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PAG. 8 LE DONNE IN SCIOPERO GLOBALE E IN PIAZZA L’8...

Date post: 13-Jul-2020
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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 11 - 23 marzo 2017 T enendo alta la bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e dritta la barra verso il socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato IL PMLI FESTEGGIA I SUOI 40 ANNI AL SERVIZIO DEL PROLETARIATO E CONTRO IL CAPITALISMO E I SUOI GOVERNI IL PMLI FESTEGGIA I SUOI 40 ANNI AL SERVIZIO DEL PROLETARIATO E CONTRO IL CAPITALISMO E I SUOI GOVERNI Firenze 9 Aprile 2017 ore 10 Sala ex Leopoldine - Piazza Tasso, 7 L’INIZIATIVA È APERTA AL PUBBLICO 9 Aprile 1977-2017 PMLI 40 ANNI PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Comitato centrale Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it Discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, a Riccione in occasione del 134° Anniversario della scomparsa del Grande Maestro del proletariato internazionale IMPARIAMO DA MARX, SEGUIAMO LA VIA RIVOLUZIONARIA DELL’OTTOBRE Un evento storico della lotta di classe in Italia LE DONNE IN SCIOPERO GLOBALE E IN PIAZZA L’8 MARZO Monica Martenghi anima e guida le compagne e l’intero PMLI nel sostegno all’evento IL RISVEGLIO POLITICO DELLE DONNE POTREBBE SUSCITARE QUELLO DEGLI UOMINI SFRUTTATI E OPPRESSI 15 mila manifestanti contro il raduno dei fascisti e xenofobi NAPOLI ANTIFASCISTA IN PIAZZA La polizia e i carabinieri di Gentiloni, Minniti e Pinotti caricano i manifestanti. Battaglia di strada per cacciare il fascio-leghista Salvini I MARXISTI-LENINISTI PARTENOPEI IN PRIMA LINEA CON LA BANDIERA DEL PARTITO Trump invia i marines in Siria. Accordo tra Usa, Russia e Turchia per l’assalto a Raqqa Anche forze siriane e curde partecipano alla conquista della capitale dello Stato islamico. Per ora non si sa quale merce di scambio abbia ottenuto la Turchia Contro la UE, le guerre imperialiste, l’interventismo italiano e il governo Gentiloni TUTTI A ROMA IL 25 MARZO Manifestazione nazionale promossa da Eurostop. Concentramento in Piazza della Repubblica ore 14:30 FUORI DA ROMA I GOVERNANTI DELL’UE IMPERIALISTA Firenze, 8 Marzo 2017. Le manifestanti si uniscono alla delegazione del PMLI nel canto di “Bella Ciao”. A sinistra Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, col megafono Caterina Scartoni (foto Il Bolscevico) Riccione (Rimini), 12 marzo 2017. Un momento del- la Commemorazione di Marx per il 34° Anniversario della scomparsa. Il compagno Denis Branzanti, Re- sponsabile del PMLI per l’Emilia Romagna, pronun- cia il discorso commemorativo (foto Il Bolscevico) PAG. 8 PAG. 2 PAG. 11 PAG. 14
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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 11 - 23 marzo 2017

Tenendo alta la bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao

e dritta la barra verso il socialismo e la conquista del potere politico da

parte del proletariato

IL PMLI FESTEGGIAI SUOI 40 ANNIAL SERVIZIO DEL PROLETARIATO E CONTRO IL CAPITALISMO E I SUOI GOVERNI

IL PMLI FESTEGGIAI SUOI 40 ANNIAL SERVIZIO DEL PROLETARIATO E CONTRO IL CAPITALISMO E I SUOI GOVERNIFirenze 9 Aprile 2017 ore 10Sala ex Leopoldine - Piazza Tasso, 7

L’INIZIATIVA È APERTA AL PUBBLICO

9 Aprile1977-2017PMLI40 ANNI

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOComitato centraleSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it

Discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, a Riccione in occasione del 134° Anniversario della scomparsa del Grande Maestro del proletariato internazionale

IMPARIAMO DA MARX, SEGUIAMO LA VIA RIVOLUZIONARIA DELL’OTTOBRE

Un evento storico della lotta di classe in Italia

LE DONNE IN SCIOPERO GLOBALE

E IN PIAZZA L’8 MARZO

Monica Martenghi anima e guida le compagne e l’intero PMLI nel sostegno all’evento

IL RISVEGLIO POLITICO DELLE DONNE POTREBBE SUSCITARE QUELLO DEGLI UOMINI SFRUTTATI E OPPRESSI

15 mila manifestanti contro il raduno dei fascisti e xenofobi

NAPOLI ANTIFASCISTA IN PIAZZALa polizia e i carabinieri di Gentiloni, Minniti e Pinotti caricano i manifestanti. Battaglia di strada per cacciare il fascio-leghista SalviniI MARXISTI-LENINISTI PARTENOPEI IN PRIMA LINEA CON LA BANDIERA DEL PARTITO

Trump invia i marines in Siria. Accordo tra Usa, Russia e Turchia per l’assalto a Raqqa

Anche forze siriane e curde partecipano alla conquista della capitale dello Stato islamico. Per ora non si sa quale merce di scambio abbia ottenuto la Turchia

Contro la UE, le guerre imperialiste, l’interventismo italiano e il governo Gentiloni

TUTTI A ROMA IL 25 MARZO

Manifestazione nazionale promossa da Eurostop. Concentramento in Piazza della Repubblica ore 14:30

FUORI DA ROMA I GOVERNANTI DELL’UE IMPERIALISTA

Firenze, 8 Marzo 2017. Le manifestanti si uniscono alla delegazione del PMLI nel canto di “Bella Ciao”. A sinistra Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, col megafono Caterina Scartoni (foto Il Bolscevico)

Riccione (Rimini), 12 marzo 2017. Un momento del-la Commemorazione di Marx per il 34° Anniversario della scomparsa. Il compagno Denis Branzanti, Re-sponsabile del PMLI per l’Emilia Romagna, pronun-cia il discorso commemorativo (foto Il Bolscevico)PAG. 8

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2 il bolscevico / 8 Marzo N. 11 - 23 marzo 2017

Un evento storico della lotta di classe in Italia

Le donne in sciopero gLobaLe e in piazza

L’8 MarzoAl centro delle rivendicazioni: l’abbattimento del femminicidio e delle disuguaglianze di genere, la parità dei sessi, il lavoro e il cambiamento sociale. Milano, Roma e Firenze epicentro della ribellione delle donne. Grande partecipazione delle giovanissime. Significativa e qualificata

presenza delle lavoratrici. Moltissimi uomini a fianco delle donne. Successo dello sciopero sostenuto dai “sindacati di base” e dalla FLC-CGIL specie nei trasporti, nelle scuole e nei nidi. Lo stesso evento si è svolto in oltre 57 Paesi nel mondo. Il fascio-leghista Salvini insulta le

scioperanti e le manifestanti. Alessandra Bocchetti attacca l’iniziativa non in linea col vecchio femminismo.Monica Martenghi anima e guida le compagne e l’intero PMLI nel sostegno all’evento

IL RISveGLIo PoLItICo deLLe donne PotReBBe SuSCItARe queLLo deGLI uoMInI SFRuttAtI e oPPReSSIDopo che per decenni l’8

Marzo era stato svuotato del suo reale contenuto, e trasfor-mato in una festa consumistica e individualistica e persino rin-negato da alcuni settori femmi-nisti, quest’anno grazie alla me-ritoria iniziativa del movimento Non una di meno argentino è stato riscoperto ed è tornato ad essere celebrato con uno scio-pero globale che ha visto ma-nifestare milioni di donne nelle piazze di 57 Paesi nel mondo per affermare le sacrosante ri-vendicazioni e i diritti delle mas-se femminili.

E mercoledì 8 Marzo le mas-se femminili del nostro Pae-se non hanno mancato questo appuntamento diventando le protagoniste di un evento sto-rico della lotta di classe in Ita-lia. Erano anni che non si vede-va una mobilitazione femminile così alta sia al livello di adesio-ne di sciopero, soprattutto nel-le categorie del pubblico im-piego come trasporti, scuole e asili nido (ad esempio il 24% le lavoratrici Inps), grazie anche alla FLC-CGIL e ai “sindacati di base” che hanno raccolto l’invi-to di Non una di meno Italia di proclamare per la giornata inter-

nazionale delle donne lo scio-pero generale e a dare copertu-ra sindacale alle lavoratrici che avrebbero scioperato, sia come partecipazione alle grandi mani-festazioni che si sono svolte in gran parte delle città italiane.

Dal nord al sud tre genera-zioni di donne hanno sfilato l’u-na accanto all’altra. Numerose le lavoratrici, tantissime ragaz-ze studentesse e dei Centri so-ciali e molte anche le pensio-nate. Esse hanno animato le decine e decine di cortei e sit-in, rumorose e colorate, insieme ai propri compagni di lotta, di lavo-ro e di vita contravvenendo giu-stamente allo stile del vecchio femminismo separatista. Com-battive e determinate hanno ri-badito la volontà di abbattere il femminicidio e le disuguaglian-ze di genere, per la parità dei sessi, per il lavoro stabile e a pari salario contro il precariato e le disparità salariali fra don-ne e uomini, contro la “Buona

scuola” e i decreti attuativi di Renzi-Gentiloni, per una sani-tà pubblica, per avere più con-sultori gratuiti anche all’interno delle università e senza ticket e obiettori di coscienza, per la di-fesa e l’applicazione della legge 194 e soprattutto per il cambia-mento sociale.

A Roma che già dalla matti-na aveva visto un sit-in di soli-darietà alle ex lavoratrici di Al-maviva con lo slogan “Non una da sola”, sono tantissime le donne che partono dal Colos-seo a piazza San Cosimato, fra i tanti striscioni “Donne senza Frontiere, unite nella lotta per i diritti, per la pace e contro le guerre imperialiste” o “Il futuro delle donne è il futuro del pia-neta”. Un corteo che via via s’in-grossa. La Flc-Cgil nella matti-na aveva indetto uno sciopero nella scuola e con i collettivi ha presidiato il Miur. Poco prima che partisse la manifestazione il Ministero dell’Istruzione era ancora transennato per un sit-in dell’Usb. La ministra Fedeli (PD) in contemporanea twitte-rà che lo sciopero è un enorme errore.

A Milano già dalla mattina le studentesse hanno animato un

lungo corteo, nei loro slogan e cartelli predomina la difesa del-la 194 contro l’obiezione di co-scienza e per chiedere l’edu-cazione sessuale nelle scuole. Sono arrivate al Pirellone dove nel pomeriggio è partita la gran-de manifestazione che si è con-clusa a Porta Venezia.

A Torino gli studenti al mat-tino con lo slogan “D’ora in poi lotto marzo sempre” hanno bloccato il traffico a più ripre-se. Il pomeriggio, altra manife-stazione. A Bologna centinaia di donne hanno manifestato in piazza Maggiore la mattina e da lì è partito il grande corteo del pomeriggio. A Firenze, dopo un presidio durato tutto il giorno in piazza Santissima Annunziata sede di uno storico consultorio chiuso da anni è partito un cor-teo di 15 mila manifestanti. Si-gnificativo anche l’8 Marzo in Sardegna: a Cagliari in matti-nata un corteo è arrivato sotto al consiglio regionale mentre a

Iglesias si è tenuto un incontro per ricordare un tragico inciden-te in miniera del 1871 che costò la vita a undici donne tra i 10 e i 32 anni (erano bambine). A Pa-lermo, invece, nel pomeriggio si è mosso un corteo da piazza Verdi a piazza Pretorio. A Fog-gia sono le migranti ad avere la testa del corteo per dire basta al supersfruttamento nei cam-pi dal caporalato asservito alle mafie.

A Napoli la mattina le ade-renti di Non una di meno parte-nopee insieme agli attivisti dei Centri sociali si sono fatte tro-vare all’ingresso della redazio-ne del quotidiano de Il Mattino, dove il fascio-leghista Salvi-ni era ospite per un convegno organizzato dai suoi sostenitori su “Madri per natura”, per con-testare lui e i suoi principi anti-femminili. Salvini, fra l’altro di-feso dalle “forze dell’ordine” del governo Gentiloni a suon di manganellate ai manifestan-ti, si è scagliato contro le don-ne e contro lo sciopero dell’8 Marzo insultandole e definen-dole “le solite zecche dei cen-tri a-sociali” e “lo sciopero dell’8 marzo è una burla” e ancora “la festa della donna non si festeg-gia regalando la mimosa maga-ri comprata di contrabbando da immigrati irregolari”. A Salvini le donne hanno risposto riversan-dosi in piazza del Gesù nel po-meriggio in oltre 5 mila dietro lo striscione “Contro ogni forma di oppressione praticare femmini-smo e rivoluzione”.

Ma non solo Salvini si è sca-gliato contro le donne in movi-mento e lo sciopero dell’8 Mar-zo anche Alessandra Bocchetti, storica femminista italiana tra l’altro fondatrice del “Centro Virginia Woolf”, in un’intervi-sta apparsa su “la Repubblica” il giorno seguente lo definisce uno sbaglio, non in linea con

il vecchio femminismo, e che non “porterà alcun cambiamen-to nella vita delle donne”. E alla domanda se giudicasse la pre-senza di molti giovani, donne e uomini, un fatto comunque po-sitivo lei ribatte che “il pericolo è che questo nuovo femminismo si trasformi in puro e semplice antagonismo. Non è così che si vince... Questo sciopero certa-mente non ha unito. E soprat-tutto è stato inutile”.

Il PMLIIl PMLI invece ha fin da subi-

to appoggiato in modo militante questo sciopero. La compagna Monica Martenghi, Responsa-bile della Commissione per il la-voro femminile del CC, d’accor-do col Segretario generale del Partito si è impegnata a fondo per animare e guidare le com-pagne e l’intero Partito nel so-stegno allo sciopero globale e nelle manifestazioni promos-se dalla rete Non una di meno, scendendo anche personal-mente in piazza a Firenze. Al suo fianco anche la compagna Patrizia Pierattini, una dei primi 4 pionieri del PMLI. Le militan-ti e i militanti insieme alle sim-patizzanti e ai simpatizzanti, ac-cogliendo appieno le indicazioni contenute nel suo editoriale per l’8 Marzo, trasformato fra l’al-tro in volantino molto apprez-zato dalle manifestanti, hanno partecipato ai cortei che si sono svolti nelle città dove il Partito è presente contribuendo al suc-cesso delle singole iniziative, in certi casi animando e diven-tando punti di riferimento come nella manifestazione di Firenze. Il PMLI era presente nelle ma-nifestazioni di Firenze, Milano, Roma, fra l’altro epicentro del-la ribellione delle donne, ma an-che a Napoli, Palermo, Cata-nia, Roma, Varese, Borgo San

Lorenzo (Firenze), Modena e Fucecchio (Firenze). Per le cui cronache rimandiamo ai servi-zi locali:

Un evento storico della lotta di classeL’8 Marzo 2017 resterà scrit-

to come un evento storico della lotta di classe italiana perché le masse femminili a migliaia con la loro combattività e determi-nazione si sono riappropriate di uno strumento di lotta fon-damentale della classe operaia e dei lavoratori: lo sciopero. In più organizzato, a simbolo, pro-prio nella giornata internaziona-le delle donne, di cui fra l’altro quest’anno ricorre il centena-rio. Alla rete Non una di meno va il merito di averlo proclama-to e aver chiesto ai sindacati (i più rappresentativi delle lavora-trici e dei lavoratori: Cgil, Fiom, e “sindacati di base”) di essere sostenute e garantite, cosa a cui, ribadiamo, hanno risposto positivamente solo la FLC-Cgil e i “sindacati di base”. La Ca-musso (Cgil) e Landini (Fiom) anche se a parole si sono det-ti d’accordo con le rivendicazio-ni del movimento nei fatti non hanno ritenuto opportuno pro-clamare lo sciopero generale ed estenderlo a tutte le cate-gorie metalmeccanici compre-si. Alla lettera di spiegazioni per la non adesione allo sciopero della Camusso fulminante la ri-sposta della Rete nella quale ri-badisce: “Apprendiamo inoltre con stupore che la Segretaria Camusso giudichi proprio que-ste richieste e, quindi, lo sciope-ro globale delle donne - a oggi sono 49 i paesi che hanno ade-rito in tutto il mondo -, qualco-sa che si muove esclusivamen-te sul piano simbolico. Di qui, come già comunicato la scor-sa settimana anche dalla FIOM,

l’indisponibilità a indire lo scio-pero generale. Vogliamo allo-ra ribadire, come abbiamo fat-to nel corso dell’incontro con le rappresentanti FIOM, che que-sto sciopero è invece maledet-tamente concreto”.

Questa ricerca del sostegno dei sindacati e soprattutto dei lavoratori allo sciopero è un fat-tore molto importante e auspi-chiamo che nelle future batta-glie Non una di meno continui a cercare l’unità di lotta con le lavoratrici e soprattutto con i la-voratori, perché siamo convin-ti che il risveglio politico delle donne potrebbe suscitare quel-lo degli uomini sfruttati e op-pressi. E di per sé va oltre ed è più avanzato della visione, che poi è risultata perdente, del vec-chio movimento femminista se-paratista che lottava solo esclu-sivamente per se stesso.

Il fatto che il movimento ab-bia identificato nella società da “trasformare radicalmente” le origini della violenza maschi-le di genere sulle donne, come sulle lesbiche, sui gay e sul-le persone transessuali anche questo è un elemento molto im-portante. Ora sta al movimento identificare come “trasformare radicalmente la società” e qual è la società in grado di spazza-re via le cause della subalterni-tà della donna all’uomo.

Gli slogan sugli striscioni contro il capitale e in certi casi inneggianti alla rivoluzione ci fanno ben sperare che il movi-mento possa porsi l’obiettivo di conoscere e riscoprire, andan-do alle sue fonti e non accon-tentandosi della sua deforma-zione revisionista e femminista, ciò che il marxismo-leninismo-pensiero di Mao ha elaborato per smascherare le leggi eco-nomiche del sistema di produ-zione e di sfruttamento capita-listico e della sua sovrastruttura statale, giuridica, etica, morale, culturale e familiare e come ab-batterle e conquistare l’emanci-pazione e la parità fra i sessi. E arrivare a quella “trasformazio-ne radicale delle società”, giu-stamente rivendicata dal mo-vimento che per il PMLI risulta essere il socialismo.

Il PMLI invita le sue militanti a partecipare e a far parte del-la Rete per propagandare all’in-terno del movimento Non una di meno la linea femminile del PMLI con la massima dialettica, e le dovute tattiche e ricercando quanto più possibile alleanze. Applicando con intelligenza po-litica, secondo le condizioni con-crete in cui operano, la linea di massa e di fronte unito del Par-tito. Il 22 e il 23 aprile a Roma si terrà l’Assemblea nazionale del movimento, potrebbe essere una bella occasione di confron-to e serena discussione.

Bologna, 8 Marzo 2017

Foggia, 8 Marzo 2017

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N. 11 - 23 marzo 2017 8 Marzo / il bolscevico 3

FIRENZEun interminabile corteo gioioso e

determinatoMonICA MARtenGhI AnIMA e

GuIdA LA deLeGAzIone deL PMLI

�Dalla nostra inviataMercoledì 8 Marzo le stra-

de di Firenze si sono colorate e animate in risposta all’appel-lo lanciato dalla “Rete Non una di meno“ per lo sciopero globa-le contro la violenza maschile sulle donne. Una intera giorna-ta che finalmente ha visto, dopo tanti anni, le donne nelle piazze per la ricorrenza della Giornata internazionale delle donne.

