi all’anno 1999 del

Circondario in studio e dell’intera Provincia, in particolare i consumi totali, i consumi

medi pro capite e i valori delle perdite. Queste ultime sono state attribuite a livello

comunale riproporzionando il dato provinciale pari al 24%. È’ stata inoltre calcolata la

Legenda

Centri abitatiPozziSorgentiDepuratoriRete acquedottistica

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percentuale di consumo rappresentata dal Circondario della Val d’Elsa rispetto al totale

provinciale.

È importante sottolineare che i dati relativi ai consumi sono stati forniti direttamente

dall’Ente Gestore e sono riferiti esclusivamente al comparto civile perché per quel che

riguarda i comparti produttivo, irriguo e zootecnico non si dispone di nessuna stima

attendibile.

Tabella 2.1: I consumi idrici annuali, i consumi pro capite, le perdite e le percentuali sul consumo provinciale e del Circondario (anno 1999).

Consumi totali (m3)

Consumi medi pro capite (litri/abitante/giorno)

Perdite(m3)

Percentuale sul consumo totale del

Circondario Casole d’Elsa 171.986 169 41.277 3,8% Colle Val d’Elsa 1.114.930 161 267.583 24,7% Monteriggioni 623.818 221 149.716 13,8% Poggibonsi 1.492.423 149 358.182 33,0% Radicondoli 71.032 199 17.048 1,6% S.Gimignano 1.043.427 407 250.422 23,1% % sul consumo

provincialeCircondario Val d’Elsa

4.517.616 191 1.084.288 21,9%

Provincia 20.585.367 223 4.940.488

Nel 1999 l’acqua distribuita è stata 4.517.616 m3 (pari al 21,9% provinciale) mentre le

perdite sono state di 1.084.288 m3, per un consumo pro capite di 191 l/ab/giorno .

Il Comune di Poggibonsi presenta, in valori assoluti, un elevato consumo di risorse

idriche rispetto al totale del Circondario (33%). Paragonabili a quest’ultimo, anche se

inferiori, sono i consumi di Colle Val d’Elsa e S.Gimignano. Quest’ultimo Comune mostra

valori medi pro capite di gran lunga superiori rispetto alla media provinciale (407

l/ab./giorno). L’alto consumo pro-capite dipende, in parte, dall’avere normalizzato per

il numero dei residenti senza tenere in considerazione le presenze turistiche (molto

elevate nel Comune di S.Gimignano).

La dicitura litri/abitante/giorno è un’espressione non numerica usata per indicare la formula

l·ab-1·giorno-1

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3 Il sistema aria

La maggior parte delle attività umane comporta una continua immissione di sostanze

inquinanti nell’atmosfera, costituendo una concreta minaccia per gli uomini e per gli

ecosistemi.

Gli aspetti ambientali che più di tutti influenzano il sistema aria sono: il clima,

l’inquinamento atmosferico e quello acustico.

3.1 IL CLIMA

La valutazione del clima nel comprensorio della Val d’Elsa e l’influenza dei parametri

climatici sullo stato attuale dell’ambiente non può essere derivata unicamente da

misurazioni effettuate in loco, dato che solo due stazioni meteorologiche di proprietà

dell’ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione del settore Agricolo-

forestale) sono presenti sul territorio. Per tale motivo sono state prese in considerazione

le medie delle registrazioni effettuate dalle stazioni dell’ARSIA, posizionate in alcuni

comuni della Provincia. In Tabella 3.1 sono riportate le ubicazioni delle stazioni

meteorologiche considerate.

I dati relativi alle precipitazioni sono invece frutto di una media dei valori degli ultimi

30 anni fornita dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena.

Tabella 3.1: Elenco delle centraline meteorologiche dell’ARSIA in Provincia di Siena. Fonte: ARSIA.

Stazione Comune Località

n°25 Scorgiano Monteriggioni La Chiocciola

n°26 Pietrafitta San Gimignano Pietrafitta n°65 Canneta San Gimignano Canneta

n°58 Castiglion d'orcia Castiglion d'Orcia Le Masse

n°80 Pentolina Chiusdino Pentolina n°82 Monteroni Monteroni d'Arbia Biena

I valori meteorologici considerati sono stati: la radiazione solare (170 Wh/m2), le

precipitazioni (781 mm) e la velocità del vento (1,9 m/s). Tali valori hanno permesso di

valutare con l’analisi emergetica (Cap.9) il contributo di quelle risorse locali rinnovabili

che concorrono al mantenimento dello stato attuale del sistema ambiente e influenzano

sia direttamente che indirettamente le attività economiche presenti nel territorio

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considerato. Infatti, mentre la radiazione solare contemporaneamente regola la

fotosintesi, che è alla base di tutti i processi naturali, e influenza i consumi energetici

per il riscaldamento civile, la velocità e la direzione del vento sono un parametro

particolarmente importante per la dinamica degli inquinanti, in quanto velocità basse o

situazioni prossime alla calma di vento favoriscono il ristagno degli inquinanti. Infine i

dati relativi alle precipitazioni evidenziano la tendenza verso variazioni climatiche e, al

tempo stesso, indicano la disponibilità della risorsa idrica per gli usi agricoli, civili e

industriali, anche in virtù dei tempi di ricarica delle falde acquifere.

3.2 L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO

L’inquinamento atmosferico rappresenta uno degli aspetti ambientali che necessitano di

maggiore controllo allo stato attuale. Il controllo della qualità dell’aria può essere

effettuato o con misure dirette oppure ricorrendo a delle stime attendibili.

CONTROLLO DIRETTO

Dall’anno 1993 il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico nella Provincia di Siena

viene condotto attraverso l’esecuzione di campagne di misura, della durata di 15 giorni,

in postazioni dislocate sul territorio provinciale mediante l’impiego di un laboratorio

mobile.

CONTROLLO INDIRETTO

La valutazione della qualità dell’aria può essere effettuata in modo indiretto grazie ai

risultati dell’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione in aria (IRSE) adottato dalla

regione Toscana. Infatti il decreto legislativo 351/99 che attua la direttiva 96/62 CE in

materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria, indica per la prima volta che

oltre alle misurazioni effettuate dalle reti di monitoraggio fisse, è possibile affiancare o

sostituire tali misure con metodi di valutazione obiettiva dello stato della qualità

dell’aria quali l’impiego di idonei modelli di dispersione degli inquinanti, inventari delle

emissioni, ecc.

L’inventario regionale, aggiornato al 2002, costituisce un documento consistente, che

permette di fare delle valutazioni concrete in merito al bilancio complessivo delle

emissioni in atmosfera del territorio in questione.

L’inventario prevede la suddivisione delle sorgenti di emissione in tre tipologie distinte

e definite: sorgenti puntuali, sorgenti lineari e sorgenti diffuse. La misura diretta delle

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emissioni può essere effettuata, ove è possibile, solo per alcuni impianti industriali, di

solito schematizzati come sorgenti puntuali. Per tutte le altre sorgenti, denominate

sorgenti diffuse (piccole industrie, impianti di riscaldamento, sorgenti mobili, ecc.) e per

le sorgenti lineari, si deve ricorrere a stime.

La Tabella 3.2 riporta i valori delle emissioni diffuse totali nel circondario in esame per i

seguenti inquinanti: monossido di carbonio (CO), composti organici volatili (COV), ossidi

di azoto (NOx), polveri fini sospese con diametro inferiore a 10 micron (PM10) e ossidi di

zolfo (SOx).

Tabella 3.2: Emissioni totali nel Comprensorio della Val d’Elsa. Fonte: IRSE.

CO COV NOx PM10 SOx Emissioni in aria [t] [t] [t] [t] [t]

Totali Casole d’ Elsa 402.8 261.9 82.5 45.7 6.6 Colle Val d’ Elsa 1,584.5 823.1 360.5 170.7 34.6

Monteriggioni 868.2 345.4 163.5 53.2 14.8

Poggibonsi 2267.2 1115.6 451.6 115.2 64.9 Radicondoli 205 182 36.6 28 3 S. Gimignano 744.7 453.7 149.2 59.3 12.2 TOTALE (Comprensorio) 6072.4 3181.7 1243.9 472.1 136.1 TOTALE (Provincia) 29.501 15.302 7.210 3.266 693

Al fine di agevolare la lettura delle tabelle si sottolinea che i valori disaggregati nelle diverse tipologie, sono approsssimati al 1° valore decimale (0,1 t). Tale approssimazione è funzionale per evidenziare le differenze relative fra le varie tipologie di disaggregazione. I totali generali sono approssimati alla tonnellata in quanto le incertezze legate ai processi di stima non permettono di rendere significativa l’approssimazione al decimo di tonnellata.

Utilizzando le stime fornite dall’IRSE sulle emissioni in aria delle maggiori sostanze

inquinanti è possibile calcolare due serie di indicatori che forniscono una

rappresentazione sintetica sia del “carico inquinante” presente nel territorio (in termini

di distribuzione spaziale delle emissioni) che della “quota di carico inquinante per

persona”, sempre riferita ad un dato territorio e periodo temporale.

Il primo indicatore è espresso in tonnellate di sostanza inquinante emessa su di un km2

di superficie; viene ricavato dividendo la massa in emissione della sostanza inquinante

riferita al territorio comunale per la relativa estensione territoriale, e quindi, si esprime

in t/km2.

Il secondo indicatore è definito in kg di sostanza inquinante emessa attribuibili ad un

abitante di un determinato territorio; viene ricavato dividendo la massa in emissione

della sostanza inquinante, riferita al territorio comunale, per il numero di abitanti

presenti in quel territorio e, quindi, si esprime in kg/ab.

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Il confronto dei valori del comprensorio con quelli provinciali permette di fare delle

valutazioni sulla dimensione e sulla significatività relativa delle emissioni inquinanti. In

Tabella 3.3 sono riportati per gli inquinanti principali i relativi indicatori di pressione a

livello distrettuale e provinciale.

Tabella 3.3: Indicatori di pressione per i principali inquinanti nel Comprensorio della Val d’ Elsa. Fonte: IRSE.

CO COV NOx PM10 SOxTerritorio[t/km2] [kg/ab] [t/km2] [kg/ab] [t/km2] [kg/ab] [t/km2] [kg/ab] [t/km2] [kg/ab]

Casole 2.7 157 1.8 102 0.6 32 0.3 18 0 3 Colle Val d’ Elsa 17.2 93 8.9 48 3.9 21 1.9 10 0.4 2 Monteriggioni 4.5 62.4 15.8 24.8 1.0 11.8 0.3 3.8 0.1 1.1 Poggibonsi 32.1 40.3 15.8 40.3 6.4 16.3 1.6 4.2 0.9 2.3 Radicondoli 1.5 99 1.4 176 0.3 35 0.2 27 0 3 S. Gimignano 5.4 107 3.3 65 1.1 21 0.4 9 0.1 2 Totale Comprensorio 10,6 93,1 7,8 76,0 2,2 22,8 0,8 12,0 0,3 2,2 Provincia Siena 7,7 118 4,0 61 1,9 29 0,9 13 0,2 3

Gli indicatori di pressione (ad eccezione della concentrazione di PM10) relativi alla

estensione territoriale (t/km2) sono tutti superiori alla media provinciale. I comuni che

squilibrano i dati sono Poggibonsi e Colle Val d’ Elsa. Il comparto produttivo presente nel

territorio di questi due comuni, unito al traffico dei mezzi pesanti lungo le strade statali,

contribuiscono in larga misura alla cattiva qualità dell’aria nei territori comunali.

3.3 L’INQUINAMENTO ACUSTICO

Uno dei principali compiti affidati ai comuni è quello di suddividere il proprio territorio

in zone acusticamente omogenee e attribuire ciascuna di queste ad una delle sei diverse

classi di tutela previste dalla legge nazionale (legge quadro 447/95). Nel circondario

della Val d’ Elsa, i comini che hanno attivato la zonizzazione sono: Poggibonsi,

Monteriggioni, S. Gimignano e Colle Val d’Elsa. I risultati del monitoraggio relativo

all’inquinamento acustico riportati in Tabella 3.4; le misure sono espresse tramite il leq*

notturno e diurno (Fonte ARPAT).

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Tabella 3.4: Misure di leq nei punti di monitoraggio del circondario della Val d’ Elsa. Fonte: ARPAT.

comune posizione sorgente data iniziomisure

data finemisure

leqdiurno

leqnotturno

POGGIBONSI Via Trento TRAFFICO 15/07/1993 20/07/1993 69.1 64.5

POGGIBONSI Via Montegrappa TRAFFICO 30/08/1993 06/09/1993 69.1 63.1

POGGIBONSI Via Trento TRAFFICO 12/10/1993 19/10/1993 69.8 65.1

POGGIBONSI Via Borgaccio TRAFFICO 18/01/1994 24/01/1994 72.5 66.5

POGGIBONSI Via Senese TRAFFICO 09/06/1994 11/06/1994 69.8 65.8

POGGIBONSI Via Senese TRAFFICO 11/06/1994 17/06/1994 69.6 64.7

POGGIBONSI Via XX Settembre TRAFFICO 12/07/1994 18/07/1994 68.9 70.7

POGGIBONSI Viale Marconi TRAFFICO 23/12/1994 03/01/1995 70.0 69.2

POGGIBONSI Viale Marconi TRAFFICO 03/05/1995 08/05/1995 71.3 66.2

POGGIBONSI Superstrada Firenze-Siena FISI 11/05/1995 15/05/1995 61.4 55.8

POGGIBONSI Superstrada Firenze-Siena FISI 15/05/1995 18/05/1995 72.0 64.9

POGGIBONSI Via Garibaldi TRAFFICO 18/09/1995 25/09/1995 66.2 61.7

POGGIBONSI Via Camaldo TRAFFICO 07/02/1996 20/02/1996 66.6 64.5

POGGIBONSI Via Bruschettini TRAFFICO 01/05/1996 15/05/1996 70.0 66.1

POGGIBONSI Via Borgaccio - Via G.Marconi TRAFFICO 03/06/1996 16/06/1996 70.9 66.2

POGGIBONSI Via Camaldo TRAFFICO 02/07/1996 14/07/1996 62.9 55.4

POGGIBONSI SP1 29/05/1995 03/06/1995 71.3 64.3

POGGIBONSI Via Borgaccio angolo Via Genova TRAFFICO 02/09/1996 16/09/1996 70.1 65.9

POGGIBONSI Via S. Caterina TRAFFICO 18/09/1996 29/09/1996 69.8 65.6

POGGIBONSI Loc. Salceto TRAFFICO 04/11/1996 14/11/1996 75.3 80.6

POGGIBONSI Via del Casalino FISI 27/04/2001 03/05/2001 66.0 60.6

POGGIBONSI Via Borgaccio - cortile scuola TRAFFICO 18/05/2001 06/06/2001 65.2 58.3

POGGIBONSI Via Garibaldi c/o Comando VV.UU. TRAFFICO 06/06/2001 18/06/2001 62.7 56.4

POGGIBONSI Area Osp. loc. Campostaggia TRAFFICO 18/06/2001 26/06/2001 63.6 57.5

POGGIBONSI Podere Castelluccio 5 FISI 29/08/2001 05/09/2001 62.8 57.0

POGGIBONSI via del Casalino FISI 26/08/1999 02/09/1999 69.5 64.3

POGGIBONSI SS1 26/05/1995 29/05/1995 67.1 60.9

COLLE VAL D'ELSA Via XXV Aprile TRAFFICO 30/03/1995 04/04/1995 69.2 64.4

COLLE VAL D'ELSA Via C. Battisti TRAFFICO 29/08/1995 11/09/1995 67.0 61.9

COLLE VAL D'ELSA S. Marziale TRAFFICO 31/05/2002 10/06/2002 66.0 58.2

COLLE VAL D'ELSA Via XXV Aprile TRAFFICO 18/08/1996 29/08/1996 65.5 76.2

COLLE VAL D'ELSA Via XXV Aprile TRAFFICO 15/12/1996 27/12/1996 65.5 59.5

COLLE VAL D'ELSA Via Diaz TRAFFICO 03/06/1997 16/06/1997 67.8 62.4

MONTERIGGIONI Loc. Badesse FISI 15/01/1999 22/01/1999 68.0 62.3

MONTERIGGIONI Loc. Badesse FISI 25/06/1993 05/07/1993 72.9 68.3

MONTERIGGIONI loc. Castellina Sc - v XXVAprile, 7 TRAFFICO 27/09/1999 02/10/1999 69.1 58.8

MONTERIGGIONI loc. Castellina Sc - v XXVAprile, 7 TRAFFICO 04/11/1999 11/11/1999 64.4 55.5

SAN GIMIGNANO P.zza Martiri di Montemaggio TRAFFICO 31/07/1996 13/08/1996 66.2 64.1 *Leq: Livello sonoro equivalente: È il valore corrispondente all'integrazione della pressione sonora SPL per un lungo periodo temporale. Tale valore è significativo di un evento sonoro avente intensità fluttuante.

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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22

4 Il sistema rifiuti

La Natura ci insegna che non esiste il concetto di rifiuto fine a se stesso, in quanto nulla

o quasi nulla di ciò che viene prodotto dagli organismi presenti nella biosfera va

sprecato: ogni minima scoria costituisce per un altro organismo una fonte di materiale

utilizzabile o di energia. In questo meraviglioso sistema naturale, la materia e l’energia

seguono ampi cicli, selezionati da miliardi di anni di evoluzione biologica. Per uno

sviluppo sostenibile dovremmo, pertanto, emulare la naturale capacità del pianeta di

riciclare i materiali, minimizzando l’accumulo di prodotti di scarto.

4.1 LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI

La gestione dei rifiuti è diventata uno dei problemi più importanti che la società

contemporanea si trova ad affrontare. Le attività umane hanno sempre prodotto

materiali di scarto o sottoprodotti, che fino all’avvento della società industriale, l’uomo

riusciva a recuperare e a valorizzare. Per affrontare oggi in maniera sostenibile il

problema rifiuti è pertanto necessario sviluppare una gestione che:

Riduca la produzione del rifiuto

Massimizzi il recupero e il riutilizzo del rifiuto

Riduca la quantità di materiale che conferisce in discarica

La legislazione italiana ha concretizzato queste idee nel D.Lgs 22/97 (attuazione delle

direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62 CEE sugli

imballaggi e rifiuti da imballaggio) e sue successive modificazioni e integrazioni, che ha

recepito integralmente nell’ordinamento nazionale le strategie comunitarie sulla

gestione dei rifiuti, al fine di assicurare, nell’ottica dello sviluppo sostenibile, un’elevata

protezione ambientale ed una limitazione nel consumo delle risorse naturali.

Ai sensi dell’art. 24 D.Lgs. 22/97 e sue successive modifiche e ai sensi della normativa

regionale (LR 25/1998 e LR 29/2002) il periodo di riferimento per il calcolo

dell’efficienza della raccolta differenziata e l’obiettivo relativo, fatto salvo il traguardo

del 15% per il Marzo 1999, sono definiti secondo quanto riportato in tabella 4.1:

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Tabella 4.1: Metodo standard di certificazione delle percentuali di raccolte differenziate dei rifiuti urbani. [Fonte: ARRR]

Scadenze Obiettivi Periodo di riferimento per il

calcolo dell’efficienza

03/03/2002 25% 01/03/2001 – 28/02/2002

03/03/2003 25% 01/03/2002 – 28/02/2003

03/03/2004 35% 01/03/2002 – 29/02/2004

03/03/2005 35% 01/01/2004 – 31/12/2004

03/03/200x 35% 01/01/200(x-1) - 31/12/200x

Valuteremo la produzione dei rifiuti attraverso l’ausilio di alcuni indicatori di sintesi

come la produzione pro-capite, la sua variazione nel tempo e la raccolta differenziata.

Per quanto riguarda il calcolo dell’efficienza della raccolta differenziata si considerano le

statistiche che fanno riferimento all’anno ronchiano, successivamente confrontate con gli

obiettivi del decreto Ronchi (Tabella 4.2). I dati certificati sono forniti dall’Agenzia

Regionale Recupero Risorse (ARRR) per il periodo che va dal 1998 al 28/02/2004.

Nelle Tabella 4.3-4.4 vengono analizzati i dati sulla produzione dei rifiuti (Fonte: ARRR).

La situazione del Circondario è confrontata con quella provinciale. La serie dei dati va

dal 1998 al Febbraio 2004.

Tabella 4.2: Certificazioni delle percentuali di raccolte differenziate dei rifiuti urbani. [Fonte: ARRR]

Scadenze Obiettivi Periodo di riferimento

per il calcolo

dell’efficienza

Provincia di

Siena

Circondario Val

d’Elsa

03/03/2002 25% 01/03/2001 – 28/02/2002 26,86% 30,96%

03/03/2003 25% 01/03/2002 – 28/02/2003 26,15% 31,34%

03/03/2004 35% 01/03/2003 – 29/02/2004 35,36% 42,62%

Analizzando i dati riportati nella tabella precedente si osserva come il Circondario della

Val d’Elsa presenti una percentuale di raccolta differenziata superiore alla media

provinciale che già rappresenta un ottimo livello. Nella zona della Val d’Elsa, come per

altri circondari e per la provincia nel suo complesso, si registra nell’ultimo anno un forte

incremento della raccolta differenziata, che raggiunge nel Febbraio 2004 un lusinghiero

42,62%. La produzione di rifiuti nel Circondario arriva al valore di 25.138,65 tonnellate

(26,27% del totale provinciale), con una produzione pro-capite di 620,05 kg, contro una

media provinciale di 616,81 kg/abitante. La quantità di rifiuti urbani non differenziata

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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della Val d’Elsa è negli anni 1998-2002 in lenta ma costante crescita e sembra

stabilizzarsi intorno alle 25.000 tonnellate nell’ultimo periodo considerato. La quantità

totale di rifiuti prodotta è in aumento anche a livello provinciale, mentre la quantità di

rifiuti urbani non differenziati registra una netta diminuzione nell’ultimo anno, con

quantità superiori solo ai livelli del 1998. A livello provinciale si può quindi affermare che

l’aumento nella raccolta differenziata riesce ad incidere sulla quantità di rifiuti non

differenziati; a livello di distretto questo fenomeno non è ancora molto evidente, anche

se è importante sottolineare come la quantità totale di rifiuti differenziati è risultata in

crescita costante negli ultimi anni e in particolare nell’ultimo periodo dove ha fatto

registrare un aumento di circa 6.000 tonnellare passando dalle 11.000 del Febbraio 2003

alle quasi 16.000 del Febbraio 2004 (Tabella 4.1).

Tabella 4.3: Serie storica della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) e della Raccolta differenziata (RD) nel Circondario della Val d’Elsa. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).

VAL D’ELSA

1998 1999 2000 2001 2002 03/2002 -

02/2003

03/2003 -

02/2004

RSU (t/anno) 24.922,89 24.996,50 24.939,37 24.953,34 25.525,07 25.567,49 25.138,65

RD (t/anno) 4.217,04 6.447,76 9.108,18 10.542,59 11.245,37 11.000,40 16.802,13

RSU+RD (t/anno) 29.139,93 31.444,26 34.047,56 35.495,93 36.770,44 36.567,89 41.940,78

RSU+RD (kg/ab/anno) 453,45 484,68 518,86 561,61 552,71 549,67 620,05

Cresc. Prod. pro-capite - 6,89% 7,05% 8,24% -1,58 -2,13% 10,41%

% RD su RSU+RD 15,07% 21,36% 27,87% 30,94% 31,86% 31,34% 42,62%

Tabella 4.4: Serie storica della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) e della Raccolta differenziata (RD) nella Provincia di Siena. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).

PROVINCIA DI SIENA

1998 1999 2000 2001 2002 03/2002 -

02/2003

03/2003 -

02/2004

RSU (t/anno) 105.932,32 108.652,01 107.336,93 108.011,64 109.430,98 109.228,63 106.853,08

RD (t/anno) 14.212,55 21.321,02 30.429,05 38.472,56 38.523,02 36.620,82 52.805,82

RSU+RD (t/anno) 120.144,87 129.973,03 137.765,98 146.484,20 147.954,01 145.849,45 159.658,90

RSU+RD (kg/ab/anno) 478,47 514,19 544,08 582,97 577,06 568,85 616,81

Cresc. Prod. pro-capite 7,46% 5,81% 7,15% -1,01% -2,42% 5,81

% RD su RSU+RD 12,32% 17,09% 23,01% 27,36% 27,12% 26,15% 35,36%

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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L’analisi delle quantità in tonnellate delle frazioni merceologiche recuperate (Fonte:

ARRR), riportate in Tabella 4.5 e 4.6, ci permetterà di capire più a fondo le

caratteristiche della raccolta differenziata.

Tabella 4.5: Raccolta Differenziata per frazione merceologica nel Circondario della Val d’Elsa. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).

VAL D’ELSA FRAZ.

MERCEOLOGICA

(TONNELLATE) 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Carta, cartone 1.987,26 2.453,85 2.876,57 2.800,22 3.128,15 5.060,18

Vetro 767,85 874,32 1.157,11 1.243,72 1.260,08 1.230,57

Lattine 7,84 24,05 55,91 86,26 69,07 135,37

Plastica 154,78 189,28 232,58 317,22 351,71 563,89

Sovvalli multimateriale 49,82 74,33 81,91 46,25 112,50 49,35

Vetro, lattine multimat.le 209,90 298,80 - - - 70,50

Metalli 71,69 156,63 356,65 540,43 496,40 2.029,17

Organico 141,81 1.163,59 2.309,43 2.778,76 3.003,89 3.266,75

Sfalci e potature 134,19 380,65 667,88 1.151,76 1.027,57 835,16

Ingombranti 663,38 765,54 1.248,59 1.421,00 1.634,47 2.997,12

Oli min. e vegetali 0,11 2,83 3,40 3,15 3,55 4,18

Farmaci 0,97 2,89 1,22 2,30 2,93 4,82

Pile e batterie 22,45 16,82 28,50 32,82 39,06 53,58

Altro 5,00 44,19 88,43 118,72 116,00 128,05

Le frazioni merceologiche recuperate nel Circondario della Val d’Elsa, nel 2003, sono

sostanzialmente in crescita ad eccezione di Sfalci e Potature; in particolare è aumentata

in maniera rilevante la quantità di Carta e Cartone, nonché la quantità di Ingombranti e

di Metalli recuperati. In leggero incremento anche il recupero della frazione organica,

stabile, invece, quello del Vetro. Le frazioni più importanti nel 2003 risultano la Carta e

cartone, la frazione organica, gli Ingombranti e i Metalli con rispettivamente con 5.06,18,

3.266,75, 2.997,12 e 2.029,17 tonnellate recuperate. Il confronto con la Provincia mostra

una situazione sostanzialmente simile sia da un punto di vista del trend delle varie

frazioni merceologiche recuperate, sia considerando l’importanza in peso delle singole

frazioni.

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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Tabella 4.5: Raccolta Differenziata per frazione merceologica nella Provincia di Siena. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).

PROVINCIA DI SIENA FRAZ.

MERCEOLOGICA

(TONNELLATE) 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Carta, cartone 6.351,81 8.087,84 10.948,19 11.384,20 11.136,05 17.204,80

Vetro 2.817,28 3.757,82 4.494,96 4.811,60 5.027,18 5.482,74

Lattine 37,07 115,56 215,50 325,03 367,33 619,90

Plastica 554,70 702,78 864,16 1.149,03 1.348,64 2.190,54

Sovvalli multimateriale 195,81 285,50 347,79 349,25 460,18 271,28

Vetro, lattine multimat.le 695,79 533,65 233,36 148,08 129,28 146,22

Metalli 882,47 1.652,43 2.246,12 2.845,75 3.039,11 6.183,36

Organico 190,56 2.022,56 4.831,22 7.084,14 7.876,46 8.805,23

Sfalci e potature 360,58 1.256,17 2.647,84 6.413,46 5.344,36 3.835,14

Ingombranti 1.875,68 2.529,40 3.183,10 3.413,48 3.224,68 5.841,49

Oli min. e vegetali 2,70 5,64 6,37 8,13 7,01 8,96

Farmaci 10,36 13,28 10,12 11,69 15,93 19,22

Pile e batterie 80,32 94,02 111,72 137,42 182,64 169,41

Altro 158,29 264,39 288,60 391,31 364,20 386,47

La produzione pro-capite e la percentuale di raccolta differenziata dei vari Comuni

della Val d’Elsa sono riportate nelle figure 4.1 e 4.2. Tre Comuni del Circondario

presentano una raccolta differenziata superiore al 40%, con in ordine decrescente

Poggiobonsi, Monteriggioni e Colle Val d’Elsa. Due Comuni sono leggermente al di sotto

del 40%, e cioè San Gimignano e Casole d’Elsa; intorno al 21% è la raccolta differenziata

nel Comune di Radicondoli.

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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Raccolta differenziata nei Comuni della Val d'Elsa

39,14%43,12%

20,87%

44,45%43,86%

37,07%

42,62%

0,00%5,00%

10,00%15,00%20,00%25,00%30,00%35,00%40,00%45,00%50,00%

Casole d'Elsa Colle di Val

d'Elsa

Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli San Gimignano Val d'Elsa

Figura 4.1: Percentuale di raccolta differenziata dei Comuni della Val d’Elsa al Febbraio 2004.

Per quanto riguarda la produzione pro-capite questa risulta molto elevata nei Comuni di

Monteriggioni, San Gimignano e Casole d’Elsa con valori tutti superiori ai 720

kg/abitante. E’ importante rilevare che il dato pro-capite tiene in considerazione solo i

residenti di un Comune e non le presenze turistiche; Comuni con un alto numero di

presenze turistiche rispetto alla popolazione sono solitamente caratterizzati da

un’elevata produzione pro-capite. Più simili tra loro per quanto riguarda la produzione di

rifiuti risultano i Comuni di Colle Val d’Elsa, Poggibonsi e Radicondoli, quest’ultimo con

512,38 kg/abitante è in assoluto il Comune con il valore più basso.

Produzione procapite nei Comuni della Val d'Elsa

620,05

775,37

547,89

783,43

576,47

729,82

512,38

0,00100,00

200,00300,00

400,00

500,00600,00

700,00800,00900,00

Casole d'Elsa Colle di Vald'Elsa

Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli San Gimignano Val d'Elsa

kg/ab.

