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Pagine da Manuale allievo allenatore

Date post: 10-Mar-2016
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Le guide della pallavolo
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22 Queste domande sono un tentativo di elaborare una definizione complessa per cui la pallavolo è “un g i o c o s p o r t i v o d i s q u a d r a e uno s p o r t d i s i t u a z i o n e ” (D’jackov e altri, 1967) ad “i m p e g n o a e r o b i c o a n a e r o b i c o a l t e r n a t o ” (Dal Monte, 1969), caratterizzato dal r i m b a l z o d e l l a p a l l a direttamente su segmenti corporei (senza l’uso di attrezzi tipo racchette o mazze) e dall’assenza di c o n t a t t o f i s i c o tra le due squadre che si fronteg- giano schierate in un c a m p o d i v i s o i n d u e p a r t i da una r e t e invalicabile (alcuni autori sono soliti classificare la pallavolo tra i cosiddetti “giochi di rimando”. Tra questi si ritiene opportuno citare Moreno, 1983 e Cambone, 1992). Questa ricchezza identificativa mette tuttavia in evidenza d u e a s p e t t i : la mancanza di fattori che rappresentino un l i m i t e o g g e t t i v o a l l e p o s s i b i l i t à d i s v i - l u p p o p r e s t a t i v o del singolo o della squadra in aspetti complementari. Ciò signi- fica che i limiti di sviluppo prestativo possono essere riconosciuti solo nella s t r u t t u r a d e l g i o c o s t e s s o , ossia nella c o m p o n e n t e t e c n i c o t a t t i c a ; la mancanza di un processo di s i n t e s i m e t o d o l o g i c a nei protocolli di allenamento che stanno caratterizzando attualmente il sistema di allenamento nella p a l l a v o l o d i v e r t i c e . Ciò significa che procedimenti metodologici differenti hanno dato e danno risultati tra loro confrontabili, risultando efficaci in maniera equa: la s c e l t a c u l t u r a l e diventa il meccanismo identificativo dell’idea pallavolistica che si intende sviluppare. L A S T R U T T U R A D E L G I O C O Il g i o c o d e l l a p a l l a v o l o consiste nella r e a l i z z a z i o n e d e l p u n t o attraverso l’attuazione di s t r a t e g i e t a t t i c h e nei confronti della squadra avversaria. Questo è l’o b i e t t i v o principale del gioco e ne condiziona necessariamente i c o m p o r t a m e n t i t e c n i c i e t a t t i c i che il gio- catore esprime in campo durante la gara. Il g i o c o rappresenta, insieme al c o n f r o n t o a g o n i s t i c o , uno s t i m o l o p r i m a r i o in ambito psicomotorio, perché g i o c o e d a g o n i s m o (agonismo in senso etico, da distinguere dal concetto di antagonismo) rispecchiano la n a t u r a l e p u l s i o n e del giovane. Il b i s o g n o d i a c q u i s i z i o n e d i c o m p e t e n z e specifiche, spesso indicata come m o t i v a z i o n e d e t e r m i n a n t e nell’approccio alla pratica sportiva giovanile, è in funzione della soddisfazione della pulsione primaria legata al gioco ed alla componente agonistica del confronto. 1 . 1 L I D E N T I K I T D E L L A P A L L A V O L O L’OPPORTUNITÀ DI TRACCIARE UN IDENTIKIT DELLA PALLAVOLO CONSENTE DI FORNIRE ALL’ALLIEVO-ALLENATORE UNA SINTESI DI QUELLE CARATTERISTICHE CHE HANNO UNA RICADUTA APPLICATIVA SULL’ALLENAMENTO. AL TERMINE DELLA LETTURA DEL CAPITOLO, L’ALLIEVO-ALLENATORE DOVRÀ ESSERE IN GRADO DI RISPONDERE ALLE SEGUENTI DOMANDE: • COSA È LA PALLAVOLO? • COME SI INSERISCE NEL PANORAMA SPORTIVO? • COME SI CARATTERIZZA DAL PUNTO DI VISTA STRUTTURALE? Tutti gli aspetti elencati nella complessa defini- zione adottata sono tratte dalle classificazioni della pallavolo presenti in lette- ratura sportiva M E T O D O L O G I A - C A P I T O L O 1
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Page 1: Pagine da Manuale allievo allenatore