Punto di ritrovo Piazza SS. Annunziata fin dalla mattina con un presidio con varie per-formance e flash mob e da dove poi alle ore 18 è partito il cor-teo che ha percorso tutto il cen-tro della città per concludersi in piazza S. Spirito.

Un interminabile corteo gio-ioso e determinato, aperto dal-lo striscione “Non una di meno Firenze” seguito da altre realtà quali Associazione intercultura-le donne, Rete Collettivi fioren-tini, Collettivo scienze politiche, Cpa Firenze sud, Cantiere so-ciale k100, Cub e Usb, Cgil uni-versità Firenze, PMLI, PRC e altri. Tamburi, tamburelli, fischi, un coloratissimo corteo che non ha mai smesso di farsi sentire durante tutto il lungo percorso. Alta l’adesione allo sciopero tra le lavoratrici dei trasporti (in piazza c’era lo striscione delle lavoratrici dell’Ataf), della scuo-la, della sanità, dei servizi. Le tassiste con le loro auto sono passate da Piazza SS. An-nunziata suonando i clacson e esponendo i fiocchetti rossi sul-le antenne delle radio. Presidi si sono tenuti in mattinata da par-te della Fp Cgil davanti alla Rsa Villa Gisella a sostegno delle la-voratrici in lotta contro il contrat-to nazionale Anaste che preve-de tagli ai servizi e diminuzione dei diritti per le lavoratrici che si occupano di anziani e disabili e aumento dei carichi di lavoro. Un presidio anche in viale dei Mille da parte dei Cobas dell’A-taf, l’azienda dei trasporti dell’a-rea metropolitana.

Il clima che si sentiva era “fi-nalmente di nuovo in piazza”. Ce n’era bisogno dopo tanto si-lenzio, che aveva trasformato e svuotato l’8 Marzo in una festa consumistica e individualistica da risolversi con cene fra don-ne e anche rinnegata da alcu-ne femministe. Grande la parte-cipazione - oltre 10.000 se non 15.000, che la stampa e i mass media al servizio del regime li-quidano con circa 2.000 parte-cipanti, cifra non certo veritiera. Pennivendoli asserviti e strapa-gati per sminuire la riuscita dello sciopero e della partecipazione.

Quello che il sindaco reazio-nario e antifemminile Nardella avrebbe voluto come si capisce dalla sua dichiarazione “Per noi sindaci è sempre difficile affron-tare gli scioperi perché poi pro-vocano disagi ai cittadini”. Cosa è questo se non un gravissimo ulteriore attacco allo sciopero e alle masse femminili in lotta e di fatto un sostegno alla stessa violenza contro le donne?

Un altro punto importante da sottolineare è la grande unità fra le donne e gli uomini che si notava a dimostrazione che ri-spetto al vecchio femminismo degli anni Ottanta, quando gli uomini erano esclusi dal corteo e spesso cacciati, oggi invece erano uniti negli slogan, nei bal-li e dentro il corteo a fianco gli uni delle altre, un grosso passo avanti rispetto al vecchio fem-minismo. Unità e un tutt’uno an-che anagraficamente. Tre le ge-nerazioni che si sono ritrovate dopo tanti anni, nonne, figlie e

nipoti unite per lo stesso obiet-tivo a far tesoro delle esperien-ze vissute, e poi la vitalità delle studentesse e le giovani gene-razioni con il volto colorato, par-rucche fucsia e le meno giova-ni che hanno percorso il tragitto magari con passo più lento ma con la stessa combattività.

Il PMLIIl Partito ha partecipato con

una nutrita delegazione di com-pagne e compagni guidata dalla compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commis-sione per il lavoro femminile del CC, che ha visto la presen-

za anche della compagna Pa-trizia Pierattini, una dei primi 4 pionieri del PMLI, cofondatrice del Partito, prima Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, no-nostante che non goda buona salute e sia costretta a cammi-nare con le stampelle. La dele-gazione è stata accolta benis-

simo in Piazza SS. Annunziata dove si respirava un clima di grande apertura e dialogo con le donne e uomini che hanno preso con entusiasmo il vo-lantino che riportava in estratti l’Editoriale sull’8 Marzo scritto da Martenghi per “Il Bolscevi-co”. Come pesci nell’acqua le compagne si sono mosse con entusiasmo e forza nell’incon-tro gioioso di lotta, festa e de-terminazione contribuendo con grande spirito di solidarie-tà e di aiuto reciproco alla ri-uscita dell’iniziativa. E hanno diffuso instancabilmente i vo-lantini prima nella piazza del concentramento e poi lungo

tutto il percorso del corteo fino alla conclusione della manife-stazione. Forte la loro volontà di avere un ruolo attivo in piaz-za, luogo ideale e naturale del-la lotta di classe.

Il Partito aveva un cartello con il manifesto “Viva lo scio-pero globale dell’8 Marzo” in cui si ribadivano le rivendicazioni

“No alla violenza maschile sulle donne, appoggiamo la piattafor-ma contro la violenza maschile sulle donne, sulle lesbiche e sulle persone transessuali; invi-tiamo le donne a lottare contro il governo Gentiloni e il capita-lismo per il socialismo” e l’im-portante citazione di Mao “Le donne portano sulle loro spal-le la metà del cielo e devono conquistarsela”: Sull’altro lato il bellissimo manifesto “Tenia-mo alta la bandiera dell’8 Mar-zo, Viva la giornata internazio-nale delle donne”, manifesti che indicano politicamente la stra-da da percorrere per combat-tere l’oppressione, la violenza e

la discriminazione delle donne nel nostro Paese. Sventolava la bandiera del PMLI, che era l’unica di partito presente nel corteo. I corpetti indossati dalle compagne con tutte e due i ma-nifesti, i fischietti. E le importan-ti parole d’ordine lanciate con il megafono, riprese e rilanciate dal corteo.

C’è stato molto interesse verso il cartello e le locandine nei corpetti, molte foto e conti-nue richieste a farsi fotografare con i simboli del Partito, sia in piazza che nel corteo. Apprez-zamenti venivano espressi al passaggio della delegazione e applausi agli slogan che ve-nivano rilanciati e ripresi con forza anche dalle manifestan-ti vicine. Tra questi “Sciopero sciopero sciopero globale, la violenza sulle donne vogliamo fermare” così come “Le donne di nuovo protagoniste, in piaz-za unite per nuove conquiste” e “Le donne, le donne, l’altra metà del cielo chiamano alla ri-volta il mondo intero”. E poi an-cora “Giù le mani dall’aborto” e poi “Fuori gli obiettori dagli ospedali” . Questi due slogan sono stati lanciati con partico-lare intensità in Piazza Duomo di fronte all’arcivescovado, re-sidenza e feudo delle gerarchie ecclesiastiche fiorentine. Più volte su iniziativa delle nostre compagne è stata cantata “Bel-la ciao”, scandita col battito del-le mani e l’applauso finale delle manifestanti.

Nonostante che le organiz-zatrici avessero detto “Nien-te fiori”, la mimosa era presen-te anche se in maniera limitata. Come sostiene il PMLI, la mi-mosa deve continuare a essere portata nelle piazze per l’8 Mar-zo. La mimosa, che di norma fiorisce nei primi giorni di Mar-zo, compare per la prima vol-ta in Italia, come simbolo della ricorrenza, l’8 Marzo 1946 per iniziativa dell’UDI. Un fiore po-

polare e non raro e costoso, proveniente da un albero diffu-so nelle nostre campagne sen-za dover necessariamente cre-scere in un vivaio che poteva essere facilmente raccolto e dif-fuso tra le masse popolari. Sot-to il governo democristiano De Gasperi, ministro degli Interni Scelba, distribuire l’8 Marzo la mimosa veniva considerato un gesto “atto a turbare l’ordine pubblico”.

Molte donne prendevano il volantino dicendo che cono-scevano il PMLI e che essen-do il volantino un estratto sa-rebbero andate nel sito del Partito per poi leggere l’intero editoriale. Una ragazza pren-dendo il volantino ha detto: “questo sì è quello che mi pia-ce” e dopo aver toccato la ban-diera del Partito ha chiesto di poterla avere, ed è stata felice quando è stata invitata a farsi fare una foto insieme ad essa. Molti uomini spontaneamente chiedevano il volantino. Uno di loro ha detto che nel volan-tino sono state ricordate giu-stamente le 129 operaie mor-te nell’incendio della fabbrica. Anche alcuni gay con orgoglio e liberi di manifestare in piaz-za hanno chiesto il volantino. Intere famiglie con figli e pas-seggini al seguito hanno parte-cipato al corteo.

In conclusione una bella giornata che ha visto le mas-se femminili di nuovo in piaz-za. Il nostro auspicio è che que-sto storico 8 Marzo sia l’inizio di una nuova riscossa per riaffer-mare le rivendicazioni e i dirit-ti delle masse femminili. Che ci auguriamo prendano coscien-za che le cause della violenza e dell’oppressione e la dispari-tà fra i sessi sta nell’esistenza del capitalismo, che il PMLI è al loro fianco e che ha bisogno della loro forza per crescere e per diventare un Gigante Ros-so.

Firenze, 8 Marzo 2017. Una veduta generale del grande e combattivo corteo (foto Il Bolscevico)

Firenze, 8 Marzo 2017. Lo spezzone del PMLI lancia parole d’ordine combattive e qualificate riprese da molte donne nel corteo. A sinistra la compagna Monica Martenghi, col megafono la compagna Caterina Scartoni (foto Il Bolscevico)

Firenze, 8 Marzo 2017. Da sinistra: Due instancabili compagne che hanno diffuso i volantini del Partito; Una ragazza che si è fatta fotografare con la bandiera del PMLI, emozionata dalla presenza della falce e martello; la compagna Patrizia Pierattini, una dei primi quattro pionieri del PMLI, ora in pensione si intrattiene con una ex-collega con la bandiera della FLC (foto Il Bolscevico)

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4 il bolscevico / 8 Marzo N. 11 - 23 marzo 2017

MILaNoottima partecipazione delle masse. tre iniziative di lotta. Militante presenza

del PMLI

�Redazione di MilanoDopo tanti anni in cui la gior-

nata dell’8 Marzo è stata sna-turata dal suo vero significa-to, ossia l’emancipazione delle donne attraverso diritti fonda-mentali come il lavoro, la salu-te inclusa la libertà di avvaler-si della legge 194 del 1978 che consente l’aborto, la casa i ser-vizi sociali, e fatta passare per una festa meramente di stam-po consumistico capitalista, an-che a Milano, in concomitanza con la Giornata internazionale delle donne, finalmente le mas-se femminili, e non solo, sono ritornate in piazza per trasfor-mare l’8 Marzo in un giorno di lotta e di rivendicazioni, grazie alla meritoria iniziativa del movi-mento “Non una di meno”.

Allo sciopero globale hanno aderito il Coordinamento Col-lettivi Studenteschi, associa-zioni femministe e sigle sinda-cali come COBAS, FLC e FP CGIL, USI, USB e SGB. “Insie-me siam partite, insieme torne-remo, non una di meno, non una di meno”, con questo slo-gan studentesse e lavoratrici hanno manifestato a comincia-re dal corteo mattutino da largo Cairoli alla sede della Regione

Lombardia che ha visto la par-tecipazione di circa 10mila ma-nifestanti di ogni sesso.

Militanti della Cellula “Mao” di Milano del PMLI impugna-vano il cartello con su affissi i manifesti del Partito e hanno diffuso centinaia di copie del volantino riportante l’Editoriale della compagna Monica Mar-tenghi. I marxisti-leninisti, ben integrati nello spezzone della Cgil Funzione Pubblica del Co-mune di Milano, hanno lancia-to slogan quali: “Il lavoro sta-bile è prima condizione - per dare alle donne l’emancipazio-ne”, “Il Jobs Act è nemico del-le donne”, “Lavoro stabile a sa-lario pieno”, “Lotto io, lotti tu, l’8 Marzo ancor di più!”, “Fuo-ri gli obiettori dagli ospedali”, “Riaprire i consultori senza gli obiettori!”. Lo scopo era ripor-tare l’attenzione sulle principa-li tematiche relative alle donne, come la difficoltà a praticare il diritto all’aborto, data l’altissima presenza di medici obiettori ne-gli ospedali pubblici.

Il corteo ha unito donne e uo-mini, giovani e non, all’insegna della lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e per il ri-fiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressio-ne familiare, sfruttamento, fem-minicidio, razzismo, sessismo, omo e transfobia.

Oltre al corteo mattutino ci sono state altre iniziative, come il presidio contro l’obiezione di coscienza negli ospedali di la-voratrici e associazioni trovati-si davanti a Palazzo Lombardia dalle 12 alle 14. Infine, il corteo serale che, come quello mattuti-no, ha visto 10mila manifestanti sfilare da piazza Duca D’Aosta a Porta Venezia.

NaPoLIMigliaia in piazza. Apprezzato il

volantino del PMLI

�Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliMercoledì 8 Marzo, con con-

centramento a Piazza Dante a Napoli il movimento “Non una di meno” della Campania, aderen-do in contemporanea ai cortei in tutte le città, ha dato vita ad una bella e colorata manifestazione di migliaia di persone, tra don-ne e uomini, che hanno sfilato per un 8 Marzo di lotta che da anni non si vedeva nel capoluo-go campano.

Dopo decenni, infatti, che la Giornata internazionale del-le donne era stata letteralmen-te svuotata della sua vera natu-ra di classe, trasformandola in una festa consumistica e indivi-dualistica, le donne hanno sfila-

to in prima fila per evidenziare che l’oppressione e la discrimi-nazione nel mondo del lavoro, delle professioni, della scuola, nella famiglia borghese tradizio-nale sono sempre più marcate

e violente. Compagni della Cellula “Ve-

suvio Rosso” di Napoli del PMLI hanno partecipato al corteo par-tito da piazza Dante per poi ar-rivare a via Toledo dove, all’al-tezza di Piazza Carità, è stato deviato il percorso da agenti an-tisommossa che proteggevano il “salotto buono” voluto e super controllato dal sindaco arancio-ne Luigi De Magistris. Senza al-tre deviazioni il corteo arrivava a Piazza del Plebiscito dove si concludeva in un clima fraterno tra i manifestanti.

I militanti e i simpatizzanti della Cellula “Vesuvio Rosso”, diretti dal Segretario compagno Andrea, sia al concentramen-to che lungo il percorso hanno volantinato centinaia di copie

dell’Editoriale per Il Bolscevico scritto dalla compagna Moni-ca Martenghi: “Teniamo alta la bandiera dell’8 Marzo”, riscuo-tendo l’approvazione dei mani-festanti.

Milano, 8 Marzo 2017. Una studentessa mostra il volantino del PMLI. Sot-to: un momento della diffusione (foto Il Bolscevico)

Milano, 8 Marzo. Due immagini della combattiva manifestazione delle studentesse

PaLERMo Gli slogan lanciati dal PMLI hanno riscosso

successo soprattutto tra le studentesse

�Dal corrispondente della Cellula “1° Maggio-Portella 1947” di PalermoMercoledì 8 Marzo si è

svolta a Palermo la manife-stazione organizzata in oc-

casione della Giornata in-ternazionale delle donne in onore di tutte le donne lavo-ratrici, precarie, casalinghe, disoccupate. Tutti i “sinda-cati di base” hanno procla-mato uno sciopero di 24 ore al grido di “Se non ora quan-do” e “Non una di meno”. Le donne hanno partecipa-to in massa alla manifesta-zione partita da piazza In-dipendenza e arrivata sino alla prefettura; le casalin-ghe, come forma di protesta, si sono rifiutate di occuparsi delle faccende domestiche. Le proteste erano dovute al fatto che le donne spesso sono vittime di soprusi e vio-lenze sul lavoro e nella vita di coppia e quindi si ribella-

no a questa ingiustizia so-ciale chiedendo l’uguaglian-za che sin qui è stata loro negata.

I compagni del PMLI in-dossavano la maglietta del Partito distribuendo i volan-tini “Teniamo alta la bandie-ra dell’8 Marzo e “Viva lo sciopero globale dell’8 Mar-zo” suscitando un vivo inte-resse per l’argomento. Sono stati consegnati i volantini anche ai giornalisti del tg re-gionale di Rai3.

Molti gli slogan lancia-ti durante il corteo che si è svolto in maniera ordina-ta. Gli slogan del PMLI han-no riscosso un successo so-prattutto tra le ragazze delle scuole e dell’università. Gli slogan più richiesti: “Fuo-ri gli obiettori dagli ospeda-li”, “Di nuovo in piazza pro-tagoniste, unite per nuove conquiste” e “Per la pari-tà e l’emancipazione occor-re il socialismo e la rivolu-zione”. Rispolverato anche il vecchio slogan femminista “Tremate, tremate, le stre-ghe sono tornate”. Durante la lunga manifestazione non si sono visti altri partiti.

Il PMLI ha dato prova di avere a cuore le sorti del proletariato femminile per questo è sempre molto ap-prezzato. Perché solo con il PMLI si può arrivare ad ave-re l’Italia unita, rossa e so-cialista.

W il PMLI, W i cinque Ma-estri, W il compagno Se-gretario generale Giovanni Scuderi, W il Comitato cen-trale del PMLI!

Milano. Manifestazione per l’8 Marzo. Al centro il manifesto del PMLI (foto Il Bolscevico)

Napoli, 8 Marzo 2017

Napoli. 8 Marzo. Un momento della diffusione del volantino del Partito (foto Il Bolscevico)

Palermo, 8 Marzo 2017

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N. 11 - 23 marzo 2017 8 Marzo / il bolscevico 5

Parole d’ordine del PMLI per le manifestazioni delle donne in occasione dello sciopero globale

dell’8 marzo 20171. Sciopero / sciopero / sciopero globale /

violenza sulle donne / vogliamo fermare2. L’8 Marzo / lo celebriamo / nelle piazze /

che occupiamo3. Le donne / le donne / l’altra metà del cielo

/ chiamano alla rivolta / il mondo intero4. Di nuovo / protagoniste / in piazza unite

/ per nuove conquiste5. No violenza / no sfruttamento /

donne in piazza / per il cambiamento6. Casa / lavoro / doppia schiavitù /

dello sfruttamento / non ne possiamo più

7. No lavoro nero / e precario / lavoro per tutte / pari salario

8. Fuori gli obiettori / dagli ospedali

9. Giù / le mani / dall’aborto10. Basta con le spese / militari /

centri antiviolenza / servizi sociali11. Lavoro / lavoro / lavoro12. Servizi / servizi / servizi13. Diritti / diritti / diritti14. Pensioni / pensioni / pensioni15. Gentiloni / non ci puoi fermare /

vogliamo servizi / vogliamo lavorare16. Basta / soldi / a banche e padroni /

cacciamo via il governo Gentiloni 17. Per l’uguaglianza / e il cambiamento /

un nuovo mondo / senza sfruttamento18. Per la parità e l’emancipazione /

occorre il socialismo / e la rivoluzione

CataNIaun migliaio in piazza per dire no alla

violenza di genere e per i diritti. A ruba i volantini del PMLI

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaNel pomeriggio di mercoledì

8 Marzo, Giornata internaziona-le delle donne, circa un migliaio di manifestanti è scesa in piaz-za in occasione dello sciopero globale “Non una di meno”.