Figura 4.2: Produzione pro-capite nei Comuni della Val d’Elsa al Febbraio 2004

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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S.Gimignano

Poggibonsi

Casole

Radicondoli

Colle

Chiusdino

Castellina

Radda

Gaiole

CasteluovoMonteriggioni

Siena

Sovicille Asciano

Monticiano

Rapolano

Monteroni

Murlo

Montalcino

Buonconvento

CastiglionD’Orcia

S.Giovand’Asso

S.Quirico

Sinalunga

Montepulciano

Abbadia

Piancastagnaio

Sarteano

Pienza

CetonaRadicofani

ChiusiChianciano

Torrita

Trequanda

San

AREA 1

AREA 2

AREA 3

AREA 4

AREA 1

AREA 2

AREA 3

AREA 4S.Gimignano

Poggibonsi

Casole

Radicondoli

Colle

Chiusdino

Cas

telli

na

Radda

Gaiole

CasteluovoMonteriggioni

Siena

SovicilleAsciano

Monticiano

Rapolano

Monteroni

Murlo

Montalcino

Buonconvento

CastiglionD’Orcia

S. Giovannid’Asso

S.Quirico

Sinalunga

Montepulciano

Abbadia

Piancastagnaio

Sarteano

Pienza

CetonaRadicofani

ChiusiChianciano

TorritaTrequanda

San Casciano

dei Bagni

S.Gimignano

Poggibonsi

Casole

Radicondoli

Colle

Chiusdino

Castellina

Radda

Gaiole

CasteluovoMonteriggioni

Siena

Sovicille Asciano

Monticiano

Rapolano

Monteroni

Murlo

Montalcino

Buonconvento

CastiglionD’Orcia

S.Giovand’Asso

S.Quirico

Sinalunga

Montepulciano

Abbadia

Piancastagnaio

Sarteano

Pienza

CetonaRadicofani

ChiusiChianciano

Torrita

Trequanda

San

AREA 1

AREA 2

AREA 3

AREA 4

AREA 1

AREA 2

AREA 3

AREA 4S.Gimignano

Poggibonsi

Casole

Radicondoli

Colle

Chiusdino

Cas

telli

na

Radda

Gaiole

CasteluovoMonteriggioni

Siena

SovicilleAsciano

Monticiano

Rapolano

Monteroni

Murlo

Montalcino

Buonconvento

CastiglionD’Orcia

S. Giovannid’Asso

S.Quirico

Sinalunga

Montepulciano

Abbadia

Piancastagnaio

Sarteano

Pienza

CetonaRadicofani

ChiusiChianciano

TorritaTrequanda

San Casciano

dei Bagni

4.2 LA GESTIONE DELLA RACCOLTA DEI RIFIUTI

L’area provinciale è stata individuata come ATO 8 dal Piano Regionale dei Rifiuti e

suddivisa in quattro aree di raccolta come riportato in figura 4.3. Il Circondario della Val

d’Elsa fa parte dell’area di raccolta 1 (Figura 4.3) e tutti i Comuni, ad eccezione di San

Gimignano, hanno dato in gestione a Sienambiente la raccolta differenziata dei rifiuti

solidi urbani, mentre per quelli indifferenziati Sienambiente è l’unico gestore.

Figura 4.3: Mappa delle aree di raccolta.

4.3 GLI IMPIANTI DI SMALTIMENTO PRESENTI

Nel Circondario della Val d’Elsa è presente un termovalorizzatore, in località Fosci,

Comune di Poggibonsi. Tale impianto, in accordo con quanto stabilito nel Piano

Provinciale dei Rifiuti, verrà potenziato per accogliere le frazioni secche in uscita

dall’impianto di selezione e compostaggio di Pian delle Cortine.

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Parte I - Lo stato dell’ambiente

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29

5 Il sistema energia

È ormai consolidata la consapevolezza che i consumi energetici costituiscano il fattore

determinante al quale sono riconducibili sia i cambiamenti climatici che molte delle

problematiche relative all’inquinamento atmosferico. Secondo molti organismi (ONU

compresa) non è più possibile procrastinare l’utilizzo di fonti rinnovabili sostitutive delle

fonti fossili. L’impegno a diminuire i consumi di energie fossili non rinnovabili dovrà

essere considerato non come una rinuncia o un fattore limitante lo sviluppo ma come una

opportunità di miglioramento quali-quantitativo.

Di seguito verrà brevemente analizzato l’andamento della domanda di fonti energetiche

nella Provincia di Siena e i consumi delle stesse a livello circondariale. Le informazioni

relative ai consumi comunali e circondariali riportate in seguito, rappresentano dati reali

per l’energia elettrica e per il gas metano e dati stimati per i combustibili derivati dal

petrolio.

5.1 I CONSUMI RELATIVI AL FABBISOGNO ELETTRICO

La serie storica che riassume la domanda provinciale di energia elettrica (Tabella 5.1)

mostra, come era lecito attendersi, un trend in crescita. Tra gli anni 1997 e 2000 si

assiste ad un aumento complessivo del 7% della domanda. La Provincia di Siena

comunque si presenta, rispetto alla Regione Toscana, come una delle meno “energivore”.

I consumi attuali, infatti si assestano intorno a 1000 GWh l’anno in contrapposizione alla

media delle Province toscane che è di ben 700 GWh più elevata.

Tabella 5.1: Domanda provinciale di energia elettrica anni 1997-2000. Fonte: ENEL.

GWh 1997 1998 1999 2000

Consumi 978 998 1.028 1.051

Variazionepercentuale

2,0% 2,9% 2,2%

In Tabella 5.2 è evidenziata l’incidenza dei vari settori rispetto all’intero consumo

provinciale. Nonostante, come già detto, la Provincia di Siena sia, rispetto alle altre

Province toscane, a bassa “intensità energetica” il comparto più “energivoro” resta

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comunque l’industria, che rappresenta più del 35% del totale. Tale valore, ad ogni modo,

non si discosta molto dai consumi domestici e del terziario a conferma del fatto che

quest’ultimo settore è il più sviluppato della Provincia.

Tabella 5.2: Ripartizione dei consumi elettrici in Provincia di Siena nell’anno 1999. Fonte: ENEL.

Anno 1999 (GWh)

Settoreagricolo

Terziario IndustriaPubblica

amministrazione Utenti

domesticiTotale

Indicatore di pressione(kWh/ab)

Provincia 44,7 290,4 364,6 25,0 303,1 1.027,8 4.063

Peso dei settori 4,3% 28,3% 35,5% 2,4% 29,5%

In Tabella 5.3 sono riportati i consumi di energia elettrica del circondario della Val

d’Elsa relativi all’anno 1999 suddivisi per settori. I valori sono, in parte, frutto di

elaborazioni su dati forniti da ENEL. I dati disponibili per l’anno 1999 riguardavano solo il

totale dei consumi, mentre il dettaglio relativo ai diversi settori era disponibile per

l’anno 2000. Al fine di stimare il peso delle varie attività produttive anche per l’anno

1999 abbiamo calcolato la variazione dei consumi comunali verificatasi nel biennio 1999-

2000. Applicando questo fattore di proporzione ai dati relativi alla domanda elettrica per

settori dell’anno 2000 abbiamo stimato i medesimi dati per l’anno 1999.

Oltre ai consumi suddivisi per settore, la Tabella 5.3 riporta alcune elaborazioni che

inquadrano il circondario della Val d’Elsa nel contesto Provinciale. La seconda riga

individua l’importanza dei consumi del settore industriale (54,3%) seguito dal comparto

domestico (22,4%). I consumi del circondario, nel complesso, rappresentano comunque

solo il 26,5% dei consumi provinciali. L’indicatore di pressione riportato nell’ultima

colonna fornisce un valore di domanda energetica per abitante leggermente superiore al

valore medio provinciale rispettivamente 4.200 kWh/ab per il circondario della Val d’Elsa

e 4.063 kWh/ab per la Provincia.

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Tabella 5.3: Consumi elettrici del circondario della Val d’Elsa nell’anno 1999. Fonte: nostra

elaborazione da dati ENEL.

SETTORE (MWh)

Val d’Elsa Agricoltura e silvicoltura

Industria Terziario Domestico TotaleIndicatore di

pressione(kWh/ab)

1 Consumi 9.678 147.970 53.944 60.974 272.565 Circondario 4.200

2Incidenza del settore

sui consumi del circondario

3,6% 54,3% 19,8% 22,4%

3Incidenza del settore

del circondario rispetto all’analogo

provinciale

23,1% 35,8% 18,5% 21,7% 26,5% Provincia4.063

Nella Figura 5.1 è riportato il consumo di energia elettrica per abitante per i sei Comuni

della Val d’Elsa; dall’istogramma presentato è abbastanza evidente come Casole d’Elsa

sia il Comune con il più alto consumo pro capite pari a 6.787 kWh/ab. Sotto la media del

Circondario si collocano i Comuni di Poggibonsi e Radicondoli. Gli altri Comuni sono tutti

sopra i 4.200 kWh/ab. e vanno dai 4.514 kWh/ab. di Monteriggioni ai 5.375 kWh/ab. di

Colle Val d’Elsa.

Consumi di energia elettrica nei Comuni della Val d'Elsa

6.787

5.375

4.514

2.904 3.094

4.8714.200

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

Casole d'Elsa Colle di Val

d'Elsa

Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli San

Gimignano

Val d'Elsa

kWh/

ab.

Figura 5.1: Consumi di energia elettrica nei Comuni del Circondario.

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5.2 I CONSUMI RELATIVI AL FABBISOGNO TERMICO

Il fabbisogno civile di energia termica in Provincia di Siena è soddisfatto per buona parte

dall’utilizzo di gas naturale. La rete del metano, che nell’anno 1999 copriva il 96,8%

della popolazione residente, è gestita da tre Enti: Intesa, Gestione Valdichiana e

Fiorentina Gas. Le utenze isolate che si trovano al di fuori della rete di distribuzione

utilizzano, per soddisfare il proprio fabbisogno termico, generalmente gasolio o GPL. La

domanda termica ad uso produttivo è soddisfatta sia dall’utilizzo del metano (pari al 16%

del totale erogato) sia dall’utilizzo di gasolio, GPL e olio combustibile in proporzioni

variabili. Oltre agli usi prettamente termici in questa sezione viene trattato anche il

consumo di gasolio a scopo agricolo.

L’uso principale del gas naturale è senz’altro da attribuirsi al riscaldamento individuale

anche se l’aumento della rete di distribuzione rende la risorsa disponibile anche ai

comparti produttivi. Si assiste infatti negli ultimi anni, sia ad un aumento dei consumi

civili che di quelli industriali. In Tabella 5.4 sono riportate le vendite complessive di gas

metano nei comuni serviti da Intesa negli anni 1998, 1999 e 2000.

Tabella 5.4: Consumi di gas metano nei comuni gestiti dal Consorzio Intercomunale Energia Servizi Acqua (Intesa).

1998 1999 2000

Consumi complessivi (m3)

118.070.287 123.162.192 130.178.008

1998-1999 1999-2000 Variazionepercentuale 4,1% 5,4%

I dati provinciali relativi ai combustibili derivati dal petrolio descritti in questa sezione

derivano da stime redatte dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato

(MICA). La Tabella 5.5 riporta la serie storica di tali consumi, sia civili che commerciali e

industriali, dal 1990 al 2000. Il trend di consumo dei combustibili derivati dal petrolio è,

come possiamo vedere dalla rappresentazione in Figura 5.1, in sensibile calo dato

l’aumento della metanizzazione con conseguente crescita dei consumi di gas naturale.

Per quanto riguarda i consumi di derivati del petrolio a livello del circondario, non

essendo disponibili informazioni specifiche, abbiamo effettuato delle stime basandoci sui

dati relativi ai consumi di metano. Grazie alla ripartizione per tipologia di utente, fornita

dagli enti gestori del metano, il consumo di gas è stato utilizzato per stimare le quantità

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comunali di combustibili, quali GPL e gasolio, che tuttora vengono utilizzati nelle zone

isolate.

Tabella 5.5: Vendite di Combustibili derivati dal petrolio ad uso civile e produttivo in Provincia di Siena. Serie Storica anni 1990-2000. Fonte: MICA.

Combustibili(tonnellate)

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

olio comb. 15.414 13.808 8.511 7.659 5.563 4.500 4.039 3.203 1.861 480 2.737

g.p.l. riscald. 6.748 7.122 6.403 6.829 6.804 6.412 4.642 4.396 11.262 9.756 7.556

lubrificanti 1.951 1.619 1.633 1.899 1.529 1.504 1.542 1.560 1.712 1.641 1.549

gasolio risc. 24.513 27.255 22.919 21.321 11.337 10.939 13.884 12.226 11.615 14.091 11.962

gasolio agr. 14.833 13.756 15.226 17.279 16.353 16.937 18.511 7.986 11.167 10.397 10.646

Figura 5.1: Vendite di Combustibili ad uso civile e produttivo in Provincia di Siena. In tonnellate. Serie Storica anni 1990-2000.

Il rapporto tra il numero di abitanti e le utenze allacciate è stato utilizzato per

individuare i Comuni che si possono ritenere quasi completamente metanizzati. Il valore

discriminante di questo indice è stato considerato di circa tre abitanti per utenza,

individuando così i Comuni di Buonconvento, Colle Val d’Elsa, Monteriggioni, Monteroni

d’Arbia, Poggibonsi, San Quirico, Sarteano e Siena. I consumi medi calcolati per abitante,

per addetto manifatturiero e per addetto del terziario di questi 8 Comuni, sono stati

considerati rappresentativi rispettivamente dei consumi medi provinciali del settore

Vendite di Combustibili derivati dal Petrolio ad uso civile e produttivo. Serie Storica 1990-2000

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

Olio Comb.

G.P.L.

Lubrificanti

Gasolio riscald.

Gasolio agr.

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civile, industriale e dei servizi. I valori così stimati sono serviti per definire il fabbisogno

energetico dei tre settori per ogni Comune della Provincia di Siena. Abbiamo ritenuto che

quella parte della domanda energetica non soddisfatta dall’uso del gas metano dovesse

essere soddisfatta da altri combustibili, quali GPL o gasolio, in proporzioni equivalenti

alle loro vendite in Provincia.

I consumi provinciali di olio combustibile e lubrificanti, dato l’uso esclusivo per fini

produttivi che si fa di questi derivati del petrolio, sono stati distribuiti fra i vari Comuni

in proporzione al numero di addetti dichiarati nelle attività manifatturiere.

I consumi provinciali di gasolio per usi agricoli sono stati distribuiti fra i Comuni in

proporzioni equivalenti alla Superficie Agricola Utilizzata.

Nella Tabella 5.6 sono riportati i consumi complessivi ad uso termico di metano e

derivati del petrolio nel circondario della Val d’Elsa. La distribuzione del gas naturale nel

1999 era in gestione al consorzio Intesa. I consumi nell’anno 1999 sono stati pari a 33,5

milioni di metri cubi. Il gas naturale, non soddisfa, comunque, la domanda termica

complessiva che richiede anche l’utilizzo di altri combustibili nelle quantità riportate in

Tabella. Sia per il gpl che per il gasolio, i consumi maggiori si riscontrano nel settore

produttivo. L’ultima colonna rappresenta il peso che il consumo del circondario, per ogni

tipologia di combustibile, ha all’interno dei consumi provinciali complessivi, indicando,

per esempio, come il metano consumato nel circondario della Val d’Elsa rappresenti il

23,5% delle vendite provinciali. I consumi di gasolio e GPL si attestano rispettivamente al

11,9% e al 10,9% del totale provinciale, mentre il consumo di olio combustibile e

lubrificanti arriva addirittura a toccare il 44,1%.

A livello comunale i consumi maggiori di gasolio per uso agricolo sono nel Comune di

Casole d’Elsa; i Comuni di Colle, Poggibonsi e Monteriggioni per i motivi

precedentemente riportati, sono considerati completamente metanizzati e quindi su

quest’ultimi non sono stati riproporzionati i consumi di gasolio e gpl ad uso non agricolo.

Per questi tre Comuni il consumo maggiore di metano si riscontra a Poggibonsi e Colle Val

d’Elsa, per tutti e tre l’uso maggiore è quello civile mentre per quelli parzialmente

metanizzati l’uso preponderante è rappresentato dal produttivo.

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Tabella 5.6: Consumi di Combustibili derivati dal petrolio ad uso civile e produttivo nel circondario della Val d’Elsa. Anno 1999. Fonte: Nostra elaborazione su dati Intesa e MICA.

Combustibile Uso Casole d’Elsa Colle Val d’Elsa

Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli San Gimignano Consumi Circondario

% su consumi Provinciali

Produttivo 867.308 2.287.731 1.919.141 1.739.744 - 2.027.778 8.841.702

Terziario 85.805 1.266.483 474.239 2.019.182 - 659.635 4.505.344

Civile 352.607 6.776.531 2.702.213 8.823.050 - 1.471.990 20.126.391

Metano(m3)

Totale 1.305.720 10.330.745 5.095.593 12.581.976 - 4.159.403 33.473.437 23,5%

Agricolo 339 299 240 191 250 316 1.634

Produttivo 1.016 - - - 59 584 1.660

Terziario 15 - - - 27 66 107

Civile 393 - - - 2145 617 1.226

Gasolio(t)

Totale 1763 299 240 191 551 1583 4.626 11,9%

Produttivo 362 - - - 21 208 591

Terziario 5 - - - 9 23 38

Civile 140 - - - 77 220 436

GPL(t)

Totale 507 - - - 107 451 1.065 10,9%

Produttivo 23 56 27 78 1 27 212OlioCombustibile

(t) Totale 23 56 27 266 1 27 212 44,1%

Produttivo 80 193 93 266 1 92 724LubrificantiI(t) Totale 80 193 93 266 1 92 724 44,1%

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5.3 I CONSUMI RELATIVI AL SETTORE DEI TRASPORTI

Per quanto riguarda il consumo di combustibili per autotrasporto i dati provengono

ugualmente dalla stime sulle vendite redatte dal MICA. Dalla serie storica riportata in

Tabella 5.7 e esplicitata nel grafico in Figura 5.2 si può osservare un sostanziale

assestamento dei volumi di benzina venduti dal 1995 al 2000 e, viceversa, una crescita

consistente di vendite relative al gasolio a partire dall’anno 1997. Anche l’utilizzo di GPL

sembra avere un trend di crescita a partire dal ‘98.

Tabella 5.7: Vendite di Combustibili da trasporto in Provincia di Siena. Serie Storica anni 1990-2000. Fonte: MICA.

Combustibili(tonnellate)

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

benzina 81.385 87.328 94.387 95.446 99.335 102.399 102.896 102.397 102.680 102.173 97.923

GPL 3.657 3.413 3.246 3.187 3.639 3.851 4.166 4.404 6.917 5.397 9.914

gasolio 75.794 70.824 72.965 71.980 75.167 77.936 73.474 69.208 74.668 81.704 89.895

Figura 5.2: Vendite di Combustibili da trasporto in Provincia di Siena. In tonnellate. Serie Storica anni 1990-2000.

Le informazioni appena riportate sono purtroppo disponibili esclusivamente fino a livello

provinciale; l’attribuzione dei consumi a livello comunale ha quindi richiesto una stima

basata sulle seguenti assunzioni. È stato assunto che il consumo di benzina fosse

destinato interamente al trasporto privato mentre quello di gasolio attribuibile

Vendite di Combustibili per trasportoSerie Storica 1990-2000

0

20000

40000

60000

80000

100000

120000

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

Benzina

Gasoliomotori

G.P.L.motori

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principalmente al trasporto di merci. Utilizzando informazioni provenienti dal Piano

Energetico Provinciale, abbiamo assunto essere destinato al trasporto di merci il 78% del

gasolio venduto in provincia nell’anno 1999, mentre il restante 22% è venduto per il

trasporto privato. Per quanto riguarda il GPL, come per la benzina, è stato considerato

un uso esclusivamente privato. In seguito, per poter attribuire ad ogni Comune la propria

quota di combustibile, abbiamo effettuato, per quando riguarda le attribuzioni ad uso

privato, una riproporzione del totale provinciale basata sul numero di autovetture

immatricolate in ogni Comune. Per stimare i consumi destinati al trasporto merci ci

siamo invece basati su un indice che rapporta il prodotto interno lordo provinciale a

quello dei singoli comuni assumendo che il movimento di beni sia direttamente

proporzionale al PIL.

La Tabella 5.8 riporta il dettaglio dei consumi del circondario della Val d’Elsa, stimati

col metodo appena descritto, e un indicatore di pressione che tiene conto del consumo

totale del Circondario rapportato al numero di residenti. Dal confronto con l’analogo

indicatore calcolato per la Provincia di Siena si evince che il circondario della Val d’Elsa

presenta consumi per uso privato paragonabili a quelli medi provinciali, a consumi

leggermente inferiori per quel che riguarda l’uso di Benzina e GPL, corrispondono

consumi superiori per quel che riguarda il Gasolio. I consumi di Gasolio del settore

produttivo sono invece notevolmente ridotti rispetto alla media provinciale. A livello

comunale l’uso produttivo è maggiore nel Comune di Monteriggioni con 231 kg/ab., sopra

la media del Circondario si collocano anche i Comuni di Casole e San Gimignano. Per

quanto riguarda l’uso privato di combustibili, Monteriggioni presenta i valori maggiori per

la benzina. Inferiore al consumo pro-capite di benzina del Circondario sono i Comuni di

Casole d’Elsa, Colle Val d’Elsa e Radicondoli. Per gli usi privati di gasolio e GPL non si

riscontrano differenze sensibili rispetto ai valori medi della Val d’Elsa.

Tabella 5.8: Consumi di combustibili per il trasporto nel circondario della Val d’Elsa. Anno 1999. Fonte: nostra elaborazione su dati MICA.

Casole d’Elsa

Colle Val d’Elsa

Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli SanGimignano Val d’Elsa Provincia

Indicatore pressione (kg/ab)

Indicatore pressione(kg/ab)

Indicatore pressione(kg/ab)

Indicatore pressione(kg/ab)

Indicatore pressione(kg/ab)

Indicatore pressione(kg/ab)

Consumi(t)

Indicatorepressione(kg/ab)

Indicatorepressione(kg/ab)

Benzina 395 362 447 400 387 418 25.709 396 404

Gasolio 60 55 68 61 59 63 3.897 60 57usoprivato

GPL 21 19 24 21 20 22 1.362 21 23

usoproduttivo

Gasolio 213 154 231 181 122 217 11.905 183 217

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38

6 Il sistema suolo

Le funzioni del sistema suolo sono riconducibili a un ampio spettro di attività socio-

economiche ed ecologiche. Esso costituisce innanzitutto una risorsa primaria, in quanto è

essenziale sia per la produzione di biomassa (cibo, fibre, legname e altri materiali utili),

sia per l’estrazione di materiali inerti di vario tipo, di acqua, di minerali e di combustibili

fossili. Allo stesso tempo non vanno dimenticate le funzioni di regolazione dei cicli dei

materiali e di mantenimento della stabilità del paesaggio naturale, attraverso la capacità

di regolazione dei flussi di acqua al suo interno. Infine, il suolo riveste un ruolo

essenziale nella formazione e nella conservazione del paesaggio – inteso come il frutto di

una co-evoluzione di uomo e ambiente – e quindi dell’eredità storica e culturale

dell’umanità.

Nell’ultimo secolo il sistema suolo ha subito profonde trasformazioni legate a dinamiche

molto importanti che riguardano questioni come l’aumento dell’urbanizzazione, i

cambiamenti nello stile di vita dei cittadini, il passaggio da un agricoltura di tipo

estensivo ad una di tipo intensivo, etc. Questi fattori hanno contribuito a generare una

pressione crescente sul suolo, impermeabilizzando vaste porzioni di territorio, causando

perdite delle proprietà chimico-fisiche del sistema, frammentazione di habitat e perdita

o disturbo di aree naturali e del sistema delle acque di falda.

Un’efficace politica di difesa del suolo diviene quindi una condizione necessaria per il

mantenimento e per la valorizzazione del sistema naturale e costituisce un presupposto

fondamentale per la sostenibilità dello sviluppo territoriale.

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39

6.1 L’EROSIONE DEL SUOLO

Figura 6.1: Mappa delle classi di erosione del suolo nella Provincia di Siena. Fonte: Regione Toscana, 1994.

Le classi di erosione rappresentate sono estratte dalla “Carta dell’erosione del suolo in

atto” che, oltre a descrivere altri fenomeni come l’inondabilità, mostra il grado di

erosione del suolo che interessa l’uso agricolo-forestale del territorio, la produzione ed il

trasporto solido nei corsi d’acqua, pur trattando anche l’erosione dovuta ai processi di

massa.

Come si rileva dalla Figura 6.1, il territorio della Provincia di Siena è scarsamente

interessato dal fenomeno di erosione; solo per una porzione di territorio, che investe il

centro-sud della Provincia, si rileva un’attività più significativa che rientra nella classe di

erosione “media”.

Il Circondario della Val d’Elsa è interessato da una limitata attività di erosione. Per la

maggior parte si rientra nella classe di erosione “scarsa”; solo in aree molto limitate

localizzate nei comuni di Casole d’Elsa e Radicondoli si manifestano fenomeni erosivi più

importanti (Tabella 6.1).

Legenda:

Assente

Molto severa

Media

Scarsa

CLASSI DI EROSIONE

Severa

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Tabella 6.1: Classi di erosione per i comuni del Circondario della Val d’Elsa.

Comune Classe di erosione

Casole d’Elsa medio-scarsa Colle di Val d’Elsa scarsa Monteriggioni scarsa Poggibonsi scarsa Radicondoli medio-scarsa San Gimignano scarsa

6.2 L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA

L’attività estrattiva è un fattore di primaria importanza per una corretta gestione della

risorsa-suolo.

Estrarre grandi quantitativi di materiale in tempi brevi, rispetto ai tempi di

rigenerazione della risorsa stessa, significa non solo depauperare il territorio del suo

capitale naturale ma anche esercitare una profonda alterazione degli equilibri

ambientali naturali che nel lungo periodo potrebbe rivelarsi irreversibile. Le

problematiche ambientali più ricorrenti sono:

compatibilità tra l’intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed

ambientali dell’area;

alta visibilità dell’area di cava;

stabilità dei fronti di coltivazione e dei versanti di abbandono;

interferenza tra attività estrattiva e piccoli bacini idrogeologici di ricarica di sorgenti;

difficile attuazione degli interventi di recupero ambientale e paesaggistico dell’area

di cava.

I materiali da estrazione sono, di fatto, risorse non rinnovabili e pertanto è opportuno

che lo sfruttamento di questo capitale locale sia regolamentato nel rispetto dei tempi e

delle pratiche d’uso correnti. In breve, il loro utilizzo e la loro gestione devono

ottemperare ai principi dello sviluppo sostenibile, ai sensi della L.R. 78/98 e della L.R.

5/95.

Secondo quanto rilevato dal Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.) nel

corso dell’anno 2000, per la Provincia di Siena, i Comuni interessati dall’attività

estrattiva risultano 24, come evidenziato in grigio nella mappa di Figura 6.2.

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41

L’estrazione rilevata nella Provincia di Siena

è pari ad una volumetria complessiva di

1.862.761 m3, di cui 182.112 m3 di materiali

ornamentali, 715.194 m3 materiali industriali,

argille e leganti e 965.455 m3 di materiali

inerti per l’industria delle costruzioni. Nella

Tabella 6.2 sono riportate, per ogni

Circondario, il numero delle cave attive e le

quantità estratte disaggregate, espresse in

termini percentuali sul totale provinciale, per

le tre suddette tipologie di materiali.

Tabella 6.2: Tipologie e quantità di materiale estratto espresse in termini percentuali sul totale provinciale.

CircondarioN. cave attive

industriali,argille e leganti

inerti per l'industria delle costruzioni

ornamentali

Val d'Elsa 8 4,04% 11,76% 0,89% Val di Merse 6 5,19% 7,03% 93,87% Val d'Orcia 4+2 12,81% 2,19% - Val di Chiana 11 20,68% 36,81% 4,38% Crete Senesi - Val d'Arbia 5+2 51,47% 12,35% 0,85% Chianti Senese 5 5,82% 17,59% - Siena 1 - 12,27% -

L’attività di estrazioni di materiali industriali, argille e leganti più significativa si rileva

nel Circondario delle Crete Senesi – Val d’Arbia. Gli inerti per costruzione sono invece

prevalentemente estratti nelle zone della Val di Chiana e nel Chianti Senese, mentre gli

ornamentali derivano quasi esclusivamente dal Circondario della Val di Merse. Nel

Circondario della Val d’Elsa sono attive 8 cave: 4 sono localizzate nel Comune di

Poggibonsi, 2 in quello di Colle di Val d’Elsa e 1 rispettivamente nei Comuni di Casole

d’Elsa e Monteriggioni. La quantità estratta di inerti per l’industria delle costruzioni

corrisponde all’11,76% del valore provinciale e deriva principalmente dalle cave

localizzate nei Comuni di Monteriggioni e Colle di Val d’Elsa. Si registrano anche

estrazioni piuttosto contenute di materiali industriali, argille e leganti nel Comune di

Poggibonsi, corrispondenti al 4% del totale provinciale. Purtroppo, a causa della

mancanza di una rilevazione statistica puntuale da parte dell’Ente di competenza, non

siamo in grado di proporre una serie storica dell’attività estrattiva.

Figura 6.2: I Comuni interessati all’attività estrattiva nella Provincia di Siena (segnalati in grigio).

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42

6.3 LE FORESTE

La relazione che lega la presenza di foreste alla qualità dell’aria e ai cambiamenti

climatici può avere una doppia natura. Da una parte non si può non notare come il

soprassuolo forestale svolga una buona azione di filtraggio delle impurità atmosferiche

(gas, polveri, metalli pesanti), di abbattimento del livello del rumore e soprattutto di

riduzione del tasso di anidride carbonica nell’atmosfera e quindi di limitazione

dell’effetto serra. Dall’altra è opportuno rilevare come una gestione non razionale della

risorsa, in termini di eccessivo sfruttamento, può portare la foresta a divenire una

sorgente di anidride carbonica nell’atmosfera piuttosto che un serbatoio. Gli stessi

effetti possono derivare anche da una mancanza di prevenzione del rischio di incendio.

Per citare delle cifre può essere interessante ricordare che 1 ha di foresta contiene

circa 90 tonnellate di carbonio, di cui circa il 60% nel suolo. Questo implica che quando lo

stesso ettaro di foresta viene distrutto dal fuoco o destinato ad altri usi, almeno l’80% del

carbonio della vegetazione è immediatamente rilasciato nell’atmosfera, mentre circa il

50% del carbonio del suolo è liberato in un periodo più o meno lungo, a seconda del tipo

di suolo, delle condizioni climatiche e della nuova destinazione d’uso.

Il patrimonio forestale, e in particolare quello boschivo, può andare incontro ad una

serie di fenomeni di degrado e di invecchiamento che lo possono rendere meno stabile e

più sensibile alle malattie, alle avversità di tipo biotico e abiotico e agli incendi.

In particolare, il fenomeno degli incendi è generalmente variabile ed è in relazione

all’andamento climatico e ad altre cause di interpretazione problematica (tipologia della

copertura vegetale, biomassa accumulata, caratteristiche morfologiche del territorio).

Nell’anno 2004 la superficie della Provincia di Siena interessata dagli incendi è stata di

circa 12,65 ha con un numero di incendi pari a 14. Un rapido confronto sia con la serie

storica degli ultimi 10 anni che con i valori delle altre province toscane e italiane, mostra

come la Provincia di Siena rientri fra quelle a bassa frequenza di incendi.