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Queste domande sono un tentativo di elaborare una definizione complessa per cui lapallavolo è “un gioco sportivo di squadra e uno sport di situazione” (D’jackov e altri,1967) ad “impegno aerobico–anaerobico alternato” (Dal Monte, 1969), caratterizzatodal rimbalzo della palla direttamente su segmenti corporei (senza l’uso di attrezzi tiporacchette o mazze) e dall’assenza di contatto fisico tra le due squadre che si fronteg-giano schierate in un campo diviso in due parti da una rete invalicabile (alcuni autorisono soliti classificare la pallavolo tra i cosiddetti “giochi di rimando”. Tra questi si ritieneopportuno citare Moreno, 1983 e Cambone, 1992). Questa ricchezza identificativa mette tuttavia in evidenza due aspetti:⨀ la mancanza di fattori che rappresentino un limite oggettivo alle possibilità di svi-

luppo prestativo del singolo o della squadra in aspetti complementari. Ciò signi-fica che i limiti di sviluppo prestativo possono essere riconosciuti solo nellastruttura del gioco stesso, ossia nella componente tecnico–tattica;⨀ la mancanza di un processo di sintesi metodologica nei protocolli di allenamentoche stanno caratterizzando attualmente il sistema di allenamento nella pallavolodi vertice. Ciò significa che procedimenti metodologici differenti hanno dato edanno risultati tra loro confrontabili, risultando efficaci in maniera equa: la sceltaculturale diventa il meccanismo identificativo dell’idea pallavolistica che si intendesviluppare.

LA STRUTTURA DEL GIOCO

Il gioco della pallavolo consiste nella realizzazione del punto attraverso l’attuazione distrategie tattiche nei confronti della squadra avversaria. Questo è l’obiettivo principaledel gioco e ne condiziona necessariamente i comportamenti tecnici e tattici che il gio-catore esprime in campo durante la gara. Il gioco rappresenta, insieme al confrontoagonistico, uno stimolo primario in ambito psicomotorio, perché gioco ed agonismo(agonismo in senso etico, da distinguere dal concetto di antagonismo) rispecchiano lanaturale pulsione del giovane. Il bisogno di acquisizione di competenze specifiche,spesso indicata come motivazione determinante nell’approccio alla pratica sportivagiovanile, è in funzione della soddisfazione della pulsione primaria legata al gioco ed allacomponente agonistica del confronto.

1.1 L’IDENTIKIT DELLA PALL

AVOLO

L’OPPORTUNITÀ DI TRACCI

ARE UN IDENTIKIT DELLA P

ALLAVOLO

CONSENTE DI FORNIRE ALL

’ALLIEVO-ALLENATORE UN

A SINTESI DI

QUELLE CARATTERISTICHE

CHE HANNO UNA RICADUT

A

APPLICATIVA SULL’ALLENAM

ENTO. AL TERMINE DELLA L

ETTURA

DEL CAPITOLO, L’ALLIEVO-A

LLENATORE DOVRÀ ESSERE

IN GRADO

DI RISPONDERE ALLE SEGUE

NTI DOMANDE:

• COSA È LA PALLAVOLO?

• COME SI INSERISCE NEL PA

NORAMA SPORTIVO?

• COME SI CARATTERIZZA D

AL PUNTO DI VISTA STRUTT

URALE?