Donne, giovani e meno gio-vani, ma anche molti uomini, si sono riversati per le vie del cen-tro – da piazza Dante a piaz-za Università – per esprimere il proprio dissenso nei confronti della violenza di genere in tut-te le sue forme. Ma anche per chiedere l’aborto libero, l’aboli-zione dell’obiezione di coscien-za dei medici, rifiutare la preca-rietà lavorativa e un futuro da migranti.

Decine di cartelli, tanti anche gli striscioni. Tra questi: “Obiet-ta sul tuo pensiero sessista”; “Donne che lottano”; “Né ma-cho né fascio”; “Lotto marzo. Sciopero globale delle donne. Non una di meno”. Tanti anche gli slogan scanditi: “Non fare il dottore se sei un obiettore”; “L’uomo violento non è malato ma figlio sano del patriarcato”; “L’Otto Marzo non è una festa ma una giornata di protesta”.

Numerosi catanesi si sono uniti spontaneamente alla ma-nifestazione, tante le sigle che hanno aderito alla giornata di lotta. Tra queste: Thamaia on-

lus-centro antiviolenza Catania; Arcigay Catania, chiese Batti-sta e Valdese, Rivolta Pagina, Gammazita, Lila, comitato S. Berillo, Albanova (Caltagirone), Genus, Sen (Licodia Eubea), Coordinamento studentesco Catania, centro sociale Liotru, Officina Rebelde, PMLI. I sinda-cati presenti: Flc-Cgil, Slai Co-bas, Cobas, Sial Cobas, Usi, Usi-Ait Usb.

Si è respirata un’aria diver-sa l’8 Marzo a Catania. Tutta un’altra storia rispetto al vuo-to politico degli anni passati. C’era bisogno di celebrare in piazza questa importante Gior-nata perché l’oppressione e la discriminazione delle donne nel mondo, in Italia, e a Cata-nia sono sempre più marcate e violente. Perché le donne sono le più discriminate e oppres-se nel mondo del lavoro, delle professioni, della scuola, nella famiglia borghese tradiziona-le. Sono state proprio loro che, con indomabile brama di lotta, entusiasmo e passione, hanno guidato e ispirato il lungo, ru-moroso e colorato corteo sino alla sua naturale conclusione in piazza Università.

I marxisti-leninisti erano in piazza con la Cellula “Stalin” della provincia di Catania e l’Organizzazione di Caltagiro-ne, in appoggio alla piattafor-

ma contro la violenza maschi-le sulle donne, sulle lesbiche e sulle persone transessuali sca-turita dall’Assemblea nazionale che si è tenuta a Bologna il 4 e 5 febbraio scorsi. I compagni hanno portato in corteo il mani-festo ad hoc del Partito “Tenia-mo alta la bandiera dell’8 Mar-zo” e diffuso il volantino “Viva la Giornata internazionale delle donne. Teniamo alta la bandie-ra dell’8 Marzo”. Il volantino ha suscitato un vivo interesse da

parte dei manifestanti ed è an-dato letteralmente a ruba.

Ora, ci auguriamo che il mo-vimento femminile faccia un sal-to di qualità politica lottando con-tro il capitalismo, il suo governo e le sue istituzioni e aprendosi al socialismo e al marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao che spie-gano le cause dell’oppressione dell’uomo sulla donna e indica-no alle masse femminili qual è la via per realizzare la loro totale emancipazione.

RoMaMigliaia le donne in piazza.

volantinaggio del PMLI �Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di RomaGrande partecipazione all’i-

niziativa romana di piazza per la Giornata internazionale delle donne. Infatti, alla manifestazio-ne “Lotto Marzo” erano migliaia le donne insieme a tutti i movi-menti Lgbtqi aderenti alla piat-taforma comune, la stessa che vide il suo punto più alto nella grande iniziativa di novembre scorso con oltre 300 mila parte-cipanti al corteo nazionale.

Con appuntamento alle 17 al Colosseo la manifestazione si è mossa per le strade del quartie-re dell’Aventino e Testaccio per concludersi a Trastevere.

Il corteo era eterogeneo e stranamente silenzioso no-nostante la buona presenza

complessiva, a parte il grande spezzone iniziale formato dalle militanti di “Non una di meno” attrezzata con un camion dota-to di altoparlanti e un altro per la vendita itinerante di bibite. La sensazione è che – positi-vamente - a questa iniziativa hanno partecipato migliaia di donne e non solo, perché sen-tivano veramente la respon-sabilità politica di scendere in piazza per dare un significato vero all’8 Marzo; può essere un esempio un nutrito spezzo-ne di ragazze e donne ameri-cane, studenti e lavoratrici di Roma che manifestavano con-tro Trump.

Il PMLI ha partecipato diffon-dendo il volantino “Teniamo alta la bandiera dell’8 Marzo”, con ben 300 copie distribuite.

In conclusione, il movimen-to sembra attraversare un mo-mento di forza molto rilevante, se non va disperdendosi lo spi-rito di lotta, a parte alcune con-

traddizioni secondarie indotte dal femminismo, potrebbe con-tinuare con lo stesso vigore ver-so nuove importanti manifesta-zioni.

VaREsELe donne tornano in piazza per l’8 Marzo.

volantinaggio del PMLI �Dal corrispondente dell’Organizzazione di Viggiù del PMLICirca 150 manifestanti, in

larga parte donne, ma anche uomini, giovani e anziani han-no partecipato al presidio di Varese mercoledì 8 Marzo per lo sciopero globale promosso dall’organizzazione “Non una di meno”.

Le manifestanti che si sono date appuntamento in piazza Montegrappa alle 17 lo hanno fatto con la consapevolezza di far riappropriare all’8 Marzo il suo carattere di lotta sociale, per troppi anni assopito sotto la martellante campagna borghe-

se che tenta di svuotare questa giornata dandogli un carattere interclassista e consumistico.

L’aria che si respirava in piazza invece era ben altra, e lo testimoniavano i numerosi cartelli di protesta e di denuncia portati dalle manifestanti incen-trati sulle condizioni di vita del-le donne sotto regime borghe-se. Violenza maschile (spesso consumata tra le mura dome-stiche), mancaza di lavoro e di-suguaglianza nella retribuzione per chi un lavoro ce l’ha (nella provincia di Varese il divaro sa-lariale uomo-donna è di circa il 30%), mancanza di servizi so-ciali.

Il PMLI era presente in piaz-za coi militanti dell’Organizza-zione di Viggiù che hanno soli-darizzato con le manifestanti e diffuso decine di copie del vo-lantino con gli estratti dell’Edi-toriale della compagna Moni-ca Martenghi sull’Otto Marzo. I marxisti-leninisti, che da sem-pre sostengono come base fon-damentale nella lotta per il so-cialismo la lotta delle donne per la loro emancipazione, non po-tevano far mancare il proprio contributo materiale e politico a questa iniziativa che vogliamo sia solo l’inizio di una costante e travolgente mobilitazione che porti le donne a strappare alla classe dominante borghese e ai suoi governi sempre più impor-tanti conquiste.

Firenze, 8 Marzo 2017. La compagna Martenghi lancia le parole d’or-dine del PMLI per lo sciopero globale. Alle sue spalle la compagna Patrizia Pierattini (a destra) e la compagna Caterina Scartoni (foto Il Bolscevico)

Catania, 8 marzo 2017. Il PMLI ha partecipato al corteo per lo sciopero globale tenendo alto il manifesto del Partito (foto Il Bolscevico)

Roma, 8 Marzo 2017. La diffusione del volantino del PMLI (foto Il Bol-scevico)

Roma, 8 Marzo 2017

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6 il bolscevico / 8 Marzo N. 11 - 23 marzo 2017

BoRgo s. LoRENZo

Bene accolta la diffusione dei volantini del PMLI. Alcune donne hanno commentato “Meno male esiste sempre il comunismo”.

diffuso anche il comunicato dell’uP contro il governo Gentiloni

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLIL’Organizzazione di Vicchio

del Mugello del PMLI, nel qua-dro dell’8 Marzo, Giornata in-ternazionale delle donne, ha diffuso al mercato di viale del-la Resistenza a Borgo San Lo-renzo (Firenze) i volantini del PMLI con gli estratti dell’Edito-riale della compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro fem-minile del CC del PMLI, dal ti-tolo “Teniamo alta la bandiera dell’8 Marzo”, pubblicato su “Il Bolscevico”. Insieme a tale vo-lantino è stata colta l’occasio-ne anche per distribuire il co-municato dell’Ufficio politico del

PMLI contro il governo Genti-loni. Nel rosso fiammante del corpetto i compagni avevano le locandine del Partito sempre sull’8 Marzo e contro governo Gentiloni.

Il materiale è accolto con in-teresse dai passanti in gran-de maggioranza donne, alcu-ne delle quali hanno iniziato ad esaminarlo sul posto. Ci sono stati anche dei commenti, fatti da donne, riferiti al simbolo del Partito del tenore “Meno male esiste sempre il comunismo”, tra cui quello di un’immigrata eritrea.

Con questo volantinaggio abbiamo voluto onorare questa importantissima ricorrenza per tutto il proletariato.

MoDENaGrande successo del volantinaggio del

PMLI tra i giovani

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Modena del PMLINel pomeriggio dell’8 Marzo i

marxisti-leninisti modenesi han-no effettuato un volantinaggio per l’intero centro storico del-la città, distribuendo centinaia e centinaia di volantini recanti estratti dell’Editoriale de “Il Bol-scevico” scritto dalla compagna Monica Martenghi, Respon-sabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, “Viva la Giornata inter-nazionale delle donne. Teniamo alta la bandiera dell’8 Marzo”.

I compagni modenesi, co-noscendo il proprio territorio, hanno distribuito i volantini nei punti più strategici della città, andando incontro alla popola-zione, alle giovani studentesse e ai giovani. I corpetti rossi con

all’interno il manifesto “Viva lo sciopero globale dell’8 Marzo” indossato dai compagni han-no incuriosito molti modenesi i quali seguivano i compagni du-rante il volantinaggio itinerante cercando il volantino.

Tra le tappe più significative si segnalano: Piazza Mazzini, dove l’UDI di Modena era pre-sente con un banchino e dove i marxisti-leninisti hanno porta-to saluti e auguri, i portici di Via Emilia Centro dove un grup-po di giovani studentesse ha espresso molto interesse ver-so il messaggio e la presenza del PMLI e infine la Facoltà di Giurisprudenza, Dipartimen-to di Scienze Giuridiche di via San Geminiano dove, affolla-tissima di studentesse e stu-denti, la presenza del PMLI è stata ben accolta. Anche qui

FUCECChIoStudiato l’editoriale sull’8 Marzo per “Il Bolscevico” della compagna Martenghi.

Interessante iniziativa alla Casa del Popolo con mostra e dibattito

�Redazione di FucecchioSono state numerose le ini-

ziative in occasione della Gior-nata internazionale delle don-ne ma quasi tutte hanno avuto un carattere istituzionale. No-nostante questo però, stavolta più che in passato, per l’8 Mar-zo si sono ripresentate temati-che come il lavoro femminile, la violenza sulle donne e le dise-guaglianze di genere che anco-ra oggi pervadono la nostra so-cietà, definita “moderna”.

Sabato 4 marzo i compagni e le compagne di Fucecchio del PMLI si sono ritrovati per legge-re e discutere l’Editoriale per “Il Bolscevico” scritto dalla compa-gna Monica Martenghi “Tenia-mo alta la bandiera dell’8 Mar-zo”. Un documento di alto livello che riporta in primo piano e ri-vendica il carattere anticapita-lista della ricorrenza che non a caso fu istituita dalle organizza-zioni dei lavoratori.

Un 8 Marzo che dopo molti anni ha visto una forte presen-za di massa delle donne in piaz-za, almeno nelle città. Nei pic-coli centri come Fucecchio ci si è dovuti accontentare di ini-

ziative al chiuso, anche se non ne sono mancate d’interessan-ti, come quella organizzata dal-la Casa del Popolo, con musica e un dibattito con alcuni espo-nenti della Cgil.

Nei locali del circolo era sta-ta installata una bellissima mo-stra fotografica sulle lotte per l’emancipazione femminile. All’iniziativa erano presenti an-che alcuni nostri compagni.

CoMUNICato sLaI CoBas

“Falsificati in Fiat/FCa i dati dello sciopero slai Cobas. sparite le

mobilitazioni delle donne”Riceviamo e volentieri pub-

blichiamo in estratti.Lettera aperta al quotidiano

“Il Mattino” da Slai cobas: Ieri, presso la nostra sede

di Pomigliano d’Arco, siamo stati tempestati da significati-ve telefonate di operai ed ope-raie del reparto-confino di Nola FCA/WCL in relazione ai dati di sciopero “truccati” forniti, a vs. dire, dalla FCA e pubblicati ieri 9 marzo dalla Vs. testata.

Nell’articolo in questione, si leggeva che: “poco più di una decina di lavoratori ha aderito allo sciopero di 3 ore proclama-to dallo Slai cobas nel reparto logistico di Nola”. Abbiamo fat-to le verifiche del caso ed ab-biamo riscontrato che, su 29 operai ed operaie che ci han-no telefonato, tutti/e avevano partecipato allo sciopero dell’8 marzo, lavoratori e lavoratrici di cui vi forniamo qui l’elenco no-minativo in allegato. Per atte-nerci solo alle telefonate ricevu-te e considerato che in organico tra i due turni lavorativi risulta-no a Nola circa 100 operai/e (a causa dei turni di rotazione per la cassa integrazione che già dura da 8 anni), possiamo ben dire che le adesioni allo scio-pero sono state quantomeno al 30% stando alle sole telefonate ricevute!

Ci troviamo forse di fronte ad un inquietante sistema sinergi-co ed autoalimentante a disca-pito sociale tra “Inventatutto” (i fantasiosi piani industriali in-ventati e sfornati, uno dopo l’al-tro, da Marchionne da 13 anni a questa parte e che hanno mandato a rotoli l’intero Grup-po FCA e le aziende dell’indotto intascando nel frattempo finan-ziamenti pubblici multimiliarda-ri a discapito delle vigenti nor-mative in materia), “firma tutto” (quelli che, compresa la Fiom, avallano con accordi sindacali i sedicenti Piani industriali del-la FCA), e… “scrivitutto” (un collaterale e collegato ‘sistema mediatico’ che si adopera per rendere credibile l’incredibile ri-toccando le notizie)?!

Comunque, per Vs. oppor-tuna informazione, vogliamo significarVi che lo sciopero al reparto-confino di Nola della FCA è riuscito alla grande ed ha senz’altro contribuito alla riu-scita politica, sociale e sindaca-le della bella assemblea dell’8 marzo di Pomigliano indetta dal Comitato Mogli Operai FCA di Pomigliano e Nola.Coordinamento Provinciale

di Napoli di Slai cobas – Pomigliano d’Arco

10 marzo 2017

Risposta alla lettera della segretaria nazionale della Cgil, Camusso

NoN UNa DI MENo: Lo sCIoPERo gLoBaLE DELL’8 MaRZo è CoNCREto E NoN sIMBoLICo

Prendiamo atto della scelta della CGIL di non convocare lo sciopero per l’8 marzo 2017 e, quindi, di non aprirsi alla richie-sta del movimento di farsi stru-mento utile delle istanze di au-tonomia e libertà che migliaia e migliaia di donne in questi mesi (in Italia come in tutto il mondo) stanno portando avanti con for-za e determinazione. Prendia-mo atto che non è, quindi, nelle intenzioni del più grande sinda-cato italiano rompere gli stecca-ti corporativi che ormai sempre più lo segnano.

Apprendiamo inoltre con stu-pore che la Segretaria Camus-so giudichi proprio queste ri-chieste e, quindi, lo sciopero globale delle donne – a oggi sono 49 i paesi che hanno ade-rito in tutto il mondo –, qualco-sa che si muove esclusivamen-te sul piano simbolico. Di qui, come già comunicato la scor-sa settimana anche dalla FIOM, l’indisponibilità a indire lo scio-pero generale. Vogliamo allo-ra ribadire, come abbiamo fat-to nel corso dell’incontro con le rappresentanti FIOM, che que-sto sciopero è invece maledet-tamente concreto, come ma-ledettamente concrete sono le motivazioni che hanno portato le donne di tutto il mondo ad al-

zare la testa e a mobilitarsi. La piattaforma che stiamo scriven-do – il Piano femminista con-tro la violenza – sta lavorando all’individuazione di risposte al-trettanto concrete ed efficaci al problema della violenza ma-schile sulle donne, intesa come questione sistemica e struttu-rale, che attraversa quindi tutti gli ambiti della vita delle donne, non da ultimo quello del lavoro.

Infine, vista la grande sensi-bilità mostrata dalla Segretaria Camusso riguardo al problema della violenza di genere, Le ri-volgiamo un appello, già lan-

ciato la scorsa settimana alle segreterie nazionali di tutti i sin-dacati che non hanno indetto lo sciopero: Non Una Di Meno continua, quotidianamente, a ri-cevere centinaia di comunica-zioni che riguardano la diffusio-ne nei luoghi di lavoro, da parte non solo dei datori, ma anche delle RSU e delle rappresen-tanze sindacali territoriali, di in-formazioni tecniche relative allo sciopero scorrette se non aper-tamente false. Si dice alle lavo-ratrici che se il proprio sinda-cato non ha indetto lo sciopero non possono scioperare, che se

non si è iscritte a un sindacato non si può scioperare, in alcu-ni casi si mettono in atto vere e proprie forme di ricatto o pro-messe di ritorsione. Chiediamo allora nuovamente alla Segre-taria, se davvero ha a cuore il problema della violenza in tutte le sue forme, di vigilare, affin-ché venga garantito alle lavora-trici l’esercizio di un diritto indi-viduale sancito e tutelato dalla Costituzione. Perché non indire lo sciopero è legittimo, impedir-ne l’esercizio no.

Non una di meno

molte giovani sono state inte-ressate al messaggio porta-to dal Partito e molti studenti sono andati incontro ai corpetti rossi complimentandosi per l’i-niziativa.

Un altro successo importan-te per il PMLI a Modena, uni-co Partito presente durante la Giornata internazionale delle donne.

Viva l’8 Marzo, Giornata in-

ternazionale delle donne!Viva l’emancipazione delle

donne!Viva lo sciopero globale

dell’8 Marzo!Lottiamo contro il governo

Gentiloni e il capitalismo, per il socialismo!

Viva l’Italia unita, rossa e so-cialista!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Modena. La diffusione militante del volantino per l’8 Marzo per le vie del centro (foto Il Bolscevico)

La bacheca del PMLI davanti al circolo Arci di Fucecchio (Firenze) dove spiccano i manifesti per l’8 Marzo 2017 (foto Il Bolscevico)

Roma, 8 Marzo 2017. Il presidio delle lavoratrici Almaviva in sciopero in difesa del posto di lavoro. Un cartello denuncia: 1.666 licenziati 80% donne

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze

Editore: PMLI ISSN: 0392-3886 chiuso il 15/3/2017ore 16,00

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N. 11 - 23 marzo 2017 8 Marzo / il bolscevico 7

Le donne in 57 paesi per i Loro diritti e iL Lavoro e contro iL feMMinicidionegli usa attaccato duramente il dittatore fascista misogino, razzista e omofobo trumpuno StIMoLo PeR LA LottA dI CLASSe Su SCALA MondIALe

“Siamo marea”, dichiarano le combattive donne di “Non una di meno”, e lo slogan cor-risponde a realtà viste le impor-tanti proporzioni raggiunte dallo sciopero globale dell’8 Marzo, con innumerevoli donne – e tantissimi uomini per la parità dei diritti e l’uguaglianza di ge-nere – scesi come una fiumana nelle piazze di ben 57 Paesi del mondo.