Nel Circondario della Val d’Elsa si sono verificati, negli ultimi 10 anni, 33 incendi, pari

al 13% degli eventi provinciali (Tabella 6.3a); l’area interessata è di 42 ha di cui il 69% è

rappresentato da superficie non boscata (Tabella 6.3b). In termini di eventi, i comuni

maggiormente interessati sono San Gimignano, Radicondoli e Monteriggioni, dove si sono

verificati, negli ultimi 10 anni, un numero di incendi pari al 70% del valore del

Circondario, anche se la superficie interessata risulta essere abbastanza limitata. Invece,

in termini di superficie, il comune più interessato è Monteriggioni in cui si rileva che

l’area investita è pari al 42% del valore del Circondario (Tabella 6.3b).

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43

Tabella 6.3a: Incendi boschivi di interesse rurale nel Circondario della Val d’Elsa: serie storica 1995-2004. Fonte: Corpo Forestale dello Stato.

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 TOTALE

Casole d'Elsa 1 1 2

Colle Val d'Elsa 3 1 1 5

Monteriggioni 1 3 2 1 7

Poggibonsi 2 1 3

Radicondoli 1 1 1 1 1 2 7

San Gimignano 2 4 1 1 1 9

Circondario 5 7 2 3 5 1 0 2 7 1 33 Provincia di

Siena 24 25 14 25 26 24 33 16 54 14 255

Tabella 6.3b: Superficie (ha) interessata agli incendi boschivi di interesse rurale nel Circondario della Valdelsa: serie storica 1995-2004. Fonte: Corpo Forestale dello Stato.

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 TOTALE

Casole d'Elsa boscata 0,50 0,40 0,90

non boscata

totale 0,50 0,40 0,90

Colle Val d'Elsa

boscata 0,80 0,10 0,50 1,40

non boscata 5,00 2,00 7,00

totale 0,80 5,10 2,50 8,40

Monteriggioni

boscata 3,00 1,60 0,50 0,05 5,15

non boscata 1,00 7,90 2,50 0,70 12,10

totale 4,00 9,50 3,00 0,75 17,25

Poggibonsi

boscata 1,00 1,00

non boscata 0,02 0,02

totale 1,00 0,02 1,02

Radicondoli

boscata 0,10 0,20 0,15 0,45

non boscata 1,00 4,00 1,00 2,00 0,35 8,35

totale 1,00 0,10 4,20 1,00 2,00 0,50 8,80

San Gimignano

boscata 0,90 1,25 1,50 0,15 3,80

non boscata 1,25 0,30 0,06 1,61

totale 0,90 2,50 0,30 1,50 0,21 5,41

Circondario

boscata 1,70 1,85 0,10 4,70 2,10 1,00 1,20 0,05 12,70

non boscata 7,25 0,30 5,00 10,90 2,00 2,93 0,70 29,08

totale 1,70 9,10 0,40 9,70 13,00 2,00 1,00 4,13 0,75 41,78

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Parte I – Lo stato dell’ambiente

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44

Fra gli interventi effettuati ai fini della conservazione e gestione dei boschi si attua la

procedura detta delle “tagliate”, che sono le superfici forestali nelle quali si esegue

un’utilizzazione parziale o totale del soprassuolo. La Tabella 6.4 riporta, per stagione

silvana, la serie storica delle tagliate, della quantità di massa legnosa prodotta e della

superficie interessata ai tagli, per il Circondario di riferimento, con il dettaglio

comunale. Ciò che emerge da questa Tabella è che le tagliate vengono praticate con il

massimo rispetto per l’ambiente considerando che ogni anno viene prelevata meno della

metà della produzione boschiva annuale stimata intorno a 30 q/ha/anno.

Tabella 6.4: La produzione forestale nel Circondario Val d’Elsa: serie storica stagioni silvane 1995/96-2000/01. a) numero di tagli, b) superficie (ha), c) massa legnosa (q). Fonte: Corpo Forestale dello Stato.

Numero di tagli 95/96 96/97 97/98 98/99 99/00 00/01 TOTALE

Casole d'Elsa 10 18 64 64 47 203

Colle di Val d'Elsa 7 11 17 72 69 52 228

Monteriggioni 18 17 14 72 66 29 216

Poggibonsi 12 12 9 28 29 30 120

Radicondoli 18 9 12 11 20 14 84

San Gimignano 22 22 25 47 41 41 198

Circondario 87 71 95 294 289 213 1049

Provincia di Siena 614 647 766 888 915 865 4695

Superficie (ha) 95/96 96/97 97/98 98/99 99/00 00/01 TOTALE

Casole d'Elsa 60,5 199,5 119,8 128,0 86,7 227,5 822,0

Colle di Val d'Elsa 30,5 37,0 66,5 52,0 33,5 79,5 299,0

Monteriggioni 108,0 71,0 61,3 99,3 73,0 242,0 654,6

Poggibonsi 38,0 27,5 14,5 18,5 15,1 31,0 144,6

Radicondoli 101,0 45,0 82,0 100,5 112,5 119,5 560,5

San Gimignano 92,5 92,0 128,0 63,0 138,0 168,5 682,0

Circondario 430,5 472 472,1 461,3 458,8 868,0 3162,7

Provincia di Siena 1.800,9 2.333,7 2.309,1 1.639,7 1.995,9 2.368,6 12.447,9

Massa legnosa (q) 95/96 96/97 97/98 98/99 99/00 00/01 TOTALE

Casole d'Elsa 39.930 175.560 105.424 95.840 109.320 207.870 733.944

Colle di Val d'Elsa 20.130 32.560 58.960 51.206 36.850 88.200 287.906

Monteriggioni 71.280 62.480 53.944 87.340 80.300 273.520 628.864

Poggibonsi 24.810 24.200 12.760 16.280 15.510 34.200 127.760

Radicondoli 66.660 24.200 72.160 80.080 123.000 129.800 495.900

San Gimignano 66.230 18.040 112.640 49.840 99.798 186.480 533.028

Circondario 289.040 337.040 415.888 380.586 464.778 920.070 2.807.402

Provincia di Siena 1.436.965 2.259.697 1.970.670 1.428.971 1.795.743 2.072.059 10.964.105

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6.4 IL CALORE GEOTERMICO

Dalla Banca Nazionale dati Geotermici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) si

osserva che il calore geotermico localizzato nel sottosuolo della Provincia di Siena

assume un valore medio-basso corrispondente a circa 100 mW/m2, con alcune eccezioni

identificate nella zona dell’Amiata e della Val di Merse.

Figura 6.3: Mappa del flusso di calore (mW/m2) nel sud della Regione Toscana.

Tabella 6.5: Calore geotermico dei Circondari della Provincia di Siena.

CircondarioSuperficie

(m2)

calore geotermico

(mW/m2)

calore geotermico

(J/anno)

Val d'Elsa 6,82E+08 113,02 2,43E+15 Val di Merse 5,10E+08 138,55 2,23E+15 Val d'Orcia 7,97E+08 155,53 3,91E+15 Val di Chiana 6,92E+08 72,44 1,58E+15 Crete Senesi - Val d'Arbia 5,35E+08 96,90 1,64E+15 Chianti Senese 4,86E+08 83,70 1,28E+15 Siena 1,19E+08 90,00 3,37E+14 Provincia di Siena 3,82E+09 111,25 1,34E+16

Come si evince contestualmente dalla Figura 6.3 e dalla Tabella 6.5, il Circondario della

Val d’Elsa riporta leggermente superiori alla media provinciale in virtù della presenza di

pozzi di calore nel Comune di Radicondoli.

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52

COMUNE DI CASOLE D’ELSA

Quadro riassuntivo dello stato dell’ambiente del Comune di Casole d’Elsa

Indicatore quantità Unità di misura fonte (anno) Popolazione 3.066 abitanti ISTAT 2003 Superficie 148,63 km2 ISTAT 2000 Densità 20,63 abitante/km2 Elaborazione Aree di interesse naturalistico 2 ARPAT 1999 Terreno agricolo 40 % Elaboraz. Spineco Terreno boschivo 55 % Elaboraz. Spineco

Terr

itor

io*

Altro terreno 5 % Elaboraz. Spineco Consumo acqua 169 l/(abitante·giorno) Gestori locali Consumo elettrico 6.787 kWh/(abitante·anno) GRTN ’99 e elab. Consumo di combustibili (da petrolio) 6,79E+10 J/(abitante·anno) MICA ‘99 e elab. Co

nsum

i

Consumo di gas naturale 467 m3/(abitante·anno) Intesa ‘99 e elab. Totale Rifiuti 729,82 kg/(abitante·anno) Sienambiente %RD 37,07 % Sienambiente

Rifi

uti

Numero impianti CO 2,7 t/km2 IRSE 2000

COV 1,8 t/km2 IRSE 2000

NOx 0,6 t/km2 IRSE 2000

PM10 0,3 t/km2 IRSE 2000 Inqu

inan

ti

SOx 0 t/km2 IRSE 2000

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COMUNE DI COLLE DI VAL D’ELSA

Quadro riassuntivo dello stato dell’ambiente del Comune di Colle di Val d’Elsa

Indicatore quantità Unità di misura fonte (anno) Popolazione 20.110 abitanti ISTAT 2003 Superficie 92,21 km2 ISTAT 2000 Densità 218,09 abitante/km2 Elaborazione Aree di interesse naturalistico 1 ARPAT 1999 Terreno agricolo 66 % Elaboraz. SpinecoTerreno boschivo 32 % Elaboraz. Spineco

Terr

itor

io*

Altro terreno 2 % Elaboraz. SpinecoConsumo acqua 161 l/(abitante·giorno) Gestori locali Consumo elettrico 5.375 kWh/(abitante·anno) GRTN ’99 e elab. Consumo di combustibili (da petrolio) 2,74E+10 J/(abitante·anno) MICA ‘99 e elab. Co

nsum

i

Consumo di gas naturale 546,1 m3/(abitante·anno) Intesa ‘99 e elab. Totale Rifiuti 547,89 kg/(abitante·anno) Sienambiente %RD 43,12 % Sienambiente

Rifi

uti

Numero impianti CO 17,2 t/km2 IRSE 2000

COV 8,9 t/km2 IRSE 2000

NOx 3,9 t/km2 IRSE 2000

PM10 1,9 t/km2 IRSE 2000 Inqu

inan

ti

SOx 0,4 t/km2 IRSE 2000

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COMUNE DI MONTERIGGIONI

Quadro riassuntivo dello stato dell’ambiente del Comune di Monteriggioni

Indicatore quantità Unità di misura fonte (anno) Popolazione 8.111 abitanti ISTAT 2003 Superficie 99,49 km2 ISTAT 2000 Densità 81,53 abitante/km2 Elaborazione Aree di interesse naturalistico 1 ARPAT 1999 Terreno agricolo 53 % Elaboraz. SpinecoTerreno boschivo 44 % Elaboraz. Spineco

Terr

itor

io*

Altro terreno 3 % Elaboraz. SpinecoConsumo acqua 221 l/(abitante·giorno) Gestori locali Consumo elettrico 4.514 kWh/(abitante·anno) GRTN ’99 e elab. Consumo di combustibili (da petrolio) 3,60E+10 J/(abitante·anno) MICA ‘99 e elab. Co

nsum

i

Consumo di gas naturale 658 m3/(abitante·anno) Intesa ‘99 e elab. Totale Rifiuti 783,43 kg/(abitante·anno) Sienambiente %RD 43,86 % Sienambiente

Rifi

uti

Numero impianti CO 4,5 t/km2 IRSE 2000

COV 15,8 t/km2 IRSE 2000

NOx 1,0 t/km2 IRSE 2000

PM10 0,3 t/km2 IRSE 2000 Inqu

inan

ti

SOx 0,1 t/km2 IRSE 2000

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COMUNE DI POGGIBONSI

Quadro riassuntivo dello stato dell’ambiente del Comune di Poggibonsi

Indicatore quantità Unità di misura fonte (anno) Popolazione 28.341 abitanti ISTAT 2003 Superficie 70,73 km2 ISTAT 2000 Densità 400,69 abitante/km2 Elaborazione Aree di interesse naturalistico ARPAT 1999 Terreno agricolo 68 % Elaboraz. SpinecoTerreno boschivo 22 % Elaboraz. Spineco

Terr

itor

io*

Altro terreno 10 % Elaboraz. SpinecoConsumo acqua 149 l/(abitante·giorno) Gestori locali Consumo elettrico 2.904 kWh/(abitante·anno) GRTN ’99 e elab. Consumo di combustibili (da petrolio) 3,02E+10 J/(abitante·anno) MICA ‘99 e elab. Co

nsum

i

Consumo di gas naturale 458,5 m3/(abitante·anno) Intesa ‘99 e elab. Totale Rifiuti 576,47 kg/(abitante·anno) Sienambiente %RD 44,45 % Sienambiente

Rifi

uti

Numero impianti 1 Sienambiente CO 32,1 t/km2 IRSE 2000

COV 15,8 t/km2 IRSE 2000

NOx 6,4 t/km2 IRSE 2000

PM10 1,6 t/km2 IRSE 2000 Inqu

inan

ti

SOx 0,9 t/km2 IRSE 2000

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COMUNE DI RADICONDOLI

Quadro riassuntivo dello stato dell’ambiente del Comune di Radicondoli

Indicatore quantità Unità di misura fonte (anno) Popolazione 1.009 abitanti ISTAT 2003 Superficie 132,53 km2 ISTAT 2000 Densità 7,61 abitante/km2 Elaborazione Aree di interesse naturalistico 1 ARPAT 1999 Terreno agricolo 31 % Elaboraz. SpinecoTerreno boschivo 58 % Elaboraz. Spineco

Terr

itor

io*

Altro terreno 11 % Elaboraz. SpinecoConsumo acqua 199 l/(abitante·giorno) Gestori locali Consumo elettrico 3.094 kWh/(abitante·anno) GRTN ’99 e elab. Consumo di combustibili (da petrolio) 5,61E+10 J/(abitante·anno) MICA ‘99 e elab. Co

nsum

i

Consumo di gas naturale 0 m3/(abitante·anno) Intesa ‘99 e elab. Totale Rifiuti 512,38 kg/(abitante·anno) Sienambiente %RD 20,87 % Sienambiente

Rifi

uti

Numero impianti CO 1,5 t/km2 IRSE 2000

COV 1,4 t/km2 IRSE 2000

NOx 0,3 t/km2 IRSE 2000

PM10 0,2 t/km2 IRSE 2000 Inqu

inan

ti

SOx 0 t/km2 IRSE 2000

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Parte II - Le analisi SPIn Eco

SPIN-ECO

57

COMUNE DI SAN GIMIGNANO

Quadro riassuntivo dello stato dell’ambiente del Comune di San Gimignano

Indicatore quantità Unità di misura fonte (anno) Popolazione 7.283 abitanti ISTAT 2003 Superficie 138,83 km2 ISTAT 2000 Densità 52,46 abitante/km2 Elaborazione Aree di interesse naturalistico 1 ARPAT 1999 Terreno agricolo 52 % Elaboraz. SpinecoTerreno boschivo 42 % Elaboraz. Spineco

Terr

itor

io*

Terreno urbano 6 % Elaboraz. SpinecoConsumo acqua 407 l/(abitante·giorno) Gestori locali Consumo elettrico 4.871 kWh/(abitante·anno) GRTN ’99 e elab. Consumo di combustibili (da petrolio) 4,54E+10 J/(abitante·anno) MICA ‘99 e elab. Co

nsum

i

Consumo di gas naturale 591,9 m3/(abitante·anno) Intesa ‘99 e elab. Totale Rifiuti 775,37 kg/(abitante·anno) Sienambiente %RD 39,14 % Sienambiente

Rifi

uti

Numero impianti CO 5,4 t/km2 IRSE 2000

COV 3,3 t/km2 IRSE 2000

NOx 1,1 t/km2 IRSE 2000

PM10 0,4 t/km2 IRSE 2000 Inqu

inan

ti

SOx 0,1 t/km2 IRSE 2000

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Parte II - Le Analisi SPIn-Eco

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Parte II - Le analisi SPIn Eco

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58

8. Il bilancio dei gas serra

Il presente capitolo, che mostra i risultati relativi al bilancio serra del circondario Val

d’Elsa, è articolato in cinque paragrafi. Il primo paragrafo ripercorre brevemente le

tappe che hanno portato al protocollo di Kyoto e ne spiega gli obiettivi, il secondo

fornisce un approfondimento scientifico relativo al fenomeno del cosiddetto “effetto

serra”, il terzo presenta la metodologia utilizzata per redigere il bilancio, il quarto

paragrafo mostra i risultati dell’applicazione ed il quinto è dedicato alle conclusioni. Di

seguito al capitolo relativo alle conclusioni vengono inoltre riportate alcune schematiche

tabelle che riassumono i risultati del bilancio redatto per ognuno dei Comuni che

costituiscono il circondario.

8.1 IL PROTOCOLLO DI KYOTO

In conseguenza delle crescenti esortazioni da parte dei membri della comunità

scientifica e climatologica sui possibili effetti dannosi dell’aumento della concentrazione

dei gas serra, il World Meteorological Organization e l’United Nations Environment

Programme nel 1988 crearono l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) al

fine di valutare le informazioni scientifiche, tecniche e socioeconomiche disponibili nel

campo dei cambiamenti climatici. Fece seguito una serie di conferenze internazionali

culminata nel 1997, quando i rappresentanti di oltre 160 paesi si incontrarono a Kyoto. Il

Protocollo di Kyoto che ne risultò stabiliva degli obiettivi vincolanti di emissioni per i

paesi sviluppati, rispetto ai loro livelli di emissioni del 1990, e sanciva una riduzione

complessiva di circa il 5 %. Gli obiettivi individuali per i paesi andavano da una riduzione

media dell’8% per i paesi dell’Unione Europea, a un aumento del 10% per l’Islanda. I gas

serra più importanti inclusi negli obiettivi di Kyoto, sono l’anidride carbonica (CO2), il

metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), gli idrofluorocarburi (HCFC), gli

iperfluorocarburi (PFC), e l’esafluoruro di zolfo (SF6). Per gli ultimi tre gas, le singole

nazioni possono scegliere se usare il 1995 o il 1990, come anno base a partire dal quale

conseguire le riduzioni. Gli obiettivi stabiliti devono essere raggiunti nel periodo dal 2008

al 2012, come primo periodo di impegno. Essenzialmente, ogni paese può calcolare la

media delle emissioni su un periodo di 5 anni per stabilire la propria conformità,

attenuando così le fluttuazioni a breve termine che possono risultare da cicli economici o

da condizioni atmosferiche estreme. Ogni paese deve aver compiuto progressi

dimostrabili entro il 2005.

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Parte II - Le analisi SPIn Eco

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59

8.2 BACKGROUND SCIENTIFICO SUI GAS SERRA E SULLA TEMPERATURA DELLA SUPERFICIE TERRESTRE

E’ importante rendersi conto che il nostro stato di conoscenza sui gas serra, cioè la

nostra conoscenza delle reali concentrazioni in atmosfera, i loro cicli (la velocità alla

quale i differenti gas si muovono da una parte della Terra all’altra) tra atmosfera,

biosfera, e idrosfera, non è completo. Rispetto al ciclo della CO2, la più grande

incertezza è la velocità con cui le piante terrestri e gli oceani assorbono la CO2 immessa

nella atmosfera a seguito della combustione dei combustibili fossili. Il ruolo del

riscaldamento indotto dalla CO2 nella troposfera (corrispondente approssimativamente ai

primi 10.000 metri dell’atmosfera) è stato studiato maggiormente rispetto ai probabili

effetti addizionali nelle parti superiori dell’atmosfera. Le registrazioni strumentali sulla

temperatura della superficie terrestre cominciarono ad essere rilevate e studiate dagli

scienziati negli anni Ottanta al fine di produrre un singolo valore per la temperatura

media annuale. Esistono comunque delle misurazioni di temperatura, da singole stazioni

meteorologiche, che risalgono al 1700. Ma, per avere una temperatura media annuale,

deve essere disponibile un adeguato network spaziale di misurazioni della temperatura,

che resta difficile da ottenere sugli oceani e alle alte latitudini. I dati della temperatura,

a partire dal 1850, mostrano un riscaldamento della superficie terrestre tra gli 0,65°C e

gli 0,92°C ogni 100 anni.

Un’importante scoperta mostra che la maggior parte degli aumenti di temperatura

della superficie terrestre sono avvenuti in due distinti periodi, dal 1900 al 1945 ed a

partire dal 1976. Di fatto, il tasso di aumento della temperatura dal 1976 è stato di oltre

0,15°C per decennio. Queste analisi sulle temperature mostrano che il 1998 è stato

l’anno più caldo registrato, seguito dal 2001. Inoltre l’ultimo decennio del secolo scorso è

stato il più caldo mai registrato. Una variazione della temperatura media globale di

0,6°C, è accompagnata da considerevoli cambiamenti di temperatura regionali e

stagionali. Così le analisi recenti mostrano che su molte zone della Terra, in particolare

quelle alle latitudini temperate dell’emisfero settentrionale (gran parte del nord

America, il nord Europa, la Russia, e persino il sudest dell’Asia), le temperature sono

aumentate di 1°C per decennio, per i mesi invernali, a partire dal 1976. Per quanto

concerne la penisola italiana il cambio è approssimativamente di 0,3°C per decennio. Le

stesse analisi mostrano che per i mesi estivi, il trend di riscaldamento sulla quasi totalità

della parte occidentale del continente euroasiatico (inclusa l’Italia) è di 1°C per

decennio.

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60

Questo riscaldamento è considerato come una conseguenza delle emissioni di gas serra

antropogenici. Le previsioni sul futuro dell’aumento della temperatura, si basano sulla

correlazione tra le misure passate, e gli sviluppi delle forzanti fisiche operanti sul

sistema climatico della Terra.

8.3 APPLICAZIONE DELLA METODOLOGIA IPCC (INTERGOVERNMENTAL PANEL ON CLIMATE CHANGE)

Per questo studio abbiamo seguito le linee guida proposte dall’Intergovernmental Panel

on Climate Change (IPCC) durante la ventesima sessione tenutasi a Città del Messico tra

l’11 ed il 13 Settembre del 1996. Le linee guida contengono le Tabelle per calcolare il

bilancio dei gas serra, divise in sei Moduli :

1. Energy (Energia),

2. Industrial Processes (Processi industriali),

3. Solvent and Other Product Use (Solventi ed altri prodotti),

4. Agriculture (Agricoltura),

5. Land-use Change and Forestry (Cambiamento d’uso del suolo e Forente),

6. Waste (Rifiuti).

Le Tabelle presenti in cascun Modulo sono state utilizzate per fare l’inventario della

produzione totale stimata divisa per le fonti di gas serra e per i serbatoi, che include le

emissioni di CO2 CH4, N2O, chiamati gas serra diretti, e l’assorbimento della CO2 stessa.

Gli altri gas presenti nei moduli dell’IPCC, detti gas serra indiretti, sono NOx, CO, NMVOC

(non-methane volatile organic compounds, composti volatili organici non metanici), SO2,

HFC, PFC, e SF6. Questi ultimi, a differenza dei gas serra diretti, non verranno

conteggiati nel nostro inventario poiché non è ancora chiaro il ruolo che rivestono nelle

alterazioni climatiche e, di conseguenza, non è quantificabile il loro effetto.

8.4 IL BILANCIO DEI GAS SERRA NEL CIRCONDARIO

MODULO 1: ENERGIA

Il calcolo delle emissioni della CO2 imputabili al settore energetico provengono dalla

combustione diretta di fonti fossili e, in maniera indiretta, dal consumo di energia

elettrica. L’origine dell’energia elettrica consumata nel Circondario Val d’Elsa è stata

assunta, in linea con il dato dell’intera Provincia, per il 90% di tipo geotermico e per il

restante 10% di tipo termoelettrico. Secondo queste proporzioni, conoscendo le emissioni

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Parte II - Le analisi SPIn Eco

SPIN-ECO

61

specifiche di un impianto geotermico e i consumi di combustibili fossili della produzione

termoelettrica italiana, è stato calcolato un valore di emissione specifico per l’elettricità

consumata in Provincia di Siena.

In Tabella 8.1 sono presentate le emissioni di CO2 imputabili al consumo di energia per

usi sia elettrici che termici; per avere un termine di confronto, la Tabella riporta sia

quelle specifiche del Circondario in studio che quelle dell’intera Provincia di Siena. La

Figura 8.1 riporta, attraverso un grafico a torta, le emissioni di CO2 divise per tipologia di

utilizzo energetico; i risultati sono, di nuovo, presentati sia per l’intera Provincia che per

il Circondario analizzato. Complessivamente il Circondario Val d’Elsa nell’anno 2000 ha

emesso un totale di 355.750 tonnellate di CO2 imputabili al settore energetico. Le

emissioni più rilevanti derivano dai consumi di energia dei comuni maggiormente

industrializzati, Colle Val d’Elsa e Poggibonsi, mentre il minor contributo, inferiore di un

ordine di grandezza, è quello di Radicondoli.

Tabella 8.1: Consumi ed emissioni di CO2 dovuti ad usi energetici, divisi per fonte d’origine. Anno 2000, unità di misura miliardi di grammi (Gg).

Consumo Unità Fattore di emissione Emissioni Totali Emissioni Siena

tonn CO2 / unità Gg CO2 Gg CO2

Energia Elettrica 286392 MWh 0,44 125,80 461,22

Benzina 25709 t 3,09 79,42 315,62

Gasolio 20430 t 3,18 64,90 340,47

Olio Combustibile 212 t 3,27 0,69 1,57

GPL 2521 t 2,97 7,48 48,76

Lubrificanti 724 t 2,92 2,11 4,79

Gas Naturale 33473 migliaia di mc 2,25 75,34 324,06

TOTALE 355,75 1496,50

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62

Val d'Elsa

40%

25%

35%

Elettrici Termici Trasporto

Provincia

39%

31%

30%

Elettrici Termici Trasporto

Figura 8.1: Ripartizione delle emissioni di CO2 per tipologia di utilizzo del modulo energia relative al Circondario Val d’Elsa e alla Provincia di Siena.

MODULO 2: PROCESSI INDUSTRIALI

I processi industriali individuati dalle linee guida dell’IPCC includono: produzione di

cemento, produzione di malta di calce, uso di calcare e dolomite, produzione di soda,

produzione di asfalto, produzione di ammoniaca, produzione di altri metalli, e inoltre le

industrie della carta, di cibi e bevande (inclusi alcolici e pane). L’unica emissione

industriale conteggiabile nel Circondario Val d’Elsa, secondo le indicazioni IPCC, riguarda

gli NMVOC imputabili alla produzione alimentare. Non essendo quantificabile, come già in

precedenza spiegato, il contributo in termini di effetto serra di questi gas, la loro

inclusione nell’inventario è puramente indicativa.

MODULO 3. USO DI SOLVENTI ED ALTRI PRODOTTI

Questo modulo tiene conto delle seguenti attività: 1. applicazione di pittura; 2.

sgrassaggio e pulizia a secco; 3. produzione di prodotti chimici, manifattura e processo. I

gas serra che le linee guida attribuiscono a queste attività sono CO2, N2O, NMVOC.

Nessuna di queste attività risulta comunque attualmente presente in maniera rilevante

nel territorio per cui non sono state considerate le emissioni relative a questo modulo.

MODULO 4: AGRICOLTURA

In questo modulo sono contemplate le emissioni di metano dovute alla fermentazione

enterica del bestiame ed alla gestione del letame degli animali da allevamento. La

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63

gestione del letame comporta anche una limitata emissione di N2O, che viene anche

emesso in maniera più consistente dall’uso di fertilizzanti azotati. Conoscendo il numero

e il tipo animali presenti nel Circondario (5° censimento generale dell’agricoltura 2000) è

stato possibile, seguendo le linee guida IPCC, calcolare sia le emissioni di metano che

quelle di N2O del Circondario Val d’Elsa. I valori trovati risultano pari rispettivamente a

324,64 tonnellate di CH4 e 0,59 tonnellate di N2O. L’ulteriore contributo in termini di

emissione di N2O imputabile all’uso di fertilizzanti risulta pari a 14,80 tonnellate. Il

comune di Radicondoli risulta avere la più alta incidenza percentuale di emissioni da

agricoltura (specie allevamenti) sul totale emesso.

MODULO 5: CAMBIAMENTO DELL’USO DI TERRENO E FORESTE

Questa è un’area di notevole interesse scientifico nonché di alta rilevanza per le

politiche nazionali perché foreste e aree verdi possono assorbire CO2 in maniera

consistente. La gestione delle foreste a livello locale ha quindi un effetto diretto sulla

quantità di CO2 immagazzinata ed incide sul bilancio serra finale. Gli elementi richiesti

dalle indicazioni IPCC comprendono: 1. Variazioni nelle foreste e nella riserva di

biomassa legnosa; 2. Conversione di foresta a prateria; 3. Incendi delle aree forestali; 4.

Abbandono di terre coltivate (cioè terre in precedenza agricole nelle quali viene

permessa la ricrescita della vegetazione naturale); 5. % di carbonio del suolo.

Un corretta gestione politica dovrebbe portare ad una conservazione o, possibilmente,

ad un aumento della biomassa legnosa presente nel territorio, (sia la biomassa delle

foreste protette, delle coltivazioni legnose agrarie, del legname commerciale, e delle

aree urbane, sia la biomassa immagazzinata nel suolo). I terreni descritti sopra, possono

fungere da serbatoio di CO2 (net sink). Il calcolo relativo all’immagazzinamento

dell’anidride carbonica da parte dei boschi situati nel Circondario Val d’Elsa mostra un

assorbimento approssimativo pari a circa 193.000 tonnellate di CO2, nell’anno 2000.

L’assorbimento per unità di area risulta essere un po’ più alto rispetto alla media

provinciale, grazie alla consistente presenza di aree boschive all’interno del territorio. In

particolare i comuni di Casole d’Elsa e specialmente Radicondoli fanno registrare valori

estremamente elevati del rapporto assorbimento/emissione (rispettivamente 1,8 e 6,5).

MODULO 6: RIFIUTI

La decomposizione anaerobica da parte di batteri metanogenici della frazione organica

dei rifiuti solidi comporta il rilascio di CH4 nell’atmosfera. Si stima che questa fonte

rappresenti dal 5 al 20% circa delle emissioni antropogeniche globali di CH4. Di primario

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SPIN-ECO

64

interesse sono le emissioni di metano da: 1. Siti di smaltimento di rifiuti solidi; 2.

Trattamento di acque e fanghi di scarico da usi civili e commerciali; 3. Trattamento di

acque di scarico industriali. In questo lavoro sono state stimate le emissioni di CH4

imputabili agli RSU ed alle acque reflue urbane mentre non è stato possibile, causa

mancanza di dati, stimare le emissioni imputabili al trattamento delle acque industriali.

Nel 1999 nel Circondario Val d’Elsa è stata generata una quantità pari a 958 tonnellate di

CH4 da rifiuti solidi urbani e una quantità pari a 281 tonnellate di CH4 dal trattamento

delle acque reflue. Il dato risulta leggermente inferiore alla produzione media di metano

da rifiuti della Provincia.