Tutti gli aspetti elencati

nella complessa defini-

zione adottata sono tratt

e

dalle classificazioni della

pallavolo presenti in lette

-

ratura sportiva

METODOLOGIA - CAPITOLO 1

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Il programma di formazione dell’allievo-allenatore, nell’impostazione programmaticadell’attività da svolgere in palestra, prevede la capacità di scegliere un protocollo di la-voro o alcune esercitazioni in funzione di specifici obiettivi da perseguire con l’allena-mento. In tal senso, la stesura del programma di allenamento prevede una serie diazioni che necessariamente devono essere attuate dall’allenatore:⨀ valutazione dei dati indicativi delle reali necessità di sviluppo evidenziate in seno

alla squadra;⨀ contenuti dell’allenamento. I contenuti indicano gli aspetti specifici sui quali si do-vranno misurare i cambiamenti dovuti al processo di apprendimento e/o al pro-cesso evolutivo della capacità di prestazione;⨀ i metodi con cui determinare questi cambiamenti, ad esempio come organizzarel’attività necessaria, come proporre il percorso identificato, come organizzare lesingole esercitazioni, ecc.;⨀ i mezzi con cui perseguire l’obiettivo (nello specifico dell’attività motorio–spor-tiva, i mezzi sono gli esercizi);⨀ il sistema di valutazione del programma proposto, ovvero l’attuazione di specifi-che strategie di valutazione commisurate all’ambito per cui si ipotizzano modifi-cazioni direttamente conseguenti dal lavoro proposto.

METODOLOGIA - CAPITOLO 2

2.1 LA COSTRUZIONE DEL PR

OTOCOLLO

DI LAVORO

• QUALI SONO LE AZIONI CH

E L’ALLENATORE ATTUA NE

LLA

STESURA DI UN PROGRAMM

A DI ALLENAMENTO?

• QUALI SONO LE FORME GE

NERALI DI ESERCIZIO A CUI

È

POSSIBILE COLLEGARE MOD

IFICAZIONI PRESTATIVE?

La problematica dell’analisi

prestativa e dell’interpreta-

zione dei dati indicativi della

capacità di gioco della squa-

dra necessitano di una spe-

cifica trattazione in un

apposito capitolo

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La teoria dell’allenamento sportivo identifica una serie di parametri che consentono divalutare e misurare il carico di lavoro proposto. Sul concetto di carico, sono stati svilup-pati numerosi studi, soprattutto inerenti la differenziazione tra carico esterno (il caricodi lavoro effettivo che il sistema di allenamento prevede per l’atleta o per la squadra) ecarico interno (il carico effettivamente percepito dal fisico dell’atleta). Negli sport di si-tuazione, nei giochi sportivi di squadra, negli sport in cui la ripetizione tecnica deve es-sere valutata anche nella sua esecuzione situazionale, quindi in sport come la pallavolo,il concetto di carico esterno è molto difficile da valutare e quantificare: perciò diventaancora più complesso stimare il carico interno, se non attraverso forme di valutazionecomplessa e, spesso, di laboratorio.

Tuttavia, si ritiene opportuno che l’allenatore di pallavolo conosca il significato degli in-dicatori con cui si valuta il carico riconosciuti dalla teoria dell’allenamento:⨀ Il volume rappresenta un indicatore quantitativo e misura il numero di ripetizioni

effettuato, il tempo complessivo e parziale di lavoro, il numero di esercitazioni pro-posto, ecc. Esso, per quanto riguarda i giochi sportivi, risulta correlato con le mi-gliori realtà formative, ossia i contesti più efficaci nella formazione di giocatori dialto livello della specifica disciplina sportiva. Il volume spesso viene programmatocon una dinamica di sviluppo che prevede i picchi lontano dai periodi di compe-tizione, poiché si tende ad associare il periodo agonistico con un periodo di vo-lume complessivo contenuto. Questa regola, appartenente alla teoria classicadell’allenamento sportivo, in realtà ha un significato relativo nella programmazionedei giochi sportivi che, in quanto discipline tecnico–tattiche, si basano sulla ripe-tizione tecnica per la salvaguardia soprattutto del controllo generale della palla.

METODOLOGIA - CAPITOLO 3

3.1 IL CONTROLLO E IL MO

NITORAGGIO DEI

PARAMETRI CHE DESCRIVO

NO IL PROCESSO

DI ALLENAMENTO

• QUALI SONO I PARAMET

RI ATTRAVERSO I QUALI È

POSSIBILE

MONITORARE LO SVILUPP

O DEL SISTEMA DI ALLENA

MENTO?

• QUALE È L’INTERPRETAZ

IONE PIÙ CORRETTA DEL

CONCETTO DI

MODELLO DI PRESTAZION

E PER LA PALLAVOLO?