La stessa idea dello sciopero globale ha preso forma nel cor-so dei mesi su scala mondiale, non per iniziativa di un singo-lo gruppo o per eventi avvenu-ti in singole nazioni: a ispirarlo sono state le grandi manifesta-zioni del 3 ottobre contro l’abo-lizione del diritto d’aborto in Po-lonia, contro il femminicidio in Argentina del 19 ottobre e con-tro Trump il 22 gennaio princi-palmente negli Stati Uniti, ma anche in altre parti del mondo, portando in piazza oltre 2 milio-ni di persone.

Le donne latino-americane contro il

“capitalismo patriarcale e coloniale”

Contro “il capitale che sfrut-ta le nostre economie informali, precarie e intermittenti”, contro Stati e mercati che “ci sfrutta-no quando ci indebitano”, con-tro “il divario salariale”, contro il non riconoscere “che il lavo-ro domestico e di cura è lavoro non retribuito” che “aumenta la

nostra vulnerabilità di fronte alla violenza maschile”, per “il dirit-to all’aborto libero” e la socializ-zazione del lavoro domestico: questa la piattaforma principa-le sulla base della quale deci-ne di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in Argenti-

na alla chiamata del movimento “Ni una de menos”, quello che concretamente ha proposto lo sciopero globale; già il 19 otto-bre scorso, alla mobilitazione contro la violenza sulle donne che aveva promosso, 100mila persone erano scese in piazza solamente nella capitale Bue-nos Aires.

In generale sono state parte-cipatissime le iniziative in Ame-rica Latina, dove le masse fem-minili subiscono fortemente il peso della violenza maschile e dello sfruttamento lavorativo. Commosso il ricordo dell’attivi-sta ambientalista Berta Cace-res, barbaramente assassina-ta il 3 marzo dell’anno scorso, e furioso l’attacco al presidente brasiliano Michel Temer che ha sbracatamente esaltato il ruolo domestico delle donne.

La battaglia per i diritti delle donne è stata dappertutto mes-sa in relazione con la lotta con-tro il neoliberismo selvaggio che depreda il continente delle sue risorse naturali e il capita-lismo “patriarcale e coloniale”.

gli Usa in piazza contro trump

Cuore pulsante dello scio-pero globale sono stati però gli Usa, dove la protesta ha attac-cato duramente Trump, cam-pione di misoginia e razzismo, unendo così le forze con altre realtà in lotta contro il dittatore fascista di Washington, dai mi-granti e gli afro-americani agli

omosessuali, ma è stata anche l’occasione per stigmatizzare la forte disuguaglianza sociale che strozza le masse america-ne. Su questa base migliaia di manifestanti hanno colorato le strade di rosso, il colore scelto per la giornata, con alla testa di-

verse organizzazioni per i dirit-ti delle donne, antirazziste e di sinistra.

“L’8 Marzo”, proclamava la piattaforma di International Wo-men’s Strike USA, “sarà l’inizio di un nuovo movimento femmi-nista internazionale che orga-nizzerà la resistenza non solo contro Trump e le sue politiche misogine, ma anche contro le condizioni che l’hanno prodot-to, cioè l’ultradecennale disu-guaglianza economica, la vio-lenza razziale e sessuale e le

guerre imperiali all’estero”. An-che se sarebbe più corretto par-lare di guerre imperialiste, tan-to più che la stessa piattaforma si dichiara antimperialista. “L’e-mancipazione delle donne può giungere solo quando ci con-fronteremo col capitalismo e impareremo a costruire un so-cialismo benevolo e fruttuoso”, tuona dal palco di New York una delle organizzatrici, Suzan-ne Adely.

Addirittura dozzine di scuo-le hanno chiuso per lo sciope-ro, un fatto insolito negli Usa. A New York si registrano invece almeno 13 arresti contro mani-festanti che hanno osato tenta-re di bloccare il traffico sotto il Trump Hotel, fra cui il quartetto di leader di “Women’s March on Washington”.

Manifestazioni anche in Medio oriente

Contro il fascismo imperante e l’attacco ai diritti delle donne, oltreché alle libertà democrati-che, sono scese in piazza vere e proprie fiumane anche in Tur-chia. In 10mila a Istanbul hanno gridato “basta alla violenza ma-schile” e lanciato cori: “Tayyip, Tayyip, scappa scappa, stiamo

arrivando”, riferendosi al presi-dente Erdogan. Ad Ankara e al-trove il corteo ha portato cartelli con scritto “No”, rivolti al dise-gno dittatoriale di Erdogan.

La giornata è stata mol-to partecipata anche nel Roja-va, dove la mobilitazione delle donne curde per “combattere 5 mila anni di mentalità di domi-nio maschile” ha rivendicato e riaffermato il loro ruolo essen-ziale in tutti i campi della socie-tà. “Libere donne per una libera società”, “Donne rivoluzionarie

fino alla fine”, fra i loro slogan.Nel resto del Medio Oriente

la cappa dell’oppressione re-ligiosa ha certamente pesato sulla riuscita dello sciopero, ma non vanno tralasciate le centi-naia di donne scese in piazza a Gaza per protestare contro l’oc-cupazione sionista della Pale-stina.

Per l’aborto e i pari diritti sul lavoro

Oltre 60 città sono state at-traversate dallo sciopero globa-le in Polonia, dove attualmen-te i diritti delle donne, a partire da quello all’aborto, sono gra-vemente minacciati dalla cric-ca clerico-fascista di Jaroslaw Kaczynski: la pillola dei 5 giorni dopo è stata resa acquistabile solo con ricetta, mentre è tutt’al-tro che chiusa la partita sull’a-borto. I manifestanti, alcuni dei quali portavano gli ombrelli neri simbolo delle proteste di otto-bre, hanno persino assediato la camera bassa del parlamento polacco e la sede del partito di Kaczynski.

Cortei e iniziative si sono svolti anche negli altri Paesi eu-ropei, degna di nota l’Irlanda dove a migliaia hanno manife-stato a Dublino e nel resto del Paese per chiedere un referen-dum che abolisca l’ottavo emen-damento della Costituzione, che impedisce (per costituzione, ap-punto) la legalizzazione dell’a-borto, dietro il dogma cattolico per cui la vita comincerebbe col concepimento. Sondaggi dimo-strano che l’80% degli irlandesi è contrario a questa norma, ma il governo la difende.

In India ben 30 associazio-ni femminili si sono riunite per partecipare in maniera unitaria allo sciopero globale. “Vogliamo la libertà”, hanno gridato le ma-nifestanti a Nuova Delhi, “dal-la fame e dalla povertà, dallo sfruttamento, dalle atrocità con-tro le donne e dal terrorismo di Stato”.

Le donne australiane hanno

incrociato le braccia alle 3 di pomeriggio, per denun-ciare la discriminazione salariale rispetto agli uomini, che vale statisticamente dalle due alle tre ore di lavoro. Con-tro questa disparità chiedono uguale salario e più servizi per l’infanzia. Una protesta simile, improntata sullo stesso tema, si è svolta anche in Corea del Sud.

Fa specie che, al contrario, in Cina sia stato represso chi cer-cava di distribuire volantini per organizzare lo sciopero e siano state oscurate le pagine di orga-nizzazioni femministe sui social network; segno del balzo all’in-dietro prodotto dal revisionismo cinese anche sul fronte dell’e-mancipazione femminile. Come è avvenuto in Cambogia, dove le autorità hanno vietato in tutti i modi alle operie tessili di parte-cipare allo sciopero globale.

La lotta internazionale delle donne stimoli ora

la lotta di classe su scala mondiale

Si può affermare che lo scio-pero globale delle donne sia stato un grande successo, non soltanto in termini di parteci-pazione, ma anche perché ha rappresentato uno straordina-rio episodio di internazionali-smo, una mobilitazione che ha unito e unisce tuttora le donne progressiste, antifasciste, anti-razziste e antimperialiste di tut-ti i Paesi nella comune battaglia per l’emancipazione.

C’è perciò da sperare che questo successo incoraggi a portare avanti la lotta e, al con-

tempo, ad approfondirne i temi e le analisi. Tra l’altro negli Usa si sta sviluppando un importan-te dibattito che respinge il “fem-minismo alla Clinton”, fatto cioè di successo personale e perme-ato da un senso di “rivalsa” indi-vidualistica della donna sull’uo-mo simboleggiato dall’accesso alle stanze del potere, e gli con-trappone il “femminismo del 99%”, che invece punta il dito sulle cause sociali dell’oppres-sione femminile. Questa fon-damentale ricerca delle cause (e delle soluzioni) della subal-ternità sociale delle donne trar-rebbe grande giovamento se ri-scoprisse le analisi condotte in prima battuta da Marx ed En-gels, che ne smascherarono il legame inscindibile con l’esi-stenza stessa del capitalismo e del tipo di ordinamento sociale, morale e famigliare determinato dal suo sistema economico.

Se a questo si unisce il fat-to che praticamente dappertut-to i temi più specifici dell’aborto, della lotta al femminicidio, del-la parità dei diritti sociali e civili, sono stati legati a questioni più generali, come l’antirazzismo, l’antimperialismo, la difesa delle libertà democratico-borghesi e, in certi casi, la critica aperta al capitalismo, ci sono tutti gli ele-menti perché questa mobilita-zione possa stimolare la ripresa e l’avanzata della lotta di classe su sca-la mon-diale.

Instanbul (Turchia), 8 Marzo 2017

La Paz (Bolivia), 8 Marzo 2017

New York (Usa), 8 Marzo 2017. Manifestante arrestata davanti alla Trump Tower

8 Marzo 2017. Plaza de Mayo, Buenos Aires (Argentina) gremita di manifestanti, in alto la repressioneManila (Filippine), 8 Marzo 2017. In alto la bandiera Usa con l’effige di Trump bruciata davanti all’ambasciata americana

Page 8: PAG. 8 LE DONNE IN SCIOPERO GLOBALE E IN PIAZZA L’8 MARZOpmli.it/ilbolscevicopdf/2017/2017n112303.pdf · 2 il bolscevico / 8 Marzo N. 11 - 23 marzo 2017 Un evento storico della

Care compagne e cari com-pagni,

quest’oggi il PMLI rende ono-re al Grande Maestro del proleta-riato internazionale Marx, nell’An-niversario della sua scomparsa, qui a Riccione dinnanzi al busto eretto in suo memoria.

Come per le commemorazioni di Lenin, che il PMLI.Emilia-Ro-magna organizza puntualmente a gennaio di ogni anno a Cavriago dove si trova un suo busto, an-che questa per noi marxisti-leni-nisti è un’occasione per rendere omaggio a uno dei nostri cinque Grandi Maestri del proletariato internazionale, assieme a Engels, Lenin, Stalin e Mao, ricordando la sua immortale opera al servizio del proletariato e della causa del socialismo e del comunismo.

Gli anni che ci separano dal giorno della sua scomparsa, av-venuta il 14 marzo del 1883, sono ben 134, ma possiamo affermare senza timore di essere smentiti che è come se se ne fosse andato ieri, vista l’attualità della sua anali-si politica, economica, sociale del capitalismo e delle classi sociali, dell’inconciliabilità degli interessi della borghesia e del proletariato, la necessità e l’inevitabilità della lotta di classe e della via rivolu-zionaria per abbattere il marcio e oppressivo sistema capitalistico e aprire le porte al socialismo, la società del proletariato e delle masse popolari.

Sembrano invece molti di più gli anni che ci separano dalla sua scomparsa se consideria-mo i grandi avvenimenti storici e politici che si sono succeduti in questo arco di tempo con il pas-saggio del capitalismo dalla fase della libera concorrenza alla fase monopolista e imperialista, dalla crescita e lo sviluppo del proleta-riato alla sua presa di coscienza politica, con la nascita dei partiti comunisti prima e marxisti-leni-nisti poi, la vittoriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre che ha por-tato alla nascita del primo Stato socialista al mondo guidato da Lenin e Stalin, la Rivoluzione di nuova democrazia e la nascita della Repubblica popolare cinese guidata da Mao, la Grande Rivo-luzione Culturale proletaria cinese e alla lotta contro il revisionismo moderno, che hanno gettato i

semi che in Italia ha fatto nascere e crescere il nostro PMLI.

Tutti avvenimenti questi, e tanti altri ancora, che portano in-delebilmente il marchio di Marx e del marxismo, che gli altri Maestri hanno poi sviluppato nel corso del tempo in base ai nuovi avve-nimenti.

I marxisti-leninisti italiani, come quelli di tutto il mondo, de-vono tutto a Marx.

Come ha detto Mao: “Marx ha partecipato alla pratica del movimento rivoluzionario e, in più, ha creato la teoria del-la rivoluzione. Partendo dalla merce, l’elemento più semplice del capitalismo, egli ha studia-to accuratamente la struttura economica della società ca-pitalistica. La merce era ogni giorno sotto gli occhi di milioni di uomini; essi se ne servivano, ma non si rendevano conto di che cosa rappresentasse. Sol-tanto Marx ha sottoposto la merce ad uno studio scientifi-co. Egli ha compiuto un enor-me lavoro di ricerca sul pro-cesso reale di sviluppo della merce e ha tratto da questo fenomeno universale una teo-ria veramente scientifica. Egli ha studiato la natura, la storia e la rivoluzione proletaria, e ha creato il materialismo dialetti-co, il materialismo storico e la teoria della rivoluzione proleta-ria. Così Marx è diventato uno degli intellettuali più completi, l’espressione più alta dell’in-telligenza umana. C’è perciò una differenza radicale fra lui e coloro che hanno soltanto co-noscenze libresche. Marx ha compiuto nel corso della lotta pratiche inchieste e studi ac-curati, ha generalizzato il tutto e ha verificato nel corso della lotta pratica le conclusioni alle quali era giunto”.

Dalla sua azione politica e dal-le sue opere abbiamo quindi da imparare tantissimo, così come dalla sua vita di sacrifici spesa in-teramente al servizio della causa.

A noi non basterebbero 3 o 4 vite per arrivare dove lui è ar-rivato, per comprendere ciò che lui ha compreso, per spiegare ciò che lui ha spiegato. Ciò non toglie che abbiamo il dovere di fare tut-to quanto è nelle nostre possibili-

tà per trarre i dovuti insegnamenti e applicarli dialetticamente alla nostra situazione specifica.

È grazie al marxismo, cioè al pensiero di Marx e Engels, che il proletariato ha una sua cultu-ra, anche se oggi in larga parte non ne ha conoscenza a causa dell’intossicazione parlamentari-sta, elettoralista, riformista e pa-cifista della classe operaia e delle masse, e che si contrappone al liberalismo, che è la cultura della borghesia.

Il marxismo ha costituito un nuovo modo di pensare, di vede-re e di analizzare le cose e gli av-venimenti, di interpretare la storia mondiale, di concepire i rapporti tra capitale e lavoro e tra le clas-si, in particolare tra il proletariato e la borghesia, di considerare il capitalismo e lo Stato che esso

esprime.L’essenza della concezione

proletaria del mondo è costituita dal materialismo dialettico, che è la base filosofica e teorica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e che ha scoperto le leggi che regolano e governano lo svi-luppo del movimento, della na-tura, dei fenomeni, delle cose e dell’universo, e dal materialismo storico che è la base scientifica e storica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e che avvalen-dosi della dialettica, ha scoperto le leggi che regolano e governano lo sviluppo storico della società umana. Entrambi si contrappon-gono all’idealismo e alla metafisi-ca che appartengono alla conce-zione borghese del mondo.

Nella pratica il marxismo si esprime nella lotta per l’emanci-pazione del proletariato e di tutta l’umanità attraverso la rivoluzione proletaria, la dittatura del proleta-riato, il socialismo e il comunismo sotto la direzione del Partito co-munista finché non viene estinto nel comunismo come lo Stato.

Partendo dal presupposto che non è la coscienza e determinare l’essere, bensì l’essere a determi-nare la coscienza, rompendo in

questo modo con quanto allora predicato dai filosofi idealisti del tempo, Marx e Engels hanno di-mostrato come la pratica sociale nel capitalismo, fatta di sfrutta-mento e oppressione da parte dei capitalisti sul proletariato, non può che generare delle contraddi-zioni di classe insanabili in quan-to inconciliabili sono gli interessi delle classi che le esprimono; per quanto si tenti di manipolare ide-ologicamente le classi sottomes-se con l’idealismo, la religione e l’interclassismo, esse non posso-no che maturare una coscienza di classe, nel corso della lotta di classe per loro emancipazione.

In questa lotta il proletariato assume naturalmente un ruolo fondamentale in quanto forza or-ganizzata e avanzata, e per il fatto che sostiene sulle proprie spalle il peso maggiore dello sfruttamento capitalistico. Ma solo organizzan-dosi in partiti comunisti marxisti-leninisti può dirigere la lotta di classe delle masse nella direzio-ne dell’abbattimento del sistema capitalistico e della conquista del socialismo e del comunismo.

Marx spiega come “Il modo di produzione della vita mate-riale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che de-termina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscien-za. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rappor-ti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali for-ze per l’innanzi s’erano mos-se. Questi rapporti da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di ri-voluzione sociale”.

Nell’Anti-Dühring Engels spie-ga come “Le cause ultime di ogni mutamento sociale e di ogni rivolgimento politico van-no ricercate non nella testa de-gli uomini, nella loro crescente conoscenza della verità eterna e dell’eterna giustizia, ma nei mutamenti del modo di produ-zione e di scambio, esse vanno ricercate non nella filosofia, ma nell’economia dell’epoca che si considera”.

Marx e Engels hanno scoperto e spiegato il modo di sfruttamen-to capitalistico che genera profit-to facendo lavorare l’operaio ben oltre il tempo necessario a pro-durre quanto basti per la propria sussistenza, impadronendosi di questo plusvalore e mantenendo

nel contempo i lavoratori in una situazione di permanente neces-sità e con il ricatto della disoccu-pazione.

Essi hanno spiegato che il proletariato potrà emancipare se stesso solo emancipando tutta la società, abbattendo il sistema capitalista e conquistando il so-cialismo prima e il comunismo poi.

Questo ha avuto una portata tale da aver cambiato per sempre gli avvenimenti storici.

Senza Marx e Engels non vi sarebbero stati Lenin, Stalin e Mao, e non vi sarebbe nemmeno il PMLI.

E come Lenin, Stalin e Mao hanno sviluppato il marxismo, lo stesso fa il PMLI in base alla pro-pria situazione storica, politica, economica e sociale, combatten-do al contempo ogni dogmatismo e ogni revisionismo.

Il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao non finirà mai di svilupparsi, esso è una scienza e in quanto tale non può non svi-lupparsi in base alle nuove co-noscenze, alle nuove esperienze, ai nuovi avvenimenti nazionali e internazionali, alle novità della lotta di classe e della lotta per la produzione.

Condividere e applicare il mar-xismo-leninismo-pensiero di Mao distingue da sempre i veri Partiti comunisti da quelli falsi.

Il PMLI si è armato di questa invincibile teoria rivoluzionaria del proletariato sin dalla sua na-scita, e ancor prima nei 10 anni di preparazione, e il prossimo 9 Aprile celebrerà pubblicamente a Firenze i suoi 40 anni passati al servizio del proletariato e del socialismo, così come ci ha inse-gnato Marx.