8.5 CONCLUSIONI

La Tabella 8.2 riporta i risultati complessivi relativi alle emissioni imputabili al

Circondario Val d’Elsa. La seconda colonna riporta i dati specifici per ogni tipologia di gas

serra, mentre la terza colonna mostra le stesse emissioni espresse sotto forma di CO2

equivalente. La conversione avviene, in base alla misura dell’effetto della forzante

radiativa di ogni gas serra, tramite un indice semplificato, chiamato “Global Warming

Potential” (GWP) o Potenziale climalterante, specifico per ogni gas preso in

considerazione. Il GWP di un gas riflette l’effetto della forzante radiativa per uno

specifico periodo di tempo con inizio dal momento in cui è emesso. Esso è espresso come

il rapporto tra l’effetto della forzante radiativa del gas in questione rispetto a quello

associato alla stessa massa di CO2. Convenzionalmente alla CO2 è assegnato un valore di

riferimento per il GWP pari a 1. Il GWP del metano è invece pari a 23 ovvero il metano ha

un potenziale climalterante 23 volte superiore alla CO2. Per i già citati gas definiti gas

serra indiretti quali CO, NOx, NMVOC, e SO2, non esistono valori di GWP, in quanto non

c’è accordo sui metodi per stimare il contributo che questi gas hanno sulla forzante

radiativa. Per questo motivo, già accennato in precedenza, abbiamo scelto di non

includerli nell’inventario compiuto.

La Tabella 8.2 include oltre ai valori delle emissioni serra del Circondario anche quelli

relativi all’intera Provincia di Siena direttamente espressi in unità di CO2 equivalente

attraverso il GWP. I risultati mostrano che il bilancio netto dei gas serra per il

Circondario Val d’Elsa è di circa 203.190 tonnellate di CO2 equivalente. L’istogramma

riportato in Figura 8.2 mostra in maniera esplicita i livelli di emissione ed assorbimento

del Circondario (prime due barre dell’istogramma) ed il valore di emissione netta (la

terza barra dell’istogramma).

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65

Le emissioni sono, per la maggior parte, imputabili al comparto energetico come

mostra la torta in Figura 8.3 che riporta le emissioni dei vari gas climalteranti, espresse

in termini di CO2 equivalente, divise per fonte di emissione. Le altre fonti di emissione di

gas climalteranti hanno invece una incidenza ridotta.

Tabella 8.2: Bilancio dei gas serra del Circondario di Val d’Elsa e emissioni pro-capite del Circondario e della Provincia.

Val d’Elsa CO2 pro-capite

Emissione ed assorbimento di gas serra Gg Gg di CO2 eq t/ab

Circondario Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 355,75 355,75

CH4 emesso da allevamenti 0,32 7,47

CH4 emesso da RSU 1,24 28,51

N2O emesso da agricoltura 0,02 4,55

CO2 assorbita dalle aree boschive 193,09 193,09

TOTALE 203,19 3,55 2,84

Il dato delle emissioni pro-capite riportato nella Tabella 8.2 risulta più alto della media

provinciale. Questo dato è spiegabile valutando gli alti consumi energetici che ha il

Circondario, in virtù anche della vocazione industriale dell’area. Le aree boschive

presenti sul territorio permettono comunque di assorbire un quantitativo di CO2 (vedi

Figura 8.2) pari al 50% circa di quella complessivamente emessa; ciò contribuisce in

maniera determinante ad abbassare il valore di emissione pro-capite nel Circondario Val

d’Elsa.

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Parte II - Le analisi SPIn Eco

SPIN-ECO

66

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

Emissione Assorbimento Netto

Figura 8.2: Emissione ed assorbimento del Circondario Val d’Elsa (espressi in termini di CO2 eq.).

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 8.3: Emissioni di gas serra divise per fonte di emissione del Circondario Val d’Elsa.

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SPIN-ECO

67

Comune di Casole d’Elsa

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

50

60

Emissione Assorbimento Netto

Figura 1a: L’istogramma mostra l’anidride carbonica assorbita ed emessa all’interno del territorio comunale in questione. La differenza di questi due valori indica il contributo che il Comune da’ in termini di bilancio serra. In questo caso il Comune da’ un contributo attivo nell’assorbire emissioni serra.

29%

37%

34%

Elettrici Termici Trasporto

4,7%

83,6%

8,4%

3,2%

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 2a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per tipologia di utilizzo energetico.

Figura 3a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per fonte di emissione.

Emissione ed assorbimento di gas serra (Gg CO2 eq) Comune CO2 pro-capite (t/ab)

Comune Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 25,14

CH4 emesso da allevamenti 2,53

CH4 emesso da RSU 0,97

N2O emesso da agricoltura 1,42

CO2 assorbita dalle aree boschive 54,15

TOTALE -24,09 -7,86 2,84

Tabella 1a: Bilancio dei gas serra del Comune ed emissioni pro-capite comunali e provinciali.

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SPIN-ECO

68

Comune di Colle Val d’Elsa

0

20

40

60

80

100

120

140

Emissione Assorbimento Netto

Figura 1a: L’istogramma mostra l’anidride carbonica assorbita ed emessa all’interno del territorio comunale in questione. La differenza di questi due valori indica il contributo che il Comune da’ in termini di bilancio serra. In questo caso il Comune da’ un contributo molto forte alle di emissioni serra del territorio.

34%

21%

45%

Elettrici Termici Trasporto

6,9%

91,6%

0,8%0,7%

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 2a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per tipologia di utilizzo energetico.

Figura 3a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per fonte di emissione.

Emissione ed assorbimento di gas serra (Gg CO2 eq) Comune CO2 pro-capite (t/ab)

Comune Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 108,41

CH4 emesso da allevamenti 0,91

CH4 emesso da RSU 0,82

N2O emesso da agricoltura 8,21

CO2 assorbita dalle aree boschive 18,27

TOTALE 100,08 5,92 2,84

Tabella 1a: Bilancio dei gas serra del Comune ed emissioni pro-capite comunali e provinciali.

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SPIN-ECO

69

Comune di Monteriggioni

0

10

20

30

40

50

60

Emissione Assorbimento Netto

Figura 1a: L’istogramma mostra l’anidride carbonica assorbita ed emessa all’interno del territorio comunale in questione. La differenza di questi due valori indica il contributo che il Comune da’ in termini di bilancio serra. In questo caso il Comune da’ un contributo attivo nell’emissione dei gas serra.

43%

25%

32%

Elettrici Termici Trasporto

7,8%

88,7%

2,1%

1,3%

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 2a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per tipologia di utilizzo energetico.

Figura 3a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per fonte di emissione.

Emissione ed assorbimento di gas serra (Gg CO2 eq) Comune CO2 pro-capite (t/ab)

Comune Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 45,51

CH4 emesso da allevamenti 1,10

CH4 emesso da RSU 0,68

N2O emesso da agricoltura 4,00

CO2 assorbita dalle aree boschive 26,56

TOTALE 24,72 3,65 2,84

Tabella 1a: Bilancio dei gas serra del Comune ed emissioni pro-capite comunali e provinciali.

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SPIN-ECO

70

Comune di Poggibonsi

0

20

40

60

80

100

120

140

160

Emissione Assorbimento Netto

Figura 1a: L’istogramma mostra l’anidride carbonica assorbita ed emessa all’interno del territorio comunale in questione. La differenza di questi due valori indica il contributo che il Comune da’ in termini di bilancio serra. In questo caso il Comune produce una emissione netta di CO2 equivalente molto elevata.

47%

23%

30%

Elettrici Termici Trasporto

7,7%

91,5%

0,4%0,4%

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 2a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per tipologia di utilizzo energetico.

Figura 3a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per fonte di emissione.

Emissione ed assorbimento di gas serra (Gg CO2 eq) Comune CO2 pro-capite (t/ab)

Comune Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 124,67

CH4 emesso da allevamenti 0,61

CH4 emesso da RSU 0,53

N2O emesso da agricoltura 10,49

CO2 assorbita dalle aree boschive 10,32

TOTALE 125,98 4,93 2,84

Tabella 1a: Bilancio dei gas serra del Comune ed emissioni pro-capite comunali e provinciali.

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Parte II - Le analisi SPIn Eco

SPIN-ECO

71

Comune di Radicondoli

-60

-40

-20

0

20

40

60

Emissione Assorbimento Netto

Figura 1a: L’istogramma mostra l’anidride carbonica assorbita ed emessa all’interno del territorio comunale in questione. La differenza di questi due valori indica il contributo che il Comune da’ in termini di bilancio serra. In questo caso il Comune da’ un contributo molto rilevante all’assorbimento delle emissioni di gas serra del territorio.

49%

25%

26%

Elettrici Termici Trasporto

5,9%

68,4%16,6%

9,0%

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 2a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per tipologia di utilizzo energetico.

Figura 3a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per fonte di emissione.

Emissione ed assorbimento di gas serra (Gg CO2 eq) Comune CO2 pro-capite (t/ab)

Comune Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 5,22

CH4 emesso da allevamenti 1,27

CH4 emesso da RSU 0,69

N2O emesso da agricoltura 0,45

CO2 assorbita dalle aree boschive 50,10

TOTALE -42,47 -43,18 2,84

Tabella 1a: Bilancio dei gas serra del Comune ed emissioni pro-capite comunali e provinciali.

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72

Comune di San Gimignano

0

10

20

30

40

50

60

Emissione Assorbimento Netto

Figura 1a: L’istogramma mostra l’anidride carbonica assorbita ed emessa all’interno del territorio comunale in questione. La differenza di questi due valori indica il contributo che il Comune da’ in termini di bilancio serra. In questo caso il Comune risulta contribuire all’aumento di effetto serra.

36%

32%

32%

Elettrici Termici Trasporto

7,5%

88,9%

2,0%

1,6%

Energia Allevamenti Agricoltura Rifiuti

Figura 2a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per tipologia di utilizzo energetico.

Figura 3a: Ripartizione delle emissioni di CO2 del Comune per fonte di emissione.

Emissione ed assorbimento di gas serra (Gg CO2 eq) Comune CO2 pro-capite (t/ab)

Comune Provincia

CO2 emessa dal comparto energetico 46,80

CH4 emesso da allevamenti 1,06

CH4 emesso da RSU 0,86

N2O emesso da agricoltura 3,94

CO2 assorbita dalle aree boschive 33,70

TOTALE 18,96 3,22 2,84

Tabella 1a: Bilancio dei gas serra del Comune ed emissioni pro-capite comunali e provinciali.

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73

9 L’analisi emergetica

9.1 CONCETTI E DEFINIZIONI

L’analisi emergetica è un tipo di analisi termodinamica basata sui concetti di solar

emergy e solar transformity, introdotta negli anni ’80 dal prof. H.T. Odum

dell’Università della Florida (USA), per analizzare il grado di organizzazione e la

complessità dei sistemi viventi.

Tale approccio consiste nel considerare i differenti input che alimentano un certo

sistema su di una base energetica comune: l’energia solare. La scelta di tale riferimento

non è casuale: infatti l’energia solare è l’energia base che muove tutti i processi che si

verificano nella biosfera. Per definizione, l’emergia solare, o emergia semplicemente

detta, è la quantità di energia solare equivalente necessaria, direttamente o

indirettamente, per ottenere un prodotto o un flusso di energia in un dato processo. La

sua unità di misura è il solar emergy joule (sej). L’emergia misura, quindi, la

convergenza globale di energia solare necessaria per ottenere un dato prodotto, ovvero

per rigenerare tale prodotto una volta consumato, o per sostenere un certo sistema.

Parallelamente all’emergia, viene definita da Odum la solar transformity (o

transformity), come l’emergia necessaria per ottenere un’unità energetica di un certo

prodotto. Operativamente la transformity può essere vista come un coefficiente che

converte in energia solare equivalente ogni input al sistema, espresso nella sua unità di

misura. La transformity si misura in sej/J, anche se talvolta, per certi tipi di prodotto o

di flusso più facilmente quantificabili in unità di massa, si può usare un’emergia

“specifica” espressa in sej/g.

L’analisi emergetica è un metodo di contabilità ambientale che cerca di valutare sia i

prodotti e i servizi ambientali sia quelli economici con una stessa unità di misura. Questo

approccio si differenzia dalle analisi energetiche o economiche tradizionali per le quali di

solito si trascurano gli input che non possono essere valutati su una base monetaria o

energetica. La Figura 9.1 riassume la differenza tra l’analisi economica classica e l’analisi

emergetica, e mette in evidenza come quest’ultima riesca a tenere conto di un numero

di fattori, compresi quelli naturali che sono difficilmente contabilizzabili.

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Figura 9.1: Modello di confronto fra l’approccio emergetico e quello economico classico. Un’analisi termodinamica basata sulla funzione emergy è in grado di fornire delle risposte concrete molto più delle analisi tradizionali, sia energetiche che economiche, in quanto cerca di considerare sia le componenti ambientali di un sistema (cioè il capitale naturale), che quelle puramente economiche.

La peculiarità dei modelli emergetici è quella di essere ambiente-centrici, cioè di

considerare l’ambiente come attore protagonista e forza motrice di ogni attività. Questi

modelli differiscono dunque profondamente dai tradizionali modelli di analisi economica,

nei quali il principale criterio per le decisioni di politica economica è il mercato, e quindi

tutto ciò che non è valutabile in termini monetari viene considerato come un’esternalità

per il sistema. L’ambiente e i bisogni sociali condividono il più delle volte questa sorte, e

richiedono l’elaborazione di meccanismi correttivi per il decision making economico.

Modificare la prospettiva, in senso ambiente-centrico, diviene allora un arricchimento

fondamentale per la comprensione del territorio e allo stesso tempo un momento di

integrazione e confronto con l’analisi economica.

L’analisi svolta prevede una successione di stadi, dalla costruzione del modello

energetico all’elaborazione ed interpretazione dei risultati, secondo il dettaglio riportato

nel Box 1.

L'analisi emergetica

valuta questi flussi

Risorse

Ambientali Ecosistema

Naturale

Sistema

Economico

Mercato

Beni e

Servizi

L'analisi economica

valuta questi flussi

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75

Per una descrizione più dettagliata sulla teoria dell’emergia si rimanda alla relazione

preliminare del 28 settembre 2001 sull’analisi emergetica della Provincia di Siena,

nonché al manuale sugli indicatori di sostenibilità edito da ARCA Onlus.

BOX 1: ANALISI EMERGETICA DI UN SISTEMA TERRITORIALEGeneralmente un'indagine emergetica realizzata su di un sistema territoriale più o meno circoscritto, può essere schematizzata nei seguenti punti:

1. INDIVIDUAZIONE E COMPRENSIONE DEL SISTEMA Prima di tutto è necessario capire le dimensioni dell'oggetto in esame, avere quindi indicazioni sull'estensione territoriale, l'ubicazione, le caratteristiche chimiche, fisiche e geomorfologiche e l'organizzazione dei vari settori (agricolo, manifatturiero, commerciale). Qualora si renda necessario, può essere realizzata per uno o più sottosistemi un'indagine più capillare (analisi a maglie strette). Tutte le informazioni estratte vengono sfruttate per "modellizzare" il sistema, ovvero per sintetizzarlo in un particolare diagramma attraverso il linguaggio dei simboli introdotti da H.T. Odum.

2. ACQUISIZIONE DEI DATI Si passa alla quantificazione di tutti quei flussi di energia e materia individuati come facenti parte del sistema, ovvero alla ricerca capillare di tutti i dati statistici. Questo step riveste il ruolo più importante: quanto più i dati sono attendibili e precisi, tanto più il sistema risulta ben definito e le conclusioni tratte aderenti alla realtà. La precisione di uno specifico dato ha senso anche in virtù della rilevanza che tale informazione acquista nel contesto globale. Ciascun dato deve subire poi un processo di elaborazione per essere reso omogeneo e conforme all'analisi.

3. ANALISI VERA E PROPRIA L'analisi vera e propria ha come obiettivo la stesura di una o più tabelle dalla cui sinergia è possibile estrarre un primo profilo del sistema, in quanto vengono riportati tutti i flussi che lo alimentano ripartiti secondo appropriati criteri. Quello che si cerca di fare può essere letto anche alla stregua di un check-up dello stato di salute ambientale di un sistema territoriale. In particolare, come sarà messo in evidenza nello step successivo, si cerca di quantificare l'impatto antropico sul territorio e quindi di associare indici quantitativi al concetto di sviluppo sostenibile.

4. INDICI EMERGETICI E MAPPE DI SOSTENIBILITÀ L'obiettivo ultimo di questa indagine metodologica è quello di condensare in indici sintetici ed esaustivi tutte le informazioni emerse al punto di cui sopra. Si arriva così alla definizione degli indicatori emergetici, che sempre più si configurano come strumenti idonei ai policy makers per programmare una corretta politica di gestione ambientale. Le mappe che ne derivano costituiscono l'appropriato supporto visivo alla complessità dell'indagine, fornendo informazioni immediate in materia di sostenibilità ambientale.

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76

9.2 L’ANALISI DEL CIRCONDARIO DELLA VAL D’ELSA

Tale analisi non è stata svolta sul Circondario come sistema isolato ma per verificare

come si pone ogni singolo sistema territoriale all’interno del contesto provinciale.

L’analisi emergetica del Circondario consiste in una forma di contabilità, in unità di

emergia, per tutte le risorse locali ed importate che in un anno solare vengono sfruttate

nel territorio. Durante tutto il progetto, l’anno di riferimento è stato e si è mantenuto il

1999, dal momento che era l’anno più recente per cui si aveva a disposizione il maggior

numero di informazioni. Laddove non è stato possibile avere il dato puntuale sono state

operate delle stime.

Il sistema oggetto di studio è stato innanzitutto rappresentato con un modello

concettuale, in cui sono descritti in maniera semplificata tutti i flussi di materia ed

energia essenziali al sistema.

Il modello del sistema territoriale proposto per la Provincia di Siena è rappresentativo

anche del Circondario oggetto dell’analisi. Il diagramma (Figura 9.2) utilizza il linguaggio

degli “energy system diagrams” proposto da H.T. Odum.

Nel modello energetico, il grande contenitore a forma di rettangolo rappresenta il

confine fisico del sistema, al cui interno sono state individuate le numerose interrelazioni

tra le componenti interne e l’esterno. Nel sistema sono stati individuati quattro

macrosettori (l’agricoltura, l’allevamento, le attività estrattive e il manifatturiero), che

fungono da produttori primari e secondari e che determinano le varie attività che si

svolgono nel tessuto produttivo della zona. L’esagono denominato “città e popolazione”

individua i flussi che alimentano la parte urbanizzata del territorio e riveste il ruolo di

principale consumatore del sistema.

Le risorse che convergono a sostentamento del sistema sono di due tipi, a seconda che

la loro origine sia endogena o esogena. Le locali rinnovabili (fonti di energia come sole,

vento, pioggia ecc.) costituiscono, insieme al mercato, le forzanti del sistema e ad esse

viene associato come simbolo un cerchio, posto sul lato sinistro, che presenta una freccia

ricurva verso l’esterno del sistema, per considerare che solo una parte di queste risorse

viene sfruttata dal sistema mentre la maggior parte viene dispersa. Un flusso di emergia

rinnovabile è quello relativo al calore geotermico, che, in generale, a livello provinciale

riveste una particolare importanza per la produzione di energia elettrica.

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Figura 9.2: Diagramma energetico della Provincia di Siena

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78

Alle risorse locali non rinnovabili poste all’interno del grande rettangolo è associato il

simbolo di storage. Esse rappresentano la quantità di energia e materia immagazzinata

all’interno del sistema (ad es., il suolo fertile, l’acqua derivante da bacini e da laghi, i

rifiuti, ecc.). Un elemento rilevante in questo ambito è lo storage delle risorse minerarie,

in particolare quelle che alimentano l’industria estrattiva della zona. Le risorse che

provengono dall’esterno (esogene), e in particolare dal sistema economico, sono in

generale quei beni, materiali, informazioni, fonti di energia, lavoro umano, e qualsiasi

altro tipo di servizio che sono necessari per sostenere il sistema.

Ciascun flusso di energia e materia è definito da una freccia; le frecce verso il basso,

che convergono all’heat sink, indicano che, ad ogni trasformazione, parte dell’energia

viene degradata sotto forma di calore, in accordo con i principi della termodinamica. Le

frecce tratteggiate rappresentano flussi di denaro che caratterizzano il sistema

economico.

Con il simbolo di rombo sono descritte le relazioni in termini di merci e di denaro tra il

sistema e l’esterno, ovvero il mercato, i beni e i servizi. Tutti i settori che compongono il

sistema hanno infatti come controparte, dal punto di vista economico, il mercato, inteso

come un’entità esterna. La presenza del mercato funge da interfaccia tra il sistema dei

flussi energetici e la quantificazione economica che all’interno è rappresentata dallo

storage del Prodotto Interno Lordo (PIL), sul quale incide anche il turismo. Infine,

l’amministrazione pubblica, rappresentata da un rettangolo, si pone come regolatore dei

rapporti fra la popolazione e i flussi che alimentano il sistema.

I dati statistici relativi al Circondario della Val d’Elsa sono stati raggruppati in tre

Tabelle denominate A, B e C.

La Tabella A contabilizza le risorse rinnovabili e non rinnovabili che alimentano il

sistema. Le risorse ambientali valutate sono state: l’energia solare, la pioggia, il vento, il

calore geotermico, l’erosione del suolo, l’acqua e i materiali da attività estrattive. Per il

dettaglio dei valori relativi a queste voci si rimanda alla parte I del presente Report.

Monitorare le risorse naturali locali è utile al fine di evitare un uso indiscriminato delle

stesse, soprattutto per quelle voci, come le risorse idriche e i materiali da cava,

classificate come non rinnovabili in considerazione del loro tempo di rigenerazione. In

questa tabella vengono inoltre contabilizzate tutte le risorse energetiche necessarie a far

fronte alle esigenze del sistema, ripartite in energia elettrica (divisa in due voci:

importata dall’esterno e prodotta in Provincia di Siena da fonti geotermiche) e consumi

di prodotti petroliferi e gas naturale. Per il Circondario della Val d’Elsa abbiamo

attribuito una quantità di energia elettrica prodotta pari al 90% della domanda. Questa

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SPIN-ECO

79

assunzione è dovuta al fatto che, a livello provinciale, ogni area trae vantaggio dal fatto

che nella zona dell’Amiata e di Radicondoli sono presenti alcuni impianti

geotermoelettrici, per cui il 90% della domanda di energia elettrica comunale è

soddisfatto, se pur indirettamente, da tali fonti di energia rinnovabile. Del resto, dal

momento che le politiche di gestione delle fonti energetiche sono svolte su scala

provinciale, non abbiamo ritenuto opportuno attribuire la produzione di energia

elettrica, soltanto su scala locale, senza considerare il fatto che l’energia elettrica una

volta immessa in rete, non risponde ai bisogni di un singolo Comune, ma a quelli

dell’intera Provincia. Ciò non significa che non debbano essere intraprese, anche a livello

di comprensorio, iniziative tese ad implementare produzioni di energia elettrica da fonti

rinnovabili.

La Tabella B riguarda invece la contabilizzazione di tutti i beni importati tramite il

commercio con l’esterno del sistema (cioè con le altre province italiane e con l’estero).

Questa tabella è strutturata, similmente al modello concettuale, in quattro macrosettori

(l’agricoltura, l’allevamento, l’attività estrattiva e il manifatturiero). Per ognuno dei

macrosettori sono state individuate le seguenti voci, che corrispondono alla somma di

differenti gruppi merceologici, secondo la classificazione ISTAT (ATECO 2):

AGRICOLTURA

1 Cereali voci ISTAT (1-5)

2 Legumi voci ISTAT (6-7)

3 Frutta voci ISTAT (8-11)

4 Vegetali filamentosi voci ISTAT (12-13)

5 Semi voci ISTAT (14-15)

6 Spezie e tabacco voci ISTAT (16-19)

7 Piante e fiori voci ISTAT (20-21)

ALLEVAMENTO

8 Allevamenti zootecnici voci ISTAT (22-31)

9 Silvicoltura voci ISTAT (32-41)

10 Pesca e caccia voci ISTAT (42-45)

ATTIVITÀ ESTRATTIVA

11 Minerali metalliferi voci ISTAT (46-51)

12 Minerali non metalliferi voci ISTAT (52-57)

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INDUSTRIA MANIFATTURIERA

13 Industria alimentare voci ISTAT (58-93)

14 Industria del tabacco voci ISTAT (94)

15 Industria delle pelli e del cuoio voci ISTAT (95-98)

16 Industrie tessili voci ISTAT (99-125)

17 Industria vestiario e arredamento voci ISTAT (126-140)

18 Industria legno e sughero voci ISTAT (141-147)

19 Industria della carta voci ISTAT (148-150)

20 Industria grafica voci ISTAT (151-152)

21 Industria metallurgica voci ISTAT (153-168)

22 Industria meccanica voci ISTAT (169-198)

23 Industria dei minerali voci ISTAT (199-204)

24 Industria chimica voci ISTAT (205-229)

25 Industria della gomma voci ISTAT (230-231)

26 Industrie manifatturiere varie voci ISTAT (232-236)

A ciascuna delle 26 voci sopraccitate è stato attribuito un valore pari al peso (in g) o al

contenuto energetico (in j) del bene importato all’interno della Provincia, moltiplicato

per un “fattore di ripartizione” specifico per ogni voce. Ad esempio, la quantità di

cereali del Circondario è uguale alla quantità importata nell’intera Provincia moltiplicata

per il fattore di ripartizione specifico dei cereali.

I fattori di ripartizione di ogni voce sono stati calcolati per ognuno dei 36 Comuni della

provincia e rappresentano una stima del contributo di ognuno di essi rispetto al totale

provinciale di importazione della specifica voce considerata.

I dati relativi all’importazione dei 236 gruppi merceologici all’interno della Provincia

sono ripresi dal Report dell’analisi emergetica della Provincia di Siena. I dati sono

elaborati a partire dai valori forniti dalla Camera di Commercio Industria e Artigianato di

Siena e sono riferiti all’anno 1999. Per i dettagli sull’elaborazione si rimanda al Report

relativo alla Provincia di Siena.

La Tabella C riguarda, invece, le risorse esportate dal Circondario della Val d’Elsa

verso l’estero e verso le altre province italiane. La tabella è strutturata in modo

conforme alla Tabella B. I valori riportati per le esportazioni sono stati calcolati in modo

analogo a quello appena descritto per le importazioni. Cambiano soltanto i valori dei

fattori di ripartizione specifici per ogni voce. In Tabella 9.2 è mostrato il dettaglio dei

fattori di ripartizione per la stima delle esportazioni del circondario rispetto al valore

provinciale. Anche in questo caso il valore provinciale è stato ripreso dal Report

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

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81

dell’analisi emergetica della Provincia di Siena, ricavate dallo stesso documento ISTAT

sopraccitato ed è analoga alla precedente.

Tabella 9.1: Fattori di ripartizione per le importazioni del Circondario della Val d’Elsa.

VOCE ISTAT DESCRIZIONE

1 Cereali N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

2 Legumi N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

3 Frutta N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

4 Vegetali filamentosi N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

5 Semi N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

6 Spezie e tabacco N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

7 Piante e fiori N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

8 Allevamenti zootecnici Peso bovini + suini Circondario / Peso bovini + suini Provincia

9 Silvicoltura N. addetti A02 Circondario / N. addetti A02 Provincia

10 Pesca e caccia N. abitanti Circondario / N. abitanti Provincia

11 Minerali metalliferi N. addetti DJ27 Circondario / N. addetti DJ27 Provincia

12 Minerali non metalliferi N. addetti DI26 Circondario / N. addetti DI26 Provincia

13 Ind. alimentare N. addetti DA15 Circondario / N. addetti DA15 Provincia

14 Ind. del tabacco N. addetti DA16 Circondario / N. addetti DA16 Provincia

15 Ind. delle pelli e del cuoio N. addetti DC19 Circondario / N. addetti DC19 Provincia

16 Ind. tessili N. addetti DB17 Circondario / N. addetti DB17 Provincia

17 Ind. vestiario e arredamento N. addetti DB18 Circondario / N. addetti DB18 Provincia

18 Ind. legno e sughero N. addetti DD20,DN36.1 Circondario / N. addetti DD20,DN36.1 Provincia

19 Ind. della carta N. addetti DE21 Circondario / N. addetti DE21 Provincia

20 Ind. grafica N. addetti DE22 Circondario / N. addetti DE22 Provincia

21 Ind. metallurgica N. addetti DJ27 Circondario / N. addetti DJ27 Provincia

22 Ind. meccanica N. addetti DJ28,DK29,DL30,DL31,DL32,DL33,DM34,DM35 Circondario/ N. addetti DJ28,DK29,DL30,DL31,DL32,DL33,DM34,DM35 Provincia

23 Ind. dei minerali N. addetti DI26 Circondario / N. addetti DI26 Provincia

24 Ind. chimica N. addetti DG24,DF23 Circondario / N. addetti DG24,DF23 Provincia

25 Ind. della gomma N. addetti DH25 Circondario / N. addetti DH25 Provincia

26 Ind. manifatturiere varie N. addetti DN36 tranne DN36.1 Circondario / N. addetti DN36 tranne DN36.1 Provincia

* Dato nullo in quanto non esiste l’import provinciale per questa voce.

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82

Tabella 9.2: Fattori di ripartizione per le esportazioni del Circondario della Val d’Elsa.

VOCE ISTAT DESCRIZIONE

1 Cereali Superficie a seminativi Circondario / Superficie a seminativi Provincia

2 Legumi Superficie a seminativi Circondario / Superficie a seminativi Provincia

3 Frutta Superficie a frutteti Circondario / Superficie a frutteti Provincia

4 Vegetali filamentosi Superficie a seminativi Circondario / Superficie a seminativi Provincia

5 Semi

6 Spezie e tabacco Superficie a seminativi Circondario / Superficie a seminativi Provincia

7 Piante e fiori Superficie a seminativi Circondario / Superficie a seminativi Provincia

8 Allevamenti zootecnici Num. az. zootecniche Circondario / Num. az. zootecniche Circondario Provincia

9 Silvicoltura N. addetti A02 Circondario / N. addetti A02 Provincia

10 Pesca e caccia

11 Minerali metalliferi

12 Minerali non metalliferi N. addetti CB14 Circondario / N. addetti CB14 Provincia

13 Ind. alimentare Superficie a vite Circondario / Superficie a vite Provincia

14 Ind. del tabacco

15 Ind. delle pelli e del cuoio N. addetti DC19 Circondario / N. addetti DC19 Provincia

16 Ind. tessili N. addetti DB17 Circondario / N. addetti DB17 Provincia

17 Ind. vestiario e arredamento N. addetti DB18 Circondario / N. addetti DB18 Provincia

18 Ind. legno e sughero N. addetti DD20,DN36.1 Circondario / N. addetti DD20,DN36.1 Provincia

19 Ind. della carta N. addetti DE21 Circondario / N. addetti DE21 Provincia

20 Ind. grafica N. addetti DE22 Circondario / N. addetti DE22 Provincia

21 Ind. metallurgica N. addetti DJ27 Circondario / N. addetti DJ27 Provincia

22 Ind. meccanica N. addetti DJ28,DK29,DL30,DL31,DL32,DL33,DM34,DM35 Circondario / N. addetti DJ28,DK29,DL30,DL31,DL32,DL33,DM34,DM35 Provincia

23 Ind. dei minerali N. addetti DI26 Circondario / N. addetti DI26 Provincia

24 Ind. chimica N. addetti DG24,DF23 Circondario / N. addetti DG24,DF23 Provincia

25 Ind. della gomma N. addetti DH25 Circondario / N. addetti DH25 Provincia

26 Ind. manifatturiere varie N. addetti DN36 tranne DN36.1 Circondario / N. addetti DN36 tranne DN36.1 Provincia

* Dato nullo in quanto non esiste l’export provinciale per questa voce.