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La risposta a queste domande richiede l’analisi di tre passaggi fondamentali:

Primo passaggio: identificazione degli aspetti che differenziano il giocatore giovane dalgiocatore senior. Gli aspetti che nel complesso differenziano il giovane dall’adulto sonomolti e di varia natura; tuttavia in ambito sportivo è possibile identificarne alcuni partico-larmente incidenti sulla metodologia di lavoro. Lo schema di apprendimento motorio, l’o-rientamento motivazionale e l’instabilità della prestazione sono aspetti che l’allenatoredel settore giovanile deve integrare nel sistema complessivo di allenamento perché sonocaratterizzanti il giovane sportivo.

Secondo passaggio: identificazione delle differenze metodologiche nel lavoro con gli a-tleti senior e i giovani. Le differenze di strategia di intervento e le differenze metodologi-che sono la necessaria conseguenza delle differenze di risposta comportamentale allestimolazioni situazionali;

Terzo passaggio: identificazione delle competenze specifiche dell’allenatore dei giovani.Vanno individuate e messe in evidenza specifiche competenze della figura dell’allenatoredel settore giovanile, le quali integrano e non sostituiscono le competenze generali delruolo.

4.1 L’ALLENATORE DEL SETT

ORE GIOVANILE

L’OBIETTIVO DEL PARAGRAFO

DEDICATO ALL’ATTIVITÀ G

IOVANILE

CONSISTE NEL METTERE IN

EVIDENZA ALCUNE DIFFER

ENZE

SOSTANZIALI DEL LAVORO

CON GRUPPI IN ETÀ FORMA

TIVA, IN SENSO

SPORTIVO, E IN ETÀ DELLO

SVILUPPO E DELLA CRESCIT

A, IN SENSO

AUXOLOGICO. SUCCESSIVAM

ENTE ALLA LETTURA DEL C

APITOLO,

L’ALLIEVO-ALLENATORE DO

VRA’ ESSERE IN GRADO DI RIS

PONDERE

ALLE SEGUENTI DOMANDE

:

- QUALI SONO LE CARATTER

ISTICHE DELL’ALLENATORE

PER IL

SETTORE GIOVANILE?

- QUALI SONO GLI AMBITI D

I COMPETENZA SPECIFICI?

METODOLOGIA - CAPITOLO 4

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Concetti generaliSia le tecniche di base che le tecniche specialistiche sono frutto di procedimenti di inse-gnamento motorio opportunamente programmati e proposti nel sistema di avviamentoed allenamento pallavolistico. Questo significa che la didattica del movimento, intesacome procedimento protocollare atto ad apportare stabili modificazioni al comporta-mento motorio, rappresenta un obiettivo primario del sistema e che l’allenatore di palla-volo non può prescindere dall’acquisizione di conoscenze ed esperienza pratica digestione delle regole metodologiche fondamentali che sostengono il procedimento di-dattico.

L’accezione metodologica di didattica consente inoltre di ipotizzare l’insegnamento delletecniche di base come una strategia adeguata anche all’identificazione di quelle carat-teristiche che, nell’esecuzione di un gesto sportivo finalizzato e perciò valutato in situa-zione complessa di gioco o di esercizio, mettono in luce eventuali attitudini specifiche delgiovane. Questa considerazione si pone alla base di un metodo di lavoro, identificativodella scuola italiana, che qualifica l’approccio alla specializzazione tecnica nei ruoli checaratterizzano la pallavolo.

La didattica delle tecniche è un procedimento imprescindibile nel percorso formativo diun giocatore di pallavolo perché gran parte della motricità della pallavolo non ha un cor-rispettivo sia rispetto agli schemi motori di base che sostengono lo sviluppo della psico-motricità, sia rispetto alla motricità naturale e spontanea che la persona apprende nelprogressivo adattamento ambientale. A queste difficoltà oggettive, si sommano quelle le-gate al controllo dei rimbalzi e delle traiettorie della palla.