Sì perché Marx non è stato solo un grandissimo filosofo e economista, non ha solo fondato assieme ad Engels il socialismo scientifico, egli ha anche speso tutta la sua vita in questa enorme opera, senza badare ai sacrifici, senza farsi intimorire dalla re-pressione e condizionare dai di-sagi dell’emigrazione, menomato dalla povertà cronica, che tra l’al-tro provocò la morte di 3 dei suoi bambini, e in particolare negli ulti-mi 10 anni dal peggioramento del suo stato di salute.

Marx non si è mai risparmia-to nella missione che si era dato, quella di fornire al proletariato le basi teoriche rivoluzionarie per liberarsi dal capitalismo e con-quistare il potere politico e il so-cialismo.

È grazie soprattutto a Engels che Marx ha potuto continuare,

8 il bolscevico / Marx N. 11 - 23 marzo 2017

Discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, a Riccione in occasione del 134° Anniversario della scomparsa del Grande Maestro del proletariato internazionale

IMPARIAMo DA MARx, sEGuIAMo LA vIA RIvoLuzIonARIA DELL’ottoBRE

Accade nulla attorno a te?

RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di

classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrisponden-za delle masse, Corrispondenze operaie e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi “pezzi’’ a:

Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 FirenzeFax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]

Studiare, capire e agire in base al paragrafo Il Partito del discorso di Scuderi “Da Marx a Mao”

pubblicato su “Il Bolscevico” n. 34/16 e sul sitohttp://www.pmli.it/articoli/2016/20160914_34a_discorsoScuderiMarxMao.html

SEGUE IN 9ª ë

Riccione (Rimini), 12 marzo. Il compagno Denis Branzanti, Respon-sabile del PMLI per l’Emilia Romagna, pronuncia il discorso com-memorativo per il 34° Anniversario della scomparsa di Marx (foto Il Bolscevico)

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nonostante tutto, nei suoi stu-di e nell’elaborazione delle sue opere. Non vi era solo una piena condivisione politica tra i due, ma anche un forte e fraterno legame che ha permesso loro di superare tante difficoltà.

Come ha scritto il compagno Giovanni Scuderi nel suo articolo “Prendiamo esempio da Marx per portare fino in fondo i nostri com-piti rivoluzionari” pubblicato sul n. 10 di quest’anno de “Il Bolscevi-co”: “L’esempio dell’eccezionale vita rivoluzionaria di Marx non può non ispirare la nostra modesta vita marxista-leninista, non può non ispirare il nostro impegno a dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso, a risvegliare il proletariato alla lotta rivoluzionaria, ad aprire la strada per l’avvento dell’Italia unita, rossa e socialista.

Il nostro compito rivoluziona-rio è diverso, ma l’impegno per assolverlo non deve essere infe-riore a quello di Marx, dando tutti noi stessi alla causa senza farsi condizionare né dalla durezza e dalle difficoltà della lotta di clas-se e dalle avversità politiche di ogni genere, né dalle poche forze umane, materiali ed economiche che disponiamo e dalle vicissitu-dini personali e familiari. In ogni

momento, noi dobbiamo essere coerenti e conseguenti con le indicazioni di Mao sui marxisti-leninisti” (vedi “Il Bolscevico” n. 27 del 2015).

Studiamo, individualmente e collettivamente, le sue citazioni autobiografiche pubblicate su “Il Bolscevico” e il “Manifesto del Partito comunista” che ha scrit-to assieme a Engels, pensando all’attuale situazione internazio-nale e nazionale e ai problemi che abbiamo di fronte per trasformare il mondo e noi stessi.

Non potremo che trovare in-segnamenti utili per migliorare la nostra militanza marxista-lenini-sta e combattere contro il gover-no Gentiloni, di matrice renziana antipopolare, piduista e fascista, e la sua politica di lacrime e san-gue all’interno e di interventismo e colonialismo all’esterno.

Imparando da Marx seguiamo la via rivoluzionaria dell’Ottobre, di cui quest’anno ricorre il 100° Anniversario, perché i fatti e la storia dimostrano che solo il so-cialismo può cambiare davvero l’Italia e dare il potere al proleta-riato.

Frequentiamo il più possibile la piazza che è il nostro ambiente ideale e naturale di lotta e di pro-paganda, assieme a quello delle fabbriche, dei campi, delle scuo-le e delle università, perché come

ci insegna Mao “Il marxismo non può essere appreso solo dai libri; esso deve passare principalmen-te attraverso la lotta di classe, il lavoro pratico e il contatto stretto

con le masse operaie e contadine per poter essere veramente com-preso”.

Nell’ultimo numero del quoti-diano “Neue Rëinische Zeitung”

costretto a chiudere per la re-pressione giudiziaria e polizie-sca del governo, Marx e Engles scrissero “I redattori della ‘Neue Rëinische Zeitung’ nel prende-re congedo vi ringraziano per la simpatia dimostrata loro. La loro ultima parola sarà sempre e dappertutto: Emancipazione della classe operaia.”

E questa è anche la nostra parola, sempre e dappertutto: “Emancipazione della classe operaia”!

È la parola del PMLI che si è posto come sua missione storica il compito di conquistare il socia-lismo in Italia e portare al potere politico il proletariato, la classe delle operaie e degli operai!

Con Marx per sempre, contro il capitalismo e per il socialismo!

Tutto per il PMLI, il proletariato e il socialismo!

Avanti verso l’Italia unita rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

N. 11 - 23 marzo 2017 Marx / il bolscevico 9

Il PMLI commemora Marx a RiccioneBranzanti: “imparando da marx seguiamo la via rivoluzionaria dell’ottoBre”

Dal nostro corrispondente �dell’Emilia-RomagnaDomenica 12 marzo il PMLI.

Emilia-Romagna ha commemora-to Marx in occasione del 134° an-niversario della sua scomparsa a

Riccione (Rimini), dove si trova un suo busto collocato presso i giar-dini della Biblioteca comunale.

Impugnando le bandiere dei Maestri e del PMLI militanti e sim-patizzanti di Rimini, Forlì, Modena

e Salsomaggiore Terme si sono radunati attorno al busto, dove era stato posto il manifesto del Partito “Con Marx per sempre”.

Poco dopo le 11 il compagno Denis Branzanti, Responsabile

del PMLI per l’Emilia-Romagna ha pronunciato il discorso com-memorativo (pubblicato a parte) ascoltato con interesse dai pre-senti. In diversi si sono soffermati durante l’iniziativa, in alcuni casi

scattando delle foto.I compagni hanno poi deposi-

tato ai piedi del busto un mazzo di fiori rossi a nome del PMLI e insieme hanno fatto alcune foto.

Dopo che l’anno scorso le

“forze dell’ordine” identificarono i manifestanti, quest’anno una macchina dei carabinieri e una della polizia hanno sostato nel-le vicinanze per tutta la durata dell’iniziativa.

ë DALLA 8ª

omaggio a Lucia e ai partigiani per l’8 Marzo

Richiedete

Le richieste vanno indirizzate a: [email protected]

PMLI - via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055 5123164

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

MARZO

I-=Ost Cub Trasporti - Sciopero del personale del trasporto pubblico locale con orari e modalità diversificati sul territorio

RUnicobas Scuola-Federazione sindacale dei comitati di base - Cub-Scuola Università Ricerca Feder-Ata Usb-Pubblico Impiego - Ministero

Istruzione Università Ricerca - Sciopero del personale dirigente, docente, ata ed educativo a tempo indeterminato e determinato in Italia e all’Estero

contro la legge 107 e i decreti attuativi

RFilctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil - Gas/Acqua - Sciopero dei lavoratori delle aziende del settore

S-WOsr Filt-Cgil Fit-Cisl Fast Orsa – Sciopero del personale di #Trenitalia DPR e della società Trenord con orari diversificati

per regione

UCub, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt-Uil, Ugl-Ta – Sciopero generale dei lavoratori comparto aereo, aeroportuale e indotto degli aeroporti

XUnica-Cgil, Fitr-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Taxi, Federtaxi-Cisla, Usb-Taxi, Uti, Faisa-Confai, Uninpresa, Fast Tpnl-Confsal – Sciopero lavoratori dei

Taxi

ZLa rete C’è chi dice No e Eurostop – Manifestazione a Roma contro G7, l’Europa dell’austerità, dei confini e muri.

Riccione (Rimini). (Accanto) Il compagno Denis Branzanti, Respon-sabile del PMLI per l’Emilia Romagna depone i fiori al monumento dedicato a Marx. (Sopra) Un momento della commemorazione (foto Il Bolscevico)

Firenze. 8 Marzo 2017. I compagni Giovanni Scuderi, Segretario generale del Partito e Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, depongono la mimosa sulla tomba della compagna Nerina “Lucia” Paoletti al cimitero del Pino. Accanto le compagne Martenghi e Scartoni sistemano la mimosa sulla tomba dell’amata compagna Lucia

Firenze, 8 Marzo. I compagni Scuderi e Martenghi rendono omaggio al cippo dei Partigiani presente nello stesso cimitero

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Tenendo alta la bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao

e dritta la barra verso il socialismo e la conquista del potere politico da

parte del proletariato

IL PMLI FESTEGGIAI SUOI 40 ANNIAL SERVIZIO DEL PROLETARIATO E CONTRO IL CAPITALISMO E I SUOI GOVERNI

IL PMLI FESTEGGIAI SUOI 40 ANNIAL SERVIZIO DEL PROLETARIATO E CONTRO IL CAPITALISMO E I SUOI GOVERNIFirenze 9 Aprile 2017 ore 10Sala ex Leopoldine - Piazza Tasso, 7

L’INIZIATIVA È APERTA AL PUBBLICO

9 Aprile1977-2017PMLI40 ANNI

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOComitato centraleSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it

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N. 11 - 23 marzo 2017 Napoli / il bolscevico 1115 mila manifestanti contro il raduno dei fascisti e xenofobi

Napoli aNtifascista iN piazzaLa polizia e i carabinieri di Gentiloni, Minniti e Pinotti caricano i manifestanti. Battaglia di strada per cacciare il fascio-leghista SalviniI MarxIStI-LenInIStI PartenoPeI In PrIMa LInea con La BandIera deL PartIto

Redazione di Napoli �Una delle più combattive ma-

nifestazioni antifasciste e antiraz-ziste degli ultimi anni si è svolta a Napoli sabato 11 marzo dal titolo chiarissimo “Mai con Salvini”, un segno tangente ed inequivocabile dell’opposizione alla venuta del leader fascio-leghista tesa a fare il suo squallido comizio presso la sala della Mostra d’Oltremare, nel quartiere Fuorigrotta, concessa dalle istituzioni nazionali e locali in camicia nera.

l’occupazione della sala della mostra

d’oltremare da parte degli antifascisti

La settimana che ha preceduto il corteo è stata rovente di polemi-che ed iniziative da parte degli an-tifascisti napoletani raccolti nella “Rete antifascista napoletana” con la partecipazione di decine di par-titi, associazioni, comitati pronti a sbarrare la strada a Salvini e ai suoi provocatori; fin dalle prima battute anche i marxisti-leninisti hanno an-nunciato la loro presenza al corteo del’11 marzo, mentre la Redazione di Napoli de “Il Bolscevico” ha se-guito passo dopo passo l’evolversi degli avvenimenti.

Salvini anticipava la sua venuta a Napoli mercoledì 8 marzo nella prima mattinata su invito del quoti-diano dei capitalisti Caltagirone “Il Mattino”. La sua intervista “esclu-siva” realizzata sotto la regia del direttore Alessandro Barbano ha offerto al caporione fascio-leghista una tribuna per vomitare su centri sociali chiamati “zecche” e per giu-stificare il suo opportunistico die-trofront sui napoletani (“nel 2009 ho sbagliato a dire che puzzavano e che erano terremotati”) e sul fat-to che addirittura “Napoli è casa mia”. Inutile dire che neanche una parola concreta per il Mezzogiorno è stata detta nello stile fascista che appartiene al capofila dei razzisti. L’incontro è stato contestato dagli antifascisti e ci sono stati momenti di tensione all’esterno del quoti-diano di regime, all’altezza di via

Chiatamone a due passi dal “lun-gomare liberato”; l’ingresso del giornale è stato di fatto presidiato dai poliziotti di Minniti in assetto antisommossa. Un cronista stava riprendendo la protesta con il te-lefonino, quando è stato prelevato dagli agenti e identificato. Il giorna-lista riferisce anche di essere stato colpito con un manganello sulla mano: “Voglio sporgere denuncia - ha riferito ai colleghi - stavo fa-cendo riprese e non stavo prote-stando, mi sono qualificato senza essere ascoltato”.

Già lunedì 6 marzo l’aria si fa-ceva tesa in ordine alla concessio-ne o meno della sala della Mostra che vedeva la giunta De Magistris – attesa la proprietà pubblica al 70% - negare il plesso su spinta della base arancione contraria alla presenza di Salvini in città. Non era dello stesso avviso il governo Gentiloni e soprattutto il nuovo ministro dell’Interno Marco Min-niti che, coprendosi dietro l’art. 21 della Costituzione, facevano leva sulla “libertà di manifestare il proprio pensiero” per dare voce all’eurodeputato fascista e razzista e quindi facendo pressioni prima su De Magistris e poi direttamente sulla Prefettura partenopea. Dopo alcuni tentennamenti, il prefetto Carmela Pagano concedeva la sala a Salvini su diktat di Minniti il 9 marzo. Nella mattinata di venerdì 10 marzo alcune decine di mani-festanti aderenti alla “Rete antifa-scista napoletana” e i giovani dei centri sociali occupavano la sala congressi della Mostra d’Oltrema-re, esponendo cartelli e urlato slo-gan contro il leader della Lega. De Magistris, dopo aver accostato le dichiarazioni di Salvini all’antimeri-dionalismo e alla apologia del fa-scismo, correggeva il tiro: “Noi non limitiamo la libertà di espressione di Salvini ma bisogna stare attenti a chi fa apologia del fascismo che in Italia è un reato. Il governo attra-verso la Prefettura oggi si prenderà le chiavi della Mostra d’Oltremare per accogliere Salvini, avremmo preferito un’altra location, priva-ta”. Da registrare la presenza dei marxisti-leninisti che, una volta saputa dell’occupazione, si radu-

navano fuori la Mostra assieme ad altri antifascisti a dare coraggio e sostegno agli occupanti.

il diktat fascista di Minniti

L’occupazione degli antifasci-sti e degli antirazzisti partenopei sortiva il suo effetto e, rifiutato l’incontro con il prefetto Pagano, incassavano dal presidente del-la Mostra D’Oltremare, Donatella Chiodo, l’annuncio della volontà di rescindere il contratto con Mat-teo Salvini. “La nostra - spiegava Chiodo -, non è una decisione politica. Oggi gli allestimenti della Fiera dronistica, già preventivata, sono stati bloccati. Avevamo evi-denziato questa criticità, la nostra preoccupazione era che non si bloccasse la Mostra D’Oltremare, come è successo oggi”. Decisione logistica per i dirigenti della Mostra ma che diventa immediatamente una vittoria politica per i manife-stanti, che si riversano in strada, lasciano la Mostra intonando cori contro la Lega Nord e annuncian-do che la manifestazione prevista per il giorno successivo, si sareb-be regolarmente svolta. Neanche un’ora dopo la fine dell’occupazio-

ne, infatti, dal Viminale partiva una comunicazione destinata a inaspri-re i toni della contestazione: Marco Minniti dava “precise disposizioni al prefetto di Napoli perché assicu-rasse il diritto costituzionalmente garantito dell’onorevole Salvini a tenere la manifestazione program-mata nel capoluogo campano”. Annullata dunque la volontà della Mostra D’Oltremare di rescindere il contratto firmato con il partito del leader del Carroccio, con i vertici della Mostra e De Magistris inca-paci ad opporsi al diktat di Genti-loni e Minniti.

15 mila assediano salvini e la sua

teppagliaSabato 11 marzo, nel primo

pomeriggio, intorno alle 14, si pre-sentavano da tutta la Campania - e anche da fuori regione – 15 mila manifestanti antifascisti e antiraz-zisti che invadevano pacificamen-te la città intonando cori e slogan contro la teppaglia fascio-leghista di Matteo Salvini e della Lega. Era probabilmente dai tempi dei gran-di cortei operai dell’ex-Italsider che non si vedeva il quartiere Fuo-rigrotta che, storicamente ha sem-pre avuto una forte connotazione antifascista, invaso da decine di migliaia di giovani, operai, preca-ri, disoccupati, pronti a sbarrare la strada a Salvini e i suoi sgherri. La manifestazione era accompagnata da un caldo e soleggiato pome-riggio e partiva con un presidio presso piazza Sannazzaro, a pochi passi dalla targa dedicata al giova-ne Claudio Miccoli, ucciso di fasci-sti nel 1978. Verso le 14,30 il cor-teo partiva alla volta di Fuorigrotta superando la galleria che collega Piedigrotta a viale Augusto. Pre-senti i centri sociali napoletani, come “Officina 99”, “Laboratorio occupato Ska”, “Insurgencia”, “Iskra” (che denunciava Salvini come “fascio-leghista”) collettivi universitari e studenteschi, i “sin-dacati di base” Usb e Slai Cobas, migliaia di migranti, il PRC, DeMa (il nuovo movimento politico di De Magistris) e il PC di Rizzo. Pre-sente anche la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI guida-ta dal compagno Andrea Cannata che ha sventolato la bandiera del Partito e indossato le magliette rosse con il nostro simbolo falce e martello ed effigie di Mao, al collo i foulard rossi. Cartelli e striscioni riportavano per lo più “Salvini vat-tene” “via Salvini da Napoli”, fino alla ironica trovata di alcuni mani-festanti che si presentavano con una ruspa decorata da un cartello con un immaginario foglio di “via dal sud” dedicato al leader della

Lega. I leader storici dei centri so-ciali, Mario Avoletta e Alfonso De Vito dal megafono richiamavano la storia delle Gloriose Quattro Gior-nate di Napoli invitando i presenti ad emulare partigiani e scugnizzi partenopei che nel 1943 libera-rono Napoli dal mostro nazifasci-sta. In piazza, per manifestare il dissenso, erano presenti anche i consiglieri comunali di maggio-ranza Pietro Rinaldi ed Eleonora De Majo, l’assessore ai giovani con delega alla polizia municipale Alessandra Clemente, il presidente della III Municipalità Ivo Poggiani e la moglie del sindaco de Magistris. Assente De Magistris, nonostante la base arancione si aspettasse la sua presenza dopo i proclami anti-Salvini dei giorni scorsi.

le cariche delle “forze dell’ordine”

e la resistenza antifascista del corteo

Il corteo percorreva viale Augu-sto e raggiungeva lo Stadio San Paolo fiancheggiando l’Università “Federico II”, facoltà di Ingegne-ria. Qui i manifestanti trovavano, a ridosso dell’ingresso della Mostra d’Oltremare, un massiccio spiega-mento delle “forze dell’ordine” in assetto antisommossa posiziona-tosi su ogni lato della piazza, a de-limitare una sorta di “zona rossa” stile Napoli 2001. Impressionante la tenuta antisommossa corredata da svariate camionette accompa-gnate da un mezzo provvisto di idrante. I partecipanti si avvicina-vano all’ingresso del plesso chie-dendo di consegnare simbolica-mente un “foglio di via” da Napoli per Salvini; nemmeno un minuto e le “forze dell’ordine” dei ministri Minniti e Pinotti si scatenavano in cariche proditorie, selvagge e a freddo, sparando all’impazzata sui manifestanti i lacrimogeni ad altezza d’uomo assieme all’utilizzo di idranti, cercando di accerchiare il corteo, caricandolo da ogni lato e manganellando anche chi era sul ciglio della strada, sino all’in-seguimento del corteo per circa due chilometri verso viale Giulio Cesare. Oriana racconta: “Ci han-no impedito l’accesso alla via che portava alla mostra d’oltremare. Ci hanno fatto ripiegare e sospinti a via Leopardi. Le vie laterali erano inibite dalla presenza di polizia e carabinieri pronti a caricare men-tre caricavano con lacrimogeni e manganelli da via Leopardi, impe-dendoci di fatto una via di fuga. Si chiama democrazia all’italiana. La nostra era una manifestazione au-torizzata”.