Per avere una chiave di lettura delle Tabelle A, B e C è opportuno fare riferimento al

Box 2.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

83

Di seguito vengono proposte le tre Tabelle relative all’analisi completa del Circondario

della Val d’Elsa.

Nella Tabella A sono state individuate tre tipologie di risorse: R (risorse locali

rinnovabili), N (risorse locali non rinnovabili) e F1 (risorse energetiche importate);

mentre tutte le voci delle Tabelle B e C sono state associate rispettivamente alle

tipologie F2 (beni importati dall’esterno) ed E (beni esportati).

In Tabella A è riportato il valore emergetico complessivo dei materiali da estrazioni,

mentre i quantitativi non sono stati esplicitati per la legge sulla privacy.

BOX 2. COME SI LEGGONO LE TABELLE

La compilazione di una tabella, necessaria alla valutazione emergetica di un comprensorio territoriale, di un processo, di un deposito di risorse, etc., richiede una procedura di calcolo che ha fatto uso di uno spread sheet per computer (es. Excel). Una tabella ha lo scopo di evidenziare l’apporto di emergia che deriva da ogni risorsa necessaria all’alimentazione e alla sopravvivenza del sistema (Tabelle A e B), nonché da ogni risorsa prodotta ed esportata dal sistema, che rappresenta quindi l’output del sistema stesso (Tabella C). Ogni tabella consta di sei colonne che forniscono informazioni diverse sulle risorse: 1. denominazione; 2. quantità utilizzata o prodotta nell’arco dell’anno di riferimento; 3. unità di misura con la quale si evidenzia il contenuto energetico, il peso o il valore economico (a seconda del dato a disposizione); 4. transformity o emergia specifica per unità espressa, a seconda della risorsa, in sej/J, sej/g o sej/€; 5. l’emergia di ogni risorsa, calcolata moltiplicando orizzontalmente la quantità utilizzata (3a colonna) per la corrispondente transformity (4a colonna).

Sommando verticalmente i valori dell’ultima colonna, si può misurare l’apporto emergetico di ogni gruppo di risorse e produrre, quindi, i primi bilanci. Ad esempio, assemblando i risultati finali in termini emergetici delle Tabelle A e B (risorse locali e importate), si giunge ad avere il computo totale dell’emergia necessaria a supportare il sistema oggetto di studio, del quale il totale della Tabella C (esportazioni) rappresenta l’output.

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Tabella A: Valutazione dell’emergia delle risorse locali e delle fonti energetiche.

(*) Per i riferimenti alle transformity si veda Appendice 1. Nota: I valori numerici sono espressi in formato scientifico con il numero seguito dalla potenza in base dieci (ad esempio 1,50E+2 sta per 1,50x102 equivalente a 150).

Solar Rif. Emergia

Input Quantità Unità Transformity per Solare

annua di mis. (sej/unità) Transf.(*) (sej/anno)

1 Energia solare 2,92E+18 J 1,00E+00 11 2,92E+18

2 Pioggia 6,07E+14 g 1,45E+05 11 8,81E+19

3 Vento 1,45E+15 J 2,47E+03 11 3,57E+18

4 Calore geotermico 2,43E+15 J 1,20E+04 11 2,92E+19

5 Erosione del suolo 1,46E+14 J 7,40E+04 11 1,08E+19

6 Acqua 4,00E+12 g 1,95E+06 16 7,79E+18

7 Materiali da estrazione 4,15E+20

8 Elettricità prodotta in Provincia 8,83E+14 J 8,66E+04 11 7,65E+19

9 Elettricità importata 9,81E+13 J 2,05E+05 11 2,01E+19

10 Gasolio e Benzina 2,04E+15 J 1,11E+05 18 2,26E+20

11 Olio Combustibile Lubrificanti e GPL 1,52E+14 J 9,12E+04 18 1,39E+19

12 Gas naturale 1,28E+15 J 8,11E+04 18 1,03E+20

FONTI DI ENERGIA LOCALE RINNOVABILE - R

Totale (somma delle voci 2, 4 e 75% di 8) 1,75E+20

FONTI DI ENERGIA LOCALE NON RINNOVABILE - N

Totale (somma delle voci 5,6 e 7) 4,33E+20

RISERVE DI ENERGIA UTILIZZATE - F1

Totale (somma delle voci 9, 10, 11, 12 e 25% di 8) 3,83E+20

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Tabella B: Valutazione dell’emergia delle importazioni.

(*) Per i riferimenti alle transformity si veda Appendice 1. Nota: I valori numerici sono espressi in formato scientifico con il numero seguito dalla potenza in base dieci (ad esempio 1,50E+2 sta per 1,50x102 equivalente a 150).

Unità Solar Rif. Emergia

Input Quantità di Transformity per Solare

(unità/anno) mis. (sej/unità) Transf.(*) (sej/anno)

AGRICOLTURA

1 Cereali 5,95E+13 J 1,59E+05 6 9,46E+18

2 Legumi 9,14E+11 J 8,27E+04 8 7,56E+16

3 Frutta 2,92E+10 J 2,87E+05 6 8,37E+15

4 Vegetali filamentosi 0,00E+00 J 1,90E+06 3 0,00E+00

5 Semi 4,02E+11 J 7,91E+05 6 3,18E+17

6 Spezie e tabacco 2,39E+12 J 2,00E+05 3 4,78E+17

7 Piante e fiori 7,35E+08 g 2,82E+09 13 2,07E+18

1,24E+19

ALLEVAMENTO, CACCIA E PESCA

8 Allevamenti zootecnici 2,57E+11 J 3,17E+06 7 8,14E+17

9 Silvicoltura 6,78E+09 g 1,00E+08 3 6,78E+17

10 Pesca e caccia 4,20E+08 g 1,35E+08 12 5,67E+16

1,55E+18

INDUSTRIA ESTRATTIVA

11 Minerali metalliferi 3,28E+07 g 3,46E+09 7 1,14E+17

12 Minerali non metalliferi 2,80E+09 g 1,68E+09 11 4,70E+18

4,82E+18

INDUSTRIA MANIFATTURIERA

13 Industria alimentare 5,55E+13 J 3,17E+06 7 1,76E+20

14 Industria del tabacco 0,00E+00 J 1,05E+05 7 0,00E+00

15 Industria delle pelli e del cuoio 8,21E+11 J 8,60E+06 2 7,06E+18

16 Industrie tessili 4,95E+11 J 3,80E+06 3 1,88E+18

17 Industria vestiario e arredamento 5,76E+12 J 3,80E+06 3 2,19E+19

18 Industria legno e sughero 5,20E+14 J 3,49E+04 4 1,81E+19

19 Industria della carta 5,39E+13 J 2,15E+05 3 1,16E+19

20 Industria grafica 7,53E+11 J 2,15E+05 3 1,62E+17

21 Industria metallurgica 5,98E+09 g 6,70E+09 3 4,01E+19

22 Industria meccanica 9,19E+09 g 1,25E+10 1 1,15E+20

23 Industria dei minerali 1,26E+10 g 1,84E+09 15 2,32E+19

24 Industria chimica 3,85E+09 g 3,80E+08 10 1,46E+18

25 Industria della gomma 3,01E+08 g 4,30E+09 3 1,29E+18

26 Industrie manifatturiere varie 2,12E+09 g 3,46E+09 7 7,34E+18

4,25E+20

EMERGIA IMPORTATA - F2 4,44E+20 4,44E+20

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Tabella C: Valutazione dell’emergia delle esportazioni.

(*) Per i riferimenti alle transformity si veda Appendice 1. Nota: I valori numerici sono espressi in formato scientifico con il numero seguito dalla potenza in base dieci (ad esempio 1,50E+2 sta per 1,50x102 equivalente a 150).

Unità Solar Rif. Emergia

Input Quantità di Transformity per Solare

(unità/anno) mis. (sej/unità) Transf.(*) (sej/anno)

AGRICOLTURA

1 Cereali 1,05E+12 J 1,15E+05 9 1,21E+17

2 Legumi 2,85E+09 J 8,27E+04 8 2,35E+14

3 Frutta 2,50E+08 J 2,87E+05 6 7,19E+13

4 Vegetali filamentosi 9,32E+08 J 1,90E+06 3 1,77E+15

5 Semi 0,00E+00 J 7,14E+04 9 0,00E+00

6 Spezie e tabacco 9,48E+12 J 2,00E+05 3 1,90E+18

7 Piante e fiori 4,36E+08 g 2,82E+09 13 1,23E+18

3,25E+18

ALLEVAMENTO, CACCIA E PESCA

8 Allevamenti zootecnici 3,16E+09 J 1,33E+06 9 4,20E+15

9 Silvicoltura 1,90E+05 g 1,00E+08 3 1,90E+13

10 Pesca e caccia 0,00E+00 J 8,42E+10 12 0,00E+00

4,22E+15

INDUSTRIA ESTRATTIVA

11 Minerali metalliferi 0,00E+00 g 3,46E+09 7 0,00E+00

12 Minerali non metalliferi 4,09E+08 g 2,44E+09 11 9,98E+17

9,98E+17

INDUSTRIA MANIFATTURIERA

13 Industria alimentare 5,88E+10 g 1,50E+09 14 8,82E+19

14 Industria del tabacco 0,00E+00 g 1,05E+05 7 0,00E+00

15 Industria delle pelli e del cuoio 2,09E+11 J 8,60E+06 2 1,80E+18

16 Industrie tessili 3,80E+11 J 3,80E+06 3 1,45E+18

17 Industria vestiario e arredamento 6,86E+12 J 3,80E+06 3 2,61E+19

18 Industria legno e sughero 1,04E+14 J 3,49E+04 4 3,63E+18

19 Industria della carta 7,81E+12 J 2,15E+05 3 1,68E+18

20 Industria grafica 9,60E+11 J 2,15E+05 3 2,06E+17

21 Industria metallurgica 3,23E+08 g 6,70E+09 3 2,16E+18

22 Industria meccanica 7,02E+10 g 1,25E+10 1 8,77E+20

23 Industria dei minerali 8,21E+10 g 1,84E+09 15 1,51E+20

24 Industria chimica 6,55E+09 g 3,80E+08 10 2,49E+18

25 Industria della gomma 1,87E+08 g 4,30E+09 3 8,02E+17

26 Industrie manifatturiere varie 2,38E+09 g 3,46E+09 7 8,22E+18

1,16E+21

EMERGIA ESPORTATA - E 1,17E+21

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87

I valori descritti nelle Tabelle A e B sono stati diagrammati in Figura 9.3 per

confrontare, in senso assoluto, il contributo degli input al sistema territoriale.

Coerentemente con le caratteristiche del territorio e con la sua estensione (si veda il

Cap. 1), nonché con il tessuto socio-economico del Circondario (v. Cap. 7), l’insieme

degli input che alimentano il sistema Val d’Elsa è per gran parte di tipo non rinnovabile.

L’apporto principale è dato dall’import di beni e servizi e dallo sfruttamento dei

materiali da estrazione. Anche l’uso di combustibili è rilevante mentre la categoria delle

risorse rinnovabili non è molto ampia.

880.68

291.86107.85 77.91

4148.69

201.15

2261.01

138.87

1034.30

4438.46

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

5000

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb.,lubrif. e GPL

Gas naturale Beni importati

Figura 9.3: Diagramma di confronto delle risorse emergetiche nel Circondario (sej x 1017 ).

L’ingente quantità di cui all’import di materia ed energia corrisponde ad una alta

densità di popolazione, specie in alcune zone della Val d’Elsa. La popolazione esprime il

proprio fabbisogno per soddisfare tutte le proprie esigenze: da quelle domestiche, a

quelle per i trasporti fino alla domanda di beni, servizi ed energia da parte delle

imprese.

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88

12%

30%

27%31%58%

R (Rinnovabili)N (Non rinnovabili)F1 (Energia importata)F2 (Beni importati)

Figura 9.4: Ripartizione percentuale delle risorse nel Circondario.

In Figura 9.4 sono riportati i valori percentuali delle risorse emergetiche suddivise in R,

N, F1 e F2. Dal suddetto grafico emerge nuovamente, in termini di consumo delle risorse,

il peso di quelle importate. Infatti il 58% di tutta l’emergia utilizzata nel Circondario

della Val d’Elsa è prelevato dall’esterno dei confini provinciali attraverso i canali

commerciali. Soltanto il 12% è rinnovabile (si tratta dei fattori meteorologici e del calore

geotermico diffuso), mentre il restante 30% corrisponde alle risorse non rinnovabili locali

che sono prelevate direttamente dall’ambiente (materiali di cava, acqua e erosione del

suolo). Risulta quindi evidente come il sistema analizzato si alimenti prevalentemente di

risorse non rinnovabili locali (N) e importate (F1 e F2), mentre le risorse rinnovabili

rappresentano una fetta non rilevante.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

R N L F1 F2 F

Figura 9.5: Ripartizione delle risorse Locali e Importate nel Circondario.

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89

9.3 IL CALCOLO DEGLI INDICATORI EMERGETICI

Gli indicatori di sostenibilità calcolati dall’analisi energetica costituiscono dei validi

strumenti per definire lo stato di salute di un particolare sistema territoriale; dall’analisi

integrata delle informazioni relative ai vari flussi calcolati si riesce a tracciare una sorta

di TAC del territorio in cui possono emergere gli elementi di criticità.

Nel Box 3 sono brevemente descritti gli indicatori emergetici utilizzati in questo studio.

Per una trattazione teorica più esauriente si rimanda alla relazione preliminare del 28

settembre 2001 sull’analisi emergetica della Provincia di Siena, nonché al manuale sugli

indicatori di sostenibilità edito da ARCA Onlus.

BOX 3. INDICATORI DI SOSTENIBILITA' AMBIENTALE IN UN'ANALISI TERRITORIALE

L’obiettivo ultimo della metodologia emergetica è quello di offrire degli strumenti, gli indicatori di sostenibilità, che sulla base dei flussi di emergia che insistono sul sistema siano in grado di condensare tutte le informazioni raccolte. In questo quadro viene proposta una breve carrellata degli indici di cui solitamente si fa uso in materia di analisi territoriale.

1. RAPPORTO DI IMPATTO AMBIENTALE [ELR=(N+F)/R]: è dato dal rapporto fra le risorse non rinnovabili (a prescindere dalla provenienza) e quelle rinnovabili. Un elevato valore di questo indice suggerisce l'esistenza di un notevole stress per l'ambiente poiché i cicli ambientali locali sono sovraccarichi.

2. DENSITÀ DI EMERGIA [ED=(N+F+R)/AREA]: è una misura della concentrazione spaziale di emergia all'interno del territorio. Un alto valore di questo indice suggerisce che la disponibilità di territorio è un fattore limitante per la crescita economica futura del sistema, anche se non impedisce lo sviluppo che invece deriva da un miglior uso delle risorse e dello spazio disponibile.

3. EMERGIA PER PERSONA [(N+F+R)/POPOLAZIONE]: è il rapporto tra l’emergia totale che alimenta il sistema e la popolazione. È una misura del contributo individuale alla sostenibilità-insostenibilità del sistema.

4. RENDIMENTO EMERGETICO [EYR=(N+F+R)/F]: è dato dall'emergia totale che insiste su un sistema divisa per l'emergia degli input che derivano dal settore economico. L'indice rappresenta una misura della capacità del sistema di sfruttare le risorse fornite gratuitamente dall'ambiente, a parità di input provenienti dal sistema economico.

5. RAPPORTO DI INVESTIMENTO EMERGETICO [EIR=F/(R+N)]: è dato dal rapporto tra le risorse provenienti dall’esterno del sistema e la totalità delle risorse locali, sia rinnovabili che non rinnovabili. L’indice quantifica l’investimento dal sistema economico necessario per lo sfruttamento di una risorsa locale.

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Tabella 9.3: Flussi e indici calcolati per il Circondario Val d’Elsa e per ognuno dei Comuni.

FLUSSI DI EMERGIA unità di misura espressione VAL D'ELSA CASOLE d'E. COLLE V.E. MONTERIGG. POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 2,79E+19 3,56E+19 2,26E+19 2,76E+19 3,24E+19 2,85E+19

Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 1,29E+19 1,25E+20 1,87E+20 1,04E+20 1,78E+18 3,11E+18

Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 4,08E+19 1,60E+20 2,09E+20 1,32E+20 3,42E+19 3,16E+19

Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 2,73E+19 1,03E+20 5,16E+19 1,42E+20 6,39E+18 5,25E+19

Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 3,25E+19 7,93E+19 1,01E+20 1,55E+20 1,83E+18 7,44E+19

Emergia Importata totale sej/anno F = F1 + F2 8,26E+20 5,98E+19 1,83E+20 1,52E+20 2,97E+20 8,22E+18 1,27E+20

Emergia totale usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 1,01E+20 3,43E+20 3,62E+20 4,29E+20 4,24E+19 1,59E+20

Frazione di emergia da fonti locali L / U 42% 41% 47% 58% 31% 81% 20%

Emergia Esportata sej/anno E 1,17E+21 1,41E+20 2,60E+20 1,45E+20 4,80E+20 5,29E+18 1,37E+20

Emergia Esportata / Emergia Importata E / F 1,41 2,36 1,42 0,95 1,62 0,64 1,08

INDICI EMERGETICI

Area m26,82E+08 1,49E+08 9,22E+07 9,95E+07 7,07E+07 1,33E+08 1,39E+08

Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 6,77E+11 3,72E+12 3,63E+12 6,06E+12 3,20E+11 1,14E+12

Popolazione al 1999 6,49E+04 2,80E+03 1,89E+04 7,74E+03 2,74E+04 9,71E+02 7,03E+03

Emergia usata per persona sejx1016/uomo/anno U / popolazione 2,21E+00 3,60E+00 1,81E+00 4,67E+00 1,56E+00 4,37E+00 2,26E+00

densità di popolazione ab/km2 95,10 18,81 205,14 77,84 387,98 7,33 50,62

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 1,47 1,14 0,73 2,25 0,24 4,01

Rendimento Emergetico U / F 1,74 1,68 1,88 2,38 1,44 5,16 1,25

Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 2,61 8,65 14,98 14,51 0,31 4,56

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0.00E+00

1.00E+20

2.00E+20

3.00E+20

4.00E+20

5.00E+20

VALDELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

R N F1 F2

Figura 9.6 Flussi di Emergia nel Circondario Val d’Elsa e in ognuno dei Comuni.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

92

Gli indicatori calcolati per il Circondario della Val d’Elsa sono sintetizzati nella Tabella

9.3 insieme con quelli che sono stati calcolati per ognuno dei Comuni.

Dall’analisi comparata dei flussi emergetici del Circondario della Val d’Elsa con quelli

della Provincia si evidenzia come questo sia tra i Circondari che consumano la maggior

quantità di risorse all’interno della Provincia. Infatti l’emergia usata nel Circondario

corrisponde a circa il 14,77% del totale Provinciale. L’elevato consumo di risorse può

essere giustificato dalla maggiore densità abitativa (95,10 ab/km2) rispetto alla media

provinciale (66 ab/km2) ed è coerente con la presenza di realtà produttive di

fondamentale importanza per tutta l’economia provinciale. Ciò è corroborato dal fatto

che l’emergia esportata dal Circondario corrisponde al 44,83% di tutto l’export

provinciale. Nel caso della Val d’Elsa, non è confermata la tendenza riscontrata a livello

provinciale secondo cui il valore del rapporto export/import, calcolato su base

emergetica, è minore di 1. Il valore per il Circondario è infatti pari a 1,41 mentre quello

provinciale è di 0,91.

1.01E+20

3.43E+203.62E+20

4.29E+20

4.24E+19

1.59E+20

0.0E+00

5.0E+19

1.0E+20

1.5E+20

2.0E+20

2.5E+20

3.0E+20

3.5E+20

4.0E+20

4.5E+20

5.0E+20

CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Figura 9.7 Flussi di Emergia Totale nei comuni del circondario Val d’Elsa.

Il maggior livello di dettaglio dei risultati ottenuti per ciascun ambito comunale offre

ulteriori elementi per la valutazione della sostenibilità. Il confronto tra i vari ambiti

comunali permette di dare maggiore significatività ai numeri. I valori acquistano

rilevanza solo constatando le diversità tra le caratteristiche dei sistemi insediativi

riscontrabili nel Circondario ed in ciascun Comune.

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SPIN-ECO

93

La Figura 9.6 mostra la ripartizione dei flussi di emergia per ciascun Comune classificati

nelle categorie già descritte di Rinnovabili (R), Non rinnovabili (N), importate di tipo

energetico (F1) e beni importati (F2). La Figura 9.7 descrive la ripartizione del flusso

totale di emergia rilevato nei sei ambiti comunali del circondario. Si tenga presente che,

nella Provincia di Siena, poche variabili principali e settori di attività hanno un’incidenza

significativa sull’insieme dei flussi rilevati: la densità di popolazione incide sulla base dei

consumi energetici (in F1), idrici (in N) e alimentari (in F2) rilevati in un’area; le attività

produttive incidono sulla base dei movimenti e flussi di merci espresse in unità di massa

che interessano i vari settori manifatturieri insediati in un’area (in F2); la localizzazione

delle cave e miniere attive sul territorio incide sulle dinamiche legate alle attività

estrattive (in N); le superfici agricole e le aree boschive o naturali incidono sulla base

della disponibilità di suolo fertile e biologicamente produttivo, nonché sui flussi che

interessano i settori legati all’agricoltura. I risultati così riportati permettono una

descrizione abbastanza completa del Circondario e di ciascun Comune sulla base delle

attività presenti localmente. Ricordiamo che il calcolo dei flussi attraverso le

transformity equivale ad attribuire un valore ambientale a ciascun processo ed a

valutarne l’incidenza complessiva sul territorio in base all’effettivo consumo di risorse ad

esso imputabile.

I valori più alti di emergia totale spesa dal sistema sono indicativi di un’area più

dinamica, interessata da intensi consumi e processi di trasformazione delle risorse (è il

caso evidente di Poggibonsi, Colle di Val d’Elsa e Monteriggioni). Le aree identificate da

questi tre comuni sono pertanto le più dinamiche in termini di utilizzo di risorse e il

divario rispetto agli altri tre appare evidente. Dallo stesso grafico si evince infatti come i

comuni di San Gimignano e Casole d’Elsa e soprattutto il Comune di Radicondoli siano

alimentati da flussi di risorse complessivamente meno intensi. L’analisi a maglie strette

rivela in sostanza come siano effettivamente distribuiti sul territorio i consumi, o flussi di

risorse, espressi in emergia, o meglio, quale sia la geografia emergetica del circondario.

Le categorie di risorse rilevate nei Comuni (Figura 9.6) permettono di individuare i fattori

che incidono sui risultati per ogni singolo.

Nei casi di Poggibonsi, Monteriggioni e Colle di Val d’Elsa sono presenti

simultaneamente vari fattori. La presenza della più alta densità di popolazione giustifica

alti import di risorse energetiche e di beni (categorie F1 e F2) insieme alle attività

manifatturiere ed anche estrattive. È soprattutto il caso di Monteriggioni dove si rilevano

alti valori del flusso di risorse locali dovuto ad intense attività estrattive.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

94

Nei Comuni di Colle di Val d’Elsa e di San Gimignano sono presenti alti valori dei flussi

F1, generalmente attribuibili alla presenza di popolazione, e N, generalmente attribuibile

a consumi di risorse idriche e ad attività estrattiva. In particolare il flusso F2 di beni

importati nel Comune di San Gimignano è dovuto anche alla presenza di un interessante

settore industriale per la produzione di camper e caravan, oltre ai flussi di turisti che

gravitano nel territorio.

Il Comune di Radicondoli presenta valori minimi in tutte le categorie di risorse e risulta

dominante la voce relativa alla categoria di Rinnovabili (R). Gli ambiti meno emergivori,

in generale, sono quelli a minore impatto e pertanto con una vocazione diversa

nell’ipotesi di sviluppo futuro del territorio. Sono, in sostanza, i più interessanti, sotto un

profilo ambientale, per bilanciare l’impatto riscontrabile in altre aree del territorio.

Dal confronto degli indicatori, si può notare come, se si esclude il rapporto di

investimento emergetico, tutti gli indicatori del Circondario siano inferiori agli stessi

calcolati per la Provincia. In particolare, analizzando singolarmente ogni risultato, si può

evincere quanto segue.

Il rapporto di impatto ambientale confronta i flussi di emergia di origine non

rinnovabile (locali o importati) rispetto a quelli rinnovabili, che nel loro insieme

contribuiscono alla sussistenza del territorio in esame. Pertanto si presenta come una

misura dello stress ambientale di origine antropica che viene esercitato sul territorio.

Il suo valore per il Circondario della Val d’Elsa è di 7,22, di poco inferiore rispetto a

quello provinciale, pari a 10,65. Questo vuol dire che, misurato nell’algebra

dell’emergia, nel Circondario della Val d’Elsa c’è un flusso di risorse non rinnovabili oltre

7 volte maggiore rispetto a quelle rinnovabili, coerentemente con la tendenza degli

ambiti urbanizzati e rispetto a gran parte delle realtà territoriali a livello nazionale.

Nell’esperienza del nostro gruppo di ricerca, comunque, territori fortemente antropizzati

presentano indici di impatto ambientale ben più alti.

Il riscontro sul territorio a maglie strette individua i due casi più critici dal punto di

vista del carico ambientale nei Comuni di Poggibonsi e Monteriggioni (rispettivamente 15

e 14,5) ai quali si affianca il Comune di Colle di Val d’Elsa (8,6). In questi tre casi il

valore dell’indicatore è superiore rispetto a quello riscontrato per il Circondario (7,2).

Questo risultato è motivato dalla concomitanza di più fattori come un significativo livello

di urbanizzazione e densità di popolazione e una interessante presenza di attività

produttive. Anche il settore delle attività estrattive incide significativamente

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

95

sull’indicatore, soprattutto nel Comune di Monteriggioni. Per quanto riguarda le risorse

locali infatti, trattandosi di risorse non rinnovabili che derivano dall’attività estrattiva, è

necessario un attento monitoraggio e management dei materiali di cava affinché il

settore non provochi un impoverimento sistematico del capitale naturale della zona che

alla fine andrà oltre le possibilità di generare reddito da tale attività.

I Comuni di Casole d’Elsa e San Gimignano e soprattutto il Comune di Radicondoli sono

le aree con valori minimi del rapporto di impatto ambientale, (al di sotto del valore

circondariale) più in generale sono quelle interessate da limitati flussi di emergia, ed è

facilmente riscontrabile, anche attraverso altri indicatori, la loro condizione più

equilibrata dell’insediamento rispetto alle componenti naturali e pertanto a minore

impatto o con una pressione antropica ridotta.

Ciò che emerge prima di tutto da questa parte dell’analisi è che, in termini di gestione

delle risorse, è opportuno distinguere i diversi ambiti territoriali all’interno del

Circondario che possono suggerire strategie d’intervento ed attenzioni differenti. L’idea

perseguita è quella di riuscire ad individuare, attraverso le informazioni ottenute

dall’analisi, una distribuzione gerarchica degli ambiti territoriali proprio sulla base del

consumo delle risorse. Da una parte è facile individuare zone dinamiche e alimentate

costantemente da flussi di risorse più intensi, caratterizzate da significativi livelli di

impatto ambientale (seppur mai elevati). Dall’altra zone sfruttate meno intensivamente

e con una probabile vocazione a conservare e ripristinare caratteristiche di naturalità,

biodiversità e produttività biologica più spiccate.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

96

7.22

2.61

8.65

14.98 14.51

0.31

4.56

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

VALDELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Circondario Val d’Elsa - ELR: Rapporto di Impatto Ambientale (Em. Non Rinnovabile / Em. Rinnovabile).

CircondarioCircondarioValdelsaValdelsa

7,227,22

ProvinciaProvinciadi Sienadi Siena10,6510,65

CircondarioCircondarioValdelsaValdelsa

7,227,22

ProvinciaProvinciadi Sienadi Siena10,6510,65

San Gimignano4,56

Colle diVal d’Elsa

8,65Monteriggioni

14,98

Casole d’Elsa2,61

Radicondoli0,31

Poggibonsi14,51

San Gimignano4,56

Colle diVal d’Elsa

8,65Monteriggioni

14,98

Casole d’Elsa2,61

Radicondoli0,31

Poggibonsi14,51

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SPIN-ECO

97

Il valore della densità emergetica è indicativo di quanto la popolazione, e soprattutto

le attività che insistono sul territorio, influiscano sul livello di sostenibilità del sistema.

Infatti, il rapporto tra l’emergia totale che supporta il Circondario e la sua superficie

mette in relazione la domanda complessiva di emergia con la disponibilità di territorio.

Questo è importante se si considera lo spazio come un fattore limitante per uno sviluppo

economico sostenibile.

Affermare che le risorse che sostengono la vita (e l’economia) sono limitate sia nel

tempo che nello spazio, implica riconoscere che ciascun ecosistema abbia una capacità

portante. L’informazione fornita da questo indicatore è, pertanto, molto chiara. La

maggiore densità emergetica si rileva in corrispondenza della maggiore pressione

antropica, in sostanza là dove è presente una maggiore densità di popolazione impegnata

in una attività produttiva dinamica di tipo industriale.

La densità di emergia è per il Circondario della Val d’Elsa pari a 2,10x1012 sej/m2/anno

rispetto ad un valore provinciale di 2,53x1012 sej/m2/anno. Dal confronto, si evidenzia

come il valore per il Circondario della Val d’Elsa non si discosti molto dal valore

provinciale. L’alta concentrazione di attività industriali-manifatturiere che, insieme con

l’alta densità di popolazione, caratterizza l’assetto socio-economico del territorio sono

controbilanciate dalla presenza di un ricco patrimonio ambientale e forestale che

attraverso l’adozione di misure opportune (si veda il Cap. 1 sulle riserve naturali) è

sicuramente un obiettivo strategico della comunità che abita il Circondario di Val d’Elsa.

La complementarità di sistemi antropici, caratterizzati da assetti diversi, e di ecosistemi

vasti e poco colonizzati è un elemento di gran forza per tutto il circondario della Val

d’Elsa, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale sia per la sopravvivenza stessa

della popolazione e delle attività economiche che sono consolidate sul territorio.