ALLENAMENTO - CAPITOLO 5

in questo momento, il feno-

meno descritto appare enfa-

tizzato dal fatto che è

ampiamente denunciata la

scarsa stimolazione motoria

nelle fasi di accrescimento e

sviluppo delle nuove genera-

zioni

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INTRODUZIONE

Nella pallavolo, come peraltro in tutti gli sport di squadra, l’organizzazione delle compe-tenze determina i cosiddetti ruoli, ossia una sorta di identità convenzionale che sintetizzauna serie di competenze specifiche. I ruoli nella pallavolo sono identificativi anche di po-sizioni in campo talvolta molto standardizzate, soprattutto nella pallavolo di base e nei li-velli di qualificazione inferiori. In questo modo il cosiddetto alzatore è il ruolo che si occupaprevalentemente della regia del gioco; l’opposto costituisce l’attaccante risolutivo e,spesso, non si occupa della ricezione del servizio proprio per essere sempre a disposi-zione dell’alzatore, anche nelle situazioni difficili; lo schiacciatore–ricevitore si associa con-venzionalmente, oltre che alla ricezione del servizio avversario, alle competenze d’attacco,espletate prevalentemente da zona 4; il libero è il punto di riferimento nella difesa e nellaricezione del servizio dato che gioca solo in questi due fondamentali e nelle posizioni co-siddette di seconda linea; infine il centrale è quel giocatore che occupa in prima linea,ossia nelle competenze prossime alla rete, la posizione centrale e quindi si muove in quelloche convenzionalmente viene chiamato posto 3.

ALLENAMENTO - CAPITOLO 6

1

2

3

45

6

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Il sistema di allenamento nella pallavolo prevede l’organizzazione, in seno alla seduta di la-voro tecnico–tattico, di una fase didattica, di una fase di sintesi dei contenuti, preceden-temente affrontati attraverso procedimenti didattici, e di una fase di esercizio globale incui tutti gli aspetti della disciplina vengono sintetizzati nella dinamica di gioco.

Questo schema generale è consueto e opportuno soprattutto in un contesto di qualifi-cazione medio–basso in cui l’allenatore, nello specifico l’allievo-allenatore, è chiamato aorganizzare le attività protocollari che conosce in funzione degli obiettivi che si è posto oche ha posto l’esigenza di competizione. Ciò significa che la funzione didattica, ampia-mente trattata nell’apposito paragrafo, non può produrre da sola apprendimenti diretta-mente valutabili nella situazione complessa o, per meglio dire, non in tutte le tecniche ein tutti i fondamentali.

Abbiamo già visto nella parte metodologica come la forma di esercizio di sintesi si pongain un livello di impegno psicomotorio intermedio tra la complessità situazionale del giocoe la standardizzazione del comportamento motorio dell’esercizio analitico. Il gioco tendea destabilizzare i movimenti tecnici non sufficientemente padroneggiati dal giocatore el’esercizio analitico tende a creare una motricità non funzionale, in quanto prescinde dalriconoscimento della situazione specifica in cui un gesto è richiesto.

Nel sistema di allenamento dei giochi sportivi e degli sport di situazione, il momento dellasintesi degli apprendimenti conseguiti in forma analitica diventa l’aspetto più importanteed è perciò fondamentale, nella costruzione dell’autonomia programmatica e metodo-logica dell’allenatore di pallavolo, un approccio a questa tematica in forma protocollare,puntualizzando alcune priorità: innanzi tutto, un protocollo di sintesi presuppone sem-pre una difficoltà del compito richiesto dal contesto situazionale, ossia l’esercizio richiedeil rispetto di una serie di fattori situazionali specifici dell’azione che si intende preparare esviluppare; in secondo luogo, la classificazione dei fondamentali e delle tecniche per cuiè richiesto l’esercizio di sintesi e in quale misura questa esigenza si esplicita rispetto alleforme analitiche e globali di esercizio. Infine, la collocazione delle esercitazioni che sinte-tizzano momenti del gioco nel contesto della seduta di allenamento.