I manifestanti non ci stavano a questa aggressione e respin-

gevano colpo su colpo le cariche delle “forze dell’ordine” che pro-seguivano la loro repressione con una vera e propria caccia all’uomo terminata con quattro arresti, due rilasciati la sera stessa e altri due trattenuti nelle celle della questu-ra di via Medina in attesa del pro-cesso per direttissima che si terrà lunedì mattina. Sono Luigi, attivi-sta dei disoccupati 7 novembre e Carmine, attivista impegnato nel recupero dell’ex carcere Filangie-ri, oggi centro sociale “Scugnizzo liberato”, fermato con violenza, insultato e percosso da numero-si celerini quando era già a terra immobile. I compagni partenopei hanno subito espresso la totale e ferma solidarietà a feriti, fermati ed arrestati.

Dopo mezz’ora di autentica battaglia di strada, verso le 17, il corteo ritornava nuovamente a piazza Sannazzaro terminando con slogan contro la discrimina-zione territoriale e la xenofobia, con la delegazione della Cellula “Vesuvio Rosso”, la cui presenza è stata molto apprezzata dai presen-ti, orgogliosa di aver partecipato a questa giornata di lotta sventolan-do la nostra bandiera anche nei momenti di alta tensione, ribaden-do con forza e determinazione ac-canto alle masse che Napoli è, e resterà per sempre, città Medaglia d’Oro al valore per la Resistenza.

la solidarietà a salvini di De luca, Renzi, Minniti e del M5s

Non si smentiscono mai i ser-vi del capitalismo tutti a correre in favore del fascio-leghista Salvini e del suo provocatorio comizio, pri-mi fra tutti il neoduce Renzi che dal palco del Lingotto ha sferrato un vile attacco agli antifascisti col so-lito ritornello che “la violenza non è mai giustificata” e “solidarietà con le forze dell’ordine senza se e sen-za ma”. Alla canea neofascista non si sono sottratti nemmeno i gior-nali e le tv del regime neofascista cominciando da “Il Mattino” e “Sky Tg24”, praticamente due megafoni a favore di Salvini, che hanno ripre-so fedelmente, come cani da guar-dia, le solidarietà che mano mano venivano espresse nei confronti del comiziante leghista. Quasi im-mediata quella del governatore De Luca che apriva il suo intervento al Lingotto dando la solidarietà a Salvini “perché ha diritto a parla-re dove e come crede, il diritto di parola è il diritto alla libertà”. Non mancava anche l’intervento foto-copia di Minniti che con piglio du-cesco allargava la solidarietà alle “forze dell’ordine” sottolineando che sotto il suo mandato non sa-rebbero più successe cose del ge-nere (“In democrazia c’è un confi-ne non valicabile: la violenza”).

Davanti agli attacchi del PD al sindaco De Magistris e alle parole di Bassolino, “I centri sociali han-no fatto i centri sociali, lui non ha fatto il sindaco”, l’ex pm non si smentiva e opportunisticamente faceva dietrofront: “non sto con i violenti, mai. Io sto con Napoli” affermava domenica 12 all’indo-mani della bellissima giornata di lotta antifascista. A differenza sua noi marxisti-leninisti salutiamo la giornata dell’11 marzo e invitia-mo gli antifascisti e gli antirazzisti a non abbassare la testa dinanzi alle provocazioni delle istituzioni in camicia nera e a sbarrare la strada a qualsiasi gruppo o formazione nazista, fascista e razzista come è la Lega di Salvini e dei suoi lacchè campani.

coMuNicato staMpa Del cooRDiNaMeNto Mai coN salviNi

Napoli aveva diritto di contestare il razzista salvini

Ministro Minniti (insieme a Matteo Salvini) con le sue forza-ture e la costruzione autoritaria di una zona rossa militarizzata nella mostra d’Oltremare, contro il vo-lere dell’ente stesso, porta gran-de responsabilità politica della rabbia sociale di oggi. Le cariche poi indiscriminate che hanno in-seguito un corteo di migliaia di persone per chilometri! Libertà per i fermati!”.

Un fiume di persone, fino a diecimila nelle strade di Fuo-rigrotta: è la marea che si è in-nalzata per contestare il leader razzista e antimeridionale Matteo Salvini e il suo congresso “dello zio Tom” con i suoi tristi autobus di deportati. Migliaia di giovani di questa città invece nella ma-nifestazione, ma anche associa-zioni, movimenti, comitati, realtà di base. Contro una presenza a cui la città era complessivamente ostile perché ha ottima memoria della discriminazione politica e degli insulti continui. Di quel che

è successo dopo, dell’indigna-zione trasformata in rabbia e poi delle cariche indiscriminate fino alla fine di viale Giulio Cesare, il ministro Minniti, dopo Matteo Salvini, porta la responsabilità politica e morale. Commissaria-ta per l’ennesima volta la città, sfidata la totale impopolarità di questa presenza con un prov-vedimento autoritario che ha imposto alla mostra d’Oltremare un comizio che l’ente autonomo e il Comune che ne detiene la proprietà non volevano ospitare. Una sfida muscolare al sentimen-to antirazzista e antileghista della città completato da un’impres-sionante militarizzazione e dalla costruzione di una Zona Rossa, cui Napoli ha sempre dimostrato di essere allergica.

Se Salvini poteva tenere il suo comizio razzista nella mostra d’Oltremare, persino contro il vo-lere della stessa, allora i cittadini di Napoli avevano il diritto di an-darlo a contestare! Il dispositivo

militare ha reagito al tentativo di consegnare il “foglio di via” a Sal-vini e poi ha deciso di mostrare i muscoli caricando il corteo che a quel punto si è difeso come po-teva. Con il camion dell’amplifi-cazione da cui arrivavano ripetuti inviti a compattarsi e continuare la manifestazione per tornare ver-so piazza Sannazzaro, ma non è stato possibile perché le cariche con idranti e lacrimogeni sono continuate per chilometri su tutta via Giulio Cesare fino all’imbocco della galleria. Con cinque, forse sei persone fermate, alcune nelle cariche gratuite a grande distan-za dalla Mostra e persone pesta-te anche sui marciapiedi.

Chiediamo a tutti quelli che dispongono delle foto di questi pestaggi coi manganelli di far-cele avere. Noi rivendichiamo la liberazione dei fermati e di sicuro l’opposizione alle politiche razzi-ste e antimeridionali continuerà!

Coordinamento Mai Con Salvini

Napoli, 11 marzo 2017. Manifestazione contro Salvini. Nel corteo, nelle prime file il compagno Andrea, segretario della Cellula “Vesuvio Rosso” del PMLI (foto Il Bolscevico)

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12 il bolscevico / interni N. 11 - 23 marzo 2017

Macelleria sociale

Governo e reGioni taGliano la spesa sociale

Colpiti duramente gli anziani non autosufficienti, i disabili, le famiglie povere, i centri anti-violenzaLa scure dei tagli continua a

colpire. Bersaglio preferito del governo Gentiloni la spesa so-ciale mentre aumentano la spe-sa militare e gli sgravi fiscali alle aziende. Mentre sui media si annunciano investimenti per ri-qualificare le periferie urbane e per sostenere i più poveri, con-cretamente si tagliano i fondi a tutti quei servizi a sostegno dei disabili, dei bambini, degli an-ziani, delle ragazze madri e del-le persone in difficoltà.

“Dopo i tagli per la Sanità, 422 milioni, ora la mazzata per oltre 210 milioni sul Fondo per le politiche sociali e 50 per la non autosufficienza. Tagliati an-che i fondi per i libri di testo, per il sostegno agli inquilini poveri, per l’edilizia sanitaria e scolasti-

ca”, questo è stato il commento di Cgil-Cisl e Uil all’ultima ope-razione di macelleria sociale del governo Gentiloni, dimostrato-si anche in questo in perfetta continuità con l’esecutivo pre-cedente presieduto dal nuovo duce Renzi.

Si tratta, nello specifico, del taglio di 422 milioni di euro al Fondo sanitario nazionale e di 485 milioni ai trasferimenti sta-tali, la maggior parte dei quali ri-guardano i capitoli della spesa sociale. Una cifra equivalente a più dei tre quinti del miliardo e mezzo di euro con cui il gover-no ha intenzione di finanziare il cosiddetto “contrasto alla po-vertà”, il decreto che prevede di erogare una cifra massima di 400 euro mensili a famiglia,

un’elemosina che non potrà mi-nimamente intaccare le condi-zioni di vita di milioni di perso-ne e che oltretutto interesserà a malapena un povero su quattro.

Come si vede si tratta del gioco delle tre carte, si metto-no soldi da una parte e si tol-gono dall’altra, succede perfi-no che un ministero, quello del Lavoro e delle Politiche Sociali presieduto da Poletti prometta 50 milioni per la Sla e il MEF (Ministero dell’Economia e del-le Finanze) guidato da Pado-an li tolga di mezzo. L’indirizzo generale è quello di ridurre la spesa sociale, del resto ci sono i diktat europei che impongo-no all’Italia ulteriori risparmi su queste voci di spesa, il vinco-lo del pareggio del bilancio per lo Stato e le amministrazioni lo-cali (il fiscal compact) e la re-visione della spesa pubblica, propinata spesso con il termine inglese, per coprire i suo reale significato, di spending review, che vede proprio nel ministro Padoan uno dei più feroci so-stenitori.

Questi pesanti tagli passano quasi sotto silenzio, solo pochi giornali ne hanno parlato. I me-dia, e in particolare la TV, fan-no invece da cassa di risonanza alle campagne propagandisti-che governative come quella sul “contrasto” alla povertà, op-pure mandano in onda servi-zi che mostrano falsi invalidi o cosiddetti “furbetti del cartelli-no”. Fenomeni che certamente esistono ma che sono figli del clientelismo, delle raccomanda-

zioni, del voto di scambio che i vari partiti borghesi, nessuno escluso, praticano a livello cen-trale e locale.

Queste campagne mediati-che strumentali vengono lan-ciate per distruggere ancora di più la sanità pubblica e spinge-re verso quella privata, giusti-ficare l’abbandono delle per-sone malate e la riduzione di personale nelle strutture sa-nitarie, scolastiche e sociali, bloccare gli stipendi dei lavo-ratori pubblici e attaccare i loro diritti come quello di sciopera-re. La realtà si presenta ben diversa da come la presenta il governo: l’Italia si trova al 21° posto in Europa per quanto ri-guarda la spesa sanitaria, il 15% dei bambini è senza pe-diatra, la spesa per il soste-gno abitativo quasi inesisten-te e (nonostante i falsi invalidi) migliaia di disabili sono lasciati completamente ed esclusiva-

mente a carico delle famiglie e dei volontari.

Non a caso le associazioni che se ne occupano sono molto arrabbiate. “Il fatto è di una gra-vità inaudita e quel che ancor più sconcerta – afferma Franco Bettoni, Presidente della Fede-razione delle Associazioni Na-zionali delle persone con Di-sabilità – è il fatto che la FAND che, in questi mesi, ha parteci-pato ad incontri e confronti con il Ministro del lavoro proprio per arrivare ad un aumento del Fondo per la non Autosufficien-za, non abbia ricevuto alcuna informativa al riguardo e ne sia venuta a conoscenza per altri canali”. La Federazione nazio-nale diabetici ha parlato di “po-litiche sociali umiliate”, Vincen-zo Falabella, presidente della Fish, la onlus per il superamen-to dell’handicap: “è un pessimo segnale per il futuro, un colpo assestato dopo aver fatto ba-

lenare l’ipotesi di progettare e costruire livelli essenziali di as-sistenza validi in tutto il Paese aprendo così una nuova stagio-ne di inclusione sociale”.

I sindacati confederali dei pensionati giudicano “inaccet-tabile il balletto di reciproche accuse tra Regioni, Governo e Parlamento sulle responsabilità di tali tagli e chiedono urgente-mente la riconvocazione del ta-volo al ministero del Lavoro per sapere quale iniziative intenda assumere per evitarli” e pre-annunciano eventuali iniziative di lotta. Ricordiamo che questi tagli sono il frutto dell’accordo siglato il 23 febbraio in Confe-renza Stato-regioni “per il rag-giungimento degli obiettivi di finanza pubblica“, quindi le isti-tuzioni centrali e le Regioni, de-stra o “sinistra” borghese che siano, si sono trovati d’accordo per questo ulteriore intervento di macelleria sociale.

Una manifestazione contro i tagli alla spesa sociale

lo denuncia l’inca-cgil

208 euro di pensione per i voucheristi

Mentre il governo e la mag-gioranza parlamentare si arro-vellano su come salvare i vou-cher dal referendum, dall’Inca CGIL (il patronato) arriva un’im-portante indagine, contenu-ta nel rapporto Voucher: “buo-ni” per oscurare lavoro e tutele, che conferma dati alla mano un fatto già abbastanza chiaro a tutti: ai voucheristi, ossia chi lavora pagati con i “buoni”, non arriverà praticamente nessuna pensione.

Lo studio della CGIL prende in esame un ipotetico lavoratore che, pagato a voucher, percepi-sce un reddito annuo di 9.333 euro. Una miseria, ma che rien-tra nel tetto massimo di voucher erogabili. Questo voucherista si vedrebbe quindi corrispondere una pensione che definire mi-sera sarebbe un eufemismo: 208,35 euro.

Senza contare che gli occor-reranno almeno 35 anni di lavo-ro per raggiungere l’anzianità contributiva minima, quindi non potrebbe andare in pensione prima dei 70 anni. Tutto senza avere diritto a tutele fondamen-tali come la malattia, la materni-tà, l’invalidità.

Naturalmente si tratta di uno studio campione che preve-de una vita passata a lavora-re esclusivamente a voucher. Questo di per sé non è affat-to inverosimile, visto che l’Inca per il 2016 denuncia ben 133,8 milioni di voucher venduti, con una media d’età scesa ai 36 anni. Tuttavia, la situazione non si fa certo più rosea per chi pas-sa dai voucher ad altre forme di lavoro precario e viceversa, che comunque non assicurano pen-sioni dignitose o, in certi casi, la pensione non l’assicurano af-fatto.

Lo stesso Tito Boeri, presi-dente dell’Inps, che oggi è in prima fila nella difesa dei vou-cher sia pure con qualche ri-toccatina – mentre non rispon-de alle denunce circostanziate della CGIL sul fatto che 50 cen-

tesimi per ogni voucher finisco-no nelle casse dell’Inps, ma non della previdenza sociale –, un anno fa era stato costret-to ad ammettere che la gene-razione 1980 andrà in pensio-ne a 75 anni (vedi: http://pmli.it/articoli/2016/20160427_18i_generazione1980.html). Chi ha buona memoria ricorderà che il suo predecessore Antonio Ma-strapasqua aveva candidamen-te riconosciuto di non voler rive-lare i dati sulle pensioni future delle giovani generazioni per non rischiare il “sommovimen-to sociale”.

Per questi motivi, è inaccet-tabile anche la proposta tam-pone del governo Gentiloni che mantiene la possibilità di utiliz-zo (e quindi abuso) dei voucher per le imprese “senza dipen-denti”, oltre che le famiglie.

Per noi occorre “intraprende-re una lotta intransigente contro i voucher fino alla loro abroga-zione. Il prossimo referendum è un’occasione imperdibile da sfruttare per dare nuovo slan-cio e portare possibilmente alla vittoria questa battaglia e i mar-xisti-leninisti non faranno man-care la loro partecipazione e appoggio... Ovviamente que-sta battaglia non è la fine della guerra, ma sarebbe una impor-tante vittoria sul fronte dei dirit-ti dei lavoratori da inserire nel-la lotta più generale per abolire l’intero sistema del precariato. Che, come abbiamo detto, è in-sieme compressione dei diritti dei lavoratori e utile strumento nelle mani della borghesia per soffocarne le lotte. Visto però che ormai il precariato è ende-mico e parte integrante del si-stema economico capitalista, se non si abbatte quest’ultimo, difficilmente si potrà elimina-re il precariato” (dal Documen-to della Commissione giovani del PMLI “Appoggiando il refe-rendum della CGIL lottiamo per abolire il voucher e il precaria-to”).

sentenza storica dei giudici di trento sulla “maternità surrogata”

Due GeMelli per Due paDri GayLa Cei attacca la sentenza

È storica la sentenza della Corte d’appello di Trento del 23 febbraio scorso, con la qua-le a due padri gay è stata ri-conosciuta la paternità dei due gemelli avuti in Canada (in Ita-lia, si sa, è impossibile perché tuttora illegale) tramite la “ma-ternità surrogata” o, più corret-tamente, la gestazione per al-tri (GPA).

I due padri hanno avuto i gemelli ben sette anni fa, ma al ritorno in Italia ovviamen-te si sono visti negare la regi-strazione all’anagrafe. Da al-lora è partito un calvario che, per ora, sembra andato a buon fine grazie alla decisione dei giudici di Trento, anche se la procura generale ha annuncia-to ricorso in Cassazione.

Per i giuristi del sito “Arti-colo 29”, la sentenza è stori-ca perché stabilisce “l’assolu-ta indifferenza delle tecniche di procreazione cui si sia fat-to ricorso all’estero, rispetto al diritto del minore al riconosci-mento dello status filiationis nei confronti di entrambi i ge-nitori che lo abbiano portato al mondo”. È storica anche per-ché, insieme alla recente de-cisione del tribunale dei minori

di Firenze di riconoscere l’ado-zione di una bimba a due padri omosessuali, si tratta di un su-peramento di fatto della legge Cirinnà sulle unioni civili, de-bole, insufficiente e discrimina-toria e che già gli attivisti LGBT un anno fa accusavano di es-sere “nata vecchia”. Ma Renzi e il PD non avevano avuto la volontà e la forza di fare di più, ostaggi della destra conserva-trice nel governo e nel partito stesso.

Contro la sentenza si è sca-gliata naturalmente la Con-ferenza episcopale italiana (Cei), il cui presidente cardi-nal Bagnasco ha detto che “il bene dei bambini richiede, se-condo il buon senso universa-le, il papà e la mamma, quindi una famiglia”. Semmai secon-do il “buon senso” cattolico, ri-badito dallo stesso papa Fran-cesco un anno fa alla Rota Romana, quando disse che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Non certo per la scienza, che ha di-mostrato che lo sviluppo del bambino non è influenzato ne-gativamente da genitori omo-sessuali.

Maternità surrogata e sfruttamento delle donne

Fa specie che al carrozzo-ne reazionario e oscurantista di Bagnasco, Salvini, Giovanardi e Gasparri, si sia accodata la fem-minista Luisa Muraro, che in un post del 3 marzo dal titolo “Una di meno” (in evidente contrappo-sizione al movimento “Non una di meno”) ha attaccato la gesta-zione per altri come sfruttamento del corpo femminile ed espres-sione di un certo “omo-patriar-cato”. Paradossalmente, al pari della Chiesa e della destra, si vuole negare alle donne il diritto di decidere in totale indipenden-za che fare del proprio corpo e tenerle schiave della morale bor-ghese e cattolica. Una posizione respinta con forza dalle donne che hanno riempito le straordi-narie piazze dell’8 Marzo.