I valori dell’indice riscontrati per il Comune di Poggibonsi (6,06x1012) ed anche per i

Comuni di Colle di Val d’Elsa e Monteriggioni (rispettivamente 3,72x1012 e 3,63x1012

sej/m2) sono superiori rispetto al valore del Circondario. L’intensità dei flussi è dovuta

proprio all’alta densità di popolazione e di attività di trasformazione in ambiti così

circoscritti. I valori riscontrati per i Comuni di San Gimignano (1,14x1012 sej/m2), Casole

d’Elsa (0,67x1012 sej/m2) e Radicondoli (0,32x1012 sej/m2) sono molto al di sotto del

valore riscontrato nel Circondario e individuano le aree a minore densità emergetica. Per

Casole d’Elsa e Radicondoli in particolare, riscontrando bassi valori dei flussi complessivi

di emergia (la densità emergetica è un ordine di grandezza inferiore rispetto a quella

degli altri Comuni del Circondario), si deve sottolineare una condizione di eccellenza

ambientale rispetto alle caratteristiche diffuse sul resto del territorio.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

98

2.10E+12

6.77E+11

3.72E+12 3.63E+12

6.06E+12

3.20E+11

1.14E+12

0.0E+00

8.0E+11

1.6E+12

2.4E+12

3.2E+12

4.0E+12

4.8E+12

5.6E+12

6.4E+12

7.2E+12

8.0E+12

VALDELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Circondario Val d’Elsa – ED: Densità Emergetica (sej x 1012 )

CircondarioCircondarioValdelsaValdelsa

2,102,10

ProvinciaProvinciadi Sienadi Siena

2,532,53CircondarioCircondario

ValdelsaValdelsa2,102,10

ProvinciaProvinciadi Sienadi Siena

2,532,53

San San GimignanoGimignano1,141,14

Colle diVal d’Elsa

3,72

Poggibonsi6,06

Monteriggioni3,63

CasoleCasole d’Elsad’Elsa0,680,68

RadicondoliRadicondoli0,320,32

San San GimignanoGimignano1,141,14

Colle diVal d’Elsa

3,72

Poggibonsi6,06

Monteriggioni3,63

CasoleCasole d’Elsad’Elsa0,680,68

RadicondoliRadicondoli0,320,32

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SPIN-ECO

99

I valori di questi due primi indicatori presentati (la densità emergetica e il rapporto di

impatto ambientale), relativi al Circondario della Val d’Elsa e all’intera Provincia di

Siena, sono rappresentati graficamente in Figura 9.8. Posto che la Provincia di Siena non

è in condizioni ambientali sfavorevoli, in virtù della composizione delle risorse che

alimentano il sistema territoriale, è opportuno proporre graficamente la differenza tra le

valutazioni operate a livello provinciale e quelle del singolo Circondario. Ciò permette di

individuare le peculiarità del sottosistema territoriale, nonchè alcuni punti critici che, a

livello del macroaggregato provinciale, potrebbero sfuggire. L’elemento rilevante in

questo contesto è la differenza che si riscontra tra il valore degli indicatori scelti,

calcolati per i due diversi livelli territoriali (Provincia e Circondario). Quanto maggiore è

tale differenza, tanto maggiore è il contributo che il sistema locale sta dando al contesto

provinciale in termini di sostenibilità, capitale naturale, uso razionale delle risorse o,

viceversa, in termini di stress e impatto ambientale (a seconda che il valore della

differenza Circondario meno Provincia sia rispettivamente negativo o positivo).

In particolare, per il Circondario della Val d’Elsa entrambe queste variazioni sono

negative. Ciò indica un minore impatto sul territorio, rispetto ai valori provinciali, dovuto

ad un minore consumo di risorse non rinnovabili tale da rendere ampie le possibilità per

lo sviluppo del Circondario in futuro.

Figura 9.8: Istogramma di confronto degli indicatori emergetici.

0

-4,00

-2,00

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

Densità emergetica (x1012 sej/m2/anno) Rapporto di Impatto Ambientale

Circondario

Provincia

Variazione

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

100

Nel caso della Val d’Elsa diventa basilare uno studio per un utilizzo sostenibile delle

risorse rinnovabili disponibili in abbondanza. Questo uso può andare dalla produzione di

energia da biomassa alla creazione di una rete di attività turistiche sostenibili (si veda a

questo proposito il capitolo dedicato appunto al turismo sostenibile in Val di Merse

inserito nel rapporto generale della Provincia di Siena).

L’emergia per persona esprime la distribuzione dell’emergia totale in funzione degli

abitanti dell’area di riferimento. Gli aspetti da tenere in considerazione per il commento

di questo indicatore sono: l’uso complessivo delle risorse e la densità di popolazione che

ne usufruisce. Nel Circondario della Val d’Elsa il valore calcolato è pari a 2,21x1016

sej/ab/anno, un valore indicativo, di per sé, dei livelli di consumo diffusi localmente,

inferiore alla media provinciale (3,83x1016 sej/ab/anno). Questo indice può essere

considerato, in senso lato, una misura della disponibilità delle risorse e quindi di relativo

benessere, anche se, in un’ottica di sviluppo sostenibile, non necessariamente l’aumento

del benessere è correlato ad un maggiore utilizzo delle risorse naturali disponibili. Dal

momento che il territorio del Circondario della Val d’Elsa è alimentato per gran parte da

risorse non rinnovabili, si può pensare che esse non saranno disponibili indefinitamente.

Comunque, il 12% di rinnovabile sul totale, (in provincia R/U è pari all’8,57%) è

importante e da ricondurre alla presenza di un’ampia zona verde da preservare come

tale.

Si riscontrano valori alti di questo indice, superiori a quello del circondario, nei Comuni

di Casole d’Elsa, Monteriggioni e Radicondoli ad indicare che la quantità di consumi

localizzati nei tre Comuni non sono direttamente o esclusivamente dipendenti dalla

presenza di popolazione (basse densità rispetto ad alti consumi). Nel caso di

Monteriggioni, per esempio, incide molto la presenza dell’attività estrattiva.

Diversamente, l’indice calcolato per il Comune di Radicondoli ha una valenza particolare,

molto diversa rispetto ai valori ottenuti per gli altri Comuni; in questo caso, il valore alto

di emergia pro-capite riscontrato indica la significativa disponibilità di risorse locali

rinnovabili a sottolineare le potenzialità ambientali e la vocazione naturale del Comune

di Radicondoli.

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SPIN-ECO

101

2.21E+16

3.60E+16

1.81E+161.56E+16

4.37E+16

2.26E+16

4.67E+16

0.0E+00

8.0E+15

1.6E+16

2.4E+16

3.2E+16

4.0E+16

4.8E+16

5.6E+16

VALDELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Circondario Val d’Elsa – EpP: Emergia per persona (sej x 1016 )

San Gimignano2,26

Colle diVal d’Elsa

1,81

Poggibonsi1,56

Monteriggioni4,67

Casole d’Elsa3,60

Radicondoli4,37

San Gimignano2,26

Colle diVal d’Elsa

1,81

Poggibonsi1,56

Monteriggioni4,67

Casole d’Elsa3,60

Radicondoli4,37

CircondarioCircondarioValdelsaValdelsa

2,212,21

ProvinciaProvinciadi Sienadi Siena

3,833,83

CircondarioCircondarioValdelsaValdelsa

2,212,21

ProvinciaProvinciadi Sienadi Siena

3,833,83

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SPIN-ECO

102

L’ investimento emergetico mette in relazione le risorse acquisite dall’esterno del

sistema rispetto a quelle locali provenienti dall’ambiente (rinnovabili e non rinnovabili).

In questo caso si parla di investimento in quanto si quantifica l’emergia pagata

all’economia per poter sfruttare ogni unità di emergia locale, valutando così se il sistema

è un buon utilizzatore delle risorse importate. Un valore alto di tale indicatore evidenzia

come il sistema dipenda molto dalle risorse esterne e sfrutti in minima parte quelle al

suo interno.

Il valore dell’investimento emergetico calcolato per il Circondario della Val d’Elsa è

molto superiore a quello provinciale (rispettivamente 1,36 e 0,42). Questo indice

descrive una realtà che paga un non trascurabile livello di dipendenza dall’esterno del

sistema, controbilanciato dallo sfruttamento di risorse locali, per lo più di tipo non

rinnovabile. Come si evince dalla Figura 9.5, in Val d’Elsa sono i materiali importati, oltre

a quelli energetici, quelli che fanno sì che l’indice di investimento emergetico sia più

alto del valore calcolato per la Provincia. In un’area caratterizzata da un siffatto assetto

produttivo, si può considerare fisiologico il fatto che si effettui un investimento in

termini di beni importati (sia energetici – F1 - che di altro tipo – F2) al fine di mantenere

competitivo il sistema economico. Ciò provoca un certa fragilità espressa nei termini

della dipendenza da altri ecosistemi o sistemi economici più o meno remoti sui quali il

sistema in oggetto non ha controllo.

1.36 1.471.14

0.73

2.25

0.24

4.01

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

VALDELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Circondario Val d’Elsa – Rapporto di Investimento Emergetico (Emergia Importata / Emergia Locale)

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

103

Il rendimento emergetico serve a valutare quanto un processo è competitivo come

fonte di emergia primaria, cioè proveniente direttamente dall’ambiente. Quanto

maggiore è questo valore, tanto maggiore sarà la capacità del sistema di sfruttare le

risorse locali per ogni unità di input proveniente dall’esterno. Il valore del rendimento

emergetico calcolato per il Circondario della Val d’Elsa è pari a 1,74, rispetto a un valore

provinciale di 3,38. Sia per il Circondario che per la Provincia otteniamo un valore del

rendimento emergetico superiore all’unità. Il valore del rendimento emergetico della Val

d’Elsa è minore di quello calcolato per la Provincia e l’ammontare di emergia primaria

(quella di diretta derivazione ambientale) è per gran parte di tipo non rinnovabile.

Questo è un fattore da tenere seriamente in considerazione in proiezione futura, anche

se a livello provinciale la percentuale di risorse non rinnovabili sul totale dell’emergia è

pari al 62% mentre in Val d’Elsa è poco superiore al 30%.

1.74 1.681.88

2.38

1.44

5.16

1.25

0.0

0.6

1.2

1.8

2.4

3.0

3.6

4.2

4.8

5.4

VALDELSA CASOLE COLLE MONTERIGGIONI POGGIBONSI RADICONDOLI S.GIMIGNANO

Circondario Val d’Elsa - Rendimento emergetico (Emergia Utilizzata / Emergia Importata)

9.4 FLUSSI DI EMERGIA E INDICATORI – SCHEDE COMUNI

I risultati ottenuti nell’ambito del progetto SPIn Eco a livello dei singoli Comuni vengono

riportati di seguito in forma sintetica. Il calcolo di flussi emergetici e indicatori alla scala

del circondario deriva di fatto dall’aggregazione di dati reperiti su scala locale. In questo

modo, l’interpretazione finale dei risultati si avvale, sia del confronto con i valori medi

provinciali alla scala vasta, sia del maggior livello di dettaglio raggiunto avendo

sviluppato l’analisi per ogni specifico ambito comunale.

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SPIN-ECO

104

CIRCONDARIO VAL D’ELSA: COMUNE DI CASOLE D’ELSA

Il Comune di Casole d’Elsa è alimentato da un flusso totale di emergia pari a 1,01 x

1020 sej/anno. Nella Tabella riportiamo in sintesi i risultati ottenuti sulla base delle varie

categorie di risorse e dei valori degli indici. Si sono messi in evidenza i valori calcolati per

la densità emergetica (flusso totale di emergia per unità di area), dell’emergia per

persona (flusso di emergia per abitante) e del rapporto di impatto ambientale (rapporto

tra emergia delle risorse non rinnovabili ed emergia delle risorse rinnovabili).

Tabella CASOLE D’ELSA: flussi di emergia ed indici

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 2,79E+19 15,97%Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 1,29E+19 2,98%Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 4,08E+19 6,71%Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 2,73E+19 7,14%Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 3,25E+19 7,33%Emergia Importata totale sej/anno F = F1 +F2 8,26E+20 5,98E+19 7,24%Emergia tot usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 1,01E+20 7,02%

Area m2 6,82E+08 1,49E+08 3,82E+09Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 6,77E+11 2,53E+12

Popolazione al 1999 64.896 2.796 252.972

Emergia usata per persona sej/uomo/anno U / popolazione 2,21E+16 3,60E+16 3,83E+16densità di popolazione ab/km2 95 19 66

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 1,47 0,42

Rendimento Emergetico U / F 1,74 1,68 3,38

Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 2,61 10,65

CASOLE % circondario

Indici eMergetici unità Espressione VALDELSA CASOLE PROVINCIA

Flussi di Emergia unità Espressione VALDELSA

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

105

Il Comune di Casole d’Elsa, in termini di flusso totale di emergia, incide sul bilancio

complessivo esteso a tutto il territorio circondariale per il 7%. In particolare, è da

sottolineare il contributo emergetico dovuto alle fonti energetiche locali rinnovabili (R)

che equivale a quasi il 16% del totale del Circondario.

28%

13%

27%

32%59%

R - RINNOVABILIN - NON RINNOVABILIF1 - ENERGIA IMPORTATAF2 - BENI IMPORTATI

193.96

45.0022.47

3.35

103.17

67.25

177.20

28.1740.35

325.45

0

50

100

150

200

250

300

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb.,lubrif. e GPL

Gas naturale Beni importati

Grafico CASOLE D’ELSA: dettaglio delle risorse utilizzate (sej x 107)

Di tutta l’emergia spesa nel Comune di Casole d’Elsa circa il 40% deriva da fonti locali

mentre il restante 60% proviene dall’esterno. Il 32% circa dell’emergia è relativa a beni

imporati, il 27% a import di energia, il 13% circa all’emergia da fonti locali non

rinnovabili e una percentuale pari a circa il 28%, è l’emergia rinnovabile di diretta

derivazione ambientale.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

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106

CIRCONDARIO VAL D’ELSA: COMUNE DI COLLE VAL D’ELSA

Il Comune di Colle di Val d’Elsa è alimentato da un flusso totale di emergia pari a 3,43

x 1020 sej/anno. Nella Tabella riportiamo in sintesi i risultati ottenuti sulla base delle

varie categorie di risorse e dei valori degli indici. Si sono messi in evidenza i valori

calcolati per la densità emergetica (flusso totale di emergia per unità di area),

dell’emergia per persona (flusso di emergia per abitante) e del rapporto di impatto

ambientale (rapporto tra emergia delle risorse non rinnovabili ed emergia delle risorse

rinnovabili).

Tabella COLLE VAL D’ELSA: flussi di emergia ed indici

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 3,56E+19 20,36%Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 1,25E+20 28,81%Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 1,60E+20 26,38%Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 1,03E+20 27,04%Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 7,93E+19 17,87%Emergia Importata totale sej/anno F = F1 +F2 8,26E+20 1,83E+20 22,11%Emergia tot usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 3,43E+20 23,92%

Area m2 6,82E+08 9,22E+07 3,82E+09Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 3,72E+12 2,53E+12

Popolazione al 1999 64.896 18.916 252.972Emergia usata per persona sej/uomo/anno U / popolazione 2,21E+16 1,81E+16 3,83E+16

densità di popolazione ab/km2 95 205 66

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 1,14 0,42Rendimento Emergetico U / F 1,74 1,88 3,38Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 8,65 10,65

Flussi di Emergia unità Espressione VALDELSA COLLE % circondario

Indici eMergetici unità Espressione VALDELSA COLLE PROVINCIA

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

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107

Il Comune di Colle di Val d’Elsa, in termini di flusso totale di emergia, incide sul

bilancio complessivo esteso a tutto il territorio circondariale per il 24% circa. In

particolare, è da sottolineare il contributo emergetico dovuto alle fonti energetiche

locali non rinnovabili (N) che equivale a quasi il 29% del totale del Circondario.

10%

37% 30%

23%

53%

R - RINNOVABILIN - NON RINNOVABILIF1 - ENERGIA IMPORTATAF2 - BENI IMPORTATI

113.65

27.92 19.70 21.74

1207.21

360.34

544.32

24.72

319.21

792.96

0

150

300

450

600

750

900

1050

1200

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb.,lubrif. e GPL

Gas naturale Beni importati

Grafico COLLE VAL D’ELSA: dettaglio delle risorse utilizzate (sej x 107)

Di tutta l’emergia spesa nel Comune di Colle di Val d’Elsa circa il 46% deriva da fonti

locali mentre il restante 54% proviene dall’esterno. Il 23% circa dell’emergia è relativa a

beni imporati, il 30% a import di energia, il 36% circa all’emergia da fonti locali non

rinnovabili e una percentuale pari a circa il 10%, è l’emergia rinnovabile di diretta

derivazione ambientale.

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108

CIRCONDARIO VAL D’ELSA: COMUNE DI MONTERIGGIONI

Il Comune di Monteriggioni è alimentato da un flusso totale di emergia pari a 3,62 x

1020 sej/anno. Nella Tabella riportiamo in sintesi i risultati ottenuti sulla base delle varie

categorie di risorse e dei valori degli indici. Si sono messi in evidenza i valori calcolati per

la densità emergetica (flusso totale di emergia per unità di area), dell’emergia per

persona (flusso di emergia per abitante) e del rapporto di impatto ambientale (rapporto

tra emergia delle risorse non rinnovabili ed emergia delle risorse rinnovabili).

Tabella MONTERIGGIONI: flussi di emergia ed indici

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 2,26E+19 12,96%Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 1,87E+20 43,09%Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 2,09E+20 34,44%Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 5,16E+19 13,49%Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 1,01E+20 22,65%Emergia Importata totale sej/anno F = F1 +F2 8,26E+20 1,52E+20 18,41%Emergia tot usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 3,62E+20 25,20%

Area m2 6,82E+08 9,95E+07 3,82E+09Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 3,63E+12 2,53E+12

Popolazione al 1999 64.896 7.744 252.972Emergia usata per persona sej/uomo/anno U / popolazione 2,21E+16 4,67E+16 3,83E+16

densità di popolazione ab/km2 95 78 66

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 0,73 0,42Rendimento Emergetico U / F 1,74 2,38 3,38Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 14,98 10,65

Flussi di Emergia unità Espressione VALDELSA MONTERIG. % circondario

Indici eMergetici unità Espressione VALDELSA MONTERIG. PROVINCIA

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109

Il Comune di Monteriggioni, in termini di flusso totale di emergia, incide sul bilancio

complessivo esteso a tutto il territorio circondariale per il 25% circa. In particolare, è da

sottolineare il contributo emergetico dovuto alle fonti energetiche locali non rinnovabili

(N) che equivale a quasi il 43% del totale del Circondario.

6%

52%

14%

28%

42%

R - RINNOVABILIN - NON RINNOVABILIF1 - ENERGIA IMPORTATAF2 - BENI IMPORTATI

122.6230.12 15.81 12.16

1839.60

123.87

295.99

12.29

157.45

1005.17

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

2000

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb.,lubrif. e GPL

Gas naturale Beni importati

Grafico MONTERIGGIONI: dettaglio delle risorse utilizzate (sej x 107)

Di tutta l’emergia spesa nel Comune di Monteriggioni circa il 58% deriva da fonti locali

mentre il restante 42% proviene dall’esterno. Il 27% circa dell’emergia è relativa a beni

imporati, il 14% a import di energia, il 52% circa all’emergia da fonti locali non

rinnovabili e una percentuale pari a circa il 6%, è l’emergia rinnovabile di diretta

derivazione ambientale.

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110

CIRCONDARIO VAL D’ELSA: COMUNE DI POGGIBONSI

Il Comune di Poggibonsi è alimentato da un flusso totale di emergia pari a 4,29 x 1020

sej/anno. Nella Tabella riportiamo in sintesi i risultati ottenuti sulla base delle varie

categorie di risorse e dei valori degli indici. Si sono messi in evidenza i valori calcolati per

la densità emergetica (flusso totale di emergia per unità di area), dell’emergia per

persona (flusso di emergia per abitante) e del rapporto di impatto ambientale (rapporto

tra emergia delle risorse non rinnovabili ed emergia delle risorse rinnovabili).

Tabella POGGIBONSI: flussi di emergia ed indici

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 2,76E+19 15,82%Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 1,04E+20 24,00%Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 1,32E+20 21,65%Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 1,42E+20 37,00%Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 1,55E+20 34,98%Emergia Importata totale sej/anno F = F1 +F2 8,26E+20 2,97E+20 35,92%Emergia tot usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 4,29E+20 29,87%

Area m2 6,82E+08 7,07E+07 3,82E+09Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 6,06E+12 2,53E+12

Popolazione al 1999 64.896 27.442 252.972Emergia usata per persona sej/uomo/anno U / popolazione 2,21E+16 1,56E+16 3,83E+16

densità di popolazione ab/km2 95 388 66

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 2,25 0,42Rendimento Emergetico U / F 1,74 1,44 3,38Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 14,51 10,65

POGGIB. % circondario

Indici eMergetici unità Espressione VALDELSA POGGIB. PROVINCIA

Flussi di Emergia unità Espressione VALDELSA

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111

Il Comune di Poggibonsi, in termini di flusso totale di emergia, incide sul bilancio

complessivo esteso a tutto il territorio circondariale per il 30%. In particolare, è da

sottolineare il contributo emergetico dovuto all’importazione di energia (F1) che

equivale al 37% del totale del Circondario.

6%

24%33%

37%

71%

R - RINNOVABILIN - NON RINNOVABILIF1 - ENERGIA IMPORTATAF2 - BENI IMPORTATI

87.1721.41 12.57 29.10

998.72

282.46

874.81

37.64

388.77

1552.58

0

150

300

450

600

750

900

1050

1200

1350

1500

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb., lubrif.e GPL

Gas naturale Beni importati

Grafico POGGIBONSI: dettaglio delle risorse utilizzate (sej x 107)

Di tutta l’emergia spesa nel Comune di Poggibonsi circa il 30% deriva da fonti locali

mentre il restante 70% proviene dall’esterno. Il 36% circa dell’emergia è relativa a beni

imporati, il 33% a import di energia, il 24% circa all’emergia da fonti locali non

rinnovabili e una percentuale pari a solo il 6% circa è l’emergia rinnovabile di diretta

derivazione ambientale.

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112

CIRCONDARIO VAL D’ELSA: COMUNE DI RADICONDOLI

Il Comune di Radicondoli è alimentato da un flusso totale di emergia pari a 4,24 x 1019

sej/anno. Nella Tabella riportiamo in sintesi i risultati ottenuti sulla base delle varie

categorie di risorse e dei valori degli indici. Si sono messi in evidenza i valori della

densità emergetica (flusso totale di emergia per unità di area), dell’emergia per persona

(flusso di emergia per abitante) e del rapporto di impatto ambientale (rapporto tra

emergia delle risorse non rinnovabili e quella delle risorse rinnovabili).

Tabella RADICONDOLI: flussi di emergia ed indici

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 3,24E+19 18,55%Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 1,78E+18 0,41%Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 3,42E+19 5,62%Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 6,39E+18 1,67%Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 1,83E+18 0,41%Emergia Importata totale sej/anno F = F1 +F2 8,26E+20 8,22E+18 0,99%Emergia tot usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 4,24E+19 2,96%

Area m2 6,82E+08 1,33E+08 3,82E+09Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 3,20E+11 2,53E+12

Popolazione al 1999 64.896 971 252.972Emergia usata per persona sej/uomo/anno U / popolazione 2,21E+16 4,37E+16 3,83E+16

densità di popolazione ab/km2 95 7 66

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 0,24 0,42Rendimento Emergetico U / F 1,74 5,16 3,38Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 0,31 10,65

Flussi di Emergia unità Espressione VALDELSA RADICOND. % circondario

Indici eMergetici unità Espressione VALDELSA RADICOND. PROVINCIA

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113

Il Comune di Radicondoli, in termini di flusso totale di emergia, incide sul bilancio

complessivo esteso a tutto il territorio circondariale per meno del 3%. In particolare, è da

sottolineare il contributo emergetico dovuto alle fonti energetiche locali rinnovabili (R)

che equivale a quasi il 19 del totale del Circondario.

77%

4%

15%4%19%

R - RINNOVABILIN - NON RINNOVABILIF1 - ENERGIA IMPORTATAF2 - BENI IMPORTATI

192.17

125.38

16.47

1.32 0.0010.70

53.99

5.550.00

18.35

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb., lubrif.e GPL

Gas naturale Beni importati

Grafico RADICONDOLI: dettaglio delle risorse utilizzate (sej x 107)

Di tutta l’emergia spesa nel Comune di Radicondoli circa l’80% deriva da fonti locali

mentre il restante 20% proviene dall’esterno. Il 4% circa dell’emergia è relativa a beni

imporati, il 15% a import di energia, il 4% circa all’emergia da fonti locali non rinnovabili

e una percentuale pari a circa il 76%, è l’emergia rinnovabile di diretta derivazione

ambientale.

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114

CIRCONDARIO VAL D’ELSA: COMUNE DI SAN GIMIGNANO

Il Comune di San Gimignano è alimentato da un flusso totale di emergia pari a 1,59 x

1020 sej/anno. Nella Tabella riportiamo in sintesi i risultati ottenuti sulla base delle varie

categorie di risorse e dei valori degli indici. Si sono messi in evidenza i valori calcolati per

la densità emergetica (flusso totale di emergia per unità di area), dell’emergia per

persona (flusso di emergia per abitante) e del rapporto di impatto ambientale (rapporto

tra emergia delle risorse non rinnovabili ed emergia delle risorse rinnovabili).

Tabella SAN GIMIGNANO: flussi di emergia ed indici

Emergia da fonti locali rinnovabili sej/anno R 1,75E+20 2,85E+19 16,33%Emergia da fonti locali non rinnovabili sej/anno N 4,33E+20 3,11E+18 0,72%Emergia da fonti locali sej/anno L = N + R 6,08E+20 3,16E+19 5,20%Riserve di energia importate sej/anno F1 3,83E+20 5,25E+19 13,73%Emergia Importata (commercio) sej/anno F2 4,44E+20 7,44E+19 16,76%Emergia Importata totale sej/anno F = F1 +F2 8,26E+20 1,27E+20 15,36%Emergia tot usata all'interno del sistema sej/anno U = L + F 1,43E+21 1,59E+20 11,05%

Area m2 6,82E+08 1,39E+08 3,82E+09Densità emergetica sej/m2/anno U / area 2,10E+12 1,14E+12 2,53E+12

Popolazione al 1999 64.896 7.027 252.972Emergia usata per persona sej/uomo/anno U / popolazione 2,21E+16 2,26E+16 3,83E+16

densità di popolazione ab/km2 95 51 66

Rapporto di Investimento Emergetico F / (N + R) 1,36 4,01 0,42Rendimento Emergetico U / F 1,74 1,25 3,38Rapporto di Impatto Ambientale (N + F) / R 7,22 4,56 10,65

SANGIM % circondario

Indici eMergetici unità Espressione VALDELSA SANGIM PROVINCIA

Flussi di Emergia unità Espressione VALDELSA

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115

Il Comune di San Gimignano, in termini di flusso totale di emergia, incide sul bilancio

complessivo esteso a tutto il territorio circondariale per l’11% circa. In particolare, è da

sottolineare il contributo emergetico minimo, dovuto alle fonti energetiche locali non

rinnovabili (N) che equivale a meno dell’1% del totale del Circondario.

8%

2% 33%

47%

80%

R - RINNOVABILIN - NON RINNOVABILIF1 - ENERGIA IMPORTATAF2 - BENI IMPORTATI

171.11

42.0320.83 10.23 0.00

121.31

316.92

30.50

128.52

743.95

0

100

200

300

400

500

600

700

800

Pioggia Caloregeotermico

Erosione delsuolo

Acqua Materiali daestrazione

Consumo en.elettrica

Gasolio ebenzina

Olio comb., lubrif.e GPL

Gas naturale Beni importati

Grafico SAN GIMIGNANO: dettaglio delle risorse utilizzate (sej x 107)

Di tutta l’emergia spesa nel Comune di San Gimignano solo il 20% circa deriva da fonti

locali mentre il restante 80% proviene dall’esterno. Il 47% circa dell’emergia è relativa a

beni imporati, il 33% a import di energia, il 2% circa all’emergia da fonti locali non

rinnovabili e una percentuale pari a circa il 18%, è l’emergia rinnovabile di diretta

derivazione ambientale.

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116

9.5 CONCLUSIONI

La realtà del Circondario della Val d’Elsa è alimentata da un apporto continuo e

abbastanza consistente di risorse di tipo non rinnovabile. In generale, una situazione del

genere è propria di un equilibrio fragile e destinato ad essere sempre più instabile nel

lungo periodo a meno che il livello di attenzione per l’ambiente e le risorse non sia

sufficientemente alto da consentire la sopravvivenza contestuale del sistema socio-

economico da un lato e della piattaforma ambientale sulla quale esso poggia dall’altro.

Inoltre, come in qualsiasi realtà del mondo occidentale, va ridotto di gran lunga lo

squilibrio esistente tra l’utilizzo di risorse rinnovabili e non rinnovabili, e,

contemporaneamente, va modificato l’orizzonte temporale in base al quale valutare i

reali costi e benefici di ogni attività. E’ infatti l’ottica di lungo periodo che permette di

apprezzare cosa significa la politica del rinnovabile, vale a dire della disponibilità delle

risorse per un tempo indefinito, piuttosto che quella del non rinnovabile che è la politica

dell’esaurimento, dell’impoverimento del capitale naturale e dell’insostenibilità.

La metodologia emergetica attraverso i suoi indicatori è in grado sia di fornire una

misura della distanza dalla sostenibilità, sia di delineare alcuni punti salienti dai quali

partire per definire un nuovo modello di sviluppo atto a perseguire la sostenibilità del

territorio.

Innanzi tutto, deve essere affermata l’esigenza di una graduale ma decisa rinuncia ad

un’economia basata sulla crescita continua, che è in assoluta antitesi rispetto al concetto

di sostenibilità dello sviluppo. Con “crescita” intendiamo definire tutti quei processi che

si basano sulla quantità piuttosto che sulla qualità, e che prevedono l’uso intensivo di

materia e soprattutto di energia non rinnovabili e, in generale, di capitale naturale, che

ricordiamo essere paradossalmente un’esternalità rispetto agli attuali sistemi di

contabilità economica. Questo tipo di comportamento mira all’accumulo immediato di

capitale finanziario non tenendo in alcun conto il rischio (e spesso la certezza) di

esaurimento delle risorse impiegate; è quindi, ovviamente, insostenibile.

Il Circondario della Val d’Elsa ospita alcune importanti attività industriali pur

presentando valori di alcuni indici più bassi rispetto alla media provinciale.