ALLENAMENTO - CAPITOLO 7

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Il gioco rappresenta un mezzo estremamente valido per la formazione del giocatore eper l’insegnamento delle tecniche, ma è anche necessario verificare e mettere in discus-sione alcuni aspetti della sua funzione formativa affinché non diventi mezzo esclusivo odominante del sistema di allenamento. Questo, infatti, non sarebbe opportuno in unosport di situazione, caratterizzato da una motricità continuamente sottoposta a dinami-che adattative situazionali, perché il fenomeno suddetto ritarda i processi di stabilizza-zione degli apprendimenti motori.

Tuttavia è anche ampiamente riconosciuto, nel sistema condiviso di allenamento, che icosiddetti giochi propedeutici costituiscono forme di esercizio preziose e opportune dautilizzare soprattutto nello sviluppo della componente ludico–motoria in giovanissimaetà, nell’applicazione delle tecniche al gioco in età di avviamento all’agonismo, durante ilprocesso di specializzazione nella fase di perfezionamento tecnico, e nello sviluppo dellagenerale capacità di gioco in età di massima specializzazione.

Il concetto metodologico racchiuso nella strategia “sviluppare il gioco attraverso il gioco”permette di imparare giocando in ogni fascia di qualificazione identificabile in un pro-cesso formativo e in ogni livello di competizione.

Le forme di gioco che richiamano la pallavolo e i movimenti che la caratterizzano sonomolte e spesso vengono classificate in base al numero di giocatori che coinvolgono. Loscopo del presente capitolo è quello di tracciare, per questi giochi propedeutici, una seriedi indicazioni applicative per sostenere sul piano metodologico il loro utilizzo sistematiconell’allenamento. Prima di tutto è importante sottolineare che giocare con delle forme digioco a numero di atleti ridotto, in spazi anch’essi ridotti, e con la rete più bassa, sono tuttiespedienti necessari per insegnare a giocare e ad assumere, stabilizzandoli, alcuni fon-damentali comportamenti di campo.

Inoltre il gioco insegna una visione della tecnica assolutamente funzionale alla risoluzionedi problematiche di campo e non un concetto di tecnica fine a se stessa.

Questa accezione della tecnica, oltre a rispondere alle necessità motivazionali dei gio-vani, consente loro di iniziare a giocare con un livello relativamente basso di controllo dellatecnica stessa. In sintesi, non è necessario raggiungere un significativo grado di stabiliz-zazione degli apprendimenti tecnici per iniziare a giocare se il gioco proposto viene faci-litato rispetto alla complessità del 6 contro 6. I fattori che determinano questacomplessità e che si possono gestire utilizzando i giochi propedeutici sono:⨀ la riduzione della velocità della palla, determinabile attraverso l’utilizzo di spazi di

gioco ridotti;⨀ la riduzione della variabilità situazionale, determinabile sia attraverso la riduzionedello spazio di gioco, sia attraverso la riduzione del numero dei giocatori;⨀ l’utilizzo metodologico del numero massimo di tocchi di palla concessi nella co-struzione dell’azione (possibilità di giocare a uno o due tocchi invece che a tre)che facilita la comprensione della reale funzione strategica di ciascun tocco.

L’immagine del gioco con cui spesso i giovani si avvicinano alla pallavolo è, tuttavia, quelladei campioni e della pallavolo dei grandi. È necessario dunque prevedere un interventopreventivo che renda appetibile il gioco propedeutico attraverso il meccanismo del co-involgimento empatico ed emotivo legato al divertimento.

ALLENAMENTO - CAPITOLO 8

in riferimento allo spazio digioco è necessario precisare

che esso deve salvaguardare

nella sua forma la possibilitàdi schiacciare; l’utilizzo dicampi lunghi e stretti è pre-zioso proprio perché con-sente al giovane dischiacciare come fanno igrandi

la contrapposizione tatticacontro l’avversario è un con-

cetto che sintetizza tutta una

serie di comportamenti tat-tici che intendono “sorpren-

dere l’avversario”. Questicomportamenti sono tantopiù evoluti, quanto più stabili

ed evolute sono le tecnicheche li sostengono e ne con-sentono l’attuazione nelgioco

il concetto di tecnicismo insenso negativo che intendeuna visione della tecnica fine

a se stessa

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