Ovviamente la legge del-la giungla vigente nel capitali-smo crea il pericolo che le don-ne proletarie e oppresse siano barbaramente costrette a “ven-dere” il proprio corpo. Per que-sto serve subito una legge che eviti qualsiasi abuso di questo genere, basando la GPA sulla libera scelta delle donne e mai

a scopo di lucro, e affidando la pratica esclusivamente alla sa-nità pubblica, lontano da clini-che private a caccia di profitti. Ma anche per riconoscere agli omosessuali che hanno ricorso alla GPA il diritto alla genitoria-lità dei propri figli, senza dover-si rivolgere ogni volta ai tribuna-li. Come hanno chiesto anche “Non una di meno” e le donne che hanno riempito le piazze

Come abbiamo scritto nel Documento “I diritti e le batta-glie LGBT, il matrimonio e la ‘maternità surrogata’”, “Si trat-ta di lottare per eliminare sia le condizioni economiche e socia-li che possono portare allo sfrut-tamento delle donne povere, sia quelle che impediscono alle coppie etero e gay appartenenti alle classi oppresse di poter ri-correre alla surrogata. Siamo di fronte ad un’ulteriore prova che senza diritti sociali non ci pos-sono essere diritti civili autenti-ci per tutti. Ecco perché la batta-glia per il matrimonio, l’adozione e la ‘maternità surrogata’ anche per le coppie omosessuali è par-te integrante e non in contraddi-zione con la lotta più generale per l’emancipazione del proleta-riato e dell’intera umanità”.

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N. 11 - 23 marzo 2013 cronache locali / il bolscevico 13L’accusa è corruzione e turbativa d’asta

tangenti aLL’ospedaLe “pascaLe” di napoLiCoinvolto il nipote dell’ex ministro Dc tangentista De Lorenzo

�Redazione di NapoliUn’altra tangentopoli sem-

bra emergere dall’inchiesta della Procura di Napoli sul no-socomio oncologico di Napo-li “Pascale”, uno dei più im-portanti del Mezzogiorno e ora travolto da scandali che han-no riguardato primari e medici dell’ospedale. Lo scandalo arri-va a poche settimane dall’altro scandalo riguardante reati con-tro la pubblica amministrazione e l’incredibile assenteismo di dirigenti e medici all’ospedale “Loreto Mare”, a due passi dal rione Sanità con decine di ar-resti, molti tradotti in misure di custodia cautelare da parte del Tribunale di Napoli.

Nel caso “Pascale” l’accu-sa ipotizzata dai pubblici mini-steri Celeste Carrano e Henry John Woodcock, sotto il co-ordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, è turbativa d’asta e corruzione il cui impianto è stato confer-mato dal Giudice per le inda-gini preliminari Maria Gabriel-

la Pepe che ha disposto quasi per tutti gli indagati gli arresti domiciliari. In sostanza alcu-ni medici compiacenti favori-vano le ditte farmaceutiche o fornitori in cambio di tangenti e sulla pelle di malati di can-cro e terminali; all’ospedale venivano vendute medicine o macchinari scelti solo per fare business. Il principale accusa-to del sistema illecito sarebbe il direttore del reparto di me-dicina oncologica addomina-le, il primario Francesco Izzo, con il placet di Elia Abbondan-te, anche lui ai domiciliari, di-rettore generale dell’ASL Na-poli 1, nominato sette mesi fa dal governatore Vincenzo De Luca. Sette giorni fa era sta-to lui, nella vicenda di “Lore-to Mare”, a prendere le difese dei medici assenteisti affer-mando pateticamente “hanno famiglia”, quasi a chiedere un trattamento di favore. France-sco Izzo, il primario dell’Isti-tuto Pascale, è nipote dell’ex ministro della Sanità France-

sco De Lorenzo, già coinvolto nello scandalo di Tangentopo-li negli anni Novanta, con una condanna definitiva (5 anni) per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento il-lecito ai partiti e corruzione in relazione a tangenti per un va-lore complessivo di circa nove miliardi di lire, solo in parte ot-tenute da industriali farmaceu-tici dal 1989 al 1992, durante il suo ministero.

Il “sistema Izzo” si com-pletava con la partecipazione della moglie Giulia Di Capua: il dirigente Abbondante era responsabile dell’acquisizio-ne di beni e servizi e, secon-do la Procura, sapeva tutto e avrebbe omesso i controlli per favorire certe ditte, dichiaran-do non sostituibili alcuni dispo-sitivi medicali, richiedendo, in ultimo, l’acquisto con la pro-cedura negoziale diretta, cioè senza gare. Così il gioco era fatto: si rivolgevano sempre ai promotori farmaceutici del-le stesse aziende, riconducibi-

li allo stesso primario e alla Di Capua, anche lei ai domiciliari. Di Capua gestiva la Gdc Medi-cali srl e inviava al marito Izzo gli aggiornamenti dei prezzi che doveva indicare nella ri-chiesta, e il coniuge provve-deva a rettificare la richiesta presso la società mediante l’e-sposizione di prezzi maggio-rati e l’indicazione della socie-tà distributrice in via esclusiva degli stessi beni. Dunque, la manager Di Capua dettava le regole sulle spese del ma-rito primario, con un rincaro sui prezzi fino al 75%, secon-do il Gip Pepe, sfruttando gli acquisti d’urgenza o quelli di estrema necessità con cui si sono aggirate senza difficoltà le norme sui farmaci. Un’en-nesima prova su come si sta evolvendo la gestione sanita-ria in Campania, tanto vantata dal governatore De Luca con il consueto piglio ducesco, ma che nella sostanza ha confer-mato lo sfascio completo della sanità in Campania.

Firenze

iL sindaco pd nardeLLa vuoLe negare Le case popoLari agLi immigrati

Plauso dal forzista Cellai �Redazione di FirenzeChe vergogna! Il sindaco

Dario Nardella (PD), scimmiot-tando il fascioleghista Salvi-ni, ha lanciato una gravissima bordata di stampo razzista e fascista contro gli immigrati. Il fedelissimo di Matteo Renzi in una intervista radiofonica a una emittente locale ha detto di “voler aprire immediatamen-te una vertenza” per alzare a 10 anni la residenza minima richiesta per accedere ai ban-di per le case popolari da par-te delle famiglie di immigrati (oggi la legge regionale ne ri-chiede 5); proposta accompa-gnata da osservazioni tipica-mente razziste: “la graduatoria

ordinaria degli alloggi popola-ri finiamo per avere un terzo di italiani e due terzi di immigrati: questo significa trasformare i nostri complessi immobiliari in ghetti”, ”la legge regionale non ci mette in condizione di equi-librare il rapporto tra italiani e stranieri”, “ci vuole un giro di vite anche sui controlli” e fa poi l’esempio: “famiglia rom, non mandi il figlio a scuola? Devi essere punito. E tra le punizio-ni ti levo anche la casa”.

Immediato il plauso della destra, il neofascista Jacopo Cellai, consigliere comunale di Forza Italia ha subito rilanciato: “Ora il sindaco si faccia promo-tore insieme a noi di una pro-

posta di legge per la Regione, per chiedere di elevare a dieci gli anni di residenza per avere diritto a fare richiesta di un al-loggio di edilizia popolare”.

Questo progetto nefasto va a colpire una delle poche pos-sibilità di ottenere un alloggio a un affitto ragionevole per le famiglie di immigrati, istigando alla guerra fra poveri per ac-caparrarsi una casa popolare. Nella nostra città l’emergenza abitativa è una tragica costan-te e le case popolari largamen-te insufficienti, poche quel-le nuove, fatiscenti e lasciate all’abbandono quelle più vec-chie; contemporaneamente il comune sta cercando di ven-

dere e privatizzare una buona fetta del suo vasto patrimonio immobiliare. È in corso di de-finizione la nuova graduatoria per le case popolari e invece di darsi da fare per trovare un al-loggio alle oltre 2.000 famiglie aventi diritto Nardella cerca di spostare il problema sui troppi immigrati in graduatoria, peral-tro di immigrati “regolari”, che almeno da cinque anni risiedo-no in città e pagano le relative tasse.

Contro la giunta Nardella va aperta una vertenza che difen-da il diritto alla casa di italiani e immigrati e veda protagonisti i sindacati e tutte le forze sociali di sinistra e progressiste.

sequestrato in calabria il parco eolico più grande d’europa

Il 2 marzo scorso, nell’am-bito dell’operazione “Isola del Vento”, la guardia di finanza di Catanzaro, su richiesta del-la DDA di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri e Vincenzo Luberto, ha posto i sigilli all’e-norme struttura, denominata “Wind Farm”, sita nel comu-ne di Isola Capo Rizzuto (Cro-tone) del valore di 350 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti dietro una serie di società fittizie, con sede anche all’estero e a San Marino, si nasconderebbe la ’ndrina Arena di Isola.

Per Gratteri, infatti, dietro “Wind Farm”, “ci sono i soldi e i beni accumulati in anni e anni di comportamenti mafio-si... la cosca Arena è tra le più agguerrite, una famiglia che in modo costante ha dominato il respiro sociale ed economico del territorio”.

Alleata delle cosche dei Dragone di Cutro e dei Me-gni di Papanice, la ’ndrina è presente anche in Lombardia e all’estero, in particolare nel Baden-Wurttemberg in Ger-mania dove fu coinvolta anche nel caso Telecom Sparkle-Fa-stweb che vide coinvolto anche il faccendiere fascista e mafio-so Gennaro Mokbel, che portò all’arresto del senatore Nicola

Di Girolamo del Pdl, eletto in Germania.

Il vero intestatario delle società fittizie è in particola-re Pasquale Arena, funziona-rio del comune di Isola, nipote del vecchio capo Nicola Are-na (oggi al 41-bis) e fratello del boss Carmine Arena, ucciso a colpi di bazooka nell’ottobre del 2004.

Ennesimo spaccato dello strapotere della ’ndrangheta nella regione più povera d’Ita-lia, governata da Mario “pal-la-palla” Oliverio del PD, ex bersaniano, proprio in que-sti giorni passato definitiva-mente con Renzi, in cambio (almeno così spera “palla-palla”) della nomina a com-missario regionale alla sani-tà (la nomina è governativa) al posto di Massimo Scura e della rielezione almeno di parte della delegazione par-lamentare calabrese alle prossime politiche, a comin-ciare dal ministro Minniti e da “don” Ernesto Magorno, se-gretario regionale del PD e vicinissimo alla ‘ndrina Muto di Cetraro (Cosenza).

Politicanti borghesi, neofa-scisti e filomafiosi senza rite-gno e senza vergogna!

Oliverio dimettiti, sei la ver-gogna della Calabria!

rifiuti, trasporti, case popolari, politiche sociali, debiti e guai giudiziari attanagliano palazzo san giacomoStop a potature e pulizia di

mini discariche in strada. Asìa, azienda di igiene urbana del Comune, lo comunica alle die-ci municipalità il 20 febbraio. È l’ultima “bandiera bianca” sol-levata da Palazzo San Giaco-mo. Rifiuti, trasporti, case po-polari, politiche sociali. È lungo l’elenco dei servizi ai cittadini “sospesi” perché non ci sono soldi in cassa.

Tutta colpa di debiti e guai giudiziari che attanagliano l’ente. Una doppia tenaglia. Da un lato, il pignoramento scat-tato per i fondi del terremoto, noto come Cr8, 125 milioni di euro di cui almeno la metà do-vrebbero uscire dalle casse di piazza Municipio. Dall’altro, gli arretrati dell’emergenza rifiuti su cui ha aperto un’inchiesta la Corte dei conti: 90 milioni per oneri di smaltimento dal 2005 al 2009 che l’unità della Pro-

tezione civile ha chiesto alla giunta De Magistris. In totale siamo di fronte a una partita tra i 150 e i 200 milioni di euro. Un indebitamento tale da costrin-gere la ragioneria a chiudere i cordoni della borsa verso le società interne che erogano servizi: da Asìa, a NapoliSer-vizi, fino all’Anm. Un febbraio nero, a leggere le note che cir-colano tra gli uffici di Comune e partecipate, che “Repubbli-ca” è in grado di ricostruire.

Rifiuti. Ecco la lettera firma-ta dall’amministratore di Asìa Francesco Iacotucci: “In rife-rimento alle richieste che per-vengono dalle diverse muni-cipalità e alle attività svolte finora, a causa delle difficoltà finanziarie dell’ente in relazio-ne al pignoramento per con-tenzioso del consorzio Cr8, l’Asìa si vede costretta a so-spendere a far data da oggi

tutti i servizi non compresi nel contratto di servizio dell’azien-da. Pertanto attività quali pre-lievo di sfalci e potature, pulizia di aree oggetto di sversamen-to illecito di rifiuti, rimozione di materiali da proprietà comuna-li e quant’altro non rientrante nelle competenze di Asìa, non potranno essere effettuate fino a nuova comunicazione”.

Resta il core business: la raccolta differenziata. Per la quale il Comune ha promesso l’estensione del porta a porta - che oggi tocca 400 mila utenti - ad altri 100 mila napoletani, con 7 milioni di fondi regiona-li. Ma l’obiettivo finale del pia-no comunale è 650 mila cit-tadini. Vuol dire che si deve programmare l’allargamento ad altri 150 mila napoletani. Sarà. L’Asìa deve fare i con-ti con una forte esposizione con le banche, figlia dei crediti

che vanta col Comune. Quan-ti? Si calcolano 160 milioni di euro. Non sono esclusi tem-pi più lunghi di quelli previsti per estendere il porta a porta. Tant’è che “l’azienda – conclu-de la nota - provvederà, fino a cessate esigenze, ad attuare un piano di razionalizzazione dei servizi all’utenza in coeren-za con i flussi finanziari resi di-sponibili”.

Case popolari. Da inizio febbraio Napoli-Servizi, socie-tà che gestisce i 23 mila alloggi popolari, ha avvisato il Comu-ne che sono ferme le manu-tenzioni straordinarie. Infiltra-zioni nei solai, intonaci che si staccano, balconi pericolan-ti: la lista è lunga, ma si deve aspettare. Perché l’1 febbraio NapoliServizi scrive che “vista la grave situazione di liquidità aziendale l’azienda può attiva-re solo interventi di piccola ma-

nutenzione ordinaria rinviando gli interventi di natura straordi-naria”. Una scelta che manda in allarme gli uffici del patrimo-nio che replicano dopo cinque giorni: “Si dovranno comun-que porre in essere le attività per mitigare il rischio”. Il punto è che si spendono ora 6,5 mi-lioni per manutenzioni a fron-te dei 25 milioni su cui poteva contare l’ex gestore Romeo.

Trasporti. Disservizi e il fan-tasma del fallimento: Anm è una società in disarmo. Perdi-te per 45 milioni di euro, il nuo-vo piano industriale che circola da giorni con bozze che cam-biano di continuo. Lacrime e sangue. Circa 240 dipenden-ti da trasferire, in primis a Ctp, al netto di tutti i pensionamen-ti nel triennio. Biglietti che au-menteranno fino a 1,30 euro dal 2017 al 2019. E i permessi per la sosta dei residenti sulle

strisce blu che schizzano da-gli attuali 10 euro l’anno a 120 euro. Per ricapitalizzare l’a-zienda il Comune si appresta a trasferire depositi e parcheg-gi. Per un valore di 65 milioni di euro. Dalla sede di Fuorigrotta a Stella polare, fino a via Brin e Posillipo. Con una opzione di vendita: l’Anm potrà riven-dere un bene per fare cassa. Si parla dell’ex rimessa di Po-sillipo: diventerebbe un super-mercato.

Per ottenere servizi efficien-ti a Napoli e in tutte le città ita-liane il popolo non si deve af-fidare a movimenti borghesi pseudo-rivoluzionari alla De Magistris o alla Grillo, ma è ne-cessario astenersi alle elezioni comunali e nazionali ed è ne-cessario aderire al PMLI che è l’unico vero Partito comunista marxista-leninista italiano.

Dario - Napoli

Accade nulla attorno a te?

RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano

la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua dispo-sizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Con-tributi, Corrispondenza delle masse, Corrisondenze operaie e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:

Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 FirenzeFax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]

Corrispondenza delle masseQuesta rubrica pubblica interventi dei nostri lettori, non membri del PMLI. Per cui non è detto che le loro opinioni e vedute collimino perfettamente, e in ogni caso, con quelle de “il bolscevico”

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14 il bolscevico / esteri N. 11 - 23 marzo 2017

Trump invia i marines in Siria. Accordo tra Usa, Russia e Turchia per l’assalto a Raqqa

Anche forze siriane e curde partecipano alla conquista della capitale dello Stato islamico. Per ora non si sa quale merce di scambio abbia ottenuto la Turchia

Il presidente americano Do-nald Trump ha perentoriamente ripetuto nei suoi interventi di voler “sradicare” lo Stato isla-mico (IS) e il 9 marzo, anticipata da notizie rivelate dal Washing-ton Post e dalla rete televisiva Cnn, è arrivata la conferma dell’attuazione di questa parte del suo programma di politica estera: il colonnello John Dor-rian, portavoce del Operation Inherent Resolve (Oir), come è stata battezzata l’operazione militare a guida Usa contro l’IS, ha confermato che il presidente ha dato disposizione per l’invio di un contingente di soldati in Siria in posizioni di combatti-mento. Già sotto l’amministra-zione Obama nel paese erano stati inviati alcune centinaia di militari americani, in veste uffi-ciale di istruttori delle Forze De-mocratiche Siriane (Sdf) com-poste per la maggior parte dalle forze curde della Rojava, anche se erano state notate in linea di combattimento nell’offensi-va su Raqqa; Trump non si fa scrupoli e decide di partecipare in prima linea alla “liberazione” di Raqqa.

“Si tratta di circa 400 uomini, tra marines e rangers, impiegati a titolo temporaneo”, precisava Dorrian che opereranno in coor-dinamento con gli alleati siriani della coalizione delle Fds e delle forze Arabo siriane, leggi quelle legate alla Turchia, e che “non saranno schierate sulla linea del fronte”. Almeno un altro migliaio di marines saranno spostati dal-le navi che girano attorno allo scenario di guerra siriano nelle basi di terra in Kuwait, pronte

ad intervenire.Lo sviluppo dell’intervento

diretto dell’imperialismo ame-ricano in Siria per sconfiggere l’IS era previsto nel piano con-segnato dal segretario alla Dife-sa James Mattis al presidente Trump alla fine di febbraio. Il so-stegno diretto dei soldati ame-ricani alle forze curde e arabe della Fds diventava necessario per stringere l’assedio su Raq-qa in atto da mesi e piegare la resistenza dell’IS che era riusci-ta a contrattaccare su Palmira. Secondo le fonti americane i difensori della capitale dello Stato islamico sarebbero tra i 4 e gli 8 mila e tengono testa agli oltre 30 mila uomini delle Fds che di recente hanno ricevuto i mezzi blindati leggeri Gurkha di fabbricazione canadese ma per le pressioni di Ankara non sono stati forniti di armi pe-santi. Diventano indispensabili quindi i reparti di artiglieria dei marines, dotati di cannoni da 155 millimetri che sarebbero stati schierati nella zona di Ain Issa a 40 chilometri a Nord di Raqqa e a circa 25 chilometri dalla prima linea difensiva fdel-la città. All’artiglieria americana il compito di demolire la linea difensiva e permettere l’attacco alla fanteria curda; una tattica già sperimentata con successo dalle forze imperialiste nell’of-fensiva in corso su Mosul in Iraq.