Le attività produttive che identificano questo variegato territorio sono la lavorazione

dei minerali finalizzata alla produzione del pregiato “Cristallo di Colle Val d’Elsa”,

l’attività di produzione e commercializzazione di mobili e accessori per l’arredamento, la

produzione di camper e caravans, una fiorente attività di produzione agroalimentare,

lavorazioni metallurgiche, qualche azienda meccanica e la produzione di energia

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

117

geotermoelettrica. Si tratta spesso di pratiche tradizionali ed inserite tra i valori culturali

locali, nonostante talvolta i settori abbiano assunto le caratteristiche di vere e proprie

industrie. Ad esempio, nel caso della lavorazione del cristallo, i flussi di energia e

materie prime che alimentano questa attività, praticata da un variegato (per dimensioni

e tipi di produzioni) gruppo di aziende consorziate, sostengono in realtà un movimento

che occupa oltre 1000 persone. Il prodotto è di estrema qualità e noto a livello nazionale

ed internazionale, cosa che genera effetti indotti su tutto il territorio. Non è un caso che

sulla tradizione del cristallo sia stato progettato e realizzato un museo. Questo è un caso

in cui la continua ricerca della qualità del prodotto ha permesso col tempo l’innescarsi

di un circolo virtuoso di produzione, occupazione, cultura e turismo, cosa che dovrà

necessariamente andare di pari passo con l’attenzione per i materiali utilizzati, con l’uso

razionale dell’energia e con la tutela dell’ambiente come ricettore delle materie, dei

liquidi e delle emissioni di scarto.

Lo scopo di questo progetto è stato quello di indagare sulle proprietà ambientali e sui

fattori di impatto del territorio della Val d’Elsa. Il risultato principale dell’analisi è stato

la rappresentazione di un’area costituita da sottosistemi urbani ed antropizzati molto

diversi tra loro ma complementari. Ognuno è peculiare per diverse ragioni e la più adatta

politica territoriale da implementare dovrebbe essere la salvaguardia di questa diversità

(da quella geomorfologica, a quella sociale ed economica a quella urbana). Maggiori

livelli di impatto ambientale da qualche parte sono compensati da un’enorme ricchezza

ambientale altrove, mentre la presenza di centri urbani fornisce servizi anche alle zone

più decentrate e rurali. La città offre opportunità di impiego, circolazione di capitali e di

informazione; i sistemi naturali forniscono risorse ed assorbono naturalmente (entro certi

limiti) rifiuti ed emissioni.

Per il Circondario della Val d’Elsa è quindi opportuno ipotizzare un modello di sviluppo

che, pur conservando le caratteristiche di polo produttivo della Provincia, continui a

perseguire il sentiero dell’alta qualità puntando ed investendo su programmi sempre

migliori di riduzione dei consumi e delle emissioni, unitamente ad altre iniziative di tipo

ambientale (per esempio incentivando l’istallazione di impianti fotovoltaici o impianti di

cogenerazione presso i siti produttivi). In questo senso, i tempi sono maturi per giocare

d’anticipo rispetto alla legislazione sulla tutela dell’ambiente e mettere in cantiere

iniziative su base volontaria, come le certificazioni di qualità ambientale (ISO 14001) o di

prodotto (ISO 14040), che consentono politiche ad hoc rispetto alle caratteristiche delle

aziende e permettono di godere dei vantaggi della competitività sui mercati, tenendo

allo stesso tempo sotto controllo i parametri ambientali.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

118

Il modello di sviluppo, inoltre, va orientato su molti settori, allo scopo di differenziare

le attività e porre le basi per un’economia vocata alla valorizzazione delle risorse

naturali di cui, in generale, la Provincia di Siena è particolarmente ricca. Ciò che si

intende per valorizzazione è, in primo luogo, un’attenzione elevata al controllo e

salvaguardia del territorio attraverso il potenziamento e l’istituzione, dove non esistono,

di enti adibiti al monitoraggio continuo delle risorse e dello stato di salute dell’ambiente,

alla raccolta periodica di dati, di rilievo e statistici, sul territorio e sul capitale naturale

in genere, all’impiego di indicatori efficaci per valutarne le condizioni e il grado di

sfruttamento.

L’attività che, per eccellenza, pone le proprie basi sull’uso oculato del territorio e delle

risorse è la “buona” agricoltura: nel Circondario della Val d’Elsa esistono pratiche

agricole di elevata qualità. La “buona” agricoltura è quella che fa delle risorse locali il

proprio punto di forza, ed è quella che, adattandosi alle caratteristiche del territorio,

nello stesso tempo lo salvaguarda e lo valorizza. A questo proposito è opportuno che

questo tipo di gestione delle colture sia ulteriormente incoraggiato ed incentivato, dal

momento che, come ormai è dimostrato, anche dal punto di vista reddituale, i mercati

sono sempre più ricettivi per i prodotti di elevata qualità. Parimenti, occorre

incoraggiare tutte le attività basate sui prodotti tipici, in particolare quelli

enogastronomici, e controllare accuratamente che la rinnovabilità delle risorse utilizzate

non venga mai compromessa o venga ripristinata dove è venuta a mancare.

Tra le risorse locali che alimentano il sistema sono stati individuati anche materiali di

cava che, come si è visto, assumono un peso abbastanza rilevante nel computo totale di

tutti gli input. Le problematiche relative allo sfruttamento delle risorse da estrazione

sono principalmente legate a due aspetti: il primo deriva, come è stato più volte

evidenziato, dalla discrepanza tra la velocità di sfruttamento da parte dell’uomo e la

velocità naturale di rigenerazione delle risorse minerarie, cosa che è insita nel concetto

stesso di non rinnovabilità. Il secondo risiede nel fatto che le modificazioni apportate

dall’uomo alla Natura, in un contesto di questo genere, sono spesso irreversibili e

possono produrre delle conseguenze, anche nel lungo periodo, difficili da prevedere e da

controllare (ad esempio la stabilità dei fronti di coltivazione e dei versanti di abbandono,

oppure l’interferenza tra attività estrattiva e piccoli bacini idrogeologici di ricarica).

Se da un lato è impossibile non rilevare tale situazione, dall’altro non si può trascurare

che la risorsa mineraria rappresenta prima di tutto una ricchezza propria del territorio e

che attività estrattiva vuol dire, anche se in minima parte, reddito e occupazione.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

119

Una possibile soluzione a tale problematica è rendere operativa la regola di “quasi

sostenibilità” di Herman Daly. È ovvio che sfruttare il non rinnovabile vuol dire usare

risorse ad una velocità superiore alla capacità della Natura di rigenerarle, tuttavia è

necessario trovare una modalità che permetta di modulare tale sfruttamento con la

creazione contestuale di sostituti rinnovabili o, al limite, prodotti artificialmente

dall’uomo da utilizzare al posto di risorse di diretta derivazione naturale. Nel caso

specifico, potrebbero essere incentivati, ad esempio, processi di sviluppo basati su

tecnologie del recupero e riutilizzo dei materiali di scarto, sulla riconversione

paesaggistica delle cave dismesse, nonché sul ripristino delle funzioni naturali intaccate

dalle attività per prevenire il territorio da rischi idrogeologici.

Dal punto di vista dell’urbanizzazione e quindi della gestione e configurazione degli

spazi che ospitano la comunità e del loro rapporto col territorio, si dovrà operare una

scelta strategica che abbandoni la politica basata sull’espansione indiscriminata dei

centri urbani. Con questo intendiamo dire che disponiamo di aree edificabili limitate e

che il fattore limitante è la necessità di salvaguardare e mantenere intatto il territorio

biologicamente produttivo oltre al patrimonio storico e paesaggistico locale. L’auspicio,

dunque, è per uno sviluppo mirato ad individuare le risorse, le unicità, le caratteristiche

principali dei centri urbani e del loro rapporto col territorio, a diffondere e promuovere

una consapevolezza e autoreferenzialità tra i vari attori urbani ed infine a conservare

una configurazione di luoghi ispirata dalle reti di relazioni esistenti tra frazioni e

capoluoghi in ambito comunale e sovracomunale. In questo senso, il rapporto tra assetto

urbano, concentrazione delle attività produttive e consumo di risorse è già stato

evidenziato nel paragrafo precedente (indice di densità emergetica) come elemento di

relativa criticità degno di attenzione per lo sviluppo futuro del sistema.

Alcuni comuni del Circondario della Val d’Elsa hanno dato prova, in molte occasioni, di

una certa “vivacità architettonica”, accogliendo, per esempio, all’interno del tessuto

edilizio un’architettura di frattura o progetti ambizioni di recupero di zone dimesse o

degradate. Operazioni di questo tipo sono validi strumenti per rivitalizzare il centro

urbano ipotizzando nuovi spazi di interazione tra settori diversi e non rinunciando ad

architetture di qualità che sono segnali di un’epoca, quella contemporanea. L’impegno è

quello di investire in un’architettura ed un’urbanistica di qualità in grado di attivare

nuove sinergie, attrarre capitali, inserirsi, con un’immagine dinamica, in nuove reti di

comunicazione e informazione e, non ultimo, sottolineare anche il ruolo urbano delle

attività produttive locali.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

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120

I Piani Strutturali, introdotti dalla Legge Regionale n.5/95, sono validi strumenti ed

occasioni per perseguire gli obiettivi di una urbanistica sostenibile. E’ il caso di definire

delle direttive comuni, anche in termini di normativa tecnica, che orientino la

produzione edilizia ad adottare forme e tecniche mirate a salvaguardare l’identità

culturale di ogni singolo contesto e a rispondere alle condizioni ambientali del sito in

vista, prima, di una ridefinizione progressiva dell’architettura locale come valore

culturale, poi, di una riduzione sostanziale dei consumi energetici.

In conclusione, è bene sottolineare quanto la programmazione, in tutti i settori, possa

operare come metodo base per la politica di sviluppo in costante riferimento ad un

disegno strategico predefinito e chiaramente orientato alla sostenibilità. Si tratterà di

relazionare le scelte di programma alle vocazioni locali dei vari ambiti territoriali e

quindi ridurre il divario tra le idee progettuali e la capacità di renderle operative. Le

scelte, gli investimenti, le azioni devono essere realizzate secondo un’idea complessiva e

condivisa del modello di sviluppo e della sua configurazione sul territorio. In particolare,

come già detto, la concertazione a livello di Circondario offre in Val d’Elsa la possibilità

di mettere in pratica la strategia più vincente in Natura, garanzia di sopravvivenza e

sostenibilità: la salvaguardia della diversità.

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121

10. Il calcolo dell’Impronta Ecologica

10.1 LA FORMULAZIONE TEORICA DELL’IMPRONTA ECOLOGICA

L’Impronta Ecologica è stata introdotta da William Rees (British Columbia University di

Vancouver, Canada) e da Mathis Wackernagel (direttore dell’Indicators Program of

Redefining Progress a San Francisco e coordinatore del Centro di Studi sulla Sostenibilità

alla Anàhuac University di Xalapa, Messico) a partire dagli anni ’90.

Si tratta di un indicatore sintetico di sostenibilità ambientale in grado di stimare

l’impatto che una popolazione esercita sull’ambiente con i propri consumi,

quantificando l’area totale di ecosistemi terrestri e acquatici necessaria per fornire, in

modo sostenibile, tutte le risorse utilizzate e per assorbire, sempre in modo sostenibile,

tutte le emissioni prodotte.

La metodologia dell’Impronta Ecologica è stata adottata dal ministero per l’Ambiente

Britannico, dalla regione australiana del Queensland (Simpson et al., 1995), dalla città

di Vancouver e da numerose università (Rees e Wackernagel, 1996; Wackernagel e Rees,

1997; Bologna et al., 1999; Hanley et al., 1999; Proops et al., 1999; van den Bergh e

Verbruggen, 1999; Wackernagel et al., 1999) per stimare la sostenibilità di singole

attività, di regioni o anche di intere nazioni. Nel 2000 è uscito il Living Planet Report

una pubblicazione in cui vengono riportate le ultime stime aggiornate dell’Impronta

Ecologica per tutte le nazioni del mondo con una popolazione superiore al milione di

abitanti (UNEP-WCMC, WWF, 2000).

All’approfondimento delle valenze e delle potenzialità di questo indicatore è stato

inoltre dedicato un intero numero monografico della rivista scientifica Ecological

Economics (marzo 2000).

Nella formulazione classica, proposta da Wackernagel e Rees, il calcolo dell’Impronta

Ecologica si basa sui consumi medi della popolazione, partendo dal presupposto che ad

ogni unità materiale o di energia consumata corrisponda una certa estensione di

territorio, appartenente ad uno o più ecosistemi, che garantisce il relativo apporto di

risorse per il consumo e/o per l’assorbimento delle emissioni. Il formalismo

dell’Impronta Ecologica considera i seguenti tipi di attività che generano impatto

sull’ambiente che possono essere tradotti in superfici di terreno ecologicamente

produttivo:

produzione dei beni e delle merci consumate;

produzione dell’energia utilizzata;

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SPIN-ECO

122

smaltimento degli scarti e delle emissioni prodotte dai vari consumi (vedi, ad

esempio la superficie necessaria per assorbire la CO2 emessa),

occupazione di territorio per l’allocazione di infrastrutture, impianti,

abitazioni, ecc.

Riprendendo la classificazione usata dall’Unione Mondiale per la Conservazione, la

formulazione classica dell’Impronta Ecologica suddivide l’utilizzo di territorio

ecologicamente produttivo in sei principali categorie,

1. Terreno per l’energia: superficie necessaria per produrre, con modalità sostenibili

(es. coltivazione di biomassa) la quantità di energia utilizzata. In realtà

Wackernagel e Rees (1996) applicano una definizione differente, che si basa

sull’area di foresta necessaria per assorbire la CO2 emessa dalla produzione di

energia a partire da combustibili fossili. Le due aree hanno lo stesso ordine di

grandezza, ma questo secondo metodo consente di centrare il calcolo della

componente energetica dell’Impronta Ecologica sul problema della concentrazione

della CO2 in atmosfera e della conseguente alterazione del clima.

2. Terreno agricolo: superficie arabile (campi, orti, ecc.) utilizzata per la produzione

delle derrate alimentari e di altri prodotti non alimentari di origine agricola (es.

cotone, iuta, tabacco).

3. Pascoli: superficie dedicata all’allevamento e, conseguentemente, alla produzione

di carne, latticini, uova, lana e, in generale, di tutti i prodotti derivati

dall’allevamento.

4. Foreste: area dei sistemi naturali modificati dedicati alla produzione di legname.

5. Superficie degradata: terreno degradato, ecologicamente improduttivo, dedicato

alla localizzazione delle infrastrutture quali abitazioni, attività manifatturiere,

aree per servizi, vie di comunicazione, ecc.

6. Mare: superficie marina necessaria alla crescita delle risorse ittiche consumate.

Il formalismo di calcolo considera l’uso mutuamente esclusivo di questi territori, nel

senso che ad ogni territorio viene associata un’unica categoria anche se questo non

corrisponde esattamente al vero. Si tratta comunque di un’approssimazione accettabile.

La considerazione di tipi di territorio così diversi, che devono essere sommati insieme

per arrivare alla stima finale dell’Impronta Ecologica, ha posto il problema delle

differenti produttività che caratterizzano le tipologie territoriali sopra elencate. Per

rendere comparabili tra loro gli usi dei diversi tipi di terreno, la formulazione classica

dell’Impronta Ecologica introduce un’operazione di normalizzazione che consente di

pesare le aree dei differenti tipi di terreno in base alla loro produttività media

mondiale. Per queste superfici, non si utilizza come unità di misura l’ettaro, che si

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riferisce a superfici reali, bensì una più generica “unità di area”, che potremmo anche

chiamare “ettaro equivalente” (ha equivalente). Un ettaro equivalente o unità di area

equivale a circa 0,3 ha di terreno arabile, o 0,6 ha di foresta, o 2,7 ha di pascoli, o 16,3

ha di superficie marina. Un ettaro di terreno altamente produttivo rappresenta quindi

più ettari equivalenti che la stessa quantità di terreno meno produttivo.

Per illustrare sinteticamente la metodologia base di calcolo consideriamo una generica

regione di cui si vuole valutare l’Impronta Ecologica: procedendo per passi successivi si

devono affrontare le operazioni di seguito elencate.

1. Calcolo dei consumi medi Cn, (espressi in kg/anno) per ogni bene o prodotto n

consumato dalla popolazione residente nella regione in esame.

2. Calcolo della superficie Sn (espressa in ha) necessaria per la produzione dello

specifico bene n, ottenuta dividendo il consumo medio annuale di quel bene Cn

per la sua produttività o rendimento medio annuale pn, espresso in kg/(ha anno).

3. Calcolo dell’Impronta Ecologica F (espressa in ha) sommando i contributi delle

diverse superfici Sn relative a tutti gli n beni consumati.

4. Calcolo dell’Impronta Ecologica pro capite f (espressa in ha/persona) dividendo

l’Impronta Ecologica totale F per la popolazione P residente nella regione in

esame.

5. Calcolo della superficie equivalente. Moltiplicando le aree dei sei diversi tipi di

terreno per i pesi proporzionali alla loro produttività media mondiale si ottengono

l’Impronta Ecologica E espressa in ha equivalenti e l’Impronta Ecologica pro

capite e espressa in ha equivalenti pro capite.

Una parte integrante dell’analisi della sostenibilità di un territorio attraverso

l’Impronta Ecologica è rappresentata dal calcolo della biocapacità. Con questo termine

si indica la superficie di terreni ecologicamente produttivi che sono presenti all’interno

della regione in esame. Riprendendo quanto affermato nel Rapporto Finale del Progetto

Indicatori Comuni Europei EUROCITIES (Lewan, Simmons, 2001) “la biocapacità misura

l’offerta di bioproduttività, ossia la produzione biologica di una data area. Essa è data

dalla produzione aggregata dei diversi ecosistemi appartenenti all’area designata, che

vanno dalle terre arabili ai pascoli alle foreste alle aree marine produttive e

comprende, in parte, aree edificate o in degrado. La biocapacità non dipende dalle sole

condizioni naturali, ma anche dalle pratiche agricole e forestali dominanti”. Il calcolo si

rifà alle definizioni e al formalismo matematico dell’Impronta Ecologica.

1. Il primo passo consiste nel calcolare l’estensione ai dei territori ecologicamente

produttivi presenti all’interno della regione in esame, per ciascuna delle sei

categorie sopra menzionate.

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2. Sommando le aree ai delle sei categorie di terreno si ottiene l’area totale B

(misurata in ha) di terreno occupato da ecosistemi, e quindi potenzialmente

produttivo, che è presente sul territorio:

3. In realtà per confrontare in modo coerente la biocapacità con l’Impronta

Ecologica è necessario moltiplicare le aree ai dei sei diversi tipi di terreno per i

pesi proporzionali alla loro produttività media mondiale: in questo modo,

sommando i diversi contributi presenti, si ottiene una misura della biocapacità

che, similmente all’Impronta Ecologica, risulta espressa in ha equivalenti.

4. A tale valore si sottrae, seguendo Wackernagel (1997), un 12% di terreno per

ecosistemi, considerato l’area minima indispensabile per la preservazione della

biodiversità.

5. Partendo dalla misura così ottenuta e dividendola per il numero di abitanti è

possibile calcolare la biocapacità pro capite b.

La biocapacità rappresenta quindi l’estensione totale di territorio ecologicamente

produttivo presente nella regione, ossia la capacità potenziale di erogazione di servizi

naturali a partire dagli ecosistemi locali. Questa grandezza va comparata con l’Impronta

Ecologica che fornisce una stima dei servizi ecologici richiesti dalla popolazione locale.

È possibile definire un vero e proprio bilancio ambientale sottraendo all’offerta locale

di superficie ecologica (la biocapacità) la domanda di tale superficie, richiesta dalla

popolazione locale, (l’Impronta Ecologica). Ad un valore negativo (positivo) del bilancio

corrisponde una situazione di deficit (surplus) ecologico: questo sta ad indicare una

situazione di insostenibilità (sostenibilità) in cui i consumi di risorse naturali sono

superiori (inferiori) ai livelli di rigenerazione che si hanno partendo dagli ecosistemi

locali. L’entità del deficit o del surplus ecologico rappresenta pertanto una stima del

livello di sostenibilità/insostenibilità del territorio locale.

10.2 I RISULTATI GENERALI

L’analisi dell’Impronta Ecologica del distretto della Val d’Elsa si articola in quattro fasi

in cui si analizzano e si interpretano i risultati del calcolo a diversi livelli di dettaglio:

nel primo paragrafo vengono presentati i risultati generali, in forma sintetica;

successivamente vengono riportati i risultati analitici, in cui le diverse componenti che

caratterizzano l’Impronta Ecologica vengono descritte in base alla tipologia di territorio

ecologicamente produttivo e alle categorie di consumo in cui si distribuiscono; infine, i

risultati inerenti il calcolo dell’Impronta Ecologica della Val d’Elsa vengono confrontati

sia con i comuni che compongono il distretto sia con i risultati dell’analisi effettuata a

livello provinciale.

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125

I risultati del calcolo dell’Impronta Ecologica sono rappresentati in figura 10.1; essi

possono essere sintetizzati in quattro valori fondamentali: la Superficie utilizzata, la

Biocapacità disponibile, l’Impronta Ecologica e il conseguente Deficit ecologico. La

figura 10.1 riporta tali risultati in ettari equivalenti pro capite.

1.05

3.90

5.46

-1.56

-2.0

-1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

ha e

q pr

o ca

pite

Tabella riassuntiva delle superfici

Superficieutilizzata

Biocapacità

ImprontaEcologica

Deficitecologico

Figura 10.1. I valori della superficie totale (in ettari), della biocapacità, dell’Impronta Ecologica e del deficit ecologico (in ettari equivalenti) riportati in valori pro capite.

Esaminando il grafico si ottengono le seguenti informazioni: la biocapacità è pari a

3,90 ha eq pro capite, mentre l’Impronta Ecologica è di 5,46 ha eq pro capite:

all’interno dell’area distrettuale si ha quindi una situazione di deficit ecologico pari a

1,56 ha eq pro capite. Nella tabella 10.1 sono riportati gli stessi valori in termini di

ettari equivalenti e di ettari equivalenti pro capite.

Tabella 10.1. I valori della superficie totale, della biocapacità, dell’Impronta Ecologica e del surplus ecologico riferiti alla Val d’Elsa e riportati in valori assoluti e pro capite.

Superficie

utilizzata

Superficie

utilizzata

procapite

Biocapacità

(con

conteggio

biodiversità)

Biocapacità

pro capite

(con conteggio

biodiversità)

EFEF pro

capite

Deficit

ecologico

Deficit

ecologico

pro capite

% di EF

coperta

dalla

biocapacità

% di EF in

Deficit

haha / anno

procapiteha eq

ha eq

procapiteha eq

ha eq

procapiteha eq

ha eq

procapiteadim adim

68232,4 1,05 252933,7 3,90 354244,4 5,46 -101310,6 -1,56 71,4 -28,6

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126

Figura 10.2. Sono mostrate, da sinistra verso destra, tre immagini del territorio della Val d’Elsa, proporzionali rispettivamente alla biocapacità , all’Impronta Ecologica e al deficit ecologico .

In tabella 10.2 sono invece riportati i valori medi dell’Impronta Ecologica dell’Italia,

derivati dal calcolo del Living Planet Report (WWF, 2000). Si può notare come la

biocapacità media italiana (1,92 ha eq pro capite) copra solo il 34,8 % dell’Impronta

Ecologica (5,51 ha eq pro capite) lasciando un deficit ecologico (-3,59 ha eq pro capite)

pari al 65,2 %.

Tabella 10.2. I valori dell’Impronta Ecologica, della biocapacità e del deficit ecologico per l’Italia (Living Planet Report 2000). Tutti i valori sono in ha eq pro capite.

Si confronta, ora, il valore totale dell’Impronta Ecologica pro capite in Italia (5,51 ha

eq pro capite), nella Provincia di Siena (5, 80 ha eq. pro capite) e nel distretto della Val

d’Elsa (5,46 ha eq pro capite). Per giudicare il risultato bisogna considerare che la

comparabilità tra i diversi valori non è totale, in quanto si tratta di studi a scale molto

ITALIA BiocapacitàImpronta

Ecologica

Deficit

ecologico

ha eq pro

capite1,92 5,51 -3,59

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127

differenti (distrettuale – provinciale - nazionale) che utilizzano metodologie e

approssimazioni diverse tra loro. Un confronto tra questi valori è, quindi, lecito se si

tiene presente questa limitazione. Dalla comparazione si può notare che il distretto

della Val d’Elsa ha una Impronta Ecologica leggermente inferiore alla media provinciale

e praticamente uguale a quella italiana.

Si confronta, poi, il valore della biocapacità pro capite in Italia (1,92 ha eq pro

capite), nella Provincia di Siena (5,74 ha eq. pro capite) e nel distretto della Val d’Elsa

(3,90 ha eq pro capite). Dalla comparazione si può notare che il distretto della Val

d’Elsa ha una biocapacità intermedia tra quella provinciale (circa due terzi) e quella

italiana (circa il doppio). Un valore così basso di biocapacità è da attribuirsi non solo

alla presenza di un limitato territorio ecologicamente produttivo, quanto soprattutto ad

una densità di popolazione (0,951 ab/ha) nettamente superiore rispetto alla media

provinciale (0,662 ab/ha).

Se si valuta la situazione ambientale del distretto della Val d’Elsa confrontandola con

quella a scala provinciale e nazionale, si può notare che, il territorio in esame si trova

in una situazione di deficit ecologico intermedio tra la Provincia di Siena e l’Italia.

Questo è dovuto non tanto all’entità dell’Impronta Ecologica, che è per tutti i livelli

dello stesso ordine di grandezza, quanto alla bassa biocapacità, e quindi, in parte,

all’alta densità di popolazione presente nel territorio in esame. Se si effettua un

confronto con la situazione ambientale a livello mondiale, bisogna anzitutto considerare

che l’Italia si colloca al 26° posto su 152 nazioni (Living Planet Report 2000), ossia ad un

livello di elevata Impronta Ecologica, di gran lunga superiore alla biocapacità media

mondiale (che si situa intorno a 2,18 ha eq pro capite). I residenti all’interno del

distretto consumano, in media, beni e servizi (e quindi fruiscono in maniera diretta e/o

indiretta di servizi naturali) in misura di poco inferiore alla media nazionale,

oltrepassando però la soglia media di consumi ed emissioni sostenibili a livello

mondiale. Purtroppo tutte le nazioni industrializzate, caratterizzate da stili di vita

basati sui consumi e su alti utilizzi delle risorse naturali, sono accomunate da valori

qualitativamente simili dell’Impronta Ecologica.

10.3 I RISULTATI ANALITICI

In questo paragrafo viene analizzata in maggior dettaglio la ripartizione dell’Impronta

Ecologica nei consumi e nelle categorie di terreno ecologicamente produttivo che la

compongono.

La figura 10.3 mostra la ripartizione, oltre che dell’Impronta Ecologica, della

biocapacità, del deficit ecologico e della superficie in categorie di terreno

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128

ecologicamente produttivo. La somma dei valori riportati in ciascun istogramma

coincide con i valori riportati in figura 10.1.

-3.0

-2.0

-1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

ha p

ro c

apite

Bioapacità Impronta Ecologica Deficit Ecologico Superficie

Biocapacità, Impronta ecologica, deficit ecologico e superficie utilizzata per categorie di terreno produttivo

Agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Mare

Figura 10.3. I valori della superficie totale, della biocapacità, dell’Impronta Ecologica e del deficit ecologico suddivisi per categorie di terreno produttivo.

È’ importante esaminare nel dettaglio la ripartizione dell’Impronta Ecologica nelle

differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo. La figura 10.4 mostra questi

risultati.

Il grafico evidenzia come la percentuale più elevata sia dovuta al terreno utilizzato per

usi energetici, che rappresenta l’estensione di foresta necessaria per riassorbire tutte le

emissioni di CO2 causate dall’utilizzo di energia da parte degli abitanti del distretto

della Val d’Elsa. Si noti che, all’interno di questa categoria, sono conteggiati sia gli usi

diretti di energia, come i consumi di carburante per la mobilità o il riscaldamento, o gli

usi di combustibili fossili per la produzione di energia elettrica, sia quelli indiretti, ossia

l’energia impiegata nella fabbricazione e nel trasporto dei beni consumati e quella

utilizzata nell’esecuzione di servizi fruiti. Una ripartizione simile è presente anche per

il caso medio italiano e per la Provincia di Siena. Più in generale, è possibile affermare

che la Val d’Elsa segue un trend tipico delle nazioni industrializzate, in cui una buona

parte (tra uno e due terzi) dell’Impronta Ecologica è imputabile al consumo di energia.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

129

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli9.7%

Energia66.0%

Sup. degradata3.3%Foreste

6.8%

Agricolo13.5%

Mare0.8%

Figura 10.4. La ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

E’ interessante analizzare la composizione dell’Impronta Ecologica in termini di

categorie di terreno ecologicamente produttivo, non solo per quanto riguarda il valore

totale, ma anche per le singole categorie di consumo. La figura 10.5 mostra quali sono

le categorie di consumo che più concorrono alle diverse componenti dell’Impronta

Ecologica: nel caso dell’energia i maggiori contributi sono dovuti ai trasporti, agli

alimentari e alle abitazioni, tre settori ad alto utilizzo di energia, come verrà

confermato anche dalla figura 10.7; mentre i terreni agricoli e i pascoli sono quasi

interamente dedicati alla produzione di beni alimentari.

0.00.51.01.52.02.53.03.54.0

ha e

q pr

o ca

pite

Energia Agricolo Pascoli Foreste Sup.degradata

Mare

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Consumi alimentari Abitazioni Trasporti Altri beni Servizi Rifiuti

Figura 10.5. La ripartizione dell’Impronta Ecologica nelle categorie di terreno ecologicamente produttivo e di consumo. Tutti i valori sono in ha eq pro capite.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

130

La ripartizione dell’Impronta Ecologica per tipologia di consumo permette di

focalizzare meglio l’origine dei diversi contributi.

La figura 10.6 riporta tale ripartizione, da cui emerge che il contributo maggiore

(36,1%) è causato dai consumi alimentari, seguito dai trasporti (24%) e dalle abitazioni

(13,9%). Tale situazione si ritrova anche nell’analisi della Provincia di Siena, dove le

proporzioni tra i vari contributi sono molto simili. Questa comparazione, purtroppo, non

può essere fatta per l’Italia perché il Living Planet Report 2000 ha pubblicato l’Impronta

Ecologica nazionale ripartita solamente secondo le categorie di terreno produttivo e

non per categorie di consumo.

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Consumi alimentari

36.1%

Abitazioni13.9%

Trasporti24.0%

Altri beni9.1%

Servizi8.2%

Rifiuti8.7%

Figura 10.6. La ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Si può ulteriormente analizzare quali sono le categorie che maggiormente

contribuiscono all’Impronta Ecologica al fine di individuare le reali cause dell’impatto

ambientale e invogliare a intraprendere azioni correttive. La figura 10.7 mostra che la

componente energia ha un grande peso nella categoria dei consumi alimentari, e arriva

a sfiorare la quasi totalità per quanto concerne i trasporti, le abitazioni e i servizi.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

131

0.0 0.5 1.0 1.5 2.0

ha eq pro capite

Consumi alimentari

Abitazioni

Trasporti

Altri beni

Servizi

Rifiuti

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Energia

Agricolo

Pascoli

Foreste

Sup.degradataMare

Figura 10.7. La ripartizione dell’Impronta Ecologica nelle categorie di consumo e di terreno ecologicamente produttivo. Tutti i valori sono in ha eq pro capite.