L’escalation dell’intervento militare in Siria deciso da Trump riporta l’imperialismo america-no in un ruolo attivo sul campo e lo fa uscire dalla marginalità cui l’aveva confinato Obama e

l’iniziativa militare e diploma-tica dell’imperialismo russo in accordo con le ambiziose po-tenze egemoni locali Turchia e Iran. Trump non ha chiesto autorizzazioni né al Congresso Usa e tantomeno all’Onu, pro-babilmente neanche al regime di Damasco, pur passando ne-cesariamente dall’intesa col pa-drino russo. Se Trump vince o partecipa da vincitore alla cor-sa per la “liberazione” di Raqqa può occupare quella parte di Siria orientale e partecipare alla spartizione del paese.

La decisione di dare il via a quello che sembra l’attacco finale a Raqqa è stata presa presumibilmente nel vertice del 7 marzo ad Antalya, in Turchia, fra i capi di Stato maggiore tur-co, russo e americano. I generali

turco Hulusi Akar, l’americano Joseph Dunford e il russo Valery Gerasimov si sono incontrati per discutere “questioni di interesse comune relative alla sicurezza regionale, in particolare in Siria e Iraq”. Certamente degli svi-luppi delle operazioni militari in Siria nell’offensiva su Raqqa ma anche della gestione della situa-zione critica che si registra per il controllo delle due città strate-giche di al Bab e Manbij, nella provincia di Aleppo. Per la prima volta i vertici dei due più potenti eserciti della Nato e della Russia si sono ritrovati per pianificare una operazione militare, unitti contro lo Stato islamico.

Verso Raqqa si stanno diri-gendo anche le forze governa-tive siriane appoggiate dai re-parti speciali russi ma il regime

di Bashar al-Assad sembra non avere più le forze per recuperare il controllo di tutto il territorio si-riano e potrebbe accontentarsi, o essere convinto dai protettori russi ad accontentarsi, di con-trollare la Siria occidentale. In cambio Damasco ha ottenuto l’avallo per impossessarsi della centrale dell’acqua che riforni-sce Aleppo, vicino all’Eufrate, e ha mandato i suoi soldati nella zona di Manbij, la città control-lata dai curdi ma rivendicata dalle forze dell’Esercito libero siriano (Fsa, nella sigla inglese) e da Ankara.

Il presidente turco Erdogan ha affermato più volte di voler sloggiare i curdi dalla città e a poca distanza, nella città di al Bab, ha schierato 4 mila uomini e un centinaio fra tank e blinda-

ti, ufficialmente a sostegno dei 4 mila uomini del Fsa. Ai primi di marzo le forze del Fsa si sono socntrate in varie occasioini con quelle curde del Fds. L’arri-vo in zona dei soldati di Assad e di reparti dei rangers americani che il 5 marzo sfilavano coi blin-dati per le vie di Manbij hanno al momento calmato le acque nella retrovia dell’offensiva su Raqqa e bloccato la partecipa-zione turca all’attacco verso la capitale dello Stato islamico.

Per ora non si sa quale mer-ce di scambio abbia ottenuto la Turchia. Il 9 marzo da Ankara il portavoce del presidente Erdo-gan si limitava a ribadire che i curdo-siriani dovrebbero ab-bandonare Manbij per ritirarsi a est del fiume Eufrate “come promesso” e che al momento “non è stato deciso alcun piano operativo” per Raqqa. Il colon-nello americano Dorrian rispon-deva che “il ruolo dei turchi è un punto di discussione sia a livello militare che diplomatico. Ci siamo sempre detti aperti a un ruolo per la Turchia nella li-berazione di Raqqa. Continue-remo la discussione fino a una qualsiasi purché logica conclu-sione”. Evidentemente l’impe-rialismo americano continua a tenere il piede in due staffe, appoggiando le Fds che subi-scono gli attacchi dell’esercito turco nel nord del paese senza scaricare l’importante partner Nato che vuole l’esclusione dei curdi dall’operazione su Raqqa e dal futuro della Siria. La resa dei conti è giocoforza rinviata, la guerra allo Stato islamico al momento ha la precedenza.

I 27 partner europei stanno discutendo in occasione del 60esimo dei Trattati di Roma che sarà celebrato il 25 marzo di come la comunità europea posa andare avanti a più ve-locità. Ma già l’Europa viaggia a due velocità in merito alla eguaglianza o meglio alle di-seguaglianze di genere; come ha confermato la “Relazione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea nel 2014-2015” preparata dalla Commis-sione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del par-lamento europeo, approvata lo scorso 6 febbraio e portata alla discussione in aula il 13 marzo.

Il punto di partenza sareb-be, enuncia la relazione, “che la parità tra donne e uomini è un diritto fondamentale sancito dal trattato sull’Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamen-tali; che al riguardo l’Unione europea si prefigge di garantire pari opportunità e parità di trat-tamento tra uomini e donne e di combattere qualsiasi discri-minazione fondata sul sesso”. Belle parole al vento.

Nella breve sintesi finale del documento si afferma infatti che “come mostrano le ultime statistiche, l’Unione europea è solo a metà strada verso l’effettiva parità di genere. Se-

condo l’indice sull’uguaglianza di genere per il 2015 elaborato dall’EIGE (l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, ndr), il punteggio complessivo dell’UE in materia di parità di genere è di 52,9/100, con un aumento di 1,6 punti dal 2005, ovvero si sono registrati progressi quasi nulli in materia. Il divario retri-butivo tra uomini e donne resta pari al 16,5 % e, secondo Euro-stat, in alcuni Stati membri tale divario è addirittura aumentato negli ultimi cinque anni. Il diva-rio pensionistico tra uomini e donne è pari al 40%, un livello allarmante. Ancor più preoccu-pante è il fatto che in metà dei paesi dell’UE il divario pensio-nistico sia aumentato e che una percentuale compresa tra l’11 e il 36 % delle donne non abbia accesso alla pensione. La per-centuale di giovani donne né occupate né iscritte a corsi di istruzione né in cerca di lavoro è oltre il doppio rispetto ai gio-vani uomini (11 % e 5 % rispet-tivamente). Secondo l’EIGE, il maggiore divario tra uomini e donne in Europa è dovuto alla scarsa rappresentanza femmi-nile nelle posizioni decisionali e di potere in campo economico, il che evidenzia la scarsa inte-grazione della prospettiva di genere nelle politiche econo-

miche dell’UE.Le disuguaglianze di genere

nella UE non dipendono cer-to dalla scarsa rappresentan-za femminile nelle stanze dei bottoni di istituzioni e aziende, ovvero nei quartier generali della borghesia dove si rap-presentano gli interessi della classe sfruttatrice, ma proprio dalle leggi del capitalismo che ne determinano una posizione inferiore anche nella scala so-ciale.

L’UE si è posta l’obiettivo del raggiungimento della parità di genere ma dal 2005 “il risultato complessivo è salito da 51,3 a 52,9 su 100”, siamo lontani dal “centrare gli obiettivi di Europa 2020”, afferma la relazione che

non può altro che registrare come “mancano solo quattro anni al 2020 e se l’UE continua a compiere progressi a questo ritmo gli obiettivi della strate-gia Europa 2020 non verranno conseguiti. La Commissione ha stimato che, al ritmo attuale, saranno necessari altri 70 anni prima di conseguire la parità di retribuzione, 40 anni prima di ottenere un’equa condivisione dei compiti domestici, 30 anni prima di raggiungere un tasso di occupazione femminile del 70 % e 20 anni prima di rea-lizzare l’equilibrio di genere in politica. Non è possibile aspet-tare decenni prima di consegui-re una reale parità di genere in Europa”.

La piazza è il nostro ambiente ideale e naturale di lottae di propaganda, assieme a quello delle fabbriche, dei campi, delle scuole edelle università. Frequentiamola il più possibile per di�onderei messaggi del Partito,per raccogliere le rivendicazioni,le idee, le proposte e le informazioni delle masse e per stringerci sempre più a esse.

STAREIN PIAZZA

Le disuguaglianze di genere nella UE

Varsavia (Polonia), 8 Marzo 2017

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N. 11 - 23 marzo 2017 esteri / il bolscevico 15Rapporto dell’Oms

StRage di bambini nel mOndO a cauSa dell’inquinamentO

Secondo due nuovi rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), più di un quarto dei decessi di bambini sotto i 5 anni di età è attribuibile all’inquinamento dell’ambien-te; ogni anno l’inquinamento dell’aria, il fumo passivo, l’insa-lubrità dell’acqua, la mancan-za di servizi igienici e l’igiene generale insufficiente, provo-cano il decesso di 1,7 milioni di bimbi. I documenti rivelano che una gran parte delle ma-lattie che provocano decessi di bambini di età tra un mese e 5 anni quali diarrea, malaria e polmonite, potrebbero essere evitati grazie ai più elementari interventi che riducono i rischi ambientali, come l’accesso all’acqua potabile e l’utilizzo di combustibili puliti per la prepa-razione dei pasti. La direttrice generale dell’Oms, Margaret Chan, ha affermato che “Un ambiente inquinato è mortale, in particolare per i bambini pic-coli (…) particolarmente vulne-rabili all’inquinamento dell’aria e dell’acqua perché i loro orga-ni e il loro sistema immunitario sono in via di sviluppo e i loro organismi, in particolare le loro vie respiratorie, sono di piccole dimensioni”. Tuttavia l’esposi-zione pericolosa agli inquinanti può già iniziare durante la gra-vidanza, aumentando così il rischio di nascite premature; inoltre, i lattanti ed i bambini in età prescolare, esposti ad aria inquinata, rischiano più degli altri di essere colpiti da polmo-nite o da altre malattie respira-torie croniche, come l’asma; anche patologie, tipicamente da adulti come cardiopatie, ictus e cancro, risultano in au-mento per questi bambini.

i dati della strage nel mondo

I dati sono allarmanti: in estrema sintesi 570.000 bam-bini sotto i 5 anni muoiono di infezioni respiratorie attribui-bili all’inquinamento dell’aria; 361.000 di loro a seguito di malattie diarroiche a causa di un accesso insufficiente all’ac-qua potabile, ai servizi igienici e per mancanza di igiene ge-nerale; 270.000 bambini muo-iono nel mese seguente alla loro nascita per patologie che potrebbero essere evitate con l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, con una mi-gliore igiene nei centri sanitari, così come con una riduzione dell’inquinamento atmosferi-co che rimane, spietato, sullo sfondo di ogni criticità sanita-ria. E ancora, 200.000 decessi di bambini sotto i 5 anni sono dovuti alla malaria e potrebbe-ro essere evitati con semplici interventi ambientali finalizzati

alla riduzione numerica di lar-ve di zanzare, ed altri 200.000 bambini muoiono per traumi accidentali attribuibili all’am-biente, come intossicazioni, cadute ed annegamenti. L’in-quinamento dell’ambiente pesa dunque enormemente sulla sa-lute dei bambini. In aggiunta a questa situazione già critica, ci sono i nuovi pericoli ambientali come quelli derivanti dai rifiuti elettronici ed elettrici che non vengono riciclati correttamen-te, esponendo così proprio i bambini, che spesso lavorano per pochi spiccioli nelle di-scariche equiparate e centri di smistamento, a tossine che possono ridurre le capacità cognitive, provocare deficit di attenzione, lesioni polmonari o cancro. L’Oms ricorda che si prevede che la quantità di rifiuti elettronici ed elettrici aumente-rà del 19% tra il 2014 e il 2018, per raggiungere i 50 milioni di tonnellate. Una criticità dunque destinata ad aumentare.

le aree povere e quelle industriali dei paesi in via di

sviluppo sono le più colpite

Dalle circostanze nelle quali i dati sulla morte dei bimbi sot-to i 5 anni, diventano una vera e propria ecatombe, si capisce subito che il diritto alla vita di un bimbo nato nei cosiddetti “paesi ricchi” non è lo stesso riservato ai suoi fratellini nati in Africa, in Sud America o in Indocina e, più in genere, nei paesi poveri ed in quelli “in via di sviluppo”, come piace chia-marli ai governi della grande finanza internazionale. Ancora una volta infatti è soprattutto la povertà che uccide e, subi-to dopo, l’aria malsana delle aree industriali delle metro-poli di quei Paesi che, per la loro crescita economica, non hanno remore a promuovere e

consentire processi industria-li propri o delle multinazionali che vi si gettano per le grosse agevolazioni sul costo del la-voro e per l’inesauribile mano-dopera di riserva, senza alcun controllo sanitario e di impatto ambientale. L’Oms è convinta che combattere l’inquinamento dell’aria all’interno e all’ester-no delle abitazioni, migliorare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, proteggere le donne incinte dal fumo passivo e migliorare la salubrità dell’am-biente, permetterebbe di preve-nire la stragrande maggioranza dei decessi e delle malattie tra i bambini. Si dovrebbero dunque migliorare le abitazioni garan-tendo l’utilizzo di combustibili puliti per il riscaldamento e per la preparazione dei pasti, vieta-re i materiali da costruzione pe-ricolosi e le pitture al piombo, riadeguare gli edifici scolastici, fornire a tutti dei servizi igienici efficienti ed una igiene sicura, eliminare le fonti dell’inquina-mento e favorire una buona nutrizione per tutti. Allo stesso tempo nelle città si dovrebbe modificare la pianificazione ur-banistica, costruendo più spazi verdi e percorsi pedonali e pi-ste ciclabili sicuri, e ripensare ai trasporti, riducendo le emis-sioni inquinanti e aumentando l’offerta dei trasporti pubblici. In agricoltura e nell’industria dovremmo evitare l’utilizzo di pesticidi ed altri prodotti chimi-ci pericolosi, eliminando il lavo-ro dei bambini. Naturalmente, rimane fondamentale puntare sulle energie pulite ed invertire il cambiamento climatico ab-bandonando le energie fossili.

le responsabilità del capitalismo

L’Onu alla conferenza di Parigi sul clima (COP 21) di due anni fa, ha assegnato i “compiti” a tutti i paesi del mondo affinché entro il 2030 nessun bambino muoia a causa dell’inquinamento am-bientale, e l’Oms oggi, lancian-do un nuovo allarme, indica una parte della strada da percorrere. Tutto vero. Ma come fare a “pu-lire il mondo” dai rifiuti e dall’in-quinamento quando a governa-re il pianeta è una piccola ma potente oligarchia di capitalisti che controlla industria e banche e che vive di profitto e di sfrutta-mento ogni istante della sua esi-stenza? Il colonialismo odierno. L’imperialismo ha la stessa ma-trice borghese di sempre e porta avanti lo stesso principio di rapi-na e di sfruttamento delle risorse nelle zone più povere del mondo che va avanti ormai da secoli. Ma con l’inquinamento ambien-tale non si salvano nemmeno coloro che abitano nei pressi dei grandi centri industriali di tutto il mondo. Per le multinazionali e per i capitalisti in genere, le morti premature, quelle degli adulti e dei giovani e giovanissimi, sono solo un semplice effetto collate-rale del suo sistema di produzio-ne, che siano esse conseguenze dirette del lavoro, o che lo siano dell’ambiente devastato dalla ricerca del massimo profitto. Il sistema di produzione capita-listico è la causa di tutto, ecco perché va abbattuto per risolve-re il problema alla radice. Poi, col socialismo, ci sarà spazio anche per il rispetto della vita umana e dell’ambiente.

abusi sui rimborsi agli europarlamentari coinvolti anche due m5S

La corruzione non è come si vuol far credere “un fenomeno tipicamente italiano” legato a “casi isolati” e “spalmati” nel tempo ma è parte integrante del marcio sistema capitali-stico e raggiunge livelli più o meno diffusi e più o meno in-tensi a seconda del contesto politico ed economico vigente in tutti i paesi del mondo.

La conferma arriva dalla scandalosa vicenda esplo-sa in questi giorni intorno agli abusi dei rimborsi elargiti dal parlamento europeo ai partiti e a singoli parlamentari eletti a Strasburgo in cui sono coinvol-ti partiti e movimenti politici di mezza europa tra cui figurano anche alcuni europarlamentari del PD, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega.

Un magna magna generale abusato soprattutto da quei partiti che attaccano la Ue da destra e poi sistematicamente utilizzano i fondi di Strasburgo per portare a termine i propri interessi politici e personali.

Una truffa sistematica che ammonta a circa 1,1 milioni di

euro studiata apposta per pa-gare coi soldi rubati alle masse popolari europee lauti stipendi ai dirigenti e collaboratori assunti come “assistenti” ma impiegati a tempo pieno nelle campagne elettorali e nelle iniziative politi-che a livello nazionale.

Su tutti spicca il Front Natio-nal di Marine Le Pen, sul quale c’è una nuova indagine di Bru-xelles che coinvolge tra gli altri oltre alla stessa Le Pen anche il suo partner Louis Alliot, il fon-datore del partito, Jean-Marie Le Pen, il caporione Florian Philip e altri sei eurodeputati. Al FN il parlamento europeo ha chiesto fra l’altro di restituire 336 mila euro legati ai contratti da assistente di Thieny Legier e Catherine Gnsa rispettivamen-te guardia del corpo e capo di gabinetto della Le Pen.

Della mangiatoria fanno parte anche il partito irlande-se del Sinn Fein Boutonnet e Nicolas Bay e lo Ukip inglese che ha finanziato la campagna elettorale per il referendum per Brexit proprio con i soldi dello stesso europarlamento, e poi i

nazionalconservatori polacchi di Diritto e giustizia addirit-tura che col denaro pubblico di Strasburgo hanno pagato perfino lo stipendio della ba-dante della madre dei gemelli Kaczynski.

l parlamentari europei ogni mese guadagnano 8mila euro lordi e dispongono di 23mila euro per i collaboratori. Ci sono due tipi di assistenti, quelli ac-creditati al parlamento con ob-bligo di lavorare tra le sedi di Bruxelles e Strasburgo e quelli locali, dislocati sul territorio ma la cui attività deve riguardare il mandato europeo del deputa-to, non la potitica nazionale.

Tra i parlamentari europei italiani spiccano i casi di Lara Comi, deputata di Forza Italia che ha assunto la madre come assistente parlamentare e ora dovrà restituire i 126 mila euro percepiti dalla signora, Luisa Costa, dal 2009 al 2010.

Al centro di un’inchiesta an-cora in corso e i cui esiti non sono ancora decisi ci sono an-che due eurodeputate grilline: Daniela Aiuto e Laura Agea.

La prima è accusata di aver chiesto un rimborso di diverse migliaia di euro per una mez-za dozzina di ricerche che le sarebbero dovute servire per svolgere il mandato europeo ma che in realtà sono state co-piate da siti come Wikipedia. La seconda ha assunto come assistente un imprenditore, so-spettato di non avere il tempo di svolgere il lavoro relativo al mandato europeo dalla depu-tata ma al massimo, nella ve-ste di attivista del Movimento, di seguirla nella politica locale.

Nel mirino dei “questori” di Bruxelles c’è anche un colla-boratore del caporione fascio-leghista Mario Borghezio, il viceministro Riccardo Nencini (ex europarlamentare al qua-le Strasburgo aveva chiesto indietro 455 mila euro ma ha scampato il rimborso grazie alla provvidenziale prescrizio-ne) e il deputato eletto con il Pd, ora Mdp, Antonio Panzeri, che ha fatto ricorso alla Corte di giustizia europea di fronte alla richiesta di restituire 83 mila euro.

Una coltre di smog avvolge Milano

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O SOCIALISMO O CAPITALISMOla via costituzionale non ci libera dal capitalismo


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