Si è deciso, inoltre, di presentare i risultati dell’Impronta Ecologica suddivisi, non solo

per le categorie classiche, ossia secondo le tipologie dei consumi o dei tipi di terreno

ecologicamente produttivo, ma anche seguendo una suddivisione che consideri le

possibili aree di influenza. Questo è stato fatto per facilitare la lettura e

l’interpretazione dei dati da parte delle Amministrazioni Locali e, soprattutto, per

offrire uno strumento utile nel delineare le situazioni di sostenibilità della Val d’Elsa,

ed efficace nel progettare azioni di riduzione delle situazioni di insostenibilità

ambientale ivi presenti. Attraverso questo tipo di ripartizione si possono distinguere i

contributi di Impronta Ecologica dovuti ad abitudini, azioni e comportamenti del singolo

cittadino da quelli che dipendono o possono essere almeno parzialmente influenzati, in

maniera più o meno diretta, dalle politiche e dalle decisioni della Pubblica

Amministrazione.

La figura 10.8 presenta questa suddivisione: le componenti d’influenza esclusiva del

singolo cittadino sono rappresentate dai settori rigati (consumi alimentari, altri beni e

servizi, abitazioni), che comprendono il 61,2%, mentre sotto l’area d’influenza della

Pubblica Amministrazione sono stati conteggiati (settori grigi) lo smaltimento dei rifiuti,

i trasporti, il riscaldamento e i servizi pubblici che insieme coprono il 38,8%

dell’Impronta Ecologica. Si ritrovano qui voci precedentemente già viste, poiché, è

bene ricordarlo, la figura 10.8 non presenta i risultati di un calcolo differente bensì solo

un modo diverso di suddividere e raggruppare i diversi contributi dell’Impronta

Ecologica.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

132

Impronta Ecologica per competenze

Consumi alimentari

36.1%

Altri beni e servizi privati11.6%

Abitazioni13.5%

Riscaldamento e servizi pubblici

6.1%

Trasporti24.0%

Rifiuti8.7%

Figura 10.8. La ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica per aree d’influenza

Dalla figura 10.8 emergono alcuni punti interessanti. Anzitutto si evidenzia come la

maggior parte dell’Impronta Ecologica che ricade sotto l’influenza del cittadino è

dovuta ai consumi personali di beni (alimentari e non) e di servizi. Per ridurre questa

componente, che dipende esclusivamente dalle abitudini personali dei cittadini e che

non è quindi direttamente influenzabile, la Pubblica Amministrazione potrebbe puntare

su azioni informative ed educative, mirate a ridurre i consumi medi della popolazione.

Tra le componenti d’influenza della Pubblica Amministrazione spicca quella del

trasporto (comprendente sia quello pubblico che quello privato) che, da sola,

contribuisce per il 24% del totale. Questo sottolinea la presenza di un sistema locale di

trasporto delle persone (il trasporto merci non viene conteggiato in questa categoria)

chiaramente poco sostenibile e acuisce l’esigenza della ricerca di soluzioni più

rispettose dell’ambiente che cerchino di abbassare l’Impronta Ecologica dovuta

soprattutto all’utilizzo di auto private.

10.4 UNO SGUARDO ALL’INTERNO

In questa seconda parte vengono analizzati i risultati del calcolo dell’Impronta

Ecologica relativi ai sei comuni che compongono la Val d’Elsa: Casole d’Elsa, Colle Val

d’Elsa, Monteriggioni, Poggibonsi, Radicondoli, S Gimignano.

Per ciascuno di essi è stata elaborata una scheda riassuntiva e sintetica dei risultati

dell’analisi. I risultati generali dei singoli comuni vengono comparati con i valori

distrettuali e con la media provinciale, mentre i risultati analitici riguardano

unicamente il singolo comune.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

133

Comune di Casol e d’El sa

Figura 1.a.: Confronto tra biocapacità, impronta ecologica e deficit/surplus ecologico in valori procapite. Il comune di Casole d’Elsa presenta un valore di biocapacità decisamente elevato rispetto alle medie provinciali e distrettuali, mentre il valore dell’impronta ecologica è dello stesso ordine di grandezza rispetto a tali medie; di conseguenza il comune in esame presenta una situazione di netto surplus ecologico.

Figura 2.a.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 3.a.: Ripartizione percentuale della biocapacità nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 4.a.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Figura 5.a.: Ripartizione dell’Impronta Ecologica per aree di influenza.

Impronta Ecologica per competenze

EF di competenza della pubblica

amministrazione38,6%

EF di competenza del cittadino

61,4%

17,51

5,69

11,82

3,905,46

-1,56

5,74 5,80

-0.06

-4,0-2,00,02,04,06,08,0

10,012,014,016,018,020,0

ha e

q pr

o ca

pite

Casole d'Elsa Media Distrettuale Media Provinciale

Biocapacità, Impronta ecologica, Deficit/Surplus ecologico

Biocapacità

ImprontaEcologica

SurplusEcologico

DeficitEcologico

Biocapacità per categorie di terreno

Pascoli13,8%

Foreste 38%

Agricolo47,7%

Mare0,0%

Sup. degradata0,8%

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Servizi6,7%

Consumi alimentari35,7%

Altri beni8,8%

Rifiuti8,1%

Abitazioni17,3%

Trasporti23,3%

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli9,6%

Mare0,7%

Agricolo13,4%

Foreste6,0%

Sup. degradata3,4%

Energia66,9%

Comune di Casole d’Elsa

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SPIN-ECO

134

Comune di Col l e Val d'El sa

Figura 1.b.: Confronto tra biocapacità, impronta ecologica e deficit/surplus ecologico in valori procapite. Il comune di Colle Val d’Elsa presenta un valore di biocapacità inferiore rispetto alle medie provinciali e distrettuali, mentre il valore dell’impronta ecologica è dello stesso ordine di grandezza; di conseguenza il comune in esame presenta un deficit ecologico di entità superiore rispetto a tali medie.

Figura 2.b.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 3.b.: Ripartizione percentuale della biocapacità nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 4.b.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Figura 5.b.: Ripartizione dell’Impronta Ecologica per aree di influenza.

2,12

4,99

-2,87

3,90

5,46

-1,56

5,74 5,80

-0.06

-4,0

-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

ha e

q pr

o ca

pite

Colle Val d'Elsa Media Distrettuale Media Provinciale

Biocapacità, Impronta ecologica, Deficit/Surplus ecologico

Biocapacità

ImprontaEcologica

SurplusEcologico

DeficitEcologico

Impronta Ecologica per competenze

EF di competenza della pubblica

amministrazione36,6%

EF di competenza del cittadino

63,4%

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Servizi6,0%

Abitazioni13,3%

Trasporti24,7%

Altri beni9,6%

Rifiuti8,6%

Consumi alimentari

37,9%

Biocapacità per categorie di terreno

Foreste 15,1%

Sup. degradata3,7% Mare

0,0%

Agricolo78,9%

Pascoli2,3%

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli10,1%

Energia64,6%

Sup. degradata3,5%

Foreste6,9%

Agricolo14,2%

Mare0,8%

Comune di Colle Val d’Elsa

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SPIN-ECO

135

Comune di Mont er iggioni

Figura 1.c.: Confronto tra biocapacità, impronta ecologica e deficit/surplus ecologico in valori procapite. Il comune di Monteriggioni presenta una biocapacità intermedia tra quella distrettuale e quella provinciale; i valori dell’Impronta sono invece dello stesso ordine di grandezza; di conseguenza il comune in esame presenta una situazione di deficit ecologico intermedio tra provincia e distretto.

Figura 2.c.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 3.c.: Ripartizione percentuale della biocapacità nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 4.c.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Figura 5.c.: Ripartizione dell’Impronta Ecologica per aree di influenza.

Impronta Ecologica per competenze

EF di competenza del cittadino

60,8%

EF di competenza della pubblica

amministrazione39,2%

4,83

5,90

-1,07

3,90

5,46

-1,56

5,74 5,80

-0.06

-3,0

-1,0

1,0

3,0

5,0

7,0

ha e

q pr

o ca

pite

Monteriggioni Media Distrettuale Media Provinciale

Biocapacità, Impronta ecologica, Deficit/Surplus ecologico

Biocapacità

ImprontaEcologica

SurplusEcologico

DeficitEcologico

Biocapacità per categorie di terreno

Pascoli4,6%

Agricolo65,7%

Mare0,0%

Sup. degradata3,0%

Foreste26,7%

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli9,1%

Mare0,7%

Agricolo12,8%

Foreste7,0%

Sup. degradata3,7%

Energia66,7%

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Abitazioni15,6%

Trasporti23,8%

Altri beni8,7%

Servizi8,4%

Rifiuti9,5% Consumi alimen

34,0%

Comune di Monteriggioni

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136

Comune di Poggibonsi

Figura 1.d.: Confronto tra biocapacità, impronta ecologica e deficit/surplus ecologico in valori procapite. Il comune di Poggibonsi presenta un valore di biocapacità nettamente inferiore rispetto alle medie provinciali e distrettuali, mentre il valore dell’impronta ecologica è dello stesso ordine di grandezza; di conseguenza il comune in esame presenta un deficit ecologico di entità decisamente superiore rispetto a tali medie.

Figura 2.d.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 3.d.: Ripartizione percentuale della biocapacità nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 4.d.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Figura 5.d.: Ripartizione dell’Impronta Ecologica per aree di influenza.

Impronta Ecologica per competenze

EF di competenza della pubblica

amministrazione38,8%

EF di competenza del cittadino

61,2%

1,19

5,51

-4,32

3,90

5,46

-1,56

5,74 5,80

-0.06

-5,0

-3,0

-1,0

1,0

3,0

5,0

7,0

ha e

q pr

o ca

pite

Poggibonsi Media Distrettuale Media Provinciale

Biocapacità, Impronta ecologica, Deficit/Surplus ecologico

Biocapacità

ImprontaEcologica

SurplusEcologico

DeficitEcologico

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli9,7%

Energia66,1%

Sup. degradata3,2%

Foreste6,7%

Agricolo13,6%

Mare0,8%

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Abitazioni13,3%

Trasporti24,1%

Altri beni9,1%

Servizi9,0%

Rifiuti8,2% Consumi alimenta

36,3%

Biocapacità per categorie di terreno

Foreste 9,7%

Sup. degradata8,4%

Mare0,0%

Agricolo80,8%

Pascoli1,1%

Comune di Poggibonsi

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

137

Comune di Radicondol i

Figura 1.e.: Confronto tra biocapacità, impronta ecologica e deficit/surplus ecologico in valori procapite. Il comune di Radicondoli presenta un valore di biocapacità decisamente elevato rispetto alle medie provinciali e distrettuali, mentre il valore dell’impronta ecologica è dello stesso ordine di grandezza rispetto a tali medie; di conseguenza il comune in esame presenta una situazione di netto surplus ecologico.

Figura 2.e.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 3.e.: Ripartizione percentuale della biocapacità nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 4.e.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Figura 5.e.: Ripartizione dell’Impronta Ecologica per aree di influenza.

Impronta Ecologica per competenze

EF di competenza della

pubblica amministrazione

41,0%

EF di competenza del

cittadino59,0%

40,68

5,52

35,16

3,905,46

-1,56

5,74 5,80

-0.06

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

ha e

q pr

o ca

pite

Radicondoli Media Distrettuale Media Provinciale

Biocapacità, Impronta ecologica, Deficit/Surplus ecologico

Biocapacità

ImprontaEcologica

SurplusEcologico

DeficitEcologico

Biocapacità per categorie di terreno

Pascoli13,2%

Agricolo37,0%

Foreste 49,8%

Mare0,0%

Sup. degradata0,0%

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli10,4%

Energia65,4%

Sup. degradata2,6%

Foreste6,2%

Agricolo14,6%

Mare0,8%

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Abitazioni12,7%

Trasporti23,9%

Consumi alimentari

38,9%Altri beni9,4%

Servizi7,3%

Rifiuti7,9%

Comune diRadicondoli

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

138

Comune di S. Gimignano

Figura 1.f.: Confronto tra biocapacità, impronta ecologica e deficit/surplus ecologico in valori procapite. Il comune di S. Giminiano presenta un valore di biocapacità superiore rispetto alle medie provinciali e distrettuali, mentre il valore dell’impronta ecologica è dello stesso ordine di grandezza rispetto a tali medie; di conseguenza il comune in esame presenta una situazione di surplus ecologico.

Figura 2.f.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 3.f.: Ripartizione percentuale della biocapacità nelle differenti categorie di terreno ecologicamente produttivo.

Figura 4.f.: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica nelle differenti categorie di consumo.

Figura 5.f.: Ripartizione dell’Impronta Ecologica per aree di influenza.

Impronta Ecologica per competenze

EF di competenza della pubblica

amministrazione43,0%

EF di competenza del cittadino

57,0%

7,71

5,94

1,78

3,90

5,46

-1,56

5,74 5,80

-0.06

-3,0

-1,0

1,0

3,0

5,0

7,0

9,0

ha e

q pr

o ca

pite

S Giminiano Media Distrettuale Media Provinciale

Biocapacità, Impronta ecologica, Deficit/Surplus ecologico

Biocapacità

ImprontaEcologica

SurplusEcologico

DeficitEcologico

Impronta Ecologica per categorie di terreno

Pascoli8,9%

Mare0,7%

Agricolo12,4%

Foreste6,8%

Sup. degradata3,4%

Energia67,8%

Impronta Ecologica per categorie di consumo

Altri beni8,3%

Abitazioni14,9%

Trasporti22,8%

Servizi10,6%

Rifiuti10,1% Consumi alimentari

33,2%

Biocapacità per categorie di terreno

Pascoli2,7%

Foreste 24%

Sup. degradata1,5%

Mare0,0%

Agricolo72,2%

Comune diSan Gimignano

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

139

10.5 UNO SGUARDO ALL’ESTERNO

In quest’ultimo paragrafo i risultati analitici di comuni, distretto e provincia vengono

tra loro confrontati, in modo tale da ottenere un quadro generale della situazione

distrettuale e indagare le cause “interne”, ovvero le situazioni socio – economico -

demografiche di ciascun comune, che possono influire sul bilancio ambientale della Val

d’Elsa.

La figura 10.9 mostra la ripartizione della biocapacità pro capite per categorie di

terreno nei singoli comuni e nel distretto. Il grafico mostra che la quasi totalità è

costituita da terreno agricolo e da foreste.

Biocapacità per categorie di terreno produttivo

0.0

5.0

10.0

15.0

20.0

25.0

30.0

35.0

40.0

45.0

Casole d'Elsa Colle Val d'Elsa Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli S Giminiano Val d'Elsa Provincia diSiena

ha p

ro c

apite

Agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Mare

Figura 10.9. I valori della biocapacità suddivisi per categorie di terreno produttivo.

Come si è già visto in precedenza, è interessante confrontare i valori dell’Impronta

Ecologica ripartita per categorie di terreno, di consumi e per competenze.

Nella figura 10.10 è ben visibile come la maggior parte del valore dell’Impronta

ecologica sia dovuta, per tutti i territori analizzati, al terreno utilizzato a scopi

energetici; questo è un risultato prevedibile poiché compatibile con il trend tipico di

tutte le nazioni industrializzate.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

140

Impronta Ecologica per categorie di terreno produttivo

0.0

0.5

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

4.5

5.0

5.5

6.0

6.5

Casole d'Elsa Colle Vald'Elsa

Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli S Giminiano Val d'Elsa Provincia diSiena

ha e

q pr

o ca

pite

Energia Agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Mare

Figura 10.10. La ripartizione dell’Impronta Ecologica nelle categorie di terreno ecologicamente produttivo. Tutti i valori sono in ha eq pro capite.

Un risultato che non si discosta dalle previsioni e dalla media nazionale è

rappresentato dalla figura 10.11, in cui l’Impronta Ecologica è suddivisa per categorie di

consumo. L’influenza maggiore è infatti dovuta ai consumi alimentari, seguiti da

trasporti e abitazioni; le percentuali di tali valori sono molto simili tra comuni, distretto

e provincia.

Impronta Ecologica per categorie di consumi

0.0

0.5

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

4.5

5.0

5.5

6.0

6.5

Casole d'Elsa Colle Val d'Elsa Monteriggioni Poggibonsi Radicondoli S Giminiano Val d'Elsa Provincia diSiena

ha e

q pr

o ca

pite

Consumi alimentari Abitazioni Trasporti Altri beni Servizi Rifiuti

Figura 10.11. La ripartizione dell’Impronta Ecologica nelle categorie di consumo. Tutti i valori sono in ha eq pro capite.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

141

Infine, la figura 10.12 mostra la ripartizione dell’Impronta Ecologica tra le due aree di

influenza, ovvero pubblico e privato. Anche in questo caso non vi sono eccezioni e le

percentuali delle aree di competenza sono molto simili tra loro.

Impronta Ecologica per aree di influenza

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Casole d'Elsa

Colle Val d'Elsa

Monteriggioni

Poggibonsi

Radicondoli

S Giminiano

Val d'Elsa

Provincia di Siena

EF di competenza del cittadino EF di competenza della pubblica amministrazione

Figura 10.12. La ripartizione dell’Impronta Ecologica nelle categorie di consumo. Tutti i valori sono in ha eq pro capite.

10.6 CONCLUSIONI

L’Impronta Ecologica rappresenta un indicatore della sostenibilità ambientale di un

determinato territorio. Il suo valore dipende da molti fattori, quali i consumi di beni e

servizi e la possibilità che quel territorio ha di offrirli.

La Val d’Elsa, come la provincia di Siena, presenta un bilancio ecologico negativo,

ovvero la biocapacità disponibile non copre la richiesta di risorse e servizi naturali

rappresentata dall’Impronta Ecologica. Un valore così basso di biocapacità è da

attribuirsi però non solo alla presenza di un limitato territorio ecologicamente

produttivo, quanto soprattutto ad una densità di popolazione molto alta. È questo il

motivo per cui la provincia di Siena presenta invece un bilancio praticamente in pari,

essendo la densità di popolazione pari a due terzi di quella del distretto.

Per questo stesso motivo i comuni di Colle Val d'Elsa e Poggibonsi, presentano valori di

biocapacità molto bassi (fig 10.9) e di conseguenza un elevato deficit ecologico.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

142

Il comune di Monteriggioni, invece, ha una densità abitativa intermedia tra quella

provinciale (circa 0,6 ab/ha) e quella distrettuale (circa 0,9 ab/ha) pertanto presenta

valori di biocapacità e di deficit ecologico intermedi (fig 1 della scheda del comune).

Diverso è il caso di Casole d'Elsa, Radicondoli e S Gimignano, che hanno una densità

abitativa molto più bassa rispetto a quella provinciale e pertanto presentano valori di

biocapacità nettamente superiore rispetto alla media provinciale e distrettuale, con

conseguente surplus ecologico di notevole entità (fig 10.1 delle schede dei relativi

comuni).

Per tutti i comuni della Val d’Elsa, infine, il valore dell’impronta ecologica è dello

stesso ordine di grandezza rispetto alla media provinciale e distrettuale (fig 10.10 e

10.11).

Pur con queste differenze, l’impronta ecologica presenta una ripartizione in termini di

categorie di terreno ecologicamente produttivo e di consumo del tutto omogenea a

livello comunale, distrettuale e provinciale.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

SPIN-ECO

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11 Conclusioni

È opportuno ricordare che le analisi svolte sul Circondario della Val d’Elsa sono mirate a

inquadrare il ruolo del Circondario all’interno del contesto provinciale. I risultati di

seguito proposti hanno quindi lo scopo di evidenziare le differenze tra il sistema

comunale e quello provinciale.

Il Circondario della Val d’Elsa si estende su una superficie di 682,42 km2, pari a circa il

17,8% del territorio provinciale ed è caratterizzato da una densità di popolazione 1,5

volte superiore a quella provinciale, 99,53 abitanti per km2 contro i 68 abitanti per km2

della Provincia.

L’economia del Circondario presenta una forte e tradizionale propensione per le attività

produttive; dal secondo dopoguerra si è determinato l’attuale assetto dell’insediamento

che ha fatto della Val d’Elsa un importante polo produttivo della Provincia. Il settore

manifatturiero è molto diversificato presentando numerose realtà di varie dimensioni in

molti settori. La superficie agricola utilizzata che risulta dal 5° Censimento

dell’agricoltura è sintomo della presenza di un’attività agricola comunque fiorente, che

si avvale talvolta dell’impulso di uno o più prodotti tipici come avviene in altre zone

della Provincia.

La dinamicità e le dimensioni del tessuto produttivo del Circondario, l’alta densità

abitativa e l’entità della superficie boschiva sono i fattori che contribuiscono ad un

bilancio dei gas serra in passivo. Dai risultati riportati nel Capitolo 8 è emerso che il

Circondario della Val d’Elsa ha una capacità di assorbire anidride carbonica in quantità

minore rispetto a quella che emette. Il territorio della Val d’Elsa è pertanto una sorgente

di CO2, in virtù di questo ruolo di polo produttivo che ricopre nell’ambito della Provincia.

I valori calcolati per le emissioni sono superiori rispetto al Bilancio dei Gas Serra

provinciale per il quale, peraltro, risulta comunque, complessivamente, un eccesso di

emissioni rispetto alla capacità di assorbimento. Le condizioni all’interno del Circondario,

tuttavia, non sono omogenee: esistono situazioni di emissioni nette prodotte dei Comuni

di Poggibonsi, Colle di Val d’Elsa, San Gimignano e Monteriggioni, mentre Casole d’Elsa e

Radicondoli si comportano da “assorbitori netti” di CO2 equivalente.

I risultati del calcolo dell’Impronta Ecologica del Circondario della Val d’Elsa riportati

nel Capitolo 10 confermano le considerazioni fatte per le analisi precedenti. Possiamo

definire una sorta di bilancio ambientale sottraendo all’offerta locale di superficie

ecologica (la biocapacità) la domanda di tale superficie, richiesta dalla popolazione

locale (l’Impronta Ecologica). Nel Circondario della Val d’Elsa tale bilancio risulta

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

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negativo: questo sta ad indicare una situazione di eccesso di consumi di risorse rispetto

alle capacità del territorio locale di rigenerarle. Tuttavia, nello specifico, a fronte di un

valore dell’impronta ecologica calcolato per la Val d’Elsa (5,46 ha eq pro capite)

leggermente inferiore rispetto a quello medio provinciale (5,80), si è calcolato un valore

della biocapacità (3,90 ha eq pro capite) decisamente inferiore rispetto ai risultati

ottenuti per la Provincia (5,74). Come per il Bilancio dei gas serra, anche in questo caso

ci sono aree che contribuiscono al deficit ecologico del distretto (Poggibonsi, Colle di Val

d’Elsa e Monteriggioni) ed aree in cui, invece, la biocapacità eccede l’impronta ecologica

locale (San Gimignano, Casole d’Elsa e Radicondoli).

L’analisi emergetica (Capitolo 9) ha messo in risalto alcune criticità del territorio. La

realtà del Circondario della Val d’Elsa è alimentata da un apporto abbastanza consistente

di input non rinnovabili, motivato prevalentemente dalla presenza di attività produttive e

da un’alta densità di popolazione, che assumono un peso abbastanza rilevante in termini

dell’utilizzo di tutti gli input.

Nel computo delle risorse non rinnovabili, si rileva anche il contributo dato dall’attività

di cava, che risulta piuttosto impattante in termini di indicatori, dato il peso che viene

attribuito ai materiali estratti dal suolo.

Il calcolo degli indicatori, tuttavia, fa trasparire una situazione di contenuto stress

ambientale in corrispondenza dei maggiori insediamenti produttivi, questo perché

all’attivazione di ingenti flussi di energia e materia che soddisfano il fabbisogno della

popolazione e dei soggetti economici, corrispondono aree di eccellenza ambientale, non

eccessivamente colonizzate, che leniscono il peso dell’attività umana sul territorio. In

particolare, le mappe di sostenibilità individuano la zona nord-orientale come quella

maggiormente sottoposta a pressione; per contro l’area meridionale, più naturale e meno

antropizzata, presenta caratteristiche di eccellenza ambientale.

Questi risultati sono positivi, pur essendo poco significativo isolare una realtà

territoriale così piccola come un Circondario dal contesto in cui è collocato, in quanto

l’economia locale è fortemente dipendente dall’ambiente circostante (Provincia, Regione

ecc.) sia in termini occupazionali che di flussi di energia e risorse.

La Commissione Europea, in una recente comunicazione, ha individuato

nell’intensificazione produttiva la ragione fondamentale del progressivo deterioramento

dell’ambiente. Al contrario, le zone rurali e naturali (in particolare le aree boschive)

possono contribuire positivamente rispetto alla salvaguardia della qualità dell’ambiente

sia su scala locale che globale.

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Parte II – Le analisi SPIn-Eco

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Dalle analisi è emersa la necessità di salvaguardare e dare ulteriore impulso alle zone

naturali, integrate con piccole-medie realtà agricole, incentivando le produzioni di alta

qualità. Bisogna mantenere un buon equilibrio nello sfruttamento delle risorse

soprattutto in termini di attività industriali, in modo da creare i presupposti perché tali

attività possano essere sostenute dal sistema nel lungo periodo. Un opportuno controllo e

monitoraggio sulle produzioni e sugli impatti in termini di consumi e di emissioni, oltre

all’attivazione di programmi per il contenimento dei consumi energetici e per la

sperimentazione nella direzione delle energie rinnovabili, rappresenta una delle possibili

strade per perseguire la sostenibilità di questo sistema territoriale.

E’ necessario trovare una modalità che permetta di incrementare la disponibilità di

risorse rinnovabili e di servizi apprestati dall’ecosistema, come nel caso delle aree

boschive, autentici serbatoi di capitale naturale per biodiversità, capacità di

assorbimento della CO2 e offerta di materia prima e di biomassa combustibile. Tra le

altre cose, a fronte di un fabbisogno abbastanza elevato, è utile disciplinare anche

un’attenta politica energetica: in questo senso va intesa l’ottimizzazione della

funzionalità dell’impianto di termovalorizzazione, previa un’attenta analisi di tutte le

componenti potenzialmente incidenti sulla qualità dell’ambiente. È inoltre opportuno

modulare lo sfruttamento di risorse non rinnovabili, quali i materiali di cava,

incentivando, ad esempio, processi di sviluppo basati su tecnologie del recupero e

riutilizzo dei materiali di scarto, sulla riconversione paesaggistica delle cave dismesse,

nonché sul ripristino delle funzioni naturali intaccate dalle attività.

I risultati ottenuti con l’analisi emergetica e con il calcolo dell’Impronta Ecologica e

della biocapacità suggeriscono anche l’opportunità di avviare processi di riqualificazione

degli insediamenti urbani cercando di contenere l’espansione e la costruzione in nuove

aree edificabili. Le scelte operative devono essere orientate verso la riqualificazione, il

recupero ed il ripristino di aree urbane dimesse o degradate e già strutturate rinunciando

al consumo di ulteriore superficie biologicamente produttiva.

In generale, l’accurata programmazione e pianificazione territoriale, avvalendosi di

strumenti di valutazione strategica ambientale e di controllo sullo sfruttamento delle

risorse locali e sulle attività annesse, sono importanti occasioni attraverso le quali si può

perseguire una politica ambientale ed uno sviluppo consapevole ispirato ai criteri della

sostenibilità.

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Appendice e bibliografia

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Appendice 1

Riferimenti per le Transformity usate nel Capitolo 9

1. Odum H.T. and Odum E.C., Energy Analysis Overview of Nations. WP-83-82. International Institute for Applied Systems Analysis, Laxenburg, Austria, 1983.

2. Odum H.T. and Odum E.C., Ecology and Economy. Emergy Analysis and Public Policy in Texas, Lyndon B. Johnson School of Public Affairs, Policy Research Project Report n. 78, 1987.

3. Brown M.T. and J.E. Arding, Transformity Working Paper, Center for Wetlands, University of Florida, 1991.

4. Odum H.T. and Arding J.E., Emergy analysis of shrimp mariculture in Ecuador. Department of Environmental Engineering Sciences, University of Florida, Working paper prepared for Coastal Resources Center, University of Rhode Island, Narragansett, RI, 1991.

5. Odum H.T., Emergy and Public Policy. Part I-II, Environmental Engineering Sciences, University of Florida, Gainsville, FL., 1992.

6. Ulgiati S., Odum H.T. and Bastianoni S., Emergy Analysis of Italian Agricultural System.The Role of Energy Quality and Environmental Inputs, in: Trends in Ecological Physical Chemestry. Elsevier, Amsterdam, 1993, p. 187-215.

7. Ulgiati S., Odum H.T. and Bastianoni S., Emergy use, environmental loading and sustainability. An emergy analisysis of Italy, Ecological Modelling, vol. 73, p. 215-268, 1994.

8. Bastianoni S., Brown M.T., Marchettini N. and Ulgiati S., Assessing Energy Quality, Process Efficiency and Environmental Loading in Biofuelfs Production from Biomass, Biomass for Energy Environment, Agriculture and Industry, Chartier, Ph. Beenackers A.A.C. and Grassi G. (Eds.), 2300-2312, 1994.

9. Panzieri M., Analisi e indagine termodinamica di sistemi complessi, Tesi di laurea in chimica, Università di Siena, 1995.

10. Odum H.T., Environmental accounting, Wiley & Sons, New York, USA, 1996. 11. Odum H.T. et al., Introduction and Global Processes. Center for Environmental Policy, University of

Florida, 2000. Folio #1. 12. Tiezzi E. et al., Studio per un progetto di valutazione di scenari per uno sviluppo sostenibile della

Laguna di Venezia, Report non pubblicato, Siena, 2000. 13. Tiezzi E. et al., Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Pescia, Report non pubblicato,

Siena, 2000. 14. Marchettini N., Panzieri M., Niccolucci V. e Bastianoni S., Valutazione della performance

ambientale di quattro famose produzioni di vini italiani: Chianti, Brunello, Nobile e Barbera, Oikos, Ekoclub International, vol. 9, pp. 57-65, 2000.

15. Bjorklund J. et al., Emergy analysis of municipal wastewater treatment and generation of electricity by digestion of sewage sludge, Resources Conservation & Recycling, 31, p. 293-316, 2000.

16. Tiezzi E. et al., Implementazione di un sistema di contabilità ambientale su scala provinciale e intercomunale, 2001.

17. Tiezzi E. et al., Un approccio integrato alla valutazione del sistema elettrico nazionale: analisi emergetica e capitale naturale, 2001.

18. Susani L., Analisi termodinamica dei processi di produzione dell'energia termoelettrica mediante il calcolo di nuove transformity delle risorse petrolifere, Tesi di laurea in chimica, Università di Siena, 2001.

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Appendice e bibliografia

SPIN-ECO

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Bibliografia di riferimento

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